INDICE ALLEGATI GLI STRUMENTI DI GOVERNANCE TERRITORIALE Ambito territoriale del Basso Sebino 2012-2014 1. Dati demografici del Basso Sebino - ISTAT 2. Dati dell’ufficio sociale: utenti dei servizi nel 2011 (segretariato sociale, unità operativa minori e famiglia, sportello stranieri) 3. il quadro demografico del Basso Sebino a cura dello sportello IL FARO 4. Spesa sociale e socioassitenziale ambito Monte Bronzone e Basso Sebino 5. Osservatorio Nuove GenerAzioni : proposta per l’anno 2012 e linee per il triennio CSV Centro Servizi Volontariato Spazi extrascuola - Coop. Impronta Informagiovani - Coop. Spazio Giovani Interventi area giovani –Coo. Cantiere Progetto IL FARO – Coop. Interculturando Progetto legge 23 conciliazione – Laboratorio Famiglie solidali Le funzioni di coordinamento dell’ONG – coop. Achille Grandi 6. Protezione Giuridica – documento ASL 7. Convenzione tra i Comuni e la Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi per la gestione in forma associata del servizio informagiovani 8. Accordo di collaborazione Fondazione IKAROS, Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi, Ambito territoriale per “SFA minori. Percorsi educativi e di orientamento per adolescenti a rischio” e 9. Accordo di collaborazione Fondazione IKAROS, Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi, Ambito territoriale per la gestione di azioni di integrazione lavorativa dei soggetti svantaggiati 10. Progetto Lenti d’ingrandimento sull’intercultura nel Basso Sebino (Bando Cariplo) – Coop. Intercultruando 11. Documento della Provincia area infanzia, genitorialità, extrascuola 12. Protocollo operativo per la gestione condivisa di soggetti con disagio psichico 13. linee guida per una gestione adeguatadelle persone dalla UONPIA dopo i 18 anni 14. Linee guida per l’erogazione dei voucher sociali non autosufficienti ambito del Basso Sebino 15. Patto di accreditamento per l’erogazione dell’assistenza domiciliare fornita con voucher sociale nel territorio del Monte Bronzone e Basso Sebino e definizione dei rapporti giuridici ed economici nel triennio 2012-2014 16. Indicazioni operative assistenza educativa agli alunni disabili nell’ambito territoriale del Basso Sebino 17. Protocollo d’intesa per la gestione della figura dell’assistente educatore tra Comunità Montana e i Comuni associati dell’ambito del Basso Sebino sottoscrittori dell’accordo di programma, UONPIA di Trescore Balneario, Ufficio scolastico provinciale, Istituti scolastici comprensivi di Sarnico, Villongo, Tavernola, Istituto Superiore Serfino Riva di Sarnico, Istituto Angelo Custode e Cooperativa appaltata 18. Linee guida dei voucher area disabilità servizi SFA e progetti mirati di territorio ambito Basso Sebino – “Si fa..insieme” 19. Patto di accreditamenti per voucher area disabilità nel territorio del Basso Sebino e definizione dei rapporti giuridici ed economici per il triennio 2012-2014 20. Organizzazione dei voucher di inserimento lavorativo 21. Regolamento dei buoni sociali per iniziative a sollievo delle famiglie di persone disabili 22. Scheda servizi Il Battello società cooperativa sociale 23. Processo di inserimento CDD e RSD Fondazione Ospizio Calepio 24. Linee operative per la riorganizzazione del servizio “Unità operativa minori e famiglia (UOMeF) e l’istituzione dell’equipe minori - famiglia e affido di ambito Linee operative per l’attuazione del servizio di ambito per l’affido/appoggio familiare Basso Sebino 25. Linee guida per l’accesso a iniziative di sostegno alle famiglie con bambini 0-5 anni. 20122014 26. Accordo di collaborazione tra la Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi, ambito del Basso Sebino e CPAC Caritas Villongo interparrocchiale sede di Villongo per azioni di sostegno al reddito alle famiglie in difficoltà 27. Progetto Università di Bergamo per la definizione del profilo di comunità 28. Offerta formativa dipartimento dipendenze – ASL di Bergamo 29. Promozione della salute dipartimento di prevenzione – ASL di Bergamo 30. protocollod’intesa per la realizzazione di una rete territoriale per la prevenzione della dispersione scolastica- Provincia di Bergamo formazione e lavoro DATI ISTAT adrara s.martino % 0-14 15-64 > 65 abitanti adrara s.rocco credaro gandosso foresto parzanica predore sarnico tavernola viadanica vigolo villongo 17,5 69,3 13,1 2171 16,3 66,3 17,4 857 18,1 69,1 12,8 3400 16,6 69,2 14,2 3151 17,1 70,6 12,3 1527 10,7 59,7 29,6 375 15 65,8 19,2 1895 14,3 65,6 20,1 6652 21,1 66,2 21,8 2146 17 68,1 14,9 1142 13,8 67 19,2 603 17,7 68,8 13,5 7770 38,8 40,2 37,5 39,6 38,9 48,9 42,9 43 44,6 39,7 42,6 38,8 n. famiglie trend popolazione 2001-2010 12 849 9,3 344 13,9 1316 11,5 1218 13,8 575 8,1 188 9 822 10,2 2987 7,4 907 15,8 457 18,3 250 12,3 2796 14,7 6,5 47,7 10,4 15,1 -0,8 6,8 15,9 -5,5 11,6 -7,9 21,1 indice vecchiaia 2011: IV=(P≥65/P≤14)*100 74,8 106,4 71 85,7 72 277,5 128,2 140 180,3 87,6 139,8 76,5 78,7 97,8 70,6 66,9 81,1 300 123,1 144,1 173,7 99,4 147,6 77,1 78,5 97,8 77 69,5 77,2 283,8 127,8 145,3 168,3 96,6 145,5 76,7 età media tasso natività indice vecchiaia 2009 indice vecchiaia 2007 L'indice di vecchiaia è un indicatore statistico dinamico usato nella statistica demografica per descrivere il peso della popolazione anziana in una determinata popolazione. Sostanzialmente stima il grado di invecchiamento di una popolazione. Esso si definisce come il rapporto di composizione tra la popolazione anziana (65 anni e oltre) e la popolazione più giovane (0-14 anni); valori superiori a 100 indicano una maggiore presenza di soggetti anziani rispetto ai giovanissimi. DATI DELL’UFFICIO SOCIALE AMBITO BASSO SEBINO SEGRETARIATO SOCIALE AMBITO BASSO SEBINO anno 2011 Buoni Buoni Voucher Voucher Voucher Disagio Contributo Consulenz Ricerca SFA Socio- Residenzial Utenti in Casi chiusi SAD / Assistenza Servizio a AS lavoro minori occupazional ità carico al nell'anno SADH educativa minori 0-5 famiglie anziani sfa e pmt inserimenti adulto economico Comune Adrara San Martino 127 10 13 4 1 0 2 0 0 16 1 6 28 1 0 2 Adrara San Rocco 48 5 7 1 1 0 2 1 0 6 1 2 3 0 0 0 Credaro 67 3 5 8 0 0 1 2 1 26 0 14 5 0 3 1 Foresto Sparso 55 2 16 6 1 0 2 3 0 9 3 14 4 0 1 1 Gandosso 15 1 5 3 1 0 1 0 1 6 0 0 4 0 2 Parzanica 18 1 4 0 0 0 0 1 0 3 1 3 3 0 0 0 Predore 2 1 0 1 1 0 Sarnico 23 10 2 2 2 5 3 Tavernola B.sca 58 1 4 0 0 1 2 2 0 0 0 7 2 0 0 0 Viadanica 63 1 8 3 2 0 0 1 0 3 1 2 2 0 0 0 Vigolo 18 3 1 0 0 0 0 0 1 0 0 2 0 0 1 1 Villongo 22 6 1 2 1 1 TOTALI 469 27 86 59 15 4 15 17 7 69 7 50 51 1 7 5 I DATI DELL’UNITA’ OPERATIVA MINORI E FAMIGLIA anno 2011 casi tutela minori coinvolti servizio adm/IP casi chiusi nel 2011 di cui minori Adrara San M. Adrara San R. 5 5 1 2 2 Credaro 2 5 1 2 come seg soc Foresto 10 17 2 1 1 Gandosso Parzanica Predore 2 2 0 3 4 0 1 2 0 1 2 Sarnico Tavernola Viadanica Vigolo Villongo TOTALE 3 4 2 11 19 6 3 5 0 0 0 3 8 1 1 3 1 1 0 11 17 2 52 84 15 8 13 I DATO DELLO SPORTELLO IL FARO – SPORTELLO IN CONNESSIONE CON PREFETTURA sportello stranieri il faro ambito basso sebino ricevimento stranieri x couselling anno Servizio richiesta di ricongiungimento familiare richiesta del permesso di soggiorno richiesta di cittadinnaza anno 2010/2011 totale Comune Adrara San Martino adrara san rocco Credaro Foresto Sparso Gandosso Parzanica Predore Sarnico Tavernola B.sca Viadanica Vigolo Villongo totale 104 dato su tutti i comuni 2010 2011 2010 2011 2010 2011 2010 2011 2010 2011 2010 2011 2010 2011 2010 2011 2010 2011 2010 2011 2010 2011 2010 2011 26 15 16 10 45 21 12 5 11 4 1 0 7 5 55 11 0 0 14 9 0 0 112 36 415 8 7 5 3 16 11 8 6 3 1 1 0 2 1 25 16 1 1 5 5 0 0 42 22 189 6 5 8 11 19 16 6 4 0 3 0 0 0 1 39 31 0 0 6 4 0 0 20 23 202 40 27 29 24 80 48 26 15 14 8 2 0 9 7 119 58 1 1 25 18 0 0 174 81 806 Sportello Immigrazione Ambito Basso Sebino IL FARO IL QUADRO DEMOGRAFICO DEL BASSO SEBINO1 6 dicembre 2011 a cura di Giancarlo Domenghini Tabella 1: Ambito Basso Sebino – Residenti e stranieri al 31 dicembre 2010 Comune Adrara S.Martino Adrara S.Rocco Credaro Foresto Sparso Gandosso Parzanica Predore Sarnico Tavernola Bergamasca Viadanica Vigolo Villongo T O T A L I Ambito Residenti 2171 857 3400 3151 1527 375 1895 6652 2146 1142 603 7770 31689 di cui % stranieri Stranieri su Residenti 16,1% 350 16,6% 142 18,5% 630 9,8% 308 13,2% 202 4,3% 16 7,0% 133 16,7% 1112 2,5% 53 10,9% 125 6,8% 41 20,1% 1563 14,8% 4361 Grafico 1 . Ambito Basso Sebino – Incidenza stranieri (val. ass.) sulla popolazione residente al 31-12-10 9000 25,0% 8000 7000 6000 5000 4000 3000 2000 20,0% 15,0% Popolazione totale stranieri 10,0% % 5,0% 1000 0,0% Ta ve rn o la Be r ga m P a as c rz a an ic a Vi go P lo Fo r e red or st o e Sp a V i rs o ad an Ad G i ra an c a ra do ss A d Sa n o ra M ra ar Sa tin o n Ro cc Sa o rn ic Cr o ed a Vi r o llo ng o 0 1 Fonte: uffici anagrafe dei 12 comuni interessati, Provincia di Bergamo e www.demo.istat.it. Elaborazione a cura de IL FARO. Ambito Basso Sebino Sportello Immigrazione IL FARO Tab. 2: Ambito Basso Sebino – movimento demografico della popolazione straniera residente al 31-12-2010 Comuni Adrara San Martino Adrara San Rocco Credaro Foresto Sparso Gandosso Parzanica Predore Sarnico Tavernola B. Viadanica Vigolo Villongo TOTALE Popolazione Acquisizioni Popolazione Totale Totale Straniera straniera di Nati Morti residente al 1° iscritti cittadinanza cancellati residente al 31 italiana Gennaio Dicembre 316 11 80 0 0 46 350 135 2 23 0 4 16 142 605 17 103 0 8 78 630 301 13 87 1 0 80 308 196 10 58 0 3 52 202 16 0 2 0 0 2 16 132 1 17 0 0 16 133 1022 18 213 0 3 123 1112 56 0 11 0 0 14 53 125 3 18 0 1 18 125 38 1 8 0 0 5 41 1419 40 300 4 12 156 1563 4361 116 920 5 31 606 4675 Grafico 2 . Ambito Basso Sebino – Incidenza stranieri (percentuale) sulla popolazione residente al 31-12-10 11,0% MEDIA PROVINCIA 14,8% MEDIA AMBITO 20,1% Villongo 18,5% Credaro Sarnico 16,7% Adrara San Rocco 16,6% Adrara San Martino 16,1% 13,2% Gandosso 10,9% Viadanica 9,8% Foresto Sparso Predore 7,0% Vigolo 6,8% Parzanica Tavernola Bergamasca 0,0% Report MAPPATURA 2011 4,3% 2,5% 5,0% 10,0% 15,0% 20,0% 25,0% 2 Ambito Basso Sebino Sportello Immigrazione IL FARO Tab. 3: Ambito Basso Sebino – Movimento demografico nati nel 2010 Totale Stranieri % nati stranieri nati Nati su tot nati Comuni Adrara San Martino Adrara San Rocco Credaro Foresto Sparso Gandosso Parzanica Predore Sarnico Tavernola Bergamasca Viadanica Vigolo Villongo TOTALE Provincia BG 26 8 47 36 21 3 17 67 16 18 11 95 365 11 2 17 13 10 0 1 18 0 3 1 40 116 42,3% 25,0% 36,2% 36,1% 47,6% 0,0% 5,9% 26,9% 0,0% 16,7% 9,1% 42,1% 31,8% 11692 2894 24,8% Grafico 3 . Ambito Basso Sebino – Incidenza stranieri (percentuale) sui nati nel 2012 Provincia BG 24,8% MEDIA AMBITO 31,8% Gandosso 47,6% Adrara San Martino 42,3% Villongo 42,1% Credaro 36,2% Foresto Sparso 36,1% Sarnico 26,9% Adrara San Rocco 25,0% Viadanica 16,7% Vigolo 9,1% Predore 5,9% Tavernola B. 0,0% Parzanica 0,0% 0,0% Report MAPPATURA 2011 5,0% 10,0% 15,0% 20,0% 25,0% 30,0% 35,0% 40,0% 45,0% 50,0% 3 Ambito Basso Sebino Sportello Immigrazione IL FARO Tab. 4: Ambito Basso Sebino – Bilancio demografico storico (dai al 31/12) Anno 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Residenti 26025 26363 26562 26836 27129 27446 27581 27651 28202 28929 29397 29712 30160 30966 31334 31689 di cui stranieri 577 762 895 1049 1226 1409 1501 1740 2142 2672 2997 3174 3625 4124 4361 4675 % 2,2% 2,9% 3,4% 3,9% 4,5% 5,1% 5,4% 6,3% 7,6% 9,2% 10,2% 10,7% 12,0% 13,3% 13,9% 14,8% Grafico 4. Ambito Basso Sebino – Tasso di immigrazione – serie storica 35000 16,00% 30000 14,00% 12,00% unità 25000 10,00% 20000 8,00% 15000 6,00% 10000 Residenti di cui stranieri % 4,00% 5000 2,00% 0 0,00% 19951996 1997 19981999 2000 20012002 20032004 2005 20062007 2008 20092010 anno Report MAPPATURA 2011 4 Ambito Basso Sebino Sportello Immigrazione IL FARO Tab. 5: Ambito Basso Sebino - Popolazione straniera per nazionalità al 31-12-2010 NAZ M F Senegal India Albania Marocco Romania Tunisia Moldova Polonia Ucraina Bolivia Cina Rep. Popolare Macedonia Pakistan Serbia Russia Federazione Ghana Brasile Egitto Kosovo Regno Unito Germania Bosnia-Erzegovina Algeria Rep. Dominicana Cuba Burkina Faso Montenegro Nigeria Bulgaria Svizzera Francia Gambia Bielorussia Colombia Ecuador Spagna Sri Lanka Belgio Croazia Paesi Bassi Rep. Ceca Filippine 742 456 376 330 223 84 29 24 6 19 27 25 31 25 14 16 6 14 13 16 13 13 11 5 3 7 6 4 5 2 5 7 3 4 2 2 3 3 3 3 0 1 216 325 353 280 238 47 56 56 73 58 34 26 17 16 22 14 18 10 11 8 9 8 5 10 11 6 7 8 6 9 5 3 4 3 5 5 4 3 3 3 6 4 % su tot TOT 958 781 729 610 461 131 85 80 79 77 61 51 48 41 36 30 24 24 24 24 22 21 16 15 14 13 13 12 11 11 10 10 7 7 7 7 7 6 6 6 6 5 %F NAZ 20,5% 22,5% 16,7% 41,6% 15,6% 48,4% 13,0% 45,9% 9,9% 51,6% 2,8% 35,9% 1,8% 65,9% 1,7% 70,0% 1,7% 92,4% 1,6% 75,3% 1,3% 55,7% 1,1% 51,0% 1,0% 35,4% 0,9% 39,0% 0,8% 61,1% 0,6% 46,7% 0,5% 75,0% 0,5% 41,7% 0,5% 45,8% 0,5% 33,3% 0,5% 40,9% 0,4% 38,1% 0,3% 31,3% 0,3% 66,7% 0,3% 78,6% 0,3% 46,2% 0,3% 53,8% 0,3% 66,7% 0,2% 54,5% 0,2% 81,8% 0,2% 50,0% 0,2% 30,0% 0,1% 57,1% 0,1% 42,9% 0,1% 71,4% 0,1% 71,4% 0,1% 57,1% 0,1% 50,0% 0,1% 50,0% 0,1% 50,0% 0,1%100,0% 0,1% 80,0% M Grecia Lituania Mauritania Siria Austria Iran Slovacchia Thailandia Lettonia Perù Stati Uniti Svezia Togo Turchia Uruguay Argentina Australia Irlanda Libano Nicaragua Ungheria Venezuela Benin Canada Cile Costa d'Avorio Danimarca Etiopia Finlandia Georgia Giappone Indonesia Kenya Kirghizistan Mauritius Norvegia Portogallo Singapore Slovenia Vietnam F 2 2 3 2 1 2 1 0 1 0 2 0 2 2 0 1 0 2 0 1 0 1 0 0 1 1 0 0 0 0 1 1 0 0 0 1 0 1 0 1 % su tot TOT 3 3 2 3 3 2 3 4 2 3 1 3 1 1 3 1 2 0 2 1 2 1 1 1 0 0 1 1 1 1 0 0 1 1 1 0 1 0 1 0 5 5 5 5 4 4 4 4 3 3 3 3 3 3 3 2 2 2 2 2 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 %F 0,1% 60,0% 0,1% 60,0% 0,1% 40,0% 0,1% 60,0% 0,1% 75,0% 0,1% 50,0% 0,1% 75,0% 0,1% 100,0% 0,1% 66,7% 0,1% 100,0% 0,1% 33,3% 0,1% 100,0% 0,1% 33,3% 0,1% 33,3% 0,1% 100,0% 0,0% 50,0% 0,0% 100,0% 0,0% 0,0% 0,0% 100,0% 0,0% 50,0% 0,0% 100,0% 0,0% 50,0% 0,0% 100,0% 0,0% 100,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 100,0% 0,0% 100,0% 0,0% 100,0% 0,0% 100,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 100,0% 0,0% 100,0% 0,0% 100,0% 0,0% 0,0% 0,0% 100,0% 0,0% 0,0% 0,0% 100,0% 0,0% 0,0% 2613 2062 4675 100,0% 44,1% TOT Tab. 6: Ambito Basso Sebino - Popolazione straniera - principali nazionalità 1998-2010 1998 M F TOT 2000 M F 2002 TOT M F SENEGAL 392 35 427 464 60 524 470 67 INDIA 23 11 34 39 25 64 65 39 ALBANIA 58 40 98 102 76 178 168 139 MAROCCO 158 75 233 195 116 311 206 135 ROMANIA 1 8 9 11 20 31 20 21 TUNISIA 42 22 64 53 33 86 67 31 Report MAPPATURA 2011 2004 TOT M 2006 M F 2008 F TOT 537 617 87 704 597 112 709 675 157 832 TOT M F TOT 104 173 72 245 245 122 367 369 238 607 307 263 208 471 300 252 552 330 287 617 341 326 163 489 308 246 554 351 304 655 41 71 60 131 93 115 208 227 228 455 98 83 38 121 93 46 139 92 53 145 M 742 456 376 330 223 84 2010 F TOT 216 325 353 280 238 47 958 781 729 610 461 131 5 Ambito Basso Sebino Sportello Immigrazione IL FARO Grafico 5. Ambito Basso Sebino – maggiori nazionalità presenti 1998-2010 1200 1000 unità 800 600 400 200 0 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 SENEGAL 427 524 537 704 709 832 958 INDIA 34 64 104 245 367 607 781 ALBANIA 98 178 307 471 552 617 729 MAROCCO 233 311 341 489 554 655 610 9 31 41 131 208 455 461 64 86 98 121 139 145 131 ROMANIA TUNISIA Tab. 7: Ambito Basso Sebino - Popolazione straniera - principali nazionalità per comune al 31-12-2010 Comune Adrara S.Martino Adrara S.Rocco Credaro Foresto Sparso Gandosso Parzanica Predore Sarnico Tavernola B.sca Viadanica Vigolo Villongo TOTALI Senegal 119 11 92 52 39 0 5 113 9 33 1 484 958 India 44 64 150 130 77 0 6 32 0 20 16 242 781 Albania Marocco Romania 51 50 31 21 12 15 68 108 80 0 54 17 10 25 27 0 1 0 31 30 17 231 112 145 0 3 13 15 28 3 3 4 1 299 183 112 729 610 461 Tunisia 0 1 11 0 11 0 0 79 2 1 0 26 131 Altri 55 18 121 55 13 15 44 400 26 25 16 217 1005 Totali 350 142 630 308 202 16 133 1112 53 125 41 1563 4675 Grafico 6. Ambito Basso Sebino – maggiori nazionalità presenti al 31-12-10: maschi e femmine 1200 1000 unità 800 600 400 200 0 Report MAPPATURA 2011 SENEGAL INDIA ALBANIA MAROCCO ROMANIA TUNISIA F 216 325 353 280 238 47 M 742 456 376 330 223 84 6 Ambito Basso Sebino Sportello Immigrazione IL FARO Grafici 7 e 8: Ambito Basso Sebino – caratteristiche della popolazione straniera residente al 31-12-2010 Minorenni 25% Femmine 44% Maschi 56% Maggiorenni 75% Grafico 9. Ambito Basso Sebino – Popolazione straniera residente al 31 dicembre 2010 per età 100 e più 95 90 85 80 75 70 65 60 55 50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 0 Report MAPPATURA 2011 20 40 60 80 100 120 140 160 7 Ambito Basso Sebino Sportello Immigrazione IL FARO Grafico 10. Ambito Basso Sebino – Popolazione italiana e straniera residente al 31 dicembre 2010 per età 99 96 93 90 87 84 81 78 75 72 69 66 63 60 57 54 51 48 45 42 39 36 33 30 27 24 21 18 15 12 9 6 3 0 0 100 200 300 ITA Report MAPPATURA 2011 400 500 600 STRA 8 Ambito Basso Sebino Sportello Immigrazione IL FARO I numeri fondamentali dell’immigrazione in Italia. Sono 4.570.317 gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2011, 335 mila in più rispetto all'anno precedente (+7,9%). L'incremento è leggermente inferiore a quello registrato nel 2009 (343 mila unità). Il numero degli stranieri residenti nel corso 2010 è cresciuto soprattutto per effetto dell'immigrazione dall'estero (425 mila individui). Nel 2010 sono nati circa 78 mila bambini stranieri, il 13,9% del totale dei nati da residenti in Italia. L'aumento rispetto all'anno precedente, è stato dell'1,3%, valore nettamente inferiore a quello (+6,4%) registrato nel 2009. La quota di cittadini stranieri sul totale dei residenti (italiani e stranieri) continua ad aumentare: al 1° gennaio 2011 è salita al 7,5% dal 7% registrato un anno prima. L'86,5% degli stranieri risiede nel Nord e nel Centro del Paese, il restante 13,5% nel Mezzogiorno. Gli incrementi maggiori della presenza straniera rispetto all'anno precedente, anche nel 2010, si sono manifestati nel Sud (+11,5%) e nelle Isole (+11,9%). Al 1° gennaio 2011 i cittadini rumeni, con quasi un milione di residenti (9,1% in più rispetto all'anno precedente), rappresentano la comunità straniera prevalente in Italia (21,2% sul totale degli stranieri). Tab. 8 - Stranieri residenti in Italia, per sesso e paese di cittadinanza - primi 16 paesi al 1° gennaio 2010 e 2011 Cittadinanze Romania Albania Marocco Cinese,Rep.Pop. Ucraina Filippine India Polonia Moldova Tunisia Macedonia Peru' Ecuador Egitto Sri Lanka Bangladesh Totale 16 Paesi TOTALE Report MAPPATURA 2011 1° gennaio 2010 Totale 887.763 466.684 431.529 188.352 174.129 123.584 105.863 105.608 105.600 103.678 92.847 87.747 85.940 82.064 75.343 73.965 3.190.696 4.235.059 M/F*100 85,6 118,4 131,6 107,3 25,9 72,5 146,5 41,6 52,1 176,3 129,8 66,6 70,3 225,3 125,4 204,3 95,7 95,0 Cittadinanze Romania Albania Marocco Cinese,Rep.Pop. Ucraina Filippine Moldova India Polonia Tunisia Peru' Ecuador Egitto Macedonia Bangladesh Sri Lanka Totale 16 Paesi TOTALE 1° gennaio 2011 Totale 968.576 482.627 452.424 209.934 200.730 134.154 130.948 121.036 109.018 106.291 98.603 91.625 90.365 89.900 82.451 81.094 3.449.715 4.570.317 M/F*100 83,0 116,2 129,1 106,8 25,4 72,9 48,9 154,3 40,5 173,6 66,3 70,8 228,3 127,2 207,5 124,7 93,4 92,9 9 Ambito Basso Sebino Sportello Immigrazione IL FARO Grafico 11 - Stranieri residenti in Italia per area geografica di cittadinanza - 1° gennaio 2011 America centroAmerica settentrionale 0,4% meridionale 7,7% Altri (compresi apolidi) 0,1% Paesi Ue di nuova adesione Altri paesi asiatici 8,8% 25,5% Asia orientale 8,0% Paesi Europa 15 Altri paesi africani 6,7% 3,7% Africa settentrionale Paesi non Ue dell'Europa 14,9% Centro Orientale 23,9% Altri paesi europei 0,3% Tab. 9 - Stranieri residenti in Italia cittadini dei primi tre paesi prevalenti per regione al 1° gennaio 2011 Primi 3 paesi di cittadinanza REGIONE Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentino-Alto Adige Bolzano-Bozen Trento Veneto Friuli-Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna ITALIA Report MAPPATURA 2011 Totale stranieri 398.910 8.712 1.064.447 90.321 41.699 48.622 504.677 105.286 125.320 500.597 364.152 99.849 146.368 542.688 80.987 8.929 164.268 95.709 14.738 74.602 141.904 37.853 4.570.317 1° Paese Romania Marocco Romania Albania Albania Romania Romania Romania Ecuador Marocco Romania Romania Romania Romania Romania Romania Ucraina Albania Romania Romania Romania Romania Romania % sul totale stranieri 34,4 26,5 12,9 13,6 12,7 17,6 20,2 18,7 17,6 14,1 21,2 24,4 15,7 36,2 27,6 34,9 22,8 23,8 41,4 32,2 28,4 26,2 21,2 2° Paese Marocco Romania Marocco Romania Germania Albania Marocco Albania Albania Romania Albania Albania Albania Filippine Albania Marocco Romania Romania Albania Marocco Tunisia Marocco Albania % sul % sul totale totale 3° stranieri Paese stranieri 16,1 Albania 11,5 23,3 Albania 10,5 10,3 Albania 9,4 11,6 Marocco 9,1 11,0 Marocco 8,1 14,4 Marocco 10,0 11,4 Albania 8,4 12,4 Serbia 8,6 16,7 Romania 12,0 13,2 Albania 12,1 18,8 Cina,Rep.Pop. 8,7 17,0 Marocco 10,4 15,0 Marocco 10,0 5,9 Polonia 4,5 17,0 Marocco 7,1 12,6 Albania 8,6 17,8 Marocco 8,1 23,6 Marocco 8,0 11,2 Marocco 9,8 16,1 Ucraina 8,3 11,9 Marocco 9,0 11,7 Cina,Rep.Pop. 7,6 10,6 Marocco 9,9 10 Ambito Basso Sebino Sportello Immigrazione IL FARO Saldo naturale 2010 2005 48.838 266.829 -28.659 2006 54.318 237.614 -35.266 2010 2009 2008 2007 2006 2005 Saldo migratorio con l'estero Anni Saldo naturale Saldo migratorio con l'estero Acquisizioni di cittadinanza italiana 2006 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2005 2009 2008 2007 Grafico 12 e Tab. 10 – Saldo naturale, saldo migratorio con l'estero e acquisizioni della cittadinanza italiana degli stranieri residenti in Italia- anni 2005-2010 Acquisizioni di cittadinanza italiana 2007 60.379 494.885 -45.485 2008 68.194 469.526 -53.696 2009 72.341 374.455 -59.369 2010 72.958 391.682 -65.938 Le presenze straniere in Lombardia Secondo i dati Istat, a fine 2010 i residenti stranieri in Lombardia sono 1.064.447, con un’incidenza del 10,7% sulla popolazione totale (a fronte del 7,5% a livello nazionale). Tenendo conto di quanti, pur essendo regolarmente presenti, non sono tuttavia iscritti in anagrafe, il Dossier Caritas/Migrantes stima l’entità complessiva degli immigrati in Lombardia in 1.157.000 unità. In ogni caso, pur restando al dato Istat, la regione continua a essere la prima in Italia per numero di immigrati, che rappresentano il 23,3% del totale nazionale, seguita a lunga distanza dal Lazio (11,9% dei residenti stranieri in Italia). Rispetto al 2009, il territorio lombardo registra un incremento delle presenze pari all’8,4%. Il dato più interessante per quanto riguarda la dinamica migratoria in Lombardia riguarda le nascite: all’aumento della presenza e del radicamento degli stranieri corrisponde, infatti, una maggior percentuale di nati da madre straniera sul totale dei nati in regione (28,5% nel 2010: in particolare, il 21,9% da padre anch’esso straniero e il 6,6% da padre italiano). Il numero medio di figli per donna (tasso di fecondità totale) in Lombardia è pari a 1,25 per le italiane e 2,48 per le straniere. Come sempre, le province dove si concentra il maggior numero di iscritti stranieri alle anagrafi dopo Milano (35,9% del totale regionale) sono Brescia (16,0%), Bergamo (11,3%), Varese (6,7%), Monza (6,0%), Mantova e Pavia a pari merito (5,0%). La provincia di Sondrio è quella con il minor numero di stranieri (0,8%). Se si esamina, invece, l’incidenza degli stranieri sul totale della popolazione residente si nota come Brescia sia la provincia in Lombardia con l’incidenza maggiore (13,6%), seguita da Pavia (12,8%), Como (12,1%), Mantova (11,1%) e Milano (11,0%). I primi cinque paesi di provenienza degli stranieri residenti in Lombardia, in ordine decrescente, sono: Romania (137.718 pari al 12,9% del totale), Marocco (109.245, 10,3 %), Albania (99.793, 9,4%), Egitto (64.488, 6,1%) e Filippine (48.368, 4,5%). Tab. 11: Provincia di Bergamo - Cittadini Stranieri. Popolazione residente per sesso e cittadinanza al 31 Dicembre 2010 - (primi 10 Paesi) Marocco Romania Albania Senegal India Bolivia Maschi Femmine Totale 11764 9379 21143 7563 7195 14758 7031 6148 13179 7252 2971 10223 5557 3745 9302 2358 3741 6099 Report MAPPATURA 2011 Ucraina Pakistan Cina Rep. Popolare Egitto altri TOTALE Maschi Femmine Totale 821 3478 4299 2344 1340 3684 1524 1564 3088 1931 823 2754 15404 16874 32278 63549 57258 120807 11 Spesa sociale e socio-assistenziale Ambito Monte Bronzone e Basso Sebino Aree e macrotipologia di interventi Servizio sociale e segretariato 9,09% Servizi sociosanitari integrati 7,43% Fondo di solidarietà Udp e gestione associata 1,17% 1,39% Anziani 20,38% Salute mentale 0,51% Dipendenze 0,02% Emarginazione- povertà 3,16% Immigrazione 0,63% Minori-famiglia 25,17% Disabili 31,05% Volume complessivo Basso Sebino spesa: € 3.086.258,43 Emarginazione Immigrazione povertà Dipendenze 1,04% 3,99% 0,14% Salute mentale 0,65% Minori-famiglia 29,75% Servizi sociosanitari integrati 11,07% Servizio sociale e segretariato 9,93% Disabili 25,52% Anziani 15,17% Fondo di solidarietà 1,13% Udp Accreditamento e gestione 0,03% associata 1,59% Volume complessivo Spesa provincia di Bergamo : € 130.351.138,53 Compartecipazione dei comuni alle risorse associate del Piano di ZonaMedia regionale: 55,19% 4 3 2 1 0 0% - 10% 10% - 20% 20% - 30% 30% - 40% 40% - 50% 50% - 60% 60% -70% oltre Media provinciale: 44,32 % Ambito Basso Sebino: 50,73% Spesa procapite complessiva a livello comunale: in range 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 sino a 85 da 86 a 100 da 100 a 115 da 116 a 130 da 130 a 150 Media ambito spesa procapite solo comuni: € 68,43 Media provinciale spesa procapite solo comuni: € 91,20 oltre 150 Spesa procapite complessiva a livello comunale: distribuzione 120, 00 108,89 100, 00 86, 11 80, 00 70,30 67,90 60, 00 54,09 53, 38 48,32 48,56 47, 40 40, 00 38,22 30,67 29,12 20, 00 24, 16 20, 27 12,77 19,68 16,68 19,62 22,50 18, 44 13,18 10,53 6,35 5,17 0,00 llo o ng a B R so E ar G AM A SC A Media comuni ambito € 68,43 Media comuni provinciale € 91,20 Pro -ca pite all'U dP vi lo ic a a ol o n er ic ic so r m sp re an os an ad go vi vi v ta rn rz nd o st o ed sa pr pa ga re s. s. o ra ra ar da da ed fo cr ar ar P ro-c apite c om une Uno spaccato: Compartecipazione dell’utenza nel finanziamento della spesa a livello comunale 6 5 4 3 2 1 0 0-5% 5% - 10% Media ambito: 9,87 % Media provinciale: 12,73% 10% - 15% 15 -20% 20% -25% oltre AMBITO TERRITORIALE BASSO SEBINO Quadri operativi degli interventi riferibili all’Osservatorio Nuove Generazioni Proposta per l’anno 2012 e linee di lavoro per il triennio Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 1 Azioni 1) Promozione capitale sociale e associativo del territorio 2) Animazione minori esperienze tra generazioni 3) Transizioni giovanili: inforienta su scuola, lavoro, tempo di vita 4) Promozione delle 5) Sostegno alla risorse giovanili integrazione e all’intercultura imprenditività e valorizzazione territorio. 6) Sostegno alla genitorialità sociale Processi attesi Operatori di animazione sociocultural Soggetti Accordo di programm a Comuni Minori e Giovani Operatori di cittadinanza attiva Informagiovani Basso Sebino L. 23 Comuni e Ufficio di Piano del Basso Sebino Assessorati Politiche sociali, Cultura e Istruzione Reti Adulte e responsabilità sociali nei paesi Comuni e Assemblea Sindaci Prodotti Centro Servizi Volontariato CSV: sportello e promozione giovanile - Sostegno con attività e sportello alle esperienze di volontariato territoriali - Promozione di esperienze di volontariato giovanile - Crescita delle reti e delle connessioni con referenti adulti del Basso Sebino - Crescita rete socioassociativa famiglie e genitorialità sociale • Ex Leggi di settore politiche promozionali minori, giovani e famiglie del Basso Sebino • Assemblea dei Sindaci e Ufficio di Piano Distretto socio-sanitario del Basso Sebino Operatori di partecipazione. sociale Servizi e Soggetti Socio educativi La Lepre e la Tartaruga -Crescita delle attenzioni verso le nuove generazioni nelle comunità locali del Basso Sebino -Aumento protagonismo di minori e giovani - Accrescimento delle capacità di auto orientamento giovanile. Operatori di comunicazione orientatori - Azioni di Nei paesi, attività di animazione, extrascuola, laboratori estivi per bambini e pre adolescenti. informazione, orienta-formazione, nel territorio e nelle scuole del Basso Sebino. Comunicazione e presenza nelle transizioni giovanili Il Faro: servizi e azioni per l’integrazione e l’intercultura - attività di ricerca azione che promuovono esperienze di responsabilità e d imprenditività tra giovani del Basso Sebino, valorizzandone il territorio - Azioni di infoorienta promozione integrazione, barometrazione degli immigrati e delle loro famiglie nel Basso sebino Fare politiche per minori e giovani nel Basso Sebino: Occasioni di Osservatorio Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 2 Operatori di integrazione e partecipazione - produzione di esperienze socio familiari nel rapporto con i tempi di vita e con i servizi educativi dei figli. - Consolidamento collaborazioni con Oratori e scuole di base e Superiori, i contesti aggregativi ed espressivi giovanili nel territorio del B. Sebino - Crescita e rinforzo di funzione dell’ONG per le politiche promozionali verso le nuove generazioni nel territorio del Basso Sebino - Sviluppo di investimenti dei Comuni per minori e giovani Nella definizione del quadro degli interventi riferibili all’Osservatorio Nuove Generazioni per il 2012, accogliendo anche le indicazioni che provengono dai referenti tecnico-politici, si ritiene appropriato: • Mantenere la considerazione degli elementi di complessità che attraversano anche le comunità di un territorio circoscritto e “omogeneo” come può essere quello del Basso Sebino • la continuità con le direzioni tracciate negli ultimi anni, ordinate nel 2011 nella Progettualità di Veci e Bocia e, allo stesso tempo la dinamicità e le possibili evoluzioni di contesto, a partire dalle condizioni di crisi che sta caratterizzando il paese. L’ottica introdotta nell’annualità precedente a “Veci e Bocia” pare tutt’ora convincente e pertanto si propone di continuare a lavorare ponendo al centro della attenzione progettuale l’incrocio con i dei/delle giovani cittadini/e del territorio. In particolare, come dicevamo un anno fa, provando a: • sostenere e/o progettare percorsi di coesione sociale e di offerta a tutti/e della possibilità di trasformare beni e servizi in progetti di vita”. Con processi di ricomposizione sociale attenti a evidenziare itinerari di cittadinanza e di buona convivenza nelle comunità locali del Basso Sebino. • valorizzare e promuovere tutte le forme “di passione civile ed educativa” che possono rappresentare la cifra di cittadinanza costruibile nel territorio. • stimolare il dialogo tra le generazioni, non solo come formula di convivenza pacifica, ma anche nella ricerca di progetti comuni e condivisi da gruppi di persone di diversa età… progetti orientati alla realizzazione di iniziative ed azioni civiche, il cui valore consiste precisamente nel carattere intergenerazionale e nell’utilizzo delle rispettive capacità e dei valori propri delle diverse generazioni”. (Conflitti a scuola: problema o esperienza educativa – Supplemento al n. 12/2009 di A. S.) • sensibilizzare e promuovere i diritti di tutti/e i/le cittadini/e giovani, a partire dal diritto al sapere e alla formazione (conoscere, valutare, decidere, assumere responsabilità, in merito a condizioni, opportunità, …) • sviluppare occasioni e progettualità che permettano di esplorare e di muoversi fra i diversi livelli della partecipazione, dalla fruizione delle attività alla produzione condivisa, garantendo le pre-condizioni partecipative ovvero la diffusione in modo chiaro e trasparente delle informazioni. Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 3 A tal proposito si confermano alcuni ITINERARI e POSTAZIONI per incrociare i suddetti percorsi umani. Sostenere processi di comunicazione, di informazione, di orientamento ai minori e giovani del territorio Avere cura e sostenere, in collaborazione con i referenti dell’associazionismo familiare, le responsabilità educative genitoriali; aumentare le consapevolezze e le premure sociali di genitori nella relazione con le nuove generazioni e agevolare il consolidamento della rete di Genitori del Basso Sebino tramite azioni di raccordo con i progetti L. 23 Presidio di iniziative e di opportunità di animazione per rilanciare coinvolgimenti comunitari ampi in grado di continuare a promuovere 1. un incrocio fra mondi diversi 2. il coinvolgimento di adolescenti 3. la partecipazione dei genitori Continuare a favorire le responsabilità dei giovani del Basso Sebino, sia nella prospettiva delle aggregazioni socio culturali presenti sia nella prospettiva ambientale Curare le relazioni interculturali e favorire processi di integrazione dei minori e delle famiglie migranti 1 e 2° generazione INIZIATIVE PER RILANCIARE LA CULTURA DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA. Sostenere occasioni che nei territori facciano prendere più consapevolezza della necessità, per una società che voglia dirsi civile, occuparsi di promuovere il valore e l’importanza di dedicarsi a far crescere bene i/le propri/e figli/e Partecipare, soprattutto in relazione all’Istituto Serafino Riva, alla produzione di opportunità e occasioni per evidenziare i passaggi, l’evoluzione dei percorsi e delle storie della vita giovanile con uno sguardo centrato sull’idea di cittadinanza (fra orientamento, lavoro e dispersione scolastica) Stimolare e accompagnare esperienze giovanili (singole e/o associate) in grado di rappresentare la propria espressività, creatività, socialità e significatività di tempo libero; Funzioni da continuare a chiedere alle istituzioni locali offrire supporti, occasioni nella logica prevista dall’art. 3 della costituzione di contribuire a rimuovere ostacoli…. Incoraggiare e favorire la riflessione e la condivisione dell’idea di contesto sociale a cui si fa/a cui fare riferimento nella propria comunità Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 4 chiamare, interrogare, presidiare responsabilità AZIONE 1: ATTIVITA’A FAVORE DEL VOLONTARIATO E DELL’IMPEGNO SOCIALE DEI GIOVANI POLO CURE PRIMARIE Sperimentare percorsi formativi rivolti a Volontari, operatori sciali, operatori Sanitari per “curare “ la promozione dei poli per la salute (es. vd.Viadanica) Costruzione di strumenti : es. la bacheca del volontariato presso quelle sedi,… • • • • • • • • AMBITO BASSO SEBINO SPORTELLO CSV (Martedì pomeriggio) POLO FORMAZIONE RUOLO VOLONTARIATO • Vigolo : formazione “Il trasporto sociale “ • …. Le offerte possibili “Scopriti volontario”: azioni di promozione rivolto ai cittadini Corso di formazione (per tema, per aree di intervento, sul ruolo,..) Progetto giovani: Con Scuole , con CRE, incontro con mondo volontariato, giornate, uscite estive promosse da volontari ,… Formazione mista (operatori sociali, sanitari, dei servizi e volontari ) sui Punti Unici di Orientamento e Informazione PUOI- Come facilitare l’accesso ai servizi Bando del volontariato, promosso all’interno dell’Osservatorio Nuove GenerAzioni: coordinarsi tra Associazioni Formazione per le RSA del territorio – Area Anziani Consulenze specifiche presso sportello CSV Comunità Montana Altro da sperimentare in base ai bisogni e alle idee che emergono POLO FAMIGLIE : • …. • • POLO GIOVANI : Sportello Mente e Cuore presso Istituto Superiore di Sarnico Attività orientamento classi terze Istituto Superiore di Sarnico … Accordi : 1. Assessori, Associazioni di Volontariato, Parrocchie, Servizi , Operatori sanitari, Gruppi di Cittadini interessati possono contattare la referente di CSV Claudia Ponti ( cell di servizio 392.9585478) per segnalare intenzioni, chiedere di attivare iniziative,.. 2. Csv manderà lettere alle associazioni di volontariato per informarle 3. quando arrivano richieste, ci si vede con Assessore del /dei Comuni competenti per dare il via alle iniziative in maniera coordinata Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 5 Coop. Impronta Azione Attività Prodotti previsti Orientamenti operativi di lavoro 2 Nello specifico si identificano “format di attività” che, pur mantenendo una naturale propensione ad essere modellate in funzione della realtà locale, intendono sollecitare i singoli paesi nella lettura degli ambiti possibili di intervento e dei bisogni interni alla comunità più marcatamente mirati. Prevediamo tre fasi di lavoro così suddivise: Animazione minori FEBBRAIO/MARZO una prima fase di raccolta dati e informazioni dai singoli paesi dell’Ambito in merito ai bisogni e alle opportunità locali per costruire una ipotesi programmatoria annuale il più possibile realistica e compatibile con le risorse a disposizione MARZO/APRILE una seconda fase di pianificazione del lavoro da realizzare nel corso dell’anno Gennaio Dicembre 2012 APRILE/DICEMBRE una terza fase di realizzazione delle attività locali che assumeranno connotazioni specifiche a seconda dei bisogni e delle esigenze raccolte FORMAT DI ATTIVITA’ • Promozione e accompagnamento a favore delle esperienze extrascolastiche (spazi compiti) con l’attenzione a sostenere forme di autorganizzazione degli adulti locali, promuovendo gli “apprendimenti” dei minori e degli adulti (max 30 h educative per paese) • Realizzazione di forme creative di animazione locale per facilitare l’incontro tra le generazioni, da realizzare all’interno Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 6 In continuità progettuale con le esperienze realizzate nel 2011 (Veci e Bocia) e coerentemente con il lavoro svolto in questi ultimi anni all’interno dell’area “animazione minori”, proponiamo per l’anno 2012, un lavoro a sostegno delle esperienze locali identificabili all’interno delle progettualità “Extrascolastiche”, tenendo alta l’attenzione su: 1. Il supporto e sostegno al riconoscimento e alla valorizzazione delle competenze, conoscenze e abilità che singoli, gruppi, enti e istituzioni esprimono dentro le comunità locali in rapporto all’educazione e alla crescita delle nuove generazioni, facilitandone la mobilitazione e l’organizzazione 2. Il mantenimento degli amministratori comunali quali interlocutori primi in merito alla realizzazione di processi di corresponsabilità (progettuale, decisionale, economica) nella realizzazione dei progetti e delle attività rivolte ai minori della propria comunità, per contrastare “processi di delega” o “affidamento” acritico e enti o istituzioni sovralocali (es. Ambito Territoriale) delle attività dei paesi e/o costruite ad hoc (laboratori nei CRE, nelle biblioteche, attività mirate alla conoscenza e la valorizzazione della propria storia comunitaria…) (max 10 h educative per paese) • Sostegno integrato alle esperienze estive dei CRE locali, nelle fasi di avvio, programmazione e monitoraggio all’interno delle singole realtà (max 20 h educative per paese). Si prevede l’impegno operativo di: Gennaio Dicembre 2012 Animazione Una figura di riferimento nella tenuta complessiva del progetto, nella relazione con i singoli interlocutori e nella gestione dei piani sovralocali e provinciali Una o più figure educative nella realizzazione delle attività dentro i paesi minori La realizzazione delle attività nelle singole comunità locali è da considerarsi in una logica di integrazione e compartecipazione tra le risorse economiche, umane e strutturali messe a disposizione dell’Ambito e quelle dei singoli paesi. Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 7 3. Il coinvolgimento dei soggetti locali nelle fasi di preparazione, realizzazione e verifica delle attività, per rinforzare la percezione di autoefficacia e processi di autonomia all’interno di una logica di Empowerment individuale e comunitario 4. Il potenziamento di occasioni, luoghi e tempi dell’incontro tra diverse generazioni, come patrimonio da conoscere e ri-conoscere, per promuovere senso di appartenenza, coesione sociale e legame all’interno della comunità 5. La promozione e la valorizzazione delle forme laboratoriali come “attivatori” di curiosità (per minori e adulti) e quali strumenti “medium” nell’incontro tra le persone (bambini/bambini, adulti/adulti, bambini/adulti). Piano Operativo 2012 Servizio Informativo Front office Le informazioni sono erogate durante l’attività di apertura al pubblico: * • Informagiovani di Sarnico Martedì e Giovedì dalle 15.00 alle 18.00 • Antenne Territoriali (Adrara San Martino, Tavernola Bergamasca, Credaro) Lunedì, Mercoledì e Venerdì dalle 15.30 alle 17.30 I giorni e orari di apertura delle Antenne sono proposti in via ipotetica; saranno confermati dopo opportune verifiche con i referenti comunali dei Paesi citati. Le attività svolte sono: • colloquio informativo (Accoglienza e analisi della domanda); • attività di informazione e primo orientamento (Accesso alle informazioni cartacee presenti e consultazione delle bacheche; ricerca di informazioni con il supporto dell’operatore o in autonomia); • servizio di tesseramento AIG (Tessera Ostelli); Consultazione di registri a disposizione dell’utenza (Registro ripetizioni); • compilazione schede di rilevazione dell’utenza; • invio ad altri servizi di utenti/target che manifestino un bisogno diverso da quello pertinente al servizio e al quale sia possibile rispondere con strumenti e metodologie caratteristici dell’Informagiovani; • accompagnamento degli utenti di ritorno al servizio alla progressiva assunzione di maggiore autonomia nella ricerca ed elaborazione di informazioni. Preparazione delle aperture e back office Una parte fondamentale del back office è spesa immediatamente prima delle aperture al pubblico, finalizzata alla preparazione dell’apertura stessa; altre attività di back office avvengono in ulteriori momenti rispetto alle aperture: • gestione posta elettronica e cartacea; • aggiornamento materiale cartaceo in dotazione; • aggiornamento bacheche presenti all’Informagiovani; • manutenzione spazio dedicato alle tematiche; • aggiornamento del Registro Ripetizioni; Le azioni precedenti sono rese possibili dalle seguenti attività: • selezione e inserimento degli annunci di lavoro nel sistema SISAL e SISAE (Sistemi Integrato di Selezione degli Annunci di Lavoro della Cooperativa Spazio Giovani); • ricerca di informazioni a seguito di particolari richieste degli utenti o pervenute via mail o telefono; • aggiornamento costante della mappa delle fonti informative e gestione dei contatti con le stesse; • reperimento di materiale informativo, sia attraverso il contatto e lo scambio con le fonti locali, sia in raccordo con la rete degli Informagiovani di Spazio Giovani nella Bergamasca e tramite l’Agenzia di Spazio Giovani per altre province o per il territorio regionale e nazionale; • produzione di materiale tematico e specifico (guide, volantini, cartoline, newsletter, etc); • inserimento in apposito programma e tabulazione dei dati di rilevazione dell’utenza; Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 8 Una parte fondamentale del lavoro di back office concerne la promozione sia del servizio, in senso più generico e nella sua nuova organizzazione, sia delle specifiche attività svolte: • invio delle Bassosebino News, con cui informare utenti iscritti ed istituzioni su particolari novità, iniziative ed opportunità a breve termine; • manutenzione ed aggiornamento del profilo Facebook, con la costante ricerca di nuovi “amici” e la divulgazione tramite messaggeria pubblica e privata di informazioni veloci; • creazione di un nuovo volantino/card del servizio e sua distribuzione; • pianificazione di un nuovo sito internet del servizio e sua manutenzione. Attività di rete e coordinamento Alcune attività sono funzionali a garantire qualità al lavoro di front e back office: • contatto e manutenzione della rete territoriale (Funzionale alla circolarità e al reperimento di informazioni, alla promozione del servizio e delle Antenne Territoriali); • partecipazione alle équipe e incontri di coordinamento (per la progettazione, pianificazione e il monitoraggio delle azioni); • produzione di relazioni e report di programmazione e valutazione (Piano Operativo, Valutazione semestrale e annuale, indagine utenza). Servizio di Orientamento Attività di counselling orientativo individuale: • percorsi individuali di orientamento alla scelta della scuola superiore; • percorsi individuali di orientamento alla scelta dell’Università; • percorsi individuali di ridefinizione del proprio obiettivo professionale e costruzione del bilancio di competenze relativo alle esperienze svolte. Attività di rete e coordinamento Alcune attività sono funzionali a garantire qualità al lavoro di front e back office: • contatto e manutenzione della rete territoriale (Raccordo costante con le istituzioni scolastiche e i referenti per l’orientamento in uscita e ingresso); • partecipazione alle equipe e incontri di coordinamento (per la progettazione, pianificazione e il monitoraggio delle azioni); • produzione di relazioni e report di programmazione e valutazione (Piano Operativo, Valutazione semestrale e annuale, indagine utenza). Progetto Scuola In continuità con gli anni precedenti, in collaborazione con i diversi Istituti Comprensivi di Sarnico, Villongo e Tavernola, si prevedono per quanto riguarda l’informazione e l’orientamento in uscita: • incontri con i genitori degli studenti e studentesse delle Classi II (Aprile-Maggio) sul tema delle professioni e degli sbocchi sui mercati del lavoro (con particolare attenzione al contesto locale) e III (Novembre-Dicembre) a carattere informativo e di orientamento, finalizzati alla scelta dei percorsi dopo la terza media; • la realizzazione e distribuzione dell’edizione 2011 della Newsletter dedicata agli Open Day degli Istituti Superiori e degli enti di Formazione Professionale in Provincia di Bergamo e Brescia (Novembre e Dicembre); Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 9 Progetto Istituto Superiore Riva La proposta per le classi IV e V prevede attività diversificate in base al settore di interesse: LAVORO 1. Laboratori di scrittura del Curriculum Vitae in formato europeo e ricerca del lavoro, da svolgere direttamente in Aula Informatica (Aprile-Maggio). FORMAZIONE 2. Incontri orientativi sui criteri di scelta consapevole in relazione agli obiettivi professionali e formativi (Marzo-Aprile); 3. incontri informativi sul Sistema Universitario: lauree triennali e magistrali, crediti formativi, tempistiche iscrizione, test selettivi o attitudinali, etc. (Febbraio-Marzo); 4. laboratori sulla scelta di percorsi di formazione non tradizionali, con particolare attenzione a tutte quelle esperienze di educazione non formale e informale quali: Servizio Civile Nazionale, Servizio Volontario Europeo, esperienza Au Pair, etc. (Marzo). Progetto EDA Le attività proposte si differenzieranno in base alle diverse fasce d’età ed esigenze: • per il corso pomeridiano frequentato da adolescenti si proporrà un incontro informativo sull’obbligo scolastico e l’offerta formativa del territorio; • per i giovani del corso serale, invece, un incontro informativo sui percorsi di formazione per adulti (corsi serali, dote regione Lombardia, etc) e un percorso sulla ricerca attiva del lavoro (compilazione CV, normativa, strumenti e tecniche). PROGETTO LA CAMERA OSCURA Predisporre in accordo con Istituti Comprensivi e Istituto Superiore uno strumento per conoscere i bisogni formativi, le scelte scolastiche e le prospettive lavorative dei giovani studenti del territorio. Lo studio e l’implementazione di tale strumento vedrà un finanziamento straordinario per l’anno 2012, per gli anni 2013- 2014 la manutenzione è a carico del progetto ordinario dell’informagiovani. Per il progetto Informagiovani Davide Simonazzi – Coordinatore progetto Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 10 PIANIFICAZIONE ORARIA Progetto Informagiovani e Orientamento Sarnico - Comnunità Montana Laghi Bergamaschi Ore anno Attività Allocazione risorse N.ro settimane Coordinamento n.ro turni /sett. N.ro attività 100 Equipe di progetto e coordinamento tecnico operatori (progettazione, pianificazione, supervisione e monitoraggio) Raccordo con referenti tecnici e politici di Comunità Montana Partecipazione ONG/Tavoli territoriali Ore turnoattività TOTALE 10 3 30 6 2 12 10 3 30 Lavoro di rete territoriale 16 Produzione relazioni/back office 12 100 Informagiovani 1000 Front office Informagiovani Sarnico + attività di preparazione aperture 45 2 90 4 360 Front office Antenne Territoriali + preparazione apertura 45 3 135 2,67 360 SISAL e SISAE Selezione annunci di lavoro da fonti locali e di annunci relativi a mobilità europea per studio e lavoro 45 1 45 1 45 Back office (ricerca, reperimento e produzione di materiali informativi; ricerca di informazioni su richiesta; produzione di materiale promozionale) 45 1 45 2,5 112,5 Progetto Scuola Promozione e lavoro di rete territoriale Partecipazione équipe e incontri di coordinamento 15% 60 32,5 13% 30 4% 1000 Orientamento 135 Sportello Orientamento 70 Progetto Scuola 49 Attività generale di gestione, rete territoriale e coordinamento 16 135 Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 11 15% tracce di sviluppo azione 4 DECLINAZIONI ITINERARI e POSTAZIONI Mantenere aperta la disponibilità a sostenere eventuali processi animativi prodotti nei/dai paesi Attraverso il progetto La Lepre e la Tartaruga e consapevoli della attivazione del Consultorio garantire proposte di sostegno alle competenze genitoriali costruire, a partire dalle relazioni con le realtà con cui ci sono già, legami fra le diverse iniziative orientate a promuovere la genitorialità e le premure sociali (provando a far circolare fra i gruppi il potenziale prodotto da ciascuna realtà) sviluppare approfondimenti sull’evoluzione delle responsabilità e disponibilità genitoriali, • presidiare le relazioni socio-istituzionali con i soggetti e nelle forme che i territori consentiranno, anche attraverso la produzione e il conferimento di materiale informativo Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 12 • fra disagi, dispersioni e produttività nelle scuole : supportare progetti specifici di contrasto alle frammentazioni, di potenziamento alle “educazioni specifichesalute, cittadinanza,…) • Mantenere il raccordo con le iniziative dei contesti associativi giovanili a valenza sovracomunale, sia come opportunità di conoscenza dell’evoluzione dei fenomeni che di eventuale valorizzazione di azioni specifiche • Mantenere la mobilitazione, anche attraverso il collegamento con la progettualità di Veci e bocia (eventi conclusivi), dei potenziali GAL e Bando Volontariato, di risorse giovanili improntate agli investimenti sulle imprenditività possibili 1. Riprendendo anche quanto già segnalato nel paragrafo della declinazione degli itinerari si possono fissare i seguenti: • Incremento della quantità e qualità degli scambi fra le diverse realtà formali ed informali di adulti: costruire almeno un’iniziativa condivisa • Accompagnamento del progetto “La lepre e la tartaruga” • Favorire i collegamenti con il Consultorio • Produzione degli eventi di chiusura di Veci e Bocia come occasioni di riflessione su bisogni e potenziali giovanili. • Ampliare il numero di referenze giovanili territoriali • Raccogliere – fornire informazioni, per sollecitare e mantenere il raccordo fra le progettualità interne alle comunità ed il quadro ONG • Offrire risorse che garantiscano il diritto-responsabilità delle istituzioni di programmare al meglio le politiche per le nuove generazioni Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 13 • Mantenere conoscenza e comprensione complessiva del rapporto fra inclusioniesclusioni scolastiche • Consolidamento del raccordo fra progettualità dell’ONG e dell’Ist. S. Riva (anche tramite supporti dedicati) a maggior garanzia del diritto al sapere e alla formazione per tutti Operatore consulente e coordinat Verificando il quadro delle risorse a disposizione e l’andamento dello storico di questi anni, si prevede e si propone di mantenere la stessa percentualizzazione degli ultimi anni Totale • monitoraggio complessivo del lavoro educativo • tenuta della rete di relazioni sottese al lavoro • partecipazione al gruppo di coord. sovrazonale • supporto alle singole realtà nella definizione delle iniziative • interventi in loco e ad hoc con gruppi adolescenziali attività di animazione socio culturale nei paesi Il livello sovralocale Mantenere la mobilitazione, anche attraverso il collegamento con la progettualità di Veci e bocia (eventi conclusivi), dei potenziali GAL e Bando Volontariato, di risorse giovanili improntate agli investimenti sulle imprenditività possibili Partecipazione alla produzione di opportunità e occasioni per stare in relazione con le scelte, i passaggi, l’evoluzione dei percorsi scolastici,… ore 30 120 33 Avere cura e sostenere le responsabilità educative genitoriali 30 Attività di regia ONG 30 TOTALE Personale 230 NB: In previsione di eventuali iniziative è da presupporre un budget per acquisto materiale Durante il tempo di realizzazione ci si preoccuperà del mantenimento della messa in comune dei pensieri, delle rappresentazioni, dei significati per permettere la definizione di dimensioni culturali socializzate e maggiormente condivise, anche attraverso materiali documentativi e contributi portati, se richiesti, in eventuali manifestazioni pubbliche. Responsabile del progetto per la Coop il Cantiere Manfredi Pietro Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 14 IL FARO per lo sviluppo interculturale del Basso Sebino Azione 5 INDICAZIONI PROGETTUALI 2012 PREMESSA Governare i processi di integrazione si sta sempre più rivelando un’operazione complessa (ma auspicata) in quanto coinvolge un crescente numero di soggetti, di progettualità, di reti, di fondi, ecc. In questi anni, il lavoro di tenuta, indirizzo e promozione, intersecato al lavoro diretto “sul campo”, a fianco di un sempre più attivo terzo settore, sta rendendo l’azione dell’interculturalità più fertile e organica, facendo emergere la necessità di una “regia” istituzionale e di un lavoro di “found-raising” (attraverso i molteplici bandi esistenti) per integrare le risorse economiche a disposizione.. OBIETTIVI Le indicazioni progettuali per il 2012 vanno nella direzione di: • sostenere la realizzazione del progetto “LENTI DI INGRANDIMENTO sull’intercultura nel Basso Sebino” finanziato dalla Fondazione CARIPLO; • dare continuità/consolidamento alle “buone prassi” sin qui sperimentate; • garantire il minimo di agibilità alla funzione di governo e conduzione delle azioni progettuali previste; • sollecitare e sviluppare partenrship per la partecipazione a bandi. AZIONI 2012 A. Interventi a supporto dell’inserimento/inclusione dei minori stranieri e delle loro famiglie nei contesti scolastici e socio-educativi. Grazie alle risorse derivanti dal finanziamento CARIPLO al progetto “Lenti di ingrandimento sull’intercultura nel Basso Sebino”, verrà curata la continuità degli interventi in corso e l’azione di rinforzo dell’équipe di “agenti”. Si auspica inoltre lo sviluppo di connessioni con altri ambiti che potrebbero godere della risorsa “mediazione culturale”: l’extra-scuola, l’orientamento, le scuole materne paritarie, il consultorio familiare… Particolare attenzione andrà data alla questione “mediazione” presso i servizi sociali e di tutela minori, con individuazione e coinvolgimento di mediatori competenti e neutri, nonché di risorse finanziarie ad hoc. Dettaglio: o conduzione “tavolo mediazione” o coordinamento/supervisione degli “agenti allo sviluppo interculturale” (mediatori) o progettazione e realizzazione di interventi a supporto dell’inserimento/inclusione del minore straniero e della sua famiglia, in particolare attraverso la risorsa “agente allo sviluppo interculturale”. Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 15 n. ore 15 20 200 soggetto Giancarlo Domenghini Giancarlo Domenghini Agenti / mediatori azione Conduzione tavolo mediazione Coordinamento/supervisione interventi mediazione Intervento per casi di mediazione B. Monitoraggio e lettura/restituzione fenomeno migratorio nel territorio. Oltre all’aggiornamento costante del bilancio demografico e del barometro dell’integrazione (con la nuova rilevazione in occasione degli eventi di “C’è un tempo per…2012”, incrociare altre rilevazioni possibili e utili (es.: le scuole dell’infanzia, l’orientamento…) anche in funzione degli sviluppi della crisi economica. Dettaglio: o raccolta ed elaborazione dati o redazione e diffusione appositi report n. ore soggetto azione 10 Giancarlo Domenghini Elaborazione dati e redazione report C. Promozione della cultura dell’accoglienza e del confronto interculturale nel territorio. Conferma della manifestazione “C’è un tempo per… 2012”, sostegno alla realizzazione della 6^ edizione del Festival di cortometraggi “C’è un tempo per… l’integrazione”, il tutto attraverso la “manutenzione” della rete esistente, l’interlocuzione con i soggetti (istituzionali, formali e informali) attivi e propositivi e lo sviluppo delle nuove modalità di coinvolgimento di giovani di seconda generazione avviata con il progetto “Veci e Bocia”. Dettaglio: o conduzione apposito “comitato organizzatore” per la realizzazione di “C'è un tempo per…” 2012; o costruzione e partecipazione agli eventi previsti da “C'è un tempo per…2012” o elaborazione e diffusione apposito materiale promozionale di “C'è un tempo per…2012” n. ore soggetto azione 35 Giancarlo Domenghini Regia e promozione “C'è un tempo per…2012” e affini 20 Agenti / mediatori Realizzazione “C'è un tempo per…2012 Contributo G2 motivazionale Promozione e realizzazione “C'è un tempo per…2012 forfait Grafico Pubblicità “C’è un tempo per…2012” D. Sostegno alle attività di informazione, consulenza e gestione pratiche e orientamento sociale e ai servizi per i cittadini stranieri residenti nel territorio. Tra le molteplici innovazioni legislative e procedurali in materia di immigrazione, per il 2012 bisognerà tener conto delle seguenti: - l’entrata in vigore della tassa sul titolo di soggiorno (dal 30 gennaio 2012); - l’avvio (dal 10 marzo 2012) dell’accordo di integrazione (il cosiddetto “permesso di soggiorno a punti) Oltre a sollecitare e disorientare i cittadini italiani e stranieri, queste novità inducono l’attivazione e/o manutenzione di connessioni operative con gli altri soggetti (istituzionali e non) coinvolti: - il coordinamento provinciale degli sportelli per l’immigrazione; - lo Sportello Unico per l’immigrazione della Prefettura di Bergamo; - i comuni che hanno aderito alla rete di assistenza al cittadino straniero per la compilazione dell’istanza di rinnovo del titolo di soggiorno (e quelli che vi vorranno aderire); - gli sportelli sindacali CGIL e CISL di Villongo e Sarnico; - l’ufficio sociale; - il servizio di consulenza fiscale / CAF svolto dal sig. Belometti per conto della Conf.s.a.l.; Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 16 - il CTP-EdA (per la prenotazione dei test di italiano); gli Istituti Comprensivi di Villongo, Sarnico e Tavernola per gestione del sistema di passaggio di informazioni sui nuovi ingressi in Italia (e a scuola) conseguenti all’istanza di ricongiungimento familiare supportata da Il Faro. Si ritiene quindi opportuno mantenere un sostegno alla regia dell’attività gestite dallo Sportello Immigrazione IL FARO. Dettaglio: o partecipazione a momenti di coordinamento/supervisione promossi dalla referente dello Sportello Immigrazione Gina Morzenti; n. ore soggetto Azione 10 Giancarlo Domenghini Supervisione E. Governo delle operatività di progetto. È la funzione chiave di tenuta del lavoro interculturale nel territorio; ha la responsabilità della gestione delle azioni sopraindicate e in corso, ed è riferimento continuo delle sollecitazioni da altri settori della società civile e delle istituzioni locali. Oltre che a consolidare e tenere operativo il “Tavolo stranieri 328” e le connessioni con l’UdP (che quest’anno dovranno produrre un contributo alla stesura del nuovo Piano di Zona 2012-2014), un lavoro importante è rappresentato dalle funzioni di promozione, di ricerca e produzione dati e la conduzione di gruppi di lavoro in funzione delle azioni previste. Altro aspetto significativo di questa funzione è l’attenzione a consolidare e ottimizzare le connessioni con le altre progettualità che si rifanno all’Osservatorio Nuove Generazioni, alle istanze del 3° settore del territorio e agli altri ambiti. Dettaglio: o partecipazione ad apposite riunioni e contributo nella redazione dei progetti per la partecipazione a bandi (es.: bando FEI); o cura del raccordo e del sostegno allo sviluppo di progettualità affini (es.: “Lenti di ingrandimento”, 6° Festival di cortometraggi “C’è un tempo per… l’integrazione”, L.23, ecc.); o conduzione Tavolo Stranieri L328; o interlocuzione con UdP; o partecipazione alle riunioni promosse dall’ONG. n. ore soggetto Azione Operatività x bandi (“Interculture” della Fondazione 20 Giancarlo Domenghini CARIPLO, bando FEI, ecc.) 10 Giancarlo Domenghini Operatività per altre Progettualità 15 Giancarlo Domenghini Conduzione Tavolo Stranieri L328 e interlocuzione UdP 20 Giancarlo Domenghini ONG Villongo, 2 febbraio 2012.. Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 17 Giancarlo Domenghini TITOLO INIZIATIVA Cofinanziamento di progetti ai sensi dell’art 4, commi 2, lettera g) e 9, lettera d) l.r. n.23/99 “Politiche regionali per la famiglia” e dell’art.36, comma 1, lettera a) l.r. n.1/08 “Testo unico delle leggi regionali in materia di volontariato, cooperazione sociale, associazionismo e società di mutuo soccorso” PIANO OPERATIVO DEL PROGETTO Titolo del progetto La Lepre e la tartaruga Azione 6 Dell’Associazione Laboratorio Famiglie Solidali Fase 1 Durata Soggetti coinvolti Obiettivo Attività Risultati attesi Descrizione 2 mesi Ente Capofila: Laboratorio Famiglie Solidali Partner 1: Parrocchia di Sarnico, Partner 2: Parrocchia di Villongo, Partner 3: Parrocchia di Credaro Partner 4: Fondazione Scuola Materna Sarnico Partner 5: Ambito Territoriale Monte Bronzone Basso Sebino • Riformulare, fra i soggetti coinvolti, il patto che sostiene la partnership/collaborazione • Individuare targhet specifici • Verificare la coerenza programmatica del progetto • Promuovere in maniera coordinata le azioni progettuali • Incontri fra i referenti dei soggetti coinvolti • Analisi delle esperienze precedenti, predisposizione e somministrazione di strumenti a conferma dei bisogni (con coinvolgimento di nuclei familiari) • Stesura di un documento di specifica delle offerte di sostegno • Predisposizione di materiale informativo - Avvio concordato delle azioni progettuali - Garantire il diritto all’informazione soprattutto per chi fa più fatica ad accedervi - Coerenza dei dispositivi comunicativi Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 18 Fase 2 Durata Soggetti coinvolti Obiettivo Attività Risultati attesi Fase 3 Durata Soggetti coinvolti Obiettivo Attività Risultati attesi Descrizione 6 mesi Ente Capofila: Laboratorio Famiglie Solidali Partner 1: Parrocchia di Sarnico, Partner 2: Parrocchia di Villongo, Partner 3: Parrocchia di Credaro Partner 4: Fondazione Scuola Materna Sarnico Partner 5: Coop. Sociale Il Battello Partner 6: Comune di Sarnico • ampliare e qualificare il supporto alle famiglie nell’assolvimento dei compiti educativi attraverso una riorganizzazione dei tempi dei servizi per l’infanzia • sostenere i compiti di cura nei momenti della partecipazione sociale Apertura e ampliamento delle possibilità di accesso agli anticipi e posticipi scolari e alle esperienze di accoglienza estive anche attraverso una riduzione delle quote di partecipazione Organizzazione di momenti di accoglienza di bambini e bambine in occasione degli impegni sociali e partecipativi dei genitori - Avere risposto ad esigenze di conciliazione temporale dei lavoratori, con particolare attenzione alle esigenze delle lavoratrici, in connessione a specifiche condizioni familiari. - Incremento dell’interesse dei genitori alle occasioni di esercizio sociale della propria genitorialità Descrizione 1 mese Ente Capofila: Laboratorio Famiglie Solidali Partner 1: Parrocchia di Sarnico, Partner 2: Parrocchia di Villongo, Partner 3: Parrocchia di Credaro Partner 4: Fondazione Scuola Materna Sarnico Partner 5: Ambito Territoriale Monte Bronzone Basso Sebino Realizzare un primo steep di monitoraggio delle esperienze, degli esiti e dei livelli di soddisfazione delle proposte Organizzazione di incontri fra operatori e referenti degli enti coinvolti Predisposizione e somministrazione di gradimento organizzativo ed educativo delle azioni proposte Un riscontro fra la bontà delle risposte e la lettura dei bisogni individuati Emersione di elementi in grado di riorientare l’azione successiva Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 19 Fase 4 Durata Soggetti coinvolti Obiettivo Attività Risultati attesi) Fase 5 Durata Descrizione 6 mesi Ente Capofila: Laboratorio Famiglie Solidali Partner 1: Parrocchia di Sarnico, Partner 2: Parrocchia di Villongo, Partner 3: Parrocchia di Credaro Partner 4: Fondazione Scuola Materna Sarnico Partner 5: Coop. Sociale Il Battello Partner 6: Comune di Sarnico Sperimentare, con alcuni gruppi familiari, “scambi tra quantità e qualità di tempo educativo” investito Attivare 3 laboratori e/o occasioni di incontro fra nuclei familiari attorno a temi riconducibili al rapporto fra compiti genitoriali e qualità del tempo educativo garantendo, per favorire l’incontro fra genitori, uno spazio di cura dei figli Adesione quantitativamente e qualitativamente significativa alle iniziative Aumento delle competenze e delle disponibilità genitoriali a individuare formule muove per rispondere alla tenuta di ruolo dentro a tempi educativi più stretti e ai bisogni di conciliazione dei tempi Descrizione 2 mesi Soggetti coinvolti Ente Capofila: Laboratorio Famiglie Solidali Partner 1: Parrocchia di Sarnico, Partner 2: Parrocchia di Villongo, Partner 3: Parrocchia di Credaro Partner 4: Fondazione Scuola Materna Sarnico Partner 5: Coop. Sociale Il Battello Partner 6: Comune di Sarnico Partner 7: Ambito Territoriale Monte Bronzone Basso Sebino Obiettivo Chiusura delle azioni e realizzazione un momento di verifica progettuale e di individuazione di ipotesi prosecuzione Attività Risultati attesi Incontri di monitoraggio progettuale per ogni realtà attivata Incontri di monitoraggio progettuale coordinato a livello di partner Raccolta di elementi utili alla valutazione del progetto e di indicazioni per la riprogettazione territoriale Condivisione degli elementi raccolti ed espressione condivisa di idee, pareri e stime in merito al percorso realizzato Gennaio 2012 Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 20 Carla Casati Le funzioni di Coordinamento dell’ONG 2012 CENTRO FORMAZIONE LAVORO ACHILLE GRANDI SOCIETA’ COOPERATIVA A.R.L. Le attività riguardanti le funzioni di Coordinamento dell’Osservatorio Nuove Generazioni dei Comuni e della Comunità Montana del Basso Sebino, fanno riferimento al quadro di sviluppo delle (6) azioni previste, e alla attenzione al consolidamento del ruolo di strumento socio istituzionale che l’ONG rappresenta per le politiche promozionali per i minori, i giovani, le famiglie e i migranti del territorio del Basso Sebino. Funzioni di coordinamento che, dentro alla complessità rappresentata dall’impianto di lavoro, si propone: come attenzione a “tenere composto” e visibilizzato il quadro di attività proposte dall’ONG come attenzione a fare spazio alle integrazioni nel quadro delle attività dell’ONG e al funzionamento dell’equipe come attenzione a gestire integrazioni tra parti delle attività ONG e il territorio • Il 2012 (anche attraverso esperienza promozionale maturata il progetto Veci e Bocia 2011) rappresenta una annualità in continuità con le articolazioni progettuali dell’anno precedente, da cui si mutua l’articolazione in azioni e le innovazioni, di processo e di prodotto, e le reti di connessione attivate nel corso di quel lavoro. Le azioni in gioco, prevedono occasioni tese a “far vedere e parlare le giovani generazioni”, ragionare sui “passaggi” giovanili, considerare pubblicamente il senso del lavoro che si va proponendo. Poi ci sono i genitori/ famiglie e le loro architetture sociali, l’appuntamento di “C’è un tempo per”… • Il lavorio di equipe e gli appuntamenti mensili sono il filo di conduzione e di tenuta dell’ONG. Interpretare e coordinare questo processo richiede, oltre alla conduzione delle riunioni dell’Osservatorio, di avere cura delle connessioni, di monitorare le diverse azioni nel loro evolversi, di produrre documentazione, elaborare prassi comunicative, strumenti e procedure utili al funzionamento del lavoro dell’equipe ONG. • Particolare cura va posta al lavoro teso a aumentare la comunicazione dell’Osservatorio, attraverso una attenta gestione delle informazioni, dei materiali progettuali e promozionali, verso le reti territoriali del Basso Sebino (rete amministratori, rete servizi, rete sociale e agenzie, rete giovanile e famiglie) . In questa logica, alla luce delle esperienze agite nelle precedenti annualità, un piano di riferimento relativo al rapporto tra attività e tempi prefigura una griglia che potrebbe essere così connotata: Ipotesi attività – ore - costi 2012 Coordinamento ONG Coordinare strategie dell’ONG - Report di fase, documentazione, strumenti di funzionamento organizzativo dell’equipe ONG. - Preparazione e gestione incontri dello staff ONG - Interfacciare/monitorare/ azioni previste - Cura dei processi comunicativi Gennaio 2012 Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 21 Totale 100 h Maurizio Noris Quadro riepilogativo risorse disponibili e incarichi ONG 2012: azio ne 1 2 3 4 5 6 7 Titolo azione Promozione capitale sociale e associativo del territorio Animazione minori esperienze tra generazioni Transizioni giovanili: inforienta su scuola, lavoro, tempo di vita Promozione delle risorse giovanili imprenditività e valorizzazione territorio. Sostegno alla integrazione e all’intercultura Sostegno alla genitorialità sociale Coordinamento ONG Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 22 !∀ ∀∀ !.........................................................................................2 ............................................................................................................3 ∀ #∃%∃∃%&............................9 ∋ (∃ ∃............... Errore. Il segnalibro non è definito. ) ( ..........................................12 ∗ ∃ ......................................................................14 1 +, −. ∀ # ∃ %%&∋%%%( / ∃ , 0.∀ . 1 o 0. ∀. 2∃ ∃∃∃.∃ ∃ 3 o ∗4. / ∀ ∃ ) ∗ + ,−−. #& % &&))/,&,−−.0)1 #∃%%&∋ % % 2 %( , ∃. , ∀5−. ∃ ∃ . /6 , 7 ∃/ + 89 ! ∀ ∀∃)3,+∃∃,−−. . : ∃ 2∃∃ 3 ! / / # ∃ % ! ∃ ∃ &∀ ∋( )∗ ! ∃ ∃ ∃ ∀∃ ∀ 2 +,%∃∃&. ∃./ ! ; / . . . 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Clusone Albino Lovere Sarnico Trescore Grumello Seriate Dalmine Bergamo 0 ;∃/. .Φ! /( 8Ε. , ( / 5 ADS per tipologia di fragilità Persone con 100 dipendenze 90 Persone adulte con disagio sociale Persone con patologia mentale 80 Persone anziane 40 Persone con disabilità 20 70 60 50 30 10 0 S e r i a t e D a l m i n e B e r g a m o G r u m e l l o T r e s c o r e S a r n i c o L o v e r e A l b i n o C l u s o n e V . B r e m b . V . I m a g n a I s o l a B . T r e v i g l i o R o m a n o ADS in carico ai servizi sociali per tipologia di fragilità Persone con dipendenze 12 10 Persone adulte con disagio sociale Persone con patologia mentale Persone anziane Persone con disabilità 8 6 4 2 0 B e r g a m o D a l m i n e S e r i a t e G r u m e l l o T r e s c o r e S a r n i c o L o v e r e A l b i n o C l u s o n e V . B r e m b . V . I m a g n a I s o l a B . T r e v i g l i o R o m a n o ∃./ ∃ = ∃∃ ,. ∃ = ∃ = ! Γ8/Ε .∃. < < ! =. / ∃ = 8 Ε / 6 tipologia amministratori di sostegno ads volontari a supporto del territorio ads volontari per pers. ospiti in strutture ads volontari per pers. in carico servizi sociali ads volontari per pers. in carico sindaco o altro ente ads ass. soc. per pers. In carico sindaco o altro ente 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 B e r g a m o D a l m i n e S e r i a t e G r u m e l l o T r e s c o r e S a r n i c o L o v e r e A l b i n o C l u s o n e V . B r e m b . V . I m a g n a T r e v i g l i o I s o l a B . R o m a n o ∃ ! / ∃ = 5 prestazioni territoriali a sostegno dell'ads informazioni generali aiuto predisp. ricorso aiuto individuaz. ads presa in carico individ. ads aiuto stesura relazione sociali aiuto compil. Rendiconto aiuto tenuta contatti c/o servizi spec. aiuto rapporti con beneficiario aiuto rapporti con altri servizi supporto al ruolo aiuto gesione atti straord. amm.ne ∃ ! 8Ε ∃∃ ∃∃ 8∀∗4Ε Η, !. /∃ = 7 TUTELE DEI PAZIENTI IN CARICO AI SERVIZI SANITARI interdizioni ads inabilitazioni % ∃ , / ( >. Φ / ∃ 8/Ε . / ∃ = , Φ.∃.7 DOVE VIVONO LE PERSONE CON PROTEZIONE GIURIDICA a domicilio in struttura 8 ADS IN CARICO AI SERVIZI SANITARI servizi 120 extrafamiglia 100 80 in famiglia 60 famigliari 40 20 0 ;, ∃. ∃. , . . / ΙΦ! /!,Φ ∃ <! !Φ < Φ7∃ = , ∃ ( . / ∃8∃Ε /6 ∃ 8 Ε. ∃ ∃∃ . ,%∃∃ > &> // > Φ.. . , > . / ! ∀#∃% ,%& ∃1 ∃∃ # Χ # 9 & ∋ . . . / ,%∃∃& < < 0 − ∃ ∃ = ϑ ∃ ∃ / / . = ΗΗΒ # 1 % . # ∀∀ 6(. 8 =Ε ! 7 / ∃ /. ∃∃ > . ,= ,∃∃. ∃1 ∃ , ∃ . , (. . 7 Χ % . , 0 % , . 1 ∃ ∃ # > ( ,( ∃ . , > & > ∃ . ∃ . Κ . ∃ ∃9 Κ . , ΗΗΒ #ϑ 1 % 8 ∀∀ ∀ Ε 8 =Ε ! 7 / ∃ /. ∃∃ ∃1 10 ∃ , ∃ . , (. . 7 % 8 6Ε ∃∃ ∃ , ∃1 ∃ Β= , + ∃ ∃ . . . 7/ # ∃ ∀ % . 8 Ε , . 1 ∃ ∃ # > ( ,( ∃ . , > & > ∃ . ∃ . 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Tutto ciò premesso, si conviene e si stipula quanto segue: ART. 1 – OGGETTO E FINI La Comunità Montana Monte dei Laghi Bergamaschi ed i: - Comune di Adrara San Martino - Comune di Adrara San Rocco - Comune di Credaro - Comune di Foresto Sparso - Comune di Gandosso - Comune di Parzanica 2 - Comune di Sarnico - Comune di Tavernola Bergamasca - Comune di Viadanica - Comune di Vigolo si accordano per gestire in forma associata il servizio di Informagiovani ed orientamento. 1. Il servizio informagiovani dovrà prevedere: - l’attività di apertura al pubblico (attività di front office), nella quale offrire informazioni e servizi specifici nei seguenti settori: formazione, lavoro, opportunità di studio e lavoro all’estero, servizi alla persona del territorio, mobilità internazionale, servizio civile nazionale e servizio volontario europeo, turismo, tempo libero, offerta culturale. Nell’ambito di questa attività è prevista l’attività di classificazione e organizzazione del materiale presente presso la sede del servizio informagiovani, al fine di renderlo facilmente accessibile a chi ne fa richiesta utilizzando e definendo strumenti appropriati; - l’attività di back office, finalizzata al reperimento e aggiornamento del materiale e alla produzione di materiale informativo specifico; - l’attività di territorio e l’attività nelle scuole, finalizzata alla promozione dell’informagiovani e alla 3 progettazione e realizzazione di attività specifiche di informazione e orientamento, nonché all’attività di ampliamento e manutenzione della rete con i soggetti locali significativi e con le fonti informative; - l’attività di raccordo con il coordinamento e la progettazione, programmazione e valutazione delle attività. L’orientamento, considerato come un processo personale, continuo e autonomo di educazione alla scelta, dovrà avere la finalità di favorire nelle persone una riflessione rispetto alle proprie risorse e capacità individuali per affrontare attivamente le fasi di passaggio, quali: - la transizione formazione/formazione (il passaggio dalla scuola media all’assolvimento dell’obbligo e al completamento del ciclo di studi secondario, da questo ai percorsi formativi post-diploma o all’Università); - la transizione formazione/lavoro (il passaggio dalla scuola superiore o dall’università al mondo del lavoro); - la transizione lavoro/formazione (il reinserimento in contesti formativi di soggetti attualmente impegnati in ambito lavorativo). ART. 2 – ENTE CAPOFILA E GESTIONE DEL SERVIZIO La Comunità Montana Monte dei Laghi Bergamaschi è 4 capofila per la gestione dei servizi. La sede del servizio viene individuato nel territorio del Comune di Sarnico, con antenne territoriali decentrate in alcuni comuni del Basso Sebino. ART. 3 – RAPPORTI FINANZIARI I rapporti finanziari fra gli enti associati sono ispirati al principio della solidarietà e della equa ripartizione degli oneri. Le spese per la gestione dei servizi oggetto della convenzione sono a carico degli enti convenzionati. Il servizio verrà così finanziato: a) una quota pari a 14.000,00 € carico del Comune di Sarnico; b) il resto a carico dei Comuni da suddividersi in base agli abitanti al 31.12 di ogni anno. c) Qualora si verifichino condizioni di bilancio che lo consentano, un contributo annuo della Comunità Montana, fino ad un massimo di € 5.000,00; La Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi provvederà a: 1) predisporre, entro il mese di ottobre di ogni anno, un preventivo analitico di tutte le spese per la gestione del servizio relative all’anno successivo, con il riparto delle stesse a carico di ciascun Comune convenzionato ed a trasmetterlo, dopo che questo avrà ottenuto il parere favorevole della Consulta dei Sindaci dei Comuni 5 aderenti, ai Comuni interessati affinché provvedano ad iscrivere nel proprio bilancio di previsione dell’anno successivo la quota di spesa di pertinenza. 2) predisporre, entro il mese di marzo di ciascun anno, il rendiconto della gestione dell’anno precedente con il relativo riparto definitivo e ad inviarlo ai Comuni. 3) I Comuni provvederanno al pagamento di quanto dovuto in due rate: la prima, pari al 50% di quanto previsto in sede di preventivo di spesa, da liquidare entro il mese di gennaio; la seconda entro 30 giorni dalla data di invio del consuntivo di spesa. Nel caso di ritardato pagamento delle quote, rispetto al termine assegnato, verranno addebitati gli interessi legali. ART. 4 – FORME DI CONSULTAZIONE E VIGILANZA La programmazione, le consultazioni, le verifiche ed il controllo dei servizi competono alla Consulta dei Sindaci dei Comuni aderenti. La Consulta è convocata dal Presidente dell’Assemblea dei Sindaci con invito scritto. Essa si riunisce obbligatoriamente, esprimendo parere: - nel mese di marzo per l’esame della gestione dell’anno precedente; - nel mese di novembre per la programmazione dell’esercizio successivo; - ogni qualvolta si renda necessario. 6 La riunione è valida con la presenza della maggioranza degli aventi diritto in prima convocazione; con almeno un terzo degli aventi diritto in seconda convocazione. La Consulta esprime i propri pareri a maggioranza dei presenti, su ogni argomento trattato. Le funzioni di segretario della commissione saranno svolte da un dipendente della Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi. ART. 5 – DURATA - RECESSO La presente convenzione ha durata dalla data di sottoscrizione fino al 31 Marzo 2015 (data di scadenza del Piano di zona 2012-2014). Il recesso è subordinato alle scelte relative all’intero Piano di Zona ed è regolato nelle modalità dall’Accordo di programma per la gestione del Piano di Zona 2012-2014 Non è prevista la possibilità di recedere dal solo informagiovani. Letto e sottoscritto Villongo, lì - Comunità Montana Laghi Bergamaschi - Comune di Adrara San Martino - Comune di Adrara San Rocco - Comune di Credaro - Comune di Foresto Sparso 7 - Comune di Gandosso - Comune di Parzanica - Comune di Sarnico - Comune di Tavernola Bergamasca - Comune di Viadanica - Comune di Vigolo 8 ACCORDO COLLABORAZIONE TRA FONDAZIONE IKAROS e LA COMUNITA’ MONTANA DEI LAGHI BERGAMASCHI AMBITO DEL BASSO SEBINO Per il progetto: SFA MINORI “PERCORSI EDUCATIVI E DI ORIENTAMENTO PER ADOLESCENTI A RISCHIO” Premesso che - Con decreto della Direzione Generale Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale- DGR n. IX/694 del 26 ottobre 2010- Fondazione Ikaros è stata accreditata sperimentalmente per un biennio l’unità d’offerta SFA MINORI denominata “Percorsi educativi e di orientamento per adolescenti a rischio”. - Fondazione IKAROS gestisce l’unità d’offerta sociale per l’erogazione di percorsi educativi individualizzati/percorsi di inserimento guidato al mondo del lavoro, secondo il progetto approvato dalla Direzione Generale Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale. - Le competenze di Fondazione IKAROS, anche attraverso l’utilizzo di una propria rete qualificata di operatori accreditati e/o autorizzati, comprendono l’erogazione dei seguenti servizi di: - colloquio di accoglienza (verifica requisiti destinatario – colloquio di orientamento e fornitura di informazione sui servizi disponibili – presa in carico del destinatario); - colloquio individuale approfondito delle specialistico problematiche (colloquio e delle per un esame caratteristiche del destinatario – redazione CV del destinatario); - incremento delle competenze o della riqualificazione delle persone integrando l’attività lavorativa con specifici percorsi di formazione individuali o di gruppo); Accordo Fondazione IKAROS SFA Minori 1 1 - promozione dei progetti di stage e project work per l’inserimento lavorativo; - - tutoring e counseling orientativo; - tutoring e supporto allo studio; - scouting aziendale e ricerca attiva del lavoro; - laboratorio dinamiche relazionali; il modello di policy che governa l’azione di Fondazione IKAROS, basato sulla centralità della persona e la valorizzazione del capitale umano attraverso l’implementazione di interventi mirati al raggiungimento di obiettivi specifici e personalizzati; - la necessità, emersa da un confronto con le scuole e i Servizi Sociali del Territorio, di una puntuale attuazione di concrete azioni volte a prevenire la dispersione scolastica e incrementare l’occupazione e l’occupabilità di adolescenti a rischio di drop out sociale; - la necessità, al fine di rispondere in maniera unitaria a tutti i bisogni espressi dal ragazzo, di istituire delle rete territoriali con i Servizi che hanno in carico l’utente attraverso la stesura di protocolli d’intesa. - l’esigenza emersa dalla Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi di usufruire dei servizi previsti dal progetto presentato da Fondazione IKAROS; TUTTO CIÒ PREMESSO l’Assemblea dei Sindaci del Basso Sebino, l’Ente Capofila Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi (di seguito denominata Comunità Montana) e la Fondazione Ikaros condividono e concordano quanto segue: Art. 1 – Finalità Il progetto si pone i seguenti obiettivi: Accordo Fondazione IKAROS SFA Minori 2 2 -favorire una presa in carico globale dell’utente e della famiglia come “portatore di bisogni” espressi e non espressi; - consolidare un sistema di rete territoriale tra servizi specialistici, servizi sociali, aziende e istituzioni scolastiche; -supportare la famiglia nella definizione di un piano educativo per la gestione di figli adolescenti - supportare la famiglia ad affrontare le problematiche di disagio dei figli -supportare la famiglia nell’implementazione di una comunicazione e relazione efficace con i figli - supportare gli adolescenti nell’individuazione di strategie atte a consolidare una propria identità “positiva” -prevenire comportamenti di devianza -prevenire la dispersione scolastica - orientare l’adolescente nella definizione di un percorso formativo o professionale individuando le competenze tecniche e trasversali aumentando il senso di autoefficacia - favorire la transizione dal percorso scolastico all’inserimento lavorativo supportando l’adolescente nella fase preliminare di scelta professionale. - supportare l’adolescente nelle fasi iniziali di ingresso nel mondo del lavoro attraverso percorsi formativi e orientativi mirati alla buona riuscita dell’inserimento. - garantire l’erogazione di una formazione adeguata per favorire l’integrazione nel contesto lavorativo - supportare i Servizi del Territorio a la scuola nella gestione di utenti in drop –out sociale. Art. 2 – Beneficiari Adolescenti dai 14 ai 18 anni per il “percorso educativo individualizzato” e adolescenti dai 16 ai 18 anni per il “Percorsi di inserimento guidato al mondo del lavoro”. Art. 3 – Istruttoria Le richieste di accesso allo SFA MINORI pervengono dall’Equipe Minori di Ambito. Il Servizio di segretariato sociale Comunale pertanto segnalerà all’Ambito il bisogno. Accordo Fondazione IKAROS SFA Minori 3 3 Il progetto individualizzato verrà condiviso con il Servizio Sociale di competenza e con la famiglia. Art. 4 – Fondo di sostegno In linea con quanto previsto dal progetto, la Comunità Montana mette a disposizione il lavoro dei propri operatori sociali (per un importo di € 5.000) per il monitoraggio e la condivisione dell’attività progettuale. Il progetto prevede inoltre l’attivazione di tirocini durante i quali ai ragazzi viene erogata una borsa lavoro. La Comunità Montana si impegna a sostenere le borse lavoro erogate da Fondazione Ikaros per l’importo di € 2.500. , previa autorizzazione e impegno di spesa del Comune presso il quale il minore è residente. Art. 5 – Utilizzo degli strumenti di supporto al reddito Il progetto prevede una quota d’iscrizione di € 100 a carico della famiglia. I rispettivi Comuni potranno decidere di intervenire in sostituzione della famiglia qualora lo ritenessero opportuno. Art. 6 – Monitoraggi Due volte all’anno (giugno 2012 e dicembre 2012) Fondazione Ikaros invierà alla Comunità Montana i report delle azioni promosse a favore dei cittadini, evidenziando il numero di servizi erogati, suddivisi per Comune di residenza del cittadino. Art. 7 – Durata Il presente accordo ha validità dal momento della sottoscrizione fino al 31 dicembre 2012. Nel caso in cui una delle due parti intenda recedere dall’accordo dovrà darne comunicazione alla controparte con 30 giorni di preavviso. Accordo Fondazione IKAROS SFA Minori 4 4 Art. 8 – Norme transitorie e finali Per quanto non previsto dal presente accordo si fa riferimento alla normativa vigente in materia. Fondazione Ikaros Daniele Nembrini Per la Comunità Montana La Responsabile dell’Ufficio di Piano Dott.ssa Francesca Bianchi Assemblea dei Sindaci Villongo, ……………………………. Accordo Fondazione IKAROS SFA Minori 5 5 ACCORDO DI COLLABORAZIONE TEMPORANEA PER LA GESTIONE DI AZIONI DI INTEGRAZIONE LAVORATIVA DEI SOGGETTI SVANTAGGIATI (ai sensi dell’art 119 del dlgs 267/2000) Tra Fondazione IKAROS – sede legale in via Casalino, 18 – 24120 Bergamo Rappresentata dal Presidente Sig. Nembrini Daniele nato a Trescore Balneario (BG) il 20/04/1968 e il Consorzio Servizi Val Cavallina – sede legale in via Don Zinetti, 1 – Rappresentata dal Responsabile Servizi Sociali Benvenuto Gamba nato a Alzano Lombardo il 19.01.1963; la Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi- ambito Basso Sebino- Rappresentata dalla Responsabile Servizi Sociali Francesca Bianchi nata a Calcinate il 21.08.1971 Premesse - le L.R. del 28 settembre 2006 n. 22 “Il mercato del lavoro in Lombardia” e L.R. del 6 Agosto 2007 n. 19 “Norme sul sistema educativo di Istruzione e Formazione della Regione Lombardia”, in cui si esprime la volontà del Legislatore di attuare interventi finalizzati alla promozione dello sviluppo occupazionale; - Fondazione IKAROS è un ente accreditato presso la Regione Lombardia all’albo degli operatori pubblici e privati per l’erogazione dei Servizi al Lavoro e per la Formazione Professionale; - le competenze di Fondazione IKAROS, anche attraverso l’utilizzo di una propria rete qualificata di operatori accreditati e/o autorizzati, comprendono l’erogazione dei seguenti servizi di: - colloquio di accoglienza (verifica requisiti destinatario – colloquio di Allegato accordo Fondazione IKAROS – ambiti area lavoro 1 orientamento e fornitura di informazione sui servizi disponibili – presa in carico del destinatario); - colloquio individuale approfondito delle specialistico problematiche (colloquio e delle per un esame caratteristiche del destinatario – redazione CV del destinatario); - bilancio di competenze (analisi delle esperienza formative, professionali e sociali); - incremento delle competenze o della riqualificazione delle persone integrando l’attività lavorativa con specifici percorsi di formazione individuali o di gruppo; - promozione dei progetti di stage e project work per l’inserimento lavorativo; - tutoring e counseling orientativo; - scouting aziendale e ricerca attiva del lavoro; - consulenza e supporto all’auto-imprenditorialità; - accompagnamento con azioni specifiche per inserimento dei lavoratori svantaggiati e con disabilità; - le competenze in materia di integrazione dei soggetti svantaggiati, ai sensi dell’articolo 6 e dell’articolo 22 della legge 328/2000 e della legge regionale 3/2008, da parte dei Comuni dell’Ambito Territoriale della Val Cavallina, della Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi- ambito del Basso Sebino - e del Consorzio Servizi Val Cavallina in qualità di ente capofila per l’attuazione del piano di zona per il triennio 2009-2011; - il modello di policy che governa l’azione di Fondazione IKAROS, basato sulla centralità della persona e la valorizzazione del capitale umano attraverso l’implementazione di interventi mirati al raggiungimento di obiettivi specifici e personalizzati; - la necessità, emersa nel tessuto socio/produttivo locale, di una puntuale attuazione di concrete azioni volte a favorire l’inserimento lavorativo, l’accompagnamento, l’orientamento al lavoro e il continuo sviluppo delle competenze delle singole persone; Allegato accordo Fondazione IKAROS – ambiti area lavoro 2 - l’esigenza emersa dal Consorzio Servizi Val Cavallina e dalla Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi- Sebino- ambito del Basso di usufruire dei servizi formativi e del lavoro tra quelli offerti da Fondazione IKAROS; Concordano: - di promuovere il presente protocollo di intesa per la gestione dei servizi formativi e del lavoro in supporto alle competenze, specifiche in materia, dei Comuni dell’Ambito Territoriale ai sensi della legge 328/2000 e L.R. 3/2008. - che Fondazione IKAROS si impegna a: a) realizzare uno o più servizi di: - informazione ed analisi dei fabbisogni; - accoglienza, selezione, orientamento delle persone/aziende interessate all’inserimento lavorativo o alla formazione; - realizzazione dei servizi di formazione, stage, project work, incontro tra domanda e offerta, accompagnamento e supporto all’avviamento imprenditoriale o all’inserimento lavorativo in azienda; b) supportare il segretariato sociale del Consorzio Servizi Val Cavallina e della Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi nella gestione di persone in condizione di fragilità sociale e lavorativa; c) garantire la trasmissione in forma elettronica al Consorzio Servizi Val Cavallina e la Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi, di un report quindicinale sulle opportunità lavorative e formative attive; - che il Consorzio Servizi Val Cavallina e la Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi si impegnano a: a) mettere a disposizione di Fondazione Ikaros, presso la sede dei servizi sociali della Val Cavallina – Centro Zelinda, spazi e strumenti adeguati allo svolgimento di quanto previsto dal presente protocollo e gli spazi del segretariato sociale del Basso Sebino sede operativa di Villongo; Allegato accordo Fondazione IKAROS – ambiti area lavoro 3 b) a collaborare, per quanto di competenza, con proprio personale alle azioni previste dal presente protocollo; c) a trasmettere ai Comuni, per l’affissione all’Albo Comunale, del report delle opportunità lavorative e formative che Fondazione Ikaros trasmetterà periodicamente; - che il presente accordo ha validità dal giorno 1 Giugno 2010 fino al giorno 31 Dicembre 2012; - che il costo per la gestione dello sportello secondo quanto specificato nell’allegato 1 è pari Euro 12.000,00 dei quali Euro 4.000,00 saranno cofinanziati da Fondazione Ikaros visto la collaborazione in essere sul territorio; Euro 4.000,00 dal Consorzio Servizi Val Cavallina e Euro 4.000,00 dalla Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi- ambito del Basso Sebino. - Che tale accordo potrà essere sottoposto anche a radicale revisione, a seguito di accordi istituzionali con la Provincia per quanto di competenza nel settore lavoro e con i centri per l’impiego. In tal caso si rivedrà l’accordo con fondazione IKAROS subordinandolo alle eventuali nuove risorse di questo quarto soggetto coinvolto, e si rivedrà conseguentemente l’impegno economico degli ambiti a favore della Fondazione. Firme dei rappresentanti: SIGLA E TIMBRO NOME COGNOME FIRMA Per Consorzio Servizi Val Cavallina: Sig. Benvenuto Gamba Per Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi Allegato accordo Fondazione IKAROS – ambiti area lavoro 4 __________________ Sig.ra Francesca Bianchi ________________ Per Fondazione IKAROS: Sig. Daniele Nembrini Bergamo, ……. Luglio 2010 Allegato accordo Fondazione IKAROS – ambiti area lavoro 5 ___________________ ALLEGATO 1 PROGETTO: SPORTELLO ORIENTAMENTO E RICERCA ATTIVA DEL LAVORO Obiettivo: Obiettivo principale del progetto è favorire e migliorare l’accesso al mondo del lavoro, la partecipazione e la posizione di persone svantaggiate (ultracinquantenni, disabili, extracomunitari), e giovani inoccupati che si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro. La crisi economica che coinvolge l’intero territorio nazionale ha interessato in modo particolare la realtà produttiva della Valcavallina e del Basso Sebino, contraddistinta dalla presenza di un numero considerevole di aziende di dimensioni ridotte sprovviste degli strumenti necessari per poter affrontare la situazione critica attuale. Come conseguenza si è registrato un forte aumento della disoccupazione che ha colpito in particolare le categorie più svantaggiate della popolazione che non possiedono le risorse adeguate per il reinserimento lavorativo. Il progetto si rivolge quindi in prima istanza a quelle persone che a causa della crisi hanno perso il lavoro e che si contraddistinguono per una bassa scolarità, una mancanza di qualifica professionale, una scarsa conoscenza della lingua italiana e fragilità personali dovute ad un’invalidità. In secondo luogo, il progetto coinvolge giovani che hanno di recente terminato il percorso scolastico e faticano a trovare possibili sbocchi professionali adeguati alle loro competenze. Infine, attraverso la collaborazione con i centri per l’impiego, sarà richiesta una forte collaborazione alle aziende del territorio con lo scopo di costruire una rete che garantisca un continuo aggiornamento rispetto alle opportunità di lavoro offerte e alle possibilità di attivare tirocini professionalizzanti e/o finalizzati all’inserimento lavorativo. Modalità di realizzazione: Si prevede la creazione di due sportelli del lavoro collocati nelle seguenti sedi: per quanto riguarda l’ambito della Valcavallina presso il Centro Zelinda all’interno del Segretariato Sociale della Comunità Montana sede operativa di Villongo. Allegato accordo Fondazione IKAROS – ambiti area lavoro 6 Gli sportelli prevedranno la presenza di un operatore qualificato che sulla base dei bisogni dell’utenza, individuerà i possibili percorsi. Nello specifico i servizi offerti dallo sportello ricadranno nell’ambito di tre principali linee di intervento: • sportello informativo • ricerca attiva • orientamento, formazione e accompagnamento al lavoro Lo sportello informativo si rivolge agli utenti che hanno un progetto professionale chiaro e possiedono gli strumenti per la ricerca autonoma del lavoro, offrirà quindi tutte le informazioni utili per facilitare la ricerca lavorativa dell’utente. Il servizio di ricerca attiva è indirizzato agli utenti sprovvisti di strumenti adeguati per una efficace ricerca del lavoro. L’operatore qualificato supporterà la persona nella stesura del CV e della lettera di presentazione e, attraverso la simulazione di un colloquio di lavoro, faciliterà all’utente l’accesso al mondo del lavoro. Un’ulteriore supporto all’utente prevede la ricerca di annunci di lavoro attraverso il web. Il servizio orientamento, formazione e accompagnamento al lavoro è rivolto alle seguenti categorie di utenti: - giovani in cerca di una prima occupazione - disoccupati che hanno necessità di riqualificarsi - extracomunitari - disabili e si strutturerà attraverso: - accoglienza - bilanci di competenze - counselling orientativo o riorientativo - colloqui motivazionali Allegato accordo Fondazione IKAROS – ambiti area lavoro 7 - stage orientativi, formativi o finalizzati all’inserimento lavorativo attraverso attività di tutoraggio di un operatore esperto. In particolare le azioni di tutoraggio e di accompagnamento al lavoro permettono la verifica delle competenze del lavoratore all’interno di contesti lavorativi strutturati, nonché l’acquisizione di nuove competenze tecniche e trasversali da parte dei lavoratori. Per alcune categorie di utenti che hanno bisogno di una formazione specifica e riqualificante, si proporrà il sistema della dote della Regione Lombardia presso le sedi di Ikaros più vicine territorialmente alle esigenze dell’utenza. Affinché il progetto ottenga dei buoni risultati è necessario creare un momento di incontro durante il quale l’operatore stabilisce e condivide con l’equipe degli assistenti sociali che presidia il territorio una serie di criteri in base ai quali l’utenza sarà avviata ai servizi dello sportello. Senza tali criteri si corre il rischio di dedicare tempo e risorse a persone che per diversi motivi non hanno i requisiti minimi per accedere al mondo del lavoro. Infine, per garantire un servizio efficace finalizzato all’inserimento lavorativo, l’operatore qualificato, in collaborazione con i centri per l’impiego di competenza, costituirà una banca dati di offerte lavorative attraverso uno scambio continuo di informazioni con la rete aziendale. Nello specifico l’operatore si muoverà sul territorio raccogliendo direttamente dalle aziende l’offerta e proponendo a sua volta tirocini formativi o finalizzati all’inserimento. Tempi: I tempi di presenza dell’operatore qualificato saranno così distribuiti: - 4 ore di sportello aperto al pubblico e 4 ore dedicate ai colloqui per i servizi di “ricerca attiva” e “orientamento, formazione e accompagnamento al lavoro” per l’ambito Valcavallina presso il centro Zelinda di Trescore Balneario. - 4 ore di sportello aperto al pubblico e 4 ore dedicate ai colloqui per i servizi di “ricerca attiva” e “orientamento, formazione e accompagnamento al lavoro” per l’ambito del Basso Sebino presso sede del segretariato sociale. - 8 ore dedicate alle visite in azienda Allegato accordo Fondazione IKAROS – ambiti area lavoro 8 Le aperture al pubblico potranno subire dei cambiamenti in base all’affluenza delle persone registrata nei primi due mesi di attività previo accordo con i servizi della Valcavallina e del Basso Sebino. Le tempistiche dei diversi interventi per singola persona, pur subendo piccole variazioni in conseguenza delle caratteristiche dell’utenza, saranno le seguenti: ai servizi offerti dallo sportello informativo saranno dedicate da una ad un massimo di due ore, alle attività per la ricerca attiva saranno destinate complessivamente un massimo di 4 ore, infine i servizi per l’orientamento, la formazione e l’accompagnamento al lavoro saranno suddivisi in vari incontri per un massimo di 10 ore. Il monte ore che sarà messo a disposizione della persona nel caso in cui sia attivato un tirocinio in azienda sarà valutato di volta in volta e potrà estendersi su diverse mensilità. N.B: Durante le attività di Sportello, nei tempi e nei modi sopraindicati, rientreranno anche i servizi previsti e finanziati dal nuovo piano provinciale disabili 2010-2012 quali ad esempio le visite aziendali e colloqui con utenti già in carico ai servizi sociali del territorio. Strumenti: Si prevede di utilizzare ogni strumentazione utile al fine di costruire due banche dati complementari: la prima contenente tutte le informazioni di tipo professionale delle persone incontrate, la seconda inerente le schede delle aziende. Particolare attenzione sarà rivolta alla redazione di materiale consultabile con facilità da tutti gli interlocutori del servizio. Inoltre saranno impiegati materiale informativo, brochure, schede e questionari specifici per il bilancio delle competenze, registri, report, documenti per l’autorizzazione al trattamento dei dati personali. Strumenti per la valutazione delle attività: Il progetto è costruito sulla base del principio di centralità della persona all’interno del servizio, ciò significa che gli interventi saranno progettati e realizzati a partire dall’analisi dei bisogni dell’utente. Per non perdere di vista tale fondamento e per Allegato accordo Fondazione IKAROS – ambiti area lavoro 9 garantire un continuo rinnovamento e miglioramento del servizio sarà predisposto un questionario di soddisfazione da somministrare all’utenza a conclusione del loro percorso all’interno dello sportello. Allegato accordo Fondazione IKAROS – ambiti area lavoro 10 Coop.sociale Interculturando Via Grossich, 33 20131 – Milano – Tel. 3336740751 [email protected] - www.interculturando.it C.F. e P.I.V.A. 13442580158 ISTITUTO COMPRENSIVO VILLONGO via Volta, 1 24060 Villongo (Bg) tel 035927200 fax 035925024 [email protected] ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE "EUGENIO DONADONI" SARNICO (BG) Via P.A. Faccanoni, 11 – 24067 SARNICO (BG) Tel. 035/910446 035/910446 - Fax. 035/914789 PROGETTO LENTI D’INGRANDIMENTO SULL’INTERCULTURA NEL BASSO SEBINO Anni scolastici 2011-2012 e 2012-2013 Finanziato da Bando 2010 Promuovere percorsi di integrazione interculturale tra scuola e territorio Descrizione Venendo meno le energie umane, organizzative ed economiche, sia nella scuola che negli enti locali, con questo progetto pluriennale (anni scolastici 2011-12 e 2012-13), attraverso il partenariato costituito tra la coop. Interculturando (ente capofila), gli I.C. di Villongo e Sarnico, in rete con l’ambito territoriale del Basso Sebino e i soggetti del 3° settore attivi in ambito multiculturale, si intendono creare le condizioni istituzionali, progettuali e finanziarie per garantire una gestione strutturata e condivisa di percorsi di integrazione interculturale tra scuola e territorio, valorizzando e “conservando” quanto (prassi, strumenti, risorse umane, competenze…) fino ad ora già messo in campo e sperimentato con successo, continuando così a interpretare il concetto di intercultura partendo dai processi educativi e di cittadinanza e a valorizzare la scuola come uno dei primi e prioritari contesti per realizzare una reale integrazione. Obiettivi A- Favorire il protagonismo dei genitori; quelli stranieri da coinvolgere subito all’inizio del percorso scolastico dei propri figli, sia quelli che iniziano dalla classe prima sia quelli che si inseriscono a percorso scolastico inoltrato), quelli italiani da aiutare a superare timori e pregiudizi nei confronti di questa “nuova” presenza in modo che tutti si diventi soggetti attivi dei cambiamenti correlati ai processi di integrazione. Quindi nella scuola primaria, l’ambito prioritario di intervento individuato è quello delle relazioni tra la scuola e le famiglie. B- Sostenere il percorso scolastico degli alunni di origine straniera, in particolare nell’acquisizione delle competenze linguistiche necessarie per garantire il successo scolastico. Quindi nella scuola secondaria di primo grado, l’ambito prioritario di intervento individuato è quello dell’italiano lingua seconda, per il quale programmare interventi riguardanti il rafforzamento dell’ITALSTUDIO. Strategie Il progetto “LENTI D’INGRANDIMENTO sull’INTERCULTURA nel basso sebino” si sviluppa attraverso multi-azioni che si riproducono in modo speculare sui due Istituti Comprensivi partner e sui due anni scolastici 2011-12 e 2012-13. Con questo approccio orizzontale (tutti i plessi scolastici) e verticale (seguendo lo scorrere dei mesi dell’anno scolastico) si cercherà di contaminare/segnare il maggior numero di comunità locali e scolastiche degli 8 paesi del basso sebino coinvolti. Nella scuola primaria, l’aggancio con le famiglie viene promosso in occasione dell’ingresso nel percorso scolastico attraverso le assemblee per i genitori con figli nelle classi prime (a inizio settembre). Questa prima sollecitazione ai genitori viene accompagnata da eventi culturali e dalla proposta di partecipare ad un corso di formazione per “animatori di convivenza” (ottobre-dicembre). Lo sbocco di questa formazione saranno le diverse proposte animative (laboratori narrativi e gemellaggi interculturali) che matureranno nei singoli plessi (febbraio-maggio), fino a sfociare a fine anno scolastico (giugno) in eventi di aggregazione e festa. Trasversale sarà invece l’attenzione ai nuovi arrivi (sia di alunni che di genitori) conseguenti ai ricongiungimenti familiari. L’operazione si ripeterà l’anno successivo, riuscendo così sia a consolidare il protagonismo dei genitori coinvolti nel primo anno, sia ad incrociare altri genitori “in ingresso”, con l’auspicato risultato di validazione di buone prassi da riconfermare per gli anni scolastici successivi. 2 1-Azioni SCUOLA-FAMIGLIA 3.2.1 Dispositivo di mediazione culturale 3.2.2 Corso di formazione per animatori di convivenza 3.2.3 Laboratori narrativi e esperienziali 3.2.4 Gemellaggi interculturali 3.2.5 Eventi culturali di sensibilizzazione 3.2.6 Eventi di aggregazione e animazione interculturale 3.2.7 Sportello informativo Villongo Gandosso X X Foresto Sparso X Sarnico Credaro Viadanica X X Adrara S.Rocco X X X X Adrara S.Martino X X X X X X X X X X X X X X X X X Per le scuole secondarie di primo grado si ripropone lo stesso stile, con la sperimentazione differenziata di proposte nei singoli plessi, sperimentazione accompagnata dalla costituzione di un apposito staff di ITALSTUDIO e dalla proposta di formazione/aggiornamento per il personale docente direttamente interessato dall’attivazione dei laboratori. Anche qui la riproduzione nell’anno scolastico successivo favorirà il consolidamento dello staff e del know-how in ITALSTUDIO di un sempre maggior numero di docenti. 2-azione ITALSTUDIO 3.3.1 costituzione-coordinamento staff laboratori L2: 3.3.2 attivazione laboratori ITALSTUDIO collocati in orario scolastico 3.3.3 attivazione laboratori collocati in orario extra-scolastico 3.3.4 formazione-aggiornamento insegnanti Villongo Foresto Sparso Sarnico Adrara S.Martino X X X X X X X Il tutto troverà quale contesto per la definizione di senso e per il raccordo con altre progettualità e soggetti attivi sul territorio, il tavolo di coordinamento degli interventi a supporto dell’inserimento/inclusione del minore straniero e della sua famiglia in ambito scolastico e sociale promosso dall’Ambito Territoriale del Basso Sebino. Risultati Sviluppo, nel mondo della scuola, di un atteggiamento positivo, fiducioso e virtuoso rispetto alle opportunità di integrazione interculturale possibili anche grazie alle azioni messe in campo dal progetto. Da punto di vista numerico, per ognuno dei due anni del progetto si auspica di raggiungere/coinvolgere: - circa 50 famiglie straniere coinvolte nelle assemblee dei genitori per classi prime - circa 12-15 genitori formati al ruolo di animatori di convivenza - 10-15 docenti coinvolti nel percorso di formazione-aggiornamento - almeno 30 mamme coinvolte nei laboratori narrativi almeno 15-20 famiglie coinvolte nei gemellaggi interculturali; - circa 150-200 spettatori degli eventi culturali - circa 80-100 famiglie partecipanti agli eventi aggregativi e di festa - circa 30 alunni frequentanti i laboratori ITALSTUDIO con aumento delle competenze in italiano per lo studio delle discipline (e con conseguenti benefici sul successo scolastico). 3 Budget Costo complessivo: € 80.594,40 Contributo richiesto: € 48.278,00 - Contributo deliberato da Fondazione CARIPLO: € 45.000,00 4 DOCUMENTO DI LAVORO PER I PIANI DI ZONA 2012-2014 riflessioni trasversali costruite attraverso il dialogo dei Gruppi provinciali: Gruppo Genitori e Genitorialità. Legàmi tra risorse e fragilità Gruppo referenti coordinamenti territoriali servizi infanzia e famiglie Tavolo di formazione/tutoring sull’Extrascuola degli Uffici di Piano costruite anche attraverso il dialogo con alcuni Responsabili di UdP* I Gruppi provinciali “Gruppo Genitori e Genitorialità. Legàmi tra risorse e fragilità”, “Referenti coordinamenti territoriali servizi infanzia e famiglie” e “Tavolo di formazione/tutoring sull’Extrascuola degli Uffici di Piano”, con questo documento di lavoro intendono: • facilitare un dialogo tra le riflessioni dei Gruppi di studio e formazione provinciali e i pensieri, le competenze e gli sforzi in atto nei territori finalizzati alla stesura dei Piani di zona 2012-2014 • evidenziare alcune questioni relative alle politiche sociali per le famiglie con minori (018 anni) • esplicitare alcuni orientamenti sulle aree di intervento della genitorialità, dell’infanzia e dei progetti educativi tra scuola ed extrascuola (oggetti di lavoro dei Gruppi di studio). * Si ringraziano in particolare le persone che hanno partecipato ad incontri specifici di confronto sui temi del documento: Francesca Bianchi – Ambito Basso Sebino, Lara Carrara - Società Servizi Valle Seriana, Mauro Cinquini – AT di Dalmine, Gianantonio Farinotti – Ambiti di Grumello del Monte e Seriate, Paola Sterni - AT Alto Sebino 1 Uno sguardo sulle politiche per famiglie e minori la relazione genitori-figli costituisce l’asse portante della struttura della famiglia italiana Genitorialità Apprendimenti tra scuola ed extrascuola Reti sociali e di prossimità Responsabilità genitoriale diffusa Dimensioni evolutive delle’essere e del fare famiglia Piccola impresa di comunità Neo-genitorialità e infanzia Famiglie Servizi Comunità Orientamenti per i nuovi piani di zona Territorio/comunità locale Inclusione Compartecipazione Attenzione Corresponsabilità ai bisogni emergenti e ai bisogni meno visibili Prevenzione e riparazione binomio inscindibile nella realizzazione di politiche efficaci e virtuose Ad un’analisi lungimirante dei costi , e dei risparmi e degli investimenti economici e sociali Promozione del cambiamento : Formazione Coordinamento Lavoro di rete e di comunità Risorse economiche ed umane Ottimizzazione e valorizzazione delle risorse coniugando saperi e competenze e uscendo dalla logica settoriale 2 All’interno delle politiche sociali, le politiche rivolte alle famiglie con minori hanno una rilevanza di primo piano: la relazione genitori-figli costituisce ancora oggi l’asse portante della struttura della famiglia italiana; investire sulla genitorialità significa quindi occuparsi di una “condizione” che interessa la maggior parte della popolazione adulta e coinvolge l’intera popolazione minore, nonché interessa la relazione “principale” all’interno dei nuclei familiari (anche oltre il raggiungimento della maggiore età dei figli e in vista della loro emancipazione per la formazione di nuove famiglie); investire sul benessere della famiglia con minori, attraverso il sostegno alle fasi più critiche e delicate (neogenitorialità, infanzia) consente interventi precoci a favore sia delle competenze degli adulti, che per molto tempo saranno impegnati nella relazione con i figli, che dei complessi compiti di sviluppo affrontati dai bambini; investire sulla cultura delle nuove generazioni e a sostegno dei percorsi formativi dei minori significa investire sulle generazioni che costituiscono il capitale di risorse, relazionali, di lavoro, di intelletto, per il futuro del paese. CONTESTO Rispetto alle condizioni di contesto nelle quali si è steso il Piano di zona 2009-2011 la situazione è oggi profondamente mutata. Nel corso del tempo è venuto meno il binomio risorse delle politiche sociali basato su: bisogno. Da un sistema osservazione del bisogno allocazione di risorse realizzazione del servizio per gli utenti in risposta al bisogno rilevato, a volte in maniera autoreferenziale, si è passati alla necessità di costruire una rete territoriale capace di risposte non per gli utenti, ma per i cittadini. Da un welfare centrato sull’offerta di servizi si intende passare ad un welfare centrato sulla domanda dei cittadini (voucher, bandi, libertà di scelta del soggetto erogatore). Com’è noto questa situazione comporta vantaggi: riconoscimento e valorizzazione delle risorse della famiglia e del territorio e della capacità dei soggetti / comunità locali di utilizzare strategie anche innovative per rispondere in maniera flessibile ai bisogni. ma anche rischi sulle effettive possibilità di accesso alle risorse: o la distribuzione delle risorse può essere infatti disomogenea: la domanda che è capace di diventare interlocuzione e di agire la scelta è generalmente la domanda organizzata di gruppi o di soggetti capaci di aggregarsi o alcune domande non si sollevano/non si pongono: la domanda può essere orientata dal ventaglio di offerte disponibili e quindi autolimitarsi. Ne deriva la necessità di mantenere uno sguardo sui bisogni meno rappresentati, che rischiano di diventare invisibili, e sui problemi, che, anche se ignorati, non si risolvono. Lo sforzo è quello di riformulare i bisogni e di individuare risposte meno stereotipate. In un quadro di contrazione delle risorse economiche la domanda che siamo tutti chiamati a farci è quella di riclassificare le priorità. 3 In questa situazione crediamo importante, ancora più importante, salvaguardare gli spazi del pensiero, della domanda, del confronto, del dialogo, dell’immaginazione (come facoltà di raffigurare nella mente, prevedere o intuire, prefigurare scenari futuri). La necessità di compiere scelte, pone di fronte ad alcune questioni: ridurre i progetti orientati alla prevenzione porterà nel medio/lungo periodo a un innalzamento di altri costi, per la mancata intercettazione precoce dei disagi, il mancato rafforzamento delle competenze, il cronicizzarsi di difficoltà acuite nel tempo… ripensare le caratteristiche dell’offerta richiede di affrontare i temi dell’accessibilità (consentendo l’accesso anche alle fasce deboli per sostenerne processi evolutivi), del rapporto tra qualità e sostenibilità, della ricaduta dell’investimento sui potenziali fruitori/utenti e sui beneficiari indiretti. Ne consegue, rispetto alle modalità di gestione della questione economica e dei costi del sistema, la necessità di una valutazione attenta e lungimirante dei costi dei mancati interventi o delle soluzioni alternative alle quali il sistema o i soggetti che lo compongono sono nella necessità di ricorrere MOTIVAZIONI E RAGIONI SOCIALI Nel quadro generale di ridefinizione del sistema di welfare le riflessioni dei tre Gruppi evidenziano le ragioni sociali che motivano una prospettiva di lavoro centrata sulla dimensione della comunità locale, sulle reti relazionali dentro le comunità, come realtà caratterizzate da sistemi di relazione variamente strutturati che, a certe condizioni, sono in grado di produrre un’azione di ricomposizione delle energie positive che, anche nelle criticità, possono operare per la tenuta ed il funzionamento del sistema. Con questo paradigma di riferimento, e non eludendo il dato delle priorità delle scelte e della scarsità delle risorse economiche, riteniamo importante sottolineare che, oltre ogni retorica sulla famiglia e sul suo ruolo rispetto alle nuove generazioni: l’attenzione alla genitorialità nasce dal riconoscimento che: - oggi le famiglie, tutte le famiglie, vivono una “difficile normalità” - ci sono nelle persone e nelle famiglie bisogni di senso, riconoscimento, appartenenza, relazioni, reti sociali e di prossimità - ci sono bisogni, legati a cicli della vita o a fasi di fragilità, che non si strutturano in domande, che non sempre seguono regole statistiche e che spesso hanno caratteristiche di imprevedibilità, che rischiano, se non ascoltati e accolti, di generare circuiti di marginalità e di sofferenza - non si costruiscono possibilità di abitare i territori per i minori e per le famiglie se non c’è l’assunzione di responsabilità genitoriale diffusa da parte dei diversi soggetti delle istituzioni, della società civile, delle comunità - molte e diverse sono le azioni possibili sul versante della promozione e del sostegno alla genitorialità, sia in relazione alle dimensioni evolutive dell’essere e del fare famiglia, sia rispetto alle difficoltà e criticità; l’investimento sull’area della neo-genitorialità e dell’infanzia parte da presupposti secondo i quali: 4 - - - - la neo-genitorialità rappresenta una fase particolarmente delicata e sensibile perché è il periodo nel quale si formano l’identità del bambino e l’identità del genitore per quel bambino, e perché è la fase nella quale si costruisce la relazione genitore-bambino nel contesto della comunità locale i genitori vivono solitudini nuove, perdita di sicurezza, compresa quella degli stili educativi, un affaticamento diffuso rispetto alla frammentazione dei tempi il bambino, anche molto piccolo, ha grandi competenze che però, per essere esercitate, richiedono il supporto da parte dell’adulto. I primi anni di vita, prima che l’educazione formale cominci, sono fondamentali per la formazione di abilità cognitive, sociali, emozionali e per la crescita sociale degli individui i genitori sono portatori di una domanda diffusa di relazioni di prossimità e di confronto, di forme di reciproco sostegno e solidarietà nella vita quotidiana anche i servizi educativi per l’infanzia – oltre ad essere uno dei fattori che generano l’aumento dell’occupazione femminile, determinante per la riduzione del rischio povertà delle famiglie – possono essere risorse per la comunità nella promozione di cultura educativa e di responsabilità genitoriale sono oggi indispensabili dialoghi nuovi tra realtà di area sanitaria, educativa, scolastica, sociale, di natura auto organizzata di genitori e dì cittadini; l’importanza dell’esistenza di luoghi e opportunità nel tempo extrascolastico risponde all’esigenza di: - porre attenzione alle diverse forme di intelligenza e alle numerose e diverse abilità, cognitive e sociali, dei bambini e dei ragazzi, generare luoghi dove apprendere facendo ed elaborando esperienze - consentire contesti di relazione tra minori e adulti capaci di ritessere legàmi con le generazioni, di sostenere autonomie e curiosità rispetto ai saperi, di essere mediatori di senso - riconoscere e promuovere il valore sociale della conoscenza - dare vita ad una piccola impresa di comunità intorno agli apprendimenti e alla cultura, tra genitori, insegnanti, educatori, cittadini di un territorio - promuovere un piano formativo territoriale, dentro un sistema di governance, che connetta educazione formale e informale, saperi e competenze dei soggetti territoriali - valorizzare cittadinanza e partecipazione, per minori e per adulti… ORIENTAMENTI Più che mai è importante tenere aperte interlocuzioni sul senso e sulle direzioni di un sistema che si sta ridisegnando, rispetto al quale i Gruppi indicano come elementi prioritari: l’importanza di continuare a considerare il binomio prevenzione e riparazione come parte di un unico sistema integrato di interventi la sollecitazione a pensare al territorio, nella sua articolazione complessa (urbanistica, ambientale, economica…) e attraverso i diversi strumenti di governo (PGT, piano dei tempi e degli orari…), come sfondo e come prospettiva; territorio da conoscere nella sua peculiarità, dentro il quale saper rilevare situazione di emergenza (in senso letterale di “emersione”) sociale 5 la necessità di compiere un cambio di paradigma, seguendo una strada già percorsa da alcune esperienze, per contaminare e valorizzare competenze umane diversificate, sia professionali che territoriali, anche osando lo spostamento della centratura dai professionisti alle diverse competenze della comunità solidale, chiamando i diversi soggetti alla compartecipazione nelle decisioni e alla corresponsabilità la centralità della funzione di connessione e di ottimizzazione delle risorse disponibili nei territori, superando categorie, settorializzazioni, frammentazioni e prevedendo una maggiore partecipazione del privato, della cooperazione, dell’associazionismo, del volontariato, e delle famiglie, secondo criteri di sostenibilità, ridistribuzione dei costi, equità e progettazione condivisa l’importanza del ruolo e del posizionamento del soggetto pubblico, rispetto a compiti di governance e di tenuta delle reti della comunità. Questi cambiamenti non sono né facili, né scontati poiché chiedono, in un momento di grande incertezza e di difficile previsione sul futuro, di scommettere sulla possibilità di lavorare insieme ad altri, di ridistribuire responsabilità e ruoli, di mettere a disposizione competenze ed energie, di saper accogliere e ascoltare i dissensi e i diversi punti di vista. E’ importante considerare che la portata di questi cambiamenti provocano resistenze e difficilmente potranno consolidarsi in maniera autonoma senza un adeguato investimento sul fronte della formazione, del coordinamento, del lavoro di rete, della promozione della comunità. 6 Gruppo di studio provinciale “Genitori e genitorialità. Legàmi tra risorse e fragilità”1 Nel dicembre 2008 era stato predisposto un documento corposo, “Osservazioni e orientamenti del Gruppo ‘Genitori e genitorialità’ e del ‘Gruppo Tecnico Disagio’ da condividere con gli Ambiti Territoriali/Uffici di Piano e con i Comuni per i Piani di zona 2009-2011”2, che cercava di fare sintesi rispetto alla prospettiva della connessione tra la promozione e il sostegno della genitorialità e l’attenzione alle fragilità. Premessa condivisa del documento era l’assunto della necessità di coniugare interventi di riparazione e di prevenzione in un unico progetto a sostegno di minori e famiglie, evitando di considerarli come versanti separati e in concorrenza per l’accaparramento delle – scarseggianti – risorse. E’ noto infatti che: • investire nella prevenzione è indispensabile per costruire reti in grado di sostenere le fisiologiche difficoltà delle famiglie e, ove necessario, permettere interventi più strutturati precoci, al sorgere delle difficoltà e non in fase di disagio conclamato (e quindi con maggiore possibilità di essere efficaci ed economici); • lavorare con interventi riparativi richiede una efficace rete relazionale radicata nel territorio, in continuità con servizi e iniziative rivolti alla “normalità” e alla “quotidianità” che consenta un progetto di accompagnamento/ inserimento di minori e famiglie in difficoltà (temporanea o ricorrente) in una prospettiva evolutiva. Come Gruppo di Studio “genitori e genitorialità. Legàmi tra risorse e fragilità”, anche a seguito del prezioso confronto con alcuni Responsabili e Referenti degli Uffici di Piano, riteniamo importante condividere che: si pone un evidente problema di definizione delle priorità, con la preoccupazione di mantenere spazi di pensiero in senso progettuale e non solo ragionieristico, capaci di coniugare programmazione economica e sociale; si conferma la necessità di individuare un metodo di lavoro più integrato, più condiviso tra gli operatori, centrato su un approccio relazionale (non “utenti” o “clienti” ma persone – operatori e famiglie - che co-costruiscono un progetto) si apre il tema della com-partecipazione, della sinergia di risorse e competenze per migliorare l’efficienza degli interventi e rendere effettiva la corresponsabilità dei diversi attori coinvolti (pubblico, cooperazione, associazionismo, volontariato e famiglie, queste ultime chiamate spesso a una compartecipazione delle spese). 1 Il Gruppo di studio “Genitori e Genitorialità. Legàmi tra risorse e fragilità” è attualmente composto da referenti di: Ambiti Territoriali, Associazioni familiari A.Ge, A.Ge.S.C., Centro italiano femminile, Infanzia e Città di Bergamo, Laboratorio Genitori di Stezzano, ASL della provincia di Bergamo – Servizio Famiglia e Dipartimento Dipendenze, Centro Giustizia Minorile - Ufficio Servizio Sociale Minorile Brescia, Comuni di Bergamo e Treviolo, Cooperative Sociali Aeper e il Pugno Aperto di Bergamo-Solco Città Aperta e Il Cantiere di Albino, Coordinamento dei Comitati e delle Associazioni dei Genitori delle Scuole Secondarie di Secondo grado della provincia di Bergamo, Coordinamento Comunità Alloggio Minori e Reti familiari, Diocesi di Bergamo - Ufficio Pastorale famiglia, Provincia di Bergamo - Settore Politiche Sociali e Salute, Tavolo provinciale degli enti gestori Assistenza Domiciliare Minori, Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia Ufficio X – Bergamo 2 Il documento completo è disponibile sul sito www.provincia.bergamo.it settore politiche sociali e salute progetto genitorialità e fragilità anno 2009 7 Alcuni riferimenti e orientamenti, una possibile prospettiva Siamo nella fase nella quale, a fronte dell’apertura di scenari nuovi ma in assenza di chiarezza rispetto a dove si sta andando, trovare modi per coniugare razionalizzazione delle risorse con ragionevolezza dell’intervento: a fronte di un soggetto famiglia sempre più debole, si rischia di ragionare sulle emergenze (intervento assistenziale), abbandonando il lavoro di ricomposizione e di tenuta delle reti di solidarietà. Centrale nel nuovo scenario è l’irrinunciabile prospettiva del lavoro di rete e dei legàmi. Una politica sociale orientata alla famiglia deve poter ripensare a monte a come sostenerla, perché la stessa possa far fronte ai suoi bisogni in maniera autonoma: riconvertire certe destinazioni, stabilire diverse priorità degli investimenti, evitare che le famiglie in temporanea difficoltà scivolino nel disagio conclamato. E’ indispensabile allargare lo sguardo, evitando di ragionare per compartimenti: una politica preventiva include molte dimensioni, quali il lavoro, la casa, la fiscalità…, e chiede contaminazioni tra soggetti, sinergie e messa in comune delle risorse. Occorre prendersi cura della “rete protettiva” della comunità. Investire sulle reti di comunità può consentire di risparmiare anche risorse economiche. La famiglia è autonoma non in relazione alla sua autarchia, ma alla sua capacità di essere solidale (e ricevere solidarietà) nel tessuto sociale. Bisogna uscire dalla logica degli steccati, delle categorie di problema, e cercare soluzioni più flessibili. In sintesi, quali orientamenti di senso e di metodo: non limitarsi a erogare servizi, non fare programmazione economica ma progettazione condivisa che valorizzi la rete del territorio in fase di ideazione/realizzazione/monitoraggio. Tutti i soggetti della comunità sono tenuti ad assumersi delle responsabilità, senza deleghe, per far funzionare il sistema. Occorre quindi uno sguardo più ampio sulla rete e sulle sinergie che è possibile attivare, stando attenti però a non sottovalutare certe problematiche o a permettersi disattenzioni che si potrebbero pagare con costi maggiori nel tempo. Assumere un approccio relazionale come cultura dell’intervento (“il produttore del servizio e il fruitore del servizio co-costruiscono il prodotto finale”) rovescia il punto di vista abituale del lavoro sociale (distinzione tra erogatori e fruitori di servizi) e richiede di cambiare metodo e strumenti di lavoro. Rispetto alla costruzione del cambiamento è importante preservare e promuovere luoghi dove si possano fare esperienze di formazione/autoformazione sul significato del “fare politica” come gestione del bene comune con lo sguardo del “genitore istituzionale”. Luoghi di ricerca e spazi significativi di lavoro nei quali, anche, far convergere le buone esperienze. Alcune attenzioni concrete. Esempi3: La promozione e il sostegno della neo-genitorialità: necessità di fattori di protezione efficaci, soprattutto nelle prime fasi, insieme a politiche di partecipazione e di sussidiarietà Alcuni ipotesi/proposte: 3 Su questi ed altri temi verranno messe a disposizione schede analitiche predisposte dai Gruppi di studio e/o di formazione 8 • • • • • • • • trovare luoghi di ascolto e condivisione con i giovani genitori, per ripartire da quello che loro stanno sperimentando assumere il tema della conciliazione vita/lavoro promuovendo cultura e accordi anche con le aziende definire forme di rapporto e sperimentare forme di collaborazione tra consultori pubblici e accreditati, ospedali, servizi per l’infanzia valorizzare reti dei servizi per l’infanzia (nidi e servizi integrativi come luoghi di promozione e sostegno alla genitorialità), rispetto all’articolazione di proposte che esprimono favorire reti di auto-mutuo-aiuto, ad es. tra donne che sono a casa dal lavoro sostenere, anche con percorsi di formazione, le competenze dei nonni individuare forme di attenzione al tema del genere e alla dimensione dell’essere padre promuovere investimenti culturali rispetto a: − la sobrietà rispetto a bisogni di avere tutto a disposizione del consumismo, alimentato anche dalla logica dei contributi, − la cura come tema generatore di altri temi (alleanza tra generazioni, politica…) Affidi familiari Gli operatori dei Servizi Affidi e delle Reti Familiari che partecipano al Gruppo di formazione di cui al Progetto “Reti familiari, affidi, famiglie risorsa” sottolineano la necessità - oggi più di ieri - di un investimento di risorse professionali e organizzative per: • supportare le famiglie affidatarie (meno strutturate riguardo alla tenuta delle dinamiche famigliari, più carenti sul piano motivazionale, sempre più frequentemente segnate da vicende particolari, …) anche nella gestione educativa odierna che ha a che fare anche con gli strumenti della tecnologia dei social network • progettare affidi di bambini e adolescenti in situazioni sempre più complesse (maggiori fragilità psico emotive, percorsi personali e familiari particolarmente compromessi, affidi richiesti quale alternativa alla comunità, …) e che dovrebbero essere maggiormente interpellati e ascoltati, oltre che poter disporre di elementi conoscitivi e inquadramenti diagnostici e/o educativi relativi anche ai loro bisogni più profondi • accompagnare gli adolescenti in affido che, al compimento della maggiore età, diventano orfani delle istituzioni e sguarniti di supporti per il raggiungimento di una autonomia abitativa, professionale ed economica • intervenire con le famiglie di origine, anche per gestire situazioni particolarmente conflittuali che ricomprendono istanze e agiti rivendicativi nei confronti degli affidatari • collaborare maggiormente tra Reti, Servizi Affidi e Servizi Tutela, sia nella fase progettuale che di abbinamento • individuare livelli di collaborazione sovra ambito per conseguire economie di scala dell’operatività, maggiore efficienza ed efficacia degli interventi • attuare quanto contenuto nel regolamento del Servizio Affidi (da prevedersi in ogni Ambiti Territoriale come indicato dalle Linee guida affido 2011 DGR 1772/2011) ed individuare forme di riconoscimento della funzione sociale svolta dalle famiglie affidatarie (ad es. agevolazioni tariffarie). Si sottolinea la presenza di un elevato numero di affidi a parenti - circa il 30% degli oltre 300 affidi familiari censiti - che, per la loro particolare complessità, sono da supportare e accompagnare dagli operatori del territorio. Un’attenzione particolare infine ai patti educativi, da ricondurre al tema delle famiglie risorsa, fenomeno che registra un progressivo incremento, il coinvolgimento di numerose istituzioni e servizi e che richiede adeguate risorse professionali, e in qualche caso anche economiche, per mantenere e potenziare le reti e riconoscere la funzione sociale delle famiglie coinvolte. 9 Gruppo referenti coordinamenti territoriali servizi infanzia e famiglie4 PREMESSA Le osservazioni per la stesura dei Piani di zona 2012-2014 nascono all’interno del Gruppo di lavoro costituito dai referenti indicati dagli Uffici di Piano per il raccordo territoriale dei servizi per l’infanzia e le famiglie e per la programmazione dell’attività formativa decentrata negli Ambiti. Nel 2011 è stato infatti predisposto congiuntamente da Ambiti e Provincia Settore Politiche Sociali e Salute un “Piano della formazione per i servizi per l’infanzia e le famiglie del territorio provinciale anno 2011-2012” quale esito di un percorso che ha visto: − la stesura e l’approvazione del Documento di indirizzo 2011-2014 da parte del Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci e la costituzione di un Gruppo tecnico di coordinamento Uffici di Piano-Provincia Settore Politiche Sociali e Salute per le fasi di istruttoria del Piano di formazione infanzia, − la costruzione integrata del Piano anno educativo 2011-2012, la sua approvazione da parte della Giunta provinciale e del Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci e in seguito inviato a tutti gli enti e servizi per l’infanzia del territorio provinciale . Nel Piano della formazione sono previsti due ambiti di attività: • il consolidamento di coordinamenti locali dei servizi attraverso l'avvio di un percorso di formazione/tutoring, a livello provinciale, per i referenti degli Uffici di Piano che svolgono compiti di coordinamento territoriale (d’Ambito) dei servizi; • la continuazione di momenti formativi a livello provinciale per il personale dei servizi educativi, e l’attivazione di percorsi formativi di Ambito mirati ad approfondire azioni e bisogni più specifici a livello locale. ALCUNE COORDINATE A LIVELLO PROVINCIALE OBIETTIVI In una fase di contrazione delle risorse economiche, caratterizzata da crescenti difficoltà delle famiglie e da servizi obiettivamente in sofferenza, appaiono fondamentali la capacità di sviluppare prospettive di lettura diverse, di riconoscere e riformulare le domande delle famiglie, di dialogare e collaborare con le molte e articolate risorse della comunità, di valorizzare le risorse professionali e non professionali, di costruire collaborazioni e una co-progettazione reale tra servizi. Occorre ricordare sempre che prima di tutto la crisi colpisce le famiglie e che, meno che mai oggi, ad una riduzione delle risorse disponibili per i servizi corrisponde una riduzione dei bisogni delle persone, anche se indubbiamente la crisi continuamente trasforma i bisogni familiari e tende a renderli meno visibili e facilmente intercettabili, al punto che solo servizi che non rinunciano a capire le trasformazioni sociali e a tentare risposte 4 Avviato nel dicembre 2011 come gruppo di formazione/tutoring è composto dai referenti dagli Uffici di Piano con funzioni di raccordo territoriale dei servizi per l’infanzia e la famiglia 10 innovative appaiono oggi in grado di accogliere e riformulare in modo accorto le domande delle famiglie. In questa prospettiva difficile ma comunque aperta, e nella quale l’investimento sulla prima infanzia rimane comunque strategico e quindi cruciale rispetto all’insieme delle politiche di sostegno alla genitorialità e alle famiglie, appare decisivo che territori e servizi assumano una prospettiva di lavoro non contingente o rinunciataria, valorizzando a pieno la dimensione triennale propria dei Piani di Zona, esprimendo un alto livello di attenzione e di progettualità rispetto ai bisogni nuovi di bambini e famiglie, intessendo con razionalità e realismo reti ed alleanze indispensabili per affrontare l'attuale situazione di difficoltà con priorità di intervento chiare e obiettivi proporzionati al contesto. Non si tratta di fare richiami generici e poco utili alla positività del lavoro di rete ma di effettuare un’analisi realistica e di adottare con convinzione una strategia cooperativa tra servizi educativi capace di alleanze forti, selettive e non retoriche. In primo luogo vanno quindi individuati i punti rete da curare e saldare a livello di Ambito, mappando in modo ragionato gli spazi di intersezione e di possibile cooperazione tra i diversi servizi 0-3 e 0-6 anni, presidiando con cura e costanza gli aspetti che più si prestano a dar vita ad un investimento condiviso e ad una relazione reciproca, duratura e produttiva tra servizi. In questo modo la collaborazione tra servizi si traduce infatti in un vantaggio reciproco e in una maggiore solidità dei singoli servizi, cui deve sempre più aggiungersi, come indispensabile corollario e completamento, l'apertura di relazioni cooperative tra i servizi educativi e la più ampia rete dei servizi e delle opportunità del proprio territorio perchè solo una cooperazione allargata può oggi consentire di corrispondere in modo davvero efficace ai bisogni che minori e famiglie esprimono. CONTENUTI Soprattutto nel prossimo triennio meritano attenzione, priorità d'investimento e strategie cooperative da parte dei servizi e del territorio quattro aree: • la conciliazione tra impegni genitoriali e lavoro, terreno indubbio di affaticamenti quotidiani di genitori e famiglie ma al contempo occasione strategica per aziende che hanno compreso che per questa strada possono concretamente avvantaggiarsi di un nuovo clima collaborativo interno e del maggior benessere e tranquillità dei propri dipendenti. Proprio la conciliazione è peraltro tema centrale nelle linee di indirizzo regionale che spingono in direzione di un'interconnessione forte tra mondo dei servizi e mondo produttivo che porti all'apertura di nuovi servizi educativi di tipo aziendale aperti alla fruizione da parte delle famiglie del territorio (mediante opportune collaborazioni e convenzionamenti con gli enti locali) e ad un crescente apporto e coinvolgimento delle imprese in azioni ed eventi culturali che appaiono decisivi per la crescita di una più estesa e matura cultura dell'infanzia all'interno delle nostre comunità locali e in interventi di qualificazione della rete dei servizi e di formazione dei loro operatori; • la neo-genitorialità, uno dei punti di massima criticità dell'esperienza genitoriale odierna che chiede di approntare risposte innovative e concrete interconnettendo con forza interventi sanitari ed educativi e facendo tornare a lavorare fianco a fianco le professionalità educative dei servizi 0-3 con quelle che operano nei presidi consultoriali e anche ospedalieri. Investire risorse per individuare in modo precoce e sostenere le fragilità genitoriali attorno alla nascita e nei primi periodi di vita con il bambino costituisce oggi un investimento strategico e 11 previdente mirato ad assicurare una riduzione significativa nel tempo del grado di sofferenza individuale e familiare e quindi degli stessi costi sociali che questa inevitabilmente porta con sé; • la qualità dei servizi educativi rimane obiettivo di primaria importanza per le famiglie e, in generale, per ogni comunità locale che, ove fosse privata della propria rete di servizi educativi, risulterebbe gravemente impoverita rispetto alla possibilità di sviluppare cultura e interventi realmente attente all'infanzia. E' importante che di questa rete siano parte sia servizi di nido in grado di corrispondere alle crescenti richieste delle famiglie sia servizi educativi integrativi per bambini e genitori che favoriscano esperienze di coeducazione e di sostegno alle competenze parentali, e che la rete stessa si sviluppi all'insegna di una crescente cooperazione tra soggetti pubblici e privati che, ponendo attenzione alla limitatezza delle risorse finanziarie e alla necessità di valorizzare le competenze, promuova e qualifichi i servizi esistenti in primo luogo realizzando sul territorio forme di coordinamento pedagogico costruite attraverso il concorso anche economico di più soggetti; • la costruzione di un dialogo longitudinale alle età (0-18 anni) che rompa la separazione e faccia realmente dialogare tra loro servizi per l'infanzia, scuole e interventi della fase adolescenziale all'insegna di una rinnovata responsabilità collettiva che gli adulti di ogni comunità locale si assumono nei confronti dei minori nelle diverse fasi della loro crescita. Per definizione l'esperienza quotidiana dei genitori e delle famiglie guarda sempre avanti, alle tappe successive di crescita che attendono i propri figli e mal sopporta compartimenti stagni e discontinuità che ancora caratterizzano i diversi ordini di scuola e separano interventi scolastici da quelli extrascolastici. Obiettivi prioritari e sempre meno eludibili sono quindi: integrazione delle competenze e delle risorse, a partire dall'utilizzo pieno degli edifici scolastici anche in orari diversi da quelli consueti, dialogo e cooperazione tra educatori e insegnanti che operano nelle diverse età dei bambini, garanzia di attraversamenti efficaci per tutti i bambini all'interno delle diverse esperienze scolastiche e accompagnamenti reali e rassicuranti quando nei piccoli si manifestano ritardi e difficoltà di sviluppo. FUNZIONI E STRUMENTI COME OPPORTUNITA’ DI LAVORO Un contributo decisivo alla costruzione di un sistema integrato di servizi di qualità e di politiche efficaci di promozione e sostegno alla genitorialità può nel prossimo triennio venire dallo sviluppo di esperienze di formazione e di coordinamento, funzioni che si interconnettono e si rafforzano reciprocamente e possono, a loro volta, agire da volano per nuovi interventi e servizi. Il coordinamento, che appare quanto più necessario su di un duplice livello, amministrativo e pedagogico, richiede e, ad un tempo, consente di facilitare la costruzione di reti territoriali e di collaborazioni, anche fiduciarie, tra le persone, i servizi e i diversi enti coinvolti. Solo un progressivo raccordo a livello territoriale tra servizi può infatti consentire la necessaria predisposizione di strumenti comuni (es. regolamento, tariffe, strumenti di customer satisfaction, indicatori di qualità...) finalizzati ad una omogeneità territoriale del sistema di offerta, e insieme permette di individuare anche forme di ottimizzazione 12 dell’esistente e di contenimento dei costi, valorizzando ovunque possibile la collaborazione con il mondo delle imprese. Nell'ambito dei servizi per la prima infanzia appare inoltre sempre più decisivo accompagnare forme di progressiva cooperazione tra servizi ed enti sul piano amministrativo e gestionale con esperienze di coordinamento pedagogico che consentano di connettere sul piano tecnico i processi attivati dal “Piano nidi”, curare in modo adeguato le procedure di accreditamento e garantire momenti di formazione condivisi, di qualità ed omogenei tra pubblico e privato. Da questo punto di vista la formazione rappresenta indubbiamente una leva potente ed efficace, in quanto consente agli operatori di avere luoghi di conoscenza, di acquisizione di nuove competenze, di riflessione e rilettura delle esperienze, e insieme di fruire di occasioni di confronto e scambio di saperi tra servizi diversi per organizzazione e storia. Esperienze formative allargate alla partecipazione di amministratori e tecnici sono inoltre determinanti per accompagnare la costruzione di alleanze territoriali finalizzate all’assunzione di una nuova logica di lavoro condivisa e in grado di corrispondere ai bisogni di bambini e famiglie. Per questo appare importante che nel triennio dei Piani di zona vengano garantiti: • la prosecuzione della formazione di livello provinciale • la realizzazione di percorsi formativi decentrati negli Ambiti attraverso la convergenza di risorse degli Ambiti, della Provincia, dei servizi, e, se possibile, dei soggetti territoriali • il mantenimento di raccordi locali dei servizi attraverso un referente tecnico dell’Ufficio di Piano • la prosecuzione del percorso di formazione/tutoring per i referenti degli Uffici di Piano che svolgono compiti di raccordo territoriale (d’Ambito) dei servizi. 13 NOTE PER L’ ELABORAZIONE DI POLITICHE PER LA PROMOZIONE DEI DIRITTI AGLI APPRENDIMENTI E ALLA CULTURA TRA SCUOLA ED EXTRASCUOLA A CURA DEL “TAVOLO DI FORMAZIONE/TUTORING SULL’EXTRASCUOLA DEGLI UFFICI DI PIANO” Premessa Nella consapevolezza che negli anni sono cambiati i modi e i contesti dell’apprendere e nella convinzione che la responsabilità degli apprendimenti è della comunità nel suo insieme, la riflessione del Tavolo, sviluppatasi a partire dall’attenzione ai servizi extrascolastici, ha progressivamente messo al centro dell’attenzione le alleanze possibili tra scuola, extrascuola e territorio e il tema degli apprendimenti come dimensione cruciale rispetto all’economia, agli investimenti, alla crescita, allo sviluppo, al futuro. La prospettiva è quella di costruire un’integrazione reale di patrimoni e competenze presenti nei territori, all’interno di comunità che scambiano e producono saperi e conoscenze, tra giovani e adulti, tra professionisti e cittadini. In questa logica i servizi possono costituire uno straordinario incubatore di sviluppo di politiche orientate alla costruzione di comunità competenti. I servizi e progetti extrascolastici Le tipologie dei servizi L’analisi delle esperienze realizzate in questi anni nel territorio della provincia di Bergamo in tema di extrascuola ha permesso di individuare un insieme assai eterogeneo di progetti e servizi diversamente denominati (spazi compiti, non solo compiti, laboratori…) promossi da vari soggetti e rivolti a bambini e ragazzi di diversa età. Gli interventi nell’extrascuola costituiscono pertanto una realtà multiforme dai contorni non sempre rigidamente definibili. Essi infatti: - propongono molteplici attività pomeridiane che vanno dal supporto compiti all’aggregazione, dai laboratori espressivi e culturali all’attività ludica, dalle attività motorie e sportive a momenti di convivialità e a esperienze che offrono la possibilità di sperimentare relazioni di varia natura con i coetanei e con gli adulti - si rivolgono a destinatari assai eterogenei: dai bambini della Scuola Primaria ai ragazzi della Secondaria di 1° grado e in alcuni casi anche di 2° grado - vengono gestiti da figure diverse: in alcuni casi da educatori professionali e volontari insieme, in altri solo dagli uni o dagli altri - sono promossi da vari enti titolari, come enti locali, istituti scolastici, parrocchie, cooperative, associazioni di volontariato e gruppi o comitati genitori - possono essere attivati direttamente nella scuola, ma più spesso nel territorio, all’interno di servizi e progetti più ampi, come oratori, centri di aggregazione giovanile, progetti adolescenti, ecc. I numeri Negli ultimi anni si è assistito ad una crescita numerica e ad una capillare e progressiva diffusione di questi servizi in tutta la bergamasca, segno di un’attenzione nei confronti di questa tipologia di offerta, conseguente alla consapevolezza di un bisogno crescente di luoghi educativi per i minori e le loro famiglie nel tempo extrascolastico e forse anche all’intuizione delle grandi potenzialità che essi posseggono. 14 Sono 215 i progetti censiti nel 2010 in provincia e coinvolgono circa 8.000 ragazzi e 3000 adulti tra operatori e volontari. Ambito Territoriale 1 – Bergamo 2 - Dalmine 3 - Seriate 4 - Grumello 5 - Val Cavallina 6 - Basso Sebino 7 - Alto Sebino 8 - Val Seriana 9 - Valli Seriana Sup. e Scalve ** 10 - Val Brembana 11 - Valle Imagna 12 - Isola Bergamasca 13 - Treviglio 14 - Romano di Lombardia Totale 2003 2007 2008 *5 2010 6* n. prog. 24 17 11 4 8 0 9 9 n. prog n. n. prog. prog. 43 37 45 26 30 23 9 16 13 6 9 6 15 23 22 2 6 6 1 4 4 25 21 19 5 4 3 10 11 14 11 13 11 20 26 17 13 13 22 8 7 8 193 219 215 3 2 9 20 4 7 127 Alcuni tratti emergono in modo chiaro: • nel corso di sette anni si è verificato un significativo incremento del numero di servizi extrascuola, passando da 127 progetti rilevati nel 2003 a 219 nel 2008 e 215 nel 2010. • l’incremento ha interessato, seppure con diversa intensità, quasi tutti gli Ambiti Territoriali • nonostante il trend di crescita rilevato, ogni anno si registra una quota non trascurabile di progetti che interrompono la loro attività. Analizzando i dati relativi ai soggetti che promuovono, gestiscono e collaborano alla attuazione dei progetti emerge una conferma dell’immagine degli extrascuola come risultato di un’azione comune che si va consolidando, nei diversi territori, fra famiglia, scuola e territorio. Per quanto riguarda le collaborazioni con altri enti in almeno l’85 % dei servizi il progetto prevede forme di raccordo con la scuola, la famiglia e in più del 90% con altri enti e agenzie. 5 Nel 2003 e nel 2007 sono state svolte due ricognizioni che, attraverso un apposito questionario, hanno rilevato i servizi e progetti extrascuola attivi nei diversi territori; nel 2008 e 2010 si sono aggiornati i dati attraverso la comunicazione dei progetti attivi da parte dei referenti territoriali. In considerazione della varietà dell’articolazione dei progetti (ad es. progetti su più sedi o su più comuni o progetti sovra comunali) non sempre negli aggiornamenti sono stati utilizzati criteri omogenei, per cui non è opportuno procedere a confronti diretti fra i dati quantitativi dei diversi territori. 6 i progetti indicati interessano più comuni (n. 16 nel 2010) 15 Perché l’extrascuola In una storia ormai assai ricca di esperienze realizzate, in questi decenni, si possono riconoscere alcune tappe importanti di sviluppo, così sinteticamente riassumibili: Doposcuola per riuscire a scuola Tante esperienze educative nel sociale sono nate per affrontare situazioni di difficoltà scolastiche di alunni che non possono essere seguiti a casa nello studio o che non hanno alle spalle supporti in grado di aiutarli nel riuscire bene a scuola. Non solo compiti Le esperienze di supporto allo studio ben presto si misurano con questioni che vanno al di là del bisogno dei bambini e dei ragazzi di essere seguiti nel fare i compiti. Molte esperienze di extrascuola ampliano quindi il proprio orizzonte di attenzione e di attività e, accanto al momento dei compiti, propongono giochi, iniziative ricreative e laboratori espressivi o manuali, momenti di socializzazione. Dal riparare difficoltà allo scoprire e curare talenti Molte esperienze nel corso della loro attività compiono un percorso evolutivo: da azioni “compensative” per sostenere chi ha difficoltà a interventi volti a promuovere le differenti capacità dei ragazzi, ma anche le competenze degli adulti a motivarli e sostenerli nelle loro esperienze di apprendimento. Le esperienze educative dell’extrascuola possono costituire contesti privilegiati per favorire l’espressione e la valorizzazione delle potenzialità specifiche di ciascun ragazzo, in quanto sono collocate in una terra di mezzo fra apprendimenti formali e informali, fra tempo scolastico e tempo libero, fra didattica e animazione, fra scuola e comunità locale. Tra scuola, Extrascuola e territorio: un’ “impresa di comunità” Sono i membri di una comunità locale, in relazione alla propria differente posizione (giovani, adulti, professionisti dell’educazione, genitori, amministratori…), ad avere una responsabilità specifica nella creazione e nel mantenimento delle condizioni più favorevoli perché i talenti individuali si possano esprimere. Quando le capacità di ciascuno possono esprimersi e sono riconosciute, contribuiscono a sviluppare senso di appartenenza e di identità ed il successo individuale diventa successo dell’intera comunità. Un impegno diffuso – spesso agito con spontaneità “per aiutare nei compiti”, “per far star bene i ragazzi”, “per sviluppare collaborazioni nella comunità” – esprime un grande potenziale educativo e delinea fondamentali sfide sul piano civile e dei rapporti intergenerazionali: da un lato, gli adulti esprimono cittadinanza reale impegnandosi nel garantire ai propri figli il diritto ad apprendere, dall’altro, i ragazzi sperimentano esercizi di educazione alla cittadinanza, dotandosi della parola per costruire la società adulta del futuro. La comunità locale percepisce che se il proprio patrimonio culturale non cresce con le nuove generazioni, la qualità della vita dell’intera comunità stessa ne risente. Dal momento che la convivenza sociale migliora se più cittadini responsabili vivono in essa, l’esclusione di alcuni (peggio ancora di tanti) impoverisce l’intera comunità. In tal senso, la cultura risulta essere una creazione individuale e sociale, che costruiamo personalmente e di concerto con gli altri: impariamo a scuola ma anche in famiglia, in oratorio, nelle attività sportive, facendo i compiti o giocando. 16 Apprendere è l’atto umano che dura più a lungo. Continuiamo a imparare e, imparando, diamo forma alla cultura nostra e della comunità nella quale siamo inseriti. Possiamo scambiarci insegnamenti e apprendimenti. Le comunità di apprendimento nascono spontaneamente ma vanno curate, coltivate: occorre reperire risorse e valorizzarle, scambiare idee e competenze, realizzare piccole imprese educative. In questa direzione si vanno muovendo le esperienze educative extrascolastiche maturate sul territorio in questi anni. E’ una prospettiva che si pone in coerenza con la logica di sistema formativo integrato formale e informale, indicata dall’Europa, che contribuisce alla costruzione del cosiddetto “long life learning”, apprendimento permanente, come costruzione continua di competenze e conoscenze per tutta la vita di un individuo, dimensione che non solo migliora l'inclusione sociale, la cittadinanza attiva e lo sviluppo personale, ma concorre anche ad aumentare il benessere, anche economico, di una comunità. Per questo appare importante che nel triennio dei Piani di zona vengano garantiti: • una funzione di promozione culturale nei territori sui temi della corresponsabilità educativa intorno agli apprendimenti • la valorizzazione del ruolo dell’ente locale, rispetto a compiti di governance e di sviluppo del protagonismo delle famiglie, dei ragazzi, della comunità, in un rapporto complementare di risorse professionali e del volontariato • il mantenimento dei raccordi locali dei servizi attraverso un referente tecnico dell’Ufficio di Piano • l’offerta di forme di accompagnamento ai servizi nella costruzione di un sistema integrato tra scuola e extrascuola e territorio • la prosecuzione del percorso di formazione/tutoring per i referenti degli Uffici di Piano. RIFERIMENTI: Documentazione: vademecum “Extrascuola che impresa!”, strumento di orientamento per ideare, promuovere e gestire progetti nell’extrascuola (2011); area web: una piattaforma condivisa (http://extrascuola.provincia.bergamo.it) per connettere esperienze, informare, dialogare, scambiare e condividere idee e proposte (dal 2011). Banca dati sociale: consente la consultazione delle schede censite di servizi extrascuola (http://bancadatisociale.provincia.bergamo.it) 17 Protocollo operativo per la gestione condivisa di soggetti con disagio psichico Quadro generale I Servizi Sociali Comunali i Medici di Assistenza Primaria (MAP), Gli ambiti di _______________________ il Dipartimento di Salute Mentale (DSM), concordano sulla necessità di una stretta collaborazione per rispondere nel modo più adeguato e corretto possibile ai bisogni presenti nei soggetti affetti da disagio psichico. Allo scopo sottoscrivono il presente documento che definisce le prassi di intervento nella salute mentale per garantire: l’effettiva presa in carico delle diverse situazioni; un intervento che metta a disposizione del cittadino nel modo più organico possibile le diverse risorse presenti. Il documento si fonda sui seguenti presupposti: Il Servizio Sociale Comunale/di Ambito ha il compito di farsi carico di tutte le situazioni di disagio presenti sul proprio territorio. È il soggetto che, in considerazione del proprio radicamento territoriale, meglio conosce le risorse e i servizi presenti ed è in grado di valutare e promuoverne l’accesso da parte dei cittadini. È il soggetto che, in presenza di più bisogni afferenti a servizi specialistici diversi presenti per lo stesso soggetto, ha il compito di farne sintesi e gestire il quadro di riferimento nel suo insieme in un progetto organico. In presenza di situazioni di bisogno che richiedono specifiche professionalità, il Servizio Sociale Comunale/di Ambito non può intervenire da solo in quanto non ha le competenze necessarie. Per dette situazioni sono attivi i diversi servizi specialistici specifici che afferiscono ai soggetti sottoscrittori del presente documento. Acquisizione del consenso È indispensabile, al momento del primo contatto, acquisire il consenso scritto dell’utente interessato. Per facilitare il passaggio di informazioni fra i diversi servizi, durante il primo incontro con l’utente, si chiede allo stesso la sottoscrizione dell’autorizzazione al trattamento dei dati personali. 1. Rapporti fra servizio sociale comunale/di Ambito, centro psicosociale e medici di assistenza primaria A) Modalità di accesso / invio al centro psicosociale degli utenti da parte del servizio sociale comunale/di Ambito 1. Situazioni già in carico al servizio sociale comunale/di Ambito 1.1. Invio da parte del servizio sociale comunale/di Ambito Se si tratta di situazioni in carico da tempo al servizio sociale comunale/di Ambito, per le quali l’assistente sociale valuta opportuno l’invio al centro psicosociale, è possibile: 1.1.1. In caso di A) procedere all’invio diretto attraverso la procedura L’utente, dopo aver ottenuto utente consenziente ordinaria di accesso al centro psicosociale: l’impegnativa da parte del medico di assistenza primaria, telefona e fissa un appuntamento l’utente accede direttamente al centro psicosociale presentandosi negli orari di apertura B) anticipare, dopo aver ottenuto il consenso dall’utente, la richiesta di visita telefonando al centro psicosociale (non è necessaria l’impegnativa del medico delle cure primarie) C) contattare telefonicamente, prima della visita, il centro psicosociale. D) ottenere una restituzione scritta, i cui contenuti sono anticipati telefonicamente, da parte del centro psicosociale sugli esiti della visita. 1.1.2. In caso di a)segnalare la situazione al medico di assistenza utente non primaria, richiedendo una prima valutazione consenziente psichiatrica e offrendo eventualmente la propria disponibilità a facilitare la presa in carico sanitaria. 1.1.3 In caso di Qualora la persona presenti una situazione di utente non emergenza, in presenza di gravi alterazioni psichiche consenziente , di segnalare la situazione al MAP per eventuale urgenza, e attivazionedi ASO o TSO (vedi protocollo relativo) informandone il CPS oppositivo 1.2. Invio su segnalazione di parenti o di terzi (vicini, volontari, ecc.) che evidenziano situazioni urgenti o particolarmente preoccupanti: segnalare la situazione al medico di assistenza primaria, richiedendo una prima valutazione psichiatrica e offrendo eventuale disponibilità ad un intervento congiunto. 2. Situazioni nuove che accedono al servizio sociale comunale/di Ambito A) Nel caso in cui l’azione del servizio sociale comunale/di Ambito rilevi direttamente dall’utente, un bisogno di valutazione psichiatrica, è necessario che l’assistente sociale attivi il medico di assistenza primaria affinché effettui un primo filtro, per valutare l’opportunità di un eventuale invio al centro psicosociale. Qualora non sia possibile ottenere il consenso dell’utente e la situazione richieda l’attivazione di misure urgenti si rimanda al punto 1.1.3 previa informazione dell’interessato. B) Quando l’assistente sociale comunale/di Ambito riceve segnalazioni da parte di parenti o terzi (vicini, volontari, ecc.) per alterazioni comportamentali gravi di persone non conosciute dal servizio sociale comunale/di Ambito, dopo attenta valutazione può inoltrare la segnalazione al medico di assistenza primaria, tramite comunicazione scritta, offrendo la propria disponibilità professionale. 3. Patologie miste A) Per i casi di handicap con annessi disturbi psichiatrici, vanno attivati di concerto con l’ASSI, attraverso il servizio disabili, ed il centro psicosociale referente attraverso la formula della consulenza specialistica. B) Per i casi di doppia diagnosi, vanno attivati il Ser.T. ed il centro psicosociale referente attraverso la formula della consulenza specialistica. C) Per le demenze e le patologie neurologiche bisogna rivolgersi al neurologo o all’Unità di Valutazione Alzheimer, tramite il medico di assistenza primaria. D) Non tutti i problemi comportamentali, anche se importanti, sono riconducibili a disturbi psichiatrici. In questi casi bisogna accedere ai servizi territoriali, nel rispetto delle loro competenze. Per i pazienti psichiatrici ultrasessantacinquenni, si deve prevedere una collaborazione nella ricerca di soluzioni residenziali (RSA o altre istituzioni qualora la sintomatologia psichiatrica non sia spenta). Per le situazioni previste dal punto 3, la competenza sociale sulla situazione resta del servizio sociale comunale/di Ambito. Anche in questi casi si ritiene importante informare il medico di assistenza primaria, eventualmente attraverso i familiari. Per le necessità residenziali dell’utente, la struttura dovrà essere individuata dal servizio titolare del caso, secondo i principi previsti dalla normativa vigente. B) Esito dell’invio ed articolazione delle competenze tra centro psicosociale e servizio sociale comunale/di Ambito L’esito dell’invio al centro psicosociale può essere uno dei seguenti: 1.1 Una consulenza del centro psicosociale al medico di assistenza primaria per gli utenti che non necessitano di cure specialistiche. 1.2 Una consulenza all’assistente sociale del comune di residenza: tale utenza fa riferimento all’assistente sociale del proprio comune di residenza Terminata la fase diagnostica, il soggetto ritorna al medico stesso oppure all’assistente sociale. Al di là delle problematiche di ordine clinico, le richieste più frequenti riguardano la formulazione di una diagnosi per inoltrare la pratica di riconoscimento/aggravamento dell’invalidità civile. Qualora lo psichiatra ravvisi una certa gravità e/o complessità del caso, dalla consulenza si passerà alle fasi successive. Nella fase di consulenza, per questioni legate al solo disbrigo di pratiche burocratiche, ovvero invalidità civile, riconoscimento della L. 69/99, ricorso per la nomina di amministratore di sostegno, o per tutore/curatore, ecc. , il riferimento è l’ assistente sociale del Comune di residenza del soggetto stesso, a cui è garantita la possibilità di partecipare all’equipe del centro psicosociale quando è all’ordine del giorno il monitoraggio della situazione dell’utente in carico. 2. Un’assunzione in cura per gli utenti che necessitano di un trattamento specialistico, ma non di interventi multiprofessionali. Si tratta di soggetti che effettuano visite / colloqui con lo psichiatra o lo psicologo del servizio specialistico; anche in tal caso, è l’assistente sociale del CPS, in collaborazione con Comune di residenza del soggetto, a fare da referente in caso di bisogno per pratiche e/o interventi sociali. All’ assistente sociale del Comune di residenza del soggetto stesso è garantita la possibilità di partecipare all’equipe del centro psicosociale quando è all’ordine del giorno il monitoraggio della situazione dell’utente in carico. 3. Una presa in carico attraverso un trattamento integrato per gli utenti portatori di bisogni complessi (psicotici, gravi disturbi dell’umore, disturbi di personalità grave). sono soggetti le cui patologie e problematiche chiamano in gioco tutte le figure professionali del Centro psicosociale, per cui anche l’assistente sociale del servizio specialistico. Nel caso in cui si rilevino necessità assistenziali, la fase di valutazione, attuazione, monitoraggio del caso, rapporto con i servizi del territorio (SAD, domanda per alloggi popolari, ecc.) rapporto con i familiari e/ o referenti, viene effettuata pertanto dall’assistente sociale del centro psicosociale fornendo le opportune informazioni al servizio sociale comunale/di Ambito dell’avvenuta presa in carico del soggetto. Per quanto riguarda gli inserimenti e le dimissioni dei soggetti presso i centri diurni, le comunità psichiatriche, è l’assistente sociale del centro psicosociale a farsi carico delle pratiche necessarie. 4. L’invio ad altro servizio per non competenza. Dell’esito dell’invio, il centro psicosociale informa il servizio sociale comunale/di Ambito e il medico di assistenza primaria. C) Modalità di accesso ai servizi comunali di utenti in carico al centro psicosociale Qualora si evidenzi la necessità di accesso ai servizi comunali, chi rileva il bisogno lo segnala al servizio sociale comunale/di Ambito, che provvede, previa verifica della possibilità di soddisfare la richiesta, a predisporre apposito progetto di intervento, nel quale specifica anche le modalità di inserimento / avvio del progetto stesso. La segnalazione può avvenire in uno dei seguenti modi: invio diretto dell’interessato al servizio sociale comunale/di Ambito, segnalazione scritta, richiesta telefonica di appuntamento al servizio sociale comunale/di Ambito, con contestuale passaggio di informazioni sulla situazione rilevata, accompagnamento dell’utente al servizio sociale comunale/di Ambito e, successivamente, nell’accesso al servizio. L’inserimento deve essere monitorato periodicamente sia dal servizio sociale comunale/di Ambito, che è referente del servizio e del progetto, sia dal centro psicosociale, al fine di verificarne gli esiti e definire il prosieguo o la sospensione. Il calendario delle verifiche è definito nel progetto. Se si evidenziano problemi di gestione, il servizio sociale comunale/di Ambito può attivare un rapporto diretto con il terapeuta referente (psichiatra o psicologo) e/o con l’assistente sociale del CPS e viceversa. 2. Rapporti fra servizio sociale comunale/di Ambito, centro psicosociale, Tutela Minori Nei casi di assunzione in cura e presa in carico di genitori o conviventi il cui disagio psichico possa costituire un pregiudizio per la genitorialità, il centro psicosociale informa il servizio sociale comunale/di Ambito, il servizio Tutela Minori. Per le patologie ad interesse psichiatrico della gravidanza e del puerperio, l’informazione viene data, con almeno tre mesi di anticipo rispetto alla data presunta del parto al servizio sociale comunale/di Ambito, al consultorio o al Servizio Tutela minori. La segnalazione deve essere corredata di tutta la documentazione necessaria per una conoscenza approfondita della situazione. Successivamente alla segnalazione deve tenersi un incontro specifico fra i servizi coinvolti per definire, tramite apposito progetto, i possibili interventi atti a rispondere sia al disagio presente, sia ai bisogni dei minori. Il progetto prevede tutto quanto necessario a garantire il monitoraggio della situazione e la ridefinizione, se necessario, degli interventi. Prevede quindi anche il calendario degli incontri di verifica. 3. Rapporti fra servizio sociale comunale/di Ambito, centro psicosociale, servizio inserimenti lavorativi Modalità di richiesta inserimento lavorativo da parte del centro psicosociale Qualora il centro psicosociale ravvisi la necessità di inserimento lavorativo per un soggetto che ha in cura o in carico, inoltra la richiesta al servizio sociale comunale/di Ambito. A seconda della situazione di fragilità del soggetto, sono ipotizzabili tre tipologie di intervento. 3.1 Progetto socio occupazionale Finalità: recupero e reinserimento del paziente nella realtà sociale, supporto al paziente nell’organizzazione e nella gestione della quotidianità CPS: valutazione psichiatrica, reperimento postazione sul territorio in collaborazione con as Comune/di ambito, preparazione del contesto e monitoraggio educatore CPS, verifica congiunta. Comune/Ambito: reperimento postazione sul territorio in collaborazione con as CPS, posizione INAIL ed eventuale compenso motivazionale, verifica congiunta 3.2 Progetto occupazionale terapeutico Finalità: osservazione e verifica di competenze e tenuta lavorativa all’interno di un percorso riabilitativo CPS: valutazione psichiatrica, reperimento postazione sul territorio in collaborazione con as Comune/di Ambito, preparazione del contesto e monitoraggio educatore CPS, aumento graduale di ore, durata max di due anni e minima di sei mesi, impegno orario da 8 a 20 ore settimanali, compenso motivazionale a carico del CPS, verifica congiunta. Comune/Ambito: reperimento postazione sul territorio in collaborazione con as CPS, posizione INAIL 3.3 Inserimento lavorativo Finalità: inserimenti lavorativi dei pazienti in trattamento, per i quali è possibile un inserimento/rientro in un contesto di reale produttività aziendale. Il CPS inoltrerà segnalazione al servizio sociale comunale/di Ambito, che provvederà poi ad inoltrarla al SIL di riferimento, nel rispetto delle specifiche regolamentazioni. CPS: valutazione psichiatrica con monitoraggio del paziente anche nei suoi aspetti farmacologici, segnalazione scritta con particolare attenzione alle competenze lavorative, agli aspetti di tenuta, alle aspettative del paziente e della famiglia, verifica congiunta. Comune/Ambito: trasmissione della segnalazione al servizio inserimento lavorativi di riferimento, monitoraggio e verifica congiunta. SIL: predisposizione del progetto di inserimento lavorativo e gestione del percorso, monitoraggio diretto con il servizio psichiatrico, verifica congiunta con ss comunale/ di Ambito e CPS. 3.4 Residenzialità leggera In linea con la DGR 4221 del 28 febbraio 2007 a la 7861 del 30 luglio 2008, la residenzialità leggera, nel suo insieme, ha il fine di sviluppare e proporre progetti abitativi destinati a soggetti che necessitino di interventi sia residenziali che di sostegno e accompagnamento all’autonomia e all’integrazione sociale e/o lavorativa, in sinergia tra il Dipartimento di Salute Mentale, il Comune/Ambito e attraverso il supporto alle famiglie dei pazienti ed il raccordo con associazioni e cooperative della rete del territorio. Le modalità di attivazione del servizio sono le seguenti: 1. segnalazione del nominativo della persona potenziale fruitore del servizio di residenzialità leggera al Centro Psico Sociale da parte del Servizio Sociale Comunale/Ambito e/o del Servizio Psichiatrico di competenza; 2. analisi della domanda di residenzialità leggera da parte della Commissione di Progettazione Condivisa (composta dall’assistente sociale di riferimento del Comune/Ambito, psichiatra e assistente sociale del Servizio Psichiatrico di Competenza e del referente dell’Unità di Offerta di Residenzialità Leggera potenzialmente coinvolta) e definizione del Progetto Individualizzato di Residenzialità Leggera; 3. trasmissione del progetto da parte del Dipartimento di Salute Mentale all’Asl di Bergamo per l’approvazione e la definizione e contrattualizzazione, con i titolari dell’Unità di Offerta di Residenzialità Leggera individuata, del budget specifico; 4. inserimento della persona nell’Unità di Offerta di Residenzialità Leggera individuata; 5. monitoraggio del Progetto da parte della Commissione di Progettazione Condivisa con cadenza almeno semestrale e trasmissione della relativa relazione al Comune/Ambito e al Dipartimento di Salute Mentale; 6. in caso di dimissione della persona dall’Unità di Offerta di Residenzialità Leggera, sia per termine naturale del progetto individualizzato che per altre motivazioni, il Responsabile dell’Unità di Offerta chiede, almeno sei mesi prima, di convocare la Commissione di Progettazione Condivisa per valutare e costruire il percorso di dimissione; 7. la proposta di dimissione va comunicata anticipatamente al Comune /Ambito e al Dipartimento di Salute Mentale. Aspetti generali Durata La durata del presente protocollo, sottoscritto in via sperimentale, decorre dalla firma del protocollo fino al dicembre 2014. Monitoraggio Per la verifica della corretta attuazione del presente protocollo, l’organismo deputato è è il Tavolo Psichiatria di Macroarea Est. La convocazione del Comitato di Monitoraggio viene fatta dall’Ambito Territoriale della _______________, individuato come ambito capofila per l’attuazione del presente protocollo. LINEE GUIDA PER UNA DIMISSIONE ADEGUATA DELLE PERSONE DALLA UONPIA DOPO IL 18 ANNI Considerato che: Il Servizio di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ha come sua specifica competenza la diagnosi, la cura e la riabilitazione delle patologie neurologiche e psichiatriche dell’età evolutiva (0-18 anni) e dei disordini dello sviluppo, nelle sue varie linee di espressione (motoria, psicomotoria, linguistica, cognitiva, intellettiva e relazionale); I Comuni singoli o associati, ai sensi dell’art.14 legge 328/00, sono tenuti a predisporre, su richiesta dell’interessato, un progetto individuale che in particolare dovrà evidenziare i servizi finalizzati al recupero e all’integrazione e inclusione sociale; L’ASL nell’ambito delle attività distrettuali garantisce interventi a carattere socio–sanitario, tra cui prestazioni consultoriali, protesica e ausili, ADI, Vaccinazioni, raccordo con i Medici di Assistenza Primaria, la funzione CEAD, (Centri di Assistenza Domiciliare), etc. e gestisce le attività volte a riconoscere gli stati di invalidità civile; Il CEAD a livello distrettuale svolge funzioni di integrazione tra vari attori coinvolti e mantiene aggiornata la conoscenza dei servizi potenzialmente attivabili; mantiene, inoltre, i contatti con il Soggetto Accreditato in ADI attivando, secondo i casi, l’operatore o la funzione distrettuale di riferimento. L’U.O. Psichiatria si occupa di soggetti d’interesse puramente psichiatrico (escludendo situazioni di pertinenza neurologica o di handicap puro) di età superiore ai 18 anni; La scuola, progetta e realizza interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona, adeguati ai diversi contesti, alla domande delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti. Presso l’Ufficio Scolastico provinciale è istituito un gruppo di Lavoro per l’Integrazione Scolastica. Il territorio di Bergamo ha a disposizione, come punti di riferimento per le scuole di ogni Ordine e grado, sette CTRH (Centri Territoriali Risorse per gli alunni con disabilità) con finalità di formazione, monitoraggio e interrelazione interistituzionale. Presso ogni istituto scolastico è istituito un GLH (Gruppo di Lavoro per l’inclusione degli alunni diversamente abili). Si concordano i seguenti ruoli e funzioni per un corretto passaggio dei casi e definizione di un progetto di vita. 1) L’ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE PROGETTUALE DI AMBITO (ove non esistente) AL FINE DI PREDIPORRE E/O ORIENTARE IL PROGETTO DI VITA PER L’ETA’ ADULTA PER LE PERSONE CON DISABILITA’. Essa dovrà essere preferibilmente composta da: Referenti Uonpia fino alla dimissione dal servizio, dal Servizio sociale comunale e/o Ambito, dalla Famiglia, dal Medico di Base e dalla Scuola, fino alla conclusione dal percorso scolastico. Tale Commissione sarà coordinata dal Servizio sociale di Ambito che garantisce la funzione di Case manager. La Commissione sarà integrata di volta in volta dai referenti dei servizi territoriali coinvolti nel progetto di vita. 2) IL SERVIZIO DI NEUROPSICHIATRIA DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA, con almeno sei mesi di anticipo rispetto alla conclusione del proprio intervento, informa la famiglia delle prossime dimissioni e dell’opportunità di inoltrare la domanda di invalidità civile, in previsione del compimento del 18° anno di età del soggetto, nonché di valutare l’opportunità se è il caso, di mettere in atto interventi di amministrazione di sostegno, tutela o curatela. • • • • • Il Servizio di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza si impegna a produrre una relazione conclusiva, che consegnerà alla famiglia per l’utilizzo che riterrà opportuno, contenente: dati anagrafici; diagnosi con particolare attenzione ad evidenziare l’eventuale co-presenza di aspetti psichiatrici; sintesi degli interventi attuati (sanitari e sociali), in collaborazione del servizio sociale comunale e/o di Ambito; terapie in atto ed indicazioni cliniche per il medico di medicina generale e per gli eventuali specialisti; indicazioni relative sia alle prospettive di integrazione sociale, sia alle unità di offerta sociosanitaria e sociale presenti sul territorio che rientrano nel progetto di vita, in collaborazione del servizio sociale comunale e/o di Ambito. Il Servizio di Neuropsichiatria, in assenza della Commissione Progettuale di Ambito e di intesa con il Servizio Sociale Comunale e/o di Ambito, informerà la famiglia delle possibilità presenti sul territorio, ed accompagnerà questa fase con una propria segnalazione ai servizi sanitari, eventualmente alla U.O. Psichiatria e al Medico di Base. Qualora per il paziente si renda opportuno anche il coinvolgimento dell’U.O. Psichiatria: • il Servizio di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza programmerà un incontro sei mesi prima del compimento del 18° anno di età del soggetto con l’U.O. di Psichiatria per valutare la possibilità di proporre all’interessato ed alla sua famiglia un intervento di consulenza e/o di presa in carico da parte di quest’ultima Unità Operativa; • due mesi prima della dimissione le équipe del Servizio di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza e del Centro Psico-Sociale incontreranno la famiglia per il passaggio della situazione. IL SERVIZIO SOCIALE, comunale o meglio ancora la Commissione progettuale di Ambito: • collabora con l’UONPIA per fornire alla famiglia la sintesi degli interventi attuati (sanitari e sociali) e per offrire indicazioni relative sia alle prospettive di integrazione sociale, sia alle unità di offerta socio-sanitaria e sociale presenti sul territorio che rientrano nel progetto di vita; - valuta la richiesta direttamente espressa dall’interessato o dalla sua famiglia e, tenuto conto delle risultanze della valutazione, effettua la presa in carico e/o orienta il soggetto verso le tipologie di servizio ritenute essenziali per il soggetto ; - attiva eventuali iniziative/interventi socio-assistenziali ritenuti necessari a rispondere al bisogno rilevato in sede di valutazione per la presa in carico; - supporta il soggetto per l’acquisizione di interventi/servizi socio-assistenziali e socio - sanitari per la disabilità presenti sul territorio di competenza, gestiti direttamente o da soggetti del terzo settore. IL MEDICO ASSISTENZA PRIMARIA assicura l’assistenza primaria, la continuità assistenziale e le attività territoriali programmate e, laddove necessario, il raccordo con altri servizi coinvolti nella gestione dei bisogni del soggetto, quali il Servizio Sociale o i servizi specialistici (es U.O. di psichiatria) e il CEAD.. Il MAP garantisce anche la sua partecipazione alla Commissione Progettuale di Ambito. L’ASL NELLA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITÀ DEI CONSULTORI FAMILIARI garantisce la realizzazione di uno “spazio dedicato” per le persone con Disabilità, sia in quelli pubblici che accreditati , anche a livello di macroarea. Nei Consultori la famiglia del soggetto disabile adulto dovrà trovare un riferimento per la presa in carico psico-sociale del soggetto disabile e per un supporto alla famiglia. I Consultori garantiscono la presenza nella Commissione progettuale per gli utenti seguiti. LINEE GUIDA PER EROGAZIONE DEI VOUCHER SOCIALI NON AUTOSUFFICIENTI AMBITO DEL BASSO SEBINO PREMESSA I Comuni dell’Ambito territoriale del Basso Sebino sottoscrittori dell’Accordo di programma attraverso il presente regolamento definiscono le modalità di utilizzo del Voucher Sociale considerandolo a tutti gli effetti uno strumento attraverso il quale dare corpo a politiche sociali e assistenziali orientate al dialogo e all’interazione tra cittadini, famiglie, soggetti sociali del territorio, servizi e amministrazioni locali. La logica di utilizzo di questo nuovo strumento si pone dunque in continuità con l’esperienza maturata in questi anni da parte dei Comuni dell’Ambito territoriale e dalla Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi nello sviluppo di interventi a sostegno della domiciliarità che siano attenti alle esigenze delle persone e delle famiglie, e alla promozione e valorizzazione delle risorse sociali, relazionali e di cura presenti nel territorio. L’ambito di riferimento per il Voucher Sociale è composto dai comuni dai Comuni sottoscrittori dell’Accordo di Programma ( Adrara S. Martino, Adrara S. Rocco, Credaro, Foresto Sparso, Gandosso, Parzanica, , Sarnico, Tavernola B.sca, Viadanica, Vigolo). Gli organi tecnici di riferimento per la gestione dei Voucher sono rappresentati dall’Ufficio di Piano e dalla Comunità Montana che, quale ente capofila per la realizzazione della legge n. 328/00 relativa alla programmazione territoriale del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali, adotta il presente regolamento. Art. 1. Oggetto del regolamento Il presente regolamento disciplina per tutti i comuni dell’Ambito territoriale del Basso Sebino sottoscrittori dell’Accordo di Programma i criteri di assegnazione e di utilizzo dei Voucher Sociali previsti dalla normativa Nazionale e Regionale sul sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali. Art. 2 Finalità I Voucher Sociali sono uno strumento attraverso cui i Comuni dell'Ambito vogliono offrire sollievo e supporto alle famiglie che accudiscono persone in condizioni di limitata autosufficienza o in casi particolari di avvicinamento al sad. Allegato voucher non autosufficienti 1 1 Art. 3 Il Voucher sociale Il Voucher Sociale è un titolo attraverso il quale è possibile acquistare prestazioni sociali erogate da operatori professionali. I voucher vengono erogati esclusivamente per attività socio – assistenziali, sulla base di un progetto concordato tra assistente sociale e famiglia. Si individuano quattro profili: • bassa intensità: un pacchetto sollievo una-tantum fino ad un massimo di n. 32 ore. • media intensità: un pacchetto fino a un massimo di n. 48 ore, da utilizzare entro 6 mesi. È possibile richiedere 1 rinnovo. • alta intensità: un pacchetto fino a un massimo di n. 96 ore, da utilizzare entro 6 mesi. È possibile richiedere 1 rinnovo • emergenza: un pacchetto fino a un massimo di n. 32 ore, da utilizzare in casi d’emergenza per affrontare le criticità del momento, come ad esempio un supporto in seguito a dimissione ospedaliere per trovare delle soluzioni mirate. Le ore d’emergenza dovranno essere necessariamente integrate con altrettante ore del servizio di assistenza domiciliare, come da prospetto sotto elencato. Ore di sollievo 50% Fino a n. 32 ore Ore sad 50% Uguali alle ore di sollievo Totale 100% Le ore dovranno essere concentrate ed effettuate nell’arco di una settimana al massimo dieci giorni, nel frattempo famiglia e servizio si organizzano per una soluzione adeguata. Di questo pacchetto potranno usufruirne anche i cittadini che supererano il limite di ISEE pari a €12.000,00, pagandone la compartecipazione economica in base alle tabelle del servizio di assistenza domiciliare. Tale domanda dovrà essere dettagliatamente dall’assistente sociale del comune di residenza. relazionata La fruizione di una tipologia di voucher esclude la possibilità di usufruire delle altre tipologie. Gli interventi potranno essere collocati durante il fine settimana solo in casi eccezionali. Allegato voucher non autosufficienti 2 2 Art. 4 Destinatari Possono beneficiare del Voucher Sociale i soggetti fragili residenti nell'Ambito territoriale di competenza , e nei Comuni sottoscrittori l’accordo di programma, che ne facciano apposita richiesta. Soggetti cioè che per motivi vari si trovano nella condizione di non poter svolgere autonomamente, parzialmente o totalmente, le normali attività della vita quotidiana. Ai fini della determinazione delle condizioni di fragilità da sostenere attraverso il Voucher Sociale, viene valutata l’interazione tra indicatori di: - fragilità familiare: legata alla rete di cura familiare; - fragilità individuale: legata all'età e alla salute della persona; - fragilità economica: legata ai criteri di reddito I.S.E.E. Art. 5 Requisiti di ammissione Per la presentazione della domanda di assegnazione del Voucher Sociale i cittadini residenti nell'ambito territoriale del Basso Sebino e nei Comuni sottoscrittori devono essere in possesso dei seguenti requisiti: 1. Essere residenti in uno dei Comuni sottoscrittori dell’accordo di programma, appartenenti all'Ambito Territoriale; 2. Avere un'età uguale o superiore ai 65 anni alla data di presentazione della domanda, salvo casi di particolare gravità (patologia o casi particolari); 3. Avere un reddito I.S.E.E. familiare non superiore a Euro 12.000,00. Le persone con un’età superiore di 65 anni in possesso del riconoscimento della legge 104/1992 hanno la facoltà di presentare ai fini ISEE soli i propri redditi; 3/b solo per le richieste di voucher d’emergenza è prevista la possibilità di richiedere il voucher anche per i cittadini con ISEE superiore ai € 12.000,00 purchè disposti a compartecipare alla spesa complessiva (SAD+ voucher) per la quota prevista dal regolamento comunale. 4. Essere in condizione di non autosufficienza totale o parziale, certificata da apposita documentazione medica e, dove presente, da verbale di invalidità, con particolare riferimento a situazioni di demenza senile, morbo di Parkinson, morbo di Alzheimer o patologie gravemente invalidanti; 5. presentare un PAI predisposto dall’assistente sociale di competenza, il quale dovrà comprendere i seguenti punti: dati anagrafici della persona, patologia e grado di invalidità, situazione della persona e bisogno assistenziale, composizione della rete con relativi riferimenti telefonici, piano di intervento articolato in tempi, modalità e durata dell’intervento. Al fine della determinazione del reddito I.S.E.E. il nucleo familiare di riferimento, comprende tutti i soggetti conviventi (come risulta dallo Stato Famiglia), compresa la persona che richiede il Voucher. Art. 6 Durata Allegato voucher non autosufficienti 3 3 I voucher sociali verranno erogati fino ad esaurimento dei fondi in base alla gravità del carico assistenziale e alla situazione reddituale del richiedente. Nella valutazione delle domande la commissione valuterà prioritariamente le richieste di voucher presentate per la prima volta. Art. 7 Modalità di presentazione della domanda La domanda deve essere presentata su apposito modulo al Segretariato Sociale di Ambito. Alla domanda deve essere allegata la seguente documentazione: • Dichiarazione ISEE relativa al soggetto per il quale si richiede il voucher sociale; • Copia certificati medici attestanti le patologie in essere e, se in possesso, copia del verbale di invalidità del soggetto per cui si richiede l’erogazione del voucher sociale. Art. 8 Percorso di erogazione Le modalità organizzative e gestionali relative all'assegnazione dei Voucher sono a cura dell'Ufficio di Piano. Il percorso di erogazione del voucher sociale è il seguente: • richiesta di sollievo da parte della famiglia e/o dall’interessato; la richiesta dovrà essere composta da: modulo di richiesta, dichiarazione sostitutiva unica e attestazione ISEE, certificati medici. • effettuazione della valutazione sociale da parte dell’assistente sociale competente; • commissione di valutazione formata dai tecnici del territorio ogni quarta settimana del mese; per le emergenze si effettueranno commissioni straordinarie costituite dal Responsabile dell’Ufficio di Piano, dal Coordinatore del tavolo anziani e dall’assistente sociale competente; • comunicazione alla famiglia dell’esito della valutazione della commissione da parte delle assistenti sociali e del coordinatore della Comunità Montana; • stesura del piano di intervento concordato con la famiglia; • scelta della cooperativa pattante da parte della famiglia; • visite domiciliari di monitoraggio della situazione da parte del coordinatore della comunità montana. Art. 9 Decadenza del Voucher Sociale • • • in caso di ricovero ospedaliero le ore non effettuate verranno recuperate; in caso di ricovero in casa di riposo il voucher verrà sospeso; in caso di rinuncia al voucher da parte della famiglia lo stesso verrà sospeso. Allegato voucher non autosufficienti 4 4 Art. 10 Monitoraggio e controllo • il monitoraggio della qualità percepita dagli utenti verrà effettuato attraverso la somministrazione alle famiglie di un questionario di gradimento; • il controllo dell’Ufficio di Piano sui pattanti rispetto all’attuazione dei voucher avverrà attraverso la predisposizione di appositi fogli firma dell’utente. Nel rispetto delle disposizioni previste dalla legge 7 agosto 1990 n. 241 e sue modifiche ed integrazioni, l'esito delle verifiche effettuate riveste efficacia vincolante per la revoca dell'assegnazione. Ai sensi dell'articolo 4 comma 7 del D.L. n. 109/98, come modificato dal D.L. n. 130/2000, gli uffici competenti potranno chiedere idonea documentazione atta a dimostrare la completezza e la veridicità dei dati dichiarati anche al fine della correzione di errori materiali di modesta entità. Art. 11 Rapporti tra l’Ufficio di Piano e le cooperative/società: • • l’Ufficio di Piano assorbirà l’albo dei pattanti ADI del distretto ASL del Basso Sebino e le cooperative sociali operanti sul territorio; Si stabiliranno precisi rapporti amministrativi tra l’Ufficio di Piano e i pattanti e le cooperative operanti sul territorio. Art. 10 Modalità di pubblicizzazione Distribuzione nei punti strategici di ogni comune di locandine e volantini. Allegato voucher non autosufficienti 5 5 PATTO DI ACCREDITAMENTO PER L’EROGAZIONE DELL'ASSISTENZA DOMICILIARE FORNITA CON VOUCHER SOCIALE NEL TERRITORIO DEL MONTE BRONZONE E BASSO SEBINO E DEFINIZIONE DEI RAPPORTI GIURIDICI ED ECONOMICI TRIENNIO 2012-2014 Premesso che L’Assemblea dei Sindaci dell’ambito territoriale del Basso Sebino: ha approvato in data 7/03/2012 le “linee guida per l’erogazione del voucher sociale“ che definiscono condizioni e modalità di erogazione del voucher, parte integrante del Piano di Zona 2012-2014; ha scelto di assorbire per motivi di economicità procedurale e di garanzia di qualità l’elenco dei pattanti della zona Basso Sebino con cui l’ASL di Bergamo ha sottoscritto il patto di accreditamento per i voucher sociosanitari (A.D.I.) e gli enti erogatori di prestazioni sad che hanno in essere convenzioni con i Comuni dell’Ambito Territoriale. Rilevato che la struttura ______________________ in quanto soggetto che ha contratto patto di accreditamento con l’ASL di Bergamo per i voucher socio-sanitari (A.D.I.) per i Distretti Socio Sanitari di Sarnico o ha in essere una Convenzione per la gestione del sad con uno dei Comuni dell’Ambito Territoriale ed è quindi in possesso dei requisiti richiesti, viene automaticamente accreditata dall’Ambito Territoriale del Basso Sebino per i voucher sociali gestiti dall’ambito. Dato atto che le parti ne hanno condiviso le regole procedurali ed hanno raggiunto un accordo concernente le modalità applicative della negoziazione. Tutto ciò premesso La Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi cod Fiscale 90029430163 , con sede in via del Cantiere 4 – LOVERE nella persona del Responsabile di Servizio Area Sociale del Basso Sebino Dott.ssa Francesca Bianchi e la struttura ________________ Partita IVA _______________, con sede a ______________, via _____________, in persona del legale rappresentante pro-tempore, _________________, nato a ________ il __________, e residente a _________ via ____________________ CONCORDANO QUANTO SEGUE Allegato voucher non autosufficienti 6 6 Art. 1 - OGGETTO DEL PATTO Il presente Patto ha per oggetto l'erogazione da parte della struttura accreditata di prestazioni di assistenza domiciliare connesse al voucher sociale per anziani e soggetti fragili nel territorio corrispondente all'area dell’ambito territoriale del Basso Sebino. I fruitori del voucher dovranno essere residenti in uno dei Comuni sottoscrittori dell’Accordo di Programma per il Piano di Zona 2012-2014. Lo strumento del voucher per il sostegno domiciliare a persone fragili sarà sostenuto con fondi previsti dal Piano di Zona e decisi in sede di previsione di bilancio di ciascun anno del triennio. Art. 2 - BUDGET Alla struttura ________________________, è destinata una quota di risorse di € 22,00 all’ora omnicomprensive per le attività assistenziali prestate a domicilio di cui all’art. 1 del presente Patto di Accreditamento da erogare dalla data di sottoscrizione fino al ______________ Le presenti disposizioni si applicano relativamente all’erogazione di prestazioni per tutti i cittadini residenti nei comuni sottoscrittori dell’accordo di programma del Basso Sebino. Art. 3 - OBBLIGHI DELLA STRUTTURA ACCREDITATA La struttura ___________________________ si impegna: • • • • • • A prendere in carico tutti gli assistiti residenti nel territorio di cui all'art. 1 che lo richiedessero per il tramite della Commissione di valutazione; A garantire l'attività assistenziale programmata nei 7 giorni settimanali; Ad assicurare la qualità delle prestazioni socio-assistenziali, nonché della relazione d'aiuto posta in essere dai suoi operatori; A mantenere nel tempo i requisiti di idoneità organizzativo-gestionale stabiliti dall’Ambito; A stipulare idoneo contratto assicurativo per la Responsabilità Civile, a fronte di eventuali danni causati a utenti e a terzi nell'espletamento del servizio; Ad accettare il sistema di voucherizzazione per i profili di cura stabiliti dall’Ambito. Art. 4 - OBBLIGHI DELL’AMBITO L’Ambito Monte Bronzone Basso Sebino si impegna a: - Rispettare e applicare le “Linee Guida per l’erogazione del voucher sociale” approvate dall’Assemblea dei Sindaci del Basso Sebino in data 7/03/2012. L’Ambito esercita d'ufficio e/o a richiesta di chiunque vi abbia interesse verifiche sulla puntuale attuazione dei contenuti del presente Patto. Allegato voucher non autosufficienti 7 7 L’ambito si impegna a liquidare alla struttura accreditata gli importi relativi ai voucher che saranno fatturati al termine dell’intervento secondo le modalità previste dall’articolo 5 del presente Patto. Art. 5 – FATTURAZIONE E RENDICONTAZIONE PRESTAZIONI La struttura accreditata si impegna ad emettere fatture al termine dell’intervento riportando le iniziali del/i destinatario/i e il numero delle ore effettivamente svolte. La mancata rendicontazione nei tempi previsti preclude la liquidazione dei compensi dovuti alla struttura. La Comunità Montana ha la facoltà di espletare tutte le verifiche che ritiene necessarie ai fini della liquidazione del saldo. In caso di contestazione, l'importo contestato non viene liquidato ma solamente dopo che il contenzioso tra Comunità Montana e struttura è completamente definito. La Comunità Montana, inoltre, ha la facoltà di procedere in qualsiasi momento, senza preavviso, a verifiche finalizzate al mantenimento dei requisiti previsti per l'accreditamento e alla verifica della qualità delle prestazioni. Art. 6 - CUSTOMER SATISFACTION L’Ambito provvederà alla rilevazione della Customer Satisfaction tramite la somministrazione di un questionario. Art. 7 - LIBERTA' DI SCELTA DELL'ASSISTITO La persona assistita, o se incapace chi ne esercita la tutela o la cura, ha la facoltà di scegliere la struttura a cui richiedere l'erogazione delle prestazioni domiciliari. In qualsiasi momento l'assistito, o se incapace chi ne esercita la tutela o la cura, può scegliere un'altra struttura qualora subentrino motivi di insoddisfazione durante l'erogazione delle prestazioni. In ogni caso, la nuova struttura prescelta prende in carico il paziente a partire dal primo giorno del mese successivo a quello in sui sia stato revocato per iscritto dall'assistito o dal tutore il Patto originariamente sottoscritto. Sino a tale data la struttura accreditata inizialmente scelta è tenuta ad erogare le prestazioni previste. Art. 8 - DURATA DEL PATTO Il presente Patto ha validità a decorrere dalla data di sottoscrizione per tutta la durata del Piano di Zona 2012-2014, sempre che il soggetto pattante mantenga i requisiti di accreditamento. La struttura accreditata può recedere dal Patto, dandone formale preavviso di almeno 60 giorni. Il Patto può altresì essere risolto nei casi previsti dagli articoli 1453 e seguenti del c.c.. La Comunità Montana può, inoltre, risolvere il contratto nel caso in cui decadano gli standard di accreditamento e il patto di accreditamento con l’ASL di Bergamo per i voucher socio-sanitari (A.D.I.) In caso di emanazione di norme legislative o regolamentari regionali, nonché di adozione di provvedimenti amministrativi regionali generali Allegato voucher non autosufficienti 8 8 incidenti sul contenuto del contratto stipulato, lo stesso deve ritenersi automaticamente modificato ed integrato. Art. 9 - ONERI DEL PATTO Tutti gli oneri legati alla stipula del presente Patto sono a carico della struttura accreditata. Letto, confermato e sottoscritto, Data e luogo Villongo Firme Il Responsabile di Servizio dell’area sociale del Basso Sebino Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi _________________________________ Allegato voucher non autosufficienti 9 Il legale rappresentante della struttura ________________________________ 9 INDICAZIONI OPERATIVE ASSISTENZA EDUCATIVA AGLI ALUNNI DISABILI NELL’AMBITO TERRITORIALE BASSO SEBINO 1. Personale impiegato assistente educatore; titolo di studio richiesto: medie superiori. 2. Le richieste di assistenza scolastica agli alunni disabili Le richieste, rilasciate dalle Neuropsichiatrie infantili (UONPIA) o da centri privati accreditati dalla Regione Lombardia (Istituto di riabilitazione A. Custode), devono essere presentate dai genitori entro la fine del mese di maggio di ogni anno presso gli uffici della Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi. Eventuali richieste successivamente presentate verranno valutate con le Amministrazioni Comunali in relazione alle loro disponibilità economiche. Le richieste dovranno contenere la dicitura “tempo parziale” o “tempo totale” indicando il grado di copertura dell’alunno, i suoi dati anagrafici e la residenza. La richiesta dovrà essere corredata, se dovuta, dall’esito della valutazione dei Collegi di accertamento per l’individuazione dell’alunno con handicap. 3. Commissione di Ambito La Commissione di Ambito, che si riunisce tutti gli anni, di norma,durante il mese di giugno è così composta: - Assistenti Sociali dei Comuni e/o Assistente Sociale di Ambito oppure Responsabile di Servizio Comunale. Referenti scuole; Neuropsichiatrie infantili (UONPIA Trescore ) o IDR Istituto Angelo Custode Coordinatore della Cooperativa appaltata − Responsabile di servizio della Comunità Montana La commissione prevede anche un momento di confronto e restituzione alla famiglia di ogni alunno. La Commissione ha come scopo l’individuazione, per ciascun alunno, di obiettivi prioritari di massima relativamente ad un progetto di vita e quindi ipotizzare, ogni anno, un monte ore settimanale di assistenza educativa esplicitando: • quante ore da svolgere a scuola •quante ore per l’extrascuola (anche annuali) L’analisi del progetto di vita dovrà tenere in considerazione : - situazione scolastica e relative risorse. Criterio da tenere presente è la non sovrapposizione e compresenza di assistente educatore e insegnante di sostegno. Allegato area disabilità 1 - situazione familiare: punto forti e fragili contesto di vita: risorse e possibilità nel territorio In termini di priorità la Commissione dovrà necessariamente valutare ogni anno : • minori che cambiano ordine scolastico • nuovi casi • minori con situazioni scolastiche, riabilitative o sociali in fase di cambiamento Allegato area disabilità 2 L’esito della valutazione della Commissione verrà formalizzato in apposito modulo sottoscritto dai componenti. 4. Passaggi di approvazione delle proposte della Commissione - Approvazione da parte dei Comuni Sulla base dell’esito della Commissione viene steso il piano del servizio complessivo con relativa previsione di spesa che viene sottoposta ai Comuni. I Comuni tenuto conto delle disponibilità di bilancio, autorizzeranno o meno l’intervento . Qualora il Comune approvasse la proposta della Commissione: si procede con l’abbinamento alunno – assistente educatore e la comunicazione alle famiglie. Qualora il Comune non approvasse la proposta è tenuto ad indicare la percentuale di abbattimento dei costi che si ripercuoterà, in misura proporzionale, sulle ore per ciascun alunno. Se i Comuni non risponderanno nei termini di tempo che la Comunità Montana indicherà (presumibilmente fine luglio/agosto), si ritiene tacitamente approvato il preventivo di servizio. 5. Abbinamento tra alunno e assistente educatore L’abbinamento viene effettuato dalla Cooperativa, con presa visione della Comunità Montana, tenuto conto dei seguenti criteri: continuità dell’assistente educatore dove possibile; caratteristiche dell’alunno; caratteristiche dell’assistente; selezione attenta del personale da parte della Cooperativa. La Comunità Montana invierà comunicazione formale a mezzo posta a famiglia, Comune di residenza, scuola e neuropsichiatria di riferimento in merito al monte ore settimanale assegnato. 6. Consuntivo Dopo il 31 agosto di ogni anno, a conclusione dell’annualità del servizio, compresi i progetti estivi, la Comunità Montana invierà ai Comuni il consuntivo annuale. 7. Strumenti di verifica La Commissione si riunirà anche nel mese di aprile per valutare in itinere l’andamento del progetto di vita e valutare l'eventualità di un progetto estivo per l'alunno. I progetti estivi andranno autorizzati dai Comuni di residenza degli alunni coinvolti. Allegato area disabilità 3 Sottoscrizione, contestualmente al Piano di Zona : Le Amministrazioni Comunali del Basso Sebino sottoscrittori dell’accordo di programma : La Comunità Montana Monte Bronzone e Basso Sebino Per presa visione : UONPIA di Trescore Istituto di riabilitazione A. Custode Istituto scolastico di Sarnico Istituto scolastico di Tavernola Bergamasca Istituto scolastico di Villongo Istituto Superiore Serafino Riva di Sarnico La Traccia di Calcinate Consultorio ASL distretto di Sarnico ATI Cooperativa il Cantiere- coop. Battello Allegato area disabilità 4 PROTOCOLLO D’INTESA PER LA GESTIONE DELLA FIGURA DELL’ASSISTENTE EDUCATORE TRA COMUNITA’ MONTANA E COMUNI ASSOCIATI DELL’AMBITO DEL BASSO SEBINO SOTTOSCRITTORI DELL’ACCORDO DI PROGRAMMA, U.O.N.P.I.A. DI TRESCORE BALNEARIO, UFFICIO SCOLASTICO PROVINCIALE, ISTITUTI SCOLASTICI COMPRENSIVI DI SARNICO, TAVERNOLA B.SCA, VILLONGO, ISTITUTO SUPERIORE SERAFINO RIVA DI SARNICO, ISTITUTO ANGELO CUSTODE, COOPERATIVA APPALTATA. PREMESSA Il presente protocollo è frutto del lavoro di riflessione svolto negli ultimi anni fra Referenti della Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi, delle scuole, delle Cooperative sociali, delle associazioni genitori e della Neuropsichiatria Infantile sul tema dell’integrazione sociale e scolastica dei soggetti diversamente abili. Tale riflessione si è focalizzata sul concetto di “progetto di vita”. Ciò richiede che il lavoro di tutti i soggetti coinvolti, dal disabile alla famiglia, dall’operatore scolastico a quello sociale, debbano agire con capacità di pensare in prospettiva futura, capaci di guardare “dietro” e lontano, ma nello stesso tempo di muoversi con passo circostanziato nell’oggi. Lavorare per la promozione del progetto di vita esige il dare la giusta importanza alle autonomie possibili del soggetto diversamente abile, alla sua capacità di comunicazione in contesti reali, di interagire con gli estranei, di esplorare in modo psicologicamente adatto il proprio corpo e di costruirsi buone rappresentazione dell’ambiente. Per il raggiungimento degli obiettivi sopra esposti i sottoscrittori del presente protocollo ritengono fondamentale impegnarsi a promuovere anche la valorizzazione della figura dell’assistente educatore. Questo riconoscendo che l’assistenza educativa è un servizio alla persona disabile che si svolge nei diversi momenti in cui si articola l’attività giornaliera del disabile: nella scuola, in famiglia, nel territorio, secondo gli obiettivi e le attività stabilite nel progetto di vita che famiglia, scuola, servizi sociali, servizi educativi, servizi medico/sanitari, si impegnano a costruire secondo un programma integrato. Per questo l’assistenza educativa deve necessariamente legarsi al nucleo familiare. Il lavoro educativo si svolgerà a scuola, come tempo-spazio della relazione con il soggetto disabile, ma la sua attenzione sarà anche quella di garantire un servizio alla famiglia. L’assistenza educativa entra nell’ambiente familiare, previo richiesta e accordo con i genitori, in quanto la sua azione non è vincolata all’ambiente scolastico, ma in Allegato area disabilità 5 modo più elastico e significativo ai contesti di vita del disabile. Per l’assistenza educativa il territorio è una risorsa. Il disabile ritrova senso ed opportunità educative nella relazione con il suo mondo vitale: il territorio. L’assistente educatore deve saper guardare al disabile nella sua globalità e divenire soggetto-ponte tra le esigenze/possibilità di integrazione del soggetto disabile e le risorse presenti nel suo territorio di appartenenza. 1. RIFERIMENTI LEGISLATIVI Il diritto all’educazione e all’istruzione della persona handicappata è garantito innanzitutto dalla Carta Costituzionale (l’art. 34 della Cost. afferma che “la scuola è aperta a tutti” e istituisce l’obbligo scolastico e prevede il diritto allo studio, da rendere effettivo con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, da attribuirsi anche per concorso; .art. 38: “gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione ed all’avviamento professionale. Ai compiti previsti da questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato”; articolo 2: “La Repubblica riconosce i diritti inviolabili dell’uomo …nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”); inoltre, il diritto all’inserimento sociale dei disabili è garantito dall’art. 26 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea approvata il 7 dicembre 2000 e dall’art. 26 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. In Regione Lombardia l’integrazione scolastica degli alunni disabili è garantita dalla L.R. 31/80 che afferma: - all’art. 1, “Le funzioni amministrative attribuite ai comuni ai sensi dell'art. 45 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616 comprendono tutti gli interventi idonei a garantire il diritto allo studio secondo i principi di cui agli artt. 3 e 34 della Costituzione e 3 dello Statuto della Regione Lombardia, e devono essere esercitate dai comuni singoli o associati secondo i principi previsti dalla presente Legge.”; all’art. 2, “Il diritto allo studio è assicurato mediante interventi diretti a facilitare la frequenza nelle scuole materne e dell’obbligo; a consentire l’inserimento nelle strutture scolastiche e la socializzazione dei minori disadattati o in difficoltà di sviluppo e di apprendimento…”; all’art. 2, III, “I comuni singoli od associati esercitano le funzioni disciplinate dalla presente Legge secondo le modalità e i criteri specifici di cui ai successivi artt. 3, 4, 5, 6, 7, 8 e 9.”; all’art. 6, “al fine di raggiungere la necessaria unitarietà degli interventi, l’assistenza socio psicologica, connessa ai problemi pedagogici, è prestata attraverso le strutture socio-sanitarie del territorio”. all’art. 10, “Delle prestazioni di carattere individuale o collettivo previste dagli articoli precedenti fruiscono coloro che frequentano Allegato area disabilità 6 scuole, sezioni o corsi, ivi compresi quelli relativi ai contratti collettivi di lavoro, aventi sede nell'ambito territoriale dei comuni indipendentemente dal luogo di residenza anagrafica dell'utente. Inoltre, la Regione Lombardia, attraverso la legge regionale 19/07, “norme sul sistema educativo di istruzione e formazione”, intende, all’art. 2, comma 2, “assicurare alle persone l’accesso a tutti i gradi dell’istruzione e della formazione” e al comma 6 del medesimo articolo: “favorire l’inserimento nel sistema di istruzione e formazione professionale delle persone in condizione di svantaggio individuale e sociale”. L’art. 6 della L.R. 19/07 afferma che spetta ai comuni, in relazione ai gradi inferiori dell’istruzione scolastica, promuovere i servizi di supporto organizzativo del servizio di istruzione per gli alunni portatori di handicap o in situazione di svantaggio. Agli oneri dei servizi collettivi, esclusi quelli gratuiti per disposizioni di legge, concorrono gli utenti in relazione alle rispettive fasce di reddito; sono tuttavia esonerati da ogni contribuzione coloro che versano in condizioni di particolare disagio economico.”. La giurisprudenza amministrativa ha, inoltre, stabilito che la predetta legge attribuisce al Comune il potere di deliberazione sui tipi di “provvidenze” da erogare nonché sulla forma stessa dell'erogazione, scelta che attiene alle modalità di organizzazione dei servizi assistenziali nel settore della scuola e dipende da valutazioni largamente discrezionali collegate anche alle disponibilità finanziarie complessive destinate a tale settore (TAR Milano, sent. n. 328 del 25.3.1993). Lo Stato ha normato la materia con la legge 5 febbraio 1992, n. 104 (legge quadro per l’assistenza, integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate). Detta legge, all’articolo 12, garantisce “…il diritto all’educazione e all’istruzione della persona handicappata …nelle classi comuni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e nelle istituzioni universitarie” e stabilisce che “L’integrazione scolastica ha come obiettivo lo sviluppo delle potenzialità della persona handicappata nell’apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione” e che “l’esercizio del diritto all’educazione e all’istruzione non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti da disabilità connesse all’handicap”. Al fine di garantire una proficua integrazione nell’ambito di tali servizi, l’art. 13, comma 2, della L. 104/92 stabilisce che “gli enti locali e le unità sanitarie locali possono altresì prevedere l'adeguamento dell'organizzazione e del funzionamento degli asili nido alle esigenze dei bambini con handicap, al fine di avviarne precocemente il recupero, la socializzazione e l'integrazione, nonché l'assegnazione di personale docente specializzato e di operatori ed assistenti specializzati”, e al comma 3 afferma “fermo restando l’obbligo per gli enti locali di fornire l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con handicap fisici o sensoriali”. Inoltre la legge 328/2000, all’art. 14, prevede che i Comuni, di intesa con l’Asl, predispongano un progetto individuale di integrazione che tenga conto del percorso di integrazione scolastica e professionale. Allegato area disabilità 7 2. FINALITA’ Finalità del presente protocollo è il riconoscimento del ruolo dell’assistente educatore nella realizzazione dei progetti di vita e dei processi di integrazione sociale e scolastica dei soggetti diversamente abili dell’Ambito Territoriale del Basso Sebino. 3. DEFINIZIONE L’assistente educatore: - - opera per favorire l’integrazione sociale e scolastica dei soggetti disabili. collabora con assistenti, docenti, operatori di servizi diversi operano sinergicamente per consentire il più alto livello possibile di autonomia del disabile nei diversi contesti in cui si svolge la sua vita. collabora con la famiglia, gli enti locali, l’azienda ospedaliera (UONPIA), l’ASL, la scuola e gli altri soggetti erogatori delle prestazioni educative alla stesura e al raggiungimento degli obiettivi previsti dal P.E.I. (che dovrà contenere anche le attività scolastiche ed extrascolastiche svolte sul territorio, autonomamente, dall’assistente educatore). A tale scopo costruisce percorsi di integrazione del soggetto disabile con il suo territorio di appartenenza; interviene, previo accordo con la famiglia e con l’ente locale competente, al domicilio o in altri ambiente esterni alla scuola e all’ambito territoriale del soggetto disabile per il raggiungimento degli obiettivi previsti dal PEI. 4. DESTINATARI DELL’ATTIVITA’ DELL’ASSISTENTE EDUCATORE Destinatari del servizio di assistenza educativa sono persone disabili sulla base di una puntuale e motivata richiesta dell’Azienda ospedaliera competente o di altro ente accreditato. In casi eccezionali è possibile prevedere l’attivazione del servizio a seguito di segnalazione di grave disagio sociale da parte dell’assistente sociale, previo sempre l’autorizzazione del Comune di residenza 5. COMPETENZE 5.1 Comuni dell’Ambito del Basso Sebino sottoscrittori dell’Accordo di programma e Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi Allegato area disabilità 8 Nell’Ambito Territoriale del Basso Sebino, ai sensi dell’accordo di programma attuativo del Piano di Zona previsto dalla legge 328/2000, il servizio di assistenza educativa è gestito dagli enti in forma associata. In coerenza con il sistema di gestione associata, il Comune di residenza del soggetto diversamente abile, procede a valutare ed autorizzare (ai sensi di quanto previsto dall’art. 13, comma 2, della legge 104/92) il Piano del Servizio complessivo con relativa previsione di spesa, steso dalla Commissione di Ambito che annualmente si incontra per definire il monte ore settimanale di assistenza educativa per ogni alunno. In seguito comunica l’esito della valutazione e l’approvazione della previsione di spesa alla Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi a cui è affidata l’organizzazione e la gestione del servizio. La Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi provvede a: - incaricare l’ente erogatore per la realizzazione degli obiettivi del presente protocollo di intesa attraverso il suo personale qualificato; - garantire un periodico monitoraggio dell’andamento del servizio attraverso l’intervento del proprio personale (assistenti sociali comunali e di Ambito); garantire un monte annuo di 5 ore per la definizione del PEI ed 1 ora ogni due settimane per monitoraggio del PEI e la programmazione; trasmettere ai Comuni indicativamente entro il 31 Dicembre di ogni anno il progetto educativo individualizzato per l’anno scolastico in corso ed entro il 31 Luglio di ogni anno la relazione finale; promuovere e realizzare, in collaborazione con i sottoscrittori del presente protocollo, percorsi di aggiornamento e riqualificazione degli assistenti educatori. Assumere il ruolo di referente per i comuni fuori dal territorio ci competenza i cui cittadini frequentano la scuola presso strutture appartenenti al nostro territorio, funzionando da snodo per ogni aspetto organizzativo ed procedurale. - 5.2 Azienda Ospedaliera (UONPIA) e Istituto Angelo Custode 5.3 La UONPIA e Istituto Angelo Custode si impegnano a: - inoltrare le richieste di assistenza educativa alla famiglia, e per conoscenza alla dei Laghi Bergamaschi , entro il 31 Maggio di ogni anno per l’anno scolastico seguente; - garantire interventi di supervisione e monitoraggio per la verifica dell’attuazione del PEI; Allegato area disabilità 9 - coordinare gli interventi dei diversi specialisti, anche di quelli incaricati direttamente dalla famiglia, che operano nella definizione e realizzazione del PEI; collaborare alla predisposizione e realizzazione dei percorsi di aggiornamento e ri-qualificazione degli assistenti educatori. Partecipare alle commissioni di ambito normalmente convocate due volte l’anno 5.4 La Scuola La scuola si impegna: - a riconoscere la valenza educativa dell’assistente educatore promovendo una efficace e sinergica collaborazione tra gli insegnanti di classe, l’insegnante di sostegno e l’assistente educatore nella stesura e realizzazione del P.E.I. a collaborare nella realizzazione degli interventi di integrazione sociale e di sostegno alla famiglia realizzati anche dall’assistente educatore e previsti dal P.E.I. a garantire la partecipazione dell’assistente educatore alle riunioni di coordinamento, progettazione e a quelli di verifica dell’attuazione del P.E.I.; a partecipare ai colloqui con i genitori e agli incontri con le equipe territoriali. a collaborare alla predisposizione e realizzazione dei percorsi di aggiornamento e ri-qualificazione degli assistenti educatori; a trasmettere alla Comunità Montana entro il 10 Dicembre di ogni anno il progetto educativo individualizzato per l’anno scolastico Partecipare alle commissioni di ambito normalmente convocate due volte l’anno 5.5 Ente erogatore delle prestazioni educative L’ente erogatore delle prestazioni educative si impegna a garantire: - personale opportunamente preparato e con adeguate coperture assicurative; la possibilità di fruizione da parte dei soggetti disabili di laboratori realizzati, interni alle proprie strutture o esterni, per l’integrazione sociale e sviluppo dell’autonomia personale; la copertura assicurativa per eventuali accompagnamenti (anche con mezzo proprio), esterni all’ambiente scolastico, e per gli interventi degli assistenti educatori al domicilio dei soggetti disabili; a trasmettere indicativamente entro il 15 Luglio di ogni anno la relazione finale sul lavoro educativo svolto; a collaborare alla predisposizione e realizzazione dei percorsi di aggiornamento e ri-qualificazione degli assistenti educatori. Partecipare alle commissioni di ambito normalmente convocate due volte l’anno Allegato area disabilità 10 6 DURATA La durata del presente protocollo di intesa è di anni tre, come la durata del Piano di Zona. 7 NORME TRANSITORIE E FINALI Altri soggetti che dovessero, a qualsiasi titolo, partecipare all’erogazione di prestazioni educative nell’Ambito Territoriale del Basso Sebino dovranno aderire e sottoscrivere il presente protocollo. E’ parte integrante del presente protocollo di intesa la modulistica per la predisposizione degli atti all’uopo necessari per la programmazione e realizzazione delle attività in ambito extrascolastico. Per tutto quanto non previsto dal presente protocollo si fa riferimento alla normativa nazionale e regionale vigente in materia. Allegato area disabilità 11 LINEE GUIDA DEI VOUCHER AREA DISABILITA’ SERVIZI SFA E PROGETTI MIRATI DI TERRITORIO AMBITO DEL BASSO SEBINO PREMESSA I Comuni dell’Ambito territoriale del Basso Sebino sottoscrittori dell’Accordo di programma attraverso il presente regolamento definiscono le modalità di utilizzo del Voucher Sociale considerandolo a tutti gli effetti uno strumento attraverso il quale dare corpo a politiche sociali e assistenziali orientate al dialogo e all’interazione tra cittadini, famiglie, soggetti sociali del territorio, servizi e amministrazioni locali. La logica di utilizzo di questo nuovo strumento si pone dunque in continuità con l’esperienza maturata in questi anni da parte dei Comuni dell’Ambito territoriale e dalla Comunità Montana nello sviluppo di interventi che siano attenti alle esigenze delle persone e delle famiglie, e alla promozione e valorizzazione delle risorse sociali, relazionali e di cura presenti nel territorio. L’ambito di riferimento per il Voucher Sociale è composto dai comuni di: Adrara S. Martino, Adrara S. Rocco, Credaro, Foresto Sparso, Gandosso, Parzanica, Predore, Sarnico, Tavernola B.sca, Viadanica, Vigolo, Villongo. Art. 1. Oggetto delle linee guida Il presente documento disciplina per tutti i comuni dell’Ambito sottoscrittori dell’accordo di programma i criteri di assegnazione e di utilizzo dei Voucher Sociali previsti dalla normativa Nazionale e Regionale sul sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali. Art. 2 Finalità I Voucher Area Disabilità sono uno strumento attraverso cui i Comuni dell'Ambito vogliono offrire possibilità di integrazione sociale, miglioramento delle autonomie personali e assunzione di ruoli sociali a persone disabili del territorio. Allegato area disabilità 12 Art. 3 Il Voucher sociale Il Voucher Sociale è un titolo attraverso il quale è possibile acquistare prestazioni sociali erogate da operatori professionali. I voucher sociali disciplinati dalle presenti linee guida prevedono: - voucher SFA (Servizio Formazione all’Autonomia) erogati esclusivamente per attività socio – educative, socializzanti, miranti al miglioramento delle autonomie personali. - voucher PMT (Progetti Mirati di Territorio) erogati per attività animative, ricreative, ludiche ai fini della partecipazione sociale delle persone disabili. L’ammontare dei voucher verrà definito in base al progetto individuale di ogni richiedente. Il progetto individuale verrà redatto dalle assistenti sociali comunali e di Ambito. Per l’anno 2012 si presume che l’importo complessivo dei voucher sarà indicativamente di: SFA € 15.453,00 complessivi PMT € 14.841,00 complessivi Per gli anni 2013-2014 l’ammontare verrà definito in sede di predisposizione di bilancio preventivo di ambito e dei Comuni Art. 4 Destinatari Possono beneficiare del Voucher Sociale i soggetti disabili residenti nei Comuni sottoscrittori l’accordo di programma afferenti all’ambito Basso Sebino che ne facciano apposita richiesta. Ai fini della determinazione della condizione di disabilità i richiedenti dovranno esibire un certificato di invalidità valido o apposita relazione medico specialistica che ne attesti la disabilità. Costituiranno criteri di priorità per l’equipe di Ambito: - non cumulabilità con altri servizi - abilità sufficienti per sostenere progetti di autonomia e integrazione territoriale Art. 5 Requisiti di ammissione Allegato area disabilità 13 Per la presentazione della domanda di assegnazione del Voucher Area Disabilità i cittadini residenti nell'ambito territoriale del Basso Sebino devono essere in possesso dei seguenti requisiti: 1. Essere residenti in uno dei Comuni sottoscrittori dell’accordo di programma e afferente all’ambito del Basso Sebino; 2. Avere un'età compresa tra i 16 e i 65 anni alla data di presentazione della domanda, salvo casi di particolare gravità (patologia o casi particolari); 3. Essere in condizione di non autosufficienza totale o parziale, certificata da apposita documentazione medica e, dove presente, da verbale di invalidità; 4. Presentare un progetto individualizzato predisposto dall’assistente sociale di competenza, il quale dovrà comprendere i seguenti punti: dati anagrafici della persona, patologia e grado di invalidità, situazione della persona e bisogno assistenziale, piano di intervento articolato in tempi, modalità e finalità dell’intervento. Art. 6 Durata I voucher erogati, fino ad esaurimento dei fondi in base alla situazione socio-familiare del richiedente, vanno impiegati entro il 31 dicembre di ogni anno. Salvo eventuali modifiche che verranno sottoposte all’Assemblea dei Sindaci, si prevede la pubblicazione di bandi annuali. Art. 7 Modalità di presentazione della domanda La domanda deve essere presentata su apposito modulo al Segretariato Sociale di Ambito entro il mese di gennaio di ogni anno. Alla domanda deve essere allegata la seguente documentazione: • Copia certificati medici attestanti la disabilità e, se in possesso, copia del verbale di invalidità del soggetto per cui si richiede l’erogazione del voucher area disabilità. Art. 8 Percorso di erogazione Le modalità organizzative e gestionali relative all'assegnazione dei Voucher sono a cura dell'Ufficio di Piano. Il percorso di erogazione del voucher sociale è il seguente: Allegato area disabilità 14 • richiesta del voucher da parte della famiglia e/o dall’interessato; la richiesta dovrà essere composta da: modulo di richiesta, certificati medici. • effettuazione della valutazione sociale da parte dell’assistente sociale competente; • commissione di valutazione formata dai tecnici del territorio; • comunicazione alla famiglia dell’esito della valutazione della commissione da parte delle assistenti sociali e del coordinatore della Comunità Montana; • stesura del piano di intervento concordato con la famiglia; • scelta della cooperativa pattante da parte della famiglia; • monitoraggio della situazione attraverso incontri con il segretariato sociale. Art. 9 Decadenza del Voucher Sociale • in caso di ricovero in strutture residenziali per disabili il voucher verrà sospeso; • in caso di rinuncia al voucher da parte della famiglia lo stesso verrà sospeso. Art. 10 Monitoraggio e controllo • il monitoraggio della qualità percepita dagli utenti verrà effettuato attraverso la somministrazione alle famiglie di un questionario di gradimento; • il controllo dell’Ufficio di Piano sui pattanti rispetto all’attuazione dei voucher avverrà attraverso controlli a campione. Art. 11 Rapporti tra l’Ufficio di Piano e gli Enti Gestori: L’Ufficio di Piano stabilisce come criterio per la definizione dell’Albo dei pattanti: - Enti gestori autorizzati al funzionamento per il servizio SFA (ai sensi della DGR 7433 del 13/06/08) - Enti Gestori che dimostrino almeno 5 anni di funzionamento rispetto ai servizi alla disabilità di formazione all’autonomia e progetti mirati di territorio Allegato area disabilità 15 - Sede operativa idonea nel territorio del Basso Sebino dove accogliere eventuali attività previste dai progetti individualizzati (laboratori, …) Si stabiliranno precisi rapporti amministrativi tra l’Ufficio di Piano e gli Enti Gestori operanti sul territorio. La richiesta di accreditamento da parte degli enti gestori deve pervenire agli uffici della Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi entro e non oltre venerdì 13 gennaio 2012 alle ore 13.00. In seguito, entro il mese di gennaio di ogni anno sarà possibile presentare domanda per l’accreditamento. Qualora le domande vengano accettate, l’Ambito provvederà ad aggiornare l’Albo dei pattanti. Art. 12 Modalità di pubblicizzazione Distribuzione nei punti strategici di ogni comune di locandine e volantini e pubblicazione su siti istituzionali degli Ambiti Territoriali rivolti ad utenti e famiglie. Pubblicizzazione su albi e siti istituzionali per il bando di accreditamento Allegato area disabilità 16 PATTO DI ACCREDITAMENTO PER VOUCHER AREA DISABILITA’ NEL TERRITORIO DEL BASSO SEBINO E DEFINIZIONE DEI RAPPORTI GIURIDICI ED ECONOMICI PER IL TRIENNIO 2012/2014 Premesso che l’Assemblea dei Sindaci dell’ambito territoriale del Basso Sebino: ha ritenuto di attivare per il triennio 2012/14 l’erogazione del voucher area disabilità ha approvato in data 16 giugno 2011 le “Linee Guida dei voucher areadisabilità” per l’erogazione del voucher sociale” che definiscono condizioni e modalità di erogazione del voucher ha scelto di costruire per motivi di economicità procedurale e di garanzia di qualità l’elenco dei pattanti della zona Basso Sebino secondo criteri rapidamente verificabili Rilevato che - la struttura _________________ soddisfa i criteri di accreditamento previsti dal Bando per l’erogazione dei voucher area disabilità , viene automaticamente accreditata dall’Ambito Territoriale del Basso Sebino per i voucher sociali gestiti dall’ambito. Dato atto che le parti ne hanno condiviso le regole procedurali ed hanno raggiunto un accordo concernente le modalità applicative della negoziazione. Tutto ciò premesso La Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi, C.F. e Partita IVA 90029430163, con sede in via Cantiere, 4 – LOVERE (BG), nella persona del Responsabile di servizio Area Sociale del Basso Sebino dott.ssa Francesca Bianchi Allegato area disabilità 17 e la _________________ Partita IVA _________________, con sede a _________________ (BG), via _________________, in persona del legale rappresentante pro-tempore, sig. _________________, nato a _________________ il _________________, e residente a _________________ via _________________ CONCORDANO QUANTO SEGUE Art. 1 - OGGETTO DEL PATTO Il presente Patto ha per oggetto l'erogazione da parte della struttura accreditata di prestazioni di iniziative socio-educative riconducibili a Progetti Mirati di Territorio o Servizio Formazione all’Autonomia connesse al voucher area disabilità nel territorio corrispondente all'area dell’ambito territoriale del Basso Sebino. Art. 2 - BUDGET Alla struttura _________________ , è destinata una quota di risorse di € 25,50 all’ora omnicomprensive (rimborsi chilometrici, rimborsi spese per attività animative e culturali sostenute dagli educatori, rimborso vitto/alloggio per eventuali attività residenziali, coordinamento..) per le attività di cui all’art. 1 del presente Patto di Accreditamento da erogare nell’anno 2012. La quota oraria rimarrà immutata per tutto il triennio 2012-2014 Le presenti disposizioni si applicano relativamente all’erogazione di prestazioni per tutti i cittadini residenti nei comuni sottoscrittori dell’accordo di programma e afferenti all’ambito del Basso Sebino. Art. 3 - REQUISITI RICHIESTI DALL’AMBITO L’Ufficio di Piano stabilisce come criterio per la definizione dell’Albo dei pattanti: • Enti gestori autorizzati al funzionamento per il servizio SFA (ai sensi della DGR 7433 del 13/06/08) • Enti Gestori che dimostrino almeno 5 anni di funzionamento rispetto ai servizi alla disabilità di formazione all’autonomia e progetti mirati di territorio • Sede operativa idonea nel territorio del Basso Sebino dove accogliere eventuali attività previste dai progetti individualizzati Art. 4 - OBBLIGHI DELLA STRUTTURA ACCREDITATA Allegato area disabilità 18 La struttura _________________ si impegna: • A prendere in carico tutti gli assistiti residenti nel territorio di cui all'art. 1 che lo richiedessero per il tramite della Commissione di valutazione; • A garantire l'attività come prevista dal Progetto Individualizzato; • Ad assicurare la qualità delle prestazioni socio-educative, nonché della relazione d'aiuto posta in essere dai suoi operatori; • A mantenere nel tempo i requisiti di idoneità organizzativo-gestionale stabiliti dall’Ambito; • A stipulare idoneo contratto assicurativo per la Responsabilità Civile, a fronte di eventuali danni causati a utenti e a terzi nell'espletamento del servizio; • Ad accettare il sistema di voucherizzazione dei progetti educativi stabiliti dall’Ambito. Art. 5 - OBBLIGHI DELL’AMBITO L’Ambito del Basso Sebino si impegna a: - Rispettare e applicare le “Linee Guida dei voucher area-disabilità” per l’erogazione del voucher sociale” approvate dall’Assemblea dei Sindaci del Basso Sebino in data 16 giugno 2011, parte integrante del Piano di zona 2012-2014. L’Ambito esercita d'ufficio e/o a richiesta di chiunque vi abbia interesse verifiche sulla puntuale attuazione dei contenuti del presente Patto. L’Ambito si impegna a liquidare alla struttura accreditata gli importi relativi ai voucher che saranno fatturati secondo le modalità previste dall’articolo 6 del presente Patto. Art.6 – FATTURAZIONE E RENDICONTAZIONE PRESTAZIONI La struttura accreditata si impegna ad emettere fattura trimestrale con le ore effettive di prestazioni concluse nei mesi a cui la fattura si riferisce. La struttura si impegna a rendicontare a consuntivo le prestazioni effettuate entro il 31 gennaio dell’anno successivo all’anno di erogazione dei servizi. La mancata rendicontazione nei tempi previsti preclude la liquidazione dei compensi dovuti alla struttura. Allegato area disabilità 19 La Comunità Montana ha la facoltà di espletare tutte le verifiche che ritiene necessarie ai fini della liquidazione del saldo. In caso di contestazione, l'importo contestato non viene liquidato ma solamente dopo che il contenzioso tra Comunità Montana e struttura è completamente definito. La Comunità Montana, inoltre, ha la facoltà di procedere in qualsiasi momento, senza preavviso, a verifiche finalizzate al mantenimento dei requisiti previsti per l'accreditamento e alla verifica della qualità delle prestazioni. Art. 7 - CUSTOMER SATISFACTION L’Ambito provvederà alla rilevazione della Customer Satisfaction tramite la somministrazione di un questionario. Art. 8 - LIBERTA' DI SCELTA DELL'ASSISTITO La persona assistita, o se incapace chi ne esercita la tutela o la cura, ha la facoltà di scegliere la struttura a cui richiedere l'erogazione delle prestazioni domiciliari. In qualsiasi momento l'assistito, o se incapace chi ne esercita la tutela o la cura, può scegliere un'altra struttura qualora subentrino motivi di insoddisfazione durante l'erogazione delle prestazioni. In ogni caso, la nuova struttura prescelta prende in carico il paziente a partire dal primo giorno del mese successivo a quello in sui sia stato revocato per iscritto dall'assistito o dal tutore il Patto originariamente sottoscritto. Sino a tale data la struttura accreditata inizialmente scelta è tenuta ad erogare le prestazioni previste. Art. 9 - DURATA DEL PATTO Il presente Patto ha validità a decorrere dall’atto della sottoscrizione al 31.12.2014. La struttura accreditata può recedere dal Patto, dandone formale preavviso di almeno 30 giorni. La Comunità Montana può, inoltre, risolvere il contratto nel caso in cui decadano gli standard di accreditamento. In caso di emanazione di norme legislative o regolamentari regionali, nonché di adozione di provvedimenti amministrativi regionali generali incidenti sul contenuto del contratto stipulato, lo stesso deve ritenersi automaticamente modificato ed integrato. Art. 10 - ONERI DEL PATTO Allegato area disabilità 20 Tutti gli oneri legati alla stipula del presente Patto sono a carico della struttura accreditata. Letto, confermato e sottoscritto, Data e luogo _____________ Firme Il Responsabile di servizio dell’area sociale del Basso Sebino Comunità Montana Bergamaschi Allegato area disabilità 21 dei Laghi Il legale rappresentante della struttura La richiesta di accreditamento da parte degli enti gestori deve pervenire agli uffici della Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi entro e non oltre venerdì 13 gennaio 2012 alle ore 13.00 a mezzo fax (035/927676) o posta ordinaria (in tal caso farà fede la data di ricezione della Comunità Montana e non il timbro postale). In seguito, entro il mese di gennaio di ogni anno sarà possibile presentare domanda per l’accreditamento Spett.le UFFICIO DI PIANO dell’ambito territoriale del Basso Sebino Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi Via Cantiere,4, 24065, Lovere (BG) OGGETTO: DOMANDA PER L’ACCREDITAMENTO DEI VOUCHER AREA DISABILITA’ SERVIZI SFA E PROGETTI MIRATI DI TERRITORIO - AMBITO DEL BASSO SEBINO Il/la sottoscritto/a ______________________________ nato/a _______________________il __________ residente a __________________________ Via/Piazza _________________________________ C.F. _______________________ In qualità di legale rappresentante della Cooperativa/Associazione/Ente/Azienda _____________________________________________________________________ con sede legale in __________________ Via/Piazza __________________________ C.F./Partita I.V.A. _______________________________________ viste le Linee guida per la sperimentazione dei voucher area disabilità SFA e PMT CHIEDE Allegato area disabilità 22 l’accreditamento __________________ della (Cooperativa/Associazione/Ente/Azienda) DICHIARA a. di essere in possesso dei requisiti previsti all’articolo 11 delle Linee Guida. In specifico: - Enti gestori autorizzati al funzionamento per il servizio SFA (ai sensi della DGR 7433 del 13/06/08), comunicazione del ______________; - Enti Gestori che dimostrino almeno 5 anni di funzionamento rispetto ai servizi alla disabilità di formazione all’autonomia e progetti mirati di territorio Funzionamento dal ________________________; - Sede operativa idonea nel territorio del Basso Sebino dove accogliere eventuali attività previste dai progetti individualizzati Indirizzo __________________________________ b. di voler sottoscrivere il Patto di Accreditamento Distinti saluti, Luogo e data Il legale rappresentante Allegato area disabilità 23 ORGANIZZAZIONE VOUCHER INSERIMENTO LAVORATIVO I soggetti beneficiari voucher saranno prioritariamente gli invalidi certificati o gli svantaggiati certificati, con deficit di tipo psichico, fisico, cognitivo, iscritti al Collocamento Mirato Legge 68 che hanno dato la propria disponibilità lavorativa e che necessitano di sostegno rispetto all’integrazione nel mondo del lavoro. Si rivolgono inoltre a persone con conclamato disagio sociale (tossicodipendenti, ex carcerati,…), previo valutazione dell’assistente sociale. Tali persone dovranno essere residenti in uno dei Comuni dell’Ambito del Basso Sebino sottoscrittori dell’accordo di programma. Organizzazione Il segretariato sociale accoglie le richieste e valuta le presenza dei requisiti per l’accesso al voucher. I casi raccolti dalle assistenti sociali comunali e dei servizi specialistici vengono presentati nell’apposita equipe periodicamente convocata, composta dalle assistenti sociali stesse e da rappresentanti dei servizi specialistici e del lavoro. All’interno dell’equipe si definisce: - le azioni più adeguate per far fronte ad ogni richiesta - una graduatoria dei casi presentati in base a criteri sociali, educativi e cronologici - gli strumenti economici-organizzativi più adeguati per la necessità di ognuno (attivazione del voucher di Ambito, presentazione del caso al tavolo di sovra-ambito L.13, definizione della tipologia di voucher più adeguata….) - le realtà del terzo settore da attivare per rendere operative le azioni ipotizzate. A questo punto viene redatto un “Accordo tra le parti” che impegna utente, Comune, Ambito e Ente prescelto alla realizzazione di quanto previsto dal voucher. Tipologia dei voucher Allegato area disabilità 24 I voucher attivabili sono: • Pacchetto accoglienza • Osservazione • Tirocinio in ambiente protetto • Tirocinio in ambiente non protetto • Borsa Lavoro • Inserimento socio-occupazionale Valori economici Il valore dei voucher nel triennio 2012-2014 saranno: VOCI Ore educative INAIL KM Tot. Mensile Compenso utente mensile (A Amministrazione: CARICO DEL COMUNE) complessivo Note PACCHETTI Accoglienza 100,00 Osservazione 320,00 22,00 342,00 25,00 100,00 400,00 in base al 22,00 progetto 422,00 25,00 150,00 500,00 in base al 22,00 progetto 522,00 25,00 150,00 Tirocinio in ambiente protetto Tirocinio in ambiente NON protetto Allegato area disabilità 25 5 ore totali 100,00 Borsa Lavoro Follow-up Sociooccupazionale 300,00 in base al 22,00 progetto 322,00 400,00 in base al progetto 400,00 120,00 22,00 142,00 25,00 250,00 6 mesi 25,00 a carico del 150,00 Comune Enti accreditati L’Ufficio di Piano e il Gruppo Operativo Handicap identificano i requisiti degli enti presso cui è possibile utilizzare il voucher. Gli Enti accreditati sono tenuti a sottoscrivere l’”Accordo tra le parti” relativo alle azioni di cui saranno assegnatari. Allegato area disabilità 26 PREMESSA I Comuni dell’Ambito territoriale del Basso Sebino sottoscrittori dell’accordo di programma attraverso il presente documento definiscono le modalità di utilizzo del Buono Sollievo Disabili considerandolo a tutti gli effetti uno strumento attraverso il quale dare corpo a politiche sociali e assistenziali orientate al dialogo e all’interazione fra famiglie, soggetti sociali del territorio, servizi e amministrazioni locali. L’Ambito di riferimento per il Buono Sollievo Disabili è composto dai Comuni di: Adrara S. Martino, Adrara S. Rocco, Credaro, Foresto Sparso, Gandosso, Parzanica, Predore, Sarnico, Tavernola B.sca, Viadanica, Vigolo, Villongo, purchè sottoscrittori dell’accordo di programma per la realizzazione del piano di zona 2012-2014. Gli organi di riferimento per la gestione del Buono sono rappresentati dall’Ufficio di Piano e dalla Assemblea dei Sindaci del Basso Sebino. Quest’ultima, quale organismo responsabile per la realizzazione della legge n. 328/2000 relativa alla programmazione territoriale del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali, approva le seguenti linee guida di utilizzo del Buono Sollievo Disabili. Art. 1. Oggetto Il presente documento disciplina all’interno di un sistema integrato di interventi e servizi sociali di competenza dei Comuni Associati, l’utililizzo di buoni sociali, quali interventi economici a valenza sociale, a favore delle famiglie di persone disabili per effettuare prestazioni mirate al sollievo delle stesse. Allegato area disabilità 27 Art. 2. Finalità Sostenere la famiglia ed in particolare i nuclei in condizioni di fragilità sociale nella cura e nell’accudimento dei familiari disabili attraverso iniziative di sollievo. Art. 3. Il Buono Sollievo Disabili: iniziative, valore e durata Il Buono Sollievo Disabili viene gestito da un’équipe di valutazione (vedi art. 6) e può prevedere l’attivazione di tre tipologie di azioni: 1. Il sollievo d’emergenza: pacchetti di un massimo di 40 ore di assistenza domiciliare per un valore massimo di € 680,00. L’intervento ha l’obiettivo di affiancare o addirittura sostituirsi alla famiglia nella cura della persona disabile per il periodo necessario a tamponare una situazione d’emergenza (un eventuale ricovero del genitore, un improvviso aggravamento della situazione del parente disabile etc) e ad approntare un intervento adeguato nel caso la situazione si prolunghi nel tempo. Un intervento di questo tipo non soltanto aiuta la famiglia a sopportare il carico assistenziale necessario nel periodo d’emergenza ma la solleva anche dalla preoccupazione derivante dal non sapere cosa fare nel caso una tale situazione si verifichi. Per questi pacchetti d’emergenza ci si potrà avvalere degli assistenti dei servizi SAD e SADH già attivi nel territorio. . 2. Il soggiorno estivo. E’ un intervento già sperimentato con profitto sul territorio negli scorsi anni che viene riproposto anche quest’anno in seguito alle richieste delle famiglie Si tratta di esperienze in località turistiche (marine e di montagna) di più giorni che permettono alla famiglia di essere sollevate dagli impegni di cura del familiare e al tempo stesso di dedicare dei giorni a rinsaldare i legami familiari nella coppia coniugale o nelle relazioni con gli altri figli. I soggiorni vengono pertanto realizzati nei periodi estivi o nei week-end, quando cioè sono chiusi gli altri servizi e tutto il peso dell’assistenza ricade sulla famiglia. L’intervento prevede l’assegnazione a piccoli gruppi di iscritti al soggiorno estivo (indicativamente 3 notti e 4 giorni) di un buono cumulativo che ricopra le spese delle ore educative e del soggiorno degli educatori. A carico della famiglia resta il costo del soggiorno del familiare ed eventualmente il trasporto. Allegato area disabilità 28 3. Il week-end di sollievo. Si prevede l’attivazione di buoni a sostengo delle famiglie che usufruiranno di week-end di sollievo presso un appartamento del territorio. Si rimanda al Gruppo Operativo Handicap e all’Ufficio di Piano l’analisi dei bisogni e le priorità da affrontare di anno in anno, nonchè la definizione puntuale di programmazione di tali Buoni. Art. 4. Destinatari Famiglie di persone disabili di età compresa tra i 15 e i 64 anni. La persona disabile deve essere in possesso di un riconoscimento di invalidità o di adeguata documentazione clinica specialistica. Qualora il numero di persone aventi diritto superasse gli interventi attivabili l’equipe di valutazione stenderà una graduatoria in base alla necessità di sollievo della famiglia rilevata tramite visite domiciliari da parte delle Assistenti sociali di ambito e dei Comuni e/o degli educatori dei servizi all’handicap del territorio. Il diritto al buono decade dal giorno successivo alla cessazione dei requisiti. Art. 5. Requisiti di ammissione La presentazione della richiesta di assegnazione del Buono deve essere presentata all’Assistente sociale del Comune o di ambito. I requisiti di ammissione sono : Residenza in uno dei Comuni dell’Ambito, sottoscrittore dell’accordo di programma per il piano di zona 2012-2014; Bisogno/richiesta da parte della famiglia di sollievo dalle cure del familiare disabile; Art. 6. Modalità di accesso Le Assistenti Sociali dei Comuni e dell’Ambito acquisiscono una conoscenza del caso e del bisogno sociale avvalendosi anche del personale educativo dei servizi all’handicap del territorio e sottopongono il caso all’equipe di valutazione. L’équipe di valutazione: Allegato area disabilità 29 - valuta i casi presentati; - stende un contratto da sottoscrivere (Servizio Sociale, famiglia e servizi coinvolti); - crea una graduatoria unica relativa all’Ambito territoriale. L’équipe di valutazione è composta da specialisti dei servizi del territorio e si incontra una volta per valutare le richieste pervenute per il buono soggiorno estivo: - Referente dell’Area Disabili di ambito; - Assistenti Sociali dei Comuni e dell’Ambito; - Rappresentante Istituto”Angelo Custode” di Predore - Rappresentante Cooperativa “Il Battello” - Rappresentante distretto ASL di Sarnico (BG) Per poter affrontare al meglio le richieste d’emergenza, si istituisce un’ equipe ristretta per i buoni sollievo d’emergenza composta da : - Assistente Sociale di riferimento - referente di ambito dell’area disabili e/o responsabile dell’Ufficio di Piano - coordinatore SAD. L’equipe di valutazione delle emergenze si incontrerà ogni qualvolta emergerà un bisogno. Art. 7. Modalità di assegnazione ed erogazione Nel contratto sottoscritto tra servizi sociali, famiglia e servizi del territorio coinvolti verranno definite le modalità di assegnazione ed erogazione del Buono. Art. 8. Decadenza del Buono Il nucleo familiare decade dal diritto del beneficio per le seguenti cause: - interruzione o scadenza del contratto firmato con i Servizi sociali; Allegato area disabilità 30 - trasferimento della residenza in un Comune al di fuori dell’Ambito del Basso Sebino; - sottoscrizione di dichiarazioni false e/o inattendibili desunte dai controlli effettuati; - decadenza di uno dei requisiti di ammissione. Art. 9. Controllo e vigilanza In attuazione delle funzioni di vigilanza attribuite ai servizi sociali dalla legislazione nazionale ai Comuni, l’Ufficio di Piano esercita, d’ufficio, oltre che su richiesta, visite periodiche sulla compiuta attuazione del progetto. Nel rispetto delle disposizioni previste dalla legge 7 agosto 1990 n. 241 e sue modifiche ed integrazioni, l’esito delle verifiche effettuate riveste efficacia per la revoca dell’assegnazione. Ai sensi dell’art. 4 comma 7 del D.L. n. 109/98, come modificato dal D.L. n. 130/2000, gli uffici competenti potranno richiedere la documentazione atta a dimostrare la completezza e la veridicità dei dati dichiarati anche al fine della correzione di errori materiali di modesta entità. Art. 10. Norma finale e transitoria Il presente regolamento ha durata per la validità del Piano di Zona triennio 2012-2014. Potrà comunque essere rivisto e modificato in itinere e approvato dall’Assemblea dei Sindaci. Allegato area disabilità 31 IL BATTELLO – SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE ONLUS Servizi a favore dei cittadini dell’ambito del Basso Sebino “IL BATTELLO”, Società Cooperativa Sociale - Onlus, si è costituita a Sarnico il 3 giugno 1993 con la finalità di offrire interventi e risposte ai bisogni di persone disabili, al termine del percorso scolastico, attraverso l’organizzazione di servizi e progetti socio educativi, assistenziali, riabilitativi, pre-lavorativi e ludico-ricreativi. La Cooperativa è un’impresa sociale il cui scopo non è il profitto, bensì la creazione di un benessere collettivo quale la promozione della persona e l’integrazione sociale dei disabili o svantaggiati, attraverso l’organizzazione di mezzi e uomini, di esperienza e professionalità, atti a realizzare questo progetto di impegno sociale. Basa la sua azione su un sistema di valori: la responsabilità solidale, la valorizzazione della diversità, la partecipazione democratica, l’assenza di lucro, la centralità della persona. E’ fortemente radicata nel territorio per diffondere la cultura della solidarietà e della cooperazione.La Cooperativa è iscritta sia alla sezione A che alla sezione B dell'Albo regionale delle Cooperative sociali. I Servizi offerti La Cooperativa gestisce i seguenti servizi: il Centro Socio-Educativo (CSE) aperto per 5 giorni alla settimana (dal lunedì al venerdì dalle 9,00 alle 16,30), accoglie con orario differenziato a seconda dei bisogni, una ventina di utenti con discrete autonomie personali. Il servizio, articolato in Allegato area disabilità 32 Progetti Educativi Individualizzati e basato sull’accurata organizzazione delle attività, si pone come “struttura d’appoggio” alla vita quotidiana, offrendo spazi educativi e ricreativi diversificati, finalizzati a sostenere ed aiutare la famiglia nel favorire, nella misura possibile, la promozione della persona sia sul piano individuale che relazionale all’interno e all’esterno dei contesti di vita familiare e sociale. il Servizio di Formazione all'Autonomia, gestito dalla Cooperativa, accoglie utenti del territorio, solitamente attraverso il sistema dei voucher di Ambito: prevede attività di socializzazione e integrazione sui territori, nonché iniziative ludicoricreative.L’obiettivo principale del servizio è quello di migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità attraverso proposte ed attività mirate a soddisfarne il bisogno di amicizia e di integrazione sociale. Obiettivo che viene perseguito attraverso attività individualizzate o in piccoli gruppi, in collaborazione con associazioni, gruppi e servizi del territorio di appartenenza; le Iniziative di Sollievo, offerte dalla Cooperativa, in collaborazione con i Comuni, l’Ambito e il privato sociale, si suddividono principalmente in soggiorni, week-end di sollievo e uscite.Gli obiettivi sono sollevare i familiari dai compiti di assistenza e cura della persona disabile, al fine di recuperare energie fisiche e psicologiche, nonché rinsaldare i legami nella coppia genitoriale e tra genitori e altri figli; migliorare le capacità di gestione delle attività domestiche (cucina, pulizia della casa, riordino e preparazione valigie, pulizia personale…); favorire la partecipazione degli utenti disabili a momenti culturali, espressivi, artistici, turistici del territorio; far sperimentare forme di vita più autonoma per cominciare a pensare soluzioni per il “dopo di noi”; il Servizio di Inserimento Lavorativo, finalizzato all’inserimento in aziende e/o servizi, prevede attività di screening delle capacità lavorative, periodi di stage, progetti educativi personalizzati. Per realizzare al meglio queste azioni è stat crata la “Bottega di lavoro”, luogo organizzato in base a criteri aziendali che serve per addestrare le persone disabili e/o svantaggiate e che si ri-avvicinano al mondo del lavoro, in vista di un loro futuro re-inserimento; Allegato area disabilità 33 Nella realizzaione dei servizi la Cooperativa è affiancata dall'associazione Volontari per l'handicap che accoglie circa 90 persone che volontariamente aiutano nelle attività. Modalità di accesso Per conoscere e visitare i Servizi della Cooperativa, gli interessati devono contattare la Presidente o il Coordinatore, al numero 035/914421. Gli educatori della Cooperativa si fanno carico di: · primo colloquio di conoscenza delle caratteristiche dell’utente; · visita delle strutture. Nel caso di interesse all’inserimento in uno dei servizi, si può richiedere un colloquio di approfondimento con il Coordinatore, il quale illustra le diverse modalità per inoltrare la domanda di ammissione al servizio scelto. Contestualmente, l’interessato comunica la propria intenzione al Comune di residenza. L’analisi e la valutazione della domanda di ammissione, nonché la predisposizione della lista d’attesa competono alla Direzione relativamente ai servizi di cui la Cooperativa è titolare, mentre per gli altri sevizi affidati per incarico, ci si attiene ai regolamenti appositamente redatti dagli Enti Committenti. In ogni caso la valutazione della domanda prevede un rapporto di collaborazione tra dell'utente/richiedente. . Allegato area disabilità 34 la Cooperativa e il segretariato sociale di riferimento PROCESSO DI LAVORO RISPETTO ALL‘INSERIMENTO IN RSD e CDD AS CDD e RSD PRESEGNALAZIONE DEL CASO AL REFERENTE DELLA STRUTTURA DA PARTE DELL’AS (telefonica o con un incontro, se necessario) 1 ª fase : presentazione domanda d’inserimento TRASMISSIONE DELLA DOMANDA DI INSERIMENTO IN STRUTTURA DA PARTE DELL’AS COMUNALE AS CDD e RSD [docume nti: Modul o per inse ri ment o, re la zione dell’A S e docume ntazione sociale e sanitaria] VALUTAZIONE DELL‘IDONEITA‘ DELL‘ INSERIMENTO DA PARTE DELL’EQUIPE DELLA STRUTTURA: - esame della documentazione presentata - colloqui con la famiglia - compilazione di una scheda di rilevazione socioambientale e di una scheda conoscitiva del grado di auto-sufficienza e delle potenzialità residue presenti CDD e RSD CDD e RSD 2 ª fase : valutazione del caso AS STESURA PROGETTO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO (PEI): - Avvio periodo prova dell’inserimento - Stesura del PEI in collaborazione con l’AS del - Organizzazione rientri in famiglia e altre risorse territoriali 3 ª fase : progetto [documenti: PEI] IMPLEMENTAZIONE PEI: - Svolgimento attività previste CDD e RSD CDD e RSD AS MONITORAGGIO E VALUTAZIONI INTERMEDIE : - Aggiornamento del nPEI - Colloqui di restituzione alla fa miglia - colloqui e relazione scritta all’AS comunale 4 ª fase : attività 5ª fase : monitoraggio e valutazione in itinere [documenti: PEI e relazione di aggiornamento all‘AS] CDD e RSD AS CONCLUSIONE INTERVENTO 6ª fase : [documenti: restituzione conclusiova scritta all’AS fine (allegato alla convenzione tra i comuni e la comunita’ montana-ambito basso sebino per la riorganizzazione del servizio “unita’ operativa minori e famiglia”(uomef) e l’istituzione dell’equipe minori – famiglia e affido) LINEE OPERATIVE PER LA RIORGANIZZAZIONE DEL SERVIZIO “UNITA’ OPERATIVA MINORI E FAMIGLIA”(UOMeF) E L’ISTITUZIONE DELL’EQUIPE MINORI - FAMIGLIA e AFFIDO DI AMBITO Art. 1 - OGGETTO Le seguenti indicazioni operative intendono riorganizzare il servizio “Unità Operativa Minori e Famiglia” (UOMeF) del Basso Sebino, che: • contiene il servizio “Tutela Minori” e il servizio “Equipe Minori – Famiglia e affido” di ambito; • comprende il servizio ADM, il servizio Incontri Protetti e il servizio “Progetto Accoglienze”per la promozione dell’accoglienza e dell’affido anche in applicazione delle norme contenute nella 328/00 LR 3 /2008 Legge regionale 34 del 14/12/04, “Politiche Regionali per Minori”; L’organizzazione dei Servizi Sociali e del Segretariato Sociale Comunale e di Ambito ai sensi della L.328/2000 e la delega restituita ai Comuni dall’ASL in merito alla gestione del servizio di Tutela Minori, chiede un riordino dei diversi servizi con una particolare attenzione alla definizione di compiti e di raccordi. La necessità, inoltre di definire lo spazio di azione e la titolarità dell’Equipe Tutela nella gestione di situazioni che, sebbene problematiche, non prevedono l’intervento dell’Autorità Giudiziaria, ha spinto alla riorganizzazione dell’Unità Operativa Minori e Famiglia del Basso Sebino (UOMeF) prevedendo un’equipe denominata “MINORI – FAMIGLIA e AFFIDO” accanto, ma distinta dall’equipe di “TUTELA MINORI” Allegato area minori 1 Unità Operativa Minori e Equipe MINORI – FAMIGLIA e AFFIDO Equipe TUTELA L’equipe “MINORI – FAMIGLIA e AFFIDO” dell’UOMeF del Basso Sebino è: a) uno spazio dedicato al segretariato sociale, alle scuole, agli oratori per l’analisi di situazioni minorili e di famiglie “difficili” connotate da: • fragilità e difficoltà genitoriale nella gestione dei minori • situazioni di disagio dei minori nei vari contesti di vita quotidiana (casa, scuola, oratori,…) b) un luogo di programmazione e di raccordo dei servizi in essere sul territorio a favore di minori e famiglia in situazione di fragilità (ADM, Patti educativi, affidi consensuali,… ) in ottica osservativa, preventiva e di sostegno, sia su casi specifici segnalati dal segretariato sociale, sia a livello territoriale. c) uno spazio di programmazione di iniziative per la prevenzione del disagio familiare e di sensibilizzazione al tema della vicinanza, dell’accoglienza e dell’affido a livello di ambito d) uno spazio di costruzione di raccordi con il territorio utili alla elaborazione di buone prassi organizzative e comunicative tra servizi l’equipe Minori – Famiglia e Affido lavorerà su specifico mandato del segretariato sociale di base e/o degli enti territoriali e ha come obiettivo la restituzione della valutazione e la “qualificazione della presa in carico” del caso. L’equipe TUTELA MINORI dell’UOMeF del Basso Sebino è: il servizio che si occupa di situazioni di famiglie con minori su mandato dell’Autorità Giudiziaria (T.M., T.O., G.T.,…) L’UOMeF, inoltre, coordina servizi dedicati quali: Allegato area minori 2 1. il servizio “ADM”: Assistenza Domiciliare Minori. E’ un intervento con finalità promozionali e preventive/riparative rivolto a nuclei familiari in situazioni di disagio nell’affrontare il compito educativo e genitoriale nei confronti dei figli, in direzione della costruzione della loro identità e della loro integrazione sociale. E’ un servizio a cui si può accedere anche consensualmente; sempre più frequentemente viene prescritto dal Tribunale Ordinario e/o per i Minorenni. 2. il servizio “IP”: Incontri Protetti. E’ un servizio di vigilanza degli incontri tra genitori e figli, soprattutto in situazioni di gravi conflittualità genitoriale; è disposto dal Tribunale Ordinario e/o Tribunale per i Minorenni. 3. il servizio “Accoglienze” per la promozione delle accoglienze e degli affidi in tutte le sue varie forme (affido familiare, appoggio familiare,…). E’ un servizio sociale territoriale per la promozione dell’affido e dell’accoglienza familiare come previsto dall’art. 1 della legge 184/83, così come ridefinito dalla legge 149/2001 comma 3, dall’art. 16 della legge 328/2000 comma 3 e dal Piano nazionale per l’infanzia e l’Adolescenza relativo agli anni 2003/2006. (vedi linee linee operative per l’attuazione del servizio di ambito per l’affido/appoggio familiare (afa) Art. 2 – PRINCIPI GENERALI E FINALITA’ L’Unità Operativa Minori e Famiglia, nelle sue diverse componenti, ha il compito di: 1. rispondere alle richieste di aiuto in merito alla comprensione e/o gestione di problemi di minori e famiglie provenienti dal territorio (segretariato sociale, scuole, oratori,….); 2. fornire servizi (ADM, Incontri Protetti, appoggi, affidi,…)utili alla comprensione e/o alla gestione del caso in un’ottica di prevenzione, di sostegno e di riparazione; 3. gestire le situazioni familiari su mandato dell’Autorità Giudiziaria; 4. mantenere un raccordo stretto con il segretariato sociale in merito ai casi di minori e famiglia seguiti dal Servizio Tutela Minori; 5. programmare percorsi informativi e formativi sui temi del disagio minorile a favore di insegnanti ed operatori del territorio; 6. costruire buone prassi di collaborazione con gli enti del territorio in merito alla segnalazione e/o all’invio della famiglia ai servizi del territorio. Allegato area minori 3 Art. 3 – FUNZIONI Allo scopo di attuare la riorganizzazione dell’Unità Operativa Minori e Famiglia del Basso Sebino (UOMeF)” la Comunità Montana Laghi Bergamaschi – Ambito Territoriale del Basso Sebino, in qualità di ente capofila dei Comuni dell’Ambito Territoriale del Basso Sebino, ha istituito il Servizio “Equipe Minori – Famiglia e Affido” al fine di: • collaborare con i Servizi Sociali, educativi e scolastici del territorio dell’Ambito • offrire consulenza ai vari servizi del territorio in merito alle situazioni di fragilità e di disagio minorile/familiare • proporre incontri di formazione alle scuole, agli oratori, alle realtà sportive in merito alla individuazione, gestione ed eventuale segnalazione di situazioni problematiche agli Enti Competenti • promuovere iniziative di preparazione, aggiornamento e consulenza per gli operatori • esercitare, d’intesa con la rete dei servizi territoriali, una funzione di osservatorio sui bisogni dei minori e delle famiglie, sui servizi e gli interventi necessari. Art.4 - I SOGGETTI I soggetti che vanno a comporre l’Equipe Minori – Famiglia e Affido sono: • responsabile Unità Operativa Minori e Famiglia di Ambito, • Assistenti Sociali dell’UOMeF di Ambito, • referente ADM, • referente rete accoglienze e affidi, • operatori consultorio familiare (pubblico/privato) • legale I soggetti che vanno a comporre l’Equipe “Tutela Minori” sono: • responsabile Unità Operativa MeF, • Assistenti Sociale dell’UOMeF, Allegato area minori 4 • referente ADM (al bisogno) • referente affidi (al bisogno). • operatori consultorio familiare (pubblico/privato) • legale Art.5 – LE TIPOLOGIE DELLA CONSULENZA Al segretariato sociale l’equipe Minori - Famiglia e Affidi mette a disposizione: • competenze professionali sociali, psicologiche, pedagogiche e legali; • servizi ed interventi quali: ADM, Incontri Protetti, Appoggi e Affidi. Agli Enti territoriali l’equipe minori – famiglia e affidi mette a disposizione: • competenze professionali sociali, psicologiche, pedagogiche e legali • consulenze e interventi formativi in merito alla rilevazione e segnalazione di situazioni di pregiudizio Art. 8 - SOSTEGNO ECONOMICO I rapporti finanziari fra gli enti associati sono ispirati al principio della solidarietà e della equa ripartizione degli oneri. Le spese per la gestione del servizio oggetto della convenzione sono a carico degli enti convenzionati, in base alla proposta elaborata dall’udp e approvata dall’Assemblea dei Sindaci. La spesa complessiva, decurtata da eventuali contributi di altri enti, verrà ripartità tra i Comuni sottoscrittori della convenzione in base al numero dei propri residenti. La Comunità Montana Laghi Bergamaschi – Ambito del Basso Sebino provvederà a: 1) predisporre, entro il mese di dicembre/gennaio di ogni anno, un preventivo analitico di tutte le spese per la gestione del servizio relative all’anno successivo, con il preventivo delle stesse a carico di ciascun Comune convenzionato, ed a trasmetterlo ai Comuni interessati; 2) predisporre, entro il mese di aprile di ciascun anno, il rendiconto della gestione dell’anno precedente con il relativo riparto definitivo, e ad inviarlo ai Comuni per il pagamento di quanto dovuto. Allegato area minori 5 (allegato alla convenzione tra i comuni e la comunita’ montana-ambito basso sebino per la riorganizzazione del servizio “unita’ operativa minori e famiglia”(uomef) e l’istituzione dell’equipe minori – famiglia e affido) LINEE OPERATIVE PER L’ATTUAZIONE DEL SERVIZIO DI AMBITO PER L’AFFIDO/APPOGGIO FAMILIARE (AfA) BASSO SEBINO Art. 1 - OGGETTO Le seguenti indicazioni operative regolamentano la gestione del Servizio per l’Affido/Appoggio Familiare per l’Ambito Territoriale del Basso Sebino, in applicazione delle norme contenute nella Legge 176/1991 (ratifica convenzione ONU sui diritti del fanciullo); Legge 476/1998 (ratifica convenzione protezione minori e adozione internazionale – Aja); Legge 77/2003 (ratifica convenzione Europea diritti dei fanciulli); Legge 149/2001 (modifiche a L.184/83 ) “Disciplina di adozione e affidamento di minori; Legge regionale 34 del 14/12/04, “Politiche Regionali per Minori”; L’AFFIDO consiste nell’inserimento di un bambino1 in una famiglia differente da quella di origine; si configura come intervento educativo e sociale temporaneo, che tiene conto di eventuali prescrizioni dell’Autorità Giudiziaria. Il presente documento intende inoltre regolamentare quelle situazioni nelle quali il minore e la sua famiglia presentano la necessità di essere affiancati, accolti, sostenuti da una famiglia o da un singolo, pur essendo la famiglia di origine ancora in grado di rappresentare una risorsa ed un punto di riferimento (il minore non è privo temporaneamente delle famiglia); si tratta di forme di accoglienza innovativa , che possiamo definire come APPOGGIO FAMILIARE Tali interventi rientrano comunque nel progetto di presa in carico della famiglia e del minore e trovano le ragioni normative nell’art. 1 della legge 184/83, così come ridefinita dalla legge 149/2001 comma 3, dall’art. 16 della legge 328/2000 comma 3, dal Piano nazionale per l’infanzia e l’Adolescenza relativo agli anni 2003/2006. Le forme di Appoggio rientrano all’interno degli interventi concordati con la famiglia, e si realizzano, quindi, in un regime di consensualità. Art. 2 – PRINCIPI GENERALI E FINALITA’ 1 Per bambino si intende il soggetto, maschio o femmina, minore di 18 anni, ai sensi della“Convenzione internazionale diritti del fanciullo”, ratificata in legge n° 176 del 1991. Allegato area minori 6 L’Affido e l’Appoggio familiare attuano il diritto del bambino a vivere e crescere in una famiglia; hanno lo scopo di garantirgli serenità e le migliori condizioni per lo sviluppo psico-fisico, qualora la famiglia di origine si trovi nella impossibilità temporanea di assicurarle. Sono delle risorse da attivare in caso di necessità di allontanamento temporaneo di un bambino dalla propria famiglia. Possono rappresentare strumenti preventivi, in situazioni non necessariamente di patologia familiare o sociale già conclamate, uno strumenti di sostegno laddove per motivi relazionali, pratici, sociali o sanitari la famiglia non possa autonomamente esercitare ogni funzione genitoriale di educazione, protezione, cura e infine uno strumenti riparativi in situazioni di crisi. L’affidamento familiare è un intervento temporaneo e prevede che siano mantenuti i rapporti tra il bambino e il nucleo familiare d’origine in vista del suo rientro; la tempestività e l’accompagnamento ad un rientro sereno nella famiglia di origine sono le finalità prioritarie dell’intervento. L’Appoggio familiare si presenta come risorsa per l’affiancamento e il supporto al genitore nella cura quotidiana o routinaria del minore qualora se ne presentasse la necessità all’interno di un progetto specifico. Le forme di “accoglienza”denominate APPOGGIO FAMILIARE si caratterizzano per: - essere situazioni nelle quali non si evidenziano carenze tali da dover essere sostituite le funzioni genitoriali, - l’intervento è centrato sul sostegno alla genitorialità, pur prevedendo un intervento a favore del minore, - il progetto realizza obiettivi specifici, definiti, condivisi tra la famiglia con bisogno di sostegno e famiglia disponibile a darlo, - il contatto tra la famiglia di origine del minore e la famiglia che accoglie è molto stretto e di frequente quotidiano perciò occorrono condizioni che possano favorire la cordialità e lo scambio tra queste due famiglie Art. 3 – FUNZIONI Allo scopo di attuare gli istituti dell’Affido/Appoggio familiare la Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi – Ambito del Basso Sebino, in qualità di ente capofila dei Comuni dell’Ambito Territoriale, ha istituito il Servizio di Ambito per l’Affido/Appoggio – di seguito denominato (Afa) al fine di: • collaborare con i Servizi Sociali, educativi e scolastici del territorio dell’Ambito • accogliere la disponibilità concreta all’Affido/Appoggio da parte di famiglie o di persone singole; • proporre incontri di formazione e conduzione di gruppi di sostegno, con il supporto delle organizzazioni del terzo settore, in particolare attraverso la collaborazione con l’Associazione Familiare denominata “ Rete Famiglie del Basso Sebino e della Valle Cavallina” ; • accogliere le richieste di Affido/Appoggio dai competenti Servizi di Tutela Minori e Segretariato sociale , condividendo con essi il progetto relativo ad ogni singola richiesta; • costituire ed aggiornare una banca dati relativa alle disponibilità, connettendola stabilmente con altre banche dati al fine di un’adeguata riserva di risorse disponibili,dello scambio sussidiale e professionale con altri servizi dedicati, della ricerca di un più ampio bacino territoriale; • promuovere iniziative di preparazione, aggiornamento e consulenza per gli operatori Allegato area minori 7 • • affiancare l'associazione Rete Famiglie nel promuovere la divulgazione e l’informazione sulle tematiche dell’Affido/Appoggio attraverso incontri a livello di zona aperti ai cittadini, alle famiglie, alle Istituzioni o organizzazioni territoriali, ecc. esercitare, d’intesa con la rete dei servizi territoriali, una funzione di osservatorio. Art.4 - I SOGGETTI DELL’AFFIDO/APPOGGIO Alla realizzazione dell’intervento di Affido o Appoggio familiare contribuiscono a diverso titolo e misura: • Il bambino, cui deve essere garantita la crescita in un contesto familiare adeguato, assicurandogli il rientro nella propria famiglia d’origine, salvo altre disposizioni dell’Autorità Giudiziaria; • La famiglia d’origine che si impegna in un proprio percorso di crescita e cambiamento nell’ottica del superamento dei problemi che hanno determinato l’intervento; • Gli affidatari che si occupano concretamente di accogliere il bambino, garantendogli protezione ed assicurandogli il mantenimento, l’educazione, l’istruzione e le relazioni affettive di cui ha bisogno; • Il servizio tutela minori dell’Ambito del Basso Sebino, che si occupa dei bisogni del bambino e della sua famiglia d’origine, propone il progetto iniziale di Affido/Appoggio familiare e ne segue l’attuazione; • Il Servizio di Ambito Equipe minori-famiglia e Affido (Afa) che si occupa del progetto di Affido/Appoggio familiare, dell’abbinamento fra bisogno/risorse e degli affidatari. • La Rete di Famiglie del Basso Sebino e i soggetti di cui all’art. 1 comma 4 della legge 328/2000 che potranno co-gestire con i Servizi sopracitati progetti volti alla realizzazione di affidi/ accoglienze familiari e soprattutto far crescere nel territorio locale una cultura della solidarietà e dell’accoglienza familiare. • I Comuni: dell’Ambito del Basso Sebino; • Il Consultorio Familiare Integrato che può offrire le proprie competenze psicologiche e psicoterapeutiche a favore dei minori e delle famiglie per una realizzazione ottimale del progetto di Affido/Appoggio familiare. Art.5 – LE TIPOLOGIE DELL’ACCOGLIENZA Un progetto di accoglienza familiare di un minore si differenzia in base alle finalità progettuali che ne individuano le caratteristiche ed ai tempi di permanenza del minore fuori dal nucleo di origine. a) APPOGGIO a tempo parziale per week-end o per periodi di vacanza Si realizza attraverso il consenso della famiglia di origine del minore che stipula con la famiglia disponibile all’accoglienza un PATTO scritto di collaborazione . Allegato area minori 8 b) AFFIDO FAMILIARE: Residenziale a tempo pieno : - Affidamento terapeutico-“riparativo” (ad esempi in caso di abuso e maltrattamento); - Affidamento terapeutico-“nutritivo” (ad esempio in caso di deprivazione); - Affidamento professionale (ad esempio in presenza di casistica molto complessa, spesso adolescenziale, o in presenza di sofferenze specifiche del bambino che richiedono nei genitori affidatari competenze professionali specifiche); Affido Diurno: - Affidamento che esclude il pernottamento e che si esprime con una significativa cura del bambino ed un relativo affiancamento a genitorialità fragili ( ad esempio nuclei monoparentali); L’Affido Familiare può essere : Consensuale: è progettato e sostenuto dal Servizio Tutela Minori in accordo con l’Afa, laddove ci sia consenso dei genitori o del genitore esercente la potestà ovvero del tutore nominato, sentito il minore che ha compiuto 12 anni e anche il minore di età inferiore, in considerazione della sua capacità di discernimento, fermo il controllo di legittimità del Giudice Tutelare per l’esecutività del provvedimento. Se l’affidamento ha durata inferiore ai sei mesi non è obbligatoria la segnalazione e il provvedimento del giudice tutelare (legge 149/01 art.9, comma 4,5). Il controllo del Giudice Tutelare è volto ad accertare che siano state rispettate le norme formali (controllo sui consensi, che il minore sia temporaneamente privo di un ambiente famigliare idoneo, che il provvedimento contenga tutti i requisiti di cui all'art.4 comma III). Il servizio responsabile del progetto di Affido ha l'obbligo di tenere costantemente informato il Giudice Tutelare sull'andamento dell' affidamento. Non consensuale: è disposto dal Tribunale per i Minorenni su proposta del Servizio Minori- Famiglia e Affidi in accordo con il SpA, laddove manchi l’assenso dei genitori esercenti la potestà e pertanto assuma natura autoritativa, in quanto limita la potestà dei genitori o , quantomeno, ha una funzione di controllo sull’esercizio corretto della potestà nei casi di proroga di affidamento consensuale, per il quale sia decorso il termine previsto per legge. E’ il Tribunale per i Minorenni che ha il potere di disporre l' allontanamento del minore dalla famiglia naturale autorizzando gli Enti a provvedere all'affidamento. Inoltre la legge n.74 del 6.3.1987( art.11) prevede che anche il Tribunale Ordinario, nelle situazioni di separazione e divorzio tra genitori, possa affidare a terzi il figlio minore. Allegato area minori 9 Art. 6 - I DIRITTI DEL BAMBINO, DELLA FAMIGLIA D’ORIGINE e DEGLI AFFIDATARI • • • a) Il bambino ha diritto: ad essere informato, ascoltato, preparato e coinvolto rispetto al progetto di Affido/Appoggio, in relazione alla propria età anagrafica ed alle proprie specifiche caratteristiche e capacità; a mantenere i rapporti con la propria famiglia, fatto salvo quando vi siano diverse indicazioni o prescrizioni dell’Autorità Giudiziaria competente; a mantenere i rapporti con la famiglia affidataria anche al termine dell’Affido/Appoggio, quando lo desideri e non vi sia controindicazione. b) La famiglia d’origine ha diritto: • ad essere informata sulle finalità dell’accoglienza, in generale e per lo specifico progetto; • ad essere coinvolta in tutte le fasi del progetto; • ad essere coinvolta in un progetto d’aiuto per superare i problemi che rendono necessario l’affidamento; • ad avere un sostegno professionale individuale, familiare e/o di gruppo inerente le proprie difficoltà; • a mantenere rapporti costanti e significativi con il proprio figlio, salvo diversa indicazione o prescrizione da parte dell’Autorità Giudiziaria competente; • ad essere informata ed aggiornata con regolarità sulla vita e sulle condizioni del bambino; c) Gli affidatari hanno diritto • ad essere informati e formati sulle finalità specifiche dell’accoglienza e dell’Affido/Appoggio; • ad essere partecipi e coinvolti in tutte le fasi del progetto; • ad avere un sostegno professionale individuale, familiare e di gruppo; • ad avere un contributo svincolato dal reddito, indicizzato annualmente, a cui si aggiunga l’eventuale riconoscimento delle spese straordinarie sostenute (art. 8.) Art. 7 - COMPITI DEI SOGGETTI COINVOLTI NEI PROGETTI DI AFFIDO/APPOGGIO a) Comuni • • • 2 autorizzare l’Affido consensuale, attuare l’affido non consensuale, adottando i relativi provvedimenti; autorizzare l’Appoggio familiare adottando i relativi provvedimenti; eroga il contributo2 economico per l’Affido/Appoggio da versare a…………….. vedi art. 8 del presente regolamento Allegato area minori 10 b) La Comunità Montana provvede a: • • • Gestire, in qualità di ente capofila, il Servizio per l’Affido/Appoggio familiare Sottoscrivere protocolli d’intesa e convenzioni con le organizzazioni del privato sociale e le formazioni sociali che collaborino con il Servizio Affido/Appoggio . per il raggiungimento degli obiettivi dello stesso; attivare la copertura assicurativa regionale per incidenti occorsi ai bambini in affidamento, e agli affidatari, nonché per i danni provocati a terzi dai minori nel corso dell’Affido/Appoggi, anche appoggiandosi all’ente gestore della rete delle famiglie . b1) Servizio per l’Affido/Appoggio (Afa,) realizzato dall’equipe minorifamiglia e affido di ambito Il Servizio per l’ Affido/Appoggio Familiare svolge ,con operatori specificatamente dedicati e professionalmente preparati, le seguenti funzioni: promuovere iniziative di sensibilizzazione, pubblicizzazione e orientamento sull’affido/appoggio familiare; promuovere, in collaborazione con la Rete Famiglie percorsi di formazione individuale e/o di gruppo; promuovere, progettare e gestire la formazione degli operatori; organizzare una banca dati delle famiglie nonché una banca dei bisogni dei bambini rilevati e segnalati dai servizi del territorio; condividere con gli operatori psico-sociali dl servizio di Tutela Minori e del Consultorio Familiare Integrato, se coinvolto, il progetto di affidamento in particolare attraverso il lavoro di progettazione e verifica; monitorare lo svolgimento dell’Affido/Appoggio documentando l’andamento; mantenere una stretta collaborazione con la Rete Famiglie della Valle Cavallina, che da tempo ha iniziato un lavoro di sensibilizzazione e di rete tra famiglie del Basso Sebino e con analoghi servizi. b2) Servizio di Tutela Minori. Il Servizio di Tutela Minori svolge le seguenti funzioni: • esprime , anche avvalendosi del Consultorio Familiare Integrato, una valutazione psico-sociale approfondita di ogni singola situazione familiare, utilizzando anche gli elementi già esistenti da parte degli altri servizi del territorio; • collaborare con il progetto AFA: - nell’individuare le caratteristiche della famiglia necessaria per realizzare l’accoglienza - nel definire gli impegni del servizio e delle famiglie coinvolte - nel definire le modalità degli incontri / rientri del minore nella famiglia di origine • proporre al Comune di residenza degli esercenti la potestà il Progetto di Affido/Appoggio, richiedere l’adozione del relativo provvedimento di autorizzazione e trasmetterne copia al SpA; Allegato area minori 11 • • • • • • • trasmettere al Comune di residenza dell’esercente la potestà genitoriale del minore in Affido/Appoggio copia delle relazioni di verifica dell’andamento del progetto ricevute dal SpA; garantire la presa in carico della famiglia d’origine; valutare la possibilità che la famiglia possa compartecipare alla spesa per l’Affido/Appoggio promuovere verifiche periodiche, sull’andamento della situazione familiare e del singolo Affido/Appoggio, fra tutti i soggetti coinvolti nel progetto; prevede incontri congiunti con la famiglia d’origine e con la famiglia affidataria alla presenza degli operatori referenti dei servizi; mantenere, se necessario in accordo con il servizio Affido/Appoggio , i rapporti con l’Autorità Giudiziaria. Preparare, congiuntamente al SpA, la relazione conclusiva dell’Affido/Appoggio da trasmettere al Comune di residenza dell’esercente la potestà genitoriale del minore, nonché all’Autorità Giudiziaria, qualora competente. c) Consultorio Familiare Integrato ( Ambito-ASL) Il Consultorio Familiare Integrato, su richiesta del Servizio di Tutela Minori, interviene nella realizzazione del Progetto di Affido/Appoggio secondo le proprie competenze psicologiche e psicoterapeutiche a favore dei minori e delle famiglie per i quali si prevede di realizzare un Appoggio / Appoggio familiare e per cui si sia preventivamente concordato l’intervento . Gli operatori del Consultorio Familiare coinvolti nel trattamento o nella psicodiagnosi dei minori parteciperanno alla costruzione ed al monitoraggio dei progetti di Affido o Appoggio . d) Soggetti di cui all’Art.1 comma 4della L.328/2000 Le organizzazioni o agenzie del terzo settore, a seguito di specifici protocolli o convenzioni con la Comunità Montana – Ambito Basso Sebino, possono svolgere funzioni che integrano l’attività del servizio per l’Affido/Appoggio. In specifico: • promuovere la sensibilizzazione in merito ai diritti dei bambini e alle problematiche del disagio del bambino relativamente all’esperienza dell’istituzionalizzazione e dell’allontanamento dalla famiglia d’origine; • orientare ed accompagnare le famiglie ed anche i singoli individui che stanno maturando la scelta di proporsi come affidatari o come famiglia di Appoggio assicurando loro una informazione esauriente e corretta, nonché diffusa territorialmente; • formare e sostenere quelle famiglie già aperte all’accoglienza e all’esperienza dell’Affido/Appoggio affinché mantengano il loro impegno, con particolare attenzione alla temporaneità dell’esperienza d’Affido/Appoggio; • sostenere attraverso la creazione di una rete di aiuto e di auto mutuo aiuto, le famiglie disponibili a vivere un’esperienza di accoglienza; • sostenere e favorire una cultura territoriale e comunitaria dell’accoglienza attraverso la conduzione di momenti e contesti di aggregazione sul territorio. Allegato area minori 12 e) Famiglia affidataria: collaborare alla realizzazione e costruzione del progetto di Affido o Appoggio formulato con i servizi e con la famiglia d’origine; • assicurare discrezione e riservatezza circa la situazione del bambino e della sua famiglia d’origine; • Nel caso dell’Affido: - esercitare i poteri connessi con la potestà familiare, su delega dell'Ente affidatario o disponente, e pertanto intrattenendo rapporti con la scuola, i medici, gli adulti di riferimento del minore (Legge 28 marzo 2001 n° 149, art. 5 comma1) - provvedere alla cura, al mantenimento, all’educazione e all’istruzione del bambino in collaborazione con il progetto Afa e tenendo conto delle indicazioni dei genitori, in conformità con le disposizioni dell’Autorità Giudiziaria. (Legge 28 marzo 2001 n° 149, art. 5 - comma1) - garantire al minore, concordando le modalità con gli operatori dei Servizi Affido/Appoggio e Tutela , il mantenimento dei rapporti con la famiglia d’origine, nel rispetto delle eventuali prescrizioni dell’Autorità Giudiziaria; - collaborare, alla chiusura dell’Affido/Appoggio, alla progettazione e realizzazione del rientro del minore nella famiglia di origine. • f) La famiglia d’origine: • • • • • • collaborare alla realizzazione e costruzione del progetto formulato con il Servizio di Tutela Minori e con la famiglia che accoglie; aiutare ed affiancare il bambino nelle diverse fasi dell’esperienza di Affido/Appoggio incontrare il bambino ed eventualmente la famiglia affidataria, secondo modalità, orari e durata concordati con gli operatori di riferimento e nel rispetto delle eventuali prescrizioni dell’Autorità Giudiziaria; garantire di essere contattabile, reperibile e disponibile agli incontri con i servizi territoriali; seguire il percorso di supporto o di trattamento, concordato con il Servizio Tutela Minori, connesso al superamento delle problematiche che hanno dato luogo al collocamento del bambino in Affido/Appoggio; contribuire, in base alle proprie possibilità economiche e a quanto previsto dalla normativa vigente in materia, alle spese relative alle necessità del bambino, concordandone forme ed entità con i Servizi territorialmente competenti. Art. 8 - SOSTEGNO ECONOMICO a) Contributo per l’affidamento familiare La quota di contributo mensile che il comune di residenza dell’esercente la potestà genitoriale del minore verserà a………………….. sarà fino ad un max di Euro 600,00 (+ eventuali costi di servizi per la prima infanzia –nido e scuola materna- per il tempo necessario). Tale quota sarà annualmente indicizzata secondo i parametri ISTAT (agganciandosi ai trattamenti minimi o sociali previdenziali INPS, così come stabiliti annualmente). Allegato area minori 13 La…………..a sua volta erogherà alla famiglia affidataria un contributo economico mensile ( pari a euro 400,00) a totale favore del bambino affidato. Nei casi in cui si realizzano affidi o appoggi di minori con particolari situazioni socioambientali e sanitarie su proposta del Servizio Tutela Minori e previa autorizzazione da parte del comune di residenza dell’esercente la patria potestà è possibile valutare una variazione di tale quota . La restante quota di euro 200,00 sarà utilizzata dalla……………. per la copertura delle spese relative alle risorse professionali chiamate in causa a sostegno delle famiglie affidatarie, delle singole esperienze e per le spese assicurative. b) contributo per l’Appoggio familiare La quota di contributo mensile che il comune di residenza dell’esercente la potestà genitoriale del minore verserà al ………… per l’appoggio familiare sarà fino ad un massimo di Euro 400,00. La ……….. a sua volta erogherà alla famiglia affidataria un contributo economico mensile ( fino ad un max di euro 200,00) a totale favore del bambino affidato. Tale quota sarà annualmente indicizzata secondo i parametri ISTAT (agganciandosi ai trattamenti minimi o sociali previdenziali INPS, così come stabiliti annualmente). La restante quota fino ad un massimo di euro 200,00 sarà utilizzata da ………. per la copertura delle spese relative alle risorse professionali chiamate in causa a sostegno delle famiglie affidatarie, delle singole esperienze e per le spese assicurative. b) Contributi per spese aggiuntive Per situazioni del tutto particolari potranno essere richiesti ai Comuni, che deve adottare apposito provvedimento di autorizzazione alla spesa, contributi economici di supporto per le seguenti esigenze: • acquisto di occhiali o lenti corneali; • cure odontoiatriche ed ortodontiche, laddove non usufruibili tramite il Servizio Sanitario Regionale; • iscrizione a corsi professionali e/o spese accessorie (divise per la scuola – ad es. alberghiera -, libri scolastici se non è possibile altro intervento per ottenere il rimborso spese per libri, etc.); • psicoterapia privata a favore del bambino accolto, a condizione che i servizi specialistici del Servizio Sanitario Regionale, o con quest’ultimo convenzionati/accreditati, dichiarino l’impossibilità di farsene carico direttamente nei tempi idonei al benessere del bambino stesso; • spese di soggiorni scolastici o altri di breve durata, centri estivi extraterritoriali; • necessità di alimentazione particolare non coperta dal Servizio Sanitario Regionale; • trasporti per la frequenza di scuole, inserimenti lavorativi, incontri con il nucleo di origine in spazio neutro, interventi specialistici; • cure sanitarie non effettuabili tramite il Servizio Sanitario Regionale. Per tutte le tipologie di spesa è prevista: Allegato area minori 14 • • una richiesta di autorizzazione all’assunzione di spesa da parte del servizio tutela minori al comune di competenza; l’acquisizione, da parte del Servizio per l’ Affido/Appoggio, e la trasmissione al servizio Afa delle pezze giustificative per le spese aggiuntive autorizzate; La determinazione del contributo per l’Affido/Appoggio familiare spetta all’assemblea dei sindaci. I Comuni del Basso Sebino che vedranno la presenza di minori affidati a famiglie del proprio territorio metteranno a disposizione del minore affidato i servizi comunali/di ambito (o convenzionati con il comune/ambito) con le tariffe più agevolate. Art. 9 - AFFIDAMENTO A PARENTI L’affidamento a parenti si realizza con la collocazione di un bambino presso famiglie o singoli entro il IV grado di parentela; costituisce un intervento differente dalle tipologie riportate al precedente art. 5, sia per i legami - e l’autonomia degli stessi - fra i soggetti coinvolti, che hanno percorsi ben antecedenti le fasi di progetto che possono coinvolgere le Pubbliche Amministrazioni referenti ed i servizi, sia perché rappresentano scelte autonome di risposta ad eventuali condizioni di difficoltà o bisogno, all’interno di un unico sistema familiare. Tali situazioni saranno dunque trattate, laddove ve ne sia richiesta autonoma o previsione da parte dell’Autorità Giudiziaria, da parte del Servizio di tutela Minori . Il Servizio per l’Affido/Appoggio. può assumere – per questa particolare tipologia di Affido/Appoggio – responsabilità tecniche di sostegno agli affidatari – di gruppo o individuale - , se opportuno e concordato con l’équipe referente . Gli affidamenti a parenti entro il IV° grado possono essere consensuali (nel qual caso non è necessaria segnalazione ad alcuna Autorità Giudiziaria) o disposti dall’Autorità Giudiziaria competente. Trattandosi gli affidatari di parenti tenuti agli alimenti, ai sensi dell’art.433 del Codice Civile, non è previsto uno specifico contributo economico, soprattutto nel caso di affidamenti consensuali, presupponendosi, da parte dei genitori o esercenti la potestà, accordi economici autonomi in merito al mantenimento del bambino presso il parente stesso. Nel caso in cui i parenti non risultino in grado di provvedere alle necessità economiche del bambino, soprattutto per l’affidamento disposto dall’Autorità Giudiziaria, si provvede, dietro valutazione del Servizio Tutela Minori e previa autorizzazione del comune di residenza, dell’esercente la potestà genitoriale del minore, a disporre un contributo economico motivato. Tra gli affidi a parenti di norma non sono compresi (e quindi non può essere erogato alcun contributo) gli “ affidamenti a parenti di minori stranieri non accompagnati “ disposti dall’Autorità Giudiziaria che pure vengono realizzati per tutelare il minore stesso e poter regolarizzare la sua permanenza nel nostro Stato. Art. 10 -AFFIDAMENTO A RISCHIO GIURIDICO Allegato area minori 15 Il Tribunale per i Minorenni ( T.M.) può decidere l'affidamento di un minore a rischio giuridico nei diversi momenti dell' iter processuale che porta all'adozione: quando si intravede un rischio grave; al momento dell'apertura dello stato di adottabilità,dopo la sentenza di primo grado, dopo l'appello, in attesa della sentenza di Cassazione, ecc. Nei provvedimenti definiti "a rischio giuridico" la scelta della famiglia affidataria avverrà da parte del Tribunale per i Minorenni. stesso, tra le coppie che avendo presentato domanda per l'adozione, sono in attesa dell'abbinamento o che abbiano i requisiti formali ed intendano procedere all'eventuale adozione, con residenza preferibilmente diversa dalla zona di provenienza del minore. Negli affidamenti a rischio giuridico il contributo economico di cui all’art. 9 verrà erogato solo se ritenuto necessario nel progetto e con gli opportuni accorgimenti di segretezza nel provvedimento di concessione. Art. 11 – AFFIDAMENTO A LUNGO TERMINE L’Affido/Appoggio familiare deve prevedere, di norma, una valutazione specialistica da parte dei servizi preposti, che contenga ipotesi e percorsi di recuperabilità della famiglia d’origine all’esercizio autonomo delle funzioni genitoriali ed un tempo di rientro del bambino nel nucleo, superate le difficoltà ed i disagi che avevano determinato l’allontanamento. La realtà dei servizi e delle politiche sociali per la protezione e la tutela dei bambini mostra situazioni di sostegno e trattamento che non consentono di fissare una prognosi certa di totale recuperabilità, soprattutto nel caso di famiglie multiproblematiche, cioè caratterizzate da condizioni pesantemente deteriorate o carenti, anche a motivo di particolari patologie psico-fisiche di uno o più membri del nucleo familiare. In questi casi, che da un lato non mostrano una sufficiente funzione genitorialeeducativa, dall’altro vedono indicazione, per il benessere del bambino, di un mantenimento- seppur limitato e controllato- di costanti rapporti con i genitori, o con il nucleo familiare allargato, viene salvaguardato il diritto di figli e genitori ad un rapporto diretto e continuo nei limiti delle capacità e delle esigenze di ognuno. Il termine “temporaneamente”, previsto dalla norma, va in questi casi inteso come “ tempo necessario”perché la condizione di rischio evolutivo per il bambino cessi. Queste forme di affidamento, esclusa la verifica della situazione di abbandono e l’opportunità di un percorso adottivo, possono prevedere tempi lunghi di accoglienza, anche fino al raggiungimento dell’autonomia personale adulta del bambino. Tali situazioni oggi sono prevalentemente riconducibili all’ADOZIONE MITE ( legge 149/2001 ex art 44 lettera d ). In caso di minore in Affido/Appoggio familiare che evolve in adozione mite, il Servizio per l’Affido/Appoggio propone all’Ente di residenza del minore l’erogazione di un contributo a sostegno dell’adozione mite stessa, nella misura max di euro 300 mensili per un tempo da definire. Allegato area minori 16 Ambito Territoriale del Basso Sebino. Linee guida per l’accesso a INIZIATIVE DI SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE Con bambini zero – cinque anni. 2012-2014 PREMESSA I Comuni dell’Ambito territoriale del Basso Sebino attraverso il presente regolamento definiscono le modalità di utilizzo del Fondo di sostegno alle famiglie considerandolo a tutti gli effetti uno strumento attraverso il quale dare corpo a politiche sociali e assistenziali orientate al dialogo e all’interazione fra famiglie, soggetti sociali del territorio, servizi e amministrazioni locali. L’Ambito di riferimento per il dai Comuni del Basso Sebino sottoscrittori dell’accordo di programma per il piano di zona 2012-2014. Gli organi tecnici di riferimento per la gestione del Fondo sono rappresentati dall’Ufficio di Piano e dalla Comunità Montana che, quale ente capofila per la realizzazione della legge n. 328/2000 relativa alla programmazione territoriale del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali, adotta il presente regolamento. Art. 1. Oggetto del Regolamento Il presente regolamento, previsto dalla normativa nazionale (L.328/00, L. 289/02 art. 46, comma 2) e da leggi regionali (L.R. 23/99) disciplina, all’interno di un sistema integrato di interventi e servizi sociali di competenza dei Comuni Associati, l’istituzione di buoni sociali, quali interventi economici a valenza sociale, da assegnare a famiglie in condizione di fragilità e a famiglie di nuova costituzione. Art. 2. Finalità Sostenere la famiglia ed in particolare i nuclei in condizioni di fragilità economica/sociale nella cura e nell’accudimento dei nuovi nati/adottati con particolare riferimento ai bambini disabili e a famiglie numerose Art. 3. Il Fondo di sostegno alle famiglie: valore e durata Il Fondo viene gestito da un’équipe di valutazione (vedi art. 6) Allegato area minori 17 Il Buono potrà avere una durata massima di 12 mesi. L’entità del Buono potrà essere, al massimo, di € 250,00 mensili; inoltre, il buono prevede un accompagnamento della famiglia alla rete tramite servizi già esistenti sul territorio. Art. 4. Destinatari Il presente regolamento prevede quali destinatari famiglie in condizioni di fragilità economica per l’accudimento dei nuovi nati di età inferiore ai 5 anni, con particolare riferimento ai bambini disabili e ai bambini con patologie e il cui I.S.E.E. del nucleo familiare non sia superiore a € 9.000,00 sia per i nuclei monoparentali sia per le famiglie in cui sono presenti entrambe le figure genitoriali; l’équipe di valutazione si riserva di valutare eventuali variazioni sulla situazione economica del nucleo familiare (qualora fossero riscontrate gravi necessità è possibile valutare l’intervento sociale anche per famiglie con I.S.E.E. superiore ai limiti previsti). Per l’assegnazione del buono il nucleo familiare richiedente deve essere in possesso di almeno uno dei seguenti requisiti: 1) famiglie al cui interno è presente un minore con patologie gravi 2) famiglie al cui interno sia presente un genitore con patologia gravemente invalidante; 3) famiglie in cui è presente un minore di 5 anni ricoverati in ospedale relativamente ai giorni della degenza ospedaliera. 4) Famiglie monoparentali con gravi fragilità sociali 5) Famiglie numerose con figli maggiori o uguali a 4 Il beneficiario ha l’obbligo di comunicare all’Assistente Sociale di riferimento ogni variazione che comporti il venir meno del diritto al buono (vedi art. 8). Il diritto al buono decade dal giorno successivo alla cessazione dei requisiti. Art. 5. Requisiti di ammissione Per la presentazione della richiesta di assegnazione del Buono, effettuata dall’Assistente Sociale del Comune di Residenza, devono essere presenti i seguenti requisiti: - Residenza in uno dei Comuni dell’Ambito sottoscrittore dell’accordo di programma; - Presenza, all’interno del nucleo familiare, di un minore di età compresa fra 0 e 5 anni, con Patologia del minore certificata o patologia invalidante di uno dei genitori certificata; oppure - Famiglie con numero di figli maggiore o uguale a 4 - Fragilità sociale del nucleo familiare che può portare a situazioni di emarginazione del nucleo e/o a carenze di accudimento nei riguardi del minore; - Fragilità economica del nucleo familiare: I.S.E.E. inferiore a € 9.000,00 sia i nuclei monoparentali sia per le famiglie in cui sono presenti entrambe le figure genitoriali. In sede di valutazione verranno prese in considerazione eventuali altre provvidenze economiche percepite dal nucleo richiedente. Il diritto al buono decade dal giorno successivo alla cessazione dei requisiti. Art. 6. Modalità di accesso Le famiglie potranno presentare le domande solo presso il Comune di Residenza. L’Assistente Sociale del Comune di Residenza o di Ambito, svolge uno o più incontri di conoscenza del caso e del bisogno sociale e/o economico e lo porta in equipe di valutazione. L’équipe di valutazione: - valuta i casi presentati; - stende un progetto individuale accompagnamento; Allegato area minori 18 comprensivo degli interventi economici e/o di - stende un contratto da sottoscrivere (Servizio Sociale e famiglia); crea una graduatoria unica relativa all’Ambito territoriale. L’Assistente Sociale monitora periodicamente la situazione e riporta all’équipe di valutazione per eventuali modifiche da apportare al progetto. L’équipe di valutazione è composta da: - Responsabile tecnico dell’Area Minori; - Assistenti Sociali dei Comuni e dell’Ambito sottoscrittori dell’accordo di programma; Frequenza degli incontri dell’équipe per la valutazione delle domande: mensile. Art. 7. Modalità di assegnazione ed erogazione L’équipe valuta, a seconda dei casi, la possibilità di: - erogare direttamente al nucleo familiare la quota indicata nel contratto; - concordare il progetto individuale con un soggetto del privato sociale che opera nei servizi del territorio. I buoni verranno erogati fino ad esaurimento dei fondi disponibili. La disponibilità dei fondi verrà stabilita ogni anno, in sede di previsione di bilancio Art. 8. Decadenza del Buono Il nucleo familiare decade dal diritto del beneficio per le seguenti cause: - interruzione o scadenza del contratto firmato con i Servizi sociali; - trasferimento della residenza in un Comune al di fuori dell’Ambito Monte Bronzone Basso Sebino; - sottoscrizione di dichiarazioni false e/o inattendibili desunte dai controlli effettuati; - decadenza di uno dei requisiti di ammissione. Art. 9. Controllo e vigilanza In attuazione delle funzioni di vigilanza attribuite ai servizi sociali dalla legislazione nazionale ai Comuni, l’Ufficio di Piano esercita, d’ufficio, oltre che su richiesta, visite periodiche sulla compiuta attuazione del progetto. Nel rispetto delle disposizioni previste dalla legge 7 agosto 1990 n. 241 e sue modifiche ed integrazioni, l’esito delle verifiche effettuate riveste efficacia per la revoca dell’assegnazione. Ai sensi dell’art. 4 comma 7 del D.L. n. 109/98, come modificato dal D.L. n. 130/2000, gli uffici competenti potranno richiedere la documentazione atta a dimostrare la completezza e la veridicità dei dati dichiarati anche al fine della correzione di errori materiali di modesta entità. Art. 10. Norma finale e transitoria Il presente regolamento ha durata per il triennio 2012-2014 Allegato area minori 19 ACCORDO COLLABORAZIONE TRA LA COMUNITA’ MONTANA DEI LAGHI BERGAMASCHI AMBITO DEL BASSO SEBINO C.P.A.C Caritas Villongo interparrocchiale sede di Villongo ASSEMBLEA DEI SINDACI DEL BASSO SEBINO PER AZIONI DI SOSTEGNO AL REDDITO ALLE FAMIGLIE IN DIFFICOLTA’ Premesso che l’articolo 1 Legge 328/200, al primo comma recita “La Repubblica assicura alle persone e alle famiglie un sistema integrato d’interventi e servizi sociali, promuove interventi per garantire la qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione e diritti di cittadinanza, previene, elimina o riduce le condizioni di disabilità, di bisogno e di disagio individuale e familiare, derivanti da inadeguatezza del reddito, difficoltà sociali e condizioni di non autonomia, in coerenza con gli articoli 2, 3 e 38 della Costituzione”; l’articolo 1 Legge della regione Lombardia n. 3/2008, al primo comma recita “La presente legge, al fine di promuovere condizioni di benessere e inclusione sociale della persona, della famiglia e della comunità e di prevenire, rimuovere o ridurre situazioni di disagio dovute a condizioni economiche, psico-fisiche o sociali, disciplina la rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie, nel rispetto dei principi e dei valori della Costituzione, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, dello Statuto regionale, nonché nel rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, in armonia con i principi enunciati dalla legge 8 novembre 2000, n. 328 (Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali) e con le leggi regionali di settore; l’articolo 3 della sopra citata Legge regionale 3/2008 , al comma 1 afferma “Nel quadro dei principi della presente legge e in particolare secondo il principio di sussidiarietà, concorrono alla programmazione, progettazione e realizzazione della rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie, secondo gli indirizzi definiti dalla Regione: ……….. c) i soggetti del terzo settore, le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative e gli altri soggetti di diritto privato che operano in ambito sociale e sociosanitario; d) gli enti riconosciuti delle confessioni religiose, con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese, che operano in ambito sociale e sociosanitario”. l’articolo 6 della sopra citata Legge regionale 3/2008, al comma 2 recita “…. In base agli indirizzi dettati dalla Regione e ai parametri successivamente definiti dai comuni, accedono prioritariamente alla rete delle unità d’offerta sociali le persone in condizioni di povertà o con reddito insufficiente, nonché le persone totalmente o parzialmente incapaci di provvedere a se stesse o esposte a rischio di emarginazione, nonché quelle sottoposte a provvedimenti dell’autorità giudiziaria che rendono necessari interventi assistenziali” Allegato accordo Centro primo ascolto Caritas Vicariale 1 1 l’art.131 del D.Lgs n.112/1998 conferisce alle Regioni e agli Enti Locali tutte le funzioni e i compiti amministrativi nella materia dei servizi sociali; dal 1975 è presente sul territorio provinciale la Caritas Diocesana Bergamasca, organismo pastorale della Diocesi di Bergamo di promozione e testimonianza della carità e di coordinamento dei gruppi caritativi con il compito di avere “occhi attenti” rivolti al territorio per conoscere le povertà in esso presenti ed elaborare e suggerire alle Parrocchie progetti di intervento che diano risposta ai bisogni; sempre più spesso si rivolgono agli uffici dei servizi sociali dell’Ambito Basso Sebino e al Centro di Primo Ascolto di villongo persone in situazione di momentaneo disagio economico, per i quali risulta difficile un adeguato intervento di sostegno da parte delle istituzioni pubbliche; è intenzione delle parti, mediante la stipula del presente protocollo, confermare le forme di sostegno economico a favore dei soggetti in condizione di fragilità sociale ed economica residenti nel Basso Sebino avviate nel 2009 TUTTO CIÒ PREMESSO la Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi (di seguito denominata Comunità Montana), l’Assemblea dei Sindaci del Basso Sebino e il C.P.A. Caritas Villongo interparrocchiale sede di Villongo nel condividere l’impegno per uno sviluppo umano e sociale fondato sui valori della solidarietà, intendono confermare la collaborazione avviata negli scorsi anni per realizzare un programma di prevenzione della povertà e vulnerabilità sociale tramite strumenti di sostegno economico temporaneo. A tale scopo concordano quanto segue: Art. 1 – Finalità Le parti intendono intervenire per dare risposta ai bisogni emergenti di persone seguite dai servizi sociali dei Comuni dell’Ambito territoriale con l’obiettivo di sostenere le difficoltà temporanee di natura economica di famiglie a rischio di povertà o in stato di forte disagio sociale ed economico. In tal senso si attivano sostegni quali: - borse alimentari - forniture vestiario Allegato accordo Centro primo ascolto Caritas Vicariale 2 2 - altre forme concordate ( es. bollette . Solo attraverso il fondo famiglie in crisi mediante le forme sottoscritte con apposito protocollo con Caritas Diocesana di Bergamo ) Art. 2 – Beneficiari Possono beneficiare di tali aiuti persone residenti nei Comuni dell’Ambito Territoriale del Basso Sebino sottoscrittori dell’Accordo di programma per il Piano di Zona 2012-2014, che si trovano in condizione di grave disagio economico e sociale e in carico ai servizi sociali. Art. 3 – Utilizzo degli strumenti di supporto al reddito Le parti concordano che tali strumenti possano essere una risposte per bisogni caratterizzati da: • straordinarietà, intendendosi che il fabbisogno finanziario del richiedente debba essere temporaneo, inaspettato e non affrontabile con la disponibilità liquida del richiedente; • essenzialità, intendendosi che il fabbisogno finanziario del richiedente debba essere legato ad un bisogno primario del soggetto; • in caso sia prevista la restituzione del prestito: sostenibilità, intendendosi che il soggetto debba avere una qualche fonte reddituale che gli consenta di restituire il prestito. Art. 4 – Istruttoria L’individuazione e la selezione delle richieste viene effettuata esclusivamente dall’ufficio segretariato sociale della Comunità Montana e/o dei Comuni sottoscrittori che provvedono ad inoltrare la richiesta alla Associazione. La singola richiesta verrà inoltrata dall’ufficio segretariato sociale al C.P.A. Caritas Villongo tramite il modulo allegato al presente accordo, dove risulti il tipo di aiuto a supporto che si richiede di attivare a favore del cittadino. L’ufficio sociale non può in alcun modo trasmettere informazioni riservate relative alle condizioni familiari del richiedente al C.P.A. Caritas Villongo interparrocchiale sede di Villongo. Art. 6. – Attività di accompagnamento Allegato accordo Centro primo ascolto Caritas Vicariale 3 3 I servizi sociali dell’Ambito Territoriale del Basso Sebino garantiscono un’azione di accompagnamento del richiedente nella fase successiva all’erogazione degli aiuti. L’attività di accompagnamento prevede: - monitoraggio della situazione con il C.P.A. Caritas Villongo interparrocchiale; - ogni altra azione necessaria prevista dalla presa in carico del caso. Art. 7 – Fondo di sostegno Al fine di sostenere gli aiuti al cittadino, la Comunità Montana e l’Associazione istituiscono ogni anno un fondo che verrà stabilito in sede di bilancio preventivo per la gestione del Piano di Zona. Anno 2012 : € 7000,00 Anno 2013-2014 : da definire in sede di Assemblea dei Sindaci - risorse Associazione : sede con relative spese di gestione La quota della Comunità Montana verrà erogata ogni anno, in un’unica tranche, all’Associazione. Il fondo è assoggettato ai vincoli stabiliti dal presente accordo. Art. 8 Reintegro fondo di sostegno Al fine di alimentare il fondo istituito, le parti si impegnano a: - il C.P.A. Caritas Villongo interparrocchiale sede di Villongo : promuovere innovative azioni di raccolta risorse (es. raccolta alimenti secondo il modello del Banco Alimentare) da realizzare nel triennio 2012-2014,attivando azioni che possano coinvolgere il mondo del volontariato giovanile - la Comunità Montana : collaborare all’organizzazione della raccolta risorse attraverso la figura professionale attiva nei progetti giovani dell’Osservatorio Nuove GenerAzioni Art.90 – Monitoraggi Due volte all’anno (giugno di ogni anno- dicembre di ogni ) l’Associazione invierà alla Comunità Montana i report delle azioni promosse a favore dei cittadini, evidenziando il numero di aiuti erogati, suddivisi per Comune di residenza del cittadino e relativo ammontare economico in caso di intervento monetario Allegato accordo Centro primo ascolto Caritas Vicariale 4 4 Art. 10 – Durata Il presente protocollo ha validità dal momento della sottoscrizione fino allo scadere del Piano di Zona 20122014 (presumibilmente marzo 2015). Qualora intervenissero cambiamenti a livello istituzionale (es. accorpamenti tra ambiti da parte della Regione Lombardia), il presente accordo dovrà essere sottoposto a rivalutazione. Nel caso in cui una delle due parti intenda recedere dal protocollo dovrà darne comunicazione alla controparte con 30 giorni di preavviso. Art. 12 – Norme transitorie e finali Per quanto non previsto dal presente protocollo si fa riferimento alla normativa vigente in materia. I Responsabili del C.P.A. Caritas Villongo Parroco di Villongo S.Alessandro Parroco di Villongo S. Filastro Per la Comunità Montana La Responsabile dell’Ufficio di Piano Dott.ssa Francesca Bianchi Assemblea dei Sindaci Villongo, ……………………………. Allegato accordo Centro primo ascolto Caritas Vicariale 5 5 AMBITO TERRITORIALE N. 6 DEL BASSO SEBINO TRACCIA RELAZIONE SOCIALE per Richiesta aiuti alla Caritas di Villongo a cura dell’Assistente Sociale Comunale/ di Ambito Alla cortese attenzione di Responsabile CARITAS P.zza Marconi VILLONGO E p.c. Sig. nome e cognome assistito Via ……………………….. OGGETTO: Richiesta attivazione sostegno al reddito per il Sig. ………….. Con la presente Vi chiediamo di accogliere la richiesta di aiuto da parte della famiglia così composta: Cognome Nome Luogo e data di nascita Attuale professione Madre Padre Figlio/a Figlio/a altro Residente a: che si è rivolta ed è seguita dall’Assistente Sociale del Servizio Sociale Comunale/di Ambito: Allegato accordo Centro primo ascolto Caritas Vicariale 6 6 Attualmente la famiglia sta vivendo una situazione di fragilità per cui è necessario fornire il seguente tipo di aiuto: tipo di aiuto richiesto Cosa e quantità Borse alimentari Pasta condimenti tonno olio latte per bambini: tipo altro:……………… indumenti Prodotti per igiene Per adulti bambini Pannolini per bambini Detergenti Detersivi Altro:………….. frequenza Settimanale Quindicinale Altro (specificare la frequenza) Per Medicinali (accompagnare richiesta medica) Altro: (specificare) Chiediamo di dare questi aiuti fino a: ____________________________________ Entro il termine previsto verrà effettuata verifica del progetto tra Assiste sociale e volontario Caritas incaricato Al fine di una buona collaborazione e di eventuali comunicazioni, Vi preghiamo comunicarci via Fax il nome del referente della Caritas cui poter fare riferimento. Distinti saluti. L’Assistente Sociale: REFERENTE CARITAS INDIVIDUATO: SIG.:_____________________________________ Allegato accordo Centro primo ascolto Caritas Vicariale 7 7 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO Centro di Ricerca Interdisciplinare “Scienze Umane, Salute e Malattia” Focus: Studi e Ricerche per il Sociale Supporto per la definizione del profilo di comunità integrato per l’analisi della domanda, lo sviluppo e il monitoraggio del piano di zona partecipato La riconfigurazione istituzionale e organizzativa dei servizi sociali sul piano nazionale (Legge 328/2000) e di diverse realtà regionali, tra cui la Lombardia (Legge Regionale 3/2008) comporta un incremento della capacità di progettazione, organizzazione, valutazione e controllo dei servizi alla persona e alla comunità, nonché di piena promozione delle risorse economiche, sociali, culturali ed umane in grado di rispondere appropriatamente a compiti di crescente complessità, secondo principi di sussidiarietà, efficacia e diffusa partecipazione ai processi decisionali. Entro questo quadro il contesto territoriale è caratterizzato da un’ampia diffusione di risorse a diversi livelli istituzionali e di un’elevata capacità di attivazione di capitale sociale che costituiscono indubbiamente un punto di forza ed una opportunità di grande spessore. Tale potenzialità fatica tuttavia ad essere sistematicamente resa disponibile in un quadro di risposta di servizio spesso configurata in termini più di tipo prestazionale che di tipo processuale, spesso più attento alla proliferazione di unità di offerta che ad una puntuale analisi della domanda. Ciò fornisce al panorama dei servizi scarse capacità di puntuale valutazione di processo e di esito e l’impiego delle risorse non sempre diviene oggetto di un monitoraggio e di una rendicontazione sociale pienamente appropriati. Tale configurazione manifesta pertanto un rischio di inefficienza e di spreco che, nel momento in cui non riesce a rendere pienamente disponibili tutte le risorse potenziali, apre d’altro canto linee di offerta che risultano talora scarsamente produttive e scarsamente aderenti a bisogni emergenti, talora ridondanti, sovrapponibili o mal distribuite in funzione dei bisogni, non sufficientemente differenziate e integrate. La pianificazione dei servizi può prevedere, ad esempio, una dislocazione di nuove tipologie di offerta misurate più sulle competenze disponibili degli operatori (spesso provenienti da settori marginali e precari del mercato del lavoro) che di una puntuale e pratica analisi dei bisogni. Da un lato la mancanza di una adeguata preparazione alle strategie di mercato delle più recenti acquisizioni in tema di social marketing rende spesso fragili le ipotesi di sviluppo dei servizi nel territorio; dall’altro lato la scarsa integrazione in rete dei vari sevizi per l’infanzia e la famiglia apre vaste aree di sovrappostone e ridondanza, affiancate ad altre di scopertura dei bisogni, mentre le risposte appaiono ancora spesso frammentate e difficilmente riconducibili ad una coerenza convincente. Gli Uffici di Piano che hanno in gran parte competenze territoriali di promozione e integrazione dei servizi alla persona e di interconnessione con altri strumenti della programmazione territoriale esprimono elevati livelli di professionalità individuale e capacità di iniziativa che potrebbe essere fortemente valorizzata mediante un’azione consulenziale di medio periodo che, mentre promuove miglioramento negli strumenti di pianificazione, riesca a trasferire know how, competenze e faciliti l’acquisizione e l’impiego di appropriate tecniche di intervento, facilitate anche da appropriati supporti tecnologici innovativi. Un punto importante risiede nel fatto che la programmazione dei servizi sociali e sociosanitari richiede una crescente integrazione con le politiche del territorio, sanitarie, urbanistiche, abitative, del mercato del lavoro, con le politiche formative. Gli strumenti della programmazione territoriale costituiscono una dimensione operativa e istituzionale che ha grande influenza, non solo nell’organizzazione dei servizi e delle prestazioni sociali, socioeconomiche e sanitarie, ma anche più complessivamente nella regolazione della vita quotidiana dei cittadini, delle relazioni interpersonali e sociali, sul piano economico e sul piano del benessere individuale. Essi costituiscono e, in certo senso, “istituiscono” una “rappresentazione” della città e del territorio destinata a interagire in modo complesso con le diverse culture e con i comportamenti dei cittadini e dei gruppi sociali. Nella maggioranza dei casi gli strumenti di programmazione esercitano implicitamente la loro influenza; solo raramente essi sviluppano modelli integrati d’intervento che tengano esplicitamente conto dei cambiamenti che inducono nella sfera dei comportamenti, delle relazioni interpersonali e sociali, delle culture locali e delle diverse espressioni della domanda sociale. D’altra parte, quest’ultima tende a costituirsi non solo in rapporto al versante dei bisogni, ma anche alla fisionomia e alla rappresentazione sociale dell’offerta: non è quindi indipendente dal processo di formazione delle decisioni. In questa prospettiva, sembra necessario: 1. Contribuire a condurre una corretta analisi della domanda, in grado di rilevare il panorama delle risorse, delle aspettative, delle “Culture Locali”. 2. Elaborare strumenti di sollecitazione e di maturazione dei processi partecipativi, in modo da rendere disponibili risorse sociali diffuse, riconoscendo uno ruolo di primo piano agli stakeholders e, in prospettiva, promuovendo una cittadinanza coprotagonista e co-intelligente di un itinerario in cui gli obiettivi sono comuni e condivisi, anche se i ruoli e le responsabilità sono mantenute rigorosamente distinte. 3. Affiancare ad una doverosa analisi dei bisogni, condotta con strumenti tecnici appropriati, un piano di “promozione sociale” della domanda, anche attraverso la messa in azione di dispositivi metodologici puntuali in grado di valorizzare risosrse importanti della convivenza sociale, quali il senso di comunità, l’empowerment, la rete comunicativa, il supporto sociale. Seguendo questa strategia che mira insieme alla valutazione e alla valorizzazione delle risorse della comunità, si può favorire la maturazione di una “comunità competente”, in grado cioè di promuovere una migliore qualità della vita. 4. Valutare sistematicamente l’impatto positivo o negativo degli interventi relativi al pianificazione territoriale, degli interventi assistenziali e sociosanitari, integrati nelle politiche sanitarie, abitative, del lavoro e della formazione, sulle relazioni sociali e sui profili della comunità, cioè sul “landscape” personale, sociale e culturale che caratterizza il territorio. 5. Valutare e monitorare, a breve e lungo termine, i risultati degli interventi sia in termini di efficacia sia in termini del contributo che gli interventi sono in grado di apportare sulla coesione sociale e sul vissuto soggettivo dei cittadini. 6. Sembra particolarmente sentita l’esigenza di costituire una rete intenzionale tra i diversi soggetti istituzionali, e territoriali che concorrono, nei diversi livelli, alla definizione delle politiche sanitarie e sociali Lungo queste traiettorie, il presente progetto di ricerca/intervento è destinata a fornire azioni integrate di ricerca e consulenza alla progettazione, gestione e organizzazione dei piani zona nell’ambito della realizzazione del Sistema integrato di intervento e servizi sociali (Legge 328/2000) e del “governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario” (L.R. Lombardia 3/2008). In particolar modo si intende mettere a disposizione dei soggetti e degli Enti dotati di competenza istituzionale per i servizi sociosanitari ed educativi capacità di ricerca, progettazione e consulenza volta a incrementare capacità di . - puntuale valutazione dei bisogni territoriali e analisi della domanda - attivazione partecipata di fonti di riposta, oltre che di conoscenza - analisi delle configurazioni dell’offerta di servizio, dei punti di forza, debolezza, opportunità, rischio - valorizzazione del capitale sociale, della sussidiarietà orizzontale, del lavoro di rete - definizione puntuale di un piano di zona coerente, efficace e valutazione dei processi e delle fasi decisionali - elaborazione e attuazione di linee di gestione del piano territorialeal fine di un utilizzo più efficace ed efficiente delle risorse disponibili - analisi dei flussi e dell’efficacia dell’informazione sui servizi e della loro accessibilità - mappatura e analisi dei gap delle competenze adatte a sostenere il piano territoriale, anche mediante appropriati strumenti informatici - analisi delle performance e management volta al miglioramento della qualità dei servizi Il progetto intende a questo scopo fare una ampia utilizzazione dei saperi e delle tecniche elaborati nelle ricerche interdisciplinari del Centro di ricerca interdisciplinare su Scienze Umane, Salute e Malattia) del Dipartimento di Scienze della Persona, in stretta collaborazione con lo Spin Off Universitario “Focus: Studi e ricerche per il sociale”. In particolare il Centro di Ricerca sviluppa a questo proposito un pacchetto strategico di appraisal dei bisogni (secondo strategie multiple di Rapid participatory appraisal), di analisi organizzativa (Action Work Flow Analysis, Social Network Analysis, Knowledge management), valutazione di processo, impatto ed esito delle progettualità attivate. Il pacchetto strategico si avvale di metodologie di rilevazione dei dati di tipo quantitativo e qualitativo e si caratterizza per una duplice attenzione alla sollecitazione partecipativa e alla diffusione di competenze di elaborazione dei dati nei servizi e negli Enti territoriali mediante una tecnologia esperta in grado di guidare e monitorare processi di problem solving, decision making e di governance strutturale. Il progetto si inserisce in una linea che intende configurare in particolare un’offerta modulare di accompagnamento ai soggetti competenti per le azioni di progettazione territoriale dei servizi socioassitenziali integrati, che si possono articolare nel modo seguente: 1) Analisi del contesto effettuata tramite strumenti di analisi quantitativa e qualitativa, che consentano di delineare profili di comunità in grado di fornire uno sfondo appopriato sia per l’analisi dei bisogni, sia per l’analisi del capitale sociale, delle istanze partecipative, e delle risorse disponibili ad una programmazione partecipata di tipo integrato. Ciò può realizzarsi mediante interventi multidimensionali (psicologia sociale, pedagogica sociale, sociologia, statistica sociale, sviluppo organizzativo, elementi legislativi e contesti normativi) 2) Fornire dati qualitativi e quantitativi e rappresentazioni sui bisogni percepiti e su criticità in ordine a: - i processi sociali in atto e le loro criticità - la configurazione dei bisogni - i servizi 3) Costruzione sociale dei significati e possibilità di coniugare ad ogni fase di la riflessione teorica propria della ricerca con l’azione pratica propria dell’intervento Analisi dati qualitativi e quantitativi Consulenze su criticità nelle risorse partecipative 4) Sostegno di competenze nell’ avviare istruttorie di Piano di Zona rispetto alle politiche sociali e alla loro integrazione con i servizi sociosanitari e con le politiche sociali, abitative, del mercato del lavoro ed educativi. - Sostegno di competenze specifiche nell’analisi dati - Supporto consulenziale all’implementazione delle strategie 5) Analisi di fattibilità, proposte, costruzioni di modelli di intervento e di strategie di rete per l’elaborazione del piano di zona: - Consulenza all’elaborazione dei dati per l’attivazione di strategie di restituzione dei dati ai titolari delle politiche sociali e agli stakeholders. 6) Supporto di competenze nella progettazione di strumenti di programmazione, monitoraggio e valutazione territoriale - Analisi delle competenze - Action work flow analysis - Social network analysis - Rapid partecipatory appraisal - Sviluppo organizzativo - Integrazione dei sistemi informativi 7) Promozione di processi di self-empowerment e di sostegno multidimensionale alla sviluppo di comunità - formazione di operatori sociali, insegnanti, educatori in grado di sostenere interventi multidimensionali di promozione dello sviluppo e della genitorialità - costruzione di una rete sociale su temi sensibili, a partire dal sostegno alla genitorialità, alla famiglia, alla tutela e allo sviluppo personale e sociale dei minori - sostegno di competenze nel promuovere e sostenere agenti di sviluppo, attraverso interventi di tipo educativo, organizzativo, economico, ambientale che supportino il cambiamento. Questo tipo di azioni è rivolto a soggetti dotati di competenze nei Piani di Zona, nelle Progettazioni Educative è destinato ad offrire un affiancamento consulenziale di medio periodo per l’intera durata di validità del Piano, a sostenere contemporaneamente le capacità di implementazione di azioni di monitoraggio e governance dei processi, di ampliamento delle prospettive di sviluppo del Piano e di cura delle interfacce tra il Piano di Zona e gli altri strumenti di programmazione territoriale (Piano di salute distrettuale, Piano di governo del territorio). La metodologia partecipativa adottata intende valorizzare e sostenere le risorse progettuali del territorio, modulando su questa prospettiva la struttura organizzativa del progetto, come illustrato nella seguente figura 1. Si propone che questa struttura di progetto intersechi la propria operatività con alcuni dispositivi condivisi per la realizzazione di un processo partecipativo di progettazione integrata. Tali dispositivi sono sinteticamente descritti nella successiva figura 2. FIGURA 1 Organizzazione del progetto composto dalla committenza , Capo Progetto, Consulenza con il ruolo di presidiare il conseguimento degli obiettivi, allocare le risorse necessarie, monitorare le fasi di svolgimento del progetto, valutare le proposte emerse dal gruppo di progetto; ruolo di supporto all’impostazione metodologica di tutto il progetto, formazione al project leader al gruppo di progetto, fornitore di risorse per la rilevazione dei dati. composto da capo Progetto, risorse dell’ufficio di piano, … con ll ruolo di effettuare la raccolta dei datii, effettuare le analisi, elaborare la documentazione di supporto necessaria, predisporre i reports; ruolo di coordinamento delle risorse, pianificazione delle attività e verifica dello stato di avanzamento delle stesse 4 FIGURA 2 CABINA DI REGIA INTERSTITUZIONALE (Composta dai Responsabili Politici, Tecnici e Amministrativi a livello di ambito e di distretto) TAVOLI DELLA PROGRAMMAZIONE PARTECIPATA (Composti da referenti dei Sindaci, degli assessori alle politiche sociali, e all’urbanistica dei comuni dell’ambito, dai Componenti dell’Ufficio di Piano, dal direttore del Distretto ASL e/o dai suoi referenti distrettuali, dai responsabili degli Uffici tecnici dei Comuni,da referenti di: medici di medicina generale, Associazioni di categoria, Sindacati, Cooperazione sociale. Volontariato, delle Forze dell’Ordine, delle unità operative e delle unità di offerta sociale e socio-sanitaria) FOCUS GROUPS TEMATICI E OSSERVATORI PROGETTUALI PARTECIPATI - infanzia, minori, adolescenza e famiglia - disabilità - anziani - interculturalità - marginalità sociale - politiche abitative - formazione e mercato del lavoro - sviluppo del territorio - sicurezza sociale Punti di riferimento centrale del progetto è la costruzione di profili partecipati di comunità come strumento di acquisizione e condivisione di conoscenza sul territorio, come punto di riferimento per la progettazione integrata e per il monitoraggio dei dispositivi di piano e di sviluppo di comunità. I profili di comunità è articolato in diverse aree, come illustrato dalla seguente figura 3, sono uno strumento che può essere caratterizzato nel seguente modo: I profili di comunità costituiscono una lettura ragionata e partecipata dei bisogni di salute e di benessere della popolazione e, come tale è uno strumento di supporto nella individuazione delle criticità e delle priorità da considerare all’interno della programmazione e delle politiche territoriali sociali, socio-sanitarie e sanitarie. Essi sono pertanto uno strumento essenziale per mettere in evidenza le peculiarità di un territorio: sia delle problematiche da affrontare e delle risorse disponibili e/o attivabili. Il profilo di comunità non contiene scelte di programmazione, ma a partire dall’analisi di dati quantitativi e qualitativi mira ad identificare i punti rilevanti che la programmazione sociale e socio-sanitaria deve affrontare, i bisogni e le tendenze dello sviluppo demografico, sociale, economico, ambientale, ecc. di un dato territorio. Il profilo di comunità è un processo che coinvolge i soggetti operanti ai vari livelli territoriali e che promuove il valore e le esperienze locali di partecipazione nella raccolta dell’informazione, nella lettura e nell’individuazione dei fattori di bisogno e di criticità. Per la buona riuscita di questo processo è fondamentale la definizione a livello locale di un adeguato assetto operativo e di un percorso per l’elaborazione dello strumento, che individui attori, ruoli, fasi, tempi e sedi di incontro, così da consentire livelli adeguati di integrazione e partecipazione. La metodologia dei Profili di comunità si pone in tal modo al centro di un processo consulenziale in tre fasi, descritto schematicamente nella figura 4 FIGURA 3 I PROFILI DELLA COMUNITA’ COMUNITA’ TERRITORIALE (confini, risorse naturali, rete delle comunicazioni, struttura urbana, etc.) DEMOGRAFICO (n° abitanti, incremento demografico, densità, mobilità, omogeneità/eterogeneità, etc.) ATTIVITA’ PRODUTTIVE (reddito, settori, occupazione) SERVIZI (servizi socio-educativi, sanitari e assistenziali, ricreativo-culturali) ISTITUZIONALE (organizzazione politico-amministrativa, istituzioni, chiese, etc.) ANTROPOLOGICO-CULTURALE (norme, valori, etc.) PSICOLOGICO (comportamenti, bisogni, relazioni, etc.) PROFILO DEL FUTURO (aspettative di benessere e prospetive di sviluppo etc.) FIGURA 4 Il processo di consulenza e le competenze Processo 1 Analisi dei bisogni e della domanda dei portatori di interesse Competenze Analisi dell’offerta della rete dei servizi Processi 2 Competenze progettazione organizzativa Rete dei servizi Sistema informativo 3 Monitoraggio e sviluppo della qualità dei servizi Raccolta e analisi dei dati, Appraisal dei bisogni (Rapid participatory appaisal) Analisi e progettazione dei processi (action workflow analysis) Analisi e sviluppo delle core-competence Strutturazione e sviluppo della rete di relazioni tra i diversi attori del servizio (social network analysis) Definizione del capitolato del sistema informativo Definizione degli indicatori di monitoraggio delle performance dei processi Analisi della soddisfazione dei bisogni (customer satisfaction) Attivazione e strutturazione dei processi di miglioramento continuo Analisi degli Stakeholders Tutte le fasi di consulenza pongono al centro l’attivazione di dispositivi partecipativi volto ad per indagare la comunità mediante l’individuazione e il coinvolgimento di portatori di interesse (stakeholders) integrandoli in categorie omogenee. Tale processo è sostenuto da sessioni di focus group con gli esperti dei servizi sociali, socio assistenziali e socio-sanitari del territorio per la definizione delle linee guida e l’identificazione dei portatori di interesse. In tal modo si tende a costituire e rendere disponibile alla progettazione del territorio una rete potenziale di attenzione alla comunità, in grado di acquisire una presenza competente e di una vision integrata condivisa. Analisi delle fonti dei dati Quantitativi Il coinvolgimento degli esperti del territorio e degli stakeholders orienta l’ individuazione mirata delle fonti quantitative, andando a esplorare i dati tradizionalmente utilizzati per la programmazione di ambito territoriale (area demografica, offerta, bisogni), ricavabili dalle rilevazioni di livello nazionale (Istat), regionale, provinciale, distrettuale e comunale e dalle banche dati esistenti. Obiettivo di questa fase è la progettazione un processo che permetta l’aggiornamento automatico dei dati e che li renda immediatamente disponibili a processi partecipativi e di progettazione sociale. Rapid Needs Appraisal e Focus Groups per l’integrazione qualitativa dei dati e l’individuazione dei bisogni e delle criticità L’analisi quantitativa di dati sarà integrata da strumenti di rilevazione dei bisogni a livello di comunità, con le metodologie dei Rapid Need Appraisal e di Customer satisfaction. Ciò consentirà di impostare un processo di lettura e di approfondimento di fenomeni difficilmente rilevabili dai dati quantitativi( esempio: di disuguaglianze sociali e socio-economiche ed accesso ai servizi sanitari; stima del capitale sociale, della solidarietà e del senso di appartenenza ad un territorio; percezione di salute, sicurezza, benessere da parte della popolazione; valorizzazione delle risorse ). Questa lettura partecipata si avvale di Focus group con gli stakehoders, interviste, questionari. Punto centrale è a questo proposito la realizzazione di focus groups tematici in cui i dati provenienti dalle fonti nazionali, regionali e locali vengono confrontati con la percezione diretta dei bisogni e delle risorse sociali, socio-assistenziali e sanitari sui diversi aspetti delle politiche locali, quali: - infanzia, minori, adolescenza e famiglia - disabilità - anziani - interculturalità - marginalità sociale - politiche abitative - formazione e mercato del lavoro - sviluppo del territorio - sicurezza sociale Questi focus groups costituiscono la base sui cui andranno successivamente a costituirsi specifici dispositivi di osservazione e monitoraggio dei processi, come base per la riprogettazione perdiodica Il dossier sui profili di comunità e sui processi di consolidamento/miglioramento Si definisce in tal modo progressivamente la struttura del dossier di profilo di comunità che permetta sia una lettura approfondita che una di sintesi da poter diffondere a tutti i portatori di interesse. Il dossier riporta e descrive dettagliatamente nelle singole aree bisogni e criticità individuati e delinea processi di consolidamento e/o miglioramento che si rendono necessari in sede di programmazione territoriali dei servizi e delle prestazioni sociali. La costruzione del dossier sui profili di comunità avviene in interazione tra lavori di gruppo che impegnano gli stessi stakeholders e approfondimenti in sede tecnica da parte degli esperti del territorio, con la consulenza dello staff di progetto. Il percorso assume dunque una fisionomia ciclica e ricorsiva che consente sia di fornire in modo partecipato elementi determinanti per le scelte di politica territoriale, sia di attivare percorsi di monitoraggio e osservazione in itinere sulla configurazione e gli esiti delle operazioni e delle prestazioni previste a livello di piano. Tale processo sarà appropriatamente accompagnato da momenti formativi e di approfondimento rivolti sia ai responsabili della programmazione territoriale a livello politico, tecnico e amministrativo, sia agli stakeholders chiamati a partecipare ai “tavoli di programmazione partecipata” . Staff di Progetto: Il progetto di avvale, nelle fase di consulenza e di formazione, delle competenze multiple messe a disposizione dal Dipartimento di Scienze della Persona, tramite il Centro di Ricerca Interdisciplinare “Scienze Umane salute e Malattia” e lo Spin off Universitario “Focus: studi e ricerche per il sociale”. Tali competenze sono rappresentate da Docenti e Ricercatori universitari e da consulenti nelle aree della di Psicologia sociale e della Salute, Consulenza e Sviluppo Organizzativo, Statistica Sociale, Sociologia, Pedagogica sociale, Elementi legislativi e contesti normativi. Si prevede inoltre di istituire un livello operativo (Staff di progetto allargato) che includa i responsabili degli uffici di piano che aderiscono al progetto, e rappresentanti dell’Azienda Sanitaria Locale e della Conferenza dei Sindaci. Si intende in tal modo valorizzare e contribuire alla diffusione di esperienze e buone pratiche che in larga misura caratterizzano i territori, contribuendo a conferire ad esse maggiore estensione, coordinamento e sistematicità. Estensione e articolazione del progetto Il progetto si propone, nel corso del triennio 2012-2014, di accompagnare processi di analisi della domanda, costruzione, implementazione e valutazione dei Piani di Zona in una provincia della Lombardia (si propone la provincia di Bergamo), valorizzando processi e buone pratiche di coinvolgimento degli stakeholders e di partecipazione/attivazione della cittadinanza e delle risorse sociali territoriali. Obiettivo fondamentale è quello di formulare un “modello territoriale” sistematico che, valorizzando esperienze e risorse locali, fornisca basi scientifiche e sistematicità alla programmazione territoriale e alla valutazione degli interventi, nel quadro degli indirizzi e delle scelte di carattere regionale e nazionale. Lungo questa direzione, il lavoro si articolerà in tre fasi successive. Pur essendo parte di un progetto di sviluppo unitario, ogni singola fase produrrà esiti e oggetti con una propria autonoma validità e consistenza. In particolare la prima fase è specificamente determinata a fornire un quadro provinciale dei bisogni territoriali e della qualità dell’offerta, sullo sfondo dei profili di comunità e delle specificità demografiche, socioeconomiche e culturali che caratterizzano i diversi settori territoriali. Il questa fase, oltre a un profilo generale, si intende fornire al territorio una base di approfondimento che valorizzi, potenzi e sperimenti in ciascun ambito processi gestionali, partecipativi e di attivazione delle risorse locali, sviluppando una matrice (vedi esemplificazione nella tabella seguente) che consenta di confrontare, condividere, estendere e rendere sistematiche buone pratiche di progettazione partecipata (ogni ambito sarà coinvolto in almeno due aree di bisogno/intervento). Le pratiche saranno esaminate e implementate a livello locale e successivamente discusse e riesaminate in vari focus groups di condivisione confronto a livello provinciale. AREE DI AMBITI BISOGNO / INTERVENTO 1 Infanzia, minori, adolescenza e famiglia Disabilità X 2 3 4 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 X X Anziani X X X Interculturalità X Marginalità sociale X X X Politiche abitative Formazione e mercato del lavoro Sviluppo del territorio X X X Sicurezza sociale X X X La seconda fase, anche sulla base dei risultati/prodotto della precedente, sarà dedicata alle performaces manageriali e allo sviluppo organizzativo. Punto di partenza sarà la valorizzazione e integrazione, sulla base dei bisogni e dei profili di comunità, delle best practices emerse nella fase precedente. Obiettivo specifico sarà l’avvio/consolidamento di processi monitoraggio e di miglioramento continuo e gestione delle performances (controllo di gestione / controllo delle performances). Anche in questa fase si svilupperà una strategia di approfondimento differenziato per aree di biosogno /ambito, con momenti di confronto e sintesi provinciale. La terza fase è costituita da processi di affiancamento, supporto funzionale e coaching, condiviso e partecipato, volto a implementare le conoscenze emerse e sistematizzate nelle due fasi precedenti, nella riprogettazione e riformulazione dei piani di zona. Bergamo, 20/12/2010 Centro di Ricerca Interdisciplinare “Scienze Umane, Salute e Malattia” Prof. Paride Braibanti Focus, Studi e Ricerche per il Sociale Dr. Bruno Carminati DIPARTIMENTO DELLE DIPENDENZE Area Prevenzione PROGETTI PER LA SCUOLA Il Dipartimento Dipendenze ha riorientato in questi anni l’attività dell’area prevenzione conformando i propri interventi alle evidenze di efficacia della letteratura internazionale, alle linee guida della Regione Lombardia e alle indicazioni della Commissione Prevenzione. Inoltre, all’interno dell’ASL di Bergamo è stato fatto un sforzo per coordinare e raccordare le iniziative e i programmi realizzati dai differenti Dipartimenti. Coerentemente con questa impostazione il Dipartimento Dipendenze ha scelto di orientare la propria attività di collaborazione con gli Istituti Scolastici sui progetti promossi e sostenuti dalla Regione Lombardia e dall’Ufficio Scolastico Regionale, a cui si aggiunge un progetto costruito congiuntamente tra Dipartimento Dipendenze e Ufficio Scolastico Territoriale X. I progetti sono dettagliati nelle schede allegate e sono i seguenti: • • I programmi validati, sostenuti e promossi dalla Regione Lombardia e dall’Ufficio Scolastico Regionale: “Life Skills training programm” (scuole secondarie di primo grado) “Unplugged” (scuole secondarie di secondo grado); Il progetto “Giovani spiriti” costruito in collaborazione tra Dipartimento Dipendenze e Ufficio Scolastico Territoriale X (scuole secondarie di primo e secondo grado). Elementi comuni dei tre progetti sono: • l’utilizzo di strategie educativo promozionali, coerentemente, oltre che con le Linee Guida, con l’impostazione del programma Health Promoting School e della rete Scuola che Promuove Salute (SPS), con cui i programmi sono sintonici e integrabili; • la centralità del ruolo del personale docente, che diventa l’attore dell’intervento preventivo, con il supporto formativo e consulenziale esterno degli operatori ASL. Pertanto, per il prossimo anno scolastico, la collaborazione del Dipartimento Dipendenze con le scuole sulle attività di prevenzione sarà orientata su questi programmi, oltrechè sui progetti di peer education per le scuole secondarie di secondo grado, realizzati in collaborazione con gli altri Dipartimenti e Servizi ASL: Va sottolineato che, in questa fase di prima attivazione dei programmi regionali, le scuole con cui attivare le iniziative saranno individuate dall’Ufficio Scolastico Territoriale, in raccordo con il Dipartimento Dipendenze. Le iniziative qui descritte saranno attivate a partire dal prossimo anno scolastico con i tempi e le modalità specificate nelle schede descrittive dei singoli programmi. DIPARTIMENTO DELLE DIPENDENZE Area Prevenzione Riferimenti Dipartimento Dipendenze Mappa dei SerT della Provincia Gazzaniga PonteS.P Lov ere Bergamo Martinengo Trev iglio I referenti per l’area prevenzione sono: Dr. Andrea Noventa – SerT Bergamo 1 (UO di Bergamo, Lovere, Gazzaniga) tel. 035 2270.391 email: [email protected] Per gli Ambiti Territoriali di: Bergamo, Dalmine, Seriate, Basso Sebino, Alto Sebino, Valle Cavallina, Valle Brembana, Valle Seriana, Valle Seriana Superiore. Dr. Luca Biffi – Ser.T. Bergamo 2 (UO di Martinengo, Treviglio, Ponte S. Pietro) tel. 0363 987.202 – 236 email: [email protected] Per gli Ambiti Territoriali di Romano di Lombardia, Treviglio, Grumello, Isola Bergamasca e Valle Imagna. I referenti per i singoli programmi e/o progetti sono: Life Skills Training Programm Barbara Lamera tel. 0363 987.202 – 236 email: [email protected] Unplugged Patrizia Pini tel. 035 2270.411 email: [email protected] Giovani spiriti Emilio Maino tel. 035 2270.419 email: [email protected] Peer Education Rita Arcieri tel. 035 712.935 email: [email protected] DIPARTIMENTO DIPENDENZE Area Prevenzione LifeSkills Training Program Lombardia (Scuole secondarie di primo grado) L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha individuato un nucleo fondamentale di abilità psico-sociali (Decision making, Problem solving, Creatività, Senso critico, Comunicazione efficace, Relazioni interpersonali, Autocoscienza, Empatia, Gestione delle emozioni, Gestione dello stress) che, indipendentemente dal contesto socio-culturale di riferimento, sono ritenute centrali nella promozione della salute. Si tratta delle life skill, definite come “…quelle competenze sociali e relazionali che permettono ai ragazzi di affrontare in modo efficace le esigenze della vita quotidiana, rapportandosi con fiducia a se stessi, agli altri e alla comunità…”. Nel panorama nazionale ed internazionale, le attività di prevenzione in ambito scolastico basate sul potenziamento delle life skill rappresentano uno degli approcci innovativi più efficaci per quanto riguarda l’intervento con gli studenti. Gli interventi basati sul potenziamento delle life skill si sono dimostrati efficaci nella promozione della salute e nella prevenzione di molti comportamenti a rischio, specie se rivolti a giovani in età evolutiva (ad es. studenti delle scuole primarie, secondarie di primo grado). Il LifeSkills Training Il LifeSkills Training program è un programma di prevenzione all’uso e abuso di sostanze validato scientificamente e dimostratosi capace di ridurre il rischio a lungo termine dell’uso/abuso di alcol, tabacco e droghe (ma anche violenza e bullismo). Il programma è stato sviluppato negli Stati Uniti dal dott. Gilbert J. Botvin il quale sperimenta e verifica la validità del programma da oltre trent’anni e dal 2008 è stata avviato il suo adattamento per l’Italia. Caratteristiche principali e aree di intervento Il LifeSkills Training è un programma educativo-promozionale che si focalizza sulle capacità di resistenza all’adozione di comportamenti a rischio all’interno di un modello più generale di incremento delle abilità personali e sociali. In particolare il programma agisce su: • competenze personali, quali problem-solving, decision-making; • abilità sociali, quali l’assertività o la capacità di rifiuto; • percezioni e informazioni sulle sostanze. Il programma mira ad aumentare nei soggetti le capacità di gestione delle sfide quotidiane e a favorire un maggior senso di controllo personale. A tal fine, ad esempio, cerca di intervenire sui diversi fattori implicati nell’uso e abuso di sostanze, siano essi relativi alle influenze esterne (l’ambiente, i media, i pari, ecc.) e sia a fattori psicologici interni (ansia sociale, bassa autostima, propensione a ricercare emozioni forti, ecc.). L’azione su tali fattori rende possibile contrastare la motivazione delle persone ad usare droghe, ridurre la vulnerabilità e la suscettibilità alla pressione esterna e diminuire così il ricorso alle droghe. In che cosa il Life Skills Training si differenzia dagli altri programmi di prevenzione Il programma Life Skills Training si differenzia da altri programmi di prevenzione perché: • si basa su evidenze scientifiche sulle cause e i fattori determinanti il consumo di sostanze; • ha un approccio comprensivo: non si focalizza solamente su un aspetto del problema dell’abuso di sostanze ma affronta tutti i più importanti fattori che conducono gli adolescenti ad utilizzare droghe, siano essi individuali o sociali; • utilizza metodi efficaci di promozione di abilità; • è strutturato in unità di lavoro dettagliate e prevede l’utilizzo di manuali per l’implementazione; • è un programma longitudinale che prevede una sessione di base e due di rinforzo da realizzare complessivamente nel corso di 3 anni; • la sua efficacia è stata dimostrata da diverse ricerche, sia relativamente ai fattori di rischio e di protezione sia al consumo di tabacco, alcol e altre droghe. Gli effetti sono stati riscontrati sia a breve (1 anno) che a lungo termine (3/7 anni). Per maggiori informazioni: www.lifeskillstraining.com; www.ored-lombardia.org La sperimentazione del LifeSkills Training in Lombardia L’Ufficio Scolastico Regionale e la Regione Lombardia (DG Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà sociale e DG Sanità), nell’ambito del più ampio Accordo di collaborazione per lo sviluppo di attività di promozione della salute rivolte alle Scuole secondarie di primo grado, promuovono la sperimentazione del LST a livello territoriale in 100 Scuole secondarie di primo grado (per un max di 600 docenti formati e 600 classi prime coinvolte). La sperimentazione triennale (che si svolgerà negli aa.ss. 2011-12, 2012-13 e 2013-14) si propone il raggiungimento di alcuni obiettivi specifici rispetto ai destinatari a cui si rivolge: DESTINATARI STUDENTI INSEGNANTI GENITORI SCUOLA OBIETTIVI SPECIFICI Accrescere il bagaglio di risorse personali (life skill) negli studenti delle scuole secondarie di primo grado, in quanto fondamentali fattori protettivi del consumo di sostanze Rinforzare le competenze educative degli insegnanti in tema di alcol e droghe, all’interno di un approccio globale al benessere delle persone, attraverso l’implementazione del LST Program Rinforzare le funzioni educative dei genitori in tema di alcol e droghe Fornire alla Scuola strumenti di intervento validati coerenti con i principi ispiratori della rete di Scuole che Promuovono Salute (SPS) La sperimentazione del LST richiede alle Scuole: - la formalizzazione da parte del Dirigente Scolastico dell’adesione al programma triennale (aa.ss. 2011-12, 2012-13 e 2013-14), secondo le modalità definite dall’USR, prevedendo la realizzazione del programma in almeno il 75% delle classi prime - - la formazione dei docenti della Scuola da parte di operatori delle ASL per l’utilizzo del Programma il coinvolgimento costante dei docenti alle fasi della sperimentazione, la realizzazione da parte dei docenti delle attività educative/preventive rivolte agli studenti a partire dalle Classi I nell’a.s. 2011-12 (e a seguire nelle II e nelle III nei successivi aa.ss.) la partecipazione dei docenti formati ai momenti di accompagnamento metodologico la partecipazione della Scuola alle attività di valutazione dell’impatto e dell’efficacia della sperimentazione stessa La sperimentazione del LST offre: - la possibilità di sperimentare l’utilizzo di un programma di promozione della salute che ha dimostrato la sua efficacia preventiva - la formazione e l’accompagnamento metodologico dei docenti da parte di personale specializzato delle ASL - la disponibilità gratuita per le Scuole di materiale didattico e sussidi per docenti e studenti - la condivisione della sperimentazione con altre 100 Scuole della Regione - la possibilità di prevedere la realizzazione di percorsi formativi rivolti ai genitori Operativamente - Entro il 30-06-2011 il Dirigente Scolastico aderisce formalmente alla sperimentazione triennale e indica i nominativi dei docenti coinvolti - Nei mesi di settembre-ottobre 2011 i docenti individuati dalle Scuole parteciperanno a Corsi di Formazione della durata indicativa di 2 giornate, organizzati dalle ASL e dagli UST in ogni Provincia della Lombardia - Entro la fine del mese di ottobre, e secondo le modalità definite al termine dei percorsi formativi, saranno avviati i percorsi preventivi rivolti agli studenti (della durata di 18 ore complessive, distribuite in 15 sessioni a cadenza settimanale o organizzate in modo intensivo) - Nel corso dell’anno scolastico, saranno organizzati due/tre incontri di accompagnamento dei percorsi educativi avviati; inoltre, potranno essere realizzate osservazioni in classe da parte degli operatori, utili alla validazione della sperimentazione stessa - Al termine di ogni sessione preventiva svolta in classe i docenti coinvolti saranno invitati a compilare una scheda di monitoraggio e di rilevazione dell’impatto del programma - Prima dell’avvio del programma e successivamente alla conclusone delle sessioni, un campione di studenti – individuato a livello regionale con criteri di rappresentatività – sarà coinvolto nella somministrazione di un questionario di valutazione - Per la provincia di Bergamo si cercherà, nei limiti del possibile, di organizzare le giornate formative per i docenti decentrandole a livello territoriale e raccordandosi con le iniziative degli Uffici di Piano. Per questo motivo le date della formazione saranno concordate a livello territoriale con i dirigenti degli Istituti coinvolti, in base alle adesioni pervenute, e comunicate in un secondo momento. DIPARTIMENTO DIPENDENZE Area Prevenzione LifeSkills Training Program Lombardia SCHEDA DI ADESIONE AL PROGETTO Da inviare entro il 30-6-2011 ai seguenti indirizzi e-mail: [email protected] e pc [email protected] L’Istituto Comprensivo ___________________________________________________ Con sede a ___________________________ Via _______________________________ Numero telefonico ______________________ E-mail _____________________________ Aderisce al programma LifeSkills Training Program Lombardia 2011-2012 e al percorso formativo per insegnanti docenti che aderiscono al percorso formativo e al successivo lavoro con le classi: • Cognome e nome ____________________________________________________ • Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________ • Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________ • Cognome e nome ____________________________________________________ • Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________ • Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________ • Cognome e nome ____________________________________________________ • Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________ • • Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________ Cognome e nome ____________________________________________________ • Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________ • Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________ • Cognome e nome ____________________________________________________ • Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________ • Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________ • Cognome e nome ____________________________________________________ • Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________ • Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________ • Cognome e nome ____________________________________________________ • Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________ • Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________ • Cognome e nome ____________________________________________________ • Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________ • Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________ • Cognome e nome ____________________________________________________ • Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________ • Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________ IL DIRIGENTE SCOLASTICO Prof______________________________ Dipartimento Dipendenze Area prevenzione PROGRAMMA UNPLUGGED (Scuole secondarie di secondo grado) Life Skill, Promozione della Salute e Prevenzione L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha individuato un nucleo fondamentale di abilità psicosociali (Decision making, Problem solving, Creatività, Senso critico, Comunicazione efficace, Relazioni interpersonali, Autocoscienza, Empatia, Gestione delle emozioni, Gestione dello stress) che, indipendentemente dal contesto socio-culturale di riferimento,sono ritenute centrali nella promozione della salute. Si tratta delle life skill, definite come “…quelle competenze sociali e relazionali che permettono ai ragazzi di affrontare in modo efficace le esigenze della vita quotidiana, rapportandosi con fiducia a se stessi, agli altri e alla comunità…”. Nel panorama nazionale ed internazionale, le attività di prevenzione in ambito scolastico basate sul potenziamento delle life skill rappresentano uno degli approcci innovativi più efficaci per quanto riguarda l’intervento con gli studenti. Gli interventi basati sul potenziamento delle life skill si sono dimostrati efficaci nella promozione della salute e nella prevenzione di molti comportamenti a rischio, specie se rivolti a giovani in età evolutiva (ad es. studenti delle scuole primarie, secondarie di primo grado). Il potenziamento delle life skill è anche uno strumento utile nell’attività didattica quotidiana perché consente ai docenti di sperimentare una metodologia di lavoro attivo e di costruire relazioni positive con gli studenti; allo stesso tempo, rinforzando la motivazione e l’autoconsapevolezza permette agli studenti di migliorare i propri apprendimenti e di interagire positivamente nei contesti formativi. Il Programma Unplugged Unplugged è un programma educativo-promozionale, basato sulla ricerca, che ha dimostrato la sua efficacia preventiva in molti studi e che si focalizza sul rafforzamento delle capacità di resistenza all’adozione di comportamenti a rischio da parte degli adolescenti, all’interno di un modello più generale di incremento delle abilità personali e sociali. In particolare il programma agisce su: • competenze personali, quali problem-solving, decision-making; • abilità sociali, quali l’assertività o la capacità di rifiuto; • percezioni e informazioni sulle sostanze. Il programma mira ad aumentare nei soggetti le capacità di gestione delle sfide quotidiane e a favorire un maggior senso di controllo personale. A tal fine, ad esempio, cerca di intervenire sui diversi fattori implicati nell’uso e abuso di sostanze, siano essi relativi alle influenze esterne (l’ambiente, i media, i pari, ecc.) e sia a fattori psicologici interni (ansia sociale, bassa autostima, propensione a ricercare emozioni forti, ecc.). L’azione su tali fattori rende possibile contrastare la motivazione delle persone ad usare droghe, ridurre la vulnerabilità e la suscettibilità alla pressione esterna e diminuire così il ricorso alle droghe. In che cosa Unplugged si differenzia dagli altri programmi di prevenzione Il programma Unplugged si differenzia da altri programmi di prevenzione perché: • si basa su evidenze scientifiche sulle cause e i fattori determinanti il consumo di sostanze e gli altri comportamenti a rischio; • affronta tutti i più importanti fattori, individuali e sociali, che conducono gli adolescenti ad adottare comportamenti a rischio, tra cui il fumo di tabacco, l’uso di alcol e sostanze psicoattive; • utilizza metodi efficaci per la promozione di abilità e competenze trasversali (ad es. pensiero critico, creatività, capacità decisionali, problem solving, comunicazione efficace, capacità di relazione interpersonale, empatia, autoconsapevolezza, gestione delle emozioni e dello stress); • fornisce agli Insegnanti e agli Studenti elementi di conoscenza, sussidi didattici e strumenti utili alla gestione delle situazioni di gruppo e di quelle a rischio • è strutturato in unità di lavoro dettagliate e si integra con il curriculum didattico e formativo del primo ciclo delle scuole secondarie di secondo grado. Per maggiori informazioni sul programma: www.eudap.net; www.eudapfaculty.net; www.ored-lombardia.org La sperimentazione di Unplugged in Lombardia L’Ufficio Scolastico Regionale e la Regione Lombardia (DG Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà sociale in collaborazione con DG Sanità), nell’ambito del più ampio Accordo di collaborazione per la sperimentazione del “Modello Lombardo delle Scuole che Promuovono Salute”, promuovono la sperimentazione di Unplugged in circa 30 Scuole secondarie di secondo grado, preferibilmente Istituti Professionali e Tecnici, presenti sul territorio (per un max di 200 docenti formati e 120/150 classi prime coinvolte). L’individuazione di tali scuole avverrà nei territori, secondo le modalità concordate a livello territoriale dai referenti provinciali per la promozione della salute degli UST. La sperimentazione biennale (che si svolgerà negli aa.ss. 2011-12, 2012-13) si propone il raggiungimento di alcuni obiettivi specifici rispetto ai destinatari a cui si rivolge: DESTINATARI OBIETTIVI SPECIFICI Accrescere il bagaglio di risorse personali e potenziare le abilità interpersonali (life skill) degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, in quanto fondamentali fattori protettivi del consumo di sostanze. STUDENTI Correggere le errate convinzioni dei ragazzi sulla diffusione e l’accettazione di comportamenti a rischio. INSEGNANTI Migliorare le conoscenze sui rischi dell’uso di tabacco, alcol e sostanze psicoattive e sviluppare un atteggiamento non favorevole alle sostanze Rinforzare le competenze formative ed educative degli insegnanti in particolare per quanto riguarda la gestione dei gruppi e la comunicazione efficace, utili alla promozione della salute e alla prevenzione, attraverso la realizzazione di Unplugged nelle classi. SCUOLA Approfondire la conoscenza del modello dell’influenza sociale, le life skills e il loro ruolo nella prevenzione scolastica dell’uso di sostanze e nella promozione della salute degli studenti. Fornire alla Scuola strumenti di intervento validati coerenti con i principi ispiratori della Rete di Scuole che Promuovono Salute (SPS) La sperimentazione di Unplugged richiede alle Scuole individuate dall’USR: - la formalizzazione da parte del Dirigente Scolastico dell’adesione al programma biennale (aa.ss. 2011-12 e 2012-13), secondo le modalità definite dall’USR, prevedendo la realizzazione del programma in almeno il 75% delle proprie classi prime, - la formazione dei docenti della Scuola da parte di operatori delle ASL per l’utilizzo del Programma, - il coinvolgimento costante dei docenti alle fasi della sperimentazione, - la realizzazione da parte dei docenti delle attività educative/preventive rivolte agli studenti a partire dalle Classi I nell’a.s. 2011-12 (e a seguire nelle II nell’a.s. 2012-13), - la partecipazione dei docenti formati ai momenti di accompagnamento metodologico - la partecipazione della Scuola alle attività di valutazione dell’impatto e dell’efficacia della sperimentazione stessa. La sperimentazione di Unplugged offre: - la possibilità di sperimentare l’utilizzo di un programma di promozione della salute che ha dimostrato la sua efficacia preventiva, - la formazione e l’accompagnamento metodologico dei docenti da parte di personale specializzato delle ASL, - la disponibilità gratuita per le Scuole di materiale didattico e sussidi per docenti e studenti, - la condivisione della sperimentazione con le altre Scuole della Regione, - il riconoscimento da parte dell’aggiornamento dei docenti, - il riconoscimento da parte dell’USR dell’adesione della Scuola, Operativamente - Entro fine giugno il Dirigente Scolastico aderisce formalmente alla sperimentazione triennale e indica i nominativi dei docenti coinvolti, - A partire dal mese di settembre 2011 i docenti individuati dalle Scuole parteciperanno a Corsi di Formazione della durata indicativa di 2 giornate, organizzati dalle ASL e dagli UST in ogni Provincia della Lombardia, - Entro la fine del mese di ottobre, e secondo le modalità definite al termine dei percorsi formativi, saranno avviati i percorsi preventivi rivolti agli studenti (distribuite in 12 sessioni di un’ora ciascuna a cadenza settimanale o organizzate in modo intensivo) - Nel corso dell’anno scolastico, saranno organizzati due/tre incontri di accompagnamento dei percorsi educativi avviati; inoltre, potranno essere realizzate osservazioni in classe da parte degli operatori, utili alla validazione della sperimentazione stessa, - Al termine di ogni sessione preventiva svolta in classe i docenti coinvolti saranno invitati a compilare una scheda di monitoraggio e di rilevazione dell’impatto del programma, - Prima dell’avvio del programma e successivamente alla conclusone delle sessioni, un campione di studenti – individuato a livello regionale con criteri di rappresentatività - sarà coinvolto nella somministrazione di un questionario di valutazione. Per ogni ulteriore chiarimento è possibile contattare: [email protected] Dipartimento Dipendenze Area prevenzione PROGRAMMA UNPLUGGED SCHEDA DI ADESIONE AL PROGETTO Da inviare entro il 30-6-2011 ai seguenti indirizzi e-mail: [email protected] e pc [email protected] L’Istituto Comprensivo ___________________________________________________ Con sede a ___________________________ Via _______________________________ Numero telefonico ______________________ E-mail _____________________________ Aderisce al programma UNPLUGGED 2011-2012 e al percorso formativo per insegnanti docenti che aderiscono al percorso formativo e al successivo lavoro con le classi: • Cognome e nome ____________________________________________________ • Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________ • Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________ • Cognome e nome ____________________________________________________ • Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________ • Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________ • Cognome e nome ____________________________________________________ • Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________ • • Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________ Cognome e nome ____________________________________________________ • Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________ • Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________ • Cognome e nome ____________________________________________________ • Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________ • Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________ • Cognome e nome ____________________________________________________ • Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________ • Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________ • Cognome e nome ____________________________________________________ • Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________ • Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________ • Cognome e nome ____________________________________________________ • Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________ • Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________ • Cognome e nome ____________________________________________________ • Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________ • Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________ IL DIRIGENTE SCOLASTICO Prof______________________________ DIPARTIMENTO DELLE DIPENDENZE Area Prevenzione Progetto “Giovani… Spiriti” 2012 (Terzo anno delle scuole secondarie di primo grado e primo biennio delle scuole secondarie di secondo grado) La prevenzione con gli adolescenti Affinché le attività di prevenzione abbiano un effetto sul comportamento degli adolescenti, è opportuno intervenire il più precocemente possibile, prima che i comportamenti a rischio si stabilizzino. Ad esempio, nel caso delle sostanze psicoattive, inclusi alcol e tabacco, l’età adolescenziale è quella in cui inizia l’uso sperimentale. In questo caso i programmi di prevenzione hanno due obiettivi: da un lato prevenire/ritardare la sperimentazione in chi non ha mai fatto uso e dall’altro limitare che l’uso diventi abituale in chi ha già sperimentato. Programmi scolastici efficaci I programmi di prevenzione scolastica che si limitano a fornire informazioni sull’uso di sostanze hanno una capacità limitata, se non nulla, di modificare i comportamenti d’uso degli adolescenti. Infatti la sola conoscenza dei rischi non è un fattore di protezione se non è accompagnata da attività di formazione e sviluppo delle abilità di vita. Si è inoltre osservato che gli adolescenti che ritengono che l’uso di sostanze sia normale e tollerato sono più propensi a iniziare a loro volta a utilizzarle rispetto ai coetanei che non condividono questa opinione: per questo motivo è importante che un programma contenga anche strumenti per problematizzare le convinzioni degli adolescenti sulla diffusione e l’accettazione dell’uso delle sostanze. Giovani Spiriti Sotto il profilo metodologico il progetto Giovani Spiriti si struttura in coerenza con gli orientamenti dei più autorevoli organismi in tema di salute e prevenzione, che invitano in particolare ad intervenire nei momenti delle transizioni evolutive più delicate, proponendo azioni articolate su più categorie di destinatari diretti e indiretti. Il Progetto si sviluppa in un lavoro con gli insegnanti, con gli studenti ed in un parallelo lavoro con i genitori. E’ rivolto a studenti del terzo anno della scuola media e del primo biennio delle superiori. • • Il progetto è promosso dall’Istituto Scolastico Territoriale di Bergamo, che ne coordina l’impianto generale. Il Dipartimento delle Dipendenze dell’ASL di Bergamo, attraverso il coordinatore scientifico del progetto Emilio Maino, garantisce la coerenza scientifica del percorso, gestisce la formazione dei docenti fornendo i materiali necessari, partecipa agli eventuali dibattiti (es. quelli post spettacolo, nel caso il progetto, in fase finale, lo preveda) e alla formazione dei genitori. E’ auspicabile che le scuole riescano a far partecipare un numero ampio di insegnanti. Più insegnanti sono coinvolti, maggiori sono le possibilità di successo del progetto. Prima fase Vede coinvolti i docenti (funzione strumentale per l’educazione alla salute, coordinatori delle classi, docenti interessati al tema). Per la formazione degli insegnanti sono previsti 3 incontri a cura degli operatori del Dipartimento delle Dipendenze dell’ASL di Bergamo (complessive 9 ore). • 1° incontro: dedicato all’inquadramento delle problematiche relative alla prevenzione efficace (Linee guida regionali) • 2° incontro: dedicato alle problematiche correlate all’utilizzo di alcol , ai policonsumi e ai comportamenti a rischio • 3° incontro: dedicato alla identificazione e sviluppo di azioni didattiche da proporre in classe. Attuazione: Gennaio- Febbraio - 2012 Orario indicativo: 14.30-17.30 Luoghi: da definire Costo: operatori ASL a carico dell’ASL di Bergamo Seconda fase Vede coinvolti gli studenti del terzo anno delle scuole sec. di 1° grado e dei primi due anni della scuola sec. di 2° grado che, gestiti dai docenti di classe precedentemente formati, attueranno le azioni didattiche definite nella prima fase e relative alle tematiche preventive. Attuazione: febbraio-marzo 2012. Terza fase Consiste in un seminario per i genitori delle classi che aderiranno al Progetto finalizzato a rilevare la sensibilità degli stessi sul tema e ad individuare le azioni di prevenzione più efficaci. Prevede un incontro di 2 ore in orario serale per 50 genitori. Attuazione : aprile- maggio 2011 Data e luogo: da definire Costo : a carico dell’USP Quarta fase Compilazione della Scheda di Valutazione - Giovani Spiriti da compilarsi a cura dei docenti. Vedi allegato. Va sottolineato che nelle sperimentazioni del progetto realizzate durante lo scorso anno scolastico, l’intervento si è generalmente concluso con una rappresentazione teatrale sul tema dei consumi, che si è mostrata essere un valido strumento per rinforzare il percorso formativo. E’ quindi possibile, a discrezione delle singole scuole, inserire tale rappresentazione teatrale come evento conclusivo del progetto. Lo spettacolo potrebbe essere realizzato in due momenti distinti: uno per gli studenti e gli insegnanti ed uno aperto a tutti i genitori degli studenti coinvolti. In questo caso i costi della rappresentazione sarebbero a carico delle singole scuole, mentre gli operatori del Dipartimento Dipendenze garantirebbero la propria presenza per gestire un momento di confronto a termine spettacolo. CONCORSO GIOVANI SPIRITI A completamento e arricchimento del progetto è attivo per l’anno scolastico 2011-2012 un concorso a premi denominato CONCORSO GIOVANI SPIRITI. Si tratta di un concorso aperto alle scuole e alle classi aderenti al progetto, che potranno partecipare al concorso con delle produzioni sui temi trattati in classe coi docenti. E’ proponibile la realizzazione di: • opere artistiche • realizzazione di filmati, presentazioni di fotografie, slides • produzioni scritte • altro Le realizzazioni verranno allestite in una mostra (luogo da definire con lo Spazio Polaresco come location ideale) nel periodo di aprile 2012. E’ possibile realizzare lavori individuali, di gruppo, di classe, di scuola . Verrà definita una commissione giudicante che valuterà le opere e decreterà le migliori. Verrà stilata una classifica per le opere realizzate dalle scuole medie e una per le superiori. Le opere che risulteranno ai primi tre posti (tre per le medie e tre per le superiori) saranno premiate. Le premiazioni avverranno alla conclusione del progetto nel periodo aprile-maggio 2012. MODULO DI ADESIONE AL PROGETTO “ GIOVANI SPIRITI” 2012 Da restituire entro il 30 novembre 2011 Ai seguenti indirizzi e-mail: [email protected] e pc [email protected] L’Istituto …………………………………………………………………………………………………………… Esprime il proprio interesse al Progetto: “Giovani spiriti” 2012 al quale intende partecipare con: N° classi ………………… N° complessivo alunni ……………… N° docenti ……………………………… Referente del Progetto: Prof./Prof.ssa ……………………………………………………………………….. Tel. ……………………………………………….. e-mail: ………………………………………………………. Data ………………………. Firma del Dirigente Scolastico _______________________________________________________ RIFERIMENTI OPERATIVI UFFICIO SCOLASTICO TERRITORIALE X – Ambito territoriale di Bergamo COORDINATRICE GENERALE DEL PROGETTO : Antonella Giannellini TEL. 035284220 E-MAIL [email protected] DIPARTIMENTO DIPENDENZE ASL DI BERGAMO COORDINATORE SCIENTIFICO DEL PROGETTO : Emilio Maino TEL 035 2270419 …….E-MAIL [email protected]