PD-1F Direttore Ezio Mauro Fondatore Eugenio Scalfari NZ ANNO 39 - N. 76 IN ITALIA € 1,30 R7, IL MAGAZINE PER IPAD IL MEGLIO DELLA SETTIMANA DI REPUBBLICA Disegni e racconti inediti il taccuino di John Lennon ENRICO FRANCESCHINI E JOHN LENNON EUGENIO SCALFARI L GOVERNATORE della Banca d’Italia, ricordando Guido Carli alla Luiss, ha citato una delle frasi che ripeteva più spesso: «Dobbiamo liberarci dai lacci e lacciuoli che rallentano lo sviluppo dell’economia italiana». Fui molto amico di Carli e la ricordo anch’io quella frase; i lacci e lacciuoli designavano gli strumenti di cui si servivano le corporazioni, le confraternite del potere, le lobby, gli interessi particolari che spesso avevano la meglio sull’interesse generale e che sussistevano in Italia anche dopo la nascita del mercato comune europeo. L’economia del nostro Paese era in gran parte configurata dall’esistenza di un sistema oligopolistico che creava una serie di ostacoli alla libera concorrenza, al centro del quale chi dava le carte erano la Fiat e l’industria elettrica. Con l’inizio del centrosinistra la vera e anzi unica novità voluta dai socialisti e soprattutto dal leader della sinistra Riccardo Lombardi fu la nazionalizzazione dell’industria elettrica spezzando in questo modo il monopolio più importante mentre l’Europa si apriva anche al mercato internazionale. Il sindacato operaio di quell’epoca non rientrava affatto nell’elenco delle lobby; rappresentava la classe operaia, i suoi interessi e i suoi valori, ma essi non erano affatto contrari a quelli dello Stato. Luciano Lama nei momenti di difficoltà economica gestiva una politica di moderazione salariale e la stessa politica fu anche quella di Berlinguer e di Giorgio Amendola. La moderazione salariale dei sindacati fu riconosciuta più volte nelle relazioni dei governatori della Banca d’Italia, a cominciare addirittura da Menichella e poi da Carli, da Baffi e da Ciampi. I SEGUE A PAGINA 25 40330 DOMENICA 30 MARZO 2014 (PROV. VE CON LA NUOVA DI VENEZIA E MESTRE € 1,20) LA DOMENICA YES WE CAN MA GESÙ PRESE ANCHE IL BASTONE ALVOHXEBbahaajA CIDODHDHDO 9 770390 107009 www.repubblica.it CULT Cosa avrebbe twittato Platone? La filosofia dei selfie REBECCA NEWBERGER GOLDSTEIN E MARIO PERNIOLA Grasso: non abolite il Senato > Intervista al presidente di Palazzo Madama che contesta la riforma proposta da Renzi > “Resti un’assemblea di eletti: non dia la fiducia, ma si occupi di leggi costituzionali e etiche” L’ANALISI IL RETROSCENA E anche Visco dice Se la banca rifiuta no al lavoro precario i debiti dello Stato ROBERTO MANIA BARI RRIVATO al governo, Mat- A coppia (copyright Matteo Renzi) non c’è più. Susanna Camusso e Giorgio Squinzi si sono “lasciati”. Sul decreto lavoro, il leader della Cgil e il presidente della Confindustria stanno su sponde opposte: gli industriali con il governo, i sindacati contro il governo. teo Renzi ha promesso che tutti gli arretrati dello Stato verso le imprese sarebbero stati pagati «in quindici giorni». Di fronte all’enormità del compito, per una cifra (stimata) di 68 miliardi di euro, il governo ora lavora a concludere l’operazione a settembre. Il tempo dirà se è possibile. SEGUE ALLE PAGINE 6 E 7 SEGUE A PAGINA 4 L IL CASO INDACI e governatori nel nuovo Senato? «Ci sarebbe una sovrapposizione di poteri diversi». Chi dovrebbe scegliere i futuri senatori? «Anche la gente». Il nome? «Sempre Senato». I rapporti tra Montecitorio e Palazzo Madama? «No al bicameralismo perfetto». La fiducia? «Solo alla Camera». L’obiettivo istituzionale? «La stabilità e la rappresentatività indicata dalla Corte costituzionale». Nel suo studio le foto sono soprattutto quelle della vita da magistrato, anche se spicca l’ultima con Papa Francesco. Lui, il presidente del Senato Pietro Grasso, ragiona solo da politico. Svolta Ucraina Kerry e Lavrov tornano a trattare S FEDERICO FUBINI A STRANA LIANA MILELLA Pietro Grasso FEDERICO RAMPINI SORPRESA partono le prove generali per un accordo Usa-Russia sulla Crimea. Dopo la chiamata fatta venerdì sera da Vladimir Putin a Barack Obama, sulla quale esistono versioni diverse, il segretario di Stato americano John Kerry cambia di colpo i suoi piani di viaggio. A SEGUE ALLE PAGINE 2 E 3 SEGUE A PAGINA 14 L’EUROPA CHE VOGLIAMO PENA DI 2O ANNI ALL’EX. LUCIA ANNIBALI: TORNO A RESPIRARE Sfigurata con l’acido, condanna esemplare Un messaggio per Kiev SLAVOJ ZIZEK E ELEZIONI europee hanno come sfondo gli avvenimenti in Ucraina. Infatti le proteste che hanno rovesciato Yanukovich e la sua gang sono state innescate dalla decisione del governo di Kiev di privilegiaLE re i buoni rapporti IDEE con la Russia rispetto all’integrazione con l’Unione europea. Molti, a sinistra, hanno reagito alle proteste popolari con il solito paternalismo razzista verso i poveri ucraini: che illusi, ancora idealizzano l’Europa; non si rendono conto che l’Europa è in declino, e che entrare nella Ue farà solo dell’Ucraina una colonia economica dell’Europa occidentale. L Lucia Annibali ieri dopo la sentenza JENNER MELETTI ALLE PAGINE 12 E 13 CON UN COMMENTO DI MICHELA MARZANO SEGUE A PAGINA 15 SPORT LA STORIA Ecco la nuova Cinecittà una Disneyland dei film STANOTTE È SCATTATA L’ORA LEGALE ALDO FONTANAROSA I 10 12 1 9 Anna Cappellini e Luca Lanotte 2 3 4 8 SEGUE A PAGINA 21 CON UN’INTERVISTA DI SALVAGNI 11 2 TEMPI per tirarlo su sono stati un po’ italiani. Ma alla fine, dopo quasi 10 anni di progettazione e scavi, vede la luce il parco giochi di Cinecittà. Se ne sono accorti i tanti romani che deviano dalla via Pontina, magari dopo una gita a Sabaudia, per comprare vestiti o elettronica negli outlet di Castel Romano. 7 6 5 RICORDATEVI DI METTERE LE LANCETTE DELL’OROLOGIO AVANTI DI UN’ORA L’Italia del ghiaccio danza sull’oro e la Kostner saluta con un bronzo ALESSANDRA RETICO A PAGINA 60 00147 ROMA, VIA CRISTOFORO COLOMBO, 90 - TEL. 06/49821, FAX 06/49822923. SPED. ABB. POST., ART. 1, LEGGE 46/04 DEL 27 FEBBRAIO 2004 - ROMA. ■CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ: A. MANZONI & C. MILANO - VIA NERVESA, 21 - TEL. 02/574941. ■PREZZI DI VENDITA: AUSTRIA ■ BELGIO ■ FRANCIA ■ GERMANIA ■ GRECIA ■ IRLANDA ■ LUSSEMBURGO ■ MALTA ■ MONACO P. ■ OLANDA ■ PORTOGALLO ■ SLOVENIA ■ SPAGNA € 2,00 ■ CROAZIA KN 15 ■ REGNO UNITO LST 1,80 ■ REPUBBLICA CECA CZK 64 ■ SLOVACCHIA SKK 80/€ 2,66 ■ SVIZZERA FR 3,00 ■ UNGHERIA FT 650 ■ U.S.A $ 1,50 SEDE: 2 la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 IL GOVERNO ALLA PROVA L’intervista Pietro Grasso I dubbi della seconda carica dello Stato nei confronti della riforma: “La gente si preoccupa giustamente dei costi della politica, però non bisogna indebolire la democrazia” “Il Senato non va abolito e resti eletto dai cittadini no a sindaci e governatori” Stop a Renzi: “Ma va superato il bicameralismo perfetto Il nome deve essere mantenuto, è usato in tutto il mondo” <SEGUE DALLA PRIMA PAGINA LIANA MILELLA Q “ UANDO gli si dice che un accreditato gossip lo descrive come il futuro capo dello Stato, con aria visibilmente seccata, replica: «Non scherziamo. Io penso a fare bene il mio lavoro, e da presidente parlo della riforma del Senato, nel mio pieno ruolo istituzionale e super partes». E come si sente come probabile ultimo presidente di questo Senato? «Da fuori mi vedono come l’ultimo imperatore, io mi sento l’ultimo dei mohicani...». Renzi è stato netto, ha detto «se il Senato non va a casa, vado a casa io». Domani esce il suo testo. Se vestisse i suoi panni che farebbe? «Quello che sta facendo lui, lavorando con LA FIDUCIA La fiducia deve spettare solo alla Camera, ma Palazzo Madama deve avere voce in capitolo su diritti e temi etici, insomma sulle scelte che toccano profondamente la vita dei cittadini ” tutte le mie forze per superare il bicameralismo perfetto, diminuire il numero dei parlamentari, semplificare l’iter legislativo». Ma da qui come la vede? Abolire il Senato è davvero necessario e indispensabile? «Aldilà delle semplificazioni mediatiche nessuno parla di abolire il Senato, ma di superare il bicameralismo attuale. L’urgenza è prima istituzionale che economica: dobbiamo accelerare il processo legislativo, senza indebolire la democrazia». Che aria ha avvertito nei suoi incontri con la gente, ritengono il Senato un’inutile fonte di sprechi? Un duplicato della Camera? Una perdita di tempo? Un residuo del passato? «Certamente la gente pensa, a ragione, che quasi mille parlamentari siano troppi, che la politica costi molto e produca poco, che sia venuto il momento di dare una sterzata. Ma avverto anche la forte preoccupazione di mantenere, su alcuni temi, la garanzia di scelte condivise. Con un sistema fortemente maggioritario, con un ampio premio di maggioranza e una sola Camera politica, il rischio è che possano saltare gli equilibri costituzionali e ridursi gli spazi di democrazia diretta». E sarebbe? «Affidare a una sola camera anche le scelte sui diritti e sui temi etici potrebbe portare a leggi intermittenti, che cambiano ad ogni legislatura, su scelte che toccano profondamente la vita dei cittadini e che hanno bisogno di essere esaminate anche in una camera di riflessione, come ritengo debba essere il Senato». Quindi il suo Senato ideale come si chiama e com’è fatto? «Non rinuncerei mai a una parola italiana che viene usata in tutto il mondo. Lascerei il nome di Senato, e dovrebbe essere composto da rappresentanti delle autonomie e componenti eletti dai cittadini...». Che fa, la stessa proposta del capogruppo di Forza Italia Romani? Ancora un Senato di eletti? Ma così crolla il progetto Renzi... «Non è la stessa proposta, perché io immagino un Senato composto da senatori eletti dai cittadini contestualmente alle elezioni dei consigli regionali, e una quota di partecipazione dei consiglieri regionali eletti all’interno degli stessi consigli. Per rendere più stretto il coordinamento tra il Senato così composto e le autonomie locali, prevederei la possibilità di partecipazione, senza diritto di voto, dei presidenti delle Regioni e dei sindaci delle aree metropolitane». Renzi vuole come senatori sindaci e governatori regionali, lei perché è contrario? «Perché ritengo che per una vera rappresen- tatività sia indispensabile che almeno una parte sia eletta dai cittadini, come espressione diretta del territorio e con una vera parità di genere. Una nomina esclusivamente di secondo grado comporterebbe una accentuazione del peso dei partiti piuttosto che di quello degli elettori». Quindi un fifty-fifty? «Non si tratta di percentuali, su quelle vedremo. Credo sia utile la presenza di rappresentanti delle Assemblee regionali, proprio per rafforzare la vocazione territoriale del Senato, estendendo la funzione legislativa regionale a livello nazionale. Ma sindaci e presidenti di Giunte regionali, che esercitano una funzione amministrativa sul territorio, a mio avviso non possono esercitare contemporaneamente una funzione legislativa nazionale, ma soltanto consultiva e di impulso». Altro che Senato delle autonomie, il suo assomiglia a quello di adesso, solo con meno poteri e competenze. «Niente affatto. Il Senato che immagino io, anche in parallelo con la riforma del Titolo V, è un luogo di decisione e di coordinamento degli interessi locali fra di loro e in una visione nazionale, e in questo senso dovrebbe sostituire la Conferenza Stato-Regioni». E come la mette con i soldi? Questo suo Senato, sicuramente, avrà un costo maggiore rispetto a uno di sindaci e governatori perché gli eletti, proprio come quelli di adesso, dovranno necessariamente essere retribuiti. Quindi, con questo sistema, dove va a finire il risparmio previsto da Renzi? «Possiamo ottenere risparmi maggiori diminuendo il numero complessivo dei parlamentari e riducendo le indennità, solo per iniziare. Poi mi faccia dire che non si può incidere sulla forma dello Stato solo con la calcolatrice in mano». Questo suo Senato rispetto alla fiducia al governo che fa? «Non dà la fiducia, non si occupa di leggi attuative del programma di governo, né di leggi finanziarie e di bilancio. Il rapporto col governo su questi punti deve restare solo e soltanto alla Camera». Di quali leggi dovrebbe occuparsi? «Oltre a tutte le questioni di interesse territoriale, delle leggi costituzionali o di revisione costituzionale, di legge elettorale, ratifica dei trattati internazionali, di leggi che riguardano i diritti fondamentali della persona». Solo questo? «Io immagino che una Camera prettamente ed esclusivamente politica debba essere bilanciata da un Senato di garanzia, con funzioni ispettive, di inchiesta e di controllo, anche sull’attuazione delle leggi. Chiaramente il Senato dovrà partecipare, in materia determinante, ai processi decisionali dell’Unione Europea, sia in fase preventiva che attuativa». Prevede anche i senatori a vita o cittadini 1 2 3 IL GOVERNO FORZA ITALIA NUOVO CENTRODESTRA Una Camera delle autonomie che non prevede elezioni Senatori scelti solo dagli elettori insieme al voto amministrativo Un ruolo per il sì alle leggi ultima parola a Montecitorio LE PROPOSTE DOMANI il governo approva la riforma del Senato di Renzi. Palazzo Madama sarà trasformato in una Camera delle autonomie con la fine del bicameralismo perfetto. Non darà più la fiducia al governo e i suoi membri non saranno eletti in quanto sindaci di capoluogo e presidenti delle regioni senza indennità aggiuntive. Legifererà su materie concorrenti Stato-Regione. MARTEDÌ Forza Italia presenta la sua proposta di riforma del Senato. La differenza rispetto al testo di Renzi riguarda la nomina dei senatori: per gli azzurri dovranno essere eletti a suffragio universale (dunque no a sindaci e governatori che vanno a Palazzo Madama senza stipendio aggiuntivo) in concomitanza con le amministrative. PER il Nuovo Centrodestra, il partito di Angelino Alfano, si parte della maggioranza di governo, il numero dei senatori deve diminuire ma la loro scelta deve avvenire mediante elezioni. Palazzo Madama deve continuare ad avere voce in capitolo nell’approvazione delle leggi, anche se l’ultima parola dovrebbe spettare alla Camera dei deputati. la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 3 PER SAPERNE DI PIÙ www.senato.it www.partitodemocratico.it L’ULTIMATUM DI TOTI Fi avvisa il premier “Non accettiamo metodi sovietici” FOTO:IMAGOECONOMICA ALBERTO D’ARGENIO illustri che siano? «L’apporto di grandi personalità del mondo della cultura, della scienza, della ricerca, dell’impegno sociale non può che essere utile. In che modo e in che forma sarà da vedere». Due questioni calde, la tagliola sulle leggi del governo che vanno a rilento e i poteri “di vita e di morte” del premier sui ministri. Progetto ammissibile e condivisibile? «Un termine chiaro entro cui discutere le proposte del governo, in un sistema più snello, non può che accelerare e semplificare l’iter legislativo. La ritengo una buona proposta. La seconda ipotesi non mi sembra sia prioritaria in questo momento». Praticabilità politica. Dopo il caos del voto sulle province, finito con la fiducia, che prevede per il voto su questa riforma? «Se si vuole un’accelerazione e una maggioranza di due terzi non si deve procedere mostrando i muscoli, ma cercando proposte più possibili condivise e aperte alla riflessione parlamentare. I senatori non sono tacchini che temono il Natale, e sono pronti a contribuire al disegno di riforma del Senato». Ne è davvero convinto o s’illude? «Hanno compreso, credo, le aspettative dei cittadini: partecipazione democratica, efficienza delle istituzioni, diminuzione del numero di deputati e senatori, taglio radicale ai costi della politica. Diminuendo di un terzo il numero dei parlamentari tra Camera e Senato, e riducendo 4 LEGA Funzioni diverse per le Camere e rappresentanza territoriale PER la Lega, all’opposizione, serve un bicameralismo differenziato, con diverse funzioni per Camera e Senato. A Montecitorio viene data la fiducia al governo, a Palazzo Madama spetta la rappresentanza territoriale e il rapporto con le istanze sovranazionali. Per risparmiare si prevedono 400 deputati e 200 senatori. le indennità, si otterrebbe un risparmio ben superiore a quello che risulterebbe, bilancio alla mano, dalla sostituzione dei senatori con amministratori dei comuni, delle aree metropolitane e delle regioni». Un prossimo voto di fiducia di questo Senato sul futuro Senato è ipotizzabile? «Non penso che si possa riformare la Costituzione con un maxi-emendamento e senza alcun contributo delle opposizioni». Il timing di Renzi prevede prima la riforma del Senato, poi quella elettorale, il famoso Italicum. Forza Italia dice già di no e vuole il contrario. Lei che tempistica prevede? «Dal momento che la legge elettorale riguarda solo la Camera approviamo prima la riforma del Senato, per poi passare immediatamente all’Italicum». Lei sta già riorganizzando gli uffici di que- L’ULTIMO IMPERATORE “ Io futuro Capo dello Stato? Non scherziamo, sto lavorando per rendere più efficiente il Senato Da fuori mi vedono come l’ultimo imperatore, io mi sento piuttosto l’ultimo dei mohicani sto Senato. Perché? Per mantenere lo status quo o in vista della riforma? «Sto lavorando per proporre al Consiglio di presidenza una riorganizzazione che risponda ad alcune esigenze attese da anni. Questo non ostacola le riforme, anzi le anticipa: razionalizzando le strutture, eliminando quelle non necessarie, valorizzando la prospettiva regionale ed europea del Senato, tagliando dal 30 al 50% le posizioni apicali e andando a ricoprire i posti restanti con nomine a costo zero, senza alcun aumento in busta paga per nessuno. Inoltre è già stato deliberato l’accorpamento di molti servizi con quelli corrispettivi della Camera, e si va verso l’unificazione dei ruoli del personale di Camera e Senato. Voglio che il nuovo Senato parta già nella sua piena efficienza». Politica e mafia. La polemica sul 416-ter. La sua proposta, appena eletto, è agli atti. Adesso? È d’accordo sull’ipotesi del decreto legge cambiando il testo uscito dal Senato? «Come ho detto, la mia proposta è agli atti. L’ho presentata il primo giorno, ho ancora il braccialetto bianco al polso e spero che si faccia presto e bene». © RIPRODUZIONE RISERVATA ” ROMA. È polemica nella maggioranza allargata, quella che conta anche su Forza Italia per portare a casa le riforme, dopo la decisione di Matteo Renzi di parcheggiare a Palazzo Madama la nuova legge elettorale per dare la precedenza alla riforma del Senato e a quella del Titolo V della Costituzione. L’obiettivo resta quello di incassare il via libera su entrambi i testi (seconda lettura per l’Italicum, prima per la riforma costituzionale) entro il 25 maggio, ma l’inversione delle priorità manda su tutte le furie i forzisti. E così il consigliere politico di Berlusconi, Giovanni Toti, attacca l’ex sindaco di Firenze. «Mi sembra che Renzi abbia preso un vizio da LA democrazia sovietica, di decidere prima nella direGIOR zione del partito, poi dire cosa deve fare al Consiglio ministri e quindi portare testi “prendere o lasciaNA dei alle Camere, ma su questo non ci stiamo». Gli azTA re” zurri, aggiunge, vogliono continuare a collaborare sulle riforme su cui si è impegnato Berlusconi, «ma non su testi preconfezionati dalla direzione del Pd». All’attacco anche Maurizio Gasparri, che ingiunge: «Renzi non cambi le carte in tavola, vogliamo che si faccia subito la legge elettorale mentre sul tema delle riforme manteniamo un atteggiamento propositivo». E rilancia sul presidenzialismo annunciando che Forza Italia insisterà perché ci sia l’elezione diretta del Capo dello Stato o del premier. «La sinistra dovrà assumersi la responsabilità di dire si o no, nel qual caso confermerà la sua natura retriva e ostile a una moderna democrazia diretta. Li staneremo». Ma c’è preoccupazione anche nella maggioranza di governo, con il Nuovo Centrodestra che richiama all’ordine il Pd, spaccato sul Jobs Act, la nuova legge sul lavoro fortemente voluta da Renzi. Per Maurizio Sacconi, capogruppo al Senato, il Jobs Act «è la misura del rinnovamento nella sinistra, la maggioranza sia leale con il governo». © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 IL GOVERNO ALLA PROVA la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 PER SAPERNE DI PIÙ www.tesoro.it www.bancasistema.it La polemica Debiti dello Stato, le banche frenano La protesta degli istituti: “Pericoloso farsi carico degli oneri verso le imprese delle amministrazioni più dissestate” E per le stesse aziende risulta difficile farsi riconoscere e, soprattutto, certificare i crediti dagli enti pubblici <SEGUE DALLA PRIMA PAGINA FEDERICO FUBINI FATTI, per adesso, suggeriscono però che il premier potrebbe aver creato un’aspettativa fra le imprese per qualcosa che non succederà. La bozza del disegno di legge “per agevolare ulteriormente la normativa europea sui tempi di pagamento da parte della pubblica amministrazione” è pronta. Lì dentro si affrontano uno ad uno gli ostacoli che possono frenare la soluzione del problema. Il principale, per quanto mai riconosciuto dal Tesoro, è che gran parte dei debiti commerciali dello Stato sono tutt’altro che «certi, liquidi ed esigibili» come occorre per legge perché possano essere pagati. La bozza del disegno di legge parla, senza quantificarli, di «debiti fuori bilancio»: di solito sono crediti che le imprese sostengono di avere nei confronti di un ente pubblico, il quale però non li riconosce. In questa categoria si trovano casi estremi: quando per esempio il gruppo globale Ernst & Young vinse l’incarico di rivedere e certificare i conti della Sanità pubblica in Calabria, rinunciò al mandato subito dopo aver dato un’occhiata ai libri. Certo non tutta l’Italia è così, soprattutto non al Centro e al Nord. Eppure quando l’estate scorsa la Ragioneria ha chiesto a tutte le amministrazioni di registrare su un portale elettronico i loro debiti esistenti verso le imprese, il totale è apparso risibile: solo tre miliardi, a fronte degli (almeno) 68 che le imprese reclamano in base a un sondaggio a campione della Banca d’Italia. È probabile che molti enti non riconoscano dei debiti, per non dovervi mettere una data, un impegno e così erodere gli spazi di spesa di cui dispongono in base ai vincoli del patto di stabilità interno. Una stima più cauta, diffusa fra gli addetti ai lavori, è che i debiti commerciali oggi “certi, li- I Sui 68 miliardi che la p.a. deve al sistema produttivo, si stima che quelli “certi, liquidi ed esigibili” oggi valgano circa 15 miliardi quidi ed esigibili” oggi valgano circa 15 miliardi. Ne restano dunque sempre più di 50 “fuori bilancio” o comunque gravati da un’ombra di incertezza. Nasce di qui il primo dilemma: se i debiti sono incerti, cioè se le amministrazioni non li riconoscono e non li certificano, come può scattare il sistema di pagamento previsto dal governo? Quest’ultimo prevede che un’impresa possa vendere a una banca un proprio credito scaduto nei confronti di un LA SLIDE DI RENZI Il testo della “slide” sui pagamenti dei debiti della P.a. illustrato a Palazzo Chigi da Renzi il 12 marzo scorso. In basso, il ministro Padoan ente solo quando è certificato. Il secondo passo è che la banca trasformi quel credito che ora possiede in un’“anticipazione finanziaria” a quattro anni all’ente debitore: come tale, questa liquidità non conterebbe come debito pubblico nelle stime europee. Poiché moltissimi debiti sono “fuori bilancio”, cioè non riconosciuti dalle amministrazioni, il disegno di legge propone una scorciatoia: le imprese potranno registrare comunque il proprio credito presso il portale della Ragioneria e questo varrà ufficialmente se entro due settimane l’ente coinvolto non contesta. Vista la complessità delle norme, e l’opacità di decine di migliaia di fatture, è probabilissimo che esplodano decine di migliaia di contenziosi fra creditori e debitori. Più delle imprese, rischiano di beneficiarne gli studi legali. Poi c’è il passaggio successivo, quello in mano alle banche. Queste ultime vengono invogliate a comprare i debiti scaduti in molti modi: possono acquistarli al 98% del loro valore, quindi guadagnare il 2% quando l’ente salda, o possono rivendere la posizione a Cassa depositi e prestiti. Se l’ente poi non paga e neanche Cdp ricompra, una banca potrà cedere un credito andato a male a un fondo di 150 milioni di euro che il Tesoro sta per costituire. Inoltre la banca che ha il credito riceverebbe una “delegazione di pagamento”, ossia il diritto di intervenire sui flussi di cassa del Tesoro per rivalersi se non viene saldata. Fin qui il piano del governo. Alcuni dei banchieri che (in teoria) dovrebbero rile- vare quei 68 miliardi di debiti pubblici non sembrano convinti. A queste condizioni, non hanno fretta di farlo. Gianluca Garbi di Banca Sistema, un istituto specializzato nel settore, osserva che spesso comprare un credito al 98% non conviene: «Lo faccio volentieri se l’ente è solido e credibile e paga in fretta – osserva - Ma il 2% è un margine di guadagno insufficiente per accollarsi un credito verso certe grandi amministrazio- Norme complesse e migliaia di fatture opache: si rischia un contenzioso del quale solo gli avvocati potrebbero beneficiarne ni in dissesto, soprattutto del Sud». Anche l’offerta di guadagnare sugli interessi di mora non è considerata credibile, perché la banca dovrebbe affrontare un lungo e costoso ricorso giudiziario. Inoltre, osserva Garbi, la garanzia ultima del Tesoro è palesemente insufficiente: solo 150 milioni, a fronte di un debito totale di 70 miliardi. «Basterebbe il default di una grossa giunta per far saltare l’intero meccanismo», dice Garbi. Dunque le amministrazioni non riconoscono i loro debiti e le banche frenano nel volerseli addossare. Il governo cerca di fare in fretta. Ma forse serve qualcosa di più di una promessa in luna di miele, per risolvere decenni di sclerosi italiana. © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 IL GOVERNO ALLA PROVA Il piano occupazione Precari, Visco dà ragione a Camusso: Un’inedita coppia contro il decreto La Cgil: “Così il Paese non riparte” mentre Poletti è lodato da Squinzi “È una misura rapida e coraggiosa” <SEGUE DALLA PRIMA PAGINA ROBERTO MANIA BARI PINGONO in direzioni contrarie e trova- S no inedite, sorprendenti, alleanze. Nuove coppie che si formano. Sul palco del risorto Teatro Petruzzelli di Bari, nella due giorni del convegno del Centro studi della Confindustria, va in scena la rappresentazione che non ti aspetti: Ignazio Visco, il governatore della Banca d’Italia, luogo della ortodossa interpretazione VISCO-CAMUSSO Sulla precarietà e sul decreto Poletti che rende più flessibili i contratti a termine, si forma un’inedita coppia tra il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, e la leader della Cgil, Susanna Camusso. Secondo Visco, è il lavoro stabile ad aumentare competenze e produttività dell’economia liberale (mercato del lavoro compreso) e sostenitore dell’ineluttabilità delle politiche di austerity si schiera con la sindacalista rossa. E l’ex comunista Giuliano Poletti, già leader della potente Legacoop, trova l’abbraccio del capo dei capitalisti nostrani Giorgio Squinzi che guida una delle tante multinazionali tascabili tricolori. Intorno una girandola di altre coppie, non tutte “regolari” formatesi tra Roma e Bari: la già sindacalista dell’Ugl, Renata Polverini, che dagli scranni parlamentari di Forza Italia tende la mano ai suoi ex colleghi Raffaele Bonanni & co, strappando con il suo stesso partito; il capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta, un tempo socialista, corre a sostegno di Poletti e Renzi per mettere zizzania nella discussione interna al Partito democratico scommettendo sul fuoco amico su Palazzo Chigi. Infine il governatore della Puglia e leader di Sel, Nichi Vendola, che insieme alla minoranza del Pd si ritrova con l’ad di Finmeccanica, la holding pubblica di aeronautica e difesa (42 mila dipendenti), Alessandro Pansa, il quale si distingue, con argomenti forbiti, dalla linea ufficiale di Confindustria. Questa volta, così, il lavoro finisce per produrre divisioni trasversali. Ma si conferma anche un terreno pieno di pericolose insidie, non solo parlamentari. Si discute di capitale umano a Bari. Del ruolo decisivo che possono avere l’istruzione e la formazione dei lavoratori per far crescere la ricchezza del Paese. Ed è a metà della sua relazione che il governatore Visco pronuncia una frase che viene accolta con freddezza dalle prime file della platea, con la sola eccezione della Camusso che invece apprezza, eccome. Dice Visco: «Studi della Banca d’Italia mostrano come rapporti di Dossier Bankitalia: “La sicurezza della continuità del lavoro rafforza l’attività innovativa e l’acquisizione di competenze specifiche” lavoro più stabili possano stimolare l’accumulazione di capitale umano, incentivando i lavoratori ad acquisire competenze specifiche all’attività dell’impresa. Si rafforzerebbe — aggiunge il banchiere membro del board dalla Banca centrale di Francoforte — l’intensità dell’attività innovativa e, in ultima istanza, la dinamica della produttività». Insomma un lavoratore che non teme la scadenza del suo contratto ma che vede davanti a sé la prospettiva della continuità del lavoro è disposto ad apprendere di più, POLETTI-SQUINZI Su posizioni opposte si è formata ieri una seconda coppia: tra il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Quest’ultimo plaude al decreto del governo che ha ampliato la flessibilità dei contratti a termine per ridurre la disoccupazione Addio Cnel, vertice zittito da sindacati e Confindustria “Non parlate ai giornalisti” VALENTINA CONTE ROMA. Un’aria strana tira al Cnel. E non solo perché domani il Consiglio dei ministri è pronto a varare il disegno di legge costituzionale che lo sopprime dalla Carta del 1948. E dunque 91 dipendenti devono essere ricollocati nelle amministrazioni dello Stato (hanno vinto un concorso). Mentre presidente e 65 consiglieri tornano a casa oppure ai loro mestieri: sindacalisti, economisti, giuristi, imprenditori, magistrati. E neanche perché ormai tutti, in primis premier e politici, dicono che il Cnel è inutile e polveroso, non serve a niente, costa. L’aria che tira sta tutta in una lettera interna datata 13 marzo 2014, indirizzata al presidente Antonio Marzano e firmata da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria. Gli azionisti del Cnel. Che scrivono: «Siamo dell’avviso che nell’attuale situazione i rapporti con i mass media, anche ove richiesti, non siano opportuni, in quanto spetta essenzialmente alle Parti sociali esprimersi sul futuro della nostra associazione». Zitti tutti, parliamo noi. Marzano non l’ha presa bene. Tace, declina interviste. Ma fa sapere che per regolamento interno la posizione del Cnel la esprime il presidente. Insomma, aria da fine impero. Da ultima fermata di giostra. Da resa dei conti. Le “parti sociali” rivendicano, in questa fase, «il compito primario di rappresentare a governo e Parlamento una giusta considerazione della loro funzione in una democrazia pluralista e partecipata». E citano un «documento di riforma del Cnel» elaborato «dal gruppo di la- IL DOCUMENTO SILENZIO STAMPA All’indomani dell’annuncio del premier Renzi della soppressione del Cnel, i rappresentanti delle parti sociali scrivono al presidente Antonio Marzano. Gli comunicano che non parteciperanno alla Assemblea straordinaria convocata e, soprattutto, lo invitano a non tenere rapporti con i mass media, anche nel caso in cui gli venga espressamente chiesto, “in quanto spetta essenzialmente alle parti sociali esprimersi sul futuro della nostra Istituzione”. voro coordinato dal consigliere esperto Tiziano Treu» che «esclude qualsiasi iniziativa di organi del Cnel che avrebbe una connotazione conservatrice e meramente corporativa». Per questo è scattata la museruola? I loro oppositori, zittiti, considerano invece assai più assurda la parte di quel documento in cui si delinea un “Nuovo Cnel” con un «organico radicalmente snellito» anche «attraverso la mobilità del personale». E molto più corporativo l’altro passaggio in cui si dice che è «indispensabile che il presidente del Cnel sia nominato (con decreto del presidente della Repubblica), previo parere qualificato delle Parti sociali, secondo modelli analoghi in Europa e nel mondo». Insomma Squinzi, Camusso, Bonanni e Angeletti che suggeriscono il nome a Napolitano. la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 7 PER SAPERNE DI PIÙ www.bancaditalia.it www.cgil.it “Solo un lavoro stabile è produttivo” a lavorare meglio, e così contribuire ad aumentare la produttività. D’altra parte — anche se Visco non lo dice — l’inizio del tracollo della produttività italiana, di cui invece parla il governatore, coincide con l’introduzione via via crescente di contratti flessibili. E come alcuni studi dimostrano tra loro c’è un rapporto di causa ed effetto. Certo Susanna Camusso usa argomenti e toni diversi, ma la sostanza non è molto diversa. Per quanto — sia chiaro — Visco non si riferisce direttamente al decreto Poletti, mentre la sindacalista della Cgil sì. Perché su quello è la nuova sfida tra il Pd renziano e il sindacato. Afferma Camusso, che gioca fuori casa ma prende gli applausi dal loggione dove siedono gruppi di giovani baresi: «Se ci sono molteplici forme di precarietà il Paese non riparte. Ricordo che abbiamo quattro milioni di giovani precari, invece dobbiamo ricostruire percorsi professionali e dare certezze. Se un giovane va in azienda bisogna investire su di lui. Quello che accade in Italia sulla precarietà non ha eguali al mondo. Ma se si va a vedere come sono gli organici delle imprese che esportano ci si accorge che non sono fondati sulla precarietà. La proposta di Renzi? Non c’è nulla di nuovo. Ha proposto le stesse cose fatte in questi anni. C’è un diverso presidente del Consiglio ma c’è sempre la stessa maggioranza». Non c’è più invece la coppia “concertativa” Camusso-Squinzi. Il leader degli industriali prova ad andare all’incasso e evita accuratamente qualunque polemica con Palazzo Chigi: «Sul decreto lavoro, in particolare, il governo e il ministro Poletti — dice — hanno dato prova di rapidità e coraggio, segni chiari di volontà di cambiare. Ora occorre che il Parlamento confermi questa scelta in fase di conversione». La coppia si è rotta, mentre a Bari colpisce l’analogia nelle analisi di Vendola e Pansa. Sostengono entrambi la necessità di una politica industriale. Vendola dice che bisogna smetterla con la precarizzazione del lavoro, Pansa che «la permanenza al lavoro è una garanzia di investimento». Coppie di fatto. LA POLEMICA Staffetta generazionale la Giannini contro la Madia “È ingiusta e non serve” Beghe interne? Può darsi. Che però accentuano la distanza tra Palazzo e piazza, il primo popolo e il secondo popolo, secondo la definizione del sociologo De Rita, gli italiani e i decisori. Distanza che il Cnel, Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, avrebbe dovuto colmare. I famosi “corpi intermedi”. «Così com’è non funziona, è vero», ammette Franco Massi, segretario generale Cnel. «Non incide nelle scelte politiche, tradisce la sua natura. Non per questo dobbiamo cancellarlo, però. Ma strutturarlo in modo diverso, questo sì». Il Cnel costa 20 milioni l’anno (di cui 7 per il personale, stipendi lordi). Nell’ultimo triennio ha restituito all’Erario circa 20 milioni di pregresso non speso. E risparmiato il 30%, senza rinunciare a produrre 31 documenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Assumere funzionari grazie ai prepensionamenti dei dirigenti? Non è così che si rinnova la Pubblica Amministrazione: il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini critica con forza la proposta della collega della Funzione pubblica Marianna Madia. In un’intervista, Madia aveva suggerito che «va avviato un processo di riduzione non traumatica dei dirigenti e più in generale dei dipendenti vicini alla pensione, per favorire l’ingresso dei giovani». Per cui, «se in un posto mando in pensione leggermente anticipata tre dirigenti, non devo per forza sostituirli, magari basta prendere un funzionario. Con questa staffetta generazionale riduco, svecchio e risparmio». Stefania Giannini bolla la proposta come «una ricetta in salsa fintogiovanilistica contro gli anziani», aggiungendo che «un sistema sano non ha bisogno di mandare a casa gli anziani per far entrare i giovani». In effetti i nostri dipendenti pubblici sono parecchio più anziani di molti altri paesi Ue (su 3,3 milioni circa 750mila hanno più di 55 anni), ma i sindacati sono divisi. Secondo il segretario confederale della Cgil, Rosanna Dettori, si parla «con troppa facilità di esuberi e prepensionamenti» e se non si vuole cambiare la Fornero «si rischiamo nuovi esodati». Per Giovanni Faverin della Cisl Madia «è un po’ confusa». Mentre Mino Foccillo della Uil è possibilista: se il prepensionamento è su base volontaria, potrebbe essere «un’ipotesi accettabile». © RIPRODUZIONE RISERVATA Le novità del decreto su contratti a termine e apprendistato Riforma precedente (Fornero) Durata massima contratti a termine senza indicare la causale 12 mesi Numero massimo di proroghe del contratto a termine all’interno dei 36 mesi Una proroga al massimo con indicazione della causale Pausa tra un contratto e l’altro 10 o 20 giorni Limite all’utilizzo dei contratti a termine in ogni luogo di lavoro Limite fissato dai contratti collettivi Apprendistato a seconda della durata del contratto Assunzione condizionata alla conferma in servizio di almeno il 30% degli apprendisti dipendenti al termine della formazione Contratto in forma scritta Obbligo di formazione teorica Contratti di solidarietà Riforma attuale (Poletti) 36 mesi Otto proroghe al massimo senza causale Nessuna pausa Se non è indicato un limite nel contratto collettivo: non oltre il 20% dell’organico Nessuna condizione Cade l’obbligo della forma scritta per il piano formativo Cade l’obbligo di formazione Rifinanziati con 15 milioni e rivisti IL GOVERNO ALLA PROVA la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 9 PER SAPERNE DI PIÙ www.funzionepubblica.gov.it www.palazzochigi.it Il progetto Manager, nuova stretta del governo La soglia ai compensi non sarà limitata a presidenti e amministratori delegati riguarderà anche le Spa locali e sarà ad personam per evitare doppi incarichi stile Mastrapasqua Stipendi, tetto per tutti i dirigenti taglio del 25% nelle società quotate VALENTINA CONTE ROMA. Estendere anche ai dirigenti il tetto allo stipendio che da martedì prossimo riporterà tutte le buste paga dei manager pubblici (quelli delle società partecipate dal ministero dell’Economia) al livello del primo presidente della Corte di Cassazione. E fare in modo che quel tetto, pari a 311 mila euro, venga calcolato sulla persona e non sull’incarico. E ancora: assicurarsi che le società quotate in Borsa e possedute dal Tesoro — come Eni, Enel, Finmeccanica, Terna — facciano la loro parte quando a breve rinnoveranno i vertici. E dunque non sfuggano a quel taglio del 25% ai compensi di presidenti e amministratori delegati, scritto nella legge. Ma tutt’altro che scontato, visto che l’assemblea degli azionisti può bocciarlo. Tre snodi fondamentali all’esame del governo in queste ore. E che po- potrà guadagnare in totale e al massimo 311 mila euro. Qualunque sia la combinazione: enti, partecipate, quotate e non. In realtà, la norma c’è. Ma come se non ci fosse. E il governo intende rafforzarla. Il panorama legislativo difatti è assai frastagliato, per quanto riguarda stipendi, tetti, tagli. E le vie per sfuggire ai sacrifici ci sono. Intanto, la soglia pari a 311 mila euro è in vigore da due anni (Salva-Italia di Monti). All’inizio valeva solo per le amministrazioni centrali, poi è stata estesa nel 2012 a tutti i dirigenti e dipendenti di società (non quotate) partecipate direttamente o indirettamente dallo Stato e dagli enti locali, dunque Comuni, Province e Regioni. A partire però dal rinnovo dei Consigli di amministra- zione. Dunque la pletora di municipalizzate è ampiamente dentro questo perimetro. Per dire, vi sono anche l’Atac e l’Atm, le due società di trasporto dei Comuni di Roma e Milano. La legge di Stabilità del governo Letta ha poi ricompreso nel tetto anche magistrati, professori universitari, Consob, Authority. In pratica, tutti. Mentre per le società quotate e per quelle che emettono bond, cioè obbligazioni, si è fatta un’eccezione. Il tetto non esiste, ma vale il taglio del 25% degli stipendi, a partire dal rinnovo delle cariche. E qui il nodo. Le quotate — come Eni, Enel, Finmeccanica, Terna — devono approvare il taglio in assemblea. Mentre le altre — come Poste, Cdp, Ferrovie — sono obbligate. Estendere quest’obbligo anche alle quotate — riflessione che il governo sta facendo — aggirando così l’eventuale veto degli azionisti, Si vuole evitare il paradosso-Gubitosi: in quanto dg Rai non era soggetto al limite Pressing dell’esecutivo per applicare ai vertici di Eni, Enel e altre quotate i sacrifici previsti trebbero finire nella riforma della Pubblica amministrazione, annunciata per aprile. La direzione è opposta a quella auspicata da Ennio Doris (Medilanum), che ospite di Maria Latella, SkyTg24, si augura sforbiciate solo temporanee ai compensi, per non perdere le menti migliori. Da una parte dunque, l’esecutivo Renzi è all’opera per evitare un altro paradosso Rai, con il direttore generale Gubitosi che continuerà a percepire 650 mila euro in quanto dirigente, mentre il presidente e anche amministratore delegato Tarantola scenderà tra un paio di giorni a 311 mila. Dall’altra, scongiurare una volta per tutte il ripetersi del caso Mastrapasqua, l’ex presidente Inps assiduo collezionista di poltrone. Chi accetta più di un incarico pubblico, sembra però complicato. Visto che si tratta di società che rispondono al mercato. Sia come sia, per ora nessuno sa chi il tetto l’ha rispettato e chi no. La Consob avrebbe aperto già due inchieste per danno erariale contro una ventina di manager pubblici disubbidienti. A complicare la faccenda, le tre fasce introdotte dal ministero dell’Economia. Che valgono però solo per le partecipate del Tesoro e che scattano dal primo aprile (ma i dirigenti nel mirino sono quasi tutti in scadenza). Anche qui un paradosso: se l’ad dell’Atac può guadagnare fino a 311 mila euro, quello dell’Istituto Luce 155 mila (terza fascia) e quello dell’Enav, l’ente nazionale che controlla il traffico aereo (seconda fascia), 250 mila. © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 LE SCELTE DEI PARTITI Il centrodestra L’ex premier lancia le liste dei club e Storace confluisce in Forza Italia ROMA. Berlusconi e Storace tornano insieme. La Destra confluisce di fatto in Forza Italia, alleanza stretta in vista delle Europee ma soprattutto delle amministrative. «Nel contesto attuale non c’è spazio per una piccola destra, ma per una grande destra identificata dagli elettori in questi anni con Silvio Berlusconi», dice Francesco Storace al comitato centrale del suo partito. Tra i due una calorosa telefonata ieri, incontro in agenda nei prossimi giorni e candidatura dell’ex governatore del Lazio alle Europee assai probabile. Plaudono Gasparri, Matteoli e Santanché per il ritorno dell’ex collega. Renato Schifani del Ncd attacca: «È la conferma che Forza Italia è diventato un partito di estrema destra, la paura fa novanta ed ecco cosa si fa anche per l’uno per cento in piu». LA GIOR NA TA Berlusconi continua con le sue telefonate ai club e preannuncia una svolta per aprire a volti nuovi. Ripete che l’obiettivo è quello dei 12 mila club “Forza Silvio” e aggiunge: «Noi pensiamo che questi club, a partire dalle prossime amministrative, possano darci una mano. Dovranno avere in queste campagne anche i loro candidati scelti dalla base, che saranno inseriti nelle liste elettorali. Questo è il colpo che abbiamo in canna» dice in collegamento un club di Roma. Quindi riprende il copione di sempre: «In vent’anni abbiamo avuto quattro colpi di stato e oggi siamo al terzo governo, il terzo governo consecutivo che non è stato eletto dai cittadini». L’attacco consueto è alla magistratura «politicizzata, che si comporta come un contropotere, per cui nessuno di noi oggi può essere sicuro dei suoi diritti, dei suoi beni, della sua libertà». Berlusconi non paga gli onorevoli neanche Fi è in profondo rosso Bondi incalza i parlamentari, 5 milioni evasi. Mancano i soldi per le europee CARMELO LOPAPA 4 ROMA. Se tollera ormai pochissimo dirigenti e parlamentari forzisti, è anche perché li considera sanguisughe attaccate ai suoi conti bancari personali. Ma adesso basta, tuona Silvio Berlusconi anche in questi giorni. «Io per le Europee non firmo più un assegno — è sbottato — Hanno passato il tempo a litigare tra loro anziché impegnarsi a trovare quattrini». Uno sfogo che prende spunto dal nuovo regime che archivia il finanziamento pubblico. E l’emergenza è dietro l’angolo, come gli ha fatto notare Denis Verdini, dato che per una buona campagna per le Europee occorrerebbe 20-30 milioni di euro. Chi metterà mano al portafogli? Forza Italia è rinata con la kermesse del 16 novembre 2013 e risulta già zavorrata da 72 milioni di disavanzo ereditato dai bilanci precedenti e dall’eredità Pdl. Per coprire quei rossi l’ex Cavaliere ha già firmato fideiussioni per 87 milioni di euro. Una storia che si ripe- Ammonta a 72 milioni il disavanzo ereditato dal Pdl e per coprirlo l’ex premier ha dovuto firmare fideiussioni per 87 milioni di euro BONDI Ha avviato il recupero crediti nei confronti dei deputati te. Ancora nel 2013, per saldare i debiti del “fu” Pdl, staccava assegni per 14,8 milioni. Ecco perché ha perso le staffe quando Sandro Bondi, amministratore forzista, Gregorio Fontana, responsabile tesseramento, e l’uomo dei conti Rocco Crimi gli hanno portato l’elenco dei parlamentari che da tempo non versano più la quota da 800 euro mensili. Praticamente tutti i deputati e senatori. Un buco che solo nell’anno della legislatura appena iniziata ammonterebbe già a 1 milioni di euro. E pochissimi hanno versato i 25 mila euro che sulla carta erano necessari per potersi candidare alle Politiche 2013. Sono partite quindi in batteria decine di lettere di “recupero credito” in stile Equitalia per recuperare in alcuni casi fino a 50 mila euro. «Caro amico/a — è l’incipit della missiva a firma Bondi — dalla verifica effettuata risulta che il credito nei Tuoi confronti ammonta ad Euro...» Si ricorda il «dovere morale» verso il movimento, quindi si prega «di voler provvedere al più presto al saldo residuo dei Tuoi versamenti». Stavolta i 68 deputati e 60 senatori forzisti non avranno scampo, archiviati i tempi in cui la “Tv della libertà” gestita da Michela Vitto- I conti di Forza Italia Disavanzo stimato di Forza Italia 72,5 milioni di euro Disavanzo patrimoniale certificato nel 2012 68 milioni Garanzie bancarie di Berlusconi per Forza Italia 87 milioni Fideiussioni personali Berlusconi per il Pdl nel 2013 14,8 milioni Buco da mancati versamenti del contributo dai parlamentari 1 milione Quota mensile dovuta dai parlamentari 800 euro Una tantum per la candidatura 25 mila euro Spesa stimata per le Europee 20/30 milioni (erogazione luglio 2014) Tranche di finanziamento pubblico 2013 per il Pdl 6 milioni di euro Perdite della Tv della libertà (Brambilla) chiusa nel 2012 800 mila di euro Immobili di proprietà Pdl-Forza Italia Nessuno Dipendenti Forza Italia (ex Pdl) 30 (da 100 originari) ria Brambilla poteva accumulare un buco da 800 mila euro (coperti dalle casse di Forza Italia) che poi ne ha determinato la chiusura a fine 2012. «Conto di chiudere il bilancio Pdl in pareggio, quando a luglio ci arriverà l’ultima tranche di finanziamento pubblico, benché dimezzata, da 5-6 milioni» spiega Maurizio Bianconi, tesoriere del partito sciolto. «Resta il problema dei dipendenti, ridotti da 80 a una trentina, speriamo di risolvere in maniera indolore». È la crisi che bussa anche alle porte del Palazzo, ammette il tesoriere, «perché noi partiti produrremo pure merda, ma siamo a L’EX PREMIER : ADOTTIAMO CANI E GATTI. MA IN VENETO SCOPPIA IL CASO BERLATO Silvio animalista candida il cacciatore PAOLO BERIZZI MILANO. Effetto Dudù sulla campagna elettorale di Forza Italia. «Dobbiamo impegnarci a trovare un «papà» o una «mamma» alle migliaia di animali abbandonati. Cani e gatti ci aiuteranno a vincere le elezioni europee», ha annunciato Silvio Berlusconi in una telefonata a un club «Forza Silvio» di Roma. Strizzando l’occhio agli animalisti, e citando la lettura notturna di un brano di Madre Teresa dedicato agli «eterni amici dell’uomo», il padrone di Dudù fa i conti nelle cucce degli italiani: «Nel nostro Paese ci sono 10 milioni di persone che tengono un animale in casa per compagnia, non potranno che guardarci con una rinnovata simpatia. E anche questo aiuterà il popolo dei moderati a diventare maggioranza politica». Ma la mossa strategica dell’ex Cavaliere rischia di trasformarsi in un boomerang. Gli animalisti sono in realtà in rotta di collisione con Forza Italia. E si preparano alla rivolta. Succede in Veneto. A scatenare la protesta è una candidatura «azzurra» proprio per le europee del 25 maggio: lui è Sergio Berlato, presidente dell’Associazione Cacciatori Veneti. Un ultrà del mondo venatorio che a Strasburgo, dove è stato eletto con Alleanza nazionale, si batte per i diritti e ANIMALISTA Maria Vittoria Brambilla, ex ministro del governo Berlusconi la lobby delle carabine. An adesso non c’è più e l’animalista Silvio Berlusconi ha deciso di accogliere Berlato in casa azzurra. Candidatura assicurata. Nello stesso partito nel quale milita la pasionaria animalista Michela Vittoria Brambilla. Ma tant’è, la carta Berlato ha fatto infuriare gli animalisti veneti. In primis l’associazione «100% animalisti“, considerata di area non vicina al centrosinistra, e fino a poco tempo fa alleata proprio con la Brambilla. Il leader Paolo Mocavero definisce «vergognosa» la candidatura di Berlato e annuncia iniziative per i prossimi giorni: obbiettivo, Forza Italia. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 11 PER SAPERNE DI PIÙ www.forzaitalia.it www.repubblica.it SI FRANTUMA LA CORRENTE DI MINORANZA Esplode la sinistra Pd Cuperlo contro Epifani “Chi si divide perde” GOFFREDO DE MARCHIS ROMA — È finita la minoranza del Pd. Frantumata da una buona dose di inimicizia, dalla difficoltà di emanciparsi dai vecchi leader proprio mentre Renzi naviga sull’onda della novità, ma soprattutto dalla rovinosa caduta delle primarie. L’estinzione viene certificata da una nota di Gianni Cuperlo, insolitamente dura. Amara, ma anche sferzante. Finisce così la minoranza come corrente. Rimane un’asse di sinistra sui provvedimenti. Sul decreto lavoro per esempio le varie anime dell’opposizione interna, dai bersaniani a Pippo Civati, non sono spaccati. NASTRO Berlusconi all’epoca della inaugurazione della nuova sede romana di Fi tutti gli effetti aziende». Berlusconi non sente più ragioni, vuole che i suoi si diano da fare, ora che la nuova legge, oltre a cancellare il finanziamento pubblico, fissa anche un tetto a quello privato da 100 mila euro. Due le strade studiate a Palazzo Grazioli in molteplici riunioni avute in queste settimane. La prima porta al tesseramento. Gregorio Fontana ne è il responsabile nazionale: «Quindici giorni fa il presidente ha lanciato con una lettera sul sito l’operazione. Iscriversi al Pdl costava 10 euro, noi pensiamo che l’adesione a Fi non possa essere svilito da una somma così irrisoria, vogliamo persone che ci credano e si impegnino. Avremo tre categorie di iscritti: il volontario azzurro che contribuirà con un minimo di 50 euro, il socio sostenitore, da 100 a 500 euro, e il benemerito, da 500 in su. Subito dopo — continua il deputato lombardo — saranno convocati i congressi locali per eleggere i coordinatori». Partito leggero ma soldi veri. E i club? «Anche i presidenti e i loro direttivi avranno l’obbligo di iscriversi al partito — conclude Fontana — ed è la conferma che non vi è alcuna divaricazione tra noi e loro». E poi c’è la seconda via, che passa per il rastrellamento di finanziamenti privati. La responsabile Fundraising è Daniela Santanché. «Ho appena consegnato il progetto nelle mani di Berlusconi — racconta — Abbiamo fatto un gran lavoro con Antonio Palmieri, responsabile Internet: a giorni partirà il sito dedicato alla raccolta fondi, ci ispiriamo al modello Obama, con varie tipologie di contribuzione». Poi, ogni eletto nazionale o locale avrà un budget ideale da raccogliere, spetterà a lui darsi da fare. In cantiere, anche aste su Ebay per inviti a cena con politici forzisti. La buona riuscita, coi venti di antipolitica che imperversano, sarà tutta da dimostrare. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE TAPPE TESSERAMENTO È partito via web sul sito di Forza Italia: verserà 50 euro il volontario azzurro, da 100 a 500 il socio sostenitore, da 500 in su il socio benemerito FUNDRAISING Un’apposita pagina web per i finanziamenti di privati e aziende a Forza Italia Tetto massimo consentito 100.000 euro Qualcuno, spiega Cuperlo, «vuole rinchiudersi dentro fortini a protezione dello status quo. Quando la sinistra si chiude e si divide perde. È un peccato rassegnarsi a correnti piccole, medie o grandi che non comunicano». Bersaniani e un po’ di lettiani si separano, vanno da un’altra parte, non riconoscono più la leadership dello sfidante di Renzi, si affidano semmai alla guida di Roberto Speranza e Guglielmo Epifani. Ma Cuperlo li attacca, accusandoli implicitamente di essere rimasti indietro al clichè dell’antirenzismo: «Il congresso è alle spalle. Siamo entrati in un ciclo nuovo». Che non significa schie- Martedì l’ex segretario e il capogruppo Speranza rilanciano la nuova area di bersaniani e lettiani rarsi con il premier. Semmai, dice Cuperlo, evitare di fargli il regalo più grande: un’opposizione frammentata e quindi invisibile. Martedì, i parlamentari della nuova corrente bersanian-lettiana si vedono alla Camera. Sabato Cuperlo organizza un altro incontro per tenere viva l’esperienza della sua mozione. I Giovani Turchi di Matteo Orfini e del Guardasigilli Andrea Orlando gli restano legati per dialogare in autonomia con Renzi. «Non aveva senso stare tutti nello stesso contenitore vista la diversità di approcci. Si fa chiarezza», dice con piglio polemico Orfini. La frattura del resto si consuma proprio intorno al ruolo dei Giovani Turchi incolpati di essere una quinta colonna renziana. Così non si poteva più stare insieme. In piccolo è quello che succede anche nel Psi. Riccardo Nencini ottiene il via libera dal partito per un patto federativo con il Pd. Vale a dire presentarsi alle Europee sotto le insegne di Renzi. Una linea contestata da Bobo Craxi che teme la scomparsa delle idee e della tradizione socialista. © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 CRONACA La sentenza Sfigurata con l’acido condanna esemplare all’ex fidanzato di Lucia Pena massima (20 anni) a Varani, 14 agli esecutori “Io un simbolo? Avrei preferito non diventarlo” PESARO. Ci sono anche gli applausi, per Lucia. «Auguri, brava, forza». Il primo ad uscire dall’aula dove si è svolto il processo con rito abbreviato e a porte chiuse è il procuratore capo Manfredi Palumbo. «Vent’anni a Luca Varani, quattordici ai due albanesi Altistin Precetaj e Eubin Talaban»: il massimo della pena possibile con il rito abbreviato. L’avvocatessa Lucia Annibali si avvia verso la Procura, dove incontrerà i cronisti. «Non volevo certo diventare un simbolo», mormora. Ecco, il processo è finito e il giudice Maurizio Di Palma accoglie in pieno le richieste LA dell’accusa. Solo i 18 anni chiesti per i due albanesi 14 per l’unificazione di due aggravanti. GIOR diventano Nell’ultima udienza, dedicata alle repliche di accusa e NA difesa, c’è stato un piccolo giallo. Il Pm Monica Garulli, TA mostrando una foto dell’appartamento dove è avvenuta l’aggressione, attraverso un ingrandimento indica un orologio abbandonato su uno zainetto. «Non è il mio», dice Lucia. E l’avvocato di Luca Varani, Francesco Maisano, fa mettere subito questa frase a verbale. «Perché quell’orologio non è stato repertato? Se l’Annibali dice che non è suo, allora potrebbe essere stato abbandonato dagli aggressori. Ci potrebbero essere tracce di Dna…». Il giallo viene presto chiarito. I carabinieri portano i genitori di Lucia nella casa di Urbino, recuperano l’orologio e lo portano in aula. «Lucia — dice il suo avvocato Francesco Coli — non vede bene. Si è sbagliata, quando ha detto che quell’orologio non era suo. Si tratta di un Breil che Lucia aveva riconosciuto come suo e che le era stato consegnato qualche mese dopo l’aggressione». La difesa di Luca Varani, in questo lungo processo «abbreviato», ha puntato su una tesi: l’uomo voleva soltanto fare uno «scherzo odioso» a Lucia Annibali. Aveva detto ai due albanesi di buttare l’acido sull’auto nuova dell’avvocatessa, un’Audi, e non certo di rovinarle la faccia. «Sono responsabile — aveva dichiarato l’imputato di lesioni gravissime e tentato omicidio — perché poi non ho avuto il dominio della situazione». La condanna conferma però le richieste dell’accusa e gli avvocati Roberto Brunelli e Francesco Maisano annunciano che ricorreranno in appello. «Qui a Pesaro c’è stata troppa tensione. Senza il rito abbreviato il nostro assistito avrebbe preso trent’anni e ormai trent’anni non si danno nemmeno a un omicida. Cosa ha detto Luca Varani dopo la sentenza? Se l’aspettava, proprio perché il processo si è svolto a Pesaro. Sono convinto che in appello ad Ancona ed eventualmente in Cassazione avremo altre sentenze». Per gli avvocati della difesa ci sono anche le grida delle donne dell’Udi. «Vergognatevi», dicono. «Gli avvocati — risponde secco il difensore Maisano — difendono il giusto processo». (j.m.) © RIPRODUZIONE RISERVATA “L’incubo è finito L’INTERVISTA JENNER MELETTI JENNER MELETTI PESARO. «Voglio una vita tutta mia, una vita felice». Lucia Annibali la ripete più volte, la parola felicità. È appena uscita dall’aula del tribunale dove, per tante sedute, è riuscita a non guardare mai in faccia l’uomo che l’ha fatta sfregiare. Non ha mai pronunciato il suo nome. Adesso, stretta fra il comandante dei carabinieri Giuseppe Annarumma, il Pubblico ministero Monica Garulli e il suo avvocato Francesco Coli, riesce a guardare in faccia i tanti cronisti che le sono di fronte. A sorridere alle telecamere. «L’incubo è finito», dice. Sembra davvero che felicità non sia una parola proibita. Avvocatessa Lucia Annibali, dove ha trovato questa forza? «Dentro di me. Anche nei primi 45 giorni di ospedale, quando avevo il volto distrutto e non riuscivo a vedere, ho capito che solo dentro me stessa avrei trovato la forza di reagire. Volevo riprendere la mia vita per uscire dall’incubo e per non dare soddisfazione a chi aveva tentato di distruggermi. L’ho fatto per me, per la mia famiglia, per i miei amici. Lucia, mi dicevo, devi tornare a vivere». È stato difficile passare tante ore a pochi metri dall’uomo che lei non vuole nominare? «Quando ha parlato, non l’ho ascoltato. Certo, è stata una prova difficile, ma io mi sono concentrata su me stessa, su ciò che è po- sitivo. Io so di essere forte. Questa consapevolezza mi ha salvato». Che progetti ha, per i prossimi giorni? «Intanto ho un altro intervento all’ospedale di Parma. Voglio che il mio viso sia sempre più bello e voglio anche godermela, questa faccia, così diversa da quella che vidi nei primi giorni di ricovero». Cavaliere della Repubblica, l’omaggio del Presidente al Quirinale… Lei si sente un simbolo? «Certo, non avrei voluto diventarlo. Non avevo certo in testa questo obiettivo. Ma se posso essere d’aiuto per le altre donne, mi va bene. Adesso però, lo ripeto, mi sento cambiata. Voglio soprattutto vivere una vita che mi renda serena e felice. Io questa vita non l’ho ritrovata per caso: l’ho riconquistata». Vent’anni di carcere al suo ex, 14 ai due albanesi che hanno buttato l’acido. Lei disse, dopo la richiesta dell’accusa, che 20 anni le sembravano pochi. «Non dissi così. Dissi che questa era la pena massima che la Procura poteva chiedere. Voglio essere chiara: per quello che mi è stato fatto, non c’è condanna che possa ripagarmi. Una condanna c’è stata, una sentenza è stata scritta. Ma io devo pensare al mio futuro, concentrarmi sulla mia nuova vita, non guardare al passato». Qualcuno le ha già parlato di perdono? «Anche questo farebbe parte di un passato che oggi si ferma. Dentro di me ci sono sentimento positivi. Non ho mai coltivato rabbia e rancore. Vede, se rischi di perdere la vita, di perdere tutto, poi riesci davvero ad apprezzare le cose belle. La vita ha un sapore diverso». Il primo pensiero, dopo che il giudice Maurizio Di Palma ha letto la sentenza? «Adesso, mi sono detta, posso respirare. E possono respirare as- “ “ LA MIA VITA Voglio una vita tutta mia, una vita felice. Quando rischi di perderla poi riesci ad apprezzare le cose belle IL MIO EX Quando ha parlato al processo non l’ho ascoltato. È stata una prova difficile ma sono forte. E per questo sono salva la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 13 PER SAPERNE DI PIÙ www.senonoraquando.eu www.repubblica.it Quel messaggio ai violenti: da oggi nessuno può sperare nell’impunità MICHELA MARZANO A SENTENZA è giusta. Anche se nulla potrà ripagarmi». È con queste parole che Lucia Annibali ha commentato la sentenza di condanna del suo ex fidanzato, che aveva pagato due sicari per aggredirla con l’acido. Vent’anni di reclusione per stalking e tentato omicidio, come era stato richiesto dal pubblico ministero. Per punire in modo esemplare un crimine esemplare. E mostrare così, speriamo una volta per tutte, che la violenza contro le donne non può restare impunita, che gli uomini violenti non possono più farla franca, che la giustizia, anche in Italia, può fare il proprio lavoro. Certo, nulla potrà mai ripagare Lucia per la sofferenza e l’umiliazione subite. Nulla potrà mai ridarle quello che ha perso per sempre. Nulla potrà cancellare quei mesi di lotte per non lasciarsi travolgere dal dolore ed andare avanti. Ma, adesso, Lucia non sarà più solo un simbolo delle violenze contro donne. Sarà anche il simbolo di una giustizia che, senza cadere nella trappola della vendetta, riconosce alle vittime della brutalità maschile il diritto di essere prese sul serio. Certo, il dramma delle violenze che tante donne subiscono quotidianamente non si risolve solo attraverso la punizione. Come accade ogni volta che si è di fronte ad un problema strutturale, per affrontare adeguatamente questa piaga contemporanea è necessario anche cominciare ad agire sulle cause, organizzando un serio piano di prevenzione. Si dovrà, prima o poi, affrontare concretamente la questione della riscrittura della grammatica delle relazioni affettive, insegnando a tutti, fin da piccoli, la necessità del rispetto dell’alterità e della dignità di ogni essere umano, indipendentemente dal sesso, dal genere o dall’orientamento sessuale. Si dovranno finanziare i centri anti-violenza e proteggere le vittime. Si dovrà trovare il modo per aiutare quegli uomini che, rendendosi conto della propria incapacità a controllare l’aggressività e la frustrazione, cercheranno il modo per evitare di passare un giorno all’atto. Ma come fare a portare avanti strategie di questo tipo se non c’è prima l’azione effettiva e simbolica della legge che interviene per punire i colpevoli? Condannare i colpevoli e applicare la legge è il primo passo per lottare contro le violenze di genere. Non tanto e non solo per riparare i torti, perché quelli, molto spesso, non possono essere riparati. Quanto per dare a tutti un segnale chiaro e preciso: ci sono cose che non si fanno, crimini che la nostra società non è disposta a tollerare, gesti che saranno duramente sanzionati. Nulla è peggio del sentimento di impunità, quel “tanto poi non succede niente” che ha fino ad ora permesso a tanti uomini violenti di continuare ad agire come prima, di non rimettersi mai in discussione, di pensare che non ci fosse nulla di male a perseguitare o picchiare una donna, a deturparla col l’acido o ad ucciderla. Troppe volte gli uomini maltrattanti ne sono usciti indenni. Troppe volte le donne vittime non sono state ascoltate. Troppe volte sono state lasciate sole, talvolta anche rese responsabili di quanto stavano subendo. Lucia Annibali porterà per sempre con sé i segni della violenza subita. Quell’acido ricevuto in pieno viso per deturparne i contorni e le forme. Quella volontà di cancellarne la specificità, costringendola all’anonimato dell’informe. Ma sarà anche, e per sempre, il simbolo della capacità che tante donne hanno di battersi e di andare avanti per riconquistare la propria soggettività. Sarà anche, grazie alla sentenza di ieri, il simbolo di una giustizia che accoglie e riconosce veramente il dolore delle vittime, punendo i carnefici in modo esemplare. «L IN TRIBUNALE Nella foto grande, Lucia Annibali in tribunale a Pesaro. Sopra, Luca Varani, l’avvocato 37enne mandante dell’agguato con l’acido. Sotto, Rubin Talaban, esecutore dell’aggressione con il “socio” Altistin Precetaj ora torno a respirare” sieme a me la mia famiglia ed i miei amici. Il primo pensiero, comunque, è stato per la Procura e per i carabinieri. Hanno fatto un buon lavoro e oggi hanno avuto soddisfazione. Una condanna, comunque, non riesce a cancellare il tanto male che mi è stato fatto. Quale male? Ma avete visto il mio volto? È giusto che chi ha commesso questo scempio sia punito nel modo che il giudice ha ritenuto più opportuno. Mi va bene così ma la sentenza non mi libera da una vicenda che resta molto triste e non ha nessuna giustificazione. Non c’era bisogno di arrivare a tanto». Il 16 aprile sarà passato un anno dall’aggressione. Non sarà stato facile, ma in questo anno c’è stato qualche momento bello? «Sì, quando dopo un mese e mezzo di ospedale i medici, che anche oggi ringrazio ed abbraccio, mi hanno detto che potevo alzarmi dal letto e che per qualche “ IL PERDONO Anche perdonare farebbe parte del passato. Oggi provo solo sentimenti positivi: né rabbia né rancore giorno potevo tornare a casa. Rimettersi in piedi è stata una cosa grandiosa. Un’emozione, ritrovare le proprie gambe. Quel mese e mezzo mi è sembrato una vita intera. Il momento più brutto? Non devo nemmeno pensarci: è stato quando mi è arrivato l’acido in faccia ed ho capito che potevo morire». Un uomo che aveva amato è diventato il suo carnefice. Dall’amore al tentato omicidio con il gas, all’acido in faccia… «Paradossalmente, quando sono stata aggredita, ho vissuto come una liberazione. Ho capito il passato, sono riuscita a riprendere in mano le redini della mia vita. E non mi rimprovero. Non puoi prevedere simili atrocità. Ho fatto pace con me stessa già nel letto di ospedale. Io sono la vittima senza colpe, lui è l’aggressore». Le ustioni sul volto e su una mano. In ospedale ha incontrato tante persone ferite… «Agli ustionati io dico: credeteci sempre. Ogni minuto e ogni giorno. Il percorso è lungo e doloroso, ma è un cammino che porta avanti. Si torna alla vita, anche se non è perfetta. Per questo ringrazio ancora i medici e gli infermieri di Parma, che mi hanno sempre detto: Lucia, puoi farcela. E lo dicevano anche quando avevo una faccia che era solo una grande ferita». © RIPRODUZIONE RISERVATA LE TAPPE L’AGGRESSIONE La sera del 16 aprile 2013 Lucia Annibali avvocato di 35 anni (nella foto) rientra a casa a Pesaro: sulla porta un uomo le getta l’acido in viso. Lei, gravissima, fa il nome dell’ex Nel decennale dalla scomparsa del Grand’Ufficiale Comm. Remo Trucchi la moglie Anna, con immutato rimpianto, lo ricorda a quanti lo conobbero e stimarono. Una S. Messa in memoria sarà celebrata domani, ore 17.20, Tempio Civico di S. Sebastiano, via Torino 28. Milano, 30 marzo 2014 Il giorno 28 marzo è mancato all’affetto dei suoi cari l’Avvocato Luigi Giacomo Scassellati Sforzolini profondamente addolorati lo annunciano a chi gli voleva bene la moglie Bice, le figlie Fabrizia, Maria Teresa e la nipote Arabella. Un grazie di cuore a Lydia, Emanuele e Annie per l’affettuosa assistenza. Le esequie avranno luogo lunedì 31 marzo alle ore 11, nella chiesa nuova di S. Filippo Neri in via dei Priori. Si preferisce non fiori ma donazioni all’A.U.C.C. Perugia, 30 marzo 2014 Virginia Ripa di Meana, Maurizio Martinetti, Giuseppe Matteo Masoni, Domenico Luca Scordino e tutti i membri dello Studio Ripa di Meana si stringono con antico affetto a Teresa, Fabrizia e Bice nel ricordo del caro 12 21 57 68 86 88 82 Concorso n. 38 del 29-03-2014 Superenalotto Nessun vincitore con punti 6 Nessun vincitore con punti 5+ Ai 12 vincitori con punti 5 23.957,96 € Ai 972 vincitori con punti 4 304,14 € Ai 33.338 vincitori con punti 3 17,49 € Superstar Ai 6 vincitori con punti 4 30.414,00 € Ai 198 vincitori con punti 3 1.749,00 € Ai 3.001 vincitori con punti 2 100,00 € Ai 17.006 vincitori con punti 1 10,00 € Ai 34.651 vincitori con punti 0 5,00 € IL PROSSIMO JACKPOT CON PUNTI 6 10.700.000€ Luigiacomo Scassellati Sforzolini Roma, 30 marzo 2014 È mancato all’affetto dei suoi cari il Dott. Dario Mottura IL PROCESSO Alla sbarra vanno il suo ex fidanzato Luca Varani, collega di 36 anni, e i due sicari albanesi che l’hanno aggredita. Ieri la sentenza con rito abbreviato Medico Chirurgo A funerali avvenuti ne danno il triste annuncio la moglie Mariuccia, la figlia Raffaella, le sorelle, i nipoti e parenti tutti. Pinerolo, 30 marzo 2014 ACCETTAZIONE TELEFONICA NECROLOGIE 800.700.800 Il servizio è operativo TUTTI I GIORNI COMPRESI I FESTIVI DALLE 10 ALLE 19:30 Operatori telefonici qualificati saranno a disposizione per la dettatura dei testi da pubblicare Si pregano gli utenti del servizio telefonico di tenere pronto un documento PAGAMENTO TRAMITE di identificazione per poterne dettare CARTA DI CREDITO: VISA, MASTERCARD, CARTA SÌ gli estremi all’operatore (ART. 119 T.U.L.P.S.) 21 NAZIONALE 23 3 44 43 78 39 90 66 87 8 62 2 8 77 53 20 36 2 52 45 84 40 34 88 9 16 35 50 53 1 76 10 4 65 48 38 82 30 75 57 8 28 87 50 12 36 8 64 44 51 7 49 38 43 67 10 e LOTTO COMBINAZIONE VINCENTE 2 34 45 78 3 36 52 84 8 39 53 87 20 43 66 88 23 44 77 90 © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 LA CRISI IN UCRAINA La crisi Obama “cede” sulla Crimea ecco la bozza che riapre la trattativa con Putin L’ANNUNCIO Yiulia Tymoshenko ieri a Kiev: ha detto che si candiderà alle presidenziali. Sotto, il Segretario di Stato Usa John Kerry Svolta per l’Ucraina, oggi incontro tra Kerry e Lavrov Diplomazia segreta tra Usa e Russia. Il Papa informato <SEGUE DALLA PRIMA PAGINA FEDERICO RAMPINI I PUNTI STATUS UCRAINO I russi vogliono che l’Ucraina diventi Paese “non allineato”, quindi non-Nato, e “federato”, dando autonomia ai russofoni TRANSNISTRIA Altra richiesta: che finisca l’“assedio” alla regione separatista della Moldavia, con negoziati fra Osce, Transnistria, Russia, Moldavia e Ucraina RITIRO DEI SOLDATI La prima richiesta degli americani è il rientro alle loro basi dei 30mila militari russi ammassati alla frontiera con l’Ucraina per le cosiddette “esercitazioni militari” DIALOGO DIRETTO La seconda proposta Usa è un dialogo diretto Mosca-Kiev, preliminare al riconoscimento del governo, e l’accettazione delle prossime elezioni presidenziali IROTTA” il proprio aereo e si precipita a Parigi per incontrare il suo omologo russo Serghei Lavrov. Da quest’ultimo arriva una rassicurazione: «La Russia non ha alcuna intenzione di attraversare la frontiera con l'Ucraina». Poi una valutazione sullo stato della trattativa: «I punti di vista della Russia e degli Occidentali si avvicinano». Lavrov aggiunge però che “l'illegalità che alcuni paesi occidentali stanno tentando di spazzare sotto il tappeto dovrebbe essere fermata». L’illegalità in questione, dal punto di vista russo, in- “D clude sia il governo ucraino di transizione, sia le presunte intimidazioni verso le minoranze russe in diversi paesi, Ucraina e Moldova. La situazione si è messa in movimento all’improvviso, proprio quando Obama era in Arabia saudita, ultima tappa del tour che lo aveva portato a L’Aja, Bruxelles e Roma. I dettagli della Casa Bianca sono precisi: al termine della cena col principe Abdullah, Obama era appena rientrato all’hotel Ritz Carlton di Ryad quando è giunta la chiamata da Mosca. Quali sono i contorni del possibile compromesso tra Obama e Putin? La Casa Bianca sottolinea un passaggio nel colloquio telefonico tra i due leader, in cui Obama pone due condizioni precise per una “de-escalation” della crisi: «La Russia ritiri le sue truppe e non commetta ulteriori violazioni dell’integrità e sovranità ucraina». I consiglieri di Obama spiegano nei dettagli che cosa questo significhi: «Ritorno nelle proprie basi militari delle truppe russe impegnate in cosiddette esercitazioni militari vicino alla frontiera con l’Ucraina. Invio di ispettori internazionali dell’Osce per vigilare sul rispetto dei diritti delle minoranze. Dialogo diretto Mosca-Kiev (preliminare a un pieno riconoscimento di legittimità del governo ucraino), facilitato dalla comunità internazionale cioè Osce e Onu. Un’accettazione delle prossime elezioni presidenziali ucraine da parte di Mosca». Questi contenuti sono il frutto delle consultazioni che Obama ha avuto con tutti i suoi alleati, prima all’Aja (vertice G7 d’emergenza sulla crisi ucraina), poi a Bruxelles negli incontri con l’Ue e la Nato. Anche con papa Francesco il presidente americano ne ha parlato, visto che il Vaticano aveva stabilito un buon rapporto con Putin all’epoca del G20 di San Pietroburgo (sulla crisi in Siria), con la lettera del pontefice che ammoniva sui rischi di un intervento militare. Una mossa decisiva secondo la Casa Bianca è il ritiro di quei 30.000 soldati russi ammassati a ridosso del confine ucraino. Obama vede il rischio che Putin attenda di fabbricarsi un pretesto per invadere aree dell’Ucraina orientale, o della Moldova. E un giallo riguarda proprio quella telefonata di venerdì sera tra i due leader. A Mosca la versione ufficiale è che sia stato Obama a chiamare Putin. Inoltre nella versione russa Putin nel colloquio telefonico avrebbe soprattutto esternato nuove lamentele sulla sorte dei russi che abita- Ma gli Stati Uniti avvertono: “I russi non violino ancora la sovranità del Paese” no in Ucraina e Moldova. Obama ha ribadito che «non esistono pericoli reali» per quelle minoranze. Ci tiene perciò che Putin accetti un arbitrato internazionale: devono essere gli ispettori dell’Osce a verificare come vengono trattate le minoranze etniche. Guai se l’arbitro sta a Mosca. Obama consapevole dei rischi di questo accordo diplomatico in gestazione. Perciò nella telefonata di venerdì sera ha insistito per avere una “risposta scritta” da Putin: non vuole che Lavrov si presenti a Parigi senza un mandato chiaro, e che le sue (eventuali) aperture vengano poi sconfessate dal suo capo a Mosca. Intanto nella bozza di accordo su cui la Casa Bianca sta puntando, è scomparsa una richiesta: la cancellazione dell’annessione della Crimea. Obama continua a definirla una «violazione della legalità internazionale». Ma non v’e` traccia della Crimea nei punti qualificanti dell’accordo che Kerry vuole negoziare a Parigi. Per Putin è già una vittoria considerevole. Con un accordo a Parigi, anche accettando le condizioni americane, la Russia si terrebbe comunque la Crimea. La popolarità di Putin è alle stelle, in un revival di nazionalismo revanscista russo. Le sanzioni occidentali in caso di accordo resterebbero ferme al primo stadio, cioè quelle modeste misure varate contro una trentina di oligarchi vicini a Putin. E un accordo con Obama consentirebbe a Putin di uscire dall’isolamento diplomatico dopo la sospensione dal G8. In Crimea però la situazione è tutt'altro che pacificata. La grande comunità tatara circa 300mila persone di religione musulmana - ieri si è riunita a congresso per stabilire come tutelarsi all'interno della nuova forma statuale. In mancanza di garanzie (finora dalle nuove autorità russe sono arrivate solo minacce di confisca delle terre) i tatari hanno deciso che terranno un proprio referendum per dotarsi di un status autonomo. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 15 PER SAPERNE DI PIÙ rt.com zizekstudies.org L’EUROPA I manifestanti di Majdan CHE sono degli eroi: ma la sfida VOGLIAMO comincia ora, ed è quella dell’identità del paese BENVENUTI A KIEV DOVE SOGNANO AL NOSTRO POSTO SLAVOJ ZIZEK <SEGUE DALLA PRIMA PAGINA CHE presto o tardi si ritroveranno nella posizione della Grecia… E Questi commenti, però, non considerano che gli ucraini non erano affatto inconsapevoli della situazione della Ue; conoscevano benissimo i suoi problemi e le sue disparità, ma il loro messaggio era molto semplice: noi siamo messi molto peggio. I problemi dell’Europa sono ancora problemi da ricchi (ricordiamoci che i profughi africani continuano a sbarcare in massa sulle coste greche nonostante la terribile situazione del Paese, scatenando l’ira dei patrioti di destra). Ma c’è una domanda molto più importante: cosa rappresenta quell’“Europa” che i manifestanti ucraini vedono come un punto di riferimento? Non è possibile ridurre il progetto europeo a un’unica visione: abbraccia l’intero arco delle idee politiche, da elementi nazionalisti e perfino fascisti fino all’idea di quella che Étienne Balibar chiama égaliberté, la libertà nell’uguaglianza, il contributo specifico dell’Europa all’immaginario politico mondiale (anche se oggi le istituzioni europee lo tradiscono sempre più); e in mezzo a questi due poli c’è la fiducia ingenua Il filosofo e psicoanalista sloveno Slavoj Zizek dirige il Birkbeck Institute a Londra Non è possibile ridurre il progetto del Vecchio continente ad un’unica visione. Se lo consideriamo un valore non negoziabile, siamo perduti tutti GABRIEL FELBERMAYER DELL’ISTITUTO STUDI ECONOMICI TEDESCO “Se ci saranno sanzioni contro Mosca l’Ue perderà l’1 per cento del Pil” DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ANDREA TARQUINI BERLINO. «Da sanzioni occidentali alla Russia, la Germania potrebbe rischiare fino all’1,3 per cento del suo prodotto interno lordo (Pil), e l’Unione europea intera, nel bel mezzo delle sue difficoltà, circa l’1 per cento». Ecco il peso del dilemma per Berlino. Ce lo spiega il professor Gabriel Felbermayer, massimo esperto di rapporti con Mosca all’autorevole Ifo, l’istituto di studi economici di Monaco. Professore, quanto ci costerebbero sanzioni dure? «Dipendere da come reagirebbe la Russia. Specie per la Germania numero due mondiale dell’export una guerra commerciale con la Russia un grande danno. La Germania esporta in Russia il 3 per cento del suo export. Se cade questo export, nel caso peggiore la Germania perderebbe l’1,3 per cento del suo Pil. Nella Ue nel suo insieme la perdita di Pil sarebbe di circa l’1 per cento». Quali comparti delle economie dei paesi esportatori, come la Germania ma anche l’Italia, sarebbero colpiti più duramente? «Per l’export il comparto macchinari e l’industria dell’auto ha grandi piani in Russia. Gas e pe- Gabriel Felbermayer La Germania da sola rischia un calo dell’1,3 per cento Una guerra commerciale comporterebbe danni gravi trolio: in Germania est la Sassonia-Anhalt e il Brandeburgo possiedono enormi raffinerie e impianti chimici che lavorano grazie alle forniture di petrolio russe. Per questi due Stati federali parliamo dell’11 per cento del pil regionale. Ma sarebbe un problema anche all’Ovest: Basf, per esempio, il gigante chimico di Ludwigshafen, è fortemente legata al gas russo». Mosca potrebbe reagire chiudendo il rubinetto? «Sarebbe drammatico. L’addio tedesco al carbone e all’atomo ci hanno resi ancor più dipendenti dal gas russo. E poi se i russi dicono “non vi forniremo più energia” colpiscono se stessi: l’80-85 per cento dell’export russo è energia, e nella Ue equivale a quasi il 15 per cento del loro pil. Se chiudono il rubinetto affronteranno una violenta crisi economico-sociale, per questo non credo lo faranno». Quanto è forte in Europa la linea severa di Angela Merkel? «La Russia minaccerebbe la ripresa annunciata quest’anno. Il governo federale affronta un dilemma strategico: solidarietà con gli alleati da un lato, dall’altro l’ostilità di industria, sindacati e società civile a varare sanzioni che farebbero male anche alla Germania». © RIPRODUZIONE RISERVATA nel capitalismo liberaldemocratico. Nelle proteste ucraine l’Europa vede la propria parte migliore e la peggiore. Il nazionalismo di destra ucraino si inserisce nel quadro di una rinnovata ondata populista anti-immigrati che innalza la bandiera della difesa dell’Europa. Il pericolo della nuova destra era percepito chiaramente, un secolo fa, da Gilbert Keith Chesterton, che nel suo Ortodossia illustrava la contraddizione di fondo dei contestatori della religione: «Gli uomini, che cominciano a combattere la Chiesa per amore della libertà e dell’umanità, finiscono col combattere anche la libertà e l’umanità pur di combattere la Chiesa». Non vale lo stesso anche per i fautori della religione? Quanti fanatici difensori della religione hanno cominciato attaccando ferocemente la cultura laica contemporanea, e hanno finito per rinunciare a qualsiasi esperienza religiosa significativa? E non vale lo stesso anche per la recente ascesa dei difensori dell’Europa contro la minaccia degli immigrati? Nello zelo di difendere la tradizione cristiana, i nuovi zeloti sono pronti a rinunciare all’essenza stessa di quella tradizione. Che cosa possiamo fare in una situazione del genere? I liberali ortodossi ci dicono che quando i valori democratici di fondo sono minacciati da fondamentalisti etnici o religiosi dobbiamo tutti unirci sotto la bandiera liberaldemocratica della tolleranza cul- turale, salvare quel che può essere salvato, e accantonare i sogni di una trasformazione sociale più radicale. E il sogno europeo capitalista e liberaldemocratico? Non possiamo sapere con esattezza che cosa attende l’Ucraina all’interno della Ue, a partire dalle misure di austerity. Possiamo immaginare uno scambio di battute tra un ucraino critico e un amministratore finanziario dell’Unione Europea. L’ucraino si lamenta: «Il panico che c’è qui in Ucraina ha due ragioni. La prima è che abbiamo paura che l’Unione Europea ci abbandoni alle pressioni russe e che lasci colare a picco la nostra economia…». Il funzionario europeo lo interrompe: «Ma potete fidarvi di noi, non vi abbandoneremo, vi controlleremo rigorosamente e vi consiglieremo cosa fare!». «Beh», risponde l’ucraino con calma, «questa è la seconda ragione». Perciò sì, i manifestanti di Majdan sono stati eroi, ma la vera battaglia comincia ora, la battaglia per cosa diventerà la nuova Ucraina, e sarà una battaglia molto più difficile di quella contro l’intervento di Putin. La questione non è se nella Ue; la questione è se l’Europa di oggi è degna delle aspirazioni profonde degli ucraini. Se l’Ucraina finirà per essere un miscuglio di fondamentalismo etnico e capitalismo liberista, con gli oligarchi che muovono i fili, sarà europea quanto lo è oggi la Russia (o l’Ungheria). I commentatori politici hanno detto che la Ue non ha sostenuto abbastanza l’Ucraina nel conflitto con la Russia, che la risposta all’occupazione e all’annessione della Crimea è stata titubante. Ma soprattutto l’Europa non ha offerto all’Ucraina una strategia praticabile per uscire dall’impasse socioeconomica in cui è finita. Per fare una cosa del genere, l’Europa dovrebbe prima trasformare se stessa e tornare a dichiarare il proprio impegno per l’essenza emancipatrice del suo retaggio. Nei suoi Appunti per una definizione della cultura, il grande conservatore T.S. Eliot osservava che ci sono momenti in cui l’unica scelta è tra settarismo e assenza di fede, in cui l’unico modo per tenere viva una religione è operare uno scisma settario dal suo cadavere principale. È la sola possibilità che abbiamo oggi: solo attraverso uno “scisma settario” dal cadavere in putrefazione della vecchia Europa potremo mantenere viva la tradizione europea dell’égaliberté. Uno scisma simile potrebbe mettere in crisi le premesse che tendiamo ad accettare come il nostro destino, come dati non negoziabili della nostra condizione, il fenomeno di solito designato col termine di Nuovo ordine mondiale, e la necessità di adeguarci a esso attraverso la “modernizzazione”. Per dirla in maniera cruda, se il Nuovo ordine mondiale emergente è il destino non negoziabile per tutti noi, allora l’Europa è perduta: e dunque, l’unica soluzione per l’Europa è assumersi il rischio e rompere l’incantesimo del nostro destino. Solo in questa nuova Europa, l’Ucraina potrebbe trovare il suo posto. Non sono gli ucraini che devono imparare dall’Europa: è l’Europa che deve imparare a far proprio il sogno che ha animato i manifestanti di Maidan. Quale messaggio riceveranno gli ucraini dalle prossime elezioni europee? (Traduzione di Fabio Galimberti) © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 MONDO PER SAPERNE DI PIÙ www.hurriyetdailynews.com www.goodmorningturkey.com Lo scontro La protesta corre in rete Parlano i ragazzi di Gezi Park: “Chiudono Twitter? E noi attacchiamo i siti del governo” Vigilia elettorale tra arresti e dimissioni di giornalisti Turchia, la rivolta è social La sfida dei “red hacker” contro Erdogan il censore IN PIAZZA Una manifestazione a Istanbul contro il premier Erdogan (in alto) FOTO: REUTERS DAL NOSTRO INVIATO MARCO ANSALDO ISTANBUL.Al Gezi Park solo gli alberi sono rimasti in piedi. Non ci sono più bandiere, abbattuti i chioschi dove i giovani difendevano il verde e la laicità, smantellate le barricate con i nomi degli “eroi” caduti. A Istanbul, il simbolo della protesta contro il potere autoritario di Recep Tayyip Erdogan adesso è vuoto. Nel giorno del voto in Turchia, a 10 mesi esatti dalla rivolta che scosse un Paese intero portando milioni di persone a manifestare contro corruzione e integralismo, la piazza si è dispersa, ma si è ritrovata sul web. Il premier ha chiuso Twitter e YouTube, minaccia gli altri social network ancora attivi che considera alla stregua di nemici in carne e ossa. Ma dal prato dei 600 alberi di noce salvati da una furia edilizia più che sospetta è nata una resistenza destinata a vendere cara la pelle. Radio, tv on-line, spettacoli teatrali, artisti di strada, manifesti corrosivi, giornali telematici, una serie di piattaforme antagoniste che faticano a restare a galla, eppure decise a sfidare l’ufficialità costituita. Su Istiklal Caddesi, la via attraversata dal tramvai rosso, non lontana e divenuta a giugno un campo di battaglia, alcuni giovani passano di mano in mano un foglio clandestino che chiama alla lotta. L’anonimato è una regola, quando i rischi diventano concreti. «Il despota va verso la fine — dice un ragazzo riccioluto e determinato — il suo futuro è incerto. Ma quello che preoccu- Dalla piazza al microblogging “La nostra battaglia non sempre è legale: ma sui network noi siamo più esperti e attrezzati di loro” pa, adesso, sono i suoi colpi di coda. Pericolosissimi. E per contrastare un impero mediatico che non dà respiro noi possiamo solo passare dalla strada al web. La nostra battaglia corre dunque sul filo della legalità. Alla guerra come alla guerra. Loro chiudono Twitter? Noi rispondiamo aggirando il sito di microblogging attivandolo via Google. Loro chiudono YouTube? Noi replichiamo attaccandoli frontalmente sui siti governativi. Un piano dove, se si vuole, possiamo essere più esperti e ben attrezzati». E allora il nuovo campo di battaglia si fa digitale. Tv e giornali, in gran parte ormai controllati, passano in seconda fila. Così quando il governo finisce per oscurare i principali mezzi di connessione sociale, ecco scattare le difese e gli anticorpi informatici. Come quello del gruppo hacker RedHack, protagonista l’altro giorno di un attacco al sito dell’agenzia governativa delle telecomunicazioni Tib, autrice dei bando di YouTube e Twitter. Tib si era occupata tecnicamente di bloccare i due social network. RedHack ha risposto cercando di far saltare le comunicazioni web del governo. Tentativo riuscito solo in parte, perché subito sono scattate le potenti protezioni adottate dallo Stato. Ma il confronto è solo all’inizio. E il Davide digitale ha ormai lanciato la sua fionda contro un Golia che nei disegni abbozzati visti sulle strade che portano al parco di Gezi ha le fattezze irrigidite del primo ministro turco. Contro il quale la piazza telematica, adesso, irride compatta. Il nuovo fronte, tuttavia, non ha spazzato le vecchie forme di confronto. La caccia alle streghe non si è fermata. E a farne le spese sono soprattutto i giornalisti. In un solo giorno il direttore del quotidiano pro-Erdogan Haberturk, Fatih Altayli, si è dimesso dopo aver confessato alla CnnTurk che in Turchia «l’onore del giornalismo è stato calpestato» e che «ogni giorno ci ca- de addosso una pioggia di direttive». Quindi è stata la volta di un editorialista del quotidiano indipendente Taraf, Onder Aytac, addirittura arrestato, per aver dato, scrive l’agenzia semiufficiale Anadolu, «l’impressione durante una trasmissione televisiva di possedere informazioni» su chi avesse messo in rete la registrazione di una riunione ministeriale segreta sulla Siria. Per strada, negli ultimi cortei l’opposizione avverte di possibili brogli. Piazza Taksim e Gezi Park, spogliato di tutto tranne che dei suoi alberi, restano vuoti. Ma per aria le antenne del web sono tutte in allerta. I PUNTI © RIPRODUZIONE RISERVATA AL VOTO Oggi si vota per le amministrative L’Akp di Erdogan rischia di perdere sia Istanbul che la capitale Ankara ALLARME BROGLI L'opposizione ha denunciato possibili brogli e osservatori volontari seguono il voto ai seggi GULEN Annullato il passaporto del predicatore anti-Erdogan Fetullah Gulen, in Usa da tempo la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 MONDO 17 PER SAPERNE DI PIÙ www.lemonde.fr www.liberation.fr La Francia alle urne I bistrot decidono il voto la battaglia di Parigi si vince a Montparnasse IL BALLOTTAGGIO Oggi in Francia si vota in 6.455 Comuni per il ballottaggio delle amministrative. Le città con più di 10mila abitanti che potrebbero passare al Front National sono sette. La sfida più importante è a Parigi, fra Anne Hidalgo e Nathalie Kosciusko-Morizet Oggi il ballottaggio tra la Hidalgo e la Kosciusko-Morizet Il quartiere degli artisti cruciale per la corsa a sindaco DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ANAIS GINORI PARIGI. «Il café era il nostro rifugio, un binario, la stazione nella quale aspettavano un treno che non arrivava mai». Così scriveva il critico letterario André Warnod negli anni Venti quando i primi café del quartiere Montparnasse diventarono il fulcro della vita culturale parigina. Era l’epoca della bohème, Matisse, Chagall, Picasso e tanti altri avevano i loro atelier nei boulevard che confinavano ancora con la campagna. Gli intellettuali discutevano animatamente nei due principali “rifugi” della zona. Al Dôme, si sedevano Ernest Hemingway, Man Ray, Henry Miller, Blaise Cendrars, André Breton, mentre alla Coupole s’incontravano Jean Cocteau, Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, Alberto Giacometti. In queste ultime ore, il quattordicesimo arrondissement è tornato a essere il cuore della capitale. Le serate appassionate e folli di un tempo non ci sono più, nonostante l’alta concentrazione di cinema, teatri, case editrici. Ma è in questo quartiere che passa il treno per l’elezione di Parigi. «Non c’è nessuna fatalità, possiamo ancora vincere» dice Nathalie Kosciusko-Morizet che venerdì, prima del fatidico silenzio elettorale, ha battuto la zona strada per strada. «Ho fiducia in voi» ha ripetuto la candidata sindaco dell’Ump alle signore ingioiellate IL CASO L’appello degli intellettuali “Mai con il Fn” Anne Hidalgo, candidata del Ps La Kosciusko-Morizet (Ump) perdere in cento comuni, tra cui anche Strasburgo e Tolosa, e l’Ump sogna così di dare un altro “schiaffo” a François Hollande. Anche se l’attenzione si concen- tra su Marine Le Pen, che ha trasformato questo voto nel banco di prova per il suo nuovo Front National “forza di governo”, Parigi rimane una sfida decisiva. La scommessa di Nkm sembrava suicida fino a qualche settimana fa. Ma l’anti-hollandisimo che ha contagiato il popolo dei bobo, bourgeois-bohémien, la classe media che abita anche nel quattordicesimo arrondissement, è una mina vagante. Nkm non perde occasione per attaccare il Presidente, vero punto debole della rivale, la socialista Anne Hidalgo. «Hollande mi fa pensare a Luigi XIV nel 1789» commenta. Il riferimento a una “insurrezione”, sebbene “democratica”, torna spesso nelle sue risposte. «I parigini hanno già smentito le previ- È l’arrondissement in cui avevano i loro atelier Picasso Chagall e Matisse Si vota in oltre 6400 comuni: la sinistra rischia di perdere Strasburgo e Tolosa della rue d’Alésia. I volontari accanto a lei hanno distribuito adesivi “13 ans ca suffit”, bastano tredici anni, allusione al lungo regno della sinistra al governo della città. L’ex portavoce di Nicolas Sarkozy è arrivata a sorpresa in testa al primo turno ma è sfavorita al ballottaggio di oggi proprio perché dovrebbe perdere nel quattordicesimo arrondissement, il “swing state” di quest’elezione. Con i suoi oltre 130 mila abitanti, è uno dei quartieri più densamente popolati della capitale. Nkm ha scelto di presentarsi qui come capolista per smentire la “fatalità”. Secondo i sondaggi, è al 46% contro il 54% della candidata socialista Carine Petit, la capolista del quartiere. Alza le spalle, sentendo i pronostici, mentre fa volantinaggio, tailleur nero e sciarpa azzurra, boccoli al vento, nella place Denfert-Rochereau che ha promesso di pedonalizzare, o vicino alla Tour Montparnasse, definita “catastrofe urbanistica” e che vorrebbe abbattere per ridare alla capitale una nuova skyline. Oggi si vota in oltre 6mila città francesi per i ballottaggi delle municipali. La sinistra potrebbe sioni al primo turno, lo faranno anche stavolta» confida la quarantenne che si definisce una “killer”, non a caso ha fatto il servizio militare nella Marina, studiando al Politecnico. E’ una veterana della politica, il nonno era tra i fondatori del partito comunista. Accusata di usare l’elezione nella capitale per rifarsi un’immagine dopo la débâcle del suo mentore Sarkozy, ha fatto una campagna impervia contro i «cacicchi» dell’Ump, che hanno spesso presentato liste dissidenti per intralciarla. Ha avuto qualche incidente di percorso, come quando ha detto che nel metrò si vivono momenti di grazia», ignorando la ressa che i pendolari sperimentano ogni giorno. Determinata fino alla fine, anche se con un certo nervosismo velato dai troppi sorrisi. Al di là del risultato di stasera, Nkm spera di poter tornare a pesare nei nuovi, complessi equilibri dell’Ump. Ieri ha passato la giornata a riposarsi passeggiando con i due figli nel Parc Montsouris. La sera è andata a vedere il film polacco “Ida” insieme al marito, il socialista Jean-Pierre Philippe. Oggi sarà di nuovo pronta al binario di Montparnasse. © RIPRODUZIONE RISERVATA PARIGI. — Partire o resistere? È la domanda che tormenta artisti e intellettuali francesi nelle ultime ore in vista dell’arrivo al potere del Front National in molte città francesi. Il caso che fa più discutere è Avignone dove il candidato del Fn, Philippe Lottiaux, è arrivato in testa al primo turno con il 29,63%. All’indomani del voto il direttore del prestigioso Festival di teatro che si tiene ogni estate, l’attore e regista Olivier Py, ha annunciato: «Se vince il Front National, ce ne andremo altrove». Una minaccia criticata da una parte dei dirigenti culturali della kermesse, come Greg Germain, che guida il programma “off”. «Non possiamo abbandonare il campo — commenta Germain — Dobbiamo confrontarci con il mondo e le sue contraddizioni». Anche se Marine Le Pen ha risposto a Py in malo modo («E’ solo un dipendente del Festival, può dimettersi»), il disagio sta crescendo nel mondo della cultura francese. A Cluses, una città dell’Alta Savoia, il direttore della rassegna “Musique en stocks” ha promesso anche lui di “delocalizzare” la prossima edizione in caso di vittoria del Fn. A Perpignan, dove pure l’estrema destra è al ballottaggio, JeanFrançois Leroy, direttore del festival di fotografia “Visa pour l’image”, promette invece di “resistere”. Con Olivier Py si sono schierati JeanMichel Ribes, direttore del teatro del Rond-Point a Parigi, e il coreografo Angelin Preljocaj. Il direttore del festival di Avignone sarà oggi nella città dei Papi per votare al ballottaggio, sperando che la sua “minaccia” dia la sveglia al 42% di elettori astenuti al primo turno. (a. g.) © RIPRODUZIONE RISERVATA LEADER Marine Le Pen, del Front National: il suo partito è al ballottaggio in 229 comuni la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 CRONACA 19 PER SAPERNE DI PIÙ www.sentinelleinpiedi.it www.repubblica.it La polemica La crociata delle sentinelle anti-gay Occupano le piazze in silenzio e con un libro in mano protestano contro la legge che punisce l’omofobia Nate sull’esempio francese, ieri hanno manifestato a Torino. Con la benedizione della diocesi VERA SCHIAVAZZI TORINO.C’è l’anziano avvocato col loden verde che legge Fini naturali, il ponderoso saggio di Robert Spaemann che ha rilanciato il pensiero teologico. E la ragazza con i leggins e le ballerine colorate che tiene lo sguardo fisso su Due di due di Andrea De Carlo. A molti dei torinesi che nel loro sabato pomeriggio passavano in piazza Carignano, sotto il palazzo barocco dove c’è ancora la prima aula del Parlamento Subalpino, le “Sentinelle in piedi” immobili e silenziose, che riempivano gran parte dello spazio, devono essere sembrate i testimonial di qualche rassegna culturale. Solo chi si è fermato o ha preso il volantino, ha scoperto che si trattava di un nuovo movimento «apartitico e aconfessionale» che si batte contro il disegno di legge Scalfarotto per il contrasto dell’omofobia. «Per finire in carcere a causa delle proprie opinioni, basterebbe dire che la famiglia è basata su una coppia uomo-donna», denunciano le Sentinelle. In realtà, il decreto, già approvato alla Camera, arriverà (forse) in Senato con grande ritardo, modificato (anzi «stravolto», secondo molte associazioni Lgbt) da emendamenti che vorrebbero cancellare qualsiasi sanzione. Ciò nono- L’INIZIATIVA Alcune delle 260 Sentinelle in piedi che hanno manifestato ieri a Torino in Piazza Carignano contro il ddl Scalfarotto “L’Italia un Paese che discrimina? Ma se ci sono anche due governatori gay dichiarati...” stante, la legge appare ancora troppo inquietante a una parte del mondo cattolico che la combatte insieme alle iniziative di contrasto all’omofobia nelle scuole. Ma le Sentinelle, create a immagine e somiglianza dei Veilleur Debout francesi che a Parigi manifestarono contro il matrimonio omosessuale, rappresentano un fatto nuovo nel panorama classico della politica conservatrice italiana. Silenziose e proprio per questo iper-mediatici, non vogliono essere liquidate come la versione evoluta del Movimento per la Vita o di Alleanza Cattolica, non indottrinano, non minacciano anatemi né scomuniche, non sventolano argomenti di etica generale, men che meno mostrano immagini choccanti. Mentre le 260 sentinelle torinesi (altri facevano la stessa cosa nello stesso momento a Genova, Como, Varese) restano in LE TAPPE LE ORIGINI Le Sentinelle nascono con la sigla Manif Pour Tous contro la “legge Taubira” sulle nozze gay piedi con i loro libri, tra le quattro e le cinque del pomeriggio, i loro promoter, quattro o cinque giovani armati di un megafono e qualche pacco di volantini, chiacchierano con i più curiosi tra quelli che vanno a vedere le vetrine o escono dal Museo Egizio. Qualcuno ha alle spalle anni di esperienza, qualcun altro è un neofita entusiasta, come Pietro Invernizzi, trent’anni, una laurea alla Cattolica e un lavoro nella finanza a Milano. Pietro è alla sua terza veglia, è venuto a dare una mano agli esordienti torinesi. In maglietta e jeans grana- LE VEGLIE Nel maggio 2013 a Parigi cominciano le prime veglie in piedi. Molti manifestanti vengono arrestati ta, occhiali da sole e collanina, crea un piccolo capannello dopo l’altro («non ho mai fatto neanche lo scout, al massimo da piccolo andavo all’oratorio, non troppo contento»). Racconta la storia di Adrian Smith, un impiegato comunale inglese vittima di un taglio allo stipendio per le sue opinioni a favore della famiglia vecchia maniera, cita statistiche americane secondo le quali l’Italia sarebbe nella top ten dei paesi gay-friendly e poi dice: «Ma se esistesse un grave problema di omofobia, come potrebbero la Puglia e la Sicilia avere due GLI SLOGAN «La bellezza salverà il mondo» (Dostoyevsky) e «Piuttosto morire in piedi che vivere in ginocchio» (Camus) «APARTITICI» Uomini e donne, apartitici e aconfessionali, si battono per la «libertà di espressione» presidenti gay dichiarati?». Già, come potrebbero? L’Arcidiocesi di Torino ha intuito con qualche anticipo le potenzialità dell’iniziativa, e l’ha annunciata sul suo sito. Un aiuto che le Sentinelle hanno accolto con gratitudine, ma senza facili entusiasmi: «Ci ha fatto piacere — spiega Carmelo Leotta, giovane avvocato torinese, l’uomo che col megafono detta l’inizio e la fine della manifestazione — Ma noi siamo apartitici e aconfessionali, in questa piazza non ci sono solo cattolici. Vedo un paio di religiosi, ma an- IN ITALIA Veglie a Milano, Torino, Genova, contro il ddl Scalfarotto per il contrasto dell’omofobia che qualche persona musulmana…». E anche (ma Leotta sorvola) un piccolo drappello di consiglieri comunali e regionali di Ncd, Forza Italia e altri (tra loro il presidente del Consiglio comunale Giovanni Maria Ferraris, eletto con i Moderati, alleati al centrosinistra), ognuno col suo libro in mano. Del resto c’è chi legge Pascal, chi (una provocazione?) ha rispolverato La rivoluzione sessuale di Wilhelm Reich o ha scelto Bella Ciao di Giampaolo Pansa, le opere di e su Papa Ratzinger, o chi si è portato semplicemente fotocopie perché non aveva un volume a portata di mano. Leotta tenta un approccio sorridente: «Adesso finiamo e ci mangiamo un gelato». La verità è che le Sentinelle, collocate a due metri una dall’altra, sono e si sentono dei perseguitati. Un gruppo che paradossalmente si crede discriminato da un altro, tra i veti incrociati, proprio come in America, dove si scontrano abortisti e antiabortisti, liberisti e protettori delle minoranze, donne e uomini, neri e ispanici, gli uni contro gli altri, mentre la folla del sabato pomeriggio passa senza guardare. Su tutti vigila la bandiera arcobaleno che Angelo Pezzana, pioniere dei movimenti per i diritti gay, ha fatto appendere all’angolo, sulle insegne della libreria Luxemburg. E il 5 aprile le Sentinelle torneranno, questa volta davanti al Pantheon, a Roma. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA TRAGEDIA IL CASO Incidente in autostrada Palermo, famiglia distrutta Sventata truffa allo Ior con miliardi in titoli falsi PALERMO. Stava andando a festeggiare con la famiglia il suo nuovo posto di lavoro. Guglielmo Di Maggio avrebbe dovuto prendere servizio domani, in un supermercato. Ma non è più uscito dalla galleria “Battaglia”, sull’autostrada Palermo-Messina, fra Castelbuono e Cefalù. Si è trovato di fronte un autocompattatore che aveva sbandato e invaso tutta la carreggiata. L’auto della famigliola, una Renault Megane, è finita sotto il camion: con Di Maggio, 44 anni, è morta la moglie Nunziatina, 40 anni, che era incinta, e la loro figlioletta di sette. È in gravi condizioni un altro figlio della coppia, che ha 5 anni. Deceduto anche l’autista del mezzo pesante, Rosario Sucato, 26 anni. Dice il fratello di Guglielmo Di Maggio: «Speriamo solo che il bambino si salvi. Voglio tenerlo con me, saremo io e i miei fratelli a crescerlo. È una tragedia immane: dopo 8 mesi di calvario, per problemi di salute, Guglielmo sembrava essere rinato. Adesso non so come fare a ricominciare». ROMA. Hanno provato ad entrare in Vaticano, allo Ior, millantando conoscenze con due cardinali. Nelle valigette avevano titoli obbligazionari per tremila miliardi di euro di società di tutto il mondo e volevano depositarli: un modo per ottenere, con la truffa, un credito. Peccato che quelle obbligazioni fossero false e che i due, un olandese e un americano, fossero truffatori seriali con precedenti in mezzo mondo. La gendarmeria vaticana li stava aspettando: quando ieri mattina, vestiti di tutto punto, si sono presentati all’ingresso di Sant’Anna, i due sono stati immediatamente fermati. Le guardie vaticane hanno chiesto e ottenuto l’aiuto della Guardia di Finanza di Roma che ha denunciato i due stranieri e sequestrato i titoli falsi (ora si aspetta la convalida della procura di Roma). Durante le perquisizioni nell’albergo in cui alloggiavano, le Fiamme Gialle hanno trovato tre passaporti validi e i timbri per falsificare i titoli di credito al portatore. L’incidente sull’autostrada Palermo-Messina 20 la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 CRONACA PER SAPERNE DI PIÙ www.fimmg.org www.repubblica.it La salute Se il medico di famiglia infrange un tabù “Così la vita sessuale farà parte del check-up” 16 mln Svolta storica dei camici bianchi: sarà monitorata anche l’intimità “Aspetto decisivo per il benessere” L’IMBARAZZO Il 70% dei medici prova imbarazzo nel valutare la vita sessuale dei pazienti I DISTURBI Sono 16 milioni gli italiani che soffrono di disturbi sessuali 15% I DOTTORI Solo il 15% dei medici si informa sulla vita sessuale dei propri pazienti 70% FOTO: CORBIS MICHELE BOCCI PRIMA il controllo della pressione, poi lo stetoscopio sulla schiena e sul petto. Infine una domanda: «E il sesso come va?». Il medico di famiglia entra in camera da letto e cade un tabù. I problemi di erezione o di libido si affronteranno con il dottore di tutti i giorni, non solo con gli specialisti quando la situazione diventa grave o la paura supera la vergogna. Sono gli stessi camici bianchi ad annunciare la rivoluzione: stanno già facendo corsi di aggiornamento. Già, perché non è facile mettersi a parlare della vita sessuale con pazienti che magari si conoscono da vent’anni, ma con i quali non si è mai andati oltre la tonsillite e l’acidità di stomaco. E infatti una ricerca della Fimmg, la federazione dei professionisti di medicina generale, dice che l’80 per cento dei dottori non ha mai accennato a tali problemi in ambulatorio e che il 70 per cento si imbarazza ad affrontarli perché i pa- Al via corsi per imparare ad affrontare il tema con i pazienti: 7 professionisti su 10 provano imbarazzo zienti a loro volta si vergognano. «Le cose cambieranno», annuncia ora Milillo, segretario della Fimmg: «Intanto ci doteremo di questionari per valutare la salute sessuale dei nostri assistiti», un modo per ridurre il disagio di affrontare per la prima volta l’argomento. Alla novità si è arrivati partendo da un sondaggio sull’acquisto dei farmaci senza prescrizione. Sono tante le persone che hanno ammesso di farseli spedire attraverso siti internet. E molto spesso si tratta di prodotti contro i disturbi di erezione. Così si è pensato di aumentare il dialogo tra medici e assistiti, per discutere di farmacie online — che spesso vendono medicine contraffatte o comunque pericolose — ma anche dei motivi per cui ci si rivolge alla Rete. Ed ecco che entrano in gioco i problemi sessuali, che con livelli di gravità molto diversi riguardano un numero enorme di italiane e italiani, sedici milioni. È necessario affrontare soprattutto i disturbi degli uomini come eiaculazione precoce e disfunzione erettile, spiegano i medici, perché le donne, frequentando periodicamente il ginecologo, hanno una maggiore naturalezza a confrontarsi con il medico sulle questioni sessuali, ad esempio i disturbi del desiderio. Ed infatti spesso sono loro, come sottolinea lo stesso Milillo, a riferire i problemi del marito o del compagno al dottore. Può succedere che i disturbi di natura sessuale siano collegati ad altri, come la pressione alta, l’ansia, il diabete, e scoprirli può aiutare a svelare patologie più gravi. «La maggior parte dei problemi sessuali — dice ancora Milillo — non hanno bisogno di essere affrontati con i farmaci e nemmeno prescrivendo al paziente la visita specialistica. L’importanza di prendere l’iniziativa presto sta anche nel fatto che così il problema si può risolvere più facilmente. E non ci dimentichiamo che parlare di sesso può voler dire parlare di fertilità: anche in questo campo è meglio scoprire eventuali problemi in tempo. Io ritengo addirittura che tutto questo debba far parte di un’educazione sanitaria da avviare nelle scuole, dove bisogna anche affrontare il tema degli stili di vita sani». Ma il ruolo di primo confidente deve restare al medico di famiglia. «È essenziale che i medici siano sempre più preparati e che i pazienti percepiscano l’ordinarietà del parlare dei propri disturbi sessuali con noi — dice Milillo — sentirsi rivolgere domande sull’argomento non do- vrà mai sembrare un’indebita violazione della privacy, ma la consueta valutazione di uno dei tanti aspetti della propria salute nell’ambito di un normale checkup». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’INTERVISTA “Era ora, la prevenzione aumenterà” «FINALMENTE una buona notizia. Abbiamo chiesto tante volte il coinvolgimento dei medici di famiglia su questi temi». Vincenzo Gentile è ordinario di Urologia alla Sapienza di Roma e andrologo. Da molto tempo aspettava che cambiasse qualcosa nel modo di affrontare i problemi sessuali. Professore, si sta rompendo un tabù? «Il passo avanti nel mondo specialistico si è compiuto con l’arrivo sul mercato del Viagra e dei farmaci simili. Vent’anni fa negli ambulatori non si parlava assolutamente di sesso, poi sono arrivate queste molecole e il tema si è imposto. Se ora si muovono anche i colleghi della medicina generale, vuol dire che qualcosa cambia definitivamente. Per fortuna». Quali sono i vantaggi dell’impegno dei medici di famiglia? «Intanto vedono moltissimi pazienti e quindi sono in grado di intercettare per primi quelli con problemi seri. Inoltre potranno scremare i casi che si risolvono anche senza farmaci da quelli che richiedono l’intervento di uno specialista come l’andrologo o l’urologo». Come dovranno fare questo lavoro? «Ci vuole capacità e sensibilità medica per affrontare questi disturbi. Quindi devono formarsi adeguatamente. Del resto la disfunzione erettile, ad esempio, può essere il sintomo di malattie come il diabete, o fattori di rischio come l’ipertensione, di cui nei loro ambulatori si occupano quotidianamente». Un consiglio per i suoi colleghi? «Devono spingere sull’educazione alla salute dei pazienti. Devono invitarli a seguire uno stile di vita corretto, perché, oltre a poter provocare malattie serie, la sedentarietà, il sovrappeso, l’alcol e il fumo danneggiano la vita sessuale». (mi.bo.) © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 CRONACA 21 PER SAPERNE DI PIÙ www.cinecittaworld.it www.cwfans.it I nuovi studios Cinecittà diventa la Disneyland del grande schermo I SET Nelle foto, alcuni dei set che saranno aperti al pubblico a Cinecittà a Roma Aprirà a fine maggio il mega-parco divertimenti Sono attesi quattro milioni di visitatori all’anno SEGUE DALLA PRIMA PAGINA ALDO FONTANAROSA N QUESTA campagna a sud della I Capitale, un enorme elefante di cemento armato e vetroresina, in stile Bombay, li accoglie appena nascosto dal recinto del cantiere. È la Torre di Caduta, l’attrazione mozzafiato alta 50 metri che sorge sul lato Est del parco. Siamo subito dopo la Main Street, il corso principale ispirato al film “Gangs of New York”. «Il 3 maggio — dice Aurelio De Laurentiis — sfiderò Diego Della Valle nella finale di Coppa Italia tra il mio Napoli e la Fiorentina. Ma il 29 saremo uno accanto all’altro per tagliare il nastro di inaugurazione del nostro parco divertimenti», che si chiamerà Cinecittà World. E non è un caso. I ricchi finanziatori del progetto (le assicurazioni Generali, i Della Valle, De Laurentiis, tembre 2013 ha organizzato una retrospettiva sulla sua carriera, il museo MoMa di New York ha esposto anche i bozzetti, gli artwork meglio, di Cinecittà World. Lo sguardo verso il passato si ferma qui. I finanziatori hanno messo sul piatto 156 milioni solo per la prima tranche di lavori (ha spiegato il presidente e amministratore del parco Emmanuel Gout, nella presentazione parigina, a novembre 2013). Ora vogliono rientrare dell’investimento. Per questo puntano su attrazioni assai collaudate. Come il “Simulatore panoramico di volo” già visto nei parchi Disneyland; come le montagne russe al buio (il “Multi motion dark ride” che ricorda quello degli studi Universal, ancora negli Stati Uniti, lì consacrato a Spiderman). Non sappiamo se Cinecittà World avrà successo; e se davvero centrerà l’ambizioso obiettivo dei 4 milioni di visitatori l’anno. Certo il parco è piaciuto allo studente universitario Riccardo Righi, che ha filmato e fotografato ogni momento della costruzione dal 2011 ad oggi. La ricca documentazione, nel suo sito www.cwfans.it. La mappa di Cinecittà World Immersive Tunnel (Simulatore con i tre convogli simili a un tram turistico ) Mini parco indoor per bambini (negozi, piccole attrazioni) Multi-Motion Dark Ride (a tema inferno dantesco) Torre di caduta Villaggio Western con un fast food “Saloon Western” Panoramic Flight Simulator Area bambini Tunnel a tema Cabiria Coaster al chiuso Uffici Main Street Area spettacoli Super Splash in stile antica Roma © RIPRODUZIONE RISERVATA Roller Coaster a tema spaziale/ fantascienza Ristorante in stile antica Roma FONTE: www.cwfans.it L’INTERVISTA “Rivivrete le emozioni dei kolossal” CRISTIANA SALVAGNI Un’enorme attrazione con un elefante indiano, alta cinquanta metri, accoglierà i visitatori Luigi Abete, ma anche gli americani del fondo Orium Sa) si muovono abilmente tra nostalgia e innovazione. Il parco ha molto della vecchia Cinecittà. L’ingresso riproduce pari pari quello degli storici studi cinematografici lungo la via Tuscolana. Proprio al centro del nuovo parco, ecco poi la testa di Venusia che esce dall’acqua. Citazione eloquente dal “Casanova” di Fellini. Gli archi dell’antica Roma, le locande del quartiere Western sono in larga parte opera della abili maestranze degli studios (raccolte in una società separata, la Cat, nel 2012 mentre imperversava la più grave crisi economica del tempio del nostro cinema). Hanno modellato e dipinto scocche in vetroresina, e il risultato sembra davvero buono. Ma è soprattutto Dante Ferretti a creare un link tra passato e presente. Il grande scenografo italiano, tre volte premio Oscar, ha firmato i bozzetti di tutte le principali attrazioni del parco e dei suoi snodi più spettacolari. Hanno la sua firma l’elefante indiano della Torre di Caduta, l’astronave da dove partirà il Roller Coaster (montagne russe con 10 spaventose inversioni), il Kids Backlot che porterà all’area per i più piccoli, lo stesso Tempio di Moloch, quasi all’ingresso. Quando a set- Ingresso ispirato a Cinecittà I NUMERI 140 LA GRANDEZZA Il parco attrazioni di Cinecittà - una volta completato - si svilupperà su 140 ettari 10 IL TEMPO Ci sono voluti dieci anni di lavoro per dare vita a questo enorme parco tematico 2500 IL LAVORO Il parco darà lavoro a 2500 persone. Le selezioni per le prime 500 iniziate a dicembre scorso AZIENDA OSPEDALIERO UNIVERSITARIA DI CAGLIARI TRIBUNALE DI NAPOLI ESITO DI GARA numero gara 5069856 Fall. n.ro 189/04 VII Sez. Civ. Trib. Napoli G.D. dr. Del Franco Notaio Roberto Altiero c/o uff. vend. giud. Napoli C.so Vittorio Emanuele 663B (tel.081/7617254 fax:5980089) vende con incanto il 20/5/14 ore 18: compl. immob. in Cassino (FR) S.S.Casilina Sud Km 142,50 insistente su area di mq 3100,00 comp. da palazzina uso uffici mq comm. 444 + area di sedime del capannone, non ultimato, di mq 603 e del corpo aggiunto di mq 30, abusivi (da demolire ed adeguare catast. a cura e spese dell'agg.) libero. 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Data di trasmissione del presente avviso alla G.U.U.E: 21/02/2014. Organo competente Procedure Ricorso: TAR SARDEGNA. IL DIRETTORE GENERALE Dott. Ennio Filigheddu ROMA. «Può far vivere in prima persona il sogno del cinema, delle storie che si guardano sul grande schermo». È emozionato lo scenografo Dante Ferretti per l’apertura di Cinecittà World: lui, tre volte premio Oscar, ha firmato i bozzetti delle ricostruzioni che animano il parco e rivestono le attrazioni. È soddisfatto del lavoro svolto? «Sì, sta venendo bene e corriamo per aprire in tempo. Io ho vestito tutto, dall’ingresso, dove è stato riprodotto il Tempio di Moloch di Cabiria, all’uscita. Ci sono tante scene di film: Gangs of New York, Ben Hur, paesaggi da western, da Roma antica». Cosa offre di speciale questo parco? «Non è solo divertimento: il visitatore si renderà conto di come si fa il cinema. Andare di set in set diventa un viaggio attraverso la memoria». Potrà restituire a Cinecittà lo splendore degli anni d’oro? «Lo spero ma dipende di più da quanti film si fanno. Un tempo venivano gli stranieri, ora il cinema è neorealista, si gira in location e si sceglie Roma solo se c’è davvero bisogno di rappresentare la città». Come reagirà il pubblico a questo nuovo, grande spettacolo? «Mi auguro con entusiasmo. Io sono già emozionato: per le prime c’è sempre tensione». © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 22 IL PUNTO ANDREA GRECO Banco Popolare trova 1,5 miliardi Passaggio indolore sull’onda dei rialzi in Borsa a Milano L’assemblea dell’istituto conferma subito i vertici Domani parte l’aumento LA CARICA dei 20mila soci a Verona, per rinnovare i vertici del Banco Popolare, s’è rivelata una passeggiata sul velluto per Pier Francesco Saviotti e Carlo Fratta Pasini, confermati ad e presidente dell’istituto con 21mila su circa 24mila tra presenti e deleghe. A chi c’era non è sembrata quasi per niente l’assemblea di una cooperativa chiamata ad archiviare un altro un bilancio con svalutazioni e perdite (per 606 milioni, dopo i 944 del 2012) a ridosso di un aumento di capitale da 1,5 miliardi. Neanche due anni fa i soci avevano pompato altri 2 miliardi. Sadomasochismo? Più che altro il potere del denaro, che da settimane corre su un titolo dapprima dimenticato. Ancora sei mesi fa il L’AD Pier Francesco Saviotti, ad del Banco Popolare, primo a varare l’aumento in vista dei test della Bce Banco traccheggiava sui 10 euro, venerdì ha chiuso a 18 euro, con un +18% dal 24 gennaio quando furono diffusi i conti e l’ampiezza dell’aumento. La mutua tra Verona, Lodi, Novara e Lucca è tra le banche su cui s’è più riversato il big money degli investitori anglosassoni: e chi ha comprato di recente da domani al 17 aprile si prepara a comprare di nuovo, le 17 azioni offerte a 9 euro ogni 18 vecchie. Tra i fondi stranieri (padroni del 50%) e i soci locali galvanizzati dai rialzi, l’aumento fa così poca paura che lo sconto delle nuove azioni è stato posto al 31%, molto meno dei livelli medi degli aumenti 2011, e il management sta incassando i meriti della “prima mossa” - fatta con più coraggio di altri e con l’intento di restare “polo aggregante” - sulla china dolorosa che dalle pulizie dei crediti porta a ricapitalizzare. Subito dopo il Banco, e fino a luglio, andranno in Borsa gli aumenti di Bpm, Valtellinese, Mps, Carige, Popolare Sondrio. Poi ci sono le banche non quotate, che portano l’assegno totale a una decina di miliardi. È difficile, giudicando con le lenti di oggi, capire chi si accomoderà meglio tra i banchieri in emissione: il clima sembra di tale generalizzata euforia che non risente di cattive notizie, numeri rossi, diluizioni. I tanti fondi hedge che avevano scommesso sui crolli (a Verona, come a Siena e altrove) corrono a comprare per ricoprirsi e amplificano i rialzi. Ma nella finanza nessun pasto è per tutti, né gratis. Chi ha la memoria più lunga sa che quando la buriana sarà passata, e si dovranno realizzare i piani strategici su cui si basano le odierne richieste di denaro ai soci, il cielo non sarà tutto blu. © RIPRODUZIONE RISERVATA Economia CONTATTI [email protected] WWW.REPUBBLICA.IT FINANZA&MERCATI Nuova cedolare, l’affitto torna di moda All’occupante abusivo niente residenza Va in Gazzetta Ufficiale il Piano casa. Confedilizia: “Vantaggi per inquilini e proprietari” Chi vive in un alloggio, senza averne titolo, non potrà più allacciare le utenze secca sono gli ultimi contratti di locazione che si stipulano, gli altri non hanno nessuna redditività». Certo, per completare l’opera per i proprietari di case sarebbe auspicabile il tetto del 4 per mille all’Imu per gli immobili affittati, dice Sforza Fogliani: «Il ministro Lupi si è battuto fino all’ultimo in Consiglio dei ministri per la norma, noi ci auguriamo che in sede di conversione del decreto possa essere introdotta, perché questo sì che darebbe impulso a scongiurare il mancato affitto». Altra richiesta è uno snellimento burocratico della normativa: «Ha il nome di cedolare secca, ma con tutti gli adempimenti previsti è tutt’altro che secca», scherza Sforza Fogliani. Il decreto legge 28 marzo 2014 n. 46, “Misure urgenti per l’emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015” introduce molte misure per sostenere chi è in difficoltà abitativa, perché non riesce a trovare una casa o a pagare l’affitto. Vengono stanziati 100 milioni aggiuntivi al Fondo di sostegno per l’affitto e 226 in più (che si aggiungono ai precedenti 40) per il nuovo “Fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli”. Stanziati anche 468 milioni per il recupero degli alloggi pubblici inagibili di proprietà di Iacp e aziende casa, mentre per gli alloggi sociali è prevista la possibilità di riscatto per gli inquilini dopo 7 anni. Però arriva anche una norma per combattere le occupazioni abusive, che sono una vera e propria piaga per l’edilizia popolare. L’articolo 5 prevede che «chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento a pubblici servizi». Utenze e certificato di residenza sono da sempre il lasciapassare degli occupanti abusivi che li mostrano all’ufficiale giudiziario per bloccare lo sfratto esecutivo. Così la procedura diventa più lunga perché a quel punto le autorità devono dimostrare che la persona non è il legittimo occupante. ROSARIA AMATO ROMA. Solo a Milano gli alloggi privati sfitti non sul mercato sono 20.000, a fronte di almeno 22.000 richieste di alloggi popolari. Ma con l’entrata in vigore del Piano Casa, pubblicato il 28 marzo in Gazzetta Ufficiale, si tornerà a puntare sugli affitti, assicura Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia: «La riduzione della cedolare secca dal 15 al 10 per cento ripristina la redditività per i proprietari, mentre gli inquilini possono giovarsi delle agevolazioni fiscali, e in più hanno il canone più basso del mercato, al quale non si applica l’aggiornamento automatico sulla base dei parametri Istat». I vantaggi sono notevoli: Confedilizia ha fatto i conti su quanto i proprietari risparmiano rispetto al 2013 dall’abbassamento della cedolare secca (im- posta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali), e le cifre sono consistenti. Si va dai 168 euro risparmiati su un canone annuo di 3.360 euro ai 420 per un canone annuo di 8.400 fino ad arrivare a 720 per un canone di 14.400 euro. Anche con il regime precedente, del resto, ricorda Sforza Fogliani, «ormai quelli in cedolare Tribunale di Roma ESECUZIONI IMMOBILIARI ESEC. IMM. n. 1352/10 R.G.E. G.E. Dott.ssa Federica D'Ambrosio. Vendita senza incanto: 03/06/2014 ore 10.30 presso il Tribunale di Roma IV Sez. EE.II. apertura buste ore 09.30. Lotto Unico: Comune di Roma Via della Lupa, 25. Un mezzo della proprietà di appartamento al piano quarto, interno 12, composto da due camere, due bagni, soggiorno, corridoio, piccola cucina, balcone con lavanderia esterna. Prezzo base Euro 461.000,00 in caso di gara aumento minimo Euro 7.000,00. Deposito offerte entro le ore 12.30 del 30/05/2014 in Cancelleria EE.II. Eventuale vendita con incanto 21/10/2014 ore 09.30 allo stesso prezzo e medesimo aumento. Deposito domande entro le ore 12.30 del 20/10/2014. Custode: Avv. Ferdinando Tota tel. 06 58 85 209 06 58 16 212. Maggiori info in cancelleria IV Sez. EE.II. e su www.tribunale.roma.it, www.giustizia.lazio.it e www.astegiudiziarie.it. (Cod. A255276). ESEC. IMM. n. 536/10 R.G.E. G.E. Dott.ssa Simona Sansa. Vendita senza incanto: 15/05/2014 ore 11.00 presso il Tribunale di Roma IV Sez. EE.II. apertura buste ore 09.30. Lotto 1: Comune di Roma Frazione Cesano di Roma, Via della Stazione, 330-336-338. Complesso immobiliare composto da bar, cucina, negozio tabacchi, due sale giochi, quattro bagni, due spogliatoi, sala d'aspetto/reception, magazzino, oltre giardino e portico/patio, al piano terra; sette camere, cinque bagni, disimpegni e balconi, al piano primo; sette camere, cinque bagni, disimpegni e balconi al piano secondo. Attualmente locato ad uso commerciale con contratto registrato e opponibile alla procedura. Prezzo base Euro 1.400.000,00 in caso di gara aumento minimo Euro 10.000,00. Deposito offerte entro le ore 12.30 del 14/05/2014 in Cancelleria EE.II. Eventuale vendita con incanto 17/07/2014 ore 10.30 allo stesso prezzo e medesimo aumento. Deposito domande entro le ore 12.30 del 16/07/2014. Custode: Dott. I PUNTI "la Repubblica - 30 marzo 2014" Alessandro Annessa tel. 06 36 004 333. Maggiori info in cancelleria IV Sez. EE.II. e su www.tribunale.roma.it, www.giustizia.lazio.it e www.astegiudiziarie.it. (Cod. A200323). FALLIMENTI FALL. n. 414/02 R.F. G.D. Dott. Umberto Gentili. Vendita con incanto: 21/05/2014 ore 12.00 presso il Tribunale di Roma. Immobili siti nel Comune di Viterbo Via Cava di Gorga, 7. Lotto 1: Appartamento uso abitazione al piano terzo; locale ad uso magazzino (cantina) al piano interrato; locale ad uso garage (box auto) al piano seminterrato. Occupato. Prezzo base Euro 140.504,00 aumento minimo Euro 5.000,00. Lotto 2: Appartamento ad uso ufficio al piano terreno; locale ad uso magazzino (cantina) al piano seminterrato; locale ad uso magazzino al piano seminterrato. Prezzo base Euro 213.280,00 aumento minimo Euro 10.000,00. Lotto 3: Appartamento ad uso ufficio al piano terreno. Prezzo base Euro 222.780,00 aumento minimo Euro 3.000,00. Lotto 4: Lastrico solare; area urbana al piano terreno. Prezzo base Euro 39.608,00 aumento minimo Euro 3.000,00. Deposito domande entro le ore 12.00 del 20/05/2014 in Cancelleria Fallimentare. Maggiori info in Cancelleria Fallimentare e presso il curatore Avv. Cristina Simoni tel. 06/39745535 e su www.tribunale.roma.it, www.giustizia.lazio.it e www.astegiudiziarie.it. (Cod. A256616, A256617, A256618, A256619). FALL N. 256/10 Trib. Roma Giudice De Palo vendita con incanto 4/6/2014 ore 10 quota metà indivisa piena proprietà in Torvaianica (Pomezia) via Mar del Giappone 28D mq 155 distribuita su tre piani vani catastali 5 prezzo base Euro 70.000,00 aumento minimo Euro 2.000,00. Deposito buste entro giorno precedente all'asta ore 12 in Cancelleria Fallimentare. Info cancelleria e curatore 3472314154 altra metà in vendita Tribunale Velletri r.g.e. 41/2012. ALLOGGI POPOLARI Vengono stanziati 400 milioni di euro per il recupero di 12.000 alloggi ex Iacp e 68 milioni per il recupero di altri 2.300 abitati da categorie disagiate AGEVOLAZIONI Per l’inquilino di alloggi sociali sono previste detrazioni che vanno da 900 a 450 euro. Previsto inoltre il riscatto a termine della casa dopo 7 anni EXPO MILANO Il decreto stanzia un contributo di 25 milioni a favore del Comune di Milano, a titolo di concorso al finanziamento per l’Expo 2015 © RIPRODUZIONE RISERVATA Esempi di effetti della diminuzione della cedolare secca dal 15% al 10% per i contratti ”concordati“ canone annuo cedolare secca 2013 (15%) cedolare secca 2014 (10%) differenza cedolare 2013- 2014 1.200 euro 180 euro 120 euro -60 euro 2.400 euro 360 euro 240 euro -120 euro 3.360 euro 504 euro 336 euro -168 euro 4.800 euro 720 euro 480 euro -240 euro 6.600 euro 990 euro 660 euro -330 euro 8.400 euro 1.260 euro 840 euro -420 euro 10.200 euro 1.530 euro 1.020 euro -510 euro 12.000 euro 1.800 euro 1.200 euro -600 euro 14.400 euro 2.160 euro 1.440 euro -720 euro FONTE CONFEDILIZIA, UFFICIO STUDI la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 ALLA RAI L’OSCAR DELLO SPOT SOCIALE WELFARE, DIPENDENTI-PARTITE IVA 5-0 Sul welfare, dice la Cgia di Mestre, «i dipendenti battono le partite Iva 5 a 0». Nella maggioranza dei casi , i dipendenti possono accedere alternativamente a tutte e 5 le misure di sostegno al reddito (Cig in deroga; Cig ordinaria, Cigs, mobilità e Aspi). Agli autonomi, invece, questa possibilità è preclusa. LA giuria del “Promax Award” (Londra) assegna alla Rai due ori e tre argenti per gli spot della tv di Stato che hanno promosso iniziative a sfondo sociale e culturale (come la Giornata Mondiale della Infanzia e la campagna Puliamo il Mondo, in foto). Gli spot sono stati autoprodotti dalla Direzione Comunicazione di Costanza Esclapon. 23 Siti pirata oscurati al via la tagliola AgCom Ma due ricorsi la frenano I TEMPI 12 LA DURATA Il procedimento di AgCom contro un sito pirata dura 35 giorni, 12 per i casi più gravi In vigore il regolamento del Garante sul diritto d’autore Le liti decise in 12 giorni, nessuna penale agli utenti IL CASO ALESSANDRO LONGO ROMA. Da domani l’Italia colpirà la pirateria su Internet in un modo nuovo, mai tentato prima in Europa. È l’effetto di una delibera AgCom (Autorità garante delle Comunicazioni), che entra in vigore dopo mesi di polemiche. Contro la stessa adesso pendono due ricorsi al Tar del Lazio. Funzionerà così. Gli autori o i proprietari di un’opera potranno segnalare direttamente ad AgCom i contenuti illegali sul web (di qualunque tipo: musica, film, foto, libri, giornali, videogame). AgCom valuterà se avviare un procedimento. Nel caso, interpellerà due diversi tipi di provider: quelli che danno accesso a Internet e quelli che ospitano il sito in questione sui propri server. Segnalerà la cosa anche al gestore della pagina dove c’è il contenuto contestato e all’utente che lo ha pubblicato. Se una di queste figure interviene per rendere il contenuto non più accessibile, la questione si chiude qui. Altrimenti comincia un dibattimento in cui, via Internet, gli interessati possono difendere la liceità dell’uso di quel contenuto. AgCom deciderà in merito, entro 35 giorni dalla segnalazione oppure - nei casi più gravi - entro 5 IL GARANTE Marcello Cardani presiede l’AgCom dal luglio del 2012. Laurea in Economia alla Bocconi di Milano, dove è stato docente di ruolo dal 1985 al 2012 LA DIFESA Il sito sotto accusa avrà 5 giorni di tempo per difendersi, ridotti a 3 nei casi gravi 3 I consumatori e i media indipendenti si rivolgono al Tar ed anche alla Commissione Ue: “Le norme violano i diritti civili” dodici giorni. Se stabilisce che il contenuto è illegale, chiederà ai gestori del server di eliminarlo dalla Rete. Questa via è fattibile però solo se i server sono in Italia. Se sono all’estero - come avviene quasi sempre con i contenuti pirata - AgCom chiederà ai provider Internet di applicare un filtro per impedire ai propri utenti di accedere a quel contenuto. Per i provider che non eseguono l’ordine, c’è una sanzione fino a 258 mila euro. AgCom blocca l’intera procedura se una delle parti avvia un’azione giudiziaria. La particolarità è che finora solo l’autorità giudiziaria ha potuto emanare questi ordini. È proprio su questo punto che i ricorsi fanno perno: sostengono che AgCom non è titolata ad agire in materia. Da una parte c’è il ricorso di Guido Scorza ed Ernesto Belisario, a sostegno, fra gli altri, di Associazione nazionale stampa online (Anso) e Federazione dei media digitali indipendenti (Femi). Dall’altra, Fulvio Sarzana sostiene Assoprovider e varie associazioni dei consumatori. I ricorrenti la mettono sul piano dei diritti civili, sostenendo che solo un’autorità giudiziaria può limitare il diritto degli utenti di pubblicare contenuti su web o di accedere agli stessi. C’è anche da considerare che quando un provi- der Internet oscura un sito, per la presenza di uno o più elementi pirata, impedisce l’accesso a tutti i suoi contenuti, anche a quelli leciti. La Commissione europea, esprimendosi sulla bozza di questa delibera, aveva chiesto ad AgCom di chiarire in che modo si intendessero tutelare i diritti civili fondamentali degli utenti. AgCom ritiene di aver recepito questo rilievo con la versione definitiva della delibera. Fatto sta che la Commissione ha decretato chiusa la questione. Non è finita, però, perché la prossima mossa dei ricorrenti sarà chiedere proprio alla Commissione di riesaminare il fascicolo. L’ULTIMATUM In tre giorni, il provider dovrà oscurare il sito su ordine di AgCom 2 LA STRETTA L’oscuramento va eseguito in 2 giorni nei casi gravi. Multa massima 250.000 € © RIPRODUZIONE RISERVATA AZIENDA OSPEDALIERO UNIVERSITARIA DI CAGLIARI AVVISO DI GARA Numero Gara 5497728 CIG 56469667C1 L'A.O.U. di Cagliari ha indetto una gara d'appalto mediante procedura aperta, per la realizzazione per la fornitura di apparecchiature, arredi e gestione in “service” dell’unita operativa complessa di cardiologia per un periodo di 6 anni con opzione di rinnovo per anni 3. Importo complessivo a base d'asta 21.600.000,00 I.V.A. esclusa. Criterio Aggiudicazione: offerta economicamente piu vantaggiosa ai sensi dell’art. 83 del D.Lgs. 2006, n. 163. Presentazione offerte: Termine per abilitarsi all’Albo Fornitori ed alla gara sul sito www.albofornitori.it ore 12.00 del giorno 28/04/2014; termine ultimo perentorio di firma e marcatura temporale dell’offerta economica telematica ore 13.00 del giorno 09/05/2014. Pubblicato sulla G.U.U.E. in data 11/03/2014. Responsabile del Procedimento Dott.ssa Maria Teresa Piras Tel. 070/6092130, email: [email protected] f.to IL DIRETTORE GENERALE Dott. Ennio Filigheddu la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 24 Lettere Commenti &Idee L’equità fiscale e i grandi evasori UGIAS, si discute sul voto di scambio. Prima che con la mafia, esiste un voto di scambio storico tra potere ed evasori, fotografato dai recenti dati sulle dichiarazioni dei redditi. Dati assurdi: metà degli italiani con meno di 15.000 euro l’anno di reddito, incoerenti con l’utilizzo di beni di lusso diffusi nel Paese. Distorsione frutto di un permissivismo fiscale, che — è stato calcolato — vale 150-180 miliardi l’anno di evasione. Il problema — anche qui — è culturale. Quando lo Stato viene vilipeso come un borseggiatore «che mette le mani nelle tasche dei cittadini», non si può cogliere il ruolo benefico e costituzionale del fisco equo, potente strumento di contrasto alla diseguaglianza sociale. Ma questo nessuno lo dice. Anzi, il maggiore ente morale — la Chiesa — su questo punto ha raramente esortato alla correttezza, mentre ha dato un pessimo esempio, cercando in tutti i modi di non pagare l’Ici, e tutte le tasse dovute sui propri beni fonte di reddito. Se il Vaticano avesse speso la metà delle energie che ha dedicato al tema del sesso per educare all’etica sociale, avremmo un Paese più giusto. La maleducazione fiscale è un problema serio e urgente al quale giriamo intorno da troppo tempo. l signor Marnetto fa bene a ri-sollevare un tema ormai classico nella nostra discussione pubblica. Le tasse in Italia non si pagano per tradizione storica, per atavica diffidenza nei confronti dello Stato, perché ci fa difetto il senso di cittadinanza, perché fino a qualche decennio fa lo Stato sociale (costoso) non esisteva e dunque evadere non era poi una gran colpa — e via dicendo. Poi sono aumentate le competenze e le provvidenze dello Stato ma intanto eravamo diventati più o meno benestanti e quindi l’evasione si vedeva (e pesava) relativamente poco. Poi abbiamo avuto un ventennio in cui lo stesso capo del Governo invitava praticamente a evadere e per conseguenza molti si sono sentiti giustificati anche moralmente a non versare il dovuto, infine è arrivata una crisi micidiale e si è aperta di colpo la voragine con la quale oggi ci troviamo a fare i conti. Siamo talmente abituati Massimo Marnetto — [email protected] a questa condizione che i dati scandalosi appena pubblicati non hanno praticamente provocato reazioni. Mi scrive il signor Roberto Albertini ([email protected]): «Ma perché c’è una tale rassegnazione? Lei sa spiegarselo? Eppure la questione dell’evasione fiscale è, a mio parere, dirimente in ogni senso! È in gran parte dovuto a questo il gigantesco debito pubblico che ci opprime. Ma il disastro è anche etico e incide, direi, sulla nostra antropologia. Individualismo, familismo, furbizia, il profondo spirito antisociale e antistatuale che ci affligge da sempre trova nell’evasione il più chiaro dei paradigmi». A CORRADO AUGIAS [email protected] Quei test universitari che stressano i miei alunni Lettere: Via Cristoforo Colombo, 90 00147 Roma Fax: 06/49822923 Internet: rubrica.lettere @repubblica.it Beatrice Peruffo Vicenza INSEGNO Scienze Naturali presso un liceo scientifico e vorrei far notare l’assurdità dei test di ingresso all’università fissati per l’8 aprile: parecchi tra i miei alunni e alunne da due mesi studiano per prepararsi, frequentando corsi pomeridiani a pagamento, trascurando in parte la loro preparazione per l’imminente esame di Stato. In queste settimane sono stati sottoposti alle prove di simulazione della terza prova e alcuni di loro hanno peggiorato il profitto a causa di questo superlavoro. Io chiedo: a chi giova questa situa- I zione? Che senso può avere per i ragazzi questo anticipo? Il sospetto è che dietro ci sia solo un vantaggio organizzativo per le università ma il risultato purtroppo è un ingiusto svilimento del lavoro compiuto da noi docenti delle scuole superiori. ne segna 14,60. Il giorno dopo, stesso orario, stesso tragitto, riprovo con un altro taxi: prezzo identico. Mi sembra molto sciocco adottare politiche che allontanano i turisti con prezzi completamente fuori mercato. Se un taxi a Sorrento costa 10 euro a chilometro Una valigia smarrita e la solerzia intermittente Aldo Franzioni [email protected] Matteo [email protected] In vacanza a Sorrento in un giorno feriale, intorno alle 14: prendo un taxi autorizzato dalla stazione di Sorrento al centro congressi, (circa 1,500 metri). Corsa normale, senza alcun problema di traffico: il tassametro, che all’inizio della corsa segnava 4 euro alla fine A Roma Termini, con mia sorella proveniente dalla Puglia per un controllo a seguito di una brutta malattia saliamo su un taxi per andare in ospedale. Giunti a destinazione, dimentichiamo di prendere la valigia con dentro alcuni medicinali importanti. Con la ricevuta del taxi e il numero di licenza mi metto a caccia della valigia. Dopo tre giorni di telefonate, dal Comune di Roma ai Radio Taxi di Roma, decido di recarmi alla stazione. Il conducente mi assicura di avere consegnato la valigia all’ufficio oggetti smarriti del Comune in via Ostiense. Lì tre signore allo sportello, come già al telefono, mi assicurano che la valigia non c’è e mi spediscono a un altro ufficio dal quale mi dicono di tornare indietro. Solo allora in via Ostiense una delle impiegate, dopo aver negato ancora, finalmente rintraccia il trolley. Mi spiega che le medicine sono state distrutte d’ufficio e che devo pagare 9 euro. Nessuno si era preso la briga di registrare l’ingresso della valigia, ma con solerzia erano state gettate le uniche cose che servivano davvero. Un’ora di lavoro in biblioteca al prezzo di una colazione Claudio Gandolfi Bologna In un Paese nel quale nel marzo 2014 la millenaria Università di Bologna può assegnare l’appalto per i servizi di gestione della biblioteca universitaria di Palazzo Paleotti a 3,50 euro netti/ora-persona (perché consentito dalla disciplina degli appalti pubblici) come si può avere il coraggio di dire che il mondo del lavoro è ancora legato da «lacci e lacciuoli»? Siamo ad un passo dal lavoro che diventa oggetto di scambio con i diritti e la dignità. Forse non siamo ancora alla “schiavitù” ma molto vicini al punto di non ritorno e a forme di “contratti” che puzzano di sfruttamento nei quali la linea che divide forme di lavoro legale da illegale è sempre meno percepibile e riconoscibile. IL SENATO DELLE COMPETENZE ELENA CATTANEO A SAGGEZZA popolare abbonda di detti che sconsigliano la fretta considerata, giustamensiamo cogliere l’occasione per creare una Cate, una “cattiva consigliera” e, con perspicacia, si dice che “la gatta frettolosa fa i gattini mera Alta che svolga funzioni di esame e conciechi”. Al di là delle battute, l’ansia che attanaglia il presidente del Consiglio, per chiu- trollo delle leggi, di raccordo con le realtà polidere rapidamente le riforme, mi sembra stia penalizzando la discussione per far capire tico-amministrative locali e con l’Europa. Sacosa si vorrebbe ottenere in termini di cambiamenti migliorativi per il funzionamento del Pae- rebbe altresì foriero di nuove disfunzioni non se, attraverso gli interventi di ingegneria istituzionale che si vogliono apportare. preoccuparsi di dotare questa nuova creatura Sono stata chiamata ad esser partecipe delle scelte politiche del Paese, anche se con un ruolo istituzionale anche di una componente che apdistante dalle tensioni politiche quotidiane. Per cui tento di dire la mia, senza scordarmi, però, porti conoscenze e capacità utili per supportachi sono. Senza cioè dimenticarmi che sono una donna, una moglie, una madre, una scienziata: re “affidabilmente” i lavori di indagine e le mecioè una cittadina. E che il lavoro più amato per me è sempre stato quello di, oltre che progetta- diazioni tra le diverse istanze politico-econore esperimenti, dirigere un laboratorio di ricerca e coordinare la collaborazione di gruppi di miche. scienziati a livello internazionale. Da sempre mi interrogo su quel che non va nel funzionamenSia ben chiaro, quando parlo di conoscenze to delle istituzioni del Paese, soprattutto riguardo alle carenze con cui regolarmente si deve con- intendo a 360°: dal volontariato all’imprendifrontare uno scienziato e un italiano, a differenza dei colleghi stranieri. È guardando al rappor- toria. to tra l’ingegneria delle nostre istituzioni e la vita quotidiana e il lavoro delle persone che proLe competenze in materia di diritto, scienducono e consumano il Pil, che ritengo non vada scartata populisticamente la proposta di ope- ze politiche ed economia sono già abbastanza rare con riforme non semplicistiche per rafforzare le nostre istituzioni. In modo costitutivo, ri- rappresentate nelle nostre istituzioni. La sfida costruendo le fondamenta della nostra nazione. Fondamenta solide, ben progettate, che non sprechino quelle competenze necessarie per decidere razionalmente in merito a proMICHELE SERRA blemi da cui dipende la qualità della vita dei nostri figli e nipoti. Condivido l’aspettativa comune che l’abEL suo editoriale sul futuro dell’Europa (Repubblica di ieri), il grande sociologo battimento dei costi della politica sia necessapolacco Bauman cita due intellettuali francesi (Finkielkraut e Truong), un franrio. Ma questo non può essere l’unico obiettivo cotedesco (Cohn Bendit), tre tedeschi (Beck, Arendt, Habermas), uno spagnodelle riforme. Soprattutto, non possiamo ri- lo (Castells), un austriaco (Husserl), quasi tutti viventi. Viene citato anche un italiano sparmiare sul cemento che mettiamo nelle (Gramsci), ma è morto quasi ottant’anni fa in carcere. fondamenta della nostra casa. Al primo terre- È lecito pensare che esista, in Europa, un’egemonia culturale franco-tedesca; ed è posmoto ne pagheremmo le conseguenze. Biso- sibile che la rarefatta presenza di voci italiane autorevoli (per fare un solo nome, Barbagna calcolare bene quanto ne serve di quel ce- ra Spinelli) nel contesto europeo sia dovuta all’autoreferenzialità di Parigi e Berlino. mento. Niente di più, ma soprattutto niente di Ma leggendo Bauman veniva da pensare a quanto piccolo sia, per un italiano che voglia meno e sempre di buona qualità. Purtroppo, sentirsi parte del mondo, il punto di vista nazionale; e quanto più vasto e vitale sia il coninvece, sembra di assistere ad una “gara” dove è questo impoverimento che viene, in pre- fronto sul futuro a poche centinaia di chilometri da noi. Essere “antieuropeo”, per un italiano di oggi, è più pericoloso e mutilante che mai. Ci ricaccia nelle nostre angustie valenza, demagogicamente comunicato. Molti dicono, e qui concordo, che sia più im- politiche e culturali. La nostra stagione europeista coincise — all’ingrosso — con quella portante discutere adeguatamente le moda- antifascista. Le due élite furono quasi coincidenti. Di entrambe è rimasto ben poco. lità per il superamento del bicameralismo per© RIPRODUZIONE RISERVATA fetto. Penso che, nel separare i compiti, pos- L “ La cultura deve tornare ad essere vista come il grande progetto civile e sociale del Paese. Come è accaduto nel nostro passato più felice > L’amaca N “ Direzione Ezio Mauro DIRETTORE RESPONSABILE FONDATORE EUGENIO SCALFARI VICEDIRETTORI Angelo Aquaro, Gregorio Botta Dario Cresto-Dina, Massimo Giannini Angelo Rinaldi (ART DIRECTOR) CAPOREDATTORE CENTRALE Fabio Bogo CAPOREDATTORE VICARIO Enzo D’Antona CAPOREDATTORE INTERNET Giuseppe Smorto Gruppo Editoriale L’Espresso Spa CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE PRESIDENTE: Carlo De Benedetti AMMINISTRATORE DELEGATO: Monica Mondardini CONSIGLIERI: Agar Brugiavini, Rodolfo De Benedetti Giorgio Di Giorgio, Francesco Dini, Maurizio Martinetti, Silvia Merlo Elisabetta Oliveri, Michael Zaoui, Tiziano Onesti Luca Paravicini Crespi Direttori centrali Pierangelo Calegari (PRODUZIONE E SISTEMI INFORMATIVI) Stefano Mignanego (RELAZIONI ESTERNE) Roberto Moro (RISORSE UMANE) Divisione Stampa Nazionale VIA CRISTOFORO COLOMBO, 98 - 00147 ROMA DIRETTORE GENERALE: Corrado Corradi VICEDIRETTORE: Giorgio Martelli culturale e politica per un Paese che arranca nell’assumere la fisionomia necessaria per competere sullo scacchiere internazionale, sarebbe, ora, quella di reclutare professionalità, esperienze e capacità che al momento non si riescono a utilizzare a livello degli apparati politico-amministrativi. Se ripenso ai problemi che incontro nel mio lavoro, rispetto ai colleghi stranieri, mi è chiaro quanto le nostre istituzioni siano, infatti, carenti. Lo siamo proprio nei settori che sono cruciali per capire quali sviluppi di conoscenze e tecnologie sono strategici per agganciare l’economia del paese a quelle in crescita. La proposta che una parte del nuovo Senato sia “scelta” — i modi si possono discutere, si potrebbe pensare a qualcosa simile alle “primarie” — a partire da una pregiudiziale o preselezione che privilegi i curricula, non è il tentativo dei “professori” di guadagnare una ribalta. Altrettanto sbagliato sarebbe comunicarla come una deriva tecnocratica. È piuttosto l’offerta di un aiuto per ricostruire il rapporto di fiducia tra politica e realtà sociale, che viene da una parte del paese, cioè dagli intellettuali che sono riconosciuti internazionalmente o da chi, attraverso il suo lavoro, concorre ad alimentare quella parte dell’economia che ancora dà risultati senza bisogno di scorciatoie illegali. La cultura deve finalmente tornare ad essere vista, ancora come nel passato più felice della nostra Italia, come il grande progetto civile e sociale del Paese. Spero che un fiorentino sappia cogliere nel suo Dna mediceo questa importantissima occasione e responsabilità. (l’autrice è senatrice a vita e professore ordinario di farmacologia presso l’Università degli studi di Milano. È intervenuta ieri a Next — Repubblica delle Idee) © RIPRODUZIONE RISERVATA Certificato ADS n. 7745 del 18-12-2013 RESPONSABILE DEL TRATTAMENTO DATI (D. 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LUCCHINI ■ PADERNO DUGNANO (MI) ROTOCOLOR SPA - VIA NAZARIO SAURO, 15 ■ PADOVA FINEGIL EDITORIALE - VIALE DELLA NAVIGAZIONE INTERNA, 40 ■ ROMA ROTOCOLOR SPA - VIA DEL CASAL CAVALLARI, 186/192 ■ SALERNO ARTI GRAFICHE BOCCIA SPA - VIA TIBERIO CLAUDIO FELICE, 7 ■ SASSARI “LA NUOVA SARDEGNA” SPA - ZONA INDUSTRIALE PREDDA NIEDDA NORD STRADA N. 30 S.N.C. ■ GOSSELIES (BELGIO) EUROPRINTER S.A. - AVENUE JEAN MERMOZ ■ NORWOOD (NEW JERSEY) 07648-1318 USA - “GRUPPO EDITORIALE OGGI INC.”, 475 WALNUT STREET ■ MALTA MILLER NEWSPRINT LIMITED - MILLER HOUSE, AIRPORT WAY - TARXIEN ROAD - LUQA LQA 1814 ■ GRECIA MILKRO DIGITAL HELLAS LTD - 51 HEPHAESTOU STREET - 19400 KOROPI - GREECE ■ ABBONAMENTI ITALIA (C.C.P. N. 11200003 - ROMA): ANNO (CONS. DECEN. POSTA) EURO 403,00 (SETTE NUMERI), EURO 357,00 (SEI NUMERI), EURO 279,00 (CINQUE NUMERI). TEL. 199 787 278 (0864.256266 DA TELEFONI PUBBLICI O CELLULARI). 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DI EURO ALLA RISPOSTA, IVA INCLUSA. la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 25 Lettere Commenti &Idee YES WE CAN, MA GESÙ PRESE ANCHE IL BASTONE EUGENIO SCALFARI <SEGUE DALLA PRIMA PAGINA LACCI e lacciuoli di oggi esistono in un mondo la cui struttura economica e sociale è profondamente cambiata: la popolazione è invecchiata, i giovani tra i 16 e i 29 anni rappresentano meno di un terzo della popolazione, le imprese di grandi dimensioni sono quasi tutte scomparse, le medie imprese devono affrontare mercati dove il costo del lavoro è decisamente più basso che da noi, la delocalizzazione è diventata una prassi, le imprese piccole soffrono di un credito in continua diminuzione e con elevati tassi di interesse, gli imprenditori da trent’anni investono sempre di meno impiegando capitale e dividendi soprattutto nella finanza e sempre meno nell’industria; per conseguenza la base occupazionale si è ristretta e la produttività è fortemente diminuita, il sindacato rappresenta soprattutto i pensionati, la classe operaia come aristocrazia del lavoro non esiste più perché i contratti sono diventati individuali o di piccole categorie diverse tra loro. Queste sono le condizioni con le quali i lacci e lacciuoli dell’epoca di Carli non esistono più ed hanno cambiato natura. Forse Ignazio Visco avrebbe dovuto spiegarlo alla platea che lo ascoltava. I lacci e lacciuoli di oggi sono soprattutto la mescolanza tra finanza privata e politica, la carenza di innovazioni nelle manifatture, la scarsità del credito, la corruzione e l’evasione e infine, non ultimo, le mafie. I contratti aziendali sono una forma idonea per risvegliare le manifatture e le imprese medio-piccole, ma al sindacato resta comunque un compito essenziale: vigilare sui diritti dei lavoratori che non debbono essere lesi ma semmai rafforzati e allargati anche nelle imprese medio-piccole. E al sindacato resta anche il compito e il ruolo di controparte per quanto riguarda il nuovo “welfare” e i nuovi ammortizzatori sociali. Il governo sembra indirizzato a realizzare questi obiettivi ma non riconosce al sindacato il ruolo decisivo che abbiamo ora indicato. È un grave errore e basterebbe guardare alla funzione dei sindacati in Germania per rendersene conto. «Yes we can» ha detto Renzi nel suo recente incontro con Obama facendo proprio lo slogan con il quale il senatore di Chicago vinse la sua battaglia per diventare presidente degli Stati Uniti. «Yes we can», ma che cosa esattamente? Adesso si applicherà il decreto di Enrico Letta sul tetto da porre alle retribuzioni dei dirigenti di imprese pubbliche. Sull’occupazione giovanile la legge di Letta ha già prodotto nuovi posti di lavoro per 14 mila giovani e nel 2015 la proiezione statistica prevede un risultato che arriverà ai 60-90 mila. Renzi non lo dice, ma finora i risultati concreti provengono dalle iniziative del suo predecessore. Ora aspettiamo le iniziative che Renzi promette che sono buone e concrete. Do you can? Vi guarderemo con attenzione, ma dovremo aspettare un bel po’ perché la bacchetta magica neanche Renzi ce l’ha. I “ Papa Francesco aveva convocato a messa 500 membri del Parlamento e tutti i ministri del governo e li ha bistrattati di santa ragione *** Tuttavia, anche se ho cominciato dal “We can” renziano, non è questo il tema principale di questo articolo. Il tema è Gesù che prende il bastone e bastona cacciando dal tempio gli scribi e i farisei che interpretano malissimo la legge di Dio e i corrotti che hanno gestito i loro sporchi commerci addirittura nei luoghi sacri del popolo di Israele. Gesù che bastona è stato riportato d’attualità alle sette del mattino del giorno in cui Obama è arrivato a Roma per la sua breve ma intensa visita in Vaticano, al Quirinale e a Villa Madama con Renzi. Alle sette del mattino Papa Francesco aveva convocato a messa in San Pietro 500 membri del Parlamento e tutti i ministri del governo e li ha bistrattati di santa ragione. Non li ha abbracciati, non li ha perdonati, non li ha salutati. Li ha soltanto bastonati. Il circuito mediatico giornalistico e televisivo, con l’eccezione di pochissimi giornali e di Enrico Mentana, ha sottovalutato quella messa molto particolare di Papa Francesco. Il motivo credo sia quello che le parole del Papa potevano esser ritenute simili agli slogan di Grillo, ma non è così. Grillo straparla contro la casta ma ne fa sostanzialmente parte specie quando si impegna ad abolire la libertà di mandato dei parlamentari per meglio tenerli in pugno impe- dendo proprio a loro la libertà d’opinione. Il Papa invece parlava ai politici italiani di una battaglia che Lui a sua volta sta combattendo in Vaticano contro tutte le forme di temporalismo. Il potere temporale, così pensa il Papa, ha deturpato la Chiesa per secoli e secoli se non addirittura per oltre un millennio. Francesco ritiene che la Chiesa non debba essere sporcata e deformata da questo peccato capitale. Ecco la rivoluzione che da un anno sta conducendo e che dovrebbe avvenire anche nel Paese che è la sede del Papato. Di qui la sua invettiva di giovedì scorso. I media hanno privilegiato Obama ma hanno sbagliato. Il presidente Usa è stato a Roma poco più di 36 ore, ha visto a lungo Napolitano, a lungo Papa Francesco, un po’ meno lungamente il presidente del Consiglio, ha visto il Colosseo e sul predellino dell’aereo il sindaco Marino con tanto di fascia tricolore. Ma Francesco resta qui, per nostra fortuna. È dolce e mite come il suo Gesù Cristo, ma come Lui quando è necessario impugna il bastone e bastona. Lo fa in Vaticano, lo fa in San Pietro, lo fa con la Curia e lo fa con il Parlamento del paese nella città di cui è il Vescovo; ma il bastone che impugna riguarda il peccato del mondo, il solo vero peccato che mette il mondo fuori dalla grazia e dal bene. Questo è il suo insegnamento e questa è la sua rivoluzione. *** Ho incontrato papa Francesco qualche giorno fa, era il 18 marzo scorso, gli avevo chiesto quell’incontro come già accaduto altre volte, non per scriverne raccontando quel che c’eravamo detti, ma per proseguire il dialogo tra Lui e un non credente come io sono. Poi ho scritto raccontando quel dialogo, ma soltanto per me, per ricordare a me i pensieri che ci siamo scambiati. Ma uno di quei pensieri lo voglio qui riferire perché è strettamente pertinente con quello che ha detto alla messa di giovedì scorso. Ha detto: «In tutte le decisioni che ciascuna persona prende esiste il rischio che le sue convenienze personali e di gruppo prevalgano su considerazioni più alte. Ricordo questi versi di Dante: “Ahi Costantin di quanto mal fu matre...” Quei versi ricordano l’editto dell’imperatore Costantino che nel 313 d. C. fece una donazione alla Chiesa e ne autorizzò il culto, anzi lo fece proprio inserendo la croce sui suoi vessilli. Il peccato del mondo è l’ingiustizia e la prevaricazione. Io la chiamo concupiscenza, cupidigia del potere, desiderio di possesso. Questo è il peccato del mondo che noi combattiamo da due diverse sponde». Questo pensiero è il medesimo che ha ispirato il Papa nell’allocuzione fatta in San Pietro ai membri del Parlamento italiano e probabilmente ad Obama che ha incontrato poche ore dopo. Obama lo sa anche lui che nel suo paese ha combattuto e combatte questa battaglia. Se tutti i detentori del potere lo usassero per realizzare questa finalità, il mondo affronterebbe quella che Berlinguer chiamò la questione morale. Due domeniche fa, rievocando Berlinguer, scrissi che tra lui e Francesco esistono molti punti in comune ed è vero. Pensateci, pensateci a lungo e non scordatevene voi che avete il potere. È vero, «You can», ma Gesù a volte prende il bastone. Anche chi non crede, questa verità la conosce, la condivide e non se la scorda. © RIPRODUZIONE RISERVATA “ la domenica DI REPUBBLICA DOMENICA 30 MARZO 2014 NUMERO 473 Cult La copertina. La filosofia del selfie dall’antica Grecia Straparlando. Paolo Ricca: “Credere è dubitare di sé” La poesia del mondo. Walter Siti rilegge De Angelis John Lennon Imagine OH DEAR SHEEPFROMBERNICE’S SHEEP1964. DISEGNO INEDITO DI JOHN LENNON/© ALL RIGHTS OF REPRODUCTION RESERVED TO THE ESTATE OF THE LATE JOHN LENNON Disegni, poesie, scherzi il tesoro ritrovato di un giovane sognatore ENRICO FRANCESCHINI I LONDRA MMAGINATE. un cantante che è anche scrittore e pittore. Immaginate che i critici lo paragonino a Joyce e a Picasso. Immaginate che sia un sognatore diverso da come lo conoscete: più ironico, più avventuroso, più imprevedibile. Immaginate. Poi aprite gli occhi e guardate questi disegni e manoscritti, e capirete chi era veramente John Lennon, il geniale paroliere (con McCartney) e musicista dei Beatles. SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE JOHN LENNON L O TROVAI annuotato nel mio tacchino che era un giorgio pietoso e venoso verno la fine di mario dell’amo di nostro Simone 1892 a Much Bladder, una città fuori dal North Wold. Shamrock Wolmbs aveva receduto una tepetonata mentre eravamo seduti per pranzare. Non fece alcun commento ma il contenuto gli girava per la testa, dato che stava in pieni davanti al camino. SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE L’attualità. Chef e scienziato, la nuova vita di Ferran Adrià. Spettacoli. Spider-Man all’italiana: i nostri disegnatori alla conquista dell’America. L’incontro. Robert Redford: “E adesso vi spiego perché detesto così tanto Hollywood” la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 30 MARZO 2014 La copertina MANOSCRITTI UNA PAGINA DI THE FAT BUDGIE E UN’ALTRA DA THE SINGULARGE EXPERIENCE (DA CUI PUBBLICHIAMO ALCUNI STRALCI). TRA LE DUE, JOHN LENNON NEL1964: HA 24 ANNI Cinquant’anni fa Sir Lennon scriveva bellissime canzoni. Ma non solo: con una matita poteva volare ovunque Magico misterioso John <SEGUE DALLA COPERTINA EN R I C O F R A N C E S C H IN I AUTORE DEL BRANO diventato un inno alla pace mondiale, Imagine, appare assai diverso da come ce lo immaginavamo negli scritti e negli schizzi che Sotheby’s mette all’asta il 4 giugno prossimo a New York. I suoi biografi e i suoi fans più fedeli lo conoscevano già anche in veste di narratore e disegnatore, perché questo materiale fa parte di un paio di libri commissionati a Lennon quando i Beatles erano famosi in Inghilterra e stavano per conquistare il mondo: pubblicati nel 1964 e l’anno seguente, In His Own Write e A Spaniard in the Works (in Italia usciti per Arcana nel ‘90 col titolo Vivendo Cantando) non ebbero tuttavia il successo e l’attenzione globale che meritavano, nonostante il plauso unanime dei recensori, forse perché offuscati dall’immensa popolarità dei Fabulous Four di Liverpool e della loro rivoluzione musicale. «Un modo per rilassarsi» li definiva John, minimizzandone a sua volta il valore, tanto che regalò tutti gli originali all’editore, Tom Maschler, il quale li ha dimenticati in un cassetto per mezzo secolo. Ma adesso, nel cinquantenario della pubblicazione, li ha tirati fuori e li ha messi in vendita. L’asta potrebbe ricavare più di un milione di dollari. È quasi un peccato che non vengano comprati in blocco da un museo dei Beatles o da qualche altra istituzione. È comunque una fortuna poterli rivedere, sia pure fugacemente, prima che finiscano sulle pareti o nella biblioteca di un ricco collezionista. Rivelano un John Lennon «molto più profondo e molto più intellettuale di quanto chiunque avesse sospettato», come scrive il Financial Times. Non che la critica del 1964-’65 fosse stata tiepida: lo salutarono come un esordio elettrizzante, sia per la parte scritta, sia per le illustrazioni che la accompagnavano. Il supplemento letterario del Times affermò che il primo dei due volumi «tranquillizzerà chi teme l’impoverimento della lingua inglese e dell’immaginazione britannica», definendolo «il più vivace flusso di scrittura sperimentale» apparso sulla scena della narrativa di Londra dai tempi di James Joyce. Altri citano Swift, Stevenson e Conan Doyle come illustri paragoni: modelli nei cui confronti l’autore si prende ogni tipo di libertà, ironizzando, deformando, facendo deliberatamente errori di ortografia e grammatica, passando dalla parodia al gioco di parole, dalla poesia al motto salace. Nel racconto The Singularge Experience (da cui qui pubblichiamo alcuni stralci), ispirato ai thriller alla Sherlock Holmes L’ LIBRI NEL 1964-65 LENNON PUBBLICÒ IN DUE LIBRETTI (IN HIS OWN WRITE E A SPANIARD IN THE WORKS) ALCUNE POESIE, RACCONTI E DISEGNI. IN ITALIA USCIRONO PER ARCANA NEL 1990 COL TITOLO VIVENDO CANTANDO 28 la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 29 “Elefantico mio caso Whopper, elefantico” <SEGUE DALLA COPERTINA JOHN LENNON Q DISEGNI © ALL RIGHTS OF REPRODUCTION RESERVED TO THE ESTATE OF THE LATE JOHN LENNON IL CHITARRISTA CON QUATTRO OCCHI È UNO DEI DISEGNI INEDITI DI LENNON ALL’ASTA DA SOTHEBY’S A NEW YORK IL PROSSIMO 4 GIUGNO e ai romanzi dell’orrore, centrato sull’omicidio di una prostituta, compare un certo “Jack the Nipple”, allusione a Jack the Ripper, Jack lo Squartatore, che per Lennon diventa Jack il Capezzolo. Surrealismo, avanguardia, calembour, si sposano con disegni dal tratto sicuro, ardito, iconoclasta, e anche per questi i critici citarono maestri insigni, da Picasso al fumetto alla pop art. All’epoca direttore della prestigiosa casa editrice Jonathan Cape, Maschler li vide per la prima volta nel 1963 a casa di un amico, cui Lennon li aveva lasciati: «Erano scritti su carta intestata d’albergo, a mano, con una calligrafia precisa, scolastica, che mi piacque subito anche per la sua forma grafica», ricorda l’editore. Chiese all’amico chi li aveva fatti. «John Lennon», fu la risposta. Chiese di incontrarlo. E due settimane dopo, al termine di un concerto dei Beatles a Wimbledon («stava esplodendo la Beatlemania, tanto che c’erano otto ambulanze sul posto e dovetti aspettare un’ora e mezzo per superare il muro dei fans adoranti»), lo incontrò. I due si piacquero, cominciarono a lavorare insieme sul materiale che Lennon aveva già pronto e a produrne dell’altro. L’editor vedeva l’autore nell’appartamento dei Beatles a Londra, «c’erano ragazzi e ragazze che gridavano, sembrava uno zoo, ma John preferiva parlare lì perché per strada l’assalto dei fans sarebbe stato anche peggio», ricorda Maschler. Per la discussione del contratto, John gli disse di rivolgersi al manager della band, Brian Epstein: Lennon guadagnava di più in un giorno di quanto il libro avrebbe potuto fargli guadagnare in tutta la vita, l’editore offrì diecimila sterline e il manager accettò senza discutere. (La cultura di massa non aveva ancora la sofisticazione odierna, quando un brand culturale viene usato con tecnica ben più aggressiva: immaginate se J.K. Rowling scrivesse canzonette, anche brutte, che impatto avrebbero). Dopodiché, John lasciò perdere scrittura e disegno, ritornandovi solo molti anni dopo, fugacemente, in progetti condivisi con Yoko Ono. Un’occasione mancata, perché un’editoria più sensibile avrebbe potuto stimolarlo ad altre imprese fuori dalla musica leggera. «Sono documenti straordinari», dice degli scritti e dei disegni Gabriel Heaton, il curatore dell’asta di Sotheby’s. «Forniscono una visione meravigliosa dell’immaginazione di John Lennon. Dimostrano cosa poteva fare quella immaginazione una volta liberata dalle costrizioni delle canzoni. Naturalmente anche nelle canzoni dei Beatles si trovano le tracce del suo senso dell’umorismo e della sua sofisticatezza, ma lui stesso ammise che in questi scritti godeva di una libertà che non si poteva permettere come cantautore». E a proposito di canzoni, l’eccezionale archivio del “Lennon letterario”, come lo etichetta il quotidiano della City, svela un piccolo ma rilevante segreto. Si è sempre ritenuto che la frase “a hard day’s night”, ritornello della canzone e del film omonimo, fosse un’invenzione momentanea di Ringo Starr (così sosteneva lo stesso Lennon) sul set del film ancora senza titolo. Ma in uno dei raccontini di questa collezione, Sad Michael, appare già, scritta prima che il film cominciasse. Anche questa è farina del sacco di John Lennon. © RIPRODUZIONE RISERVATA UASI all’improvviso senza curvarsi si volse al di sobra di me con un malioso luccichio nei pidocchi. «Ellafitgerrald mio caro Whopper», disse con un largo soriso poi con perspicacia «Indovina chi è evaso dalla prigione Whopper?» la mia mente puzzò immediatamente in rassegna tutti i criminelli che erano recentemente fuggiti o fuggiti da Vermi Carogne. «Eric Morley?» azzardai. Scosse la festa. «Oxo Whitney?» demandai, annudì imprecettibilmente. «Rygo Hargraves?» ammiccai con convenzione. «No, mio caro Whopper, è OXO WHITNEY» sbraitò come se io fossi in un’altra stanza, e non lo ero. «Come fa a saperlo Wolmbs?» sospirai con escrezione. «Harrybellafonte, mio caro Whopper». In quel preciso mormone un uomo alto piuttosto ossunto alto esile bussò alla porta. «Deve proprio essere egli, Whopper». Mi stupii alla sua acuta osserbart lancaster. «Come tavolo lo sa Wolmbs» chiusi, rivelando il mio cattivo cateratte. «Elefantico mio caso Whopper» institette svuotando la sua pipa nella sua grande morsa di pelle. Entrò il perdiletto Oxo Whitney scampato da vermi. «Sono un primavero evaso Mr Wolmbs» amise sfrecciando per la stanza. «Si calmi Mr Whitney!» intersvenni «o avrà un colosso nervoso». (...) «Dammi ‘na cicca Oxo» disse Wolmbs speditamente. Guardai il mio collegio, sperando in qualche indizio quanto alla ragione di questa inaspetata assortita, non mi diede alcun segno tranne un leggero movimento della sua gamba buona mentre atterrava a calci Oxo Whitney. «Dammi ‘na cicca Oxo» ritepé qualsi istericamente. «Cosa dialogo sta facendo mio caro Wolmbs» implicai; «o meglio la supplisco, la smetta prima di fare del male a questo povero disgraziato!» «Chiudi la faccia vocchio frignone» strillò Wolmbs come un esagitato e diede a Mr Whitney dei poderosi polpi. Questo non era il Shamrock Wolmbs che conoscemo, pensai scolpito per questo improriso camiamento nel mio vecchio amico. Mary Atkins si prepotò davanti allo spocchio passandosi con liscivia la mano nell’ampia capigliatura bionda. Il suo abito attillato era molto scollato e rilevava tre o quattro punti neri strofinati con cura sul suo prospetto. Raggiunse il tocco finale al suo trucco e si fissò i denti saldamente in testa. «Vorrà me stanotte» pensò. Guardò l’orologio con impazienza e andò verso la finestra, quindi balzò nella sua poltrota preferita, raccogliendo il giornale diede un’occhiale ai titoli. «PIU’ NEGHI NEL CONGO» leggeva, e c’erano, ma fu l’Ultima ora ad attraccare la sua attenzione. «JACK LO SCRUTATORE COLPISCI ANCORA». Sentì freddo dappertutto, era Sydness che aveva lasciato la porta aperta. (Traduzione di Donatella Franzoni e Antonio Taormina) © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 30 MARZO 2014 30 L’attualità. Masterchef Nell’era in cui tutti vogliono diventare grandi cuochi, il più stellato di tutti racconta perché ha deciso di smettere: “Non sfornerò più piatti ma conoscenza” JESÚ S RO D R ÍG U E Z LÀ DOVE SORGEVA IL MITICO “EL BULLI” ORA NASCERÀ L’UNIVERSITÀ DEL CIBO DA QUI IL GURU SPAGNOLO DIVULGHERÀ IL VERBO O BARCELLONA GNI MATTINA, dopo le otto, Adrià percorre con passo deciso il tragitto di cinquanta minuti che separa il suo appartamento di cinquanta metri, vicino a plaza de España, a Barcellona, dal suo laboratorio, nascosto in una palazzina del Settecento accanto al mercato della Boqueria. Lo acquistò nel 2000, quando decise di creare un centro di ricerca collegato a El Bulli: una massa critica dove muovere i primi passi sperimentali su prodotti e tecniche culinarie che si sarebbero poi trasformati in piatti innovativi nel suo ristorante, un locale in cui ogni anno tutto era nuovo, dal menu alle stoviglie e a gran parte del personale. Adrià avanza distratto, con la testa china e le mani affondate nelle tasche del vecchio tabarro. Parla a scatti. È un uomo di cinquantuno anni, solido, di bassa statura, capelli radi e ricci e barba grigia di due giorni, sempre vestito di nero: «Mi sono stancato di vestirmi di bianco dopo aver fatto il cuoco per tanti anni. Adesso mi vendico». Suo padre faceva lo stuccatore e sua madre la parrucchiera. È nato nel quartiere operaio di Santa Eulalia, a L’Hospitalet, tra antiche fabbriche tessili, binari e banchi di meloni. Non è andato all’università (ma quattro atenei, dopo il 2008, gli hanno assegnato una laurea honoris causa). A diciassette anni cominciò a lavare i piatti per pagarsi un viaggio a Ibiza. Fu il suo battesimo tra le pentole. A ventidue, nel 1984, dopo il servizio militare, si presentò a El Bulli con una capigliatura afro, la catena d’oro e un’aria alternativa. Nel 1987 ne era già il capo e decise anche che non avrebbe mai più copiato un piatto da un altro chef. Nel 1990, lui e Juli Soler (suo amico e socio da sempre), diventaro- tecniche e la sua ideologia per tutto il mondo. no proprietari di El Bulli con una scommessa Il modello era un riflesso della personalità di suicida. Nel 1997, ottenne la terza stella Mi- Ferran: un’anarchia strutturata. Disciplina chelin e dal ‘99 cominciò a raccogliere tutte le militare e libertà accademica. E molte doinformazioni raccolte nel ristorante («Ap- mande. Sempre intento a polemizzare con la punti, ricette, diari, lettere, disegni, fotogra- realtà. Un giorno, Brett Littman, direttore del fie, modelli in plastilina... non si buttava via Drawing Center (esclusiva galleria di New niente»), a ordinare e classificare tutta quel- York dedicata al disegno, dove Adrià espone la sapienza. La sua idea era quella di compor- dallo scorso 25 gennaio i grafici che sintetizre qualcosa di simile al catalogo ragionato di zano e sostengono la sua saggezza culinaria), un artista. L’obiettivo, spiegare le sue fasi lo vide tracciare freneticamente su un tovacreative, l’evoluzione del suo lavoro. Non ha gliolo tre parole: «Why. Why. Why?». Al Bulli tutto era possibile, i rigidi codici mai frequentato una scuola di cucina. «Forse è per questo che mi sono interrogato su tutto dell’alta cucina, per secoli imposti dalla Franin un modo così sfacciato». Ma i grandi ricet- cia, Adrià li avrebbe saltati in un sol colpo con tari classici ce li ha registrati nella sua testa. decostruzioni e associazioni; gelati salati, geL’altra sua passione è il Barça. La sua grande latine calde, spume e fumi; sferificazioni e liofilizzati. Come ricorda José Andrés, uno chef delusione, non essere un bravo calciatore. Brusco. Burbero. Cauto con il denaro. Sen- formatosi a Cala Montjoi tra il 1988 e il 1991 za un ufficio o altre sofisticatezze, nemmeno e che oggi ha quindici ristoranti negli Stati quando è ora di mangiare (a parte il buon Uniti: «Ferran provava tutto e ci incoraggiachampagne). Si muove con la comodità che va a sperimentare, ad andare oltre, contro la gli consente l’anonimato. Pochi passanti ri- logica, a trovare i limiti. Ci facevamo pagare conoscono il personaggio che è stato per quando era possibile. Dicevano che era mattrent’anni lo chef e l’anima di El Bulli: quel ri- to. È vero, eravamo matti, ma non sono mai storante sperduto in una baia di Capo Creus stato così felice». Adrià spiega che nel suo ri(Girona) che ha cambiato la storia della cuci- storante, nato come un chiosco da spiaggia na, eletto come il migliore al mondo per cin- nel 1963, sono passati duemila professionique anni e sotto la cui filosofia (anche di vita) sti. Tra questi, i primi quattro cuochi del monsi sono formate diverse generazioni di cuochi do, che lo trattano con la venerazione dovuta che hanno esteso la sua rivoluzione, le sue a un guru: Roca, Redzepi, Bottura e Aduriz. Ferran Adrià ho spento i fornelli non il cervello Ha guadagnato tanti soldi (si fa pagare ottantamila euro a conferenza); ha ottenuto la fama, gli onori, l’affetto dei potenti, la curiosità degli esperti e l’interesse da parte dei media. «Ho imparato più nelle interviste che in tutte le scuole di business, perché le domande dei giornalisti (che non sono scemi) mi obbligano a riflettere». Dal 2003 è stato in prima pagina su New York Times, Time, Le Monde e Financial Times; ha pubblicato libri e documentari, ha collaborato con la scienza e l’industria alimentare; ha lavorato per una trentina di multinazionali, e ricevuto fino a due milioni di richieste a stagione per cenare a El Bulli. Poteva soddisfarne solo qualche migliaio nei sei mesi d’apertura. Diventò l’unico ristorante al mondo senza telefono. «Eravamo una macchina che produceva delusioni». Lo sfacciato successo di El Bulli si trasformò nella sua frustrazione. Adrià più lontano. Il 20 novembre del 2009, nelle due ore di viaggio tra Barcellona e Cala Montjoi, si rese conto che non era felice: «Mio fratello Albert mi disse: “Ferran, abbiamo creato un mostro e ci divorerà”. Perfino mia madre, Josefa, era stufa di me. Il mio personaggio annoiava anche me. Avevamo vinto tutte le Champions. Non ho figli e non mi piace il lusso. Eravamo sistemati. Ma che c’era dopo? Saremmo riusciti a creare al livello degli ultimi vent’anni? Tutto cominciava a essere prevedibile. A quel ritmo potevamo reggere per cinque anni al massimo. Internet era una pressione continua: la sua immediatezza, il fatto che tutto si sa e si copia all’istante, i blogger. Pensai che quello che eravamo riusciti a fare, la nostra eredità, non poteva scomparire. Dovevamo trovare un nuovo linguaggio; cambiare scenario e reinventarci. Fare qualcosa di dirompente. Solo così saremmo potuti durare. Un ristorante chiude, le stelle vanno e vengono, ma una fondazione può durare centocinquant’anni. Non cerca il guadagno. È per tutti. Consente un ritmo diverso. Eravamo abbastanza piccoli e flessibili, ma godevamo di una visibilità sufficiente per provarci. E aprire una strada. C’era vita dopo El Bulli. Non ce ne andavamo; ci trasformavamo. Non sapevamo in che cosa. Sono sempre stato consapevole di dove iniziava, ma mai di dove andava a finire. In tante occasioni, il caso ha lanciato i dadi con me». Parlò con i suoi fedelissimi: non sarebbero più stati cuochi, né camerieri o sommelier, ma documentaristi, esperti in logistica e in nuove tecnologie. «Non ho cercato nessuno all’esterno se a farlo poteva essere qualcuno che era già dentro. Siamo quindici. È una strategia a basso costo. Qui non c’è burocrazia, né spese stupide, né presentazioni con cocktail. Giusto o no?». Il 26 gennaio del 2010, la notizia che si diffuse come un lampo era che Adrià avrebbe chiuso il ristorante nel luglio dell’anno successivo. L’impatto fu terribile. Alcuni conclusero che Adrià era rovinato, non aveva più idee, che aveva litigato con Juli Soler e con suo fratello Albert, che il fenomeno El Bulli era stato un bluff e il fanfarone si toglieva di mezzo. «Ero a casa in pigiama e mi chiamavano giornalisti da ogni parte. Pensavano che fosse la fine. Si sbagliavano, El Bulli non finiva. Qualche volta ci avevo pensato, ma mia moglie mi diceva che se lo facevo davvero ero un vigliacco. Se come ristorante raggiungevamo seimila commensali, una fondazione avrebbe potuto raggiungere milioni di persone. La nostra idea era quella di essere generosi, di condividere ciò che sappiamo. Volevamo scoprire che cos’è la cucina (non era LA FONDAZIONE L’ARCHIVIO IL MUSEO LA PRIMA PIETRA DI EL BULLI FOUNDATION VERRÀ POSTA NEL PARCO DI CAP DE CREUS IN UNO SPAZIO DI CINQUEMILA METRI QUADRI BULLIPEDIA SI CHIAMERÀ LA PRIMA BANCA DATI AL MONDO IN GRADO DI CATALOGARE TUTTO IL SAPERE CULINARIO ACCANTO AL POLO SCIENTIFICO VOLUTO DA FERRAN ADRIÀ SORGERÀ ANCHE UNO SPAZIO ESPOSITIVO DEDICATO ALLA CREATIVITÀ la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 31 IL PERSONAGGIO FERRAN ADRIÀ, 51 ANNI NATO A BARCELLONA CHEF DI “EL BULLI” DALL’84 AL 2012, QUI È RITRATTO IMMERSO NELLE SUE FORMULE NELL’ALTRA PAGINA, COME LO VEDE MATT GROENING, IL PAPÀ DEI SIMPSON mai stato fatto), ordinare ogni elemento che partecipa al processo e raccontarlo a chi voglia ascoltare. I progetti di elBullifoundation hanno senso solo se si indirizzano alla sfera pubblica, se intendono informare ed educare la gente, se si rivolgono alle università e alle scuole di cucina. Prima creavo dei piatti e adesso voglio creare dei creatori di piatti». E prosegue: «Il tempo che ci era rimasto al ristorante lo usammo per goderci i nostri clienti. Quell’anno e mezzo ci servì anche per raccogliere i primi soldi. Feci una trentina di cene per aziende raccogliendo quattro milioni di euro. Poi mettemmo all’asta la nostra cantina tramite Sotheby’s a New York e a Hong Kong, altri due milioni». Solo tre mesi dopo “l’ultimo valzer di El Bulli” (il 30 luglio del 2011) cominciò a coinvolgere le grandi scuole di business nella scommessa di dare forma alla sua fondazione: Harvard, Berkeley, Columbia, London Business School ed Esade, con Joseph Stiglitz in funzione di arbitro. Adrià risale la Rambla concentrato nel suo universo. Lui solo controlla il puzzle della sua fondazione e i suoi tentacoli. «È uno stile dittatoriale, almeno finché io sono vivo. Giusto o no?». Solo Adrià ha la mappa completa. E la bussola per muoversi in quel labirinto. È in ballo dalle 5,30, riflette, con l’eterna matita sull’orecchio destro e l’abituale mancanza di tatto con cui sveglia ogni mattina all’alba sua moglie, Isabel Pérez, un’economista conosciuta nell’estate dell’89. Approfitta del primo tragitto della giornata per parlare al telefono, rispondere alle mail e rilasciare interviste. Non ha segretaria né addetto stampa. Dicono che sia bravo a giocare in Borsa. Il progetto elBullifoundation ha tre cardini e come scenario il territorio del vecchio ristorante, dove l’architetto Enric Ruiz-Geli ha progettato uno spazio espositivo, ecologico e sostenibile, dedicato alla creatività. La cucina è solo il veicolo. Questo non-museo, il cui progetto è già cambiato tre volte in tre anni, potrà contare su più di cinquemila metri quadrati e parte da una legge fatta su misura per Adrià dalla Generalitat della Catalogna, essendo incastonato in un parco naturale dove è proibito costruire (in cambio del permesso, Adrià donerà quel terreno e l’archivio di El Bulli, valutati quindici milioni di euro, all’erario pubblico). Lo spazio si chiamerà El Bulli1846: il numero di elaborazioni create nel ristorante. La prima pietra verrà posta quest’anno e sarà completato in diciotto mesi. Poi c’è elBulliDNA, ovvero il team creativo, la linfa che continuerà la ricerca culinaria con esperti di altre discipline a Cala Montjoi, anche se potrà spostarsi in tutto il mondo. Infine, Bullipedia: una banca dati infinita che ordina (per la prima volta nella storia) tutto il sapere culinario tramite una nuova classificazione del processo gastronomico e del processo creativo, realizzata negli ultimi due anni dalla sua squadra. Scende fino alle particelle elementari della cucina e si basa su due intricate mappe interattive che sono la tabella di marcia per muoversi nell’universo Adrià. Lui ha smesso di essere un cuoco per trasformarsi in agitatore, in calamita che attrae conoscenze. A volte, di fronte ai gesti di simulato scetticismo dei suoi interlocutori, replica con aria imbronciata: «Questo non è uno scherzo! È molto importante!». (Traduzione di Louis E. Moriones) ©El País Semanal © RIPRODUZIONE RISERVATA FOTO © CATERINA BARJAU IL TEAM SI CHIAMA “ELBULLIDNA” LO STAFF CREATIVO CHE SOTTO LA GUIDA DI ADRIÀ CONTINUERÀ LA RICERCA CULINARIA IN TUTTO IL MONDO la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 30 MARZO 2014 La storia. Orient Express Una grande esposizione a Parigi celebra la leggenda del viaggio più amato dagli scrittori E anche dal Kaiser Guglielmo II che su quei binari avrebbe voluto arrivare fino a Baghdad IL FONDATORE UN BUSTO DEL BELGA GEORGES NAGELMACKERS. © BIBLIOTHÈQUE ULYSSE CAPITAINE DE LA VILLE DE LIÈGE Il treno dei sogni STEFANO MALATESTA TRENI DI LUSSO sono stati creati alla fine dell’Ottocento dagli industriali del ferro e del carbone, proprieta- IL BAULE UN MODELLO DI VALIGIA MOYNAT, MAISON NATA NEL 1849. COLLECTION MOYNAT © SIDOLI/RAMBAUD IL SALOTTO UNA CARROZZA DI LUSSO: IL VAGONE TRAIN BLUE LA GUIDA LA MITICA JOANNE DEL 1902 PER L’ORIENT EXPRESS. COLLECTION PIERRE DE GIGORD © KALLIMAGES IL NECESSAIRE TUTTO CIÒ CHE OCCORRE NEL MOYNAT DA VIAGGIO DEL 1930. COLLECTION MOYNAT © SIDOLI/RAMBAUD I ri della maggior parte delle ferrovie, per ripagarsi delle spese, arrivate a livelli esponenziali. Alcuni di questi convogli erano troppo ricchi, così addobbati al loro interno, da far sembrare gli scompartimenti e le camere da letto delle Versailles in miniatura e andavano di pari passo con la costruzione di nuovi e dominanti spazi urbani, le stazioni, viste come spazi che celebravano la maestà cittadina. Tutto aveva un aspetto molto professionale: le operazioni interne al treno venivano svolte con grande precisione e competenza, dai servizi di tavola alle prime colazioni sontuose. E tutto sembrava fatto per compiacere gli snob che si illudevano di provare un’esperienza unica e raffinata. Ma l’Orient Express aveva qualcosa in più e di diverso dagli altri, anche se la pubblicità che l’avvolgeva era un concentrato di luoghi comuni: una proiezione dei desideri degli europei che vedevano in ogni donna orientale Sherazade e, in ogni uomo dall’aspetto fiero, Saladino, il generale curdo che aveva annientato i crociati nella battaglia di Hattin. Ma quei luoghi comuni risultavano irresistibili perché non esisteva una conoscenza diversa dell’Oriente, se non quella edulcorata che passava attraverso Le Mille e una notte. Il paradosso dell’Orient Express era che i suoi migliori clienti orientali salivano quando gli europei occidentali scendevano a Istanbul, perché andavano nella direzione opposta. Sceicchi dell’Hadramawt, banchieri di Beirut, mercanti ebrei di Alessandria d’Egitto, trovavano quel treno comodissimo e sceglievano quasi sempre di viaggiare nei vagoni simili a quelli dei treni americani, affittati per l’intero del loro spazio, dove non c’erano scompartimenti e dove si accampavano parenti, amici, e guardia-spalle, formando una piccola corte. Erano tutti diretti a Venezia, al Casinò di Montecarlo, in Costa Azzurra e naturalmente a Parigi, la capitale dell’eleganza e delle più affascinanti “orizzontali” della Belle Époque. Durante il periodo d’oro dei viaggi in treno, gli anni tra le due guerre mondiali, gli scrittori avevano avvertito che i treni erano luoghi eminentemente letterari — una intuizione non molto originale — che si prestavano a essere utilizzati per ambientarvi storie erotiche o criminali. Sembrava che tutti si fossero messi a scrivere vicende di amori contrastati e passionali, spionaggi e ammazzamenti, tali da trasformare l’Orient Express in una dépendance della Morgue, con cadaveri nascosti ovunque. Il nome Orient Express poteva trarre in inganno. In Appena tre anni dopo la visita a Damasco, Guglielmo realtà il suo itinerario si svolgeva esclusivamente in Eu- diede il suo “placet ufficiale alla teoria pan-babilonista” di ropa e molti viaggiatori erano scesi dal treno prima del- Friedrich Delitzsch che riduceva la Bibbia a una vuota cal’ultima fermata, diretti a Bucarest o a Zagabria. Quelli nonizzazione sacerdotale delle grandi conquiste teologiche dovevano andare più a Oriente potevano attraver- che e culturali nate in antica Mesopotamia. Era un periosare il Bosforo, lasciare l’Europa e approdare in Asia, rag- do in cui queste rivisitazioni del passato remoto degli eugiungendo con un battello la località di Haydarpaþa, do- ropei si lasciavano andare a fantasie teologiche imbarazve avevano inizio le ferrovie ottomane. Queste costitui- zanti e anche l’imperatore di Germania era stato preso vano solo una parte del più vasto e ardito progetto che, dallo zeitgeist, lo spirito del tempo. In Oriente lo chiamapartendo da Berlino, collegava la sponda del Mediterra- vano Haggi Wilhelm, “il pio Guglielmo” e gli attribuivano neo a quella del Golfo Persico, della Siria e dell’Iraq. Il pro- un suo ruolo futuro nella liberazione dei mussulmani dal getto aveva trovato l’appoggio entusiastico e quasi fa- potere degli infedeli. natico di Guglielmo II, kaiser di Germania, un vanesio e Il tratto di ferrovia che andava da Istanbul a Konya, e militarista personaggio posseduto da manie di gran- poi al confine, spettava naturalmente ai turchi. La codezza e odio antisemita, che cercava di scalzare il pote- struirono invece con una certa rapidità i tedeschi, anche re dell’Inghilterra imperialista ovunque avesse la mini- perché tutti i materiali venivano direttamente dalla Germa possibilità di farlo. La ben oliata macchina indu- mania. Si arrivò alla vigilia della Prima guerra mondiale striale germanica, che esportava il cinquanta per cento con quasi metà della linea tra Konya e Baghdad già opedei suoi prodotti, aspettava con ansia, da anni, il crollo rativa. Ma alcuni settori cruciali erano ancora molto indell’impero ottomano e l’apertura di un immenso mer- dietro e senza la linea completamente aperta anche nelle cato mediorientale, solo superficialmente sfruttato da- sue ramificazioni verso Aleppo sarebbe risultato imposgli inglesi. Per questa ragione Guglielmo II aveva fatto sibile contrastare con efficacia gli inglesi attestati a Suez. un lungo tour nell’Anatolia, di genere napoleonico, che A quel punto i tedeschi cercarono una scorciatoia: inciconsisteva in parate, sciabole sguainate, sbattere di tac- tare tutti i musulmani lanciando una fatwa, una guerra chi e saluti inguantati. Tutto un repertorio che piaceva santa personale contro chi minacciava il sacro itinerario molto al kaiser, sempre accompagnato da un’infinità di del treno. L’idea probabilmente era di Gugliemo II, che atgeneraloni che indossavano sopra l’uniforme coloniale traversava un periodo di accentuato misticismo. Ma i ril’elmetto a chiodo. L’accoglienza fu trionfale, scrissero i sultati furono deludenti e i tedeschi cercarono di rimangiornali, e il kaiser stesso, che non aveva un grande con- giarsi la mossa che poteva rivoltarsi contro di loro. Poi artrollo di quello che diceva, paragonò il sultano turco Ab- rivò la seconda guerra mondiale e a Berlino ebbero altro a dul Haziz con il Saladino. A partire da questo momento cui pensare che a quella ferrovia per Baghdad, sogno di si instaura a Berlino e a Costantinopoli un’atmosfera tra molti guglielmini. Hitler aveva altre ambizioni: non voleil militare e il mistico, che vede l’alleanza tra la Germa- va sfilare a Baghdad con le truppe scelte e i panzer di Gunia e la Turchia una sorta di patto sacro, fatto in nome derian, ma sugli Champs-Élysées. dei più alti ideali politici e religiosi. © RIPRODUZIONE RISERVATA 32 la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 33 Va in mostra l’elogio della lentezza FABIO GAMBARO U PARIGI FOTO © CATERINA BARJAU N TRENO leggendario su cui hanno viaggiato avventurieri e principesse, archeologi e diplomatici, turisti e trafficanti, tra Parigi e Istanbul, dal 1883 al 1977. Nei primi tempi, per percorrere 3050 chilometri, la locomotiva a vapore impiegava ottantuno ore, che i fortunati viaggiatori trascorrevano nelle lussuose carrozze decorate da artigiani rinomati come il gioielliere francese René Lalique o l’ebanista inglese Albert Dunn. Quei viaggi affascinanti tra sfarzi, intrighi e avventure sono al centro di una bellissima mostra che verrà inaugurata venerdì 4 aprile a Parigi, nei locali dell’Institut du Monde Arabe. «L’Orient Express è stato davvero una grande avventura. All’epoca, fu una straordinaria realizzazione tecnologica, ma anche un treno di sogni e desideri che per la prima volta collegava direttamente l’Europa all’Asia e all’Africa», spiega Jack Lang, l’ex ministro della cultura di François Mitterrand che da poco più di un anno è il presidente dell’importante istituzione parigina. «La mostra propone un viaggio nel tempo e nello spazio, ma anche nelle arti, visto che cinema e letteratura si sono spesso appropriati del mito dell’Orient Express». Intitolata C’era una volta l’Orient Express e realizzata in collaborazione con la Sncf, l’azienda ferroviaria francese a cui oggi appartiene il celebre marchio, la mostra, aperta fino al 31 agosto, accoglie il visitatore già nella grande spianata antistante l’Institut du Monde Arabe. Lì, perfettamente restaurati, stazionano una locomotiva, tre vagoni e la carrozza ristorante, al cui interno velluti e tappezzerie di pregio rendono ancora palpabile l’atmosfera di un tempo. L’esposizione vera e propria si snoda poi all’interno del palazzo disegnato da Jean Nouvel oltre venticinque anni fa. Sfruttando alcune vetrine in forma di bauli giganti, Claude Mollard, il curatore della mostra insieme a Caroline Bongard, propone una vasta raccolta di oggetti, documenti d’archivio, quadri, manifesti, fotografie, taccuini di viaggio, libri e film, grazie ai quali vengono ricostruiti i molti aspetti di un’epopea itinerante che in passato ha incrociato i destini di Lawrence d’Arabia e Graham Greene, Agatha Christie e Lauren Bacall. Tuttavia, la mostra parigina non vuole essere solo una sapiente operazione nostalgica. Attraverso la storia del treno come simbolo delle relazioni non sempre facili tra Oriente e Occidente, i curatori invitano a riflettere su un secolo di storia tumultuosa, durante il quale, tra drammi e conflitti, dalle rovine dell’impero ottomano è nato il mondo arabo contemporaneo. «Il fascino dell’esotismo è una strada per arrivare al reale», chiosa Lang che, a guisa di invito al pubblico, aggiunge: «Il viaggio con l’Orient Express era un viaggio lento che durava diversi giorni. Offriva quindi occasioni di conoscenza e di scambio con gli altri i passeggeri. Oggi, in una società dominata dalla velocità e dall’isolamento, quell’arte di viaggiare lentamente andando incontro agli altri può essere letta come la metafora di un altro modo di vivere e un antidoto a certi eccessi della nostra civiltà». © RIPRODUZIONE RISERVATA LA DOMENICA Spettacoli Oggi i disegnatori dei più importanti personaggi della Marvel, dall’Uomo Ragno agli Avengers, vivono a Roma, Lucca o Reggio Emilia Ecco chi sono e perché hanno superpoteri FRANCESCO FASIOLO C’ ANNIVERSARIO UNO DEI CINQUE NUMERI ZERO CHE APRIRONO LA STAGIONE DI MARVEL ITALIA NEL 1994 SOTTO: I VENDICATORI, BOZZETTO A MATITA DI WERTHER DELL’EDERA PER UNA DELLE VENTI COPERTINE CHE DA MARZO AD APRILE CELEBRANO I VENT’ANNI DELLA CASA EDITRICE ROMA È UN FILO ROSSO — o meglio, una lunga ragnatela — che lega Stati Uniti e Italia. Perché i Supereroi saranno pure americani, ma a disegnarli oggi sono sempre più giovani autori italiani. Gli artisti che danno forma e movimento agli Spider-Man o X-Men letti in tutto il mondo vivono e lavorano a Roma, Lucca, Reggio Emilia e altre città del nostro paese. Non a caso in questi giorni festeggia i venti anni di vita una realtà editoriale che sancisce già dal nome la doppia nazionalità di Hulk e compagni, la Marvel Italia. Per capire perché gli eroi in calzamaglia oggi parlano anche la nostra lingua bisogna fare un paio di agili salti all’indietro. Nati nella scoppiettante New York degli anni Sessanta, i personaggi Marvel aprono una nuova era per il fumetto supereroico, fino ad allora dominato quasi esclusivamente dai rivali della DC Comics (quelli, per intenderci, di Batman e Superman, entrambi degli anni Trenta). I Fantastici Quattro (1961), Spider-Man, Hulk, Thor (1962) conquistano però una considerevole fetta di appassionati. In Italia vengono per anni pubblicati da vari editori tra alti e bassi, fallimenti e rilanci. Fino al 1994, quando la Marvel decide di aprire una seconda filiale europea oltre a quella inglese: bisogna scegliere in quale paese. I big men americani fanno due conti: da noi le vendite degli albi con i loro personaggi erano buone, ma le pubblicazioni erano sparse tra tante piccole case editrici. «In tre giorni non ho mangiato né bevuto ma tirai fuori uno stu- Men di Bryan Singer al Capdio su come tutto poteva essere riunito sotto tain America uscito in queun unico editore» ricorda Marco M. Lupoi, già sti giorni, il filone continua in precedenza coordinatore editoriale alla dando a quei personaggi un pubblico che Star Comics, una delle case che pubblicava te- va oltre quello dei “fumettofili”), cresceva in state Marvel. A New York si convincono: è l’I- Italia una nuova generazione di disegnatori. talia il paese su cui puntare. Tutto avviene ve- Sono almeno sessanta infatti gli italiani che locemente: «Partimmo da niente, nemmeno finora sono entrati nel mondo Marvel: l’Italia un ufficio, solo dalla passione mia e di un ma- è oggi il paese che, dopo Stati Uniti e Inghilnipolo di altri quattro “Marveliani”». Nella terra, fornisce più disegnatori alla casa maprimavera del 1994 gli albi Marvel Italia fan- dre. Ma il fenomeno è ancora più ampio, perno il loro esordio in edicola: sono diciannove ché molti di loro lavorano o hanno lavorato antestate. È un periodo di fermento e novità per che per DC e altre case editrici di portata i comics: pochi mesi dopo gli americani sbar- mondiale. Eroi americani insomcano a Modena e acquistano Panini. Per la pri- ma, ma matite italiane. Gabriele ma volta il mondo delle figurine e quello del Dell’Otto, che ha disegnato persofumetto si incontrano. Oggi, vent’anni dopo, naggi di punta quali gli X-Men e la sala Panini Comics (che nel frattempo è torna- ga Guerra Segreta, è considerato ta in mani italiane) pubblica l’incredibile ci- uno dei più grandi copertinisti a lifra di settemila titoli all’anno tra manga, su- vello mondiale come anche il lucpereroi, graphic novel e Topolino. Inoltre di- chese Simone Bianchi famoso per i stribuisce l’Uomo Ragno e i suoi colleghi in suoi epici Thor e Wolverine. È poi in mani italiane il divo assoluto, Spidertutta Europa e America Latina. Questa però non è solo una storia di un suc- Man, disegnato nelle sue varie versioni da cesso commerciale, ma anche di una vera e Giuseppe Camuncoli, Marco Checchetto, Stepropria invasione creativa che parte dall’Ita- fano Caselli e Sara Pichelli, una delle poche lia per conquistare l’America. Perché, men- donne del mondo supereroico. Come sono arrivati così in alto? Con un curtre la popolarità dei supereroi diventava planetaria grazie al cinema (dal 2000, anno di X- riculum. «Avevo poco più di vent’anni quan- Spider man l’italiano I supereroi della porta accanto che con colori e curriculum hanno conquistato l’America la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 35 Ma in principio fu Tiramolla non Mr. Fantastic LUCA RAFFAELLI do da Reggio Emilia sono andato al ComicCon, la grande convention di fumetti di San Diego — ricorda Camuncoli — per fare il giro delle case editrici mostrando i miei lavori. Sono piaciuti e dal 2000 non ho mai smesso». Oggi non c’è nemmeno più bisogno di prendere un aereo. «Fino a qualche anno fa si poteva lavorare solo con gli editori della nazione di appartenenza — spiega il romano Caselli, ora impegnato sulla serie Avengers (quei “Vendicatori” che al cinema sono a oggi il terzo incasso di tutti i tempi) — ma internet ha cambiato anche così l’editoria: oggi nel fumetto c’è una vera accessibilità a tutti i mercati». Inoltre, se negli anni ‘80 e ‘90 le major americane dei comics cercavano talenti solo in casa o in Inghilterra, da almeno un decennio, con il supereroe tornato fenomeno globale, i talent scout frequentano anche le convention europee, da Angoulême a Lucca. Per Sara Pichelli, trentenne di Amatrice (Rieti), la gavetta è cominciata dopo aver vinto il Chesterquest, un concorso internazionale voluto da Chester B. Cebulski, oggi vicepresidente Marvel: «Nel giro di qualche anno avevo il mio posto su testate molto importanti». Cosa hanno in più gli italiani? «La grande varietà dei loro stili — spiega Lupoi, oggi direttore publishing di Panini Comics —. Molti hanno un’impostazione bonelliana (e per Bonelli lavorano o hanno lavorato), cui aggiungono letture di comics americani e underground. Inoltre sono affidabili e lavorano come muli». Ecco spiegato il motivo per cui ad aprile Marvel Italia festeggia i suoi vent’anni con venti copertine speciali disegnate ognuna da un autore italiano. «Forse il nostro paese è più vicino alla cultura americana rispetto ad altri — riflette Lupoi — e nel corso del XX secolo ne abbiamo spesso preso dei pezzi per poi introiettarli. Non solo i supereroi. Pensiamo a Topolino: abbiamo amato talmente i personaggi Disney da farli nostri, addirittura inventandone di nuovi. O ai Peanuts: la prima lettura culturale delle strisce di Schulz l’hanno data, negli anni Sessanta, Umberto Eco e riviste come Linus». Insomma, l’America ci ha conquistato, certo. Ma anche noi, almeno un po’, abbiamo conquistato l’America. © RIPRODUZIONE RISERVATA EROINE L’UOMO RAGNO ALL’OMBRA DEL COLOSSEO: DISEGNO ORIGINALE DI SARA PICHELLI PER REPUBBLICA. NATA AD AMATRICE (RIETI) NEL 1983, È UNA DELLE POCHISSIME DISEGNATRICI DI SUPEREROI HO CERCATO DI DARE UNA VERSIONE DI CAPITAN AMERICA PIÙ CUPA, INTROVERSA E DECADENTE DELL’ORIGINALE. SI TORNA DALLA GUERRA PROVATI ANCHE SE SI È SUPEREROI RICCARDO BURCHIELLI (PISA, 1975) HA REALIZZATO LA COPERTINA DI CAPITAN AMERICA. IL SUO “DMZ” CON BRIAN WOOD DIVENTERÀ UNA SERIE TV GRANDE il fumetto italiano nel mondo. Con i personaggi creati in casa propria e con quelli degli altri. E anche con la capacità di anticipare i tempi, e di fare scuola. Esempio: Tiramolla, il celebre personaggio umoristico creato da Roberto Renzi e Giorgio Rebuffi, che può allungarsi e trasformarsi a suo piacimento, è nato nel 1952, nove anni prima di Mr. Fantastic, il numero uno dei Fantastici Quattro che ha gli stessi suoi superpoteri. Altro esempio: le vignette piccole, quelle che possono raccontare in dettaglio il movimento di una mano o l’espressione di un occhio, usate sia nei fumetti dei superuomini sia nei graphic novel, sono invenzione di Guido Crepax negli anni Sessanta, come Frank Miller (star statunitense, autore di Sin City e 300) ha onestamente ammesso. Il veneziano Hugo Pratt ha realizzato a Genova nel 1967 la sua Ballata del mare salato, ma in precedenza era stata una stella di prima grandezza in Argentina e dopo ha trovato la sua consacrazione in Francia: Corto Maltese è stato concepito come personaggio autonomo per la rivista Pif Gadget, settimanale d’oltralpe, e da allora è famoso in tutto il mondo. Sempre in Francia, dove i libri a fumetti hanno vendite da noi neanche immaginate, è alta la passione per il fumetto italiano di caratura internazionale: tra gli autori più amati i classici Milo Manara, Vittorio Giardino e Paolo Eleuteri Serpieri. Poi Igort, Lorenzo Mattotti e Tanino Liberatore (che a Parigi si sono trasferiti), Gipi e Manuele Fior (che al festival francese di Angoulême hanno ricevuto di recente premi prestigiosi). E il fumetto dei grandi personaggi? Su questo terreno gli autori italiani della Disney sono protagonisti assoluti. Producono i tre quarti dei fumetti di Topolino e Paperino stampati in tutto il mondo, e molti nuovi personaggi della banda sono nati in Italia, a cominciare da Paperinik. Ma anche le nostre star vengono esportate: Tex è pubblicato in molti paesi del mondo e ha avuto un particolare successo in Brasile e nei paesi dell’ex Jugoslavia. In quegli stessi paesi anche Alan Ford è un mito (Kusturica PIONIERI ne mostra una copertina in Gatto nero gatto bianco), mentre in Turchia è stata tale la passione per Zagor TIRAMOLLA DI ROBERTO RENZI E GIORGIO REBUFFI: e il Comandante Mark che sono stati protagonisti HA ANTICIPATO di film non proprio spettacolari, ma rispettosi MR. FANTASTIC dei personaggi. Invece i cartoni di Martin Mystère DEI FANTASTICI 4. IN ALTO: e Diabolik sono stati trasmessi in mezzo mondo, UN DISEGNO PREPARATORIO ma hanno stravolto i personaggi. Tanto che il re INEDITO DI GIUSEPPE CAMUNCOLI PER LA COVER del terrore, in quella serie, è diventato buono... È DEGLI AVENGERS IL MIO WOLVERINE: TENDINI, OSSA E SANGUE CHE SI RINCORRONO PER RESISTERE A UNO STRAPPO, UNA ROTTURA VERSO QUALCOSA DI NUOVO E SCONOSCIUTO ALBERTO PONTICELLI (MILANO 1969) COLLABORA SIA CON MARVEL CHE CON DC COMICS. HA INTERPRETATO LA COPERTINA DEDICATA A WOLVERINE © RIPRODUZIONE RISERVATA I GUARDIANI DELLA GALASSIA: OGGI NESSUNO SA CHI SONO, MA TRA POCO NON SI PARLERÀ D’ALTRO È STATO DIVERTENTE INTERPRETARLI PRIMA DELL’USCITA DEL FILM MATTEO SCALERA (PARMA 1982) HA LAVORATO SU HULK E DEADPOOL PER I 20 ANNI DI MARVEL ITALIA FIRMA LA COVER DEI GUARDIANI DELLA GALASSIA LA DOMENICA la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 36 Next.Mappe della mente Sappiamo tutto di Galileo Galilei? Non è proprio così. Oggi molte università, come quella di Stanford, fanno incontrare la storia e la rete. Grazie ai big data IL NETWORK DI GALILEO RICCARDO LUNA Big data UNA QUANTITÀ DI DATI GRANDE E COMPLESSA CHE PUÒ ESSERE ANALIZZATA SOLO RICORRENDO ALL’AIUTO DI UN COMPUTER Digital humanities È LO STUDIO DELLE DISCIPLINE UMANISTICHE UTILIZZANDO STRUMENTI CHE SONO TIPICI DEL MONDO DIGITALE E DEL WEB Data mining L’INSIEME DI TECNICHE PER ESTRARRE SAPERE O CONOSCENZA DA GRANDI QUANTITÀ DI DATI UTILIZZANDO METODI AUTOMATICI O SEMI-AUTOMATICI Data mapping LA TRASFORMAZIONE DEI DATI IN MAPPE OPPURE IN ALTRE FORME DI VISUALIZZAZIONE CHE NE RENDANO EVIDENTE E CHIARO IL SENSO Text mining È L’ANALISI DI UN TESTO USANDO LE TECNICHE DEL DATA MINING PER SCOPRIRE RELAZIONI E SIGNIFICATI NON ALTRIMENTI EVIDENTI N EL GENNAIO del 2012, in quella che nel calendario accademico americano va sotto il nome di “quadrimestre invernale”, all’università di Stanford la docente Giovanna Ceserani decise di far partire un corso che avrebbe cambiato la sua vita, il modo di stuGUIDOBALDO diare il nostro recente passato e quindi quello che abbiamo caDEL MONTE pito e c’è ancora da scoprire di quel periodo storico che va dal 1545-1607 Rinascimento al Romanticismo. In realtà il suo focus fu un pematematico riodo più circoscritto, il Grand Tour, i lunghi viaggi che nel ‘700 i britannici più colti e facoltosi facevano in Italia per studiarne le meraviglie artistiche e architettoniche. Giovanna Ceserani è una cultrice di lettere classiche. Nata a Pisa nel 1970, si era diplomata nello stesso liceo dell’ex premier Enrico Letta, poi Cambridge, Parigi e Princeton prima di approdare a Stanford nel 2003. Stanford non è solo una università eccellente: è nel cuore della Silicon Valley e ne è uno dei motori. È il posto dove hanno inventato Google e in definitiva il mondo digitale. Qui l’incrocio fra l’umanesimo e la rete ha aperto la strada ad un nuovo giacimento di cose da scoprire che prende il nome di Digital Humanities. «L’alleanza fra i geek e i poeti» l’ha definita il New York Times. In pratica di tratta di trasformare i documenti di un periodo storico in dati, anzi in “big data”, e analizzarli con gli strumenti tipici del digitale: gli analytics, il text mining, le visualization maps. Perché? GIOVANNI ANTONIO Per scoprire un senso nelle cose che non sarebbe possibile cogliere diversamente. MAGINI Relazioni impreviste. Insomma, una sorta di social network dell’Illuminismo. 1555-1617 All’inizio di tutto c’è una gara. E ci sono dei astronomo e cartografo soldi. Il Fondo Nazionale per l’Umanesimo e verso poche decine di casi; ora inla Fondazione per la Scienza lanciano una vece c’era finalmente la possibicompetizione per progetti che sappiano “dig- lità di capirlo in tutta la sua ricging into data, scavare nei dati del passato”. chezza e complessità. Era accaduto che l’università di Oxford aveva Gli studenti del corso della Cecreato l’Electronic Enlightiment, l’Illumini- serani si sono tuffati nel lavoro e i smo Digitale, che non è una confraternita di primi risultati sono stati incoragsapientoni ma il catalogo digitale di oltre ses- gianti. Uno ha incrociato i dati delle santamila documenti di circa ottomila perso- lettere e degli spostamenti in Italia naggi storici. Un catalogo è riduttivo: i docu- di Lady Montagu; il viaggio in Sicilia menti sono tutti collegati fra loro in una rete del barone von Riedesel è stato tracdi collegamenti che assomiglia al web. Per ciato con i colori che cambiano in base farla breve uno dei vincitori della gara era sta- ai giudizi espressi; e si è scoperto (e vito un giovane docente di italiano e francese sualizzato) che il sistema di rating con GIOVANFRANCESCO proprio a Stanford, Dan Edelstein, che si lan- le stellette che ormai è diventato uno SAGREDO ciò nel progetto di trovare un senso nelle let- standard, venne inventato da Ann 1571-1620 tere che si erano scritti i grandi pensatori fra Rutheford nelle sue 1800 lettere dall’Itanobile interessato il ‘600 e ‘800. Un perfetto esempio di big da- lia, accanto ad ogni cosa visitata metteva un alla fisica ta: solo Voltaire, uno dei primi casi analizzati numero variabile di punti esclamativi in baassieme a Galileo, Locke e Newton, ne aveva se al gradimento. inviate più di 18mila! I risultati furono subito Interessante. Ma la Ceserani intuiva che si incoraggianti: mettendo quelle lettere su poteva fare di più: non scoprire solo chi era anuna mappa è possibile vedere con chiarezza dato dove e quando, ma anche chi aveva inda dove partivano e dove erano dirette, trac- contrato e influenzato. Dagli oltre cinquemiciando così le reti sociali di ciascuno e le ri- la viaggiatori annotati da Ingamell nel suo Dispettive sfere di influenza. zionario, lo studio è passato ai sessantanove Nacque così il filone di ricerca “Mapping architetti che vennero in Italia. Con un obietthe Republic of Letters”, la cui rappresenta- tivo gigante: «Stiamo riscrivendo la storia zione da Stanford venne affidata ad un team dell’architettura del ’700, è la storia di come BENEDETTO di visual designer italiani, il Density Design il networking ci cambia e cambia la cultura». CASTELLI del Politecnico di Milano e l’illustratore Mi- La vera geografia intellettuale del Grand 1578-1643 chele Graffieti. Nel mondo progetti simili si Tour. Come sta andando? Con fatica, perché monaco sono subito moltiplicati, arrivando a toccare la scienza è fatica che non si cancella con un e matematico anche il Medio Evo. Ma nulla, dal punto di vi- supercomputer. Ma i risultati si vedono. Presta della complessità, è paragonabile al ten- sto ci sarà un sito dove chiunque potrà creartativo di ricostruire il social network del si le mappe che vuole e trovare un senso che Grand Tour. E questo per un motivo molto evi- prima non c’era. Per esempio, si potrà scopridente: la fonte principale, Il Grande Diziona- re «che per l’influenza del Palladio all’inizio rio dei Britannici e degli Irlandesi che hanno del ‘700 tutti andavano a Vicenza, mentre alviaggiato in Italia dal 1701 al 1800, redatto la fine del secolo le destinazioni preferite erascrupolosamente da John Ingamell, contiene no Napoli e Paestum per il ritorno al classicipiù di cinquemila voci. E il guaio è che non tut- smo greco». Così si capirà che l’Italia non era te sono ugualmente complete e accurate. La solo un luogo dove assorbire stimoli dal pasposta in gioco è stata subito evidente: il Grand sato, ma in cui costruire l’architettura futura Tour viene sempre raccontato come un feno- attraverso i contatti con gli altri. meno molto ampio ma lo si fa sempre attra© RIPRODUZIONE RISERVATA Umanisti digitali Ovvero come la tecnologia può aiutarci a capire meglio il nostro passato LODOVICO CARDI DA CIGOLI 1559-1613 pittore, architetto e scultore IL PROGETTO “MAPPING THE REPUBLIC LETTERS” DELL’UNIVERSITÀ DI STANFORD CERCA DI RICOSTRUIRE IL MONDO SOCIALE E INTELLETTUALE DI ARTISTI, SCIENZIATI E LETTERATI ATTRAVERSO LA LORO CORRISPONDENZA. NELLO SCHEMA SOTTO LE LETTERE MANDATE DA GALILEO DAL 1588 AL 1616. I NUMERI RAPPRESENTANO LA QUANTITÀ DI LETTERE SPEDITE OGNI ANNO IL FLUSSO MAGGIORE SI EVIDENZIA DAL 1610 AL 1612 (A DESTRA ANALIZZATO MESE PER MESE). I COLORI NEL CIRCOLO INDICANO LA PERCENTUALE DI LETTERE SPEDITE DIVISE IN CATEGORIE 37 Lista delle lettere inviate 1610 GALILEO A ROMA PRESENTA LE SUE SCOPERTE AL PAPA NEL 1611 IN UNA LETTERA A FEDERICO CESA RIBADISCE LA SUA VISIONE COPERNICANA 1612 - ’15 DIFENDE IL MODELLO ELIOCENTRICO NELLE QUATTRO “LETTERE COPERNICANE” COME IN QUELLA A PADRE CASTELLI 1616 ACCUSATO DI CONTRADDIRE LE SACRE SCRITTURE, IL PAPA LO CONVOCA A ROMA PER AMMONIRLO AD ABBONDONARE LE SUE TEORIE FEDERICO CESI 1585-1630 scienziato MARK WELSER 1558-1614 politico I DESTINATARI DELLE LETTERE. IN ROSSO: MEMBRI DELLA CORTE DEI MEDICI. ORO: MEMBRI DELL’ACCADEMIA DEI LINCEI BLU: AMICI E COLLEGHI. ROSA: PERSONE ALL’ESTERO. VERDE: ARTISTI LILLA: STUDENTI E COLLEGHI ELABORAZIONE DI ANNALISA VARLOTTA - FONTE: COURTESY THE ELECTRONIC ENLIGHTENMENT PROJECT (OXFORD UNIVERSITY)/”MAPPING THE REPUBLIC OF LETTERS” (STANFORD UNIVERSITY) la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 30 MARZO 2014 Sapori Tutto il mondo è panino. A ciascuno il suo ripieno la differenza sta nell’anima LICIA GRANELLO È SINONIMO DI PASTO SEMPLICE E VELOCE MA L’ELENCO DELLE VARIANTI È INFINITO NESSUN CIBO SA ESSERE ALTRETTANTO PARADISIACO O INFERNALE CON DUE SOLI INGREDIENTI A DISPOSIZIONE Parigi Yves Camdeborde firma il panino-simbolo del più goloso bistrot di Parigi: prosciutto artigianale e burro dei pascoli di Normandia (L’AvantComptoir, Carrefour de l’Odéon 6, Tel. +33-1-44270797) ATTI UN PANINO, dicono, indicando il modo più semplice e sbrigativo per tacitare i morsi (appunto) della fame. Ma quello dei panini è un mondo troppo variegato per lasciare il suggerimento nell’indeterminatezza. Quale panino? L’infinito elenco delle declinazioni stordisce. Perché il panino racchiude in sé un ossimoro gastronomico: massima espressione golosa del territorio o esempio standardizzato della peggior globalizzazione. Nessun cibo sa essere altrettanto paradisiaco o infernale con due soli ingredienti a disposizione: pane e qualcosa. Migliaia di colazioni e merende, intere generazioni di bambini legate dal rito del cartoccio dentro il quale scoprire il gusto del giorno, prosciutto o stracchino, marmellata o salame. Per molti anni, gli stretti vincoli dell’economia famigliare hanno tenuto basso il profilo gastronomico dei panini. Poca fantasia nei pani — rosette, michette, fette di casareccio e poco altro — scelta ristretta tra salumi e formaggi, carne e pesce confinati ai giorni di festa, quando nel sacro nome del pic-nic il panino si trasformava in pranzo e il numero degli ingredienti cresceva: cotoletta e peperonata, salsiccia e friarielli, burro e acciughe, caponata e uova sode. Del resto, proprio per risparmiare tempo, se non denaro, a metà ‘700 il conte inglese John Montagu di ne costruito a forza di correttori: aromi chiSandwich aveva cominciato a farsi portare mici, maionese, senape, ketchup. Negli ultimi tempi, molti sono stati i conalla scrivania (o al tavolo da gioco) una robusta porzione di roastbeef tributi per restituire dignità all’invenzione tra due fette di pane. La co- di Lord Sandwich, dalle ricette dei supersa gli era piaciuta a tal pun- cuochi alle creazioni degli artigiani del pato da richiedere lo stesso ne, passando per le invenzioni gourmand di servizio quando si trovava Alessandro Frassica che hanno fatto di ‘Ino fuori casa. Nel mondo, il panino è uno degli approdi più appetitosi di Firenze. soprattutto questo: un’alternativa econo- Se non avete a portata di morso un luogo di mica e rapida, dal chivito uruguaiano al tur- buoni panini, comprate una rosetta fraco doner kebab. Ed è proprio il concetto del grante e imbottitela con la mortadella Fasurrogato del pasto a indurre la tentazione vola Palmieri, Modena, a fettine sottilissidi aggiungere ingredienti, puntando sulla me per aumentare la superficie, moltipliquantità invece che sulla qualità. La politi- cando a dismisura il profumo. Annusare prica dei fast-food ha fatto il resto, trasfor- ma di addentare: i cinguettii primaverili armando il più rustico degli spezza-fame in as- riveranno in scia. semblaggio iper-calorico, dove il gusto vie© RIPRODUZIONE RISERVATA F Maigret va dal coroner Come gli era già capitato durante il suo viaggio, Maigret era forse l’unico a passeggiare a quell’ora nelle vie del centro Passò davanti a un drive-in e gli venne voglia di un hot dog Attorno alla porta, disposte a ventaglio, c’erano sei o sette macchine, i cui passeggeri venivano serviti da due ragazze Dentro c’era una specie di banco con gli sgabelli fissati a terra Extralarge Per i palati più audaci il panino gigante Dentro c ’è veramente di tutto: dalla carne al salame, ma anche la pizza e una cascata di patatine fritte Milano Dodici ricette col meglio della produzione gastronomica italiana, dalla crema di bufala al culatello di Zibello, firmate dallo chef Nino Di Costanzo (Sfilatino, via P. Sarpi 53, Tel. 02-9527343) La ricetta Yogurt, ciccioli e Babaganoush facciamo incontrare le culture INGREDIENTI: 4 PANINI ROTONDI AL SESAMO DI CROSTA MORBIDA 600 G. DI PANCIA FRESCA DI MAIALE NERO DI CALABRIA 4 MELANZANE , 150 G. DI TAHINA (CREMA DI SEMI DI SESAMO) 1 LIMONE, BASILICO, MENTA PIPERITA, CORIANDOLO EF , 1 CAROTA, 3 CIPOLLOTTI DI TROPEA 1 1 MAZZO DI TARASSACO, 200 G. DI YOGURT DI CAPRA 1 PEPERONCINO PICCOLO E SENZA SEMI INOCCHIETTO, CETRIOLO New York Nel cuore del West Village, uno dei migliori burgers di Manhattan, ingentilito da una manciata di shoe-string fries, le patatine sottili come stringhe (Spotted Pig, 314 West 11th Street, Tel. +1-212-6200393) ICOMINCIA dai ciccioli. Per prepararli, cuocete a fuoco lento per tre ore la pancia di maiale senza cotenna tagliata a dadini in due litri d’acqua. Quando acquista colore biondo dorato, scolate e salate. Per la salsa Babaganoush, si arrostiscono le melanzane su fiamma o piastra. Poi, si toglie la polpa e la si frulla con la tahina, il basilico, il succo di limone, sale e olio, ottenendo una purea liscia. Passate all’insalata, tagliate a fettine il cetriolo, cospargetelo di sale grosso e lasciate marinare per un quarto d’ora prima di lavarlo. Poi tocca a carote e cipollotti, affettati, e erbe aromatiche, tagliate a julienne. Si mischia tutto col tarassaco e si condisce con olio, limone e sale. Ultimo passaggio prima di assemblare: pestare un peperoncino e mescolate allo yogurt. Ecco il panino. Sulle due metà del pane, Babaganoush, poi ciccioli, insalata, yogurt, ancora ciccioli e infine il pane. S LO CHEF BRASILIANO DI NONNI ITALIANI, MAURICIO ZILLO SI È FORMATO ALLA SCUOLA DI BOCUSE, ATALA E SANTAMARIA, DOPO TRE ANNI AL PONT DE FERR DI MILANO, OGGI CURA L’ANNESSO TAPAS BAR, IL REBELOT. QUESTO IL PANINO IDEATO PER REPUBBLICA 38 la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 10 sandwich senza frontiere La via Emilia e il Mac sognando rustichelle Paratha INDIA Burro chiarificato e niente lievito, per il pane cotto in padella che cambia farcitura durante il giorno: da burro e yogurt a patate, carne, uova, formaggi, verdure VITTORIO ZUCCONI Gatsby PORTOGALLO È di Porto la versione super imbottita del croque monsieur (il toast francese): prosciutto, salsiccia, carne, formaggio fuso e salsa alla birra SUDAFRICA Da Città del Capo il panino lungo con un solo ingrediente obbligatorio: le patatine fritte, a cui aggiungere carne, pesce, verdure, spezie e salsa piccante STATI UNITI Ideato dai migranti sulle navi amburghesi: soffice pane rotondo e caldo, imbottito con maionese, cipolla, pomodoro, carne tritata grigliata, cetriolo, ketchup Bocadillo Completo SPAGNA Due le imbottiture classiche: anelli di calamares infarinati e fritti o jamòn y tomate (pomodori maturi schiacciati sulla mini baguette, olio, prosciutto crudo) CILE Per completare il pane, tante ricette: l’italiano con pomodoro, avocado, maionese, l’AS (asado) carne e formaggio fuso o l’especial (hot dog) Smørrebrød DANIMARCA Tantissime combinazioni per lo smor og brod (burro e pane di segale) dall’aringa marinata, servita con aneto, cipolla rossa e schnapps (acquavite) Baguette Pirozhki FRANCIA Per farcire la tradizionale bacchetta, burro artigianale e fette non troppo sottili di prosciutto cotto (jambon de Baionne) Oppure formaggio Brie e insalata RUSSIA Versione dolce (marmellata di ciliegie, frutta fresca) o salata (carne, frattaglie, funghi) per i panini fritti o al forno, tipici della Pasqua ortodossa Baozi CINA Si farciscono prima di cuocerli al vapore, i panini morbidissimi, dal ripieno vegetariano – cavolo, germogli di bambù, zenzero – o di carne (pollo o maiale) ISPERSO nelle solitudini delle highway americane sotto i “Grandi Cieli del nulla”, immagini di “Rustichelle”, “Vesuvio”, cotolette, bresaole, mozzarelle danzano spietatamente nei miei ricordi di automobilista italiano viziato e goloso. Come sempre accade nel trucco della memoria, che dimentica il dolore e tende a privilegiare il piacevole, dopo ore sul monotono nastro trasportatore di asfalto bloccato dall’occhiuta sorveglianza dei limiti di velocità, si dimentica il calvario per rammentare soltanto la resurrezione. Darei in questo momento cambi di corsia, valzer con Tir guidati da camionisti rumeni assonnati, cantieri in saecula saeculorum, gallerie senza illuminazione, coni di plastica sparsi come coriandoli, in cambio di un panino da autogrill italiano. Quando l’ormai annunciatissima apocalisse verrà e anche l’ultimo muretto di Pompei sarà polverizzato, il “panino” resterà come l’ultimo monumento a una civiltà superiore che nessun altro popolo è mai riuscito a eguagliare. Neppure la moda del panini (sempre declinato al plurale, negli Usa, come salami) composto dentro l’ormai immancabile giabàda o fogàscia — che non sono specialità arabe, ma la pronuncia di ciabatta e focaccia — ha ridotto la distanza galattica con una ciriola, una michetta, una francesina, una tartaruga italiana opportunamente farcite con finocchiona, zola, prosciutto vero o milanese fredda. E neppure con il semplice, banale tramezzino. Ci sono, naturalmente, memorabili sandwich americani per chi si avventuri nei quartieri di città come Philadelphia, dove regna il mostruoso Cheesesteak, pagnoccone gonfio di carne, formaggio, cipolle, peperoni (da non confondere mai, consiglio al viaggiatore, con i pepperoni che sono salami piccanti). O come la costa del Mid Atlantic per il Sottomarino o lo Hero, l’eroe all’italiana, turgido di approssimativi affettati che richiedono al consumatore appunto coraggio eroico e spirito di sacrificio da sommergibilista. Le famose pagnotte del poveretto, i Po’ Boy di New Orleans, contengono abbastanza calorie per scaldare un condominio. E anche i famigerati hamburger, se fatti a dovere, non sono neppure parenti con i reperti di bovino ustionati sotto le insegne dei marchi famosi. Ma è sulle rive dei grandi fiumi autostradali che gli orrori del fast food hanno stabilito le proprie teste di ponte, ricattando il viaggiatore di lunga gittata con zaffate di polpette cauterizzate, di pollo rifritto, di atroci pizze, che feriscono le narici con monotono languore. Alla fine ci si arrende, perché più del sapor poté il digiuno, consolandosi con la certezza che quel panino, quel pollo, quella sedicente pizza ti farà compagnia, saltellando con i suoi rigurgiti sul piloro, per il resto del viaggio verso l’infinito americano. D Francesinha Hamburger 39 © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 30 MARZO 2014 40 L’incontro TRASFORMA le rughe che gli solcano il viso di quasi ottantenne in una VIVEVO A MONTPARNASSE CON ALTRI STUDENTI SENZA UN SOLDO: CI DIVIDEVAMO LA FRUTTA RUBACCHIATA QUA E LÀ E DORMIVAMO NEI SACCHI A PELO IN UN EDIFICIO DAL TETTO PERICOLANTE bandiera contro l’odiata Hollywood: “È il regno dell’apparenza. Un posto per gente rifatta e resa per sempre inespressiva in un’ultima illusione di giovinezza. Laggiù l’arte, quando c’è, è fortuita. E comunque assolutamente secondaria”. Qui racconta del perché per sfuggirne è andato a finire a Sundance. E di come e dove tutto cominciò: “Era il ‘56, mia madre era Ero insomma un ingenuo. E Parigi mi ha dato la sveglia. Mi resi conto subito mia totale mancanza di cultura. All’Ecole des beaux-arts gli studenti mi prendevano in giro: «Vieni da un paese vessillo di libertà, super-potenza ecomorta da poco e io volevo fare della nomica e militare e non sai nulla di nulla!». De Gaulle stava per tornare al potere: qui erano tutti vivi, in fibrillazione, e io mi sentivo un pesce fuor d’acqua. cominciato allora a occuparmi di politica: per poter avere una mia opiniol’artista. Lasciai l’America e me Ho ne e sostenere una conversazione. C’è voluta la Francia perché cominciassi a avere una coscienza politica anche dell’America». L’America. Nei nove film da regista, da Gente comune (Oscar nell’80) a La ne andai a Parigi. E fu proprio qui regola del silenzio del 2012, Redford ha continuato a essere un osservatore appassionato del suo Paese: «Sì, effettivamente tutti i miei film parlano degli Uniti. Il mio Paese mi affascina. Ma proprio perché lo amo, sento il bisoche forse per la prima volta ho Stati gno di guardarlo con occhio critico, esigente. Mentre da noi c’è la tendenza a accontentarsi della propaganda, senza andare al fondo dei problemi. Non è tutto bianco o nero, esistono zone grigie. Ma ciò che appare complesso è schiaperto gli occhi” vato come uno scomodo ostacolo: l’imperativo è andare avanti, affermarsi, Robert Redford MARIO SERENELLINI H PARIGI A LA FACCIA scolpita dal sale e dal sole del caldo oceano california- no — adolescenza di nuotate e surf a Santa Monica, dov’è nato settantotto anni fa. Il tempo non s’è spento e il levigato fermo immagine di quasi mezzo secolo fa, alla fine di Butch Cassidy — lui e Paul Newman, la mano ai revolver, bloccati nell’eroico slancio suicida — s’è aggrovigliato in una ragnatela di rughe: solchi di vita vissuta, un po’ fieri, un po’ malinconici. L’antico appeal erotico è divenuto granitico, rupestre, come quello di Clint Eastwood. Il golden boy del Grande Gatsby versione 1974 è oggi una radiografia nuda, l’opposto orgoglioso delle maschere chirurgiche che carnevalizzano Hollywood: «Un posto per gente rifatta, patetici cloni, piallati e resi per sempre inespressivi in un’ultima illusione di giovinezza». Pur invecchiato, in inevitabile friday wear (jeans, polo, stivali) anche a Parigi, Robert Redford continua a essere il fiore del made in Usa, l’icona più invidiata e, insieme, la sua più tenace spina nel fianco: «Hollywood è il regno dell’apparenza, dell’enfasi promozionale, moneta di scambio tra successo e guadagno. L’arte, quando c’è, è fortuita: comunque, sempre più secondaria. A Los Angeles, da cui pure ho cominciato, ci sono ricascato per caso, se non per sbaglio. Non è lì che avrei voluto fare l’attore: semmai a New York. In realtà, non avrei dovuto nemmeno diventare attore. La mia strada, a vent’anni, me l’ero già scelta: artista. E anche la mia città: era proprio questa, era Parigi». Era il 1956, subito dopo la morte della madre: un anno e mezzo di futuro, una manciata di progetti che, al rientro negli Usa, per strane traversie della vita, sono diventati cinema, una quarantina di film da attore, produttore, regista. Che ricordo le è rimasto del primo approccio europeo? «Fantasti- IL LINCOLN DI SPIELBERG HA AVUTO IL SOSTEGNO DELLA DISNEY. IL MIO FILM, CHE RAPPRESENTA L’ALTRA FACCIA DELLA STESSA MEDAGLIA, UNA DISTRIBUZIONE STENTATA. OGGI ANCHE “I TRE GIORNI DEL CONDOR” AVREBBE DIFFICOLTÀ co. È stato il debutto della mia età adulta: mi sono sempre detto che lì è nato tutto quel che ho amato nella vita. Vivevo insieme ad altri studenti, a Montparnasse. Eravamo una comunità senza un soldo, ci dividevamo la frutta rubacchiata qua e là, dormivamo nei sacchi a pelo, in un edificio dal tetto pericolante. Erano passati appena dieci anni dalla fine della guerra. Ero arrivato con l’idea che la Francia fossero Ernest Hemingway e Gertrude Stein. Uscivo da un’educazione americana, culturalmente conservatrice, socialmente intorpidita, restìa al confronto con altri mondi. senza rendersi conto che in una società come la nostra, soggetta a poteri immensi, la libertà individuale si va assottigliando, giorno dopo giorno. L’America è anche responsabile di molti errori: è tempo di ammetterlo e di raccontarlo». I suoi film più recenti sono infatti tutto un mea culpa: sette anni fa Leoni per agnelli, sulla guerra in Afghanistan, l’impegno individuale e lo strapotere politico e, nel 2010, The Conspirator, sulla prima donna condannata a morte negli Usa, accusata, senza prove e senza regolare processo, di aver partecipato al complotto per assassinare Lincoln: «È l’altra faccia della medaglia mostrata col Lincoln di due anni dopo, dove Steven Spielberg ricostruisce eventi già conosciuti. Il mio film ha voluto invece riportare a galla un episodio rimosso. Il risultato è che ha avuto una distribuzione stentata, mentre quello di Steven ha goduto di un’audience planetaria, grazie al sostegno della Disney che ha investito milioni nella promozione. Oggi anche I tre giorni delCondor, grande successo del 1975, non avrebbe più l’appoggio degli Studios. Ecco perché occorre battersi più che mai per il cinema indipendente». In questo è un pioniere. Il Sundance Festival, da lei fondato nel 1978, potrebbe considerarsi il suo miglior “film”? «In realtà, all’origine del Sundance ci sono state anche altre esigenze: il mio desiderio d’isolamento, un’autodifesa contro i bombardamenti mediatici di cui diventano vittime le star, e una sana immersione nella natura, ancora incontaminata, da preservare da altri assalti, quelli inquinanti del progresso. Quando la celebrità mi è piombata addosso, con tutte le sue lusinghe ma anche le restrizioni sulla tua vita privata, mi sono rifugiato il più lontano possibile dai riflettori: sulle Wasatch Mountains, nello Utah, un angolo di mondo che ho battezzato Sundance (come Sundance Kid, il mio personaggio in Butch Cassidy): lì mi sono costruito una casa e un’altra vita tutta mia. E anche un’altra piccola conquista di libertà. La mia intenzione era di dar vita a una comunità al riparo dal supersviluppo, in sintonia con la natura. Non mi è mai passato per la testa di comprarmi un jet privato o di dilapidare in qualche altro modo nel lusso ciò che ho guadagnato. Ho voluto invece creare qualcosa di utile, un’oasi per gli artisti in un magnifico spicchio di Terra. Il resto è stato un gioco d’equilibrio: trovare i finanziamenti senza doversi sottomette- SOLITARIO IO? MA SE HO UNA MOGLIE, TRE FIGLI E SVARIATI NIPOTI. IN REALTÀ, CON CHI MI SA PRENDERE, POSSO ESSERE ESTREMAMENTE SOCIEVOLE PERÒ È VERO CHE NON AMO LA MONDANITÀ re allo sfruttamento alberghiero, ma preservando i luoghi da ogni attacco industriale. Oggi, Sundance è anche una realtà abitativa, ma resta un unicum urbanistico in osmosi con la natura». Sull’Huffington Post, che ospita il suo blog, Redford viene presentato come militante ecologista. Che significa in concreto? «È una lotta continua. Contro le multinazionali e l’indifferenza della gente, che beve tutto quel che le distilla la tv, mentre il pianeta sprofonda nell’inquinamento. Di tanto in tanto riprendo fiato, con qualche film tutto natura e buonumore, come A Walk in the Woods, che sto girando con Nick Nolte lungo i sentieri dei monti Appalachi, nastro verde di duemila miglia dalla Georgia al Maine, o addirittura partecipando a qualche fumettone hollywoodiano, come Captain America-Il soldato d’inverno, appena uscito, che spazza via la mia fama di vecchio orso e mi fa circolare tra i giovanissimi». Oltre che gran solitario, lei è stato etichettato uomo di sinistra e ribelle. Cliché, scorciatoie? «Solitario, nel senso che preferisco isolarmi dalle situazioni mondane di pura apparenza. Con chi mi sa prendere, posso essere estremamente socievole. E non dimentichiamo che ho una moglie, Sybille Szaggars, tre figli, Shauna, Jamie, Amy, e vari nipoti. Quanto alla sinistra, mi hanno etichettato così solo perché lo spirito critico a quanto sembra non è mai prerogativa della destra. Ai tempi, era il ’76, ci ho messo tutto il mio impegno, quattro lunghi anni, per veder realizzato Tutti gli uomini del presidente, sullo scandalo del Watergate: un’idea che non poteva che essere di sinistra. Del resto il mio spirito di ribellione viene da lontano, dalla mia infanzia. Ho avuto genitori splendidi, due veri combattenti contro la povertà e la Grande Depressione degli anni Trenta. Mio padre consegnava il latte al mattino prestissimo, mia madre preparava il lunedì un arrosto per tutta la settimana e, ogni giorno, del gelato per dessert. Ma nonostante fossero poveri non sono mai venuti meno al rispetto delle leggi, delle regole, della disciplina. Hanno sempre trovato il modo di darsi un ordine in una vita difficile. Non è quello che cercano di fare i migliori tra noi?». © RIPRODUZIONE RISERVATA RCult LA REPUBBLICA DOMENICA 30 MARZO 2014 GATTI E STIVALI Le favole di Perrault secondo Gustave Doré (nelle pagine dell’arte) Socrate, Platone e Aristotele furono i primi a insegnare che essere importanti per gli altri ha valore solo se si coltivano giustizia e saggezza per se stessi Sfidarono una cultura che assomigliava a quella degli smartphone di oggi REBECCA NEWBERGER GOLDSTEIN T UTTO è cominciato quando un amico mi ha chiesto quale fosse il mio punteggio Klout. Io non sapevo cosa fosse un punteggio Klout, ma ero abbastanza sicura di non averne uno. E infatti è venuto fuori che non usando né Facebook, né Twitter, né nessuno dei social media che un sito chiamato Klout usa per calcolare la tua influenza online, il mio punteggio probabilmente andava da basso a inesistente. La gente ormai si mette in mostra in ogni modo, producendo — in parole, immagini, video — la storia condivisa della propria vita in tempo reale. Disseminano ovunque pensieri e azioni, grandi e piccoli, in uno sforzo che può apparire come un perpetuo appello per avere attenzione. Non ero così fuori dal mondo da non essere a conoscenza dei grandi cambiamenti culturali che avevano travolto la nostra società mentre la mia attenzione era rivolta altrove, cioè all’antica Grecia. Da qualche anno cerco ossessivamente di scoprire le ragioni di fondo degli spettacolari progressi realizzati da quella civiltà. Nel giro di appena un paio di secoli, le genti di lingua greca passarono dall’anomia e dall’analfabetismo a Eschilo e Aristotele. Cosa c’era dietro questa ambizione esplosiva, dietro questi progressi sensazionali? Forse proprio il fatto che i greci siano ancora saldamente impiantati nel nostro sistema può offrirci qualche punto di vista interessante sul mondo contemporaneo. Per cominciare, il Klout mi sembra molto simile a quello che i greci chiamavano kleos. La parola proviene dal vecchio termine omerico che sta per «io ascolto» e che designava una sorta di rinomanza uditiva. In parole povere, la fama, la celebrità, ma anche il fatto glorioso a cui era dovuta la fa- ma, o ancora il poema che cantava di quel fatto glorioso e che era all’origine della fama. Il kleos era un elemento centrale nel sistema di valori dell’antica Grecia, motivato almeno in parte dal bisogno che abbiamo noi umani di sentire che la nostra vita è importante. Basta avere un po’ di prospettiva, e i greci di sicuro l’avevano, per capire quanto sia breve e insulsa la nostra vita. Che cosa possiamo fare per dare alle nostre vite quel di più che ci aiuti a sopportare i millenni che presto ci ricopriranno completamente, facendo dimenticare che siamo mai esistiti? Perché, viene da chiedersi, ci siamo presi il disturbo di venire al mondo. Le genti di lingua greca erano ossessionate da questa domanda quanto noi. come tanti di noi, affrontavano il problema in modo laico. La loro cultura era intrisa di rituali religiosi, eppure non era ai loro immortali, notoriamente inaffidabili, che si rivolgevano se volevano avere la garanzia di essere importanti. Ciò che ricercavano era l’attenzione degli altri mortali. Tutto ciò che possiamo fare, era la loro conclusione, è ingrandire la nostra vita, sforzarci di farne qualcosa che valga la pena di raccontare, materia per storie che lascino il segno nella mente degli altri mortali, in modo che la nostra vita, replicata nella testa degli altri, acquisisca quel «di più». [Non tutti, all’epoca, affrontavano questo problema dell’importanza in termini mortali. Coeva dei greci, sull’altra sponda del Mediterraneo, c’era una tribù ancora sconosciuta, gli Ivrim, come si autodenominavano, gli ebrei. E là elaborarono il concetto di un rapporto un unico e solo Dio che forniva le fondamenta del mondo fisico e E Filosofia del selfie Dall’Antica Grecia a Internet, dal Kleos a Klout, il grado di popolarità ci ossessiona Ecco come liberarsi del mondo morale. ] E poi c’era un terzo approccio, che emerse anch’esso nell’antica Grecia e anch’esso basato su presupposti laici, un approccio che affrontava la questione in termini rigorosamente mortali. Sto parlando della filosofia greca, che era abbastanza greca da sposare l’assunto kleoseggiante che nessuno di noi nasce importante, ma l’importanza se la deve conquistare, e per riuscirci servono ambizioni e sforzi smisurati, che ti obbligano a fare di te stesso qualcosa di straordinario. Ma la filosofia greca rappresentava un discostamento anche dalla propria stessa cultura: non si diventava importanti attirando l’attenzione di altri. Diventare importanti era qualcosa che bisognava fare per se stessi, coltivando qualità del carattere virtuose come la giustizia e la saggezza. Bisognava mettere ordine nella propria anima impegnandosi a fondo, perché già solo comprendere la natura della giustizia e della saggezza, che è la prima cosa, metteva alla prova i nostri limiti, figuriamoci agire coerentemente con le nostre conclusioni. E non è detto che tutto questo impegno potesse procurarci alcun kleos. A Socrate fruttò una tazza di cicuta: se la bevve con calma, senza turbarsi del suo basso punteggio. N el corso dei secoli, la filosofia, forse aiutata dalla religione, ha abbandonato l’errato presupposto dei greci secondo cui solo una vita straordinaria aveva importanza. È stato un progresso di quelli tipici della filosofia: essa produce argomenti che estendono costantemente la sfera dell’importanza. Per i greci era naturale escludere le loro donne e i loro schiavi, per non parlare dei non greci, che etichettavano con l’appellativo di barbari. Esclusioni del genere oggi per noi sono impensabili. A volte, però, non sembra che abbiamo fatto molta strada. Il nostro bisogno di sentire che la nostra vita è importante è forte oggi come sempre. Ma le diverse varianti dell’approccio teistico non sono più soddisfacenti come un tempo, mentre coltivare giustizia e saggezza resta difficile come è sempre stato. Le nuove tecnologie sono entrate in gioco proprio quando ne sentivamo maggiormente la necessità: il kleos (o il Klout) ora è a portata di tweet. È strabiliante che la nostra cultura, con l’assottigliarsi del teismo, sia tornata a quella stessa risposta al problema dell’importanza che Socrate e Platone giudicavano inadeguata. La loro contrarietà di allora oggi, forse, è perfino più appropriata. Quanta soddisfazione può dare, in fin dei conti, una cultura basata sull’ossessione per i social media? Questa multireplicazione così accessibile è effimera e inconsistente come i tanti esempi delle nostre vite che replicano. Se a far emergere la filosofia furono inizialmente le inadeguatezze del kleos, forse è arrivato il momento che la filosofia affronti il Klout. Le risorse ce le ha: è molto più sviluppata che ai tempi in cui Socrate girava per l’agorà cercando di smontare quelle persone così gonfie di kleos. Può cominciare dimostrando, con forza e chiarezza come la filosofia sa fare, che tutti siamo importanti. Siamo importanti per diritto di nascita, e dobbiamo essere trattati di conseguenza, dobbiamo avere tutti le risorse per «fiorire». Comprendere questa verità etica può contribuire a placare la frenesia che circonda la nostra importanza personale, consentendoci di indirizzare maggiori energie verso la coltivazione della giustizia e della saggezza. Dirò di più: comprendere fino in fondo questa verità etica costituirebbe già da solo un passo avanti significativo verso la coltivazione della giustizia e della saggezza. Traduzione di Fabio Galimberti © The New York Times 2014 © RIPRODUZIONE RISERVATA > TABELLINE L’ora legale e il pendolo dell’Equinozio PIERGIORGIO ODIFREDDI ERI notte abbiamo spostato le lancette dell’orologio avanti di un’ora. Un cambiamento convenzionale che non ha nulla a che vedere con ciò che succede in Natura, dove il Sole continua a sorgere allo stesso modo. Ma, a proposito di cambiamenti, quest’anno abbiamo festeggiato l’arrivo della Primavera, cioè l’Equinozio primaverile, il 20 marzo. Anche se a scuola ci insegnavano che la Primavera inizia il 21 marzo. Questa volta il I cambiamento è reale: si tratta cioè di vedere quando il Sole è allo zenit all’Equatore. A far cambiare la data dell’Equinozio è il fatto che l’anno di 365 giorni è più corto di quello reale di 5 ore, 48 minuti e 46 secondi. L’Equinozio ritarda dunque di circa sei ore l’anno, e dopo quattro anni ritarderebbe di quasi un intero giorno: per questo ogni quattro anni si aggiunge un giorno al calendario, facendo oscillare l’Equinozio avanti e indietro. Ma la correzione di sei ore è troppo drastica, e ILLUSTRAZIONE DI EMILIANO PONZI produce un anticipo di 11 minuti e 14 secondi all’anno: cioè, di circa 18 ore al secolo, o tre giorni ogni quattro secoli. Decidendo di non fare bisestili tre secoli consecutivi e uno sì (come nel 2000), si riporta di nuovo tutto al punto di partenza. Il risultato è che l’Equinozio può oscillare tra il 19 e il 21 marzo: in questo secolo rimarrà al 20 marzo fino al 2044, poi oscillerà tra il 19 e il 20, e tornerà al 21 nel 2102. Ma pochi di noi saranno lì a testimoniarlo. L’ANALISI Quando il Logos vuole entrare nei social network Su Facebook, Nietzsche ha dieci volte più fan di Marx e Camus, quindici volte più di Sartre Ma quanto piacciono davvero a ciascun fan? MARIO PERNIOLA A CONFUSIONE tra “nobiltà” e “aristocrazia” è uno di quegli equivoci linguistici che almeno da tre secoli ha inquinato il discorso politico, promuovendo l’affermarsi della falsa e tendenziosa opposizione che sta all’origine del populismo: quella tra aristocrazia e democrazia. Tale antitesi era impensabile nell’antica Grecia. Áristos vuol dire “il migliore” e proviene da areté, vale a dire eccellenza, virtù. Che la democrazia sia “il governo dei peggiori” è qualcosa che non è mai venuto in mente ai Greci! Per loro i valori sono stati sempre espressi in termini aristocratici. La discussione politica era imperniata perciò su questa domanda: quale forma di governo è la più adatta a fare emergere “i migliori”, la monarchia, l’oligarchia o la democrazia? L’Occidente è una cosa molto complicata in cui confluiscono quattro culture completamente diverse tra loro: oltre a quella greca e a quella monoteistica (Ebraismo, Cristianesimo e Islam), la romana e la germanica. Limitandoci alla prima, che è la più utilizzata in modo aberrante nell’arena politica contemporanea, occorre tenere presente il carattere peculiare del mondo greco: la sua impronta essenzialmente estetica. Come fu possibile che due poemi epici, l’Iliade e l’Odissea, diventassero il simbolo dell’identità di un popolo, la fonte per eccellenza della sua religione, nonché il punto di riferimento del suo modello educativo? La risposta a questa domanda deve essere ricercata nell’eccezionalità della realtà politico-sociale della Grecia antica, dovuta all’assenza di una casta religiosa custode di una ortodossia dottrinaria e nella debolezza di un potere politico forte e organizzato su vasta scala paragonabile agli imperi orientali. In tal modo l’eccellenza è indipendente dalla supremazia sociale e dipende dall’aedo, che è il giudice del kleos, colui che decide la reputazione e la trasmette ai posteri. La massima aspirazione di un capo dell’età omerica è quella di essere celebrato nei canti dei poeti. Rebecca Newberger Goldstein ha ragione nel rilevare che in brevissimo tempo i greci si L trovarono dinanzi ad uno sconvolgente mutamento storico-sociale: gli ateniesi, in seguito al confronto vittorioso con i persiani, dovettero affrontare una quantità di problemi d’ogni genere, in una condizione che continuava a essere caratterizzata dall’assenza di una casta sacerdotale e da un’estrema debolezza delle istituzioni pubbliche. Ma la risposta fu ancora estetica. Sorsero numerosi aspiranti ad assumere l’eredità dell’epos: il teatro greco (la tragedia e la commedia), la storia, la retorica, e infine la filosofia nutrirono tutti l’aspirazione di succedere all’epos e di questo condivisero una pretesa di tipo universalistico. Tra questi pretendenti all’eredità dell’epos il primo e forse il più importante (o certamente quello che solleva ancora tanti interrogativi senza una risposta certa) fu il teatro (e specialmente la tragedia). Essa svolse un ruolo di formulazione, problematizzazione e discussione delle enormi questioni politiche che la città si trovò a dover per la prima volta affrontare e risolvere con la massima urgenza senza essere minimamente preparata a ciò. Tuttavia essa si esaurì in un secolo e la vera vincitrice fu la filosofia, la quale per duemilacinquecento anni si è imposta come la più durevole e flessibile istituzione dell’Occidente, sollevando sempre tanta invidia e ostilità. Per quanto riguarda i rapporti tra filosofia e reti sociali, è interessante osservare che per gli utenti di Facebook, Nietzsche piace dieci volte più di Marx e Camus quindici volte più di Sartre. Prescindendo dal carattere aberrante di questi indici di gradimento, è tuttavia importante che legami sociali, per quanto effimeri e superficiali, si stabiliscano anche attraverso la filosofia. Inoltre merita attenzione la figura del fan, che costituisce qualcosa di intermedio tra il consumatore e promotore (in termini tecnici tra il consumer e il prosumer): egli infatti non è solo un consumatore passivo, ma ha la possibilità di intervenire introducendo immagini e testi. Quanto questa partecipazione sia efficace per la reputazione di un filosofo resta problematico; tuttavia essa garantisce un rapporto di presa diretta con il gioco, con la moda, con l’attualità, che provoca negli spiriti non troppo austeri e severi una lieve e piacevole ebbrezza. Anche se, in ultima analisi, vale sempre il principio formulato dal filosofo americano George Santayana, secondo cui l’essenziale non è sapere a quanti una persona piaccia, ma quanto piace a colui che l’apprezza di più! © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica RCULT DOMENICA 30 MARZO 2014 44 LEGGERE LA CITTÀ Da giovedì 3 a domenica 6 aprile a Pistoia convegni e concerti sul tema delle differenze > LE CRITICHE DEGLI ALTRI LA STORIA Quando i librai si raccontano Il libraio suona sempre due volte di Davide Ferrari e Davide Ruffinengo (Marcos y Marcos, pagg. 192, euro 13) LAURA LILLI PERCHÉ il libraio suona sempre due volte? Non certo per le ragioni drammatiche del romanzo (poi film) di James M. Cain. Il libraio non vuole attentare alla vita di nessuno (anzi, i librai, perché in questo caso sono due). Al contrario, vuole arricchirla. La ragione del titolo è del tutto casuale: questi due giovani, che giravano per il Piemonte con una sorta di spettacolo sui libri che avevano scelto per venderli (via dalla pazza folla delle classifiche e dei titoli strombazzati dalle grandi case editrici, scavando invece fra i tesori delle piccole editrici indi pendenti) se lo trovarono un giorno bell’e fatto prima di salire sul piccolo palcoscenico. Gli piacque e se lo tennero. Insieme, s’intende, al nome della libreria, anche questo tutt’altro che banale Helène – profumi per la mente. Il libro racconta la loro storia. Si chiamano entrambi Davide, e hanno fantasiosi metodi per avvicinare il pubblico alla pagina stampata. Nell’insieme, è un piccolo libro delizioso, fresco, che profuma di giovinezza, di successo “pulito”, di libri amati e per questo venduti e di giovani che, in quest’epoca priva di speranze per i giovani e per i libri, essi hanno saputo, con passione, contraddire. Ormai da dieci anni, e va sempre meglio. I RACCONTI Quei sorrisi amari made in Usa La parte divertente di Sam Lipsyte (Minimum Fax, trad. di Anna Mioni, pagg. 232, euro 15) ANTONIO MONDA SAM Lipsyte appartiene alla grande tradizione americana degli scrittori satirici, che ha avuto il modello più alto in Mark Twain e oggi un grande protagonista in George Saunders. La nuova raccolta di racconti, intitolata La parte divertente, conferma il grande talento di osservatore rivelato nel Bazooka delle verità, e l’abilità con cui Lipsyte è in grado di ricreare in maniera umoristica tic, gesti ed espressioni quotidiane. Lo stile è diretto, veloce, leggero, ed è evidente che sia interessato all’elemento etico delle vicende che racconta senza diventare mai un moralista: l’umorismo a volte diventa cupo, e lo scrittore ha in mente la lezione di Nathanael West, specie nella riflessione sul rapporto tra ricchezza e depressione. Molti i riferimenti colti, come nel racconto più riuscito, Questo appuntamento si svolge nel passato, ma ciò che colpisce è la capacità di individuare temi universali in momenti banali, e di sorridere di fronte alle tragedie. Esemplare Il verme a Philadelphia, in cui il pugile Marvin Hagler offre l’opportunità di rielaborare, con un sorriso amaro, quello che scrisse Faulkner: «Nella vita si perde sempre». IL ROMANZO Se la parola unisce ciò che è separato La vita quando era nostra di Marian Izaguirre (Sperling & Kupfer, pagg. 384, euro 17,90) SILVANA MAZZOCCHI LA POTENZA dei libri può restituire l’opportunità di volare, quando la realtà costringe in angusti confini. In La vita quando era nostra, la scrittrice spagnola Marian Izaguirre costruisce la storia di due donne che, grazie alla lettura comune di un romanzo, riescono a superare la misera quotidianità e a costruire una profonda amicizia. Madrid, anni Cinquanta. Lola prima della guerra civile condivideva con Matìas la proprietà di una piccola casa editrice, ora solo una modesta cartolibreria. Un giorno Alice, un’anziana inglese, si avvicina al negozio e scopre in vetrina un romanzo che, a pagine aperte, è offerto in lettura ai passanti. Per gioco iniziano a leggerlo insieme e tra le due donne nasce un forte legame destinato a svelare amori e segreti e a dare inizio a una nuova esistenza. “15 CPW”, la formula della ricchezza ANGELO AQUARO O, 15CPW non è il nome di un robot da guerre stellari ma stellari sono gli appartamenti che ospita: perché 15CPW è il nomignolo dell’indirizzo più prestigioso del mondo, 15 Central Park West, New York. Sì, proprio lì accanto, a sovrastare la statua di Cristoforo Colombo voluta su Columbus Circle più di un secolo fa dagli immigrati d’Italia, c’è la Trump Tower immortalata da un film con Eddie Murphy e Ben Stiller, Tower Heist. Ma 15 Central Park West è altra casa e soprattutto altra cosa: è “La Casa della Ricchezza Esagerata”, House of Outrageous Fortune, come recita — parafrasando l’Amleto di Shakespeare — il titolo del libro di Michael Gross. Non è un caso che 15CPW sia diventato anche uno degli obiettivi di Occupy Wall Street: e come poteva essere altrimenti per l’edificio che insieme a Sting, Madonna e Denzel Washington ospita pure Lloyd Blankfein, il capoccione di Goldman Sachs che Rolling Stone definì “La Piovra di Wall Street?” «Se qualcuno ha ancora bisogno di convincersi del fatto che i soliti ricchi hanno continuato ad arricchirsi, passando indenni per il crash finanziario del 2008 e il crollo dell’economia, ecco la prova», scrive l’Economist, che pure non è l’organo di Occupy: i prezzi di una penthouse sono passati dai 45 milioni di dollari del 2005 agli 88 milioni del 2011. No, 15CPW non è il nome di un robot da guerre stellari: ma quando dichiareremo finalmente guerra alle stellari ingiustizie di questa terra, quando riusciremo a sfidare — ah, Amleto! — «la fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna»? N LA FILOSOFIA Il non-potere delle donne Matriarcato e dee-madri di James G. Frazer (Mimesis, a cura di M. P. Candotti, pagg. 94, euro 5,90) Giuseppe Dossetti di Fernando Bruno (Bollati Boringhieri, pagg. 352, euro 23) IL RITORNO GIULIO AZZOLINI Nel 1952 il trentanovenne Giuseppe Dossetti, parlamentare tra i più autorevoli del secondo dopoguerra, abbandona la scena pubblica nazionale e fonda l’Istituto per le scienze religiose a Bologna. Perché? La storiografia ha risposto guardando per lo più avanti, al Dossetti ordinato sacerdote, protagonista del Concilio Vaticano II e infine monaco; Fernando Bruno orienta invece all’indietro il proprio racconto, che ha il merito di far emergere, con articolata e documentata chiarezza, le profonde radici politiche di quel gesto. Nel maggio del ‘47, quando fonda Cronache sociali, Dossetti non ambisce soltanto ad aprire il dibattito culturale alle voci, tra gli altri, di Giorgio La Pira, Aldo Moro e Federico Caffè: il giovane professore di diritto canonico sta infatti animando una corrente di sinistra interna alla Dc, ma critica e antagonista rispetto alla linea egemone di De Gasperi. L’abbandono del ‘52 non è, dunque, la sconfitta di un singolo, ma la testimonianza di un’alternativa, incompatibile per vocazione religiosa e visione politica, al tatticismo conservatore che ha plasmato l’Italia repubblicana. Il sapore vintage del western Lo svelto e il morto di Louis L’Amour (Meridiano Zero, pagg. 191, euro 10) GIANNI SANTORO «C’È tanta gente che cambia nome quando viene qui! Scappa perché ha combinato qualcosa». Ma i McKaskel fuggono solo dalla miseria. Dopo la conquista dello spazio terrestre e web la frontiera torna ad essere il Far West. Ma oggi ha un sapore vintage, dove il cowboy diventa un violento gentiluomo «rude ma leale». Dal recupero nostalgico di quell’immaginario nasce “Narrativa Western”, la nuova collana di Meridiano Zero che debutta con Lo svelto e il morto del 1973 di Louis L’Amour (autore da 225 milioni di copie). Dove killer spietati si tolgono il cappello davanti alle donzelle e i novellini dell’est capiscono che non sarà la legge a proteggerli né l’istruzione ad aiutarli. Vita (e morte) all’aria aperta: oggi sembra una provocazione. IL SAGGIO L’ESORDIO Tutti i passaggi dell’ascesa di Renzi Le mille identità di Julek La volta buona di Lavia, Mauro, De Angelis, Colombo (Editori Int. Riuniti, pagg. 160, euro 8) FRANCESCO BEI FRANCESCA BOLINO SIR James Frazer è uno dei grandi antropologi del secolo scorso. In queste pagine sul matriarcato, Frazer si propone di dimostrare una prevalenza di divinità femminili in un gruppo sociale organizzato per linea ereditaria femminile. Tuttavia, tale forma di diritto non è mai associabile a una situazione di reale potere delle donne nella società. Le donne sono e rimangono solo oggetto di scambio tra i clan e la presenza di un sistema matriarcale o patriarcale è solo indice dell’equilibrio raggiunto tra le due famiglie rivali che talvolta è a favore di chi cede la donna (matriarcato), talvolta a favore di la riceve (patriarcato). «La filiazione matrilineare — diceva Lévi-Strauss — è la mano del padre o del fratello della donna che si estende fino al villaggio del cognato». Un’operazione, come tutta l’opera di Frazer, di demistificazione della dicotomia civiltà versus barbarie, non più visti come due principi esclusivi uno dell’altro quanto piuttosto come due poli in continuo, instabile equilibrio dialettico. Dossetti, le ragioni di una svolta identità diverse. Ma Julek è un eroe, e fa sempre il tifo per i comunisti e gli antifascisti. Anche se poi, tornato in Polonia dopo la guerra, da grande, prenderà la via del Canada, dove la figlia Joanna, la nostra scrittrice, è sbarcata a due anni. LO STUDIO > INTERNET CLUB Manzoni e Rodari nell’arena twitter LOREDANA LIPPERINI EDO una gran quiete laggiù... Ma tutti i vecchi amici sono già a dormire? Vegliate voi sola, figliola?». Così twitta “Nacqui Ludovico”, ovvero @fracristoforoTW. E non è il solo a non voler lasciare l’allegro e serissimo gruppo che si è creato attorno all’esperimento di twitteratura.it sui Promessi sposi, che è durato quattro mesi ed è terminato il 18 marzo, ma che ha lasciato dietro di sé l’affetto che si riserva alle compagnie affiatate. La riscrittura (con variazioni di stile notevoli) di Manzoni su Twitter, sotto l’hashtag #TwSposi, ha dunque fatto centro: per i numeri (considerevoli: 38mila tweet, 100mila con i retweet), per l’entusiasmo e anche per la partecipazione degli studenti di venti scuole secondarie superiori, che è cosa non da poco. Il “metodo” Twitteratura è stato messo a punto due anni fa da Paolo Costa, Edoardo Montenegro e Pierluigi Vaccaneo: è un gioco ma è anche sperimentazione letteraria, aggregazione di appassionati e, in breve, vera, effettiva, necessaria promozione dell’esercizio della lettura. Dopo I promessi sposi (che a loro volta seguivano a Esercizi di stile di Raymond Queneau, La luna e i falò e Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese, Scritti corsari di Pier Paolo Pasolini, Le città invisibili di Italo Calvino), fino al primo maggio ci si cimenta con le Favole al telefono di Gianni Rodari, da raccontare sotto l’hashtag #TwiFavola. Coinvolti in questa occasione gli alunni delle scuole elementari di Sommariva del Bosco, in provincia di Cuneo, che sperimentano il metodo su carta e web, mentre gli studenti delle superiori potranno realizzare un ebook con i migliori tweet sulla piattaforma trytweetbook.com. In una parola: meravigliosi. «V Il bambino che parlava la lingua dei cani di Joanna Gruda (e/o, trad. Bracci Testasecca, pagg. 224, euro 16,50) SUSANNA NIRENSTEIN LA STORIA, quella vera, supera spesso la fantasia. È quel che avviene con Julek, l’incredibile protagonista dell’esordio di Joanna Gruda, nata in Polonia come suo padre, di cui racconta, con grazia, ironia e infinita leggerezza, l’avventuroso attraversamento del Novecento. Tutto è fuori misura, ma non è stato così il secolo delle ideologie? A decidere la nascita di Julek, figlio di una coppia di militanti clandestini, è una riunione del Partito comunista polacco in esilio a Mosca: la gravidanza può andare avanti, ma i genitori non cresceranno il bambino, il loro primo impegno sarà la lotta politica. Spedito in Francia, rimbalza come una palla tra zie e sconosciuti. E nell’Istituto per l’infanzia del sindacato comunista francese! Se la cava, anche se all’inizio, lui che a malapena sa il polacco, riesce a parlare solo con i cani. Eppure la vita va... anche quando con l’occupazione nazista scompare assumendo mille PERCHÉ Napolitano, nume tutelare di Enrico Letta, decide di “scaricarlo” e accetta l’investitura di Matteo Renzi? Perché la sinistra del Pd, fino al giorno prima alleata del presidente del Consiglio, lo molla all’improvviso e vota in direzione per il governo Renzi? Perché Berlusconi cambia idea sulle elezioni e si convince a fare da sgabello alla maggioranza? E, soprattutto, da quanto tempo Renzi lavorava per arrivare dove è arrivato? Se vi siete persi qualche passaggio o volete illuminare qualche angolino buio dell’operazione che ha portato Renzi a palazzo Chigi, il libro giusto finalmente c’è. L’hanno curato quattro penne di non comune bravura del giornalismo italiano — Mario Lavia, Angela Mauro, Ettore Colombo e Alessandro De Angelis — mettendo insieme gli appunti dei loro taccuini, riannodando i fili dispersi di una storia e provando a ridare un senso alla cascata di avvenimenti degli ultimi due mesi e mezzo. In questo aiutati dall’utile cronologia curata da Rudy Francesco Calvo. Appassionante come un giallo (anche se l’assassino è già noto), il saggio La volta buona, l’ascesa di Renzi a palazzo Chigi merita di finire sul comodino degli appassionati di politica. la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 45 ENCUENTRO Luis Sepúlveda (foto), Paco Ignacio Taibo II, Santiago Gamboa a Perugia dal 4 aprile NOTE A MARGINE 20 DOPO KURT Omaggio al leader dei Nirvana a venti anni dal suicidio, guardando a quello che c’è stato dopo: venti album figli del suo rock. Scelte personali e arbitrarie (Juliette Lewis?) e rimane il dubbio: chissà che musica farebbe oggi Cobain. DI PATRICK POINI GIOVANE HOLDEN PAGG. 101, EURO 13 THE FRONTMAN Che nasconde Bono il buonista? Il meticoloso giornalista Harry Browne fa le pulci a trent’anni di impegno politico e filantropico della potente star degli U2, dai “troubles” irlandesi di Sunday Bloody Sunday alla lotta all’Aids fino al cambio di residenza fiscale. Edizione italiana a cura di Wu Ming 1 e Alberto Prunetti. ILLUSTRAZIONE DI GABRIELLA GIANDELLI Il romanzo. Nel centenario della nascita di Marguerite Duras Sandra Petrignani la reinventa: una donna in rivolta fedele solo alla letteratura Vita e menzogne di una scrittrice chiamata Nenè ELENA STANCANELLI CRIVERE tutta la vita ti insegna a scrivere, non ti salva da niente». È «S l’autunno del 1996 e Marguerite Duras sta morendo. Il fido Yann, l’ultimo amore, annota in un quaderno, “le livre a disparaître” lo chiamano tra loro, questa finale scia di pensieri, frasi magre. «È finita. Non ho più niente. Non ho più bocca, più viso. È atroce», detta Duras, con la voce spezzata da una tracheotomia e alcol a fiumi e sigarette. Era nata il 4 aprile del 1914 (cento anni fa) in un altro posto — un piccolo paese vicino a Saigon, ex Indocina francese — con un altro nome: Marguerite Donnadieu, detta Nenè. Segno zodiacale ariete. Come la madre, che amò disperatamente e per tutta la vita, nonostante lei le preferisse il fratello Pierre, bello, tossico e disperato. Sandra Petrignani inventa una scena straziante e perfetta per raccontare il rapporto che lega i due fratelli. Poche righe, come una boule à neige. La inventa? Chissà. Marguerite è un romanzo, la cui protagonista è un persona vera. Vera? Chissà. Con tutto quello che della sua vita lei stessa, Duras, ha inventato, è difficile fare i conti. Somiglia, Marguerite, alle biografie che Jean Echenoz dedica ai suoi eroi, Ravel, Nikola Tesla, Emil Zátopek. E Jérôme Lindon, l’editore, che fu anche l’editore de L’amante e che Duras abbandonò, irrimediabilmente seccata per il successo mondiale del libro. Ruba, Petrignani, dai libri, dalle interviste, dalle fotografie. Ruba frasi, situazioni, personaggi. «Lassù», dice Pierre al nipote, seduto al ristorante di fronte al numero 5 di rue Saint Benoît, «al terzo piano, vive una grande scrittrice». Duras dalla sua finestra lo vede, piange, ha la tentazione di invitarlo a salire, ma poi non lo fa. Trop- ca Una diga sul Pacifico, la madre si infuria. po male, troppo, tra loro, come tra lei e ogni Non si riconosce in quella vedova pazza che cosa del mondo. E troppe bugie. Duras teme combatte contro il mare, cercando con espeche il fratello possa smentirla, anche solo per dienti sempre più rocamboleschi di salvare la sciatteria, distruggere il romanzo della sua sua risaia, un indomabile concessione sul delvita che la scrittrice ha messo in scena anno ta del Mekong. Lo dice sempre Philip Roth, dopo anno, cancellando le tracce dietro di sé. quando in una famiglia nasce uno scrittore, Marguerite, come ogni buon romanzo, è quella famiglia è finita. «E infatti non sei tu, e una menzogna costruita su altre menzogne, sei tu. E’ la letteratura!», le grida Marguerite assemblate per sembrare verità. Un gomito- secondo quanto racconta Petrignani. Ma Malo di rimasugli che si fa maglia preziosa, se è rie, non paga di non averla amata abbastanben lavorato. Quando nel 1950 Duras pubbli- za, non la perdonerà, mai più. Nenè era bella, aveva quella bocca carnosa e gli occhi orientali che conosciamo dalle foto. Era piccola e sensuale, portava tacchi e gonne strette anche quando militava nella resistenza e nella sua casa si nascondeva il giovane Mitterand, alias Morland. Così di lei si innamorò, tra gli altri, Charles Delval, commissario di polizia al servizio dei tedeschi. Forse. E forse anche lei un po’, di lui. Comunque lui morì, fucilato a guerra finita. «Lei gode a farsi picchiare, gli chiede di ucciderla a volte, mentre fanno l’amore. Deve farsi perdonare di essere com’è. Che le importa solo di scrivere». All’inizio di Marguerite, la scrittrice attraversa la Francia in macchina insieme a uno dei suoi amanti, Gerard. Deve raggiungere la madre che sta morendo, nella tenuta comprata nel 1950, di ritorno dall’Indocina. Il padre era già morto, quando Nenè era una “Lei gode a farsi picchiare, gli chiede di ucciderla a volte, mentre fanno l’amore. Per farsi perdonare di essere com’è. Dell’unica cosa che conta per lei” MARGUERITE di Sandra Petrignani NERI POZZA PAGG. 272 EURO 16 bambina; lei quasi non fa in tempo a conoscerlo. Il suo amico Jacques Lacan dirà che da una vita così, non poteva uscire che una donna affamata di tutto, soprattutto d’amore. Ma va? Centinaia di amanti, capace di qualsiasi imbroglio, all’altezza di qualsiasi tradimento, Duras non si fermerà neanche davanti alla possibilità di ferire a morte l’amatissimo Robert, l’ex marito. Pubblicando il diario che racconta nel dettaglio il calvario di lui, tornato da Dachau, la miseria orribile di un corpo distrutto, la fatica e il disgusto di quel tornare alla vita. Dopo questo episodio, Robert non le rivolse più la parola. Litigò con tutti, col figlio, gli editori, gli amici. Litigò fin quando ne ebbe forza. Perché era una scrittrice, e, lo racconta con emozione e intelligenza Petrignani, nessuno può essere perdonato per questo. TERRITORI DELLA PSICHE IL PAZIENTE E L’ANALISTA Ogni capitolo è dedicato ad un concetto base della psicoanalisi clinica, dal setting al transfert, dal controtransfert all’interpretazione , dalla resistenza all’insight, seguendone lo sviluppo dai primi lavori di Freud fino alle concettualizzazio ni contemporanee più significative. DI J. SANDLER, C. DARE, A. HOLDER FRANCOANGELI PAGG. 207, EURO 29 LA NUOVA VOLONTÀ DI HARRY BROWNE ALEGRE PAGG. 288, EURO 15 L’autore descrive la volontà nella prospettiva della psicosintesi di Roberto Assagioli, che per primo la riportò al centro della psicologia: una funzione che può affrancarsi da condizionamenti e abitudini, diventando libera. GENERAZIONE LIGA DI PIERO FERRUCCI ASTROLABIO PAGG. 249, EURO 20 Only for fans, la raccolta di scritti ispirati al rocker di Correggio. Autori dei 16 racconti sono membri del fan club e del “pubblico più bello di tutti”, come spiega lo stesso Ligabue nell’introduzione, sorpreso delle attenzioni maniacali. E forse qui i non-fans possono spiegarsi la venerazione che ancora si riserva a pochi eletti. A CURA DI EMANUELA PAPINI EINAUDI PAGG. 160, EURO 15 QUELLO CHE DEVE ACCADERE, ACCADE Un discusso intellettuale del rock indipendente e un musicista senza paraocchi stilistici. L’incontro che portò a pagine felici della musica italiana, la lite, le strade separate. La vicenda di Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni, dai CCCP in poi, documentata attingendo a numerosissime interviste. DI MICHELE ROSSI GIUNTI PAGG. 288 EURO 14,90 A CURA DI GIANNI SANTORO CHE COS’È LA COSCIENZA? La coscienza presenta i problemi “facili”, che riguardano le diverse modalità dei processi cerebrali e che possono ricevere una spiegazione esaustiva dagli studi neurobiologici e il problema “difficile” che riguarda invece il significato di avere un’esperienza cosciente. DI DAVID CHALMERS CASTELVECCHI PAGG. 113, EURO 12 I DISTURBI DISSOCIATIVI DELLA COSCIENZA Si propone di riassumere alcuni sviluppi della letteratura scientifica internazionale relativi ai disturbi dissociativi, con richiami ai temi della memoria e dei ricordi, alle linee guida terapeutiche e alle più recenti riflessioni sulla patogenesi. DI GIUSEPPE MITI CAROCCI PAGG. 128, EURO 11 A CURA DI DORIANO FASOLI la Repubblica RCULT DOMENICA 30 MARZO 2014 46 DOMINIQUE PERRAULT AL MAXXI Il 2 aprile incontro a Roma con l’architetto francese. Modera Achille Bonito Oliva LE CLASSIFICHE RILEVAZIONI DAL 17 AL 23 MARZO > IL PUNTO NARRATIVA ITALIANA 1▲ C’è Recalcati all’ombra di Camilleri ON Inseguendo un’ombra (Sellerio), Andrea Camilleri si conferma in vetta della classifica dei libri più venduti in Italia. Ma alle sue spalle sta arrivando Non è più come prima, il nuovo saggio di Massimo Recalcati(Cortina Raffaello). Un elogio del perdono nella vita amorosa che, all’esordio, balza subito al secondo posto, scavalcando anche Braccialetti rossi di Albert Espinosa (Salani). In una classifica dove tutte le vecchie conoscenze perdono posizioni, spiccano altre due nuove entrate: Allegiant, terzo capitolo della triologia “Divergent” della giovanissima scrittrice americana Veronica Roth (De Agostini, in testa anche nella “narrativa straniera”) e il romanzo La sirena della svedese Camilla Läckberg (Marsilio). C TOP TEN I LIBRI PIÙ VENDUTI [100] CAMILLERI INSEGUENDO UN’OMBRA [39] VITALI PREMIATA DITTA SORELLE FICCADENTI RIZZOLI E.18,50 SELLERIO E.14 6▲ 2▲ [16] 7▲ 3▲ [36] GUCCINI NUOVO DIZIONARIO DELLE COSE PERDUTE MONDADORI E.12 [12] 8▲ [11] 4▲ [21] 5▲ [21] SERRA GLI SDRAIATI F. CAROFIGLIO-G. CAROFIGLIO LA CASA NEL BOSCO FELTRINELLI E.12 RIZZOLI E.14 9▲ [11] 10▲ FLORIS IL CONFINE DI BONETTI AA.VV. GIOCHI CRIMINALI GAMBERALE PER DIECI MINUTI TESSA L’URAGANO DI UN BATTER D’ALI VOLO LA STRADA VERSO CASA FELTRINELLI E.18 EINAUDI E.16,50 FELTRINELLI E. 16 NEWTON COMPTON E.9,90 MONDADORI E. 18 1 100 PUNTI 2 2 42 PUNTI 1 ANDREA CAMILLERI INSEGUENDO UN’OMBRA MASSIMO RECALCATI NON È PIÙ COME PRIMA SELLERIO E 14,00 CORTINA RAFFAELLO E 13,00 PAGG. 159 PAGG. 243 [11] NARRATIVA STRANIERA 1▲ [38] 2▲ [35] 3▲ [27] 4▲ [26] 5▲ ROTH ALLEGIANT LÄCKBERG LA SIRENA CONNELLY IL QUINTO TESTIMONE SÁNCHEZ LE COSE CHE SAI DI ME KING DOCTOR SLEEP DE AGOSTINI E.14,90 MARSILIO E.18,50 PIEMME E.19,90 GARZANTI E.18,60 SPERLING & KUPFER E.19,90 6▲ [17] 7▲ [17] 8▲ [17] 9▲ [16] 10▲ MOYES LA RAGAZZA CHE HAI LASCIATO CUSSLER-SCOTT SABOTAGGIO STEEL PECCATI DI UNA MADRE CORNWELL POLVERE ZUSAK STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI MONDADORI E.16 LONGANESI E.17,60 SPERLING & KUPFER E.19,90 MONDADORI E.20 FRASSINELLI E.16,90 [19] 3 40 PUNTI 6 ALBERT ESPINOSA BRACCIALETTI ROSSI [16] SALANI E 12,90 PAGG. 172 4 39 PUNTI 4 6 36 PUNTI 5 8 30 PUNTI 6 10 26 PUNTI 6 ANDREA VITALI PREMIATA DITTA SORELLE FICCADENTI RIZZOLI E 18,50 PAGG. 447 SAGGISTICA 1▲ [42] 2▲ [40] 3▲ [30] 4▲ [23] 5▲ RECALCATI NON È PIÙ COME PRIMA ESPINOSA BRACCIALETTI ROSSI FRIEDMAN AMMAZZIAMO IL GATTOPARDO GIORDANO NON VALE UNA LIRA NORTHUP 12 ANNI SCHIAVO CORTINA RAFFAELLO E.13 SALANI E.12,90 RIZZOLI E. 18 MONDADORI E. 17 NEWTON COMPTON E. 9,90 6▲ [17] 7▲ [15] 8▲ [7] 9▲ [7] 10▲ [18] [7] PANSA BELLA CIAO BROSIO RAGGI DI LUCE AA.VV. PAPA FRANCESCO LIVADIOTTI LADRI FRANCO IL VATICANO SECONDO FRANCESCO RIZZOLI E. 19,90 PIEMME E. 19,50 NEWTON COMPTON E. 10 BOMPIANI E. 16,50 MONDADORI E. 18 5 38 PUNTI 1 VERONICA ROTH ALLEGIANT DE AGOSTINI E 14,90 PAGG. 554 FRANCESCO GUCCINI NUOVO DIZIONARIO DELLE COSE PERDUTE MONDADORI E 12,00 PAGG. 148 VARIA > MONDO EBOOK Quanto durerà il boom digitale nel Regno Unito ANTONELLO GUERRERA E IN America la carta tiene botta e in Italia il digitale ha percentuali tuttora risibili, nel Regno Unito le cose cambiano. Secondo la Nielsen, i britannici hanno acquistato nel 2013 circa 80 milioni di ebook, spendendo 300 milioni di sterline. Se il consumo di libri di carta è calato del 4% rispetto al 2012 (complice il riflusso dello tsunami 50 sfumature), quello digitale è cresciuto del 20 e rappresenta un quarto del mercato totale. Ma il boom digitale oltremanica è anche dovuto anche alla tassazione agevolata (spesso al 3%) di aziende con sede all’estero. Il Cancelliere dello Scacchiere Osborne, però, qualche giorno fa ha annunciato: conta il paese da dove si fanno gli acquisti. Quindi la Vat (l’Iva) per gli ebook in Uk salirà al 20 per cento. Con quali conseguenze? S 1▲ [18] 2▲ [8] 3▲ [8] 4▲ [7] 5▲ SLOAN ENGLISH DA ZERO AA.VV. KEEP CALM PER PAPÀ AGASSI OPEN. LA MIA STORIA M. MOZZI-P. MOZZI-ZIGLIO LA DIETA DEL DOTTOR MOZZI BALIVO DETTO FATTO MONDADORI E. 15,90 KOWALSKI E. 7 EINAUDI E. 20 COOP. MOGLIAZZE E. 19 RIZZOLI E. 14,90 6▲ [6] DE DONNO-NAVONE LORENZONI INGLESE IN 21 GIORNI SPERLING & KUPFER E. 12,90 7▲ [6] 8▲ [6] 9▲ POMROY-ADAMSON LA DIETA DEL SUPERMETABOLISMO JUDKINS 50 SEGRETI PER ESSERE CREATIVI PARODI È PRONTO! SPERLING & KUPFER E. 16 DE AGOSTINI E. 12,90 RIZZOLI E. 17,90 [5] 10▲ [7] [5] ROBERTI LE PAROLE PER CRESCERE TUO FIGLIO MACRO EDIZIONI E.12,90 [14] SÁNCHEZ ENTRA NELLA MIA VITA [11] SÁNCHEZ IL PROFUMO DELLE FOGLIE DI LIMONE GARZANTI E. 9,90 GARZANTI E. 9,90 6▲ 2▲ [8] COLLINS LA RAGAZZA DI FUOCO HUNGER GAMES MONDADORI E. 13 3▲ [11] COLLINS IL CANTO DELLA RIVOLTA HUNGER GAMES MONDADORI E. 13 7▲ [8] 8▲ 4▲ [9] JAMES CINQUANTA SFUMATURE DI GRIGIO MONDADORI E. 5 [8] 9▲ JAMES CINQUANTA SFUMATURE DI NERO JAMES CINQUANTA SFUMATURE DI ROSSO ORWELL 1984 MONDADORI E. 5 MONDADORI E. 5 MONDADORI E. 9,50 5▲ [9] 1▲ [20] 6▲ [9] 2▲ [18] KINNEY DIARIO DI UNA SCHIAPPA GUAI IN ARRIVO! ILCASTORO E. 12 7▲ 3▲ [15] VACCARINO IL MIO DIARIO, UN ANNO DOPO VIOLETTA WALT DISNEY COMPANY E. 14,90 [8] 8▲ D’ACHILLE COLORA CON PEPPA PIG AA.VV. FASHION BOOK. VIOLETTA D’ACHILLE PEPPA MAXICOLOR GIUNTI E. 3,90 WALT DISNEY COMPANY E. 14,90 GIUNTI E. 6,90 [8] 4▲ [7] 10▲ [7] D’AVENIA BIANCA COME IL LATTE ROSSA COME IL SANGUE MONDADORI E. 13 [13] 5▲ AA.VV. BEAUTY BOOK. VIOLETTA EDICART E. 0,99 WALT DISNEY COMPANY E. 12,90 9▲ PAGG. 446 MONDADORI E. 13 AA.VV. LEGGIMI UNA FIABA D’ACHILLE I MIE AMICI PEPPA PIG GIUNTI E. 5,90 MARSILIO E 18,50 ALAN FRIEDMAN AMMAZZIAMO IL GATTOPARDO RIZZOLI E 18,00 PAGG. 300 COLLINS HUNGER GAMES 9 RAGAZZI SEPÚLVEDA STORIA DI UNA LUMACA CHE SCOPRÌ L’IMPORTANZA DELLA LENTEZZA GUANDA E. 10 35 PUNTI 1 CAMILLA LÄCKBERG LA SIRENA TASCABILI 1▲ 7 [8] 10▲ D’ACHILLE LA MACCHINA NUOVA GIUNTI E. 7,90 [9] [7] 27 PUNTI 4 MICHAEL CONNELLY IL QUINTO TESTIMONE CLARA SÁNCHEZ LE COSE CHE SAI DI ME PIEMME E 19,90 GARZANTI E 18,60 PAGG. 485 PAGG. 319 la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 47 LEGGERMENTE Chiude oggi a Lecco il Festival Leggermente Ultimo ospite Benedetta Tobagi > LITTLE PEOPLE > FUORI DI TESTO Un clochard e uno spinone per amici Sepinwall e la rivoluzione delle serie tv STEFANO BARTEZZAGHI BENEDETTA MARIETTI A sembrare una semplice storia d’amore fra due tredicenni, quella raccontata con passione da Zita Dazzi, giornalista di Repubblica, nel suo ultimo romanzo Bella e Gustavo. Una storia che nasce in una Milano estiva soffocata da «acqua, afa e umido». I due si chiamano Nino e Petra, sono belli e impacciati, iniziano a frequentarsi per caso e scoprono presto di non poter fare a meno l’uno dell’altra, senza trovare le parole per dirlo. «Si inseguono e si perdono. Si arrabbiano e rifanno pace, senza che ci sia un motivo vero né in un caso né nell’altro. E finiscono col ritrovarsi sempre allo stesso punto. Gli occhi negli occhi, e la voce che si spezza in gola». Lei ha l’aspetto di un angelo, i capelli lunghi, biondi e sottili, le gambe magre, ma è scontrosa, focosa, impulsiva. Lui «piace alle femmine anche perché non le tratta bene», ha un carattere freddo e permaloso, eppure davanti a Petra si scioglie. Ma a trasformare il racconto del loro amore inesperto in una storia attuale di coraggio e determinazione, di amicizia e solidarietà ci pensano altri due personaggi: Gustavo e Bella. Il primo è un senzatetto taciturno e misterioso, appassionato di Marguerite Yourcenar, che vuole essere lasciato in pace ed è incapace di difendersi dalle brutali aggressioni dei teppisti. La seconda è una specie di cucciolo di spinone, un quattro zampe color caffellatte che Petra vorrebbe prendere con sé. Dall’incontro di questi quattro adorabili protagonisti (e dall’incrocio continuo nella narrazione dei quattro diversi punti di vista), nascerà un’avventura narrata attraverso una scrittura brillante e coinvolgente, densa di dialoghi realistici. Bella e Gustavo di Zita Dazzi Il Castoro, pagg. 208, euro 15,50 HIUDI quel libro, fa’ qualcosa di più istruttivo, guarda una serie tv. Troppo comodi, i libri! Si possono aprire ovunque, si sa quanto sono lunghi, si smette e si ricomincia la lettura quando si vuole. Le serie invece sì che sono serie: bisogna ricordarsi gli orari, non bisogna distrarsi e non si sa mai quante altre puntate ci saranno. Negli Stati Uniti si dice che non c’è stata vera tv di qualità prima dei Soprano (1999). Anche in Italia il fenomeno delle serie americane ha preso caratteristiche vistose. Il critico Alan Sepinwall è convinto che sia stata una rivoluzione e nella prefazione all’edizione italiana del suo libro (Telerivoluzione, Bur), Carlo Freccero spiega nei dettagli in cosa sia consistita questa rivoluzione. C PRIMA vista può ILLUSTRAZIONE DI ANNA GODEASSI Il saggio. Vivere in un’epoca piena di oggetti e di merci è una benedizione, secondo il filosofo Emanuele Coccia Perché le “cose” ci rendono felici > MINIMA EDITORIA Seguire L’Orma da Hoffmann a Annie Ernaux RAFFAELLA DE SANTIS MAURIZIO FERRARIS ELLO stesso anno 1882 in cui, da Genova, Nietzsche annunciava la mor- N te di Dio e il trionfo del nichilismo, sul Gil Blas Zola pubblicava Al paradiso delle signore, storia al cui centro c’è uno dei primi grandi magazzini. Felicità delle donne, si dice in epoca ancora molto maschilista. Ma in realtà paradiso anche degli uomini, che negli oggetti trovano almeno altrettanta felicità. Il nichilismo — questa l’ipotesi di Emanuele Coccia in Il bene nelle cose, il Mulino — è non tanto confermato, quanto piuttosto scongiurato dalla felicità insita negli oggetti, e il fatto di vivere in un’epoca così piena di merci deve essere visto come una benedizione. In fondo, già nella nona Elegia duinese Rilke suggeriva di mostrare all’angelo «come può essere felice una cosa». Ma a favore dell’idea di vedere il bene solo nelle persone e non nelle cose militano molti pregiudizi tradizionali, dalla iper-valutazione del soggetto umano come fonte unica di valori, all’antropocentrismo di molte religioni, all’idea kantiana che l’unica cosa buona al mondo sia la volontà buona, le intenzioni. Ovviamente non c’è convinzione più falsa. Così come è difficile sottoscrivere sino in fondo le filippiche che per decenni si sono scaIL BENE gliate contro il consumismo e l’alienazione. NELLE Ma, a ben vedere, proprio l’argomento della fiCOSE nitezza dei soggetti è tra quelli che depongono di Emanuele Coccia con più forza a vantaggio degli oggetti. Come IL MULINO sapevano benissimo i Faraoni, che si facevano PAGG. 144 seppellire circondati da oggetti, e si facevano EURO 12 imbalsamare, trasformandosi a loro volta in cose, gli oggetti dureranno molto più del nostro oblio. Ed è un buon segno che sempre più numerosi siano i filosofi che guardano alla ricchezza degli oggetti: dalla cosiddetta “teoria orientata agli oggetti” proposta dal realismo speculativo americano, alla riflessione sugli oggetti sociali così diffusa nella filosofia contemporanea, alla riscoperta della sensibilità, cioè della via fondamentale attraverso cui incontriamo gli oggetti, alla ridiscussione della natura iperconcettuale dell’arte nel Novecento. Rappresentante di una nuova generazione di filosofi, Coccia ha saputo dare una versione estremamente originale della filosofia dell’oggetto, con una attenzione più pronunciata nei confronti della morale e della politica rispetto all’ontologia, all’estetica e alla metafisica, che sono i campi tradizionali di applicazione. Con un percorso che si rivela come la maturazione dei suoi interessi fondamentali di lungo periodo: la filosofia medievale. E forse ancora di più la grande “Teoria dell’oggetto” di Alexius Meinong, che Coccia tradusse una decina di anni fa, anche in considerazione del fatto che il tema dell’oggetto è in Meinong strettamente connesso con il tema del valore, cioè con la portata morale dell’appello che ci viene dalle cose. È la conferma che per capire davvero il presente, per dire cose originali sull’oggi, è sempre meglio prendere le cose da lontano. APPENA uscito in libreria un romanzo che in Francia ha venduto 500mila copie e che gli editori italiani per trent’anni hanno snobbato. L’Orma ha scelto di tradurlo. Bella notizia, perché Il posto di Annie Ernaux, centoventi pagine in cui una figlia (l’autrice) racconta la vita anonima del padre, è un libro che emoziona senza essere ruffiano. L’Orma, casa editrice romana nata nel 2012 da Lorenzo Flabbi e Marco Federici Solari, ha coraggio (sta pubblicando l’opera omnia di Hoffmann) e punta sulla qualità. Non solo: si pensi all’originalità grafica dei Pacchetti, librini regalo da spedire per posta. Segno che una politica editoriale è ancora possibile. A proposito: “fuoriformato”, collana eterodossa diretta da Andrea Cortellessa, annuncia un libro su Manganelli e la musica. È la Repubblica RCULT DOMENICA 30 MARZO 2014 48 MIART, ULTIMO GIORNO Termina oggi la rassegna di arte moderna e contemporanea alla Fieramilanocity, Milano (www.miart.it) MILANO Regina José Galindo il corpo dell’artista violato per la verità CLOE PICCOLI ON importa se cercano in tutti i modi di zittirci. La verità è lì, e nessuno può farla passare sotto silenzio». Con Estoy Viva Regina José Galindo, artista nata a Città del Guatemala nel 1974, dichiara la sua forma di resistenza a dittature e sistemi politici violenti e repressivi, a iniziare da quello del suo paese. Estoy Viva è un urlo di battaglia, una sfida, e al tempo stesso affermazione gioiosa. Dura, politica e poetica, emozionante e perturbante, la mostra al PAC di Milano, la prima grande rassegna dedicata a Galindo, Leone d’Oro classe under 35 alla Biennale di Venezia del 2005, realizzata dal Comune di Milano con Civita, curata da Diego Sileo e Eugenio Viola, scandisce attraverso il corpo minuto, e all’apparenza fragile, di quest’artista sofferenze e soprusi su donne, uomini, e «N intere popolazioni. Per il PAC ha realizzato Exhalación (Estoy Viva), una performance di intenso impatto emotivo. Il pubblico è invitato a entrare, uno alla volta, in una stanza asettica, tenuta a bassa temperatura, e illuminata da una gelida luce al neon. Al centro, sdraiata su una sorta di pietra tombale, l’artista come morta, inerme, indifesa, esposta, anestetizzata. L’unico aspetto che tradisce la vita è il respiro che si può cogliere avvicinando uno specchietto alle narici di questa giovane donna. Una traccia labile ma forte, che scompare in un istante ma che dichiara l’afflato vitale in tutta la sua potenza. In tutta la mostra della Galindo la fragilità diventa forza e resistenza a iniziare dal primo lavoro, La verdad, un video di un’ora in cui l’artista legge testimonianze di sopravvissuti al conflitto armato che ha coinvolto il Guatemala per trentasei anni sfociato in un genocidio di 200mila morti. Nel video Galindo legge, mentre un dentista le inietta un anestetico nelle gengive, fino a impedirle di parlare, ma lei continua fino all’impossibile. Dalla prima sala si procede in ambienti scanditi da cinque temi: politica, donna, violenza, organico, morte. Ogni ambiente ha una connotazione differente, una moquette rossa, per esempio, nella sala della violenza in cui l’artista si sottopone a torture e operazioni chirurgiche. © RIPRODUZIONE RISERVATA Body art Una delle performance di Regina José Galindo Parigi.Al Museo d’Orsay incisioni e dipinti del genio visionario che illustrò i grandi classici della letteratura, da Dante a Cervantes Gustave Doré L’uomo guidato dal potere dell’immaginazione CESARE DE SETA PARIGI N ELLA più modesta biblio- teca di ogni casa borghese a Parigi o a Milano, e anche in una casa sperduta della Mancha o della Scozia, c’era almeno uno dei tanti volumi illustrati da Gustave Doré: perché opere celeberrime della letteratura di ogni tempo sono passate sotto il suo bulino. Artista dal talento vulcanico, con una prodigiosa capacità di lavoro, fu incisore, caricaturista di vena salace fin dagli esordi, pittore, e sul finire della vita anche scultore di originale tempra. In una vita relativamente breve, morì a soli cinquantuno anni nel 1883, ebbe il talento del grande sperimentatore che lanciò messaggi ben oltre il suo tempo: il fumetto e il cinema hanno attinto alla sua opera con voracità, da Pabst a Welles, fino a Polanski, Tim Burton e Lucas. Si sbaglia chi temesse di annoiarsi alla mostra Gustave Doré. L’immaginazione al potere, a cura di Edouard Papet, Philippe Kaenel e Paul Lang al Musée d’Orsay (fino all’11 maggio) oggetto di una saggia ristrutturazione: ne vien fuori un paesaggista di rango che ebbe l’estro di sperimentare il Picturesque e il Sublime, come teorizzati nel secolo dei Lumi da Edmund Burke. Nato a Strasburgo, città sempre contesa tra Francia e Germania, Doré, fu un autodidatta e un enfant prodige: a undici anni risalgono le prime litografie e adolescente comincia a collaborare alla rivista satirica Journal pour rire. Ma Parigi fu il suo destino, anche se scarpinò con l’energia di uno sportivo per tutta la Francia e la Svizzera, andò in Inghilterra e in Spagna alla ricerca degli eroi più amati e a conoscere i paesaggi ove contestualizzarli. Aveva cominciato a illustrare opere di letterati contemporanei come Balzac, Gautier, Hugo più tardi gli inglesi Coleridge e Tennyson, proseguendo con classici come il Rabelais del Gargantua e Pantagruel, il Cervantes di Don Chisciotte, il Paradiso perduto di CAPOLAVORI Da sinistra le illustrazioni di Gustave Doré: per il Don Chisciotte (1863), per le Fiabe di Perrault (1862) e un acquerello per L’infanzia di Pantagruel (1854) la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 49 L’UMBRIA DI MCCURRY Cento scatti di Steve McCurry per documentare il suo viaggio in Umbria Fatebenefratelli, Perugia, fino al 5 ottobre LE MOSTRE DA VEDERE IN ITALIA E IN EUROPA ROVERETO La mostra presenta le fotografie, i dipinti, i video, le installazioni e i lavori site specific di 60 artisti da tutto il mondo, la maggior parte dei quali mai presentati in Italia, riservando particolare attenzione ai paesi emergenti, alle trasformazioni naturali e urbane e ai cambiamenti geopolitici. TRENTO Controriforma una strategia per immagini ARMANDO BESIO PERDUTI NEL PAESAGGIO MART DAL 5 APRILE VENEZIA Nuovo appuntamento per il ciclo di rassegne intitolato Le stanze del vetro. La mostra esplora attraverso 130 sculture e raffinati oggetti, l’attività creativa dei fratelli Laura e Alessandro, condotta nel solco della tradizione dell’opera del padre Ludovico e del nonno Paolo Venini. I SANTILLANA FONDAZIONE CINI DAL 6 APRILE MILANO Omaggio all’architetto che tra ‘800 e ‘900 ha ridisegnato il volto della città. Docente di disegno e rilievo architettonico a Brera, Beltrami si è dedicato alla ricostruzione e conservazione di importanti edifici lombardi. In mostra, anche opere di Bramante, Bernardino Luini, Bergognone, fogli e oggetti di epoca medioevale e rinascimentale. LUCA BELTRAMI CASTELLO SFORZESCO FINO AL 27 GIUGNO Milton, Shakespeare, le favole di La Fontaine e di Perrault. Nel 1861 l’Inferno di Dante ha un successo enorme, e infatti presenta al Salon una tela monumentale dedicata a Dante e Virgilio, tema caro a Delacroix: i due poeti emergono sulle acque dello Stige invaso dai corpi nudi dei dannati che hanno fattura michelangiolesca da Giudizio Universale. Un tema questo dell’inferno che ritornerà altre volte nella sua opera. Nel 1866 esce la Bibbia cui seguono altre opere a carattere religioso. Infatti è pittore di storia sacra con diverse versioni a olio di Cristo lascia il Pretorio: tela monumentale che ebbe i lusinghieri apprezzamenti di Gautier e Zola per la forza dram- Nato a Strasburgo fu autodidatta ed enfant prodige Le prime litografie risalgono a quando aveva undici anni matica e spettacolare della scena ritratta con decine di personaggi. Tanto che divenne fonte per spettacoli teatrali, lanterne magiche, tableaux vivant. La vita e la morte, le passioni, il dolore emergono con forza alla morte del poeta e amico Gérard de Nerval quando scoppia nel 1870 la guerra franco-prussiana, e lo strazio alla morte della madre nove anni dopo. Accanto alla ricerca dedicata ai capolavori della letteratura di ogni tempo, Doré ebbe una fervida vena sociale: fu interessato ai reietti del suo tempo, agli zingari, allo spettacolo delle feste popolari dove si trovano saltimbanchi e giocolieri che sopravvivono come possono. Un’umanità derelitta che riconosce nei quartieri più sordidi di Londra, proprio come fece Charles Dickens, e che divenne soggetto del volume London. A Pelegrinage (1872), con il testo di Blanchard Jerrold, un modesto giornalista che l’accompagnò: volume di larga fortuna che fa il paio con Le nouveau Paris (1861) dove illustra la città sconvolta dal Barone Haussmann. La svolta versus il paesaggio si data a dopo il 1860 quando, consapevole della lezione di Gustave Courbet e di Alexandre Calame, perlustra la Svizzera prima, la Scozia poi. Questi paesi divennero scenario di acquerelli e oli, dove la suggestione delle montagne è assai forte, giungendo a esiti sorprendenti: solo Eugéne Viollet-le-Duc architetto e pittore di montagne può stargli alla pari. La catastrofe sul Cervino è intensa e drammatica, nella veduta di Loch Lomond (Scozia) ben si vede quanto fosse stato affascinato dai grandi inglesi Gainsborough, Constable e Turner. Man mano, nel procedere di questa ricerca, la figura umana scompare del tutto: c’è un sentimento religioso e un rispetto panico per la grande scena della natura, con montagne, rocce a picco, orridi. La sua religiosità è laica, ma lo stesso vien di pensare al cristianesimo puritano del grande Caspar D. Friedrich. Gli ultimi anni sono segnati dalla malattia, ma Doré, maestro ormai celebre in tutto il mondo, si misura con la scultura con esiti davvero sorprendenti protoespressionisti e protosurrealisti, che certamente il migliore Rodin seppe studiare. La sua ultima opera fu l’illustrazione del Corvo di Edgar Allan Poe che non poté vedere stampato: immagini visionarie di alacre suggestione nelle quali il maestro sembra distillare il meglio della sua immaginazione romantica: forse influenzato dal suo coetaneo Manet e suggestionato da quanto ne scrisse Baudelaire. © RIPRODUZIONE RISERVATA MADRID El Greco aveva 130 libri nella sua biblioteca. La mostra, organizzata con la Biblioteca Nacional de España in occasione del quarto centenario della morte, ricostruisce le sue fonti teoriche e letterarie attraverso i volumi inventariati dal figlio Jorge Manuel nel 1614. Tra questi, edizioni di Vitruvio e Vasari con annotazioni del maestro. LA BIBLIOTECA DI EL GRECO MUSEO DEL PRADO DAL 1 APRILE PARIGI La mostra documenta la passione per l’Asia dello statista francese. Focus sul viaggio compiuto nel 1920 per comprendere la filosofia orientale. Da vedere circa 800 oggetti della sua raccolta, stampe, dipinti, maschere, ceramiche e fotografie. CLEMENCEAU. LA TENTAZIONE DELL’ORIENTE MUSÉE GUIMET FINO AL 16 GIUGNO MONACO DI BAVIERA Omaggio al pittore e fotografo tedesco, recentemente scomparso, che ha soggiornato a lungo a Roma. Interessato a condurre una ricerca sui temi dello spazio, della materia e della storia, Forg ha realizzato i primi dipinti monocromatici negli anni 70, passando poi alla esecuzione di cicli fotografici, incentrati sull’architettura razionalista. GÜNTHER FÖRG MUSEUM BRANDHORST FINO AL 9 GIUGNO A CURA DI LUISA SOMAINI a nave della Chiesa cattolica solca il mare del mondo, scosso dalla tempesta dell’eresia. Pietro tiene saldo il timone. Gesù, dall’alto dell’albero maestro, benedice la folla dei buoni. I cattivi sono dispersi in acqua. In mezzo alle onde, spunta Lutero. L’Allegoria della Chiesa trionfante, opera (1657) del trentino Elia Maurizio, onesto mediano della pittura barocca qui fantasista nel campo dell’iconografia, apre la mostra Arte e persuasione. La strategia delle immagini dopo il Concilio di Trento curata da Domizio Cattoi e Domenica Primerano al Museo Diocesano Tridentino (fino al 29 settembre). Preceduta, come accade ormai di rado, da un lungo e prezioso lavoro di catalogazione, ricerca e restauro (rispecchiato nell’ottimo catalogo, Tipografia Editrice Temi), la mostra racconta, per mezzo di una settantina di quadri, libri e oggetti liturgici, la diffusione dell’arte della Controriforma in questa diocesi di frontiera, al confine con le nuove terrae infidelium protestanti. Un’arte semplice nelle forme, oggi diremmo nazionalpopolare, capace di impressionare, commuovere, persuadere “il popolo poco istruito”, e rigorosa nei contenuti, teorizzati dai padri conciliari in una delle ultime sessioni (1563), tradotti dall’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo in precise Istructiones per l’uso destinate a pittori, scultori, architetti e artigiani. Il Concilio assolve e rilancia l’uso delle “sacre immagini”, contestate dai luterani. Restituisce centralità all’eucarestia: ecco un antico tabernacolo, cuore prospettico e simbolico delle chiese rinnovate, e una Santa Chiara del Moroni che impugna l’ostensorio (e tanto basta perché i Saraceni fuggano da Assisi). Ribadisce il valore del Purgatorio: in una tela che ha la forza drammatica di un fumetto horror le anime espianti soffrono ma non disperano, mentre sotto di loro, tra le fauci di un mostro, spuntano i dannati dell’Inferno avvolti dalle fiamme eterne. Ancora, il Concilio promuove la devozione mariana (la Madonna del Rosario di G.B. Rovedata, grazie a lei la flotta cristiana ha sconfitto i Turchi a Lepanto), assegna un ruolo di primattore a Giuseppe, triplice esempio di virtù cristiane (povertà, castità, obbedienza), schiera in difesa della vera Fede un esercito di angeli e arcangeli (Michele che trafigge il Demonio, icona della mostra), esalta i martiri (Bartolomeo scorticato, Caterina d’Alessandria decapitata), non esita a ingaggiare nella lotta perfino i mistici (Teresa d’Avila, Filippo Neri) storicamente tenuti in sospetto dalla gerarchia perché troppo liberi e spiritualmente indisciplinati. Una sezione documenta, attraverso stampe d’epoca, le conseguenze del nuovo senso del pudore su capolavori come la Cena del Veronese e la Sistina di Michelangelo, censurati per eccesso di mondanità e nudità. Due battesimi di Gesù mostrano come viene trattato il corpo di Cristo prima e dopo la cura moralizzatrice: prima è seminudo, coperto solo da un perizoma, dopo è avvolto in un’abbondante tunica. Meno famoso del Mart e del neonato Muse, il Diocesano di Trento è un museo ricco di sorprese. Usciti dalla mostra (bella e persuasiva, anche per come è spiegata), entrate nella sala degli arazzi, commissionati nel 1542 dal vescovo principe Bernardo Cles a un atelier fiammingo per l’aula della cattedrale di San Vigilio destinata alle sessioni solenni dell’imminente Concilio. Sono sette, in seta e oro. Una Passione. L © RIPRODUZIONE RISERVATA Il dipinto Pittore lombardo: Madonna e santi intercedono presso la Trinità per le anime del purgatorio (XVII secolo, part.) la Repubblica RCULT DOMENICA 30 MARZO 2014 50 Straparlando Pastore, allievo di Karl Barth e poi teologo. Ricordi dell’uomo che “aiuta le vite degli altri” Paolo Ricca “Chi non ha fede dubita di Dio chi crede dubita di se stesso” ANTONIO GNOLI LA BIOGRAFIA Paolo Ricca (Torre Pellice, 1936) è un celebre teologo italiano Attualmente insegna come professore ospite presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma I VALDESI, in fuga dalla Francia, giunsero nella Val Pellice intorno al 1200. E lì — grosso modo tra Cuneo e Torino — per secoli vissero rinchiusi come in un ghetto. Perseguitati e oppressi. Vado a trovare il teologo Paolo Ricca con qualche vaga nozione di storia. Abita nel rione Prati di Roma, a poche decine di metri dalla Chiesa valdese, di cui è stato un importante ministro. Da poco ho finito di leggere il suo libro più recente dedicato all’Ultima Cena, quella che Gesù tenne con gli Apostoli. Mi colpisce la dedica: «Ai medici che mi hanno curato in questi ultimi anni». Anni non facili per Ricca: «La malattia è un vortice che ti risucchia. Tende ad annullarti. Credevo di non farcela e di non essere all’altezza di quella serenità che una professione di fede ti trasmette. Ricordo di aver pensato: è tutto molto grave. Come andrà a finire? Non riuscivo a capirlo. Poi il lento riemergere e il tornare alla vita normale». Anche Gesù, in quell’Ultima Cena, penso, torna alla vita e mai come in quell’evento il corpo e lo spirito si sono intimamente mescolati. Ma al tempo stesso divisi nelle interpretazioni che il cristianesimo darà di quell’episodio. Professore chi ha “pagato” il conto di quella Cena? «Non è stata una cena al ristorante. Però il conto lo abbiamo pagato un po’ tutti. Nel senso che quell’evento ha diviso i cristiani. Mentre il pane e il vino di Gesù avrebbero dovuto unire». È il destino lacerato del cristianesimo di cui i valdesi fanno parte. «La loro è una storia frastagliata. Nel Cinquecento aderirono alla riforma protestante. Calvino diede loro la confessione di fede, ma continuarono le persecuzioni. Nel 1848 la comunità ottenne i diritti civili. Solo dopo il Concilio Vaticano II i valdesi furono considerati alla stregua delle altre confessioni». Lei è valdese da quando? «Da sempre. Sono nato a Torre Pellice che è il centro del movimento valdese. La mia famiglia vi arrivò nel 1600. Si stabilì nelle valli: luoghi spesso inaccessibili, resi ospitali dal duro lavoro». Un famiglia dunque contadina. «Mio nonno, a un certo punto, emigrò a Nizza e lavorò come portiere d’albergo. Riuscì a far studiare mio padre da pastore. Mia madre, in origine cattolica, si convertì e condivise con il marito il ministero». Cosa vuol dire essere un pastore? «Cercare davanti alla tua comunità, che spesso è fatta di poche o tante persone, di assolvere l’insegnamento e la predicazione». Concretamente? «Aiutare con rettitudine a vivere le vite degli altri. Affrontarne, con lo stessa coerenza, le gioie e i terrori, i conflitti e le speranze. Vittorio Subilia, grande teologo e mio professore, provava una certa allergia sentendo pronunciare la parola ”pastore”. La considerava eccessiva. Carica di un compito sovrumano». È così? «È un mestiere difficilissimo, che ho esercitato per anni prima di diventare professore di teologia». Dove lo ha svolto? «Dal 1962 al 1965 sono stato pastore in una piccola comunità, a Forano Sabino, non lontano da Rieti. A quel tempo venni incaricato di seguire i lavori del Concilio Vaticano II e scrivere un commento teologico. Poi, per circa un decennio, sono stato pastore a Torino. Erano gli anni della contestazione. La gente disertava la chiesa. Mi chiedevo spesso se stessi facendo bene il mio lavoro. Trovavo difficile l’accordo tra le mie parole e quelle dell’Evangelo». Stava mettendo in discussione la sua fede? «Non dubitavo della fede ma di me stesso. Del fatto di non essere così sicuro di farcela». Da dove nasce la fede? «Non nasce dalla paura della morte né dall’incertezza del futuro. La fede è un viaggio che non si conclude nell’arco di una vita. Quando inizia la fede comincia anche l’inquietudine. La fede rende inquieti ma non dubbiosi». Che differenza c’è? «Il dubbio è un interrogativo rivolto a Dio. L’inquietudine è dubitare di se stessi, di ciò che si sta facendo, di quale società si intenda costruire, quale eredità lasciare ai propri figli. Da questo punto di vista, Dio diventa certezza. E non si sa perché». Dio chiama, misteriosamente, come sperimenta Abramo. «E lui non può che rispondere. Perché la chiamata di Dio è più forte di tutte le obiezioni possibili». Ammetterà che il comportamento di Abramo può essere visto come un caso di psichiatria. «Non lo nego. In fondo, non c’è nessuna evidenza di Dio e quindi il suo agire può effettivamente essere scambiato non solo per quello di un folle, ma addirittura come qual- cosa di diabolico». La non evidenza di Dio cosa comporta? «Che la fede è un salto. Ma non nel buio. Bensì nella parola che vince perché convince». Siate astuti come serpenti e puri come colombe, mi pare dica Gesù. Non trova che i due piani confliggano? «Astuzia nel senso di un’esortazione al credente a essere intelligente. Mentre la purezza è non pensare male dell’altro». Può la fede essere inutile? «Non è detto che se non ci fosse la fede il mondo sarebbe peggiore. Ma neanche migliore. Gesù ha invitato i suoi discepoli a essere servitori inutili. Quindi anche la fede può essere inutile. Ma Dio non è inutile, la fede in lui, sì, può esserla». Non capisco la differenza. la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 Il peccato Il silenzio Penso alla lezione di Bonhoeffer “Pecca fortemente ma ancora più fortemente gioisci in Cristo” Davanti alla malattia mi chiedevo: come mi comporterò? Sono stato testimone di che cosa? Ho udito il silenzio di Giobbe DISEGNO DI RICCARDO MANNELLI «Con la mia fede, più o meno vacillante, posso non servire a nulla. È irrilevante ciò che potrei fare. Ma Dio è l’altra possibilità. È l’altro mondo per questo mondo. L’altra umanità per questa umanità. È necessario che non identifichi il mondo, e l’altro, con me stesso. Che non faccia di ciò che mi circonda la proiezione del mio Io, come fossi un piccolo Dio. Dio è utile perché è l’altro da me». Erano le posizioni del teologo Karl Barth. «Nella prima fase del suo pensiero effettivamente Barth sostenne che l’Altro è Dio e non è uomo. Poi, negli anni in cui lo conobbi, attenuò questa tesi». Lo ha conosciuto dove? «Seguii le sue lezioni a Basilea negli anni Cinquanta. Barth, nonostante la grandezza dei suoi studi, fu un uomo profondamente umile. Dotato di un’autoironia e una co- scienza del limite che mi sorpresero. Ma il suo commento alla Lettera ai romani è pura dinamite». Parlando di grandi teologi protestanti non si può non fare anche il nome di Dietrich Bonhoeffer. «Bonhoeffer fu un luterano, mentre Barth era vicino a Calvino e Zwingli. Entrambi però antihitleriani convinti». Ci fu una compromissione dei protestanti con il regime nazista? «La Chiesa evangelica, in buona parte, si nazificò. E fu contro l’obbedienza alle direttive del regime che, nel 1934 durante il sinodo di Barmen, nacque una Chiesa confessante che in larga parte si oppose prima ai cristiani tedeschi e successivamente alla Germania hitleriana. Fu Karl Barth a prendere posizione contro il nazismo, e questo provocò il suo allontanamento dall’università di Got- 51 LE TAPPE GLI STUDI Dopo la maturità classica a Firenze nel 1954, studia Teologia a Roma, negli Stati Uniti e a Basilea dove consegue il dottorato in teologia con una tesi diretta da Oscar Cullmann (nella foto) sulla Escatologia del IV Evangelo tinga e il rientro in Svizzera». E Bonhoeffer? «Cospirò contro il regime partecipando all’attentato del 20 luglio del 1944. La bomba scoppiò ma Hitler ne uscì quasi incolume. Bonhoeffer fu arrestato e impiccato l’anno dopo». Era giusto che un teologo, un pastore, condividesse un gesto di così estrema violenza? «Bonhoeffer non ha mai rivendicato un modello di comportamento. Ha solo applicato il detto luterano: pecca fortemente ma ancora più fortemente gioisci in Cristo. Fu un grande profeta del cristianesimo di domani che interpretò come un impegno per gli altri. Il suo insegnamento fu per me di grande aiuto. Ho compreso cosa significhi la pienezza della fede in un mondo secolarizzato». Sono parole molto belle: la parola che vince perché convince, ha detto più sopra. Ma oltre la parola cosa c’è? Con quale gesto, decisione, contenuto la riempie? «Fin dall’inizio del mio ministero è stato il lavoro per la pace a coinvolgermi. Ossia la predicazione della non violenza come impegno sociale e culturale». Mi scusi, ma siamo ancora sul piano della parole. «Le racconto una piccola storia. Conobbi anni fa e in modo del tutto casuale un monaco buddista. Era partito in pellegrinaggio da Auschwitz e per raggiungere Hiroshima. Viaggiava solo. Lo vidi nella piazza San Pietro. Seduto in terra. Batteva il tamburo e cantava le sue litanie. Le guardie lo allontanarono. Il monaco si spostò oltre il colonnato. Ma anche lì gli venne ingiunto di andarsene. Infastidiva i fedeli, dissero le guardie». E cosa accadde? «Mi avvicinai e gli dissi che se avesse voluto avrebbe potuto recitare le sue preghiere davanti alla nostra chiesa valdese, e che lì nessuno lo avrebbe disturbato. Poi gli chiesi dove avrebbe dormito. Mi rispose che la strada era il suo giaciglio. Lo invitai a casa. Si alzava tutte le mattine alle sei e scendeva in strada per le sue litanie. Quasi tutto il tempo digiunò. Solo alla fine riprese a mangiare e a bere. E un giorno mi annunciò la partenza. Ci inchinammo in silenzio. E officiammo insieme, nella chiesa, un culto per la pace». Era un uomo profondamente religioso. «Era un uomo giusto. Chiesi dove era diretto. Mi rispose sul Monte Sinai. Disse che da Bari avrebbe preso un traghetto per Patrasso. Gli domandai se lì c’era qualcuno che lo aspettava. Sì, concluse, c’è Dio che mi aspetta. Per un breve momento ho avuto la benedizione di affiancare quel monaco di cui nessuno sapeva nulla e a nessuno interessava. Fu una lezione straordinaria». È una storia bella che le invidio. Ma al tempo stesso penso che occorra una grandissima fede per credere che Dio fosse lì ad attenderlo. Quante volte è stato detto: Dio non c’era o dov’era quando accadeva qualcosa di terribile. Dov’era Dio quando Auschwitz esplose in tutta la sua efferata tragedia? «Dio non è responsabile dell’accaduto e nessuno può impedirgli di essere libero». È vero. Ma se Dio c’è e tace, è il suo silenzio che interroghiamo e che ci opprime. «Quel silenzio a volte l’ho subito e ripenso all’esperienza di Giobbe, segnata prima dal silenzio di Dio, e dagli amici di Giobbe che, insopportabilmente, lo giustificano. Poi, quando Dio parla, non risponde alla domanda di Giobbe: perché colpisci un innocente e ti comporti come un Dio ingiusto? È la fede che viene scossa. E non c’è una spiegazione esauriente dell’infinita sofferenza del mondo». E nonostante ciò Giobbe continua a credere. «La sua preghiera diventa protesta ma non negazione di Dio. Mi viene in mente il racconto di un ebreo che, dopo la distruzione del ghetto di Varsavia, rivolge a Dio un’ultima preghiera: “Dio, hai fatto tutto quello che potevi affinché non ti amassi più. Sono morti i miei cari, gli amici, la moglie e i figli. Tra poco morirò anch’io. Hai provato di tutto pur di farmi perdere la fede. Ma io ti amo lo stesso”». Si può chiamare eroismo della fede? «È il sovrumano nell’umano. La speranza che non muore. Davanti alla malattia mi chiedevo: come mi comporterò? Sono stato testimone di che cosa? Ho pensato agli ultimi giorni di Bonhoeffer. Prima di essere giustiziato tenne un culto con le poche persone con cui condivise la cella del carcere. Era solo un rito commiserevole? Non credo. Era il modo più profondo di ristabilire la pace tra gli uomini fin dentro il sacrificio estremo della morte». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ATTIVITÀ PASTORALE Nel 1962 viene consacrato pastore della Chiesa valdese. Ha esercitato il ministero pastorale presso la Chiesa valdese di Forano (Rieti, 1962-66) e successivamente di Torino (1966-76) L’UNIVERSITÀ È docente emerito di Storia della Chiesa della Facoltà Valdese di Teologia di Roma, dove ha insegnato per molti anni Nel 1999 l’Università di Heidelberg gli ha conferito la laurea honoris causa in Teologia LIBRI ED EDITORIA È direttore della Collana “M. Lutero - Opere scelte” della Claudiana, con la quale ha pubblicato diverse opere, tra cui il recente L’Ultima Cena, anzi la Prima. Con Eva Cantarella ha scritto I comandamenti (Il Mulino) la Repubblica RCULT SPETTACOLI DOMENICA 30 MARZO 2014 52 DA NON PERDERE TEATRO MUSICA Torino e dintorni, dal 1 al 9 www.terrecomuni.eu conto teatrale. Ecco dunque, Banquo, l’anti-Macbeth che nel Macbeth muore presto e dunque si vede poco, ma quanto basta; Calibano, il mostro dell’isola su cui approda Prospero della Tempesta, il maggiordomo Malvolio della Dodicesima notte, Fiordipisello che nel Sogno di una notte di mezza estate ha una sola battuta e Cinna, il poeta “congiurante” nel Giulio Cesare... Visto al festival teatrale della Biennale di Venezia dello scorso anno e a Roma, il progetto di Crouch viene proposto al Css di Udine, dove il 5 aprile verranno presentati i primi tre monologhi del progetto uno di seguito all’altro sullo stesso palcoscenico. (a.b.) PROSA Udine, Css, il 5 aprile, www.cssudine.it FESTIVAL Per bimbi e ragazzi fiabe in scena Si va da un Hansel e Gretel dei Fratelli Merendoni a L’anatra, la morte e il tulipano con il gruppo Tardito/Rendina. Si intitola “Terre comuni/Terres Communes” uno dei più grossi progetti di teatro rivolti ai giovani e ai ragazzi e di dialogo interculturale e di cooperazione tra Francia e Italia in corso a Torino e Pinerolo. Da vedere spettacoli e convegni per famiglie. OPERA La Bohème giovane per Genova La regia è del giovane attore e regista Augusto Fornari, le scene sono opera del pittore genovese Francesco Musante, sul podio la direzione di Giampaolo Bisanti per il nuovo allestimento di Bohème di Giacomo Puccini. In scena con le voci di Maite Alberola, Alessandra Marianelli, Teodor Ilincai, Roberto De Candia, Andrea Porta e Andrea Concetti Genova, Carlo Felice, dal 5 www.carlofelicegenova.it L’inglese Collon da Adès a Ravel Un grande drammaturgo norvegese messo in scena da un acclamato regista lituano. Oskara Korsunovas dirige Winter di Jon Fosse, compulsiva, spudorata ma anche amorevole danza di morte odierna tra un uomo sposato e una prostituta angelicata, due amanti. Debutta in Italia l’inglese Nicholas Collon con l’Orchestra di Padova e del Veneto: Three Studies from Couperin di Adès, Le Tombeau de Couperin di Ravel, Concertino op. 29 di Busoni e Danses Concertantes di Stravinskij. .teatrodelgiglio.it PROSA Macbeth rivisto dalla “strega” Curino Milano, Piccolo T. dal 2 aprile www.piccoloteatro.org I figli minori di Mr. Shakespeare DANZA L’idea di scomporre i capolavori di Shakespeare, raccontandone la trama ma con il punto di vista dei personaggi solitamente secondari, magari anche con qualche battuta in più di quella che il Bardo mise loro in bocca, può sembrare banale. Ma in questo caso l’autore è Tim Crouch uno dei più bravi del teatro inglese contemporaneo. La compagnia del regista Fabrizio Arcuri ha lavorato su I Shakespeare di Crouch prendendolo come l’occasione per indagare sulle forme del rac- Padova, Auditorium Pollini, il 3 www.opvorchestra.it Sulle orme di Pina “Jessica and me” Si intitola Jessica and me il nuovo spettacolo di Cristiana Morganti, danzatrice italiana del Tanztheater di Pina Bausch coprodotto dalla Fondazione I Teatri di Reggio Emilia e dal Funaro dove va in scena. Dopo Moving with Pina, Morganti affronta il tema della memoria, delle radici e delle eredità. Pistoia, Il Funaro, 4-5 aprile www.ilfunaro.org ELETTRONICA Whomadewho, dance che arriva dal freddo L’electro dance arriva dal Nord Europa: dalla Francia dei Daft Punk e dei Phoenix, ma anche dalla Danimarca del terzetto danese dei WhoMadeWho. La band di Copenaghen arriva per presentare la sua caratteristica miscela di dance, rock e funk. E per suonare i brani del loro nuovo e quarto album Dreams, uscito all’inizio di marzo. La storia di Macbeth raccontata dal punto di vista delle streghe che diventano tutti i personaggi.Shakespeare, streghe, ribelli e altre passioni è lo spettacolo di Laura Curino e Lucio Dianacon la stessa Laura Curino, Mariamaddalena Gessi, Matthieu Pastore scritto montando testi shakespeariano con quelli di altri autori. PROGETTO Milano, il 5 aprile, Circolo Magnolia; Foligno (Pg), il 6, Serendipity; Roma, il 7, Auditorium Parco della Musica; Bologna, l’8, Estragon; Padova, il 9, Circolo Mame; notwist.com NOVECENTO L’angelo di Jon Fosse è una prostituta Lucca,T.SanGirolamo,oggi www mi ossessivi. Le continue sperimentazioni sonore hanno condotto i quattro musicisti bavaresi (i fratelli Marcus e Micha Acher, rispettivamente chitarra e basso, il tastierista Martin Gretschmann e il batterista Martin Meserschmidt) lungo un percorso che, in 25 anni, partendo dal post hardcore degli esordi è passato attraverso il rock alternativo, per comprendere in maniera sempre più convinta elementi sintetici. Tra romanticismo ed elettronica, tra pop e ritmo. (carlo moretti) Ultimo giorno di scuola in un malandato istituto tecnico della periferia romana, riunione dei docenti, flashback sulle vicende strampalate, i rancori, i retroscena animati e incompresi di tutto l’anno scolastico, con vaga resa dei conti tra visioni di una scuola di classe e orientamenti d’una educazione selettiva. Dopo il debutto in scena nel 1992 di Sottobanco tratto dai romanzi di Domenico Starnone, dopo il film La scuola che lo stesso regista dello spettacolo, Daniele Luchetti, diresse nel 1995, il protagonista di alRoma, A. Jovinelli, dal 3 lora sia a teatro che al cinema Silvio Orwww.ambrajovinelli,org lando torna a giocare quella carta sociale ed è ancora una volta il professore di Italiano della pièce La scuola edizione 2014, prossima a debuttare all’Ambra Jovinelli di Roma, con Marina Massironi, Roberto Citran e altri interpreti “dipendenti dal Ministero dell’Istruzione”. Regista anche in questo caso è Daniele Luchetti. (r.d.g.) RIPRESE ORLANDO RISALE IN CATTEDRA ROCK Milano, stasera, Tunnel Club; www.whomadewho.dk Elettro-romantici arrivano i Notwist ELETTRONICA I tedeschi Notwist sono una delle band più influenti del panorama elettronico internazionale. Un universo sonoro dai tratti inconfondibili, sintesi di diverse influenze, dal pop sintetico degli anni 80 al rock alternativo, alla musica contemporanea. Le cinque date in cui vengono a presentare il nuovo album Close to the glass, pubblicato quest’anno dall’etichetta City Slang, sono appuntamenti da non perdere per gli appassionati delle melodie sorrette da elettronica e rit- L’ambient dei Mùm è realtà che stupisce Brulicanti colonne sonore per schegge di vita contemporanea le canzoni degli islandesi Mùm catturano i suoni che ci circondano rendendoceli con meraviglia. Tra sintetizzatori, campionamenti d’ambiente, basso, chitarre e fisarmonica. Roncade (Tv), il 3, New age club; Ravenna, il 4, Bronson; Roma, il 5, Auditorium Parco della Musica; Milano, il 6, Circolo Magnolia; mum.is RECENSIONI TEATRO TEATRO RISCRITTURE TEATRO SCHINDLER RIVIVE NEL VOLTO DI GIUFFRÉ GREGOR SAMSA L’INSETTO DISABILE LAMPEDUSA LINA PROSA RACCONTA I NAUFRAGI È un manifestarsi che induce a profondo rispetto, il volto decano impietrito, la coscienza antieroica e la voce alienata di cui è capace Carlo Giuffrè a 85 anni, dopo tanto teatro “autorevole” e rincuorante. A rivelarci un’inquieta flemma è il suo impersonare un sogno in extremis di Oskar Schindler (morto a 66 anni), l’imprenditore tedesco “La lista...”, Roma, Piccolo che, come insegna il film di Eliseo, fino a oggi (tournée) Spielberg, salvò 1200 ebrei a Cracovia convertendoli in capitale umano nella sua fabbrica. Ottima la sintonia col figlio Francesco Giuffrè che ha diretto e strutturato La lista di Schindler dal libro di Thomas Keneally, infittendo (anche troppo) un processo alla memoria, col contabile fedele, il nazista insidioso e la moglie-fantasma di Schindler. Ambiente fatto di mucchi di scarpe, abiti e valigie. Il viso stanco di Giuffrè padre è tutto. (rodolfo di giammarco) Gregor Samsa, l’uomo che Kafka volle improvvisamente trasformato in insetto, è riscritto dal regista (e interprete) Luca Micheletti come disabile, un essere che oscilla — nelle parole della madre (in scena Laura Curino) — tra il “dis-utile” e il “trasformato”. La Metamorfosi dello scrittore praghese, in questa produ“La Metamorfosi” Modena, zione dello Stabile di Brescia fino a oggi insieme a Fondazione ERT e nella drammaturgia dello stesso Micheletti, è la storia di una disabilità non chiarita nelle sue cause, rifiutata. E’ la storia di un corpo ingombrante, è la storia dei rapporti di forza che legano le relazioni umane, familiari. Oltre a Gregor e alla madre, il padre prima debole poi tiranno (Dario Cantarelli), e la sorella, materna poi traditrice (Claudia Scaravonati). Tutti eccellenti. (francesca parisini) Il mare è innocente, parola di naufraga. Così come è innocente quella frontiera d’acqua che è Lampedusa beach. Mentre s’inabissa nell’isola sognata, Shauba trova una lucida rabbia che le fa lanciare appelli ai capi di Stato e a chiedere simbolico asilo. Dopo due edizioni francesi, il monologo di Lina Prosa parla la sua “Lampedusa beach”, PA lingua in una versione diretta Biondo, fino al 18 maggio dalla stessa autrice. Protagonista è Elisa Lucarelli, brava a non sconfinare nel patetico e a restituire ingenuità e disillusioni di una ragazza che insegue un Capitalismo da cartolina. Sulla pedana inclinata di Paolo Calafiore, che evoca il fondo lercio di una barca, Shauba racconta i corpi accalcati, la ferocia degli scafisti, lo stupro, il naufragio, le ultime riserve d’aria, il bacio di un pesce come ultimo atto d’amore. (mario di caro) la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 SI PUO’ PERDERE DA EVITARE SI PUO’ VEDERE DA VEDERE DA NON MANCARE INDIMENTICABILE CLASSICA DISCHI & DVD GINO CASTALDO RUSSIAN FAUST C’è qualcosa di sfavillante e mondano, epigonico e misurato nelle due Sonate per pianoforte di Rachmaninov. L’interprete ne dà conto con virtuosistica e adescante identificazione di suono e di umori. 12 YEARS A SLAVE Il pluripremiato film vanta anche una superba colonna sonora, tra rimembranze rurali, gospel, ritmi di lavoro e struggenti invocazioni, un viaggio nel viaggio che si trasforma in un grande omaggio alla musica afroamericana. AUTORI VARI Al Parenti di Milano.Andrée Ruth Shammah mette in scena “Gli innamorati” ricordando Strehler. E Timi studia “Skianto” ANNA BANDETTINI dello spettacolo c’è il luogo: il teatro Franco Parenti di Milano, con soluzioni spaziali non convenzionali — a partire dal grande foyer di legno su cui si affaccia una balconata — sempre affollato; una multisala che ha svolto un ruolo di rivitalizzazione nella cultura della città, aprendo ad altre tradizioni teatrali. Una cosa simile, Andrée Ruth Shammah, direttrice e regista storica del Parenti, l’ha fatta ora con un lavoro di radicamento e tradimento della memoria storica del suo teatro. Lo spettacolo è Gli Innamorati di Goldoni, interessante perché trova un punto di equilibrio tra un testo e una regia classica, l’evidente debito al teatro di Strehler (i costumi bianchi o P RIMA crema, i colori acquerello, il gusto settecentesco, le candele, le lucine in proscenio come nell’Arlecchino...) e gli stimoli di un teatro più contemporaneo nella voglia di rompere con quelle convenzioni, di giocare con una recitazione “quotidiana” e col “teatro nel teatro”, con un personaggio che è Goldoni e sta seduto in sala, gli attori che ogni tanto escono dai ruoli e parlano al pubblico... Il quale pubblico c’entra, perché quello che c’è in scena lo riguarda. C’è una ragazza, Eugenia, di aristocrazia spiantata, e c’è il giovane e ricco Fulgenzio: entrambi sono innamorati, ma lei sopraffatta dalle sue ragioni tutte emotive, lui fragile. Dunque non fanno che litigare, specie sul pretesto che lui sia segretamente preso dalla cognata Clorinda. Ci sono scenate, lei lo riempie di pugni sul petto, lui minaccia di accoltellarsi, e intorno uno zio senza soldi, la saggia sorella di Eugenia, un con- ROCK POP & JAZZ ANGELO FOLETTO A. ROMANOVSKY, PF. – CD DECCA C’è Goldoni giù in platea per godersi il gioco amoroso 53 te pretenzioso e i pazienti servi. Tutto avviene sul palcoscenico nudo, i muri del teatro a vista, solo un grande tappeto liso per il “decaduto” salone, con i costumi sugli appendiabiti che Gian Maurizio Fercioni, scenografo da sempre del Parenti (ci sono altri collaboratori storici come Gigi Saccomandi per le luci, e altri più recenti come Vitaliano Trevisan che ha lavorato bene sulla drammaturgia del testo, Michele Tadini per le musiche) fa muovere come fossero pareti. Più che un ambiente è un clima psicologico: ondivago, indeciso, dove l’incertezza della realtà è l’incostanza del sentimento perché le persone più che dall’amore, sono agitate da timore, vanità, sospetto, tormento. La pietanza di Goldoni è velenosa e Shammah ce la offre con allegria, con gioco, come a dirci che in fondo va ingoiata senza piangersi addosso. E la asseconda un buon cast, che gioca a fare la compagnia di guitti: Marina Rocco, spigliata protagonista, e poi Matteo De Blasio — Fulgenzio, Silvia Giulia Mendola, Umberto Petranca, Elena Lietti, Alberto Mancioppi, Roberto Laureri, Andrea Soffiantini, molti della compagnia di Filippo Timi che c’entra, perché nelle stesse repliche e sullo stesso palco si può vedere a seguire Skianto, il suo nuovo lavoro. E’ un ritorno alle origini del bellissimo La vita bestia che molti anni fa lo rivelò, di cui si parlerà al vero debutto in autunno, ora è uno studio. Un monologo in italiano misto umbro con le canzoni di e con Andrea Di Donna, che entra nella vita di un ragazzino handicappato il quale sogna di uscire dal corpoprigione. E il ragazzino si chiama Filippo Timi. GLI INNAMORATI Di Carlo Goldoni Regia A. Ruth Shammah. Con Marina Rocco e Matteo De Blasio, Alberto Mancioppi,Umberto Petranca, Andrea Soffiantini Milano, T. Franco Parenti fino al 16 aprile EUGENE ONEGIN Ben cantato, ben diretto, elegantemente in scena, fastosamente ripreso (a scopi cine-televisivi) ma non funziona né cattura. La fattura segrega l’interpretazione. occasione mancata, alla fine A. NETREBKO/M. KWIECIEN/P. BIECZALA/V. GERGIEV/D. WARNER — 2 DVD DG SO FAR, SO CLOSE Il nome del gruppo (“Incoerente duo”) duplica il titolo: antologia barocca, con violino in stile e “continuo” suonato dalla fisarmonica. Strabismo timbrico senza sfregi musicali. Anzi. – SONY OPS Avventurosa, come sempre, mai scontata, ancora una volta Nada scava in ombre imprevedibili della sua ispirazione. «Occupo poco spazio», dice, ma è uno spazio prezioso, appartato, rigorosamente lontano dalla falsità dello show business. NADA – LOCUSTA CHECKPOINT Il gruppo ruota intorno al magico clarinetto di David Krakauer, americano in cerca delle sue europee origini ebraiche. Il viaggio è affascinante, brillante, gustosamente ironico, ricco di musica arguta. KRAKAUER’S ANCESTRAL GROOVE — R ICO A.TAMPIERI, VL./ D.DELLAROLE FISARMONICA – CD ANCHOR RECENSIONI MUSICA OPERA NOVECENTO OPERA BELCANTO ITALIANO NELLE VOCI DI BIZET MESSAGGIO DI BRITTEN CONTRO LA GUERRA LE PENE D’AMORE SECONDO HENZE Les pêcheurs de perles di Georges Bizet parlano italiano. Non nella pelle esteriore della parola bensì nel canto: la voce morbidissima di Léila nasconde le melodie «lunghe lunghe» di Bellini, mentre nelle delicate espansioni liriche di Nadir si rispecchia il melos «patetico» di Donizetti. Sono proprio le ascendenze belcan“Les pêcheurs des perles”, tistiche della scrittura vocale Parma, T. Regio, fino al 6 di Bizet il perno della concertazione di Patrick Fournillier, il vertice più acuto del nuovo allestimento offerto dal Regio di Parma. I solisti di canto, purtroppo, lo ascoltano soltanto a metà: Nino Machadze (Léila) e Dmitry Korchak (Nadir) hanno in testa il modello dell’opéra lyrique francese. E solo Vincenzo Taormina (Zurga) risale alle fonti del canto «italiano». Lo spettacolo realistico è firmato da Fabio Sparvoli. (guido barbieri) Nel 1962 il War Requiem di Britten a qualcuno parve inattuale per il linguaggio musicale non ideologico né d’avanguardia. Pacifismo e antimilitarismo ispirarono una musica frugale ma effettistica, acre ma “antica”. Al di là delle spietate esplosioni nel “Dies irae”, del War Requiem ferisce il tono sognante delle voci “War Requiem”, Milano conclusive: preghiera orfana Auditorium, fino a oggi di sollievo religioso, intossicata dallo strazio rabbioso dei versi di Wilfred Owen. La coscienza di un obiettore come Britten fu, sanguina evocando la guerra; la sensualità dolce e atroce della musica la conforta. All’interpretazione affidabile di Zhan Xian con la “Verdi” scarseggiano prestanza e mordente. Nella parte del tenore un eccellente Mirko Guadagnini, con altre due voci di livello: Joseph Lattanzi e Othalie Graham. (angelo foletto) Il teatro di Hans Werner Henze è, insieme con quello di Britten, il più grande teatro musicale del secondo Novecento. Il libretto dell’Elegia per giovani amanti è stato scritto, poi, dal grande poeta inglese W. H. Auden, insieme al suo amico Chester Kallman. E’ un dramma dell’incomprensione e della solitudine, e Venezia, Teatro La Fenice del tempo che scorre inutilfino al 6 aprile mente senza sanare le ferite dei distacchi e delle perdite, ma è, anche, l’analisi del rancore che suscita negli altri un amore corrisposto. Lo spettacolo veneziano ottenne nel 2005 il Premio Abbiati. Giustamente. Regia di Pier Luigi Pizzi. Ma qui, ripresa da Massimo Gasparon, rivive per la concertazione lucidissima, nitidissima e intensa di Jonathan Webb. Splendido il cast sulla scena. Precisa ed espressiva l’orchestra. (dino villatico) la Repubblica RCULT DOMENICA 30 MARZO 2014 54 LA POESIA Il protagonista di questi versi vive una DEL doppia sconfitta. Una pubblica perché MONDO non si lascia coinvolgere dalla politica. E una privata perché cercando soddisfazione nel sesso non domina gli eventi. Il risultato è un senso di smarrimento De Angelis il fragile destino di un amore WALTER SITI DISEGNO DI MANUELE FIORE MILO DE ANGELIS Un perdente da Somiglianze 1973 Fuori c’è la storia, le classi che lottano. Cosa fare dunque una volta per tutte rifiutando il mondo accettandolo al mattino (“Era vero, sai, era profondo il litigio con lei. Ma c’era un solo letto e prevalsero i corpi”). C’erano i confini biologici e le grandi leggi del profitto. Perciò inventò gli dei e l’interiore. Alla sera, durante l’erezione pretese anche un destino (“dove sei stata per tutta la mia vita ?”). UANDO nel 1976 uscì Somi- Q glianze (la raccolta a cui questo testo del ‘73 appartiene) ricordo di aver provato un senso di liberazione: nei dieci anni precedenti la poesia in Italia aveva rischiato il soffocamento. Prima la neoavanguardia l’aveva spolpata e razionalizzata, poi l’aveva colpevolizzata il Sessantotto; i due poeti forse più in vista, Montale e Pasolini, per motivi diversi avevano smontato i loro versi con ironia o con rabbia. L’impegno politico sembrava così urgente che perder fiato e intelligenza con la poesia era roba da vergognarsi come di un passatempo per reazionari. (Solo un’antologia di Cordelli e L’autore ha letto gli ermetici italiani e poi Bonnefoy e Char Ma il lessico dell’ideologia comunista è lì che preme L’AUTORE Milo De Angelis (Milano, 1951) è un poeta e traduttore. Ha fondato e diretto la rivista Niebo. Nel 2005 ha vinto il Premio Viareggio Berardinelli, l’anno prima, aveva lasciato intravedere un fermento). E invece ecco, un poeta venticinquenne era lì, con una voce sua e con testi che nonostante il titolo non somigliavano a nessuno, che non si abbandonavano alla futile orgia del metalinguaggio e non si prendevano tartufescamente sottogamba; che si spingevano al sublime della lirica usando le parole di tutti i giorni. Dunque si poteva ancora fare? Quel venticinquenne poi, a guardar bene, era meno alieno di quel che sembrasse; aveva letto gli ermetici italiani e i francesi, Char e Bonnefoy; durante il liceo a Milano aveva avuto come professore Francesco Leonetti, poeta marxista e engagé quant’altri mai (portando all’esame di maturità il libretto rosso di Mao); Leonetti gli aveva presentato Franco Fortini, eretico della sinistra, mae- stro di dubbi e di forme chiuse. Il lessico dell’ideologia comunista è lì che preme: «le classi che lottano», «le grandi leggi del profitto» — il protagonista si definisce un perdente perché lascia queste cose fuori dalla finestra. Preferisce il privato, la blanda soddisfazione del sesso: con la ragazza si litiga, sinceramente, per cose che sembrano importanti, poi se c’è un solo letto si sa come va a finire. Ma perde pure nel privato, perché non domina la situazione: lui che vorrebbe essere stratega e definitivo (“cosa fare” risente del “che fare” leninista, “una volta per tutte” richiama l’amato Pavese che definiva il mito «lo schema di un fatto avvenuto una volta per tutte» — e forse anche un recente titolo fortiniano, Una volta per sempre), lui rifiuta il mondo per accettarlo la mattina dopo. Non sa diventare mitico, contrapporre agli adulti ideologi una propria certezza. Il presente assoluto si trasforma in un imperfetto narrativo, ed è nelle minuzie degli episodi quotidiani che la fragilità esistenziale si manifesta. È troppo duro accettare, oltre alle leggi economiche, anche i limiti biologici e la morte. Così il doppio perdente si inventa la religione e l’interiorità: non come i grandi, come Freud o Kierkegaard, che ne scoprono le leggi, ma come ripiego e sotterfugio psicologico. Durante l’erezione, sorpreso al vivo della debolezza animale, pretende di trasfigurare il sesso in amore e addirittura in destino (ancora Pavese e la sua idea triste che i poeti “riducono a destino”, cioè a simbolo, la potenza selvaggia della vita). Sceglie una frase che dovrebbe impressionare la ragazza: una frase che De Angelis ripeterà seriamente, vent’anni dopo, in Cartina muta e in Scavalcamento ventrale, due poesie di memoria e d’amore dedicate alla saltatrice e poetessa Nadia Campana; ma qui la frase non nasconde la propria origine sentimentale e pop («dove siete stata per tutta la mia vita?», chiede William Holden alla Hepburn in Sabrina, ballando cheek-tocheek). Smarrimento di un giovane che sa a che cosa opporsi ma non sa ancora come, eppure non si nasconde dietro l’alibi della tradizione retorica; la sua musica è elementare. Versi liberi ma sicuri nell’andare a capo, ogni verso uno snodo; qualche rima quasi casuale (mondo/profondo; mattino/destino), grumi di consonanti a fine verso (lottano — tutte — letto — profitto); perfino un endecasillabo e settenario regolari nel sottofinale; come segno di una necessità che si impone contro l’inerzia della prosa. I frammenti di discorso diretto tra parentesi, che sono una sua sigla in tutto il libro, si ispirano forse a Su fondamenti invisibili, il libro di Luzi del 1971; ma in Luzi le frasi tra virgolette erano oracolari, un dialogo coi morti: qui è piuttosto un dialogo con la stupidità, schegge rubate al vero a cui concedere pietosamente la chance di diventare significative. Tutto il libro è teso sul discrimine tra insignificanza e decisione, tra capire e accadere; c’è l’ossessione del kairòs, dell’attimo che Il presente assoluto si trasforma in un imperfetto narrativo. Ed è nelle minuzie quotidiane che trapela la debolezza esistenziale passato quello si ricade nell’impotenza («Forse è ora, è quasi ora./ La guarda, chiude gli occhi, sbaglia»). Ma insieme si insiste sul diaframma che impedisce all’azione di compiersi, che «divide il pugnale/ dal gesto»). De Angelis interpreterà questo divario come distanza tra il contingente e il metafisico, la sua poesia si farà più consapevolmente tragica (poesia dell’agonismo e del vuoto) e sarà imitata da molti. Io preferisco fotografarla qui, nella confusione di un perdente che in modo paradossale interpreta la stagione politica: quegli anni Settanta che sono gli ultimi in Italia in cui l’azione radicale sia parsa ancora possibile. Tra la tentazione di rifugiarsi nel privato per disertare dal pubblico, e quella di rifugiarsi nel pubblico per disertare dal privato. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 56 Le Mostre CONTATTI [email protected] WWW.REPUBBLICA.IT DI REPUBBLICA Una rassegna a Vercelli documenta il lavoro del pittore dagli esordi al 1922 e le suggestioni che gli ispirarono le usanze di antiche etnie Kandinsky lo sciamano La luce che viene dall’alba del mondo LEA MATTARELLA N el 1889 Wassily Kandinsky è un giovane studioso di Economia politica che partecipa a una spedizione in Volodga, nel Nord della Russia per studiare il diritto e le usanze dei popoli sirieni, una piccola etnia delle nazioni komi. «È stato qui – dirà tempo dopo – che imparai per la prima volta a guardare un quadro non solamente dall’esterno, ma ad entrarvi, a muovermi in giro con esso e a mescolarmi con la sua vita. Mi accadde di entrare in una stanza; e ancora ricordo come me ne stetti affascinato sulla soglia a guardare dentro. Davanti a me stava un tavolo, delle panche e una grande, magnifica stufa. Le credenze e le dispense erano ravvivate con molti colori disposti disordinatamente. Ovunque sulle pareti erano appese stampe rustiche che raccontavano vividamente di battaglie, di un leggendario cavaliere, di una canzone, tutte rese attraverso i colori. In un angolo c’erano molte icone che mandavano scuri bagliori e davanti a esse al tempo stesso fiera e misteriosa, emanando un caldo scintillio di stelle, pendeva una lampada per immagini. Quando finalmente attraversai la soglia fu come se entrassi in un dipinto e ne diventassi parte». L’ARTISTA Un’immagine di Wassily Kandinsky A destra, Chiesa rossa (1901-1903) e Amazzoni con leoni azzurri (1918) Tutta la sua pittura successiva, da quando nel 1896, trentenne, si trasferisce a Monaco deciso ad abbandonare la precedente carriera per dipingere, sarà un modo per rivivere e far vivere allo spettatore quella stessa emozione. Trascinando chi guarda all’interno del quadro, risucchiandone lo spirito, avvolgendolo di forme e colori che, pur partendo dalla realtà, se ne allontanano acquistando un’affascinante libertà, irrazionale e misteriosa. La mostra «Kandinsky, l’artista come sciamano», curata da Eugenia Petrovna, aperta all’Arca di Vercelli dal 29 marzo al 6 luglio, accompagnata da un catalogo GAmm Giunti con scritti della curatrice, di Francesco Paolo Campione e dello stesso Kandinsky, ha come punto di partenza proprio quel viaggio alla scoperta delle usanze, ma anche della spiritualità primitiva dei popoli komi. È lo stesso artista ad affermare di aver creduto che il tempo che precedeva la sua decisione di diventare pittore fosse stato perso e di essersi invece successivamente reso conto che in realtà in lui si «erano accumulate molte cose». L’arco temporale in cui questa rassegna ci conduce è quello che vede Kandinsky dagli esordi al 1922, anno in cui lascia per sempre la sua terra, dove era tornato allo scoppio della Prima guerra mondiale, perché ben presto capisce che lì non c’è posto per i suoi gialli capaci di generare energia ma adatti solo per la superficie, per l’azzurro che «più è profondo e più richiama l’idea di infinito, suscitando la nostalgia e la purezza del soprannaturale», per la forza assertiva del rosso e la «tristezza struggente del nero». Mentre il regime sovietico esalta il realismo socialista, Kandinsky torna in Germania dove insegna al Bauhaus. Ma, inseguito da una nuova dittatura che chiude la scuola di Gropius e bolla la sua pittura come degenerata, l’arti- sta si trasferisce in Francia dove morirà nel 1944. E tutta la vita continuerà a sentire l’eco delle cupole dorate, delle trojke, dell’arte popolare, del folklore, della letteratura e della musica della sua Russia, sempre rievocata nei suoi dipinti. Per far comprendere visivamente lo stretto rapporto che lega l’anima del pittore a quella, precedente, dello studioso di usi ed economie di popoli diversi, l’esposizione di Vercelli raccoglie accanto a un nucleo di opere di Kandinsky che provengono dai più importanti musei russi, alcuni oggetti collegati alla tradizione dello sciamanesimo e del folklore russo: bastoni, tamburi, abiti da cerimonia, elementi rituali, INFORMAZIONI UTILI «Wassily Kandisky. L’artista come sciamano» dal 29 marzo al 6 luglio all’Arca di Vercelli. La mostra è curata da Eugenia Petrova e promossa dalla Città di Vercelli, organizzata da Giunti Arte col patrocinio della Regione Piemonte, il contributo della Provincia di Vercelli, di Biverbanca e della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli. Orari: tutti i giorni 10-20. Catalogo GAmm Giunti. Informazioni: Tel. 0161.040035 57 I viaggi in Siberia cercando colori fatti di spirito Da giovane l’artista fece esperienze da etnologo e imparò che il disegno non è una geometria senz’anima MARINO NIOLA S CIAMANI si nasce o si diventa? Per un verso si nasce, perché solo chi viene al mondo col dono della visione può aspirare alla carriera sciamanica. Per l’altro verso si diventa, perché se non c’è la chiamata dall’alto quel dono rimane in incubazione senza mai attivarsi. E quando gli spiriti scelgono il predestinato non c’è verso di sottrarsi all’appello. Che spesso si manifesta come una malattia allucinatoria, una febbre estatica che altera il corpo e la mente. Ma in cambio spalanca le porte di una percezione soprannaturale. Da allora lo sciamano acquista il potere di conoscere le verità nascoste agli individui normali. Egli è per antonomasia l’uomo che sa. Proprio questo significa la parola saman, nelle lingue dell’Asia centrale e Nord Orientale, dalla Siberia alla Cina fino alla Corea, dove lo sciamanesimo è doc. Al punto che due sciamane sudcoreane sono state iscritte nel catalogo dei beni culturali del loro paese. Dopo la sua crisi iniziatica questo illuminato delle steppe diventa capace di uscire da sé come e quando vuole, di viaggiare in spirito, volare, discendere nelle profondità della terra. E di trasformarsi in uccello per ingaggiare battaglie aeree con le potenze maligne che fanno ammalare gli uomini. Proprio perché ha sperimentato su di sé l’alterazione della coscienza, ogni saman sa come guarire quelle che noi chiameremmo malattie mentali. È lui che restituisce la ragione a chi l’ha perduta, attraversando i cieli per andare a ripren- “Saman” in molte lingue asiatiche vuol dire “l’uomo che sa” contenitori, stampe. Una di queste, attribuita alla bottega di Vasil’ev intitolata Canzone “Non mi sgridare mia cara” e datata 1884, sembra proprio una di quelle ricordate da Kandinsky nella sua evocazione di storie di leggendari cavalieri e di canzoni cromaticamente accese. Il cavaliere si colora di azzurro a Monaco, mentre Kandinsky indica la via dello Spirituale nell’arte, come chiama il suo libro uscito nel 1911. E per sottrarre la pittura all’imitazione della realtà investendola di una nuova forza profetica, l’unica strada possibile è quella dell’astrazione, di un mondo di forme e colori che esistono parallelamente a ciò che siamo abituati a vedere. Così ci si libera dalla dittatura della ragione di stampo positivista per «educare l’anima oltre lo sguardo». «L’anima è un pianoforte con molte corde. L’artista è la mano che toccando questo o quel tasto fa vibrare l’anima», diceva. Nella secolare contrapposizione tra spirito e materia Kandinsky sta decisamente dalla parte del primo. E Der Blaue Reiter, il cavaliere azzurro, movimento che fonda in quel leggendario ’11 con Franz Marc, chiarisce subito che per lui l’elemento irrazionale, quel soffio salvifico che irrora di nuova energia l’arte moderna, arriva anche dalle culture primitive, da mondi sconosciuti. Nell’almanacco pubblicato nel 1912 accanto alle opere di Picasso, Matisse, El Greco, Cézanne compaiono le sculture lignee della Nuova Caledonia, le pitture giapponesi, l’arte popolare russa, i tessuti dell’Alaska, i disegni dei bambini e dei folli. Lo sciamanesimo in questi anni monacensi è accompagnato dalla scoperta della teosofia di Helena Blavatsky e di Rudolf Steiner che gli suggeriscono che in natura si attraversa una via che va dalla materia allo spirito, un continuo processo dall’oscurità all’illuminazione. Kandinsky traduce tutto questo nel suo meraviglioso linguaggio pittorico. San Giorgio, il cavaliere che uccide il drago, è evocato con stesure di colore vibrante rosso e blu, la sua lancia è un fulmine di luce. La macchia nera (qui efficacemente messa in relazione con i tamburi sciamanici) troverà la sua armonia cosmica con l’alone di giallo, di rosa, di blu che la circondano. I capolavori di Kandinsky di questi anni sono viaggi tra forme e colori dove spesso si affacciano, stilizzati, cupole, barche con rematori, trombe, arcangeli, cagnolini, amanti abbracciati, carrozze, falci, serpenti, e cavalieri. Nel 1918 realizza alcune opere in cui torna la figura sognante e semplificata delle fiabe che lo avevano tanto influenzato all’inizio. Ma questa volta in paesaggi reinventati: stesure cromatiche scaturite da un’emotività che affiora senza sosta. «La creazione di un’opera è la creazione di un mondo», diceva Kandinsky. E ognuno di questi quadri ha la potenza infinita di un piccolo cosmo irripetibile. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE OPERE Dall’alto, Secondo schizzo per quadro con bordo bianco (1913), Muro rosso (1909), un Grembiule sciamanico e due tamburi sciamanici (prima metà del ’900) dere il senno delle persone. Né più né meno di quello che fa il prode Astolfo nell’Orlando Furioso, quando vola sulla luna a recuperare la materia grigia dell’eroe di Roncisvalle, impazzito per amore di Angelica. E la trance diventa la dimensione che mette questo performer del soprannaturale in comunicazione con gli altri mondi, ne fa un’interfaccia con gli dei e con le forze della natura. In quel momento il prediletto degli spiriti non è né di qua né di là. Né vivo né morto. Il suo corpo è presente, mentre il suo doppio immateriale è in missione. Una sorta di stand by rituale che lo sciamano innesca assumendo funghi allucinogeni che gli fanno letteralmente fare un trip. Un sogno a occhi aperti nel corso del quale l’illuminato racconta ad alta voce quel che sta vedendo. E recita in una metrica ispirata qualcosa di simile a un Cunto da cantastorie siciliano - la cronaca delle sue battaglie contro i demoni, ritenuti responsabili di carestie e malattie. E la suggestione di quella narrazione è tale da produrre effetti che per noi sono ai confini della realtà. E soprattutto ai confini tra magia, psicanalisi e arte. Di fatto gli sciamani sono degli artisti, specialisti della visione, di casa nel sogno. Tant’è che i loro strumenti - la musica, il disegno, la pittura, il canto - vengono considerati potenti in quanto esteticamente forti. Muovono e commuovono perché sono dettati da un’ispirazione superiore e fanno apparire per incanto la trama nascosta della realtà. Come dire la bellezza che cura. E se gli sciamani sono gli artisti di quelle società, gli artisti sono gli sciamani della nostra società. Gli uni e gli altri sperimentano il tormento e l’estasi. Entrambi sono visitati dal genio. E il loro travaglio creativo non è una scelta, ma una necessità. Quasi una malattia. Come nel caso di personalità vibranti quali Joseph Beuys e Wassily Kandinsky. Il primo scampato alla morte durante la guerra grazie alle cure dei guaritori Tartari. Il secondo profondamente segnato in gioventù dalle sue esperienze di etnologo in Siberia. Dove andò a scuola dagli sciamani e imparò che forme e colori hanno uno spirito. Che non è quello che appare a prima vista. Perché punto, linea, superficie non sono geometrie senz’anima, ma la poesia segreta del mondo. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 Sport 58 CONTATTI [email protected] WWW.REPUBBLICA.IT Serie A/31ª giornata Stasera il match, lo spagnolo punge Conte, ironizza su Mazzarri e attacca lo Special: «Parla tanto ma a Madrid ha fallito». Uova sul pullman dei bianconeri Napoli-Juve ispira Benitez uno show contro Mou & C. MARCO AZZI NAPOLI. Silenzio, parla Benitez. Tutti zitti alla Juventus, come sempre nelle recenti vigilie. Ha invece alzato i toni il tecnico spagnolo, cogliendo il senso dell’attesa che lo circonda: 45 mila biglietti venduti e record d’incasso stagionale, anche se non è più una sfida scudetto. «Ho capito che per i napoletani questa è una partita speciale, al di là dei 20 punti di ritardo che abbiamo in classifica. Ma con l’aiuto del San Paolo e una prova al massimo delle nostre possibilità sono sicuro che possiamo batterli», ha lanciato la sfida lo spagnolo, impadronendosi della scena con la padronanza di uno showman. Rafa ha preso in giro Mazzarri: facendo finta di mordere una bottiglietta, come il suo collega contro l’Udinese. Poi ha attaccato Mourinho: «Parla tanto e vince poco. Col Liverpool lo mandai a casa in Champions e al Real Madrid ha fallito. Ora vediamo se ce la fa con i milioni del Chelsea». Infine la frecciata per Antonio Conte, l’avversario diretto di stasera. «Gli piace farsi intervistare sempre per ultimo: in Italia ho scoperto che ad alcuni allenatori interessano più le conferenze delle partite…». No comment da Torino, dove continua il silenzio stampa prima delle gare. La Juve proverà a rispondere sul campo, nonostante l’emergenza in attacco per la squalifica di Tevez e l’improvviso stop (infortunio muscolare) di Quagliarella: sembrava arruolabile fino al momento delle convocazioni. Llorente, Osvaldo e Giovinco in corsa per due maglie. Possibile sorpresa la difesa a 4. Pirlo si fermerà per il turn over, dietro l’angolo il Lione e l’Europa League. Al Napoli resta invece solo il campionato ed è piaciuta poco la scelta di Orsato. «Lasciamo arbitrare senza pressioni, farà bene: ma ritornerò alla carica per la moviola», ha messo le mani avanti De Laurentiis. Per Benitez è un esame anche per il futuro. «Il nostro obiettivo è lottare ogni anno per lo scudetto con i bianconeri». Accolti, però, in città da un lancio di uova sul pullman. LA SFI DA LA FOTO L’IMITAZIONE DI MAZZARRI Gag di Benitez prima della conferenza stampa. Lo spagnolo ha finto di mordere una bottiglietta d’acqua (foto Napolimagazine.com), imitando il gesto di rabbia di Mazzarri durante Inter-Udinese di giovedì (foto Sky) ALL’ANDATA Il gol dell’1-0 di Llorente segnato all’andata dopo 2 minuti. La partita si è poi conclusa 3-0 Venti punti e 150 milioni di differenza EMANUELE GAMBA TORINO. Finiremo per dare un prezzo anche ai punti? La Juve ne ha venti di vantaggio sul Napoli (non capitava dal 2009, quando gli azzurri arrivarono dodicesimi), Benitez ammette che non ne avrebbe mai pronosticati così tanti ma poi dà (si dà) una spiegazione, che magari a Torino prenderanno come un alibi: «È facile avere la mentalità vincente con trecento milioni l’anno». Venti punti, dunque, costerebbero più o meno 150 milioni, ovvero la differenza tra il fatturato della Juventus (283,8 milioni, Benitez ha fatto buon peso) e quello del Napoli, che è poco più della metà (148): se il prezzo è giusto, nel prossimo campionato la classifica dovrebbe accorciarsi, perché i ricavi bianconeri sono in sensibile contrazione, più che per l’eliminazione dalla Champions per il fatto che la torta dei diritti televisivi europei quest’anno verrà divisa in tre fette (e una spetta proprio al Napoli) anziché in due. Nel 2012, l’eliminazione ai preliminari dell’Udinese arricchì Juve e Milan, portando nelle casse torinesi 63 milioni, una quota praticamente irripetibile. A meno che la Champions non la vincano. Volendo, si può poi paragonare un altro dato economico che era invece il cavallo di battaglia di Walter Mazzarri: «Per paragonare il valore di due squadre, bisogna farlo guar- LE CIFRE dando al monte ingaggi». Ai suoi tempi napoletani le differenze erano più marcate, ora invece Agnelli spende 116 milioni per stipendiare i suoi giocatori e De Laurentiis 74. Sono cifre in crescita da una parte e dall’altra, perché nel prossimo bilancio compariranno i lauti emolumenti di Tevez, Llorente, Callejon, Albiol, Reina e soprattutto Higuain, che è il secondo giocatore più pagato in Italia dopo De Rossi (6 milioni l’uno, 6,5 l’altro). Nella graduatoria delle buste paga, in ogni caso, il Napoli è soltanto quinto, precedu- IL FATTURATO Più sostanzioso il fatturato della Juventus: 283,8 milioni contro i 148 del Napoli. La differenza dovrebbe calare il prossimo anno: a Torino incasseranno meno dalla vendita dei diritti tv europei 1 to anche da Milan (dove la forza lavoro costa più che alla Juve), Inter e Roma: al San Paolo ci sono stipendi da Europa League ma una classifica da Champions, ed è attraverso queste osservazioni che Benitez pretende una valutazione positiva del suo lavoro: «La Juve, col fatturato che ha, può comprare i più forti ogni anno: è così che ha creato una struttura societaria forte e una rosa superiore. Il Napoli deve arrivare al punto in cui ogni anno si può lottare per vincere un titolo: ci stiamo lavorando». A questo punto, infatti, si pos- 2 sono rispolverare i numeri che invece spesso sbandierano a Torino: «Loro spendono molto più di noi», ripeteva Conte fin da luglio, quando computava gli acquisti che il Napoli incasellava dopo aver venduto Cavani mentre Marotta faceva di conto anche per ingaggiare un Primavera. La Juve, che non ha ceduto giocatori di rilievo (ma Conte non è d’accordo e cita Matri e Giaccherini), tra il mercato estivo e quello invernale ha investito circa 15 milioni incassando 30 e spendendo 45, mentre il passivo degli azzurri è quasi il IL MONTE STIPENDI Più alto il monte stipendi bianconero, 116 milioni contro i 74 dei partenopei (solo quinto posto in A). Il più pagato è Tevez, 4,5 milioni netti. De Laurentiis spende 5,5 per Higuain e 3 per Hamsik 3 doppio. I 65 milioni guadagnati attraverso Cavani sono finiti in buona parte a Madrid per Higuain (uno che a Torino non poterono permettersi), Albiol e Callejon (60 milioni in tre), prima che De Laurentiis ne scucisse un’altra quarantina, quindici dei quali investiti nello scorso gennaio per Henrique, Ghoulam e Jorginho: gli azzurri hanno venduto per 70 e comprato per 100, e sono quei cento milioni rovesciati sui mercati di mezzo Europa, dal Belgio alla Spagna, a fare pensare agli juventini che i venti punti di diffe- LE SPESE DI MERCATO Napoli batte Juve nelle spese di mercato: 100 milioni (60 dalla cessione di Cavani) contro 45. Acquisto più caro Higuain, 37 milioni. A Marotta sono bastati 9 milioni (più 6 eventuali di bonus) per Tevez CAMPIONATI ESTERI SERIE B CHELSEA KO, GRAVE INFORTUNIO A THIAGO PALERMO RESTA A +10, DISASTRO LANCIANO Il Chelsea ko nel derby col Palace (1-0, autogol di Terry, foto), 1-1 fra Arsenal e City. Oggi Liverpool-Tottenham (17 Fox Sports): i Reds possono andare in testa. L’Hoffenheim (3-3) ferma a 19 i successi di fila del Bayern che perde Thiago: lesione del tendine rotuleo, sarà operato. In Liga Espanyol-Barcellona 0-1 (Messi), Bilbao-Atletico Madrid 1-2. Risultati 32ª giornata: Avellino-Cittadella 1-0, Cesena-Novara 2-0, Empoli-Juve Stabia 2-1, Latina-Carpi 1-0, Modena-Spezia 0-0, PadovaLanciano 5-1, Pescara-Reggina 2-2, Siena-Brescia 2-1, Trapani-Bari 3-4, Varese-Palermo 1-2. Oggi Crotone-Ternana (oggi ore 12.30). Classifica: Palermo 63, Empoli 53, Cesena 50, Crotone Siena e Trapani 49. LA CLASSIFICA JUVENTUS ROMA* NAPOLI FIORENTINA INTER PARMA* ATALANTA** LAZIO MILAN** VERONA 81 67 61 51 48 47 46 42 42 40 LE PA GEL LE * una partita in meno ** una partita in più SAMPDORIA TORINO GENOA UDINESE CAGLIARI CHIEVO** BOLOGNA** LIVORNO SASSUOLO CATANIA 40 39 39 35 32 27 26 24 21 20 STEFANO SCACCHI Honda, assist e sprechi Taarabt dà vivacità Non convince Agazzi Kakà, una doppietta, 300 gare col Milan, abbracciato da Taarabt Kakà come ai bei tempi Balotelli segna ancora il Milan adesso si diverte MILAN 3 CHIEVO 0 4’ PT BALOTELLI, 27’ PT E 9’ ST KAKÀ “ KAKÀ ENRICO CURRÒ renza in realtà costino molto meno di quel dice Benitez, come se le spese di mercato compensassero il divario tra i fatturati. Parliamo in ogni caso di schermagli di retrovia: in Europa ci sono otto club i cui ricavi sono superiori a quelli della Juve, che in prospettiva rischia il probabilissimo sorpasso del Liverpool, mentre il Napoli non è entrato tra i primi venti dopo essere stato sedicesimo nel 2012, al livello di società come Galatasaray e Amburgo. Non proprio il massimo. © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 NAPOLI JUVENTUS REINA HENRIQUE FERNANDEZ ALBIOL GHOULAM INLER JORGINHO CALLEJON HAMSIK INSIGNE HIGUAIN 25 4 21 33 31 88 8 7 17 24 9 1 4 19 3 33 23 8 6 22 14 18 BUFFON CACERES BONUCCI CHIELLINI ISLA VIDAL MARCHISIO POGBA ASAMOAH LLORENTE OSVALDO ARBITRO:ORSATO TV ORE 20.45 SKY SPORT 1, SUPERCALCIO, SKY CALCIO 1, DT MEDIASET SALDO ACQUISTI-CESSIONI In passivo entrambe le società, meglio la Juventus, che tra mercato estivo e invernale ha realizzato un rosso di 15 milioni. Esattamente doppio il disavanzo partenopeo: meno 30 milioni MILANO. Vincendo la seconda partita consecutiva ancora senza ansia e ancora con la firma di Balotelli (poi Kakà alla trecentesima da milanista ci ha messo un duplice autografo e Honda un pregiato ideogramma-assist), il Milan ha fatto a Seedorf il migliore regalo possibile: nessun pesce d’aprile potrà guastargli dopodomani il trentottesimo compleanno. Fino a ieri il festeggiato, che condivide la data di nascita con tre illustri colleghi (Sacchi, Zaccheroni e Scariolo) e con due illustri ex colleghi (Antognoni e Pruzzo), oscillava presso il popolo tifoso e dubbioso tra le due condizioni antitetiche: nuovo allenatore che stenta a calarsi nel ruolo o vecchio calciatore che fatica ad affrancarsi da uno status ventennale? La risposta l’ha data appunto il bis della vittoria con la Fiorentina: dovrebbe trattarsi del superamento della fase di apprendistato. La piena accettazione del passaggio dal campo alla panchina avviene infatti, nel subconscio del campione, attraverso la presa d’atto che conviene deporre l’orgoglio e i dogmi tattici, in nome del pragmatismo. Si attendono ulteriori, necessarie conferme. Intanto, però, anche il 3-0 di San Siro contro il Chievo è arrivato grazie alla stessa concretezza esibita mercoledì scorso. Il neofita non si è vergognato della conversione all’italianismo — priorità a una difesa attenta, massima compattezza e ricorso costante al contropiede — e dell’abbandono di ogni svolazzo. Non può dirsi casuale il mantenimento del 4-4-1-1 e di 9 degli 11 di Firenze: le sostituzioni degli squalificati Mexès e Constant con Zaccardo ed Emanuelson erano obbligate. La tattica guardinga ha del resto molti pregi: maschera i limiti tecnici e dinamici, evita agli esterni sfiancanti rincorse (spe- 59 Le cose cominciano a girare a nostro favore, ci servirà per il futuro. Il mio? Qui sono contento e spero di rimanere ” cie a Honda, finalmente chiamato a muoversi in spazi congrui) e soprattutto, risparmiando a Kakà gli eccessi di fatica, valorizza i guizzi improvvisi della coppia d’attacco con Balotelli. L’ALTRO ANTICIPO Atalanta da record Bologna a picco: 0-2 SESTA vittoria di fila per l’Atalanta: record della sua storia in A. A Bologna gol di De Luca (foto) ed Estigarribia, rossoblù contestati e Ballardini rischia. BOLOGNA (4-4-2) Curci 6 — Garics 5, Natali 5.5, Antonsson 5.5, Cherubin 5.5 — Crespo 5.5 (1’ st Cristaldo 5.5), Perez 5 (1’ st Ibson 5.5), Krhin 5.5, Lazaros 5.5 — Moscardelli 5, Acquafresca 5.5 (19’ st Bianchi 5). ATALANTA (4-4-2) Consigli 7.5 — Nica 6, Stendardo 6.5, Lucchini 6.5, Del Grosso 6 — Estigarribia 7, Baselli 6 (27’ st Cigarini sv), Carmona 6.5, Bonaventura 6 (37’ st Raimondi sv) — Denis 6 (22’ st Livaja 5.5), De Luca 7. Arbitro: Valeri 6. Reti: 22’ pt De Luca, 26’ pt Estigarribia. Note: ammoniti Stendardo, Acquafresca, Livaja, Moscardelli. Spettatori 20.413. Non sarà il massimo dell’estetica, ma è il modo più efficace di proteggere il quartetto difensivo dalle sorprese, sempre in agguato col precedente gioco ruminato, che portava spesso alla rischiosa perdita del pallone. L’Europa League rimane lontanuccia, però non si sa mai. Quello che si sa è che, ribadisce Galliani, la panchina di Seedorf non gode dell’immunità presidenziale: è soggetta alla legge del risultato. «Tutti gli allenatori dipendono da questo». Altre 7 partite aspettano ora l’esaminando, che sta raddrizzando la situazione. Stavolta lo ha parecchio aiutato l’arrendevolezza del Chievo, che per essere una squadra in lotta per la salvezza ha dimenticato a casa il coltello e pure i denti: evidentemente pensava già al derby col Verona, al punto che nel finale Thereau ha scaraventato sulla traversa un rigore. A volere essere precisi, il Chievo ha più che altro dimenticato nell’area piccola prima Balotelli su cross di Rami (azione viziata da lieve fuorigioco) e poi Kakà su scucchiaiata di Honda. Il futuro milanista Agazzi si è arreso nella ripresa anche al destro ad effetto dal vertice sinistro di Kakà: preziosismo notevole, che tuttavia non scioglie i dubbi sull’eventuale addio dell’ex Pallone d’Oro per gli Usa. «C’è una clausola che, senza Champions, gli consente di andarsene. Speriamo di no». L’augurio di Galliani è stato condiviso ieri sera dalla folla, nostalgica e sempre sparuta: 23.600 gli spettatori passati dai tornelli (contro i 35 mila dichiarati), inclusi i 4 mila bambini delle scuole calcio: gli unici a tifare fino all’ultimo, con l’innocenza dell’età. MILAN (4-4-1-1) Abbiati — Bonera, Zaccardo, Rami, Emanuelson — Honda, De Jong (15’ st Poli), Muntari (45’ pt Essien), Taarabt — Kakà (29’ st Robinho) — Balotelli. CHIEVO (3-5-2) Agazzi — Bernardini, Dainelli, Frey — Sardo, Radovanovic, Bentivoglio, Hetemaj, (32’ st Guarente) Dramè (23’ st Bostjan) — Obinna (18’ st Thereau), Paloschi. Arbitro: Giacomelli Note: nessun ammonito. Spettatori 34.989. MILAN ☛ 6 ABBIATI Reattivo quando ferma sulla linea un calcio d’angolo dalla traiettoria imprevedibile. ☛ 6.5 BONERA Fortifica la fascia destra. ☛ 6 ZACCARDO Mai in affanno fino alla distrazione punita con il rigore nel recupero. ☛ 6.5 RAMI Confeziona il cross per il vantaggio di Balotelli. ☛ 6 EMANUELSON Il pubblico lo punzecchia al minimo errore, ma lui non si demoralizza. ☛ 6 HONDA L’assist per il 2-0 di Kakà viene oscurato da un errore sotto porta. Spesso fischiato, ma sta migliorando. ☛ 6 DE JONG Viaggia col pilota automatico. Dal 15’ st Poli sv. ☛ 6 MUNTARI Dinamico fino all’infortunio al polpaccio destro. Dal 45’ pt Essien 6: cerca il gol con un inserimento in dribbling. ☛ 6 TAARABT Ogni tanto esagera con i tocchi di esterno, ma è una costante fonte di vivacità. ☛ 7.5 KAKÀ Serata perfetta: seconda doppietta del 2014 alla 300ª presenza col Milan. La traiettoria del 3-0 è degna del Kakà I. Dal 29’ st Robinho sv. ☛ 6.5 BALOTELLI Indirizza subito la partita col 13° gol in questo campionato, eguagliando già il bottino della scorsa annata (1 col City, 12 col Milan). CHIEVO ☛ 5.5 AGAZZI Il prossimo portiere del Milan si esibisce bene su Taarabt e Honda, sonnecchia sull’inserimento di Kakà. ☛ 5 BERNARDINI Distratto sul 2-0 di Kakà. ☛ 5 DAINELLI Osserva la girata in rete di Balotelli. ☛ 5.5 FREY Spettatore delle offensive rossonere. ☛ 5 SARDO Nel primo tempo troppi errori. ☛ 5 RADOVANOVIC Non si assume mai la responsabilità di una giocata costruttiva. ☛ 6 BENTIVOGLIO Unico gialloblù a ribellarsi al destino della partita. ☛ 5 HETEMAJ Qualche scatto senza grandi effetti. Dal 32’ st Guarente sv. ☛ 5 DRAMÉ Disattento. Dal 23’ st Bostjan 6: entra con determinazione, come dimostra una scivolata perfetta su Balotelli. ☛ 5 OBINNA Solo uno sprint con Emanuelson. Dal 18’ st Thereau 5.5: si procura un rigore che potrebbe rendere meno amara la serata del Chievo. Ma poi lo calcia sulla traversa. ☛ 5.5 PALOSCHI Si danna in pressing contro la sua ex squadra, ma non è mai pericoloso. ☛ 5.5 GIACOMELLI L’arbitro. Qualche dubbio per una posizione di fuorigioco influente sul primo gol. la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 60 IL TORMENTO DI THOHIR “I rigori che non ci danno? Non so se ridere o piangere” Sport SERIE A/31A GIORNATA Sassuolo sfida la Roma Floro Flores vuole l’affido del bimbo abbandonato Alle 12.30 c’è Sassuolo-Roma. Garcia sibillino: “Col presidente parleremo di dove vogliamo andare”. Floro Flores vuole l’affido del neonato abbandonato nella stazione della Circumvesuviana di Baiano. Domani UdineseCatania e Livorno-Inter SASSUOLO ROMA PEGOLO 79 GAZZOLA 24 MENDES 33 ANTEI 5 LONGHI 3 BIONDINI 16 MAGNANELLI 4 MISSIROLI 7 BERARDI 25 ZAZA 10 SANSONE 17 DE SANCTIS 26 TOROSIDIS 35 17 BENATIA 5 CASTAN DODÒ 3 PJANIC 15 16 DE ROSSI 44 NAINGGOLAN DESTRO 9 TOTTI 10 GERVINHO 27 ARBITRO:RIZZOLI TV ORE 12.30SKY SUPERCALCIO, SKY CALCIO, DT MEDIASET LAZIO PARMA MARCHETTI 22 83 MIRANTE KONKO 29 2 CASSANI BIAVA 20 29 PALETTA NOVARETTI 85 6 LUCARELLI 26 3 RADU MOLINARO GONZALEZ 15 30 ACQUAH 23 32 MARCHIONNI ONAZI PAROLO CANDREVA 87 16 6 7 BIABIANY MAURI 19 99 CASSANO LULIC 11 23 SCHELOTTO KLOSE ARBITRO:DAMATO TV ORE 15SKY CALCIO1, DT MEDIASET SAMPDORIA FIORENTINA DA COSTA 1 1 NETO DE SILVESTRI 29 11 CUADRADO GASTALDELLO 28 3 DIAKITÈ MUSTAFI 8 15 SAVIC 13 40 BERARDI TOMOVIC 17 14 M. FERNANDEZ PALOMBO 10 10 AQUILANI KRSTICIC GABBIADINI 11 20 BORJA VALERO 21 72 SORIANO ILICIC 23 27 EDER WOLSKI MAXI LOPEZ 7 32 MATRI ARBITRO:RUSSO TV ORE 15SKY SPORT 1, SKY CALCIO 2 DT MEDIAET Pattini d’Italia Carolina saluta nel giorno d’oro della danza SETTE GIORNI DI CATTIVI PENSIERI EN Loach (8) a 79 anni è tra i fondatori di un nuovo partito: Left Unity (Unità di sinistra). Si propone, leggo su Repubblica di ieri, di unire lavoratori, sindacati, ambientalisti per creare una società egualitaria, democratica e socialista. Prima riunione oggi a Manchester. Il gap ricchipoveri secondo Loach è cresciuto a livelli insostenibili, Londra è una città per ricchi, le case hanno prezzi impossibili, scuole e ospedali pubblici funzionano sempre peggio. Se al posto di Londra mettiamo Milano, Roma, Napoli, la situazione è la stessa, solo che non abbiamo un Ken Loach. Peccato. Abbiamo però il capogruppo del Pd, Speranza, che definisce “non inutili” gli F35. E il ministro della Difesa Pinotti, sempre Pd, che sugli F35 tranquillizza i militari: state sereni. A parte che l’invito a star sereni da qualche tempo suona vagamente inquietante, la mia precisa sensazione sugli F35 è che ci stiano prendendo per il cielo. Una più vaga è che la linea più breve per unire due punti non sia la retta ma l’arabesco. Giovedì, sempre su Repubblica, mi aveva attirato un titolo a pagine 31: “No a più frutta nelle bevande, è lite nel Pd”. Perbacco, notizia calda, ma nel Pd litigherebbero anche su una rimessa laterale a favore del Castel Rigone o sulla quantità di uvetta da mettere nel panettone. Stavolta la commissione Affari europei ha bocciato un emendamento (del tutto condivisibile) presentato dai deputati Oliverio e Anzaldi alla commissione Agricoltura della Camera: chiedeva di alzare dal 12 al 20 la percentuale di vera frutta nelle bevande analcoliche. Anche Martina, il ministro competente (è una formula, non una valutazione), si era detto contrario. ra viene il bello. Anzaldi, cui si uniscono i deputati Gelli e Burtone, si chiede: “E’ il ministro delle Politiche agricole o delle multinazionali? E’ singolare che invece di difendere gli interessi dei nostri agricoltori e consumatori Martina preferisca tutelare le grandi aziende”. Con cautela, dopo aver informato i tre deputati che l’esistenza di Babbo Natale è messa in dubbio da taluni e non sono sempre le cicogne a portare i neonati, dirò che non è singolare, è normale. Martina si comporta come molti suoi predecessori, per non dire quasi tutti. Gli interessi dei nostri produttori e consumatori, ammesso e non concesso che il ministro li conosca, sono ignorati e scavalcati da decenni. Anche ipotizzando una kenloachizzazione invero improbabile di Martina, in sede europea quel 20% invocato sarebbe stato fatto a pezzi da una K LA STAR CADUTA E PODIO Carolina Kostner 3ª nonostante una caduta; a destra, Cappellini-Lanotte cade, ci si rialza. Serve pazienza. Questo bronzo per me è una grandissima gioia, e per noi italiani una giornata storica». Una giornata particolare. Una giornata molto azzurra. Col Barbiere di Siviglia del libero di Anna e Luca, lei 27 anni da Como, lui 28 da Milano, insieme sul ghiaccio dal 2005, d’oro agli ultimi Europei, allenati da Paola RAFAEL 1 1 PERIN CACCIATORE 29 21 MOTTA MORAS 18 4 DEMAIO MAIETTA 22 15 MARCHESE AGOSTINI ANTONELLI 33 13 SALA STURARO 26 69 DONADEL 30 91 BERTOLACCI HALLFREDSSON 10 29 DE CEGLIE ITURBE CENTURION 15 26 TONI GILARDINO 9 11 JANKOVIC SCULLI 11 10 ARBITRO:CELI TV ORE 15SKY CALCIO4, DT MEDIASET GIANNI MURA IL GIUDICE SPORTIVO E IL NOME DELLA RESA UNA coppia d’oro, e poi sempre Ca- rolina. L’Italia balla tra i grandi, ed è una felicità quasi scabrosa. Con Anna Cappellini e Luca Lanotte, campioni finalmente. E ancora con sua maestà Kostner, soprattutto con lei, che ogni volta che sale sui pattini potrebbe essere l’ultima. Per questo saluta con onore il ghiaccio che in 27 anni l’ha amata e ingannata. Un bronzo pieno di cose il suo, ai mondiali di pattinaggio a Saitama, in Giappone, dove la gente riempie i palazzetti come in Europa il calcio gli stadi. Volano bouquet di fiori in pista, mai petardi, Carolina ne raccoglie molti per la sua sesta medaglia nel mondo, la quarta di fila. Forse non ce ne saranno più, lei non ballerà più. È ancora terza nell’universo, come alle Olimpiadi di Sochi, sul podio a cinque cerchi che è l’unica bellezza che davvero le mancava. In Russia disse: «Penso che sarà la mia ultima stagione, non voglio più dedicare tanto tempo agli allenamenti. Sono esaurita». Sì, ma mica tanto. Seconda dopo il corto, nel libero carica il suo Bolero di meraviglie: triplo lutz all’inizio, poi la combinazione doppio axeldoppio toeloop, prova il triplo fliptriplo toeloop ma è troppo, si sbilancia sul secondo salto e cade. Perde sicurezza, asciuga le prodezze, tiene: 126.59 punti (ai Giochi 142.61 sullo stesso programma), per un totale di 203.83. Non abbastanza per impensierire la regina di casa Mao Asada, vicecampionessa olimpica alla sua ultima apparizione, che tra i lanci di rose guadagna l’oro per la terza volta. D’argento l’enfant prodige russa Julia Lipnitskaya, 15 anni, un pieno ginnico di evoluzioni che incanta, anche se esegue eroismi senz’anima. È giovane, conoscerà l’imperfezione che parla. Chiedetelo a Carolina, che ne sa molto di dirupi e vette, dal nono posto a Torino 2006 dove fu portabandiera ai capitomboli di Vancouver 2010, 16esima nello scorno generale. È emigrata, è tornata, ha cambiato ogni volta tutto. È stata innamorata, e nella fiducia tradita: da Alex Schwazer, marciatore, oro olimpico a Pechino, l’angelo dopato tre anni e mezzo dopo, qualche ora prima che arrivasse a Londra 2012. In mezzo Carolina si è presa 5 titoli europei, un mondiale. «Smetto? Certo non lo deciderò oggi. Spero di esser d’esempio ai giovani: si PADELLI 30 25 AVRAMOV BOVO 5 14 PISANO GLIK 25 15 ROSSETTINI RODRIGUEZ 2 13 ASTORI AVELAR MAKSIMOVIC 19 8 DESSENA KURTIC 27 24 CONTI VIVES 20 5 EKDAL EL KADDOURI 7 20 DARMIAN VECINO 36 27 CERCI IBARBO 11 23 MEGGIORINI 69 18 NENÈ ARBITRO:TOMMASI TV ORE 15SKY CALCIO 3, DT MEDIASET > Cappellini-Lanotte campioni del mondo la Kostner di bronzo vicina all’addio ALESSANDRA RETICO VERONA GENOA TORINO CAGLIARI Mezzadri. Sesti a Sochi, ma qui è un’altra storia: mancano i campioni uscenti e olimpici in carica, gli statunitensi Meryl Davis e Charlie White, e i canadesi Tessa Virtue e Scott Moir, che hanno smesso. Ma non è solo quello, Anna e Luca ballano tutto quello che hanno e fanno oro, il secondo per l’Italia, 13 anni dopo quello conquistato da Fusar Poli-Margaglio. Di un soffio davanti ai canadesi Kaitlyn Weaver-Andrew Poje e ai francesi Nathalie Pechalat e Fabian Bourzat, ma è un soffio che spazza via il mondo. Anna piange a lungo: «Non ho parole, sono sorpresa per questo risultato che ci onora. È stata una stagione lunga, siamo allo stremo delle forze». La felicità che sfinisce. © RIPRODUZIONE RISERVATA O consorteria che, dal cioccolato ai formaggi, tutela solo gli interessi delle multinazionali. li interessi del nostro calcio, meno male che c’è la Lega a difenderli. Viva preoccupazione dilaga fra gli ultrà dell’Italia intera, dopo aver letto sui giornali di ieri la durissima presa di posizione in difesa dei dirigenti contestati. Leggere striscioni tipo “Lazio libera” e “Cagliari libera” fa ridere, come “Padania libera”. Se la contestazione a Lotito è endemica, quelle a Guaraldi, Galliani, Cellino sembrano occasionali. In sostanza, la Lega è pronta a costituirsi parte civile nei confronti delle tifoserie che ledano con disordini, cori, striscioni, l’immagine dei club, e a citarle per danni. Iniziativa interessante, chissà perché non si sono svegliati una decina d’anni fa, in Lega. Poteva essere un deterrente, forse. Adesso è tardi, e scommetto che, di fronte a una richiesta di danni, tutti i tifosi si dichiareranno nullatenenti, come Cellino anni fa, da presidente del Cagliari. Anche le squalifiche per settori di campo che se le vanno a cercare potevano essere un deterrente. Chissà come ci sono rimasti male quelli della Lazio: se non basta qualche quintalata di buuu e insulti a Seedorf e la sua maglia appesa a una croce a far scattare una squalifica, dovranno inventarsi di meglio, cioè di peggio. Eco di Eco nel mio suggerire un titolo adeguato al Giudice sportivo: Il nome della resa. on sarebbe male se la Lega invitasse i club a dare pubblica risposta a tutte le piccole e grandi disfunzioni che allontanano la brava gente dagli stadi. Alla rubrica di posta dei lettori che tiene Franco Arturi sulla Gazzetta arrivano ogni settimana segnalazioni di abbonati che trovano i loro posti occupati e gli steward non fanno nulla, di padri costretti a tornare a casa col figlio di sei anni colpevole di non avere la tessera del tifoso, ma nessun club si sente in dovere (sì, dovere) di rispondere a questa gente. Mentre alle delegazioni di ultrà si spalancano gli spogliatoi per un sereno confronto con giocatori e allenatore. A proposito di allenatori, era un po’ che non si parlava di Mourinho, stranamente quieto. Poi, non richiesto, per tenersi in forma ha detto che, quand’anche la Juve vincesse in Uefa, non sarebbe una grande vittoria, perché la squadra era programmata per la Champions. Mettere il nasino altrove non gli ha portato bene: ha perso il derby con il Crystal Palace, che è una squadra di Londra anche se sembra il nome di un albergo. G N © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 Gli altri sport 61 6 VITTORIE DELLA ROSSA Nessuna scuderia ha vinto quanto la Rossa a Sepang Vettel finito, anzi no nella nuova Formula 1 si può recuperare DAL NOSTRO INVIATO MARCO MENSURATI KUALA LUMPUR. Il capo della Red Bull l’aveva promesso. «In Formula 1 esistono solamente problemi di natura tecnica. Per i quali esistono solamente soluzioni tecniche. E noi della Red Bull abbiamo i migliori tecnici sul mercato. Quindi il risultato è scontato, recupereremo in breve tempo». Detto fatto. Nel giro di un paio di settimane, quello che sembrava il team più in crisi è tornato alla ribalta, avvicinandosi in maniera impressionante alla Mercedes. No, il secondo posto (poi cancellato) di Ricciardo a Melbourne, non è stato un DIRETTA SKY SPORT F1 ORE 10 DIFFERITA RAIUNO ORE 14.25 ewis Hamilton 1a fila (Mercedes) 3a D (Red Bull) N (Ferrari) 2’00’’175 (Force India) imi Raikkonen 5a Jean-Eric Vergne (Toro Rosso) 2’03’’078 ila f Daniil Kvyat (Toro Rosso) ila 2’02’’855 Adr P (Marussia) 11a M Valtteri Bottas (*) 2’02’’131 (Williams) 2’02’’756 amui Kobayashi K 2’02’’702 (Caterham) ax Chilton fila (Marussia) 8a 2’02’’074 fila 2’04’’388 2’03’’595 10a fila Marcus Ericsson (Caterham) 2’04’’407 (Ger) 2) Magnussen 3) Button (Dan) (Gbr) ) Alonso (Spa) 5 (Fin) 4 ) Bottas 6) Hulkenberg 7) Raikkonen 8) Vergne 9) Kvyat 25 18 15 12 10 (Ger) 8 (Fin) 6 (Fra) 4 (Rus) 10) Perez 2 (Mex) 1 C lassifica costruttori 2’02’’511 astor Maldonado (Lotus) ian Sutil Jules Bianchi 6a fila 1) Rosberg Sergio Perez R 9a 2’04’’053 (Sauber) 2’02’’369 2’02’’460 (Force India) omain Grosjean 4a fila Jenson Button Esteban Gutierrez 2’02’’351 (Williams) (Lotus) 2’02’’213 (McLaren) Felipe Massa 7a f 2’01’218 Kevin Magnussen (McLaren) 2’01’’712 2a fila K 2’00’’541 (Ferrari) ico Hulkenberg la (Sauber) caso. Nelle qualifiche di ieri la differenza tra Vettel e Hamilton è stata minima, roba di centesimi di secondo. E, a quanto pare, Vettel è stato pure rallentato nella sua caccia finale, altrimenti avrebbe potuto conquistare la pole, e lanciare un bel messaggio a tutto il reame. Il re è vivo, la vacanza è finita. O qualcosa del genere. Questo non vuol dire, per carità, che la Mercedes non sia più la prima forza del campionato. Ad avvantaggiare, e di molto, il quattro volte campione del ieri, c’era infatti una pioggia equatoriale infinita e pesantissi- ernando Alonso aniel Ricciardo fila 1’59’’486 F 2’00’’050 Classifica piloti ebastian Vettel 1’59’’431 (Red Bull) Nico Rosberg fi Gp Malesia, Alonso quarto, in pole l’attesa Mercedes di Hamilton. Ma la sorpresa è il tedesco, secondo S L (Mercedes) 1) MC LAREN 2) MERCEDES 25 FERRARI 4) WILLIAMS 5) FORCE INDIA 6) 18 10 9 3) TORO ROSSO 33 6 * penalizzato di tre posizioni ma. Sotto l’acqua, in generale, il motore conta di meno che in condizioni normali. Sotto l’acqua “calda” di queste latitudini, in più, una macchina con parecchio carico aerodinamico come la Mercedes soffre di un elevato consumo delle gomme. Due elementi - pioggia e consumo di pneumatici - che, sommati, hanno colmato la distanza tra primi e secondi. Ma è solo un effetto ottico, giurano a Stoccarda. Con la pista asciutta, i tedeschi di rito anglosassone sono ancora mezzo secondo abbondante davanti alla concorrenza redbullista. Seguita a ruota dalla Ferrari. I ragazzi di Maranello “settando” il motore in maniera più aggressiva (e meno prudente) sono riusciti a recuperare parte di quelle prestazioni mostrate durante i test invernali e improvvisamente smarrite in Australia. E non è un caso che, a differenza di quanto raccontato dalla pista di Melbourne, sia la Williams sia la McLaren siano rimaste indietro. Insomma, sia pure trovandosi più in difficoltà di quanto credeva alla vigilia, la Ferrari può tirare un mezzo sospiro di sollievo e guardare con un po’ più di fiducia al futuro. Un conto è essere la quinta forza del campio- IL CASO/MIRACOLO AL BOX FERRARI SOSPENSIONE IN 3’ I meccanici della Ferrari hanno impiegato solo tre minuti per rimandare in pista Alonso durante il Q2, sostituendo la sospensione danneggiata in un contatto con Kvyat nato, un conto è essere la terza, molto vicina alla seconda. Anche perché il tempo di Alonso in qualifica, che stamattina (ore 10) gli varrà la partenza dalla quarta posizione e il lato pulito della pista, è stato strappato con una macchina danneggiata allo sterzo dall’incidente con Kvyat, «per girare a sinistra il volante era leggero che bastava un dito, per andare a destra non ce la facevo con due mani». Insomma, i conti cominciano a tornare anche a lui: «Non c’è più la Mc Laren davanti a noi o la Williams, o robe che in Australia avevamo vi- sto» dice lo spagnolo. «Quindi cerchiamo di lottare per il podio, partendo anche quarti e sesti, penso che possiamo fare questo tentativo e avere una gara senza problemi». Più sinistra invece la situazione di Kimi Raikkonen. Il finlandese alterna fasi in cui sembra trovarsi a suo agio a fasi in cui si danna l’anima per mandare dritta la F14T. Ieri si lamentava moltissimo via radio della guidabilità della sua macchina. Problemi con il retrotreno, con lo sterzo, con le gomme. È ancora presto per parlare di crisi, ma l’allarme c’è. © RIPRODUZIONE RISERVATA Nba e ritorno, la scelta di Vujacic WALTER FUOCHI IL RAGAZZO che sotto i cieli di California e di Florida divideva i titoli Nba con Kobe Bryant e il divano di casa con Maria Sharapova ricomincia a giocare. Da oggi ad Avellino farà sei partite con Venezia, più i play-off, se saprà condurvi la gloriosa Reyer, ora nona, cioè sulla porta d’ingresso. Sasha Vujacic, a trent’anni appena fatti, ha visto tutto ed è tornato dove tutto gli apparve. Ne aveva 17 quando la Snaidero Udine lo scovò a Maribor e lo lanciò in serie A. Tre anni dopo, nel L’INTERVISTA 2004, era ai Lakers: sei stagioni, 420 partite, oltre duemila punti, due anelli vinti, 2009 e 2010. Non solo ricapita sotto i nostri cesti uno che vinceva “di là” e che ora, di qua, è il giocatore più titolato del torneo. Arriva pure quello che straripava fra i paparazzi, per l’anno d’amore, fra autunno 2010 ed estate 2012, con Maria Sharapova, la tenni- sta più ammirata del pianeta. Nozze annunciate, a Istanbul. Poi, un pacifico, consensuale addio. E adesso, Vujacic, dov’era e cosa stava facendo? «Ero a Los Angeles, casa mia, a lavorare duro ogni giorno col mio preparatore. Avevo avuto un contrattino a febbraio coi Clippers, non è andata bene, ma la voglia è tanta e ho detto di sì a Venezia. Da Udine ero partito, c’ero cresciuto come atleta e come persona. Conosco l’Italia, Venezia è unica al mondo, e ha pure una società ambiziosa. Ci proviamo insieme, finiamo questa stagione, vediamo come va e ragioneremo sulla prossima». Di Udine cosa ricordava? «Che era casa, come poteva esserlo un posto così vicino all’ex Jugoslavia. Io la chiamo ancora così, come tanti di noi, perché ho nascita slovena, ma anche sangue montenegrino, e parenti a Belgrado e Sarajevo. Era questo, un tempo, il nostro paese». La Nba è una porta chiusa? «Tutt’altro. Se ricapita, vado. Ma ora penso solo a Venezia. E alla prima, ad Avellino. Mi sento pronto, il tempo è stato poco, ma se un allenatore che stimo come Zare Markovski mi butta dentro, la voglia di far bene è sempre tanta». Dieci anni fa, nella sua prima vita italiana, questo basket vinceva coppe coi club e medaglie olimpiche con la nazionale. Lo ritrova più piccolo e povero. «Già, allora incontravo Ginobili e altri finiti in Nba, ora vedrò giocatori diversi, ma non do giudizi, voglio solo sfidarli e aiutare la mia squadra. Anche le nazionali hanno cicli e cambi di generazione. Con pazienza, l’Italia tornerà forte. I giocatori non le mancano». Lei li incrociava nella Nba. DUE TITOLI A LOS ANGELES Sasha Vujacic, guardia slovena della Reyer Venezia, classe ’84, una lunga esperienza in Nba con Lakers (due titoli, ‘09 e ‘10), Nets, Clippers e un biennio in Turchia con l’Efes. È stato compagno di Maria Sharapova “ HO SPOSATO VENEZIA Sono arrivato a Udine da ragazzino e ci sono cresciuto Ora ho sposato Venezia, città unica e società ambiziosa IL SOGNO LAKERS Da bambino dicevo: andrò ai Lakers e vincerò. Ce l’ho fatta. La Sharapova? Come dite voi, è acqua passata... ” SPORT IN BREVE BRASILE 2014 MORTO OPERAIO A SAN PAOLO Nuovo incidente nell’ "Arena Corinthians" di San Paolo: morto un operaio, il 3° dall’inizio dei lavori nell’impianto. TENNIS SERENA A MIAMI OGGI RAFA-NOLE «Belinelli anche qua, entrambi poco più che bambini. E poi là. Lui, Bargnani, Gallinari». Dei Lakers che cosa le è rimasto? «Due o tre momenti di assoluta felicità. Il primo quando venni scelto. Da bambino dicevo: andrò ai Lakers e vincerò. Ridevano, non capivano. Ma credevo in me stesso, ce l’ho fatta e lo dico a chiunque fa sport: non c’è sogno che non possa realizzarsi. Gli altri momenti belli quando ho vinto e, ancor di più, rivinto. Il secondo titolo fu straordinario. Sono rimasto in contatto con alcuni, ma Kobe non lo sento da un po’. So che non è contento. I Lakers che non vincono sono una storia strana, ma quando si cambiano allenatori serve tempo. Torneranno a farlo. Glielo auguro. E auguro al mio coach, Phil Jackson, di far bene a New York». Vujacic, esser più noto come signor Sharapova, ossia fidanzato d’una famosa tennista, la disturbava, ai tempi? «No, perché io avevo fatto carriera prima. E già vinto due anelli quando tutto iniziò. Ero un campione Nba. Ma è una storia di ieri. Acqua passata, dite in Italia, no?». E oggi, è single o ben accompagnato? «Ahi, vita privata… Ma rispondo. Sposato. Con la Reyer». © RIPRODUZIONE RISERVATA Serena Williams (foto) vince a Miami: 7-5, 6-1 a Li Na. Oggi (20.30 Sky Sport 2) finale Nadal-Djokovic. BASKET SIENA A ROMA BENE CANTÙ Anticipo della 10ª di ritorno Cantù-Varese 8468. Oggi (18.15) Cremona-R. Emilia, Avellino-Venezia, Bologna-Caserta, PistoiaBrindisi, SassariMontegranaro e (20.30) Roma-Siena. Domani Milano-Pesaro. CICLISMO COLPO VIVIANI OGGI LA GAND Sprint di Elia Viviani nella 3ª tappa della Coppi e Bartali. Oggi GandWevelgem. la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 R2 PROGRAMMI 62 IN ONDA L’ultimo duello per gli scrittori di “Masterpiece” DA NON PERDERE RRIVA stasera (alle 23) alla puntata conclusiva Masterpiece, il talent show di RaiTre dedicato alla letteratura, non troppo fortunato in fatto di ascolti: spettatori fra i 3-400mila, share che ha toccato a fatica il 3%. I cinque finalisti - Lorenzo Vargas, Stefano Trucco, Raffaella Silvestri, Nicola Savic e Stefano Bussa - hanno superato nel corso della trasmissione le prove più difficili e si sono qualificati per questa ultima sfida che li vedrà contendersi il premio finale: la pubblicazione in 100.000 copie del romanzo A L’ISPETTORE WALLANDER In prima assoluta la terza stagione della serie poliziesca nata dalla penna di Henning Mankell e prodotta dalla Bbc con Kenneth Branagh nei panni dell’investigatore svedese Laeffe - ore 21.10 6.00 6.30 7.00 7.25 8.15 9.05 10.30 11.30 13.00 13.30 13.40 13.45 15.40 17.05 17.10 18.10 19.35 20.30 21.00 21.45 22.40 1.00 1.20 1.50 1.55 2.00 3.35 4.10 CANALE 5 Videocomic Il Divertinglese Incinta per caso - Tf Lassie - Tf Inside The World Il nostro amico Charly - Tf Cronache animali Mezzogiorno in famiglia Tg2 Giorno Tg2 Motori Meteo2 Quelli che aspettano Quelli che il calcio Tg2 L.I.S. Meteo Stadio Sprint 90° Minuto Countdown - Tf Tg2 20.30 N.C.I.S. - Tf Hawaii Five-0 - Tf La Domenica Sportiva Tg2 Protestantesimo Meteo2 Appuntamento al cinema Film: Adrenalina Blu La leggenda di Michel Vaillant - di Louis Pascal Couvelaire, con Sagamore Stévenin, Diane Kruger Videcomic Università Telematica Internazionale UniNettuno 7.05 La grande vallata 7.55 Televisione pirata 8.00 Film: Gli imbroglioni di Lucio Fulci, con Raimondo Vianello, Antonella Lualdi 9.30 Il conte Ugolino 9.50 Correva l’anno 10.45 TeleCamere 11.10 Tgr Estovest 11.30 Tgr RegionEuropa 12.00 Tg3 Tg3 Fuori Linea Tg3 Persone Meteo3 12.25 Tgr Mediterraneo 12.55 12 idee per la crescita 13.25 Fuori Quadro 14.00 Tg Regione /Tg Reg. Meteo 14.15 Tg3 14.30 In 1/2 ora 15.00 Tg3 L.I.S. 15.05 Kilimangiaro - con L. Colò 18.55 Meteo3 19.00 Tg3 19.30 Tg Regione / Tg Reg. Meteo 20.00 Blob 20.10 Che tempo che fa 22.45 Tg3 Tg Regione 23.00 Masterpiece 0.25 Tg3 Meteo 0.35 TeleCamere 1.25 Fuori orario. Cose (mai) viste GIUDICE La scrittrice Taiye Selasi in cattedra a “Masterpiece” ITALIA 1 6.00 Prima pagina 7.55 Traffico Meteo.it 8.00 Tg5 Mattina 8.50 Dietro le quinte 8.55 Le frontiere dello Spirito 9.35 Dietro le quinte 10.05 Belli dentro - Sitcom 10.40 Supercinema 11.30 Le storie di Melaverde 12.00 Melaverde 13.00 Tg5 Meteo.it 13.40 L’arca di Noè 14.00 Domenica Live. Conduce Barbara D’Urso 18.50 Avanti un altro! - con P. Bonolis 20.00 Tg5 Meteo.it 20.40 Paperissima Sprint 21.10 Film: La vita è una cosa meravigliosa - di Carlo Vanzina, con Gigi Proietti, Nancy Brilli, Vincenzo Salemme, Enrico Brignano 23.25 Grande Fratello Riassunto 0.15 X - Style 1.15 Tg5 Notte Rassegna stampa Meteo.it 1.45 Paperissima Sprint (r) 2.25 Ho sposato un calciatore Miniserie 3.45 Off the Map - Tf 5.15 Tg5 Notte Rassegna stampa RETE 4 7.00 Super Partes 7.35 Til Death - Tf 8.50 Film (animazione): Scooby Doo e il terrore del Messico - di S. Jeralds 10.25 Film: Flipper - di A. Shapiro, con P. Hogan, E. Wood 12.25 Studio Aperto Meteo.it 13.00 Sport Mediaset XXL 14.00 Grande Fratello 14.25 Film: Duma - di C. Ballard, con A. Michaeletos, C. Scott 16.25 Film: Il mistero della pietra magica - di R. Rodriguez, con J. Bennett, K. Dennings 18.15 Cartoni 18.30 Studio Aperto Meteo.it 19.00 Così fan tutte 2 19.40 Film: Honey - di B. Woodruff, con J. Alba, L. Romeo 21.30 Lucignolo 0.30 Film: Torno a vivere da solo - di e con J. Calà, con E. Iacchetti 2.30 Grande Fratello 2.55 Sport Mediaset 3.15 Studio Aperto la Giornata 3.30 Media Shopping 3.45 Film: In ascolto - The Listening - di G. Martelli, con M. Parks 6.30 6.50 7.20 8.00 8.30 9.25 10.00 10.50 11.30 12.00 13.00 13.55 14.45 17.05 18.55 19.35 20.30 21.15 23.15 23.20 1.40 2.05 3.55 Tg4 Nitht News Media Shopping Super Partes Zorro - Tf Magnifica Italia Santi - Lo splendore del Divino nel Quotidiano Santa Messa Pianeta mare Tg4 / Meteo.it Pianeta mare Ricette di famiglia Donnavventura Film. Cornetti alla crema - di S. Martino, con L. Banfi. E. Fenech Film: Nuclear Target di M. Adams, con W. Snipes, E. Samms Tg4 Meteo.1 Il segreto Tempesta d’amore La Bibbia - Tf Cinefestival R4 Film: La giuria - di G. Fleder, di J. Cusack, G. Hackman Tg4 Night News Film: Blow Up - di M. Antonioni, con V. Redgrave, D. Hemmings Film: Abuna Messias di G. Allessandrini, con C. Pilotto LA SETTE 7.00 Omnibus - Rassegna stampa 7.30 Tg La7 7.55 Omnibus 9.45 L’aria che tira - Il diario 11.00 Bersaglio mobile 13.30 Tg La7 14.00 Tg La7 Cronache 14.40 Film: L’uomo di Alcatraz - di John Frankenheimer. Con Thelma Ritter, Telly Savalas, Burt Lancaster, Karl Malde 15.40 The District - tf 18.10 L’ispettore Barnaby - Tf 20.00 Tg La7 20.30 Domenica nel paese delle meraviglie. 21.10 La gabbia - Conduce Gianluigi Paragone 0.00 Film: Toro Scatenato di Martin Scorsese. Con Robert De Niro, Joe Pesci, Cathy Moriarty, Coley Wallace 3.05 Film: Va’ e uccidi- di John Frankenheimer. Con Frank Sinatra, Janet Leigh, Laurence Harvey 4.45 Omnibs (r) DEEJAY TV 15.00 16.00 16.55 17.00 18.00 18.55 19.00 20.00 20.30 20.45 21.00 22.30 23.30 0.30 Revenge 1 - Tf Switched at Birth 3 Deejay Tg Deejay Hits Fino alla fine del mondo Deejay Tg Dirty Sexy Money - Tf Pascalistan Milano Underground Mind the gap Microonde Deejay chiama Italia Remix American Horror Story 2 Fino alla fine del mondo Lorem Ipsum Best of LA EFFE 12.30 13.20 13.25 14.00 15.00 17.00 17.05 17.30 18.30 19.20 19.30 19.35 21.10 22.50 0.40 0.45 2.55 Chi ti credi di essere? Al cinema con laEffe RED - Il guru delle piante RED - Racconti sulla bellezza José e Pilar Al cinema con laEffe Un medico On The Road Il rumore della vita Per dieci minuti Dalla A a laeffe Al cinema con laEffe Ispettore Wallander Ispettore Wallander Gigantic Al cinema con laEffe La duchessa Chi ti credi di essere? RAI ■ PREMIUM ■ RAI 4 6.30 6.50 6.55 7.25 8.55 10.25 11.20 12.55 14.30 16.00 16.25 17.10 17.15 18.10 18.55 19.40 21.10 22.45 0.35 0.40 2.20 2.25 3.55 Musiclife Fumettology Watch Over Me - Tf Farscape - Serie Tv Babylon - Serie Tv Planetes - Serie Tv Doctor Who - Serie Tv Film: L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente- di e con B. Lee, con V. Norris Film: Carjacked - di J. Bonito, con M. Bello Mainstream - Magazine Eureka - Serie Tv Rai News Giorno Ashes to Ashes - Serie Tv Haven - Serie Tv Flashpoint - Serie Tv Ghost Whisperer - Serie Tv Dexter - Serie TV Film: I tre dell’Operazione Drago - di R. Clouse, con B. Lee Appuntamento al cinema Film doc : Bruce Lee - Il Viaggio del guerriero - di J. Little Rai News Notte Film doc : Dead Show - di T. Wirkola, con J, Laursen Misfits - Serie Tv 6.30 10.05 11.00 14.40 14.45 16.35 17.35 17.40 19.20 21.10 23.40 1.30 1.35 Betty la Fea - Telenovela Fiction Magazine Le Mille e una notte - Miniserie Appuntamento al cinema Terapia d'urgenza - Serie Tv Tutti pazzi per amore - Miniserie Rai News Giorno Film: Eloise al Plaza - di K. Lima, con S. Vassilieva, J. Andrews Le cose che restano - Miniserie La Pista - Show Film: Ovunque tu sia - di A. Lo Giudice, con L. Lante della Rovere Rai News Notte Piloti ■ MOVIE 7.10 Film: Tre destini un solo amore- di N. Garcia, con J. Dujardin, T. Servillo 8.55 Appuntamento al cinema 9.00 Film: Gli amanti latini - di M. Costa, con Totò, F. Franchi 10.40 Moviextra 60 11.15 Film: Il cielo cade - di A. Frazzi e A. Frazzi, c on I. Rossellini 12.55 Film: Martin il marziano - di D. Petrie, con C. lloyd, J. Daniels 14.35 Film: La grande fuga - di J. Sturges, con S. McQueen 17.30 Rai News Giorno 17.50 Film: Per favore non toccate le vecchiette!- di M. Brooks, con Z. Mostel 19.10 Film: G. I. Joe - La nascita dei Cobra di S. Sommers, con D. Quaid 21.15 Film: Cloverfield - di M. Reeves, cvon M. Vogel 22.45 Film: La ragazza della porta accanto di L. Greenfield, con E. Hirsch 0.30 Rai News Notte 0.35 Film doc: Gli anni delle immagini perdute - di A. Conti 2.05 Film: Malcom X- di S. Lee ■ RAI 5 13.00 14.00 15.50 17.35 17.40 18.30 19.30 20.25 21.15 22.10 23.00 Icone Food Trail la sfida del cibo My Life With Men & Other Animals - Teatro Rai News Giorno David Letterman Show Petruska - Una voce poco fa Icone Claudio Strinati: Velasquez e Guido Reni I diari della scultura - Doc Cool Tour Arte Film: Nowhere Boy - di S. Taylor Wood, c on K. Scott Thomas 0.45 Rai News Notte 0.50 Intro Amnesty The Human Rights Concert Hope - Mag. Musica GIALLO MEDIASET PREMIUM ■ CINEMA 19.00 Alex & Emma - di R. Reiner Studio Universal 19.20 Due agenti molto speciali di D. Charhon Premium Cinema 21.15 Che cosa aspettarsi quando si aspetta di K. Jones Premium Cinema 21.15 Step Up 3 D- di J. Chu Premium Cinema Emotion 21.15 Doomsday - di N. Marshall Premium Cinema Energy 21.15 Philadelphia - di J. Demme Studio Universal 23.00 Ballare per un sogno di D. Grant Premium Cinema Emotion 23.00 La cosa - di M. Van Heijningen Premium Cinema Energy 23.10 Baby Mama - di M. McCullers Premium Cinema 23.30 Studio 54 - di M. Cristhoper Studio Universal 10.00 Ma papà ti manda sola? di P. Bogdanovich Studio Universal 10.45 Austin Powers la Spia che ci provava di M. Jay Roach Premium Cinema 12.25 Scrivimi una canzone - di M. Lawrence Premium Cinema Emotion 13.05 Transporter 3 - di O. Megaton Premium Cinema Energy 13.45 Underworld - di L. Wiseman Studio Universal 14.10 Notting Hill - di R. Michell Premium Cinema Emotion 16.20 L’amore, per caso di D. Farrugia, A. Lemort Premium Cinema Emotion 16.30 Centurion - di N. Marshall Premium Cinema Energy 16.35 In Good Company - di P. Weitz Studio Universal 17.10 Ocean’s Thirteen - di S. Soderbergh Premium Cinema FOCUS 15.10 Le Avventure di Jeff Corwin 16.00 Austin Stevens. animali pericolosi 16.50 Nuove scoperte nella Valle del Re 17.45 Mission Critical. Hubble 18.40 La storia dell'Universo 19.30 Orche assassine 20.25 America sepolta 21.15 A caccia di miti 22.05 Curiosity. l'apocalisse è vicina? 23.00 Città ai raggi X 23.50 Megacostruzioni 0.40 Come è fatto il cibo CIELO 8.00 9.00 11.00 11.45 12.45 13.00 15.00 17.00 18.30 19.15 20.15 21.10 22.45 0.15 2.15 World's Scariest Video Most Dangerous Wrestling - WWE Smackdown Most Dangerous Sky TG Giorno Programma da definire Jack e Jill Stop & Gol Fratelli in affari Affari al buio Affari di famiglia Il mostro degli abissi Stop & Gol Night Film: Miranda Film: La chiave 07.15 08.05 08.55 09.50 10.40 11.35 12.20 13.10 13.55 14.45 15.30 16.20 17.10 17.55 18.45 19.25 20.20 21.05 22.00 22.50 23.35 00.25 01.05 Matlock Matlock E.R. - Medici in prima linea E.R. - Medici in prima linea New Tricks New Tricks Wolff, un poliziotto a Berlino Wolff, un poliziotto a Berlino JAG - Avvocati in divisa JAG - Avvocati in divisa JAG - Avvocati in divisa E.R. - Medici in prima linea E.R. - Medici in prima linea King King The Whole Truth The Whole Truth Touch Touch Il risolutore Il risolutore Silent Witness Silent Witness TV2000 7.55 Il Credo nei mosaici di Monreale 8.30 S.Messa 10.45 Una giornata con il VescovoMons. Roberto Busti 12.00 Angelus Santo Padre 13.45 Terre Sante di Don Roberto Di Diodato 15.20 La canzone di noi - la gara 18.00 Rosario da Lourdes 18.30 I passi del silenzio 20.30 I Santi nell' arte - I dottori della Chiesa 21.00 Film: Karol un Papa rimasto uomo - 2p REAL TIME 12.20 12.50 13.50 14.45 16.15 17.15 19.10 20.10 22.10 23.05 Molto bene Il re del cioccolato Bakery Boss: SOS Buddy Amici di Maria De Filippi Come tu mi vuoi Abito da sposa cercasi Due abiti per una sposa Abito da sposa cercasi L'abito dei sogni The Undateables: l'amore non ha barriere 0.05 Malattie imbarazzanti Teenagers 1.05 Dimmi cosa mangi... 1.35 Dimmi cosa mangi.. SATELLITE DIGITALE TERRESTRE 6.30 UnoMattina in famiglia. All'interno: 7.00-8.009.00 Tg1; 9.30 Tg1 L.I.S. 10.00 Buongiorno benessere 10.30 A sua immagine 10.55 Santa Messa 12.00 Recita dell'Angelus 12.20 Linea Verde 13.30 Telegiornale 14.00 L'Arena - con Massimo Giletti 14.25 Automoblismo: Gran Premio della Malesia di Formula 1 16.25 Che tempo che fa 16.30 Tg1 16.35 L’Arena - 2a parte 17.25 Domenica In - conduce Mara Venier 18.50 L'Eredità 20.00 Telegiornale 20.35 Rai Tg Sport 20.40 Affari tuoi - con F. Insinna 21.30 Un medico in famiglia 9con Lino Banfi, Margot Sikabonyi, Giorgio Marchesi Tg1 60 secondi 23.30 Speciale Tg1 0.35 Tg1 Notte Che tempo fa 1.00 Testimoni e protagonisti Ventunesimosecolo 2.15 Sette note 2.45 Così è la mia vita... Sottovoce 3.15 Mille e una notte - Fiction “Il bene e il male” © RIPRODUZIONE RISERVATA RAI 3 RAI 2 RAI 1 di esordio. E sui loro romanzi si gioca l’ultima puntata di Masterpiece¸ che costringerà i finalisti a superare ulteriori prove fino al duello conclusivo fra due aspiranti scrittori. I due finalisti, nel teatro della Scuola Holden di Torino, leggono ai tre giurati Giancarlo De Cataldo, Andrea De Carlo e Taiye Selasi uno stralcio del proprio romanzo, accompagnati da Donato Carrisi e Susanna Tamaro. Il voto del pubblico e quello della giuria, affiancata da Elisabetta Sgarbi, decreterà il vincitore. SKY [servizio a pagamento] ■ CINEMA MATTINA 9.15 Il fiume rosso - di H. Hawks Sky Cinema Classics 10.20 Il principe abusivo - di A. Siani Sky Cinema 1 HD 10.20 Steel Magnolias - di K. Leon Sky Cinema Passion 11.00 Cinque colpi di pistola - di R. Corman Sky Cinema Classics 11.45 The Last Stand - di K. Jee-Woon Sky Cinema 1 HD 12.25 4 per Cordoba - di P. Wendkos Sky Cinema Classics 13.10 Perversione mortale - di C. Crowe Sky Cinema Max HD 13.20 The Mexican - Amore senza la sicura di G. Verbinski Sky Cinema Hits HD ■ CINEMA POMERIGGIO ■ CINEMA SERA ■ CINEMA NOTTE 14.10 Il cacciatore di indiani - di A. De Toth Sky Cinema Classics 15.00 Nemico pubblico - di T. Scott Sky Cinema Max HD 15.30 Il club di Jane Austen - di R. Swicord Sky Cinema Passion 15.40 Natale a Rio - di N. Parenti Sky Cinema 1 HD 16.50 Coach Carter - di T. Carter Sky Cinema Family HD 17.15 Una bugia di troppo - di B. Robbins Sky Cinema Hits HD 17.30 Anni 90 - Parte II - di E. Oldoini Sky Cinema Comedy 18.55 Romanzo di una strage di M.T. Giordana Sky Cinema Hits HD 21.00 Bandido - di R. Fleischer Sky Cinema Classics 21.00 Bob - Un maggiordomo tuttofare di G. Sinyor Sky Cinema Family HD 21.00 Cop Land - di J. Mangold Sky Cinema Max HD 21.00 Dance with Me - di R. Haines Sky Cinema Passion 21.00 Una pallottola spuntata - di D. Zucker ky Cinema Comedy 21.10 Treno di notte per Lisbona di B. August Sky Cinema 1 HD 21.10 Attack the Block - Invasione aliena di J. Cornish Sky Cinema Hits HD 22.30 Candidato a sorpresa - di J. Roach Sky Cinema Comedy 22.40 I cavalieri dalle lunghe ombre di W. Hill Sky Cinema Classics 22.40 Honey - di B. Woodruff Sky Cinema Family HD 22.45 Insidious - di J. Wan Sky Cinema Hits HD 22.50 Goal! 2 - Vivere un sogno di J. Collet-Serra Sky Cinema Max HD 23.15 Spanglish - Quando in famiglia sono in troppi a parlare - di J.L. Brooks Sky Cinema Passion 0.00 Jackass - Il film - di J. Tremaine Sky Cinema Comedy 19.00 Motociclismo: GP del Brasile MXGP Mondiale Motocross Eurosport 2 19.00 Calcio: Terzo Tempo, in onda con noi Sky Sport 1 HD 19.15 Boxe: Azerbaijan - Italia World Series of Boxing Sintesi Sky Sport 3 HD 19.30 History Remix - Napoli vs Juventus Replica Sky Sport 1 HD 19.30 Tennis: ATP World Tour Masters 1000 Miami Sky Sport 2 HD 19.30 Gr. 32 Serie B Remix Replica Sky Supercalcio HD 20.00 Motori: Eurosport Best Pairs Speedway Replica Eurosport 2 20.00 Sky Calcio prepartita Sky Sport 1 HD 20.00 Sky Calcio prepartita Sky Supercalcio HD 20.10 Basket: NCAA SkySport 3 HD 20.30 Equitazione: Winter Equestrian Festival Differita EuroSport HD 20.45 Calcio: Napoli - Juventus Serie A Sky Sport 1 HD 20.45 Calcio: Napoli - Juventus Serie A Sky Supercalcio HD 21.30 Tennis tavolo: Super SeriesDifferita EuroSport HD 22.00 Motociclismo: GP del Brasile MXGP Mondiale Motocross Eurosport 2 22.30 Rally: Rally di Grecia European Rally Championship Differita EuroSport HD 22.30 Boxe: Azerbaijan - Italia World Series of Boxing Sintesi Sky Sport 2 HD 22.45 Sky Calcio postpartita Sky Sport 1 HD 22.45 I Signori del Calcio Replica Sky Supercalcio HD 23.00 Biliardo: Tour Championship Finals Replica EuroSport HD 23.00 Ciclismo: Giro di Catalogna Replica Eurosport 2 23.00 Automobilismo: St. Petersburg Indycar Differita Sky Sport 3 HD 23.15 Calcio: Napoli - Juventus Serie A Replica Sky Supercalcio HD 23.30 Calcio: Terzo Tempo, in onda con noi Diretta Sky Sport 1 HD 23.30 Ep. 22 NBA Action Replica Sky Sport 2 HD 0.00 Basket: Brooklyn - Minnesota NBA Sky Sport 2 HD 0.30 Ciclismo: Giro di Catalogna Replica EuroSport HD 0.30 Biliardo: Tour Championship Finals Replica Eurosport 2 0.30 Gr. 31 Serie A Remix Sky Sport 1 HD 10.00 10.35 10.45 11.10 11.30 11.30 11.50 12.30 12.45 12.55 14.30 14.50 15.05 15.55 15.55 18.45 La vita secondo Jim Fox HD 18.55 Cosa ti dice il cervello? National Geographic Channel 19.10 N.C.I.S. Fox Crime HD 19.35 In Cucina con GialloZafferanoFox Life 19.55 Cosmos. Odissea nello spazio National Geographic Channel 20.00 Project Runway Italia Fox Life 20.05 N.C.I.S. Fox Crime HD 20.55 Cosmos. Odissea nello spazio National Geographic Channel 21.00 I Simpson Fox HD 21.00 Senza traccia Fox Crime HD 21.00 Project Runway ItaliaFox Life 21.00 Strega per amore Fox Retro 21.25 American Dad Fox HD 21.30 21.50 21.55 21.55 22.00 22.15 22.25 ■ SPORT FOX 13.00 13.20 13.55 14.00 Strega per amore Fox Retro Project Runway Italia Daily Fox Life How I Met Your MotherFox HD I Simpson Fox HD CastleFox Life Hazzard Fox Retro The Blacklist Fox Crime HD Castle Fox Life The Blacklist Fox Crime HD Cacciatori di gemme National Geographic Channel The Big Bang Theory Fox HD Grey's Anatomy Fox Life Esperimenti esplosivi National Geographic Channel Agents of S.H.I.E.L.D. 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