n° 1 - Dicembre 2001 La meridiana a riflessione del "Le Cadran Solaire" di Silvio Magnani fig. 1 L a meridiana o più propriamente l'orologio solare descritto in queste righe è dipinto sul soffitto a volta di un caratteristico ristorante, " Le Cadran Solaire", situato nell'abitato di Antagnod, nel comprensorio del comune di Ayas in Valle d'Aosta. La meridiana è stata realizzata all'inizio del 2000 dallo scrivente con la collaborazione del prof. Giacomo Borzone per la parte pittorica. . DESCRIZIONE DELLA MERIDIANA L'orologio occupa una delle quattro volte del soffitto del ristorante; le volte sono collegate e sostenute al centro del locale da una colonna in pietra. La volta su cui è dipinta la meridiana è prospiciente la porta d'ingresso ed è immediatamente visibile a chi entra nel locale. L'orologio è del tipo a riflessione; utilizza cioè come indicatore dell'ora, non l'ombra di uno stilo, ma un bollo di luce riflesso da un piccolo specchio circolare. Lo specchio è fissato su un opportuno supporto posizionato all'esterno della porta d'ingresso, sulla tra- versa di legno che divide la porta da una piccola finestra rettangolare sovrastante. Il raggio riflesso passa attraverso il vetro della finestra evidenziandosi sulla volta del soffitto come un bollo di luce. L'orologio segna l'ora media dell'Europa Centrale (ora dei nostri orologi). Ogni ora è contrassegnata da una curva a forma di otto allungato (curva lemniscata); l'ora esatta viene raggiunta nell'istante in cui il bollo di luce si sovrappone ad uno dei rami della curva ad otto corrispondente alla stagione in cui ci si trova. Il ramo della curva che va dal solstizio d'inverno (21 dicembre) al solstizio d'estate (21 giugno) è contrassegnata dalle frecce orientate verso l'esterno del locale ed è affiancata dai simboli dei segni zodiacali invernali e primaverili; il ramo della curva che va dal solstizio d'estate al solstizio d'inverno è contrassegnata dalle frecce orientate verso l'interno del locale ed è affiancata dai simboli dei segni zodiacali estivi ed autunnali. Per semplicità e chiarezza di lettura del quadrante le frecce e i simboli dei segni zodiacali sono riportati solo sulla curva che 33 Gnomonica Italiana fig. 2 fig. 3 segna le ore 14; vanno ovviamente immaginati per tutte le altre curve. Il passaggio da un segno zodiacale al successivo è rappresentato dalle linee (linee diurne) poste trasversalmente alle linee orarie. Tali linee sono percorse dal bollo di luce nei giorni corrispondenti a tale passaggio; in particolare la linea del solstizio estivo è quella più vicina alla finestra, quella del solstizio invernale è la più lontana e quella degli equinozi è la centrale. L'orologio è quindi anche un calendario; la sua lettura è evidenziata dal bollo di luce durante il suo lento e graduale spostamento attraverso le stagioni; dalla linea del solstizio estivo a quella del solstizio invernale durante l'inverno e la primavera per ritornare al punto di partenza attraverso l'estate e l'autunno. Oltre all'ora dell'Europa Centrale è possibile conoscere il mezzogiorno vero locale (istante in cui il sole si trova esattamente a sud e il tempo che intercorre tra l'alba e il tramonto è diviso in due parti uguali), quando il bollo di luce si sovrappone alla linea oraria indicata con la lettera M (linea Meridiana). E' il mezzogiorno delle vecchie meridiane dell'800. La Figura 1 dà una visione di insieme dell'orologio; la Figura 2 mostra un dettaglio in cui è possibile distinguere il bollo di luce; la Figura 3 mostra lo specchietto e il relativo supporto sopra la porta d'ingresso. DATI TECNICI DELLA MERIDIANA La meridiana è situata ad una altezza di ca. 1700 metri sul livello del mare ad una latitudine di 45° 48' 43" N e a una longitudine di 7° 41' 22" E. 34 La superficie del soffitto interessata al disegno della meridiana è circa 10 metri quadrati. La distanza del soffitto dal pavimento del locale è variabile (essendo il soffitto a volta) da un massimo di 283 n° 1 - Dicembre 2001 fig. 4 cm ad un minimo di 245 cm. Le dimensioni del vetro della finestra da cui passa il raggio riflesso e che sovrasta la porta d'ingresso sono: lunghezza 815 mm, altezza 475 mm. Lo specchio è posizionato all'esterno del locale, ad una distanza (misurata verticalmente) dal soffitto variabile da 75 a 37 cm e dal pavimento di 208 cm; il suo centro ha una distanza dal vetro della finestra di 225 mm; è sottostante al filo inferiore del vetro della finestra di 35 mm; è spostato rispetto alla mezzeria verticale del vetro di 150 mm verso destra per chi guarda dall'esterno verso l'interno. Lo specchio ha una declinazione di 160° e una inclinazione di 4.5°. La porta e la finestra del locale hanno una declinazione di 39,15° (le declinazioni sono considerate positive da Sud verso Ovest) . L'orologio segna le ore in tempo medio dell'Europa Centrale in un intervallo massimo che va dalle 12 alle 17 e dipendente dalle stagioni. La Figura 4 mostra in pianta la posizione della meridiana e dello specchio rispetto alla struttura del locale. PROBLEMI RISCONTRATI NELLA PROGETTAZIONE DELL'OROLOGIO La superficie irregolare del soffitto a volta ha rappresentato la maggiore difficoltà; non era infatti possibile esprimere la forma della superficie in formule matematiche note. Inoltre la distanza verticale tra lo specchio e il soffitto era limitata dal fatto che lo specchio doveva essere piazzato al di sopra della porta d'ingresso lasciando libero il passaggio delle persone. Un altro problema era rappresentato dalle ridotte dimensioni della finestra attraverso cui avrebbe dovuto passare il raggio di sole riflesso e dal notevole spessore delle pareti; questo contrastava con la necessità di tenere lo specchio il più distante possibile dalla parete esterna del fabbricato in modo da evitare l'ombra del tetto e di un balcone sovrastante la finestra. Un ultima limitazione era rappresentata dall'ubicazione del locale (seminterrato), in quanto le case e le montagne circostanti riducono alquanto il tempo di insolazione. COSTRUZIONE DELL'OROLOGIO Si è proceduto inizialmente a un preciso rilievo dell'in35 Gnomonica Italiana terno del locale, delle pareti, della finestra , del balcone sovrastante. Si è poi valutata l'altezza sull'orizzonte dei profili delle case circostanti e delle montagne, per mezzo di una bussola con clinometro. Acquisiti questi dati, sono state eseguite molte simulazioni al computer utilizzando come variabili le due coordinate orizzontali dello specchio e i suoi angoli di inclinazione e declinazione. La posizione in verticale dello specchio era di fatto fissa, obbligata sulla traversa di legno tra la porta e la finestra. Nella simulazione al computer, eseguita con l'aiuto di un programma dell'ing. Gianni Ferrari, si è immaginato il soffitto piano e orizzontale ad una distanza verticale media dallo specchio di 650 mm. I dati scelti sono quelli sopra riportati. da una sottile cornice metallica sulla quale si è incollato un piccolo foglio di carta ben teso. Si è quindi posizionato il telaio provvisoriamente nella posizione dello specchio, regolandolo in modo che il piano definito dal piccolo foglio di carta passasse per il centro ideale dello specchio; in corrispondenza di tale centro si è quindi forata la carta con foro di 1 mm di diametro. Attraverso questo foro e contemporaneamente attraverso un foro sul disegno dell'orologio si è fatto passare il raggio di una piccola torcia laser. Ogni raggio luminoso passante per i due forellini definiva una retta che si evidenziava sul soffitto con un piccolo punto luminoso. Questa operazione è stata ripetuta per tutti i fori sul disegno dell'orologio. I vari punti indi- fig. 5 Rimaneva da superare l'ostacolo maggiore, cioè il tracciamento dell'orologio sulla superficie irregolare del soffitto. Si è proceduto nel modo che viene qui di seguito descritto. Utilizzando gli stessi parametri scelti per lo specchio, è stato disegnato in dimensione reale su un sottile foglio di carta un orologio a riflessione adatto ad essere realizzato sul vetro della finestra sovrastante la porta d'ingresso del locale. Il foglio di carta è stato successivamente forato in corrispondenza del tracciato dell'orologio; i fori praticati avevano diametro 1 mm e la distanza tra un foro e il successivo variava da 10 a 30 mm, secondo il minore o maggiore raggio di curvatura delle linee dell'orologio. Il foglio di carta è stato quindi posizionato sul vetro della finestra nell'esatta posizione di calcolo e fissato con nastro adesivo. Sul braccio metallico di sostegno dello specchio, su cui era stata predisposta una opportuna sede filettata, è stato montato un piccolo telaio verticale costituito 36 viduati sul soffitto dal raggio della torcia laser sono stati contrassegnati e quindi collegati tra di loro a formare il disegno definitivo dell'orologio. Si è quindi provveduto alla realizzazione della parte pittorica. Smontato il piccolo telaio utilizzato per il disegno dell'orologio, al suo posto è stato fissato lo specchio nella sua posizione definitiva. La declinazione e l'inclinazione del piano dello specchio sono state regolate ruotando lo specchio sul supporto sferico di cui è dotato fino a far coincidere il bollo di luce riflesso sul soffitto con il punto orario corrispondente alla linea oraria e alla linea diurna del momento della regolazione. La Figura 5 mostra il piccolo telaio montato sul supporto e il foglio di carta con il disegno della meridiana applicato sul vetro della finestra. n° 1 - Dicembre 2001 Invito alla visita Gioiello dell'Arte rinascimentale italiana L'OROLOGIO ASTRONOMICO DI PIAZZA DELLA LOGGIA DI BRESCIA Salotto dell'Architettura veneta del '500, la Piazza Loggia della nostra città contiene uno dei più preziosi gioielli del Rinascimento italiano: l'Orologio Astronomico - detto dai bresciani "...dei macc de le ure" - dove sulla torretta c'é l'insieme statuario-robotico dei due martellatori. Una cosa va detta subito: i bresciani ritengono che "macc" significhi "matti" ma non è così. Macc sta per il plurale di macio, uomo forte, quindi "macc de le ure" sta per I maci delle ore, stranezza del nostro dialetto che ha preso le parole un po' dai francesi, un po' dagli austriaci ed un po' dagli spagnoli, allorquando si sono alternati sul nostro suolo come invasori… (come racconta il Manzoni nei Promessi Sposi). Noi bresciani dovremmo davvero andare orgogliosi di questo raro cimelio, di un Orologio da Torre che é testimonianza della capacità tecnologica, artistica e scientifica del Medioevo - seconda metà del 1500 - dei nostri antenati. Esso può essere catalogato fra i tanti esistenti nelle numerose città dell'Europa occidentale, simile nel concetto di mostrare - oltre all'indicazione dell'ora - anche altre varie cose connesse al trascorrere del tempo. La Municipalità d'allora ha voluto che esso fosse di notevole valenza, non solo per inserirlo in ambiente urbanistico ad alto valore simbolico, con l'apporto di tecnologie finalizzate, non tanto allo "spettacolare", ma ad un cumulo d'informazioni al di fuori della scansione oraria. La storia dell'Orologio é un po' anche quella della Piazza. Nasce nel XVI secolo, qualche anno prima della riforma del Calendario per merito di Gregorio XIII e ne é gran testimonianza l'indicazione delle date che si possono osservare sul quadrante intermedio, dove il Sole si sposta nel giro annuale tra le costellazioni della Fascia zodiacale: molto importante osservare "il fatto e scoprire che il Sole entra in Ariete il 12 e non il 21 di marzo". La storia del calendario, per chi non lo ricordasse, fa risalire a Giulio Cesare l'indicazione penultima del modo di indicare le date annuali, con 25 bisestili per ogni secolo, ma era sbagliato perché in venti secoli ci ha portato troppo fuori, con evidenti errori nel puntuale ritorno dell'Equinozio di Primavera, evento molto preciso e che l'Astronomo osserva guardando il cielo stellato di marzo. Si é detto che l'Orologio cittadino é la risultante monumentale di molteplici apporti tecnologici ed artistici, ma soprattutto astronomici. La realizzazione della parte meccanica é di tal Paolo Gennari di Rezzato, tra il 1544 e la fine del 1546, mentre il quadrante ed il timpano sovrastante provengo da Gian Giacomo Lamberti che li esegui nel 1547. Più tardi, nel 1581, é stata fatta la campana di bronzo (di un metro di diametro) ed i due automi di rame (alti ben due metri). Gli anni citati precedono di poco la Grande Rivoluzione Copernicana che modificherà radicalmente la visione universale e, pertanto, é qui rappresentato il Cielo come si era creduto fino allora, ossia secondo la Concezione Tolemaica. La Terra é considerata al centro di un sistema di Sfere Concentriche, una per ogni corpo celeste conosciuto, a cominciare da quella della Luna e quindi del Sole, fino alle Stelle fisse che però girano in un giorno tutt'intorno alla Terra. Come si vede nella figura del quadrante, la Luna occupa la parte più interna e impiega 24 ore e 50 minuti per compiere la sua rotazione giornaliera attorno alla Terra: se ben guardiamo, la Luna sorge effettivamente ogni giorno in ritardo di circa 50 minuti rispetto al giorno precedente e impiega circa 29 giorni e 1/2 per tornare ad essere nuova, ossia in congiunzione con il Sole, e 27 giorni e 1/2 per percorrere l'intero Zodiaco. Il Sole, invece, impiega 24 ore per ritornare al Meridiano di ciascun luogo: sul quadrante passa la lancetta col Sole, facendo un giro completo in un giorno; quindi si spiega la suddivisione in 24 ore e non in 12 come negli usuali orologi. Non sono rappresentati gli altri pianeti (all'epoca erano considerati Pianeti sia il Sole che la Luna), poiché essi seguono tempi diversi per le varie rotazioni e non sarebbe stato agevole e utile la loro collocazione sul quadrante, anche se - pur complicato - sarebbe stato possibile. Quindi, Marte, Mercurio, Giove, Venere e Saturno, gli altri pianeti allora conosciuti e che col Sole e la Luna impongono i nomi ai giorni della settimana, non sono presenti in quest'orologio. Ci sono invece - come già detto - le Stelle fisse, le quali impiegano circa quattro minuti in meno rispetto al Sole a ritornare al Meridiano del luogo - infatti, il Giorno Siderale é della durata di 23 ore e 56 minuti più quattro secondi - e pertanto, nel quadrante, il Sole si sposta progressivamente fra le Stelle dello Zodiaco verso Oriente, percorrendolo tutto nel giro di un anno. La Storia ci assicura che nel 1582, vale a dire 35 anni dopo fatto il quadrante, il Papa Gregorio XIII promulgò il Nuovo Calendario, che é l'attuale - ormai universalmente adottato - e che in quell'anno ci fu un passaggio immediato dal 4 al 14 d'ottobre, sopprimendo per decreto 10 giorni (come si fa in Primavera portando avanti l'orologio di un'ora, facendo durare quel giorno 23 e non 24 ore). Ciò perché il Calendario Giuliano era ormai in ritardo di 10 giorni sul corso solare. Il passaggio dai Pesci all'Ariete, che rappre- senta l'inizio della Primavera, è indicato su quest'orologio il 10 e non il 21 di marzo, e pertanto si nota lo spostamento all'indietro di tutti gli altri segni: ciò è una notevole indicazione che ci ricorda gli errori di valutazione del passato e la necessità del ritocco ai modi di misurare il passaggio del tempo. Altri quadranti consimili, costruiti dopo la Riforma, riportano l'inizio della Primavera - giustamente - al 21 di marzo, allorquando per l'Astronomo c'é l'Equinozio che ci fissa appuntamento fra le Stelle... L'Orologio, che era fermo da tanti anni, è stato appena ripristinato nelle sue funzioni ed è tornato a funzionare e suonare per il Natale 2001 con una grande Festa in Piazza Loggia che ha visto riconsegnare questo gioiello, in tutto il suo splendore, al popolo bresciano. Giacomo Agnelli 37 Gnomonica Italiana Ajello del Friuli è un ridente paese del Friuli (ci si arriva molto facilmente uscendo dall'autostrada Venezia-Trieste all'uscita Palamanova) già noto per le molte (18) meridiane già preesistenti. Grazie all'entusiasmo di Aurelio Pantanali gnomonista di Ajello, e alla collaborazione di altrettanti gnomonisti e grafici, nel paese ci sono ora altri 12 orologi solari di varie tipologie: li potrete ammirare sulle pareti interne del "Cortile delle meridiane" il grande spazio dedicato a suo tempo ad attività agricole di una storica villa veneta che ora ospita,tra l'altro, il "Museo della Civiltà Contadina del Friuli Imperiale". Meridiane, museo (e trattoria all'interno del cortile) sono facilissimi da trovare. Fare riferimento a: Circolo Culturale Navarca, Aurelio Pantanali, Ajello del Friuli (UD) via Marconi 65 tel. 0431 998770. Paolo Albèri Auber 1 Orologio solare azimutale ad ore della mezzanotte detto Analemmatico - Eligio D’Ambrosio di Castions di Strada UD 2 Orologio solare emisferico verticale (Hemisphaerium) Orlando Zorzenon di Strassoldo UD 3 Meridiana ad ora canonica Mario Vellucci di Passons UD 4 Meridiana su legno ad ora della mezzanotte detta d’Oltralpe - Renato Franz di Joannis UD 5 Meridiana verticale con ‘lemniscata’ per il Tempo medio Ennia Visentin di San Foca di San Quirino PN 6 Calendario solare - Paolo Albèri Auber di Trieste e Alfredo Fiorido di Cordovado PN 38 7 Meridiana ad ore temporaria detta Antica - Leonardo Comini di Artegna UD 8 Meridiana ad ore dell’alba detta Babilonica - Luigi Alzetta di Grizzo di Montereale Valcellina PN 9 Meridiana ad ora del tramonto detta Italica - Giovanni Meroi di Percoto UD 10 Meridiana ad ora della mezzanotte detta d’Oltralpe - Aurelio Pantanali di Aiello del Friuli UD 11 Meridiana bifilare ad ora della mezzanotte - Orlando Zorzenon di Strassoldo UD 12 Meridiana ad ora convenzionale detta Civile - Miriam Causero di Moimacco UD n° 1 - Dicembre 2001 Certosa di Calci (Pisa) Certosa di Calci, 050/93 84 30 Nel corso delle sue ricerche per il censimento dei quadranti solari il nostro collega gnomonista Roberto Cappelletti si è imbattuto, nel 1998, in un notevole numero di strumenti all'interno della Certosa Monumentale di Calci. Si tratta davvero di una ragguardevole raccolta in cui fanno mostra di sé orologi francesi, italici, meridiane a stilo ed a stilo forato, nonché una meridiana a camera oscura. Il tutto sparso nei vari luoghi della Certosa tanto da meritare la creazione di un itinerario gnomonico che, grazie alla intelligente disponibilità della direttrice di allora, dottoressa Antonia D'Aniello, vide la luce nella primavera del 1999 inaugurando, per singolare privilegio, la 1a Settimana della Cultura. L'itinerario ebbe subito, ed ha tuttora, un notevole successo; i visitatori con la loro affluenza hanno, da allora, messo in evidenza l'interesse che, ancora oggi, gli orologi solari suscitano, sia a livello storico, che scientifico, artistico e culturale. FS Chiostro Grande Loggiato Nord, Braccio Ovest, Meridiana orizzontale Lastra di marmo di cm 58 x 61 con gnomone a foro alto cm 15 Chiostro delle Foresterie, Orologio orizzontale. Orologio solare inciso nella balaustra del Chiostro Chiostro Grande Orologio orizzontale Nuovo orologio costruito al posto di uno, non pi\ esistente, di analoghe dimensioni. Corridoio del secondo piano, Meridiana a camera oscura Interessante linea meridiana incisa sul pavimento del corridoio; la fotografia riproduce l'immagine del sole nell'imminenza del solstizio d'inverno. Sull'arcata del corridoio è stata prodotta una smussatura perché l'altezza dell'arcata stessa dal pavimento non permetteva alla luce del sole di raggiungere il punto del solstizio d'inverno. Cella H H/1 Meridiana orizzontale Sul muretto della scala che scende in giardino si trova questa Meridiana Orizzontale in marmo Chiostro Grande, Quadrante orizzotale multiplo Su questa piccola lastra di marmo sono incisi tre quadranti solari: A Orologio ad ore italiche con gnomone ortogonale alto cm. 3 B Meridiana, con gnomone a foro alto cm 7,8 C Orologio ad ore astronomiche con gnomone ortogonale alto cm 2 Cella H H/2/3 Meridiana e orologio solare verticali Sulla parete Sud del giardino della cella vi sono due strumenti graffiti e cioè la Meridiana Verticale e l’Orologio Solare Verticale Le fotografie, la loro elaborazione e le relative didascalie sono opera dello Gnomonista Roberto Cappelletti. Chiostro del Capitolo Grande Orologio verticale. Orologio Solare di pregevole fattura sulla parete laterale della Chiesa Chiostro Grande. Balaustra del Cimitero Linee meridiane Due linee meridiane ed una linea Est - Ovest incise sulla Balaustra 39 Gnomonica Italiana Divise, motti, imprese di famiglie e personaggi italiani di Roberto Facchini È questo il titolo di un libro che, pubblicato a Milano nel 1916, riporta ben 1656 imprese con 360 figure riprodotte da antichi originali. Iacopo Gelli, l'autore della raccolta, spiega che divise e imprese, spesso sinonimi, costituiscono il "linguaggio degli eroi e la filosofia dei cavalieri" e sono parole, spesso accompagnate da figure, ch'esprimono in maniera allegorica e breve qualche pensiero o qualche sentenza. Un'impresa doveva essere "intelligibile ma non eccessivamente chiara, dovendo la interpretazione restare privilegio di uomo culto e non di volgare ignorante". Anche se non troppo "culto", ho cercato di individuare tutte quelle che riguardano in qualche modo la gnomonica. Quanto ai motti, seguendo il Gelli, propongo dei tentativi di interpretazione. meno vantaggiosa risulta, spesso, l'ombra prodotta dalla luce. La meridiana (ad ore italiche) fu assunta come impresa amorosa da Bartolomeo Tazio, vissuto nel XVII secolo. Nello gnomone egli immaginò se stesso, nell'ombra ch'esso produce intese rappresentare le sue opere meritorie che non potrebbero esistere senza la luce del sole, nel quale personificò la donna amata.. DISTINGUENS ADMONET (Segnando ammonisce) SI ASPICIS ASPICIOR (Se mi guardi son veduto) A Firenze nel XVI secolo Alessandro Pucci volle confermare ch' egli considerava il suo principe come il sole Quest'impresa, la cui figura ha un'insolita localizzazione delle ore, fu portata, verso i11550, da Giambattista Placidi senese che volle con essa dimostrare di aver dedicato il suo animo e tutto se stesso al servizio di un'amata signora (o gran signore?) e che ogni suo pensiero era devotamente rivolto a lei (o a lui). IN UMBRA DESINO (Nell'ombra cesso) Se nelle tenebre la luce della virtù si fa più viva, non 40 n° 1 - Dicembre 2001 in terra e che dai suoi favori ne derivava la stima di cui godeva. In segno di gratitudine quest'impresa fu omaggio al Granduca di Toscana. Il dittico che compare nella figura, oltre alla bussola e all'orologio verticale, ne porta uno orizzontale con uno gnomone piuttosto improbabile. NON CEDIT UMBRA SOLI (L'ombra non cede al sole ) n gentiluomo Iacopo Zacco, vissuto a Venezia nel XVI secolo, fu spirito profondamente curioso d 'investigare il cielo e le stelle. Ma, con gli anni, il suo amore per lo studio ebbe a cambiare rivolgendosi tutto a Dio, perciò Zacco espresse questa sua nuova disposizione d' animo con l' impresa in cui raffigurò una sfera armillare, un astrolabio e un compasso, il tutto fracassato. UNDIQUE FIDUS (Da ogni parte fedele ) Più volte Console e Governatore della "Accademia degli Olimpici" di Vicenza, il conte Pietro Pasti assunse quest'impresa nel XVI secolo. La donna amata viene rappresentata con il sole e, con i raggi, la sua bellezza; il quadrante solare (di fantasia?) corrisponde all'Accademia mentre lo stilo gnomonico raffigura il conte stesso. Immobile egli rimane fedele ad ambedue: mirando sempre il sole serve la sua donna, segnando il corso dell'astro persegue i fini dell'Accademia. Antica insegna del celebre condottiero Giovan Iacopo Trivulzio. Il sole, girando, non impedisce allo stilo gnomonico di proiettare la sua ombra. Trivulzio, poiché Ludovico Sforza tramava per togliere il Ducato di Milano al nipote, si avvicinò al Re d'Aragona che per lo stesso motivo era nemico di Ludovico. L'impresa stava a significare che Trivulzio, nel governo della patria, non era disposto a cedere alla prepotenza dello Sforza. SUFFICIT UNA DIES (Basta un solo giorno) UT EGO VOBIS UMBRAM SIC VOS P AUPERIBUS MERCEDEM (Come io vi dono l'ombra così voi date la mercede ai poveri) Per il Principe Amedeo IX di Savoia, il Beato vissuto tra il 1435 ed il 1472, il sentimento della carità era così profondo da indirizzare tutti i suoi atti. Nel suo castello di Susa aveva fatto costruire un quadrante solare con inciso questo motto (è lo stilo gnomonico che parla) proprio per ammonire gli uomini a beneficiare i loro fratelli più sfortunati. 41 Gnomonica Italiana Eventi Segni e sogni della Terra Il disegno del mondo dal mito di Atlante alla geografia delle reti Salotto di Papillon: Mostra Mercato delle Ghiottonerie Alimentari Italiane La Solaria snc sfonda le porte della enogastronomia con la gnomonica. A Stupinigi (TO) nei giorni dal 23 al 26 novembre si è svolto il 2° Salotto di Papillon: Mostra Mercato delle Ghiottonerie Alimentari Italiane, organizzato dal Club Papillon capitanato dal giornalista Paolo Massobrio, il quale, per questa importantissima menifestazione legata al ”gusto” ha voluto che Prosegue a Milano questa splendida mostra dove tra l’altro è possibile vedere il Globo di Matelica. La mostra, a Palazzo Reale, in piazza del Duomo 12, è stata prorogata fino al 3 febbraio 2002 con orario: lunedì 9.30 - 14.00, martedì, mercoledì e domenica 9.30 - 20.00, giovedì, venerdì e sabato 9.30 - 23.00 La biglietteria chiude 30 minuti prima. Ingresso 7,75 euro 42 le meridiane facessero da corollario. Perché proprio le meridiane e perché Solaria ? Bisogna tornare indietro di qualche mese quando a marzo 2001 Fabio Garnero (contitolare con Lucio Maria Morra della Solaria) è stato contattato da Massobrio per organizzare una ”Giornata di Resistenza Umana” per il club Papillon. Cosa sono le giornate di resistenza umana ? Eventi cultural-gastronomici che spingono centinaia di persone a spostarsi da tutta Italia al seguito di Paolo Massobrio per visitare un determinato territorio, assaporarne i suoi piatti e scoprirne i segreti. Passato qualche giorno da quel primo contatto, il 10 marzo, 220 persone sono giunte a Bellino (CN), in mezzo ad un metro di neve, per vedere le meridiane che Solaria aveva ripristinato con l’operazione che voi tutti conoscete. E’ stato un successo incredibile tanto che il noto giornalista è rimasto ”folgorato” dall’affascinante mondo delle meridiane al punto di volerle al suo fianco in occasione della manifestazione più importante per il suo Club Papillon. Così a Stupinigi, nella prestigiosissima Palazzina di Caccia dei Savoia, onorati della presenza del Ministro per le Politiche Agricole e del presidente della Conferenza delle Regioni Enzo Ghigo, nonché di numerose persone del giornalismo italiano e dello spettacolo (tra tutti Edoardo Raspelli), Fabio Garnero e Lucio Maria Morra hanno potuto presentare, con una ventina di pannelli fotografici (alcuni opera del fotografo Davide Dutto di Fossano - CN) ed una meridiana sculturale in ceramica opera dello scultore ceramista Michelangelo Tallone, il mondo della gnomonica e l’attività della Solaria. Il successo di pubblico è stato occasione per tornare e far parlare di meridiane e dell’importanza della conservazione del nostro patrimonio gnomonico, speriamo che l’entusiasmo che ha portato Paolo Massobrio ad ospitare le meridiane nei suoi eventi sia soltanto l’inizio di un nuovo periodo di riscoperta della gnomonica magari sotto questa nuova luce... del resto non basta riempirsi la pancia bisogna anche imparare a ”gustare” ciò che ci sta intorno. Fabio Garnero n° 1 - Dicembre 2001 Un antico metodo grafico per costruire gli orologi declinanti e inclinati di Alessandro Gunella A lcune riflessioni sulla "storia" della Gnomonica. Nel periodo rinascimentale la ricerca matematica andava lentamente e faticosamente divincolandosi dalla mera traduzione dei testi greci di Geometria (in Greco ed in Arabo), cercando di superare la fase di apprendimento, e di trovare nuove vie e nuove dimensioni. La Gnomonica era uno dei campi di cimento, in quanto offriva il destro della applicazione dei testi di Euclide, Apollonio, Archimede, Pappo, … insomma di tutto quanto era pervenuto dal periodo Ellenistico e dagli epigoni dei primi secoli D.C. Essa offriva inoltre la possibilità di confrontarsi con le teorie della prospettiva, sia quelle pervenute dalla ricerca "autonoma" della fine del 400 (L. B. Alberti, Piero della Francesca, Durer….) che quelle sull'astrolabio, pervenute da una "linea" originale araba (Messhalla, Ermanno, il Nemorario ecc..) e dalla traduzione di Tolomeo. (E qui qualcuno potrebbe contestarmi che anche gli Arabi hanno copiato da Tolomeo, il che è vero; tuttavia una interpretazione corretta di Tolomeo, incisiva sulla cultura europea del momento, è arrivata secondo un percorso diverso, e buona ultima, in parte addirittura verso la metà del 500, mentre i testi arabi e le loro revisioni avevano reso chiaro, fin dall'11° secolo, il meccanismo di funzionamento dell'astrolabio; traduzioni più antiche di Tolomeo, del 13° sec., erano state poco incisive sulla cultura matematica europea, perché fatte da letterati, completamente digiuni della valenza scientifica di quello che trovavano, o troppo in anticipo nei tempi. Essi davano importanza ad altre parti dell'Almagesto). Il 500 registra l'abbandono del metodo "dell'analemma" da parte dei teorici della gnomonica, a vantaggio di metodi ritenuti, a torto o a ragione, più rapidi e razionali. Si è sostanzialmente affermato (ma oggi le premesse teoriche sono ormai così stantie che nessuno ci pensa più) un meccanismo che consiste nella proiezione sul piano del futuro quadrante di un secondo orologio più semplice, quello sul piano equatoriale. (Ma allora, che questa si chiamasse proiezione centrale, non lo sapevano). Era essenziale, per ogni orologio solare, determinare preventivamente le posizioni reciproche dei piani dell'equatore, dell'orizzonte, del meridiano e del primo verticale, nei confronti del piano dell'orologio. La loro intersezione individuava delle linee caratteristiche, utili per la costruzione della figura finale. Per l'individuazione dei rapporti fra tali linee era necessario disporre di una tecnica di rappresentazione che evidenziasse le vere dimensioni delle figure (per lo più triangoli o combinazioni di triangoli), ed allora si è fatto ricorso al ribaltamento dei piani su quello dell'orologio. Il ribaltamento era una tecnica nota, derivata proprio dall'analemma e dalla teoria dell'astrolabio. (Bisogna arrivare fino all'800 per una compiuta teoria sui metodi di rappresentazione; dopo averla elaborata, qualcuno si è accorto che Desargues aveva risolto e dimostrato il tutto circa 170 anni addietro). Vorrei aggiungere che lo sviluppo grafico del problema della Gnomonica, combinato con la concomitante elaborazione della trigonometria, della teoria delle Coniche (il problema che allora affascinava i matematici era la ricerca degli asintoti dell'iperbole, che veniva definito "il meraviglioso problema") e successivamente dei logaritmi e della geometria analitica, permise già verso la fine del 500 di disporre di formule "prefabbricate" per calcolare le coordinate degli estremi delle linee orarie. Nei due secoli successivi la disponibilità del calcolo analitico si risolse per lo più con la pubblicazione di tabelle, ordinate per latitudine e per gradi di declinazione, adatte per costruire orologi su pareti verticali. Bastava moltiplicare i numeri della tabella per la 43 Gnomonica Italiana lunghezza dell'ortostilo. (Sono noti i testi del Dal Pozzo, del Colomboni, del Quadri, ecc..) Un esempio di tecnica grafica Il caso dell'orologio costruito su un piano declinante ed inclinato è esemplare, al fine di illustrare la tecnica del ribaltamento.(Io l'ho interpretato da un testo del francese Hérigone - 1637: il termine "interpretato" è giustificato dalla simbologia matematica piuttosto involuta) Si consideri un piano inclinato e declinante, con lo Stilo perpendicolare al piano stesso, inserito nel punto C: sia esso BC. Con riferimento alla figura assonometrica, dal vertice B si fanno passare tre (o quattro) piani. (ho scritto B=E per via del confronto con le figure successive; probabilmente avrei dovuto scrivere B=E=H) Nella figura A) è evidenziato il piano DBG, perpendicolare al piano del quadrante, nel quale DG è la linea di massima pendenza. I due lati BD e BG sono rispettivamente orizzontale e verticale, per cui la retta orizzontale del piano dell'orologio, che passa per D, è la linea d'orizzonte del futuro orologio. L'angolo BGD è l'angolo di scarpa (qualcuno lo chiama di inclinazione) del piano. La verticale BG attraversa il piano dell'orologio nel punto G, da cui dovrà ovviamente passare la linea Meridiana. 44 Nella figura B) è evidenziato il piano orizzontale FB6 tramite il triangolo rettangolo omonimo: BF è la direzione del piano meridiano perché F6E è l'angolo di declinazione del piano; la B6, perpendicolare a BF, sarà la linea Est/Ovest, per cui il punto 6 sarà il punto delle ore 6 all'equinozio. Nella figura C) è evidenziato il piano Meridiano dell'orologio. Esso contiene la linea verticale BG e la linea orizzontale BF; FG è la linea meridiana dell'orologio. Se su tale piano si prende l'angolo FBA pari alla latitudine, la linea BA sarà lo stilo polare dell'orologio. Il triangolo rettangolo ABM è il triangolo gnomonico. A è il "centro" dell'orologio. A questo punto si traccia la retta 6M, che è l'equinoziale; la sostilare non è tracciata nella figura, per non accrescere la difficoltà di lettura dei disegni: essa sarà la retta AC, perpendicolare alla linea equinoziale 6M. Se vogliamo, esiste un quarto piano, anch'esso non evidenziato, ed è il piano dell'equatore, quello del triangolo rettangolo MB6. Realizzata questa parte del grafico, si hanno tutti gli elementi per costruire l'orologio. La figura assonometrica non offre possibilità che vadano oltre l'illustrazione di un programma di lavoro, ed occorre dunque servirsi della rappresentazione sul piano stesso dell'orologio. Per illustrare la sequenza delle operazioni, la si è scomposta nelle 5 figure che n° 1 - Dicembre 2001 seguono: Si parte dallo schema iniziale illustrato nella figura 1, nella quale l'ortostilo è stato già ribaltato in CB e nel cerchio che passa per B, il cui raggio è appunto pari all'ortostilo: si è scelto un quadrante su un piano con scarpa di 15° e declinazione Est di 40°; la latitudine è 48°40', in omaggio al Prof. Hérigone, mio mentore, che la usava nei suoi esempi. Passando alla figura 2, si costruisce il triangolo rettangolo GBD, ribaltamento del triangolo omonimo della figura assonometrica, in cui DBC e BGD sono entrambi l'angolo di scarpa del piano. L'operazione permette di trovare la vera linea d'orizzonte DF, che è parallela alla linea CB e passa per D. Si noti che la retta DB è sul piano orizzontale. Ribaltando la DB in DE e tracciando l'angolo di declinazione DEF, si costruiscono il triangolo DEF e poi il triangolo FE6, ribaltamento del triangolo omonimo della figura B) dell'assonometria. Ciò permette di tracciare la linea meridiana FG, e di trovare la lunghezza vera di BF (= BE). Nella figura 3 il triangolo FHG è il ribaltamento del triangolo FBG della figura assonometrica C). FH si trova sul piano orizzontale (perché è il ribaltamento di FB) per cui se da H si riporta l'angolo di latitudine, si ottiene la HA che è il ribaltamento dello stilo polare dell'orologio (corrispondente alla AB dell'assonometria). La HM è perpendicolare alla HA, e quindi M è il punto del mezzodì equinoziale dell'orologio. A è il centro dell'orologio. La retta 6M è la equinoziale. AHM è il triangolo gnomonico della linea meridiana. Passando alla figura 4: la sostilare AC, per il piede dell'ortostilo, è perpendicolare in T alla linea equinoziale. Con i soliti ribaltamenti (ormai le operazioni sono sostanzialmente identiche a quelle che si fanno per gli orologi declinanti verticali) si trova il triangolo gnomonico AKT della sostilare. Il punto O, centro dell'orologio equinoziale, si può trovare ribaltando sulla sostilare sia KT che HM. 45 Gnomonica Italiana volumi e in Euclide (ma ci si abitua). La Gnomonica è trattata seguendo due filoni paralleli e sostanzialmente indipendenti: quello matematico affronta il problema in generale per mezzo della trigonometria sferica; quello grafico non si scosta dalle tecniche note, ma essendo molto stringato, affronta i problemi dal punto di vista più generale possibile. Il che, volendo, è un pregio. Erìgone, il nome greco scelto dal Nostro, era una eroina, che si sacrificò per suo padre. Secondo uno dei tanti miti, essa fu premiata dagli Dei diventando la costellazione della Vergine. Resta da spiegare perché il sig. De Mangin abbia scelto un nome femminile. La figura 5 è il "riassunto" di tutte le operazioni eseguite, con l'aggiunta dell'individuazione dei punti 6, 7, 8, ecc.., sulla equinoziale, tramite l'orologio equinoziale con centro in O, anch'esso debitamente ribaltato sul piano del quadrante. Le linee orarie non sono state tracciate, e saranno A6, A7, A8, ecc...; su di esse andranno poi individuati gli estremi di declinazione, il che comporta ulteriori ribaltamenti… ma qui ci fermiamo. Una nota a margine: Pierre Hérigone è lo pseudonimo di Cyriaque Clément De Mangin, autore di un "Cursus Mathemathici" in cinque volumi, pubblicato in due tranches (1634-1637) che tratta, come era abitudine all'epoca, di tutto un po'. Quello che interessa allo gnomonista ed all'astrofilo è l'ultimo volume, che contiene, oltre al resto, le sferiche di Teodosio, la teoria dei Pianeti secondo le ipotesi che la terra sia immobile e che sia mobile, e infine la Gnomonica. Il testo è di difficile lettura a causa della assurda simbologia matematica adottata e della "tecnica" di spiegazione, che ha continui rimandi a proposizioni e dati contenuti negli altri 46 n° 1 - Dicembre 2001 Rassegna stampa Il dr. Sumi Yoichi, ha inviato alla redazione di Gnomonica Italiana una copia della prima rivista giapponese dedicata agli orologi solari. Piu' precisamente ci ha reso omaggio del vol. 1 n° 2 del 2000. Tale rivista, dal titolo non propriamente leggibile, come il resto della rivista, per noi europei, è pubblicata dalla JSS, ovvero The Japan Sundial Society (almeno questo in inglese affinché si capisse che una società gnomonica giapponese c'è ed è attiva). La rivista è composta da 28 pagine in stampa tipografica, con immagini in bianco e nero di buona qualità. Gli articoli, totalmente incomprensibili, e alcune delle immagini che seguono, riprese dalla copia inviata dal dr. Yoichi, rendono piu' chiaro del testo alcune delle attività della JSS. Per informazioni: Dr. Sumi Yoichi, 730-1, Godo, Godo-Cho Anpachi-gun, Gifu-ken - 503-2305 JAPAN e-mail: [email protected] Omaggio alla torre dei venti in Vaticano 47 Gnomonica Italiana Sulla rivista ‘Parco Ticino’ è apparso l’articolo ‘L’uomo che cattura il tempo’ dedicata all’attività di Vincenzo Vaiana di Castellazzo de’ Barzi. Ritratto mentre è all’opera, sono riportate anche alcune foto dei suoi lavori. Vaiana si occupa di meridiane da circa dieci anni e per sviluppare la sua passione ha frequentato un corso nel febbraio del ‘95, docente Sandro Baroni, presso il Planetario del Museo della Scienza e della Tecnica di Milano. Sulla rivista Archingeo è stato pubblicato un interessante articolo divulgativo sulla gnomonica ad opera dell’architetto Manuela Incerti di Bologna, redattrice della rivista per l’Archeoarchitettura. La rivista è edita da Maggioli Editore di Rimini (0541/62 67 77) ed è un mensile distribuito per la prima volta anche in edicola con il n°3 di dicembre 2002. L’articolo ‘Le linee del tempo’ è un percorso divulgativo, piacevole e preciso, in cui si documenta la materia ripercorrendo la storia delle prime osservazioni del moto del Sole, introducendo quindi alcune note di astronomia, l’analemma di Vitruvio, i sistemi orari e i principali tipi di orologi tra i quali si presta particolare attenzione agli orologi a camera oscura e al complesso astronomico di Jaipur per gli evidenti collegamenti con l’architettura di queste opere. L’articolo è ampiamente documentato con fotografie e comprende anche 3 box relativi all’analemma di Vitruvio, ai link su Internet e ai libri sulla gnomonica. 48 n° 1 - Dicembre 2001 Il ponte degli asini del Clavius (1586) di Alessandro Gunella I l termine Pons Asinorum ha origini medievali, e si riferisce a qualsiasi strumento o metodo tale da permettere anche ad un ignorante (imbecillus va tradotto come impreparato…) di superare qualche difficoltà. Così anche la tavola pitagorica, o il crivello di Eratostene potevano essere considerati tali. Ed anche nel campo della Gnomonica esistono dei metodi per tracciare gli orologi solari, talmente semplici, da essere classificati come pons asinorum. Proprio la loro semplicità nasconde però una conoscenza ed una immedesimazione nella "tridimensionalità" del problema non indifferenti, tali da far ritenere questi metodi delle autentiche "chicche". Il metodo che voglio illustrare in queste pagine è stato pubblicato da Clavius nel suo libro Constructio instrumenti ad horologiorum descriptionem aptissimi edito a Roma nel 1586. E' il suo secondo libro di gnomonica, quello più breve e forse il più interessante, nel quale egli pubblica alcune soluzioni particolari, un poco "fuori dalle righe" della sua rigorosa teoria contenuta nel Gnomonices libri octo. La semplicità e l'immediatezza dei risultati danno una misura delle capacità di speculazione geometrica dell'Autore. Se poi tale semplicità diventa anche Pons Asinorum per chi è meno dotato o è meno disposto a seguire teorie più globali e più complesse, tanto meglio. Non sono il primo ad occuparmi in tempi recenti di questo problema: Nel N° 22 di Analema (1998) il dott. Lombardero, sulla base di una mia segnalazione, ne aveva trattato. Qui però mi scosto un poco dal suo punto di vista, per evidenziare le applicazioni grafiche del metodo. Il lettore mi scuserà se non uso quasi mai un linguaggio "matematico"; sono abbastanza presuntuoso per citare Kircher: non è rilevante se due o tre Soloni arricciano il naso; è preferibile farsi capire da molti. Il concetto da cui ha origine la "teoria" è il seguente: se prendiamo un orologio equatoriale quadrato, esso è costituito da quattro quadranti quadrati simmetrici, ciascuno dei quali è semplicissimo da costruire (fig. 1). Il lato di tale quadrato sia assunto come unità. La sostituzione della figura quadrata al posto di quella circolare usuale è la scintilla che porta ad una serie di conseguenze: Supponiamo ora di inserire il quadrante (la quarta parte dell'orologio) nel fascio orario: si ottiene una sorta di parallelepipedo indefinito, una specie di pain carré, parallelo all'asse polare A1A0 (fig. 2). Se ora affettiamo il parallelepipedo con un piano orizzontale, possiamo constatare che i lati A0D0 e B0C0 non hanno subito deformazioni, e sono lunghi come AD e BC. Invece D0C0 e A0B0 sono deformati in relazione alla latitudine l: la loro lunghezza è: D0C0 = 1/sinl (quadrante O2 - fig. 2). Una "noterella": Rohr riporta la figura 2 nel suo monumentale trattato, ma chissà perché non ritiene il caso di spiegarla. La deformazione si estende in egual misura ai punti terminali delle linee orarie. Per il matematico, si tratta di una forma omotetica. (fig. 3) Analogo ragionamento vale per il piano verticale non declinante, in cui A1D1 e B1C1 non subiscono defor49 Gnomonica Italiana mazioni, mentre A1B1 e D1C1 diventano: A1B1 = D1C1 = 1/cos l (quadrante O4 - fig. 2). Con le conseguenze del caso. (fig. 4) Per lo gnomone, si tratta di materializzare la linea AA0. All'epoca di Clavio, però, lo gnomone era quasi esclusivamente uno stilo perpendicolare al piano dell'orologio: l'Autore propone di inserire il triangolo gnomonico con le dimensioni volute (ad libitum, dipendenti dalla grandezza del quadrante): ciò permette di deter- minare anche la posizione dell'equinoziale e dell'orizzonte, ma qui non è il caso di dilungarsi. (fig. 4) Per gli orologi su piani verticali declinanti, vale il quadrante O5 di Fig. 2, in cui sono evidenziati i meccanismi di calcolo. Considerando d la declinazione della parete verticale, si hanno (fig. 5): A1 E = 1/ cos d e D3E = tg d tg l, da cui si trova j = arctg (sin d tg l) e infine A1D3 = 1/(cos d cos j). Anche B1C3 ha le stesse dimensioni, e di conseguenza anche i punti orari di bordo si adeguano. Da notare come D3C3 conservi le stesse dimensioni di D1C1. Ne viene fuori la Fig. 5, in cui sono state inserite anche la linea d'orizzonte e la equinoziale; si osservi che la posizione dell'equinoziale è definita dal trianglo gnomonico applicato alla linea meridiana (lo stesso del quadrante non declinante), e dal punto d'intersezione 50 n° 1 - Dicembre 2001 costruzione grafica che non merita commento, sia il quadrante orizzontale che quello verticale non declinante (rispettivamente il N° 1) ed il N° 2): li si confronti con le figure 3 e 4 rispettivamente. Il triangolo gnomonico AOK applicato alla linea meridiana permette di tracciare la linea equinoziale, e poi la linea del Primo Verticale, per il quadrante orizzontale, e la linea d'Orizzonte, per quello verticale. Nel caso si è scelta una latitudine di 40°, che evidenzia le diversità fra i due quadranti. Si è aggiunto poi un esempio di tracciamento del quadrante verticale declinante: l'angolo di declinazione TSU permette di individuare l'ipotenusa SU (corrisponde ad A1E nella fig. 2). L'angolo VTU è la latitudine, e con esso si trovano prima VU, e successivamente il triangolo SUZ (che è il triangolo A1ED3 della fig. 2). La figura base dell'orologio sarà costituita dalla ipotenusa di tale triangolo, e dalla linea CXYD, come si vede nella costruzione 3). Il triangolo gnomonico AOK, del tutto simile all'analogo del quadrante 2), permette di individuare la linea d'orizzonte e la equinoziale, che si incontrano sulla linea delle 6. Lo si confronti con la fig. 5. fra la linea delle ore 6 e l'orizzonte. Si può applicare lo stesso metodo anche ai quadranti inclinati (fig. 2, orologio O3), e, con un poco di fantasia, anche a quadranti declinanti e inclinati. Ma lo lasciamo fare al lettore. Tutto lì. E veniamo ai metodi grafici applicativi: è possibile ridurre il problema ad una serie di ribaltamenti in proiezione Monge, utilizzabili direttamente, o come base per gli sviluppi trigonometrici. Ne diamo un esempio senza commento. (fig. 6) Per completare l'argomento, va riferito che Clavio ha ridotto il tutto ad un righello, sul quale si possono tracciare i lati della figura, rilevando direttamente le distanze reciproche fra i punti orari. Vediamo un poco come funziona il righello (fig. 7): La sua costruzione è elementare, ed è evidentemente derivata dal quadrante equatoriale: su di esso si traccino le linee indicate nella figura con CD: si ottengono così, con una semplice 51 Gnomonica Italiana 52 n° 1 - Dicembre 2001 Gnomonica popolare. Prima parte di Nicola Severino G nomonica popolare doveva essere il titolo del mio penultimo lavoro. Un libretto, in forma di manuale, che ripercorreva le tappe fondamentali della gnomonica geometrica e pratica dal Rinascimento ad oggi. Vari impegni hanno fermato piu' volte questo progetto finché mi sono deciso a pubblicarlo in parte su questa rivista, selezionando le pagine piu' significative. Molti dei metodi che verranno esaminati sono noti, altri lo sono meno o addirittura sconosciuti soprattutto a chi si è appassionato da poco tempo alla gnomonica. Queste pagine vogliono essere uno spunto di ricerca storica affinché resti sempre viva nel tempo e renda omaggio alla gloria degli antichi gnomonisti. I metodi che seguono riguardano la costruzione degli orologi orizzontali Metodi con strumenti ausiliari Gli antichi gnomonisti escogitavano dei metodi semplicissimi per disegnare gli orologi solari, specie quelli semplici come gli orizzontali ad ore astronomiche. Eccone un esempio tratto da Oronzio Fineo2: 1. Costruzione dell'orologio solare orizzontale per mezzo del "modine". Per la costruzione grafica che esporremo, sarà indispensabile costruire prima uno strumentino gnomonico molto semplice, denominato "modine". Si tratta, in pratica, di realizzare il triangolo stilare delle dimensioni proporzionali a quelle che si vuole per l'orologio. Si farà in legno, cartoncino o compensato ed il procedimento è molto semplice. Su una tavoletta ben levigata ed in piano orizzontale (fig.1a), si traccia il cerchio CDEB con centro A e si riportano i diametri DB e CE. 2 fig. 1a Sulla quarta di cerchio CB, con un goniometro, si segna il punto, da B verso C e da 0° a 90°, corrispondente al valore in gradi della latitudine per cui si vuole costruire l'orologio. Questo punto sia F. Dal punto F si tira la perpendicolare ad AB. Il triangolo AFH è rettangolo in H. Il cerchio ABCD rappresenta il circolo meridiano; BC è la quarta settentrionale del meridiano; A è il centro del mondo; AF rappresenta l'asse terrestre e il punto F il "punto gnomonico", o "estremità dello stilo"; DB la retta orizzontale, ovvero luogo dei punti del piano orizzontale; CE è il piano del Primo Verticale, cioè il verticale passante per i punti Est ed Ovest. Costruzione Su una tavola che costituirà poi il piano dell'orologio, si tira la retta AB (fig. 1b) che rappresenta la linea meridiana. Si riporta la lunghezza AH dello strumento O. Fineo, Opere di O. Fineo tradotte da Cosimo Bartoli, Venezia, 1670, pp. 418/422 53 Gnomonica Italiana realizzato sulla linea AB, da A verso B, trovando il punto C da cui, con un compasso, e con raggio AC, si traccia il cerchio ADEF che rappresenta l'orizzonte. Si traccia la retta DF, perpendicolare alla AE, che rappresenta il Primo Verticale e la linea oraria delle 6-18. Ancora nello strumento detto "modine", si prende la metà del segmento AF, cioè la metà dell'assostilo, e la si trasporta sulla EB, da E verso B, trovando il punto G da cui, sempre con un compasso, si traccia, di raggio EG, il cerchio BHEI che rappresenta il ribaltamento dell'equatore celeste da cui si prenderanno i punti orari dell'orologio. Infatti, le ore nell'orologio orizzontale EDAF, si ottengono dividendo in 12 parti uguali il semicerchio HEI. I prolungamenti di dette suddivisioni incontrano la linea EK, che è il prolungamento del lato della tavoletta, nei punti orari K,L,M,N,O, E, e via dicendo, a destra e a sinistra di E. Le linee orarie si ottengono congiungendo tali punti orari con il centro C. Le linee orarie che si trovano oltre la linea delle 6-18, ovvero le linee orarie 4 e 5 del mattino e 7 ed 8 di sera, si ottengono semplicemente prolungando le congiungenti dei rispettivi punti orari con il centro C. 2. Costruzione per mezzo del cerchio equinoziale L'orologio solare orizzontale può essere realizzato nella pratica, senza alcun procedimento geometrico, grafico, o di calcolo, semplicemente utilizzando uno strumento gnomonico denominato "cerchio equinoziale", o "anello equinoziale". Si tratta di un elementare cerchio costituito da una sottile lamina d'alluminio larga un paio di centimetri. Il concetto è semplicissimo. L'anello equinoziale non è altro che un normale "orologio equinoziale", che vedremo tra poco, per mezzo del quale si possono tracciare le linee orarie dell'orologio orizzontale. Il cerchio, o anello equinoziale, nella pratica dei dilettanti può essere costituito da un pezzo di cartone perfettamente circolare ed opportunamente suddiviso in settori di 15° ciascuno con un semplice goniometro. Si fa in modo che il suo centro coincida con il vertice dell'assostilo e che il piano del cerchio risulti perpendicolare alla direzione dell'asse terrestre. In questo modo, il cerchio equinoziale diventa un "modellino" dell'equatore celeste. A questo punto basta prolungare con un filo sottile, di cotone, le direzioni delle varie suddivisioni e segnare i punti d'intersezione con il piano dell'orologio orizzontale. Congiunti tali punti d'intersezione con il centro orario, si ottengono le linee orarie volute. Al posto del cerchio equinoziale può usarsi un normale quadrato, in cartoncino duro, o compensato, il cui centro si fa sempre coincidere con il vertice del triangolo stilare e la cui perpendicolarità all'assostilo può essere verificata per mezzo di una squadretta. fig. 1b 54 n° 1 - Dicembre 2001 3. Costruzione per mezzo dello strumento universale delle latitudini. La (fig. 2) mostra uno strumento universale3 che serve per la realizzazione pratica, senza alcuna costruzione geometrica, dell'orologio orizzontale per una qualsiasi latitudine compresa fra 25° e 50°. Come è facile osservare, si tratta di una "quarta di cerchio" suddivisa in vari circoli concentrici che, nel caso della figura, sono 26 per le latitudini da 25° a 50° più altri due cerchi per le graduazioni. Il "diagramma" costituito dalle varie lineette all'interno di ogni circolo è ottenuto in questo modo. Per ogni singolo cerchio si calcola trigonometricamente, col metodo esposto più avanti, il valore dell'angolo orario del sole relativo alle linee orarie tra le 1 e le 6 pomeridiane, o mattutine. Si riportano quindi i rispettivi valori in gradi con un piccolo segmento. Fatta questa operazione per ogni singolo cerchio, si ottiene il diagramma che si vede nella figura. L'applicazione di questo semplice strumento è resa oltremodo chiara dalla figura. In pratica, il centro della "quarta di cerchio" si fa coincidere con il centro orario dell'orologio e si fa in modo che la linea dei 90° coincida con la linea orizzontale e la linea corrispondente a 0° coincida con la linea meridiana. Prolungando le direzioni dei segmenti del circolo relativo alla latitu- dine del luogo fino ad incontrare il centro dell'orologio, si ottengono immediatamente le linee orarie. E' ovvio che un tale strumento può essere usato solo per le latitudini indicate. Tuttavia, per chi non è afflitto dalla sindrome della massima precisione, l'approssimazione dei 5-10 minuti sulla lettura dell'ora che può fornire un tale metodo è più che accettabile. Per la sistemazione dell'assostilo, o del triangolo stilare, sarà sempre utile costruire un cartoncino dalle dimensioni effettive del triangolo stilare. Ciò può essere fatto per mezzo di un semplice goniometro valutando con sufficiente precisione l'angolo tra l'assostilo e il piano dell'orologio, pari all'altezza del polo celeste, cioè della latitudine del luogo. L'assostilo potrà quindi essere impiantato facendolo coincidere con l'ipotenusa del triangolo stilare. 4. Costruzione per mezzo della quarta di cerchio E' un metodo molto pratico ed abbastanza preciso. Seguiamo la descrizione data da J. Ozanam4 Si dovrà prima però disegnare una quarta di cerchio come in fig. 3 e suddividerla, per mezzo di un goniometro, in archi di 15° ciascuno. Sarà anche utile eseguire una ulteriore suddivisione in archi di 7.5° ciascuno che serviranno fig. 2 3 4 Si veda Sistema a, n° 12, 1952, pag. 486-487 J. Ozanam, Recreations mathematique et physique, Paris, 1736, pag.19 55 Gnomonica Italiana fig. 3 per tracciare le linee orarie delle mezz'ore. Nella figura, la suddivisione è fatta in archi di 15° ed in archi di 5° ma, come detto, sarà più utile avere gli archi di 15° e 7.5°. Fatto ciò, dal centro A si tira la linea AG, prolungandola, che fa un angolo con la linea AC pari alla latitudine del luogo (nel caso della figura 42°. Si noti pure che è stata tracciata anche la linea del complemento della latitudine di 42°, ma nel nostro caso non serve). Ad una distanza presa a piacere, ma non troppo grande, si tira la retta DF, parallela ad AC, che taglia trasversalmente tutte le linee delle suddivisioni effettuate. In particolare essa incontra la linea AG nel punto G. Per tracciare le linee orarie nell'orologio orizzontale, basterà trasportare le varie distanze degli intrecci delle linee di suddivisione di 15° con la linea DF, sulla linea equinoziale dell'orologio. Innanzitutto, si tira la linea 56 meridiana AB e si segna su di essa un punto qualunque A che sarà il centro orario dell'orologio. Da A si trasporta la distanza AG della quarta di cerchio, ottenendo il punto G per il quale passa la linea equinoziale. Ora, a destra o a sinistra della linea meridiana, si prendono i punti orari pari alla distanza delle intersezioni delle linee di suddivisione di 15° della quarta di cerchio con la linea DF. Per avere il piede dell'ortostilo è molto semplice. Basta tirare da D una linea perpendicolare che incontra la linea AG nella quarta di cerchio nel punto V. Si trasporta DV sulla linea meridiana dell'orologio, da G verso A, e si ottiene GV. Il punto V è il piede dell'ortostilo. La costruzione del triangolo stilare è immediata. Prendendo poi le distanze sulla DF delle intersezioni con gli archi di 7.5°, si hanno le linee delle mezz'ore. n° 1 - Dicembre 2001 Meridiane su piano inclinato declinante. Progetto, casistica, quadro sinottico di Paolo Albèri Auber Premessa Questo mio contributo è stato ideato e compilato unicamente in un'ottica progettuale, ossia con lo scopo di poter progettare una meridiana a ore astronomiche su un piano qualsiasi (inclinato e declinante) posizionato nell'emisfero boreale (latitudine positiva). matico" sarà essenziale per la buona riuscita del tutto. Ecco perché i "casi" nella tabella sinottica sono 8 e non 4, ed ecco perché per ogni "caso" viene specificato se il piano "strapiomba" o, al contrario, "sfugge" (ammettendo, senza concederlo, che "sfuggente" sia il contrario di "strapiombante"). Partiamo dall'idea che il tracciamento di linee orarie e diurne con relativo posizionamento di stilo polare su di un piano verticale sia il caso più comune affrontato anche dagli gnomonisti che hanno fatto la sola meridiana di casa propria; su questo penso che tutti saranno d'accordo. Non solo ma molti dilettanti e appassionati posseggono il proprio "programma" di calcolo mentre quelli che usano il programma di altri hanno una certa "pratica" sulle tecniche di tracciamento. Ecco dunque il "vantaggio competitivo" del metodo da me proposto: con un percorso mentale e matematico piuttosto semplice anche lo gnomonista alle prime armi con esperienza limitata, ad esempio, alla meridiana verticale di casa propria può cimentarsi nel progetto di una meridiana inclinata e declinante. Sarà sufficiente fare tre semplici calcoli trigonometrici e inoltre, solo nei casi meno comuni, praticare alcuni cambiamenti di segno e/o "ribaltamenti" consultando una tabella sinottica che, in questo senso, è la base di quanto vado qui di seguito ad esporre, (fig. 1). Ancora: chi leggesse questo articolo senza aver seguito il dibattito fra gnomonisti sulla mailing-list "gnomonicaitalia" si troverebbe ad aver a che fare con due diverse misure di "declinazione" gnomonica: Un'altra avvertenza: sembra una complicazione ma non lo è. Un piano, come luogo di punti, viene individuato in geometria dai suoi dati di base (le coordinate di tre punti, ecc.) sia che si parli in termini trigonometrici che analitici. In gnomonica occorre aggiungere un ulteriore dato: da che parte del piano si vuol disegnare (e osservare) il tracciato gnomonico, un dettaglio anche troppo ovvio, che però, al momento di impostare un calcolo "infor- - quella "Azimutale" definita sul piano orizzontale dall'intersezione del piano stesso, dA - quella "sul Meridiano" definita come l'angolo formato dal vettore perpendicolare del piano con il piano meridiano, dM. È evidente che la prima delle due sarà sempre preferita perché più visiva; ed è anche molto più facile farne una misura. La seconda è costante al variare della latitudine e si calcola con grande semplicità, inoltre coincide con la prima in caso di parete verticale; l'averla introdotta nel calcolo permette di fare un discorso progettuale più completo. Infine: la distinzione fra inclinazione Zenitale, iZ, (in un'ottica di massima pendenza) e inclinazione sul Meridiano, iM, non richiede, penso, approfondimenti particolari. Anche qui l'angolo che fa riferimento alla massima pendenza è quello che si "vede" e si misura, il secondo ci è molto utile per il discorso progettuale. Le formule sono già note Vorrei richiamare alcune formule ben note agli gno57 Gnomonica Italiana fig. 1 58 n° 1 - Dicembre 2001 monisti; esse erano conosciute, secondo alcuni già nel 17° secolo; le ritroviamo su questa rivista un paio d'anni fa (vedi bibliografia) (1) tan (iM) =tan (iZ) /cos (dA) (2) sin(dM) = sin(dA)/cos(iZ) (3) tan(MxP)=tan(dA)*sin(iZ) Deliberatamente, per il momento mi mantengo sul vago nei confronti degli argomenti delle funzioni trigonometriche per consentire la lettura di queste formule presentate in un contesto leggermente diverso. La (1) è stata usata per il calcolo di "incremento di latitudine" (l'argomento della funzione "tan") a partire dalla inclinazione "zenitale" del piano in un ottica di massima pendenza nonché a partire dalla declinazione "azimutale". La (2) è stata usata per il calcolo della declinazione gnomonica alla nuova latitudine sempre a partire dalla declinazione "azimutale" e dalla inclinazione "zenitale". Anticipo sin d'ora che, avendo io adottato un'ottica di meridiana equivalente verticale si troveranno due "casi", il caso 2 e il caso 3, in cui il calcolo è veramente di una semplicità disarmante (basta cambiare la latitudine). Si tratterebbe dei due casi di "quasi verticali"; l'espressione è un pò vaga ma penso che esprime bene il concetto. Se invece un progettista avesse a che fare più spesso con piani "quasi orizzontali" (i casi 1 e 5) la procedura che fa riferimento a meridiana verticale equivalente è valida lo stesso ma si incorre in quei fastidiosi "ribaltamenti" peraltro ben descritti nel mio specchietto; in casi del genere, forse, sarebbe più conveniente rifare tutta la procedura con un'ottica di meridiana equivalente orizzontale, come del resto, molti colleghi in trattazioni analoghe hanno fatto. È evidente che, sulla traccia di quanto visto qui una procedura del genere non è difficile da ricostruire: in questo articolo però non è, io penso, il caso di mettere troppa carne al fuoco. Definizioni e formule La (3) è stata usata per esprimere la "rotazione" della meridiana equivalente verticale in modo da poter concludere un discorso progettuale. Un impostazione più generale Il 15 novembre 2000 e successivamente il 12 luglio 2001 ho già presentato tramite la mailing-list "gnomonicaitalia", una memoria che, ignorando la più immediata impostazione del problema "sulla massima pendenza" fa invece riferimento, più in generale, ad un'ottica "sul meridiano". Dato che parliamo di… meridiane, mi sia consentito il gioco di parole, è facile immaginare che tale ottica ci ripagherà per semplicità di impostazione ma soprattutto per la generalità della metodica progettuale. Mancando delle illustrazioni adeguate la trattazione poteva, allora il 12 luglio 2001, non essere adeguatamente all'altezza di una agevole divulgazione. Ed è quest'ultima che cercherò di offrire qui di seguito: la tabella sinottica di fig. 1 ci consentirà, alla fine del discorso, di poter rintracciare facilmente il "caso" che fa per noi. -iZ: inclinazione Zenithale ( > 0 se verso Sud) -dA: declinatione Azimutale, cioè sul piano orizzontale ( > 0 se verso W) -iM: inclinazione sul piano Meridiano ( > 0 se verso SUD) (1) tan (iM) = tan (iZ) / cos (dA) -dM: declinazione sul piano Meridiano: sarebbe l'angolo formato dal vettore unitario del piano con il piano meridiano ( > 0 se verso W) -dA: declinazione Azimutale -iZ: inclinatione Zenitale ( > 0 se verso Sud) (2) sin (dM) = sin(dA) / cos(iZ) -MxP: angolo formato dalla linea Meridiana con la linea di maxima Pendenza -dA: declinazione Azimutale -iZ: inclinazione Zenitale ( > 0 se verso Sud) (3) tan (MxP) = tan(dA) * sin(iZ) Osservo, lo ripeto ad abundantiam, che finora non 59 Gnomonica Italiana siamo usciti dal piano alla latitudine originaria, ossia non abbiamo fatto ancora nessun discorso di "equivalenza"; ci siamo solo procurati dei valori "sul Meridiano" che ci possono essere utili nel proseguire il discorso progettuale. diversa latitudine (di cui è relativamente facile fare il calcolo) che risulti, in qualche modo, sovrapponibile a quella originaria. Meridiana equivalente verticale Conservo l'espressione equivalente anche se in effetti sarebbe più corretto usare, nel contesto che vado a descrivere, l'espressione "sovrapponibile" o ancor meglio "graficamente sovrapponibile". Una ricerca di equivalenza rigorosa, ossia una sovrapponibilità non solo grafica ma anche di tutti i segni dei valori di calcolo, dà luogo anche a dei risultati interessantissimi ma il risultato andrebbe a …vagare per il pianeta andando ad invadere le zone di calcolo non univoco che si vuole evitare. Oltre i valori trigonometrici occorre anche definire cosa si intende per "meridiana equivalente". La definizione da me proposta ha un'ottica esclusivamente progettuale cioè tesa allo scopo di individuare ad una certa latitudine Fi (genericamente diversa da quella da cui si parte), una meridiana verticale declinante ad una Dato un piano inclinato e declinante (generico) si intende meridiana verticale equivalente (sovrapponibile) una meridiana verticale che avrà lo stesso tracciato di quella in studio, ossia sovrapponibile, ma ottenuto con dati di progetto diversi, ai quali, esclusa la latitudine che cambierà di valore ma non di segno, andrà Un'ultima osservazione prima di entrare nel merito: si tratta di formule talmente semplici, oserei dire "belle" che ci permettono di "rientrare" nel campo delle meridiane verticali che ci sono così familiari! Vale sicuramente la pena di lasciarsi assillare un pò dall'inevitabile casistica che questo "rientro" comporta. fig. 2 A sinistra il piano meridiano che seziona la meridiana di partenza con tutti i dati di partenza e quelli calcolati ”sul meridiano” ma sempre alla latitudine di partenza; il piano meridiano della meridiana equivalente verticale a destra, con tutti i dati. 60 n° 1 - Dicembre 2001 praticato, rispetto i valori originari, un eventuale cambiamento di segno o ribaltamento per simmetria o scorrimento di 12 ore; ed ecco le grandezze interessate: - orientamento dello stilo polare (eventualmente) da NORD a SUD: non viceversa, la meridiana equivalente, nel presente contesto, ha sempre, come vedremo, lo stilo verso SUD - eventuale cambio di segno dell'angolo di declinazione gnomonica("sul meridiano" s'intende ) - es. : verso Est anche se la meridiana di partenza e orientata Ovest; influenza l'angolo di distanza stilare (positivo al posto di negativo e viceversa, eventualmente) - le ore della notte al posto di quelle diurne (le 24 al posto delle 12, eventualmente) -orientamento del gradiente degli angoli orari (even- tualmente crescenti da destra verso sinistra, anzichè da sinistra verso destra) -cambio segno delle declinazioni solari, eventualmente (senza cambiamento di valore assoluto). S'intende che la meridiana equivalente così modificata potrà essere considerata il "progetto" della "nostra" meridiana inclinata declinante a condizione che essa vi venga "applicata" sopra facendo coincidere centro e linea meridiana. Volendo, si potrebbe, per gli amanti del rigore formale, enunciare il seguente teorema: dato un piano qualunque, inclinato declinante, a una latitudine positiva su cui si vogliono tracciare linee orarie e linee diurne, esiste sempre, sullo stesso arco semi-meridiano e con latitudine positiva una meridiana verticale equivalente (più correttamente, sovrapponibile) con stilo polare verso SUD ossia con declinazione -90 < d < 90, nel senso definito più sopra. fig. 3 rappresenta il calcolo della meridiana equivalente; siccome il programma di partenza (LNORAR_6) è un programma che calcola meridiane verticali declinanti, la linea meridiana risulta una linea verticale: quindi, allo scopo di dare chiarezza sono ben evidenziate linea sostilare e la linea di massima pendenza ed il relativo angolo tra di esse (21,41°), angolo che non troverete nello specchietto di fig. 2 perchè non è un dato di calcolo primario. 61 Gnomonica Italiana La formula per il calcolo della "nuova" latitudine (FieqV) sarà una delle seguenti, da scegliersi secondo la casistica più avanti riportata: FieqV = 180 - (Fi - iM) casi: 1, 8 FieqV = Fi - iM casi: 2, 3, 6, 7 (i casi 2, 3 sono i più frequenti ) FieqV = iM - Fi casi: 4, 5 LA CASISTICA E IL "QUADRANTE UNIVERSALE" Ci sono 8 casi di base, come vedremo, che ho cercato di distinguere uno dall'altro individuando per ognuno di essi un particolare piano inclinato declinante molto conosciuto e riconoscibile con i suoi orientamenti di base, nella stratificazione culturale di ciascuno di noi, anche se non propriamente adatto a tracciarvi una meridiana (Torre di Pisa, Piramide di Caio Cestio a Roma, ecc. ) Ho realizzato anche un apparecchio, molto semplice ma efficace, fatto di pannelli rigidi di legno, cerniere per mobili e rapportatori da disegno in plastica trasparente. In un apparecchio del genere non è l'esattezza che conta ma la possibilità di verificare che il percorso progettuale è corretto: nonostante ciò, la precisione che si è ottenuta(sia in termini di angolo orario che di lunghezza d'ombra) nei casi sottoposti a verifica(5 su 8, quelli che in una pratica quotidiana alle nostre latitudini si potrebbero effettivamente incontrare) è stata sorprendentemente superiore alle aspettative. Questo apparecchio è predisposto per potervi applicare il tracciato della meridiana in esame, predisposto a parte con AUTOCAD, e, così, permette di attribuire sia allo stilo mobile che alla porzione di piano sotto lo stilo tutti i dati gnomonici di partenza nonché quelli di progetto, in modo da verificare se i calcoli corrispondono: a questo punto è sufficiente esporre l'oggetto, molto semplicemente, alla luce del sole; l'ho chiamato, un pò pomposamente, "Quadrante universale"(spero che questo nome mi verrà perdonato…non ho trovato un'altra espressione che esprima così bene il concetto di fig. 4 Una foto del ”quadrante universale”; si vede bene l’ora solare (le 9:35) del dorso data-ora della macchina fotografica che comprova la lettura dell’ora corretta; dalla forma (lo stilo è invero di forma assai spartana) dell’ombra si riconosce inoltre che essa cade correttamente sulla linea diurna predisposta all’uopo. 62 n° 1 - Dicembre 2001 adattabilità a valori gnomonici diversi caso per caso). S'intende che per evitarmi dei …lunghi viaggi, ho dovuto giocoforza assegnare ai noti monumenti di cui mi sono servito la latitudine della mia città'. Siamo ora giunti al prospetto di fig. 1: va ripetuto, come anticipato più sopra, che i casi 2, 3 sono i più frequenti e anche i più semplici, perché non avviene nessun tipo di "ribaltamento": né cambio segno della declinazione gnomonica (s'intende quella sul meridiano!), né scambio delle ore notturne con le diurne, né inversione del gradiente di angolo orario, né cambio segno di declinazioni solari: sono i casi che si potrebbero chiamare "quasi verticali". Ho documentato qui l'esempio N. 2 (Piramide di Caio Cestio a Roma…con la latitudine della mia città beninteso!) con 3 immagini; vedi figure 2, 3, 4. Il tracciamento delle figure 2, 3 avviene, con un semplice click, tramite il mio programma "LNORAR_6", un'applicazione di Visualbasic. Bibliografia di riferimento: 1. Interventi su mailing-list ”GnomonicaItalia” da ottobre 2000 in poi. 2. R. Anselmi ”Meridiane inclinate” su Gnomonica N. 2 gennaio 1999. 3. Gianni Ferrari, Relazioni e formule per lo studio delle meridiane piane, Modena, settembre 1998 Sorrisi & Gnomoni Fabio Savian, Paderno Dugnano (MI), [email protected] & Giacomo Agnelli, Brescia, [email protected] Asta pollare Analemma Curve diurne Foro gnomonico Inclinazione dell’asse Lemniscata Linea meridiana Linea oraria Nutazione Orologio cappuccino Orologio reclinante Parete declinante Passaggio al meridiano Punto d’Ariete Quadro polare Quadro polare Retta oraria spiedo per polli (Gianni Ferrari) gioco della Settimana Enigmistica per solutori esperti quelle che di notte si prendono diritte particolare dose di fortuna cha ha lo gnomonista sulle impalcature... (Magun) situazione critica provocata da gnomonismo estremo sul ponteggio operazione per rimettere a posto il ginocchio (famoso il lemnisco di Ronaldo) peso forma raggiunto con la dieta dello gnomonista senza scatto alla risposta colpo di mano per rubare la Nutella con gnomone a cornetto orologio con vano portaoggetti dietro al quadrante pericolosa tendenza di un muro a cadere. Appena finito l’orologio. nel calcio azione per perdere tempo e tenere il risultato agopuntura ovina complemento d’arredo per igloo è inverno, nevica, s’è rotto il riscaldamento, non trovate il maglione, nel frigorifero ci sono solo semifreddi, in tv Piero Angela parla di Narvali e invece del postino c’è un pinguino che suona alla porta pigione molto frequente 63 Gnomonica Italiana La vignetta Giacomo Agnelli, Brescia, 64 [email protected]