Lenti a Contatto - Contact lenses Aprile 2012, volume XIV, numero 1 Le lenti a contatto morbide toriche: dodici anni dopo Rotazione delle lenti a contatto morbide toriche con diverse posizioni del capo A che ora ruota la lente? Immagini di lac L’orientamento e la stabilizzazione delle lenti a contatto morbide toriche: quale sistema è migliore? Tips & tricks In rete Rassegna sui metodi per la misura della rotazione delle lenti a contatto morbide toriche Numero monografico: Lenti a contatto morbide e astigmatismo con il patrocinio di AIR OPTIX for ASTIGMATISM ora ha una parametria completa per soddisfare il 99% dei portatori astigmatici.1† o ® e ibil on A sp i d Ammdi g ra A A t N U mple ri co r Amet pA da +6.00d a -10.00d. 4 Cilindri. in tutti Gli assi. l’innovativa geometria precision Balance 8 | 4™ per stabilità, prevedibilità e acuità visiva eccezionali. 3 seGni di riferimento • Segni di riferimento alle ore 3, 6 e 9 per rendere più facile l’osservazione della rotazione e della stabilità ampia Zona ottiCa • Acuità visiva eccellente • Il basso valore prismatico della zona ottica riduce lo spessore e massimizza il Dk/t a ore 6 Geometria del Bordo Costante • Per un elevato comfort © 2011 CIBA VISION, A Novartis Company CVI_04110990 la Geometria preCision BalanCe 8 | 4™ • I punti di maggior spessore della lente sono posizionati alle ore 8 e 4 per: - una minima interazione con la palpebra inferiore per un comfort eccellente - una massima trasmissibiltà all’ossigeno alle ore 6 - un’eccezionale stabilità, rotazione e performance nell’applicazione2 AIR OPTIX le lenti a contatto per ogni necessità visiva dei suoi portatori. ® Una naturalezza che si sente e si vede *Lenti a contatto AIR OPTIX® for ASTIGMATISM (lotrafilcon B): Dk/t = 108 @ -3.00D, -1.25D x 180. Lenti a contatto AIR OPTIX® AQUA (lotrafilcon B) e AIR OPTIX® AQUA MULTIFOCAL (lotrafilcon B): Dk/t = 138 @ -3.00D. Lenti a contatto AIR OPTIX® INDIVIDUAL (sifilcon A): Dk/t = 117 @ -3.00D. Lenti a contatto AIR OPTIX® NIGHT & DAY® AQUA (lotrafilcon A): Dk/t = 175 @ -3.00D. Altri fattori possono incidere sulla saluta oculare. †Tra i portatori di lenti a contatto astigmatici con un cilindro da -0.75 a -2.75D. riferimenti: 1. Basati sulla prevalenza degli errori refrattivi emersi da un’indagine condotta nel 1999 presso optometristi americani e sul calcolo dell’astigmatismo residuo (di ≤0.62D); CIBA VISION data on file, 2009. 2. In uno studio clinico condotto in 34 luoghi con 155 pazienti; CIBA VISION data on file, 2005. AIR OPTIX, NIGHT & DAY, Precision Balance 8|4, CIBA VISION, il logo AIR OPTIX, il logo Precision Balance 8|4 e il logo CIBA VISION sono marchi registrati di Novartis AG. Lenti a Contatto - Contact lenses Aprile 2012, volume XIV, numero 1 Sommario Editoriale Luigi Lupelli Le lenti a contatto morbide toriche: dodici anni dopo pag. 3 Articoli Maurizio Guida, Luigi Lupelli Rotazione delle lenti a contatto morbide toriche con diverse posizioni del capo pag. 5 Maurizio Guida, Luigi Lupelli Rassegna sui metodi per la misura della rotazione delle lenti a contatto morbide toriche Fabio Casalboni A che ora ruota la lente? pag. 14 pag. 21 Alessandro Fossetti L’orientamento e la stabilizzazione delle lenti a contatto morbide toriche: quale sistema è migliore? pag. 23 Rubriche Fabrizio Zeri Immagini di lac Laura Boccardo Tips & tricks Laura Boccardo In rete pag. 28 pag. 30 pag. 31 con il patrocinio di Lenti a Contatto - Contact lenses Aprile 2012, volume XIV, numero 1 Lenti a contatto Contact lenses Codirettori scientifici L. Lupelli (Roma), N. Pescosolido (Roma) Comitato scientifico L. Boccardo (Vinci), A. Calossi (Torino), O. De Bona (Belluno), R. Fletcher (London), A. Fossetti (Vinci), P. Gheller (Bologna), M. Lava (Roma), S. Lorè (Roma), A. Madesani (Forte dei Marmi), S. Maffioletti (Padova), L. Mannucci (Padova), U. Merlin (Rovigo), G. Montani (Lecce) M. Pastorelli (Novi Ligure), M. Rolando (Genova), A. Rossetti (Cividale del Friuli), C. Saona (Barcelona), L. Sorbara (Waterloo), M. Zuppardo (Roma), F. Zeri (Roma) Ringraziamenti Si ringraziano A.I.LAC e S.Opt.I. per la collaborazione scientifica Comitato editoriale D. Giglioli (Milano), E. Ferrante (Milano) M. Lava (Roma) Segreteria E. Della Contrada, C. Trussardi viale Giulio Richard 1 - 20143 Milano tel. 02.81803446 e-mail: [email protected] Nome della rivista LAC Direttore responsabile Marica Lava Proprietario testata Publicomm Editore Publicomm Srl Via Cimarosa 55R - 17100 Savona Tiratura Quadrimestrale, 32 pagine Tipografia Marco Sabatelli Srl via Servettaz 39 - 17100 Savona Registrazione Tribunale Savona, in attesa di autorizzazione Numeri arretrati Presso la segreteria 4 Luigi Lupelli Università degli Studi Roma Tre Dipartimento di Fisica - Ottica e Optometria la loro geometria, sono caratterizzate da zone più sottili e da zone più spesse. Quella porzione di cornea che si trova sotto la parte più spessa della lac ha maggiori probabilità di andare incontro a reazioni ipossiche (vedi iperemia limbare a tempi brevi o addirittura neovascolarizzazione corneale, a tempi più lunghi). Con l’uso del silicone idrogel tali manifestazioni sono pressoché scomparse per l’elevato valore di Dk che è caratteristico di tale materiale e quindi il conseguente valore di Dk/t notevolmente più elevato delle lac. Nonostante le attuali geometrie siano apparentemente ancora ispirate alla dicotomia tra stabilizzazione prismatica e stabilizzazione dinamica, quelle più avanzate ribaltano e perfezionano il concetto: con l’ulteriore assottigliamento dove prima vi era la base del prisma o con ispessimenti circonferenziali, ma non estremamente periferici, continuamente differenziati. Quelle aziende che hanno investito in ricerca oggi propongono lac toriche morbide con geometrie tali non solo per inibire la rotazione della lac ma anche per mantenere la lac più stabile anche nel post-ammiccamento o nelle versioni oculari. In sostanza una visione costantemente nitida. Il primo numero di questo millennio la nostra rivista lo dedicò interamente alla correzione dell’astigmatismo con le lenti a contatto (lac). Questo numero prova a presentare uno spaccato della realtà attuale sullo stesso tema. I cambiamenti in contattologia sono estremamente rapidi e quindi in dodici anni il panorama della correzione dell’astigmatismo con lac mostra non solo una prospettiva diversa, ma anche un’esposizione (in termini fotografici) diversa: c’è più luce! L’evoluzione tecnologica delle lac morbide toriche Almeno due aspetti, che riguardano il materiale e le geometrie, rendono le lac toriche morbide di oggi diverse da quelle di dodici anni fa. Come accade per altre lac anche quelle toriche hanno tratto enormi benefici dall’avvento del silicone idrogel. Infatti tutte le lac morbide toriche, qualunque sia 5 Il ruolo delle lac rigide gas permeabili (RGP) La percentuale di lac rigide continua, in quasi tutto il mondo, a decrescere per varie ragioni, prima tra tutte il discomfort, sia iniziale che occasionale dopo la fase di adattamento. Poiché la qualità della visione è oggi la medesima se l’astigmatismo viene corretto con RGP o con le più avanzate morbide toriche, non appare, in genere, avere più senso considerare l’applicazione di lac RGP per gli astigmatismi usuali. Permane comunque la loro efficacia maggiore in caso di astigmatismi irregolari o aberrazioni di alto ordine come quelli/e che si presentano nelle ectasie primarie e secondarie della cornea o nel post cheratoplastica o post chirurgia refrattiva. Quanto deve essere elevato l’astigmatismo per giustificare l’uso di una morbida torica? Meraviglia constatare che la querelle su quale sia E DITORIA L E LE LENTI A CONTATTO MORBIDE TORICHE: DODICI ANNI DOPO la lac morbida adatta (sferica o torica) per la correzione dell’ametropia astigmatica non elevata sia, per certi versi, ancora costantemente alimentata. La proposizione, caratteristica degli anni ’70, che le lac morbide sferiche potessero essere utilizzate per astigmatismi refrattivi fino a 1,75 D è stata universalmente riconosciuta come falsa. Un considerevole numero di sostenitori della geometria asferica della superficie anteriore ha cercato di perpetuare il mito del correggere l’astigmatismo con lac che toriche non erano e che avevano la pretesa dell’alta definizione. Morgan et al.1 hanno smentito tale affermazione dimostrando che l’acuità visiva è decisamente migliore con lac morbide toriche, piuttosto che asferiche, persino con astigmatismi di 0,50 D. Tali lenti possono avere un ruolo nella correzione di un’eventuale valore anomalo di aberrazione sferica ma non certo per la correzione dell’astigmatismo. Ricerche pubblicate persino 20 anni fa2 e confermate in tempi più recenti3-4 mostrano un incremento significativo dell’acuità visiva in caso di correzione, con lac morbide toriche, di astigmatismi bassi (0,75 - 1,00 D). Dal punto di vista clinico il vantaggio della correzione dell’astigmatismo è, quindi, sempre presente ma l’entità può essere diversa a seconda di altre variabili come l’entità della componente sferica della correzione, la dominanza oculare, il valore del diametro pupillare, ecc. In conclusione correggere l’astigmatismo, anche di lieve entità, con lac morbide toriche è oggi non solo considerevolmente più semplice e rapido ma, cosa più rilevante, il tasso di successo è notevolmente più elevato. Bibliografia 1. Morgan PB, Efron SE, Efron N, Hill EA. Inefficacy of aspheric soft contact lenses for the correction of low levels of astigmatism. Optom Vis Sci 2005; 82: 823-8 2. Dabkowski JA, Roach MP, Begley CG. Soft toric versus spherical contact lenses in myopes with low astigmatism. Int Contact Lens Clinic 1992; 19: 252-6 3. Cho PC, Woo GC. Vision of low astigmatism through thick and thin lathe cut soft contact lenses. Contact Lens Ant Eye. 2001; 24: 153-60 4. Richdale K, Berntsen DA, Mack CJ et al. Visual acuity with spherical and toric soft contact lenses in low-to moderate astigmatic eye. Optom Vis Sci 2007; 84: 969-975 Accademia Italiana Lenti a Contatto (AILAC) Aggiornamenti in Contattologia e Assemblea Nazionale Roma 16 settembre 2012 “Istituto Superiore di Stato E. De Amicis” Via Galvani 6 Info: T: 06.36306110; M: 3381765096; M: 3473052828 e-mail: [email protected] Società Optometrica Italiana (SOPTI) IX Congresso Nazionale Roma 30 settembre - 1 ottobre 2012 Centro Congressi Radisson Blu Via F. Turati 17 Info: T. 0542.012544 6 Maurizio Guida, Luigi Lupelli Università degli Studi Roma Tre, Facoltà di Scienze MM FF NN - Dipartimento di Fisica - Ottica e Optometria Sommario Lo scopo è di valutare se l’attrazione gravitazionale può avere qualche effetto sulla posizione preferenziale di alcune lac morbide toriche, considerando l’intervento di variabili geometriche. Sono stati selezionati tre soggetti: uno con astigmatismo lieve, uno con astigmatismo medio e uno con astigmatismo elevato. Ad ognuno sono state applicate quattro lenti a contatto morbide toriche caratterizzate da diversi sistemi di stabilizzazione e con potere sferico -1,50D e -6,00D. È stata misurata la direzione preferenziale assunta dalla lente con il capo tenuto in posizione convenzionale e non convenzionale. L’analisi dei risultati sembra affermare l’influenza della gravità con la posizione del capo reclinata di 45° e 90° con lenti provviste di stabilizzazione prismatica classica, denotando anche una stabilità lievemente maggiore con lenti dotate di potere sferico basso. Le lac a stabilizzazione prismatica modificata e quelle a stabilizzazione dinamica modificata a quattro zone hanno mostrato rotazioni relativamente modeste. Gli esami con la testa capovolta non hanno portato, invece, a variazioni significative dell’entità della rotazione con nessuna delle quattro lenti esaminate. In conclusione la rotazione delle lac caratterizzate da geometria prismatica convenzionale, in particolare se il potere sferico è elevato, può essere parzialmente influenzata dall’attrazione gravitazionale. PAROLE CHIAVE: astigmatismo oculare; lenti a contatto morbide toriche; rotazione delle lenti a contatto Ricevuto 30 gennaio 2012; accettato 9 marzo 2012. Introduzione Le lenti a contatto (lac) morbide toriche sono largamente impiegate per correggere l’ametropia astigmatica. Un recente sondaggio eseguito in tre Paesi europei, due in Nord America e uno rispettivamente in Asia e in Oceania, ha mostrato che nel primo decennio di questo secolo, l’applicazione di lac morbide toriche è cresciuta gradualmente e ora più del 35% delle lac morbide è a geometria torica1. Al crescere della domanda da parte dell’utente di utilizzare questo tipo di ausilio si è aggiunto un sensibile miglioramento della qualità del prodotto che oggi mette lo specialista nelle condizioni di affrontare ogni caso con molteplici alternative. L’applicazione di lac morbide toriche, iniziata nei 7 M. Guida, L. Lupelli / Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 5-13 primi anni ’702, ha incontrato sostanziali difficoltà nel suo sviluppo. Per molti anni la bassa riproducibilità della lente morbida torica e una geometria non ottimizzata3 hanno condizionato negativamente il suo utilizzo. Spesso la differenza tra parametro nominale e parametro reale si rivelava determinante dal punto di vista funzionale, in misura tale da far considerare allo specialista l’uso di lenti rigide il principale sistema correttivo a contatto di ametropie astigmatiche. Successivamente l’evoluzione tecnologica ha portato a superare anche questo problema in misura tale da poter affrontare con successo anche quei casi laddove l’aspettativa è particolarmente alta (astigmatismi di lieve entità) o assume particolare A RT IC OL O ROTAZIONE DELLE LENTI A CONTATTO MORBIDE TORICHE CON DIVERSE POSIZIONI DEL CAPO Rotazione delle lenti a contatto morbide toriche con diverse posizioni del capo Figura 1 Dinamica palpebrale. Le due palpebre hanno movimenti vettoriali diversi: la superiore assume un movimento verticale, mentre per quella inferiore il movimento è quasi orizzontale. Figura 2 Rotazione della lac sferica. Schematizzazione della rotazione (frecce in verde) della lac per effetto dei movimenti caratteristici delle due palpebre durante l’ammiccamento (frecce in rosso). In questo caso, trattandosi di un occhio destro, la rotazione assume una direzione antioraria. Nell’occhio sinistro la direzione è oraria. importanza la stabilità della lente (astigmatismi elevati). Normalmente una qualsiasi lac sferica assume, in situ, una dinamica che la porta ad avere una continua rotazione, risultato della peculiare dinamica NOME GENERE dell’ammiccamento (Figg. 1 e 2). È evidente che in una lente sferica l’effetto di tale rotazione non ha alcuna rilevanza da un punto di vista ottico poiché tutti i meridiani sono caratterizzati dallo stesso potere diottrico. Nell’applicazione di una lac morbida torica la rotazione della stessa deve necessariamente essere minimizzata, o idealmente annullata, al fine di far coincidere, in maniera costante, l’asse dell’astigmatismo della lente, con cilindro negativo, con il meridiano dell’occhio meno miope o più ipermetrope, e ottimizzare così la correzione. Alcuni fattori, sia fisiologici dell’individuo, che fisico-geometrici della lac, possono contribuire a generare o inibire la rotazione della lac in situ. I mezzi di stabilizzazione più utilizzati sono quelli indotti da variazioni di spessore della lac ottenute o tramite un prisma con base bassa o tramite un assottigliamento delle porzioni a ore 3 e a ore 9. Ma quanto l’attrazione gravitazionale influisca sulla stabilizzazione non è stato ancora ben definito. La letteratura sul tema appare contraddittoria. Prima del 1983 era sviluppata la convinzione che la stabilizzazione della lente dipendesse principalmente dalla posizione del centro di gravità. Tale convinzione venne messa in crisi dagli studi di Hanks4 , Hanks e Wiesbart5 e Killpartrick6. Recentemente, è stato parzialmente rivalutato l’effetto della gravità7-8. In questo studio ci si è posto l’obiettivo di valutare se l’attrazione gravitazionale può avere qualche effetto sulla posizione preferenziale di alcune lac morbide toriche considerando l’intervento di variabili geometriche. In prima analisi il mezzo di stabilizzazione e, in seconda analisi, il potere diottrico della lac. Materiali e metodi Sono stati selezionati tre soggetti facendo riferimento al loro astigmatismo corneale: uno con ETÀ (anni) COMPONENTE ASTIGMATICA DELL’AMETROPIA (D) ASTIGMATISMO CORNEALE (D) SM M 38 cil -1,50 ax 10° 1,25 MGG F 33 cil -3,25 ax 15° 3,50 ML M 47 cil -6,00 ax 180° 5,50 Tabella 1 Parametri oculari, anagrafici e di genere dei soggetti selezionati per la prova. 8 M. Guida, L. Lupelli / Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 5-13 A RT IC OL O Rotazione delle lenti a contatto morbide toriche con diverse posizioni del capo EXTREME TB PROCLEAR TORIC AIR OPTIX FOR ASTIGMATISM ACUVUE OASYS FOR ASTIGMATISM MATERIALE Hioxifilcon B Omafilcon A Lotrafilcon B Senofilcon A CONTENUTO H2O 49% 60% 33% 38% GRUPPO FDA I II I I COSTRUZIONE Tornitura Stampaggio Stampaggio Stampaggio STABILIZZAZIONE Prismatica Prismatica Prismatica modificata Dinamica modificata CooperVision Alcon-CibaVision Johnson & Johnson PRODUTTORE Filac Technology Tabella 2 Caratteristiche delle lac utilizzate per la sperimentazione. astigmatismo lieve, uno con astigmatismo medio ed uno con astigmatismo elevato (Tab. 1). Per la scelta delle lac si è tenuto conto di: •Metodo di stabilizzazione. Sono state utilizzate sia lenti con geometria prismatica che dinamica in considerazione del fatto che le prime hanno un centro di gravità più basso rispetto alle seconde e quindi potrebbero essere teoricamente maggiormente suscettibili di rotazione alle diverse posizioni del capo. •Posizione della superficie torica. Sono state usate solo lenti con toro posto sulla superficie posteriore (denominato anche toro interno). In considerazione del fatto che è stato dimostrato come una lac morbida torica con bassi poteri di miopia sia più stabile rispetto ad una con poteri più alti9, ogni tipo di lac è stata applicata con due valori sferici: uno basso (-1,50D) ed uno medioalto (-6,00D) . Nella scelta del potere cilindrico, si sono utilizzate lenti con potere cilindrico di -1,25D nel caso del paziente “SM” (basso astigmatismo) e lenti con potere cilindrico di -2,25 negli altri due soggetti. La scelta è stata condizionata dal programma di fornitura delle varie lac in esame e dalla necessità di uniformità del campione: non tutte le lenti erano disponibili con cilindri più alti (Tab. 2). Prima di procedere con i test si è tenuto conto dei criteri di applicazione tramite la valutazione della posizione e del movimento delle lac. La posizione 9 M. Guida, L. Lupelli / Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 5-13 centrata sulla cornea è considerata corretta, ma è considerato accettabile anche un lieve decentramento di 0,25-0,50 mm. Il movimento post-ammiccamento atteso con sguardo in posizione primaria viene considerato corretto se compreso tra 0,3 e 0,7 mm. L’escursione è influenzata anche dal modulo di elasticità e dallo spessore10. Solo il parametro visivo non è stato considerato per via delle condizioni inusuali definite dalla sperimentazione. Definizione delle modalità di controllo del posizionamento delle lenti Come descritto in precedenza sono state scelte quattro lenti, con due poteri diottrici, per ogni soggetto. Ad ognuno è stato fatto un esame della posizione della lac con il capo posto in quattro posizioni diverse: •Posizione eretta. Si è utilizzata la normale mentoniera usata nella comune pratica per i controlli alla lampada a fessura. Questa è la posizione assunta dalla lac che è stata considerata di riferimento per valutare le differenze dell’entità della rotazione nelle altre posizioni. Viene definita linea di riferimento quella nella direzione 90-270°. •Inclinazione di 45°. Sulla colonnina destra della mentoniera è stata applicata una staffa longitudinale in modo da permettere al paziente di adagiarvi il capo nella posizione obliqua desiderata. In questo caso viene definita linea di Rotazione delle lenti a contatto morbide toriche con diverse posizioni del capo (a) (b) Figure 3 Verifica della rotazione della lente. a) Paziente disteso sul fianco: capo in posizione di 90° rispetto alla posizione eretta di riferimento; b) Paziente disteso in posizione prona con la testa ruotata di 180° rispetto alla posizione eretta di riferimento. 10 M. Guida, L. Lupelli / Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 5-13 Per ogni controllo è stato registrato il posizionamento della lente. Al fine di minimizzare l’errore la procedura è stata eseguita due volte. Per poter mantenere la posizione al momento del controllo si sono evidentemente dovute utilizzare solo le “procedure fisiche convenzionali” per il controllo dell’entità della rotazione della lac. Non è stato ritenuto necessario ricorrere a periodi di “adattamento” e quindi far aspettare il paziente in posizione scomode poiché è dimostrato che la lente assume una sua posizione preferenziale entro un minuto7. La quantificazione della rotazione è stata eseguita tramite il sistema dell’assottigliamento del fascio luminoso della lampada a fessura. Tale fascio luminoso veniva ruotato in modo da assumere la medesima direzione del segno di riferimento principale delle lac (Fig. 4). L’entità della rotazione veniva registrata facendo uso della scala goniometrica dello strumento. Risultati Figura 4 Lampada a fessura. Il fascio luminoso assottigliato viene allineato ai segni di riferimento della lac. riferimento quella nella direzione 135-315°. •Reclinazione in posizione orizzontale. Si è usato un lettino da ambulatorio medico: il paziente è stato disteso sul fianco con un cuscino sotto il capo per poter mantenere il capo in linea con il busto e, soprattutto, in linea orizzontale a 90° dalla posizione eretta di riferimento (Fig. 3a). In questo caso viene definita linea di riferimento quella nella direzione 180-360°. •Testa capovolta, fronte in basso e mento in alto (rotazione di 180° rispetto alla posizione eretta). Eseguire i controlli in questa posizione è stato certamente la fase più complessa da attuare. L’ametrope, disteso in posizione prona, volge il capo verso il basso, oltre il lettino (Fig. 3b). Anche in questo caso, come nella posizione eretta, viene definita linea di riferimento quella nella direzione 90-270°. 11 M. Guida, L. Lupelli / Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 5-13 I risultati sono stati registrati in forma tabulare per ognuna delle quattro lenti in esame sia per quelle con basso potere (sf -1,50D) che per quelle con potere medio-alto (sf -6,00D) considerando le rotazioni per ogni singola lente nelle varie posizioni del capo (Fig. 5). Il risultato della rotazione è stato registrato indicando la differenza tra la rotazione media misurata nella posizione eretta (Fig. 6) e quella nelle altre tre posizioni del capo a 45°, 90° e 180°. Successivamente sono stati eseguiti dei confronti in coppia fra le varie lenti al fine di valutarne le differenze nelle entità delle rotazioni (Fig. 7). Discussione I portatori di lac morbide toriche sono potenzialmente soggetti a fluttuazioni visive causate, non solo dal decentramento della lac, come anche accade per le lac sferiche, ma anche per un possibile effetto dovuto alla rotazione e alla variabilità di tale rotazione della lente11-12. Successivamente questo concetto venne messo in discussione attribuendo all’effetto seme di melone il principale motivo di posizionamento della lac torica4. Contrariamente a questo, Wichterle13, nel brevetto in cui presentava il suo modello di lac morbida torica prismatica, affermava l’importanza della gravità al fine di un corretto posizionamento. In tempi relativamente recenti ci si è chiesti quanto la gravità possa condizionare la A RT IC OL O Rotazione delle lenti a contatto morbide toriche con diverse posizioni del capo Rotazione delle lenti a contatto morbide toriche con diverse posizioni del capo ROTAZIONI NELLA POSIZIONE ERETTA EXTREME TORIC 35,0 30,0 sfera -1,50 sfera -6,00 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 45° 90° 180° Posizione del capo rispetto alla posizione eretta Differenza entità rotazione (°) Differenza entità rotazione (°) a 35,0 sfera -1,50 30,0 sfera -6,00 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 Extreme toric Proclear toric Oasys for Astigmatism Air Optix for Astigmatism Lente a contatto provata Differenza entità rotazione (°) b Figura 6 Rotazioni assunte dalle lac con il capo in posizione eretta. PROCLEAR TORIC 35,0 sfera -1,50 30,0 sfera -6,00 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 45° 90° 180° Posizione del capo rispetto alla posizione eretta Differenza entità rotazione (°) c OASYS FOR ASTIGMATISM 35,0 sfera -1,50 30,0 sfera -6,00 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 45° 90° 180° Posizione del capo rispetto alla posizione eretta Differenza entità rotazione (°) d AIR OPTIX FOR ASTIGMATISM 35,0 30,0 sfera -1,50 sfera -6,00 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 45° 90° 180° Posizione del capo rispetto alla posizione eretta Figura 5 Confronto fra poteri. Differenza dell’entità della rotazione nelle posizioni del capo a 45°, 90°, 180° sia per il potere sferico -1,50 che -6,00 per a) la lente Extreme toric .b) Proclear toric c) Oasys for Astigmatism d) Air Optix for Astigmatism. stabilità delle lac, seppur in modo non prioritario, facendo riferimento al metodo di stabilizzazione utilizzato7. In tale ricerca è stata utilizzata una tecnica sofisticata, l’EMTS che permette di registrare ed elaborare immagini e video in sequenza con il paziente impegnato in diverse attività visive. Sono stati utilizzati due tipi di lac (uno a stabilizzazione prismatica e uno a stabilizzazione dinamica) senza però specificare ulteriori caratteristiche relative all’ametropia (entità dei poteri sferici e cilindrici). In virtù del fatto che anche la componente sferica può avere un suo ruolo al fine della stabilizzazione14, è stato approntato uno studio preliminare al fine di valutare altre variabili come il potere sferico ed altri sistemi di stabilizzazione. Più recentemente Young et al8 hanno valutato l’effetto dell’attrazione gravitazionale con quattro diverse geometrie di lac morbide toriche considerando il paziente sdraiato con la posizione della testa ruotata di 90° in confronto alla posizione eretta. In siffatta posizione le lac con stabilizzazione prismatica mostrano di ruotare maggiormente in confronto a lac con stabilizzazione dinamica a 4 zone. Nel presente studio, nella posizione col capo eretto la rotazione delle lenti appare rilevante, principalmente quando l’applicazione delle lac con cilindro -2,25 D viene eseguita sull’unica cornea con elevata toricità (astigmatismo di 6,00D). Infatti nel caso di applicazioni su cornee con bassa e media toricità e con lenti con toricità similare, la rotazione media è di 9°, ma se l’applicazione viene eseguita con lenti con toricità notevolmente diversa da quella della cornea, la rotazione media risulta essere superiore, cioè 14°. Per quel che riguarda la posizione eretta e le altre posizioni, va notato che quando il capo ruota di 180° le differenze appaiono di modesta entità 12 M. Guida, L. Lupelli / Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 5-13 A RT IC OL O Rotazione delle lenti a contatto morbide toriche con diverse posizioni del capo d AIR OPTIX-EXTREME 35,0 Air Optix for Astigmatism 30,0 Extreme toric 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 45° 90° Differenza entità rotazione (°) Differenza entità rotazione (°) a PROCLEAR-OASYS 35,0 Proclear toric 30,0 Oasys for Astigmatism 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 180° 45° Posizione del capo rispetto alla posizione eretta e AIR OPTIX-PROCLEAR Air Optix for Astigmatism 35,0 30,0 Proclear toric 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 45° 90° Differenza entità rotazione (°) Differenza entità rotazione (°) b 180° 35,0 Extreme toric 30,0 Oasys for Astigmatism 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 45° 30,0 Oasys for Astigmatism 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 45° 90° 180° Posizione del capo rispetto alla posizione eretta Differenza entità rotazione (°) Differenza entità rotazione (°) 35,0 Air Optix for Astigmatism 90° 180° Posizione del capo rispetto alla posizione eretta f AIR OPTIX-OASYS 180° EXTREME-OASYS Posizione del capo rispetto alla posizione eretta c 90° Posizione del capo rispetto alla posizione eretta EXTREME-PROCLEAR 35,0 Extreme toric 30,0 Proclear toric 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 45° 90° 180° Posizione del capo rispetto alla posizione eretta Figura 7 Confronti accoppiati. Confronti accoppiati tra i vari tipi di lac testat. a)Air Optix for Astigmatism-Extrem toric b) Air Optix for Astigmatism-Proclear toric c) Air Optix for Astigmatism-Oasys for Astigmatism d) Proclear toric-Oasys for Astigmatism e) Extrem toric- Oasys for Astigmatism f) Extrem toric- Proclear toric. con rotazione massima di 15° soltanto in un caso. Le rotazioni maggiori si sono rilevate con l’astigmatismo elevato come riscontrato con il capo in posizione eretta. Informazioni utili sono state registrate con il capo reclinato a 45° ed a 90°. Le lac a stabilizzazione prismatica modificata “Precision Balance 8/4” e quelle a stabilizzazione dinamica modificata a quattro zone subivano rotazioni relativamente modeste (rispettivamente 10° per la prima e 12° per la seconda). Con quest’ultima (Oasys for 13 M. Guida, L. Lupelli / Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 5-13 Astigmatism) le rotazioni avvengono sia a favore che contro l’attrazione gravitazionale. Con le lenti a stabilizzazione prismatica convenzionale (Extreme toric e Proclear toric) si è manifestata sempre una rotazione a favore dell’attrazione gravitazionale con incremento della rotazione all’aumentare dell’inclinazione del capo. Per tre lenti (Proclear toric, Oasys for Astigmatism e Air Optix for Astigmatism) la differenza di entità della rotazione aumenta maggiormente per poteri sferici elevati, mentre con la Extreme toric Rotazione delle lenti a contatto morbide toriche con diverse posizioni del capo le differenze sono consistenti anche con potere sferico più basso (intorno ai 17°). Viene ipotizzato che la maggiore rotazione delle lenti con la posizione del capo inclinato sia da attribuire ad una differenza tra l’attrazione gravitazionale che tende a un diverso equilibrio tra l’attrazione gravitazionale e l’effetto seme di melone. Infatti con la testa in posizione capovolta l’attrazione gravitazionale viene ostacolata dal principio seme di melone mentre ciò non accade nelle altre due posizioni. Per quanto riguarda le analisi a coppia delle lenti è evidente che se si confrontano le lenti a stabilizzazione prismatica (Extreme toric e Proclear toric) con quelle a stabilizzazione prismatica modificata (Air-Optix for Astigmatism), si mostra che quest’ultima ruota di meno in cinque posizioni su sei rispetto alla posizione eretta. Se si confronta la lente a stabilizzazione dinamica (Oasys for Astigmatism) con le lac a stabilizzazione prismatica convenzionale (Extreme toric e Proclear toric), si evidenzia che la prima assume una differenza di entità di rotazione rispetto alla posizione eretta minore in quattro posizioni su sei. Le due lenti prismatiche convenzionali (Extreme toric e Proclear toric) assumono differenze di entità di rotazione in media similari anche se diverse nelle varie posizioni del capo analizzate singolarmente. In conclusione le lenti con potere basso della componente sferica mostrano una maggiore stabilità, anche se non marcata, rispetto alle lenti con potere sferico più elevato. Nei limiti dell’esiguo numero di casi analizzato, le lac con metodi di stabilizzazione più evoluti come quella prismatica modificata “Precision Balance 8/4” e quella a stabilizzazione dinamica a quattro zone sono più stabili anche nelle posizioni inusuali del capo, rispetto a quelle che usano sistemi di stabilizzazione prismatica convenzionali. Tali risultati indicano anche che la metodologia abituale di valutazione della rotazione della lac torica morbida soltanto con il capo eretto può non essere predittiva della posizione che assume la lac. Conclusioni Negli ultimi anni l’uso di lac quale sistema di correzione si è ampiamente diffuso. Nel corso del tempo al crescere della domanda da parte dell’utente di utilizzare questo tipo di ausilio si è aggiunto un sensibile miglioramento della qualità del prodotto che oggi mette lo specialista nelle condizioni di affrontare ogni caso con una mol- teplicità di alternative. Normalmente una qualsiasi lac sferica assume in situ una dinamica che la porta ad avere una continua rotazione, risultato dell’ammiccamento. Nell’applicazione di una lac morbida torica la rotazione della lente deve necessariamente essere minimizzata al fine di far coincidere l’asse dell’astigmatismo della lente con quello dell’errore refrattivo dell’ametrope ed ottimizzare così la correzione. Vengono esaminati i meccanismi che influiscono sulla rotazione della lac in situ, analizzando i sistemi comunemente utilizzati per ottenere la sua stabilizzazione. Per valutare il posizionamento della lac nella pratica clinica vengono utilizzati vari sistemi di misura che fanno riferimento a metodi fisici ed a metodi ottici. Utilizzando esclusivamente metodi fisici come l’allineamento della proiezione della fessura con i segni di riferimento e l’analisi della rotazione su immagine fotografica digitale è stato eseguito uno studio preliminare su tre soggetti facendo riferimento al loro astigmatismo corneale (uno con astigmatismo basso, uno medio ed uno alto). Sono state applicate quattro lac con sistemi di stabilizzazione diversi e con potere -1,50D e -6,00D per ogni tipo di lente con lo scopo di valutare l’efficacia di tre mezzi di stabilizzazione ed in particolare l’effetto dell’attrazione gravitazionale con la posizione convenzionale e non convenzionale del capo. I risultati di tale studio sono stati riportati in forma tabulare riportando le variazioni delle entità di rotazione nelle posizioni inusuali rispetto alla entità di rotazione riscontrata con il capo in posizione eretta. L’analisi dei risultati sembra affermare l’influenza della gravità con la posizione del capo reclinata di 45° e 90° con lenti provviste di stabilizzazione prismatica, denotando anche una stabilità lievemente maggiore con lenti dotate di potere sferico basso. Gli esami con la testa capovolta non hanno portato, invece, a variazioni significative dell’entità della rotazione con nessuna delle quattro lenti esaminate. Larga parte di questo articolo è stata oggetto della tesi di laurea in Ottica e Optometria discussa da Maurizio Guida, relatore Luigi Lupelli, presso l’Università degli Studi Roma Tre. 14 M. Guida, L. Lupelli / Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 5-13 Bibliografia 1. Efron, N, Morgan PB, Helland M et al. Soft toric contact lens prescribing in different countries. Contact Lens Ant Eye 2011; 34: 36-38 2. Bowden TJ. Contact Lenses. The Story. Bower House Publications, Gravesend (UK), 2009: 340-1 3. Michaud L. Troubleshooting soft toric contact lens fitting. Clin Refract Optom, 2007; 18: 282-284 4. Hanks AJ. The watermelon seed principle. Contact Lens Forum, 1983; 8 (9): 31-35 5. Hanks AJ, Weisbarth RE. Troubleshooting soft toric contact lenses. ICLC, 1983; 10: 305-317 6. Killpartrick MR. Apples, space-time and the watermelon seed. Ophthalm Optician 1983; 23: 801-802 7. Zikos GA, Kang SS, Ciuffreda KJ et al. Rotational stability of toric soft contact lenses during natural viewing conditions. Optom Vis Sci, 2007; 84: 1039-1045 8. Young G, McIlraith R, Hunt C. Clinical Evaluation of Factors Affecting Soft Toric Lens Orientation Optom Vis Sci, 2009; 86, 1259-1266 9. Young G, Hunt C, Covey M. Clinical evaluation of factors influencing toric soft contact lens fit. Optom Vis Sci, 2002; 79, 11-19 10. Lupelli L, Fletcher R, Rossi A. Contattologia. Una Guida Clinica. Palermo, Medical Books, 1998: 189-275 11. Remon L, Tornel M, Furlan WD. Visual acuity in myopic astigmatism: influence of cylinder axis. Optom Vis Sci 2006; 83: 311-5 12. Guo HQ, Atchinson DA. Subjective blur limits for cylinder. Optom Vis Sci 2010; 87; 549-59 13. Wictherle O. Brevetto Numero 4874234. 1989; Oct, 17 14. Young G. Toric lenses, gravity and other forces. Contact Lens Spectrum, 2005; 22 (1): 39-40 Abstract The purpose of the study is to verify if the force of gravity can have any effect on the preferential position assumed by the four different design soft toric contact lenses (cl) when fitted on the eye. The lenses were fitted to three subjects with different degrees of ocular and corneal astigmatism. The cl type fitted were of two different powers: -1.50 DS and -6.00 DS. The position of cl lens markings was measured with the head in a conventional erected position and in three non conventional positions. The results show that a higher amount of lens rotation is present when the head is leaned between 45 and 90° especially in lenses with a conventional ballast prism stabilization design and higher spherical power. The lenses with modified ballast prism stabilization or modified dynamic stabilization show a slight rotation in an erected head position. When the head is completely reversed the variations of lens rotation is not clinically significant for all lens types. In conclusion the rotation of conventional ballast prism design lenses can be partially influenced by the force of gravity especially in higher spherical power. Key words Autore Corrispondente: Luigi Lupelli Email: [email protected] 15 M. Guida, L. Lupelli / Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 5-13 Ocular astigmatism; soft toric contact lenses; contact lens rotation A RT IC OL O Rotazione delle lenti a contatto morbide toriche con diverse posizioni del capo RASSEGNA SUI METODI PER LA MISURA DELLA ROTAZIONE DELLE LENTI A CONTATTO MORBIDE TORICHE Maurizio Guida, Luigi Lupelli Università degli Studi Roma Tre, Facoltà di Scienze MM FF NN - Dipartimento di Fisica - Ottica e Optometria Sommario Al fine di ottenere una elevata performance visiva nella correzione delle ametropie astigmatiche con lenti a contatto (lac) morbide toriche è indispensabile che l’asse del cilindro negativo di queste ultime coincida con il meridiano meno rifrangente dell’occhio. Per verificare questo e per quantificare un’eventuale rotazione che caratterizza la lac morbida torica applicata ci si può avvalere di diverse tecniche. Il metodo della stima soggettiva eseguita durante l’esame biomicroscopico senza accessori particolari, ha il vantaggio di una esecuzione rapida ma la possibilità di errore, specialmente se l’esperienza con tale metodo è limitata, è, relativamente, più elevata in confronto a tutti gli altri metodi. La proiezione di una sottile fessura di luce con la lampada a fessura, in modo da renderla parallelo a uno o più segni di riferimento della lac applicata, appare un adeguato compromesso poiché tale tecnica è relativamente rapida e permette di ottenere risultati precisi. Anche ai metodi ottici va riconosciuta una notevole precisione nel predire la direzione dell’asse della lac torica, comunque, poiché i tempi di gestione delle procedure paiono essere più lunghi, può essere considerata la loro utilizzazione in singoli casi dove con i metodi fisici, per qualsiasi ragione, non si ottengano dei risultati soddisfacenti. PAROLE CHIAVE: astigmatismo oculare; lenti a contatto morbide toriche; misura della rotazione delle lenti a contatto Ricevuto 30 gennaio 2012; accettato 9 marzo 2012. Introduzione Negli ultimi anni l’uso di lac morbide toriche quale sistema di correzione delle ametropie astigmatiche si è ampiamente diffuso1. Al crescere della domanda da parte dell’utente di utilizzare questo tipo di ausilio si è aggiunto un sensibile miglioramento della qualità del prodotto che oggi mette lo specialista nelle condizioni di affrontare ogni caso con molteplici alternative. Qualsiasi lac sferica applicata assume una dinamica che la porta ad avere una continua rotazione, risultato di più fattori tra i quali l’ammiccamento assume un peculiare rilievo. È evidente che in una lente sferica l’effetto di tale rotazione non ha alcuna rilevanza da un punto di vista ottico poiché tutti i meridiani sono caratterizzati dallo stesso potere diottrico. Nell’applicazione di una lac morbida torica la rotazione della stessa deve necessariamente essere minimizzata al fine di far coincidere l’asse della componente cilindrica della lente con quello dell’errore refrattivo dell’ametrope. In questo lavoro ci si pone l’obiettivo di esaminare e comparare le procedure utilizzate per misurare la rotazione della lente. Sistemi per la valutazione della rotazione della lente a contatto in situ Per la determinazione dell’entità della rotazione “in situ” della lac ci si può avvalere di tre principali tipi di metodiche: •procedure fisiche •stima soggettiva •procedure ottiche Qualunque sia il metodo utilizzato si deve tenere conto del fatto che la lente può assumere posizioni diverse sia variando la posizione di sguardo, che mantenendo la medesima. È bene quindi effettua- 16 M. Guida, L. Lupelli / Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 14-20 (a) Figura 1 Segni di riferimento. Alcuni esempi di segni di riferimento in lac morbide toriche. re diverse verifiche in diverse posizioni di sguardo ed in posizione primaria sollecitando il movimento della lente con la pressione di un dito dal basso per sollevarla verso l’alto (“test di spinta” o “push-up”), annotando i diversi risultati2. È stato trovato che nel 95% dei casi si ha una rotazione entro gli 8° dell’asse del cilindro correttore3. Diversi studi dimostrano la presenza di una rotazione dei diversi tipi di lenti2;4 ma, indipendentemente da questo, una rotazione di 8° è spesso sufficiente a indurre un ulteriore errore rifrattivo con evidenti effetti di deterioramento dell’acuità visiva. (b) Procedure fisiche Per porre in atto tali procedure è essenziale, come molto spesso accade, che sulla superficie della lac siano presenti dei segni di riferimento, detti anche punti di repere, atti a permettere all’operatore di valutare sia la posizione preferenziale assunta dalla lente che la sua stabilità. Hanno l’aspetto di piccoli punti o linee e possono essere singoli o a triplette. Facendo riferimento al quadrante dell’orologio questi segni possono trovarsi ad ore 6, ad ore 3–9 oppure sia ad ore 3-6-9 (Fig. 1). Sono impressi sulla superficie esterna della lac e non hanno la funzione d’indicare la direzione dell’asse dell’astigmatismo ma rappresentano soltanto un elemento di visualizzazione. L’osservazione della rotazione avviene tramite l’uso di una lampada a fessura. È necessario porre attenzione affinché l’angolo formato dal sistema illuminante e il biomicroscopio sia uguale a 0°. In sostanza il sistema illuminante deve trovarsi a metà tra i due oculari del microscopio. La procedura richiede sem- 17 M. Guida, L. Lupelli / Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 14-20 Figura 2 Metodo della fessura. Il fascio luminoso proveniente dal sistema illuminante della lampada a fessura viene assottigliato e successivamente allineato con il segno di riferimento posto nella porzione inferiore della lac (Fig. 2a) o con quelli posti approssimativamente nelle porzioni laterali della lac (Fig. 2b). plicemente che si assottigli il fascio illuminante e lo si ruoti in modo da sovrapporlo al segno di riferimento che può essere posto nella porzione inferiore della lac (Fig. 2a) o a quelli posti approssimativamente nelle porzioni laterali della lac (Fig. 2b). La quantificazione dello rotazione può essere eseguita in diversi modi: Goniometro del sistema illuminante Qualora il sistema illuminante ne sia provvisto, si può leggere il valore dell’inclinazione del fascio di A RT IC OL O Rassegna sui metodi per la misura della rotazione delle lenti a contatto morbide toriche Rassegna sui metodi per la misura della rotazione delle lenti a contatto morbide toriche Figura 4 Determinazione dell’orientamento del segno di riferimento di una lente morbida torica tramite vetro con marcatura lineare e montatura di prova. (a) Figura 3 Modello di lampada a fessura dotata di scala goniometrica per la quantificazione della rotazione della fessura. luce su di un goniometro posto sotto il piano dei filtri (Fig. 3). Montatura di prova Un metodo piuttosto semplice prevede che il paziente, che indossa la lac torica, indossi anche la montatura di prova durante l’esame biomicroscopico. Nella montatura di prova viene inserito un vetro di prova attraversato, per l’intero diametro, da una linea (Fig. 4). Spesso nelle cassette di prova delle lenti oftalmiche è disponibile, tra le lenti accessorie, un vetro con due linee incrociate. Anche tale accessorio può essere utile a questo scopo. Come accade per le usuali lenti cilindriche di prova è possibile ruotare il vetro con linea fino ad allinearlo con i segni di riferimento. Il valore angolare della rotazione della lac viene poi letto sulla scala goniometrica della montatura di prova. Oculare con scala goniometrica Un oculare con reticolo con linee di riferimento ad orientamento radiale (Fig. 5 a-b) può essere usato per valutare le rotazioni sia in modo statico (sguardo in posizione primaria) che in modo dinamico, al variare della posizione di sguardo e/o susseguen- (b) Figura 5 Oculare con reticolo con scala angolare. a) schema dell’oculare: 1. reticolo; 2) scala lineare; 3) scala angolare; 4) visione frontale; 5) sfera per la taratura; 6) alloggiamento dell’oculare (Zeiss); b) Visualizzazione del reticolo (CSO) durante l’esame con lampada a fessura. temente all’ammiccamento4. Il posizionamento dei segni di riferimento presenti sulla lente può essere quantificato per mezzo delle linee presenti sul reticolo, posto nell'oculare. È rilevante, ma ciò è vero per l’intero arco delle procedure fisiche, che il quadrante 18 M. Guida, L. Lupelli / Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 14-20 (a) (c) (b) Figura 6 Software dedicati alla determinazione dei poteri e dell’asse di lenti a contatto toriche morbide. a) Eyetool; b) Vctoric CibaVision; c) Toric Rx calculator CooperVision. di misura del reticolo sia centrato rispetto alla lac e non rispetto al diametro dell’iride visibile. Occasionalmente è stato riportato il posizionamento del reticolo sull'obiettivo2. Stima soggettiva Un metodo estremamente rapido è quello della valutazione soggettiva della presunta rotazione rispetto ad un ipotetico meridiano verticale lungo la linea 90-270°, oppure a un ipotetico meridiano orizzontale lungo una linea 0-180°. Qualche operatore utilizza come ausilio la “proiezione ideale”, sulla superficie della lente applicata, del quadrante dell’orologio, ricordando che tra una linea delle ore e l’altra vi è un intervallo di 30°. Tale metodo, per quanto grossolano, è quello probabilmente più comunemente usato5. Nel caso venga applicata una lente a contatto con i segni di riferimento “a tripletta” (Fig. 1), il costruttore, generalmente, fornisce indicazioni, in valore angolare, circa gli intervalli tra un segno e l’altro (usualmente 15° o 30°). Se, ad esempio, una tripletta intervallata 19 M. Guida, L. Lupelli / Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 14-20 di 15° è posta ad ore 6 e viene osservata in posizione esattamente verticale (sulla linea 90-270°) il riferimento più a sinistra, ciò significa che la rotazione antioraria è di 15°. Secondo Snyder e Daum6 il metodo della stima soggettiva comporta un errore variabile da 1° a 11°. L’entità dell’errore non dipende dal tipo di segno di riferimento che caratterizza la lac ma dalle capacità dell’esaminatore. L’errore è tanto maggiore quanto più lontano è il segno di riferimento in confronto alla posizione ideale. Ciò significa che il metodo risulta soddisfacente, per usi clinici, se la rotazione che caratterizza la lac non è elevata. Procedure ottiche Sono procedure in grado di elaborare i dati ricavati da addizioni sovrarefrattive. Esse si basano sulla determinazione del residuo refrattivo dovuto ad un disallineamento tra l’asse della lac e iI meridiano oculare con potere minore. I parametri della lac da ordinare possono essere elaborati con procedure diverse. A RT IC OL O Rassegna sui metodi per la misura della rotazione delle lenti a contatto morbide toriche Rassegna sui metodi per la misura della rotazione delle lenti a contatto morbide toriche Frontifocomentro Si procede nel seguente modo7: 1.viene posta in una montatura di prova sia la lente cilindrica col potere e l’asse corrispondente a quella della lac provata, sia la lente cilindrica con il potere e l’asse della sovrarefrazione. In questa fase non viene considerata la componente sferica; 2.viene misurato il potere complessivo tramite un frontifocometro; 3.si sommano i poteri sferici della lac di prova, della sovrarefrazione e della lettura finale al frontifocometro; 4.al potere sferico appena ricavato viene combinato quello cilindrico e l’orientamento dell’asse misurati al frontifocometro. Tabelle Apposite tabelle sono state elaborate per aiutare lo specialista ad avere una rapida quantificazione dell’astigmatismo indotto dal disallineamento della lac di prova. Ad esempio avendo con i seguenti dati: •ametropia del paziente: sf 0,00 cil – 3,00 ax 180°; •lac: sf 0,00 cil – 3,00 ax 180° •sovrarefrazione: sf + 0,50 cil – 1,00 ax 40° È possibile consultare la tabella 1 che permette di riconoscere che il disallineamento dell’asse è di circa 10°. Software dedicato Specifici software sono stati elaborati a proposito (ad esempio vedi Madesani e Calossi, 1993 e Calossi, 2000)8-9. Questi programmi elaborano i parametri ottici della lac da ordinare dopo aver inserito i poteri della lac di prova, i valori di sovrarefrazione e la distanza apice corneale lente occhiale. Tutto ciò è analogo a quanto viene fatto con procedure non informatiche ma, in tal caso il vantaggio riguarda soprattutto una rapidità di calcolo notevolmente superiore. Tali programmi sono messi a disposizione degli applicatori da alcune aziende produttrici di lac. In tal caso, spesso, i dati elaborati tengono conto anche del DISALLINEAMENTO CILINDRO -1,00D CILINDRO -2,00D CILINDRO -3,00D 5° Sf +0,09 Cil -0,17 asse 42,5° Sf +0,17 Cil -0,35 asse 42,5° Sf +0,26 Cil -0,52 asse 42,5° 10° Sf +0,17 Cil -0,35 asse 40,0° Sf +0,35 Cil -0,69 asse 40,0° Sf +0,52 Cil -1,04 asse 40,0° 15° Sf +0,26 Cil -0,52 asse 37,5° Sf +0,52 Cil -1,04 asse 37,5° Sf +0,78 Cil -1,55 asse 37,5° 20° Sf +0,34 Cil -0,68 asse 35,0° Sf +0,68 Cil -1,37 asse 35,0° Sf +1,03 Cil -2,05 asse 35,0° 25° Sf +0,42 Cil -0,85 asse 32,5° Sf +0,85 Cil -1,69 asse 32,5° Sf +1,27 Cil -2,54 asse 32,5° 30° Sf +0,50 Cil -1,00 asse 30,0° Sf +1,00 Cil -2,00 asse 30,0° Sf +1,50 Cil -3,00 asse 30,0° 35° Sf +0,57 Cil -1,15 asse 27,5° Sf +1,15 Cil -2,29 asse 27,5° Sf +1,72 Cil -3,44 asse 27,5° 40° Sf +0,64 Cil -1,29 asse 25,0° Sf +1,29 Cil -2,57 asse 25,0° Sf +1,93 Cil -3,86 asse 25,0° 45° Sf +0,71 Cil -1,41 asse 22,5° Sf +1,41 Cil -2,83 asse 22,5° Sf +2,12 Cil -4,24 asse 22,5° 50° Sf +0,77 Cil -1,53 asse 20,0° Sf +1,53 Cil -3,06 asse 20,0° Sf +2,30 Cil -4,60 asse 20,0° 55° Sf +0,82 Cil -1,64 asse 17,5° Sf +1,64 Cil -3,28 asse 17,5° Sf +2,46 Cil -4,91 asse 17,5° 60° Sf +0,87 Cil -1,73 asse 15,0° Sf +1,73 Cil -3,46 asse 15,0° Sf +2,60 Cil -5,20 asse 15,0° 65° Sf +0,91 Cil -1,81 asse 12,5° Sf +1,81 Cil -3,63 asse 12,5° Sf +2,72 Cil -5,44 asse 12,5° 70° Sf +0,94 Cil -1,88 asse 10,0° Sf +1,88 Cil -3,76 asse 10,0° Sf +2,82 Cil -5,64 asse 10,0° 75° Sf +0,97 Cil -1,93 asse 7,5° Sf +1,93 Cil -3,86 asse 7,5° Sf +2,90 Cil -5,80 asse 7,5° 80° Sf +0,98 Cil -1,97 asse 5,0° Sf +1,97 Cil -3,94 asse 5,0° Sf +2,95 Cil -5,91 asse 5,0° 85° Sf +1,00 Cil 1,99 asse 2,5° Sf +1,99 Cil -3,98 asse 2,5° Sf +2,99 Cil -5,98 asse 2,5° 90° Sf +1,00 Cil -2,00 asse 180° Sf +2,00 Cil -4,00 asse 180° Sf +3,00 Cil -6,00 asse 180° Tabella 1 Tavola per la quantificazione della rotazione. Esempio di una tabella che prevede poteri cilindrici di -1,00, -2,00 e -3,00 D. 20 M. Guida, L. Lupelli / Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 14-20 programma di fornitura delle specifiche lac che, ad esempio, possono avere una disponibilità di cilindri con intervalli nell’asse di 10° o nel potere di 0,50D. Altra opzione di questi programmi è quella di elaborare la lente definitiva specificando solo l’entità dell’eventuale rotazione. In questo caso i vantaggi in termini di tempo diminuiscono poiché si tratta di un calcolo elementare da poter essere eseguito grazie alla regola “OA-AS”, acronimo di OrarioAggiungiAntiorarioSottrai (ad esempio per una lente con sf -1,00 cil -1,00 ax 20° che ruota di 10° in senso orario bisogna aggiungere 10° all’asse del cilindro correttore ordinando una lente con sf -1,00 cil -1,00 ax 30°). Cilindri crociati Spesso è indicato come una soluzione estremamente precisa10. È una procedura sovrarefrattiva che necessita di occhiali di prova dotati di alloggiamenti anteriori ruotabili con l’apposita manopola e di alloggiamenti posteriori, invece, fissi (Fig. 7). Una volta applicata la lac torica morbida (con parametri presunti corretti), si procede come segue: Sovrarefrazione sferica. Anche se una sovrarefrazione sferica dovrebbe essere uguale a zero, è sempre bene verificare che non ci siano errori (dovuti ad esempio al calcolo del potere al vertice): questo potrebbe rendere il test con i cilindri crociati (CC) meno affidabile. Posizionamento delle lenti cilindriche. Porre negli alloggiamenti posteriori la lente cilindrica negativa corrispondente alla prescrizione per occhiali. Porre negli alloggiamenti esterni la eventuale lente risultante dalla sovrarefrazione sferica e la lente cilindrica di stesso potere ma di segno opposto a quella inserita nella ghiera posteriore; ovviamente anche l’asse sarà il medesimo. Verifica dell’asse del cilindro correttore. Prima di procedere con la verifica merita di essere sottolineato che il cilindro posto posteriormente correggerà l’astigmatismo rifrattivo, mentre quello posto anteriormente andrà a correggere l’astigmatismo indotto dal cilindro della lac. È proprio sul cilindro posto sulla ghiera anteriore ruotabile che verrà eseguito il test. Se il cilindro della lac è ben posizionato i CC indicheranno una condizione di equilibrio; in caso contrario verrà ruotato il cilindro esterno come da indicazioni relative. Quando questo avrà l’asse sovrapposto a quello del cilindro della lac, l’esame con i CC fornirà come risultato una condizione di equilibrio. In questo momento la griglia stampata sull’occhiale di prova indica la posizione del cilindro posto esternamente e, quindi, la posizione del cilindro della lac. In caso di rotazione applicare una lente con compensazione dell’asse utilizzando la già citata regola OA-AS. 21 M. Guida, L. Lupelli / Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 14-20 Figura 7 Occhiali di prova con a) alloggiamento fisso per lenti; b) ghiera ruotabile tramite il pomello C. Di seguito viene proposto un esempio numerico. Supponendo di avere il seguente caso: oCorrezione su occhiale: sf – 1,00 cil -1,25 asse 170°. oLac morbida torica applicata: sf– 1,00 cil -1,25 asse 170°. Viene posta nella ghiera posteriore della montatura di prova: lente cilindrica – 1,25 asse 170°. Viene posta nella ghiera anteriore della montatura di prova: lente cilindrica + 1,25 asse 170°. •1a prova: o Posizione del cilindro positivo: 170°. o Esecuzione del test: manico dei CC a 170°. o Risposta: maggiore nitidezza delle mire con l’asse del positivo a 125°. oIndicazioni derivate: il cilindro positivo sull’occhiale di prova deve essere ruotato in senso orario (ad esempio di 20°). •2a prova: o Posizione del cilindro positivo: 150°. o Esecuzione del test: manico dei CC a 150°. o Risposta: maggiore nitidezza delle mire con l’asse del positivo a 15°. oIndicazioni derivate: il cilindro positivo sull’occhiale di prova deve essere ruotato in senso antiorario (in tal caso tra 150° e 170°). •3a prova: o Posizione del cilindro positivo: 160°. o Esecuzione del test: manico dei CC a 160°. o Risposta: maggiore nitidezza delle mire con l’asse del positivo a 115°. oIndicazioni derivate: il cilindro positivo sull’occhiale di prova deve essere ruotato in senso orario (in tal caso tra 150° e 160°). •4a prova: o Posizione del cilindro positivo: 155°. o Esecuzione del test: manico dei CC a 155°. o Risposta: le mire sono sfuocate in egual misura. A RT IC OL O Rassegna sui metodi per la misura della rotazione delle lenti a contatto morbide toriche Rassegna sui metodi per la misura della rotazione delle lenti a contatto morbide toriche oIndicazioni derivate: il cilindro della lac è posizionato a 155° anziché 170°. •La lac morbida torica da ordinare dovrà avere le seguenti caratteristiche: o sf -1,00 cil -1,25 asse 5°. La regola OA/AS suggerisce infatti di aggiungere 15° all’asse della prescrizione (rotazione di 15° in senso orario): 170°+15°=185° Ò 5°. Un limite di questa procedura è costituito dal fatto che è inapplicabile nel caso, sempre meno frequente, di prova con lenti di set aventi potere cilindrico nullo, fornite cioè solo di sistema di bilanciamento. Conclusioni Il significativo progresso tecnologico degli ultimi anni ha portato le industrie alla realizzazione di lac morbide toriche con geometrie sofisticate al fine di ottenere un rendimento visivo adeguato e con materiali che favoriscono sia un comfort elevato che un apporto di ossigeno alla cornea simile a quello che viene ottenuto con lac sferiche. Tra i compiti specifici dell’applicatore vi è quello di valutare quale sia la posizione preferenziale che assume la lac applicata ed eventualmente di misurare la rotazione della stessa rispetto ad una posizione di riferimento. Una valutazione e misurazione della rotazione può essere eseguita con procedure fisiche, con metodi di stima soggettiva, ma anche con procedure ottiche sovrarefrattive. Sebbene vada riconosciuta la praticità e la rapidità dei metodi di stima soggettiva va considerato che la possibilità di errore è più elevata. La diffusione della pratica di proiettare un sottile fascio di luce con la lampada a fessura, in modo da renderlo parallelo a uno o più segni di riferimento della lac applicata appare un adeguato compromesso poiché tale tecnica è relativamente rapida e permette di ottenere risultati precisi per scopi clinici. Anche ai metodi ottici va riconosciuta una notevole precisione nel predire la direzione dell’asse della lac torica, comunque, poiché i tempi di gestione delle procedure paiono essere più elevati, specialmente con operatori poco esperti, può essere considerata la loro utilizzazione in singoli casi dove con i metodi fisici, per qualsiasi ragione, non si ottengano dei risultati soddisfacenti. In generale la confidenza con tali metodiche pone in condizione l’applicatore di ottimizzare il potere refrattivo delle lac toriche morbide per la correzione delle ametropie astigmatiche, ponendolo in condizione di risolvere, in maniera ottimale, i problemi visivi dei potenziali portatori di lenti a contatto toriche. Bibliografia 1. Efron, N, Morgan PB, Helland M et al. Soft toric contact lens prescribing in different countries. Contact Lens Ant Eye 2011; 34: 36-38 2. Myers RI, Castellano C, Becherer PD, Walter DE (1989) Lens rotation and spherocylindrical over-refraction as predictor for soft toric lens evaluation. Optom Vis Sci, 66, 573-578 3. Quinn TG. Maximize toric lens success. Optom Manag, 2007; 42(10): 77-80 4. Zikos G A, Kang S S, Ciuffreda K J, Selenow A, Ali S, Spencer W, Robilotto R, Lee M. Rotational stability of toric soft contact lenses during natural viewing conditions. Optom Vis Sci 2007; 84: 10391045 5. Quinn TG. Choosing between soft torics and RGP’s. Contact Lens Spectrum, 1995; 10 (3), 15 6. Snyder C, Daum KD. Rotational position of toric soft contact lenses on the eye: clinical judgements. ICLC 1989; 16: 146-151 7. Lupelli L, Fletcher RL, Rossi A. Contattologia. Una Guida Clinica. Palermo, Medical Books, 1998: 189-275 8. Madesani A, Calossi A. Evaluating toric contact lens rotation on the eye: a new computer approach. Contact Lens J 1993; 21, 6-8 9. Calossi A .Sovrarefrazione e calcolo vettoriale. Lac 2000; 2 (1), 13-16 10. Dain SJ. Overrefraction and axis mislocation of toric lenses. ICLC, 1979; 6, 57-61 Autore Corrispondente: Luigi Lupelli Email: [email protected] Abstract One of the aims in fitting a soft toric contact lens in case of ocular astigmatism is to obtain a high visual performance by positioning the axis of negative cylinder in the same direction as the lowest power ocular meridian. Several aids and procedures are available to assist the cl practitioner in determining the amount of toric soft cl rotation on the eye. The method of guesstimation by slit lamp with no auxiliary aids has the advantage of rapidity but it is less accurate, especially in the hands of non experienced cl practitioners. An adequate method is that of the narrow beam of a slit lamp which can be aligned with markings on the cl. This procedure is fast, precise and appropriate for clinical purposes. The optical methods are also precise but not so quick as the method mentioned above. Therefore the knowledge of these techniques is necessary because they can be a valid alternative in cases where the visual performance is not as good as it should be when physical procedure is utilized. Key words Ocular astigmatism; soft toric contact lenses; measurement of contact lens rotation 22 M. Guida, L. Lupelli / Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 14-20 A RT IC OL O A CHE ORA RUOTA LA LENTE? Fabio Casalboni Istituto Regionale di Studi Ottici e Optometrici Ricevuto 9 gennaio 2012; accettato 9 marzo 2012. LARS… Left Add Right Subtract! Non è certo difficile ricordare il significato di questo acronimo per usarlo quando dobbiamo compensare la rotazione delle lenti morbide toriche. Ma l’orologio e l’italianissimo modo di indicare l’ora, ci può rendere le cose ancora più semplici! Per fare questo dobbiamo assimilare la tacca di riferimento della lente alla lancetta delle ore, osservare a che ora essa si posiziona e calcolare l’eventuale compensazione. Immaginiamo di dover applicare una lente ad asse 180 e di utilizzare una torica giornaliera in cui sono disponibili anche gli assi di ± 20° (ossia 160 e 20). Qualora la tacca assumesse una posizione del tipo “6 meno (-) 20” (Fig. 1), il termine “meno” ci darebbe direttamente l’indicazione di come calcolare l’asse della lente compensata, che risulterebbe pertanto: dovremo assumere asse 0 (corrispondente a 180) Esempio pratico (Fig. 2): Figura 2 Lac ruotata in posizione “6 e 20”. - - - - - Figura 1 Lac ruotata in posizione “6 meno 20”. Esempio pratico (rif. Fig. 1): - esigenza correttiva sf-2,00 cil -1,50 ax 180 - Lac applicata sf-2,00 cil -1,50 ax 180 - Rotazione “6 meno 20” - Calcolo dell’asse 180 – 20 = 160 - Lac compensata sf-2,00 cil -1,50 ax 160 Se al contrario, la tacca assumesse la posizione “6 e (+) 20” (Fig. 2) la lente successiva andrebbe ordinata sommario 20 gradi all’asse. In tal caso però 23 F. Casalboni/ Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 21-22 esigenza correttiva Lac applicata Rotazione “6 e (+) 20” Calcolo dell’asse Lac compensata sf-2,00 cil -1,50 ax 180 sf-2,00 cil -1,50 ax 180 0 (180) +20 = 20 sf-2,00 cil -1,50 ax 20 Qualora applicassimo lenti a più ampia disponibilità di assi (quindicinali, mensili, o di ricettazione) avremmo bisogno di una maggiore precisione di calcolo. Come rendere il metodo più preciso? Sarà sufficiente misurare l’angolo di rotazione della lente, avvalendoci dell’inclinazione della fessura (Fig. 3) o dell’oculare goniometrico del biomicroscopio, per poi sommarlo all’asse quando la tacca va oltre le 6 (6 e…) o sottrarlo quando si posiziona prima delle 6 (6 meno...). Supponiamo di aver applicato una lente sf +2,50 cil -1,75 ax 140 e di aver osservato un posizionamento della tacca di riferimento prima delle ore 6 (6 meno…). Come procedere per determinare la lente compensata? - Utilizzando l’inclinazione della fessura si misura la rotazione, ad esempio di 10° - Si calcola il nuovo asse 140 - 10 (6 e meno) = 130° - La lente compensata da ordinare risulterà +2,50 cil -1,75 ax 130. A che ora ruota la lente? Figura 3 Misura dell’angolo di rotazione. Figura 4 Riferimenti “Ore3” / ”Ore9”.. E se utilizzassimo delle lenti a contatto con tacche di riferimento orizzontali? Possiamo tranquillamente utilizzare il metodo: (fig. 4): sarà sufficiente riferirci la posizione delle tacche ad “ore 3” oppure “ore 9” ed il gioco è fatto. Provare per credere! 24 F. Casalboni/ Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 21-22 Alessandro Fossetti Istituto Regionale di Studi Ottici e Optometrici La correzione dell'astigmatismo mediante lenti a contatto riguarda un gran numero di persone, si calcola infatti che il 25% della popolazione ametrope abbia un astigmatismo di almeno 1.00D e che poco meno della metà dei portatori di lenti a contatto presentino valori di astigmatismo uguale o superiore a 0.75D1. Il valore di 0.75D sembra essere un valore di frontiera poiché più ricercatori concordano col ritenerlo il valore minimo per il quale la correzione torica è più efficace di quella sferica e dunque il valore dal quale bisogna iniziare a correggere con lenti toriche1,2,3. A dispetto di queste percentuali la diffusione delle lenti morbide toriche tra i portatori di lenti a contatto risulta essere ancora bassa in molti paesi tra i quali anche l'Italia. Se prendiamo ad esempio la Gran Bretagna, dove le ricerche sulla diffusione delle lac sono frequenti, troviamo che la percentuale delle lenti toriche sul totale delle lenti a contatto morbide applicate era del 9% nel 19914, del 15% tra il 1996 e il 19995, e ha superato il 20% tra il 2003 e il 20056,7. Più o meno nello stesso periodo, cioè nel 2005, la percentuale delle lac morbide toriche in Italia era valutata essere del 15%8. Ci sono dunque ampi margini per un incremento della diffusione delle lenti a contatto morbide toriche, anche grazie al fatto che oggi la disponibilità di questa tipologia di lenti, per quanto riguarda la gamma dei poteri, è diventata assai ampia, sia per alcuni dei materiali idrogel che per i relativamente recenti materiali in silicone idrogel. La maggiore disponibilità di poteri cilindrici e di assi da 0° a 180°, spesso con passi di 10°, e l’ampliamento della gamma dei poteri sferici rende possibile oggi l'applicazione in un gran numero di soggetti con ametropie astigmatiche. Naturalmente l'efficacia della correzione astigmatica non dipende solo dalla giusta potenza della sfera e del cilindro ma anche dall'orientamento della lente: il fatto che la lente ruoti costituisce o può costituire un problema a volte di difficile soluzione e dunque una limitazione per l'applicazione. Per dare un’idea dell’importanza della rotazione della lente ai fini del risultato visivo si pensi che una rotazione di 30° porta ad un'astigmatismo indotto residuo pari al potere del cilindro della lente9; cioè se ho una 25 A. Fossetti/ Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 23-27 lente con un astigmatismo di 1.75D che ruota di 30° avrò un cilindro indotto residuo pari a 1.75D. Dal punto di vista dell’AV e del comfort in attività che richiedano un impegno ed una attenzione visiva significativa, perfino una rotazione minore può essere disturbante: ad esempio una rotazione di 10° porta ad un cilindro indotto residuo di un terzo del cilindro della lente. Se prendiamo ancora la stessa lente di 1.75D di cilindro, una rotazione di 10° porterà ad un astigmatismo indotto pari a poco più di mezza diottria, 0.58D, che potrebbe non essere affatto trascurabile. Si capisce allora come l'orientamento della lente (ovvero che l'asse dell'astigmatismo sia posto nella giusta direzione) e la sua stabilizzazione (ovvero il fatto che durante l'ammiccamento la lente non abbia a ruotare di quantità tali da portare ad un astigmatismo indotto che possa ridurre il rendimento visivo) siano fattori importanti per la riuscita dell’applicazione. Fin dagli anni 70 sono stati messi a punto vari metodi di stabilizzazione delle lenti a contatto morbide toriche; la prima tecnica è stata quella di “inserire” nella lente un prisma cosiddetto di bilanciamento, il Prisma di Ballast. Questa tecnica veniva mutuata dalle lenti rigide la cui stabilizzazione veniva affidata per l'appunto ad un prisma inserito nella lente: la diversità di spessore portava ad una conseguente variazione nel peso delle diverse parti della lente e la forza di gravità faceva sì che la lente si orientasse con la parte più pesante dislocata in basso10; con ciò era possibile assicurare il giusto orientamento dell’asse del cilindro, ad esempio anche in caso di toricità esterna della lente e superficie interna sferica. Nelle lenti morbide l’effetto di stabilizzazione dovuto alla forza di gravita è sicuramente inferiore, sia per il peso specifico minore del materiale della lente, sia per il fatto che le forze di adesione della lente all'occhio sono maggiori rispetto a quelle di una lente rigida, tanto è vero che le prime lenti morbide avevano seri problemi di stabilizzazione. Numerosi autori imputano l’orientamento delle lenti toriche non tanto alla forza di gravità quanto principalmente all’azione della palpebra superiore: la pressione palpebrale spinge la parte più spessa A RT IC OL O L’ORIENTAMENTO E LA STABILIZZAZIONE DELLE LENTI A CONTATTO MORBIDE TORICHE: QUALE SISTEMA È MIGLIORE? L’orientamento e la stabilizzazione delle lenti a contatto morbide toriche: quale sistema è migliore? in basso11, allo stesso tempo l’interazione della palpebra con la parte più spessa della lente durante l’ammiccamento genera delle forze torsionali che tendono a far ruotare la lente nella posizione di stabilizzazione12,13. Un tentativo di migliorare l'effetto di stabilizzazione fu fatto con la costruzione di lenti “tronche”, ovvero tagliando una parte della lente in modo tale che il lato tagliato potesse appoggiare sulla palpebra inferiore assumendone quindi lo stesso orientamento14,15. La lente appoggiava dunque sulla palpebra inferiore e tale appoggio garantiva che la lente non ruotasse. Gli sviluppi successivi del sistema di stabilizzazione mediante prisma portarono a mettere a punto il sistema cosiddetto peri-ballast; in questo caso la lente veniva lavorata in modo tale che il prisma fosse presente solo nella media periferia della lente, la zona ottica veniva lavorata con toro interno ed era priva di prisma, ciò che ne migliorava la resa dal punto di vista refrattivo. In alternativa a questo modo di stabilizzazione si sviluppò la cosiddetta stabilizzazione dinamica basata sull’idea che la palpebra superiore nel suo movimento possa determinare e stabilizzare l’orientamento della lente14,16. La lente veniva lavorata in modo tale da togliere materiale con la tecnica detta slab-off: il materiale viene tolto nella parte superiore e inferiore della lente in modo da formare due zone assottigliate che vengono mantenute orientate verticalmente dalla pressione palpebrale. Questa idea della stabilizzazione dinamica è stata riutilizzata recentemente utilizzando dei gradienti di spessore da distribuire nell'apertura palpebrale: l’ultimo recente sviluppo è quello detto stabilizzazione accelerata17. I vari metodi di orientamento e stabilizzazione sembra possano funzionare grazie ad una combinazione di forze generate da fattori diversi: dalla gravità, dall'ammiccamento, dalla pressione palpebrale, dalla forma dell’apertura palpebrale e dall’orientamento delle palpebre, dalla toricità corneale, ecc18-20; i precisi meccanismi attraverso i quali una lente a contatto morbida torica si stabilizza non sono stati chiariti del tutto. Nell'articolo che vi presento gli autori si propongono di fare un passo avanti nella comprensione dei meccanismi che influenzano l'orientamento e la stabilizzazione della lente a contatto torica valutando le caratteristiche di quattro lenti disponibili sul mercato. Sebbene siano trascorsi oltre due anni dallo studio i risultati sono da considerare, a mio parere, ancora molto interessanti. Vediamo dunque l'articolo. Valutazione clinica dei fattori che influenzano l'orientamento delle lenti a contatto morbide toriche Graeme Young, Roberta McIlraith, Chris Hunt. Optometry and Vision Science, Vol. 86, N. 11, November 2009 Dopo una breve introduzione nella quale gli autori richiamano alcuni lavori e i vari metodi di stabilizzazione che si sono realizzati a partire dal 1970 ad oggi si passa immediatamente alla descrizione del metodo. Metodi Lo studio è stato realizzato in due parti, per valutare sia la rotazione indotta dalla forza di gravità sia le caratteristiche del riorientamento, ovvero del riposizionamento dopo rotazione forzata fuori asse di differenti tipi di lenti a contatto morbide toriche. Hanno partecipato 20 volontari, ad uno studio costituito da una singola visita, randomizzato, non mascherato e non finalizzato all’applicazione delle lenti. In una prima parte dello studio è stata fatta una registrazione video delle lenti nel loro processo di riorientamento, ovvero su come riacquistavano la stabilizzazione a partire da una posizione obliqua, con asse ruotato appositamente a 45° dalla giusta posizione. Nella seconda parte dello studio le lenti sono state fotografate dopo che si erano stabilizzate con i soggetti in posizione distesa. Sono stati utilizzati quattro tipi di lenti, tre con prisma di bilanciamento (PB): PureVision Toric (PVT), Air Optix Toric (AOT), Proclear Toric (PCT), e una con il profilo a stabilizzazione accelerata (ASD): Acuvue Advance for Astigmatism (AAfA). In tutte le lenti il segno di riferimento a ore sei è stato evidenziato usando un pennarello ultra fine non tossico; le lenti sono state applicate secondo uno schema randomizzato predeterminato ed è stato usato un singolo potere astigmatico: -1.25 ax 180. Le lenti venivano applicate sulla cornea cercando di posizionare approssimativamente il segno di orientamento a zero (180) e dopo 15 minuti di assestamento sono stati rilevati alcuni parametri: orientamento della lente, stabilità di orientamento, centraggio, movimento post ammiccamento, adesione con test di spinta e accettabilità della lente dal punto di vista della sensazione soggettiva oculare. Prima parte La registrazione video è stata presa alla lampada a fessura mentre il paziente, istruito precedentemente, fissava un segno che lo aiutava a mantenere la posizione primaria di sguardo. I pazienti erano stati allenati ad ammiccare con ritmo regolare aiutandosi 26 A. Fossetti/ Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 23-27 con un metronomo elettronico. Il ricercatore spostava la lente dal suo normale orientamento ruotandola di circa 45° in senso orario o più; i soggetti ammiccavano al tempo del metronomo (15 ammiccamenti al minuto) e il movimento della lente veniva registrato continuamente in video fino a che essa non ritornava nella posizione originale. Le registrazione video erano poi analizzate fotogramma per fotogramma e l'orientamento della lente misurato subito prima di ogni ammiccamento e poi subito dopo. Queste misure consentivano il calcolo della quantità di rotazione durante l'ammiccamento e tra i diversi ammiccamenti; l'orientamento finale veniva considerato quando non vi erano più variazioni nell'orientamento della lac durante l'ammiccamento. Alcune registrazioni sono state escluse perché le lenti non ruotavano o non ruotavano a sufficienza. Quattro lac a stabilizzazione accelerata (ASD) sono state esclusi dall'analisi: due non ruotavano, altre due ruotavano in senso contrario. Due lenti con stabilizzazione prismatica (PCT) sono state escluse perché non si sono riposizionate, ruotando meno di 25°, un'altra lente con stabilizzazione prismatica (PVT) è stata esclusa perche non ha avuto movimento. Seconda parte Nella seconda parte i soggetti sono stati fatti distendere in modo da avere la loro testa perpendicolare alla posizione verticale e con la lente indossata nell'occhio che rimaneva più basso. In ogni misura è stato lasciato un tempo sufficiente per permettere che eventualmente si potesse modificare l’orientamento della lente, che poi e stata fotografata. Analisi dei dati Tutte le analisi statistiche sono state fatte usando l’SPSS (SPSS, Chicago), le differenze tra le lenti sono state comparate mediante l’analisi della varianza (ANOVA) o il test di Friedman, la rotazione media per ammiccamento è stata esaminata usando un modello misto ANOVA. Risultati Misure della baseline Tutte le lenti hanno mostrato caratteristiche applicative accettabili; vi sono comunque delle differenze significative relativamente ad alcune variabili come il centraggio, il movimento, l'adesione e l'accettabilità. Come si può rilevare dai dati della tabella 2 la AOT mostra un centraggio migliore delle altre, la PVT mostra una dinamica inferiore alle altre; riguar- 27 A. Fossetti/ Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 23-27 do all’orientamento rispetto alla verticale la AAfA e la AOT presentano rotazioni significativamente inferiori a quelle delle altre lenti. Parte 1 - effetto dell’ammiccamento Ci sono state poche differenze riguardo al numero di ammiccamenti richiesti per riorientare le lenti dopo che erano state ruotate di 45° circa: il numero di ammiccamenti va da 34 a 39 con una prima fase veloce per i primi 30° seguita da una fase più lenta per circa 10° e poi un'ultima fase di 5° per gli aggiustamenti fini. Non sono state rilevate differenze significative nella velocità di orientamento, che varia da 22° al minuto (PVT) a 25° minuto (AOT). Un risultato interessante è che la quantità di rotazione che avviene durante l'ammiccamento è superiore a quella che avviene tra due ammiccamenti; per quanto riguarda l’entità della rotazione durante l’ammiccamento non ci sono state differenze significative tra i diversi tipi di lenti, mentre per la rotazione tra gli ammiccamenti la AAfA e la AOT ruotano significativamente di più delle altre due. Un'analisi più approfondita delle rotazioni delle lenti durante le varie fasi di riorientamento mostra delle differenze importanti tra le lenti: l’AAfA ruota in modo pressoché uniforme durante tutto il tempo di riorientamento, mentre ognuna delle tre lenti con prisma di ballast mostra differenze nella rotazione tra le diverse fasi del riorientamento: la rotazione è maggiore all'inizio, quando la lente è molto ruotata, e si riduce man mano che la lente ritorna alla posizione di zero. Parte due - effetto della gravità Nella posizione distesa tutte le lenti tendono a ruotare dalla loro normale posizione; con la AAfA a stabilizzazione accelerata che ruota significativamente di meno (11°) rispetto a quelle con Prisma di Ballast (AOT 18°; PVT 26°; PCT 37°). Discussione Effetto dell’ammiccamento I sistemi di stabilizzazione delle quattro lac toriche esaminate in questo studio sono tutti efficaci nel riorientare la lente nella posizione di stabilizzazione usuale. L'analisi ha comunque evidenziato alcune differenze tra le lenti in relazione a come la loro struttura permette di raggiungere l'orientamento di stabilizzazione. Le lenti con Prisma di Ballast hanno un riorientamento più rapido quando si trovano lontano dalla posizione di stabilità (da 45° a 30°); quindi le forze A RT IC OL O L’orientamento e la stabilizzazione delle lenti a contatto morbide toriche: quale sistema è migliore? L’orientamento e la stabilizzazione delle lenti a contatto morbide toriche: quale sistema è migliore? che agiscono sul riorientamento della lente sono maggiori quando la lente è distante dalla posizione di base, probabilmente perché sia la forza di gravità che quella di torsione provocata dalla palpebra superiore durante l’ammiccamento sono maggiori in questa posizione. In contrasto, la stabilizzazione dinamica accelerata tende ad essere relativamente lenta nel riorientamento quando siamo lontani dalla posizione normale e si velocizza in una zona intermedia tra 20 e 35 gradi. In questa posizione sembra che le forze che agiscono sul riorientamento siano più forti, probabilmente perché in questa posizione una maggiore porzione della zona di stabilizzazione è localizzata nell’apertura palpebrale e quindi disponibile per l'interazione con la palpebra superiore durante l'ammiccamento. Questo suggerisce che con le lenti a stabilizzazione dinamica sia conveniente fare attenzione che all’inserzione la lente non sia posta in una posizione obliqua. Lo studio ha mostrato che la torsione esercitata dalla palpebra superiore durante l’ammiccamento è la forza “rotazionale” predominante, sia per il sistema Stabilizzazione Dinamica che per il sistema con Prisma di Ballast; altre forze possono essere indotte dal movimento della palpebra inferiore e da quello del bulbo oculare durante l’ammiccamento. Per quanto riguarda la rotazione tra gli ammiccamenti si può ipotizzare che il momento rotazionale generato dall’ammiccamento persista dopo che l’ammiccamento è completato; ciò spiega la continua rotazione dell’ASD, mentre le lenti PB sarebbero frenate dalla porzione più spessa della lente che interagisce con la palpebra inferiore. Altre forze possono essere generate da variazioni nella fissazione e dalla pressione delle palpebre sul profilo della parte periferica della lente. Effetto della gravità L’orientamento delle lenti stabilizzate con prisma nella posizione distesa è risultato essere influenzato significativamente dalla forza di gravità, come c’era da aspettarsi; la rotazione è differente tra i diversi tipi di lenti con Prisma di Ballast, come riportato nei risultati, ma varia molto anche interindividualmente, probabilmente a causa delle diverse aperture palpebrali e delle differenze nell’angolo del canto interno. La lente ASD rimane molto più stabile quando il soggetto è nella posizione distesa, poiché il gradiente di spessore della lente risulta avere una simmetria rispetto ai due assi verticale e orizzontale e dunque la forza di gravità non può avere effetto. La piccola rotazione registrata (11°) può essere dovuta ad asimmetrie oculari o alla ciclo rotazione di compensazione che si ha in risposta all’inclinazione della testa. Alcune considerazioni cliniche Quali indicazioni di tipo clinico si possono trarre dallo studio sopra presentato? Possiamo dare una risposta alla domanda posta come titolo di questo articolo? Intanto la conclusione finale riguarda il fatto che nella posizione distesa la lente a stabilizzazione accelerata (ASD) ruota mediamente di meno (11°) di quelle con prisma di ballast (PB); gli autori sottolineano come per una lente con cilindro di -1.25 una rotazione di 30° potrebbe portare ad una riduzione dell’AV di almeno una linea. Dai risultati dello studio appare comunque che solo una delle lenti PB presenta una rotazione media di oltre 30°, una seconda un po’ meno di 30°, la terza significativamente meno e dunque la riduzione di AV dovrebbe essere più contenuta per queste ultime due lenti. I vari sistemi di stabilizzazione superano la prova; gli autori infatti affermano che “i sistemi di stabilizzazione delle quattro lac toriche esaminate sono tutti efficaci nel riorientare la lente nella posizione di stabilizzazione usuale, pur con alcune differenze tra le lenti in relazione a come la loro struttura permette di raggiungere l'orientamento di stabilizzazione”. Queste differenze riguardano soprattutto la rapidità di rotazione quando la lente è fuori dalla sua posizione di massimo rendimento: la lente ASD ruota con difficoltà se l’angolo è circa 45°, tanto che gli autori suggeriscono di fare attenzione all’orientamento quando si inserisce la lente a contatto nell’occhio del portatore. Alcune considerazioni di ordine clinico - pratico riguardano i tempi della rotazione per il riorientamento e l’individualità della risposta. Gli ammiccamenti richiesti per il riorientamento sono più di 30 e considerando che i soggetti ammiccavano con una frequenza di 15 ammiccamenti al secondo si può concludere che occorrono circa due minuti prima che la lente raggiunga la sua posizione di massimo rendimento dal punto di vista dell’AV. Quando si provano le lenti a contatto toriche dunque è normale un'attesa di un paio di minuti prima che il soggetto possa avere una buona visione; d’altra parte, se il tempo si prolunga significativamente oltre i due minuti e il soggetto continua a non vedere bene vuol dire che la lente non si orienta adeguatamente. La possibilità che la lente non si orienti nel modo atteso non è insolita: nello studio sono state ben sette le lenti che non ruotavano a sufficienza o in modo anomalo, quattro lenti ASD e tre PB. 28 A. Fossetti/ Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 23-27 Infine, dallo studio sembra emergere una conclusione che gli autori stessi accennano e che era già stata più volte segnalata in altri studi21-24: la grande variabilità dei risultati tra i diversi portatori. I numerosi fattori che possono influenzare l'orientamento e la stabilizzazione della lente, molti dipendenti dall’interazione lente-palpebra, e quindi legati alla distribuzione degli spessori nella lente, alla tensione palpebrale, alla posizione e all'orientamento dei margini palpebrali, portano necessariamente al risultato che la risposta al sistema di stabilizzazione è fortemente individuale. Così, per rispondere alla prima domanda, come possiamo dire, con gli autori, che i vari sistemi di stabilizzazione sono tutti efficaci, possiamo anche affermare che non esiste ancora un sistema di stabilizzazione che sia ugualmente efficace per tutti i soggetti e sarà l’applicatore che dovrà individuare la migliore lac torica per ogni singolo portatore. Ancora una volta, e questa volta per le lenti toriche morbide, viene sottolineata l’importanza fondamentale del professionista, la sua preparazione di base e le sue conoscenze più avanzate, per il risultato dell’applicazione. Bibliografia 1. Holden BA. The principles and practice of correcting astigmatism with soft contact lens. Aust J Optom; 1975; 58: 279-299. 2. Berntsen DA, Richdale K, Mohinder MM, Mack CJ. Visual acuity with spherical and toric soft contact lenses in low- to moderateastigmatic eyes. Optom Vis Sci 2007; 84: 969-975. 3. Lindsay RG. Toric soft contact lens fi tting. Optician, 1998; 216 (5671): 18-24. 29 A. Fossetti/ Lac - Lenti a contatto 2012; 14: 23-27 4. Pearson R. Contact lens trends in the United Kingdom in 1991. J Br Contact Lens Assoc 1992; 15: 17-23. 5. Bowden T, Harknett T, Forrest I. Contact lens wearer profile 2002. Contact Lens Ant Eye 2003; 26: 37-42. 6. Morgan PB, Efron N, A decade of contact lens prescribing trends in the United Kingdom (1996–2005). Contact Lens Ant Eye 2006; 29: 59-68 7.Morgan PB, Efron N, Demographics of UK contact lens prescribing. Contact Lens Ant Eye 2008; 31: 50-51 8. Dagradi F, 1996/2005 Lenti a Contatto. Un mercato in evoluzione fra scenari in cambiamento. Professional Optometry, Aprile 2006. 9. Vedi rivista Lac o metti Pascal 10. Strachan JPF. Correction of astigmatism with hydrophilic lenses. Optician; 1975; 170 (4402): 8-11. 11. Hanks AJ. The watermelon seed principle. Contact Lens Forum; 1983; 9: 31-35. 12. Grant R. The orientation of toric soft lenses. Contax 1986: 8-10. 13. Edwards K. Problem solving with toric soft contact lenses. Optician 1999; 217: 18-27. 14. Jurkus JM, Furman DW, Colip MK. Stability characteristics of toric soft lenses. ICLC 1993; 20: 65-68. 15. Remba MJ. Clinical Evaluation of toric hydrophilic soft contact lenses. J Am Optom Assoc 1981; 52 (3): 211-221. 16. Fanti P. The fi tting of a soft toroidal contact lens. Optician; 1975; 169 (4376): 8-9, 13, 15-16. 17. Hickson-Curran S, Rocher I. A new daily wear silicone hydrogel lens for astigmatism. Optician 2006; 232: 21-5. 18. Ames KS, Erickson P, Medici L. Factors influencing hydrogel toric lens rotation. Int Contact Lens Clin 1989; 16: 221-5. 19. Hanks AJ, Weisbarth RE. Troubleshooting soft toric contact lenses. Int Contact Lens Clin 1983; 10: 305-17. 20. Young G, Hunt C, Covey M. Clinical evaluation of factors influencing toric soft contact lens fit. Optom Vis Sci 2002; 79: 11-9. 21. Ames KS, Erickson P, Medici L. Factors influencing hydrogel toric lens rotation. Int Contact Lens Clin 1989; 16: 221-5. 22.Tomlinson A, Bibby MM. Movement and rotation of soft contact lenses. Effect of fit and lens design. Am J Optom Physiol Opt 1980; 57: 275-9. 23.Tomlinson A, Bibby MM. Lid interaction and toric soft lens axis location. Am J Optom Physiol Opt 1982; 59: 228-33. 24.Young G, Hickson-Curran S. Factors affecting toric soft lens orientation. Optom Vis Sci 2004; 81 (Suppl.): 295. A RT IC OL O L’orientamento e la stabilizzazione delle lenti a contatto morbide toriche: quale sistema è migliore? A RT IC OL O IMMAGINI DI LAC STRIE: CREPE NELLO STROMA a cura di Fabrizio Zeri CdL in Ottica e Optometria Università Roma Tre. Roma, Italia. Vedere una crepa su di un muro non è un buon segno, specialmente se si capisce che essa è piuttosto profonda. Sfortunatamente anche la cornea umana può andare incontro ad alterazioni strutturali nel suo strato più profondo e più spesso, lo stroma. Una di queste alterazioni è rappresentata da sottili linee verticali biancastre, visibili in lampada a fessura in illuminazione diretta come avviene ad esempio nella tecnica del parallelepipedo (Fig. 1). Questi segni caratteristici sono associati a diverse condizioni. La prima è rappresentata da un rigonfiamento del tessuto chiamato edema. In questo caso siamo in presenza di uno scollamento delle fibrille di collagene nella cornea posteriore che può avvenire in contattologia in caso d’ipossia. Una stria nello stroma appare nel caso di un edema del 5%1 circa ed è seguita, nel caso di un intensificarsi del rigonfiamento, oltre che da un aumento del numero di strie anche un fenomeno diverso cioè quello della comparsa di solchi o pieghe (folds) di cui si è avuto già modo di parlare precedentemente in questa rubrica2. La seconda è una condizione pa- tologica di ectasia corneale piuttosto conosciuta in contattologia: il cheratocono. Le strie, in questo caso chiamate anche strie di Vogt dal nome dell’oftalmologo tedesco che le descrisse accuratamente nel trattato del 19213, vennero associate a tale condizione per la prima volta da Elsching nel 18944. Esse sono un prodotto della compressione della membrana di Descemet e sono proprio quelle visibili nel caso clinico riportato in figura 1. In questo caso ci troviamo di fronte ad un soggetto di 28 anni trattato con crosslinking la cui mappa topografica corneale, istantanea in scala assoluta, Figura 1 Strie di Vogt evidenti attraverso un illuminazione a parallelepipedo in prossimità dell’apice corneale (vedi Fig.2). 30 RUBRIC A IMMAGINI DI LAC Strie: crepe nello stroma Figura 2 Mappa topografica corneale del caso riportato in figura 1. è riportata in figura 2. In genere le strie si presentano in forme cheratoconiche tardive e infatti il reperto è considerato caratteristico in genere a partire dal III stadio secondo alcune della classificazioni stadiali come quella di Amsler; associate ad anello di Fleischer, astigmatismo irregolare tra 2.00 e 8.00 D e un significativo assottigliamento corneale5. Anche in questo caso le strie sono orientate verticalmente e presenti in prossimità dell’apice del cono, esse vanno distinte dalle terminazioni nervose corneali che nel caso 31 di questa patologia aumentano di visibilità ma che, a differenza delle strie di Vogt, possiedono un andamento tipicamente radiale. Le strie tendono a comparire con l’uso di lac RGP6 e a sparire se una pressione è esercitata sulla cornea digitalmente7. Attenzione dunque a queste piccole crepe nello stroma che indicano immediatamente, a meno non ci sia un edema in corso, che uno stress meccanico della struttura stromale è in corso, provocato molto probabilmente da un’ectasia corneale. Bibliografia 1. La Hood D, Grant T. Striae and folds as indicators of corneal oedema. Optom Vis Sci 1990; 67: 196 2. Zeri F. “Solchi” Rubrica Immagini di LAC. LAC 2011; 13: 61. 3. Frezzotti R. Cenni storici. In: AAVV. Il Cheratocono. Canelli, Fabiano, 2004. 4. Woodward EG, Rubistein MP. Keratoconus. In: Phillips A. Speedwell L. Contact Lenses" 5th Ed. Butterworths-Heinemann, 2007. 5.Romero-Jiménez M, SantodomingoRubido G, Wolffsohn JS. Keratoconus: A review. CLAE 2010; 33: 157-166. 6. Davis LJ, Barr JT, Vanotteren D. Transitient rigid lens-induced striae in keratoconus. Optom Vis Sci 1993; 70: 216–9. 7. Li X, Rabinowitz YS, Rasheed K, Yang H. Longitudinal study of the normal eyes in unilateral keratoconus patients. Ophthalmology 2004; 111: 440-6. TIPS & TRICKS a cura di Laura Boccardo Buoni propositi per il 2012 È buona abitudine iniziare il nuovo anno proponendosi degli obiettivi ambiziosi. Quest’anno Jason R. Miller, Ohio, si è proposto di dedicare l’intero 2012 alla promozione della contattologia all’interno della sua attività. In particolare ha promesso di parlare delle lenti a contatto a tutti i suoi clienti: anche a chi non le ha mai provate, a chi non sembra un buon candidato, oppure a chi le porta già. Per quanto riguarda questi ultimi, il nostro collega si impegnerà a informarli di tutte le novità nell’ambito della contattologia, in modo da offrirgli la possibilità di essere sempre aggiornati ed usufruire di ciò che di più innovativo offre il mercato. Le statistiche dicono che solo l’8% delle persone riesce a portare a termine i buoni propositi di inizio d’anno, noi ci auguriamo che lui riesca ad entrare in questo 8% e che molti colleghi lo possano imitare. Jason R. Miller, Contact Lens Spectrum, gennaio 2012 Guarda qua, guarda là, guarda dappertutto Secondo alcuni studi sulle lenti a contatto morbide toriche, riuscire a prevedere in modo attendibile il successo di questo tipo di lenti, basandosi esclusivamente sulle prove di acuità visiva condotte in ambulatorio, è probabilmente poco saggio (Woods e coll. 2009). Generalmente l’acuità visiva viene misurata in posizione primaria di sguardo. Per valutare la stabilità della lente, molti applicatori chiedono al paziente di ruotare gli occhi in alto e poi a destra e sinistra, andando poi a valutare se la visione rimane stabile. Chamberlain e coll. (2011) hanno condotto uno studio su 35 soggetti, dimostrando che la perdita di linee di acuità visiva è maggiore dopo aver ruotato gli occhi in diagonale, per esempio in alto a destra. La riduzione media di acuità visiva è una linea, ma alcuni pazienti perdono fino a otto linee. I risultati di questa ricerca suggeriscono quindi di incorporare semplici movimenti diagonali nella valutazione della rotazione delle lenti toriche. Kurt Moody, Contact Lens Spectrum, febbraio 2012 La prima volta Chi deve applicare le lenti a contatto la prima volta? Parlando con colleghi e studenti ho scoperto che la risposta non è ovvia. Alcuni mi hanno raccontato che, quando erano adolescenti e hanno messo per la prima volta le lenti a contatto, l’ottico gli ha spiegato come fare, senza inserirgli personalmente le lenti negli occhi. Un altro collega ha dichiarato che, secondo lui, i pazienti sono più tranquilli se si mettono le lenti da soli e quindi preferisce non inserirle lui stesso. La mia opinione è che, almeno la prima volta, debba essere il contattologo a mettere le lenti al nuovo portatore. I motivi per cui ne sono convinta sono diversi. Innanzi tutto c’è una questione pratica: se metto io le lenti, ci vogliono pochi minuti, se devo insegnare al paziente, possono essere necessarie delle mezz’ore. Questo investimento di tempo è utile quando è già stata individuata la lente adatta, ma potrebbe essere del tutto sprecato se poi il paziente dovesse rinunciare all’applicazione dopo la prima prova, come a volte accade. Inoltre, se la lente viene inserita senza esitazioni, l’occhio si irrita molto meno e quindi sarà più facile ottenere risultati attendibili dai controlli post-applicativi. Ma il motivo fondamentale, in realtà, è la definizione dei ruoli: chi applica le lenti a contatto è l’applicatore. Nel momento in cui noi deleghiamo al paziente l’atto dell’applicazione, impoveriamo il nostro ruolo di esperto e gli diamo l’impressione di potersi amministrare da solo, con conseguenze sempre deleterie per la gestione futura. [L.B.] Occhio alle unghie Le dita dei nostri pazienti ci possono dire molto più di quello che loro stessi sono disposti ad ammettere. Fate molta attenzione alle unghie: se sono lunghe o corte, ma anche se sono pulite o sporche. Non sottovalutate alcun indizio che possa indicare una scarsa attenzione all’igiene personale o possa mettere a rischio la salute oculare del vostro paziente, come per esempio, unghie ricostruite, di una lunghezza inaccettabile. Brian Tompkins, 9° Convegno Assottica, 6-7 novembre 2011 Avete un piccolo trucco o qualsiasi suggerimento che possa risolvere i problemi più comuni che si incontrano nella pratica contattologica di tutti i giorni? Avete piacere di condividerlo con i colleghi? Inviate i vostri Tips&Tricks alla redazione di LAC. 32 RUBRIC A IN RETE SOFT SPECIAL EDITION a cura di Laura Boccardo Soft Special Edition è una newsletter in lingua inglese, pubblicata a cadenza trimestrale, che fornisce un aggiornamento sugli argomenti inerenti alle lenti morbide per applicazioni specialistiche: presbiopia, astigmatismo, silicone idrogel, impiego delle lenti a contatto come bendaggio in condizioni patologiche, post chirurgia, cheratocono, situazioni particolari di ogni genere, a volte anche curiose. Come I-Site, che invece si occupa di lenti gas permeabili, questa pubblicazione on line è redatta da Eef van der Worp, optometrista olandese, ma ha un carattere decisamente internazionale, con contributi provenienti da ogni parte del mondo. Alla pubblicazione collaborano Mark André e Matthew Lampa del College of Optometry della Pacific University (USA) con delle rubriche fisse di argomento didattico. Per iscriversi alla newsletter è sufficiente collegarsi al sito www. softspecialedition.com. Dalla home page è possibile anche consultare tutto l’archivio delle newsletter pubblicate negli ultimi due anni. Ogni numero della newsletter si apre con un articolo di testa che fa il punto su un argomento di attualità, per quanto riguarda i materiali, la produzione, gli impieghi e le potenzialità delle lenti morbide applicate in casi specialistici. Segue una rassegna di articoli scientifici pubblicati recentemente in letteratura e di relazioni presentate negli ultimi congressi. Vengono anche descritti dei casi clinici e lasciato spazio ad argomenti prettamente didattici. Gli articoli che costituiscono la newsletter sono molto brevi e trasmettono le notizie in modo 33 estremamente schematico, ma sono sempre disponibili i link alla fonte della notizia o ad un articolo più esteso, in modo che, se uno è interessato, possa approfondire l’argomento. All’occorrenza vengono anche presentati software e risorse on-line, cosicché la newsletter diventa un vero e proprio portale web per l’accesso al mondo delle lenti a contatto morbide. L’ultimo numero pubblicato (primavera 2012) si apre con una riflessione sulle potenzialità e sfide del mercato specialistico, anche da un punto di vista di business: la contattologia morbida non è solo rivolta alla massa dei clienti normali, ma può essere uno strumento importante per risolvere i problemi dei pazienti più difficili. Per quanto riguarda la rassegna bibliografica, vengono presentati due articoli sulla qualità visiva dei pazienti con cheratocono corretti con lenti morbide, su misura o a produzione industriale. Di seguito viene discussa la correzione della presbiopia con lenti a contatto multifocali, facendo riferimento ad un paio di articoli pubblicati negli ultimi mesi su Contact Lens Spectrum. Per quanto riguarda le risorse online, viene proposta una serie di calcolatori per le lenti toriche morbide. Fra i casi clinici descritti ne segnalo uno davvero singolare: una lente morbida di grande diametro per un elefante che soffriva di erosioni corneali ricorrenti. Il veterinario dello zoo ha spiegato che gli elefanti hanno una terza palpebra, che pare abbia creato qualche difficoltà nell’applicazione della lente. In chiusura, troviamo un articolo di Mark André e Matthew Lampa sull’importanza della manutenzione, in particolare per le lenti morbide su misura, che non sono a ricambio frequente. NOTE PER GLI AUTORI Lac - Lenti a contatto è una rivista quadrimestrale il cui obiettivo è fornire ai professionisti del settore, ricercatori e studenti, informazioni aggiornate sulle ricerche cliniche e scientifiche nell’ambito dell’area contattologica, nella fisiologia e patologia dell’occhio esterno. Sono benvenuti tutti gli articoli originali a carattere clinico, di ricerca, rassegne bibliografiche, casi clinici ed editoriali che trattino argomenti legati alla contattologia. Possono anche essere pubblicate lettere attinenti lo sviluppo professionale e la sua evoluzione, l’educazione e gli eventi del settore. Invio del testo Tutti gli articoli devono essere inviati alla redazione tramite posta elettronica al seguente indirizzo: rivista.lac@ cibavision.com. Il formato digitale di preferenza è Microsoft Word (.doc; .docx), in alternativa possono esser usati: Solo testo (.txt), Rich Text Format (.rtf), OpenDocument Text (.odt). Non inviare il lavoro in formato Acrobat (.pdf). I lavori inviati non devono essere stati precedentemente pubblicati su altre riviste o presentati per la pubblicazione contemporaneamente ad altri giornali. Il lavoro verrà successivamente sottoposto, in forma anonima, all’esame dei revisori. L’autore corrispondente sarà informato sull’esito della revisione. Nel caso d’accettazione del lavoro presentato, farà seguito la documentazione necessaria per la cessione dei diritti. Preparazione del testo Per il frontespizio, il sommario, il testo, i ringraziamenti, la bibliografia, le tabelle e le didascalie delle illustrazioni utilizzare il carattere Times New Roman corpo 12. Le pagine devono essere numerate in modo progressivo iniziando dal frontespizio. Materiale aggiuntivo come tabelle, figure, legende, bibliografia ecc. devono essere salvati su file separati, uno per ogni categoria; particolarmente gradita è la preparazione di un file legenda. La prima pagina deve includere il titolo per esteso, il nome e cognome, per esteso, degli autori nella sequenza desiderata, eventuali istituti o enti d’appartenenza, il nome, l’indirizzo email ed il numero di telefono dell’autore cui fare riferimento per la corrispondenza. Il sommario in lingua italiana, che non deve contenere più di 180 parole, deve essere riportato su una pagina separata. È auspicabile che l’autore sottoponga anche un sommario più esteso, massimo 230 parole, in lingua inglese. Entrambi devono contenere la parte centrale del tema trattato, il metodo di lavoro, i risultati e le conclusioni. Parole chiave Per facilitare la schedatura degli articoli indicare da 3 a 5 parole chiave per ogni articolo. Tali parole chiave, in lingua italiana ed inglese, debbono seguire i relativi sommari. Testo Gli articoli di ricerca dovranno essere comprensivi di: introduzione, descrizione del materiale, metodo di lavoro, risultati e discussione e/o conclusione. L’introduzione deve riportare in modo conciso gli obiettivi dello studio. Il materiale e i metodi utilizzati devono essere descritti in dettaglio, mentre i risultati dovrebbero essere descritti in maniera succinta. La discussione deve essere limitata all’osservazione dei dati presentati posti in relazione posta in relazione coi risultati che emergono dalla letteratura. Articoli di rassegna bibliografica, casi clinici, descrizioni di nuovi strumenti o procedure dovrebbero essere costituiti da: sommario, introduzione, testo e commenti. Bibliografia I riferimenti nel testo dovranno essere soltanto numerici e riportati con un corpo più piccolo ad apice. L’elenco dei riferimenti deve essere riportato in pagine separate del testo e dovrà essere redatto secondo le modalità sotto elencate, rispettando la punteggiatura e lo stile indicati. Articoli di riviste Cognome e iniziale del nome dell’autore/i, titolo dell’articolo, titolo della rivista abbreviato secondo le norme codificate, anno, volume, prima e ultima pagina in cui appare l’articolo. Nel caso che la numerazione delle pagine della rivista non segua un ordine annuale, accanto al numero del volume indicare, tra parentesi, anche il numero del fascicolo. Esempio di articolo da rivista Simmons PA, Tomlinson A e Seal DV. The role of Pseudomonas aeruginosa biofilm in the attachment of Acanthamoeba to four types of hydrogel contact lens materials. Optom Vis Sci, 1998; 75: 860-866 Libri Cognome e iniziale del nome dell’autore/i, titolo e sottotitolo dell’opera con iniziali maiuscole, luogo di edizione, editore, anno, n. pagine. Esempio di libro Fletcher R e Still DC. Eye Examination and Refraction. Oxford, Blackwell Science, 1998, 58-60. Nel caso che si faccia riferimento ad un capitolo di libro: Speedwell L. Paediatric contact lenses. In Phillips A, Speedwell L R. Contact Lenses. London, Butterworth Heinemann, 2007, 505-518. Atti di congressi e conferenze Cognome e iniziale del nome dell’autore/i, titolo dell’intervento, nome dell’evento e dell’ente/associazione che lo promuove, luogo e data del suo svolgimento. Materiale online Nome dell’associazione o cognome e iniziale del nome dell’autore/i, titolo del contenuto, data di pubblicazione su internet (se reperibile), indirizzo Url e data di consultazione. Esempio di rivista online Bex PJ, Langley K. The perception of suprathreshold contrast and fast adaptive filtering. J Vis 2007;7(12):1– 23. http://journalofvision.org/7/12/1/. Consultato il 10/10/2007. Tutte le citazioni devono essere organizzate sulla base della numerazione del testo e non secondo l’ordine alfabetico. Illustrazioni Per illustrazioni si intende materiale come: fotografie, disegni, grafici, tracciati, ecc. La qualità delle immagini deve essere elevata, i disegni e i grafici professionali. Ogni illustrazione deve essere numerata con lo stesso numero citato nel testo. Sono accettate fotografie in bianco e nero e a colori in formato digitale JPG o TIF. Le immagini devono essere tutte corredate di didascalia. In caso che si utilizzino immagini già pubblicate altrove, l’autore/i deve richiedere al proprietario del copyright (in genere l’editore) il permesso per la pubblicazione. 34 UNA SCELTA GIUSTA Focus DAILIES Toric, la lente a contatto torica giornaliera che soddisfa ogni tua esigenza. ® ® Applica con successo e fai crescere il tuo business grazie a una lente torica dalle performance elevate. • • • Il 99% delle lenti ha un’oscillazione inferiore ai 5° all’ammiccamento, per un’elevata stabilità.1 Una geometria esclusiva e un’unica curva base, con il 98% delle lenti centrate sin dalla prima applicazione.1 Il 99% delle lenti presenta un’applicazione ottimale o accettabile sin dalla prima prova.1 Lenti a contatto giornaliere Focus DAILIES Toric: una scelta giusta anche per te. ® ® Rivolgiti al tuo agente di zona per ulteriori informazioni. *I risultati possono variare. Consultare il foglietto illustrativo per ulteriori dettagli. Fonti: 1. In uno studio clinico condotto su 54 utilizzatori; significanza dimostrata al livello 0,05; CIBA VISION data on file, 2008. Focus, DAILIES, AquaComfort, CIBA VISION, il logo DAILIES e il logo CIBA VISION sono marchi registrati di Novartis AG. © 2010 CIBA VISION AG, una società Novartis AG 2010-247-55618 CVI_12100942 quattordicesimoanno 14 In copertina Misura della rotazione di una lente a contatto morbida torica tramite reticolo goniometrico posto in uno dei due oculari del biomicroscopio-lampada a fessura. foto di Luigi Lupelli 03> 9 7 7 0 0 0 2 0 38370