INDICE ALLEGATI
GLI STRUMENTI DI GOVERNANCE TERRITORIALE
Ambito territoriale del Basso Sebino
2012-2014
1. Dati demografici del Basso Sebino - ISTAT
2. Dati dell’ufficio sociale: utenti dei servizi nel 2011 (segretariato sociale, unità operativa
minori e famiglia, sportello stranieri)
3. il quadro demografico del Basso Sebino a cura dello sportello IL FARO
4. Spesa sociale e socioassitenziale ambito Monte Bronzone e Basso Sebino
5. Osservatorio Nuove GenerAzioni : proposta per l’anno 2012 e linee per il triennio
CSV Centro Servizi Volontariato
Spazi extrascuola - Coop. Impronta
Informagiovani - Coop. Spazio Giovani
Interventi area giovani –Coo. Cantiere
Progetto IL FARO – Coop. Interculturando
Progetto legge 23 conciliazione – Laboratorio Famiglie solidali
Le funzioni di coordinamento dell’ONG – coop. Achille Grandi
6. Protezione Giuridica – documento ASL
7. Convenzione tra i Comuni e la Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi per la gestione in
forma associata del servizio informagiovani
8. Accordo di collaborazione Fondazione IKAROS, Comunità Montana dei Laghi
Bergamaschi, Ambito territoriale per “SFA minori. Percorsi educativi e di orientamento per
adolescenti a rischio” e
9.
Accordo di collaborazione Fondazione IKAROS, Comunità Montana dei Laghi
Bergamaschi, Ambito territoriale per la gestione di azioni di integrazione lavorativa dei
soggetti svantaggiati
10. Progetto Lenti d’ingrandimento sull’intercultura nel Basso Sebino (Bando Cariplo) – Coop.
Intercultruando
11. Documento della Provincia area infanzia, genitorialità, extrascuola
12. Protocollo operativo per la gestione condivisa di soggetti con disagio psichico
13. linee guida per una gestione adeguatadelle persone dalla UONPIA dopo i 18 anni
14. Linee guida per l’erogazione dei voucher sociali non autosufficienti ambito del Basso
Sebino
15. Patto di accreditamento per l’erogazione dell’assistenza domiciliare fornita con voucher
sociale nel territorio del Monte Bronzone e Basso Sebino e definizione dei rapporti giuridici
ed economici nel triennio 2012-2014
16. Indicazioni operative assistenza educativa agli alunni disabili nell’ambito territoriale del
Basso Sebino
17. Protocollo d’intesa per la gestione della figura dell’assistente educatore tra Comunità
Montana e i Comuni associati dell’ambito del Basso Sebino sottoscrittori dell’accordo di
programma, UONPIA di Trescore Balneario, Ufficio scolastico provinciale, Istituti
scolastici comprensivi di Sarnico, Villongo, Tavernola, Istituto Superiore Serfino Riva di
Sarnico, Istituto Angelo Custode e Cooperativa appaltata
18. Linee guida dei voucher area disabilità servizi SFA e progetti mirati di territorio ambito
Basso Sebino – “Si fa..insieme”
19. Patto di accreditamenti per voucher area disabilità nel territorio del Basso Sebino e
definizione dei rapporti giuridici ed economici per il triennio 2012-2014
20. Organizzazione dei voucher di inserimento lavorativo
21. Regolamento dei buoni sociali per iniziative a sollievo delle famiglie di persone disabili
22. Scheda servizi Il Battello società cooperativa sociale
23. Processo di inserimento CDD e RSD Fondazione Ospizio Calepio
24. Linee operative per la riorganizzazione del servizio “Unità operativa minori e famiglia
(UOMeF) e l’istituzione dell’equipe minori - famiglia e affido di ambito
Linee operative per l’attuazione del servizio di ambito per l’affido/appoggio
familiare Basso Sebino
25. Linee guida per l’accesso a iniziative di sostegno alle famiglie con bambini 0-5 anni. 20122014
26. Accordo di collaborazione tra la Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi, ambito del
Basso Sebino e CPAC Caritas Villongo interparrocchiale sede di Villongo per azioni di
sostegno al reddito alle famiglie in difficoltà
27. Progetto Università di Bergamo per la definizione del profilo di comunità
28. Offerta formativa dipartimento dipendenze – ASL di Bergamo
29. Promozione della salute dipartimento di prevenzione – ASL di Bergamo
30. protocollod’intesa per la realizzazione di una rete territoriale per la prevenzione della
dispersione scolastica- Provincia di Bergamo formazione e lavoro
DATI ISTAT
adrara
s.martino
%
0-14
15-64
> 65
abitanti
adrara
s.rocco
credaro gandosso foresto
parzanica predore
sarnico
tavernola viadanica vigolo
villongo
17,5
69,3
13,1
2171
16,3
66,3
17,4
857
18,1
69,1
12,8
3400
16,6
69,2
14,2
3151
17,1
70,6
12,3
1527
10,7
59,7
29,6
375
15
65,8
19,2
1895
14,3
65,6
20,1
6652
21,1
66,2
21,8
2146
17
68,1
14,9
1142
13,8
67
19,2
603
17,7
68,8
13,5
7770
38,8
40,2
37,5
39,6
38,9
48,9
42,9
43
44,6
39,7
42,6
38,8
n. famiglie
trend popolazione
2001-2010
12
849
9,3
344
13,9
1316
11,5
1218
13,8
575
8,1
188
9
822
10,2
2987
7,4
907
15,8
457
18,3
250
12,3
2796
14,7
6,5
47,7
10,4
15,1
-0,8
6,8
15,9
-5,5
11,6
-7,9
21,1
indice vecchiaia 2011:
IV=(P≥65/P≤14)*100
74,8
106,4
71
85,7
72
277,5
128,2
140
180,3
87,6
139,8
76,5
78,7
97,8
70,6
66,9
81,1
300
123,1
144,1
173,7
99,4
147,6
77,1
78,5
97,8
77
69,5
77,2
283,8
127,8
145,3
168,3
96,6
145,5
76,7
età media
tasso natività
indice vecchiaia 2009
indice vecchiaia 2007
L'indice di vecchiaia è un indicatore statistico dinamico usato nella statistica demografica per descrivere il peso della popolazione anziana in una
determinata popolazione. Sostanzialmente stima il grado di invecchiamento di una popolazione. Esso si definisce come il rapporto di composizione tra la
popolazione anziana (65 anni e oltre) e la popolazione più giovane (0-14 anni); valori superiori a 100 indicano una maggiore presenza di soggetti anziani
rispetto ai giovanissimi.
DATI DELL’UFFICIO SOCIALE
AMBITO BASSO SEBINO
SEGRETARIATO SOCIALE AMBITO BASSO SEBINO anno 2011
Buoni
Buoni Voucher Voucher Voucher Disagio Contributo Consulenz Ricerca
SFA
Socio- Residenzial
Utenti in Casi chiusi SAD / Assistenza
Servizio
a AS
lavoro minori occupazional
ità
carico al nell'anno SADH educativa minori 0-5 famiglie anziani sfa e pmt inserimenti adulto economico
Comune
Adrara San Martino
127
10
13
4
1
0
2
0
0
16
1
6
28
1
0
2
Adrara San Rocco
48
5
7
1
1
0
2
1
0
6
1
2
3
0
0
0
Credaro
67
3
5
8
0
0
1
2
1
26
0
14
5
0
3
1
Foresto Sparso
55
2
16
6
1
0
2
3
0
9
3
14
4
0
1
1
Gandosso
15
1
5
3
1
0
1
0
1
6
0
0
4
0
2
Parzanica
18
1
4
0
0
0
0
1
0
3
1
3
3
0
0
0
Predore
2
1
0
1
1
0
Sarnico
23
10
2
2
2
5
3
Tavernola B.sca
58
1
4
0
0
1
2
2
0
0
0
7
2
0
0
0
Viadanica
63
1
8
3
2
0
0
1
0
3
1
2
2
0
0
0
Vigolo
18
3
1
0
0
0
0
0
1
0
0
2
0
0
1
1
Villongo
22
6
1
2
1
1
TOTALI
469
27
86
59
15
4
15
17
7
69
7
50
51
1
7
5
I DATI DELL’UNITA’ OPERATIVA MINORI E FAMIGLIA
anno 2011
casi tutela
minori coinvolti
servizio adm/IP
casi chiusi nel 2011
di cui minori
Adrara San M. Adrara San R.
5
5
1
2
2
Credaro
2
5
1
2 come seg soc
Foresto
10
17
2
1
1
Gandosso Parzanica Predore
2
2
0
3
4
0
1
2
0
1
2
Sarnico Tavernola Viadanica Vigolo Villongo TOTALE
3
4
2
11
19
6
3
5
0
0
0
3
8
1
1
3
1
1
0
11
17
2
52
84
15
8
13
I DATO DELLO SPORTELLO IL FARO – SPORTELLO IN CONNESSIONE CON PREFETTURA
sportello stranieri il faro ambito basso sebino
ricevimento stranieri
x couselling
anno
Servizio
richiesta di
ricongiungimento
familiare
richiesta del
permesso di
soggiorno
richiesta di
cittadinnaza
anno
2010/2011
totale
Comune
Adrara San Martino
adrara san rocco
Credaro
Foresto Sparso
Gandosso
Parzanica
Predore
Sarnico
Tavernola B.sca
Viadanica
Vigolo
Villongo
totale
104 dato su tutti i comuni
2010
2011
2010
2011
2010
2011
2010
2011
2010
2011
2010
2011
2010
2011
2010
2011
2010
2011
2010
2011
2010
2011
2010
2011
26
15
16
10
45
21
12
5
11
4
1
0
7
5
55
11
0
0
14
9
0
0
112
36
415
8
7
5
3
16
11
8
6
3
1
1
0
2
1
25
16
1
1
5
5
0
0
42
22
189
6
5
8
11
19
16
6
4
0
3
0
0
0
1
39
31
0
0
6
4
0
0
20
23
202
40
27
29
24
80
48
26
15
14
8
2
0
9
7
119
58
1
1
25
18
0
0
174
81
806
Sportello Immigrazione
Ambito Basso Sebino
IL FARO
IL QUADRO DEMOGRAFICO DEL BASSO SEBINO1
6 dicembre 2011
a cura di Giancarlo Domenghini
Tabella 1: Ambito Basso Sebino – Residenti e stranieri al 31 dicembre 2010
Comune
Adrara S.Martino
Adrara S.Rocco
Credaro
Foresto Sparso
Gandosso
Parzanica
Predore
Sarnico
Tavernola Bergamasca
Viadanica
Vigolo
Villongo
T O T A L I Ambito
Residenti
2171
857
3400
3151
1527
375
1895
6652
2146
1142
603
7770
31689
di cui % stranieri
Stranieri su Residenti
16,1%
350
16,6%
142
18,5%
630
9,8%
308
13,2%
202
4,3%
16
7,0%
133
16,7%
1112
2,5%
53
10,9%
125
6,8%
41
20,1%
1563
14,8%
4361
Grafico 1 . Ambito Basso Sebino – Incidenza stranieri (val. ass.) sulla popolazione residente al 31-12-10
9000
25,0%
8000
7000
6000
5000
4000
3000
2000
20,0%
15,0%
Popolazione totale
stranieri
10,0%
%
5,0%
1000
0,0%
Ta
ve
rn
o
la
Be
r
ga
m
P a as c
rz a
an
ic
a
Vi
go
P lo
Fo
r e red
or
st
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e
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a
V i rs o
ad
an
Ad
G
i
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an c a
ra
do
ss
A d Sa
n
o
ra
M
ra
ar
Sa tin
o
n
Ro
cc
Sa o
rn
ic
Cr o
ed
a
Vi r o
llo
ng
o
0
1
Fonte: uffici anagrafe dei 12 comuni interessati, Provincia di Bergamo e www.demo.istat.it. Elaborazione a cura de IL FARO.
Ambito Basso Sebino
Sportello Immigrazione IL FARO
Tab. 2: Ambito Basso Sebino – movimento demografico della popolazione straniera residente al 31-12-2010
Comuni
Adrara San Martino
Adrara San Rocco
Credaro
Foresto Sparso
Gandosso
Parzanica
Predore
Sarnico
Tavernola B.
Viadanica
Vigolo
Villongo
TOTALE
Popolazione
Acquisizioni
Popolazione
Totale
Totale
Straniera
straniera
di
Nati
Morti
residente al 1°
iscritti
cittadinanza cancellati residente al 31
italiana
Gennaio
Dicembre
316
11
80
0
0
46
350
135
2
23
0
4
16
142
605
17
103
0
8
78
630
301
13
87
1
0
80
308
196
10
58
0
3
52
202
16
0
2
0
0
2
16
132
1
17
0
0
16
133
1022
18
213
0
3
123
1112
56
0
11
0
0
14
53
125
3
18
0
1
18
125
38
1
8
0
0
5
41
1419
40
300
4
12
156
1563
4361 116 920
5
31
606
4675
Grafico 2 . Ambito Basso Sebino – Incidenza stranieri (percentuale) sulla popolazione residente al 31-12-10
11,0%
MEDIA PROVINCIA
14,8%
MEDIA AMBITO
20,1%
Villongo
18,5%
Credaro
Sarnico
16,7%
Adrara San Rocco
16,6%
Adrara San Martino
16,1%
13,2%
Gandosso
10,9%
Viadanica
9,8%
Foresto Sparso
Predore
7,0%
Vigolo
6,8%
Parzanica
Tavernola Bergamasca
0,0%
Report MAPPATURA 2011
4,3%
2,5%
5,0%
10,0%
15,0%
20,0%
25,0%
2
Ambito Basso Sebino
Sportello Immigrazione IL FARO
Tab. 3: Ambito Basso Sebino – Movimento demografico nati nel 2010
Totale Stranieri % nati stranieri
nati
Nati
su tot nati
Comuni
Adrara San Martino
Adrara San Rocco
Credaro
Foresto Sparso
Gandosso
Parzanica
Predore
Sarnico
Tavernola Bergamasca
Viadanica
Vigolo
Villongo
TOTALE
Provincia BG
26
8
47
36
21
3
17
67
16
18
11
95
365
11
2
17
13
10
0
1
18
0
3
1
40
116
42,3%
25,0%
36,2%
36,1%
47,6%
0,0%
5,9%
26,9%
0,0%
16,7%
9,1%
42,1%
31,8%
11692
2894
24,8%
Grafico 3 . Ambito Basso Sebino – Incidenza stranieri (percentuale) sui nati nel 2012
Provincia BG
24,8%
MEDIA AMBITO
31,8%
Gandosso
47,6%
Adrara San Martino
42,3%
Villongo
42,1%
Credaro
36,2%
Foresto Sparso
36,1%
Sarnico
26,9%
Adrara San Rocco
25,0%
Viadanica
16,7%
Vigolo
9,1%
Predore
5,9%
Tavernola B.
0,0%
Parzanica
0,0%
0,0%
Report MAPPATURA 2011
5,0%
10,0%
15,0%
20,0%
25,0%
30,0%
35,0%
40,0%
45,0%
50,0%
3
Ambito Basso Sebino
Sportello Immigrazione IL FARO
Tab. 4: Ambito Basso Sebino – Bilancio demografico storico (dai al 31/12)
Anno
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Residenti
26025
26363
26562
26836
27129
27446
27581
27651
28202
28929
29397
29712
30160
30966
31334
31689
di cui stranieri
577
762
895
1049
1226
1409
1501
1740
2142
2672
2997
3174
3625
4124
4361
4675
%
2,2%
2,9%
3,4%
3,9%
4,5%
5,1%
5,4%
6,3%
7,6%
9,2%
10,2%
10,7%
12,0%
13,3%
13,9%
14,8%
Grafico 4. Ambito Basso Sebino – Tasso di immigrazione – serie storica
35000
16,00%
30000
14,00%
12,00%
unità
25000
10,00%
20000
8,00%
15000
6,00%
10000
Residenti
di cui stranieri
%
4,00%
5000
2,00%
0
0,00%
19951996 1997 19981999 2000 20012002 20032004 2005 20062007 2008 20092010
anno
Report MAPPATURA 2011
4
Ambito Basso Sebino
Sportello Immigrazione IL FARO
Tab. 5: Ambito Basso Sebino - Popolazione straniera per nazionalità al 31-12-2010
NAZ
M
F
Senegal
India
Albania
Marocco
Romania
Tunisia
Moldova
Polonia
Ucraina
Bolivia
Cina Rep. Popolare
Macedonia
Pakistan
Serbia
Russia Federazione
Ghana
Brasile
Egitto
Kosovo
Regno Unito
Germania
Bosnia-Erzegovina
Algeria
Rep. Dominicana
Cuba
Burkina Faso
Montenegro
Nigeria
Bulgaria
Svizzera
Francia
Gambia
Bielorussia
Colombia
Ecuador
Spagna
Sri Lanka
Belgio
Croazia
Paesi Bassi
Rep. Ceca
Filippine
742
456
376
330
223
84
29
24
6
19
27
25
31
25
14
16
6
14
13
16
13
13
11
5
3
7
6
4
5
2
5
7
3
4
2
2
3
3
3
3
0
1
216
325
353
280
238
47
56
56
73
58
34
26
17
16
22
14
18
10
11
8
9
8
5
10
11
6
7
8
6
9
5
3
4
3
5
5
4
3
3
3
6
4
%
su tot
TOT
958
781
729
610
461
131
85
80
79
77
61
51
48
41
36
30
24
24
24
24
22
21
16
15
14
13
13
12
11
11
10
10
7
7
7
7
7
6
6
6
6
5
%F
NAZ
20,5% 22,5%
16,7% 41,6%
15,6% 48,4%
13,0% 45,9%
9,9% 51,6%
2,8% 35,9%
1,8% 65,9%
1,7% 70,0%
1,7% 92,4%
1,6% 75,3%
1,3% 55,7%
1,1% 51,0%
1,0% 35,4%
0,9% 39,0%
0,8% 61,1%
0,6% 46,7%
0,5% 75,0%
0,5% 41,7%
0,5% 45,8%
0,5% 33,3%
0,5% 40,9%
0,4% 38,1%
0,3% 31,3%
0,3% 66,7%
0,3% 78,6%
0,3% 46,2%
0,3% 53,8%
0,3% 66,7%
0,2% 54,5%
0,2% 81,8%
0,2% 50,0%
0,2% 30,0%
0,1% 57,1%
0,1% 42,9%
0,1% 71,4%
0,1% 71,4%
0,1% 57,1%
0,1% 50,0%
0,1% 50,0%
0,1% 50,0%
0,1%100,0%
0,1% 80,0%
M
Grecia
Lituania
Mauritania
Siria
Austria
Iran
Slovacchia
Thailandia
Lettonia
Perù
Stati Uniti
Svezia
Togo
Turchia
Uruguay
Argentina
Australia
Irlanda
Libano
Nicaragua
Ungheria
Venezuela
Benin
Canada
Cile
Costa d'Avorio
Danimarca
Etiopia
Finlandia
Georgia
Giappone
Indonesia
Kenya
Kirghizistan
Mauritius
Norvegia
Portogallo
Singapore
Slovenia
Vietnam
F
2
2
3
2
1
2
1
0
1
0
2
0
2
2
0
1
0
2
0
1
0
1
0
0
1
1
0
0
0
0
1
1
0
0
0
1
0
1
0
1
%
su tot
TOT
3
3
2
3
3
2
3
4
2
3
1
3
1
1
3
1
2
0
2
1
2
1
1
1
0
0
1
1
1
1
0
0
1
1
1
0
1
0
1
0
5
5
5
5
4
4
4
4
3
3
3
3
3
3
3
2
2
2
2
2
2
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
%F
0,1% 60,0%
0,1% 60,0%
0,1% 40,0%
0,1% 60,0%
0,1% 75,0%
0,1% 50,0%
0,1% 75,0%
0,1% 100,0%
0,1% 66,7%
0,1% 100,0%
0,1% 33,3%
0,1% 100,0%
0,1% 33,3%
0,1% 33,3%
0,1% 100,0%
0,0% 50,0%
0,0% 100,0%
0,0% 0,0%
0,0% 100,0%
0,0% 50,0%
0,0% 100,0%
0,0% 50,0%
0,0% 100,0%
0,0% 100,0%
0,0% 0,0%
0,0% 0,0%
0,0% 100,0%
0,0% 100,0%
0,0% 100,0%
0,0% 100,0%
0,0% 0,0%
0,0% 0,0%
0,0% 100,0%
0,0% 100,0%
0,0% 100,0%
0,0% 0,0%
0,0% 100,0%
0,0% 0,0%
0,0% 100,0%
0,0% 0,0%
2613 2062 4675 100,0% 44,1%
TOT
Tab. 6: Ambito Basso Sebino - Popolazione straniera - principali nazionalità 1998-2010
1998
M
F
TOT
2000
M
F
2002
TOT
M
F
SENEGAL 392 35 427 464 60 524 470 67
INDIA
23 11 34
39 25 64
65 39
ALBANIA
58 40 98 102 76 178 168 139
MAROCCO 158 75 233 195 116 311 206 135
ROMANIA 1
8
9
11 20 31
20 21
TUNISIA
42 22 64
53 33 86
67 31
Report MAPPATURA 2011
2004
TOT
M
2006
M
F
2008
F
TOT
537 617
87
704 597 112 709 675 157 832
TOT
M
F
TOT
104 173
72
245 245 122 367 369 238 607
307 263 208 471 300 252 552 330 287 617
341 326 163 489 308 246 554 351 304 655
41
71
60
131
93 115 208 227 228 455
98
83
38
121
93
46 139
92
53 145
M
742
456
376
330
223
84
2010
F TOT
216
325
353
280
238
47
958
781
729
610
461
131
5
Ambito Basso Sebino
Sportello Immigrazione IL FARO
Grafico 5. Ambito Basso Sebino – maggiori nazionalità presenti 1998-2010
1200
1000
unità
800
600
400
200
0
1998
2000
2002
2004
2006
2008
2010
SENEGAL
427
524
537
704
709
832
958
INDIA
34
64
104
245
367
607
781
ALBANIA
98
178
307
471
552
617
729
MAROCCO
233
311
341
489
554
655
610
9
31
41
131
208
455
461
64
86
98
121
139
145
131
ROMANIA
TUNISIA
Tab. 7: Ambito Basso Sebino - Popolazione straniera - principali nazionalità per comune al 31-12-2010
Comune
Adrara S.Martino
Adrara S.Rocco
Credaro
Foresto Sparso
Gandosso
Parzanica
Predore
Sarnico
Tavernola B.sca
Viadanica
Vigolo
Villongo
TOTALI
Senegal
119
11
92
52
39
0
5
113
9
33
1
484
958
India
44
64
150
130
77
0
6
32
0
20
16
242
781
Albania Marocco Romania
51
50
31
21
12
15
68
108
80
0
54
17
10
25
27
0
1
0
31
30
17
231
112
145
0
3
13
15
28
3
3
4
1
299
183
112
729
610
461
Tunisia
0
1
11
0
11
0
0
79
2
1
0
26
131
Altri
55
18
121
55
13
15
44
400
26
25
16
217
1005
Totali
350
142
630
308
202
16
133
1112
53
125
41
1563
4675
Grafico 6. Ambito Basso Sebino – maggiori nazionalità presenti al 31-12-10: maschi e femmine
1200
1000
unità
800
600
400
200
0
Report MAPPATURA 2011
SENEGAL
INDIA
ALBANIA
MAROCCO ROMANIA
TUNISIA
F
216
325
353
280
238
47
M
742
456
376
330
223
84
6
Ambito Basso Sebino
Sportello Immigrazione IL FARO
Grafici 7 e 8: Ambito Basso Sebino – caratteristiche della popolazione straniera residente al 31-12-2010
Minorenni
25%
Femmine
44%
Maschi
56%
Maggiorenni
75%
Grafico 9. Ambito Basso Sebino – Popolazione straniera residente al 31 dicembre 2010 per età
100 e più
95
90
85
80
75
70
65
60
55
50
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
0
Report MAPPATURA 2011
20
40
60
80
100
120
140
160
7
Ambito Basso Sebino
Sportello Immigrazione IL FARO
Grafico 10. Ambito Basso Sebino – Popolazione italiana e straniera residente al 31 dicembre 2010 per età
99
96
93
90
87
84
81
78
75
72
69
66
63
60
57
54
51
48
45
42
39
36
33
30
27
24
21
18
15
12
9
6
3
0
0
100
200
300
ITA
Report MAPPATURA 2011
400
500
600
STRA
8
Ambito Basso Sebino
Sportello Immigrazione IL FARO
I numeri fondamentali dell’immigrazione in Italia.
Sono 4.570.317 gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2011, 335 mila in più rispetto all'anno
precedente (+7,9%). L'incremento è leggermente inferiore a quello registrato nel 2009 (343 mila unità).
Il numero degli stranieri residenti nel corso 2010 è
cresciuto soprattutto per effetto dell'immigrazione
dall'estero (425 mila individui).
Nel 2010 sono nati circa 78 mila bambini stranieri,
il 13,9% del totale dei nati da residenti in Italia.
L'aumento rispetto all'anno precedente, è stato
dell'1,3%, valore nettamente inferiore a quello
(+6,4%) registrato nel 2009.
La quota di cittadini stranieri sul totale dei residenti
(italiani e stranieri) continua ad aumentare: al 1°
gennaio 2011 è salita al 7,5% dal 7% registrato un
anno prima.
L'86,5% degli stranieri risiede nel Nord e nel
Centro del Paese, il restante 13,5% nel
Mezzogiorno. Gli incrementi maggiori della
presenza straniera rispetto all'anno precedente,
anche nel 2010, si sono manifestati nel Sud
(+11,5%) e nelle Isole (+11,9%).
Al 1° gennaio 2011 i cittadini rumeni, con quasi un
milione di residenti (9,1% in più rispetto all'anno
precedente), rappresentano la comunità straniera
prevalente in Italia (21,2% sul totale degli
stranieri).
Tab. 8 - Stranieri residenti in Italia, per sesso e paese di cittadinanza - primi 16 paesi al 1° gennaio 2010 e
2011
Cittadinanze
Romania
Albania
Marocco
Cinese,Rep.Pop.
Ucraina
Filippine
India
Polonia
Moldova
Tunisia
Macedonia
Peru'
Ecuador
Egitto
Sri Lanka
Bangladesh
Totale 16 Paesi
TOTALE
Report MAPPATURA 2011
1° gennaio 2010
Totale
887.763
466.684
431.529
188.352
174.129
123.584
105.863
105.608
105.600
103.678
92.847
87.747
85.940
82.064
75.343
73.965
3.190.696
4.235.059
M/F*100
85,6
118,4
131,6
107,3
25,9
72,5
146,5
41,6
52,1
176,3
129,8
66,6
70,3
225,3
125,4
204,3
95,7
95,0
Cittadinanze
Romania
Albania
Marocco
Cinese,Rep.Pop.
Ucraina
Filippine
Moldova
India
Polonia
Tunisia
Peru'
Ecuador
Egitto
Macedonia
Bangladesh
Sri Lanka
Totale 16 Paesi
TOTALE
1° gennaio 2011
Totale
968.576
482.627
452.424
209.934
200.730
134.154
130.948
121.036
109.018
106.291
98.603
91.625
90.365
89.900
82.451
81.094
3.449.715
4.570.317
M/F*100
83,0
116,2
129,1
106,8
25,4
72,9
48,9
154,3
40,5
173,6
66,3
70,8
228,3
127,2
207,5
124,7
93,4
92,9
9
Ambito Basso Sebino
Sportello Immigrazione IL FARO
Grafico 11 - Stranieri residenti in Italia per area geografica di cittadinanza - 1° gennaio 2011
America centroAmerica settentrionale
0,4%
meridionale
7,7%
Altri (compresi apolidi)
0,1%
Paesi Ue di nuova
adesione
Altri paesi asiatici
8,8%
25,5%
Asia orientale
8,0%
Paesi Europa 15
Altri paesi africani
6,7%
3,7%
Africa settentrionale
Paesi non Ue dell'Europa
14,9%
Centro Orientale
23,9%
Altri paesi europei
0,3%
Tab. 9 - Stranieri residenti in Italia cittadini dei primi tre paesi prevalenti per regione al 1° gennaio 2011
Primi 3 paesi di cittadinanza
REGIONE
Piemonte
Valle d'Aosta
Lombardia
Trentino-Alto Adige
Bolzano-Bozen
Trento
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Liguria
Emilia-Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
Report MAPPATURA 2011
Totale
stranieri
398.910
8.712
1.064.447
90.321
41.699
48.622
504.677
105.286
125.320
500.597
364.152
99.849
146.368
542.688
80.987
8.929
164.268
95.709
14.738
74.602
141.904
37.853
4.570.317
1°
Paese
Romania
Marocco
Romania
Albania
Albania
Romania
Romania
Romania
Ecuador
Marocco
Romania
Romania
Romania
Romania
Romania
Romania
Ucraina
Albania
Romania
Romania
Romania
Romania
Romania
% sul
totale
stranieri
34,4
26,5
12,9
13,6
12,7
17,6
20,2
18,7
17,6
14,1
21,2
24,4
15,7
36,2
27,6
34,9
22,8
23,8
41,4
32,2
28,4
26,2
21,2
2°
Paese
Marocco
Romania
Marocco
Romania
Germania
Albania
Marocco
Albania
Albania
Romania
Albania
Albania
Albania
Filippine
Albania
Marocco
Romania
Romania
Albania
Marocco
Tunisia
Marocco
Albania
% sul
% sul
totale
totale
3°
stranieri
Paese
stranieri
16,1
Albania
11,5
23,3
Albania
10,5
10,3
Albania
9,4
11,6
Marocco
9,1
11,0
Marocco
8,1
14,4
Marocco
10,0
11,4
Albania
8,4
12,4
Serbia
8,6
16,7
Romania
12,0
13,2
Albania
12,1
18,8
Cina,Rep.Pop.
8,7
17,0
Marocco
10,4
15,0
Marocco
10,0
5,9
Polonia
4,5
17,0
Marocco
7,1
12,6
Albania
8,6
17,8
Marocco
8,1
23,6
Marocco
8,0
11,2
Marocco
9,8
16,1
Ucraina
8,3
11,9
Marocco
9,0
11,7
Cina,Rep.Pop.
7,6
10,6
Marocco
9,9
10
Ambito Basso Sebino
Sportello Immigrazione IL FARO
Saldo naturale
2010
2005
48.838
266.829
-28.659
2006
54.318
237.614
-35.266
2010
2009
2008
2007
2006
2005
Saldo migratorio con l'estero
Anni
Saldo naturale
Saldo migratorio con l'estero
Acquisizioni di cittadinanza italiana
2006
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2005
2009
2008
2007
Grafico 12 e Tab. 10 – Saldo naturale, saldo migratorio con l'estero e acquisizioni della cittadinanza italiana
degli stranieri residenti in Italia- anni 2005-2010
Acquisizioni di cittadinanza italiana
2007
60.379
494.885
-45.485
2008
68.194
469.526
-53.696
2009
72.341
374.455
-59.369
2010
72.958
391.682
-65.938
Le presenze straniere in Lombardia
Secondo i dati Istat, a fine 2010 i residenti stranieri in Lombardia sono 1.064.447, con un’incidenza del
10,7% sulla popolazione totale (a fronte del 7,5% a livello nazionale). Tenendo conto di quanti, pur essendo
regolarmente presenti, non sono tuttavia iscritti in anagrafe, il Dossier Caritas/Migrantes stima l’entità
complessiva degli immigrati in Lombardia in 1.157.000 unità. In ogni caso, pur restando al dato Istat, la
regione continua a essere la prima in Italia per numero di immigrati, che rappresentano il 23,3% del totale
nazionale, seguita a lunga distanza dal Lazio (11,9% dei residenti stranieri in Italia). Rispetto al 2009, il
territorio lombardo registra un incremento delle presenze pari all’8,4%.
Il dato più interessante per quanto riguarda la dinamica migratoria in Lombardia riguarda le nascite:
all’aumento della presenza e del radicamento degli stranieri corrisponde, infatti, una maggior percentuale di
nati da madre straniera sul totale dei nati in regione (28,5% nel 2010: in particolare, il 21,9% da padre
anch’esso straniero e il 6,6% da padre italiano). Il numero medio di figli per donna (tasso di fecondità totale)
in Lombardia è pari a 1,25 per le italiane e 2,48 per le straniere.
Come sempre, le province dove si concentra il maggior numero di iscritti stranieri alle anagrafi dopo Milano
(35,9% del totale regionale) sono Brescia (16,0%), Bergamo (11,3%), Varese (6,7%), Monza (6,0%),
Mantova e Pavia a pari merito (5,0%). La provincia di Sondrio è quella con il minor numero di stranieri
(0,8%).
Se si esamina, invece, l’incidenza degli stranieri sul totale della popolazione residente si nota come Brescia
sia la provincia in Lombardia con l’incidenza maggiore (13,6%), seguita da Pavia (12,8%), Como (12,1%),
Mantova (11,1%) e Milano (11,0%).
I primi cinque paesi di provenienza degli stranieri residenti in Lombardia, in ordine decrescente, sono:
Romania (137.718 pari al 12,9% del totale), Marocco (109.245, 10,3 %), Albania (99.793, 9,4%), Egitto
(64.488, 6,1%) e Filippine (48.368, 4,5%).
Tab. 11: Provincia di Bergamo - Cittadini Stranieri. Popolazione residente per sesso e cittadinanza al 31
Dicembre 2010 - (primi 10 Paesi)
Marocco
Romania
Albania
Senegal
India
Bolivia
Maschi Femmine Totale
11764
9379
21143
7563
7195
14758
7031
6148
13179
7252
2971
10223
5557
3745
9302
2358
3741
6099
Report MAPPATURA 2011
Ucraina
Pakistan
Cina Rep. Popolare
Egitto
altri
TOTALE
Maschi Femmine Totale
821
3478
4299
2344
1340
3684
1524
1564
3088
1931
823
2754
15404
16874
32278
63549
57258 120807
11
Spesa sociale e socio-assistenziale
Ambito Monte Bronzone e Basso Sebino
Aree e macrotipologia di interventi
Servizio sociale e
segretariato
9,09%
Servizi sociosanitari
integrati
7,43%
Fondo di solidarietà Udp e gestione associata
1,17%
1,39%
Anziani
20,38%
Salute mentale
0,51%
Dipendenze
0,02%
Emarginazione- povertà
3,16%
Immigrazione
0,63%
Minori-famiglia
25,17%
Disabili
31,05%
Volume complessivo Basso Sebino
spesa: € 3.086.258,43
Emarginazione
Immigrazione
povertà Dipendenze
1,04%
3,99%
0,14%
Salute mentale
0,65%
Minori-famiglia
29,75%
Servizi sociosanitari
integrati
11,07%
Servizio sociale e
segretariato
9,93%
Disabili
25,52%
Anziani
15,17%
Fondo di
solidarietà
1,13%
Udp
Accreditamento
e gestione
0,03%
associata
1,59%
Volume complessivo
Spesa provincia di Bergamo : € 130.351.138,53
Compartecipazione dei comuni alle risorse associate
del Piano di ZonaMedia regionale: 55,19%
4
3
2
1
0
0% - 10% 10% - 20% 20% - 30% 30% - 40% 40% - 50% 50% - 60% 60% -70%
oltre
Media provinciale: 44,32 %
Ambito Basso Sebino: 50,73%
Spesa procapite complessiva a livello comunale: in range
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
0
sino a 85
da 86 a 100
da 100 a
115
da 116 a
130
da 130 a
150
Media ambito spesa procapite solo comuni: € 68,43
Media provinciale spesa procapite solo comuni: € 91,20
oltre 150
Spesa procapite complessiva a livello comunale: distribuzione
120, 00
108,89
100, 00
86, 11
80, 00
70,30
67,90
60, 00
54,09
53, 38
48,32
48,56
47, 40
40, 00
38,22
30,67
29,12
20, 00
24, 16
20, 27
12,77
19,68
16,68
19,62
22,50
18, 44
13,18
10,53
6,35
5,17
0,00
llo
o
ng
a
B
R
so
E
ar
G
AM
A
SC
A
Media comuni ambito € 68,43
Media comuni provinciale € 91,20
Pro -ca pite all'U dP
vi
lo
ic
a
a
ol
o
n
er
ic
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so
r
m
sp
re
an
os
an
ad
go
vi
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v
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rz
nd
o
st
o
ed
sa
pr
pa
ga
re
s.
s.
o
ra
ra
ar
da
da
ed
fo
cr
ar
ar
P ro-c apite c om une
Uno spaccato: Compartecipazione dell’utenza nel finanziamento
della spesa a livello comunale
6
5
4
3
2
1
0
0-5%
5% - 10%
Media ambito: 9,87 %
Media provinciale: 12,73%
10% - 15%
15 -20%
20% -25%
oltre
AMBITO TERRITORIALE
BASSO SEBINO
Quadri operativi degli interventi riferibili
all’Osservatorio Nuove Generazioni
Proposta per l’anno 2012 e
linee di lavoro per il triennio
Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 1
Azioni
1) Promozione
capitale sociale
e associativo del
territorio
2) Animazione
minori esperienze
tra generazioni
3) Transizioni giovanili:
inforienta su scuola,
lavoro, tempo di vita
4) Promozione delle 5) Sostegno alla
risorse giovanili
integrazione e
all’intercultura
imprenditività e
valorizzazione
territorio.
6) Sostegno alla
genitorialità sociale
Processi attesi
Operatori di
animazione
sociocultural
Soggetti
Accordo di
programm
a Comuni
Minori e
Giovani
Operatori di
cittadinanza
attiva
Informagiovani
Basso Sebino
L. 23
Comuni e Ufficio di Piano del Basso Sebino
Assessorati Politiche sociali, Cultura e Istruzione
Reti Adulte e
responsabilità
sociali nei paesi
Comuni e
Assemblea
Sindaci
Prodotti
Centro Servizi
Volontariato CSV:
sportello e
promozione
giovanile
- Sostegno con
attività e
sportello alle
esperienze di
volontariato
territoriali
- Promozione di
esperienze di
volontariato
giovanile
- Crescita delle reti
e delle connessioni
con referenti adulti
del Basso Sebino
- Crescita rete socioassociativa famiglie e
genitorialità sociale
• Ex Leggi di settore politiche promozionali minori, giovani e famiglie del Basso Sebino
• Assemblea dei Sindaci e Ufficio di Piano Distretto socio-sanitario del Basso Sebino
Operatori di
partecipazione.
sociale
Servizi e
Soggetti
Socio educativi
La Lepre e
la Tartaruga
-Crescita
delle
attenzioni verso le
nuove
generazioni
nelle comunità locali
del Basso Sebino
-Aumento
protagonismo
di
minori e giovani
- Accrescimento delle
capacità
di
auto
orientamento
giovanile.
Operatori di
comunicazione
orientatori
- Azioni di
Nei paesi,
attività di
animazione,
extrascuola,
laboratori estivi
per bambini e
pre adolescenti.
informazione,
orienta-formazione,
nel territorio e nelle
scuole del Basso
Sebino.
Comunicazione e
presenza nelle
transizioni giovanili
Il Faro: servizi
e azioni per
l’integrazione e
l’intercultura
- attività di ricerca
azione che
promuovono
esperienze di
responsabilità e d
imprenditività tra
giovani del Basso
Sebino,
valorizzandone il
territorio
- Azioni di infoorienta
promozione
integrazione,
barometrazione
degli immigrati e
delle loro famiglie
nel Basso sebino
Fare politiche per minori e giovani nel Basso Sebino: Occasioni di Osservatorio
Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 2
Operatori di
integrazione e
partecipazione
- produzione
di esperienze
socio familiari
nel rapporto
con i tempi di
vita e con i
servizi
educativi dei
figli.
- Consolidamento
collaborazioni con
Oratori e scuole di
base e Superiori, i
contesti aggregativi
ed espressivi
giovanili nel
territorio del B.
Sebino
-
Crescita e rinforzo
di funzione dell’ONG
per le politiche
promozionali verso le
nuove generazioni
nel territorio del
Basso Sebino
- Sviluppo di
investimenti dei
Comuni per minori e
giovani
Nella definizione del quadro degli interventi riferibili all’Osservatorio Nuove
Generazioni per il 2012, accogliendo anche le indicazioni che provengono dai
referenti tecnico-politici, si ritiene appropriato:
• Mantenere la considerazione degli elementi di complessità che attraversano
anche le comunità di un territorio circoscritto e “omogeneo” come può
essere quello del Basso Sebino
• la continuità con le direzioni tracciate negli ultimi anni, ordinate nel 2011
nella Progettualità di Veci e Bocia e, allo stesso tempo la dinamicità e le
possibili evoluzioni di contesto, a partire dalle condizioni di crisi che sta
caratterizzando il paese.
L’ottica introdotta nell’annualità precedente a “Veci e Bocia” pare tutt’ora
convincente e pertanto si propone di continuare a lavorare ponendo al centro
della attenzione progettuale l’incrocio con i
dei/delle giovani cittadini/e del territorio.
In particolare, come dicevamo un anno fa, provando a:
• sostenere e/o progettare percorsi di coesione sociale e di offerta a tutti/e
della possibilità di trasformare beni e servizi in progetti di vita”. Con processi
di ricomposizione sociale attenti a evidenziare itinerari di cittadinanza e di
buona convivenza nelle comunità locali del Basso Sebino.
• valorizzare e promuovere tutte le forme “di passione civile ed educativa”
che possono rappresentare la cifra di cittadinanza costruibile nel territorio.
• stimolare il dialogo tra le generazioni, non solo come formula di convivenza
pacifica, ma anche nella ricerca di progetti comuni e condivisi da gruppi di
persone di diversa età… progetti orientati alla realizzazione di iniziative ed
azioni civiche, il cui valore consiste precisamente nel carattere
intergenerazionale e nell’utilizzo delle rispettive capacità e dei valori propri
delle diverse generazioni”. (Conflitti a scuola: problema o esperienza
educativa – Supplemento al n. 12/2009 di A. S.)
• sensibilizzare e promuovere i diritti di tutti/e i/le cittadini/e giovani, a
partire dal diritto al sapere e alla formazione (conoscere, valutare, decidere,
assumere responsabilità, in merito a condizioni, opportunità, …)
• sviluppare occasioni e progettualità che permettano di esplorare e di
muoversi fra i diversi livelli della partecipazione, dalla fruizione delle attività
alla produzione condivisa, garantendo le pre-condizioni partecipative ovvero
la diffusione in modo chiaro e trasparente delle informazioni.
Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 3
A tal proposito si confermano alcuni ITINERARI e POSTAZIONI per incrociare i
suddetti percorsi umani.
Sostenere processi di
comunicazione, di
informazione, di
orientamento ai minori e
giovani del territorio
Avere cura e sostenere, in collaborazione con i
referenti dell’associazionismo familiare, le
responsabilità educative genitoriali; aumentare le
consapevolezze e le premure sociali di genitori nella
relazione con le nuove generazioni e agevolare il
consolidamento della rete di Genitori del Basso
Sebino tramite azioni di raccordo con i progetti L. 23
Presidio di iniziative e di opportunità di
animazione per rilanciare coinvolgimenti
comunitari ampi in grado di continuare a
promuovere
1. un incrocio fra mondi diversi
2. il coinvolgimento di adolescenti
3. la partecipazione dei genitori
Continuare a
favorire le
responsabilità dei
giovani del Basso
Sebino, sia nella
prospettiva delle
aggregazioni socio
culturali presenti sia
nella prospettiva
ambientale
Curare le relazioni
interculturali e favorire
processi di integrazione
dei minori e delle
famiglie migranti 1 e 2°
generazione
INIZIATIVE PER RILANCIARE LA CULTURA
DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA.
Sostenere occasioni che nei territori
facciano prendere più consapevolezza della
necessità, per una società che voglia dirsi
civile, occuparsi di promuovere il valore e
l’importanza di dedicarsi a far crescere bene
i/le propri/e figli/e
Partecipare, soprattutto in
relazione all’Istituto Serafino Riva,
alla produzione di opportunità e
occasioni per evidenziare i
passaggi, l’evoluzione dei percorsi
e delle storie della vita giovanile
con uno sguardo centrato sull’idea
di cittadinanza (fra orientamento,
lavoro e dispersione scolastica)
Stimolare e accompagnare
esperienze giovanili (singole
e/o associate) in grado di
rappresentare la propria
espressività, creatività,
socialità e significatività di
tempo libero;
Funzioni da continuare a chiedere alle istituzioni locali
offrire supporti, occasioni
nella logica prevista
dall’art. 3 della
costituzione di contribuire
a rimuovere ostacoli….
Incoraggiare e favorire la
riflessione e la condivisione
dell’idea di contesto sociale a
cui si fa/a cui fare riferimento
nella propria comunità
Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 4
chiamare, interrogare,
presidiare responsabilità
AZIONE 1: ATTIVITA’A FAVORE DEL VOLONTARIATO E DELL’IMPEGNO SOCIALE DEI GIOVANI
POLO CURE PRIMARIE
Sperimentare percorsi formativi rivolti a
Volontari, operatori sciali, operatori
Sanitari per “curare “ la promozione
dei poli per la salute (es. vd.Viadanica)
Costruzione di strumenti : es. la bacheca
del volontariato presso quelle sedi,…
•
•
•
•
•
•
•
•
AMBITO BASSO SEBINO
SPORTELLO CSV (Martedì pomeriggio)
POLO FORMAZIONE RUOLO
VOLONTARIATO
•
Vigolo : formazione “Il trasporto
sociale “
•
….
Le offerte possibili
“Scopriti volontario”: azioni di promozione rivolto ai cittadini
Corso di formazione (per tema, per aree di intervento, sul ruolo,..)
Progetto giovani: Con Scuole , con CRE, incontro con mondo
volontariato, giornate, uscite estive promosse da volontari ,…
Formazione mista (operatori sociali, sanitari, dei servizi e volontari )
sui Punti Unici di Orientamento e Informazione PUOI- Come
facilitare l’accesso ai servizi
Bando del volontariato, promosso all’interno dell’Osservatorio Nuove
GenerAzioni: coordinarsi tra Associazioni
Formazione per le RSA del territorio – Area Anziani
Consulenze specifiche presso sportello CSV Comunità Montana
Altro da sperimentare in base ai bisogni e alle idee che emergono
POLO FAMIGLIE :
•
….
•
•
POLO GIOVANI :
Sportello Mente e Cuore presso
Istituto Superiore di Sarnico
Attività orientamento classi terze
Istituto Superiore di Sarnico
…
Accordi :
1. Assessori, Associazioni di Volontariato, Parrocchie, Servizi , Operatori sanitari, Gruppi di Cittadini interessati possono contattare
la referente di CSV Claudia Ponti ( cell di servizio 392.9585478) per segnalare intenzioni, chiedere di attivare iniziative,..
2. Csv manderà lettere alle associazioni di volontariato per informarle
3. quando arrivano richieste, ci si vede con Assessore del /dei Comuni competenti per dare il via alle iniziative in maniera coordinata
Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 5
Coop. Impronta
Azione Attività
Prodotti previsti
Orientamenti operativi di lavoro
2
Nello specifico si identificano “format di attività” che, pur
mantenendo una naturale propensione ad essere modellate in
funzione della realtà locale, intendono sollecitare i singoli paesi
nella lettura degli ambiti possibili di intervento e dei bisogni
interni alla comunità più marcatamente mirati.
Prevediamo tre fasi di lavoro così suddivise:
Animazione
minori
FEBBRAIO/MARZO una prima fase di raccolta dati e informazioni
dai singoli paesi dell’Ambito in merito ai bisogni e alle
opportunità locali per costruire una ipotesi programmatoria
annuale il più possibile realistica e compatibile con le risorse a
disposizione
MARZO/APRILE una seconda fase di pianificazione del lavoro da
realizzare nel corso dell’anno
Gennaio
Dicembre
2012
APRILE/DICEMBRE una terza fase di realizzazione delle attività
locali che assumeranno connotazioni specifiche a seconda dei
bisogni e delle esigenze raccolte
FORMAT DI ATTIVITA’
• Promozione e accompagnamento a favore delle esperienze
extrascolastiche (spazi compiti) con l’attenzione a sostenere
forme di autorganizzazione degli adulti locali, promuovendo
gli “apprendimenti” dei minori e degli adulti (max 30 h
educative per paese)
• Realizzazione di forme creative di animazione locale per
facilitare l’incontro tra le generazioni, da realizzare all’interno
Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 6
In continuità progettuale con le esperienze
realizzate nel 2011 (Veci e Bocia) e
coerentemente con il lavoro svolto in questi
ultimi anni all’interno dell’area “animazione
minori”, proponiamo per l’anno 2012, un
lavoro a sostegno delle esperienze locali
identificabili all’interno delle progettualità
“Extrascolastiche”, tenendo alta l’attenzione
su:
1. Il supporto e sostegno al riconoscimento e
alla valorizzazione delle competenze,
conoscenze e abilità che singoli, gruppi, enti
e istituzioni esprimono dentro le comunità
locali in rapporto all’educazione e alla
crescita
delle
nuove
generazioni,
facilitandone
la
mobilitazione
e
l’organizzazione
2. Il mantenimento degli amministratori
comunali quali interlocutori primi in merito
alla
realizzazione
di
processi
di
corresponsabilità (progettuale, decisionale,
economica) nella realizzazione dei progetti e
delle attività rivolte ai minori della propria
comunità, per contrastare “processi di
delega” o “affidamento” acritico e enti o
istituzioni
sovralocali
(es.
Ambito
Territoriale)
delle attività dei paesi e/o costruite ad hoc (laboratori nei
CRE, nelle biblioteche, attività mirate alla conoscenza e la
valorizzazione della propria storia comunitaria…) (max 10 h
educative per paese)
• Sostegno integrato alle esperienze estive dei CRE locali, nelle
fasi di avvio, programmazione e monitoraggio all’interno delle
singole realtà (max 20 h educative per paese).
Si prevede l’impegno operativo di:
Gennaio
Dicembre
2012
Animazione
Una figura di riferimento nella tenuta complessiva del
progetto, nella relazione con i singoli interlocutori e nella
gestione dei piani sovralocali e provinciali
Una o più figure educative nella realizzazione delle
attività dentro i paesi
minori
La realizzazione delle attività nelle singole comunità locali è da
considerarsi in una logica di integrazione e compartecipazione
tra le risorse economiche, umane e strutturali messe a
disposizione dell’Ambito e quelle dei singoli paesi.
Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 7
3. Il coinvolgimento dei soggetti locali nelle fasi
di preparazione, realizzazione e verifica delle
attività, per rinforzare la percezione di
autoefficacia e processi di autonomia
all’interno di una logica di Empowerment
individuale e comunitario
4. Il potenziamento di occasioni, luoghi e tempi
dell’incontro tra diverse generazioni, come
patrimonio da conoscere e ri-conoscere, per
promuovere senso di appartenenza,
coesione sociale e legame all’interno della
comunità
5. La promozione e la valorizzazione delle
forme laboratoriali come “attivatori” di
curiosità (per minori e adulti) e quali
strumenti “medium” nell’incontro tra le
persone (bambini/bambini, adulti/adulti,
bambini/adulti).
Piano Operativo 2012
Servizio Informativo
Front office
Le informazioni sono erogate durante l’attività di apertura al pubblico:
*
•
Informagiovani di Sarnico
Martedì e Giovedì dalle 15.00 alle 18.00
•
Antenne Territoriali (Adrara San Martino, Tavernola Bergamasca, Credaro)
Lunedì, Mercoledì e Venerdì dalle 15.30 alle 17.30
I giorni e orari di apertura delle Antenne sono proposti in via ipotetica; saranno
confermati dopo opportune verifiche con i referenti comunali dei Paesi citati.
Le attività svolte sono:
• colloquio informativo (Accoglienza e analisi della domanda);
• attività di informazione e primo orientamento (Accesso alle informazioni cartacee presenti
e consultazione delle bacheche; ricerca di informazioni con il supporto dell’operatore o in
autonomia);
• servizio di tesseramento AIG (Tessera Ostelli); Consultazione di registri a disposizione
dell’utenza (Registro ripetizioni);
• compilazione schede di rilevazione dell’utenza;
• invio ad altri servizi di utenti/target che manifestino un bisogno diverso da quello pertinente
al servizio e al quale sia possibile rispondere con strumenti e metodologie caratteristici
dell’Informagiovani;
• accompagnamento degli utenti di ritorno al servizio alla progressiva assunzione di maggiore
autonomia nella ricerca ed elaborazione di informazioni.
Preparazione delle aperture e back office
Una parte fondamentale del back office è spesa immediatamente prima delle aperture al
pubblico, finalizzata alla preparazione dell’apertura stessa; altre attività di back office
avvengono in ulteriori momenti rispetto alle aperture:
• gestione posta elettronica e cartacea;
• aggiornamento materiale cartaceo in dotazione;
• aggiornamento bacheche presenti all’Informagiovani;
• manutenzione spazio dedicato alle tematiche;
• aggiornamento del Registro Ripetizioni;
Le azioni precedenti sono rese possibili dalle seguenti attività:
• selezione e inserimento degli annunci di lavoro nel sistema SISAL e SISAE (Sistemi
Integrato di Selezione degli Annunci di Lavoro della Cooperativa Spazio Giovani);
• ricerca di informazioni a seguito di particolari richieste degli utenti o pervenute via mail o
telefono;
• aggiornamento costante della mappa delle fonti informative e gestione dei contatti con le
stesse;
• reperimento di materiale informativo, sia attraverso il contatto e lo scambio con le fonti
locali, sia in raccordo con la rete degli Informagiovani di Spazio Giovani nella Bergamasca e
tramite l’Agenzia di Spazio Giovani per altre province o per il territorio regionale e
nazionale;
• produzione di materiale tematico e specifico (guide, volantini, cartoline, newsletter, etc);
• inserimento in apposito programma e tabulazione dei dati di rilevazione dell’utenza;
Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 8
Una parte fondamentale del lavoro di back office concerne la promozione sia del servizio, in
senso più generico e nella sua nuova organizzazione, sia delle specifiche attività svolte:
• invio delle Bassosebino News, con cui informare utenti iscritti ed istituzioni su particolari
novità, iniziative ed opportunità a breve termine;
• manutenzione ed aggiornamento del profilo Facebook, con la costante ricerca di nuovi
“amici” e la divulgazione tramite messaggeria pubblica e privata di informazioni veloci;
• creazione di un nuovo volantino/card del servizio e sua distribuzione;
• pianificazione di un nuovo sito internet del servizio e sua manutenzione.
Attività di rete e coordinamento
Alcune attività sono funzionali a garantire qualità al lavoro di front e back office:
• contatto e manutenzione della rete territoriale (Funzionale alla circolarità e al reperimento di
informazioni, alla promozione del servizio e delle Antenne Territoriali);
• partecipazione alle équipe e incontri di coordinamento (per la progettazione, pianificazione e
il monitoraggio delle azioni);
• produzione di relazioni e report di programmazione e valutazione (Piano Operativo,
Valutazione semestrale e annuale, indagine utenza).
Servizio di Orientamento
Attività di counselling orientativo individuale:
• percorsi individuali di orientamento alla scelta della scuola superiore;
• percorsi individuali di orientamento alla scelta dell’Università;
• percorsi individuali di ridefinizione del proprio obiettivo professionale e costruzione del
bilancio di competenze relativo alle esperienze svolte.
Attività di rete e coordinamento
Alcune attività sono funzionali a garantire qualità al lavoro di front e back office:
• contatto e manutenzione della rete territoriale (Raccordo costante con le istituzioni
scolastiche e i referenti per l’orientamento in uscita e ingresso);
• partecipazione alle equipe e incontri di coordinamento (per la progettazione, pianificazione e
il monitoraggio delle azioni);
• produzione di relazioni e report di programmazione e valutazione (Piano Operativo,
Valutazione semestrale e annuale, indagine utenza).
Progetto Scuola
In continuità con gli anni precedenti, in collaborazione con i diversi Istituti Comprensivi di
Sarnico, Villongo e Tavernola, si prevedono per quanto riguarda l’informazione e l’orientamento
in uscita:
• incontri con i genitori degli studenti e studentesse delle Classi II (Aprile-Maggio) sul tema
delle professioni e degli sbocchi sui mercati del lavoro (con particolare attenzione al
contesto locale) e III (Novembre-Dicembre) a carattere informativo e di orientamento,
finalizzati alla scelta dei percorsi dopo la terza media;
• la realizzazione e distribuzione dell’edizione 2011 della Newsletter dedicata agli Open Day
degli Istituti Superiori e degli enti di Formazione Professionale in Provincia di Bergamo e
Brescia (Novembre e Dicembre);
Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 9
Progetto Istituto Superiore Riva
La proposta per le classi IV e V prevede attività diversificate in base al settore di interesse:
LAVORO
1. Laboratori di scrittura del Curriculum Vitae in formato europeo e ricerca del lavoro, da
svolgere direttamente in Aula Informatica (Aprile-Maggio).
FORMAZIONE
2. Incontri orientativi sui criteri di scelta consapevole in relazione agli obiettivi professionali e
formativi (Marzo-Aprile);
3. incontri informativi sul Sistema Universitario: lauree triennali e magistrali, crediti formativi,
tempistiche iscrizione, test selettivi o attitudinali, etc. (Febbraio-Marzo);
4. laboratori sulla scelta di percorsi di formazione non tradizionali, con particolare attenzione a
tutte quelle esperienze di educazione non formale e informale quali: Servizio Civile
Nazionale, Servizio Volontario Europeo, esperienza Au Pair, etc. (Marzo).
Progetto EDA
Le attività proposte si differenzieranno in base alle diverse fasce d’età ed esigenze:
• per il corso pomeridiano frequentato da adolescenti si proporrà un incontro informativo
sull’obbligo scolastico e l’offerta formativa del territorio;
• per i giovani del corso serale, invece, un incontro informativo sui percorsi di formazione per
adulti (corsi serali, dote regione Lombardia, etc) e un percorso sulla ricerca attiva del lavoro
(compilazione CV, normativa, strumenti e tecniche).
PROGETTO LA CAMERA OSCURA
Predisporre in accordo con Istituti Comprensivi e Istituto Superiore uno strumento per
conoscere i bisogni formativi, le scelte scolastiche e le prospettive lavorative dei giovani
studenti del territorio.
Lo studio e l’implementazione di tale strumento vedrà un finanziamento straordinario per
l’anno 2012, per gli anni 2013- 2014 la manutenzione è a carico del progetto ordinario
dell’informagiovani.
Per il progetto Informagiovani
Davide Simonazzi – Coordinatore progetto
Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 10
PIANIFICAZIONE ORARIA
Progetto Informagiovani e Orientamento Sarnico - Comnunità Montana Laghi Bergamaschi
Ore anno
Attività
Allocazione risorse
N.ro
settimane
Coordinamento
n.ro turni
/sett.
N.ro attività
100 Equipe di progetto e coordinamento tecnico
operatori (progettazione, pianificazione,
supervisione e monitoraggio)
Raccordo con referenti tecnici e politici di
Comunità Montana
Partecipazione ONG/Tavoli territoriali
Ore turnoattività
TOTALE
10
3
30
6
2
12
10
3
30
Lavoro di rete territoriale
16
Produzione relazioni/back office
12
100
Informagiovani
1000 Front office Informagiovani Sarnico + attività di
preparazione aperture
45
2
90
4
360
Front office Antenne Territoriali + preparazione
apertura
45
3
135
2,67
360
SISAL e SISAE Selezione annunci di lavoro da
fonti locali e di annunci relativi a mobilità
europea per studio e lavoro
45
1
45
1
45
Back office (ricerca, reperimento e produzione di
materiali informativi; ricerca di informazioni su
richiesta; produzione di materiale promozionale)
45
1
45
2,5
112,5
Progetto Scuola
Promozione e lavoro di rete territoriale
Partecipazione équipe e incontri di
coordinamento
15%
60
32,5
13%
30
4%
1000
Orientamento
135 Sportello Orientamento
70
Progetto Scuola
49
Attività generale di gestione, rete territoriale e
coordinamento
16
135
Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 11
15%
tracce di sviluppo azione 4
DECLINAZIONI ITINERARI e POSTAZIONI
Mantenere aperta la
disponibilità a
sostenere eventuali
processi animativi
prodotti nei/dai paesi
Attraverso il progetto La Lepre e la Tartaruga e consapevoli della
attivazione del Consultorio
garantire proposte di sostegno alle competenze genitoriali
costruire, a partire dalle relazioni con le realtà con cui ci sono già, legami fra le diverse
iniziative orientate a promuovere la genitorialità e le premure sociali (provando a far
circolare fra i gruppi il potenziale prodotto da ciascuna realtà)
sviluppare approfondimenti sull’evoluzione delle responsabilità e disponibilità genitoriali,
• presidiare le relazioni socio-istituzionali con
i soggetti e nelle forme che i territori
consentiranno, anche attraverso la
produzione e il conferimento di materiale
informativo
Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 12
• fra disagi,
dispersioni e
produttività nelle
scuole : supportare
progetti specifici di
contrasto alle
frammentazioni, di
potenziamento alle
“educazioni
specifichesalute,
cittadinanza,…)
• Mantenere il raccordo con le
iniziative dei contesti associativi
giovanili a valenza
sovracomunale, sia come
opportunità di conoscenza
dell’evoluzione dei fenomeni che
di eventuale valorizzazione di
azioni specifiche
• Mantenere la mobilitazione,
anche attraverso il collegamento
con la progettualità di Veci e
bocia (eventi conclusivi), dei
potenziali GAL e Bando
Volontariato, di risorse giovanili
improntate agli investimenti sulle
imprenditività possibili
1.
Riprendendo anche quanto già segnalato nel paragrafo della
declinazione degli itinerari si possono fissare i seguenti:
• Incremento della quantità e qualità
degli scambi fra le diverse realtà formali
ed informali di adulti: costruire almeno
un’iniziativa condivisa
• Accompagnamento del progetto “La
lepre e la tartaruga”
• Favorire i collegamenti con il Consultorio
• Produzione degli eventi di
chiusura di Veci e Bocia come
occasioni di riflessione su
bisogni e potenziali giovanili.
• Ampliare il numero di referenze
giovanili territoriali
• Raccogliere – fornire
informazioni, per sollecitare e
mantenere il raccordo fra le
progettualità interne alle
comunità ed il quadro ONG
• Offrire risorse che garantiscano
il diritto-responsabilità delle
istituzioni di programmare al
meglio le politiche per le nuove
generazioni
Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 13
• Mantenere conoscenza e comprensione
complessiva del rapporto fra inclusioniesclusioni scolastiche
• Consolidamento del raccordo fra
progettualità dell’ONG e dell’Ist. S. Riva
(anche tramite supporti dedicati) a maggior
garanzia del diritto al sapere e alla
formazione per tutti
Operatore
consulente
e coordinat
Verificando il quadro delle risorse a disposizione e l’andamento dello storico di questi anni, si
prevede e si propone di mantenere la stessa percentualizzazione degli ultimi anni
Totale
• monitoraggio complessivo del lavoro educativo
• tenuta della rete di relazioni sottese al lavoro
• partecipazione al gruppo di coord. sovrazonale
• supporto alle singole realtà nella definizione delle iniziative
• interventi in loco e ad hoc con gruppi adolescenziali
attività di animazione socio culturale nei paesi
Il livello sovralocale
Mantenere la mobilitazione, anche attraverso il collegamento con la progettualità di Veci e
bocia (eventi conclusivi), dei potenziali GAL e Bando Volontariato, di risorse giovanili
improntate agli investimenti sulle imprenditività possibili
Partecipazione alla produzione di opportunità e occasioni per stare in relazione con le scelte,
i passaggi, l’evoluzione dei percorsi scolastici,…
ore
30
120
33
Avere cura e sostenere le responsabilità educative genitoriali
30
Attività di regia ONG
30
TOTALE
Personale
230
NB: In previsione di eventuali iniziative è da presupporre un budget
per acquisto materiale
Durante il tempo di realizzazione ci si preoccuperà del mantenimento della messa in comune dei pensieri,
delle rappresentazioni, dei significati per permettere la definizione di dimensioni culturali socializzate e
maggiormente condivise, anche attraverso materiali documentativi e contributi portati, se richiesti, in eventuali
manifestazioni pubbliche.
Responsabile del progetto per la Coop il Cantiere
Manfredi Pietro
Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 14
IL FARO
per lo sviluppo interculturale del Basso Sebino
Azione 5 INDICAZIONI PROGETTUALI 2012
PREMESSA
Governare i processi di integrazione si sta sempre più rivelando un’operazione complessa (ma auspicata)
in quanto coinvolge un crescente numero di soggetti, di progettualità, di reti, di fondi, ecc.
In questi anni, il lavoro di tenuta, indirizzo e promozione, intersecato al lavoro diretto “sul campo”, a
fianco di un sempre più attivo terzo settore, sta rendendo l’azione dell’interculturalità più fertile e
organica, facendo emergere la necessità di una “regia” istituzionale e di un lavoro di “found-raising”
(attraverso i molteplici bandi esistenti) per integrare le risorse economiche a disposizione..
OBIETTIVI
Le indicazioni progettuali per il 2012 vanno nella direzione di:
• sostenere la realizzazione del progetto “LENTI DI INGRANDIMENTO sull’intercultura nel Basso
Sebino” finanziato dalla Fondazione CARIPLO;
• dare continuità/consolidamento alle “buone prassi” sin qui sperimentate;
• garantire il minimo di agibilità alla funzione di governo e conduzione delle azioni progettuali
previste;
• sollecitare e sviluppare partenrship per la partecipazione a bandi.
AZIONI 2012
A. Interventi a supporto dell’inserimento/inclusione dei minori stranieri e delle loro famiglie nei
contesti scolastici e socio-educativi.
Grazie alle risorse derivanti dal finanziamento CARIPLO al progetto “Lenti di ingrandimento
sull’intercultura nel Basso Sebino”, verrà curata la continuità degli interventi in corso e l’azione di
rinforzo dell’équipe di “agenti”.
Si auspica inoltre lo sviluppo di connessioni con altri ambiti che potrebbero godere della risorsa
“mediazione culturale”: l’extra-scuola, l’orientamento, le scuole materne paritarie, il consultorio
familiare… Particolare attenzione andrà data alla questione “mediazione” presso i servizi sociali e di
tutela minori, con individuazione e coinvolgimento di mediatori competenti e neutri, nonché di risorse
finanziarie ad hoc.
Dettaglio:
o conduzione “tavolo mediazione”
o coordinamento/supervisione degli “agenti allo sviluppo interculturale” (mediatori)
o progettazione e realizzazione di interventi a supporto dell’inserimento/inclusione del minore
straniero e della sua famiglia, in particolare attraverso la risorsa “agente allo sviluppo
interculturale”.
Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 15
n. ore
15
20
200
soggetto
Giancarlo Domenghini
Giancarlo Domenghini
Agenti / mediatori
azione
Conduzione tavolo mediazione
Coordinamento/supervisione interventi mediazione
Intervento per casi di mediazione
B. Monitoraggio e lettura/restituzione fenomeno migratorio nel territorio.
Oltre all’aggiornamento costante del bilancio demografico e del barometro dell’integrazione (con la
nuova rilevazione in occasione degli eventi di “C’è un tempo per…2012”, incrociare altre rilevazioni
possibili e utili (es.: le scuole dell’infanzia, l’orientamento…) anche in funzione degli sviluppi della crisi
economica.
Dettaglio:
o raccolta ed elaborazione dati
o redazione e diffusione appositi report
n. ore
soggetto
azione
10
Giancarlo Domenghini
Elaborazione dati e redazione report
C. Promozione della cultura dell’accoglienza e del confronto interculturale nel territorio.
Conferma della manifestazione “C’è un tempo per… 2012”, sostegno alla realizzazione della 6^ edizione
del Festival di cortometraggi “C’è un tempo per… l’integrazione”, il tutto attraverso la “manutenzione”
della rete esistente, l’interlocuzione con i soggetti (istituzionali, formali e informali) attivi e propositivi
e lo sviluppo delle nuove modalità di coinvolgimento di giovani di seconda generazione avviata con il
progetto “Veci e Bocia”.
Dettaglio:
o conduzione apposito “comitato organizzatore” per la realizzazione di “C'è un tempo per…” 2012;
o costruzione e partecipazione agli eventi previsti da “C'è un tempo per…2012”
o elaborazione e diffusione apposito materiale promozionale di “C'è un tempo per…2012”
n. ore
soggetto
azione
35
Giancarlo Domenghini Regia e promozione “C'è un tempo per…2012” e affini
20
Agenti / mediatori
Realizzazione “C'è un tempo per…2012
Contributo G2
motivazionale
Promozione e realizzazione “C'è un tempo per…2012
forfait
Grafico
Pubblicità “C’è un tempo per…2012”
D. Sostegno alle attività di informazione, consulenza e gestione pratiche e orientamento sociale e
ai servizi per i cittadini stranieri residenti nel territorio.
Tra le molteplici innovazioni legislative e procedurali in materia di immigrazione, per il 2012 bisognerà
tener conto delle seguenti:
- l’entrata in vigore della tassa sul titolo di soggiorno (dal 30 gennaio 2012);
- l’avvio (dal 10 marzo 2012) dell’accordo di integrazione (il cosiddetto “permesso di soggiorno a
punti)
Oltre a sollecitare e disorientare i cittadini italiani e stranieri, queste novità inducono l’attivazione e/o
manutenzione di connessioni operative con gli altri soggetti (istituzionali e non) coinvolti:
- il coordinamento provinciale degli sportelli per l’immigrazione;
- lo Sportello Unico per l’immigrazione della Prefettura di Bergamo;
- i comuni che hanno aderito alla rete di assistenza al cittadino straniero per la compilazione
dell’istanza di rinnovo del titolo di soggiorno (e quelli che vi vorranno aderire);
- gli sportelli sindacali CGIL e CISL di Villongo e Sarnico;
- l’ufficio sociale;
- il servizio di consulenza fiscale / CAF svolto dal sig. Belometti per conto della Conf.s.a.l.;
Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 16
-
il CTP-EdA (per la prenotazione dei test di italiano);
gli Istituti Comprensivi di Villongo, Sarnico e Tavernola per gestione del sistema di passaggio di
informazioni sui nuovi ingressi in Italia (e a scuola) conseguenti all’istanza di ricongiungimento
familiare supportata da Il Faro.
Si ritiene quindi opportuno mantenere un sostegno alla regia dell’attività gestite dallo Sportello
Immigrazione IL FARO.
Dettaglio:
o partecipazione a momenti di coordinamento/supervisione promossi dalla referente dello
Sportello Immigrazione Gina Morzenti;
n. ore
soggetto
Azione
10
Giancarlo Domenghini
Supervisione
E. Governo delle operatività di progetto.
È la funzione chiave di tenuta del lavoro interculturale nel territorio; ha la responsabilità della gestione
delle azioni sopraindicate e in corso, ed è riferimento continuo delle sollecitazioni da altri settori della
società civile e delle istituzioni locali.
Oltre che a consolidare e tenere operativo il “Tavolo stranieri 328” e le connessioni con l’UdP (che
quest’anno dovranno produrre un contributo alla stesura del nuovo Piano di Zona 2012-2014), un lavoro
importante è rappresentato dalle funzioni di promozione, di ricerca e produzione dati e la conduzione di
gruppi di lavoro in funzione delle azioni previste.
Altro aspetto significativo di questa funzione è l’attenzione a consolidare e ottimizzare le connessioni
con le altre progettualità che si rifanno all’Osservatorio Nuove Generazioni, alle istanze del 3° settore
del territorio e agli altri ambiti.
Dettaglio:
o partecipazione ad apposite riunioni e contributo nella redazione dei progetti per la
partecipazione a bandi (es.: bando FEI);
o cura del raccordo e del sostegno allo sviluppo di progettualità affini (es.: “Lenti di
ingrandimento”, 6° Festival di cortometraggi “C’è un tempo per… l’integrazione”, L.23, ecc.);
o conduzione Tavolo Stranieri L328;
o interlocuzione con UdP;
o partecipazione alle riunioni promosse dall’ONG.
n. ore
soggetto
Azione
Operatività x bandi (“Interculture” della Fondazione
20
Giancarlo Domenghini
CARIPLO, bando FEI, ecc.)
10
Giancarlo Domenghini
Operatività per altre Progettualità
15
Giancarlo Domenghini
Conduzione Tavolo Stranieri L328 e interlocuzione UdP
20
Giancarlo Domenghini
ONG
Villongo, 2 febbraio 2012..
Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 17
Giancarlo Domenghini
TITOLO INIZIATIVA
Cofinanziamento di progetti ai sensi dell’art 4, commi 2, lettera g) e 9, lettera d) l.r. n.23/99
“Politiche regionali per la famiglia” e dell’art.36, comma 1, lettera a) l.r. n.1/08 “Testo unico delle
leggi regionali in materia di volontariato, cooperazione sociale, associazionismo e società di mutuo
soccorso”
PIANO OPERATIVO DEL PROGETTO
Titolo del progetto La Lepre e la tartaruga Azione 6
Dell’Associazione Laboratorio Famiglie Solidali
Fase 1
Durata
Soggetti coinvolti
Obiettivo
Attività
Risultati attesi
Descrizione
2 mesi
Ente Capofila: Laboratorio Famiglie Solidali
Partner 1: Parrocchia di Sarnico,
Partner 2: Parrocchia di Villongo,
Partner 3: Parrocchia di Credaro
Partner 4: Fondazione Scuola Materna Sarnico
Partner 5: Ambito Territoriale Monte Bronzone Basso Sebino
• Riformulare, fra i soggetti coinvolti, il patto che sostiene la
partnership/collaborazione
• Individuare targhet specifici
• Verificare la coerenza programmatica del progetto
• Promuovere in maniera coordinata le azioni progettuali
• Incontri fra i referenti dei soggetti coinvolti
• Analisi delle esperienze precedenti, predisposizione e somministrazione
di strumenti a conferma dei bisogni (con coinvolgimento di nuclei
familiari)
• Stesura di un documento di specifica delle offerte di sostegno
• Predisposizione di materiale informativo
- Avvio concordato delle azioni progettuali
- Garantire il diritto all’informazione soprattutto per chi fa più fatica ad
accedervi
- Coerenza dei dispositivi comunicativi
Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 18
Fase 2
Durata
Soggetti coinvolti
Obiettivo
Attività
Risultati attesi
Fase 3
Durata
Soggetti coinvolti
Obiettivo
Attività
Risultati attesi
Descrizione
6 mesi
Ente Capofila: Laboratorio Famiglie Solidali
Partner 1: Parrocchia di Sarnico,
Partner 2: Parrocchia di Villongo,
Partner 3: Parrocchia di Credaro
Partner 4: Fondazione Scuola Materna Sarnico
Partner 5: Coop. Sociale Il Battello
Partner 6: Comune di Sarnico
• ampliare e qualificare il supporto alle famiglie nell’assolvimento dei
compiti educativi attraverso una riorganizzazione dei tempi dei servizi
per l’infanzia
• sostenere i compiti di cura nei momenti della partecipazione sociale
Apertura e ampliamento delle possibilità di accesso agli anticipi e posticipi
scolari e alle esperienze di accoglienza estive anche attraverso una
riduzione delle quote di partecipazione
Organizzazione di momenti di accoglienza di bambini e bambine in
occasione degli impegni sociali e partecipativi dei genitori
- Avere risposto ad esigenze di conciliazione temporale dei lavoratori, con
particolare attenzione alle esigenze delle lavoratrici, in connessione a
specifiche condizioni familiari.
- Incremento dell’interesse dei genitori alle occasioni di esercizio sociale
della propria genitorialità
Descrizione
1 mese
Ente Capofila: Laboratorio Famiglie Solidali
Partner 1: Parrocchia di Sarnico,
Partner 2: Parrocchia di Villongo,
Partner 3: Parrocchia di Credaro
Partner 4: Fondazione Scuola Materna Sarnico
Partner 5: Ambito Territoriale Monte Bronzone Basso Sebino
Realizzare un primo steep di monitoraggio delle esperienze, degli esiti e
dei livelli di soddisfazione delle proposte
Organizzazione di incontri fra operatori e referenti degli enti coinvolti
Predisposizione e somministrazione di gradimento organizzativo ed
educativo delle azioni proposte
Un riscontro fra la bontà delle risposte e la lettura dei bisogni individuati
Emersione di elementi in grado di riorientare l’azione successiva
Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 19
Fase 4
Durata
Soggetti coinvolti
Obiettivo
Attività
Risultati attesi)
Fase 5
Durata
Descrizione
6 mesi
Ente Capofila: Laboratorio Famiglie Solidali
Partner 1: Parrocchia di Sarnico,
Partner 2: Parrocchia di Villongo,
Partner 3: Parrocchia di Credaro
Partner 4: Fondazione Scuola Materna Sarnico
Partner 5: Coop. Sociale Il Battello
Partner 6: Comune di Sarnico
Sperimentare, con alcuni gruppi familiari, “scambi tra quantità e qualità di
tempo educativo” investito
Attivare 3 laboratori e/o occasioni di incontro fra nuclei familiari attorno a
temi riconducibili al rapporto fra compiti genitoriali e qualità del tempo
educativo garantendo, per favorire l’incontro fra genitori, uno spazio di
cura dei figli
Adesione quantitativamente e qualitativamente significativa alle iniziative
Aumento delle competenze e delle disponibilità genitoriali a individuare
formule muove per rispondere alla tenuta di ruolo dentro a tempi
educativi più stretti e ai bisogni di conciliazione dei tempi
Descrizione
2 mesi
Soggetti coinvolti
Ente Capofila: Laboratorio Famiglie Solidali
Partner 1: Parrocchia di Sarnico,
Partner 2: Parrocchia di Villongo,
Partner 3: Parrocchia di Credaro
Partner 4: Fondazione Scuola Materna Sarnico
Partner 5: Coop. Sociale Il Battello
Partner 6: Comune di Sarnico
Partner 7: Ambito Territoriale Monte Bronzone Basso Sebino
Obiettivo
Chiusura delle azioni e realizzazione un momento di verifica progettuale e
di individuazione di ipotesi prosecuzione
Attività
Risultati attesi
Incontri di monitoraggio progettuale per ogni realtà attivata
Incontri di monitoraggio progettuale coordinato a livello di partner
Raccolta di elementi utili alla valutazione del progetto e di indicazioni per la
riprogettazione territoriale
Condivisione degli elementi raccolti ed espressione condivisa di idee,
pareri e stime in merito al percorso realizzato
Gennaio 2012
Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 20
Carla Casati
Le funzioni di Coordinamento dell’ONG 2012
CENTRO
FORMAZIONE
LAVORO
ACHILLE
GRANDI
SOCIETA’
COOPERATIVA
A.R.L.
Le attività riguardanti le funzioni di Coordinamento dell’Osservatorio Nuove Generazioni dei Comuni e della
Comunità Montana del Basso Sebino, fanno riferimento al quadro di sviluppo delle (6) azioni previste, e
alla attenzione al consolidamento del ruolo di strumento socio istituzionale che l’ONG rappresenta per le
politiche promozionali per i minori, i giovani, le famiglie e i migranti del territorio del Basso Sebino.
Funzioni di coordinamento che, dentro alla complessità rappresentata dall’impianto di lavoro, si propone:
come attenzione a “tenere composto” e visibilizzato il quadro di attività proposte
dall’ONG
come attenzione a fare spazio alle integrazioni nel quadro delle attività dell’ONG e al
funzionamento dell’equipe
come attenzione a gestire integrazioni tra parti delle attività ONG e il territorio
•
Il 2012 (anche attraverso esperienza promozionale maturata il progetto Veci e Bocia 2011)
rappresenta una annualità in continuità con le articolazioni progettuali dell’anno precedente, da cui si
mutua l’articolazione in azioni e le innovazioni, di processo e di prodotto, e le reti di connessione attivate
nel corso di quel lavoro. Le azioni in gioco, prevedono occasioni tese a “far vedere e parlare le giovani
generazioni”, ragionare sui “passaggi” giovanili, considerare pubblicamente il senso del lavoro che si va
proponendo. Poi ci sono i genitori/ famiglie e le loro architetture sociali, l’appuntamento di “C’è un tempo
per”…
•
Il lavorio di equipe e gli appuntamenti mensili sono il filo di conduzione e di tenuta dell’ONG.
Interpretare e coordinare questo processo richiede, oltre alla conduzione delle riunioni dell’Osservatorio, di
avere cura delle connessioni, di monitorare le diverse azioni nel loro evolversi, di produrre
documentazione, elaborare prassi comunicative, strumenti e procedure utili al funzionamento del lavoro
dell’equipe ONG.
•
Particolare cura va posta al lavoro teso a aumentare la comunicazione dell’Osservatorio, attraverso
una attenta gestione delle informazioni, dei materiali progettuali e promozionali, verso le reti territoriali
del Basso Sebino (rete amministratori, rete servizi, rete sociale e agenzie, rete giovanile e famiglie) .
In questa logica, alla luce delle esperienze agite nelle precedenti annualità, un piano di riferimento
relativo al rapporto tra attività e tempi prefigura una griglia che potrebbe essere così connotata: Ipotesi
attività – ore - costi 2012 Coordinamento ONG
Coordinare strategie dell’ONG
- Report di fase, documentazione, strumenti di funzionamento organizzativo dell’equipe ONG.
- Preparazione e gestione incontri dello staff ONG
- Interfacciare/monitorare/ azioni previste
- Cura dei processi comunicativi
Gennaio 2012
Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 21
Totale 100 h
Maurizio Noris
Quadro riepilogativo risorse disponibili e incarichi
ONG 2012:
azio
ne
1
2
3
4
5
6
7
Titolo azione
Promozione capitale sociale e associativo del territorio
Animazione minori esperienze tra generazioni
Transizioni giovanili: inforienta su scuola, lavoro, tempo di vita
Promozione delle risorse giovanili imprenditività e
valorizzazione territorio.
Sostegno alla integrazione e all’intercultura
Sostegno alla genitorialità sociale
Coordinamento ONG
Allegato Osservatorio Nuove GenerAzioni 22
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Romano
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ADS per tipologia di fragilità
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Persone
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Persone
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Persone con
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tipologia amministratori di sostegno
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ospiti in
strutture
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volontari
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in carico
servizi
sociali
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volontari
per pers.
in carico
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altro ente
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carico
sindaco o
altro ente
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90
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70
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5
prestazioni territoriali a sostegno dell'ads
informazioni generali
aiuto predisp. ricorso
aiuto individuaz. ads
presa in carico individ. ads
aiuto stesura relazione sociali
aiuto compil. Rendiconto
aiuto tenuta contatti c/o servizi spec.
aiuto rapporti con beneficiario
aiuto rapporti con altri servizi
supporto al ruolo
aiuto gesione atti straord. amm.ne
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7
TUTELE DEI PAZIENTI IN CARICO AI SERVIZI SANITARI
interdizioni
ads
inabilitazioni
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DOVE VIVONO LE PERSONE CON PROTEZIONE GIURIDICA
a domicilio
in struttura
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ADS IN CARICO AI SERVIZI SANITARI
servizi
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extrafamiglia
100
80
in famiglia
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14
COMUNITA’ MONTANA LAGHI BERGAMASCHI
AMBITO DEL BASSO SEBINO
CONVENZIONE TRA I COMUNI E LA COMUNITA’
MONTANA
LAGHI
BERGAMASCHI
PER
LA
GESTIONE IN FORMA ASSOCIATA DEL SERVIZIO
DI INFORMAGIOVANI
PREMESSO
- che
la
Comunità
Montana
Monte
dei
Laghi
Bergamaschi ha avviato e gestisce, su delega dei
Comuni appartenenti alla Comunità Montana stessa, i
servizi di informa giovani ed orientamento, quali
strumenti privilegiati a sostegno delle politiche
giovanili;
- che l’esercizio in forma associata di servizi, soprattutto
per gli enti di minore dimensione, assicura una
migliore qualità del servizio, una gestione uniforme
sull’intero territorio interessato e un contenimento
delle spese (meno personale amministrativo, maggiore
potere contrattuale e corrispettivo orario inferiore
rispetto ai costi di mercato, equa distribuzione delle
risorse regionali, equità nella compartecipazione degli
eventuali costi a carico dei cittadini);
- che l’art.9, comma 3, della legge regionale 27 giugno
2008 n.19, dispone che ogni servizio o funzione gestito
1
in forma associata dalla Comunità Montana è regolato
da apposita convenzione che ne determina le modalità
e condizioni di svolgimento, l’imputazione delle
relative
spese,
incluse
quelle
riferibili
all’organizzazione, nonché gli obblighi reciproci degli
enti;
- ai fini dello svolgimento in forma associata di funzioni
e servizi è pertanto necessario procedere alla stipula di
apposita convenzione, ai sensi dell’art. 30 del D.Lgs. n.
267 del 18 agosto 2000;
- che la presente convenzione aggiorna e sostituisce la
precedente convenzione relativa all’informagiovani,
sottoscritta con durata fino al 2015, poiché si sono
verificati cambiamenti sostanziali nelle adesioni dei
Comuni al servizio in oggetto, e si sono verificati
cambiamenti nell’Ente capofila.
Tutto ciò premesso, si conviene e si stipula quanto segue:
ART. 1 – OGGETTO E FINI
La Comunità Montana Monte dei Laghi Bergamaschi ed i:
- Comune di Adrara San Martino
- Comune di Adrara San Rocco
- Comune di Credaro
- Comune di Foresto Sparso
- Comune di Gandosso
- Comune di Parzanica
2
- Comune di Sarnico
- Comune di Tavernola Bergamasca
- Comune di Viadanica
- Comune di Vigolo
si accordano per gestire in forma associata il servizio di
Informagiovani ed orientamento.
1. Il servizio informagiovani dovrà prevedere:
- l’attività di apertura al pubblico (attività di front
office), nella quale offrire informazioni e servizi
specifici nei seguenti settori: formazione, lavoro,
opportunità di studio e lavoro all’estero, servizi alla
persona del territorio, mobilità internazionale, servizio
civile nazionale e servizio volontario europeo, turismo,
tempo libero, offerta culturale. Nell’ambito di questa
attività è prevista l’attività di classificazione e
organizzazione del materiale presente presso la sede del
servizio informagiovani, al fine di renderlo facilmente
accessibile a chi ne fa richiesta utilizzando e definendo
strumenti appropriati;
- l’attività di back office, finalizzata al reperimento e
aggiornamento del materiale e alla produzione di
materiale informativo specifico;
- l’attività di territorio e l’attività nelle scuole, finalizzata
alla
promozione
dell’informagiovani
e
alla
3
progettazione e realizzazione di attività specifiche di
informazione e orientamento, nonché all’attività di
ampliamento e manutenzione della rete con i soggetti
locali significativi e con le fonti informative;
- l’attività di raccordo con il coordinamento e la
progettazione, programmazione e valutazione delle
attività.
L’orientamento, considerato come un processo personale,
continuo e autonomo di educazione alla scelta, dovrà avere la
finalità di favorire nelle persone una riflessione rispetto alle
proprie
risorse
e
capacità
individuali
per
affrontare
attivamente le fasi di passaggio, quali:
- la transizione formazione/formazione (il passaggio
dalla scuola media all’assolvimento dell’obbligo e al
completamento del ciclo di studi secondario, da questo
ai percorsi formativi post-diploma o all’Università);
- la transizione formazione/lavoro (il passaggio dalla
scuola superiore o dall’università al mondo del lavoro);
- la transizione lavoro/formazione (il reinserimento in
contesti formativi di soggetti attualmente impegnati in
ambito lavorativo).
ART. 2 – ENTE CAPOFILA E GESTIONE DEL
SERVIZIO
La Comunità Montana Monte dei Laghi Bergamaschi è
4
capofila per la gestione dei servizi.
La sede del servizio viene individuato nel territorio del
Comune di Sarnico, con antenne territoriali decentrate in
alcuni comuni del Basso Sebino.
ART. 3 – RAPPORTI FINANZIARI
I rapporti finanziari fra gli enti associati sono ispirati al
principio della solidarietà e della equa ripartizione degli
oneri. Le spese per la gestione dei servizi oggetto della
convenzione sono a carico degli enti convenzionati.
Il servizio verrà così finanziato:
a) una quota pari a 14.000,00 € carico del Comune di
Sarnico;
b) il resto a carico dei Comuni da suddividersi in base agli
abitanti al 31.12 di ogni anno.
c) Qualora si verifichino condizioni di bilancio che lo
consentano, un
contributo annuo
della Comunità
Montana, fino ad un massimo di € 5.000,00;
La Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi provvederà a:
1) predisporre, entro il mese di ottobre di ogni anno, un
preventivo analitico di tutte le spese per la gestione del
servizio relative all’anno successivo, con il riparto delle
stesse a carico di ciascun Comune convenzionato ed a
trasmetterlo, dopo che questo avrà ottenuto il parere
favorevole della Consulta dei Sindaci dei Comuni
5
aderenti, ai Comuni interessati affinché provvedano ad
iscrivere nel proprio bilancio di previsione dell’anno
successivo la quota di spesa di pertinenza.
2) predisporre, entro il mese di marzo di ciascun anno, il
rendiconto della gestione dell’anno precedente con il
relativo riparto definitivo e ad inviarlo ai Comuni.
3) I Comuni provvederanno al pagamento di quanto dovuto
in due rate: la prima, pari al 50% di quanto previsto in
sede di preventivo di spesa, da liquidare entro il mese di
gennaio; la seconda entro 30 giorni dalla data di invio del
consuntivo di spesa. Nel caso di
ritardato pagamento
delle quote, rispetto al termine assegnato, verranno
addebitati gli interessi legali.
ART. 4 – FORME DI CONSULTAZIONE E VIGILANZA
La programmazione, le consultazioni, le verifiche ed il
controllo dei servizi competono alla Consulta dei Sindaci dei
Comuni aderenti.
La Consulta è convocata dal Presidente dell’Assemblea dei
Sindaci con invito scritto.
Essa si riunisce obbligatoriamente, esprimendo parere:
-
nel mese di marzo per l’esame della gestione dell’anno
precedente;
-
nel
mese
di
novembre
per
la
programmazione
dell’esercizio successivo;
-
ogni qualvolta si renda necessario.
6
La riunione è valida con la presenza della maggioranza degli
aventi diritto in prima convocazione; con almeno un terzo
degli aventi diritto in seconda convocazione.
La Consulta esprime i propri pareri a maggioranza dei
presenti, su ogni argomento trattato.
Le funzioni di segretario della commissione saranno svolte da
un
dipendente
della
Comunità
Montana
dei
Laghi
Bergamaschi.
ART. 5 – DURATA - RECESSO
La
presente
convenzione
ha
durata
dalla
data
di
sottoscrizione fino al 31 Marzo 2015 (data di scadenza del
Piano di zona 2012-2014).
Il recesso è subordinato alle scelte relative all’intero Piano di
Zona ed è regolato nelle modalità dall’Accordo di
programma per la gestione del Piano di Zona 2012-2014
Non è prevista la possibilità di recedere dal solo
informagiovani.
Letto e sottoscritto
Villongo, lì
- Comunità Montana Laghi Bergamaschi
- Comune di Adrara San Martino
- Comune di Adrara San Rocco
- Comune di Credaro
- Comune di Foresto Sparso
7
- Comune di Gandosso
- Comune di Parzanica
- Comune di Sarnico
- Comune di Tavernola Bergamasca
- Comune di Viadanica
- Comune di Vigolo
8
ACCORDO COLLABORAZIONE TRA
FONDAZIONE IKAROS
e
LA COMUNITA’ MONTANA DEI LAGHI BERGAMASCHI
AMBITO DEL BASSO SEBINO
Per il progetto:
SFA MINORI
“PERCORSI EDUCATIVI E DI ORIENTAMENTO PER ADOLESCENTI A RISCHIO”
Premesso che
-
Con decreto della Direzione Generale Famiglia, Conciliazione, Integrazione e
Solidarietà Sociale- DGR n. IX/694 del 26 ottobre 2010- Fondazione Ikaros è stata
accreditata sperimentalmente per un biennio l’unità d’offerta SFA MINORI
denominata “Percorsi educativi e di orientamento per adolescenti a rischio”.
-
Fondazione IKAROS gestisce l’unità d’offerta sociale per l’erogazione di percorsi
educativi individualizzati/percorsi
di inserimento guidato al mondo del lavoro,
secondo il progetto approvato dalla Direzione Generale Famiglia, Conciliazione,
Integrazione e Solidarietà Sociale.
-
Le competenze di Fondazione IKAROS, anche attraverso l’utilizzo di una propria
rete qualificata di operatori accreditati e/o autorizzati, comprendono l’erogazione
dei seguenti servizi di:
-
colloquio di accoglienza (verifica requisiti destinatario – colloquio di
orientamento e fornitura di informazione sui servizi disponibili –
presa in carico del destinatario);
-
colloquio
individuale
approfondito
delle
specialistico
problematiche
(colloquio
e
delle
per
un
esame
caratteristiche
del
destinatario – redazione CV del destinatario);
-
incremento delle competenze o della riqualificazione delle persone
integrando l’attività lavorativa con specifici percorsi di formazione
individuali o di gruppo);
Accordo Fondazione IKAROS SFA Minori 1
1
-
promozione dei progetti di stage e project work per l’inserimento
lavorativo;
-
-
tutoring e counseling orientativo;
-
tutoring e supporto allo studio;
-
scouting aziendale e ricerca attiva del lavoro;
-
laboratorio dinamiche relazionali;
il modello di policy che governa l’azione di Fondazione IKAROS, basato sulla
centralità della persona e la valorizzazione del capitale umano attraverso
l’implementazione di interventi mirati al raggiungimento di obiettivi specifici e
personalizzati;
-
la necessità, emersa da un confronto con le scuole e i Servizi Sociali del Territorio,
di una puntuale attuazione di concrete azioni volte a prevenire la dispersione
scolastica e incrementare l’occupazione e l’occupabilità di adolescenti a rischio di
drop out sociale;
-
la necessità, al fine di rispondere in maniera unitaria a tutti i bisogni espressi dal
ragazzo, di istituire delle rete territoriali con i Servizi che hanno in carico l’utente
attraverso la stesura di protocolli d’intesa.
-
l’esigenza emersa dalla Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi di usufruire dei
servizi previsti dal progetto presentato da Fondazione IKAROS;
TUTTO CIÒ PREMESSO
l’Assemblea dei Sindaci del Basso Sebino, l’Ente Capofila Comunità Montana dei Laghi
Bergamaschi (di seguito denominata Comunità Montana) e la Fondazione Ikaros
condividono e concordano quanto segue:
Art. 1 – Finalità
Il progetto si pone i seguenti obiettivi:
Accordo Fondazione IKAROS SFA Minori 2
2
-favorire una presa in carico globale dell’utente e della famiglia come “portatore di
bisogni” espressi e non espressi;
- consolidare un sistema di rete territoriale tra servizi specialistici, servizi sociali,
aziende e istituzioni scolastiche;
-supportare la famiglia nella definizione di un piano educativo per la gestione di figli
adolescenti
- supportare la famiglia ad affrontare le problematiche di disagio dei figli
-supportare la famiglia nell’implementazione di una comunicazione e relazione
efficace con i figli
- supportare gli adolescenti nell’individuazione di strategie atte a consolidare una
propria identità “positiva”
-prevenire comportamenti di devianza
-prevenire la dispersione scolastica
- orientare l’adolescente nella definizione di un percorso formativo o professionale
individuando le competenze tecniche e trasversali aumentando il senso di autoefficacia
- favorire la transizione dal percorso scolastico all’inserimento lavorativo supportando
l’adolescente nella fase preliminare di scelta professionale.
- supportare l’adolescente nelle fasi iniziali di ingresso nel mondo del lavoro attraverso
percorsi formativi e orientativi mirati alla buona riuscita dell’inserimento.
- garantire l’erogazione di una formazione adeguata per favorire l’integrazione nel
contesto lavorativo
- supportare i Servizi del Territorio a la scuola nella gestione di utenti in drop –out
sociale.
Art. 2 – Beneficiari
Adolescenti dai 14 ai 18 anni per il “percorso educativo individualizzato” e adolescenti
dai 16 ai 18 anni per il “Percorsi di inserimento guidato al mondo del lavoro”.
Art. 3 – Istruttoria
Le richieste di accesso allo SFA MINORI pervengono dall’Equipe Minori di Ambito. Il
Servizio di segretariato sociale Comunale pertanto segnalerà all’Ambito il bisogno.
Accordo Fondazione IKAROS SFA Minori 3
3
Il progetto individualizzato verrà condiviso con il Servizio Sociale di competenza e con
la famiglia.
Art. 4 – Fondo di sostegno
In linea con quanto previsto dal progetto, la Comunità Montana mette a disposizione il
lavoro dei propri operatori sociali (per un importo di € 5.000) per il monitoraggio e la
condivisione dell’attività progettuale.
Il progetto prevede inoltre l’attivazione di tirocini durante i quali ai ragazzi viene
erogata una borsa lavoro. La Comunità Montana si impegna a sostenere le borse
lavoro erogate da Fondazione Ikaros per l’importo di € 2.500. , previa autorizzazione
e impegno di spesa del Comune presso il quale il minore è residente.
Art. 5 – Utilizzo degli strumenti di supporto al reddito
Il progetto prevede una quota d’iscrizione di € 100 a carico della famiglia. I rispettivi
Comuni potranno decidere di intervenire in sostituzione della famiglia qualora lo
ritenessero opportuno.
Art. 6 – Monitoraggi
Due volte all’anno (giugno 2012 e dicembre 2012) Fondazione Ikaros invierà alla
Comunità Montana i report delle azioni promosse a favore dei cittadini, evidenziando il
numero di servizi erogati, suddivisi per Comune di residenza del cittadino.
Art. 7 – Durata
Il presente accordo ha validità dal momento della sottoscrizione fino al 31 dicembre
2012.
Nel caso in cui una delle due parti intenda recedere dall’accordo dovrà darne
comunicazione alla controparte con 30 giorni di preavviso.
Accordo Fondazione IKAROS SFA Minori 4
4
Art. 8 – Norme transitorie e finali
Per quanto non previsto dal presente accordo si fa riferimento alla normativa vigente
in materia.
Fondazione Ikaros
Daniele Nembrini
Per la Comunità Montana
La Responsabile dell’Ufficio di Piano
Dott.ssa Francesca Bianchi
Assemblea dei Sindaci
Villongo, …………………………….
Accordo Fondazione IKAROS SFA Minori 5
5
ACCORDO DI COLLABORAZIONE TEMPORANEA
PER LA GESTIONE DI AZIONI DI INTEGRAZIONE
LAVORATIVA DEI SOGGETTI SVANTAGGIATI
(ai sensi dell’art 119 del dlgs 267/2000)
Tra
Fondazione IKAROS – sede legale in via Casalino, 18 – 24120 Bergamo Rappresentata dal Presidente Sig. Nembrini Daniele nato a Trescore Balneario (BG) il
20/04/1968
e
il Consorzio Servizi Val Cavallina – sede legale in via Don Zinetti, 1 – Rappresentata
dal Responsabile Servizi Sociali Benvenuto Gamba nato a Alzano Lombardo il
19.01.1963;
la Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi- ambito Basso Sebino- Rappresentata
dalla Responsabile Servizi Sociali Francesca Bianchi nata a Calcinate il 21.08.1971
Premesse
-
le L.R. del 28 settembre 2006 n. 22 “Il mercato del lavoro in Lombardia” e L.R. del
6 Agosto 2007 n. 19 “Norme sul sistema educativo di Istruzione e Formazione della
Regione Lombardia”, in cui si esprime la volontà del Legislatore di attuare
interventi finalizzati alla promozione dello sviluppo occupazionale;
-
Fondazione IKAROS è un ente accreditato presso la Regione Lombardia all’albo
degli operatori pubblici e privati per l’erogazione dei Servizi al Lavoro e per la
Formazione Professionale;
-
le competenze di Fondazione IKAROS, anche attraverso l’utilizzo di una propria
rete qualificata di operatori accreditati e/o autorizzati, comprendono l’erogazione
dei seguenti servizi di:
-
colloquio di accoglienza (verifica requisiti destinatario – colloquio di
Allegato accordo Fondazione IKAROS – ambiti area lavoro 1
orientamento e fornitura di informazione sui servizi disponibili –
presa in carico del destinatario);
-
colloquio
individuale
approfondito
delle
specialistico
problematiche
(colloquio
e
delle
per
un
esame
caratteristiche
del
destinatario – redazione CV del destinatario);
-
bilancio
di
competenze
(analisi
delle
esperienza
formative,
professionali e sociali);
-
incremento delle competenze o della riqualificazione delle persone
integrando l’attività lavorativa con specifici percorsi di formazione
individuali o di gruppo;
-
promozione dei progetti di stage e project work per l’inserimento
lavorativo;
-
tutoring e counseling orientativo;
-
scouting aziendale e ricerca attiva del lavoro;
-
consulenza e supporto all’auto-imprenditorialità;
-
accompagnamento
con
azioni specifiche
per
inserimento
dei
lavoratori svantaggiati e con disabilità;
-
le competenze in materia di integrazione dei soggetti svantaggiati, ai sensi
dell’articolo 6 e dell’articolo 22 della legge 328/2000 e della legge regionale
3/2008, da parte dei Comuni dell’Ambito Territoriale della Val Cavallina, della
Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi- ambito del Basso Sebino -
e del
Consorzio Servizi Val Cavallina in qualità di ente capofila per l’attuazione del piano
di zona per il triennio 2009-2011;
-
il modello di policy che governa l’azione di Fondazione IKAROS, basato sulla
centralità della persona e la valorizzazione del capitale umano attraverso
l’implementazione di interventi mirati al raggiungimento di obiettivi specifici e
personalizzati;
-
la necessità, emersa nel tessuto socio/produttivo locale, di una puntuale attuazione
di concrete azioni volte a favorire l’inserimento lavorativo, l’accompagnamento,
l’orientamento al lavoro e il continuo sviluppo delle competenze delle singole
persone;
Allegato accordo Fondazione IKAROS – ambiti area lavoro 2
-
l’esigenza emersa dal Consorzio Servizi Val Cavallina e dalla Comunità Montana dei
Laghi
Bergamaschi-
Sebino-
ambito
del
Basso
di usufruire dei servizi formativi e del lavoro tra quelli offerti da
Fondazione IKAROS;
Concordano:
-
di promuovere il presente protocollo di intesa per la gestione dei servizi formativi e
del lavoro in supporto alle competenze, specifiche in materia, dei Comuni
dell’Ambito Territoriale ai sensi della legge 328/2000 e L.R. 3/2008.
-
che Fondazione IKAROS si impegna a:
a) realizzare uno o più servizi di:
-
informazione ed analisi dei fabbisogni;
-
accoglienza,
selezione,
orientamento
delle
persone/aziende interessate all’inserimento lavorativo o
alla formazione;
-
realizzazione dei servizi di formazione, stage, project
work, incontro tra domanda e offerta, accompagnamento
e
supporto
all’avviamento
imprenditoriale
o
all’inserimento lavorativo in azienda;
b) supportare il segretariato sociale del Consorzio Servizi Val Cavallina e
della Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi nella gestione di
persone in condizione di fragilità sociale e lavorativa;
c) garantire la trasmissione in forma elettronica al Consorzio Servizi Val
Cavallina e la Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi, di un report
quindicinale sulle opportunità lavorative e formative attive;
-
che il Consorzio Servizi Val Cavallina e la Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi
si impegnano a:
a) mettere a disposizione di Fondazione Ikaros, presso la sede dei
servizi sociali della Val Cavallina – Centro Zelinda, spazi e strumenti
adeguati allo svolgimento di quanto previsto dal presente protocollo e gli
spazi del segretariato sociale del Basso Sebino sede operativa di Villongo;
Allegato accordo Fondazione IKAROS – ambiti area lavoro 3
b) a collaborare, per quanto di competenza, con proprio personale alle
azioni previste dal presente protocollo;
c) a trasmettere ai Comuni, per l’affissione all’Albo Comunale, del report
delle
opportunità
lavorative
e
formative
che
Fondazione
Ikaros
trasmetterà periodicamente;
-
che il presente accordo ha validità dal giorno 1 Giugno 2010 fino al giorno 31
Dicembre 2012;
- che il costo per la gestione dello sportello secondo quanto specificato nell’allegato 1
è pari Euro 12.000,00 dei quali Euro 4.000,00 saranno cofinanziati da Fondazione
Ikaros visto la collaborazione in essere sul territorio; Euro 4.000,00 dal Consorzio
Servizi Val Cavallina
e Euro 4.000,00 dalla Comunità Montana dei Laghi
Bergamaschi- ambito del Basso Sebino.
- Che tale accordo potrà essere sottoposto anche a radicale revisione, a seguito di
accordi istituzionali con la Provincia per quanto di competenza nel settore lavoro e
con i centri per l’impiego. In tal caso si rivedrà l’accordo con fondazione IKAROS
subordinandolo alle eventuali nuove risorse di questo quarto soggetto coinvolto, e si
rivedrà conseguentemente l’impegno economico degli ambiti a favore della
Fondazione.
Firme dei rappresentanti:
SIGLA E TIMBRO
NOME COGNOME
FIRMA
Per Consorzio Servizi Val Cavallina:
Sig. Benvenuto Gamba
Per
Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi
Allegato accordo Fondazione IKAROS – ambiti area lavoro 4
__________________
Sig.ra Francesca Bianchi
________________
Per Fondazione IKAROS:
Sig. Daniele Nembrini
Bergamo, ……. Luglio 2010
Allegato accordo Fondazione IKAROS – ambiti area lavoro 5
___________________
ALLEGATO 1
PROGETTO: SPORTELLO ORIENTAMENTO E RICERCA ATTIVA DEL LAVORO
Obiettivo:
Obiettivo principale del progetto è favorire e migliorare l’accesso al mondo del
lavoro, la partecipazione e la posizione di persone svantaggiate (ultracinquantenni,
disabili, extracomunitari), e giovani inoccupati che si affacciano per la prima volta
al mondo del lavoro.
La crisi economica che coinvolge l’intero territorio nazionale ha interessato in modo
particolare
la
realtà
produttiva
della
Valcavallina
e
del
Basso
Sebino,
contraddistinta dalla presenza di un numero considerevole di aziende di dimensioni
ridotte sprovviste degli strumenti necessari per poter affrontare la situazione critica
attuale. Come conseguenza si è registrato un forte aumento della disoccupazione
che ha colpito in particolare le categorie più svantaggiate della popolazione che
non possiedono le risorse adeguate per il reinserimento lavorativo.
Il progetto si rivolge quindi in prima istanza a quelle persone che a causa della crisi
hanno perso il lavoro e che si contraddistinguono per una bassa scolarità, una
mancanza di qualifica professionale, una scarsa conoscenza della lingua italiana e
fragilità personali dovute ad un’invalidità.
In secondo luogo, il progetto coinvolge giovani che hanno di recente terminato il
percorso scolastico e faticano a trovare possibili sbocchi professionali adeguati alle
loro competenze.
Infine, attraverso la collaborazione con i centri per l’impiego, sarà richiesta una
forte collaborazione alle aziende del territorio con lo scopo di costruire una rete che
garantisca un continuo aggiornamento rispetto alle opportunità di lavoro offerte e
alle possibilità di attivare tirocini professionalizzanti e/o finalizzati all’inserimento
lavorativo.
Modalità di realizzazione:
Si prevede la creazione di due sportelli del lavoro collocati nelle seguenti sedi: per
quanto riguarda l’ambito della Valcavallina presso il Centro Zelinda all’interno del
Segretariato Sociale della Comunità Montana sede operativa di Villongo.
Allegato accordo Fondazione IKAROS – ambiti area lavoro 6
Gli sportelli prevedranno la presenza di un operatore qualificato che sulla base dei
bisogni dell’utenza, individuerà i possibili percorsi.
Nello specifico i servizi offerti dallo sportello ricadranno nell’ambito di tre principali
linee di intervento:
•
sportello informativo
•
ricerca attiva
•
orientamento, formazione e accompagnamento al lavoro
Lo sportello informativo si rivolge agli utenti che hanno un progetto professionale
chiaro e possiedono gli strumenti per la ricerca autonoma del lavoro, offrirà quindi
tutte le informazioni utili per facilitare la ricerca lavorativa dell’utente.
Il servizio di ricerca attiva è indirizzato agli utenti sprovvisti di strumenti adeguati
per una efficace ricerca del lavoro. L’operatore qualificato supporterà la persona
nella stesura del CV e della lettera di presentazione e, attraverso la simulazione di
un colloquio di lavoro, faciliterà all’utente l’accesso al mondo del lavoro.
Un’ulteriore supporto all’utente prevede la ricerca di annunci di lavoro attraverso il
web.
Il servizio orientamento, formazione e accompagnamento al lavoro è rivolto alle
seguenti categorie di utenti:
- giovani in cerca di una prima occupazione
- disoccupati che hanno necessità di riqualificarsi
- extracomunitari
- disabili
e si strutturerà attraverso:
- accoglienza
- bilanci di competenze
- counselling orientativo o riorientativo
- colloqui motivazionali
Allegato accordo Fondazione IKAROS – ambiti area lavoro 7
- stage orientativi, formativi o finalizzati all’inserimento lavorativo attraverso
attività di tutoraggio di un operatore esperto. In particolare le azioni di tutoraggio
e di accompagnamento al lavoro permettono la verifica delle competenze del
lavoratore all’interno di contesti lavorativi strutturati, nonché l’acquisizione di
nuove competenze tecniche e trasversali da parte dei lavoratori.
Per alcune categorie di utenti che hanno bisogno di una formazione specifica e
riqualificante, si proporrà il sistema della dote della Regione Lombardia presso le
sedi di Ikaros più vicine territorialmente alle esigenze dell’utenza.
Affinché il progetto ottenga dei buoni risultati è necessario creare un momento di
incontro durante il quale l’operatore stabilisce e condivide con l’equipe degli
assistenti sociali che presidia il territorio una serie di criteri in base ai quali l’utenza
sarà avviata ai servizi dello sportello. Senza tali criteri si corre il rischio di dedicare
tempo e risorse a persone che per diversi motivi non hanno i requisiti minimi per
accedere al mondo del lavoro.
Infine, per garantire un servizio efficace finalizzato all’inserimento lavorativo,
l’operatore qualificato, in collaborazione con i centri per l’impiego di competenza,
costituirà una banca dati di offerte lavorative attraverso uno scambio continuo di
informazioni con la rete aziendale.
Nello specifico l’operatore si muoverà sul territorio raccogliendo direttamente dalle
aziende
l’offerta
e
proponendo
a sua volta tirocini formativi o finalizzati
all’inserimento.
Tempi:
I tempi di presenza dell’operatore qualificato saranno così distribuiti:
- 4 ore di sportello aperto al pubblico e 4 ore dedicate ai colloqui per i servizi di
“ricerca attiva” e “orientamento, formazione e accompagnamento al lavoro” per
l’ambito Valcavallina presso il centro Zelinda di Trescore Balneario.
- 4 ore di sportello aperto al pubblico e 4 ore dedicate ai colloqui per i servizi di
“ricerca attiva” e “orientamento, formazione e accompagnamento al lavoro” per
l’ambito del Basso Sebino presso sede del segretariato sociale.
- 8 ore dedicate alle visite in azienda
Allegato accordo Fondazione IKAROS – ambiti area lavoro 8
Le aperture al pubblico potranno subire dei cambiamenti in base all’affluenza delle
persone registrata nei primi due mesi di attività previo accordo con i servizi della
Valcavallina e del Basso Sebino.
Le tempistiche dei diversi interventi per singola persona, pur subendo piccole
variazioni in conseguenza delle caratteristiche dell’utenza, saranno le seguenti: ai
servizi offerti dallo sportello informativo saranno dedicate da una ad un massimo di
due ore, alle attività per la ricerca attiva saranno destinate complessivamente un
massimo
di
4
ore,
infine
i
servizi
per
l’orientamento,
la
formazione
e
l’accompagnamento al lavoro saranno suddivisi in vari incontri per un massimo di
10 ore. Il monte ore che sarà messo a disposizione della persona nel caso in cui sia
attivato un tirocinio in azienda sarà valutato di volta in volta e potrà estendersi su
diverse mensilità.
N.B: Durante le attività di Sportello, nei tempi e nei modi sopraindicati, rientreranno
anche i servizi previsti e finanziati dal nuovo piano provinciale disabili 2010-2012
quali ad esempio le visite aziendali e colloqui con utenti già in carico ai servizi
sociali del territorio.
Strumenti:
Si prevede di utilizzare ogni strumentazione utile al fine di costruire due banche
dati complementari: la prima contenente tutte le informazioni di tipo professionale
delle persone incontrate, la seconda inerente le schede delle aziende. Particolare
attenzione sarà rivolta alla redazione di materiale consultabile con facilità da tutti
gli interlocutori del servizio.
Inoltre saranno impiegati materiale informativo, brochure, schede e questionari
specifici
per
il
bilancio
delle
competenze,
registri,
report,
documenti
per
l’autorizzazione al trattamento dei dati personali.
Strumenti per la valutazione delle attività:
Il progetto è costruito sulla base del principio di centralità della persona all’interno
del servizio, ciò significa che gli interventi saranno progettati e realizzati a partire
dall’analisi dei bisogni dell’utente. Per non perdere di vista tale fondamento e per
Allegato accordo Fondazione IKAROS – ambiti area lavoro 9
garantire un continuo rinnovamento e miglioramento del servizio sarà predisposto
un questionario di soddisfazione da somministrare all’utenza a conclusione del loro
percorso all’interno dello sportello.
Allegato accordo Fondazione IKAROS – ambiti area lavoro 10
Coop.sociale Interculturando
Via Grossich, 33 20131 – Milano –
Tel. 3336740751
[email protected] - www.interculturando.it
C.F. e P.I.V.A. 13442580158
ISTITUTO
COMPRENSIVO
VILLONGO
via Volta, 1 24060 Villongo (Bg) tel 035927200
fax 035925024 [email protected]
ISTITUTO COMPRENSIVO
STATALE
"EUGENIO DONADONI"
SARNICO (BG)
Via P.A. Faccanoni, 11 – 24067
SARNICO (BG)
Tel. 035/910446 035/910446 - Fax.
035/914789
PROGETTO
LENTI D’INGRANDIMENTO
SULL’INTERCULTURA
NEL BASSO SEBINO
Anni scolastici 2011-2012 e 2012-2013
Finanziato da
Bando 2010
Promuovere percorsi di integrazione
interculturale tra scuola e territorio
Descrizione
Venendo meno le energie umane, organizzative ed economiche, sia nella scuola che negli enti locali, con questo progetto pluriennale (anni scolastici
2011-12 e 2012-13), attraverso il partenariato costituito tra la coop. Interculturando (ente capofila), gli I.C. di Villongo e Sarnico, in rete con l’ambito
territoriale del Basso Sebino e i soggetti del 3° settore attivi in ambito multiculturale, si intendono creare le condizioni istituzionali, progettuali e
finanziarie per garantire una gestione strutturata e condivisa di percorsi di integrazione interculturale tra scuola e territorio, valorizzando e
“conservando” quanto (prassi, strumenti, risorse umane, competenze…) fino ad ora già messo in campo e sperimentato con successo, continuando
così a interpretare il concetto di intercultura partendo dai processi educativi e di cittadinanza e a valorizzare la scuola come uno dei primi e prioritari
contesti per realizzare una reale integrazione.
Obiettivi
A- Favorire il protagonismo dei genitori; quelli stranieri da coinvolgere subito all’inizio del percorso scolastico dei propri figli, sia quelli che iniziano
dalla classe prima sia quelli che si inseriscono a percorso scolastico inoltrato), quelli italiani da aiutare a superare timori e pregiudizi nei confronti di
questa “nuova” presenza in modo che tutti si diventi soggetti attivi dei cambiamenti correlati ai processi di integrazione. Quindi nella scuola primaria,
l’ambito prioritario di intervento individuato è quello delle relazioni tra la scuola e le famiglie.
B- Sostenere il percorso scolastico degli alunni di origine straniera, in particolare nell’acquisizione delle competenze linguistiche necessarie per
garantire il successo scolastico. Quindi nella scuola secondaria di primo grado, l’ambito prioritario di intervento individuato è quello dell’italiano lingua
seconda, per il quale programmare interventi riguardanti il rafforzamento dell’ITALSTUDIO.
Strategie
Il progetto “LENTI D’INGRANDIMENTO sull’INTERCULTURA nel basso sebino” si sviluppa attraverso multi-azioni che si riproducono in modo
speculare sui due Istituti Comprensivi partner e sui due anni scolastici 2011-12 e 2012-13. Con questo approccio orizzontale (tutti i plessi scolastici) e
verticale (seguendo lo scorrere dei mesi dell’anno scolastico) si cercherà di contaminare/segnare il maggior numero di comunità locali e scolastiche
degli 8 paesi del basso sebino coinvolti.
Nella scuola primaria, l’aggancio con le famiglie viene promosso in occasione dell’ingresso nel percorso scolastico attraverso le assemblee per i
genitori con figli nelle classi prime (a inizio settembre). Questa prima sollecitazione ai genitori viene accompagnata da eventi culturali e dalla proposta
di partecipare ad un corso di formazione per “animatori di convivenza” (ottobre-dicembre). Lo sbocco di questa formazione saranno le diverse
proposte animative (laboratori narrativi e gemellaggi interculturali) che matureranno nei singoli plessi (febbraio-maggio), fino a sfociare a fine anno
scolastico (giugno) in eventi di aggregazione e festa. Trasversale sarà invece l’attenzione ai nuovi arrivi (sia di alunni che di genitori) conseguenti ai
ricongiungimenti familiari.
L’operazione si ripeterà l’anno successivo, riuscendo così sia a consolidare il protagonismo dei genitori coinvolti nel primo anno, sia ad incrociare altri
genitori “in ingresso”, con l’auspicato risultato di validazione di buone prassi da riconfermare per gli anni scolastici successivi.
2
1-Azioni SCUOLA-FAMIGLIA
3.2.1 Dispositivo di mediazione culturale
3.2.2 Corso di formazione per animatori di convivenza
3.2.3 Laboratori narrativi e esperienziali
3.2.4 Gemellaggi interculturali
3.2.5 Eventi culturali di sensibilizzazione
3.2.6 Eventi di aggregazione e animazione interculturale
3.2.7 Sportello informativo
Villongo
Gandosso
X
X
Foresto
Sparso
X
Sarnico
Credaro
Viadanica
X
X
Adrara
S.Rocco
X
X
X
X
Adrara
S.Martino
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
Per le scuole secondarie di primo grado si ripropone lo stesso stile, con la sperimentazione differenziata di proposte nei singoli plessi,
sperimentazione accompagnata dalla costituzione di un apposito staff di ITALSTUDIO e dalla proposta di formazione/aggiornamento per il personale
docente direttamente interessato dall’attivazione dei laboratori. Anche qui la riproduzione nell’anno scolastico successivo favorirà il consolidamento
dello staff e del know-how in ITALSTUDIO di un sempre maggior numero di docenti.
2-azione ITALSTUDIO
3.3.1 costituzione-coordinamento staff laboratori L2:
3.3.2 attivazione laboratori ITALSTUDIO collocati in orario scolastico
3.3.3 attivazione laboratori collocati in orario extra-scolastico
3.3.4 formazione-aggiornamento insegnanti
Villongo
Foresto Sparso
Sarnico
Adrara S.Martino
X
X
X
X
X
X
X
Il tutto troverà quale contesto per la definizione di senso e per il raccordo con altre progettualità e soggetti attivi sul territorio, il tavolo di
coordinamento degli interventi a supporto dell’inserimento/inclusione del minore straniero e della sua famiglia in ambito scolastico e sociale promosso
dall’Ambito Territoriale del Basso Sebino.
Risultati
Sviluppo, nel mondo della scuola, di un atteggiamento positivo, fiducioso e virtuoso rispetto alle opportunità di integrazione interculturale possibili
anche grazie alle azioni messe in campo dal progetto.
Da punto di vista numerico, per ognuno dei due anni del progetto si auspica di raggiungere/coinvolgere:
- circa 50 famiglie straniere coinvolte nelle assemblee dei genitori per classi prime
- circa 12-15 genitori formati al ruolo di animatori di convivenza
- 10-15 docenti coinvolti nel percorso di formazione-aggiornamento
- almeno 30 mamme coinvolte nei laboratori narrativi almeno 15-20 famiglie coinvolte nei gemellaggi interculturali;
- circa 150-200 spettatori degli eventi culturali
- circa 80-100 famiglie partecipanti agli eventi aggregativi e di festa
- circa 30 alunni frequentanti i laboratori ITALSTUDIO con aumento delle competenze in italiano per lo studio delle discipline (e con conseguenti
benefici sul successo scolastico).
3
Budget
Costo complessivo: € 80.594,40
Contributo richiesto: € 48.278,00 - Contributo deliberato da Fondazione CARIPLO: € 45.000,00
4
DOCUMENTO DI LAVORO PER
I PIANI DI ZONA 2012-2014
riflessioni trasversali costruite attraverso il
dialogo dei Gruppi provinciali:
Gruppo Genitori e Genitorialità. Legàmi tra risorse e fragilità
Gruppo referenti coordinamenti territoriali servizi infanzia e famiglie
Tavolo di formazione/tutoring sull’Extrascuola degli Uffici di Piano
costruite anche attraverso il dialogo con alcuni Responsabili di UdP*
I Gruppi provinciali “Gruppo Genitori e Genitorialità. Legàmi tra risorse e fragilità”,
“Referenti coordinamenti territoriali servizi infanzia e famiglie” e “Tavolo di
formazione/tutoring sull’Extrascuola degli Uffici di Piano”, con questo documento di lavoro
intendono:
• facilitare un dialogo tra le riflessioni dei Gruppi di studio e formazione provinciali e i
pensieri, le competenze e gli sforzi in atto nei territori finalizzati alla stesura dei Piani di
zona 2012-2014
• evidenziare alcune questioni relative alle politiche sociali per le famiglie con minori (018 anni)
• esplicitare alcuni orientamenti sulle aree di intervento della genitorialità, dell’infanzia e
dei progetti educativi tra scuola ed extrascuola (oggetti di lavoro dei Gruppi di studio).
* Si ringraziano in particolare le persone che hanno partecipato ad incontri specifici di confronto sui temi del
documento: Francesca Bianchi – Ambito Basso Sebino, Lara Carrara - Società Servizi Valle Seriana, Mauro
Cinquini – AT di Dalmine, Gianantonio Farinotti – Ambiti di Grumello del Monte e Seriate, Paola Sterni - AT
Alto Sebino
1
Uno sguardo sulle politiche
per famiglie e minori
la relazione genitori-figli
costituisce l’asse portante della struttura della famiglia italiana
Genitorialità
Apprendimenti
tra scuola ed
extrascuola
Reti sociali e di
prossimità
Responsabilità
genitoriale diffusa
Dimensioni evolutive
delle’essere e del fare
famiglia
Piccola impresa di
comunità
Neo-genitorialità e infanzia
Famiglie
Servizi
Comunità
Orientamenti per i nuovi piani di zona
Territorio/comunità locale
Inclusione
Compartecipazione
Attenzione
Corresponsabilità
ai bisogni emergenti e ai bisogni
meno visibili
Prevenzione e
riparazione
binomio inscindibile nella
realizzazione di politiche
efficaci e virtuose
Ad un’analisi lungimirante dei costi ,
e dei risparmi e degli investimenti
economici e sociali
Promozione del
cambiamento :
Formazione
Coordinamento
Lavoro di rete e di comunità
Risorse economiche
ed umane
Ottimizzazione e valorizzazione
delle risorse coniugando saperi
e competenze e uscendo dalla
logica settoriale
2
All’interno delle politiche sociali, le politiche rivolte alle famiglie con minori hanno una
rilevanza di primo piano:
la relazione genitori-figli costituisce ancora oggi l’asse portante della struttura della
famiglia italiana;
investire sulla genitorialità significa quindi occuparsi di una “condizione” che interessa
la maggior parte della popolazione adulta e coinvolge l’intera popolazione minore,
nonché interessa la relazione “principale” all’interno dei nuclei familiari (anche oltre il
raggiungimento della maggiore età dei figli e in vista della loro emancipazione per la
formazione di nuove famiglie);
investire sul benessere della famiglia con minori, attraverso il sostegno alle fasi più
critiche e delicate (neogenitorialità, infanzia) consente interventi precoci a favore sia
delle competenze degli adulti, che per molto tempo saranno impegnati nella relazione
con i figli, che dei complessi compiti di sviluppo affrontati dai bambini;
investire sulla cultura delle nuove generazioni e a sostegno dei percorsi formativi dei
minori significa investire sulle generazioni che costituiscono il capitale di risorse,
relazionali, di lavoro, di intelletto, per il futuro del paese.
CONTESTO
Rispetto alle condizioni di contesto nelle quali si è steso il Piano di zona 2009-2011 la
situazione è oggi profondamente mutata.
Nel corso del tempo è venuto meno il binomio risorse
delle politiche sociali basato su:
bisogno. Da un sistema
osservazione del bisogno allocazione di risorse realizzazione del servizio per gli
utenti in risposta al bisogno rilevato, a volte in maniera autoreferenziale, si è passati alla
necessità di costruire una rete territoriale capace di risposte non per gli utenti, ma per i
cittadini.
Da un welfare centrato sull’offerta di servizi si intende passare ad un welfare centrato
sulla domanda dei cittadini (voucher, bandi, libertà di scelta del soggetto erogatore).
Com’è noto questa situazione comporta
vantaggi: riconoscimento e valorizzazione delle risorse della famiglia e del territorio e
della capacità dei soggetti / comunità locali di utilizzare strategie anche innovative per
rispondere in maniera flessibile ai bisogni.
ma anche
rischi sulle effettive possibilità di accesso alle risorse:
o la distribuzione delle risorse può essere infatti disomogenea: la domanda che è
capace di diventare interlocuzione e di agire la scelta è generalmente la
domanda organizzata di gruppi o di soggetti capaci di aggregarsi
o alcune domande non si sollevano/non si pongono: la domanda può essere
orientata dal ventaglio di offerte disponibili e quindi autolimitarsi.
Ne deriva la necessità di mantenere uno sguardo sui bisogni meno rappresentati, che
rischiano di diventare invisibili, e sui problemi, che, anche se ignorati, non si risolvono.
Lo sforzo è quello di riformulare i bisogni e di individuare risposte meno stereotipate.
In un quadro di contrazione delle risorse economiche la domanda che siamo tutti chiamati
a farci è quella di riclassificare le priorità.
3
In questa situazione crediamo importante, ancora più importante, salvaguardare gli spazi
del pensiero, della domanda, del confronto, del dialogo, dell’immaginazione (come facoltà
di raffigurare nella mente, prevedere o intuire, prefigurare scenari futuri).
La necessità di compiere scelte, pone di fronte ad alcune questioni:
ridurre i progetti orientati alla prevenzione porterà nel medio/lungo periodo a un
innalzamento di altri costi, per la mancata intercettazione precoce dei disagi, il
mancato rafforzamento delle competenze, il cronicizzarsi di difficoltà acuite nel
tempo…
ripensare le caratteristiche dell’offerta richiede di affrontare i temi dell’accessibilità
(consentendo l’accesso anche alle fasce deboli per sostenerne processi evolutivi), del
rapporto tra qualità e sostenibilità, della ricaduta dell’investimento sui potenziali
fruitori/utenti e sui beneficiari indiretti.
Ne consegue, rispetto alle modalità di gestione della questione economica e dei costi del
sistema, la necessità di una valutazione attenta e lungimirante dei costi dei mancati
interventi o delle soluzioni alternative alle quali il sistema o i soggetti che lo compongono
sono nella necessità di ricorrere
MOTIVAZIONI E RAGIONI SOCIALI
Nel quadro generale di ridefinizione del sistema di welfare le riflessioni dei tre Gruppi
evidenziano le ragioni sociali che motivano una prospettiva di lavoro centrata sulla
dimensione della comunità locale, sulle reti relazionali dentro le comunità, come realtà
caratterizzate da sistemi di relazione variamente strutturati che, a certe condizioni, sono in
grado di produrre un’azione di ricomposizione delle energie positive che, anche nelle
criticità, possono operare per la tenuta ed il funzionamento del sistema.
Con questo paradigma di riferimento, e non eludendo il dato delle priorità delle scelte e
della scarsità delle risorse economiche, riteniamo importante sottolineare che, oltre ogni
retorica sulla famiglia e sul suo ruolo rispetto alle nuove generazioni:
l’attenzione alla genitorialità nasce dal riconoscimento che:
- oggi le famiglie, tutte le famiglie, vivono una “difficile normalità”
- ci sono nelle persone e nelle famiglie bisogni di senso, riconoscimento,
appartenenza, relazioni, reti sociali e di prossimità
- ci sono bisogni, legati a cicli della vita o a fasi di fragilità, che non si
strutturano in domande, che non sempre seguono regole statistiche e che
spesso hanno caratteristiche di imprevedibilità, che rischiano, se non
ascoltati e accolti, di generare circuiti di marginalità e di sofferenza
- non si costruiscono possibilità di abitare i territori per i minori e per le famiglie
se non c’è l’assunzione di responsabilità genitoriale diffusa da parte dei
diversi soggetti delle istituzioni, della società civile, delle comunità
- molte e diverse sono le azioni possibili sul versante della promozione e del
sostegno alla genitorialità, sia in relazione alle dimensioni evolutive
dell’essere e del fare famiglia, sia rispetto alle difficoltà e criticità;
l’investimento sull’area della neo-genitorialità e dell’infanzia parte da presupposti
secondo i quali:
4
-
-
-
-
la neo-genitorialità rappresenta una fase particolarmente delicata e sensibile
perché è il periodo nel quale si formano l’identità del bambino e l’identità del
genitore per quel bambino, e perché è la fase nella quale si costruisce la
relazione genitore-bambino nel contesto della comunità locale
i genitori vivono solitudini nuove, perdita di sicurezza, compresa quella degli
stili educativi, un affaticamento diffuso rispetto alla frammentazione dei tempi
il bambino, anche molto piccolo, ha grandi competenze che però, per essere
esercitate, richiedono il supporto da parte dell’adulto. I primi anni di vita,
prima che l’educazione formale cominci, sono fondamentali per la
formazione di abilità cognitive, sociali, emozionali e per la crescita sociale
degli individui
i genitori sono portatori di una domanda diffusa di relazioni di prossimità e di
confronto, di forme di reciproco sostegno e solidarietà nella vita quotidiana
anche i servizi educativi per l’infanzia – oltre ad essere uno dei fattori che
generano l’aumento dell’occupazione femminile, determinante per la
riduzione del rischio povertà delle famiglie – possono essere risorse per la
comunità nella promozione di cultura educativa e di responsabilità genitoriale
sono oggi indispensabili dialoghi nuovi tra realtà di area sanitaria, educativa,
scolastica, sociale, di natura auto organizzata di genitori e dì cittadini;
l’importanza dell’esistenza di luoghi e opportunità nel tempo extrascolastico
risponde all’esigenza di:
- porre attenzione alle diverse forme di intelligenza e alle numerose e diverse
abilità, cognitive e sociali, dei bambini e dei ragazzi, generare luoghi dove
apprendere facendo ed elaborando esperienze
- consentire contesti di relazione tra minori e adulti capaci di ritessere legàmi
con le generazioni, di sostenere autonomie e curiosità rispetto ai saperi, di
essere mediatori di senso
- riconoscere e promuovere il valore sociale della conoscenza
- dare vita ad una piccola impresa di comunità intorno agli apprendimenti e
alla cultura, tra genitori, insegnanti, educatori, cittadini di un territorio
- promuovere un piano formativo territoriale, dentro un sistema di governance,
che connetta educazione formale e informale, saperi e competenze dei
soggetti territoriali
- valorizzare cittadinanza e partecipazione, per minori e per adulti…
ORIENTAMENTI
Più che mai è importante tenere aperte interlocuzioni sul senso e sulle direzioni di un
sistema che si sta ridisegnando, rispetto al quale i Gruppi indicano come elementi
prioritari:
l’importanza di continuare a considerare il binomio prevenzione e riparazione
come parte di un unico sistema integrato di interventi
la sollecitazione a pensare al territorio, nella sua articolazione complessa
(urbanistica, ambientale, economica…) e attraverso i diversi strumenti di governo
(PGT, piano dei tempi e degli orari…), come sfondo e come prospettiva; territorio
da conoscere nella sua peculiarità, dentro il quale saper rilevare situazione di
emergenza (in senso letterale di “emersione”) sociale
5
la necessità di compiere un cambio di paradigma, seguendo una strada già
percorsa da alcune esperienze, per contaminare e valorizzare competenze
umane diversificate, sia professionali che territoriali, anche osando lo spostamento
della centratura dai professionisti alle diverse competenze della comunità solidale,
chiamando i diversi soggetti alla compartecipazione nelle decisioni e alla
corresponsabilità
la centralità della funzione di connessione e di ottimizzazione delle risorse
disponibili nei territori, superando categorie, settorializzazioni, frammentazioni e
prevedendo una maggiore partecipazione del privato, della cooperazione,
dell’associazionismo, del volontariato, e delle famiglie, secondo criteri di
sostenibilità, ridistribuzione dei costi, equità e progettazione condivisa
l’importanza del ruolo e del posizionamento del soggetto pubblico, rispetto a
compiti di governance e di tenuta delle reti della comunità.
Questi cambiamenti non sono né facili, né scontati poiché chiedono, in un momento di
grande incertezza e di difficile previsione sul futuro, di scommettere sulla possibilità di
lavorare insieme ad altri, di ridistribuire responsabilità e ruoli, di mettere a disposizione
competenze ed energie, di saper accogliere e ascoltare i dissensi e i diversi punti di vista.
E’ importante considerare che la portata di questi cambiamenti provocano resistenze e
difficilmente potranno consolidarsi in maniera autonoma senza un adeguato investimento
sul fronte della formazione, del coordinamento, del lavoro di rete, della promozione
della comunità.
6
Gruppo di studio provinciale
“Genitori e genitorialità.
Legàmi tra risorse e fragilità”1
Nel dicembre 2008 era stato predisposto un documento corposo, “Osservazioni e
orientamenti del Gruppo ‘Genitori e genitorialità’ e del ‘Gruppo Tecnico Disagio’ da
condividere con gli Ambiti Territoriali/Uffici di Piano e con i Comuni per i Piani di zona
2009-2011”2, che cercava di fare sintesi rispetto alla prospettiva della connessione tra la
promozione e il sostegno della genitorialità e l’attenzione alle fragilità.
Premessa condivisa del documento era l’assunto della necessità di coniugare interventi di
riparazione e di prevenzione in un unico progetto a sostegno di minori e famiglie, evitando
di considerarli come versanti separati e in concorrenza per l’accaparramento delle –
scarseggianti – risorse.
E’ noto infatti che:
• investire nella prevenzione è indispensabile per costruire reti in grado di sostenere
le fisiologiche difficoltà delle famiglie e, ove necessario, permettere interventi più
strutturati precoci, al sorgere delle difficoltà e non in fase di disagio conclamato (e
quindi con maggiore possibilità di essere efficaci ed economici);
• lavorare con interventi riparativi richiede una efficace rete relazionale radicata
nel territorio, in continuità con servizi e iniziative rivolti alla “normalità” e alla
“quotidianità” che consenta un progetto di accompagnamento/ inserimento di minori e
famiglie in difficoltà (temporanea o ricorrente) in una prospettiva evolutiva.
Come Gruppo di Studio “genitori e genitorialità. Legàmi tra risorse e fragilità”, anche a
seguito del prezioso confronto con alcuni Responsabili e Referenti degli Uffici di Piano,
riteniamo importante condividere che:
si pone un evidente problema di definizione delle priorità, con la preoccupazione di
mantenere spazi di pensiero in senso progettuale e non solo ragionieristico, capaci
di coniugare programmazione economica e sociale;
si conferma la necessità di individuare un metodo di lavoro più integrato, più
condiviso tra gli operatori, centrato su un approccio relazionale (non “utenti” o
“clienti” ma persone – operatori e famiglie - che co-costruiscono un progetto)
si apre il tema della com-partecipazione, della sinergia di risorse e competenze
per migliorare l’efficienza degli interventi e rendere effettiva la corresponsabilità
dei diversi attori coinvolti (pubblico, cooperazione, associazionismo, volontariato e
famiglie, queste ultime chiamate spesso a una compartecipazione delle spese).
1
Il Gruppo di studio “Genitori e Genitorialità. Legàmi tra risorse e fragilità” è attualmente composto da referenti di:
Ambiti Territoriali, Associazioni familiari A.Ge, A.Ge.S.C., Centro italiano femminile, Infanzia e Città di Bergamo,
Laboratorio Genitori di Stezzano, ASL della provincia di Bergamo – Servizio Famiglia e Dipartimento Dipendenze, Centro
Giustizia Minorile - Ufficio Servizio Sociale Minorile Brescia, Comuni di Bergamo e Treviolo, Cooperative Sociali Aeper e
il Pugno Aperto di Bergamo-Solco Città Aperta e Il Cantiere di Albino, Coordinamento dei Comitati e delle Associazioni
dei Genitori delle Scuole Secondarie di Secondo grado della provincia di Bergamo, Coordinamento Comunità Alloggio
Minori e Reti familiari, Diocesi di Bergamo - Ufficio Pastorale famiglia, Provincia di Bergamo - Settore Politiche Sociali e
Salute, Tavolo provinciale degli enti gestori Assistenza Domiciliare Minori, Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia
Ufficio X – Bergamo
2
Il documento completo è disponibile sul sito www.provincia.bergamo.it settore politiche sociali e salute progetto
genitorialità e fragilità anno 2009
7
Alcuni riferimenti e orientamenti, una possibile prospettiva
Siamo nella fase nella quale, a fronte dell’apertura di scenari nuovi ma in
assenza di chiarezza rispetto a dove si sta andando, trovare modi per coniugare
razionalizzazione delle risorse con ragionevolezza dell’intervento: a fronte di un
soggetto famiglia sempre più debole, si rischia di ragionare sulle emergenze
(intervento assistenziale), abbandonando il lavoro di ricomposizione e di
tenuta delle reti di solidarietà. Centrale nel nuovo scenario è l’irrinunciabile
prospettiva del lavoro di rete e dei legàmi.
Una politica sociale orientata alla famiglia deve poter ripensare a monte a
come sostenerla, perché la stessa possa far fronte ai suoi bisogni in maniera
autonoma: riconvertire certe destinazioni, stabilire diverse priorità degli
investimenti, evitare che le famiglie in temporanea difficoltà scivolino nel disagio
conclamato.
E’ indispensabile allargare lo sguardo, evitando di ragionare per compartimenti:
una politica preventiva include molte dimensioni, quali il lavoro, la casa, la
fiscalità…, e chiede contaminazioni tra soggetti, sinergie e messa in comune
delle risorse.
Occorre prendersi cura della “rete protettiva” della comunità. Investire sulle
reti di comunità può consentire di risparmiare anche risorse economiche. La
famiglia è autonoma non in relazione alla sua autarchia, ma alla sua capacità di
essere solidale (e ricevere solidarietà) nel tessuto sociale.
Bisogna uscire dalla logica degli steccati, delle categorie di problema, e
cercare soluzioni più flessibili.
In sintesi, quali orientamenti di senso e di metodo: non limitarsi a erogare servizi, non
fare programmazione economica ma progettazione condivisa che valorizzi la rete del
territorio in fase di ideazione/realizzazione/monitoraggio. Tutti i soggetti della comunità
sono tenuti ad assumersi delle responsabilità, senza deleghe, per far funzionare il sistema.
Occorre quindi uno sguardo più ampio sulla rete e sulle sinergie che è possibile attivare,
stando attenti però a non sottovalutare certe problematiche o a permettersi disattenzioni
che si potrebbero pagare con costi maggiori nel tempo.
Assumere un approccio relazionale come cultura dell’intervento (“il produttore del servizio
e il fruitore del servizio co-costruiscono il prodotto finale”) rovescia il punto di vista abituale
del lavoro sociale (distinzione tra erogatori e fruitori di servizi) e richiede di cambiare
metodo e strumenti di lavoro.
Rispetto alla costruzione del cambiamento è importante preservare e promuovere luoghi
dove si possano fare esperienze di formazione/autoformazione sul significato del “fare
politica” come gestione del bene comune con lo sguardo del “genitore istituzionale”.
Luoghi di ricerca e spazi significativi di lavoro nei quali, anche, far convergere le buone
esperienze.
Alcune attenzioni concrete. Esempi3:
La promozione e il sostegno della neo-genitorialità:
necessità di fattori di protezione efficaci, soprattutto nelle prime fasi, insieme a politiche di
partecipazione e di sussidiarietà
Alcuni ipotesi/proposte:
3
Su questi ed altri temi verranno messe a disposizione schede analitiche predisposte dai Gruppi di studio e/o di
formazione
8
•
•
•
•
•
•
•
•
trovare luoghi di ascolto e condivisione con i giovani genitori, per ripartire da quello che
loro stanno sperimentando
assumere il tema della conciliazione vita/lavoro promuovendo cultura e accordi anche con
le aziende
definire forme di rapporto e sperimentare forme di collaborazione tra consultori pubblici e
accreditati, ospedali, servizi per l’infanzia
valorizzare reti dei servizi per l’infanzia (nidi e servizi integrativi come luoghi di promozione
e sostegno alla genitorialità), rispetto all’articolazione di proposte che esprimono
favorire reti di auto-mutuo-aiuto, ad es. tra donne che sono a casa dal lavoro
sostenere, anche con percorsi di formazione, le competenze dei nonni
individuare forme di attenzione al tema del genere e alla dimensione dell’essere padre
promuovere investimenti culturali rispetto a:
− la sobrietà rispetto a bisogni di avere tutto a disposizione del consumismo, alimentato
anche dalla logica dei contributi,
− la cura come tema generatore di altri temi (alleanza tra generazioni, politica…)
Affidi familiari
Gli operatori dei Servizi Affidi e delle Reti Familiari che partecipano al Gruppo di formazione di cui
al Progetto “Reti familiari, affidi, famiglie risorsa” sottolineano la necessità - oggi più di ieri - di un
investimento di risorse professionali e organizzative per:
• supportare le famiglie affidatarie (meno strutturate riguardo alla tenuta delle dinamiche
famigliari, più carenti sul piano motivazionale, sempre più frequentemente segnate da
vicende particolari, …) anche nella gestione educativa odierna che ha a che fare anche
con gli strumenti della tecnologia dei social network
• progettare affidi di bambini e adolescenti in situazioni sempre più complesse (maggiori
fragilità psico emotive, percorsi personali e familiari particolarmente compromessi, affidi
richiesti quale alternativa alla comunità, …) e che dovrebbero essere maggiormente
interpellati e ascoltati, oltre che poter disporre di elementi conoscitivi e inquadramenti
diagnostici e/o educativi relativi anche ai loro bisogni più profondi
• accompagnare gli adolescenti in affido che, al compimento della maggiore età, diventano
orfani delle istituzioni e sguarniti di supporti per il raggiungimento di una autonomia
abitativa, professionale ed economica
• intervenire con le famiglie di origine, anche per gestire situazioni particolarmente
conflittuali che ricomprendono istanze e agiti rivendicativi nei confronti degli affidatari
• collaborare maggiormente tra Reti, Servizi Affidi e Servizi Tutela, sia nella fase progettuale
che di abbinamento
• individuare livelli di collaborazione sovra ambito per conseguire economie di scala
dell’operatività, maggiore efficienza ed efficacia degli interventi
• attuare quanto contenuto nel regolamento del Servizio Affidi (da prevedersi in ogni Ambiti
Territoriale come indicato dalle Linee guida affido 2011 DGR 1772/2011) ed individuare
forme di riconoscimento della funzione sociale svolta dalle famiglie affidatarie (ad es.
agevolazioni tariffarie).
Si sottolinea la presenza di un elevato numero di affidi a parenti - circa il 30% degli oltre 300
affidi familiari censiti - che, per la loro particolare complessità, sono da supportare e
accompagnare dagli operatori del territorio.
Un’attenzione particolare infine ai patti educativi, da ricondurre al tema delle famiglie risorsa,
fenomeno che registra un progressivo incremento, il coinvolgimento di numerose istituzioni e
servizi e che richiede adeguate risorse professionali, e in qualche caso anche economiche,
per mantenere e potenziare le reti e riconoscere la funzione sociale delle famiglie coinvolte.
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Gruppo referenti coordinamenti territoriali servizi infanzia e famiglie4
PREMESSA
Le osservazioni per la stesura dei Piani di zona 2012-2014 nascono all’interno del Gruppo
di lavoro costituito dai referenti indicati dagli Uffici di Piano per il raccordo territoriale dei
servizi per l’infanzia e le famiglie e per la programmazione dell’attività formativa decentrata
negli Ambiti.
Nel 2011 è stato infatti predisposto congiuntamente da Ambiti e Provincia Settore Politiche
Sociali e Salute un “Piano della formazione per i servizi per l’infanzia e le famiglie del
territorio provinciale anno 2011-2012” quale esito di un percorso che ha visto:
− la stesura e l’approvazione del Documento di indirizzo 2011-2014 da parte del
Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci e la costituzione di un Gruppo tecnico di
coordinamento Uffici di Piano-Provincia Settore Politiche Sociali e Salute per le fasi
di istruttoria del Piano di formazione infanzia,
− la costruzione integrata del Piano anno educativo 2011-2012, la sua approvazione
da parte della Giunta provinciale e del Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci e in
seguito inviato a tutti gli enti e servizi per l’infanzia del territorio provinciale .
Nel Piano della formazione sono previsti due ambiti di attività:
• il consolidamento di coordinamenti locali dei servizi attraverso l'avvio di un percorso
di formazione/tutoring, a livello provinciale, per i referenti degli Uffici di Piano che
svolgono compiti di coordinamento territoriale (d’Ambito) dei servizi;
• la continuazione di momenti formativi a livello provinciale per il personale dei servizi
educativi, e l’attivazione di percorsi formativi di Ambito mirati ad approfondire azioni
e bisogni più specifici a livello locale.
ALCUNE COORDINATE A LIVELLO PROVINCIALE
OBIETTIVI
In una fase di contrazione delle risorse economiche, caratterizzata da crescenti difficoltà
delle famiglie e da servizi obiettivamente in sofferenza, appaiono fondamentali la capacità
di sviluppare prospettive di lettura diverse, di riconoscere e riformulare le domande
delle famiglie, di dialogare e collaborare con le molte e articolate risorse della
comunità, di valorizzare le risorse professionali e non professionali, di costruire
collaborazioni e una co-progettazione reale tra servizi.
Occorre ricordare sempre che prima di tutto la crisi colpisce le famiglie e che, meno che
mai oggi, ad una riduzione delle risorse disponibili per i servizi corrisponde una riduzione
dei bisogni delle persone, anche se indubbiamente la crisi continuamente trasforma i
bisogni familiari e tende a renderli meno visibili e facilmente intercettabili, al punto che
solo servizi che non rinunciano a capire le trasformazioni sociali e a tentare risposte
4
Avviato nel dicembre 2011 come gruppo di formazione/tutoring è composto dai referenti dagli Uffici di Piano con
funzioni di raccordo territoriale dei servizi per l’infanzia e la famiglia
10
innovative appaiono oggi in grado di accogliere e riformulare in modo accorto le domande
delle famiglie.
In questa prospettiva difficile ma comunque aperta, e nella quale l’investimento sulla
prima infanzia rimane comunque strategico e quindi cruciale rispetto all’insieme delle
politiche di sostegno alla genitorialità e alle famiglie, appare decisivo che territori e servizi
assumano una prospettiva di lavoro non contingente o rinunciataria, valorizzando a pieno
la dimensione triennale propria dei Piani di Zona, esprimendo un alto livello di attenzione e
di progettualità rispetto ai bisogni nuovi di bambini e famiglie, intessendo con razionalità e
realismo reti ed alleanze indispensabili per affrontare l'attuale situazione di difficoltà con
priorità di intervento chiare e obiettivi proporzionati al contesto.
Non si tratta di fare richiami generici e poco utili alla positività del lavoro di rete ma di
effettuare un’analisi realistica e di adottare con convinzione una strategia cooperativa tra
servizi educativi capace di alleanze forti, selettive e non retoriche. In primo luogo vanno
quindi individuati i punti rete da curare e saldare a livello di Ambito, mappando in modo
ragionato gli spazi di intersezione e di possibile cooperazione tra i diversi servizi 0-3 e 0-6
anni, presidiando con cura e costanza gli aspetti che più si prestano a dar vita ad un
investimento condiviso e ad una relazione reciproca, duratura e produttiva tra servizi. In
questo modo la collaborazione tra servizi si traduce infatti in un vantaggio reciproco e in
una maggiore solidità dei singoli servizi, cui deve sempre più aggiungersi, come
indispensabile corollario e completamento, l'apertura di relazioni cooperative tra i
servizi educativi e la più ampia rete dei servizi e delle opportunità del proprio
territorio perchè solo una cooperazione allargata può oggi consentire di corrispondere in
modo davvero efficace ai bisogni che minori e famiglie esprimono.
CONTENUTI
Soprattutto nel prossimo triennio meritano attenzione, priorità d'investimento e strategie
cooperative da parte dei servizi e del territorio quattro aree:
• la conciliazione tra impegni genitoriali e lavoro, terreno indubbio di affaticamenti
quotidiani di genitori e famiglie ma al contempo occasione strategica per aziende
che hanno compreso che per questa strada possono concretamente avvantaggiarsi
di un nuovo clima collaborativo interno e del maggior benessere e tranquillità dei
propri dipendenti. Proprio la conciliazione è peraltro tema centrale nelle linee di
indirizzo regionale che spingono in direzione di un'interconnessione forte tra
mondo dei servizi e mondo produttivo che porti all'apertura di nuovi servizi
educativi di tipo aziendale aperti alla fruizione da parte delle famiglie del territorio
(mediante opportune collaborazioni e convenzionamenti con gli enti locali) e ad un
crescente apporto e coinvolgimento delle imprese in azioni ed eventi culturali
che appaiono decisivi per la crescita di una più estesa e matura cultura dell'infanzia
all'interno delle nostre comunità locali e in interventi di qualificazione della rete
dei servizi e di formazione dei loro operatori;
• la neo-genitorialità, uno dei punti di massima criticità dell'esperienza genitoriale
odierna che chiede di approntare risposte innovative e concrete interconnettendo
con forza interventi sanitari ed educativi e facendo tornare a lavorare fianco a
fianco le professionalità educative dei servizi 0-3 con quelle che operano nei presidi
consultoriali e anche ospedalieri. Investire risorse per individuare in modo
precoce e sostenere le fragilità genitoriali attorno alla nascita e nei primi
periodi di vita con il bambino costituisce oggi un investimento strategico e
11
previdente mirato ad assicurare una riduzione significativa nel tempo del grado di
sofferenza individuale e familiare e quindi degli stessi costi sociali che questa
inevitabilmente porta con sé;
• la qualità dei servizi educativi rimane obiettivo di primaria importanza per le
famiglie e, in generale, per ogni comunità locale che, ove fosse privata della propria
rete di servizi educativi, risulterebbe gravemente impoverita rispetto alla possibilità
di sviluppare cultura e interventi realmente attente all'infanzia. E' importante che di
questa rete siano parte sia servizi di nido in grado di corrispondere alle crescenti
richieste delle famiglie sia servizi educativi integrativi per bambini e genitori che
favoriscano esperienze di coeducazione e di sostegno alle competenze parentali, e
che la rete stessa si sviluppi all'insegna di una crescente cooperazione tra
soggetti pubblici e privati che, ponendo attenzione alla limitatezza delle risorse
finanziarie e alla necessità di valorizzare le competenze, promuova e qualifichi i
servizi esistenti in primo luogo realizzando sul territorio forme di coordinamento
pedagogico costruite attraverso il concorso anche economico di più soggetti;
• la costruzione di un dialogo longitudinale alle età (0-18 anni) che rompa la
separazione e faccia realmente dialogare tra loro servizi per l'infanzia, scuole e
interventi della fase adolescenziale all'insegna di una rinnovata responsabilità
collettiva che gli adulti di ogni comunità locale si assumono nei confronti dei minori
nelle diverse fasi della loro crescita. Per definizione l'esperienza quotidiana dei
genitori e delle famiglie guarda sempre avanti, alle tappe successive di crescita che
attendono i propri figli e mal sopporta compartimenti stagni e discontinuità che
ancora caratterizzano i diversi ordini di scuola e separano interventi scolastici da
quelli extrascolastici. Obiettivi prioritari e sempre meno eludibili sono quindi:
integrazione delle competenze e delle risorse, a partire dall'utilizzo pieno degli
edifici scolastici anche in orari diversi da quelli consueti, dialogo e cooperazione
tra educatori e insegnanti che operano nelle diverse età dei bambini, garanzia di
attraversamenti efficaci per tutti i bambini all'interno delle diverse esperienze
scolastiche e accompagnamenti reali e rassicuranti quando nei piccoli si
manifestano ritardi e difficoltà di sviluppo.
FUNZIONI E STRUMENTI COME OPPORTUNITA’ DI LAVORO
Un contributo decisivo alla costruzione di un sistema integrato di servizi di qualità e di
politiche efficaci di promozione e sostegno alla genitorialità può nel prossimo triennio
venire dallo sviluppo di esperienze di formazione e di coordinamento, funzioni che si
interconnettono e si rafforzano reciprocamente e possono, a loro volta, agire da volano per
nuovi interventi e servizi.
Il coordinamento, che appare quanto più necessario su di un duplice livello,
amministrativo e pedagogico, richiede e, ad un tempo, consente di facilitare la
costruzione di reti territoriali e di collaborazioni, anche fiduciarie, tra le persone, i servizi e i
diversi enti coinvolti.
Solo un progressivo raccordo a livello territoriale tra servizi può infatti consentire la
necessaria predisposizione di strumenti comuni (es. regolamento, tariffe, strumenti di
customer satisfaction, indicatori di qualità...) finalizzati ad una omogeneità territoriale del
sistema di offerta, e insieme permette di individuare anche forme di ottimizzazione
12
dell’esistente e di contenimento dei costi, valorizzando ovunque possibile la collaborazione
con il mondo delle imprese.
Nell'ambito dei servizi per la prima infanzia appare inoltre sempre più decisivo
accompagnare forme di progressiva cooperazione tra servizi ed enti sul piano
amministrativo e gestionale con esperienze di coordinamento pedagogico che
consentano di connettere sul piano tecnico i processi attivati dal “Piano nidi”, curare in
modo adeguato le procedure di accreditamento e garantire momenti di formazione
condivisi, di qualità ed omogenei tra pubblico e privato.
Da questo punto di vista la formazione rappresenta indubbiamente una leva potente ed
efficace, in quanto consente agli operatori di avere luoghi di conoscenza, di acquisizione di
nuove competenze, di riflessione e rilettura delle esperienze, e insieme di fruire di
occasioni di confronto e scambio di saperi tra servizi diversi per organizzazione e storia.
Esperienze formative allargate alla partecipazione di amministratori e tecnici sono inoltre
determinanti per accompagnare la costruzione di alleanze territoriali finalizzate
all’assunzione di una nuova logica di lavoro condivisa e in grado di corrispondere ai
bisogni di bambini e famiglie.
Per questo appare importante che nel triennio dei Piani di zona vengano garantiti:
• la prosecuzione della formazione di livello provinciale
• la realizzazione di percorsi formativi decentrati negli Ambiti attraverso la
convergenza di risorse degli Ambiti, della Provincia, dei servizi, e, se possibile, dei
soggetti territoriali
• il mantenimento di raccordi locali dei servizi attraverso un referente tecnico
dell’Ufficio di Piano
• la prosecuzione del percorso di formazione/tutoring per i referenti degli Uffici
di Piano che svolgono compiti di raccordo territoriale (d’Ambito) dei servizi.
13
NOTE PER L’ ELABORAZIONE DI POLITICHE PER
LA PROMOZIONE DEI DIRITTI AGLI
APPRENDIMENTI E ALLA CULTURA TRA SCUOLA
ED EXTRASCUOLA
A CURA DEL “TAVOLO DI FORMAZIONE/TUTORING
SULL’EXTRASCUOLA DEGLI UFFICI DI PIANO”
Premessa
Nella consapevolezza che negli anni sono cambiati i modi e i contesti dell’apprendere e
nella convinzione che la responsabilità degli apprendimenti è della comunità nel suo
insieme, la riflessione del Tavolo, sviluppatasi a partire dall’attenzione ai servizi
extrascolastici, ha progressivamente messo al centro dell’attenzione le alleanze
possibili tra scuola, extrascuola e territorio e il tema degli apprendimenti come
dimensione cruciale rispetto all’economia, agli investimenti, alla crescita, allo sviluppo, al
futuro.
La prospettiva è quella di costruire un’integrazione reale di patrimoni e competenze
presenti nei territori, all’interno di comunità che scambiano e producono saperi e
conoscenze, tra giovani e adulti, tra professionisti e cittadini.
In questa logica i servizi possono costituire uno straordinario incubatore di sviluppo di
politiche orientate alla costruzione di comunità competenti.
I servizi e progetti extrascolastici
Le tipologie dei servizi
L’analisi delle esperienze realizzate in questi anni nel territorio della provincia di Bergamo
in tema di extrascuola ha permesso di individuare un insieme assai eterogeneo di progetti
e servizi diversamente denominati (spazi compiti, non solo compiti, laboratori…) promossi
da vari soggetti e rivolti a bambini e ragazzi di diversa età.
Gli interventi nell’extrascuola costituiscono pertanto una realtà multiforme dai contorni non
sempre rigidamente definibili. Essi infatti:
- propongono molteplici attività pomeridiane che vanno dal supporto compiti
all’aggregazione, dai laboratori espressivi e culturali all’attività ludica, dalle attività
motorie e sportive a momenti di convivialità e a esperienze che offrono la possibilità di
sperimentare relazioni di varia natura con i coetanei e con gli adulti
- si rivolgono a destinatari assai eterogenei: dai bambini della Scuola Primaria ai ragazzi
della Secondaria di 1° grado e in alcuni casi anche di 2° grado
- vengono gestiti da figure diverse: in alcuni casi da educatori professionali e volontari
insieme, in altri solo dagli uni o dagli altri
- sono promossi da vari enti titolari, come enti locali, istituti scolastici, parrocchie,
cooperative, associazioni di volontariato e gruppi o comitati genitori
- possono essere attivati direttamente nella scuola, ma più spesso nel territorio,
all’interno di servizi e progetti più ampi, come oratori, centri di aggregazione giovanile,
progetti adolescenti, ecc.
I numeri
Negli ultimi anni si è assistito ad una crescita numerica e ad una capillare e progressiva
diffusione di questi servizi in tutta la bergamasca, segno di un’attenzione nei confronti di
questa tipologia di offerta, conseguente alla consapevolezza di un bisogno crescente di
luoghi educativi per i minori e le loro famiglie nel tempo extrascolastico e forse anche
all’intuizione delle grandi potenzialità che essi posseggono.
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Sono 215 i progetti censiti nel 2010 in provincia e coinvolgono circa 8.000 ragazzi e
3000 adulti tra operatori e volontari.
Ambito Territoriale
1 – Bergamo
2 - Dalmine
3 - Seriate
4 - Grumello
5 - Val Cavallina
6 - Basso Sebino
7 - Alto Sebino
8 - Val Seriana
9 - Valli Seriana Sup. e Scalve
**
10 - Val Brembana
11 - Valle Imagna
12 - Isola Bergamasca
13 - Treviglio
14 - Romano di Lombardia
Totale
2003
2007 2008 *5 2010 6*
n.
prog.
24
17
11
4
8
0
9
9
n. prog
n.
n. prog.
prog.
43
37
45
26
30
23
9
16
13
6
9
6
15
23
22
2
6
6
1
4
4
25
21
19
5
4
3
10
11
14
11
13
11
20
26
17
13
13
22
8
7
8
193
219
215
3
2
9
20
4
7
127
Alcuni tratti emergono in modo chiaro:
• nel corso di sette anni si è verificato un significativo incremento del numero di servizi
extrascuola, passando da 127 progetti rilevati nel 2003 a 219 nel 2008 e 215 nel 2010.
• l’incremento ha interessato, seppure con diversa intensità, quasi tutti gli Ambiti
Territoriali
• nonostante il trend di crescita rilevato, ogni anno si registra una quota non trascurabile
di progetti che interrompono la loro attività.
Analizzando i dati relativi ai soggetti che promuovono, gestiscono e collaborano alla
attuazione dei progetti emerge una conferma dell’immagine degli extrascuola come
risultato di un’azione comune che si va consolidando, nei diversi territori, fra famiglia,
scuola e territorio. Per quanto riguarda le collaborazioni con altri enti in almeno l’85 % dei
servizi il progetto prevede forme di raccordo con la scuola, la famiglia e in più del 90% con
altri enti e agenzie.
5
Nel 2003 e nel 2007 sono state svolte due ricognizioni che, attraverso un apposito questionario, hanno rilevato i servizi
e progetti extrascuola attivi nei diversi territori; nel 2008 e 2010 si sono aggiornati i dati attraverso la comunicazione dei
progetti attivi da parte dei referenti territoriali.
In considerazione della varietà dell’articolazione dei progetti (ad es. progetti su più sedi o su più comuni o progetti sovra
comunali) non sempre negli aggiornamenti sono stati utilizzati criteri omogenei, per cui non è opportuno procedere a
confronti diretti fra i dati quantitativi dei diversi territori.
6
i progetti indicati interessano più comuni (n. 16 nel 2010)
15
Perché l’extrascuola
In una storia ormai assai ricca di esperienze realizzate, in questi decenni, si possono
riconoscere alcune tappe importanti di sviluppo, così sinteticamente riassumibili:
Doposcuola per riuscire a scuola
Tante esperienze educative nel sociale sono nate per affrontare situazioni di difficoltà
scolastiche di alunni che non possono essere seguiti a casa nello studio o che non
hanno alle spalle supporti in grado di aiutarli nel riuscire bene a scuola.
Non solo compiti
Le esperienze di supporto allo studio ben presto si misurano con questioni che vanno
al di là del bisogno dei bambini e dei ragazzi di essere seguiti nel fare i compiti. Molte
esperienze di extrascuola ampliano quindi il proprio orizzonte di attenzione e di attività
e, accanto al momento dei compiti, propongono giochi, iniziative ricreative e laboratori
espressivi o manuali, momenti di socializzazione.
Dal riparare difficoltà allo scoprire e curare talenti
Molte esperienze nel corso della loro attività compiono un percorso evolutivo: da
azioni “compensative” per sostenere chi ha difficoltà a interventi volti a promuovere le
differenti capacità dei ragazzi, ma anche le competenze degli adulti a motivarli e
sostenerli nelle loro esperienze di apprendimento.
Le esperienze educative dell’extrascuola possono costituire contesti privilegiati per
favorire l’espressione e la valorizzazione delle potenzialità specifiche di ciascun
ragazzo, in quanto sono collocate in una terra di mezzo fra apprendimenti formali e
informali, fra tempo scolastico e tempo libero, fra didattica e animazione, fra scuola e
comunità locale.
Tra scuola, Extrascuola e territorio: un’ “impresa di comunità”
Sono i membri di una comunità locale, in relazione alla propria differente posizione
(giovani, adulti, professionisti dell’educazione, genitori, amministratori…), ad avere una
responsabilità specifica nella creazione e nel mantenimento delle condizioni più favorevoli
perché i talenti individuali si possano esprimere.
Quando le capacità di ciascuno possono esprimersi e sono riconosciute, contribuiscono a
sviluppare senso di appartenenza e di identità ed il successo individuale diventa successo
dell’intera comunità.
Un impegno diffuso – spesso agito con spontaneità “per aiutare nei compiti”, “per far star
bene i ragazzi”, “per sviluppare collaborazioni nella comunità” – esprime un grande
potenziale educativo e delinea fondamentali sfide sul piano civile e dei rapporti
intergenerazionali: da un lato, gli adulti esprimono cittadinanza reale impegnandosi nel
garantire ai propri figli il diritto ad apprendere, dall’altro, i ragazzi sperimentano esercizi di
educazione alla cittadinanza, dotandosi della parola per costruire la società adulta del
futuro.
La comunità locale percepisce che se il proprio patrimonio culturale non cresce con le
nuove generazioni, la qualità della vita dell’intera comunità stessa ne risente. Dal
momento che la convivenza sociale migliora se più cittadini responsabili vivono in essa,
l’esclusione di alcuni (peggio ancora di tanti) impoverisce l’intera comunità. In tal senso, la
cultura risulta essere una creazione individuale e sociale, che costruiamo personalmente e
di concerto con gli altri: impariamo a scuola ma anche in famiglia, in oratorio, nelle attività
sportive, facendo i compiti o giocando.
16
Apprendere è l’atto umano che dura più a lungo. Continuiamo a imparare e, imparando,
diamo forma alla cultura nostra e della comunità nella quale siamo inseriti. Possiamo
scambiarci insegnamenti e apprendimenti.
Le comunità di apprendimento nascono spontaneamente ma vanno curate, coltivate:
occorre reperire risorse e valorizzarle, scambiare idee e competenze, realizzare piccole
imprese educative. In questa direzione si vanno muovendo le esperienze educative
extrascolastiche maturate sul territorio in questi anni.
E’ una prospettiva che si pone in coerenza con la logica di sistema formativo integrato
formale e informale, indicata dall’Europa, che contribuisce alla costruzione del cosiddetto
“long life learning”, apprendimento permanente, come costruzione continua di competenze
e conoscenze per tutta la vita di un individuo, dimensione che non solo migliora
l'inclusione sociale, la cittadinanza attiva e lo sviluppo personale, ma concorre anche ad
aumentare il benessere, anche economico, di una comunità.
Per questo appare importante che nel triennio dei Piani di zona vengano garantiti:
• una funzione di promozione culturale nei territori sui temi della corresponsabilità
educativa intorno agli apprendimenti
• la valorizzazione del ruolo dell’ente locale, rispetto a compiti di governance e di
sviluppo del protagonismo delle famiglie, dei ragazzi, della comunità, in un
rapporto complementare di risorse professionali e del volontariato
• il mantenimento dei raccordi locali dei servizi attraverso un referente tecnico
dell’Ufficio di Piano
• l’offerta di forme di accompagnamento ai servizi nella costruzione di un sistema
integrato tra scuola e extrascuola e territorio
• la prosecuzione del percorso di formazione/tutoring per i referenti degli Uffici
di Piano.
RIFERIMENTI:
Documentazione:
vademecum “Extrascuola che impresa!”, strumento di orientamento per ideare,
promuovere e gestire progetti nell’extrascuola (2011);
area web: una piattaforma condivisa (http://extrascuola.provincia.bergamo.it)
per connettere esperienze, informare, dialogare, scambiare e condividere idee
e proposte (dal 2011).
Banca dati sociale: consente la consultazione delle schede censite di servizi
extrascuola (http://bancadatisociale.provincia.bergamo.it)
17
Protocollo operativo per la gestione condivisa di
soggetti con disagio psichico
Quadro generale
I Servizi Sociali Comunali
i Medici di Assistenza Primaria (MAP),
Gli ambiti di _______________________
il Dipartimento di Salute Mentale (DSM),
concordano sulla necessità di una stretta collaborazione per rispondere nel modo più adeguato e
corretto possibile ai bisogni presenti nei soggetti affetti da disagio psichico.
Allo scopo sottoscrivono il presente documento che definisce le prassi di intervento nella salute
mentale per garantire:
l’effettiva presa in carico delle diverse situazioni;
un intervento che metta a disposizione del cittadino nel modo più organico possibile le diverse
risorse presenti.
Il documento si fonda sui seguenti presupposti:
Il Servizio Sociale Comunale/di Ambito ha il compito di farsi carico di tutte le situazioni di
disagio presenti sul proprio territorio. È il soggetto che, in considerazione del proprio
radicamento territoriale, meglio conosce le risorse e i servizi presenti ed è in grado di valutare e
promuoverne l’accesso da parte dei cittadini. È il soggetto che, in presenza di più bisogni
afferenti a servizi specialistici diversi presenti per lo stesso soggetto, ha il compito di farne
sintesi e gestire il quadro di riferimento nel suo insieme in un progetto organico.
In presenza di situazioni di bisogno che richiedono specifiche professionalità, il Servizio Sociale
Comunale/di Ambito non può intervenire da solo in quanto non ha le competenze necessarie.
Per dette situazioni sono attivi i diversi servizi specialistici specifici che afferiscono ai soggetti
sottoscrittori del presente documento.
Acquisizione del consenso
È indispensabile, al momento del primo contatto, acquisire il consenso scritto dell’utente
interessato.
Per facilitare il passaggio di informazioni fra i diversi servizi, durante il primo incontro con l’utente,
si chiede allo stesso la sottoscrizione dell’autorizzazione al trattamento dei dati personali.
1. Rapporti fra servizio sociale comunale/di Ambito, centro psicosociale e medici di assistenza
primaria
A) Modalità di accesso / invio al centro psicosociale degli utenti da parte del servizio sociale
comunale/di Ambito
1. Situazioni già in carico al servizio sociale comunale/di Ambito
1.1. Invio da parte del servizio sociale comunale/di Ambito
Se si tratta di situazioni in carico da tempo al servizio sociale comunale/di Ambito, per le quali l’assistente sociale
valuta opportuno l’invio al centro psicosociale, è possibile:
1.1.1. In caso di A) procedere all’invio diretto attraverso la procedura
L’utente, dopo aver ottenuto
utente consenziente
ordinaria di accesso al centro psicosociale:
l’impegnativa da parte del
medico di assistenza primaria,
telefona e fissa un appuntamento
l’utente accede direttamente al
centro psicosociale presentandosi
negli orari di apertura
B) anticipare, dopo aver ottenuto il consenso
dall’utente, la richiesta di visita telefonando al centro
psicosociale (non è necessaria l’impegnativa del
medico delle cure primarie)
C) contattare telefonicamente, prima della visita, il
centro psicosociale.
D) ottenere una restituzione scritta, i cui contenuti
sono anticipati telefonicamente, da parte del centro
psicosociale sugli esiti della visita.
1.1.2. In caso di a)segnalare la situazione al medico di assistenza
utente
non primaria, richiedendo una prima valutazione
consenziente
psichiatrica e offrendo eventualmente la propria
disponibilità a facilitare la presa in carico sanitaria.
1.1.3 In caso di Qualora la persona presenti una situazione di
utente
non emergenza, in presenza di gravi alterazioni psichiche
consenziente , di segnalare la situazione al MAP per eventuale
urgenza,
e attivazionedi ASO o TSO (vedi protocollo relativo)
informandone il CPS
oppositivo
1.2. Invio su segnalazione di parenti o di terzi (vicini, volontari, ecc.)
che evidenziano situazioni urgenti o particolarmente preoccupanti: segnalare la situazione al medico di assistenza
primaria, richiedendo una prima valutazione psichiatrica e offrendo eventuale disponibilità ad un intervento congiunto.
2. Situazioni nuove che accedono al servizio sociale comunale/di Ambito
A) Nel caso in cui l’azione del servizio sociale comunale/di Ambito rilevi direttamente dall’utente,
un bisogno di valutazione psichiatrica, è necessario che l’assistente sociale attivi il medico di
assistenza primaria affinché effettui un primo filtro, per valutare l’opportunità di un eventuale invio
al centro psicosociale.
Qualora non sia possibile ottenere il consenso dell’utente e la situazione richieda l’attivazione di
misure urgenti si rimanda al punto 1.1.3 previa informazione dell’interessato.
B) Quando l’assistente sociale comunale/di Ambito riceve segnalazioni da parte di parenti o terzi
(vicini, volontari, ecc.) per alterazioni comportamentali gravi di persone non conosciute dal servizio
sociale comunale/di Ambito, dopo attenta valutazione può inoltrare la segnalazione al medico di
assistenza primaria, tramite comunicazione scritta, offrendo la propria disponibilità professionale.
3. Patologie miste
A) Per i casi di handicap con annessi disturbi psichiatrici, vanno attivati di concerto con l’ASSI,
attraverso il servizio disabili, ed il centro psicosociale referente attraverso la formula della
consulenza specialistica.
B) Per i casi di doppia diagnosi, vanno attivati il Ser.T. ed il centro psicosociale referente
attraverso la formula della consulenza specialistica.
C) Per le demenze e le patologie neurologiche bisogna rivolgersi al neurologo o all’Unità di
Valutazione Alzheimer, tramite il medico di assistenza primaria.
D) Non tutti i problemi comportamentali, anche se importanti, sono riconducibili a disturbi
psichiatrici. In questi casi bisogna accedere ai servizi territoriali, nel rispetto delle loro competenze.
Per i pazienti psichiatrici ultrasessantacinquenni, si deve prevedere una collaborazione nella ricerca
di soluzioni residenziali (RSA o altre istituzioni qualora la sintomatologia psichiatrica non sia
spenta).
Per le situazioni previste dal punto 3, la competenza sociale sulla situazione resta del servizio
sociale comunale/di Ambito. Anche in questi casi si ritiene importante informare il medico di
assistenza primaria, eventualmente attraverso i familiari.
Per le necessità residenziali dell’utente, la struttura dovrà essere individuata dal servizio titolare del
caso, secondo i principi previsti dalla normativa vigente.
B) Esito dell’invio ed articolazione delle competenze tra centro psicosociale e servizio sociale
comunale/di Ambito
L’esito dell’invio al centro psicosociale può essere uno dei seguenti:
1.1 Una consulenza del centro psicosociale al medico di assistenza primaria per gli utenti che non
necessitano di cure specialistiche.
1.2 Una consulenza all’assistente sociale del comune di residenza: tale utenza fa riferimento
all’assistente sociale del proprio comune di residenza
Terminata la fase diagnostica, il soggetto ritorna al medico stesso oppure all’assistente sociale. Al di
là delle problematiche di ordine clinico, le richieste più frequenti riguardano la formulazione di una
diagnosi per inoltrare la pratica di riconoscimento/aggravamento dell’invalidità civile. Qualora lo
psichiatra ravvisi una certa gravità e/o complessità del caso, dalla consulenza si passerà alle fasi
successive. Nella fase di consulenza, per questioni legate al solo disbrigo di pratiche burocratiche,
ovvero invalidità civile, riconoscimento della L. 69/99, ricorso per la nomina di amministratore di
sostegno, o per tutore/curatore, ecc. , il riferimento è l’ assistente sociale del Comune di residenza
del soggetto stesso, a cui è garantita la possibilità di partecipare all’equipe del centro psicosociale
quando è all’ordine del giorno il monitoraggio della situazione dell’utente in carico.
2. Un’assunzione in cura per gli utenti che necessitano di un trattamento specialistico, ma non di
interventi multiprofessionali. Si tratta di soggetti che effettuano visite / colloqui con lo psichiatra o
lo psicologo del servizio specialistico; anche in tal caso, è l’assistente sociale del CPS, in
collaborazione con Comune di residenza del soggetto, a fare da referente in caso di bisogno per
pratiche e/o interventi sociali. All’ assistente sociale del Comune di residenza del soggetto stesso è
garantita la possibilità di partecipare all’equipe del centro psicosociale quando è all’ordine del
giorno il monitoraggio della situazione dell’utente in carico.
3. Una presa in carico attraverso un trattamento integrato per gli utenti portatori di bisogni
complessi (psicotici, gravi disturbi dell’umore, disturbi di personalità grave). sono soggetti le cui
patologie e problematiche chiamano in gioco tutte le figure professionali del Centro psicosociale,
per cui anche l’assistente sociale del servizio specialistico. Nel caso in cui si rilevino necessità
assistenziali, la fase di valutazione, attuazione, monitoraggio del caso, rapporto con i servizi del
territorio (SAD, domanda per alloggi popolari, ecc.) rapporto con i familiari e/ o referenti, viene
effettuata pertanto dall’assistente sociale del centro psicosociale fornendo
le opportune
informazioni al servizio sociale comunale/di Ambito dell’avvenuta presa in carico del soggetto. Per
quanto riguarda gli inserimenti e le dimissioni dei soggetti presso i centri diurni, le comunità
psichiatriche, è l’assistente sociale del centro psicosociale a farsi carico delle pratiche necessarie.
4. L’invio ad altro servizio per non competenza.
Dell’esito dell’invio, il centro psicosociale informa il servizio sociale comunale/di Ambito e il
medico di assistenza primaria.
C) Modalità di accesso ai servizi comunali di utenti in carico al centro psicosociale
Qualora si evidenzi la necessità di accesso ai servizi comunali, chi rileva il bisogno lo segnala al
servizio sociale comunale/di Ambito, che provvede, previa verifica della possibilità di soddisfare la
richiesta, a predisporre apposito progetto di intervento, nel quale specifica anche le modalità di
inserimento / avvio del progetto stesso.
La segnalazione può avvenire in uno dei seguenti modi:
invio diretto dell’interessato al servizio sociale comunale/di Ambito,
segnalazione scritta,
richiesta telefonica di appuntamento al servizio sociale comunale/di Ambito, con contestuale
passaggio di informazioni sulla situazione rilevata,
accompagnamento dell’utente al servizio sociale comunale/di Ambito e, successivamente,
nell’accesso al servizio.
L’inserimento deve essere monitorato periodicamente sia dal servizio sociale comunale/di Ambito,
che è referente del servizio e del progetto, sia dal centro psicosociale, al fine di verificarne gli esiti e
definire il prosieguo o la sospensione.
Il calendario delle verifiche è definito nel progetto.
Se si evidenziano problemi di gestione, il servizio sociale comunale/di Ambito può attivare un
rapporto diretto con il terapeuta referente (psichiatra o psicologo) e/o con l’assistente sociale del
CPS e viceversa.
2. Rapporti fra servizio sociale comunale/di Ambito, centro psicosociale, Tutela Minori
Nei casi di assunzione in cura e presa in carico di genitori o conviventi il cui disagio psichico possa
costituire un pregiudizio per la genitorialità, il centro psicosociale informa il servizio sociale
comunale/di Ambito, il servizio Tutela Minori.
Per le patologie ad interesse psichiatrico della gravidanza e del puerperio, l’informazione viene
data, con almeno tre mesi di anticipo rispetto alla data presunta del parto al servizio sociale
comunale/di Ambito, al consultorio o al Servizio Tutela minori.
La segnalazione deve essere corredata di tutta la documentazione necessaria per una conoscenza
approfondita della situazione.
Successivamente alla segnalazione deve tenersi un incontro specifico fra i servizi coinvolti per
definire, tramite apposito progetto, i possibili interventi atti a rispondere sia al disagio presente, sia
ai bisogni dei minori.
Il progetto prevede tutto quanto necessario a garantire il monitoraggio della situazione e la
ridefinizione, se necessario, degli interventi. Prevede quindi anche il calendario degli incontri di
verifica.
3. Rapporti fra servizio sociale comunale/di Ambito, centro psicosociale, servizio inserimenti
lavorativi
Modalità di richiesta inserimento lavorativo da parte del centro psicosociale
Qualora il centro psicosociale ravvisi la necessità di inserimento lavorativo per un soggetto che ha
in cura o in carico, inoltra la richiesta al servizio sociale comunale/di Ambito. A seconda della
situazione di fragilità del soggetto, sono ipotizzabili tre tipologie di intervento.
3.1 Progetto socio occupazionale
Finalità: recupero e reinserimento del paziente nella realtà sociale, supporto al paziente
nell’organizzazione e nella gestione della quotidianità
CPS: valutazione psichiatrica, reperimento postazione sul territorio in collaborazione con as
Comune/di ambito, preparazione del contesto e monitoraggio educatore CPS, verifica congiunta.
Comune/Ambito: reperimento postazione sul territorio in collaborazione con as CPS, posizione
INAIL ed eventuale compenso motivazionale, verifica congiunta
3.2 Progetto occupazionale terapeutico
Finalità: osservazione e verifica di competenze e tenuta lavorativa all’interno di un percorso
riabilitativo
CPS: valutazione psichiatrica, reperimento postazione sul territorio in collaborazione con as
Comune/di Ambito, preparazione del contesto e monitoraggio educatore CPS, aumento graduale di
ore, durata max di due anni e minima di sei mesi, impegno orario da 8 a 20 ore settimanali,
compenso motivazionale a carico del CPS, verifica congiunta.
Comune/Ambito: reperimento postazione sul territorio in collaborazione con as CPS, posizione
INAIL
3.3 Inserimento lavorativo
Finalità: inserimenti lavorativi dei pazienti in trattamento, per i quali è possibile un
inserimento/rientro in un contesto di reale produttività aziendale.
Il CPS inoltrerà segnalazione al servizio sociale comunale/di Ambito, che provvederà poi ad
inoltrarla al SIL di riferimento, nel rispetto delle specifiche regolamentazioni.
CPS: valutazione psichiatrica con monitoraggio del paziente anche nei suoi aspetti farmacologici,
segnalazione scritta con particolare attenzione alle competenze lavorative, agli aspetti di tenuta, alle
aspettative del paziente e della famiglia, verifica congiunta.
Comune/Ambito: trasmissione della segnalazione al servizio inserimento lavorativi di riferimento,
monitoraggio e verifica congiunta.
SIL: predisposizione del progetto di inserimento lavorativo e gestione del percorso, monitoraggio
diretto con il servizio psichiatrico, verifica congiunta con ss comunale/ di Ambito e CPS.
3.4 Residenzialità leggera
In linea con la DGR 4221 del 28 febbraio 2007 a la 7861 del 30 luglio 2008, la residenzialità
leggera, nel suo insieme, ha il fine di sviluppare e proporre progetti abitativi destinati a soggetti che
necessitino di interventi sia residenziali che di sostegno e accompagnamento all’autonomia e
all’integrazione sociale e/o lavorativa, in sinergia tra il Dipartimento di Salute Mentale, il
Comune/Ambito e attraverso il supporto alle famiglie dei pazienti ed il raccordo con associazioni e
cooperative della rete del territorio.
Le modalità di attivazione del servizio sono le seguenti:
1. segnalazione del nominativo della persona potenziale fruitore del servizio di residenzialità
leggera al Centro Psico Sociale da parte del Servizio Sociale Comunale/Ambito e/o del
Servizio Psichiatrico di competenza;
2. analisi della domanda di residenzialità leggera da parte della Commissione di Progettazione
Condivisa (composta dall’assistente sociale di riferimento del Comune/Ambito, psichiatra e
assistente sociale del Servizio Psichiatrico di Competenza e del referente dell’Unità di
Offerta di Residenzialità Leggera potenzialmente coinvolta) e definizione del Progetto
Individualizzato di Residenzialità Leggera;
3. trasmissione del progetto da parte del Dipartimento di Salute Mentale all’Asl di Bergamo
per l’approvazione e la definizione e contrattualizzazione, con i titolari dell’Unità di Offerta
di Residenzialità Leggera individuata, del budget specifico;
4. inserimento della persona nell’Unità di Offerta di Residenzialità Leggera individuata;
5. monitoraggio del Progetto da parte della Commissione di Progettazione Condivisa con
cadenza almeno semestrale e trasmissione della relativa relazione al Comune/Ambito e al
Dipartimento di Salute Mentale;
6. in caso di dimissione della persona dall’Unità di Offerta di Residenzialità Leggera, sia per
termine naturale del progetto individualizzato che per altre motivazioni, il Responsabile
dell’Unità di Offerta chiede, almeno sei mesi prima,
di convocare la Commissione di
Progettazione Condivisa per valutare e costruire il percorso di dimissione;
7. la proposta di dimissione va comunicata anticipatamente al Comune /Ambito e al
Dipartimento di Salute Mentale.
Aspetti generali
Durata
La durata del presente protocollo, sottoscritto in via sperimentale, decorre dalla firma del protocollo
fino al dicembre 2014.
Monitoraggio
Per la verifica della corretta attuazione del presente protocollo, l’organismo deputato è è il Tavolo
Psichiatria di Macroarea Est.
La convocazione del Comitato di Monitoraggio viene fatta dall’Ambito Territoriale della
_______________, individuato come ambito capofila per l’attuazione del presente protocollo.
LINEE GUIDA PER UNA DIMISSIONE ADEGUATA DELLE PERSONE DALLA
UONPIA DOPO IL 18 ANNI
Considerato che:
Il Servizio di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ha come sua specifica
competenza la diagnosi, la cura e la riabilitazione delle patologie neurologiche e psichiatriche
dell’età evolutiva (0-18 anni) e dei disordini dello sviluppo, nelle sue varie linee di espressione
(motoria, psicomotoria, linguistica, cognitiva, intellettiva e relazionale);
I Comuni singoli o associati, ai sensi dell’art.14 legge 328/00, sono tenuti a predisporre, su
richiesta dell’interessato, un progetto individuale che in particolare dovrà evidenziare i servizi
finalizzati al recupero e all’integrazione e inclusione sociale;
L’ASL nell’ambito delle attività distrettuali garantisce interventi a carattere socio–sanitario,
tra cui prestazioni consultoriali, protesica e ausili, ADI, Vaccinazioni, raccordo con i Medici di
Assistenza Primaria, la funzione CEAD, (Centri di Assistenza Domiciliare), etc. e gestisce le
attività volte a riconoscere gli stati di invalidità civile;
Il CEAD a livello distrettuale svolge funzioni di integrazione tra vari attori coinvolti e
mantiene aggiornata la conoscenza dei servizi potenzialmente attivabili; mantiene, inoltre, i contatti
con il Soggetto Accreditato in ADI attivando, secondo i casi, l’operatore o la funzione distrettuale
di riferimento.
L’U.O. Psichiatria si occupa di soggetti d’interesse puramente psichiatrico (escludendo
situazioni di pertinenza neurologica o di handicap puro) di età superiore ai 18 anni;
La scuola, progetta e realizza interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo
sviluppo della persona, adeguati ai diversi contesti, alla domande delle famiglie e alle caratteristiche
specifiche dei soggetti coinvolti. Presso l’Ufficio Scolastico provinciale è istituito un gruppo di
Lavoro per l’Integrazione Scolastica. Il territorio di Bergamo ha a disposizione, come punti di
riferimento per le scuole di ogni Ordine e grado, sette CTRH (Centri Territoriali Risorse per gli
alunni con disabilità) con finalità di formazione, monitoraggio e interrelazione interistituzionale.
Presso ogni istituto scolastico è istituito un GLH (Gruppo di Lavoro per l’inclusione degli alunni
diversamente abili).
Si concordano i seguenti ruoli e funzioni per un corretto passaggio dei casi e
definizione di un progetto di vita.
1) L’ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE PROGETTUALE DI AMBITO (ove non
esistente) AL FINE DI PREDIPORRE E/O ORIENTARE IL PROGETTO DI VITA
PER L’ETA’ ADULTA PER LE PERSONE CON DISABILITA’.
Essa dovrà essere preferibilmente composta da: Referenti Uonpia fino alla
dimissione dal servizio, dal Servizio sociale comunale e/o Ambito, dalla Famiglia, dal
Medico di Base e dalla Scuola, fino alla conclusione dal percorso scolastico.
Tale Commissione sarà coordinata dal Servizio sociale di Ambito che garantisce la funzione
di Case manager.
La Commissione sarà integrata di volta in volta dai referenti dei servizi
territoriali coinvolti nel progetto di vita.
2) IL SERVIZIO DI NEUROPSICHIATRIA DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA,
con almeno sei mesi di anticipo rispetto alla conclusione del proprio intervento, informa
la famiglia delle prossime dimissioni e dell’opportunità di inoltrare la domanda di invalidità
civile, in previsione del compimento del 18° anno di età del soggetto, nonché di valutare
l’opportunità se è il caso, di mettere in atto interventi di amministrazione di sostegno, tutela
o curatela.
•
•
•
•
•
Il Servizio di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza si impegna a
produrre una relazione conclusiva, che consegnerà alla famiglia per l’utilizzo che riterrà
opportuno, contenente:
dati anagrafici;
diagnosi con particolare attenzione ad evidenziare l’eventuale co-presenza di aspetti
psichiatrici;
sintesi degli interventi attuati (sanitari e sociali), in collaborazione del servizio sociale
comunale e/o di Ambito;
terapie in atto ed indicazioni cliniche per il medico di medicina generale e per gli eventuali
specialisti;
indicazioni relative sia alle prospettive di integrazione sociale, sia alle unità di offerta sociosanitaria e sociale presenti sul territorio che rientrano nel progetto di vita, in collaborazione
del servizio sociale comunale e/o di Ambito.
Il Servizio di Neuropsichiatria, in assenza della Commissione Progettuale di Ambito e di
intesa con il Servizio Sociale Comunale e/o di Ambito, informerà la famiglia delle possibilità
presenti sul territorio, ed accompagnerà questa fase con una propria segnalazione ai servizi
sanitari, eventualmente alla U.O. Psichiatria e al Medico di Base.
Qualora per il paziente si renda opportuno anche il coinvolgimento dell’U.O. Psichiatria:
•
il Servizio di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza programmerà un incontro
sei mesi prima del compimento del 18° anno di età del soggetto con l’U.O. di Psichiatria
per valutare la possibilità di proporre all’interessato ed alla sua famiglia un intervento di
consulenza e/o di presa in carico da parte di quest’ultima Unità Operativa;
•
due mesi prima della dimissione le équipe del Servizio di Neuropsichiatria dell’Infanzia e
dell’Adolescenza e del Centro Psico-Sociale incontreranno la famiglia per il passaggio della
situazione.
IL SERVIZIO SOCIALE, comunale o meglio ancora la Commissione progettuale di Ambito:
• collabora con l’UONPIA per fornire alla famiglia la sintesi degli interventi attuati (sanitari e
sociali) e per offrire indicazioni relative sia alle prospettive di integrazione sociale, sia alle
unità di offerta socio-sanitaria e sociale presenti sul territorio che rientrano nel progetto di
vita;
-
valuta la richiesta direttamente espressa dall’interessato o dalla sua famiglia e, tenuto conto
delle risultanze della valutazione, effettua la presa in carico e/o orienta il soggetto verso le
tipologie di servizio ritenute essenziali per il soggetto ;
-
attiva eventuali iniziative/interventi socio-assistenziali ritenuti necessari a rispondere al bisogno
rilevato in sede di valutazione per la presa in carico;
-
supporta il soggetto per l’acquisizione di interventi/servizi socio-assistenziali e socio - sanitari
per la disabilità presenti sul territorio di competenza, gestiti direttamente o da soggetti del terzo
settore.
IL MEDICO ASSISTENZA PRIMARIA assicura l’assistenza primaria, la continuità assistenziale e
le attività territoriali programmate e, laddove necessario, il raccordo con altri servizi coinvolti nella
gestione dei bisogni del soggetto, quali il Servizio Sociale o i servizi specialistici (es U.O. di
psichiatria) e il CEAD..
Il MAP garantisce anche la sua partecipazione alla Commissione Progettuale di Ambito.
L’ASL NELLA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITÀ DEI CONSULTORI
FAMILIARI garantisce la realizzazione di uno “spazio dedicato” per le persone con Disabilità, sia
in quelli pubblici che accreditati , anche a livello di macroarea.
Nei Consultori la famiglia del soggetto disabile adulto dovrà trovare un riferimento per la
presa in carico psico-sociale del soggetto disabile e per un supporto alla famiglia.
I Consultori garantiscono la presenza nella Commissione progettuale per gli utenti seguiti.
LINEE GUIDA PER EROGAZIONE
DEI VOUCHER SOCIALI NON AUTOSUFFICIENTI
AMBITO DEL BASSO SEBINO
PREMESSA
I Comuni dell’Ambito territoriale del Basso Sebino sottoscrittori dell’Accordo di
programma attraverso il presente regolamento definiscono le modalità di utilizzo
del Voucher Sociale considerandolo a tutti gli effetti uno strumento attraverso il
quale dare corpo a politiche sociali e assistenziali orientate al dialogo e
all’interazione tra cittadini, famiglie, soggetti sociali del territorio, servizi e
amministrazioni locali.
La logica di utilizzo di questo nuovo strumento si pone dunque in continuità con
l’esperienza maturata in questi anni da parte dei Comuni dell’Ambito territoriale
e dalla Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi nello sviluppo di interventi a
sostegno della domiciliarità che siano attenti alle esigenze delle persone e delle
famiglie, e alla promozione e valorizzazione delle risorse sociali, relazionali e di
cura presenti nel territorio.
L’ambito di riferimento per il Voucher Sociale è composto dai comuni dai
Comuni sottoscrittori dell’Accordo di Programma ( Adrara S. Martino, Adrara S.
Rocco, Credaro, Foresto Sparso, Gandosso, Parzanica, , Sarnico, Tavernola
B.sca, Viadanica, Vigolo).
Gli organi tecnici di riferimento per la gestione dei Voucher sono rappresentati
dall’Ufficio di Piano e dalla Comunità Montana che, quale ente capofila per la
realizzazione della legge n. 328/00 relativa alla programmazione territoriale del
sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali, adotta il presente
regolamento.
Art. 1. Oggetto del regolamento
Il presente regolamento disciplina per tutti i comuni dell’Ambito territoriale del
Basso Sebino sottoscrittori dell’Accordo di Programma i criteri di assegnazione
e di utilizzo dei Voucher Sociali previsti dalla normativa Nazionale e Regionale
sul sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali.
Art. 2 Finalità
I Voucher Sociali sono uno strumento attraverso cui i Comuni dell'Ambito
vogliono offrire sollievo e supporto alle famiglie che accudiscono persone in
condizioni di limitata autosufficienza o in casi particolari di avvicinamento al sad.
Allegato voucher non autosufficienti 1
1
Art. 3 Il Voucher sociale
Il Voucher Sociale è un titolo attraverso il quale è possibile acquistare
prestazioni sociali erogate da operatori professionali. I voucher vengono erogati
esclusivamente per attività socio – assistenziali, sulla base di un progetto
concordato tra assistente sociale e famiglia.
Si individuano quattro profili:
•
bassa intensità: un pacchetto sollievo una-tantum fino ad un massimo
di n. 32 ore.
•
media intensità: un pacchetto fino a un massimo di n. 48 ore, da
utilizzare entro 6 mesi. È possibile richiedere 1 rinnovo.
•
alta intensità: un pacchetto fino a un massimo di n. 96 ore, da
utilizzare entro 6 mesi. È possibile richiedere 1 rinnovo
•
emergenza: un pacchetto fino a un massimo di n. 32 ore, da
utilizzare in casi d’emergenza per affrontare le criticità del
momento, come ad esempio un supporto in seguito a dimissione
ospedaliere per trovare delle soluzioni mirate.
Le ore d’emergenza dovranno essere necessariamente integrate
con altrettante ore del servizio di assistenza domiciliare, come da
prospetto sotto elencato.
Ore di sollievo 50%
Fino a n. 32 ore
Ore sad 50%
Uguali alle ore di
sollievo
Totale
100%
Le ore dovranno essere concentrate ed effettuate nell’arco di una
settimana al massimo dieci giorni, nel frattempo famiglia e
servizio si organizzano per una soluzione adeguata.
Di questo pacchetto potranno usufruirne anche i cittadini che
supererano il limite di ISEE pari a €12.000,00, pagandone la
compartecipazione economica in base alle tabelle del servizio di
assistenza domiciliare.
Tale domanda dovrà essere dettagliatamente
dall’assistente sociale del comune di residenza.
relazionata
La fruizione di una tipologia di voucher esclude la possibilità di usufruire delle
altre tipologie. Gli interventi potranno essere collocati durante il fine settimana
solo in casi eccezionali.
Allegato voucher non autosufficienti 2
2
Art. 4 Destinatari
Possono beneficiare del Voucher Sociale i soggetti fragili residenti nell'Ambito
territoriale di competenza , e nei Comuni sottoscrittori l’accordo di programma,
che ne facciano apposita richiesta.
Soggetti cioè che per motivi vari si trovano nella condizione di non poter
svolgere autonomamente, parzialmente o totalmente, le normali attività della
vita quotidiana.
Ai fini della determinazione delle condizioni di fragilità da sostenere attraverso il
Voucher Sociale, viene valutata l’interazione tra indicatori di:
- fragilità familiare: legata alla rete di cura familiare;
- fragilità individuale: legata all'età e alla salute della persona;
- fragilità economica: legata ai criteri di reddito I.S.E.E.
Art. 5 Requisiti di ammissione
Per la presentazione della domanda di assegnazione del Voucher Sociale i
cittadini residenti nell'ambito territoriale del Basso Sebino e nei Comuni
sottoscrittori devono essere in possesso dei seguenti requisiti:
1. Essere residenti in uno dei Comuni sottoscrittori dell’accordo di programma,
appartenenti all'Ambito Territoriale;
2. Avere un'età uguale o superiore ai 65 anni alla data di presentazione della
domanda, salvo casi di particolare gravità (patologia o casi particolari);
3. Avere un reddito I.S.E.E. familiare non superiore a Euro 12.000,00. Le
persone con un’età superiore di 65 anni in possesso del riconoscimento
della legge 104/1992 hanno la facoltà di presentare ai fini ISEE soli i propri
redditi;
3/b solo per le richieste di voucher d’emergenza è prevista la possibilità di
richiedere il voucher anche per i cittadini con ISEE superiore ai € 12.000,00
purchè disposti a compartecipare alla spesa complessiva (SAD+ voucher) per
la quota prevista dal regolamento comunale.
4. Essere in condizione di non autosufficienza totale o parziale, certificata da
apposita documentazione medica e, dove presente, da verbale di invalidità,
con particolare riferimento a situazioni di demenza senile, morbo di
Parkinson, morbo di Alzheimer o patologie gravemente invalidanti;
5. presentare un PAI predisposto dall’assistente sociale di competenza, il
quale dovrà comprendere i seguenti punti: dati anagrafici della persona,
patologia e grado di invalidità, situazione della persona e bisogno
assistenziale, composizione della rete con relativi riferimenti telefonici, piano
di intervento articolato in tempi, modalità e durata dell’intervento.
Al fine della determinazione del reddito I.S.E.E. il nucleo familiare di riferimento,
comprende tutti i soggetti conviventi (come risulta dallo Stato Famiglia),
compresa la persona che richiede il Voucher.
Art. 6 Durata
Allegato voucher non autosufficienti 3
3
I voucher sociali verranno erogati fino ad esaurimento dei fondi in base alla
gravità del carico assistenziale e alla situazione reddituale del richiedente.
Nella valutazione delle domande la commissione valuterà prioritariamente le
richieste di voucher presentate per la prima volta.
Art. 7 Modalità di presentazione della domanda
La domanda deve essere presentata su apposito modulo al Segretariato
Sociale di Ambito.
Alla domanda deve essere allegata la seguente documentazione:
• Dichiarazione ISEE relativa al soggetto per il quale si richiede il voucher
sociale;
• Copia certificati medici attestanti le patologie in essere e, se in possesso,
copia del verbale di invalidità del soggetto per cui si richiede l’erogazione
del voucher sociale.
Art. 8 Percorso di erogazione
Le modalità organizzative e gestionali relative all'assegnazione dei Voucher
sono a cura dell'Ufficio di Piano. Il percorso di erogazione del voucher sociale è
il seguente:
• richiesta di sollievo da parte della famiglia e/o dall’interessato; la richiesta
dovrà essere composta da: modulo di richiesta, dichiarazione sostitutiva
unica e attestazione ISEE, certificati medici.
• effettuazione della valutazione sociale da parte dell’assistente sociale
competente;
• commissione di valutazione formata dai tecnici del territorio ogni quarta
settimana del mese; per le emergenze si effettueranno commissioni
straordinarie costituite dal Responsabile dell’Ufficio di Piano, dal
Coordinatore del tavolo anziani e dall’assistente sociale competente;
• comunicazione alla famiglia dell’esito della valutazione della
commissione da parte delle assistenti sociali e del coordinatore della
Comunità Montana;
• stesura del piano di intervento concordato con la famiglia;
• scelta della cooperativa pattante da parte della famiglia;
• visite domiciliari di monitoraggio della situazione da parte del
coordinatore della comunità montana.
Art. 9 Decadenza del Voucher Sociale
•
•
•
in caso di ricovero ospedaliero le ore non effettuate
verranno
recuperate;
in caso di ricovero in casa di riposo il voucher verrà sospeso;
in caso di rinuncia al voucher da parte della famiglia lo stesso verrà
sospeso.
Allegato voucher non autosufficienti 4
4
Art. 10 Monitoraggio e controllo
• il monitoraggio della qualità percepita dagli utenti verrà effettuato
attraverso la somministrazione alle famiglie di un questionario di
gradimento;
• il controllo dell’Ufficio di Piano sui pattanti rispetto all’attuazione dei
voucher avverrà attraverso la predisposizione di appositi fogli firma
dell’utente.
Nel rispetto delle disposizioni previste dalla legge 7 agosto 1990 n. 241 e sue
modifiche ed integrazioni, l'esito delle verifiche effettuate riveste efficacia
vincolante per la revoca dell'assegnazione.
Ai sensi dell'articolo 4 comma 7 del D.L. n. 109/98, come modificato dal D.L. n.
130/2000, gli uffici competenti potranno chiedere idonea documentazione atta a
dimostrare la completezza e la veridicità dei dati dichiarati anche al fine della
correzione di errori materiali di modesta entità.
Art. 11 Rapporti tra l’Ufficio di Piano e le cooperative/società:
•
•
l’Ufficio di Piano assorbirà l’albo dei pattanti ADI del distretto ASL del
Basso Sebino e le cooperative sociali operanti sul territorio;
Si stabiliranno precisi rapporti amministrativi tra l’Ufficio di Piano e i
pattanti e le cooperative operanti sul territorio.
Art. 10 Modalità di pubblicizzazione
Distribuzione nei punti strategici di ogni comune di locandine e volantini.
Allegato voucher non autosufficienti 5
5
PATTO DI ACCREDITAMENTO PER L’EROGAZIONE DELL'ASSISTENZA
DOMICILIARE FORNITA CON VOUCHER SOCIALE NEL TERRITORIO DEL
MONTE BRONZONE E BASSO SEBINO
E
DEFINIZIONE DEI RAPPORTI GIURIDICI ED ECONOMICI
TRIENNIO 2012-2014
Premesso che L’Assemblea dei Sindaci dell’ambito territoriale del Basso Sebino:
ha approvato in data 7/03/2012 le “linee guida per l’erogazione del voucher
sociale“ che definiscono condizioni e modalità di erogazione del voucher,
parte integrante del Piano di Zona 2012-2014;
ha scelto di assorbire per motivi di economicità procedurale e di garanzia di
qualità l’elenco dei pattanti della zona Basso Sebino con cui l’ASL di
Bergamo ha sottoscritto il patto di accreditamento per i voucher sociosanitari (A.D.I.) e gli enti erogatori di prestazioni sad che hanno in essere
convenzioni con i Comuni dell’Ambito Territoriale.
Rilevato che
la struttura ______________________ in quanto soggetto che ha contratto
patto di accreditamento con l’ASL di Bergamo per i voucher socio-sanitari (A.D.I.)
per i Distretti Socio Sanitari di Sarnico o ha in essere una Convenzione per la
gestione del sad con uno dei Comuni dell’Ambito Territoriale ed è quindi in possesso
dei requisiti richiesti, viene automaticamente accreditata dall’Ambito Territoriale del
Basso Sebino per i voucher sociali gestiti dall’ambito.
Dato atto che le parti ne hanno condiviso le regole procedurali ed hanno raggiunto un
accordo concernente le modalità applicative della negoziazione.
Tutto ciò premesso
La Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi cod Fiscale 90029430163
, con sede in via del Cantiere 4 – LOVERE nella persona del
Responsabile di Servizio Area Sociale del Basso Sebino Dott.ssa
Francesca Bianchi
e
la struttura ________________ Partita IVA _______________, con sede a
______________, via _____________, in persona del legale rappresentante
pro-tempore, _________________, nato a ________ il __________, e residente
a _________ via ____________________
CONCORDANO QUANTO SEGUE
Allegato voucher non autosufficienti 6
6
Art. 1 - OGGETTO DEL PATTO
Il presente Patto ha per oggetto l'erogazione da parte della struttura
accreditata di prestazioni di assistenza domiciliare connesse al voucher
sociale per anziani e soggetti fragili nel territorio corrispondente all'area
dell’ambito territoriale del Basso Sebino. I fruitori del voucher dovranno
essere residenti in uno dei Comuni sottoscrittori dell’Accordo di
Programma per il Piano di Zona 2012-2014. Lo strumento del voucher
per il sostegno domiciliare a persone fragili sarà sostenuto con fondi
previsti dal Piano di Zona e decisi in sede di previsione di bilancio di
ciascun anno del triennio.
Art. 2 - BUDGET
Alla struttura ________________________, è destinata una quota di risorse
di € 22,00 all’ora omnicomprensive per le attività assistenziali prestate a
domicilio di cui all’art. 1 del presente Patto di Accreditamento da
erogare dalla data di sottoscrizione fino al ______________
Le presenti disposizioni si applicano relativamente all’erogazione di prestazioni per tutti
i cittadini residenti nei comuni sottoscrittori dell’accordo di programma del Basso
Sebino.
Art. 3 - OBBLIGHI DELLA STRUTTURA ACCREDITATA
La struttura ___________________________ si impegna:
•
•
•
•
•
•
A prendere in carico tutti gli assistiti residenti nel territorio di cui all'art. 1 che lo
richiedessero per il tramite della Commissione di valutazione;
A garantire l'attività assistenziale programmata nei 7 giorni settimanali;
Ad assicurare la qualità delle prestazioni socio-assistenziali, nonché della relazione
d'aiuto posta in essere dai suoi operatori;
A mantenere nel tempo i requisiti di idoneità organizzativo-gestionale stabiliti
dall’Ambito;
A stipulare idoneo contratto assicurativo per la Responsabilità Civile, a fronte di
eventuali danni causati a utenti e a terzi nell'espletamento del servizio;
Ad accettare il sistema di voucherizzazione per i profili di cura stabiliti dall’Ambito.
Art. 4 - OBBLIGHI DELL’AMBITO
L’Ambito Monte Bronzone Basso Sebino si impegna a:
- Rispettare e applicare le “Linee Guida per l’erogazione del voucher sociale”
approvate dall’Assemblea dei Sindaci del Basso Sebino in data 7/03/2012.
L’Ambito esercita d'ufficio e/o a richiesta di chiunque vi abbia interesse
verifiche sulla puntuale attuazione dei contenuti del presente Patto.
Allegato voucher non autosufficienti 7
7
L’ambito si impegna a liquidare alla struttura accreditata gli importi relativi ai voucher
che saranno fatturati al termine dell’intervento secondo le modalità previste dall’articolo
5 del presente Patto.
Art. 5 – FATTURAZIONE E RENDICONTAZIONE PRESTAZIONI
La struttura accreditata si impegna ad emettere fatture al termine dell’intervento
riportando le iniziali del/i destinatario/i e il numero delle ore effettivamente svolte.
La mancata rendicontazione nei tempi previsti preclude la liquidazione dei compensi
dovuti alla struttura.
La Comunità Montana ha la facoltà di espletare tutte le verifiche che ritiene necessarie
ai fini della liquidazione del saldo. In caso di contestazione, l'importo contestato non
viene liquidato ma solamente dopo che il contenzioso tra Comunità Montana e
struttura è completamente definito.
La Comunità Montana, inoltre, ha la facoltà di procedere in qualsiasi momento, senza
preavviso, a verifiche finalizzate al mantenimento dei requisiti previsti per
l'accreditamento e alla verifica della qualità delle prestazioni.
Art. 6 - CUSTOMER SATISFACTION
L’Ambito provvederà alla rilevazione della Customer Satisfaction tramite
la somministrazione di un questionario.
Art. 7 - LIBERTA' DI SCELTA DELL'ASSISTITO
La persona assistita, o se incapace chi ne esercita la tutela o la cura, ha la facoltà di
scegliere la struttura a cui richiedere l'erogazione delle prestazioni domiciliari.
In qualsiasi momento l'assistito, o se incapace chi ne esercita la tutela o la cura, può
scegliere un'altra struttura qualora subentrino motivi di insoddisfazione durante
l'erogazione delle prestazioni.
In ogni caso, la nuova struttura prescelta prende in carico il paziente a partire dal
primo giorno del mese successivo a quello in sui sia stato revocato per iscritto
dall'assistito o dal tutore il Patto originariamente sottoscritto.
Sino a tale data la struttura accreditata inizialmente scelta è tenuta ad
erogare le prestazioni previste.
Art. 8 - DURATA DEL PATTO
Il presente Patto ha validità a decorrere dalla data di sottoscrizione per
tutta la durata del Piano di Zona 2012-2014, sempre che il soggetto
pattante mantenga i requisiti di accreditamento.
La struttura accreditata può recedere dal Patto, dandone formale preavviso di almeno
60 giorni.
Il Patto può altresì essere risolto nei casi previsti dagli articoli 1453 e seguenti del c.c..
La Comunità Montana può, inoltre, risolvere il contratto nel caso in cui decadano gli
standard di accreditamento e il patto di accreditamento con l’ASL di Bergamo per i
voucher socio-sanitari (A.D.I.)
In caso di emanazione di norme legislative o regolamentari regionali,
nonché di adozione di provvedimenti amministrativi regionali generali
Allegato voucher non autosufficienti 8
8
incidenti sul contenuto del contratto stipulato, lo stesso deve ritenersi
automaticamente modificato ed integrato.
Art. 9 - ONERI DEL PATTO
Tutti gli oneri legati alla stipula del presente Patto sono a carico della struttura
accreditata.
Letto, confermato e sottoscritto,
Data e luogo
Villongo
Firme
Il Responsabile di Servizio
dell’area sociale del Basso Sebino
Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi
_________________________________
Allegato voucher non autosufficienti 9
Il legale rappresentante
della struttura
________________________________
9
INDICAZIONI OPERATIVE ASSISTENZA EDUCATIVA AGLI ALUNNI DISABILI
NELL’AMBITO TERRITORIALE BASSO SEBINO
1. Personale impiegato
assistente educatore; titolo di studio richiesto: medie
superiori.
2. Le richieste di assistenza scolastica agli alunni disabili
Le richieste, rilasciate dalle Neuropsichiatrie infantili (UONPIA) o da centri privati
accreditati dalla Regione Lombardia (Istituto di riabilitazione A. Custode), devono
essere presentate dai genitori entro la fine del mese di maggio di ogni anno
presso gli uffici della Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi.
Eventuali richieste successivamente presentate verranno valutate con le
Amministrazioni
Comunali in relazione alle loro disponibilità
economiche.
Le richieste dovranno contenere la dicitura “tempo parziale” o “tempo totale”
indicando il grado di copertura dell’alunno, i suoi dati anagrafici e la residenza.
La richiesta dovrà essere corredata, se dovuta, dall’esito della valutazione dei
Collegi di
accertamento per l’individuazione dell’alunno con
handicap.
3. Commissione di Ambito
La Commissione di Ambito, che si riunisce tutti gli anni, di norma,durante il mese di
giugno è così composta:
- Assistenti Sociali dei Comuni e/o Assistente Sociale di Ambito oppure
Responsabile di Servizio Comunale.
Referenti scuole;
Neuropsichiatrie infantili (UONPIA Trescore ) o IDR Istituto Angelo
Custode
Coordinatore della Cooperativa appaltata
−
Responsabile di servizio della Comunità Montana
La commissione prevede anche un momento di confronto e restituzione alla
famiglia di ogni alunno.
La Commissione ha come scopo l’individuazione, per ciascun alunno, di obiettivi
prioritari di massima relativamente ad un progetto di vita e quindi ipotizzare, ogni
anno, un monte ore settimanale di assistenza educativa esplicitando:
• quante ore da svolgere a scuola
•quante ore per l’extrascuola (anche annuali)
L’analisi del progetto di vita dovrà tenere in
considerazione :
- situazione scolastica e relative risorse. Criterio da tenere presente è
la non sovrapposizione e compresenza di assistente educatore e insegnante
di sostegno.
Allegato area disabilità 1
-
situazione familiare: punto forti e fragili
contesto di vita: risorse e possibilità nel territorio
In termini di priorità la Commissione dovrà necessariamente valutare ogni
anno :
•
minori che cambiano ordine scolastico
•
nuovi casi
•
minori con situazioni scolastiche, riabilitative o sociali in fase di
cambiamento
Allegato area disabilità 2
L’esito della valutazione della Commissione verrà formalizzato in apposito
modulo sottoscritto dai componenti.
4. Passaggi di approvazione delle proposte della Commissione
-
Approvazione da parte dei Comuni
Sulla base dell’esito della Commissione viene steso il piano del
servizio complessivo con relativa previsione di spesa che viene sottoposta ai
Comuni.
I Comuni tenuto conto delle disponibilità di bilancio, autorizzeranno o
meno
l’intervento
.
Qualora il Comune approvasse la proposta della Commissione: si procede
con l’abbinamento alunno – assistente educatore e la comunicazione alle
famiglie.
Qualora il Comune non approvasse la proposta è tenuto ad indicare la
percentuale di abbattimento dei costi che si ripercuoterà, in misura
proporzionale, sulle ore per ciascun alunno.
Se i Comuni non risponderanno nei termini di tempo che la Comunità
Montana indicherà (presumibilmente fine luglio/agosto), si ritiene
tacitamente approvato il preventivo di servizio.
5. Abbinamento tra alunno e assistente educatore
L’abbinamento viene effettuato dalla Cooperativa, con presa visione della
Comunità
Montana, tenuto conto dei seguenti
criteri:
continuità dell’assistente educatore dove possibile;
caratteristiche dell’alunno;
caratteristiche dell’assistente;
selezione attenta del personale da parte della Cooperativa.
La Comunità Montana invierà comunicazione formale a mezzo posta a famiglia,
Comune di residenza, scuola e neuropsichiatria di riferimento in merito al
monte ore settimanale assegnato.
6. Consuntivo
Dopo il 31 agosto di ogni anno, a conclusione dell’annualità del servizio, compresi i
progetti estivi, la Comunità Montana invierà ai Comuni il consuntivo annuale.
7. Strumenti di verifica
La Commissione si riunirà anche nel mese di aprile
per valutare in itinere
l’andamento del progetto di vita e valutare l'eventualità di un progetto estivo per
l'alunno. I progetti estivi andranno autorizzati dai Comuni di residenza degli alunni
coinvolti.
Allegato area disabilità 3
Sottoscrizione, contestualmente al Piano di Zona :
Le Amministrazioni Comunali del Basso Sebino sottoscrittori dell’accordo di programma :
La Comunità Montana Monte Bronzone e Basso Sebino
Per presa visione : UONPIA di Trescore
Istituto di riabilitazione A. Custode
Istituto scolastico di Sarnico
Istituto scolastico di Tavernola Bergamasca
Istituto scolastico di Villongo
Istituto Superiore Serafino Riva di Sarnico
La Traccia di Calcinate
Consultorio ASL distretto di Sarnico
ATI Cooperativa il Cantiere- coop. Battello
Allegato area disabilità 4
PROTOCOLLO D’INTESA PER LA GESTIONE DELLA FIGURA DELL’ASSISTENTE EDUCATORE TRA COMUNITA’
MONTANA E COMUNI ASSOCIATI DELL’AMBITO DEL BASSO SEBINO SOTTOSCRITTORI DELL’ACCORDO DI
PROGRAMMA, U.O.N.P.I.A. DI TRESCORE BALNEARIO, UFFICIO SCOLASTICO PROVINCIALE, ISTITUTI SCOLASTICI
COMPRENSIVI DI SARNICO, TAVERNOLA B.SCA, VILLONGO, ISTITUTO SUPERIORE SERAFINO RIVA DI SARNICO,
ISTITUTO ANGELO CUSTODE, COOPERATIVA APPALTATA.
PREMESSA
Il presente protocollo è frutto del lavoro di riflessione svolto negli ultimi anni fra Referenti della Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi,
delle scuole, delle Cooperative sociali, delle associazioni genitori e della Neuropsichiatria Infantile sul tema dell’integrazione sociale e
scolastica dei soggetti diversamente abili.
Tale riflessione si è focalizzata sul concetto di “progetto di vita”. Ciò richiede che il lavoro di tutti i soggetti coinvolti, dal disabile alla
famiglia, dall’operatore scolastico a quello sociale, debbano agire con capacità di pensare in prospettiva futura, capaci di guardare “dietro” e
lontano, ma nello stesso tempo di muoversi con passo circostanziato nell’oggi.
Lavorare per la promozione del progetto di vita esige il dare la giusta importanza alle autonomie possibili del soggetto diversamente abile, alla
sua capacità di comunicazione in contesti reali, di interagire con gli estranei, di esplorare in modo psicologicamente adatto il proprio corpo e di
costruirsi buone rappresentazione dell’ambiente.
Per il raggiungimento degli obiettivi sopra esposti i sottoscrittori del presente protocollo ritengono fondamentale impegnarsi a promuovere
anche la valorizzazione della figura dell’assistente educatore.
Questo riconoscendo che l’assistenza educativa è un servizio alla persona disabile che si svolge nei diversi momenti in cui si articola l’attività
giornaliera del disabile: nella scuola, in famiglia, nel territorio, secondo gli obiettivi e le attività stabilite nel progetto di vita che famiglia,
scuola, servizi sociali, servizi educativi, servizi medico/sanitari, si impegnano a costruire secondo un programma integrato.
Per questo l’assistenza educativa deve necessariamente legarsi al nucleo familiare. Il lavoro educativo si svolgerà a scuola, come tempo-spazio
della relazione con il soggetto disabile, ma la sua attenzione sarà anche quella di garantire un servizio alla famiglia. L’assistenza educativa
entra nell’ambiente familiare, previo richiesta e accordo con i genitori, in quanto la sua azione non è vincolata all’ambiente scolastico, ma in
Allegato area disabilità 5
modo più elastico e significativo ai contesti di vita del disabile.
Per l’assistenza educativa il territorio è una risorsa. Il disabile ritrova senso ed opportunità educative nella relazione con il suo mondo vitale: il
territorio. L’assistente educatore deve saper guardare al disabile nella sua globalità e divenire soggetto-ponte tra le esigenze/possibilità di
integrazione del soggetto disabile e le risorse presenti nel suo territorio di appartenenza.
1. RIFERIMENTI LEGISLATIVI
Il diritto all’educazione e all’istruzione della persona handicappata è garantito innanzitutto dalla Carta Costituzionale (l’art. 34 della Cost.
afferma che “la scuola è aperta a tutti” e istituisce l’obbligo scolastico e prevede il diritto allo studio, da rendere effettivo con borse di studio,
assegni alle famiglie ed altre provvidenze, da attribuirsi anche per concorso; .art. 38: “gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione ed
all’avviamento professionale. Ai compiti previsti da questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato”; articolo
2: “La Repubblica riconosce i diritti inviolabili dell’uomo …nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”); inoltre, il diritto
all’inserimento sociale dei disabili è garantito dall’art. 26 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea approvata il 7 dicembre
2000 e dall’art. 26 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre
1948.
In Regione Lombardia l’integrazione scolastica degli alunni disabili è garantita dalla L.R. 31/80 che afferma:
-
all’art. 1, “Le funzioni amministrative attribuite ai comuni ai sensi dell'art. 45 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616 comprendono tutti gli
interventi idonei a garantire il diritto allo studio secondo i principi di cui agli artt. 3 e 34 della Costituzione e 3 dello Statuto della
Regione Lombardia, e devono essere esercitate dai comuni singoli o associati secondo i principi previsti dalla presente Legge.”;
all’art. 2, “Il diritto allo studio è assicurato mediante interventi diretti a facilitare la frequenza nelle scuole materne e dell’obbligo; a
consentire l’inserimento nelle strutture scolastiche e la socializzazione dei minori disadattati o in difficoltà di sviluppo e di
apprendimento…”;
all’art. 2, III, “I comuni singoli od associati esercitano le funzioni disciplinate dalla presente Legge secondo le modalità e i criteri
specifici di cui ai successivi artt. 3, 4, 5, 6, 7, 8 e 9.”;
all’art. 6, “al fine di raggiungere la necessaria unitarietà degli interventi, l’assistenza socio psicologica, connessa ai problemi
pedagogici, è prestata attraverso le strutture socio-sanitarie del territorio”.
all’art. 10, “Delle prestazioni di carattere individuale o collettivo previste dagli articoli precedenti fruiscono coloro che frequentano
Allegato area disabilità 6
scuole, sezioni o corsi, ivi compresi quelli relativi ai contratti collettivi di lavoro, aventi sede nell'ambito territoriale dei comuni
indipendentemente dal luogo di residenza anagrafica dell'utente.
Inoltre, la Regione Lombardia, attraverso la legge regionale 19/07, “norme sul sistema educativo di istruzione e formazione”, intende, all’art.
2, comma 2, “assicurare alle persone l’accesso a tutti i gradi dell’istruzione e della formazione” e al comma 6 del medesimo articolo: “favorire
l’inserimento nel sistema di istruzione e formazione professionale delle persone in condizione di svantaggio individuale e sociale”.
L’art. 6 della L.R. 19/07 afferma che spetta ai comuni, in relazione ai gradi inferiori dell’istruzione scolastica, promuovere i servizi di supporto
organizzativo del servizio di istruzione per gli alunni portatori di handicap o in situazione di svantaggio.
Agli oneri dei servizi collettivi, esclusi quelli gratuiti per disposizioni di legge, concorrono gli utenti in relazione alle rispettive fasce di reddito;
sono tuttavia esonerati da ogni contribuzione coloro che versano in condizioni di particolare disagio economico.”.
La giurisprudenza amministrativa ha, inoltre, stabilito che la predetta legge attribuisce al Comune il potere di deliberazione sui tipi di
“provvidenze” da erogare nonché sulla forma stessa dell'erogazione, scelta che attiene alle modalità di organizzazione dei servizi assistenziali
nel settore della scuola e dipende da valutazioni largamente discrezionali collegate anche alle disponibilità finanziarie complessive destinate a
tale settore (TAR Milano, sent. n. 328 del 25.3.1993).
Lo Stato ha normato la materia con la legge 5 febbraio 1992, n. 104 (legge quadro per l’assistenza, integrazione sociale e i diritti delle persone
handicappate). Detta legge, all’articolo 12, garantisce “…il diritto all’educazione e all’istruzione della persona handicappata …nelle classi
comuni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e nelle istituzioni universitarie” e stabilisce che “L’integrazione scolastica ha come
obiettivo lo sviluppo delle potenzialità della persona handicappata nell’apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella
socializzazione” e che “l’esercizio del diritto all’educazione e all’istruzione non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da
altre difficoltà derivanti da disabilità connesse all’handicap”.
Al fine di garantire una proficua integrazione nell’ambito di tali servizi, l’art. 13, comma 2, della L. 104/92 stabilisce che “gli enti locali e le
unità sanitarie locali possono altresì prevedere l'adeguamento dell'organizzazione e del funzionamento degli asili nido alle esigenze dei
bambini con handicap, al fine di avviarne precocemente il recupero, la socializzazione e l'integrazione, nonché l'assegnazione di personale
docente specializzato e di operatori ed assistenti specializzati”, e al comma 3 afferma “fermo restando l’obbligo per gli enti locali di fornire
l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con handicap fisici o sensoriali”.
Inoltre la legge 328/2000, all’art. 14, prevede che i Comuni, di intesa con l’Asl, predispongano un progetto individuale di integrazione che
tenga conto del percorso di integrazione scolastica e professionale.
Allegato area disabilità 7
2. FINALITA’
Finalità del presente protocollo è il riconoscimento del ruolo dell’assistente educatore nella realizzazione dei progetti di vita e dei processi di
integrazione sociale e scolastica dei soggetti diversamente abili dell’Ambito Territoriale del Basso Sebino.
3. DEFINIZIONE
L’assistente educatore:
-
-
opera per favorire l’integrazione sociale e scolastica dei soggetti disabili.
collabora con assistenti, docenti, operatori di servizi diversi operano sinergicamente per consentire il più alto livello possibile di
autonomia del disabile nei diversi contesti in cui si svolge la sua vita.
collabora con la famiglia, gli enti locali, l’azienda ospedaliera (UONPIA), l’ASL, la scuola e gli altri soggetti erogatori delle
prestazioni educative alla stesura e al raggiungimento degli obiettivi previsti dal P.E.I. (che dovrà contenere anche le attività scolastiche
ed extrascolastiche svolte sul territorio, autonomamente, dall’assistente educatore). A tale scopo costruisce percorsi di integrazione del
soggetto disabile con il suo territorio di appartenenza;
interviene, previo accordo con la famiglia e con l’ente locale competente, al domicilio o in altri ambiente esterni alla scuola e
all’ambito territoriale del soggetto disabile per il raggiungimento degli obiettivi previsti dal PEI.
4. DESTINATARI DELL’ATTIVITA’ DELL’ASSISTENTE EDUCATORE
Destinatari del servizio di assistenza educativa sono persone disabili sulla base di una puntuale e motivata richiesta dell’Azienda ospedaliera
competente o di altro ente accreditato. In casi eccezionali è possibile prevedere l’attivazione del servizio a seguito di segnalazione di grave
disagio sociale da parte dell’assistente sociale, previo sempre l’autorizzazione del Comune di residenza
5. COMPETENZE
5.1 Comuni dell’Ambito del Basso Sebino sottoscrittori dell’Accordo di programma e Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi
Allegato area disabilità 8
Nell’Ambito Territoriale del Basso Sebino, ai sensi dell’accordo di programma attuativo del Piano di Zona previsto dalla legge 328/2000,
il servizio di assistenza educativa è gestito dagli enti in forma associata.
In coerenza con il sistema di gestione associata, il Comune di residenza del soggetto diversamente abile, procede a valutare ed autorizzare
(ai sensi di quanto previsto dall’art. 13, comma 2, della legge 104/92) il Piano del Servizio complessivo con relativa previsione di spesa,
steso dalla Commissione di Ambito che annualmente si incontra per definire il monte ore settimanale di assistenza educativa per ogni
alunno. In seguito comunica l’esito della valutazione e l’approvazione della previsione di spesa alla Comunità Montana dei Laghi
Bergamaschi a cui è affidata l’organizzazione e la gestione del servizio.
La Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi provvede a:
-
incaricare l’ente erogatore per la realizzazione degli obiettivi del presente protocollo di intesa attraverso il suo personale qualificato;
-
garantire un periodico monitoraggio dell’andamento del servizio attraverso l’intervento del proprio personale (assistenti sociali
comunali e di Ambito);
garantire un monte annuo di 5 ore per la definizione del PEI ed 1 ora ogni due settimane per monitoraggio del PEI e la
programmazione;
trasmettere ai Comuni indicativamente entro il 31 Dicembre di ogni anno il progetto educativo individualizzato per l’anno scolastico in
corso ed entro il 31 Luglio di ogni anno la relazione finale;
promuovere e realizzare, in collaborazione con i sottoscrittori del presente protocollo, percorsi di aggiornamento e riqualificazione
degli assistenti educatori.
Assumere il ruolo di referente per i comuni fuori dal territorio ci competenza i cui cittadini frequentano la scuola presso strutture
appartenenti al nostro territorio, funzionando da snodo per ogni aspetto organizzativo ed procedurale.
-
5.2 Azienda Ospedaliera (UONPIA) e Istituto Angelo Custode
5.3 La UONPIA e Istituto Angelo Custode si impegnano a:
- inoltrare le richieste di assistenza educativa alla famiglia, e per conoscenza alla dei Laghi Bergamaschi , entro il 31 Maggio di ogni
anno per l’anno scolastico seguente;
- garantire interventi di supervisione e monitoraggio per la verifica dell’attuazione del PEI;
Allegato area disabilità 9
-
coordinare gli interventi dei diversi specialisti, anche di quelli incaricati direttamente dalla famiglia, che operano nella definizione e
realizzazione del PEI;
collaborare alla predisposizione e realizzazione dei percorsi di aggiornamento e ri-qualificazione degli assistenti educatori.
Partecipare alle commissioni di ambito normalmente convocate due volte l’anno
5.4 La Scuola
La scuola si impegna:
-
a riconoscere la valenza educativa dell’assistente educatore promovendo una efficace e sinergica collaborazione tra gli insegnanti di
classe, l’insegnante di sostegno e l’assistente educatore nella stesura e realizzazione del P.E.I.
a collaborare nella realizzazione degli interventi di integrazione sociale e di sostegno alla famiglia realizzati anche dall’assistente
educatore e previsti dal P.E.I.
a garantire la partecipazione dell’assistente educatore alle riunioni di coordinamento, progettazione e a quelli di verifica dell’attuazione
del P.E.I.; a partecipare ai colloqui con i genitori e agli incontri con le equipe territoriali.
a collaborare alla predisposizione e realizzazione dei percorsi di aggiornamento e ri-qualificazione degli assistenti educatori;
a trasmettere alla Comunità Montana entro il 10 Dicembre di ogni anno il progetto educativo individualizzato per l’anno scolastico
Partecipare alle commissioni di ambito normalmente convocate due volte l’anno
5.5 Ente erogatore delle prestazioni educative
L’ente erogatore delle prestazioni educative si impegna a garantire:
-
personale opportunamente preparato e con adeguate coperture assicurative;
la possibilità di fruizione da parte dei soggetti disabili di laboratori realizzati, interni alle proprie strutture o esterni, per l’integrazione
sociale e sviluppo dell’autonomia personale;
la copertura assicurativa per eventuali accompagnamenti (anche con mezzo proprio), esterni all’ambiente scolastico, e per gli interventi
degli assistenti educatori al domicilio dei soggetti disabili;
a trasmettere indicativamente entro il 15 Luglio di ogni anno la relazione finale sul lavoro educativo svolto;
a collaborare alla predisposizione e realizzazione dei percorsi di aggiornamento e ri-qualificazione degli assistenti educatori.
Partecipare alle commissioni di ambito normalmente convocate due volte l’anno
Allegato area disabilità 10
6 DURATA
La durata del presente protocollo di intesa è di anni tre, come la durata del Piano di Zona.
7 NORME TRANSITORIE E FINALI
Altri soggetti che dovessero, a qualsiasi titolo, partecipare all’erogazione di prestazioni educative nell’Ambito Territoriale del Basso Sebino
dovranno aderire e sottoscrivere il presente protocollo.
E’ parte integrante del presente protocollo di intesa la modulistica per la predisposizione degli atti all’uopo necessari per la programmazione e
realizzazione delle attività in ambito extrascolastico.
Per tutto quanto non previsto dal presente protocollo si fa riferimento alla normativa nazionale e regionale vigente in materia.
Allegato area disabilità 11
LINEE GUIDA
DEI VOUCHER AREA DISABILITA’
SERVIZI SFA E PROGETTI MIRATI DI TERRITORIO
AMBITO DEL BASSO SEBINO
PREMESSA
I Comuni dell’Ambito territoriale del Basso Sebino sottoscrittori dell’Accordo di
programma attraverso il presente regolamento definiscono le modalità di utilizzo del
Voucher Sociale considerandolo a tutti gli effetti uno strumento attraverso il quale dare
corpo a politiche sociali e assistenziali orientate al dialogo e all’interazione tra cittadini,
famiglie, soggetti sociali del territorio, servizi e amministrazioni locali.
La logica di utilizzo di questo nuovo strumento si pone dunque in continuità con
l’esperienza maturata in questi anni da parte dei Comuni dell’Ambito territoriale e dalla
Comunità Montana nello sviluppo di interventi che siano attenti alle esigenze delle
persone e delle famiglie, e alla promozione e valorizzazione delle risorse sociali,
relazionali e di cura presenti nel territorio.
L’ambito di riferimento per il Voucher Sociale è composto dai comuni di: Adrara S.
Martino, Adrara S. Rocco, Credaro, Foresto Sparso, Gandosso, Parzanica, Predore,
Sarnico, Tavernola B.sca, Viadanica, Vigolo, Villongo.
Art. 1. Oggetto delle linee guida
Il presente documento disciplina per tutti i comuni dell’Ambito sottoscrittori
dell’accordo di programma i criteri di assegnazione e di utilizzo dei Voucher Sociali
previsti dalla normativa Nazionale e Regionale sul sistema integrato degli interventi e
dei servizi sociali.
Art. 2 Finalità
I Voucher Area Disabilità sono uno strumento attraverso cui i Comuni dell'Ambito
vogliono offrire possibilità di integrazione sociale, miglioramento delle autonomie
personali e assunzione di ruoli sociali a persone disabili del territorio.
Allegato area disabilità 12
Art. 3 Il Voucher sociale
Il Voucher Sociale è un titolo attraverso il quale è possibile acquistare prestazioni
sociali erogate da operatori professionali.
I voucher sociali disciplinati dalle presenti linee guida prevedono:
- voucher SFA (Servizio Formazione all’Autonomia) erogati esclusivamente per attività
socio – educative, socializzanti, miranti al miglioramento delle autonomie personali.
- voucher PMT (Progetti Mirati di Territorio) erogati per attività animative, ricreative,
ludiche ai fini della partecipazione sociale delle persone disabili.
L’ammontare dei voucher verrà definito in base al progetto individuale di ogni
richiedente. Il progetto individuale verrà redatto dalle assistenti sociali comunali e di
Ambito.
Per l’anno 2012 si presume che l’importo complessivo dei voucher sarà
indicativamente di:
SFA € 15.453,00 complessivi
PMT € 14.841,00 complessivi
Per gli anni 2013-2014 l’ammontare verrà definito in sede di predisposizione di bilancio
preventivo di ambito e dei Comuni
Art. 4 Destinatari
Possono beneficiare del Voucher Sociale i soggetti disabili residenti nei Comuni
sottoscrittori l’accordo di programma afferenti all’ambito Basso Sebino che ne facciano
apposita richiesta. Ai fini della determinazione della condizione di disabilità i richiedenti
dovranno esibire un certificato di invalidità valido o apposita relazione medico
specialistica che ne attesti la disabilità.
Costituiranno criteri di priorità per l’equipe di Ambito:
-
non cumulabilità con altri servizi
-
abilità sufficienti per sostenere progetti di autonomia e integrazione territoriale
Art. 5 Requisiti di ammissione
Allegato area disabilità 13
Per la presentazione della domanda di assegnazione del Voucher Area Disabilità i
cittadini residenti nell'ambito territoriale del Basso Sebino devono essere in possesso
dei seguenti requisiti:
1. Essere residenti in uno dei Comuni sottoscrittori dell’accordo di programma e
afferente all’ambito del Basso Sebino;
2. Avere un'età compresa tra i 16 e i 65 anni alla data di presentazione della
domanda, salvo casi di particolare gravità (patologia o casi particolari);
3. Essere in condizione di non autosufficienza totale o parziale, certificata da apposita
documentazione medica e, dove presente, da verbale di invalidità;
4. Presentare un progetto individualizzato predisposto dall’assistente sociale di
competenza, il quale dovrà comprendere i seguenti punti: dati anagrafici della
persona, patologia e grado di invalidità, situazione della persona e bisogno
assistenziale, piano di intervento articolato in tempi, modalità e finalità
dell’intervento.
Art. 6 Durata
I voucher erogati, fino ad esaurimento dei fondi in base alla situazione socio-familiare
del richiedente, vanno impiegati entro il 31 dicembre di ogni anno.
Salvo eventuali modifiche che verranno sottoposte all’Assemblea dei Sindaci, si
prevede la pubblicazione di bandi annuali.
Art. 7 Modalità di presentazione della domanda
La domanda deve essere presentata su apposito modulo al Segretariato Sociale di
Ambito entro il mese di gennaio di ogni anno.
Alla domanda deve essere allegata la seguente documentazione:
•
Copia certificati medici attestanti la disabilità e, se in possesso, copia del
verbale di invalidità del soggetto per cui si richiede l’erogazione del voucher
area disabilità.
Art. 8 Percorso di erogazione
Le modalità organizzative e gestionali relative all'assegnazione dei Voucher sono a
cura dell'Ufficio di Piano. Il percorso di erogazione del voucher sociale è il seguente:
Allegato area disabilità 14
•
richiesta del voucher da parte della famiglia e/o dall’interessato; la richiesta
dovrà essere composta da: modulo di richiesta, certificati medici.
•
effettuazione della valutazione sociale da parte dell’assistente sociale
competente;
•
commissione di valutazione formata dai tecnici del territorio;
•
comunicazione alla famiglia dell’esito della valutazione della commissione da
parte delle assistenti sociali e del coordinatore della Comunità Montana;
•
stesura del piano di intervento concordato con la famiglia;
•
scelta della cooperativa pattante da parte della famiglia;
•
monitoraggio della situazione attraverso incontri con il segretariato sociale.
Art. 9 Decadenza del Voucher Sociale
•
in caso di ricovero in strutture residenziali per disabili il voucher verrà sospeso;
•
in caso di rinuncia al voucher da parte della famiglia lo stesso verrà sospeso.
Art. 10 Monitoraggio e controllo
•
il monitoraggio della qualità percepita dagli utenti verrà effettuato attraverso la
somministrazione alle famiglie di un questionario di gradimento;
•
il controllo dell’Ufficio di Piano sui pattanti rispetto all’attuazione dei voucher
avverrà attraverso controlli a campione.
Art. 11 Rapporti tra l’Ufficio di Piano e gli Enti Gestori:
L’Ufficio di Piano stabilisce come criterio per la definizione dell’Albo dei pattanti:
-
Enti gestori autorizzati al funzionamento per il servizio SFA (ai sensi della DGR
7433 del 13/06/08)
-
Enti Gestori che dimostrino almeno 5 anni di funzionamento rispetto ai servizi alla
disabilità di formazione all’autonomia e progetti mirati di territorio
Allegato area disabilità 15
-
Sede operativa idonea nel territorio del Basso Sebino dove accogliere eventuali
attività previste dai progetti individualizzati (laboratori, …)
Si stabiliranno precisi rapporti amministrativi tra l’Ufficio di Piano e gli Enti Gestori
operanti sul territorio. La richiesta di accreditamento da parte degli enti gestori deve
pervenire agli uffici della Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi entro e non oltre
venerdì 13 gennaio 2012 alle ore 13.00.
In seguito, entro il mese di gennaio di ogni anno sarà possibile presentare domanda
per l’accreditamento. Qualora le domande vengano accettate, l’Ambito provvederà ad
aggiornare l’Albo dei pattanti.
Art. 12 Modalità di pubblicizzazione
Distribuzione nei punti strategici di ogni comune di locandine e volantini e
pubblicazione su siti istituzionali degli Ambiti Territoriali rivolti ad utenti e famiglie.
Pubblicizzazione su albi e siti istituzionali per il bando di accreditamento
Allegato area disabilità 16
PATTO DI ACCREDITAMENTO PER VOUCHER AREA DISABILITA’ NEL TERRITORIO DEL
BASSO SEBINO
E
DEFINIZIONE DEI RAPPORTI GIURIDICI ED ECONOMICI
PER IL TRIENNIO 2012/2014
Premesso che l’Assemblea dei Sindaci dell’ambito territoriale del Basso Sebino:
ha ritenuto di attivare per il triennio 2012/14 l’erogazione del voucher area
disabilità
ha approvato in data 16 giugno 2011 le “Linee Guida dei voucher areadisabilità” per l’erogazione del voucher sociale” che definiscono condizioni e
modalità di erogazione del voucher
ha scelto di costruire per motivi di economicità procedurale e di garanzia di
qualità l’elenco dei pattanti della zona Basso Sebino secondo criteri
rapidamente verificabili
Rilevato che
-
la struttura _________________ soddisfa i criteri di accreditamento previsti dal
Bando per l’erogazione dei voucher area disabilità , viene automaticamente
accreditata dall’Ambito Territoriale del Basso Sebino per i voucher sociali gestiti
dall’ambito.
Dato atto che le parti ne hanno condiviso le regole procedurali ed hanno raggiunto un
accordo concernente le modalità applicative della negoziazione.
Tutto ciò premesso
La Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi, C.F. e Partita IVA 90029430163, con
sede in via Cantiere, 4 – LOVERE (BG), nella persona del Responsabile di servizio
Area Sociale del Basso Sebino dott.ssa Francesca Bianchi
Allegato area disabilità 17
e
la _________________ Partita IVA _________________, con sede a
_________________ (BG), via _________________, in persona del legale
rappresentante pro-tempore, sig. _________________, nato a _________________ il
_________________, e residente a _________________ via _________________
CONCORDANO QUANTO SEGUE
Art. 1 - OGGETTO DEL PATTO
Il presente Patto ha per oggetto l'erogazione da parte della struttura accreditata di
prestazioni di iniziative socio-educative riconducibili a Progetti Mirati di Territorio o
Servizio Formazione all’Autonomia connesse al voucher area disabilità nel territorio
corrispondente all'area dell’ambito territoriale del Basso Sebino.
Art. 2 - BUDGET
Alla struttura _________________ , è destinata una quota di risorse di € 25,50 all’ora
omnicomprensive (rimborsi chilometrici, rimborsi spese per attività animative e culturali
sostenute dagli educatori, rimborso vitto/alloggio per eventuali attività residenziali,
coordinamento..) per le attività di cui all’art. 1 del presente Patto di Accreditamento da
erogare nell’anno 2012. La quota oraria rimarrà immutata per tutto il triennio 2012-2014
Le presenti disposizioni si applicano relativamente all’erogazione di prestazioni per
tutti i cittadini residenti nei comuni sottoscrittori dell’accordo di programma e afferenti
all’ambito del Basso Sebino.
Art. 3 - REQUISITI RICHIESTI DALL’AMBITO
L’Ufficio di Piano stabilisce come criterio per la definizione dell’Albo dei pattanti:
•
Enti gestori autorizzati al funzionamento per il servizio SFA (ai sensi della DGR
7433 del 13/06/08)
•
Enti Gestori che dimostrino almeno 5 anni di funzionamento rispetto ai servizi alla
disabilità di formazione all’autonomia e progetti mirati di territorio
•
Sede operativa idonea nel territorio del Basso Sebino dove accogliere eventuali
attività previste dai progetti individualizzati
Art. 4 - OBBLIGHI DELLA STRUTTURA ACCREDITATA
Allegato area disabilità 18
La struttura _________________ si impegna:
•
A prendere in carico tutti gli assistiti residenti nel territorio di cui all'art. 1 che lo
richiedessero per il tramite della Commissione di valutazione;
•
A garantire l'attività come prevista dal Progetto Individualizzato;
•
Ad assicurare la qualità delle prestazioni socio-educative, nonché della relazione
d'aiuto posta in essere dai suoi operatori;
•
A mantenere nel tempo i requisiti di idoneità organizzativo-gestionale stabiliti
dall’Ambito;
•
A stipulare idoneo contratto assicurativo per la Responsabilità Civile, a fronte di
eventuali danni causati a utenti e a terzi nell'espletamento del servizio;
•
Ad accettare il sistema di voucherizzazione dei progetti educativi stabiliti
dall’Ambito.
Art. 5 - OBBLIGHI DELL’AMBITO
L’Ambito del Basso Sebino si impegna a:
-
Rispettare e applicare le “Linee Guida dei voucher area-disabilità” per l’erogazione
del voucher sociale” approvate dall’Assemblea dei Sindaci del Basso Sebino in
data 16 giugno 2011, parte integrante del Piano di zona 2012-2014.
L’Ambito esercita d'ufficio e/o a richiesta di chiunque vi abbia interesse verifiche sulla
puntuale attuazione dei contenuti del presente Patto.
L’Ambito si impegna a liquidare alla struttura accreditata gli importi relativi ai voucher
che saranno fatturati secondo le modalità previste dall’articolo 6 del presente Patto.
Art.6 – FATTURAZIONE E RENDICONTAZIONE PRESTAZIONI
La struttura accreditata si impegna ad emettere fattura trimestrale con le ore effettive di
prestazioni concluse nei mesi a cui la fattura si riferisce.
La struttura si impegna a rendicontare a consuntivo le prestazioni effettuate entro il 31
gennaio dell’anno successivo all’anno di erogazione dei servizi.
La mancata rendicontazione nei tempi previsti preclude la liquidazione dei compensi
dovuti alla struttura.
Allegato area disabilità 19
La Comunità Montana ha la facoltà di espletare tutte le verifiche che ritiene necessarie
ai fini della liquidazione del saldo. In caso di contestazione, l'importo contestato non
viene liquidato ma solamente dopo che il contenzioso tra Comunità Montana e
struttura è completamente definito.
La Comunità Montana, inoltre, ha la facoltà di procedere in qualsiasi momento, senza
preavviso, a verifiche finalizzate al mantenimento dei requisiti previsti per
l'accreditamento e alla verifica della qualità delle prestazioni.
Art. 7 - CUSTOMER SATISFACTION
L’Ambito provvederà alla rilevazione della Customer Satisfaction tramite la
somministrazione di un questionario.
Art. 8 - LIBERTA' DI SCELTA DELL'ASSISTITO
La persona assistita, o se incapace chi ne esercita la tutela o la cura, ha la facoltà di
scegliere la struttura a cui richiedere l'erogazione delle prestazioni domiciliari.
In qualsiasi momento l'assistito, o se incapace chi ne esercita la tutela o la cura, può
scegliere un'altra struttura qualora subentrino motivi di insoddisfazione durante
l'erogazione delle prestazioni.
In ogni caso, la nuova struttura prescelta prende in carico il paziente a partire dal primo
giorno del mese successivo a quello in sui sia stato revocato per iscritto dall'assistito o
dal tutore il Patto originariamente sottoscritto.
Sino a tale data la struttura accreditata inizialmente scelta è tenuta ad erogare le
prestazioni previste.
Art. 9 - DURATA DEL PATTO
Il presente Patto ha validità a decorrere dall’atto della sottoscrizione al 31.12.2014.
La struttura accreditata può recedere dal Patto, dandone formale preavviso di almeno
30 giorni.
La Comunità Montana può, inoltre, risolvere il contratto nel caso in cui decadano gli
standard di accreditamento.
In caso di emanazione di norme legislative o regolamentari regionali, nonché di
adozione di provvedimenti amministrativi regionali generali incidenti sul contenuto del
contratto stipulato, lo stesso deve ritenersi automaticamente modificato ed integrato.
Art. 10 - ONERI DEL PATTO
Allegato area disabilità 20
Tutti gli oneri legati alla stipula del presente Patto sono a carico della struttura
accreditata.
Letto, confermato e sottoscritto,
Data e luogo _____________
Firme
Il
Responsabile
di
servizio
dell’area sociale del Basso Sebino
Comunità Montana
Bergamaschi
Allegato area disabilità 21
dei
Laghi
Il legale rappresentante della
struttura
La richiesta di accreditamento da parte degli enti gestori deve pervenire agli uffici della
Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi entro e non oltre venerdì 13 gennaio 2012
alle ore 13.00 a mezzo fax (035/927676) o posta ordinaria (in tal caso farà fede la data
di ricezione della Comunità Montana e non il timbro postale).
In seguito, entro il mese di gennaio di ogni anno sarà possibile presentare domanda
per l’accreditamento
Spett.le
UFFICIO DI PIANO
dell’ambito territoriale del Basso Sebino
Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi
Via Cantiere,4, 24065, Lovere (BG)
OGGETTO: DOMANDA PER L’ACCREDITAMENTO
DEI VOUCHER AREA DISABILITA’ SERVIZI SFA E PROGETTI MIRATI DI
TERRITORIO - AMBITO DEL BASSO SEBINO
Il/la
sottoscritto/a
______________________________
nato/a
_______________________il
__________
residente
a
__________________________ Via/Piazza _________________________________
C.F. _______________________
In qualità di legale rappresentante della Cooperativa/Associazione/Ente/Azienda
_____________________________________________________________________
con sede legale in __________________ Via/Piazza __________________________
C.F./Partita I.V.A. _______________________________________ viste le Linee guida
per la sperimentazione dei voucher area disabilità SFA e PMT
CHIEDE
Allegato area disabilità 22
l’accreditamento
__________________
della
(Cooperativa/Associazione/Ente/Azienda)
DICHIARA
a. di essere in possesso dei requisiti previsti all’articolo 11 delle Linee Guida.
In specifico:
- Enti gestori autorizzati al funzionamento per il servizio SFA (ai sensi della DGR
7433 del 13/06/08), comunicazione del ______________;
- Enti Gestori che dimostrino almeno 5 anni di funzionamento rispetto ai servizi alla
disabilità di formazione all’autonomia e progetti mirati di territorio
Funzionamento dal ________________________;
- Sede operativa idonea nel territorio del Basso Sebino dove accogliere eventuali
attività previste dai progetti individualizzati
Indirizzo __________________________________
b. di voler sottoscrivere il Patto di Accreditamento
Distinti saluti,
Luogo e data
Il legale rappresentante
Allegato area disabilità 23
ORGANIZZAZIONE VOUCHER INSERIMENTO LAVORATIVO
I soggetti beneficiari voucher saranno prioritariamente gli invalidi certificati o gli svantaggiati
certificati, con deficit di tipo psichico, fisico, cognitivo, iscritti al Collocamento Mirato Legge 68
che hanno dato la propria disponibilità lavorativa e che necessitano di sostegno rispetto
all’integrazione nel mondo del lavoro. Si rivolgono inoltre a persone con conclamato disagio
sociale (tossicodipendenti, ex carcerati,…), previo valutazione dell’assistente sociale. Tali
persone dovranno essere residenti in uno dei Comuni dell’Ambito del Basso Sebino
sottoscrittori dell’accordo di programma.
Organizzazione
Il segretariato sociale accoglie le richieste e valuta le presenza dei requisiti per l’accesso al
voucher.
I casi raccolti dalle assistenti sociali comunali e dei servizi specialistici vengono presentati
nell’apposita equipe periodicamente convocata, composta dalle assistenti sociali stesse e da
rappresentanti dei servizi specialistici e del lavoro.
All’interno dell’equipe si definisce:
-
le azioni più adeguate per far fronte ad ogni richiesta
-
una graduatoria dei casi presentati in base a criteri sociali, educativi e cronologici
-
gli strumenti economici-organizzativi più adeguati per la necessità di ognuno
(attivazione del voucher di Ambito, presentazione del caso al tavolo di sovra-ambito
L.13, definizione della tipologia di voucher più adeguata….)
-
le realtà del terzo settore da attivare per rendere operative le azioni ipotizzate.
A questo punto viene redatto un “Accordo tra le parti” che impegna utente, Comune, Ambito e
Ente prescelto alla realizzazione di quanto previsto dal voucher.
Tipologia dei voucher
Allegato area disabilità 24
I voucher attivabili sono:
•
Pacchetto accoglienza
•
Osservazione
•
Tirocinio in ambiente protetto
•
Tirocinio in ambiente non protetto
•
Borsa Lavoro
•
Inserimento socio-occupazionale
Valori economici
Il valore dei voucher nel triennio 2012-2014 saranno:
VOCI
Ore
educative INAIL
KM
Tot.
Mensile
Compenso
utente
mensile (A
Amministrazione: CARICO DEL
COMUNE)
complessivo
Note
PACCHETTI
Accoglienza
100,00
Osservazione
320,00
22,00
342,00
25,00
100,00
400,00
in base
al
22,00 progetto
422,00
25,00
150,00
500,00
in base
al
22,00 progetto
522,00
25,00
150,00
Tirocinio in
ambiente
protetto
Tirocinio in
ambiente NON
protetto
Allegato area disabilità 25
5 ore totali
100,00
Borsa Lavoro
Follow-up
Sociooccupazionale
300,00
in base
al
22,00 progetto
322,00
400,00
in base
al
progetto
400,00
120,00
22,00
142,00
25,00
250,00
6 mesi
25,00
a carico
del
150,00 Comune
Enti accreditati
L’Ufficio di Piano e il Gruppo Operativo Handicap identificano i requisiti degli enti presso cui è
possibile utilizzare il voucher. Gli Enti accreditati sono tenuti a sottoscrivere l’”Accordo tra le
parti” relativo alle azioni di cui saranno assegnatari.
Allegato area disabilità 26
PREMESSA
I Comuni dell’Ambito territoriale del Basso Sebino sottoscrittori dell’accordo di
programma attraverso il presente documento definiscono le modalità di utilizzo del
Buono Sollievo Disabili considerandolo a tutti gli effetti uno strumento attraverso il
quale dare corpo a politiche sociali e assistenziali orientate al dialogo e all’interazione
fra famiglie, soggetti sociali del territorio, servizi e amministrazioni locali.
L’Ambito di riferimento per il Buono Sollievo Disabili è composto dai Comuni di: Adrara
S. Martino, Adrara S. Rocco, Credaro, Foresto Sparso, Gandosso, Parzanica, Predore,
Sarnico, Tavernola B.sca, Viadanica, Vigolo, Villongo, purchè sottoscrittori dell’accordo
di programma per la realizzazione del piano di zona 2012-2014.
Gli organi di riferimento per la gestione del Buono sono rappresentati dall’Ufficio di
Piano e dalla Assemblea dei Sindaci del Basso Sebino. Quest’ultima, quale organismo
responsabile per la realizzazione della legge n. 328/2000 relativa alla programmazione
territoriale del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali, approva le seguenti
linee guida di utilizzo del Buono Sollievo Disabili.
Art. 1. Oggetto
Il presente documento disciplina all’interno di un sistema integrato di interventi e servizi
sociali di competenza dei Comuni Associati, l’utililizzo di buoni sociali, quali interventi
economici a valenza sociale, a favore delle famiglie di persone disabili per
effettuare prestazioni mirate al sollievo delle stesse.
Allegato area disabilità 27
Art. 2. Finalità
Sostenere la famiglia ed in particolare i nuclei in condizioni di fragilità sociale nella cura
e nell’accudimento dei familiari disabili attraverso iniziative di sollievo.
Art. 3. Il Buono Sollievo Disabili: iniziative, valore e durata
Il Buono Sollievo Disabili viene gestito da un’équipe di valutazione (vedi art. 6) e può
prevedere l’attivazione di tre tipologie di azioni:
1. Il sollievo d’emergenza: pacchetti di un massimo di 40 ore di assistenza
domiciliare per un valore massimo di € 680,00. L’intervento ha l’obiettivo di
affiancare o addirittura sostituirsi alla famiglia nella cura della persona disabile
per il periodo necessario a tamponare una situazione d’emergenza (un
eventuale ricovero del genitore, un improvviso aggravamento della situazione
del parente disabile etc) e ad approntare un intervento adeguato nel caso la
situazione si prolunghi nel tempo. Un intervento di questo tipo non soltanto
aiuta la famiglia a sopportare il carico assistenziale necessario nel periodo
d’emergenza ma la solleva anche dalla preoccupazione derivante dal non
sapere cosa fare nel caso una tale situazione si verifichi. Per questi pacchetti
d’emergenza ci si potrà avvalere degli assistenti dei servizi SAD e SADH già
attivi nel territorio.
.
2. Il soggiorno estivo. E’ un intervento già sperimentato con profitto sul territorio
negli scorsi anni che viene riproposto anche quest’anno in seguito alle richieste
delle famiglie Si tratta di esperienze in località turistiche (marine e di montagna)
di più giorni che permettono alla famiglia di essere sollevate dagli impegni di
cura del familiare e al tempo stesso di dedicare dei giorni a rinsaldare i legami
familiari nella coppia coniugale o nelle relazioni con gli altri figli. I soggiorni
vengono pertanto realizzati nei periodi estivi o nei week-end, quando cioè sono
chiusi gli altri servizi e tutto il peso dell’assistenza ricade sulla famiglia.
L’intervento prevede l’assegnazione a piccoli gruppi di iscritti al soggiorno
estivo (indicativamente 3 notti e 4 giorni) di un buono cumulativo che ricopra le
spese delle ore educative e del soggiorno degli educatori.
A carico della famiglia resta il costo del soggiorno del familiare ed
eventualmente il trasporto.
Allegato area disabilità 28
3. Il week-end di sollievo. Si prevede l’attivazione di buoni a sostengo delle
famiglie che usufruiranno di week-end di sollievo presso un appartamento del
territorio.
Si rimanda al Gruppo Operativo Handicap e all’Ufficio di Piano l’analisi dei bisogni
e le priorità da affrontare di anno in anno, nonchè la definizione puntuale di
programmazione di tali Buoni.
Art. 4. Destinatari
Famiglie di persone disabili di età compresa tra i 15 e i 64 anni. La persona
disabile deve essere in possesso di un riconoscimento di invalidità o di adeguata
documentazione clinica specialistica.
Qualora il numero di persone aventi diritto superasse gli interventi attivabili l’equipe di
valutazione stenderà una graduatoria in base alla necessità di sollievo della famiglia
rilevata tramite visite domiciliari da parte delle Assistenti sociali di ambito e dei Comuni
e/o degli educatori dei servizi all’handicap del territorio.
Il diritto al buono decade dal giorno successivo alla cessazione dei requisiti.
Art. 5. Requisiti di ammissione
La presentazione della richiesta di assegnazione del Buono deve essere presentata
all’Assistente sociale del Comune o di ambito. I requisiti di ammissione sono :
Residenza in uno dei
Comuni dell’Ambito, sottoscrittore
dell’accordo di programma per il piano di zona 2012-2014;
Bisogno/richiesta da parte della famiglia di sollievo dalle cure del familiare
disabile;
Art. 6. Modalità di accesso
Le Assistenti Sociali dei Comuni e dell’Ambito acquisiscono una conoscenza del caso
e del bisogno sociale avvalendosi anche del personale educativo dei servizi
all’handicap del territorio e sottopongono il caso all’equipe di valutazione.
L’équipe di valutazione:
Allegato area disabilità 29
-
valuta i casi presentati;
-
stende un contratto da sottoscrivere (Servizio Sociale, famiglia e servizi
coinvolti);
-
crea una graduatoria unica relativa all’Ambito territoriale.
L’équipe di valutazione è composta da specialisti dei servizi del territorio e si incontra
una volta per valutare le richieste pervenute per il buono soggiorno estivo:
-
Referente dell’Area Disabili di ambito;
-
Assistenti Sociali dei Comuni e dell’Ambito;
-
Rappresentante Istituto”Angelo Custode” di Predore
-
Rappresentante Cooperativa “Il Battello”
-
Rappresentante distretto ASL di Sarnico (BG)
Per poter affrontare al meglio le richieste d’emergenza, si istituisce un’ equipe ristretta per i
buoni sollievo d’emergenza composta da :
-
Assistente Sociale di riferimento
-
referente di ambito dell’area disabili e/o responsabile dell’Ufficio di Piano
-
coordinatore SAD.
L’equipe di valutazione delle emergenze si incontrerà ogni qualvolta emergerà un bisogno.
Art. 7. Modalità di assegnazione ed erogazione
Nel contratto sottoscritto tra servizi sociali, famiglia e servizi del territorio coinvolti
verranno definite le modalità di assegnazione ed erogazione del Buono.
Art. 8. Decadenza del Buono
Il nucleo familiare decade dal diritto del beneficio per le seguenti cause:
-
interruzione o scadenza del contratto firmato con i Servizi sociali;
Allegato area disabilità 30
-
trasferimento della residenza in un Comune al di fuori dell’Ambito del Basso
Sebino;
-
sottoscrizione di dichiarazioni false e/o inattendibili desunte dai controlli
effettuati;
-
decadenza di uno dei requisiti di ammissione.
Art. 9. Controllo e vigilanza
In attuazione delle funzioni di vigilanza attribuite ai servizi sociali dalla legislazione
nazionale ai Comuni, l’Ufficio di Piano esercita, d’ufficio, oltre che su richiesta, visite
periodiche sulla compiuta attuazione del progetto.
Nel rispetto delle disposizioni previste dalla legge 7 agosto 1990 n. 241 e sue
modifiche ed integrazioni, l’esito delle verifiche effettuate riveste efficacia per la revoca
dell’assegnazione.
Ai sensi dell’art. 4 comma 7 del D.L. n. 109/98, come modificato dal D.L. n. 130/2000,
gli uffici competenti potranno richiedere la documentazione atta a dimostrare la
completezza e la veridicità dei dati dichiarati anche al fine della correzione di errori
materiali di modesta entità.
Art. 10. Norma finale e transitoria
Il presente regolamento ha durata per la validità del Piano di Zona triennio 2012-2014.
Potrà comunque essere rivisto e modificato in itinere e approvato dall’Assemblea dei
Sindaci.
Allegato area disabilità 31
IL BATTELLO –
SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE ONLUS
Servizi a favore dei cittadini dell’ambito del
Basso Sebino
“IL BATTELLO”, Società Cooperativa Sociale - Onlus, si è costituita a Sarnico il 3 giugno 1993
con la finalità di offrire interventi e risposte ai bisogni di persone disabili, al termine del
percorso scolastico, attraverso l’organizzazione di servizi e progetti socio educativi,
assistenziali, riabilitativi, pre-lavorativi e ludico-ricreativi.
La Cooperativa è un’impresa sociale il cui scopo non è il profitto, bensì la creazione di un
benessere collettivo quale la promozione della persona e l’integrazione sociale dei disabili o
svantaggiati, attraverso l’organizzazione di mezzi e uomini, di esperienza e professionalità, atti
a realizzare questo progetto di impegno sociale.
Basa la sua azione su un sistema di valori: la responsabilità solidale, la valorizzazione della
diversità, la partecipazione democratica, l’assenza di lucro, la centralità della persona. E’
fortemente radicata nel territorio per diffondere la cultura della solidarietà e della
cooperazione.La Cooperativa è iscritta sia alla sezione A che alla sezione B dell'Albo regionale
delle Cooperative sociali.
I Servizi offerti
La Cooperativa gestisce i seguenti servizi:
il Centro Socio-Educativo (CSE) aperto per 5 giorni alla settimana (dal lunedì al
venerdì dalle 9,00 alle 16,30), accoglie con orario differenziato a seconda dei bisogni,
una ventina di utenti con discrete autonomie personali. Il servizio, articolato in
Allegato area disabilità 32
Progetti Educativi Individualizzati e basato sull’accurata organizzazione delle attività,
si pone come “struttura d’appoggio” alla vita quotidiana, offrendo spazi educativi e
ricreativi diversificati, finalizzati a sostenere ed aiutare la famiglia nel favorire, nella
misura possibile, la promozione della persona sia sul piano individuale che relazionale
all’interno e all’esterno dei contesti di vita familiare e sociale.
il Servizio di Formazione all'Autonomia, gestito dalla Cooperativa, accoglie
utenti del territorio, solitamente attraverso il sistema dei voucher di Ambito: prevede
attività di socializzazione e integrazione sui territori, nonché iniziative ludicoricreative.L’obiettivo principale del servizio è quello di migliorare la qualità della vita
delle persone con disabilità attraverso proposte ed attività mirate a soddisfarne il
bisogno di amicizia e di integrazione sociale. Obiettivo che viene perseguito attraverso
attività individualizzate o in piccoli gruppi, in collaborazione con associazioni, gruppi e
servizi del territorio di appartenenza;
le Iniziative di Sollievo, offerte dalla Cooperativa, in collaborazione con i
Comuni, l’Ambito e il privato sociale, si suddividono principalmente in soggiorni,
week-end di sollievo e uscite.Gli obiettivi sono sollevare i familiari dai compiti di
assistenza e cura della persona disabile, al fine di recuperare energie fisiche e
psicologiche, nonché rinsaldare i legami nella coppia genitoriale e tra genitori e altri
figli; migliorare le capacità di gestione delle attività domestiche (cucina, pulizia della
casa, riordino e preparazione valigie, pulizia personale…); favorire la partecipazione
degli utenti disabili a momenti culturali, espressivi, artistici, turistici del territorio; far
sperimentare forme di vita più autonoma per cominciare a pensare soluzioni per il
“dopo di noi”;
il Servizio di Inserimento Lavorativo, finalizzato all’inserimento in aziende e/o
servizi, prevede attività di screening delle capacità lavorative, periodi di stage,
progetti educativi personalizzati. Per realizzare al meglio queste azioni è stat crata la
“Bottega di lavoro”, luogo organizzato in base a criteri aziendali che serve per
addestrare le persone disabili e/o svantaggiate e che si ri-avvicinano al mondo del
lavoro, in vista di un loro futuro re-inserimento;
Allegato area disabilità 33
Nella realizzaione dei servizi la Cooperativa è affiancata dall'associazione Volontari per
l'handicap che accoglie circa 90 persone che volontariamente aiutano nelle attività.
Modalità di accesso
Per conoscere e visitare i Servizi della Cooperativa, gli interessati devono contattare la
Presidente o il Coordinatore, al numero 035/914421. Gli educatori della Cooperativa si fanno
carico di:
· primo colloquio di conoscenza delle caratteristiche dell’utente;
· visita delle strutture.
Nel caso di interesse all’inserimento in uno dei servizi, si può richiedere un colloquio di
approfondimento con il Coordinatore, il quale illustra le diverse modalità per inoltrare la
domanda di ammissione al servizio scelto. Contestualmente, l’interessato comunica la propria
intenzione al Comune di residenza.
L’analisi e la valutazione della domanda di ammissione, nonché la predisposizione della lista
d’attesa competono alla Direzione relativamente ai servizi di cui la Cooperativa è titolare,
mentre per gli altri sevizi affidati per incarico, ci si attiene ai regolamenti appositamente
redatti dagli Enti Committenti. In ogni caso la valutazione della domanda prevede un rapporto
di
collaborazione
tra
dell'utente/richiedente.
.
Allegato area disabilità 34
la
Cooperativa
e
il
segretariato
sociale
di
riferimento
PROCESSO DI LAVORO RISPETTO ALL‘INSERIMENTO IN RSD e CDD
AS
CDD
e RSD
PRESEGNALAZIONE DEL CASO AL
REFERENTE DELLA STRUTTURA DA
PARTE DELL’AS
(telefonica o con un incontro, se necessario)
1 ª fase :
presentazione
domanda
d’inserimento
TRASMISSIONE DELLA DOMANDA DI
INSERIMENTO IN STRUTTURA DA PARTE
DELL’AS COMUNALE
AS
CDD
e RSD
[docume nti: Modul o per inse ri ment o, re la zione dell’A S e
docume ntazione sociale e sanitaria]
VALUTAZIONE DELL‘IDONEITA‘ DELL‘
INSERIMENTO DA PARTE DELL’EQUIPE DELLA
STRUTTURA:
- esame della documentazione presentata
- colloqui con la famiglia
- compilazione di una scheda di rilevazione socioambientale e di una scheda conoscitiva del grado di
auto-sufficienza e delle potenzialità residue presenti
CDD
e RSD
CDD
e RSD
2 ª fase :
valutazione
del caso
AS
STESURA PROGETTO EDUCATIVO
INDIVIDUALIZZATO (PEI):
- Avvio periodo prova dell’inserimento
- Stesura del PEI in collaborazione con l’AS del
- Organizzazione rientri in famiglia e altre risorse
territoriali
3 ª fase :
progetto
[documenti: PEI]
IMPLEMENTAZIONE PEI:
- Svolgimento attività previste
CDD
e RSD
CDD
e RSD
AS
MONITORAGGIO E VALUTAZIONI
INTERMEDIE :
- Aggiornamento del nPEI
- Colloqui di restituzione alla fa miglia
- colloqui e relazione scritta all’AS comunale
4 ª fase :
attività
5ª fase :
monitoraggio
e valutazione
in itinere
[documenti: PEI e relazione di aggiornamento all‘AS]
CDD
e RSD
AS
CONCLUSIONE
INTERVENTO
6ª fase :
[documenti: restituzione
conclusiova scritta all’AS
fine
(allegato alla convenzione tra i comuni e la comunita’ montana-ambito basso sebino per la
riorganizzazione del servizio “unita’ operativa minori e famiglia”(uomef) e l’istituzione dell’equipe
minori – famiglia e affido)
LINEE OPERATIVE PER LA RIORGANIZZAZIONE DEL SERVIZIO
“UNITA’ OPERATIVA MINORI E FAMIGLIA”(UOMeF) E
L’ISTITUZIONE DELL’EQUIPE MINORI - FAMIGLIA e AFFIDO DI AMBITO
Art. 1 - OGGETTO
Le seguenti indicazioni operative intendono riorganizzare il servizio “Unità Operativa
Minori e Famiglia” (UOMeF) del Basso Sebino, che:
• contiene il servizio “Tutela Minori” e il servizio “Equipe Minori – Famiglia e
affido” di ambito;
• comprende il servizio ADM, il servizio Incontri Protetti e il servizio “Progetto
Accoglienze”per la promozione dell’accoglienza e dell’affido anche in applicazione
delle norme contenute nella
328/00
LR 3 /2008
Legge regionale 34 del 14/12/04, “Politiche Regionali per Minori”;
L’organizzazione dei Servizi Sociali e del Segretariato Sociale Comunale e di Ambito ai
sensi della L.328/2000 e la delega restituita ai Comuni dall’ASL in merito alla gestione del
servizio di Tutela Minori, chiede un riordino dei diversi servizi con una particolare
attenzione alla definizione di compiti e di raccordi.
La necessità, inoltre di definire lo spazio di azione e la titolarità dell’Equipe Tutela nella
gestione di situazioni che, sebbene problematiche, non prevedono l’intervento dell’Autorità
Giudiziaria, ha spinto alla riorganizzazione dell’Unità Operativa Minori e Famiglia del
Basso Sebino (UOMeF) prevedendo un’equipe denominata “MINORI – FAMIGLIA e
AFFIDO” accanto, ma distinta dall’equipe di “TUTELA MINORI”
Allegato area minori
1
Unità
Operativa
Minori e
Equipe
MINORI –
FAMIGLIA e
AFFIDO
Equipe
TUTELA
L’equipe “MINORI – FAMIGLIA e AFFIDO” dell’UOMeF del Basso Sebino è:
a) uno spazio dedicato al segretariato sociale, alle scuole, agli oratori per l’analisi di
situazioni minorili e di famiglie “difficili” connotate da:
•
fragilità e difficoltà genitoriale nella gestione dei minori
•
situazioni di disagio dei minori nei vari contesti di vita quotidiana (casa,
scuola, oratori,…)
b) un luogo di programmazione e di raccordo dei servizi in essere sul territorio a favore
di minori e famiglia in situazione di fragilità (ADM, Patti educativi, affidi
consensuali,… ) in ottica osservativa, preventiva e di sostegno, sia su casi specifici
segnalati dal segretariato sociale, sia a livello territoriale.
c) uno spazio di programmazione di iniziative per la prevenzione del disagio familiare
e di sensibilizzazione al tema della vicinanza, dell’accoglienza e
dell’affido a livello di ambito
d) uno spazio di costruzione di raccordi con il territorio utili alla elaborazione di buone
prassi organizzative e comunicative tra servizi
l’equipe Minori – Famiglia e Affido lavorerà su specifico mandato del segretariato sociale
di base e/o degli enti territoriali e ha come obiettivo la restituzione della valutazione e la
“qualificazione della presa in carico” del caso.
L’equipe TUTELA MINORI dell’UOMeF del Basso Sebino è:
il servizio che si occupa di situazioni di famiglie con minori su mandato dell’Autorità
Giudiziaria (T.M., T.O., G.T.,…)
L’UOMeF, inoltre, coordina servizi dedicati quali:
Allegato area minori
2
1. il servizio “ADM”: Assistenza Domiciliare Minori. E’ un intervento con
finalità promozionali e preventive/riparative rivolto a nuclei familiari in situazioni
di disagio nell’affrontare il compito educativo e genitoriale nei confronti dei figli, in
direzione della costruzione della loro identità e della loro integrazione sociale. E’ un
servizio a cui si può accedere anche consensualmente; sempre più frequentemente
viene prescritto dal Tribunale Ordinario e/o per i Minorenni.
2. il servizio “IP”: Incontri Protetti. E’ un servizio di vigilanza degli incontri tra
genitori e figli, soprattutto in situazioni di gravi conflittualità genitoriale; è disposto
dal Tribunale Ordinario e/o Tribunale per i Minorenni.
3. il servizio “Accoglienze” per la promozione delle accoglienze e degli affidi in
tutte le sue varie forme (affido familiare, appoggio familiare,…). E’ un servizio
sociale territoriale per la promozione dell’affido e dell’accoglienza familiare come
previsto dall’art. 1 della legge 184/83, così come ridefinito dalla legge 149/2001
comma 3, dall’art. 16 della legge 328/2000 comma 3 e dal Piano nazionale per
l’infanzia e l’Adolescenza relativo agli anni 2003/2006. (vedi linee linee operative
per l’attuazione del servizio di ambito per l’affido/appoggio familiare (afa)
Art. 2 – PRINCIPI GENERALI E FINALITA’
L’Unità Operativa Minori e Famiglia, nelle sue diverse componenti, ha il compito di:
1. rispondere alle richieste di aiuto in merito alla comprensione e/o gestione di
problemi di minori e famiglie provenienti dal territorio (segretariato sociale, scuole,
oratori,….);
2. fornire servizi (ADM, Incontri Protetti, appoggi, affidi,…)utili alla comprensione e/o
alla gestione del caso in un’ottica di prevenzione, di sostegno e di riparazione;
3. gestire le situazioni familiari su mandato dell’Autorità Giudiziaria;
4. mantenere un raccordo stretto con il segretariato sociale in merito ai casi di minori
e famiglia seguiti dal Servizio Tutela Minori;
5. programmare percorsi informativi e formativi sui temi del disagio minorile a favore
di insegnanti ed operatori del territorio;
6. costruire buone prassi di collaborazione con gli enti del territorio in merito alla
segnalazione e/o all’invio della famiglia ai servizi del territorio.
Allegato area minori
3
Art. 3 – FUNZIONI
Allo scopo di attuare la riorganizzazione dell’Unità Operativa Minori e Famiglia del Basso
Sebino (UOMeF)” la Comunità Montana Laghi Bergamaschi – Ambito Territoriale del
Basso Sebino, in qualità di ente capofila dei Comuni dell’Ambito Territoriale del Basso
Sebino, ha istituito il Servizio “Equipe Minori – Famiglia e Affido” al fine di:
•
collaborare con i Servizi Sociali, educativi e scolastici del territorio dell’Ambito
•
offrire consulenza ai vari servizi del territorio in merito alle situazioni di fragilità e
di disagio minorile/familiare
•
proporre incontri di formazione alle scuole, agli oratori, alle realtà sportive in
merito alla individuazione, gestione ed eventuale segnalazione di situazioni
problematiche agli Enti Competenti
•
promuovere iniziative di preparazione, aggiornamento e consulenza per gli
operatori
•
esercitare, d’intesa con la rete dei servizi territoriali, una funzione di osservatorio
sui bisogni dei minori e delle famiglie, sui servizi e gli interventi necessari.
Art.4 - I SOGGETTI
I soggetti che vanno a comporre l’Equipe Minori – Famiglia e Affido sono:
•
responsabile Unità Operativa Minori e Famiglia di Ambito,
•
Assistenti Sociali dell’UOMeF di Ambito,
•
referente ADM,
•
referente rete accoglienze e affidi,
•
operatori consultorio familiare (pubblico/privato)
•
legale
I soggetti che vanno a comporre l’Equipe “Tutela Minori” sono:
• responsabile Unità Operativa MeF,
•
Assistenti Sociale dell’UOMeF,
Allegato area minori
4
•
referente ADM (al bisogno)
•
referente affidi (al bisogno).
•
operatori consultorio familiare (pubblico/privato)
•
legale
Art.5 – LE TIPOLOGIE DELLA CONSULENZA
Al segretariato sociale l’equipe Minori - Famiglia e Affidi mette a disposizione:
• competenze professionali sociali, psicologiche, pedagogiche e legali;
•
servizi ed interventi quali: ADM, Incontri Protetti, Appoggi e Affidi.
Agli Enti territoriali l’equipe minori – famiglia e affidi mette a disposizione:
• competenze professionali sociali, psicologiche, pedagogiche e legali
•
consulenze e interventi formativi in merito alla rilevazione e segnalazione di
situazioni di pregiudizio
Art. 8 - SOSTEGNO ECONOMICO
I rapporti finanziari fra gli enti associati sono ispirati al principio della solidarietà e della
equa ripartizione degli oneri. Le spese per la gestione del
servizio oggetto della
convenzione sono a carico degli enti convenzionati, in base alla proposta elaborata dall’udp
e approvata dall’Assemblea dei Sindaci.
La spesa complessiva, decurtata da eventuali contributi di altri enti, verrà ripartità tra i
Comuni sottoscrittori della convenzione in base al numero dei propri residenti.
La Comunità Montana Laghi Bergamaschi – Ambito del Basso Sebino provvederà a:
1) predisporre, entro il mese di dicembre/gennaio di ogni anno, un preventivo analitico di
tutte le spese per la gestione del servizio relative all’anno successivo, con il preventivo
delle stesse a carico di ciascun Comune convenzionato, ed a trasmetterlo ai Comuni
interessati;
2) predisporre, entro il mese di aprile di ciascun anno, il rendiconto della gestione
dell’anno precedente con il relativo riparto definitivo, e ad inviarlo ai Comuni per il
pagamento di quanto dovuto.
Allegato area minori
5
(allegato alla convenzione tra i comuni e la comunita’ montana-ambito basso sebino per la
riorganizzazione del servizio “unita’ operativa minori e famiglia”(uomef) e l’istituzione dell’equipe
minori – famiglia e affido)
LINEE OPERATIVE PER L’ATTUAZIONE
DEL SERVIZIO DI AMBITO PER L’AFFIDO/APPOGGIO FAMILIARE (AfA)
BASSO SEBINO
Art. 1 - OGGETTO
Le seguenti indicazioni operative regolamentano la gestione del Servizio per l’Affido/Appoggio
Familiare per l’Ambito Territoriale del Basso Sebino, in applicazione delle norme contenute
nella
Legge 176/1991 (ratifica convenzione ONU sui diritti del fanciullo);
Legge 476/1998 (ratifica convenzione protezione minori e adozione internazionale – Aja);
Legge 77/2003 (ratifica convenzione Europea diritti dei fanciulli);
Legge 149/2001 (modifiche a L.184/83 ) “Disciplina di adozione e affidamento di minori;
Legge regionale 34 del 14/12/04, “Politiche Regionali per Minori”;
L’AFFIDO consiste nell’inserimento di un bambino1 in una famiglia differente da quella di
origine; si configura come intervento educativo e sociale temporaneo, che tiene conto di eventuali
prescrizioni dell’Autorità Giudiziaria.
Il presente documento intende inoltre regolamentare quelle situazioni nelle quali il minore e la sua
famiglia presentano la necessità di essere affiancati, accolti, sostenuti da una famiglia o da un
singolo, pur essendo la famiglia di origine ancora in grado di rappresentare una risorsa ed un punto
di riferimento (il minore non è privo temporaneamente delle famiglia); si tratta di forme di
accoglienza innovativa , che possiamo definire come APPOGGIO FAMILIARE
Tali interventi rientrano comunque nel progetto di presa in carico della famiglia e del minore e
trovano le ragioni normative nell’art. 1 della legge 184/83, così come ridefinita dalla legge
149/2001 comma 3, dall’art. 16 della legge 328/2000 comma 3, dal Piano nazionale per l’infanzia e
l’Adolescenza relativo agli anni 2003/2006.
Le forme di Appoggio rientrano all’interno degli interventi concordati con la famiglia, e si
realizzano, quindi, in un regime di consensualità.
Art. 2 – PRINCIPI GENERALI E FINALITA’
1
Per bambino si intende il soggetto, maschio o femmina, minore di 18 anni, ai sensi della“Convenzione internazionale diritti
del fanciullo”, ratificata in legge n° 176 del 1991.
Allegato area minori
6
L’Affido e l’Appoggio familiare attuano il diritto del bambino a vivere e crescere in una
famiglia; hanno lo scopo di garantirgli serenità e le migliori condizioni per lo sviluppo
psico-fisico, qualora la famiglia di origine si trovi nella impossibilità temporanea di
assicurarle. Sono delle risorse da attivare in caso di necessità di allontanamento
temporaneo di un bambino dalla propria famiglia.
Possono rappresentare strumenti preventivi, in situazioni non necessariamente di patologia familiare
o sociale già conclamate, uno strumenti di sostegno laddove per motivi relazionali, pratici, sociali o
sanitari la famiglia non possa autonomamente esercitare ogni funzione genitoriale di educazione,
protezione, cura e infine uno strumenti riparativi in situazioni di crisi.
L’affidamento familiare è un intervento temporaneo e prevede che siano mantenuti i
rapporti tra il bambino e il nucleo familiare d’origine in vista del suo rientro; la
tempestività e l’accompagnamento ad un rientro sereno nella famiglia di origine sono
le finalità prioritarie dell’intervento.
L’Appoggio familiare si presenta come risorsa per l’affiancamento e il supporto al genitore nella
cura quotidiana o routinaria del minore qualora se ne presentasse la necessità all’interno di un
progetto specifico.
Le forme di “accoglienza”denominate APPOGGIO FAMILIARE si caratterizzano per:
- essere situazioni nelle quali non si evidenziano carenze tali da dover essere sostituite le
funzioni genitoriali,
- l’intervento è centrato sul sostegno alla genitorialità, pur prevedendo un intervento a favore
del minore,
- il progetto realizza obiettivi specifici, definiti, condivisi tra la famiglia con bisogno di
sostegno e famiglia disponibile a darlo,
- il contatto tra la famiglia di origine del minore e la famiglia che accoglie è molto stretto e di
frequente quotidiano perciò occorrono condizioni che possano favorire la cordialità e lo
scambio tra queste due famiglie
Art. 3 – FUNZIONI
Allo scopo di attuare gli istituti dell’Affido/Appoggio familiare la Comunità Montana
dei Laghi Bergamaschi – Ambito del Basso Sebino, in qualità di ente capofila dei
Comuni dell’Ambito Territoriale, ha istituito il Servizio di Ambito
per
l’Affido/Appoggio – di seguito denominato (Afa) al fine di:
• collaborare con i Servizi Sociali, educativi e scolastici del territorio dell’Ambito
• accogliere la disponibilità concreta all’Affido/Appoggio da parte di famiglie o di persone
singole;
• proporre incontri di formazione e conduzione di gruppi di sostegno, con il supporto delle
organizzazioni del terzo settore, in particolare attraverso la collaborazione con
l’Associazione Familiare denominata “ Rete Famiglie del Basso Sebino e della Valle
Cavallina” ;
• accogliere le richieste di Affido/Appoggio dai competenti Servizi di Tutela Minori e
Segretariato sociale , condividendo con essi il progetto relativo ad ogni singola richiesta;
• costituire ed aggiornare una banca dati relativa alle disponibilità, connettendola stabilmente
con altre banche dati al fine di un’adeguata riserva di risorse disponibili,dello scambio
sussidiale e professionale con altri servizi dedicati, della ricerca di un più ampio bacino
territoriale;
• promuovere iniziative di preparazione, aggiornamento e consulenza per gli operatori
Allegato area minori
7
•
•
affiancare l'associazione Rete Famiglie nel promuovere la divulgazione e l’informazione
sulle tematiche dell’Affido/Appoggio attraverso incontri a livello di zona aperti ai cittadini,
alle famiglie, alle Istituzioni o organizzazioni territoriali, ecc.
esercitare, d’intesa con la rete dei servizi territoriali, una funzione di osservatorio.
Art.4 - I SOGGETTI DELL’AFFIDO/APPOGGIO
Alla realizzazione dell’intervento di Affido o Appoggio familiare contribuiscono a
diverso titolo e misura:
• Il bambino, cui deve essere garantita la crescita in un contesto familiare
adeguato, assicurandogli il rientro nella propria famiglia d’origine, salvo altre
disposizioni dell’Autorità Giudiziaria;
• La famiglia d’origine che si impegna in un proprio percorso di crescita e
cambiamento nell’ottica del superamento dei problemi che hanno determinato
l’intervento;
• Gli affidatari che si occupano concretamente di accogliere il bambino,
garantendogli protezione ed assicurandogli il mantenimento, l’educazione,
l’istruzione e le relazioni affettive di cui ha bisogno;
• Il servizio tutela minori dell’Ambito del Basso Sebino, che si occupa dei
bisogni del bambino e della sua famiglia d’origine, propone il progetto iniziale di
Affido/Appoggio familiare e ne segue l’attuazione;
• Il Servizio di Ambito Equipe minori-famiglia e Affido (Afa) che si occupa
del progetto di Affido/Appoggio familiare, dell’abbinamento fra bisogno/risorse e
degli affidatari.
• La Rete di Famiglie del Basso Sebino e i soggetti di cui all’art. 1 comma
4 della legge 328/2000 che potranno co-gestire con i Servizi sopracitati progetti
volti alla realizzazione di affidi/ accoglienze familiari e soprattutto far crescere
nel territorio locale una cultura della solidarietà e dell’accoglienza familiare.
• I Comuni: dell’Ambito del Basso Sebino;
• Il Consultorio Familiare Integrato che può offrire le proprie competenze
psicologiche e psicoterapeutiche a favore dei minori e delle famiglie per una
realizzazione ottimale del progetto di Affido/Appoggio familiare.
Art.5 – LE TIPOLOGIE DELL’ACCOGLIENZA
Un progetto di accoglienza familiare di un minore si differenzia in base alle finalità
progettuali che ne individuano le caratteristiche ed ai tempi di permanenza del minore
fuori dal nucleo di origine.
a) APPOGGIO
a tempo parziale
per week-end o per periodi di vacanza
Si realizza attraverso il consenso della famiglia di origine del minore che stipula con la
famiglia disponibile all’accoglienza un PATTO scritto di collaborazione .
Allegato area minori
8
b) AFFIDO FAMILIARE:
Residenziale a tempo pieno :
- Affidamento terapeutico-“riparativo” (ad esempi in caso di abuso e
maltrattamento);
- Affidamento terapeutico-“nutritivo” (ad esempio in caso di deprivazione);
- Affidamento professionale (ad esempio in presenza di casistica molto
complessa, spesso
adolescenziale, o in presenza di sofferenze specifiche del bambino che
richiedono nei
genitori affidatari competenze professionali specifiche);
Affido Diurno:
- Affidamento che esclude il pernottamento e che si esprime con una significativa
cura del bambino ed un relativo affiancamento a genitorialità fragili ( ad
esempio nuclei monoparentali);
L’Affido Familiare può essere :
Consensuale: è progettato e sostenuto dal Servizio Tutela Minori in accordo con
l’Afa, laddove ci sia consenso dei genitori o del genitore esercente la potestà ovvero del
tutore nominato, sentito il minore che ha compiuto 12 anni e anche il minore di età
inferiore, in considerazione della sua capacità di discernimento, fermo il controllo di
legittimità del Giudice Tutelare per l’esecutività del provvedimento. Se l’affidamento
ha durata inferiore ai sei mesi non è obbligatoria la segnalazione e il provvedimento
del giudice tutelare (legge 149/01 art.9, comma 4,5).
Il controllo del Giudice Tutelare è volto ad accertare che siano state rispettate le
norme formali (controllo sui consensi, che il minore sia temporaneamente privo di un
ambiente famigliare idoneo, che il provvedimento contenga tutti i requisiti di cui
all'art.4 comma III). Il servizio responsabile del progetto di Affido ha l'obbligo di tenere
costantemente informato il Giudice Tutelare sull'andamento dell' affidamento.
Non consensuale: è disposto dal Tribunale per i Minorenni su proposta del Servizio
Minori- Famiglia e Affidi in accordo con il SpA, laddove manchi l’assenso dei genitori
esercenti la potestà e pertanto assuma natura autoritativa, in quanto limita la potestà
dei genitori o , quantomeno, ha una funzione di controllo sull’esercizio corretto della
potestà nei casi di proroga di affidamento consensuale, per il quale sia decorso il
termine previsto per legge.
E’ il Tribunale per i Minorenni che ha il potere di disporre l' allontanamento del
minore dalla famiglia naturale autorizzando gli Enti a provvedere all'affidamento.
Inoltre la legge n.74 del 6.3.1987( art.11) prevede che anche il Tribunale Ordinario,
nelle situazioni di separazione e divorzio tra genitori, possa affidare a terzi il figlio
minore.
Allegato area minori
9
Art. 6 - I DIRITTI DEL BAMBINO, DELLA FAMIGLIA D’ORIGINE e
DEGLI AFFIDATARI
•
•
•
a) Il bambino ha diritto:
ad essere informato, ascoltato, preparato e coinvolto rispetto al progetto di
Affido/Appoggio, in relazione alla propria età anagrafica ed alle proprie specifiche
caratteristiche e capacità;
a mantenere i rapporti con la propria famiglia, fatto salvo quando vi siano diverse
indicazioni o prescrizioni dell’Autorità Giudiziaria competente;
a mantenere i rapporti con la famiglia affidataria anche al termine dell’Affido/Appoggio,
quando lo desideri e non vi sia controindicazione.
b) La famiglia d’origine ha diritto:
• ad essere informata sulle finalità dell’accoglienza, in generale e per lo specifico progetto;
• ad essere coinvolta in tutte le fasi del progetto;
• ad essere coinvolta in un progetto d’aiuto per superare i problemi che rendono necessario
l’affidamento;
• ad avere un sostegno professionale individuale, familiare e/o di gruppo inerente le proprie
difficoltà;
• a mantenere rapporti costanti e significativi con il proprio figlio, salvo diversa indicazione o
prescrizione da parte dell’Autorità Giudiziaria competente;
• ad essere informata ed aggiornata con regolarità sulla vita e sulle condizioni del bambino;
c) Gli affidatari hanno diritto
• ad essere informati e formati sulle finalità specifiche dell’accoglienza e
dell’Affido/Appoggio;
• ad essere partecipi e coinvolti in tutte le fasi del progetto;
• ad avere un sostegno professionale individuale, familiare e di gruppo;
• ad avere un contributo svincolato dal reddito, indicizzato annualmente, a cui si aggiunga
l’eventuale riconoscimento delle spese straordinarie sostenute (art. 8.)
Art. 7 - COMPITI DEI SOGGETTI COINVOLTI NEI PROGETTI DI
AFFIDO/APPOGGIO
a) Comuni
•
•
•
2
autorizzare l’Affido consensuale,
attuare l’affido non consensuale,
adottando i relativi provvedimenti;
autorizzare l’Appoggio familiare adottando i relativi provvedimenti;
eroga il contributo2 economico per l’Affido/Appoggio da versare a……………..
vedi art. 8 del presente regolamento
Allegato area minori
10
b)
La Comunità Montana provvede a:
•
•
•
Gestire, in qualità di ente capofila, il Servizio per l’Affido/Appoggio familiare
Sottoscrivere protocolli d’intesa e convenzioni con le organizzazioni del privato sociale e
le formazioni sociali che collaborino con il Servizio Affido/Appoggio . per il
raggiungimento degli obiettivi dello stesso;
attivare la copertura assicurativa regionale per incidenti occorsi ai bambini in
affidamento, e agli affidatari, nonché per i danni provocati a terzi dai minori nel corso
dell’Affido/Appoggi, anche appoggiandosi all’ente gestore della rete delle famiglie .
b1) Servizio per l’Affido/Appoggio (Afa,) realizzato dall’equipe minorifamiglia e affido di ambito
Il Servizio per l’ Affido/Appoggio Familiare svolge ,con operatori specificatamente
dedicati e professionalmente preparati, le seguenti funzioni:
promuovere
iniziative
di
sensibilizzazione,
pubblicizzazione
e
orientamento sull’affido/appoggio familiare;
promuovere, in collaborazione con la Rete Famiglie percorsi di formazione
individuale e/o di gruppo;
promuovere, progettare e gestire la formazione degli operatori;
organizzare una banca dati delle famiglie nonché una banca dei bisogni
dei bambini rilevati e segnalati dai servizi del territorio;
condividere con gli operatori psico-sociali dl servizio di Tutela Minori e
del Consultorio Familiare Integrato, se coinvolto, il progetto di
affidamento in particolare attraverso il lavoro di progettazione e verifica;
monitorare
lo
svolgimento
dell’Affido/Appoggio
documentando
l’andamento;
mantenere una stretta collaborazione con la Rete Famiglie della Valle
Cavallina, che da tempo ha iniziato un lavoro di sensibilizzazione e di rete
tra famiglie del Basso Sebino e con analoghi servizi.
b2) Servizio di Tutela Minori.
Il Servizio di Tutela Minori svolge le seguenti funzioni:
• esprime , anche avvalendosi del Consultorio Familiare Integrato, una
valutazione psico-sociale approfondita di ogni singola situazione familiare,
utilizzando anche gli elementi già esistenti da parte degli altri servizi del
territorio;
• collaborare con il progetto AFA:
- nell’individuare le caratteristiche della famiglia necessaria per realizzare l’accoglienza
- nel definire gli impegni del servizio e delle famiglie coinvolte
- nel definire le modalità degli incontri / rientri del minore nella famiglia di origine
• proporre al Comune di residenza degli esercenti la potestà il Progetto di
Affido/Appoggio, richiedere l’adozione del relativo provvedimento
di
autorizzazione e trasmetterne copia al SpA;
Allegato area minori
11
•
•
•
•
•
•
•
trasmettere al Comune di residenza dell’esercente la potestà genitoriale del
minore in Affido/Appoggio copia delle relazioni di verifica dell’andamento del
progetto ricevute dal SpA;
garantire la presa in carico della famiglia d’origine;
valutare la possibilità che la famiglia possa compartecipare alla spesa per
l’Affido/Appoggio
promuovere verifiche periodiche, sull’andamento della situazione familiare e del
singolo Affido/Appoggio, fra tutti i soggetti coinvolti nel progetto;
prevede incontri congiunti con la famiglia d’origine e con la famiglia affidataria
alla presenza degli operatori referenti dei servizi;
mantenere, se necessario in accordo con il servizio Affido/Appoggio , i rapporti
con l’Autorità Giudiziaria.
Preparare, congiuntamente al SpA, la relazione conclusiva dell’Affido/Appoggio
da trasmettere al Comune di residenza dell’esercente la potestà genitoriale del
minore, nonché all’Autorità Giudiziaria, qualora competente.
c) Consultorio Familiare Integrato ( Ambito-ASL)
Il Consultorio Familiare Integrato, su richiesta del Servizio di Tutela Minori,
interviene nella realizzazione del Progetto di Affido/Appoggio secondo le proprie
competenze psicologiche e psicoterapeutiche a favore dei minori e delle famiglie per
i quali si prevede di realizzare un Appoggio / Appoggio familiare e per cui si sia
preventivamente concordato l’intervento .
Gli operatori del Consultorio Familiare coinvolti nel trattamento o nella psicodiagnosi dei minori parteciperanno alla costruzione ed al monitoraggio dei progetti
di Affido o Appoggio
.
d) Soggetti di cui all’Art.1 comma 4della L.328/2000
Le organizzazioni o agenzie del terzo settore, a seguito di specifici protocolli o
convenzioni con la Comunità Montana – Ambito Basso Sebino, possono svolgere
funzioni che integrano l’attività del servizio per l’Affido/Appoggio. In specifico:
• promuovere la sensibilizzazione in merito ai diritti dei bambini e alle
problematiche del disagio del bambino relativamente all’esperienza
dell’istituzionalizzazione e dell’allontanamento dalla famiglia d’origine;
• orientare ed accompagnare le famiglie ed anche i singoli individui che stanno
maturando la scelta di proporsi come affidatari o come famiglia di Appoggio
assicurando loro una informazione esauriente e corretta, nonché diffusa
territorialmente;
• formare e sostenere quelle famiglie già aperte all’accoglienza e all’esperienza
dell’Affido/Appoggio affinché mantengano il loro impegno, con particolare
attenzione alla temporaneità dell’esperienza d’Affido/Appoggio;
• sostenere attraverso la creazione di una rete di aiuto e di auto mutuo aiuto,
le famiglie disponibili a vivere un’esperienza di accoglienza;
• sostenere e favorire una cultura territoriale e comunitaria dell’accoglienza
attraverso la conduzione di momenti e contesti di aggregazione sul territorio.
Allegato area minori
12
e) Famiglia affidataria:
collaborare alla realizzazione e costruzione del progetto di Affido o Appoggio formulato con
i servizi e con la famiglia d’origine;
• assicurare discrezione e riservatezza circa la situazione del bambino e della sua famiglia
d’origine;
• Nel caso dell’Affido:
- esercitare i poteri connessi con la potestà familiare, su delega dell'Ente
affidatario o disponente, e pertanto intrattenendo rapporti con la scuola, i
medici, gli adulti di riferimento del minore (Legge 28 marzo 2001 n° 149, art. 5 comma1)
- provvedere alla cura, al mantenimento, all’educazione e all’istruzione del
bambino in collaborazione con il progetto Afa e tenendo conto delle indicazioni
dei genitori, in conformità con le disposizioni dell’Autorità Giudiziaria. (Legge
28 marzo 2001 n° 149, art. 5 - comma1)
- garantire al minore, concordando le modalità con gli operatori dei Servizi Affido/Appoggio
e Tutela , il mantenimento dei rapporti con la famiglia d’origine, nel rispetto delle eventuali
prescrizioni dell’Autorità Giudiziaria;
- collaborare, alla chiusura dell’Affido/Appoggio, alla progettazione e realizzazione del
rientro del minore nella famiglia di origine.
•
f) La famiglia d’origine:
•
•
•
•
•
•
collaborare alla realizzazione e costruzione del progetto formulato con il Servizio di Tutela
Minori e con la famiglia che accoglie;
aiutare ed affiancare il bambino nelle diverse fasi dell’esperienza di Affido/Appoggio
incontrare il bambino ed eventualmente la famiglia affidataria, secondo modalità, orari e
durata concordati con gli operatori di riferimento e nel rispetto delle eventuali prescrizioni
dell’Autorità Giudiziaria;
garantire di essere contattabile, reperibile e disponibile agli incontri con i servizi territoriali;
seguire il percorso di supporto o di trattamento, concordato con il Servizio Tutela Minori,
connesso al superamento delle problematiche che hanno dato luogo al collocamento del
bambino in Affido/Appoggio;
contribuire, in base alle proprie possibilità economiche e a quanto previsto dalla normativa
vigente in materia, alle spese relative alle necessità del bambino, concordandone forme ed
entità con i Servizi territorialmente competenti.
Art. 8 - SOSTEGNO ECONOMICO
a) Contributo per l’affidamento familiare
La quota di contributo mensile che il comune di residenza dell’esercente la potestà
genitoriale del minore verserà a………………….. sarà fino ad un max di Euro 600,00 (+
eventuali costi di servizi per la prima infanzia –nido e scuola materna- per il tempo
necessario).
Tale quota sarà annualmente indicizzata secondo i parametri ISTAT (agganciandosi ai
trattamenti minimi o sociali previdenziali INPS, così come stabiliti annualmente).
Allegato area minori
13
La…………..a sua volta erogherà alla famiglia affidataria un contributo economico
mensile ( pari a euro 400,00) a totale favore del bambino affidato.
Nei casi in cui si realizzano affidi o appoggi di minori con particolari situazioni socioambientali e sanitarie su proposta del Servizio Tutela Minori e previa autorizzazione
da parte del comune di residenza dell’esercente la patria potestà è possibile valutare
una variazione di tale quota .
La restante quota di euro 200,00 sarà utilizzata dalla……………. per la copertura delle
spese relative alle risorse professionali chiamate in causa a sostegno delle famiglie
affidatarie, delle singole esperienze e per le spese assicurative.
b) contributo per l’Appoggio familiare
La quota di contributo mensile che il comune di residenza dell’esercente la potestà
genitoriale del minore verserà al ………… per l’appoggio familiare sarà fino ad un
massimo di Euro 400,00. La ……….. a sua volta erogherà alla famiglia affidataria un
contributo economico mensile ( fino ad un max di euro 200,00) a totale favore del
bambino affidato.
Tale quota sarà annualmente indicizzata secondo i parametri ISTAT (agganciandosi ai
trattamenti minimi o sociali previdenziali INPS, così come stabiliti annualmente).
La restante quota fino ad un massimo di euro 200,00 sarà utilizzata da ………. per la
copertura delle spese relative alle risorse professionali chiamate in causa a sostegno
delle famiglie affidatarie, delle singole esperienze e per le spese assicurative.
b) Contributi per spese aggiuntive
Per situazioni del tutto particolari potranno essere richiesti ai Comuni, che deve
adottare apposito provvedimento di autorizzazione alla spesa, contributi economici di
supporto per le seguenti esigenze:
• acquisto di occhiali o lenti corneali;
• cure odontoiatriche ed ortodontiche, laddove non usufruibili tramite il Servizio
Sanitario Regionale;
• iscrizione a corsi professionali e/o spese accessorie (divise per la scuola – ad es.
alberghiera -, libri scolastici se non è possibile altro intervento per ottenere il
rimborso spese per libri, etc.);
• psicoterapia privata a favore del bambino accolto, a condizione che i servizi
specialistici del Servizio Sanitario Regionale, o con quest’ultimo
convenzionati/accreditati, dichiarino l’impossibilità di farsene carico
direttamente nei tempi idonei al benessere del bambino stesso;
• spese di soggiorni scolastici o altri di breve durata, centri estivi extraterritoriali;
• necessità di alimentazione particolare non coperta dal Servizio Sanitario
Regionale;
• trasporti per la frequenza di scuole, inserimenti lavorativi, incontri con il nucleo
di origine in spazio neutro, interventi specialistici;
• cure sanitarie non effettuabili tramite il Servizio Sanitario Regionale.
Per tutte le tipologie di spesa è prevista:
Allegato area minori
14
•
•
una richiesta di autorizzazione all’assunzione di spesa da parte del servizio
tutela minori al comune di competenza;
l’acquisizione, da parte del Servizio per l’ Affido/Appoggio, e la trasmissione al
servizio Afa delle pezze giustificative per le spese aggiuntive autorizzate;
La determinazione del contributo per l’Affido/Appoggio familiare spetta
all’assemblea dei sindaci.
I Comuni del Basso Sebino che vedranno la presenza di minori affidati a
famiglie del proprio territorio metteranno a disposizione del minore affidato
i servizi comunali/di ambito (o convenzionati con il comune/ambito) con le
tariffe più agevolate.
Art. 9 - AFFIDAMENTO A PARENTI
L’affidamento a parenti si realizza con la collocazione di un bambino presso famiglie o
singoli entro il IV grado
di parentela; costituisce un intervento differente dalle
tipologie riportate al precedente art. 5, sia per i legami - e l’autonomia degli stessi - fra
i soggetti coinvolti, che hanno percorsi ben antecedenti le fasi di progetto che possono
coinvolgere le Pubbliche Amministrazioni referenti ed i servizi, sia perché
rappresentano scelte autonome di risposta ad eventuali condizioni di difficoltà o
bisogno, all’interno di un unico sistema familiare.
Tali situazioni saranno dunque trattate, laddove ve ne sia richiesta autonoma o
previsione da parte dell’Autorità Giudiziaria, da parte del Servizio di tutela Minori .
Il Servizio per l’Affido/Appoggio. può assumere – per questa particolare tipologia di
Affido/Appoggio – responsabilità tecniche di sostegno agli affidatari – di gruppo o
individuale - , se opportuno e concordato con l’équipe referente .
Gli affidamenti a parenti entro il IV° grado possono essere consensuali (nel qual caso
non è necessaria segnalazione ad alcuna Autorità Giudiziaria) o disposti dall’Autorità
Giudiziaria competente.
Trattandosi gli affidatari di parenti tenuti agli alimenti, ai sensi dell’art.433 del
Codice Civile, non è previsto uno specifico contributo economico, soprattutto nel caso di
affidamenti consensuali, presupponendosi, da parte dei genitori o esercenti la potestà,
accordi economici autonomi in merito al mantenimento del bambino presso il parente
stesso.
Nel caso in cui i parenti non risultino in grado di provvedere alle necessità economiche
del bambino, soprattutto per l’affidamento disposto dall’Autorità Giudiziaria, si
provvede, dietro valutazione del Servizio Tutela Minori e previa autorizzazione del
comune di residenza, dell’esercente la potestà genitoriale del minore, a disporre un
contributo economico motivato.
Tra gli affidi a parenti di norma non sono compresi (e quindi non può essere erogato
alcun contributo) gli “ affidamenti a parenti di minori stranieri non accompagnati “
disposti dall’Autorità Giudiziaria che pure vengono realizzati per tutelare il minore
stesso e poter regolarizzare la sua permanenza nel nostro Stato.
Art. 10 -AFFIDAMENTO A RISCHIO GIURIDICO
Allegato area minori
15
Il Tribunale per i Minorenni ( T.M.) può decidere l'affidamento di un minore a rischio
giuridico nei diversi momenti dell' iter processuale che porta all'adozione: quando si
intravede un rischio grave; al momento dell'apertura dello stato di adottabilità,dopo la
sentenza di primo grado, dopo l'appello, in attesa della sentenza di Cassazione, ecc.
Nei provvedimenti definiti "a rischio giuridico" la scelta della famiglia affidataria
avverrà da parte del Tribunale per i Minorenni. stesso, tra le coppie che avendo
presentato domanda per l'adozione, sono in attesa dell'abbinamento o che abbiano i
requisiti formali ed intendano procedere all'eventuale adozione, con residenza
preferibilmente diversa dalla zona di provenienza del minore.
Negli affidamenti a rischio giuridico il contributo economico di cui all’art. 9 verrà
erogato solo se ritenuto necessario nel progetto e con gli opportuni accorgimenti di
segretezza nel provvedimento di concessione.
Art. 11 – AFFIDAMENTO A LUNGO TERMINE
L’Affido/Appoggio familiare deve prevedere, di norma, una valutazione specialistica da
parte dei servizi preposti, che contenga ipotesi e percorsi di recuperabilità della
famiglia d’origine all’esercizio autonomo delle funzioni genitoriali ed un tempo di
rientro del bambino nel nucleo, superate le difficoltà ed i disagi che avevano
determinato l’allontanamento.
La realtà dei servizi e delle politiche sociali per la protezione e la tutela dei bambini
mostra situazioni di sostegno e trattamento che non consentono di fissare una
prognosi certa di totale recuperabilità, soprattutto nel caso di famiglie
multiproblematiche, cioè caratterizzate da condizioni pesantemente deteriorate o
carenti, anche a motivo di particolari patologie psico-fisiche di uno o più membri del
nucleo familiare.
In questi casi, che da un lato non mostrano una sufficiente funzione genitorialeeducativa, dall’altro vedono indicazione, per il benessere del bambino, di un
mantenimento- seppur limitato e controllato- di costanti rapporti con i genitori, o con il
nucleo familiare allargato, viene salvaguardato il diritto di figli e genitori ad un
rapporto diretto e continuo nei limiti delle capacità e delle esigenze di ognuno.
Il termine “temporaneamente”, previsto dalla norma, va in questi casi inteso come “
tempo necessario”perché la condizione di rischio evolutivo per il bambino cessi.
Queste forme di affidamento, esclusa la verifica della situazione di abbandono e
l’opportunità di un percorso adottivo, possono prevedere tempi lunghi di accoglienza,
anche fino al raggiungimento dell’autonomia personale adulta del bambino.
Tali situazioni oggi sono prevalentemente riconducibili all’ADOZIONE MITE ( legge
149/2001 ex art 44 lettera d ).
In caso di minore in Affido/Appoggio familiare che evolve in adozione mite, il Servizio
per l’Affido/Appoggio propone all’Ente di residenza del minore l’erogazione di un
contributo a sostegno dell’adozione mite stessa, nella misura max di euro 300
mensili per un tempo da definire.
Allegato area minori
16
Ambito Territoriale del Basso Sebino.
Linee guida per l’accesso a
INIZIATIVE DI SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE
Con bambini zero – cinque anni.
2012-2014
PREMESSA
I Comuni dell’Ambito territoriale del Basso Sebino attraverso il presente regolamento
definiscono le modalità di utilizzo del Fondo di sostegno alle famiglie considerandolo a
tutti gli effetti uno strumento attraverso il quale dare corpo a politiche sociali e
assistenziali orientate al dialogo e all’interazione fra famiglie, soggetti sociali del
territorio, servizi e amministrazioni locali.
L’Ambito di riferimento per il dai Comuni del Basso Sebino sottoscrittori dell’accordo di programma
per il piano di zona 2012-2014.
Gli organi tecnici di riferimento per la gestione del Fondo sono rappresentati dall’Ufficio di Piano e
dalla Comunità Montana che, quale ente capofila per la realizzazione della legge n. 328/2000
relativa alla programmazione territoriale del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali,
adotta il presente regolamento.
Art. 1. Oggetto del Regolamento
Il presente regolamento, previsto dalla normativa nazionale (L.328/00, L. 289/02 art. 46, comma 2)
e da leggi regionali (L.R. 23/99) disciplina, all’interno di un sistema integrato di interventi e servizi
sociali di competenza dei Comuni Associati, l’istituzione di buoni sociali, quali interventi economici
a valenza sociale, da assegnare a famiglie in condizione di fragilità e a famiglie di nuova
costituzione.
Art. 2. Finalità
Sostenere la famiglia ed in particolare i nuclei in condizioni di fragilità economica/sociale nella cura
e nell’accudimento dei nuovi nati/adottati con particolare riferimento ai bambini disabili e a famiglie
numerose
Art. 3. Il Fondo di sostegno alle famiglie: valore e durata
Il Fondo viene gestito da un’équipe di valutazione (vedi art. 6)
Allegato area minori
17
Il Buono potrà avere una durata massima di 12 mesi.
L’entità del Buono potrà essere, al massimo, di € 250,00 mensili; inoltre, il buono prevede un
accompagnamento della famiglia alla rete tramite servizi già esistenti sul territorio.
Art. 4. Destinatari
Il presente regolamento prevede quali destinatari famiglie in condizioni di fragilità economica per
l’accudimento dei nuovi nati di età inferiore ai 5 anni, con particolare riferimento ai bambini disabili
e ai bambini con patologie e il cui I.S.E.E. del nucleo familiare non sia superiore a € 9.000,00 sia
per i nuclei monoparentali sia per le famiglie in cui sono presenti entrambe le figure genitoriali;
l’équipe di valutazione si riserva di valutare eventuali variazioni sulla situazione economica del
nucleo familiare (qualora fossero riscontrate gravi necessità è possibile valutare l’intervento sociale
anche per famiglie con I.S.E.E. superiore ai limiti previsti).
Per l’assegnazione del buono il nucleo familiare richiedente deve essere in possesso di almeno
uno dei seguenti requisiti:
1) famiglie al cui interno è presente un minore con patologie gravi
2) famiglie al cui interno sia presente un genitore con patologia gravemente invalidante;
3) famiglie in cui è presente un minore di 5 anni ricoverati in ospedale relativamente ai giorni
della degenza ospedaliera.
4) Famiglie monoparentali con gravi fragilità sociali
5) Famiglie numerose con figli maggiori o uguali a 4
Il beneficiario ha l’obbligo di comunicare all’Assistente Sociale di riferimento ogni variazione che
comporti il venir meno del diritto al buono (vedi art. 8).
Il diritto al buono decade dal giorno successivo alla cessazione dei requisiti.
Art. 5. Requisiti di ammissione
Per la presentazione della richiesta di assegnazione del Buono, effettuata dall’Assistente Sociale
del Comune di Residenza, devono essere presenti i seguenti requisiti:
- Residenza in uno dei Comuni dell’Ambito sottoscrittore dell’accordo di programma;
- Presenza, all’interno del nucleo familiare, di un minore di età compresa fra 0 e 5 anni, con
Patologia del minore certificata o patologia invalidante di uno dei genitori certificata;
oppure
- Famiglie con numero di figli maggiore o uguale a 4
- Fragilità sociale del nucleo familiare che può portare a situazioni di emarginazione del
nucleo e/o a carenze di accudimento nei riguardi del minore;
- Fragilità economica del nucleo familiare: I.S.E.E. inferiore a € 9.000,00 sia i nuclei
monoparentali sia per le famiglie in cui sono presenti entrambe le figure genitoriali.
In sede di valutazione verranno prese in considerazione eventuali altre provvidenze economiche
percepite dal nucleo richiedente.
Il diritto al buono decade dal giorno successivo alla cessazione dei requisiti.
Art. 6. Modalità di accesso
Le famiglie potranno presentare le domande solo presso il Comune di Residenza.
L’Assistente Sociale del Comune di Residenza o di Ambito, svolge uno o più incontri di
conoscenza del caso e del bisogno sociale e/o economico e lo porta in equipe di valutazione.
L’équipe di valutazione:
- valuta i casi presentati;
- stende un progetto individuale
accompagnamento;
Allegato area minori
18
comprensivo
degli
interventi
economici
e/o
di
-
stende un contratto da sottoscrivere (Servizio Sociale e famiglia);
crea una graduatoria unica relativa all’Ambito territoriale.
L’Assistente Sociale monitora periodicamente la situazione e riporta all’équipe di valutazione per
eventuali modifiche da apportare al progetto.
L’équipe di valutazione è composta da:
- Responsabile tecnico dell’Area Minori;
- Assistenti Sociali dei Comuni e dell’Ambito sottoscrittori dell’accordo di programma;
Frequenza degli incontri dell’équipe per la valutazione delle domande: mensile.
Art. 7. Modalità di assegnazione ed erogazione
L’équipe valuta, a seconda dei casi, la possibilità di:
- erogare direttamente al nucleo familiare la quota indicata nel contratto;
- concordare il progetto individuale con un soggetto del privato sociale che opera nei servizi
del territorio.
I buoni verranno erogati fino ad esaurimento dei fondi disponibili.
La disponibilità dei fondi verrà stabilita ogni anno, in sede di previsione di bilancio
Art. 8. Decadenza del Buono
Il nucleo familiare decade dal diritto del beneficio per le seguenti cause:
- interruzione o scadenza del contratto firmato con i Servizi sociali;
- trasferimento della residenza in un Comune al di fuori dell’Ambito Monte Bronzone Basso
Sebino;
- sottoscrizione di dichiarazioni false e/o inattendibili desunte dai controlli effettuati;
- decadenza di uno dei requisiti di ammissione.
Art. 9. Controllo e vigilanza
In attuazione delle funzioni di vigilanza attribuite ai servizi sociali dalla legislazione nazionale ai
Comuni, l’Ufficio di Piano esercita, d’ufficio, oltre che su richiesta, visite periodiche sulla compiuta
attuazione del progetto.
Nel rispetto delle disposizioni previste dalla legge 7 agosto 1990 n. 241 e sue modifiche ed
integrazioni, l’esito delle verifiche effettuate riveste efficacia per la revoca dell’assegnazione.
Ai sensi dell’art. 4 comma 7 del D.L. n. 109/98, come modificato dal D.L. n. 130/2000, gli uffici
competenti potranno richiedere la documentazione atta a dimostrare la completezza e la veridicità
dei dati dichiarati anche al fine della correzione di errori materiali di modesta entità.
Art. 10. Norma finale e transitoria
Il presente regolamento ha durata per il triennio 2012-2014
Allegato area minori
19
ACCORDO COLLABORAZIONE TRA LA COMUNITA’ MONTANA DEI LAGHI BERGAMASCHI
AMBITO DEL BASSO SEBINO
C.P.A.C Caritas Villongo interparrocchiale sede di Villongo
ASSEMBLEA DEI SINDACI DEL BASSO SEBINO
PER AZIONI DI SOSTEGNO AL REDDITO ALLE FAMIGLIE IN DIFFICOLTA’
Premesso che
l’articolo 1 Legge 328/200, al primo comma recita “La Repubblica assicura alle persone e alle famiglie
un sistema integrato d’interventi e servizi sociali, promuove interventi per garantire la qualità della vita,
pari opportunità, non discriminazione e diritti di cittadinanza, previene, elimina o riduce le condizioni di
disabilità, di bisogno e di disagio individuale e familiare, derivanti da inadeguatezza del reddito,
difficoltà sociali e condizioni di non autonomia, in coerenza con gli articoli 2, 3 e 38 della Costituzione”;
l’articolo 1 Legge della regione Lombardia n. 3/2008, al primo comma recita “La presente legge, al fine
di promuovere condizioni di benessere e inclusione sociale della persona, della famiglia e della
comunità e di prevenire, rimuovere o ridurre situazioni di disagio dovute a condizioni economiche,
psico-fisiche o sociali, disciplina la rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie, nel rispetto dei
principi e dei valori della Costituzione, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, dello
Statuto regionale, nonché nel rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e
sociali, in armonia con i principi enunciati dalla legge 8 novembre 2000, n. 328 (Legge quadro per la
realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali) e con le leggi regionali di settore;
l’articolo 3 della sopra citata Legge regionale 3/2008 , al comma 1 afferma “Nel quadro dei principi
della presente legge e in particolare secondo il principio di sussidiarietà, concorrono alla
programmazione, progettazione e realizzazione della rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie,
secondo gli indirizzi definiti dalla Regione: ……….. c) i soggetti del terzo settore, le organizzazioni
sindacali maggiormente rappresentative e gli altri soggetti di diritto privato che operano in ambito
sociale e sociosanitario; d) gli enti riconosciuti delle confessioni religiose, con le quali lo Stato ha
stipulato patti, accordi o intese, che operano in ambito sociale e sociosanitario”.
l’articolo 6 della sopra citata Legge regionale 3/2008, al comma 2 recita “…. In base agli indirizzi dettati
dalla Regione e ai parametri successivamente definiti dai comuni, accedono prioritariamente alla rete
delle unità d’offerta sociali le persone in condizioni di povertà o con reddito insufficiente, nonché le
persone totalmente o parzialmente incapaci di provvedere a se stesse o esposte a rischio di
emarginazione, nonché quelle sottoposte a provvedimenti dell’autorità giudiziaria che rendono
necessari interventi assistenziali”
Allegato accordo Centro primo ascolto Caritas Vicariale 1
1
l’art.131 del D.Lgs n.112/1998 conferisce alle Regioni e agli Enti Locali tutte le funzioni e i compiti
amministrativi nella materia dei servizi sociali;
dal 1975 è presente sul territorio provinciale la Caritas Diocesana Bergamasca, organismo pastorale
della Diocesi di Bergamo di promozione e testimonianza della carità e di coordinamento dei gruppi
caritativi con il compito di avere “occhi attenti” rivolti al territorio per conoscere le povertà in esso
presenti ed elaborare e suggerire alle Parrocchie progetti di intervento che diano risposta ai bisogni;
sempre più spesso si rivolgono agli uffici dei servizi sociali dell’Ambito Basso Sebino e al Centro di
Primo Ascolto di villongo persone in situazione di momentaneo disagio economico, per i quali risulta
difficile un adeguato intervento di sostegno da parte delle istituzioni pubbliche;
è intenzione delle parti, mediante la stipula del presente protocollo, confermare le forme di sostegno
economico a favore dei soggetti in condizione di fragilità sociale ed economica residenti nel Basso
Sebino avviate nel 2009
TUTTO CIÒ PREMESSO
la Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi (di seguito denominata Comunità Montana), l’Assemblea dei
Sindaci del Basso Sebino e il C.P.A. Caritas Villongo interparrocchiale sede di Villongo nel condividere
l’impegno per uno sviluppo umano e sociale fondato sui valori della solidarietà, intendono confermare la
collaborazione avviata negli scorsi anni per realizzare un programma di prevenzione della povertà e
vulnerabilità sociale tramite strumenti di sostegno economico temporaneo. A tale scopo concordano
quanto segue:
Art. 1 – Finalità
Le parti intendono intervenire per dare risposta ai bisogni emergenti di persone seguite dai servizi sociali
dei Comuni dell’Ambito territoriale con l’obiettivo di sostenere le difficoltà temporanee di natura
economica di famiglie a rischio di povertà o in stato di forte disagio sociale ed economico.
In tal senso si attivano sostegni quali:
-
borse alimentari
-
forniture vestiario
Allegato accordo Centro primo ascolto Caritas Vicariale 2
2
-
altre forme concordate ( es. bollette . Solo attraverso il fondo famiglie in crisi mediante le forme
sottoscritte con apposito protocollo con Caritas Diocesana di Bergamo )
Art. 2 – Beneficiari
Possono beneficiare di tali aiuti persone residenti nei Comuni dell’Ambito Territoriale del Basso Sebino
sottoscrittori dell’Accordo di programma per il Piano di Zona 2012-2014, che si trovano in condizione di
grave disagio economico e sociale e in carico ai servizi sociali.
Art. 3 – Utilizzo degli strumenti di supporto al reddito
Le parti concordano che tali strumenti possano essere una risposte per bisogni caratterizzati da:
• straordinarietà, intendendosi che il fabbisogno finanziario del richiedente debba essere
temporaneo, inaspettato e non affrontabile con la disponibilità liquida del richiedente;
• essenzialità, intendendosi che il fabbisogno finanziario del richiedente debba essere legato ad un
bisogno primario del soggetto;
• in caso sia prevista la restituzione del prestito: sostenibilità, intendendosi che il soggetto debba
avere una qualche fonte reddituale che gli consenta di restituire il prestito.
Art. 4 – Istruttoria
L’individuazione e la selezione delle richieste viene effettuata esclusivamente dall’ufficio segretariato
sociale della Comunità Montana e/o dei Comuni sottoscrittori che provvedono ad inoltrare la richiesta alla
Associazione.
La singola richiesta verrà inoltrata dall’ufficio segretariato sociale al C.P.A. Caritas Villongo tramite il modulo
allegato al presente accordo, dove risulti il tipo di aiuto a supporto che si richiede di attivare a favore del
cittadino. L’ufficio sociale non può in alcun modo trasmettere informazioni riservate relative alle condizioni
familiari del richiedente al C.P.A. Caritas Villongo interparrocchiale sede di Villongo.
Art. 6. – Attività di accompagnamento
Allegato accordo Centro primo ascolto Caritas Vicariale 3
3
I servizi sociali dell’Ambito Territoriale del Basso Sebino garantiscono un’azione di accompagnamento del
richiedente nella fase successiva all’erogazione degli aiuti.
L’attività di accompagnamento prevede:
-
monitoraggio della situazione con il C.P.A. Caritas Villongo interparrocchiale;
-
ogni altra azione necessaria prevista dalla presa in carico del caso.
Art. 7 – Fondo di sostegno
Al fine di sostenere gli aiuti al cittadino, la Comunità Montana e l’Associazione istituiscono ogni anno un
fondo che verrà stabilito in sede di bilancio preventivo per la gestione del Piano di Zona.
Anno 2012 : € 7000,00
Anno 2013-2014 : da definire in sede di Assemblea dei Sindaci
-
risorse Associazione : sede con relative spese di gestione
La quota della Comunità Montana verrà erogata ogni anno, in un’unica tranche, all’Associazione.
Il fondo è assoggettato ai vincoli stabiliti dal presente accordo.
Art. 8 Reintegro fondo di sostegno
Al fine di alimentare il fondo istituito, le parti si impegnano a:
-
il C.P.A. Caritas Villongo interparrocchiale sede di Villongo : promuovere innovative azioni di
raccolta risorse (es. raccolta alimenti secondo il modello del Banco Alimentare) da realizzare nel
triennio 2012-2014,attivando azioni che possano coinvolgere il mondo del volontariato giovanile
-
la Comunità Montana : collaborare all’organizzazione della raccolta risorse attraverso la figura
professionale attiva nei progetti giovani dell’Osservatorio Nuove GenerAzioni
Art.90 – Monitoraggi
Due volte all’anno (giugno di ogni anno- dicembre di ogni ) l’Associazione invierà alla Comunità Montana i
report delle azioni promosse a favore dei cittadini, evidenziando il numero di aiuti erogati, suddivisi per
Comune di residenza del cittadino e relativo ammontare economico in caso di intervento monetario
Allegato accordo Centro primo ascolto Caritas Vicariale 4
4
Art. 10 – Durata
Il presente protocollo ha validità dal momento della sottoscrizione fino allo scadere del Piano di Zona 20122014 (presumibilmente marzo 2015). Qualora intervenissero cambiamenti a livello istituzionale (es.
accorpamenti tra ambiti da parte della Regione Lombardia), il presente accordo dovrà essere sottoposto a
rivalutazione.
Nel caso in cui una delle due parti intenda recedere dal protocollo dovrà darne comunicazione alla
controparte con 30 giorni di preavviso.
Art. 12 – Norme transitorie e finali
Per quanto non previsto dal presente protocollo si fa riferimento alla normativa vigente in materia.
I Responsabili del C.P.A. Caritas Villongo
Parroco di Villongo S.Alessandro
Parroco di Villongo S. Filastro
Per la Comunità Montana
La Responsabile dell’Ufficio di Piano
Dott.ssa Francesca Bianchi
Assemblea dei Sindaci
Villongo, …………………………….
Allegato accordo Centro primo ascolto Caritas Vicariale 5
5
AMBITO TERRITORIALE N. 6 DEL BASSO SEBINO
TRACCIA RELAZIONE SOCIALE
per Richiesta aiuti alla Caritas di Villongo
a cura dell’Assistente Sociale Comunale/ di Ambito
Alla cortese attenzione di
Responsabile CARITAS
P.zza Marconi
VILLONGO
E p.c. Sig. nome e cognome assistito
Via
………………………..
OGGETTO: Richiesta attivazione sostegno al reddito per il Sig. …………..
Con la presente Vi chiediamo di accogliere la richiesta di aiuto da parte della famiglia così composta:
Cognome
Nome
Luogo e data di
nascita
Attuale
professione
Madre
Padre
Figlio/a
Figlio/a
altro
Residente a:
che si è rivolta ed è seguita dall’Assistente Sociale del Servizio Sociale Comunale/di Ambito:
Allegato accordo Centro primo ascolto Caritas Vicariale 6
6
Attualmente la famiglia sta vivendo una situazione di fragilità per cui è necessario fornire il seguente tipo di
aiuto:
tipo di aiuto
richiesto
Cosa e quantità
Borse alimentari
Pasta
condimenti
tonno
olio
latte per bambini: tipo
altro:………………
indumenti
Prodotti per igiene
Per adulti
bambini
Pannolini per bambini
Detergenti
Detersivi
Altro:…………..
frequenza
Settimanale
Quindicinale
Altro
(specificare la
frequenza)
Per
Medicinali
(accompagnare
richiesta medica)
Altro: (specificare)
Chiediamo di dare questi aiuti fino a: ____________________________________
Entro il termine previsto verrà effettuata verifica del progetto tra Assiste sociale e volontario Caritas
incaricato
Al fine di una buona collaborazione e di eventuali comunicazioni, Vi preghiamo comunicarci via Fax il nome
del referente della Caritas cui poter fare riferimento.
Distinti saluti.
L’Assistente Sociale:
REFERENTE CARITAS INDIVIDUATO: SIG.:_____________________________________
Allegato accordo Centro primo ascolto Caritas Vicariale 7
7
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO
Centro di Ricerca Interdisciplinare “Scienze Umane, Salute e Malattia”
Focus: Studi e Ricerche per il Sociale
Supporto per la definizione del profilo di comunità integrato per l’analisi
della domanda, lo sviluppo e il monitoraggio del piano di zona partecipato
La riconfigurazione istituzionale e organizzativa dei servizi sociali sul piano nazionale (Legge
328/2000) e di diverse realtà regionali, tra cui la Lombardia (Legge Regionale 3/2008)
comporta un incremento della capacità di progettazione, organizzazione, valutazione e
controllo dei servizi alla persona e alla comunità, nonché di piena promozione delle risorse
economiche, sociali, culturali ed umane in grado di rispondere appropriatamente a compiti di
crescente complessità, secondo principi di sussidiarietà, efficacia e diffusa partecipazione ai
processi decisionali.
Entro questo quadro il contesto territoriale è caratterizzato da un’ampia diffusione di risorse a
diversi livelli istituzionali e di un’elevata capacità di attivazione di capitale sociale che
costituiscono indubbiamente un punto di forza ed una opportunità di grande spessore. Tale
potenzialità fatica tuttavia ad essere sistematicamente resa disponibile in un quadro di risposta
di servizio spesso configurata in termini più di tipo prestazionale che di tipo processuale,
spesso più attento alla proliferazione di unità di offerta che ad una puntuale analisi della
domanda. Ciò fornisce al panorama dei servizi scarse capacità di puntuale valutazione di
processo e di esito e l’impiego delle risorse non sempre diviene oggetto di un monitoraggio e
di una rendicontazione sociale pienamente appropriati. Tale configurazione manifesta pertanto
un rischio di inefficienza e di spreco che, nel momento in cui non riesce a rendere pienamente
disponibili tutte le risorse potenziali, apre d’altro canto linee di offerta che risultano talora
scarsamente produttive e scarsamente aderenti a bisogni emergenti, talora ridondanti,
sovrapponibili o mal distribuite in funzione dei bisogni, non sufficientemente differenziate e
integrate. La pianificazione dei servizi può prevedere, ad esempio, una dislocazione di nuove
tipologie di offerta misurate più sulle competenze disponibili degli operatori (spesso
provenienti da settori marginali e precari del mercato del lavoro) che di una puntuale e pratica
analisi dei bisogni. Da un lato la mancanza di una adeguata preparazione alle strategie di
mercato delle più recenti acquisizioni in tema di social marketing rende spesso fragili le ipotesi
di sviluppo dei servizi nel territorio; dall’altro lato la scarsa integrazione in rete dei vari sevizi
per l’infanzia e la famiglia apre vaste aree di sovrappostone e ridondanza, affiancate ad altre di
scopertura dei bisogni, mentre le risposte appaiono ancora spesso frammentate e difficilmente
riconducibili ad una coerenza convincente.
Gli Uffici di Piano che hanno in gran parte competenze territoriali di promozione e
integrazione dei servizi alla persona e di interconnessione con altri strumenti della
programmazione territoriale esprimono elevati livelli di professionalità individuale e capacità
di iniziativa che potrebbe essere fortemente valorizzata mediante un’azione consulenziale di
medio periodo che, mentre promuove miglioramento negli strumenti di pianificazione, riesca a
trasferire know how, competenze e faciliti l’acquisizione e l’impiego di appropriate tecniche di
intervento, facilitate anche da appropriati supporti tecnologici innovativi.
Un punto importante risiede nel fatto che la programmazione dei servizi sociali e sociosanitari
richiede una crescente integrazione con le politiche del territorio, sanitarie, urbanistiche,
abitative, del mercato del lavoro, con le politiche formative.
Gli strumenti della
programmazione territoriale costituiscono una dimensione operativa e istituzionale che ha
grande influenza, non solo nell’organizzazione dei servizi e delle prestazioni sociali,
socioeconomiche e sanitarie, ma anche più complessivamente nella regolazione della vita
quotidiana dei cittadini, delle relazioni interpersonali e sociali, sul piano economico e sul piano
del benessere individuale.
Essi costituiscono e, in certo senso, “istituiscono” una “rappresentazione” della città e del
territorio destinata a interagire in modo complesso con le diverse culture e con i
comportamenti dei cittadini e dei gruppi sociali. Nella maggioranza dei casi gli strumenti di
programmazione esercitano implicitamente la loro influenza; solo raramente essi sviluppano
modelli integrati d’intervento che tengano esplicitamente conto dei cambiamenti che inducono
nella sfera dei comportamenti, delle relazioni interpersonali e sociali, delle culture locali e
delle diverse espressioni della domanda sociale.
D’altra parte, quest’ultima tende a costituirsi non solo in rapporto al versante dei bisogni, ma
anche alla fisionomia e alla rappresentazione sociale dell’offerta: non è quindi indipendente dal
processo di formazione delle decisioni.
In questa prospettiva, sembra necessario:
1. Contribuire a condurre una corretta analisi della domanda, in grado di rilevare il
panorama delle risorse, delle aspettative, delle “Culture Locali”.
2.
Elaborare strumenti di sollecitazione e di maturazione dei processi partecipativi, in
modo da rendere disponibili risorse sociali diffuse, riconoscendo uno ruolo di primo
piano agli stakeholders e, in prospettiva, promuovendo una cittadinanza coprotagonista e co-intelligente di un itinerario in cui gli obiettivi sono comuni e
condivisi, anche se i ruoli e le responsabilità sono mantenute rigorosamente distinte.
3.
Affiancare ad una doverosa analisi dei bisogni, condotta con strumenti tecnici
appropriati, un piano di “promozione sociale” della domanda, anche attraverso la
messa in azione di dispositivi metodologici puntuali in grado di valorizzare risosrse
importanti della convivenza sociale, quali il senso di comunità, l’empowerment, la rete
comunicativa, il supporto sociale. Seguendo questa strategia che mira insieme alla
valutazione e alla valorizzazione delle risorse della comunità, si può favorire la
maturazione di una “comunità competente”, in grado cioè di promuovere una migliore
qualità della vita.
4. Valutare sistematicamente l’impatto positivo o negativo degli interventi relativi al
pianificazione territoriale, degli interventi assistenziali e sociosanitari, integrati nelle
politiche sanitarie, abitative, del lavoro e della formazione, sulle relazioni sociali e sui
profili della comunità, cioè sul “landscape” personale, sociale e culturale che
caratterizza il territorio.
5. Valutare e monitorare, a breve e lungo termine, i risultati degli interventi sia in termini
di efficacia sia in termini del contributo che gli interventi sono in grado di apportare
sulla coesione sociale e sul vissuto soggettivo dei cittadini.
6.
Sembra particolarmente sentita l’esigenza di costituire una rete intenzionale tra i
diversi soggetti istituzionali, e territoriali che concorrono, nei diversi livelli, alla
definizione delle politiche sanitarie e sociali
Lungo queste traiettorie, il presente progetto di ricerca/intervento è destinata a fornire azioni
integrate di ricerca e consulenza alla progettazione, gestione e organizzazione dei piani zona
nell’ambito della realizzazione del Sistema integrato di intervento e servizi sociali (Legge
328/2000) e del “governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale
e sociosanitario” (L.R. Lombardia 3/2008).
In particolar modo si intende mettere a
disposizione dei soggetti e degli Enti dotati di competenza istituzionale per i servizi
sociosanitari ed educativi capacità di ricerca, progettazione e consulenza volta a incrementare
capacità di .
-
puntuale valutazione dei bisogni territoriali e analisi della domanda
-
attivazione partecipata di fonti di riposta, oltre che di conoscenza
-
analisi delle configurazioni dell’offerta di servizio, dei punti di forza, debolezza,
opportunità, rischio
-
valorizzazione del capitale sociale, della sussidiarietà orizzontale, del lavoro di rete
-
definizione puntuale di un piano di zona coerente, efficace e valutazione dei processi e
delle fasi decisionali
-
elaborazione e attuazione di linee di gestione del piano territorialeal fine di un utilizzo più
efficace ed efficiente delle risorse disponibili
-
analisi dei flussi e dell’efficacia dell’informazione sui servizi e della loro accessibilità
-
mappatura e analisi dei gap delle competenze adatte a sostenere il piano territoriale, anche
mediante appropriati strumenti informatici
-
analisi delle performance e management volta al miglioramento della qualità dei servizi
Il progetto intende a questo scopo fare una ampia utilizzazione dei saperi e delle tecniche
elaborati nelle ricerche interdisciplinari del Centro di ricerca interdisciplinare su Scienze
Umane, Salute e Malattia) del Dipartimento di Scienze della Persona, in stretta collaborazione
con lo Spin Off Universitario “Focus: Studi e ricerche per il sociale”. In particolare il Centro di
Ricerca sviluppa a questo proposito un pacchetto strategico di appraisal dei bisogni (secondo
strategie multiple di Rapid participatory appraisal), di analisi organizzativa (Action Work Flow
Analysis, Social Network Analysis, Knowledge management), valutazione di processo, impatto
ed esito delle progettualità attivate. Il pacchetto strategico si avvale di metodologie di
rilevazione dei dati di tipo quantitativo e qualitativo e si caratterizza per una duplice attenzione
alla sollecitazione partecipativa e alla diffusione di competenze di elaborazione dei dati nei
servizi e negli Enti territoriali mediante una tecnologia esperta in grado di guidare e
monitorare processi di problem solving, decision making e di governance strutturale.
Il progetto si inserisce in una linea che intende configurare in particolare un’offerta modulare
di accompagnamento ai soggetti competenti per le azioni di progettazione territoriale dei
servizi socioassitenziali integrati, che si possono articolare nel modo seguente:
1) Analisi del contesto effettuata tramite strumenti di analisi quantitativa e qualitativa, che
consentano di delineare profili di comunità in grado di fornire uno sfondo appopriato sia per
l’analisi dei bisogni, sia per l’analisi del capitale sociale, delle istanze partecipative, e delle
risorse disponibili ad una programmazione partecipata di tipo integrato. Ciò può realizzarsi
mediante interventi multidimensionali (psicologia sociale, pedagogica sociale, sociologia,
statistica sociale, sviluppo organizzativo, elementi legislativi e contesti normativi)
2) Fornire dati qualitativi e quantitativi e rappresentazioni sui bisogni percepiti e su criticità in
ordine a:
-
i processi sociali in atto e le loro criticità
-
la configurazione dei bisogni
-
i servizi
3) Costruzione sociale dei significati e possibilità di coniugare ad ogni fase di la riflessione
teorica propria della ricerca con l’azione pratica propria dell’intervento
Analisi dati qualitativi e quantitativi
Consulenze su criticità nelle risorse partecipative
4) Sostegno di competenze nell’ avviare istruttorie di Piano di Zona rispetto alle politiche
sociali e alla loro integrazione con i servizi sociosanitari e con le politiche sociali, abitative, del
mercato del lavoro ed educativi.
-
Sostegno di competenze specifiche nell’analisi dati
-
Supporto consulenziale all’implementazione delle strategie
5) Analisi di fattibilità, proposte, costruzioni di modelli di intervento e di strategie di rete per
l’elaborazione del piano di zona:
-
Consulenza all’elaborazione dei dati per l’attivazione di strategie di restituzione dei dati
ai titolari delle politiche sociali e agli stakeholders.
6) Supporto di competenze nella progettazione di strumenti di programmazione, monitoraggio
e valutazione territoriale
-
Analisi delle competenze
-
Action work flow analysis
-
Social network analysis
-
Rapid partecipatory appraisal
-
Sviluppo organizzativo
-
Integrazione dei sistemi informativi
7) Promozione di processi di self-empowerment e di sostegno multidimensionale alla sviluppo
di comunità
-
formazione di operatori sociali, insegnanti, educatori in grado di sostenere interventi
multidimensionali di promozione dello sviluppo e della genitorialità
-
costruzione di una rete sociale su temi sensibili, a partire dal sostegno alla genitorialità,
alla famiglia, alla tutela e allo sviluppo personale e sociale dei minori
-
sostegno di competenze nel promuovere e sostenere agenti di sviluppo, attraverso
interventi di tipo educativo, organizzativo, economico, ambientale che supportino il
cambiamento.
Questo tipo di azioni è rivolto a soggetti dotati di competenze nei Piani di Zona, nelle
Progettazioni Educative è destinato ad offrire un affiancamento consulenziale di medio periodo
per l’intera durata di validità del Piano, a sostenere contemporaneamente le capacità di
implementazione di azioni di monitoraggio e governance dei processi, di ampliamento delle
prospettive di sviluppo del Piano e di cura delle interfacce tra il Piano di Zona e gli altri
strumenti di programmazione territoriale (Piano di salute distrettuale, Piano di governo del
territorio).
La metodologia partecipativa adottata intende valorizzare e sostenere le risorse progettuali del
territorio, modulando su questa prospettiva la struttura organizzativa del progetto, come
illustrato nella seguente figura 1.
Si propone che questa struttura di progetto intersechi la propria operatività con alcuni
dispositivi condivisi per la realizzazione di un processo partecipativo di progettazione
integrata.
Tali dispositivi sono sinteticamente descritti nella successiva figura 2.
FIGURA 1
Organizzazione del progetto
composto dalla committenza , Capo
Progetto, Consulenza con il ruolo di
presidiare il conseguimento degli
obiettivi, allocare le risorse necessarie,
monitorare le fasi di svolgimento del
progetto, valutare le proposte emerse
dal gruppo di progetto;
ruolo di supporto all’impostazione
metodologica di tutto il progetto,
formazione al project leader al
gruppo di progetto, fornitore di
risorse per la rilevazione dei dati.
composto da capo Progetto, risorse dell’ufficio
di piano, … con ll ruolo di effettuare la
raccolta dei datii, effettuare le analisi,
elaborare la documentazione di supporto
necessaria, predisporre i reports;
ruolo di coordinamento delle risorse,
pianificazione delle attività e verifica
dello stato di avanzamento delle
stesse
4
FIGURA 2
CABINA DI REGIA INTERSTITUZIONALE
(Composta dai Responsabili
Politici, Tecnici e Amministrativi
a livello di ambito e di distretto)
TAVOLI DELLA PROGRAMMAZIONE
PARTECIPATA
(Composti da referenti dei Sindaci, degli assessori alle politiche sociali, e
all’urbanistica dei comuni dell’ambito, dai Componenti dell’Ufficio di
Piano, dal direttore del Distretto ASL e/o dai suoi referenti distrettuali,
dai responsabili degli Uffici tecnici dei Comuni,da referenti di: medici di
medicina generale, Associazioni di categoria, Sindacati, Cooperazione
sociale. Volontariato, delle Forze dell’Ordine, delle unità operative e delle
unità di offerta sociale e socio-sanitaria)
FOCUS GROUPS TEMATICI E OSSERVATORI
PROGETTUALI PARTECIPATI
- infanzia, minori, adolescenza e famiglia
- disabilità
- anziani
- interculturalità
- marginalità sociale
- politiche abitative
- formazione e mercato del lavoro
- sviluppo del territorio
- sicurezza sociale
Punti di riferimento centrale del progetto è la costruzione di profili partecipati di comunità come
strumento di acquisizione e condivisione di conoscenza sul territorio, come punto di riferimento per
la progettazione integrata e per il monitoraggio dei dispositivi di piano e di sviluppo di comunità.
I profili di comunità è articolato in diverse aree, come illustrato dalla seguente figura 3, sono uno
strumento che può essere caratterizzato nel seguente modo:
I profili di comunità costituiscono una lettura ragionata e partecipata dei bisogni di salute e
di benessere della popolazione e, come tale è uno strumento di supporto nella individuazione
delle criticità e delle priorità da considerare all’interno della programmazione e delle
politiche territoriali sociali, socio-sanitarie e sanitarie.
Essi sono pertanto uno strumento essenziale per mettere in evidenza le peculiarità di un
territorio: sia delle problematiche da affrontare e delle risorse disponibili e/o attivabili.
Il profilo di comunità non contiene scelte di programmazione, ma a partire dall’analisi di
dati quantitativi e qualitativi mira ad identificare i punti rilevanti che la programmazione
sociale e socio-sanitaria deve affrontare, i bisogni e le tendenze dello sviluppo demografico,
sociale, economico, ambientale, ecc. di un dato territorio.
Il profilo di comunità è un processo che coinvolge i soggetti operanti ai vari livelli
territoriali e che promuove il valore e le esperienze locali di partecipazione nella raccolta
dell’informazione, nella lettura e nell’individuazione dei fattori di bisogno e di criticità.
Per la buona riuscita di questo processo è fondamentale la definizione a livello locale di un
adeguato assetto operativo e di un percorso per l’elaborazione dello strumento, che individui
attori, ruoli, fasi, tempi e sedi di incontro, così da consentire livelli adeguati di integrazione
e partecipazione.
La metodologia dei Profili di comunità si pone in tal modo al centro di un processo consulenziale in
tre fasi, descritto schematicamente nella figura 4
FIGURA 3
I PROFILI DELLA COMUNITA’
COMUNITA’
TERRITORIALE (confini, risorse naturali, rete delle
comunicazioni, struttura urbana, etc.)
DEMOGRAFICO (n° abitanti, incremento demografico,
densità, mobilità, omogeneità/eterogeneità, etc.)
ATTIVITA’ PRODUTTIVE (reddito, settori, occupazione)
SERVIZI (servizi socio-educativi, sanitari e assistenziali,
ricreativo-culturali)
ISTITUZIONALE (organizzazione politico-amministrativa,
istituzioni, chiese, etc.)
ANTROPOLOGICO-CULTURALE (norme, valori, etc.)
PSICOLOGICO (comportamenti, bisogni, relazioni, etc.)
PROFILO DEL FUTURO (aspettative di benessere e
prospetive di sviluppo etc.)
FIGURA 4
Il processo di consulenza e le competenze
Processo
1
Analisi dei bisogni e
della domanda dei
portatori di interesse
Competenze
Analisi dell’offerta della
rete dei servizi
Processi
2
Competenze
progettazione
organizzativa
Rete dei servizi
Sistema informativo
3
Monitoraggio e sviluppo
della qualità dei servizi
Raccolta e analisi dei dati,
Appraisal dei bisogni (Rapid participatory
appaisal)
Analisi e progettazione dei processi (action
workflow analysis)
Analisi e sviluppo delle core-competence
Strutturazione e sviluppo della rete di
relazioni tra i diversi attori del servizio
(social network analysis)
Definizione del capitolato del sistema
informativo
Definizione degli indicatori di monitoraggio
delle performance dei processi
Analisi della soddisfazione dei bisogni
(customer satisfaction)
Attivazione e strutturazione dei processi di
miglioramento continuo
Analisi degli Stakeholders
Tutte le fasi di consulenza pongono al centro l’attivazione di dispositivi partecipativi volto ad per
indagare la comunità mediante l’individuazione e il coinvolgimento di portatori di interesse
(stakeholders) integrandoli in categorie omogenee. Tale processo è sostenuto da sessioni di focus
group con gli esperti dei servizi sociali, socio assistenziali e socio-sanitari del territorio per la
definizione delle linee guida e l’identificazione dei portatori di interesse. In tal modo si tende a
costituire e rendere disponibile alla progettazione del territorio una rete potenziale di attenzione
alla comunità, in grado di acquisire una presenza competente e di una vision integrata condivisa.
Analisi delle fonti dei dati Quantitativi
Il coinvolgimento degli esperti del territorio e degli stakeholders orienta l’ individuazione mirata
delle fonti quantitative, andando a esplorare i dati tradizionalmente utilizzati per la
programmazione di ambito territoriale (area demografica, offerta, bisogni), ricavabili dalle
rilevazioni di livello nazionale (Istat), regionale, provinciale, distrettuale e comunale e dalle
banche dati esistenti. Obiettivo di questa fase è la progettazione un processo che permetta
l’aggiornamento automatico dei dati e che li renda immediatamente disponibili a processi
partecipativi e di progettazione sociale.
Rapid Needs Appraisal e Focus Groups per l’integrazione qualitativa dei dati e
l’individuazione dei bisogni e delle criticità
L’analisi quantitativa di dati sarà integrata da strumenti di rilevazione dei bisogni a livello di
comunità, con le metodologie dei Rapid Need Appraisal e di Customer satisfaction. Ciò consentirà
di impostare un processo di lettura e di approfondimento di fenomeni difficilmente rilevabili dai
dati quantitativi( esempio: di disuguaglianze sociali e socio-economiche ed accesso ai servizi
sanitari; stima del capitale sociale, della solidarietà e del senso di appartenenza ad un territorio;
percezione di salute, sicurezza, benessere da parte della popolazione; valorizzazione delle risorse ).
Questa lettura partecipata si avvale di Focus group con gli stakehoders, interviste, questionari.
Punto centrale è a questo proposito la realizzazione di focus groups tematici in cui i dati
provenienti dalle fonti nazionali, regionali e locali vengono confrontati con la percezione diretta
dei bisogni e delle risorse sociali, socio-assistenziali e sanitari sui diversi aspetti delle politiche
locali, quali:
- infanzia, minori, adolescenza e famiglia
- disabilità
- anziani
- interculturalità
- marginalità sociale
- politiche abitative
- formazione e mercato del lavoro
- sviluppo del territorio
- sicurezza sociale
Questi focus groups costituiscono la base sui cui andranno successivamente a costituirsi specifici
dispositivi di osservazione e monitoraggio dei processi, come base per la riprogettazione
perdiodica
Il dossier sui profili di comunità e sui processi di consolidamento/miglioramento
Si definisce in tal modo progressivamente la struttura del dossier di profilo di comunità che
permetta sia una lettura approfondita che una di sintesi da poter diffondere a tutti i portatori di
interesse. Il dossier riporta e descrive dettagliatamente nelle singole aree bisogni e criticità
individuati e delinea processi di consolidamento e/o miglioramento che si rendono necessari in
sede di programmazione territoriali dei servizi e delle prestazioni sociali. La costruzione del
dossier sui profili di comunità avviene in interazione tra lavori di gruppo che impegnano gli stessi
stakeholders e approfondimenti in sede tecnica da parte degli esperti del territorio, con la
consulenza dello staff di progetto.
Il percorso assume dunque una fisionomia ciclica e ricorsiva che consente sia di fornire in modo
partecipato elementi determinanti per le scelte di politica territoriale, sia di attivare percorsi di
monitoraggio e osservazione in itinere sulla configurazione e gli esiti delle operazioni e delle
prestazioni previste a livello di piano.
Tale processo sarà appropriatamente accompagnato da momenti formativi e di approfondimento
rivolti sia ai responsabili della programmazione territoriale a livello politico, tecnico e
amministrativo, sia agli stakeholders chiamati a partecipare ai “tavoli di programmazione
partecipata” .
Staff di Progetto:
Il progetto di avvale, nelle fase di consulenza e di formazione, delle competenze multiple messe a
disposizione dal Dipartimento di Scienze della Persona, tramite il Centro di Ricerca
Interdisciplinare “Scienze Umane salute e Malattia” e lo Spin off Universitario “Focus: studi e
ricerche per il sociale”. Tali competenze sono rappresentate da Docenti e Ricercatori universitari e
da consulenti nelle aree della di Psicologia sociale e della Salute, Consulenza e Sviluppo
Organizzativo, Statistica Sociale, Sociologia, Pedagogica sociale, Elementi legislativi e contesti
normativi.
Si prevede inoltre di istituire un livello operativo (Staff di progetto allargato) che includa i
responsabili degli uffici di piano che aderiscono al progetto, e rappresentanti dell’Azienda
Sanitaria Locale e della Conferenza dei Sindaci. Si intende in tal modo valorizzare e contribuire
alla diffusione di esperienze e buone pratiche che in larga misura caratterizzano i territori,
contribuendo a conferire ad esse maggiore estensione, coordinamento e sistematicità.
Estensione e articolazione del progetto
Il progetto si propone, nel corso del triennio 2012-2014, di accompagnare processi di analisi della
domanda, costruzione, implementazione e valutazione dei Piani di Zona in una provincia della
Lombardia (si propone la provincia di Bergamo), valorizzando processi e buone pratiche di
coinvolgimento degli stakeholders e di partecipazione/attivazione della cittadinanza e delle risorse
sociali territoriali.
Obiettivo fondamentale è quello di formulare un “modello territoriale”
sistematico che, valorizzando esperienze e risorse locali, fornisca basi scientifiche e sistematicità
alla programmazione territoriale e alla valutazione degli interventi, nel quadro degli indirizzi e
delle scelte di carattere regionale e nazionale.
Lungo questa direzione, il lavoro si articolerà in tre fasi successive. Pur essendo parte di un
progetto di sviluppo unitario, ogni singola fase produrrà esiti e oggetti con una propria autonoma
validità e consistenza.
In particolare la prima fase è specificamente determinata a fornire un quadro provinciale dei
bisogni territoriali e della qualità dell’offerta, sullo sfondo dei profili di comunità e delle
specificità demografiche, socioeconomiche e culturali che caratterizzano i diversi settori
territoriali. Il questa fase, oltre a un profilo generale, si intende fornire al territorio una base di
approfondimento che valorizzi, potenzi e sperimenti in ciascun ambito processi gestionali,
partecipativi e di attivazione delle risorse locali, sviluppando una matrice (vedi esemplificazione
nella tabella seguente) che consenta di confrontare, condividere, estendere e rendere sistematiche
buone pratiche di progettazione partecipata (ogni ambito sarà coinvolto in almeno due aree di
bisogno/intervento). Le pratiche saranno esaminate e implementate a livello locale e
successivamente discusse e riesaminate in vari focus groups di condivisione confronto a livello
provinciale.
AREE DI
AMBITI
BISOGNO / INTERVENTO
1
Infanzia, minori, adolescenza e
famiglia
Disabilità
X
2
3
4
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
X
X
Anziani
X
X
X
Interculturalità
X
Marginalità sociale
X
X
X
Politiche abitative
Formazione e mercato del lavoro
Sviluppo del territorio
X
X
X
Sicurezza sociale
X
X
X
La seconda fase, anche sulla base dei risultati/prodotto della precedente, sarà dedicata alle
performaces manageriali e allo sviluppo organizzativo. Punto di partenza sarà la valorizzazione
e integrazione, sulla base dei bisogni e dei profili di comunità, delle best practices emerse nella
fase precedente. Obiettivo specifico sarà l’avvio/consolidamento di processi monitoraggio e di
miglioramento continuo e gestione delle performances (controllo di gestione / controllo delle
performances). Anche in questa fase si svilupperà una strategia di approfondimento differenziato
per aree di biosogno /ambito, con momenti di confronto e sintesi provinciale.
La terza fase è costituita da processi di affiancamento, supporto funzionale e coaching,
condiviso e partecipato, volto a implementare le conoscenze emerse e sistematizzate nelle due fasi
precedenti, nella riprogettazione e riformulazione dei piani di zona.
Bergamo, 20/12/2010
Centro di Ricerca Interdisciplinare
“Scienze Umane, Salute e Malattia”
Prof. Paride Braibanti
Focus, Studi e Ricerche per il Sociale
Dr. Bruno Carminati
DIPARTIMENTO DELLE DIPENDENZE
Area Prevenzione
PROGETTI PER LA SCUOLA
Il Dipartimento Dipendenze ha riorientato in questi anni l’attività dell’area prevenzione
conformando i propri interventi alle evidenze di efficacia della letteratura internazionale, alle linee
guida della Regione Lombardia e alle indicazioni della Commissione Prevenzione.
Inoltre, all’interno dell’ASL di Bergamo è stato fatto un sforzo per coordinare e raccordare le
iniziative e i programmi realizzati dai differenti Dipartimenti.
Coerentemente con questa impostazione il Dipartimento Dipendenze ha scelto di orientare la
propria attività di collaborazione con gli Istituti Scolastici sui progetti promossi e sostenuti dalla
Regione Lombardia e dall’Ufficio Scolastico Regionale, a cui si aggiunge un progetto costruito
congiuntamente tra Dipartimento Dipendenze e Ufficio Scolastico Territoriale X.
I progetti sono dettagliati nelle schede allegate e sono i seguenti:
•
•
I programmi validati, sostenuti e promossi dalla Regione Lombardia e dall’Ufficio Scolastico
Regionale:
“Life Skills training programm” (scuole secondarie di primo grado)
“Unplugged” (scuole secondarie di secondo grado);
Il progetto “Giovani spiriti” costruito in collaborazione tra Dipartimento Dipendenze e
Ufficio Scolastico Territoriale X (scuole secondarie di primo e secondo grado).
Elementi comuni dei tre progetti sono:
• l’utilizzo di strategie educativo promozionali, coerentemente, oltre che con le Linee Guida,
con l’impostazione del programma Health Promoting School e della rete Scuola che
Promuove Salute (SPS), con cui i programmi sono sintonici e integrabili;
• la centralità del ruolo del personale docente, che diventa l’attore dell’intervento preventivo,
con il supporto formativo e consulenziale esterno degli operatori ASL.
Pertanto, per il prossimo anno scolastico, la collaborazione del Dipartimento Dipendenze con le
scuole sulle attività di prevenzione sarà orientata su questi programmi, oltrechè sui progetti di peer
education per le scuole secondarie di secondo grado, realizzati in collaborazione con gli altri
Dipartimenti e Servizi ASL:
Va sottolineato che, in questa fase di prima attivazione dei programmi regionali, le scuole con cui
attivare le iniziative saranno individuate dall’Ufficio Scolastico Territoriale, in raccordo con il
Dipartimento Dipendenze.
Le iniziative qui descritte saranno attivate a partire dal prossimo anno scolastico con i tempi e le
modalità specificate nelle schede descrittive dei singoli programmi.
DIPARTIMENTO DELLE DIPENDENZE
Area Prevenzione
Riferimenti Dipartimento Dipendenze
Mappa dei SerT della Provincia
Gazzaniga
PonteS.P
Lov ere
Bergamo
Martinengo
Trev iglio
I referenti per l’area prevenzione sono:
Dr. Andrea Noventa – SerT Bergamo 1 (UO di Bergamo, Lovere, Gazzaniga)
tel. 035 2270.391
email: [email protected]
Per gli Ambiti Territoriali di: Bergamo, Dalmine, Seriate, Basso Sebino, Alto Sebino, Valle
Cavallina, Valle Brembana, Valle Seriana, Valle Seriana Superiore.
Dr. Luca Biffi – Ser.T. Bergamo 2 (UO di Martinengo, Treviglio, Ponte S. Pietro)
tel. 0363 987.202 – 236
email: [email protected]
Per gli Ambiti Territoriali di Romano di Lombardia, Treviglio, Grumello, Isola Bergamasca e Valle
Imagna.
I referenti per i singoli programmi e/o progetti sono:
Life Skills Training Programm
Barbara Lamera
tel. 0363 987.202 – 236
email: [email protected]
Unplugged
Patrizia Pini
tel. 035 2270.411
email: [email protected]
Giovani spiriti
Emilio Maino
tel. 035 2270.419
email: [email protected]
Peer Education
Rita Arcieri
tel. 035 712.935
email: [email protected]
DIPARTIMENTO DIPENDENZE
Area Prevenzione
LifeSkills Training Program Lombardia
(Scuole secondarie di primo grado)
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha individuato un nucleo fondamentale di abilità
psico-sociali (Decision making, Problem solving, Creatività, Senso critico, Comunicazione
efficace, Relazioni interpersonali, Autocoscienza, Empatia, Gestione delle emozioni,
Gestione dello stress) che, indipendentemente dal contesto socio-culturale di riferimento,
sono ritenute centrali nella promozione della salute. Si tratta delle life skill, definite come
“…quelle competenze sociali e relazionali che permettono ai ragazzi di affrontare in
modo efficace le esigenze della vita quotidiana, rapportandosi con fiducia a se stessi, agli
altri e alla comunità…”.
Nel panorama nazionale ed internazionale, le attività di prevenzione in ambito scolastico
basate sul potenziamento delle life skill rappresentano uno degli approcci innovativi più
efficaci per quanto riguarda l’intervento con gli studenti. Gli interventi basati sul
potenziamento delle life skill si sono dimostrati efficaci nella promozione della salute e
nella prevenzione di molti comportamenti a rischio, specie se rivolti a giovani in età
evolutiva (ad es. studenti delle scuole primarie, secondarie di primo grado).
Il LifeSkills Training
Il LifeSkills Training program è un programma di prevenzione all’uso e abuso di sostanze
validato scientificamente e dimostratosi capace di ridurre il rischio a lungo termine
dell’uso/abuso di alcol, tabacco e droghe (ma anche violenza e bullismo). Il programma
è stato sviluppato negli Stati Uniti dal dott. Gilbert J. Botvin il quale sperimenta e verifica la
validità del programma da oltre trent’anni e dal 2008 è stata avviato il suo adattamento
per l’Italia.
Caratteristiche principali e aree di intervento
Il LifeSkills Training è un programma educativo-promozionale che si focalizza sulle
capacità di resistenza all’adozione di comportamenti a rischio all’interno di un modello
più generale di incremento delle abilità personali e sociali. In particolare il programma
agisce su:
• competenze personali, quali problem-solving, decision-making;
• abilità sociali, quali l’assertività o la capacità di rifiuto;
• percezioni e informazioni sulle sostanze.
Il programma mira ad aumentare nei soggetti le capacità di gestione delle sfide
quotidiane e a favorire un maggior senso di controllo personale. A tal fine, ad esempio,
cerca di intervenire sui diversi fattori implicati nell’uso e abuso di sostanze, siano essi relativi
alle influenze esterne (l’ambiente, i media, i pari, ecc.) e sia a fattori psicologici interni
(ansia sociale, bassa autostima, propensione a ricercare emozioni forti, ecc.). L’azione su
tali fattori rende possibile contrastare la motivazione delle persone ad usare droghe,
ridurre la vulnerabilità e la suscettibilità alla pressione esterna e diminuire così il ricorso alle
droghe.
In che cosa il Life Skills Training si differenzia dagli altri programmi di prevenzione
Il programma Life Skills Training si differenzia da altri programmi di prevenzione perché:
• si basa su evidenze scientifiche sulle cause e i fattori determinanti il consumo di
sostanze;
• ha un approccio comprensivo: non si focalizza solamente su un aspetto del
problema dell’abuso di sostanze ma affronta tutti i più importanti fattori che
conducono gli adolescenti ad utilizzare droghe, siano essi individuali o sociali;
• utilizza metodi efficaci di promozione di abilità;
• è strutturato in unità di lavoro dettagliate e prevede l’utilizzo di manuali per
l’implementazione;
• è un programma longitudinale che prevede una sessione di base e due di rinforzo
da realizzare complessivamente nel corso di 3 anni;
• la sua efficacia è stata dimostrata da diverse ricerche, sia relativamente ai fattori
di rischio e di protezione sia al consumo di tabacco, alcol e altre droghe. Gli effetti
sono stati riscontrati sia a breve (1 anno) che a lungo termine (3/7 anni).
Per maggiori informazioni: www.lifeskillstraining.com; www.ored-lombardia.org
La sperimentazione del LifeSkills Training in Lombardia
L’Ufficio Scolastico Regionale e la Regione Lombardia (DG Famiglia, Conciliazione,
Integrazione e Solidarietà sociale e DG Sanità), nell’ambito del più ampio Accordo di
collaborazione per lo sviluppo di attività di promozione della salute rivolte alle Scuole
secondarie di primo grado, promuovono la sperimentazione del LST a livello territoriale in
100 Scuole secondarie di primo grado (per un max di 600 docenti formati e 600 classi
prime coinvolte).
La sperimentazione triennale (che si svolgerà negli aa.ss. 2011-12, 2012-13 e 2013-14) si
propone il raggiungimento di alcuni obiettivi specifici rispetto ai destinatari a cui si rivolge:
DESTINATARI
STUDENTI
INSEGNANTI
GENITORI
SCUOLA
OBIETTIVI SPECIFICI
Accrescere il bagaglio di risorse personali
(life skill) negli studenti delle scuole
secondarie di primo grado, in quanto
fondamentali fattori protettivi del consumo
di sostanze
Rinforzare le competenze educative degli
insegnanti in tema di alcol e droghe,
all’interno di un approccio globale al
benessere delle persone, attraverso
l’implementazione del LST Program
Rinforzare le funzioni educative dei genitori
in tema di alcol e droghe
Fornire alla Scuola strumenti di intervento
validati coerenti con i principi ispiratori della
rete di Scuole che Promuovono Salute (SPS)
La sperimentazione del LST richiede alle Scuole:
- la formalizzazione da parte del Dirigente Scolastico dell’adesione al programma
triennale (aa.ss. 2011-12, 2012-13 e 2013-14), secondo le modalità definite dall’USR,
prevedendo la realizzazione del programma in almeno il 75% delle classi prime
-
-
la formazione dei docenti della Scuola da parte di operatori delle ASL per l’utilizzo del
Programma
il coinvolgimento costante dei docenti alle fasi della sperimentazione,
la realizzazione da parte dei docenti delle attività educative/preventive rivolte agli
studenti a partire dalle Classi I nell’a.s. 2011-12 (e a seguire nelle II e nelle III nei
successivi aa.ss.)
la partecipazione dei docenti formati ai momenti di accompagnamento
metodologico
la partecipazione della Scuola alle attività di valutazione dell’impatto e dell’efficacia
della sperimentazione stessa
La sperimentazione del LST offre:
- la possibilità di sperimentare l’utilizzo di un programma di promozione della salute che
ha dimostrato la sua efficacia preventiva
- la formazione e l’accompagnamento metodologico dei docenti da parte di
personale specializzato delle ASL
- la disponibilità gratuita per le Scuole di materiale didattico e sussidi per docenti e
studenti
- la condivisione della sperimentazione con altre 100 Scuole della Regione
- la possibilità di prevedere la realizzazione di percorsi formativi rivolti ai genitori
Operativamente
- Entro il 30-06-2011 il Dirigente Scolastico aderisce formalmente alla sperimentazione
triennale e indica i nominativi dei docenti coinvolti
- Nei mesi di settembre-ottobre 2011 i docenti individuati dalle Scuole parteciperanno a
Corsi di Formazione della durata indicativa di 2 giornate, organizzati dalle ASL e dagli
UST in ogni Provincia della Lombardia
- Entro la fine del mese di ottobre, e secondo le modalità definite al termine dei percorsi
formativi, saranno avviati i percorsi preventivi rivolti agli studenti (della durata di 18 ore
complessive, distribuite in 15 sessioni a cadenza settimanale o organizzate in modo
intensivo)
- Nel corso dell’anno scolastico, saranno organizzati due/tre incontri di
accompagnamento dei percorsi educativi avviati; inoltre, potranno essere realizzate
osservazioni in classe da parte degli operatori, utili alla validazione della
sperimentazione stessa
- Al termine di ogni sessione preventiva svolta in classe i docenti coinvolti saranno invitati
a compilare una scheda di monitoraggio e di rilevazione dell’impatto del programma
- Prima dell’avvio del programma e successivamente alla conclusone delle sessioni, un
campione di studenti – individuato a livello regionale con criteri di rappresentatività –
sarà coinvolto nella somministrazione di un questionario di valutazione
- Per la provincia di Bergamo si cercherà, nei limiti del possibile, di organizzare le
giornate formative per i docenti decentrandole a livello territoriale e raccordandosi
con le iniziative degli Uffici di Piano. Per questo motivo le date della formazione
saranno concordate a livello territoriale con i dirigenti degli Istituti coinvolti, in base
alle adesioni pervenute, e comunicate in un secondo momento.
DIPARTIMENTO DIPENDENZE
Area Prevenzione
LifeSkills Training Program Lombardia
SCHEDA DI ADESIONE AL PROGETTO
Da inviare entro il 30-6-2011 ai seguenti indirizzi e-mail:
[email protected] e pc [email protected]
L’Istituto Comprensivo ___________________________________________________
Con sede a ___________________________ Via _______________________________
Numero telefonico ______________________ E-mail _____________________________
Aderisce al programma LifeSkills Training Program Lombardia
2011-2012 e al percorso formativo per insegnanti
docenti che aderiscono al percorso formativo e al successivo lavoro con le classi:
•
Cognome e nome ____________________________________________________
•
Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________
•
Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________
•
Cognome e nome ____________________________________________________
•
Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________
•
Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________
•
Cognome e nome ____________________________________________________
•
Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________
•
•
Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________
Cognome e nome ____________________________________________________
•
Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________
•
Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________
•
Cognome e nome ____________________________________________________
•
Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________
•
Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________
•
Cognome e nome ____________________________________________________
•
Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________
•
Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________
•
Cognome e nome ____________________________________________________
•
Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________
•
Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________
•
Cognome e nome ____________________________________________________
•
Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________
•
Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________
•
Cognome e nome ____________________________________________________
•
Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________
•
Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
Prof______________________________
Dipartimento Dipendenze
Area prevenzione
PROGRAMMA UNPLUGGED
(Scuole secondarie di secondo grado)
Life Skill, Promozione della Salute e Prevenzione
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha individuato un nucleo fondamentale di abilità psicosociali (Decision making, Problem solving, Creatività, Senso critico, Comunicazione efficace,
Relazioni interpersonali, Autocoscienza, Empatia, Gestione delle emozioni, Gestione dello stress)
che, indipendentemente dal contesto socio-culturale di riferimento,sono ritenute centrali nella
promozione della salute. Si tratta delle life skill, definite come “…quelle competenze sociali e
relazionali che permettono ai ragazzi di affrontare in modo efficace le esigenze della vita
quotidiana, rapportandosi con fiducia a se stessi, agli altri e alla comunità…”.
Nel panorama nazionale ed internazionale, le attività di prevenzione in ambito scolastico basate
sul potenziamento delle life skill rappresentano uno degli approcci innovativi più efficaci per quanto
riguarda l’intervento con gli studenti. Gli interventi basati sul potenziamento delle life skill si sono
dimostrati efficaci nella promozione della salute e nella prevenzione di molti comportamenti a
rischio, specie se rivolti a giovani in età evolutiva (ad es. studenti delle scuole primarie, secondarie
di primo grado).
Il potenziamento delle life skill è anche uno strumento utile nell’attività didattica quotidiana perché
consente ai docenti di sperimentare una metodologia di lavoro attivo e di costruire relazioni
positive con gli studenti; allo stesso tempo, rinforzando la motivazione e l’autoconsapevolezza
permette agli studenti di migliorare i propri apprendimenti e di interagire positivamente nei contesti
formativi.
Il Programma Unplugged
Unplugged è un programma educativo-promozionale, basato sulla ricerca, che ha dimostrato la
sua efficacia preventiva in molti studi e che si focalizza sul rafforzamento delle capacità di
resistenza all’adozione di comportamenti a rischio da parte degli adolescenti, all’interno di un
modello più generale di incremento delle abilità personali e sociali. In particolare il programma
agisce su:
• competenze personali, quali problem-solving, decision-making;
• abilità sociali, quali l’assertività o la capacità di rifiuto;
• percezioni e informazioni sulle sostanze.
Il programma mira ad aumentare nei soggetti le capacità di gestione delle sfide quotidiane e a
favorire un maggior senso di controllo personale. A tal fine, ad esempio, cerca di intervenire sui
diversi fattori implicati nell’uso e abuso di sostanze, siano essi relativi alle influenze esterne
(l’ambiente, i media, i pari, ecc.) e sia a fattori psicologici interni (ansia sociale, bassa autostima,
propensione a ricercare emozioni forti, ecc.). L’azione su tali fattori rende possibile contrastare la
motivazione delle persone ad usare droghe, ridurre la vulnerabilità e la suscettibilità alla pressione
esterna e diminuire così il ricorso alle droghe.
In che cosa Unplugged si differenzia dagli altri programmi di prevenzione
Il programma Unplugged si differenzia da altri programmi di prevenzione perché:
• si basa su evidenze scientifiche sulle cause e i fattori determinanti il consumo di sostanze e gli
altri comportamenti a rischio;
• affronta tutti i più importanti fattori, individuali e sociali, che conducono gli adolescenti ad adottare
comportamenti a rischio, tra cui il fumo di tabacco, l’uso di alcol e sostanze psicoattive;
• utilizza metodi efficaci per la promozione di abilità e competenze trasversali (ad es. pensiero
critico, creatività, capacità decisionali, problem solving, comunicazione efficace, capacità di
relazione interpersonale, empatia, autoconsapevolezza, gestione delle emozioni e dello stress);
• fornisce agli Insegnanti e agli Studenti elementi di conoscenza, sussidi didattici e strumenti utili
alla gestione delle situazioni di gruppo e di quelle a rischio
• è strutturato in unità di lavoro dettagliate e si integra con il curriculum didattico e formativo del
primo ciclo delle scuole secondarie di secondo grado.
Per maggiori informazioni sul programma:
www.eudap.net; www.eudapfaculty.net; www.ored-lombardia.org
La sperimentazione di Unplugged in Lombardia
L’Ufficio Scolastico Regionale e la Regione Lombardia (DG Famiglia, Conciliazione, Integrazione e
Solidarietà sociale in collaborazione con DG Sanità), nell’ambito del più ampio Accordo di
collaborazione per la sperimentazione del “Modello Lombardo delle Scuole che Promuovono
Salute”, promuovono la sperimentazione di Unplugged in circa 30 Scuole secondarie di secondo
grado, preferibilmente Istituti Professionali e Tecnici, presenti sul territorio (per un max di 200
docenti formati e 120/150 classi prime coinvolte).
L’individuazione di tali scuole avverrà nei territori, secondo le modalità concordate a livello
territoriale dai referenti provinciali per la promozione della salute degli UST.
La sperimentazione biennale (che si svolgerà negli aa.ss. 2011-12, 2012-13) si propone il
raggiungimento di alcuni obiettivi specifici rispetto ai destinatari a cui si rivolge:
DESTINATARI
OBIETTIVI SPECIFICI
Accrescere il bagaglio di risorse personali e potenziare le abilità interpersonali (life
skill) degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, in quanto fondamentali
fattori protettivi del consumo di sostanze.
STUDENTI
Correggere le errate convinzioni dei ragazzi sulla diffusione e l’accettazione di
comportamenti a rischio.
INSEGNANTI
Migliorare le conoscenze sui rischi dell’uso di tabacco, alcol e sostanze psicoattive e
sviluppare un atteggiamento non favorevole alle sostanze
Rinforzare le competenze formative ed educative degli insegnanti in particolare per
quanto riguarda la gestione dei gruppi e la comunicazione efficace, utili alla
promozione della salute e alla prevenzione, attraverso la realizzazione di Unplugged
nelle classi.
SCUOLA
Approfondire la conoscenza del modello dell’influenza sociale, le life skills e il loro
ruolo nella prevenzione scolastica dell’uso di sostanze e nella promozione della salute
degli studenti.
Fornire alla Scuola strumenti di intervento validati coerenti con i principi ispiratori della
Rete di Scuole che Promuovono Salute (SPS)
La sperimentazione di Unplugged richiede alle Scuole individuate dall’USR:
- la formalizzazione da parte del Dirigente Scolastico dell’adesione al programma biennale (aa.ss.
2011-12 e 2012-13), secondo le modalità definite dall’USR, prevedendo la realizzazione del
programma in almeno il 75% delle proprie classi prime,
- la formazione dei docenti della Scuola da parte di operatori delle ASL per l’utilizzo del
Programma,
- il coinvolgimento costante dei docenti alle fasi della sperimentazione,
- la realizzazione da parte dei docenti delle attività educative/preventive rivolte agli studenti a
partire dalle Classi I nell’a.s. 2011-12 (e a seguire nelle II nell’a.s. 2012-13),
- la partecipazione dei docenti formati ai momenti di accompagnamento metodologico
- la partecipazione della Scuola alle attività di valutazione dell’impatto e dell’efficacia della
sperimentazione stessa.
La sperimentazione di Unplugged offre:
- la possibilità di sperimentare l’utilizzo di un programma di promozione della salute che ha
dimostrato la sua efficacia preventiva,
- la formazione e l’accompagnamento metodologico dei docenti da parte di personale specializzato
delle ASL,
- la disponibilità gratuita per le Scuole di materiale didattico e sussidi per docenti e studenti,
- la condivisione della sperimentazione con le altre Scuole della Regione,
- il riconoscimento da parte dell’aggiornamento dei docenti,
- il riconoscimento da parte dell’USR dell’adesione della Scuola,
Operativamente
- Entro fine giugno il Dirigente Scolastico aderisce formalmente alla sperimentazione triennale e
indica i nominativi dei docenti coinvolti,
- A partire dal mese di settembre 2011 i docenti individuati dalle Scuole parteciperanno a Corsi di
Formazione della durata indicativa di 2 giornate, organizzati dalle ASL e dagli UST in ogni
Provincia della Lombardia,
- Entro la fine del mese di ottobre, e secondo le modalità definite al termine dei percorsi formativi,
saranno avviati i percorsi preventivi rivolti agli studenti (distribuite in 12 sessioni di un’ora ciascuna
a cadenza settimanale o organizzate in modo intensivo)
- Nel corso dell’anno scolastico, saranno organizzati due/tre incontri di accompagnamento dei
percorsi educativi avviati; inoltre, potranno essere realizzate osservazioni in classe da parte degli
operatori, utili alla validazione della sperimentazione stessa,
- Al termine di ogni sessione preventiva svolta in classe i docenti coinvolti saranno invitati a
compilare una scheda di monitoraggio e di rilevazione dell’impatto del programma,
- Prima dell’avvio del programma e successivamente alla conclusone delle sessioni, un campione
di studenti – individuato a livello regionale con criteri di rappresentatività - sarà coinvolto nella
somministrazione di un questionario di valutazione.
Per ogni ulteriore chiarimento è possibile contattare:
[email protected]
Dipartimento Dipendenze
Area prevenzione
PROGRAMMA UNPLUGGED
SCHEDA DI ADESIONE AL PROGETTO
Da inviare entro il 30-6-2011 ai seguenti indirizzi e-mail:
[email protected] e pc [email protected]
L’Istituto Comprensivo ___________________________________________________
Con sede a ___________________________ Via _______________________________
Numero telefonico ______________________ E-mail _____________________________
Aderisce al programma UNPLUGGED
2011-2012 e al percorso formativo per insegnanti
docenti che aderiscono al percorso formativo e al successivo lavoro con le classi:
•
Cognome e nome ____________________________________________________
•
Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________
•
Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________
•
Cognome e nome ____________________________________________________
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Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________
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Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________
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Cognome e nome ____________________________________________________
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Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________
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Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________
Cognome e nome ____________________________________________________
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Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________
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Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________
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Cognome e nome ____________________________________________________
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Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________
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Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________
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Cognome e nome ____________________________________________________
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Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________
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Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________
•
Cognome e nome ____________________________________________________
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Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________
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Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________
•
Cognome e nome ____________________________________________________
•
Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________
•
Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________
•
Cognome e nome ____________________________________________________
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Disciplina _____________________ Classe/i con cui opererà ________________
•
Recapito telefonico ____________________ E-mail ________________________
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
Prof______________________________
DIPARTIMENTO DELLE DIPENDENZE
Area Prevenzione
Progetto “Giovani… Spiriti” 2012
(Terzo anno delle scuole secondarie di primo grado e primo biennio delle scuole secondarie di secondo grado)
La prevenzione con gli adolescenti
Affinché le attività di prevenzione abbiano un effetto sul comportamento degli adolescenti, è
opportuno intervenire il più precocemente possibile, prima che i comportamenti a rischio si
stabilizzino. Ad esempio, nel caso delle sostanze psicoattive, inclusi alcol e tabacco, l’età
adolescenziale è quella in cui inizia l’uso sperimentale. In questo caso i programmi di prevenzione
hanno due obiettivi: da un lato prevenire/ritardare la sperimentazione in chi non ha mai fatto uso e
dall’altro limitare che l’uso diventi abituale in chi ha già sperimentato.
Programmi scolastici efficaci
I programmi di prevenzione scolastica che si limitano a fornire informazioni sull’uso di sostanze
hanno una capacità limitata, se non nulla, di modificare i comportamenti d’uso degli adolescenti.
Infatti la sola conoscenza dei rischi non è un fattore di protezione se non è accompagnata da
attività di formazione e sviluppo delle abilità di vita.
Si è inoltre osservato che gli adolescenti che ritengono che l’uso di sostanze sia normale e tollerato
sono più propensi a iniziare a loro volta a utilizzarle rispetto ai coetanei che non condividono
questa opinione: per questo motivo è importante che un programma contenga anche strumenti
per problematizzare le convinzioni degli adolescenti sulla diffusione e l’accettazione dell’uso delle
sostanze.
Giovani Spiriti
Sotto il profilo metodologico il progetto Giovani Spiriti si struttura in coerenza con gli orientamenti
dei più autorevoli organismi in tema di salute e prevenzione, che invitano in particolare ad
intervenire nei momenti delle transizioni evolutive più delicate, proponendo azioni articolate su più
categorie di destinatari diretti e indiretti. Il Progetto si sviluppa in un lavoro con gli insegnanti, con
gli studenti ed in un parallelo lavoro con i genitori.
E’ rivolto a studenti del terzo anno della scuola media e del primo biennio delle
superiori.
•
•
Il progetto è promosso dall’Istituto Scolastico Territoriale di Bergamo, che ne coordina
l’impianto generale.
Il Dipartimento delle Dipendenze dell’ASL di Bergamo, attraverso il coordinatore scientifico del
progetto Emilio Maino, garantisce la coerenza scientifica del percorso, gestisce la formazione
dei docenti fornendo i materiali necessari, partecipa agli eventuali dibattiti (es. quelli post
spettacolo, nel caso il progetto, in fase finale, lo preveda) e alla formazione dei genitori.
E’ auspicabile che le scuole riescano a far partecipare un numero ampio di insegnanti.
Più insegnanti sono coinvolti, maggiori sono le possibilità di successo del progetto.
Prima fase
Vede coinvolti i docenti (funzione strumentale per l’educazione alla salute, coordinatori delle classi,
docenti interessati al tema).
Per la formazione degli insegnanti sono previsti 3 incontri a cura degli operatori del Dipartimento
delle Dipendenze dell’ASL di Bergamo (complessive 9 ore).
• 1° incontro: dedicato all’inquadramento delle problematiche relative alla prevenzione
efficace (Linee guida regionali)
• 2° incontro: dedicato alle problematiche correlate all’utilizzo di alcol , ai policonsumi e ai
comportamenti a rischio
• 3° incontro: dedicato alla identificazione e sviluppo di azioni didattiche da proporre in
classe.
Attuazione: Gennaio- Febbraio - 2012
Orario indicativo: 14.30-17.30
Luoghi: da definire
Costo: operatori ASL a carico dell’ASL di Bergamo
Seconda fase
Vede coinvolti gli studenti del terzo anno delle scuole sec. di 1° grado e dei primi due anni
della scuola sec. di 2° grado che, gestiti dai docenti di classe precedentemente formati,
attueranno le azioni didattiche definite nella prima fase e relative alle tematiche preventive.
Attuazione: febbraio-marzo 2012.
Terza fase
Consiste in un seminario per i genitori delle classi che aderiranno al Progetto finalizzato a rilevare la
sensibilità degli stessi sul tema e ad individuare le azioni di prevenzione più efficaci.
Prevede un incontro di 2 ore in orario serale per 50 genitori.
Attuazione : aprile- maggio 2011
Data e luogo: da definire
Costo : a carico dell’USP
Quarta fase
Compilazione della Scheda di Valutazione - Giovani Spiriti da compilarsi a cura dei docenti.
Vedi allegato.
Va sottolineato che nelle sperimentazioni del progetto realizzate durante lo scorso anno
scolastico, l’intervento si è generalmente concluso con una rappresentazione teatrale sul
tema dei consumi, che si è mostrata essere un valido strumento per rinforzare il percorso
formativo.
E’ quindi possibile, a discrezione delle singole scuole, inserire tale rappresentazione
teatrale come evento conclusivo del progetto.
Lo spettacolo potrebbe essere realizzato in due momenti distinti: uno per gli studenti e gli
insegnanti ed uno aperto a tutti i genitori degli studenti coinvolti.
In questo caso i costi della rappresentazione sarebbero a carico delle singole scuole,
mentre gli operatori del Dipartimento Dipendenze garantirebbero la propria presenza per
gestire un momento di confronto a termine spettacolo.
CONCORSO GIOVANI SPIRITI
A completamento e arricchimento del progetto è attivo per l’anno scolastico 2011-2012 un
concorso a premi denominato CONCORSO GIOVANI SPIRITI.
Si tratta di un concorso aperto alle scuole e alle classi aderenti al progetto, che potranno
partecipare al concorso con delle produzioni sui temi trattati in classe coi docenti.
E’ proponibile la realizzazione di:
• opere artistiche
• realizzazione di filmati, presentazioni di fotografie, slides
• produzioni scritte
• altro
Le realizzazioni verranno allestite in una mostra (luogo da definire con lo Spazio Polaresco
come location ideale) nel periodo di aprile 2012.
E’ possibile realizzare lavori individuali, di gruppo, di classe, di scuola .
Verrà definita una commissione giudicante che valuterà le opere e decreterà le migliori.
Verrà stilata una classifica per le opere realizzate dalle scuole medie e una per le superiori.
Le opere che risulteranno ai primi tre posti (tre per le medie e tre per le superiori) saranno
premiate.
Le premiazioni avverranno alla conclusione del progetto nel periodo aprile-maggio 2012.
MODULO DI ADESIONE AL PROGETTO “ GIOVANI SPIRITI” 2012
Da restituire entro il 30 novembre 2011
Ai seguenti indirizzi e-mail: [email protected] e pc [email protected]
L’Istituto ……………………………………………………………………………………………………………
Esprime il proprio interesse al Progetto:
“Giovani spiriti” 2012
al quale intende partecipare con:
N° classi ………………… N° complessivo alunni ……………… N° docenti ………………………………
Referente del Progetto: Prof./Prof.ssa ………………………………………………………………………..
Tel. ………………………………………………..
e-mail: ……………………………………………………….
Data ……………………….
Firma del Dirigente Scolastico _______________________________________________________
RIFERIMENTI OPERATIVI
UFFICIO SCOLASTICO TERRITORIALE X – Ambito territoriale di Bergamo
COORDINATRICE GENERALE DEL PROGETTO : Antonella Giannellini
TEL. 035284220 E-MAIL [email protected]
DIPARTIMENTO DIPENDENZE ASL DI BERGAMO
COORDINATORE SCIENTIFICO DEL PROGETTO : Emilio Maino
TEL 035 2270419 …….E-MAIL [email protected]
Scarica

Allegati - Comunità Montana dei laghi bergamaschi