RIVISTA DI STORIA DEL CRISTIANESIMO (ISSN 1827-7365) ANNO IX - N. 1 - GENNAIO-GIUGNO 2012 Insegnare a credere. Costruzione degli Stati nazionali e insegnamento della religione nell’Europa contemporanea ISBN 9788837225605 – pp. 277, € 25,00 SOMMARIO SEZIONE MONOGRAFICA Roberto Rusconi, Introduzione Flavio Pajer, L’istruzione religiosa nei sistemi educativi europei. Un ruolo politico e conoscitivo in forte evoluzione Fyodor Kozyrev, Orthodoxy and Teaching in the Last Two Centuries. Russian Experience Robert Jackson, Issues in Religious Education within Public Education in the United Kingdom Jean Baubérot, Entre laïcité et religion. L’éducation en France avant et après 1905 Fulvio De Giorgi, I cattolici e l’infanzia a scuola. Il “metodo italiano” Maria Chiara Giorda, Religione cattolica e insegnamento nell’Italia unita. Il Risorgimento nei manuali di storia per la scuola superiore (dagli anni Venti a oggi) Javier Martínez-Torrón, La enseñanza de la religión en el sistema educativo español Dörthe Vieregge - Wolfram Weisse, Teaching Religion in Germany. The Present Situation against the Background of its Historical Development Alessandro Ferrari, L’insegnamento religioso nella scuola. Tra fasti di “cristianità” perdute e orizzonti glocali. Qualche riflessione a margine SAGGI Andrea Geuna, Educare l’uomo, il cittadino, il patriota. L’insegnamento delle «prime nozioni dei doveri dell’uomo» nell’età della Sinistra (1872-1894) NOTE E RASSEGNE Emilio Germino, Vescovi e scuola nella Gallia tardoantica Lucio Biasiori, Religione civile o usi politici di un culto? A proposito di un libro recente su S. Caterina da Siena ABSTRACTS FLAVIO PAJER L’ISTRUZIONE RELIGIOSA NEI SISTEMI EDUCATIVI EUROPEI. UN RUOLO POLITICO E CONOSCITIVO IN FORTE EVOLUZIONE (pagine 7-24) ABSTRACT The mosaic of the European educational systems and, within them, the heterogenic range of the Religious Education profiles not only do not allow an easy comparative reading, but discourage even the attempt of a descriptive, sketched outline respectful of the specific national realities. This complex diversity is the result of diverse civic and religious histories, of multiform institutional relationship between state and Churches, of presence or absence of Religious Studies in the University systems, of the rich typology of public, state and non-state schools. It is worthwhile though to attempt a panoramic view on the evolution of the political, cultural and educational reasons that, in the last decades, have progressively legitimated the persistence of the religious instruction in the public sphere of education. Reasons that have forced the religious education models to assume mainly a substitutive role of ethical values education to the «new democratic citizenship» of the European societies that have become transnational and that present such an ethical-religious diversity that cannot be handled any more by the traditional mono-confessional RE. Today one of the recognized roles of the religious education is to contribute to «the building of Europe» without undervalue the specific cultural underground of the national contexts. This requires that: in public sphere the RE is presented under various operative models, but always less “stately”; it is offered generally in cognitive and comparative terms, but also open to the existential questions of sense; it is based on the acknowledgment of the unalienable individual rights (first of all freedom of religion), of the family rights to educate according to own beliefs, of the Churches and other religious or agnostic organizations rights. Il mosaico dei sistemi educativi europei e, al loro interno, la gamma di insegnamenti di religione dal profilo formalmente eterogeneo non solo non consentono facili letture comparative, ma dissuadono anche dall’abbozzare una casistica descrittiva che possa risultare rispettosa delle specificità nazionali dovute alle diverse storie civili e religiose, ai multiformi tipi di rapporti istituzionali tra stato e chiese, alla presenza/assenza delle scienze teologiche e non teologiche del religioso nel sistema universitario, alla stessa ricca tipologia delle scuole pubbliche, statali e non. Merita però tentare almeno un sorvolo sommario sull’evoluzione delle ragioni politiche, e insieme culturali e pedagogiche, che via via negli ultimi decenni hanno legittimato la permanenza dell’istruzione religiosa nella sfera pubblica educativa e che hanno curvato la stessa didattica religiosa ad assolvere prevalentemente un ruolo supplente di educazione ai valori etici della «nuova cittadinanza democratica» in società europee diventate virtualmente transnazionali, che presentano tassi di diversità etico-religiosa non più sostenibili solo con i tradizionali insegnamenti monoconfessionali. Uno dei ruoli (dichiarati) dell’istruzione religiosa è oggi quello di contribuire a «costruire l’Europa» pur senza sottovalutare le proprie matrici culturali nel tessuto nazionale: insegnamenti di religione declinati in vari modelli operativi in contesti pubblici ma sempre meno statalistici, praticati in termini prevalentemente conoscitivi e comparativi ma aperti anche all’interrogazione di senso, fondati sul riconoscimento del primato dei diritti inalienabili dell’individuo (in primis quello alla libertà di religione), dei diritti educativi della famiglia relativi alla cura dei figli in età scolare, dei diritti delle chiese e organizzazioni religiose e filosofiche. FYODOR KOZYREV ORTHODOXY AND TEACHING IN THE LAST TWO CENTURIES. RUSSIAN EXPERIENCE (pagine 25-40) ABSTRACT A sequence of educational reforms of XIX c. changed considerably the system of general and higher professional education, but the attestation for religious subject called «God’s Law» invariably occupied the first line in the state certificates of general education. In the late XIX – early xx centuries this subject became the most frequent target for public and professional criticism. In Soviet Union religious subjects in educational programs were substituted by antireligious ones. The nurturing of confirmed atheists was listed in manuals for teachers among the main tasks of Soviet school. 1988, the millen- nium of Christianity in Russia, became the starting point of religious revival. Since that time public debates about religious education have been going on for more than 20 years. Several historical factors made them so difficult in Russia. They are: 1) multi-ethnicity and poly-confessionalism of Russian society, and 2) specific history of church-state relations characterized by: the isolation of theology from university science; the split of national culture into church (“spiritual”) and profane subcultures with sharp opposition of hierarchy and intelligentsia; the wide anticlerical movement identifying Church with a tool of state power and a source of obscurantism, and 70-years period of state atheism coming as a result of this movement. Since 1999, after the Patriarch Alexy II openly denounced plans to restore the pre-revolutionary catechetical patterns of teaching religion in schools, the culturological approach to RE became the focus of wide public consensus and the main priority of pedagogical movements. Among the most prominent attempts to include religious subjects and topics into school curricula was the project of Ministry of Education launched in 2002 under the title «The Basics of Orthodox Culture». The new impulse for the development of religious and value education came in 2006 with the new Concept of National Educational Policy. The emphasis on the ethical and social functions of education brought the new subject area into curricula called «Basics of Spiritual & Moral Culture of the Peoples of Russia». In July 2009 President D. Medvedev declared that our schools definitely need some form of religious and ethical education and the federal experiment on the approbation of the new subject was launched. Una sequenza di riforme educative nel XIX secolo ha cambiato considerevolmente il sistema di educazione professionale generale e superiore, ma l’attestazione della tematica religiosa chiamata “Legge di Dio” ha invariabilmente occupato la prima linea nei certificati ufficiali di educazione generale. Nel tardo XIX-primo XX secolo questa tematica è diventata il più frequente bersaglio di critica pubblica e professionale. Nell’Unione Sovietica gli argomenti religiosi nei programmi educativi furono sostituiti da un unico argomento antireligioso. L’educazione di atei dichiarati fu elencata in manuali per in- segnanti tra i principali compiti della scuola sovietica. 1988: il millennio del cristianesimo in Russia è diventato il punto iniziale di un revival religioso. Da allora i dibattiti pubblici sull’educazione religiosa sono andati avanti per più di 20 anni. Diversi fattori storici li hanno resi così difficoltosi in Russia. Essi sono: 1) la multi-etnicità e il policonfessionalismo nella società russa e 2) la specifica storia delle relazioni stato-chiesa caratterizzate da: l’isolamento della teologia dalla scienza accademica; la spaccatura della cultura nazionale in chiesa (“spirituale”) e subculture profane con un’aspra opposizione di gerarchia e intelligentsia; il vasto movimento anticlericale che identifica la Chiesa con uno strumento del potere statale e una fonte di oscurantismo e il periodo di 70 anni di ateismo di Stato che scaturisce come risultato di questo movimento. A partire dal 1999, dopo che il patriarca Alessio II ha denunciato apertamente i progetti di ripristinare i modelli catechetici prerivoluzionari di insegnamento della religione nelle scuole, l’approccio culturologico alla ER è diventato il focus di un consenso pubblico aperto e la principale priorità dei movimenti pedagogici. Tra i principali tentativi di includere le tematiche e gli argomenti religiosi nei curricula scolastici è stato il progetto del Ministero dell’Educazione lanciato nel 2002 sotto il titolo «Le basi della Cultura Ortodossa». Il nuovo impulso per lo sviluppo dell’educazione religiosa e dei valori è arrivato nel 2006 con il nuovo Concetto di Politica Educativa Nazionale. L’enfasi sulle funzioni etica e sociale dell’educazione ha portato la nuova area tematica in curricula chiamati «Basi della Cultura Spirituale e Morale dei Popoli della Russia». Nel giugno del 2009 il Presidente D. Medvedev ha dichiarato che la nostra scuola ha in definitiva bisogno di una forma di educazione religiosa ed etica ed è stato lanciato l’esperimento federale per la verifica della nuova tematica. ROBERT JACKSON ISSUES IN RELIGIOUS EDUCATION WITHIN PUBLIC EDUCATION IN THE UNITED KINGDOM (pagine 41-58) ABSTRACT This paper covers some issues in the history of religious education in the United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland since 1944. Since there are significant differences in the Northern Irish case, and since Scotland has its own legal and educational systems, the main bulk of the paper concentrates on England, although many of the remarks are also relevant to the situation in Wales. The main drivers for change in the context of religion and schools have been processes of secularisation and pluralisation, most obviously experienced through the migration and settlement of peoples, but also through increasing global awareness. A subsidiary driver has been the emergence of the scientific study of religions in universities and various developments in pedagogical theory and practice, supported by educational research. In fully state funded community schools (the majority of schools with state funding), there was a shift from non denominational Christian nurture to a more open and impartial study of religions, concentrating on the main religions represented Great Britain. In mainly state funded schools with a religious character, there has been a broadening in the range of schools supported by the state. In addition to Church of England and Roman Catholic schools, there are now some Muslim, Sikh and other schools that have significant state funding. During the last Labour government, which lost power in May 2010, an important policy driver was the promotion of community cohesion. Along with some other areas of the curriculum, religious education was seen as a means to promote this. This has been much less of a priority with the current coalition government. L’intervento si occupa di alcuni problemi nella storia dell’educazione religiosa nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord a partire dal 1944. Poiché vi sono significative differenze nel caso dell’Irlanda del Nord e poiché la Scozia ha propri sistemi legali ed educativi, il grosso dell’intervento si concentra sull’Inghilterra, anche se molte osservazioni pertengono anche alla situazione del Galles. I motori principali di cambiamento nel contesto della religione e delle scuole sono stati i processi di secolarizzazione e pluralizzazione, più ovviamente sentiti per il tramite della migrazione e dello stanziamento di persone, ma anche per il tramite della globalizzazione. Un motore sussidiario è stato l’emergere dello studio scientifico delle religioni nelle università e i vari sviluppi nella teoria pedagogica e nella pratica, supportato dalla ricerca pedagogica. Nelle scuole di comunità (pubbliche) interamente finanziate dallo stato (la maggioranza delle scuole con finanzia- mento pubblico), c’è stato un cambio da un’educazione cristiana non confessionale a uno studio delle religioni più aperto e imparziale, che si concentra sulle principali religioni rappresentate in Gran Bretagna. Nelle scuole parzialmente finanziate dallo Stato con un carattere religioso, c’è stato un allargamento della serie di scuole supportate dallo stato. In aggiunta alla Chiesa di Inghilterra e alle scuole romano cattoliche, ci sono ora scuole islamiche, Sikh e di altre minoranze che hanno un significativo finanziamento statale. Durante l’ultimo governo labourista, che ha perso il potere nel 2010, un importante motore politico è stato la coesione comunitaria. In linea con altre aree del curriculum, l’educazione religiosa è stata vista come un mezzo per promuovere ciò. Questa è stata una priorità molto minore per l’attuale governo di coalizione. JEAN BAUBÉROT ENTRE LAÏCITÉ ET RELIGION. L’ÉDUCATION EN FRANCE AVANT ET APRÈS 1905 (pagine 59-70) ABSTRACT 1905, when the law establishing the separation between Churches and State was promulgated (December 9), is a landmark date for French secular- ism. Concerning the secularization of the education system, however, that law did confirm a number of measures taken since the 1880s. The first part of this article analyzes these measures. We must distinguish two periods: the beginning of the decade, when female education was favoured (indeed, women were the real stakes between Catholic Church and French Republic), education becomes compulsory and primary education becomes free and secular. However, a common opinion should be corrected: in spite of a certain secular wishful thinking, in France there is no “free, secular and compulsory” school system, since the existence of a confessional private education has always been maintained. In the early twentieth century, after the Affaire Dreyfus, teaching entrusted to religious congregations has been suppressed (1904). The second part shows the failure of the 1905 law on secularism in schools, which was, in fact, quite significant, given the refusal to harden secular education, and constitutes a turning point in comparison to the years 1901-1904, when a “full secularism” was sought. Despite the separation, the possibility of chaplaincies is maintained, and the subsequent policy mitigates the effects of the 1904 law. The third party tracks the main events concerning secular education after 1905. The debate has now shifted to the issue of private schools’ public funding. The Debré law (1959) largely allows public funding to those schools that sign an agreement with the State. After 1989 the question becomes quite different, primarily focusing on religious symbols worn by students in public schools: such symbols are prohibited by a law promulgated March 15, 2004, that, however, does not put an end to the debate. Il 1905 costituisce una data emblematica per la laicità francese, poiché il 9 dicembre di quell’anno abbiamo la data della legge di separazione delle Chiese e dello Stato. Sul piano della laicità scolastica, essa non ha fatto che confermare, tuttavia, le misure di laicizzazione scolastica prese a partire dal 1880. In una prima parte questa comunicazione analizza dunque queste misure. Si devono distinguere due periodi: il principio degli anni 1880, quando viene favorito l’insegnamento delle giovani (poiché «la» donna costituisce la posta in gioco tra la Chiesa cattolica e lo Stato repubblicano), l’istruzione diventa obbligatoria e la scuola primaria gratuita e laica. Bisogna tutta- via correggere un errore che si commette spesso: non esiste in Francia una «scuola gratuita, laica e obbligatoria» perché, malgrado ciò che si augura- no certi laici, l’esistenza di un insegnamento privato confessionale è sempre stata mantenuta. All’inizio del XX secolo, in seguito all’Affaire Dreyfus, l’insegnamento affidato a congregazioni religiose viene interdetto (1904). Una seconda parte mostra che il non-avvenimento che costituisce la legge del 1905 in materia di laicità scolastica è, in effetti, assai significativo, indicando un rifiuto di indurire la laicità scolastica e di una svolta in rapporto al periodo 1901-1904 che ricercava una «laicità integrale». Malgrado la sepa- razione, la possibilità di cappellanie è mantenuta e la politica successiva attenua gli effetti della legge del 1904. Una terza parte rintraccia, a grandi linee, i principali avvenimenti accaduti alla laicità scolastica dopo il 1905. Il dibattito si è subito spostato verso la questione della sovvenzione pubblica delle scuole private. La legge Debré del 1959 lo permette largamente per le scuole che stipulano un contratto con lo Stato. Dopo il 1989 la questione diventa tutt’altro: è in primis quella dei segni religiosi portati dagli allievi della scuola pubblica. Sono proibiti dalla legge del 15 marzo 2004. Questa non chiude tuttavia il dibattito. FULVIO DE GIORGI I CATTOLICI E L’INFANZIA A SCUOLA. IL “METODO ITALIANO” (pagine 71-88) ABSTRACT Considering Early Childhood Education as the most important and ori- ginal sector of education in Italy (even from the international point of view), this essay studies the issue of religious education within italian infant scho- ols. It is structured in three points: an Introduction on Italian Risorgimento as the moment of the birth of Italian infant schools, thanks to Ferrante Aporti and the catholic liberalism (with an educational intersection of political items and religious ones); an analysis of the parallel development of both Montessori Method and Agazzi Method (the essay wants to prove that, on the contrary of what is generally considered, Montessori Method is historically next to catholicism, rather than Agazzi Method); a Conclusion on the experience of Reggio Children, well known in the world, as a product of the dialog between marxists and catholics. Il contributo riguarda il tema dell’educazione religiosa nell’ambito della scuola dell’infanzia, vista come il campo più innovativo e d’eccellenza, anche a livello internazionale, della scuola italiana. Si articola in tre momenti: una premessa sul Risorgimento nazionale e sull’esperienza, tra le correnti del cattolicesimo liberale, di Ferrante Aporti, con la sua proposta di scuola dell’infanzia. Si osserva come l’opposizione ad Aporti si nutrì non solo di aspetti politici, ma anche pedagogicoreligiosi; una più ampia analisi del confronto tra agazzismo e montessorismo, che è stato centrale per larga parte del Novecento, intrecciandosi alla questione del “metodo italiano”: si vuole rovesciare un luogo comune storiografico che vede nelle Sorelle Agazzi una proposta “cattolica” e nella Montessori un’educazione “laica”, influenzata dal positivismo; una conclusione su Reggio Children (l’esperienza reggiana di scuole dell’infanzia, ormai famosa a livello internazionale), osservando come fu importante, nel suo sviluppo, il dialogo tra marxisti e cattolici. MARIA CHIARA GIORDA RELIGIONE CATTOLICA E INSEGNAMENTO NELL’ITALIA UNITA. IL RISORGIMENTO STORIA PER LA SCUOLA SUPERIORE (DAGLI ANNI VENTI A OGGI) (pagine 89-116) NEI MANUALI DI ABSTRACT The aim of this paper is to analyze the role of Catholicism, the Catholic Church and Catholics in the construction of Italian identity (from the second half of the nineteenth century to the present day). This by showing how it is presented in the history books, published from the thirties to present day, and utilized by the upper secondary school. The textbooks are a means through which students have their first impact with history; for most young people, despite the growing strength of the mass media, textbooks remains the only opportunity for a contact with this subject. It is for this reason that among the textbooks, the history books are those who are usually subjected to cultural, ideological and political conditioning, as a construction instrument of politics and social identity of a country. Rebuilding through philology the drafting of manuals, means the study of who, how, why and for whom they were written, published and circulated. The report takes into account the profiles of the authors of the manuals, their training and the publishing houses, but also, even if in the background, the programs that were structured and presented in the course of decades, and this, in various waves of renewal and reform of the school and historians during the contemporary debate. Through a quantitative analysis of the manuals (identify data and structure) and a qualitative analysis of certain junction in the history of Catholicism and the Catholic Church, the report focuses, in particular, on the period of the Risorgimento, the years that prepared and followed the unification of Italy. Il contributo si propone di analizzare il ruolo del cattolicesimo, della Chiesa cattolica e dei cattolici nella costruzione dell’identità italiana (dalla seconda metà dell’Ottocento ai nostri giorni), per come emerge ed è presentato nei manuali di storia, pubblicati dagli anni Trenta a oggi per la scuola secondaria superiore. I manuali scolastici sono il tramite attraverso il quale gli studenti hanno il loro primo impatto con la storia: nonostante la forza crescente dei mass media, per gran parte dei giovani rimane ancora la sola occasione di contatto con essa. È per questa ragione che tra i testi scolastici, i manuali di storia sono quelli maggiormente sottoposti a condizionamenti culturali, ideologici e politici, in quanto uno degli strumenti di costruzione dell’identità politica e sociale di un paese. Ricostruire filologicamente l’operazione di stesura dei manuali significa studiare da chi, come, perché e per chi sono stati scritti, pubblicati e diffusi. La relazione prende dunque in considerazione i profili degli autori dei manuali e la loro formazione, le case editrici, ma anche, seppur sullo sfondo, i programmi che sono stati strutturati e proposti nel corso dei decenni, nelle ondate varie di rinnovamento e riforma della scuola e il dibattito storiografico contemporaneo alla loro stesura. Attraverso un’analisi quantitativa dei manuali (dati identificativi e struttura) e un’analisi qualitativa di alcuni snodi della storia del cattolicesimo e della Chiesa cattolica, la relazione si concentra in particolare sul periodo del Risorgimento, sugli anni che prepararono e seguirono l’Unità d’Italia. JAVIER MARTÍNEZ-TORRÓN LA ENSEÑANZA DE LA RELIGIÓN EN EL SISTEMA EDUCATIVO ESPAÑOL (pagine 117-132) ABSTRACT After democratic transition in Spain, in the 1970s, teaching of religion in school has raised a number of issues, not always well addressed by Spanish law, both in the realms of public school and private school. Among other issues, we could mention the following. With respect to confessional teaching of Catholic religion in public schools, the issue of the legal status of religion teachers has generated some uncertainties about the margin of discretion of ecclesiastical authorities when they decide not to renew the teaching permit (venia docendi) to religion teachers for reasons related not to their academic competence but rather to their private moral misconduct. Also the confessional teaching of minority religions has raised important legal issues, especially from the perspective of the equality principle: is the principle of proportionality respected vis-à-vis the teaching of Catholic religion?, is it appropriate that law reserves confessional teaching exclusively to those religions that have a cooperation agreement with the State? (particularly taking into account the reluctance of all Spanish governments to sign new agreements after 1992). Other controversial issues have been the possibility to include non-confessional teaching of religion in public schools, and the compulsory character of confessional religious teaching in private religious schools funded with public money. Dopo la transizione democratica in Spagna, nel 1970, l’insegnamento della religione a scuola ha affrontato un gran numero di problemi, non sempre ben risolti dalla legge spagnola, negli spazi della scuola pubblica e privata. Fra gli altri problemi si può menzionare il seguente. Nel rispetto dell’insegnamento confessionale della religione cattolica nelle scuole pubbliche, il problema dello statuto legale dei docenti di religione ha sollevato alcune incertezze sul margine di discrezione delle autorità ecclesiastiche quando decidono di non rinnovare la licenza di insegnamento (venia docendi) ai docenti di religione per ragioni legate non alla loro competenza accademica ma alla loro “cattiva condotta” morale. Anche l’insegnamento confessionale alle minoranze religiose ha sollevato importanti problemi legali, specialmente nella prospettiva del principio dell’uguaglianza: il principio di proporzionalità è rispettato in rapporto all’insegnamento della religione cattolica? È appropriato che la legge riservi l’insegnamento confessionale esclusivamente a quelle religioni che hanno un accordo di cooperazione con lo Stato (in particolare tenendo conto della riluttanza di tutti i governi spagnoli a segnare nuovi accordi dopo il 1992)? Altri problemi controversi sono stati la possibilità di includere l’insegnamento non confessionale della religione nelle scuole pubbliche e il carattere obbligatorio dell’insegnamento confessionale religioso nelle scuole private religiose finanziate con denaro pubblico. DÖRTHE VIEREGGE - WOLFRAM WEISSE TEACHING RELIGION IN GERMANY. THE PRESENT SITUATION HISTORICAL DEVELOPMENT (pagine 133-150) AGAINST THE BACKGROUND OF ITS ABSTRACT The development of religious education (RE) in Germany has been marked by a variety of different approaches shaped by social, theological and pedagogical factors. At the beginning of the 20th century, a catechetical model was replaced first (towards the end of the Kaiserreich) by a newly introduced psychologically oriented approach, then (after World War I) by one influenced by reform pedagogy. During the Nazi era, critical approaches in RE almost disappeared, and after World War II there initially was a marked tendency towards a more church-oriented RE. This was followed by a a series of new models such as hermeneutic RE, problem-oriented RE, symbol-related and biblically informed RE, all developed with a view towards individual and societal demands. From the 1990s onwards, we have seen an increasing interest in structural and didactic reform, though this is implemented differently in the 16 «Bundesländer» of Germany. Whereas a confessional model of RE used to be dominant in most regions of Germany, efforts are now being made to implement alternatives. One aims at a closer cooperation of the different forms of confessional RE in an effort to strengthen confessional separation by adding an element of mutuality. This approach has been further encouraged by the introduction of Islamic RE in some areas of Germany. Others are more directly designed in order to productively engage with growing cultural and religious pluralism. Here, the Hamburg «dialogical RE for all» can serve as an example of a model giving prominence to dialogue and interaction between pupils of different religious and philosophical backgrounds. Lo sviluppo dell’educazione religiosa (ER) in Germania è stato segnato da approcci molto differenti dovuti ai cambiamenti nella sfera di società, teologia e pedagogia. Agli inizi del XX secolo un approccio catechetico è stato rimpiazzato prima (alla fine del Kaiserreich) dall’introduzione di un approccio orientato allo psicologico, poi (dopo la fine della I Guerra Mondiale) da un approccio influenzato dalla riforma pedagogica. Durante il Nazismo gli approcci critici della ER quasi sono scomparsi, e dopo la II Guerra Mondiale c’è stato un nuovo rivolgersi a una ER più orientata verso la chiesa. Poi si è succeduta una serie di nuovi approcci, chiamati ER ermeneutica, ER orientata ai problemi, ER collegata ai simboli e ER biblicamente informata, con riferimento a domande individuali e sociali. Dagli anni 1990 in avanti vi è stata una crescente consapevolezza della riforma strutturale e didattica, diversamente interpretata nei 16 Bundesländer della Germania. Mentre l’approccio confessionale ha dominato nella maggior parte delle regioni della Germania, si sono fatti parecchi sforzi per trovare delle alternative. Una è diretta a una più stretta separazione delle differenti forme di ER confessionale, tentando di rinforzare la separazione confessionale aggiungendo un elemento di mutua cooperazione. Questo approccio è inoltre incoraggiato dall’introduzione della ER islamica in alcune regioni della Germania. In altri casi l’approccio si è sviluppato per riferirsi produttivamente al crescente pluralismo culturale e religioso. L’approccio di una «ER dialogica per tutti» ad Amburgo può servire come un esempio per attribuire maggiore importanza al dialogo e all’interazione di allievi con differenti retroterra religiosi e mentali. ANDREA GEUNA EDUCARE L’UOMO, IL CITTADINO, IL PATRIOTA. L’INSEGNAMENTO DOVERI DELL’UOMO» NELL’ETÀ DELLA SINISTRA (1872-1894) (pagine 161-182) DELLE «PRIME NOZIONI DEI ABSTRACT The school system during the 19th century intended primarily to care for the moral education of schoolboys. According to the Casati law the teaching of the catholic religion would have fulfilled this duty: however, during the ’60s and the ’70s, the educational value of catechism was under discussion and after 1872 the question was debated in Parliament. The Coppino law of 1877 didn’t mention expressly any religious teaching, allowing political balances and local autorities to determine its effective execution, and introduced at the primary school the «first notions of the duties of the man». According to the legislation, the new subject was supposed to educate to the universal feeling of the supernatural which was at the basis of every positive religion: the existence of God was considered a precondition of every ethical consideration. The determination of the contents of the “duties” was entrusted to the authors of every textbook, whose editorial activity grew up with the publication of the teaching programs of 1888. Thus, there were many ideas of the relationships between religion and morals, in a great range of interpretations, from the deistic ones to the catholic intransigent ones. However at the actual state of the ongoing research it is not possible to determine which were the most frequent positions followed by Italian textbooks, nor their distribution in the kingdom. A large part of the textbooks studied in this essai followed the guidelines of the Ministry of Education, which were different from the thesis of those Parliamentary members like Petruccelli della Gattina, who wished to eliminate every reference to a religious belief which was contrary to the modern science. The chronology of the present essai takes into account the years between 1872 and 1894, when school programs of Minister Baccelli, inspired to the conservatism of Crispi, put an end to the reform’s projects of positivistic culture and of the “Sinistra”. Il sistema scolastico ottocentesco si proponeva principalmente di curare la formazione morale degli studenti. Secondo la legge Casati sarebbe stato l’insegnamento della religione cattolica ad assolvere questo compito: tuttavia, nel corso degli anni ’60 e ’70, il valore educativo del catechismo fu più volte messo in discussione e, a partire dal 1872, la questione fu dibattuta nelle aule parlamentari. La legge Coppino del 1877 non nominava esplicitamente alcun insegnamento religioso, lasciando quindi di fatto agli equilibri politici del momento e alle iniziative della autorità locali la determinazione sul suo effettivo svolgimento, e introduceva alle elementari le “prime nozioni dei doveri dell’uomo”. Nelle intenzioni del legislatore la nuova materia avrebbe dovuto educare a quel sentimento universale del soprannaturale che stava alla base di qualunque religione positiva: l’esistenza di Dio era considerata precondizione per ogni considerazione etica. La determinazione del contenuto dei “doveri” fu affidata agli autori dei singoli manuali, la cui attività editoriale si incrementò con la pubblicazione dei programmi didattici del 1888. Si ebbe quindi una molteplicità di declinazioni dei rapporti tra religione e morale civile, in una vasta gamma di letture che si estendeva da posizioni deiste ad altre cattolico intransigenti. Allo stato attuale della ricerca tuttavia non si può stabilire con certezza quali fossero le linee più seguite dai libri di testo italiani, né quale fosse la loro distribuzione nel regno. Buona parte dei manuali scolastici qui considerati si pose in linea con le posizioni ministeriali, lontane dalle istanze di quei deputati che, come Petruccelli della Gattina, auspicavano l’abolizione di ogni riferimento ad una dottrina religiosa contraria alla scienza moderna. L’arco cronologico di questo studio si estende dal 1872 al 1894, anno in cui i programmi scolastici del ministro Baccelli ispirati al conservatorismo crispino sancirono la fine dei progetti di riforma del positivismo e della Sinistra. EMILIO GERMINO VESCOVI E SCUOLA NELLA GALLIA TARDOANTICA (pagine 183-194) ABSTRACT The paper examines the book of Roberto Alciati, Monaci, vescovi e scuola nella Gallia tardoantica, which wants to show numerous nets of relation that constitute the framework of late-ancient Gaul’s social tissue. Some care is also devoted to the problem of so-called “scholastic legislation”, which was an attempt to influence on methods and contents of teaching and to determine them. The fulcrum of the article is devoted to the “masters” of Lérins in their relationship with heathen literature, in which they have formed their culture and that they avoided blaming, on the contrary defending its good use in new christian society. Il contributo prende in esame il libro di Roberto Alciati, Monaci, vescovi e scuola nella Gallia tardoantica, che vuol far emergere le molte reti di relazioni che costituiscono l’intelaiatura del tessuto sociale della Gallia tardo- antica. Una certa attenzione è dedicata anche al problema della cosiddetta «legislazione scolastica», che fu un tentativo di influire sui metodi didattici e sui contenuti e di determinarli. Il fulcro dell’articolo è dedicato ai “maestri” di Lérins nel loro rapporto con la letteratura profana, nella quale si erano culturalmente formati e che evitavano di demonizzare, difendendone invece il buon uso nella nuova società cristiana. LUCIO BIASIORI RELIGIONE CIVILE O USI POLITICI DI UN CULTO? A PROPOSITO DI UN LIBRO RECENTE SU S. CATERINA DA SIENA (pagine 195-214) ABSTRACT Starting from a historical research on the interrelations between the cult of S. Catherine of Siena and the cult of Italian Nation between the two World Wars, this essay also aims to test the validity of the notion of “civil religion” as applied to an analysis of religious phenomena. Can we better understand devotion, if we replace it with another absolute notion (such as “identity”)? Or, in the sublunar world of historical research, is it more rewarding to examine how various political options have tried to intercept a cult and adapt it to their various aims (Lateran Agreements, war mobilization, racism)? Is an ideological notion, like “civil religion”, useful for loosening the knot of the relationships between politics and religion, or is it preferable to insist more on the political, social, geographical rifts among the promoters of a cult, rather than on homogeneity and condivision? And are these two approaches really incompatible? These are questions this work would like to focus on, without forgetting that its first purpose is to clarify a specific historical problem. Partendo da una ricerca concreta sugli incroci tra il culto di S. Caterina da Siena e il culto della Nazione tra le due guerre mondiali e discutendo le altre interpretazioni che ne sono state date, il presente contributo si propone, altresì, di saggiare la validità del concetto di religione civile applicato allo studio storico dei fenomeni religiosi. Si comprende meglio il sentimento religioso, se si sostituisce ad esso un altro assoluto, come quello dell’identità (cittadina, nazionale, continentale)? Oppure, nel mondo sublunare della ricerca storica, è preferibile interrogarsi su come varie opzioni politiche hanno cercato di intercettare una devozione e di declinarla secondo le loro cangianti proposte (Conciliazione, mobilitazione bellica, razzismo)? Per sciogliere il nodo dei rapporti tra politica e religione, ci aiuta una nozione basata su uniformità e condivisione, come la religione civile, o è più produttivo indagare le fratture (politiche, sociali, geografiche) che corrono tra i vari promotori di un culto all’attenzione dei poteri politici? E questi due approcci sono poi veramente inconciliabili? Questo lavoro si confronta con questi interrogativi e prova a fornirne una prima, parziale messa a punto, senza dimenticare che il suo primo scopo è, tuttavia, chiarire un problema storico specifico.