Lineatempo
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Rivista online di ricerca storica letteratura e arte
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n. 9/2009
INFINE … UN COLPO DI SCENA IN CAMPO NEGAZIONISTA Il documento è
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Con qualche decennio di ritardo, David Irving, dopo essere stato incarcerato a seguito del processo in Austria (dove era stato arrestato nel novembre 2005 mentre si recava ad un raduno di goliardi per apologia del nazismo), sembra ammettere finalmente l’esistenza dell’Olocausto, distanziandosi dalle sue tesi negazioniste che ne hanno fatto un idolo sulla scena neo‐nazista. Tesi testardamente sostenute, anche dopo che l’alta corte di Londra gli diede torto nel 2000 nel processo seguito alla querela sporta da Irving nei confronti della storica Deborah Lipstadt. La Lipstadt aveva affermato che Irving, per via delle sue tesi, era «un pericoloso nazista». E i giudici le avevano dato ragione. Ora Irving sembrerebbe aver ripensato l’intera “faccenda”: in un’intervista rilasciata all’Ansa tramite il suo legale Elmar Kresbach (riportata da Il Giornale e rintracciabile presso il sito www.storiainrete.com), condanna i crimini del Terzo Reich e lo sterminio di innocenti per ragioni razziali, ma distingue fra il primo Hitler e quello successivo, salvando il primo. Il 20 febbraio 2006 lo storico sessantasettenne autodidatta è stato processato davanti ad una corte d’assise a Vienna, in base a un mandato d’arresto risalente al 1989, e condannato a tre anni (è stato scarcerato il 21 dicembre 2006, in seguito alla sentenza della Corte d'Appello). Nell’intervista gli è stato chiesto come mai avesse avuto bisogno di 60 anni dalla fine della guerra per convincersi dell’esistenza dell’Olocausto. Risponde: «Non mi sono mai fidato delle opere conformistiche, ma mi sono sempre basato per i miei trenta libri sulle ricerche compiute durante dieci anni, e ora sono arrivato alla conclusione che l’Olocausto c’è stato». Le sue opinioni sono cambiate perché ha scoperto nuove fonti a Mosca e precisamente «si tratta dei diari di Goebbels da lui studiati nel ‘92 negli archivi di Mosca e anche degli archivi di Auschwitz (pure conservati a Mosca) dove ho fatto scoperte importanti, ma la più importante di tutte l’ho fatta all’Archivio di Stato di Londra: il dossier Kurt Aumeier (vice comandante di Auschwitz) e le decifrazioni delle conversazioni delle SS degli Ost Bezirke (distretti orientali), ovvero dei campi di concentramento». Ormai Irving sembra essere d’accordo anche sulle cifre (sei milioni di ebrei sterminati) sull’Olocausto: «la cifra è controversa non solo per me ma in sostanza sarà vera, anche se ritengo che si sia concentrata troppa attenzione su Auschwitz e non altri Lager come Treblinka». Segnaliamo infine il dibattito in Tv del 24 gennaio 2007 (durante la trasmissione Controcorrente di SKYTg24, condotta da Riccardo Formigli) in cui Irving è stato messo a confronto con lo storico Giovanni Gozzini e ha decisamente ridimensionato le sue nuove convinzioni, pur confermando che «senza dubbio, secondo me, i nazisti hanno ucciso milioni di ebrei. Qualcosa è sicuramente successo, ma non è successo ad Auschwitz. E’ successo in altre zone». (Cfr. l'articolo Convergenze parallele, apparso in “Storia in rete”, n.15/16, gennaio‐febbraio 2007, pp. 14‐21, che riporta la trascrizione letterale del dibattito tra Irving, Gozzini e Formigli) 1 http://www.diesse.org/default.asp?id=336
http://www.lineatempo.eu
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