ATTUALITÀ
Martedì 9 aprile 2013
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Traffico in tilt per tutto il giorno
Rapina da film, terrore in autostrada
Un commando blocca la A9 fra Milano e Como, sbarra la strada al furgone portavalori, spara e fugge con soldi e oro
::: SALVATORE GARZILLO
QQQ Un colpo da professionisti.
Un piano studiato da tempo, curato nei minimi dettagli e portato a
termine senza versare una goccia
di sangue nonostante siano stati
esplosi quasi 50 colpi di kalashnikov. La banda che ieri mattina ha
assaltato i due portavalori sull’autostrada A9 Milano-Como, aveva
strumenti e conoscenze, al punto
da sapere che uno dei mezzi della
ditta Battistolli fungeva solo da civetta e che non trasportava nulla
di interessante. Per questo hanno
puntato senza esitazione al blindato contenente contanti e lingotti d’oro, tagliando il portellone con
un flessibile e portando via un bottino inizialmente stimato in dieci
milioni di euro e successivamente
ridimensionato in un paio.
L’assalto è avvenuto alle 7.05. I
due furgoni della ditta di Vicenza
erano partiti all’alba da Paderno
Dugnano (Milano) diretti a Como
e quando hanno superato lo svincolo di Saronno sono finiti nella
trappola. I banditi hanno prima
disseminato le carreggiate di entrambi i sensi di marcia di chiodi a
tre punte per bloccare il traffico e
impedire ai mezzi di soccorso di
arrivare, poi hanno dato fuoco alla
motrice di un tir in modo da creare
un finto incidente.
I vigilantes hanno visto dallo
specchietto retrovisore una colonna di fumo e il vuoto dietro di
loro ma quando si sono resi conto
di quello che stava per accadere
era già troppo tardi. L’autoarticolato che viaggiava davanti si è improvvisamente messo di traverso
bloccando qualsiasi via di fuga,
isolando i portavalori e trasformando le guardie giurate in tonni
in una tonnara.
A quel punto i banditi, forse una
decina e tutti con indosso pettorine della polizia, sono scesi dai
mezzi armati di fucili d’assalto coi
quali hanno crivellato i furgoni e
tentato inutilmente di sfondare il
parabrezza. Ore dopo, quando
tutto era finito, la polizia ha trovato 48 bossoli che ha evidenziato
con altrettanti segnalini.
Al riparo dai colpi ma comunque terrorizzati, i vigilantes hanno
tenuto duro fino a quando han visto del fumo uscire da sotto al loro
blindato (provocato da un fumogeno acceso di proposito) e credendo che potesse esplodere
hanno aperto le portiere. Sembra
che in questo momento ci sia stato un conflitto a fuoco, ma è certo
PALERMO
Blitz antimafia
37 arresti,
anche il sindaco
LA SCENA DEL CRIMINE
che nessuno è stato raggiunto nonostante la quantità di proiettili.
Secondo la ricostruzione della
Squadra mobile di Como, subito
dopo i banditi hanno utilizzato il
flessibile per tagliare il portellone
del mezzo contenente i lingotti,
snobbando l’altro in maniera così
sicura da lasciar ritenere che sapessero di perdere solo tempo
prezioso. Dopo aver trasferito il
bottino su tre auto, sono scappati
utilizzato la viabilità ordinaria,
sparendo nel nulla prima dell’arrivo della polizia. Tutta l’operazione è durata pochi minuti, un’azio-
Il camion utilizzato dai rapinatori per bloccare l’autostrada A/9 tra
Saronno e Turate e fermare il furgone della società di portavalori
Battistolli di Vicenza [Ansa]
ne chirurgica che è stata definita
dai testimoni «paramilitare».
Lo conferma Marco Melatti, responsabile dell’Ufficio Stampa
del Gruppo Battistolli, che all’Ansa ha commentato che «di certo si
è trattato di una banda di professionisti visto che il colpo era stato
preparato nel dettaglio», e che in
merito all’entità della rapina ha
spiegato: «In questo momento
non siamo in grado di dare una cifra esatta visto che anche noi non
lo sappiamo, ma 10 milioni di euro sono una cifra assolutamente
esagerata. Per noi bottino ingente
può essere nell’ordine di un paio
di milioni. Va verificata anche la
presenza di lingotti, quello che
possiamo dire è che tra i nostri
clienti della zona ci sono banche,
istituzioni private e gruppi della
grande distribuzione».
In ogni caso sembra improbabile che un’organizzazione di
questo tipo possa aver puntato a
pochi spiccioli. Sull’identità del
gruppo non ci sono certezze, anche se dalle prime indiscrezioni
pare che siano italiani e senza inflessione dialettale.
Nel pomeriggio sono state trovate non lontano da Turate tre auto usate per la fuga: una 159 grigia,
una 156 blu e un’Audi A3 bianca.
L’ipotesi è che possano aver preso
tre vetture “pulite” per raggiungere la Svizzera.
La requisitoria del pm
«Cucchi magro come ad Auschwitz, condannate tutti i medici»
::: ROMA
fermieri Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e
Domenico Pepe. Invece per gli agenti delQQQ Il pm Francesca Loy al termine del- la polizia penitenziaria Nicola Minichini,
Corrado Santantonio e Antonio
la requisitoria, in merito alla morDomenici due anni di reclusiote del geometra Stefano Cucne per il reato di lesioni perchi, ha chiesto la condanna
sonali aggravate.
per tutti gli imputati al proLoy ha spiegato «Stefano
cesso e pene comprese tra
morì di fame e di sete, ani due e i sei anni e otto meche se c’erano una serie di
si di reclusione. La pena
maggiore (6 anni e 8 mesi
patologie che l’hanno pordi carcere) è stata chiesta
tato alla morte insieme alla
per Aldo Fierro, primario del
mancanza di cibo.
reparto protetto dell’ospedale Stefano Cucchi [Ftg]
Non
servivano
«Sandro Pertini». Sei anni per i
esperti per dirci la
medici Flaminia Bruno e Stefacausa di morte. Bania Corbi, cinque anni e mezzo per Silvia stava vedere le foto». Il pm ha poi aggiunDi Carlo e Luigi Preite de Marchis. Due to che il ragazzo «era una persona di maanni di reclusione per il dirigente del Per- grezza patologica di quelle che abbiamo
tini Rosita Caponett e quattro per gli in- visto di rado, per lo più nei film che rac-
contano quanto successo ad Auschwitz.
Era un tossicodipendente con conseguenze sul suo stato fisico. Soffriva di crisi
epilettiche e sono stati documentati 17
accessi a pronto soccorso negli ultimi dieci anni. Non è normale che uno va al
pronto soccorso due volte l’anno».
Arrestato il 15 ottobre 2009 per droga,
Cucchi trovò la morte una settimana dopo all’ospedale Sandro Pertini di Roma.
La sentenza del processo è attesa entro il
22 maggio. Per quella data è stata infatti
fissata l’ultima udienza della III Corte
d’Assise. In questi giorni è molto fitto il
calendario del processo: il 10 aprile è previsto l’intervento della parte civile, mentre il 17 saranno ascoltati i primi interventi della difesa. In aula, ieri, erano presenti
anche la sorella, Ilaria Cucchi, e i genitori
di Stefano.
Palermo ha tremato ieri mattina. All’alba sono scattati 37 arresti, tra cui un insospettabile
come il sindaco di Montelepre,
Giacomo Tinervia, accusato di
estorsione e concussione.
Le indagini dei carabinieri del
comando provinciale, guidato
dal colonnello Piero Iannotti,
hanno smantellato un nuovo
«Super Mandamento», in cui si
erano fusi i due clan storici: di
San Giuseppe Jato e di Partinico. Secondo i magistrati della
Dda, a capo ci sarebbe stato
Antonino Sciortino, 51anni,
tornato in libertà da due anni
dopo avere trascorso 12 anni
in carcere per mafia. Secondo i
pm, il primo cittadino di Montelepre avrebbe intascato una
mazzetta da 7.000 euro, come
poi confermato dal capomafia
del paese.
LA CASSAZIONE
Niente ricovero
per Totò Riina:
resta al 41 bis
Totò Riina resta confinato al
41 bis. Questo quanto deciso
dalla VII Sezione penale della Cassazione, che ha rigettato il ricorso fatto dal boss
di Cosa nostra contro un’ordinanza, risalente al novembre 2011, del Tribunale di
Sorveglianza di Milano. Ordinanza che aveva detto di
no alla sospensione del regime di carcere «duro» e di ricovero in una struttura sanitaria idonea. A Riina è stato
applicato un peacemaker,
ma gli accertamenti fatti sul
suo stato di salute hanno
portato la Corte ad affermare che nonostante la condizione di salute le misure
cautelari sono «praticabili in
regime di detenzione». A
nulla sono è valso il ricorso
della difesa del «padrino».
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Libero.09.04.2013 portavalori