8-22 marzo 2007
“Sulle orme di Mariano”
13 giorni di Cambogia; tante persone conosciute, molte realtà incontrate … difficile a
pochi giorni dal rientro mettere in ordine sensazioni, pensieri, emozioni che si
accavallano, nella mente e nel cuore. Il denso programma che padre Mariano,
improvvisamente scomparso lo scorso 25 gennaio, ci aveva già da tempo preparato, è
stato rispettato con assoluta fedeltà: Stefania, Cristina e Paola, missionarie laiche,
Valeria, laica lodigiana dell’Associazione Laici del PIME, Franco, Mario, Enrico e
Alberto, padri del PIME, si sono superati accompagnandoci ogni giorno con attenzione
davvero speciale. Ci hanno permesso di accostare le
diverse facce della composita e difficile realtà
cambogiana, a partire dalla storia degli ultimi decenni.
I massacri e le violenze dei Khmer rossi guidati da Pol
Pot negli anni 1975-1979 e l’occupazione vietnamita
terminata nel vicino 1989 costringono ancora oggi i
cambogiani in una morsa inesorabile: tra la paura a
riconoscersi figli del recente passato e la difficoltà a
sognare il proprio futuro.
Poi, soprattutto, le persone che Mariano più amava, i
poveri e gli esclusi, i bambini, i disabili, i ragazzi di
strada, le donne sole, gli anziani nascosti in tuguri
inimmaginabili, la gente vietnamita senza terra,
costretta a vivere su villaggi galleggianti a Chenok Tru
e Kompong Luong: qui abbiamo potuto non solo vedere
ma anche vivere sulla scuola-barca ormai terminata e realizzata grazie all’intuito e
pervicacia di padre Mariano ed al generoso apporto delle comunità parrocchiali
lodigiane.
Ma ora, tra le persone speciali incontrate,
ricordo volentieri Marie Régine: una suora
vietnamita, attorno ai 60 anni, una figura
difficile,
sicuramente
controcorrente,
isolata e poco valorizzata anche all’interno
della piccola chiesa cambogiana, ma che
aveva trovato in padre Mariano l’alleato
sicuro e lo strenuo difensore della sua scelta
radicale di vita accanto ai più poveri. Vive nel
centro di Kompong Chhnang a servizio della
folta comunità vietnamita che trova casa sulle rive e sulle acque del fiume Tonle Sap.
Ora si è da poco trasferita in una casa dove, se non altro, non piove dentro e non
passano indisturbati ogni tipo di animali od insetti. Fino a qualche mese fa viveva a
ridosso del mercato cittadino, in una stamberga di due metri per quattro, all’ultimo
piano di uno stabile fatiscente, abitato da decine di famiglie disperate che si
contendono quel minimo di spazio vitale per un’esistenza che ha davvero poco di umano.
Qui, da quattro anni o forse più, da sola, alcuni dicono a causa del suo carattere
spigoloso, forse anche per la sua scelta di vita scomoda, accanto alle fasce più misere
di popolazione, suor Marie Régine organizza una scuola per bambini e ragazzi
vietnamiti, insegnando cambogiano e vietnamita, oltre a qualche rudimento di inglese.
Nel capannone che funge da scuola e salone di ricreazione (ma fino a pochi mesi fa’
anche da chiesa), costruito sul tetto piatto dell’edificio pericolante, suor Marie Régine
riesce a gestire, in unica classe, 110 bambini compresi tra i 4 ed i 15 anni, per 300
giorni all’anno. Grazie alle sue indiscusse doti ed al polso necessariamente forte,
trasmette ordine e disciplina, ma anche umanità ed educazione a ragazzi che
avrebbero come unica alternativa la vita di strada e di stenti. Qui, grazie ad un
accordo con padre Mariano e la comunità PIME di Kompong Chhnang riesce anche a
fornire un pasto completo ai ragazzi. Quando l’abbiamo incontrata è scoppiata a
piangere: con noi avrebbe dovuto ritrovare padre Mariano… il dolore e la
costernazione per la sua scomparsa improvvisa sono sentimenti che abbiamo poi
percepito in tutte le persone che lo avevano incontrato e che lo stavano attendendo
come compagno imprescindibile di vita. Con Marie Régine abbiamo visitato i quartieri
più disastrati della città: il mercato basso e il quartiere vietnamita dove abitano
alcune delle anziane e vedove
conosciute ed assistite da padre
Mariano: siamo diventati, nostro
malgrado, i mesti portatori della
sconvolgente notizia della sua
morte. Inevitabili, quanto non così
scontati nella cultura orientale
abituata a saluti formali e a
distanza, gli abbracci e le lacrime
copiose di queste povere vite a cui
improvvisamente viene a mancare
un sostegno vitale, un compagno
attento,
dolce,
affettuoso,
insostituibile per la loro esistenza.
Certo ora che Mariano non c’è più, a chi il compito e la responsabilità di continuare
sulle sue orme? Il PIME farà la sua parte, ma noi, lodigiani, come fratelli nella fede e
comunità di origine che lo ha visto crescere e partire, non ci tireremo certamente
indietro ora … Il pensiero è che i contributi che saranno raccolti in memoria di padre
Mariano, salvo diversa destinazione specifica, possano essere indirizzati, grazie alla
disponibilità della comunità PIME di Kompong Chhnang, al compimento delle opere
caritative e progetti avviati da padre Mariano nelle comunità della parrocchia di
Kompong Chhnang.
Lodi, 25 marzo 2007
Pito Maisano - Caritas Lodigiana
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suor Marie Regina