4 RUOLO GESTIONALE DEL CONSORZIO DI TUTELA E
STRATEGIE ATTUATIVE
4.1 IL RUOLO GESTIONALE DEL CONSORZIO DI TUTELA
Il programma d’azione mira alla ricerca delle massime sinergie tra le diverse
problematiche tramite una analisi olistica e multidisciplinare del territorio. Per
ottimizzare le ipotesi progettuali e per promuovere un processo di riconoscimento e
ricostruzione del territorio, si ritiene necessario il coinvolgimento diretto di soggetti
locali pubblici e privati attivi nel territorio della Brenta.
Si propone quindi:
?
La formazione di un Consorzio di Comuni che, in accordo con Provincia e
Regione, sia in grado di coordinare e gestire le attività di programmazione,
gli iter decisionali e quelli amministrativi.
?
Uno dei principali ed immediati ruoli del Consorzio sarà quello di
instaurare un rapporto di collaborazione e concertazione con le realtà locali
(associazioni, comitati, gruppi di categoria) ed i privati (imprenditori
agricoli ed industriali, artigiani ecc.) in modo da garantire una
partecipazione attiva dei cittadini ai processi di trasformazione e sviluppo
sostenibile del territorio, stimolando ed agevolando l’attuazione dei
contenuti del programma. Il piano, infatti, prevede lo svolgimento di una
serie di incontri tra Enti locali, beneficiari privati, possibili investitori per
definire i progetti di trasformazione del territorio, con particolare riguardo
ai contenuti di qualità architettonica ed ambientale, individuare forme di
finanziamento, coordinare la gestione pubblica, snellire le prassi
burocratiche in modo da raggiungere almeno la fase della piena attuabilità.
?
Stipulare un Accordo di programma tra Regione, Provincia, Comuni e
Consorzio per la promozione, lo sviluppo sostenibile e la valorizzazione
ambientale dell’ambito territoriale del Medio Brenta. Secondo l’art. 26
comma 8 della Proposta di legge n. 202, Norme per il Governo del
Territorio, di iniziativa della Giunta regionale, la realizzazione di
programmi di intervento che richiedono l’azione integrata e coordinata di
enti pubblici ed anche privati può concludersi con accordi di programma ai
sensi dell’art 34 del DL 267/2000.
?
Organizzazione di un “laboratorio”, un gruppo specializzato in grado di
avviare il maggior numero di accordi, iniziative e progetti per l’attuazione
del complesso sistema degli interventi previsti dallo Studio Preliminare e
dalle strategie di azione del Piano di Settore. Nel laboratorio, oltre al
gruppo di progettazione multidisciplinare, sarà attivo un Comitato Direttivo
Locale, formato dai rappresentanti di ogni Comune, dal presidente del
Consorzio di Bonifica e delle varie categorie/associazioni operanti nel
territorio, nonché dai privati che aderiscono all’iniziativa.
Tra le azioni e gli interventi più urgenti:
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-
-
-
-
predisposizione di varianti urbanistiche con regolamenti e normative
uniformi per tutti i comuni interessati in grado di adeguare i Piani
Regolatori alle nuove disposizioni previste dal Piano di Settore;
il recupero, la valorizzazione e la conversione dei siti degradati (ex-cave
di ghiaia);
ricerca di finanziamenti e strategie per la de-localizzazione delle attività
di lavorazione degli inerti ubicati a ridosso dell’asta fluviale;
identificazione e progettazione della rete dei percorsi ciclo-pedonali e
navigabili;
miglioramento condizioni idrauliche;
Elaborazione di progetti di riqualifica di attività sportive e turisticoricreative da parte dei privati in sintonia con i contenuti del progetto
guida
?
Incentivare l’agricoltura a basso impatto e recupero del paesaggio rurale, in
particolare si mira ad un Accordo Agroambientale d’Area, previsto dal
Piano di Sviluppo Rurale, per le aziende agricole che intendono produrre
biologicamente secondo i criteri previsti dalla Misura F1.
?
Richiedere finanziamenti ed incentivi dai possibili progetti europei e
nazionali tra cui:
-
INTERREG – Recite II (denominato anche MUNDIEMPRESA),
particolare forma di contributo che l’Unione Europea, nell’ambito del
FERS, assicura ad azioni innovative nei diversi settori della produzione
e della gestione delle risorse che si sviluppino in un contesto di
partnerariato trans- nazionale. Il confronto delle esperienze pilota, la
coesione e la collaborazione attiva tra organismi di diverse aree
geografiche sono obiettivi primari per la politica europea sui quali si
concentreranno i canali di finanziamento per i prossimi anni.
-
-
Eventuali P.R.U.S.S.T.
-
Finanziamenti sul turismo agrario e promozione degli agriturismi
-
-
4.1.1
IL PIANO DI SVILUPPO RURALE: Misura 6: Agroambiente; Misura
8: Forestazione; Misura 9: Altre misure forestali; Misura F1 per i bassi
impatti agricoli.
-
-
?
LIFE III: Life Natura per le aree di particolare pregio agro- forestale da
salvaguardare e conservare; Life Ambiente per le aree di riqualifica e
depurazione in cui sono attuabili progetti innovativi di riqualifica
ambientale (es. delocalizzazione attività lavorazione inerti).
Finanziamenti ed incentivi per la tutela e valorizzazione dei prodotti
agricoli agroalimentari di qualità (L.R. 12/2001)
Direttiva 2000/60/CE, istituisce un quadro per l’azione comunitaria in
materia di acque cercando di definire un indirizzo gestionale comune
per gli stati membri
Finanziamenti previsti dalla Legge 183/2000
Proporre la stipula di un Sistema Turistico Locale (Legge quadro sul
turismo 135/2001)
Ruolo della Provincia, promotrice del piano di settore per il Medio Brenta
Secondo la nuova proposta di legge n. 202, Norme per il Governo del Territorio,
presentata alla Presidenza del Consiglio dalla Giunta regionale il 15 ottobre 2001, la
Provincia può promuovere appositi accordi diretti a definire, anche con riguardo a risorse
finanziarie disponibili, gli interventi di livello sovracomunale di competenza provinciale da
realizzare in un arco temporale definito e che attengono: alla infrastrutturazione delle
infrastrutture di interesse generale previste dal piano nonché delle infrastrutture, opere o
servizi cui è subordinata l’attuazione dei piani urbanistici comunali; agli interventi di
rinaturalizzazione e di riequilibrio ecologico ovvero alla realizzazione di dotazioni
ecologiche ed ambientali; ai progetti di tutela, recupero e valorizzazione delle risorse
paesaggistiche ed ambientali del territorio.
4.2 INDIVIDUAZIONE DEGLI STUDI DI SETTORE E DEI PIANI PER LA
VALORIZZAZIONE AMBIENTALE
Tra le attività del Consorzio di Tutela va senz’altro individuata quella relativa alla
promozione di una serie di studi, ricerche e piani utili a valorizzare il territorio del Medio
Corso del Brenta.
Si elencano brevemente, a titolo esemplificativo, alcuni di questi che si ritengono i più
urgenti al fine di completare le conoscenze necessarie alla corretta pianificazione di un
territorio così fragile e complesso.
Gli studi di settore individuati sono i seguenti:
1. Conoscenza scientifica del Medio Corso del Brenta per quanto riguarda:
-
Dissesto geologico- idrogeologico
-
Gestione risorse idriche
-
Aspetti vegetazionale e faunistici
2. Monitoraggio del sistema idrogeologico
I Piani di valorizzazione individuati sono i seguenti:
1. Piano di recupero delle aree estrattive
2. Piano di rilocalizzazione-riqualificazione degli impianti di estrazione
3. Piano del rumore
4. Piano della Sentieristica
5. Piano di Valorizzazione agritur istica
6. Piano di Valorizzazione dell’attività agricola (accordo agro-ambientale)
7. Piano di Valorizzazione delle attività artigianali tradizionali
8. Piano di Valorizzazione storico-culturale ed educativa
Il Consorzio dovrà poi svolgere un ruolo importante nel campo dell’informazione,
promuovendo:
-
la nascita di associazioni o cooperative impegnate nella organizzazione di visite
guidate, nella promozione dell’uso della bicicletta e della canoa tramite servizio
noleggio e manutenzione, nella attivazione di manifestazioni e feste locali atte a
valorizzare e a far conoscere la Brenta, ecc.;
-
l’educazione ambientale;
-
la pubblicazione di materiale divulgativo e informativo sull’ambiente;
-
la pubblicazione di materiale informativo sulle attività turistiche e ricreative.
4.3 STRATEGIE ATTUATIVE
4.3.1
Indirizzi per la riqualificazione dell’ambiente geologico
Il degrado del sistema idrogeologico in cui si inserisce l’area del Medio Brenta sta
provocando notevoli ripercussioni sull’ambiente e sull’economia locale.
Le analisi condotte e i numerosi sopralluoghi hanno evidenziato una situazione, peraltro in
parte già nota, di progressivo degrado geomorfologico della zona di alveo e della intera
zona contermine, in relazione ad una serie di fattori tra cui particolare peso hanno le
escavazioni operate in passato.
Inoltre si è evidenziato che lungo l’alveo del Brenta si hanno generalizzate situazioni di
rischio di esondazione che è necessario tenere presente in qualsiasi intervento che vada ad
interessare il corso d’acqua.
E’ indubbio che questa situazione comporti la necessità di interventi che blocchino il
progressivo degrado dell’ambiente geologico e che portino ad almeno una parziale
ricomposizione degli equilibri geomorfologici.
E’ necessario premettere che mentre una parte degli interventi possono essere parte del
presente piano altri sono di competenza di altri Enti ed altri livelli di pianificazione
(Autorità di Bacino) con particolare riguardo a quelli che interessano l’intero corso del
fiume Brenta.
Per quanto riguarda l’aspetto della sicurezza la soluzione già prospettata dall’Autorità di
Bacino, seppur a livello di studio, è quella della realizzazione di una serie di bacini di
laminazione sfruttando i volumi messi a disposizione da una serie di bacini di cava. I
bacini previsti, alcuni dei quali già attivi (Bacino Giaretta) sono riportati nella tavole
”Emergenze geologiche ed idrogeologiche”. L’intervento, che si condivide, si ritiene possa
essere però accompagnato ad interventi di rinaturalizzazione, che tengano conto della
duplice funzione di questi bacini e della necessità di mantenerne la funzione idraulica.
Come esempio di riqualificazione ambientale che coniuga l’aspetto di cassa di espansione
e di valorizzazione naturalistica si riporta un esempio progettuale riferito al bacino Giaretta
(si veda il paragrafo 5.2.2).
Per quanto riguarda la riqualificazione morfologica del medio Brenta, si è già osservato
come la geomorfologia naturale di questa zona sia stata fortemente alterata dalle
escavazioni e come le escavazioni in alveo abbiano portato ad una notevolissima
alterazione ed erosione dell’alveo stesso con un approfondimento ed un “corazzamento”.
Per la riqualifica di questo aspetto l’unica soluzione efficace appare la ricomposizione
morfologica, laddove attuabile a costi accettabili, e soprattutto l’eliminazione di qualsiasi
asporto di inerti dal letto fluviale.
La valorizzazione dell’ambiente geomorfologico passa inoltre per la conservazione di
alcuni elementi geomorfologici di elevato valore paesaggistico quali i paleoalvei e i
terrazzi fluviali.
Infine, anche se la tematica coinvolge aspetti che almeno in parte coinvolgono un territorio
più ampio di quello del presente piano, si ritiene necessario almeno accennare alla
necessità di definire dei criteri per la gestione dei prelievi delle acque di falda, al fine di
riequilibrare un sistema idrogeologico pesantemente impattato e assolutamente non in
grado di sopportare ulteriori carichi. Una prima azione, facilmente ed immediatamente
attuabile, è quella della chiusura definitiva dello “scarico” in Brenta presente presso il
bacino Giaretta che impoverisce inutilmente la falda.
4.3.2
Indirizzi per la gestione e la riqualifica del sistema dei bacini artificiali
La corretta e moderna gestione dei territori ad elevato valore naturalistico deve prevedere
necessariamente interventi di ripristino ambientale per conservare attivamente gli elementi
di pregio e favorire l’incremento della biodiversità (Bracco, 1998).
I bacini artificiali dimessi, prodotti dall’intensa attività estrattiva avvenuta in passato,
rappresentano un ambito territoriale in grado di svolgere molteplici funzioni positive, fra
cui: ricarica della falda freatica, laminazione delle acque di piena, depurazione delle acque
superficiali, supporto per la catena alimentare, conservazione ed incremento della
biodiversità, luoghi per la ricreazione attiva e passiva.
I bacini artificiali formatesi in questi ultimi cinquanta anni in seguito alla escavazione di
ghiaia in ambito territoriale sono divenuti un elemento predominante dell’ambito fluviale
del Medio Brenta.
In seguito alla cessazione dell’escavazione la gran parte dei bacini sono stati trasformati in
laghetti per la pesca sportiva, mentre quelli più difficilmente accessibili e raggiungibili con
mezzi motorizzati, sono stati lasciati alla spontanea evoluzione degli habitat, divenendo
così ambienti naturaliformi in grado di favorire la formazione di biocenosi di elevato
pregio. Nel bacino di Grantorto si pratica persino lo sci nautico utilizzando motoscafi a
motore.
Vista la particolarità di ogni sito sono previsti interventi differenziati atti non solo a
migliorare l’aspetto paesaggistico e vegetazionale, ma soprattutto a preservare l’incolumità
delle acque di falda.
In sintesi, per i principali siti di ex cava si riportano gli elementi di base per la
realizzazione di interventi riqualificazione.
•
Cava Giaretta (Località Camazzole di Carmignano del Brenta): bacino di
laminazione per la sicurezza idraulica, invaso naturale con zona umida di
valorizzazione naturalistica con il bird waching (per questo bacino si veda la
specifica scheda progettuale.)
•
Bacino Grantorto: eliminazione di attività potenzialmente inquinanti e
sistemazione delle sponde con copertura arborea più consistente nella sponda
verso l’argine del fiume per mascherare ed isolare il bacino
•
Piccolo bacino vicino all’invaso naturale di Grantorto: risanamento laghetto
eutrofizzato tramite la creazione di un collegamento con le acque correnti del
fiume. In particolare sarà necessario variare di pochi decimetri la pendenza
attuale e progettare un piccolo ponte in legno per garantire e facilitare il
passaggio dei fruitori nell’attuale percorso ciclo-pedonale che attraverserà il
suddetto collegamento; diminuzione rischio di inquinamento della falda e
generale valorizzazione paesaggistica e di fruizione dell’area.
•
Bacino a Nord del ponte di Carturo: laghetto artificiale privato vicino industria
estrattiva dismessa di Carturo, ricco di fauna, ma inaccessibile e con rumore di
sottofondo di strada e degli impianti di S. Giorgio in Bosco; Sistemazione
delle rive abbassando gli argini in modo da facilitare la formazione di ambienti
umidi; eliminazione della rete di recinzione e creazione di vie di accesso
preferenziali; utilizzo di asfalto fonoassorbente per la nuova strada e per quelli
già esistenti
•
Cave in località Belgio (Comune di Fontaniva): il sito comprende tre laghetti
di cui due sono stati riservati alla pesca sportiva il terzo, quello più scomodo
perché non raggiungibile con auto o mezzi motorizzati, è stato riconquistato
dalla natura. Le rive dei laghetti di pesca sono state brutalmente ripulite con
tagli drastici della vegetazione riparale; è necessario intervenire per evitare
eventuali dissesti e smottamenti e per migliorare l’assetto del paesaggio. Il
bacino naturaliforme non necessita di interventi se non la eliminazione o la
sostituzione della rete di recinzione e la pulizia del sentiero che lo fiancheggia.
•
Le cave Candeo (S. Giorgio in Brenta): Si sviluppano in sinistra orografica e
sono formate da vari bacini di cui, alcuni, di dimensioni considerevoli. I bacini
confinano con estese aree boscate caratterizzate dai più elevati valori di
conservazione. L’area risulta così di indubbio valore naturalistico. Inoltre, in
questa zona sono osservabili zone adatte alla presenza dei canneti (una rarità
lungo il Brenta) che, a causa della morfologia artificiale delle sponde, sono
relegati comunque ad una sottile striscia lungo alcuni settori delle sponde dei
bacini. In questa cava sembra possibile combinare la conservazione e il
recupero degli aspetti naturalistici con la destinazione, di determinate aree, alla
fruizione turistico-ricreativa (aree attrezzate) e alla educazione ambientale
(punti di avvistamento).
•
4.3.3
Cave Bastianello (Comune di Piazzola del Brenta): vista la elevata estensione
del bacino e la posizione centrale rispetto l’intera area del Medio Brenta,
nonché le caratteristiche floro- faunistiche ed idro-geologiche, si prevede la
valorizzazione del sito anche dal punto di vista della fruizione “turistico”
tramite la organizzazio ne di una serie di “attrattive” ecocompatibili tra cui:
barche a remi, scuola di vela, spiagge ecc. A tal fine sarà necessario agevolare
l’accesso alle rive tramite una pulizia del sottobosco e la creazione di sentieri
ciclopedonali che costeggino le sponde. Solo in alcuni punti si prevede la
variazione della pendenza delle rive per creare spazi di sosta ed eventuali
attracchi per il noleggio di imbarcazioni a remi o a vela (barchette, canoe,
scuola di vela ecc.) ad uso turistico/ricreativo.
Indirizzi per la gestione della vegetazione
Sulla base degli studi e analisi compiute, vengono forniti alcuni indirizzi gestionali per le
unità ecosistemiche. L’asterisco (*) indica le azioni supportate dai premi previsti dal Piano
di Sviluppo Rurale del Veneto.
•
I Boschi a Salix alba e gli Arbusteti a Salix vanno lasciati all’evoluzione spontanea.
Dovrebbero essere consentiti solo modesti interventi per contrastare le specie esotiche e
la realizzazione di sentieri pedonali che non compromettino il valore naturalistico dei
soprassuoli ma valorizzino le esternalità positive che il bene è in grado di erogare
(servizi ricreativi, educazione ambientale). Vanno promossi e incentivati interventi per
la tutela e il ripristino delle vegetazioni delle acque correnti e stagnanti, particolarmente
abbondanti lungo i rami laterali del fiume che attraversano i boschi a salice bianco
(attivazione di lanche e rami secondari, sempre meno influenzati dalle innondazioni,
avendo cura che gli interventi non incidano sul bilancio del trasporto solido del corso
d'acqua).
•
I biotopi e le zone umide (ex bacini di cava, risorgive, fontanili, paleoalvei) vanno
recuperati e conservati adeguatamente secondo un progetto di ripristino ambientale (*)
preservando: la qualità delle acque, la flora autoctona, la fauna selvatica e il loro valore
paesistico.
•
I prati aridi (*) (anche arborati) vanno lasciati all’evoluzione spontanea. In quelli
particolarmente degradati devono essere predisposti degli interventi di ripristino con
l’obiettivo di: (i) evitare la loro contaminazione da parte della vegetazione arborea (ed
esotica), (ii) incrementare il corteggio floristico, anche con trapianti, (iii) regolamentare
la fruizione al loro interno per evitare danneggiamenti alla vegetazione spontanea.
•
I prati pingui (anche arborati) vanno lasciati all’evoluzione spontanea .
•
Evitare il rimboschimento dei prati spontanei (aridi e pingui) e dei prati stabili (prati
coltivati permanenti).
•
I Boschi di transizione e i Boschi degradati vanno sottoposti ad una gestione forestale
sostenibile secondo i criteri della selvicoltura naturalistica (sensu Del Favero, 1993,
2000, 2001) che, in tale contesto territoriale, garantisca: la conservazione ed il
miglioramento della naturalità dei soprassuoli, la continuità delle dinamiche evolutive
degli stessi e la valorizzazione delle loro funzioni (*). A tal proposito va fatto
riferimento alle sperimentazioni in corso da parte del Servizio Forestale Regionale.
•
Nei Boschi degradati che orlano il tratto meridionale del fiume e attraversano centri
abitati e campagne coltivate intensivamente dovrebbero essere previsti degli interventi
di riqualificazione allo scopo di conservare e/o ripristinare la continuità delle
vegetazioni rivierasche e ,dove possibile, prevedere il loro ampliamento.
•
I pioppeti abbandonati vanno convertiti gradualmente a formazioni forestali in sintonia
con le condizioni stazionali, mediante la sottopiantagione di essenze forestali autoctone
e avendo cura di conservare gli individui morti potenzialmente colonizzabili dai picidi;
•
Evitare l’impianto di pioppeti industriali;
•
Nei pioppeti industriali esistenti lasciare ogni 3 filari di pioppo una fascia interfilare
non soggetta alcuna cura colturale;
•
Nei pioppeti industriali esistenti, frutteti e vigneti, effettuare l’erpicatura solo nei mesi
di marzo e agosto;
•
Nelle vegetazioni erbacee degli argini interposte fra i boschi degradati, dovrebbero
essere previsti dei rimboschimenti (progetti da sottoporre agli enti competenti) con
specie autoctone per dare continuità, lungo gli argini, alle formazioni forestali (corridoi
ecologici), nel contempo, migliorando il valore paesistico di tali ambiti. Negli altri casi
le vegetazioni erbacee possono essere sfalciate come è consuetudine, programmando lo
sfalcio a seconda della funzione prevalente richiesta.
•
I rimboschimenti esistenti vanno gestiti secondo quanto previsto dagli enti gestori di
tali impianti. Per gli impianti da realizzare ex novo (con funzione naturalistica *)
dovrebbero valere le seguenti prescrizioni: (i) evitare i sesti di impianto geometrici; (ii)
lasciare delle radure di circa 500 mq piuttosto distanziate; (iii) ricreare successioni
ecoclinali ai margini e in corrispondenza delle radure con l’uso di arbusti; (iv)
impiegare solo piante autoctone di provenienza locale certificata; (v) il consueto sfalcio
o trinciatura dell’erba deve essere fatto nella seconda metà di agosto. I progetti di
rimboschimento dovranno essere approvati dagli enti preposti (a seconda della
localizzazione della superficie: Servizio Forestale, Consorzio di Bonifica, Genio
civile).
•
Nei coltivi valgono tutte le norme definite per la zona agricola di tutela ambientale e
paesaggistica. Inoltre: (i) tutte le superfici poste all’interno di questa zona dovranno
essere coltivate con metodi di agricoltura integrata e/o biologica, definiti dal PSR (R.
CEE n. 2092/91); (ii) nei coltivi che si affacciano direttamente sul fiume deve essere
ricostituita una fascia tampone boscata larga almeno come i boschi degradati adiacenti
(*).
4.3.4
Indirizzi gestionali per la tutela della fauna
Sulla base delle stime effettuate in precedenza, vengono evidenziate le unità ecosistemiche
di maggiore ricettività faunistica indicandone gli auspicabili indirizzi gestionali.
4.3.4.1 Mammiferi
La teriofauna è costituita complessivamente da poche specie; i Boschi a Salix alba e il
Bosco Bolzonella, con 16 specie, sono i due ambienti più ricchi, seguiti dai Boschi di
transizione, i Pioppeti invecchiati e i Coltivi (Figura 4.2.4.1).
Nella maggior parte dei casi si tratta di specie di elevato interesse ecologico ma assai
difficili da osservare, quindi con un basso valore paesaggistico; in ogni caso l’importanza
che riveste la loro presenza è notevole, considerando il fatto che si tratta spesso di specie
prioritarie. Notevole importanza riveste il contingente dei chirotteri, con specie rare e poco
note, per le quali la miglior forma di protezione consiste nel mantenimento di vecchi
esemplari di alberi. L’invecchiamento del bosco e la naturale evoluzione delle macchie di
arbusti costituisce inoltre la migliore garanzia al mantenimento della microteriofauna
terragna e arboricola presente.
4.3.4.2 Uccelli
Come numero di specie, la fauna ornitica è la più importante; ben 42 le specie presenti nei
Boschi a Salix alba e nei Bacini aperti (Figura 4.2.4.2.1); di queste oltre la metà
appartengono alla massima categoria (Figura 4.2.4.2.2) e rendono tali habitat
particolarmente importanti per la salvaguardia di specie prioritarie. Ben rappresenta anche
l’ornitofauna degli Arbusteti a Salix eleagnos (35 specie), di cui circa la metà è costituita
da specie prioritarie (Figura 4.2.4.2.3)
I Bacini aperti costituiscono gli habitat più ricchi, con faune composte da nidificanti e
migratori appartenenti alle più elevate categorie.
Pioppeti invecchiati e il Bosco Bolzonella costituiscono i siti di maggior interesse per
specie di buon valore ecologico, comune anche in altri luoghi, ma che possono costituire
una interessante attrattiva paesaggistica, attraverso la creazione di capanni o percorsi per
l’osservazione naturalistica.
Complessivamente l’intera area fluviale si presta alla sosta e alla nidificazione di diverse
decine di specie; si propongono quindi:
?
la creazione di percorsi schermati;
?
l’allestimento di capanni strutturati a vari livelli, sul modello proposto e ideato in
diverse altre aree naturalistiche (come ad esempio all’Isola della Cona, alle foci
dell’Isonzo in Friuli Venezia Giulia) per l’osservazione della fauna;
?
interventi mirati alla migliore conservazione degli habitat individuati, come ad esempio
il buon mantenimento delle aree aperte, prative o nude, dei greti e delle radure,
evitando il rimboschimento eccessivo che porterebbe ad una semplificazione e ad un
impoverimento della biodiversità;
?
la riqualificazione degli ambienti creati artificialmente (vedi Cava Giaretta) secondo
opportuni criteri che tengono in considerazione il livello idrico e la ricostruzione delle
bordure di vegetazione palustre e acquatica autoctona.
4.3.4.3 Anfibi e rettili
Gli Arbusteti a Salix eleagnos e le Isole di vegetazione risultano le più interessanti sotto
l’aspetto erpetologico. Le specie presenti complessivamente sono poche ma la maggior
parte è inclusa nella massima categoria; si tratta sempre di entità piuttosto fragili da un
punto di vista ecologico (Figura 4.2.4.3.1).
In figura 4.2.4.3.2 si nota ancor di più l’importanza dei due habitat precedenti che con
rispettivamente 6 e 4 specie di anfibi e rettili costituiscono gli ambienti più ricchi dal punto
di vista erpetologico. La naturale evoluzione di questi habitat costituisce la migliore
garanzia per la loro conservazione; è importante la conservazione delle piccole raccolte
d’acqua che rappresentano i principali siti riproduttivi per gli anfibi; è bene limitare i
fenomeni di disturbo, legati all’abbandono dei sentieri, che non giovano senz’altro a tutte
le diverse specie di rettili presenti.
interruzione pagina
4.3.5
Indirizzi per la valorizzazione e la riqualificazione del territorio rurale
In questo capitolo si intende proporre un indirizzo gestionale del territorio agricolo che,
sfruttando gli incentivi previsti dai finanziamenti europei, punta all’introduzione di forme
produttive alternative, in sintonia con le scelte di politica agricola dell’Europa. I territori
situati nelle zone di tutela più vicine al fiume sono intimamente legati alle aree agricole
adiacenti, che hanno sostituito progressivamente la naturale vegetazione rivierasca. Di
conseguenza, la gestione e lo sviluppo agricolo in questo ambito territoriale deve avvenire
compatibilmente con i valori ecologico-naturalistici che caratterizzano il sistema fluviale
contribuendo così alla sua conservazione e riqualificazione ambientale.
Sugli impatti paesaggistico-ambientali prodotti dall’evoluzione degli assetti strutturali e
produttivi del paesaggio agrario perifluviale del Brenta si è detto ampiamente nella
relazione preliminare. Tuttavia, appare opportuno richiamare e discutere in modo più
approfondito alcuni importanti aspetti relativi a problematiche di gestione ambientale
dell’attività agricola nei territori in questione. Come già detto, nell’alta pianura prevalgono
le aziende ad indirizzo foraggero-zootecnico in cui sono frequenti i prati stabili e
avvicendati.
Un recente studio di Rodaro et al. (2000) mette in evidenza i principali impatti ambientali
determinati dalla intensificazione delle pratiche agricole in queste aziende. I prati stabili
coprono mediamente il 70% della SAU (Superficie Agricola Utile) ed il foraggio è
impiegato per l’alimentazione dei bovini altamente produttivi di razza frisona, il cui latte è
particolarmente adatto alla produzione del Grana Padano. L’aumento del numero annuale
di tagli, delle concimazioni organiche e minerali e del numero di adacquate, nonché
l’acquisto di cospicui quantitativi di alimenti concentrati, consentono a queste aziende di
realizzare carichi animali molto elevati a partire da una SAU ridotta (in media 5,7 UBA/ha
fino a massimi di 15 UBA/ha 5 ) con conseguenti elevati impatti ambientali derivati
soprattutto dallo smaltimento delle deiezioni animali. L’incremento della fertilizzazione e
la contemporanea diminuzione della frequenza di taglio hanno causato una significativa
semplificazione floristica di queste cenosi. La pratica irrigua, spesso effettuata per
aspersione, ha favorito la diffusione dei lolieti6 a scapito degli arrenatereti7 (più ricchi di
specie) e probabilmente l’aumento degli inquinanti, specie i nitrati, che arrivano al fiume.
I prati stabili, oltre alle funzioni produttive svolgono funzioni ambientali di grande
importanza, in particolare:
a)
rappresentano habitat estremamente importanti per l’avifauna e la fauna selvatica e
favoriscono la conservazione della biodiversità, specie quella floristica;
b)
permettono la conservazione di paesaggi vari e gradevoli nonché aumentano la
fruibilità del territorio rappresentando perciò un importante fattore di attrazione turistica.
5
Unità Bovina Adulta, corrisponde al carico animale per unità di superficie. 1 UBA è pari al peso di un bovino adulto (circa 600 kg).
Prati coltivati altamente produttivi, dominati da Lolium multiflorum.
7
Prati spontanei coltivati caratterizzati dala presenza di Arrhenaterum elatius e Galium album.
6
Negli ultimi anni nei territori agricoli dell’alta pianura si è assistito ad una preoccupante
riduzione dei prati stabili che, tra il ’90 e il ’95, è stata del 4,6% (AA. VV. 1997). Essi
vengono generalmente sostituiti con il mais, impiegato per la produzione di insilati, il
quale comporta diversi vantaggi per gli agricoltori (minor fabbisogno di manodopera,
elevate produzione di alimenti altamente energetici per le vacche da latte) ma non
altrettanto per l’ambiente. Nella bassa pianura, invece, le aziende hanno un indirizzo
prevalentemente cerealicolo in cui domina il mais. Il depauperamento ambientale e
paesistico determinato dall’eliminazione delle siepi campestri, le vegetazioni di ripa e i
lembi di boschi planiziali, è ancora più intenso rispetto all’alta pianura, anche per la
mancanza di alcuni elementi di diversificazione quali le rogge e i prati stabili. Le aziende
agricole sono di piccola dimensione, in buona parte con superficie inferiore all’ettaro, in
cui prevale la conduzione diretta a part-time. Proprio questa condizione sociale degli
agricoltori sembra aver favorito la forte espansione della coltura maidicola che attualmente
occupa circa l’80% della SAU a seminativo (AA. VV. 1997).
Se da un lato i cambiamenti degli assetti produttivi hanno prodotto forti impatti
sull’ecologia e il paesaggio dell’agroecosistema, dall’altro, essi non hanno nel complesso
intaccato l’ottima qualità delle acque del Brenta, almeno nel suo tratto medio. Questo si è
verificato grazie alla mancanza di significative fonti di inquinamento, perlopiù industriali,
e ai considerevoli apporti di acque pure di risorgiva che alimentano il fiume. Di qualità
precaria sono invece spesso le rogge collegate al fiume, che attraversano i coltivi e gli
abitati e su cui si riversano gli inquinanti agricoli e urbani. E’ il caso ad esempio della
roggia Contarina che si estende in un ampio settore della destra Brenta (AA. VV. 1996).
Nelle zone agricole che orlano il sistema fluviale la falda idrica è prossima al terreno
coltivato o addirittura affiorante, come accade nei bacini di cava, con colture
intensivamente coltivate adiacenti ad essa. Non mancano poi i casi in cui la vegetazione
rivierasca è stata distrutta integralmente e gli appezzamenti confinano direttamente con il
fiume.
4.3.5.1 Accordo agro-ambientale del medio Brenta
La stragrande maggioranza delle aree incluse in questa zona sono di proprietà privata. La
riqualificazione ecologica dell’area di tutela agricola va realizzata quindi attraverso il
coinvolgimento dei soggetti privati ai quali deve essere proposto un modello di sviluppo
agricolo sostenibile sia da un punto di vista ambientale che economico. Questo modello di
sviluppo dovrà essere supportato e messo a punto attraverso la concertazione tra
agricoltori, associazioni di categoria, amministrazioni comunali e provinciali, nonché gli
enti aventi competenza territoriale in materia. L’accordo agro-ambientale ha come
obiettivo la realizzazione di una adesione aggregata di un numero di aziende agricole più
elevato possibile ubicate all’interno della zona di tutela che si impegnino a coltivare
secondo i metodi di agricoltura integrata e/o biologica, conservando e reintroducendo le
siepi campestri. Specificatamente, le aziende dovranno impegnarsi ad aderire per 5 anni e
per tutta la SAU, ad un Piano Aziendale Agroambientale che definirà dei criteri di gestione
eco-compatibile della SAU e delle tare aziendali in riferimento a concimazione, lotta alle
malerbe, irrigazione, avvicendamenti colturali, lavorazioni del terreno e impianto di siepi
boscate, oppure, sempre per 5 anni, all’introduzione dei metodi di agricoltura biologica (R.
CEE n. 2092/91).
Il principale strumento finanziario che potrà essere utilizzato per l’attuazione dell’accordo
agro-ambientale del medio Brenta è rappresentato dalla sottomisura 6.1 (Sistemi di
produzione a basso impatto e tutela della qualità: Agricoltura integrata, Agricoltura
biologica, Fasce tampone) prevista dal Piano di Sviluppo Rurale della Regione Veneto che
recepisce il Regolamento (CE) n. 1257/99 con validità fino al 2006, il quale prevede dei
premi a favore delle aziende che aderiscono a tale misura e incentivi per quelle che vi
aderiscono in forma aggregata e che realizzano così economie di scala (tabelle 4.2.5.1.1 e
2).
Azione agricoltura integrata
(Eur/ha)
Incentivo per
Singola
adesione
aggregata
Tipo di colture
Colture erbacee in
rotazione
295
Olivo, vite, frutteti a
impegno minore
Altre colture arboree a
impegno maggiore
Prati stabili e pascoli
(conservazione)
Conversione dei
seminativi in prati
720
Azione agricoltura biologica (Eur/ha)
Periododi
conversione
Mantenimento
Incentivo per
adesione
aggregata*
600
480
50
900
810
50
50
50
800
50
900
900
450
50
450
450
50
600
50
600
600
50
Tabella 4.2.5.1.1 - Premi ed incentivi per le azioni Agricoltura integrata e biologica
AZIONI
MANCATI
SIEPE
SIEPE
REDDITI E
MODALITA’ DI
CALCOLO
GESTIONE PRATO
(Eur/mq/anno)
F.T. inerbita
F.T. inerbita con
siepe (impianto)
0.13
0.13
F.T. inerbita con
0.13
(Eur/mq/anno)
IMPIANTO
(Eur/mq/anno
CONSERVAZIONE
(Eur/mq/anno)
0.13xSp*
0.13xSp
1.5xL
1.5
0.5
0.13xSp
siepe
(conservazione)
F.T. inerbita con
banda boscata
0.5xL
0.13
1.5
0.5
0.13xSp
1.5xLxN
(introduzione)
0.5xLxN
(mantenimento)
Banda boscata
(impianto)
Banda boscata
(esistente)
0.13
1.5
0.13
0.5
0.13xSp
1.5xLxN
0.13xSp
0.5xLxN
Tabella 4.2.5.1.2 – Premi previsti dall’azione: Fasce Tampone
Per realizzare la convenienza economica prevista dall’adesione aggregata sarà necessario:
•
l’adesione di almeno 15 aziende
•
una superficie aziendale complessiva di almeno 500 ha
•
centri aziendali ubicati in un raggio massimo di 2,5 km
•
presentazione di un progetto unico
La contemporanea presenza nel territorio in esame di aree con notevoli potenzialità
naturalistiche, ambientali e paesistiche offrono la possibilità di avviare un processo di
riqualificazione ambientale ed economico delle zone agricole a scala di paesaggio che
punta, non solo sullo sviluppo di un’attività agricola sostenibile nei confronti delle risorse
naturali, ma anche su attività turistiche connesse in grado di offrire agli agricoltori
importanti fonti di reddito alternative (ristorazione, vendita diretta di prodotti dell’azienda,
agriturismo, ecc.). Perciò le stesse aziende aderenti potrebbero essere coinvolte in vario
modo alla creazione di un sistema integrato di offerta turistico ricreativa. In questa fase, le
amministrazioni pubbliche e gli enti locali giocano un ruolo determinante, essi dovrebbero:
?
promuovere e incentivare a scala comunale la creazione di filiere Le gno-Energia. La
creazione di una consistente e stabile domanda di biomasse legnose avrebbe delle
ricadute positive, non solo sui redditi degli agricoltori, ma renderebbe economicamente
sostenibili gli interventi di manutenzione boschiva lungo il corso del fiume. Alla luce
degli impegni assunti dal nostro paese con la ratifica del Protocollo di Kyoto (che
avverrà entro il 2002), il decollo del settore Legno-Energia riveste un ruolo strategico
di grande rilevanza;
?
impegnarsi a proporre in sede regionale un programma agrituristico in concerto con le
associazioni agrituristiche regionali come previsto dalla L. n. 730 del 1985, che
rappresenterebbe il primo passo per l’accesso ad importanti incentivi previsti dalla
stessa legge e dalla LR n. 9 del 1997 che disciplina l’esercizio dell’attività agrituristica.
Nell’ambito dell’accordo agro-ambientale è auspicabile prevedere:
-
-
-
-
-
-
-
-
-
la diffusione delle colture a fini energetici allo scopo di ridurre l’inquinamento diffuso
e incrementare la biodiversità e la disponibiilità di habitat per la fauna selvatica;
messa a riposo per 10 anni di terreni precedentemente coltivati con destinazione a scopi
di carattere ambientale quali: casse di espansione e aree per fitodepurazione, aree per
rinaturalizzazione ambientale e finalità faunistica, destinazione a prato permanente
delle aree di rispetto dei punti di approvvigionamento idropotabile;
la conversione dei seminativi in prati stabili e pascoli;
interventi a favore della fauna selvatica attraverso: lo sfalcio tardivo dei prati polifiti,
aratura tardiva delle stoppie, colture a perdere con divieto dell’uso di diserbanti e
fitofarmaci;
Incremento della superficie boscata mediante la realizzazione di rimboschimenti di
superfici agricole (seminativi) per la costituzione di: -boschi naturaliformi o
multifunzionali e, nelle aree più lontane dal corso d’acqua, impianti di arboricoltura da
legno con latifoglie pregiate a ciclo lungo;
imboschimento di terreni non agricoli;
interventi forestali a prevalente finalità ecologica per: (a)incrementare la biodiversità
attraverso il miglioramento ecologico dei boschi (impiego di materiale autoctono,
rispetto della flora arbustiva ed erbacea, tutela di particolari micro-habitat); (b)creare le
condizioni a favore della naturale rinnovazione dei boschi; (c) sostituzione delle specie
esotiche con essenze locali;
interventi forestali a finalità sociale: con l’obiettivo di valorizzare le funzioni turisticoricreative e culturali delle foreste (aree attrezzate, sentieri naturalistici, ecc..);
allevamento di razze animali in via di estinzione.
4.3.6
Indirizzi per lo sviluppo e la promozione delle attività ricreative eco-compatibili
4.3.6.1 Ciclismo e Canottaggio
Come già anticipato in precedenza le rive del Brenta sono percorse da pedoni e ciclisti che,
nelle soleggiate giornate primaverili ed estive, affollano le aree più caratteristiche della
zona ( Camazzole-Giaretta, S. Croce Bigolina, Fontaniva, Grantorto, S. Giorgio in Bosco e
Piazzola-Cave Bastianello e Telatin). Purtroppo la fruizione risulta spesso disordinata e
sregolata con effetti negativi per l’ambiente fluviale (abbandono rifiuti, parcheggi
disorganizzati, veicoli a motore che si inoltrano fino alle rive del fiume ecc.).
Gli interventi di maggior rilevanza ed urgenza sono quindi:
•
Stipulare delle regole di comportamento e d’uso del territorio vietando la
percorrenza con veicoli a motore nei pressi del fiume.
•
Riqualificare i sentieri esistenti tramite adeguata segnaletica, punti di sosta e
periodica pulizia.
•
Aprire nuovi sentieri e vie navigabili anche lungo alcuni rami secondari dei
fiumi.
•
Individuare una serie di accessi, comprensivi di parcheggi e servizi vari, ben
dislocati lungo tutta l’asta del Medio Brenta, in modo da garantire una equa
distribuzione della fruizione.
•
Organizzazione di almeno due punti di interscambio in cui sia attivo un
servizio di noleggio bicicletta e canoa (preferibilmente localizzato nei pressi
dei due salti artificiali del fiume: ponti di Limena e Carturo).
Figura 4.3.6.1: Iniziative private di canottaggio lungo il fiume
4.3.6.2 Equitazione
Ad oggi vi sono sette maneggi in zona, ma solo un paio organizzano passeggiate a cavallo
lungo il Brenta. gli altri sono solo ad uso privato.
L’intento del Piano è quello di incentivare la nascita di nuovi maneggi che, se ben collegati
con le atre iniziative per la valorizzazione dell’area - agriturismi, azienda agricola,
noleggio biciclette e canoe ecc. - potrebbero divenire un altro elemento di attrazione
turistica e di sviluppo locale.
Figura 4.3.6.5: Esempio di fruizione lungo i sentieri che costeggiano il fiume.
4.3.6.3 Percorsi vita
Anche il footing ed il trekking hanno sempre avuto notevole successo lungo le rive del
Brenta. Purtroppo le vaste dimensione dell’area e l’attuale situazione di degrado
ambientale, spesso scoraggia il fruitore, che predilige altre aree più attrezzate e sicure.
La identificazione ed organizzazione lungo il Brenta di spazi attrezzati per lo sport (con
uso di cartellonistica, servizi ed attrezzature adeguate) agevolerebbe il fruitore e
conseguentemente renderebbe la zona più frequentata e quindi più sicura.
4.3.6.4 Aree attrezzate per il gioco all’area aperta per bambini
Una delle esigenze sociali più rimarcate dai cittadini rivieraschi è sicuramente quella di
riservare degli spazi anche ai più piccoli. L’ambiente fiume infatti spesso attrae
l’attenzione e le curiosità dei bambini, che pericolosamente si avvicinano ai pendii e si
inoltrano in sentieri scoscesi.
Sono quindi da incentivare iniziative legate alla realizzazione di aree gioco circoscritte,
lontane dai pericoli e ben organizzate. Di particolare importanza è comunque mantenere
nei parco giochi uno stile che ben si
integri con la naturalità del sito. Sono
quindi preferibili attrezzature in legno con
giochi ed attività legate alla natura e allo sport.
Figura 4.3.6.4: Esempi di attrezzatura per il “gioco con la natura”. Fonte: Provincia di Padova Palude di Onara
4.3.6.5 Musei dei mestieri e della tradizione e visite guidate alle oasi naturalistiche o ai
manufatti dell’ attività estrattiva
Per promuovere uno sviluppo locale auto-sostenibile, in grado, cioè, di valorizzare
l’identità e le vocazioni dei luoghi è necessario che le comunità locali si riappropriano
delle loro sapienze ambientali.
Da qui l’importanza di prevedere iniziative atte a:
•
raccogliere informazioni, materiali, manufatti, detti e testimonianze che aiutino le
comunità locali a riconoscere una dimensione storica della propria identità locale
•
rendere pubbliche le ricerche condotte tramite:
8
?
visite guidate lungo i percorsi storici in cui si possono ancora incontrare reperti
del passato (vecchia ferrovia, mulini, chiaviche ecc.), oppure lungo percorsi
appositamente attrezzati per la visita ad oasi naturalistiche con presenza di
avifauna.
?
l’allestimento di musei coperti o scoperti in cui vengono raccolti tutti i reperti, le
immagini o le testimonianze della tradizione contadina ed artigiana 8 .
?
l’organizzazione di un percorso itinerante verso i “luoghi della ghiaia”. Lungo il
fiume, come si è visto, permangono una serie di manufatti utilizzati in passato
per l’estrazione della ghiaia e sabbia. Alcuni di essi sono ancora attivi, ma
Come simboleggiato nella Tavola delle Potenzialità di fruizione turistico-ricreativa, vi è già una iniziativa
promossa dal Comune di Fontaniva di adibire Villa Borromeo a Museo della Civiltà Contadina in cui
saranno attivate anche attività educative e di istruzione per le scuole pubbliche comunali.
trasformati in macchinari per la lavorazione degli inerti; altri sono divenuti
fatiscenti perché abbandonati da anni; altri ancora si sono ben conservati. Tali
elementi, come vedremo nei prossimi paragrafi, non devono essere tutti eliminati
con la demolizione e quindi rimossi dalla memoria locale , ma al contrario alcuni
di essi, in quanto simbolo di una fase del passato, devono essere salvaguardati e
messi in sicurezza.
Figura 4.3.6.5: Estrazione ghiaia primi anni ‘50
4.3.6.6 Spazi riservati agli orti per pensionati o scuole
Tra le esigenze messe in luce dalle Associazioni locali ed alcune Amministrazioni
comunali emerge la richiesta di riservare degli spazi demaniali alla organizzazione di orti o
aree sperimentali gestite da anziani o da scuole.
Compatibilmente con gli indirizzi floro-faunistici ed idrogeologici, alcune zone, oggi
degradate, potrebbero venire sistemate e date in uso a gruppi di pensionati o a scuole medie
inferiori per la coltivazione biologica di ortaggi o per la messa a dimora di essenze
mediche ecc9 .
4.3.6.7 Centro per l’educazione ambientale
Per incentivare la conoscenza del territorio e delle sue tradizioni soprattutto tra i più
giovani è importante riservare risorse e iniziative all’educazione ambientale, che si può
comunemente svolgere all’interno delle scuole, ma che ha sicuramente più efficacia se
direttamente inserita in contesti ambientali specifici. Di qui l’idea di organizzare laboratori
di ricerca, corsi di educazione ed igiene ambientale, lezioni di botanica o zoologia e
passeggiate guidate lungo al fiume.
4.3.7
Indirizzi per il recupero degli impianti di lavorazione inerti
In seguito alla rilevazione dei numerosi manufatti abbandonati e fatiscenti utilizzati in
passato per estrarre ghiaia e sabbia dall’alveo del fiume ed alla ricognizione degli impianti
tutt’oggi attivi per la frantumazione, lavaggio e selezione di materiale inerte si ritiene
necessaria ed urgente un’azione strategica e pianificata in grado di diminuire l’impatto di
tali strutture nel territorio.
La strategia che si intende perseguire non si limita solo ad impedire
l’inserimento/ampliamento nell’area di tutela prevista dal piano di nuovi impianti o attività
incompatibili, quanto quello di delineare un piano di recupero che prevede i tempi ed i
modi per la diminuzione dei fattori impattanti attualmente incompatibili con le finalità del
piano. Tali obiettivi non sono perseguibili solo tramite l’imposizioni di vincoli o limiti
sulle modalità di operatività dell’impresa, sarà necessario delineare un ciclo di interventi
specifici per ogni impianto che preveda:
a. per i manufatti fatiscenti:
•
9
la demolizione e il conseguente recupero delle aree di sedime, da
destinare all’espansione delle fasce vegetazionale perifluviali, in
modo integrato e coerente alle altre operazioni di riqualificazione
ambientale.
Un’iniziativa analoga sembra sia in fase di attuazione nel Comune di Piazzola sul Brenta, che ha previsto di
adibire 19 ettari di campagna nella ex-cava Carbogna a scopo scientifico-didattico con probabile
collaborazione con la scuola Duca d’Abruzzi, al fine di sperimentare innovative tecniche di agricoltura
biologica ecc.
la ristrutturazione/riqualificazione di almeno due impianti di
estrazione della ghiaia, utilizzabili per attività educative, ricreative, di
artigianato o per attività economiche compatib ili.
•
figura 4.3.7: Uno dei reperti più caratteristici dell’attività estrattiva presso il bacino artificiale
di Grantorto.
b. per gli impianti attivi di lavorazione inerte:
•
il trasferimento in altra località degli impianti più impattanti perché
localizzati in corrispondenza ad ambienti naturali fragili o di maggior
pregio naturalistico. Le Amministrazioni comunali sono tenute ad
individuare altri siti all’interno del territorio comunale in cui gli
imprenditori possono trasferire la propria attività.
•
l’utilizzo di una serie di accorgimenti in grado di attenuare l’impatto
visivo, acustico e paesaggistico degli impianti che non ha
ripercussioni di spessore .
Per rendere attuabile tali modifiche saranno chiamati in causa una serie di soggetti
istituzionali e privati che dovranno seguire linee d’azione la cui gestione necessita
coordinamenti e tavole di concertazione/negoziazione di non facile attuazione. Tra le
proposte di mediazione:
-
Riduzione dei costi tramite forme di accordo pubblico-privato
capaci di coinvolgere anche i titolari delle attività di lavorazione di
inerte.
-
4.3.8
Per i proprietari delle aree in questione si potrà proporre di
investire in attività alternative ecocompatibili in grado di
valorizzare la proprietà e quindi attrarre fruitori disposti a pagare
per usufruire di servizi.
Sistema organico per il monitoraggio e la gestione degli interventi
L’efficacia del piano non può essere disgiunta da un preciso piano di monitoraggio. Ciò
vale sia per gli aspetti strettamente ambientali sia per gli aspetti socio-economici.
Da un punto di vista ambientale il monitoraggio deve servire alla verifica che la messa in
atto progressiva degli interventi porti ad un incremento della qualità ambientale
complessiva. Inoltre nello studio preliminare si è messo più volte in luce come nonostante
l’area del medio Brenta presenti elevato valore naturalistico ed ambientale non si abbiano
dati sistematici sulle caratteristiche di questo ambiente. Lo stesso elemento è stato più volte
sottolineato in relazione agli aspetti idrogeolo gici, notando come nonostante il sistema
idrogeologico denoti sempre più elementi di degrado e di disequilibrio manchi qualsiasi
monitoraggio anche di elementi di base (peraltro monitorabili con bassi costi) quali i livelli
piezometrici.
Da un punto di vista ambientale è necessario il monitoraggio di almeno i seguenti
parametri:
Monitoraggio idrogeologico
?
piezometrico
?
qualità (alcuni parametri base)
?
portate del fiume Brenta
?
è inoltre necessario il controllo dello stato geomorfologico del letto fluviale
misurando periodicamente alcune sezioni dell’alveo
Studi e monitoraggi floristici e faunistici
Lo studio preliminare ha messo in evidenza la carenza di conoscenze scientifiche relative
alla vegetazione e alla fauna nel tratto di fiume studiato. Se da un lato al carta delle
tipologie ambientali e del valore di conservazione, messe a punto con il presente studio,
rappresentano strumenti utili alla pianificazione di questo territorio, è certamente
opportuno e auspicabile che nel prossimo futuro vengano promossi studi scientifici di
maggior dettaglio per migliorare la conoscenza e la comprensione dei processi che
influenzano le componenti floristiche e faunistiche del sistema fluviale. Inoltre, sarà
necessario monitorare gli interventi di riqualificazione ambientale che verranno eseguiti
per migliorare l’efficacia degli interventi stessi. Gli studi che appaiono più urgenti sono:
- realizzazione di studi floristici per definire con maggiore dettaglio i tipi di vegetazione
presenti, gli elementi di maggiore pregio e i processi dinamici in atto;
- analisi dei cambiamenti temporali e spaziali della vegetazione perifluviale su tutto il
tratto di fiume in questione;
- studio delle vegetazioni forestali per definire i parametri selvicolturali essenziali alla
corretta gestione dei soprassuoli;
- realizzazione di studi faunistici di tipo qualitativo e della dinamica di popolazione dei
mammiferi, anfibi e rettili; forti carenze conoscitive riguardano, in particolare, i chirotteri.
Da un punto di vista socio-economico va invece valutata la ricaduta degli investimenti in
termini di occupazione e di redditività.
4.4 PRINCIPALI INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE PREVISTI
DAL PROGETTO LIFE NATURA 2002 - PROVINCIA DI PADOVA E SERVIZIO
FORESTALE REGIONALE
La provincia di Padova in collaborazione con il Servizio Forestale Regionale ha presentato
un progetto Life Natura in cui prevede una serie di interventi di miglioramento ambientale.
L’attuazione di questi interventi dovrà essere assunta dal Consorzio composto dai Comuni
che hanno aderito al Progetto.
Gli interventi previsti riguardano:
a) Recupero di laghetti di cava con ripristino e creazione di ambienti igrofili
1. Comune di Fontaniva: Ex Cava Co’ Brenta Ha 6.92.18: l’azione prevede la risagomatura
dei bordi di cava con riduzione delle pendenze e creazione di irregolarità e insenature a
profondità diverse, la sistemazione della vegetazione lungo i bordi con eliminazione specie
infestanti e l’introduzione specie autoctone.
2. Comune di San Giorgio in Bosco: Ex Cava Telatin Ha 21: l’intervento prevede la
risagomatura dei bordi con riduzione della pendenza in alcune aree selezionate, la
creazione di ambienti di transizione tra gli specchi d’acqua e le aree boscate che li
circondano e l’introduzione di vegetazione igrofila (in particolare canneti).
b) Ricostituzione e ripristino di habitat rari per la tutela e l’incremento della biodiversità
3. Comune di Piazzola sul Brenta: cava Carbogna ha 8.20: l’intervento prevede la
ricostituzione di una serie di ambienti che un tempo costituivano la naturale successione tra
i boschi ripariali e le aree coltivate: boschetti mesofili e prati.
4. Comune di Fontaniva : area della sorgente: l’area sarà soggetta ad un intervento
complessivo di recupero, volto a valorizzare le piccole aree umide presenti (in particolare
quella della sorgente) creando una continuità con il rimboschimento ed il laghetto di cava.
5. Comune di Fontaniva - area del Belgio: l’intervento prevede il recupero delle aree
prative e la sistemazione, con tecniche di ingegneria naturalistica, della roggia che è
interessata da fenomeni di erosione. La sistemazione della roggia consentirà di creare
un’ampia area umida.
6. Comune di Piazzola sul Brenta: area prativa e boscata demaniale lungo il Brenta:
l’intervento prevede il ripristino del bosco, la ricostruzione della siepe con specie
autoctone, e la gestione con metodi compatibili con l’avifauna.
c) Sistemazione della viabilità esistente e collocazione di osservatori per l’avifauna
7. Carmignano di Brenta: loc. Camazzole;
8. Fontaniva: area tra il ponte ferroviario e quello della statale n°53 e l’area della sorgente
presso la cava Co’ Brenta;
9. Piazzola sul Brenta: dal ponte di Carturo alla confluenza con la roggia Contarina;
10. San Giorgio in Bosco, aree di cava Telatin: dal molo Carbogna fino alla confluenza con
la roggia Brentella;
11. Grantorto: tutto il territorio lungo il Brenta, dall’area di Trentunmozzo fino a valle
della loc. Case Cecchetto;
12. Curtarolo: da golena in loc. Palazzina e sx Brenta fin nei pressi del centro di Curtarolo
e in loc.Tessara;
13. Limena : area demaniale in destra Brenta e adiacente alla traversa posta sul fiume
Brenta;
14. Campo San Martino: golene in località Mancio e Bagni di Sole e piccoli tratti sempre
in sinistra Brenta a partire dalla golena del Mancio fino al ponte di Campo San Martino;
15. Vigodarzere: sponda in sinistra Brenta dalla Certosa fino al ponte della ferrovia.
d) Ricostituzione di habitat forestali
16. Piazzola Sul Brenta: miglioramento boschivo con sottopiantagione nel bosco ripariale
adiacente alle cave Bastianello;
17. Curtarolo: miglioramento boschivo con sottopiantagione nei boschi ripariali di golena
Palazzina e in loc.Tessara;
18. Grantorto: rimboschimento nell’area comunale dell’ex pista di motocross e area
compresa tra bacino di sci nautico e fiume Brenta e miglioramento boschivo nel bosco
ripariale in destra Brenta a nord del ponte di Carturo;
19. Limena : rimboschimento nell’area demaniale adiacente alla traversa sul fiume Brenta.
Complessivamente gli importi di spesa previsti ammontano a 1.136.168 di Euro, dei quali,
qualora il progetto venga finanziato, la metà dovrà essere messa a disposizione da parte
degli Enti Locali interessati.
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4 ruolo gestionale del consorzio di tutela e strategie attuative