TERMINATA LA CAUSA DIOCESANA PER LA BEATIFICAZIONE DI
SUOR MARIA GARGANI
Da una lapide sbiadita alla gloria del Cielo
Il giorno 16 maggio 2002, a Napoli nella chiesa di Santa Maria
Incoronata del Buon Consiglio, a Capodimonte, si è chiuso il processo
diocesano per la beatificazione di Suor Maria Gargani.
Ha condotto la cerimonia S. Em. il Cardinale Michele Giordano,
coadiuvato dai Vescovi di Benevento e di Lucera.
Erano rappresentati, con i loro gonfaloni e i rispettivi Sindaci, le
delegazioni dei paesi dove aveva operato Madre Maria Gargani e dove
operano ancora oggi le sorelle dell'Ordine da lei fondato "Le Apostole
del Sacro Cuore".
Numerosissime erano anche le sorelle dell'ordine venute ad
assistere alla cerimonia di chiusura del processo diocesano.
Presenti anche i rappresentanti della famiglia Gargani, nipoti,
consorti, e pronipoti.
Una nutrita rappresentanza dei fedeli morresi, 55 persone per
l'esattezza, erano arrivati in pullman, e molti pullman anche di altri
Serva di Dio suor Maria
paesi, così che la chiesa era piena zeppa di fedeli.
Gargani
La cerimonia, che è iniziata con ca. un'ora di ritardo sul tempo
previsto, è stata molto suggestiva, con la sfilata dei gonfaloni, dei sindaci, del clero intorno ai
Vescovi.
Durante la Messa ha cantato un coro di bambini.
Il Cardinale Giordano ha tratteggiato, durante l'omelia, la figura e la storia di Maria Gargani.
Ha poi sottolineato la serietà della causa diocesana di beatificazione, che è durata ben 18 anni. Ha
esortato quindi i fedeli a seguire le orme della Serva di Dio e di vivere una vita santa, anche se poi
alla fine solo pochi saranno santificati.
Alla fine un notaio ha sigillato i tre voluminosi faldoni del processo di beatificazione e il
Cardinale l'ha consegnato alla superiora dell'Ordine delle Apostole del Sacro Cuore, affinché lo
consegni a Roma per dare inizio al processo di beatificazione della Chiesa Universale, dopo quella
diocesana.
In questa bellissima giornata di maggio, la delegazione morrese è tornata a Morra un po' tardi,
ma felice, con la speranza di avere presto una Beata del nostro paese. Sul muro della sua casa
natale a Morra, una lapide sbiadita ricorda suor Maria Gargani che, forse presto, come beata,
potremo considerare accolta nella gloria del Cielo.
Io personalmente, pur avendo abitato diversi anni di fronte alla casa dei Gargani, ho conosciuto
poco suor Maria, la vedevo solamente quando veniva a Morra in visita alla famiglia.
Conoscevo, invece, molto bene la sorella Erminia, da noi chiamata donn'Erminia, la mia
maestra di scuola, che, come leggerete nell'articolo che segue di Mons. Chiusano, aveva avuto una
nutrita corrispondenza con Padre Pio. Da lei andai a scuola dalla prima alla terza elementare, da lei
feci il catechismo per la prima comunione. Era molto devota e quello che m’insegnò lei di religione
non l'ho mai più dimenticato. Sono sicuro che mi voleva bene, perché, quando ormai molto
anziana, le fu conferita la medaglia d'oro per meriti scolastici, dopo la cerimonia, alla quale ero
presente, mi disse un po' rammaricata: - Tu dovevi pronunciarmi un discorso, oggi!- Rimasi un po'
perplesso, anche perché ero capitato alla cerimonia per caso, non avendolo saputo prima, per
potermi preparare qualcosa di sensato.
Cara donn'Erminia, quel discorso che non feci allora, l'ho fatto diverse volte durante questi
venti anni che scrivo sulla Gazzetta, e certo mi ricorderò per sempre con gratitudine di quello che
m'insegnasti a scuola, come anche dell'altro insegnante don Ettore Sarni, e di quello che
m'insegnasti per la vita spirituale. Tu insegnavi tutto, a leggere, a scrivere, a fare i conti, ma anche
come fare per mantenersi sempre sulla via tracciata da Gesù. Allora il maestro c'insegnava molte
altre cose che non c'erano nei libri, soprattutto che bisognava comportarsi bene e rimanere onesti,
che è quello che conta molto nella vita di una persona, e quello rimane dopo la morte. Nella
Gazzetta di settembre vi metterò ancora una volta l'articolo di don Giuseppe Chiusano "Maria
Gargani: un'anima privilegiata". In questa Gazzetta ci sono già troppe cose di attualità che debbo
pubblicare.
IL VIAGGIO IN BUS
Partimmo da Morra alle 2,30 dalla piazza davanti alla chiesa, ci fermammo a San Rocco dove
prendemmo il resto della comitiva, e poi più giù per prendere qualche altro. Arrivammo a Napoli
senza intoppi, ma era troppo presto e non potemmo entrare subito in chiesa perché c'era uno
sposalizio. Più tardi entrammo ed avevamo i banchi assegnati in un settore della chiesa, proprio
dietro la famiglia Gargani, che sedeva davanti a tutti. Come il solito fino a Napoli avevamo cantato
canzoni Mariane e Rosa ci aveva letto la vita di suor Maria Gargani scritta da Mons. Giuseppe
Chiusano. Prima della cerimonia Rocco Gargani, il più anziano dei nipoti di Madre Maria Gargani,
venne a stringere la mano a tutti i morresi, in nome della famiglia.
IL VIAGGIO DI RITORNO A MORRA
Dopo la cerimonia, usciti dalla chiesa, dovemmo aspettare molto, perché altri pullman erano
parcheggiati dietro il nostro e non potevamo uscire. Nel frattempo, suor Antonina Ricciardi ci
mandò paste e bevande e la ringraziamo da queste pagine. Poi, ritornati nel pullman riprendemmo
la via del ritorno tra i canti di adulti e giovani. Rosa ebbe l'idea di invitare Marietta De Luca, ex
presidente dell'Azione Cattolica, a cantare l'Ave Maria e Marietta, nonostante l'età, se la cavò molto
bene, dando un saggio a tutti di quella che era una volta la "Schola Cantorum" morrese. Gli
applausi scrosciarono, tanto che Rosa ammirata si prenotò affinché Marietta cantasse l'Ave Maria
quando si sposerà lei. Padre Paolo fece una breve storia dell'Ordine monastico al quale appartiene,
fondato da un tedesco e ci disse che c'era bisogno di soldi per mantenere i molti seminaristi che
studiano, invitando la gente nel bus a trovare un modo di venire incontro a quest'esigenza. Poi cantò
in inglese e in Suaili una bellissima canzone, che, grazie alla suo sapore esotico, ci portò nel bus
un'aria nostalgica d'Africa. Cantarono poi le ragazze, Daniela Covino e Antonella Consigliero, a
loro si unirono i giovanotti Antonio Braccia e Rocco Pennella. Le canzoni mi piacquero, fino a
quando non tentarono di cantare canzoni antiche; in questo campo hanno bisogno un po' di
allenamento.
Rosa c'esortò a seguire la strada indicata dalla Serva di Dio suor Maria Gargani. Poi, dopo
qualche canto nostalgico, qualcuna pregò Gerardino Covino di cantare qualche aria di Cecilia.
Allora dalla bella voce dell'ancora arzillo anziano Gerardino e di Emilio Mariani, emerse
imponente la figura di Cecilia, con tutti i suoi principi e cavalieri che le erano stati amanti, con la
notte d'amore passata col capitano per salvare il marito in prigione, e alla fine con la "passerina"
perduta. Qualche ammonimento ad alta voce di Angelica De Rosa in Ricciardi non fu ascoltato.
Cecilia non è una commedia, come alcuni pomposamente la chiamano, ma una farsa, fatta apposta
per carnevale, insomma è na "mascarata". Così e per questo è nata; rappresentarla o cantarla fuori
del suo ambiente naturale, Carnevale, è fuori luogo.1 Qualcuna ormai in vena di canzoni osé, iniziò
1
Luciano e Pasqualino Mazza importarono questa farsa da Venosa, il loro paese d'origine. Durante il periodo classico
della sua rappresentazione, che va fino all'immediato dopoguerra, quando cioè gli attori erano appunto: Luciano Mazza
Cecilia, Pasqualino Mazza la dama di compagnia, Corradino Mariani il condannato, poi c'era anche Rocco Durante,
Rocco Salvatore ecc. Cecilia non fu mai rappresentata al di fuori del tempo di carnevale. Infatti, i dialoghi, i canti, le
allusioni equivoche e sguaiate, sono state preparate proprio per quel periodo carnevalesco, dove tutto è lecito e anche
tollerato dalla Chiesa, prima del tempo austero e di penitenza della Quaresima. Questo a Morra l'hanno dimenticato.
Ultimamente qualcuno di Montecastello mi chiedeva se facevamo Cecilia durante la festa di Montecastello. A parte il
fatto che io con Cecilia non c'entro proprio, non sono uso a togliere le penne dalle code altrui, non si può rappresentare
Cecilie durante una festa religiosa. Ma, come spesso dico, a Morra la religione è ormai un concetto molto annacquato e
anche quella di "Bocca di rosa"; «Speriamo che si fermi!» pensai. Meno male che dopo le prime
battute, non essendo aiutata da nessuno, o perché consigliata dalla voce interna che era stata per
qualche momento sopita, si fermò. Io vedevo già suor Maria Gargani alzare le sopracciglia in modo
severo, lei che, ancora giovane, aveva fatto il voto di verginità. Per chi non la conosce, la canzone
che aveva accennato Rosa, parla di una bella donna che, arrivata in un paese, si mette a consolare i
mariti afflitti che le fanno visita a frotte. Così tutti gli uomini del paese sono contenti. Purtroppo le
mogli non lo sono affatto e fanno mandare via dal paese la sgualdrina col foglio di via, con gran
dispiacere dei mariti, che ritornano tristemente alla vita coniugale con le loro mogli, così come
avevano promesso in Chiesa quando avevano celebrato il Sacramento del matrimonio. La canzone
è scritta, da un prete spretato, in modo di approvazione per la "bocca di rosa" che tentava i mariti
fedifraghi.
Fu così che, accompagnati dall'anima della Serva di Dio Maria Gargani, la quale
probabilmente se ne stava un po' critica in un angolo del bus, arrivammo a Morra verso le 10,30,
convinti di aver seguito il suo esempio e con la sua benedizione dal cielo per le belle lodi cantate a
Cecilia e accennate a "Bocca di Rosa".
GERARDO DI PIETRO
ciascuno se la fa a modo suo. Sarebbe compito del Parroco di insegnarla di nuovo a tutti, ma, a quando sembra, anche
questa volta dobbiamo attendere molto finché questo succeda. In ogni caso le arie di Cecilia non vanno cantate, a mio
giudizio, durante un pellegrinaggio a qualche Santuario, perché richiamano alla mente immagini non proprio adatte allo
scopo del pellegrinaggio. Che poi questo lo si faccia proprio in presenza della Presidente dell'Azione Cattolica, è
comprensibile solamente ricordando la sua giovane età e la sua grande ingenuità. Comunque, ribadisco ancora una
volta che Rosa è certamente la persona che aiuta di più nella nostra Parrocchia di Morra, senza di lei molte cose non
funzionerebbero. Io scherzando dico: «Rosa, tu sei un mezzo prete, anzi un tre quarti di prete nella nostra Parrocchia».
Speriamo di averla a lungo così intraprendente e legata alla Chiesa.
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