www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian PNEUMOLOGIA RICHIAMI DI ANATOMIA DEL POLMONE I polmoni del peso di 850-1100gr ciascuno, sono suddivisi in lobi (3 dx, 2 sin) da scissure. I bronchi principali, entrati nel polmone si suddividono nei bronchi lobari, bronchi segmentari ed infine in bronchioli membranosi. Terminologia utile: - segmento broncopolmonare: unità del polmone originata da un bronco segmentario; - acino: unità del polmone che dà origine al bronchiolo terminale; - lobulo: struttura poligonale circondata da setti connettivali e che comprende 3-5 acini. L’epitelio di un bronco è formato da cellule ciliate, cellule mucipare, cellule indifferenziate e cellule neuroendocrine. Se le cellule mucipare aumentano si parla di “metaplasia mucipara”. La parete di un bronchiolo è formata da cellule basali indifferenziate, cellule ciliate e “clara cells” (cellule a secrezione sierosa). Non si trovano cellule mucipare e il loro riscontro è anomalo e tanto più grave è la metaplasia mucipara tanto più grave è la patologia. La parete dell’alveolo è formata da pneumociti di I ordine (90%), di II ordine (10%) che producono sulfactante e sono deputati al rinnovamento cellulare e cellule macrofagiche. Il capillare è la componente più importante dell’interstizio. Ogni tanto si trova qualche fibroblasto e qualche fibra collagene. FUNZIONALITÀ RESPIRATORIA Generalità La funzionalità respiratoria viene valutata attraverso lo studio dei volumi statici e dinamici dei polmoni. L’aria contenuta nei polmoni può essere suddivisa in 4 volumi: - Volume Corrente (VC): volume d’aria mobilizzato ad ogni respiro tranquillo (0,5 L) - Volume di Riserva Inspiratoria (VRI): volume d’aria mobilizzabile al di sopra di un VC, cioè il volume massimo inspirabile al termine di un normale inspirio ( 3,3 L ) - Volume di Riserva Espiratoria (VRE): volume d’aria mobilizzabile al di sotto di un VC, cioè il volume massimo espirabile al termine di una normale espirazione ( 1,0 L ) - Volume residuo (VR): volume residuo, cioè il volume che resta nei polmoni al termine di un espirio massimale; normalmente è di 0,8-2,0 L, ma può aumentare nelle pneumopatie ostruttive e con l’età mentre si riduce in quelle restrittive. E’ importante perché rappresenta una riserva d’aria, inoltre la sua assenza comporterebbe un collasso del polmone ad ogni espirio con enorme difficoltà all’atto inspiratorio. 1 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian Da questi volumi è possibile ricavare le capacità del polmonari: - CI: capacità inspiratoria data da VT+VRI ( 3,8 L ) - CFR: capacità funzionale residua data da VR+VRE ( 2,2 L ) - CV: massimo volume d’aria che può essere espirato completamente e lentamente dopo un’inspirazione massimale. La CV è data da VT+VRI+VRE. Varia tra 3 e 5 L a seconda dell’età, altezza, sesso, peso, tende a diminuire nelle pneumopatie restrittive - CPT: capacità polmonare totale data da CV+VR ( 6 L ). Altro dato importante in clinica è il rapporto VR/CPT denominato anche indice di Motley, tale parametro nei giovani deve essere inferiore al 20%, mentre negli anziani può essere superiore al 35%. L’indice di Motley indica che vi è un volume quando è patologico cioè un volume residuo che è maggiore del 35% della capacità polmonare totale. È quindi un indice di iperinflazione alveolare; è un volume che non partecipa alla ventilazione nella normalità, mentre nell’enfisema si. Per calcolare i volumi esistono 3 metodi: - spirometria: è in grado di misurare tutti i volumi eccetto il volume residuo. Può essere eseguita con spirometri in cui viene misurato lo spostamento di un galleggiante o per mezzo di flussimetri nei quali i volumi sono calcolati sulla base della velocità di flusso dell’aria che entra nelle vie aeree. Gli spirometri a campana misurano lo spostamento dei volumi di aria mobilizzabili attraverso il movimento di una campana il cui bordo inferiore è immerso nell’acqua. Ad ogni atto ventilatorio abbiamo un volume cioè un ciclo ventilatorio e il volume mobilizzato ad ogni atto viene chiamato volume corrente. - diluizione dei gas inerti (residenti come l’azoto o inalati come l’elio): consente di misurare CPT,CFR e VR. Questo metodo misura solo il volume gassoso che può essere ventilato. Spesso richiede tempi lunghi per raggiungere l’equilibrio, specie in presenza di patologie ostruttive. - pletismografia: utilizza la legge di Boyle, e misura tutto il gas contenuto nel torace ma anche i gas presenti in aeree non ventilate come bolle, cisti, pneumotorace. E’ in grado di misurare tutti i volumi in una sola applicazione, ma non è in grado distinguere i volumi polmonari dai volumi da pneumotorace. Ulteriore metodo è la radiografia del torace che permette una stima approssimativamente (+-15%) della capacità polmonare totale. Da tener presente che i volumi polmonari variano con la postura: in piedi la capacità polmonare totale aumenta di 700-1000ml in quanto il diaframma è tratto verso il basso 2 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian (anche la FRC aumenta per lo stesso motivo). Queste misure non sono eseguite in funzione del tempo e pertanto i volumi misurati sono detti statici. I volumi dinamici possono essere calcolati mediante spirometro o pneumotacografo chiedendo al pz di fare, partendo dalla capacità polmonare totale e con la massima forza possibile, uno sforzo espiratorio massimale seguito da uno sforzo inspiratorio massimale. Si effettua in tal modo la manovra della Capacità Vitale Forzata, ottenendo così due tracciati: una curva volume/tempo(relativa al solo espirio) o un tracciato flusso/volume che comprende sia l’espirio che l’inspirio. Con la spirometria pertanto si valutano le proprietà meccaniche misurando volumi e flussi espiratori e inspiratori e nello specifico i volumi polmonari: - volumi mobilizzabili (statiti e dinamici) - non mobilizzabili. Volumi polmonari mobilizzabili: - CVF: la capacità vitale forzata cioè il volume totale espirato sotto sforzo ( 3-5 L) - FEV11 o VEMS: forced expiratory volume in the first second cioè i litri d’aria espirata nel primo secondo - Indice Tifffenau: rapporto percentuale FEV1/CVF (normalmente>75%) - PEF: peak expiratory flow: velocità con la quale l'aria esce dai polmoni all'inizio dell'espirazione forzata. Massimo flusso espirato in dipendenza dello sforzo espiratorio. E' una variabile sforzo-dipendente e riflette il diametro delle vie aeree centrali - FEF25-75%: flusso medio dal punto in cui il 25% della CVF è stata espirata al punto in cui il 75% della CVF è stata espirata Esiste anche un volume non mobilizzabile in quanto al termine della inspirazione il polmone non è mai vuoto ma rimane aria. Per identificare questo volume si usa un circuito 1 i soggetti di razza caucasica hanno i valori più elevati di FEV1 e capacità vitale, i polinesiani tra i più bassi. La razza nera si caratterizza per valori inferiori del 10-15% rispetto a quella caucasica, in quanto a parità di età, altezza e sesso hanno un busto più corto e gambe più lunghe. Vi è invece scarsa differenza tra i vari gruppi etnici per quanto riguarda il PEF 3 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian ad elio e raggiunto l’equilibrio si ricava il volume residuo conoscendo la concentrazione iniziale. Si identifica il tal modo il RV, FRC e TLC. Alcune patologie si caratterizzano per una diminuzione o per un aumento di questi volumi. Nell’asmatico, un problema fondamentale è la difficoltà di svuotare di aria durante l’espirazione: Dal grafico si può notare che: - la curva parte da un volume più grande perché vi è intrappolamento d’aria - il flusso massimo raggiunto è minore, perché è minore l’inspirazione ed inoltre l’espirazione è incompleta e inferiore rispetto ad un soggetto normale - vi è un brusca caduta del flusso espiratorio con deformazione a cucchiaio del tracciato, tipica dell’asmatico - nei polmoni resta intrappolata una cospicua quantità d’aria. Somministrando un broncodilatatore e ripetendo l’esame si traggono informazioni sulla reversibilità della ostruzione. Per convenzione una ostruzione è detta reversibile se dopo broncodilatatore il FEV1 > 12% o di almeno 0,2 L. durante l’attacco acuto d’asma FEV1 e CVF resta normale o prossimo alla normalità. E’ però una normalità apparente, perché in genere la somministrazione di un broncodilatatore fa aumentare CVF più del FEV1, smascherando un rapporto FEV1/CVF patologico. Sono migliorati tutti i parametri, meno l’indice di Tiffenau, perché prima della broncodilatazione il pz era incapace di espirare un volume d’aria sufficiente, ciò non significa che sia peggiorato anzi il paziente sta benissimo dopo tale somministrazione. La falsa variazione di tale indice può essere anche spiegata in quanto FEV1 è una misura istantanea mentre CVF misura i benefici in uno spazio temporale. Un problema dell’asma è il fatto che tale patologia è variabile e reversibile nel tempo, ed inoltre può presentarsi con sintomi aspecifici o essere del tutto asintomatica fino all’attacco asmatico. In questi pz che non si presentano in una stato patologico evidente si somministrano dei broncocostrittori, sapendo che nei soggetti normali tale stimolo non 4 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian causerebbe alcuna sintomatologia. In questi soggetti quindi ricerchiamo la eventuale iperreattività bronchiale. Il test più usato è quello alla Metacolina che somministrata per aereosol permette di valutare FEV1: se non si ottiene bronco-costrizione si aumenta la dose fino a quando FEV1 scende del 20% e tale valore viene chiamato PC20. Il test si dice positivo se PC20 è ottenuta con una dose di metacolina inferiore a 8mg/ml. Dalle curve flusso/volume si possono trarre informazioni circa l’esistenza di ostruzioni lungo le vie aeree intra o extratoraciche. Ostacoli intratoracici, a livello della trachea, fanno appiattire la parte inspiratoria della curva. La coesistenza di un ostacolo intra ed extra toracico dà alla curva un aspetto a scatola. In presenza di patologie restrittive od ostruttive la curva flusso volume è più piccola del normale, spostata verso i bassi volumi in caso si restrizione, spostata verso volumi elevati in caso di ostruzione. L’interpretazione della spirometria avviene attraverso il confronto con valori teorici, espressione della normalità (si interpretano i valori assoluti con i valori teorici). Bisogna tenere conto di: - età - l’etnia - altezza - sesso. La prova spirometrica dipende dallo sforzo e dalla collaborazione del soggetto per cui è necessario sempre verificare: - accettabilità del test - la riproducibilità dei risultati. Si fa la prova per tre volte e si prende il valore migliore ottenuto. È anche operatore dipendente, cioè bisogna invitare la persona a dare il meglio di se e il tecnico è molto importante. La spirometria ci permette di identificare quindi alterazioni funzionali (restrittivi, ostruttivi o misti) e quantificare il danno funzionale. Questo è importante in quanto le stesse patologie mediche vengono distinte in deficit ostruttivi e restrittivi. Un deficit ostruttivo si definisce dall’indice di Tiffenau < 70%. Una persona inspira nel primo sec più del 70% della CV. Possiamo definire la ostruzione come live, moderata o marcata. I valori assoluti si rapportano in base all’altezza, sesso, etnia ed età. Quando confrontiamo il FEV1 li confrontiamo sempre in base ai brevetti in base ai 4 indici antropologici. Per capire se la bronco-ostruzione è sempre presente si fa un test di bronco dilatazione: 5 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian - se presente boronoco-ostruzione somministrate 4p di salbutamolo - ripetere la spirometria dopo 15min. si considera reversibile se FEV1 migliora almeno del 12% e di 200ml. Ci sono malattie che presentano bronco-reversibilità. La spirometria permette di valutare le patologie ostruttive. Un Tiffenau maggiore del 70% e FEV1 < 80% e VC <80% è suggestivo di alterazioni funzionali di tipo restrittive e anche qui ci sono categorie di patologie caratterizzate da patologie restrittive. Esistono pneumopatie diffuse del polmone come le interstiziopatie che hanno alterazioni di tipo restrittivo. Possono essere presenti entrambi i deficit. Conclusioni Analizzando quindi i parametri ottenuti con la spirometria si può valutare la funzionalità polmonare e diagnosticare la presenza di eventuali patologie. In particolare la curva di espirazione forzata può dirci se l'insufficienza polmonare è di tipo ostruttivo o restrittivo: - insufficienza polmonare di tipo restrittivo: le vie aeree hanno un calibro normale ma i polmoni hanno una ridotta capacità di espansione, oppure vi è una riduzione della superficie ventilatoria polmonare (obesità, miopatie, pleurite, poliomelite, edema polmonare ecc.). La capacità vitale ed i vari volumi diminuiscono in modo proporzionale.; - insufficienza polmonare di tipo ostruttivo: all'interno delle vie aeree è presente un ostacolo al deflusso dell'aria inspirata oppure i calibri di queste vie si restringono diventando inferiori alla norma. Tutto ciò può essere dovuto alla presenza di secrezioni o all'ispessimento e distruzione della componente elastica (fibrosi polmonare interstiziale, BPCO, asma, bronchite acuta, bronchite. Se il rapporto VEMS/CVF è normale o aumentato, si tratta probabilmente di una limitazione di tipo restrittvo. Per confermare la diagnosi occorre valutare i volumi polmonari statici tramite una spirometria lenta e pletismografia: se la capacità polmonare totale (CPT) risulta inferiore all'80% si tratta effettivamente di insufficienza polmonare di tipo restrittivo. 6 www.haikzarian.com Indici funzionali copyright © Haik Zarian Capacità ventilatoria di Incapacità ventilatoria di tipo restrittivo tipo ostruttivo CVF ↓ normale VEMS (FEV1) ↓ (in modo proporzionale ↓ alla CVF) VEMS (FEV1)/CVF normale ↓ Il rapporto VEMS/CVF in pazienti adulti normali oscilla tra 70% e 80%; un valore inferiore al 70% indica un deficit ostruttivo e alta probabilità di BPCO. Tale rapporto ci da un informazione INDICATIVA che va sempre confermata confrontando il valore registrato di FEV1 con i valori normali: - se VEMS/FCV < 70% e VEMS ≥ 100%, può trattarsi di una variabile fisiologica, specie in soggetti sani ed atleti (per approfondire eseguire pletismografia, diffusione, EGA) - se VEMS/FCV < 70% e VEMS ≤100% ≥ 70% ostruzione lieve - se VEMS/FCV < 70% e VEMS ≤70% ≥ 60% ostruzione moderata - se VEMS/FCV < 70% e VEMS ≤60% ≥ 50% ostruzione moderatamente severa - se VEMS/FCV < 70% e VEMS ≤50% ≥ 34% ostruzione severa - se VEMS/FCV < 70% e VEMS < 34% ostruzione molto severa La spirometria è uno strumento particolarmente utile anche nel monitorare l'evoluzione della BPCO (si raccomanda almeno una visita di controllo annuale) e nel valutare i soggetti a rischio (fumatori incalliti, lavoratori esposti ad inquinanti chimici o gassosi ecc.). Una diagnosi precoce di BPCO aiuta notevolmente il trattamento della patologia, bloccandola sul nascere. Controindicazioni alla spirometria - precedenti episodi cerebrovascolari - infezioni polmonari - recente sottoposizione ad interventi chirurgici toracici, addominali o oculari - infarto miocardico negli ultimi sei mesi, o angina pectoris instabile - aneurismi - grave ipertensione arteriosa - presenza di sintomi che potrebbero interferire con la spirometria (nausea, vomito) ASMA 7 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian Generalità L’asma è una malattia infiammatoria cronica delle vie aeree in cui svolgono un ruolo numerose cellule infiammatorie (linfociti, eosinofili e mastociti). L’infiammazione cronica è associata ad iper-reattività bronchiale che causa episodi ricorrenti di respiro sibilante, dispnea, senso di costrizione toracica e tosse, soprattutto durante la notte e nelle prime ore del mattino. Questi episodi sono associati ad un variabile grado di broncostruzione, che è di solito reversibile spontaneamente o dopo trattamento farmacologico. Caratteristica dell’asma sono i periodi di benessere alternati a periodi di peggioramento, quindi non è costante nelle sue manifestazioni, ma si presenta con delle crisi ricorrenti. La reversibilità è importante. Caratteristiche principali dell’asma - infiammazione delle vie aeree: caratteristica è la presenza delle cellule infiammatorie (linfociti, eosinofili e mastociti) - bronco costrizione: è dovuta alla contrazione della muscolatura liscia che si trova intorno alle vie aeree: nell’asmatico tale contrazione provoca bronco costrizione - iper-reattività bronchiale: cioè tendenza vie aeree a chiudersi troppo facilmente: se entra in contatto con allergene e vie aeree si chiudono (nel soggetto normale no). Viste queste caratteristiche dell’asma, la terapia si basa sull’utilizzo di farmaci antiinfiammatori e broncodilatatori. Epidemiologia L’asma è una delle malattie croniche più diffuse in tutto il mondo e si calcola che ne siano affette circa 150 milioni di persone (5:100). La prevalenza è in aumento in molti paesi, soprattutto nei bambini, tanto che è una causa importante di assenza da scuola e dal lavoro. Le forme di asma grave sono in aumento con conseguente aumento del il rischio di morte per asma. Mortalità: 1-5:100.000 Patogenesi e Fattori di rischio La principale alterazione fisiopatologica che determina lo stato funzionale e la sintomatologia del paziente asmatico è la diminuzione del calibro dei bronchioli indotta da diversi meccanismi fondamentali: - contrazione della muscolatura liscia bronchiale, muscolatura che nell’asmatico è molto sviluppata (ipertrofia della muscolatura, ispessimento della membrana basale) - edema ed infiammazione con conseguente congestione della parete bronchiale. - ipersecrezione di muco 8 www.haikzarian.com - copyright © Haik Zarian rimodellamento delle vie aeree dovuta alla flogosi cronica e quindi alla riparazione dell’epitelio bronchiale che esita in modificazioni strutturali e funzionali (perdita dell’epitelio); - iperreattività bronchiale Accanto a queste condizioni esistono dei fattori di rischio che predispongono il soggetto in maniera più o meno marcata allo sviluppo di asma: - fattori individuali: predispongono l’individuo alla comparsa di asma - fattori ambientali: negli individui predisposti influenzano la comparsa di asma, causano le riacutizzazioni, e /o la persistenza dei sintomi. I fattori ambientali possono essere anche fattori scatenanti: negli indi asmatici causano riacutizzazioni e/o persistenza di sintomi. a) Fattori individuali - Predisposizione genetica - Atopia: tendenza ad eccessiva produzione di IgE in risposta ad un allergene. È coinvolta nel 40% dei casi di asma. Si misura con PRICK test o ricercando le IgE. - Iperreattività bronchiale: è caratteristica dell’asma. Tendenza delle vie aereea chiudersi troppo facilmente b) Fattori ambientali - Allergeni: sono diversi come acari, animali a pelo (cani, gatti ecc), scarafaggi, pollini ecc - Agenti professionali: prodotti di origine animale o vegetale: panettieri possono avere asma da farina. Sostanze coinvolte possono esser anche gli isocianti (vernici), cloramine, formaldeide. Può essere studiata allontanando l’allergene e quindi possono essere studiati e vedere quello che succede. - Fumo di sigaretta: non è un vero e proprio fattore di rischio, è un fattore che fa male, riacutizza l’asma, riduce trattamento farmacologico e riduce il livello del controllo della malattia. - Inquinamento atmosferico: simile al fumo. Negli ultimi anni c’è stato notevole aumento inquinamento atmosferico. Tuttavia non esiste evidenza che inquinamento sia fattore di rischio per sviluppo malattia. - Infezioni respiratorie: causano riacutizzazioni. In pz che sono stati ricoverati da virus respiratorio sinciziale (bambini) sviluppano asma più facilmente. Molti studi hanno 9 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian dimostrato che infezioni nel primo anno di vita hanno effetto protettivo, sono quelli che più difficilmente sviluppano infezioni da grandi. - Fattori socio-economici - Numerosità della famiglia. - Farmaci: aspirina o altri FANS possono scatenare crisi asmatiche anche molto gravi e possono mandare il soggetto in PS, si tratta quindi di una situazione particolare e succede solitamente in donne di una certa età. Si associa a poliposi nasale. - Rinite Negli ultimi anni l’aumento della prevalenza dell’asma è legato probabilmente alla diminuzione delle infezioni che hanno quindi un effetto protettivo verso insorgenza di asma e questo ha fatto nascere l’ipotesi igienista, fatto non ancora confermato. Il miglioramento delle condizioni economiche associato alle ridotte infezioni si associano ad una aumentata prevalenza di asma nei paesi evoluti. Questo perchè le infezioni nei primi anni portano il sistema immunitario a svilupparsi verso una certa direzione. Se nel primo anno si contraggono tante infezioni si ha attivazione linfociti tipo 1 con INF gamma, altrimenti no. Clinica I principali sintomi comprendono: - respiro sibilante: se episodico - dispnea: frequenza - senso di costrizione toracica: si valuta la gravità - tosse Il soggetto asmatico può avere solamente un sintomo. Il soggetto può avere tosse, prevalentemente notturno o mattutino ecc. La modalità di presentazione della sintomatologia può essere: - stagionale - perenne - notturno Fattori scatenati - Allergeni - Infezioni virali - Attività fisica 10 www.haikzarian.com - copyright © Haik Zarian Farmaci Diagnosi È utile rivolgere al pz alcune domande specifiche - Le è mai capitato di avere mancanza di respiro dopo uno sforzo intenso? - Le è mai capitato di svegliarsi per la presenza di respiro sibilante? - Le è mai capitato di svegliarsi per un attacco di tosse? - Le è mai capitato di avere un episodio di mancanza di respiro durante il giorno a riposo? - Le è mai capitato di sentire un senso di costrizione toracica? Il dolore toracico non è caratteristica di asma. In caso di crisi è possibile sentire sibili oppure in casi gravi il silenzio respiratorio. Sono importanti: - Anamnesi (storia clinica dei sintomi) - Esame obiettivo - Prove di funzionalità respiratoria (conferma obiettiva di broncoostruzione reversibile) - Altri esami strumentali - Esclusione di altre patologie Prove di funzionalità respiratoria - Spirometria - Picco di flusso espiratorio - Test di stimolazione bronchiale a) Spirometria I parametri da valutare sono VEMS, CVF, VEMS/CVF prima e dopo inalazione di broncodilatatore a breve durata d’azione (Salbutamolo?) Si parla di ostruzione quando: - VEMS < 80% del teorico - VEMS/CVF ( indice di Tiffenau) < 70 % (ostruzione) La reversibilità è significativa se il VEMS>12% dopo inalazione di B2 agonista a breve durata d’ azione. Se il picco di flusso è molto più basso si tratta di bronco costrizione (curva con concavità verso il basso). Possiamo anche osservare la forma della curvatura con curva verso l’alto. 11 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian In caso di anamnesi positiva per asma possiamo avere ostruzione oppure no, a seconda del periodo. In caso di ostruzione dobbiamo vedere il test di reversibilità cioè ancora una spirometria dopo somministrazione si un broncodilatatore a breve durata d’azione. Se il VEMS migliora del 12% abbiamo reversibilità. Se ostruzione assente si fa test di provocazione bronchiale somministrando metacolina per contrarre le vie aeree. . b) Misurazione del picco di flusso espiratorio Il picco di flusso espiratorio rappresenta la velocità massima con cui l'aria può essere espulsa dai polmoni dopo una inspirazione completa. La misurazione del picco di flusso consente una valutazione quantitativa della resistenza delle vie aeree ed è una metodica semplice e riproducibile. La misurazione del picco di flusso può essere utilizzata per valutare la gravità dell'asma e per controllare la risposta al trattamento farmacologico. Viene eseguita in modo analogo alla spirometria È una misura semplice e deve essere fatta in più momenti della giornata ed è caratterizzata da una importante variabilità. L’asma è una malattia variabile. c) Test di stimolazione bronchiale Le prove di stimolazione bronchiale con la metacolina si fanno in ambulatori di fisioterapia dotate di tutti gli strumenti per controllare una broncostrizione. Altre indagini utili - valutazione allergologica (skin prick test, dosaggio IgE specifiche sieriche) - valutazione presenza reflusso GE - valutazione rinite allergica - conta eosinofili ematici - emogas-analisi - ECG (in quanto nell’asma si usano i beta-2 agonisti e se il soggetto ha una aritmia non si somministrano ed è utile l’ECG per inquadrare il pz). - visita ORL - rx torace. Diagnosi differenziale - Altre patologie ostruttive delle vie aeree (BPCO e bronchiectasie) - Insufficienza cardiaca congestizia - Disfunzione delle corde vocali - Sinusite e reflusso gastroesofageo - Ostruzione meccanica delle vie aeree 12 www.haikzarian.com - Polmonite eosinofila - Tosse secondaria a farmaci - Embolia polmonare copyright © Haik Zarian Classificazione di gravità Trattamento Obiettivi - Ottenere e mantenere il controllo dei sintomi - Prevenire le crisi asmatiche - Mantenere la funzionalità respiratoria nelle norma - Permettere le normali attività quotidiane, comprese l’attività sportiva - Evitare gli effetti collaterali dei farmaci - Prevenire la mortalità per asma Si usano: a) Antiinfiammatori: steroidi b) Broncodilatatori: b2 agonisti Si somministrano quindi: - β2-agonisti inalatori a breve durata d’azione - Anticolinergici inalatori a breve durata d’azione 13 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian Per controllare la malattia si usano: - Corticosteroidi inalatori - β2-agonisti inalatori a lunga durata d’azione - Antileucotrieni - Corticosteroidi Sistemici - Teofillina - Cromoni - Anti-IgE Da tenere presente che le gravi crisi asmatiche sono emergenze mediche che pongono il paziente a rischio di morte. Il trattamento deve essere tempestivo. I farmaci cardine sono: - β2-agonisti inalatori - Glucocorticoidi sistemici - Ossigeno Monitorare continuamente la risposta al trattamento con la misurazione della funzionalità respiratoria (PEF, FEV1). Se l’asma è ben controllata la terapia può essere ridotta. Se invece è parzialmente controllata si può aumentare la terapia per raggiungere terapia controllata trovando una situazione di equilibrio e il controllo della malattia. Fattori di rischio di rischio per asma - Precedenti attacchi con pericolo di vita - Gravità della malattia - Predisposizione genetica - Disagiata condizione socioeconomica - Problemi psicologici - Bassa percezione della dispnea - Inadeguata assistenza medica - Inadeguato trattamento La morte per asma è più frequente nei pazienti con asma grave, ma anche in pazienti con asma lieve. BRONCOPNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA (BPCO) Generalità 14 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è un quadro nosologico caratterizzato dalla progressiva limitazione del flusso aereo, non completamente reversibile. Questa riduzione del flusso è di solito progressiva ed associata ad una risposta infiammatoria a seguito dell’inalazione di particelle o gas nocivi. La BPCO è una malattia prevenibile e trattabile che presenta significativi effetti extrapolmonari che possono contribuire alla gravità della patologia nei singoli pazienti. La sua componente polmonare è caratterizzata da una riduzione del flusso aereo non completamente reversibile. La riduzione del flusso aereo (in espirazione) è generalmente progressiva ed associata, come detto, ad una anomala risposta infiammatoria del polmone all’inalazione di particelle o gas nocivi. Le due componenti fondamentali della BPCO sono: - broncocotruzione non reversibile e progressiva - risposta infiammatoria La BPCO non viene generalmente intesa come una singola entità, ma comprende forme caratterizzate dall’associazione di bronchite cronica ed enfisema polmonare. Le patologie sono associate, ma nei soggetti prevale l’una o l’altra: - bronchite cronica: presenza di sintomi di tosse ed espettorato per almeno tre mesi all’anno per due anni consecutivi; - enfisema polmonare: anomalo allargamento degli spazi aerei distali al bronchiolo terminale accompagnato da distruzione delle loro pareti, in assenza di evidenti segni di fibrosi. La BPCO si caratterizzata quindi da una broncoostruzione progressiva. La storia clinica della malattia può variare da paziente a paziente. Epidemiologia La BPCO è la 5a causa di morte nel mondo e la 4a negli Stati Uniti (dopo cardiopatie, neoplasie e malattie cerebrovascolari). Nel 2020 è previsto che la BPCO diventerà la 3a causa di morte nel mondo. L’esposizione associata a fumo di tabacco ed inquinamento atmosferico sembra interessare il 10% della popolazione mondiale. Di questi circa il 20% viene colpito da BPCO: si può intuire perciò l’enorme portata del problema. Si tratta quindi della più diffusa malattia respiratoria con un rapporto M/F pari a 2,3/1, che comunque si sta spostando sempre più a favore delle femmine per l’aumentare dell’abitudine di queste ultime al fumo. Il 15% dei soggetti con più di 55 anni ne è affetto. 15 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian L’esposizione cronica al fumo aumenta di più di 10 volte il rischio di ammalare di questa patologia. La prevalenza è maggiore nelle aree a più elevato inquinamento atmosferico. Nei Paesi in via di sviluppo oltre al fumo di sigaretta altri fattori contribuiscono alla malattia: le infezioni delle basse vie aeree, le basse condizioni socio-economiche, gli ambienti di vita domestica malsani. In Italia la prevalenza è tra il 5 e il 10%, ma è sottostimata. La mortalità maggiore è stata registrata nei nati tra gli anni ’10 e gli anni ’40 per motivi culturali che promuovevano l’abitudine al fumo. La mortalità comunque non è un indice attendibile perché molto spesso nelle cartelle cliniche la BPCO non viene segnalata. Infine si è osservato che nei soggetti con bronchite cronica semplice che riescono a smettere di fumare la mortalità è sovrapponibile a quella della popolazione normale. Eziologia L’eziologia riconosce un ruolo importante a diversi fattori di rischio, distinti in fattori esterni e fattori interni. I fattori esterni comprendono: a) fumo: solamente il 15-25% dei fumatori sviluppa BPCO anche se quasi tutti sviluppano un quadro di bronchite semplice. Se si traccia un grafico con in ordinata la FEV1 e in ascissa l’età espressa in anni, si riconoscono sostanzialmente tre situazioni: - la curva dei non fumatori è sovrapponibile a quella dei fumatori non suscettibili (la FEV1 diminuisce con il tempo ma senza scendere al di sotto del 70%); - la curva che descrive una riduzione della FEV1 drammatica in tempi assai più brevi è ovviamente quella dei fumatori geneticamente suscettibili; - a livello intermedio si colloca invece la curva dei fumatori suscettibili ma che ad un certo momento hanno smesso di fumare. Nel fumo di sigaretta sono contenuti 5 grandi gruppi di sostanze: o nicotina: più dannosa per il sistema cardiovascolare, ma è la sostanza che crea la dipendenza; o irritanti: ossido di azoto; o cancerogeni: idrocarburi aromatici policiclici, benzopirene; o sostanze additive; - inquinamento atmosferico: svolge un ruolo meno rilevante rispetto al fumo e ciò che è dannoso sono principlamente le emissioni industriali e il traffico autoveicolare. Le 5 principali sostanze tossiche implicate (“big five”) sono: o biossido di zolfo; o ossido di azoto; o idrocarburi aromatici policiclici; 16 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian o monossido di carbonio ; o particelle corpuscolate; - esposizioni occupazionali: in particolare asbesto responsabile del mesotelioma; - fattori socio-economici: stato economico basso; - alcol; - fumo passivo: al 3° posto tra le cause di BPCO soprattutto tra i bambini. I fattori individuali invece che condizionano una maggiore suscettibilità comprendono: a) deficit di a1-antitripsina: l’a-1 antitripsina è la più importante antiproteasi in grado di neutralizzare l’attività delle proteasi (elastasi) che degradando l’elastina distruggono il polmone. Nei soggetti dove manca alfa-1-antitripsina è più facile lo sviluppo enfisema polmonare. Si ha quindi squilibrio proteasi-antiproteasi b) deficit delle difese delle vie aeree; c) pz che hanno contratto infezioni respiratorie nell’infanzia; d) basso peso alla nascita; e) atopia (elevata concentrazione di IgE sieriche); f) predisposizione genetica. Il fumo di sigaretta quindi è il fattore di rischio più importante per lo sviluppo della BPCO, responsabile di circa l’80% dei casi. Il polmone delle persone che fumano un pacchetto di sigarette al giorno è sottoposto ad una esposizione a particelle dannose che si ripete 20 volte al giorno e questo stimolo giornaliero può persistere per molti anni. La risposta individuale al fumo di sigaretta può essere molto diversa tra i fumatori, e può rendere alcuni soggetti molto più suscettibili di altri. La limitazione del flusso aereo durante l’espirazione è dovuta a situazioni anatomiche e funzionali diverse, ma che concorrono insieme nel causare le patologie ostruttive. Da un punto di vista morfologico, le alterazioni chiamate in causa sono: - un ispessimento infiammatorio della mucosa e della sottomucosa, in special modo delle piccole vie aeree con un diametro inferiore ai 2 mm - il ristagno nel lume bronchiale di secreti patologici - la contrazione della muscolatura liscia bronchiale (questi spasmi sono caratteristici dell’asma bronchiale) - patologie distruttive dei setti interalveolari (caratteristica dell’enfisema polmonare). Bronchite cronica Generalità 17 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian Patologia infiammatoria a carico dell’albero bronchiale che può determinare una diminuzione del flusso aereo, ma spesso ci sono forme senza presenza di ostruzione. Può essere difficile da diagnosticare e comporta la necessità di vari tipi di definizione. Le definizioni formulate sono basate sui sintomi soggettivi. Una prima definizione prevedeva: presenza di tosse e catarro che ricorre per la maggior parte dei giorni, per almeno 3 mesi all’anno, per almeno 2 anni consecutivamente, in assenza di altre malattie croniche. Questa definizione ha il merito di segnalare l’importanza dei fenomeni ipersecretivi e stabilisce dei limiti temporali; non tiene però conto del quadro funzionale. Nel ’64 si cominciano a distinguere tre forme di bronchite cronica: - bronchite cronica semplice: costante presenza di escreato mucoso, caratterizza il 50% dei fumatori; - bronchite cronica mucopurulenta: testimonia l’esistenza di una sovrapposizione infettiva: - bronchite cronica ostruttiva: costante e diffusa diminuzione del calibro delle vie aeree intrapolmonari che determina un aumento delle resistenze al flusso aereo specie durante la fase espiratoria. Non è ben chiaro il motivo per cui un paziente sviluppa la forma semplice piuttosto che una più grave, ma probabilmente entrano in gioco fattori genetici. In alcuni individui possono coesistere più forme, come la bronchite cronica semplice associata a quella ostruttiva. La stessa patologia perciò include uno spettro che varia da forme praticamente asintomatiche a forme molto gravi di insufficienza respiratoria diffusa. Anatomopatologicamente il quadro della bronchite cronica si caratterizza per: - alterazioni bronchiali: ipersecrezione mucosa con ipertrofia ed iperplasia delle ghiandole mucosecernenti nella sottomucosa bronchiale. In particolare l’indice di Reid, cioè il rapporto tra spessore delle ghiandole e spessore globale della sottomucosa, risulta superiore a 0,4 (v.n. 0,14- 0,36). Si osservano inoltre infiltrazione di cellule infiammatorie e estese aree di epitelio prive di ciglia ed in preda a metaplasia squamosa; - malattie delle piccole vie aeree: nelle vie aeree di piccolo calibro (< 2 mm) iperplasia cellulare, tappi di muco, infiltrazione cellulare infiammatoria, metaplasia caliciforme e squamosa. Mentre le prime sono tipiche della BPCO conclamata, la malattia delle piccole vie aeree è rilevabile anche nelle fasi subcliniche. 18 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian Eziopatogenesi Non è noto perché un individuo sviluppi una forma semplice piuttosto di una forma più grave. Si è osservato che il 50% dei forti fumatori si ammala di bronchite cronica, ma solo il 15% sviluppa un’ostruzione. Questo è importante sul piano prognostico, in quanto la forma semplice presenta una prognosi favorevole, mentre la forma ostruttiva è più grave, con una sopravvivenza a 10 anni del 40% dei pazienti. Si è osservato che il 50% dei forti fumatori ammala di bronchite cronica. Il 15% di questi sviluppa un’ ostruzione del flusso aereo invalidante. Sono state formulate due ipotesi eziopatogenetiche: - le ipotesi britanniche enfatizzano il ruolo degli irritanti e delle infezioni: questi agenti esterni infatti avvierebbero una flogosi che determinerebbe ipersecrezione mucosa. Ciò innescherebbe l’ostruzione e creerebbe un “terreno” favorente l’insorgenza di ulteriori infezioni. Si verrebbe a creare perciò un circolo vizioso infezione-infiammazione con progressiva alterazione delle vie aeree e del parenchima circostante fino ad arrivare ad una ostruzione irreversibile; - le ipotesi olandesi invece enfatizzano il ruolo dell’ipersensibilità individuale agli stimoli irritanti flogistici: sarebbe l’iperreattività l’evento primario, mentre infezioni batteriche e virali rivestirebbero un ruolo secondario. Enfisema polmonare Generalità È una condizione patologica caratterizzata da dilatazione anormale e permanente degli spazi aerei posti distalmente al bronchiolo terminale dovuta a distruzione dei setti alveolari in assenza di riarrangiamenti flogistici e fibrotici importanti. In presenza di una piccola componente fibrotica infatti è necessario distinguere tra l’enfisema classico e le interstiziopatie, che danno un quadro simil-enfisematoso legato allo stiramento provocato dalla fibrosi stessa. Tipologie di enfisema Si distinguono diverse tipologie di enfisema: - tipo centrolobulare: vi è l’interessamento prevalente dei bronchioli respiratori con risparmio delle zone distali del lobulo; si determina così dilatazione focale delle vie aeree e degli alveoli a livello centrobulare. E’ tipico dei forti fumatori e interessa soprattutto i lobi superiori; - tipo panlobare: interessa uniformemente tutta la struttura del lobulo ed è caratteristico dei portatori di deficit primitivi di α1-antitripsina. Proprio la scoperta di questo enzima ha permesso di riconoscere i meccanismi patogenetici enfisematosi. 19 www.haikzarian.com - copyright © Haik Zarian tipo parasettale o mantellare: interessa solo le porzioni parenchimali distali. Si tratta di bolle di enfisema prevalentemente sottopleuriche in sede apicale, responsabili del pnx spontaneo (quando sono coinvolti gli apici in sede sottopleurica può esserci il rischio di pnx) e del collasso del polmone, conseguenti alla loro rottura. - tipo paracicatriziale o irregolare: trattasi in realtà di uno “pseudoenfisema” dal momento che la dilatazione degli alveoli non è dovuta a distruzione dei setti ma all’effetto della retrazione cicatriziale. Esso è il responsabile dell’aspetto a “favo d’api” dei pazienti con malattie interstiziali croniche. Da tenere presente che mentre per la bronchite cronica la definizione è clinica, per l’enfisema la definizione è anatomopatologica. Eziopatogenesi I meccanismi con cui si sviluppa l’enfisema polmonare non sono del tutto chiariti, e l’ipotesi più accreditata riconosce la patogenesi dell’enfisema nello squilibrio tra proteasi e antiproteasi a favore delle prime, con incontrollata degradazione enzimatica della matrice interstiziale. Anche il fumo da sigaretta ha nella patogenesi un importante ruolo: il fumo di sigaretta è in grado di attivare i macrofagi alveolari ed anche i granulociti neutrofili. Dopo il reclutamento chemiotattico e l’attivazione dei polimorfonucleati, si ha il rilascio, da parte di questi, di elastasi e sostanze ossidanti, con amplificazione del potenziale lesivo delle cellule infiammatorie. Ma sono implicati anche altri meccanismi di lesione polmonare in soggetti geneticamente predisposti. Infatti, ci sono anche gli ossidanti rilasciati dal fumo che sono in grado di danneggiare direttamente il tessuto polmonare e di inattivare l’alfa1antitrispsina. Il fumo di sigaretta contiene più di 5.000 sostanze, molte delle quali sono cancerogene, ma anche sostanze ossidanti generate direttamente dalla combustione del tabacco. Il fumo quindi provoca un’inattivazione ossidativa dell’α1-antitripsina, aggrava lo squilibrio elastasi-antielastasi e deprime l’attività degli enzimi deputati alla resintesi dell’elastina. L’enfisema è da ritenersi una malattia distruttiva, in cui sono implicate non solo le elastasi, ma anche altre proteine enzimatiche come le collagenasi. Questi enzimi vengono attivati e alterano l’equilibrio del polmone, caratterizzato da una continua evoluzione, distruzione e sintesi, fino a che non prevalgono i meccanismi distruttivi con alterazioni profonde enfisematose. I radicali liberi vengono rilasciati dal fumo e dalle cellule infiammatorie. Quindi il fumo di sigaretta ha un’azione alterante non solo per azione diretta con la liberazione di sostanze ossidanti e radicali liberi, ma anche tramite l’attivazione dei macrofagi e polimorfonucleati, che a loro volta liberano i ROS. 20 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian Da tenere presente che, sostanzialmente non ci sono differenze tra i meccanismi patogenetici dell’enfisema centrolobulare e dell’enfisema panlobulare, caratterizzati entrambi dallo stesso squilibrio enzimatico. Per capire la patogenesi delle patologie croniche ostruttive bisogna tenere presente che entrambi i casi il flusso aereo espiratorio è direttamente proporzionale alla pressione di spinta e inversamente proporzionale alle resistenze secondo le legge di Ohm (flusso = P/R). La pressione di spinta è determinata da due elementi: - ritorno elastico del polmone; - eventuale contributo dei muscoli espiratori accessori. Nel caso dell’enfisema si ha diminuzione della pressione di spinta a causa della diminuzione del richiamo elastico e della distruzione parenchimale, dovuto a sua volta alla distruzione dei setti alveolari conseguente allo squilibrio tra fattori protettivi (antiproteasi) e fattori catabolici (elastasi). Lo squilibrio può essere dovuto anche ad un deficit genetico (es. difetto di α1 antitripsina che causa un quadro di enfisema puro) oppure a fattori ambientali come il fumo che causa sia un aumento del rilascio di sostanze ossidanti e di proteasi che un’inattivazione delle antiproteasi. Un altro problema è il precoce collasso espiratorio delle vie aeree (in quanto si raggiungerà prima un’eguaglianza tra la pressione nelle vie aeree e quella nel cavo pleurico in quanto il pz aumenta il lavoro dei mm espiratori). Questo meccanismo rende ragione del fatto che il volume polmonare totale negli enfisematosi è maggiore del normale proprio perché aumenta molto lo spazio morto; i pz quindi vanno incontro a iperinsufflazione (aumento del volume di fine espirazione) e presentano tipico “torace a botte”. I pz con enfisema quindi presentano: - limitazione del flusso espiratorio dovuto alla diradazione dei setti interalveolari, che si traduce nella riduzione del ritorno elastico passivo (elastic recoil) e della pressione di spinta (driving pressure) espiratoria. Inoltre, si assiste alla riduzione della pressione transmurale che mantiene pervie le vie aeree più distali; - iperinsufflazione con intrappolamento aereo (air trapping) che funge da meccanismo compensatorio per limitare le conseguenze dell'ostruzione al flusso espiratorio. L'iperinsufflazione determina un aumento della pressione positiva di fine espirazione intraalveolare che, a sua volta, pone i mm. inspiratori in una situazione di svantaggio meccanico in quanto si trovano ad operare con un rapporto sfavorevole lunghezza/forza. Inoltre, lo sforzo generato per singolo atto respiratorio aumenta per la riduzione dell'accoppiamento neuromeccanico: ci vogliono più impulsi nervosi condotti alle strutture osteomuscolari per ottenere la stessa portata ventilatoria e ciò induce una maggiore dispnea; 21 www.haikzarian.com - appiattimento copyright © Haik Zarian del diaframma comporta un accorciamento delle fibre mm. diaframmatiche e un minore “affrontamento” con la parete toracoaddominale da cui deriva una minore capacità di produrre un gradiente pressorio (azzeramento o inversione del gradiente toracoaddominale); - iperinsufflazione dinamica con una compressione sulle vie aeree contigue ed un conseguente aumento del lavoro respiratorio. L'incompleta respirazione dell'enfisematoso determina un ulteriore aumento della pressione positiva di fine espirazione intraalveolare e conseguente peggioramento dello svantaggio meccanico per i muscoli inspiratori; - ripercussioni cardiovascolari dovute all'iperinsufflazione derivano dall'aumento di resistenze nel circolo polmonare, dal ridotto ritorno venoso al cuore destro (per la riduzione o l'inversione del gradiente pressorio toraco-addominale) e dal mismatch ventilo-perfusorio che si rileva in questi pz. Da tenere presente che l’iperventilazione aumenta la pressione teleespiratoria estrinseca e perciò i pazienti con BPCO tendono ad iperventilare, per lo meno in fase iniziale. Nella bronchite cronica invece sono le resistenze ad aumentare a causa dell’infiammazione e delle secrezioni delle vie aeree. A differenza di quanto avviene nell’asma, nella BPCO le cellule infiammatorie coinvolte sono linfociti T CD8, macrofagi e neutrofili, mentre nell’asma è prevalentemente la risposta di tipo Th2, nella BPCO l’assetto è di tipo Th1 ed il ritrovamento di follicoli linfoidi nelle fasi più avanzate della malattia fa pensare ad una vera e propria risposta immune di tipo acquisito che si sviluppa in seguito a colonizzazione batterica delle vie aeree; ciò è testimoniato anche dall’osservazione che la localizzazione dei neutrofili all’interno delle ghiandole bronchiali è cruciale per l’induzione della ipersecrezione di muco nei fumatori. La risposta infiammatoria porta a delle alterazioni negli apparati di produzione di muco, (cellule caliciformi mucipare e ghiandole bronchiali) che determinano un aumento della produzione di muco che è alla base della bronchite cronica. Anche in questo caso è il fumo il principale responsabile del quadro poiché: - stimola l’ipersecrezione mucosa; - induce la flogosi; - diminuisce l’attività dell’apparato ciliare: il muco prodotto viene espulso con difficoltà e ciò crea le condizioni per l’instaurarsi di infezioni batteriche. 22 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian Clinica delle BPCO Un fumatore classicamente passa attraverso due stadi, il primo più precoce e reversibile, il secondo più tardivo e irreversibile: a) Forme ipersecretive: comprendono la bronchite cronica semplice e la bronchite cronica mucopurulenta. Sono caratterizzate da tosse produttiva dapprima mattutina, poi persistente con espettorazione mucosa soprattutto nella stagione fredda; all’anamnesi si rileva un forte consumo di sigarette, mentre la dispnea è sempre assente; l’esame obiettivo è solitamente negativo, al più si possono apprezzare rumori bronchiali grossolani (ronchi o rantoli) dovuti alla presenza di secrezioni; b) Forme ostruttive (BPCO conclamata): comprendono la bronchite cronica ostruttiva e l’enfisema. Anamnesticamente i pz lamentano dispnea prima da sforzo e poi a riposo; nel caso in cui la dispnea sia occasionale può trattarsi di pazienti che presentano un’iperreattività bronchiale di tipo asmatiforme. Le riacutizzazioni infettive segnano il decorso della malattia con tosse, escreato purulento e accentuazione della dispnea. Se il paziente è già ipossiemico può aggravarsi e diventare ipercapnoico. Obiettivamente si tratta di soggetti con iperdistensione e ostruzione bronchiale: all’auscultazione infatti si nota espirazione prolungata, rumori secchi (fischi e sibili), talvolta anche rumori umidi (rantoli). Gli esiti più tardivi e sfavorevoli sono l’insufficienza respiratoria e il core polmonare cronico. Classicamente, a seconda che sia prevalente la componente enfisematosa piuttosto che quella bronchitica, si usa suddividere le persone con BPCO in due categorie: - pink puffer (roseo soffiante): alla base di questo quadro si pone l’esistenza di un enfisema panlobulare (es. deficit di antitripsina) con alterazione omogenea sia della componente alveolare che di quella circolatoria in rapporto con la periferia del lobulo. Di conseguenza il rapporto V/Q è mantenuto, sebbene entrambe le componenti siano compromesse, e ciò spiega l’assenza di cianosi. Tuttavia, a causa dell’enfisema, l’estensione del letto capillare è ridotto: ciò non ha conseguenze a riposo ma durante l’esercizio fisico il tragitto dei globuli rossi nel microcircolo polmonare diventa insufficiente e si instaura dispnea da sforzo. All’EO si apprezza il torace a botte con iperfonesi alla percussione e basi abbassate ed ipomobili e riduzione del murmure. Questi segni testimoniano l’iperinsufflazione di questi pazienti (le cui base patogenetiche sono spiegate oltre); - blue and bloated (blu e gonfi): sono soggetti brachitipici e sovrappeso che presentano sintomatologia ipersecretiva prevalente su quella dispnoica. Essi sono cianotici spesso 23 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian anche nello stato stabile ma lo diventano ancora di più quando una riacutizzazione infettiva peggiora l’ipoventilazione. Gli aspetti che caratterizzano questi pazienti dal punto di vista fisiopatologico sono, da una parte, le alterazioni della pervietà bronchiale per la flogosi e le sercrezioni e dall’altra le alterazioni enfisematose di tipo centrolobulare: questo tipo di situazione compromette la porzione centrale del lobulo meno di quella periferica dove più importanti sono le strutture vascolari. Di conseguenza si ha un’alterazione del rapporto ventilo-perfusorio con shunt e cianosi. L’ipossiemia, a sua volta, condiziona il determinarsi di un’ipertensione polmonare con evoluzione in core polmonare. Oltre a cianotici questi pazienti sono quindi anche gonfi, cioè edematosi a causa dello scompenso cardiaco. L’ipossiemia determina un’ipertensione del piccolo circolo e l’evoluzione verso l’ipertensione polmonare con conseguente scompenso destro che causa l’insorgenza di edemi che conferiscono al paziente un aspetto francamente pletorico. Sul piano obiettivo questi pz sono meno iperinsufflati dei precendenti (torace a botte, basi ipomobili, riduzione del MV sono tutti segni di iperinsufflazione) ma dominano il quadro i reperti auscultatori di ronchi e rantoli. Radiologicamente, a differenza del caso precedente, il disegno vascolare è accentuato. Esistono quindi due tipologie di pz: Blue Bloaters Pink Puffers Sintomi: - Tosse produttiva - Espettorato abbondante - Dispnea, anche a riposo. Sintomi: - Dispnea da sforzo Reperti obiettivi: Reperti obiettivi: - Aspetto astenico - Aspetto pletorico - Tachipnea - Edemi arti inferiori - Torace a botte - Cianosi - Basi polmonari ipomobili - Scompenso cuore destro - Iperfonesi plessica - Rumori aggiunti all’ascoltazione - Riduzione del rumore respiratorio - Respirazione a labbra socchiuse Chiaramente i quadri puri, seppur possibili sono rari (es. i pazienti con deficit assoluto di α1 antitripsina sono tipicamente pink puffers). Sebbene la BPCO sia caratterizzata da una broncoostruzione progressiva, la storia clinica della malattia può variare da pz a pz e 24 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian produrre anche importanti effetti sistemici. Non sempre gravità dei sintomi e gravità della broncoostruzione sono correlate tra loro. Esistono anche degli effetti sistemici che si accompagnano alla BPCO e comprendono: - cachessia - distruzione masse muscolari - osteoporosi - depressione - anemia normocromica normocitica - aumento del rischio cardiovascolare associata ad un aumento della CRP Nei pz con BPCO, cancro del polmone e malattie cardiovascolari sono comorbidità frequenti ed entrambe hanno come fattore di rischio il fumo di sigaretta. Secondo alcuni studi BPCO e cancro del polmone potrebbero avere una patogenesi comune : il processo infiammatorio è importante sia per il declino della funzionalità respiratoria (BPCO), che per la patogenesi del tumore polmonare potrebbe rappresentare l’anello di congiunzione tra queste due malattie. È noto che altre malattie infiammatorie croniche (come ad esempio la fibrosi polmonare idiopatica, la sarcoidosi e l’asbestosi ) hanno un’aumentata incidenza di cancro del polmone. Un’altra possibile spiegazione è che proprio la ridotta funzionalità respiratoria di per sé possa dar luogo ad un aumentato rischio di cancro. Infatti una ridotta funzionalità respiratoria potrebbe diminuire la capacità di rimuovere i carcinogeni inalati e quindi aumentare il tempo di contatto tra carcinogeni e cellule epiteliali. È importante anche tenere presente del fatto che tra i pz con BPCO conclamata, le principali cause di ospedalizzazione e mortalità, sono legate al sistema cardiovascolare, e arrivano a contare fino al 50% di tutte le ospedalizzazioni e fino al 50% di tutte le morti. Il calo ponderale oltre ad essere un fattore prognostico negativo, costituisce uno dei principali fattori di rischio per la formazione, la progressione e la rottura della placca ateromasica. In conclusione quindi bisogna tenere conto che nella BPCO la risposta infiammatoria non è limitata al polmone, ma è presente anche nel sangue periferico; questa infiammazione sistemica può avere importanti conseguenze cliniche: calo ponderale e cardiovascolari, che hanno un impatto importante sulla prognosi dei pz con BPCO. Diagnosi - Storia di esposizione a fattori di rischio - Presenza dei sintomi caratteristici - Dimostrazione di broncoostruzione non reversibile - Esclusione di altre patologie 25 malattie www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian Si faranno quindi anamnesi, EO, prove di funzionalità respiratoria e altri esami strumentali. I sintomi più comuni sono tosse, espettorato, dispnea. Il gold standard per la diagnosi della BPCO è dato dalla spirometria. I parametri da valutare sono: VEMS, CVF, VEMS/CVF (indice di Tiffenau): l’ostruzione è indicata da - Indice Tiffenau < 70 % - VEMS < 80% del teorico. Altre indagini di funzionalità respiratoria: - curva flusso-volume normale: FEV1>80% del teorico e FEV1/FVC>70%. La morfologia della curva è tipicamente con concavità della curva verso l’alto. - test di reversibilità mediante spirometria dopo inalazione di broncodilatatore a breve durata d’azione. La broncoostruzione non è reversibile se, dopo l’inalazione del beta-2agonista a breve durata d’ azione, il VEMS<12%. La valutazione della gravità della BPCO si basa sul grado della broncostruzione documentata dall’esame spirometrico: La tabella sottotante è molto utile per la diagnosi e la valutazione di gravità della malattia STADIO CARATTERISTICHE I LIEVE VEMS/CVF < 70%; VEMS ≥ 80% del teorico con o senza sintomi cronici (tosse, escreato) II MODERATA VEMS/CVF < 70%; 50% ≤ VEMS < 80% del teorico con o senza sintomi cronici (tosse,escreato, dispnea) III GRAVE IV MOLTO GRAVE VEMS/CVF < 70%; 30% ≤ VEMS < 50% del teorico con o senza sintomi cronici (tosse, escreato, dispnea) VEMS/CVF < 70%; VEMS < 30% del teorico o VEMS < 50% del teorico in presenza di insufficienza respiratoria o di segni clinici di scompenso cardiaco destro L’impatto della BPCO sul singolo pz dipende: - dalla gravità della bronco ostruzione - dalla gravità dei sintomi - dalle complicanze della malattia, 26 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian Non sempre gravità dei sintomi e gravità della broncoostruzione sono correlate tra loro Per inquadrare il pz meglio si può usare il BODE index che tiene conto di quattro parametri: - Body Mass Index (massa corporea) - Obstruction of Airways (VEMS) - Dyspnea ( scala di percezione) - Exercise Capacity ( test del cammino: test che si fa camminare il pz per 6 min e si valuta la lunghezza del percorso del pz in questo tempo) Il BODE index è semplice da calcolare, ed è in grado di predire accuratamente il rischio di morte nei pazienti con BPCO, maggiore è il BODE index e più grave è la malattia. Altro test utile è la capacità di diffusione che ci dice come avvengono scambi gassosi tra superficie alveolare e capillari, nei soggetti con BPCO si ha calo degli scambi di gas in quanto c’è distruzione del letto capillare. Trattamento Nessuno dei farmaci attualmente impiegati nel trattamento della BPCO si è dimostrato efficace nel modificare il progressivo peggioramento della funzione ventilatoria, caratteristico della malattia. La terapia farmacologica regolare è importante per migliorare i sintomi e/o ridurre le riacutizzazioni della malattia, e può aumentare la sopravvivenza. Categorie di farmaci utilizzati: - beta 2 agonisti e anticolinergici - corticosteroidi inalatori - vaccino anti influenzale e antipneumococcico - teofillina, immunomodulatori, mucolitici, antiossidanti. I broncodilatatori hanno un ruolo centrale nel trattamento della BPCO. E in particolare quelli a lunga durata d’azione sono i farmaci più efficaci nel trattamento regolare per controllare o migliorare i sintomi e lo stato di salute. I beta2-agonisti e gli anticolinergici a lunga durata d’azione sono i broncodilatatori di prima scelta. Il trattamento cronico con corticosteroidi sistemici ha un rapporto rischio-beneficio sfavorevole, quindi deve essere evitato nei pazienti con BPCO in fase di stabilità. La risposta ad un breve trattamento con corticosteroidi orali non consente di predire la risposta ai corticosteroidi inalatori. Il trattamento regolare con corticosteroidi inalatori è indicato nei pazienti con VEMS ≤ 50% del teorico (Stadio III: grave e Stadio IV: molto 27 www.haikzarian.com grave) copyright © Haik Zarian con riacutizzazioni frequenti (3 o più negli ultimi 3 anni) corticosteroidi sistemici e/o antibiotici. trattate con I corticosteroidi inalatori possono essere considerati anche in pazienti con BPCO di minore gravità con riacutizzazioni frequenti che non rispondono adeguatamente, in termini clinici o funzionali, ai broncodilatatori. La vaccinazione antinfluenzale riduce del 50% la comparsa di patologie gravi e la mortalità e dovrebbero essere offerte a tutti i pazienti con BPCO. Antiossidanti e immunomodulatori possono ridurre la frequenza di esacerbazioni, tuttavia non vi è sufficiente evidenza per raccomandarne l’uso. Per altri farmaci (mucolitici, antitussivi, stimolanti respiratori, etc) l’evidenza di efficacia è scarsa. È importante chiaramente evitare i fattori di rischio e quindi favorire la sospensione dell’abitudine tabagica, riduzione dell’inquinamento domestico e la riduzione dell’esposizione professionale. I pz che presentano riacutizzazioni con segni clinici di infezione bronchiale (cioè aumento del volume e viraggio di colore dell’escreato e/o febbre) possono trarre beneficio da una terapia antibiotica TUMORE POLMONARE Generalità Il carcinoma del polmone è la patologia neoplastica di più frequente riscontro in ambito oncologico. È una patologia in crescente aumento e che costituisce la prima causa di morte per tumore al mondo. La percentuale di sopravvivenza a 5 anni è molto bassa (13%) rispetto ai tumori del colon, mammella e prostata (qui sopravivenza del 90%). Da tenere presente che su 10 pz solamente uno risulta resecabile mentre gli altri sono in fase avanzata. Con il termine di carcinoma polmonare si definisce un tumore maligno che origina dall’epitelio respiratorio dei bronchi, dei bronchioli e degli alveoli. Sono pertanto esclusi i sarcomi, i linfomi e i mesoteliomi che non prendono origine dall’epitelio respiratorio. Il tumore polmonare è quindi il primo responsabile di morte per tumore al mondo. È in aumento anche nelle donne che hanno raggiunto la parità per quanto concerne il fumo. Epidemiologia Nelle donne rappresenta la seconda neoplasia più frequente, preceduta solo dal tumore della mammella, mentre negli uomini costituisce la prima causa di morte per tumore. In questa percentuale sono compresi tutti i tipi di tumore polmonare, in qualunque stadio e 28 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian in qualunque momento si presentino, e il 13% rappresenta la sopravvivenza massima, anzi i dati più recenti danno una sopravvivenza a 5 anni del 9-10%. Ciò significa che a 5 anni dalla diagnosi il 90% dei pz è già deceduto. Questa percentuale spiega il grande impatto sociale della malattia e fa capire quanto sia importante arrivare presto alla diagnosi, infatti, una delle cause di questa mortalità così elevata è che il pz arriva all’osservazione del medico quando ormai è troppo tardi: - nel 1999 in USA sono stati registrati 172.000 nuovi casi e 160.000 decessi per carcinoma del polmone (questo è un dato un po’ vecchio, adesso sono ancora di più) - 40.000 nuovi casi all’anno in Italia (anche questo indice è salito nell’ultimo anno) - incidenza max tra i 55 e i 65 anni di età - negli ultimi 20 anni il rapporto M/F da 7/1 è diventato 1.2/1. Il rapporto quindi è molto cambiato, prima era molto più frequente nei maschi, adesso sta diventando simile e questo perché l’incidenza è aumentata notevolmente nel sesso femminile per l’aumentata abitudine al fumo anche nelle donne - incidenza globale è in continuo aumento. È un’emergenza medica di cui tener presente. Per capire l’entità del fenomeno bisogna tenere presente che alla diagnosi: - solo il 15% dei pz presenta una malattia localizzata - il 25% dei pz presenta una malattia diffusa ai linfonodi regionali - più del 55% dei pz (quindi più della metà) presenta malattia con metastasi a distanza. Questo dato fa vedere tutta la tragedia di questa situazione e nonostante siano passati anni non si è ancora riusciti a migliorare queste statistiche. Classificazione La classificazione è molto utile anche dal punto di vista terapeutico e prognostico. Si distinguono due grandi tipologie di carcinomi del polmone: a) Carcinoma non a piccole cellule NSCLC (non small cell lung carcinoma): Rappresenta la grande maggioranza dei carcinomi polmonari (75%) e comprende 3 sottotipi principali: - carcinoma a cellule squamose o epidermoide (30%) - adenocarcinoma (compreso il bronchioloalveolare): 50% - carcinoma a grandi cellule indifferenziato (10%) L’adenocarcinoma è la forma più comune, un tempo era più comune lo squammoso e si pensava fossero forme con influenza diversa del fumo, lo squamoso si pensava fosse legato 29 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian maggiormente al fumo, mentre l’adenocarcinoma era più frequente nei non fumatori, ma il fumo ormai viene associato a tutte le istologie. b) Carcinoma a piccole cellule SCLC (25%): interessa una piccola parte dei pz ma ha una prognosi estremamente infausta e lascia poco spazio qualsiasi tipo di intervento; si può tentare una chemioterapia perché sono cellule a rapida moltiplicazione quindi sono sensibili, ma appena si smette la chemioterapia il tumore riparte e dà subito metastasi. Eziologia Per quanto concerne l’eziologia si distinguono diversi fattori di rischio tra le quali il fumo di sigaretta rappresenta di gran lunga il più importante. Il fumo da sigaretta infatti causa l’80-90% dei tumori del polmone. Esiste una correlazione tra il numero di sigarette fumate al giorno ed incidenza del tumore del polmone. Per fare un esempio, il rischio di morte per tumore al polmone è 20 volte più alto nel fumatore di 20 sigarette/die rispetto al non fumatore. Sono in aumento anche i casi di tumore al polmone anche in soggetti che non hanno mai fumato a causa dell’inquinamento atmosferico, la predisposizione familiare etc. Sembra che il 25% dei tumori del polmone nei soggetti non fumatori sembra attribuibile al fumo passivo (una volta era considerata solo un’ipotesi, ora sempre più studi dimostrano che il fumo passivo è in grado di dare neoplasie polmonari) Altri fattori di rischio comprendono: - fattori genetici, si parla di aggregazione familiare perché si è vista una maggiore incidenza in soggetti appartenenti ad una stessa famiglia - inquinamento ambientale, industriale ed urbano. Il radon che proviene dal sottosuolo è stato dimostrato avere un ruolo davvero importante. - fattori professionali: importante ricordare l’asbesto che non dà solo mesoteliomi ma anche neoplasie polmonari. Ricordare inoltre che asbesto e fumo di sigaretta hanno azione sinergica per cui un soggetto che fuma ed è esposto all’asbesto è un soggetto particolarmente a rischio. Altre sostenz e a rischio comprendono il gas radon, nikel, cromo, aresnico, derivati petrolchimici - fattori dietetici. Si pensa che ci siano alcuni fattori dietetici come la vit. A che avrebbero un’azione protettiva nei confronti del tumore ma sono dati non ancora conclusivi. Quindi il ruolo del tabacco come fattore eziologico è stato scientificamente definito. Fumare due pacchetti o più di sigarette al giorno aumenta il rischio di 20 volte. Il pz una volta che smette ha bisogno di 10 anni di tempo per tornare al rischio del non fumatore, ma un pz che ha fumato per 15-20 anni il rischio resta alto anche quando smette e quindi più 30 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian precoce è la cessazione maggiore è la possibilità di ridurre il danno. Ci sono dei fattori genetici in continuo studio e il fattore genetico viene studiato sia per approfondire lo studio della neoplasia e in particolare per la ricerca di trattamenti chemio terapeutici individuali. I trattamenti standard sono sia di tipo chemioterapico che radioterapico. Alterazioni genetiche: - perdita del braccio corto del cromosoma 3 (SCLC) - alterazioni nella struttura e nell’espressione del gene del retinoblastoma umano “un gene soppressore tumorale” - attivazione mutazionale dell’oncogene K-ras - mutazioni del gene p53 Tipologie più diffuse di carcinomi a) Carcinoma squammoso: costituisce circa il 30% dei tumori. Caratteristiche principali: - Nasce nei bronchi principali o nelle principali diramazioni - Localizzato centralmente nel 60% dei casi - Tende a crescere lentamente ed a raggiungere grandi dimensioni e quindi la diagnosi tende ad essere tardiva. - Metastatizza più tardivamente - Va incontro a necrosi centrale con possibile cavitazione nel 20% dei casi. Questo è importante nell’approccio diagnostico e la necrosi è attualmente importante segno di neoplasia. La neoplasia è spesso centrale e vicino all’ilo polmonare e nasce spesso vicino ai grossi tronchi e affiora all’esame broncoscopio (che visualizza la neoplasia solamente quando questa affiora). Dal punto di vista radiologico abbiamo aspetto classico con addensamento centrale (retro sternale). Il Carcinoma squamoso con escavazione centrale è spesso sintomatica (anche la TBC può dare immagini cavitarie oppure lesioni ascessuali, oppure aspergillosi e talvolta la diagnosi può essere ritardata per questi motivi e la diagnosi richiede un processo clinico). b) Adenocarcinoma: forma che attualmente ha preso il sopravvento (30-50%) e a differenza dello squamoso spesso origina sulla periferia, non è una regola. Caratteristiche: - nel 60% dei casi origina alla periferia del polmone - può insorgere su pregresse cicatrici (“scar cancer”) 31 www.haikzarian.com - copyright © Haik Zarian ha la tendenza ad invadere la pleura ed a produrre versamento pleurico, è più aggressivo dello squammoso e tende anche a dare versamento pleurico che può essere uno dei primi sintomi della malattia - metastatizza precocemente rispetto allo squammoso. All’atto operatorio si presenta sotto forma di un nodulo con retrazione e ombelicatura della pleura viscerale, aspetto quasi patognomonico di questo tipo di neoplasia. c) Carcinoma bronchiolo-alveoalre o PAC: neoplasia più rara che insorge nello strato bronchiolo-alveolare dai pneumociti di tipo II, dalle Clara cells o dalle cellule ciliate bronchiolari. Ha caratteristica di disseminarsi lungo le vie aeree. Può presentarsi in diverse modalità: dal nodulo polmonare all’infiltrazione “lobitica”, all’aspetto multifocale simulando un aspetto di broncopolmonite e molte volte il radiologo clinico non notando la lesione neoplastica ma trovando un addensamento parenchimale scambia una situazione infiammatoria e si tratta il processo con antibiotici, farmaci steroide ime questa neoplasia avendo anche crescita lenta contribuisce a questo quadro. La malattia nasce già all’esordio in sedi multiple e la neoplasia ha incidenza dall’1-5%. d) Carcinoma a piccole cellule Costituisce circa il 15-35% dei casi di tumore. Raramente ha indicazione chirurgica. È abbastanza frequente, strettamente legata al fumo ed è la forma più aggressiva di neoplasia polmonare. Ha spesso pattern sottomucoso e tende a crescere nello strato sottomucoso bronchiale. Caratteristiche: - Aggressivo, ad alta malignità - Origine centrale - Pattern di crescita sottomucoso - Alta frequenza di invasione linfatica - Appartiene alla categoria delle neoplasie neuroendocrine del polmone - Spesso già metastatico al momento della presentazione - Elevata percentuale di risposta a trattamenti di polichemioterapia - 20% dei casi annuali di tumore polmonare - Fatale nel 95% dei casi - Il 95% dei pazienti affetti da SCLC sono attuali o ex fumatori. Il trattamento è di tipo chemio-radio terapico e il tumore risponde bene per la sua alta replicazione e neoplasie a lenta crescita infatti rispondono meno al chemioterapico. Da 32 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian ricordarsi quindi che le neoplasie con elevato tasso di replicazione rispondono bene al trattamento chemio-radio terapico. Esistono anche le così dette neoplasie neuroendocrine del polmone che comprendono: - Carcinoide - Carcinoide atipico - Neuroendocrino a grandi cellule - Neuroendocrino a piccole cellule. Clinica La presentazione clinica è molto importante in quanto il pz con carcinoma del polmone può presentarsi con quadri clinici molto diversi. Il 10-15% dei carcinomi è asintomatico e si riscontrano in pz durante esami occasionali (rx torace). Il quadro clinico cambia in base a come cresce la massa tumorale in quanto a seconda della sua crescita si possono distinguere forme cliniche diverse in quanto alcuni pz possono presentarsi con sintomaotogia del tutto fuorviante. La crescita locale può può verificarsi: - all’interno dei bronchi o centrale, detta anche endobronchiale. Le manifestazioni saranno quelle tipiche dell’occlusione bronchiale: tosse, emottisi (l’emottisi è un sanguinamento discreto delle vie respiratorie con emissione di sangue vivo, l’emoftoe invece è l’espettorato striato di sangue), dispnea, fischi, polmonite ostruttiva. La tosse si manifesta solamente se la neoplasia ha una certo coinvolgimento bronchiale; - periferica; il bronco non viene occluso. La sintomatologia comprende dolore, quando viene interessata la pleura, tosse, dispnea, ascesso polmonare, pnx. Nella diffusione regionale, intratoracica la neoplasia può diffondere: a) per contiguità, cioè per vicinanza con varie strutture presenti nel torace. A seconda degli organi colpiti le manifestazioni possono essere: - ostruzione tracheale: dispnea e stridore - compressione esofagea: disfagia - paralisi del nervo laringeo ricorrente: raucedine come unico sintomo (disfonia) - paralisi del nervo frenico: dispnea e innalzamento dell’emidiaframma. Se all’RX di un pz si rileva innalzamento dell’emidiaframma il primo pensiero deve essere il tumore del polmone. - paralisi dei nervi simpatici: dà diverse sindromi, come la sindrome di C.B. Horner che si presenta con enoftalmo, miosi e ptosi 33 www.haikzarian.com - copyright © Haik Zarian sindrome di Pancoast: il tumore si localizza all’apice del polmone e dà dolore alla spalla con irradiazione ulnare e distruzione radiologica della I e II costa - sindrome della vena cava superiore - interessamento del cuore e pericardio: sintomi sono aritmia e tamponamento cardiaco - versamento e tamponamento pericardico: il pericardio è una sierosa poco elastica e versamento all’interno da tamponamento cardiaco. - versamento pleurico: può essere anche reattivo infiammatorio legato alla presenza del tumore, non sempre è indice di eccessivo avanzamento - versamento pleurico da ostruzione linfatica. b) per via linfatica: la neoplasia può arrivare ad interessare diverse stazioni linfonodali. Le metastasi possono interessare: - linfonodi intrapolmonari, dello stesso polmone dove c’è la massa - linfonodi ilari, della stessa parte dove c’è la massa oppure contro laterali - linfonodi mediastinici, omolaterali o controlaterali c) metastasi a distanza, anche extratoracica. È possibile che il pz non si accorga della malattia respiratoria per l’assenza di sintomi e si presenti per la prima volta dal medico per una sintomatologia da metastasi a distanza. Ogni organo può teoricamente essere interessato, ma ci sono delle sedi preferenziali: - encefalo: deficit neurologici - ossa: dolore (di solito lancinante) e fratture patologiche - midollo: pancitopenia - fegato: disfunzione epatica - linfonodi sovraclaveari - surrene Sono zone importanti perché vanno indagate con gli esami per fare la stadiazione del tumore. Da tenere presente che questi sintomi possono essere i primi sintomi con cui il pz si presenta dal medico. Sono molto importanti anche le così dette sindromi paraneoplastiche: insieme di sintomi che si associano al tumore e che non si sa bene a cosa siano dovute, molto probabilmente per sostanze rilasciate dalle cellule tumorali che però agiscono a livello sistemico dando dei particolari sintomi. Sono frequenti e si chiamano paraneoplastiche in quanto costituiscono i sintomi sistemici di un pz neoplastico. Spesso sono il primo segno di malattia o di metastasi e possono simulare la malattia disseminata. Regrediscono trattando il tumore (cosa più importante). Visto che causano sintomi sistemici è possibile che vengano confuse con le metastasi e ciò è molto grave. 34 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian Le principali sindromi paraneoplastiche comprendono: a) Endocrine - ipercalcemia ed ipofosfatemia (dovute a produzione da parte delle cellule neoplastiche di PTH) - sdr di Cushing ed ipopotassiemia (ACTH) - SIADH: comune nella neoplasia a piccole cell e si caratterizza per iponatriemia, ridotta osmolarità sierica, urine concentrate, produzione ectopica di argininavasopressina/fattore natriuretrico atriale b) connettivo-scheletriche: - osteoartropatia ipertrofica - dita a bacchetta di tamburo (si vedono molto di frequente) - neurologiche-miopatiche: c) neurologiche: - sdr di Eaton-Lambert (cecità retinica neuropatie periferiche - degenerazione cerebellare - polimiosite d) ematologiche: - tromboflebite migrante (sdr di Trosseau) - endocardite trombotica - coagulopatia intravascolare disseminata e) cutanee: - dermatomiosite d) altre Le - febbre - anoressia - cachessia - calo ponderale sindromi paraneoplastiche sono estremamente importanti perché forniscono informazioni importanti sullo stato di salute generale del pz. Le condizioni cliniche generali del pz sono infatti discriminanti nella scelta delle opzioni terapeutiche (intervento chirurgico o una chemio o la radioterapia). 35 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian Diagnosi L’iter diagnostico parte dal sospetto che deve essere seguito da una buona anamnesi, EO, eventualmente valutazione dei principali marcatori (aspecifici), rx torace, broncoscopia o altre indagini invasive. La conferma è sempre cito-istologica. Da tenere presente che i marcatori neoplastici possono essere utili, ma sono assolutamente aspecifici in quanto possono riflettere diverse condizioni infiammatorie, non sono diagnostici ma possono aumentare il sospetto nel caso vengano trovati alterati. I principali marcatori comprendono - TPA - CEA - CYFRA - NSE - Cromogranina A - calcio 125 - calcio 19.9 - calcio 15.3 - alfafetoproteina AFP Se all’anamnesi e all’E.O. emergono elementi di sospetto, la prima cosa da fare è la radiografia del torace. In caso di presenza di massa all’rx la conferma è cito-istologica grazie alla broncoscopia tramite fibre ottiche che permette di eseguire una biopsia bronchiale o transbronchiale della zona dove è presente la massa. Ovviamente questa tecnica è adatta alle masse che sono vicine ai bronchi e quindi aggredibili dal lume del bronco (masse a crescita centrale). Se invece la massa è vicino alla pleura chiaramente la fibrobroncoscopia è poco utile e servono metodi più invasivi: - agobiopsia transcutanea TC guidata: non di semplice esecuzione in quanto molte volte il pz quando sente l’ago fa un movimento respiratorio - toracentesi, soprattutto in presenza di versamento pleurico - mediastino scopia: in presenza di versamento nel mediastino attraverso la TAC - biopsia linfonodi superficiali o delle metastasi - videotoracoscopia chirurgica - toracotomia. Oltre all’rx le altre metodiche strumentali utilizzate sono: - TAC torace – addome superiore con mezzo di contrasto - Broncoscopia 36 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian - PET-TAC total body - TAC/RMN cerebrale - Scintigrafia ossea: è coperta attualmente dall’esame PET La valutazione funzionale fa riferimento a: - prove di funzionalità respiratoria (spirometria, emogasanalisi basale, DLCO) - ECG - test da sforzo cardio-respiratorio - scintigrafia polmonare ventilo-perfusoria - ecocardiogramma - coronarografia Per quanto concerne la diagnosi differenziale questa deve essere posta con: - malattie infettive: polmonite o un esito della polmonite: TBC o esiti che lasciano vere e proprie masse, coccidioidomicosi, istoplasmosi, Pneumocystis carinii, frequente negli immunodepressi, ascesso polmonare - patologia neoplastica: metastasi di neoplasie di altri organi - patologia vascolare: embolia polmonare, infarto polmonare, malformazioni arterovenose. Stadiazione TNM La stadiazione serve per capire lo stato di avanzamento della malattia e serve a dare prognosi al pz in modo da prevedere quindi l’andamento della patologia e stabilire uno schema terapeutico. La stadiazione TNM (tumor, linfonodi, metastasi) valuta appunto lo stadio della malattia. T1 - la stadiazione T va da T1 a T4 (c’è anche Tx quando non trovo evidenza di coinvolgimento prossimale ad un bronco lobare. la neoplasia anche se c’è) - non T2 spesso descritti come “coin lesion” - Dimensioni del tumore > 3 cm cioè lesione moneta. - invasione della pleura viscerale - < 3 cm nel diametro maggiore - invasione - completamente parenchima circondato polmonare, da del bronco distante più di 2 cm dalla carena senza - invasione della pleura viscerale Atelettasia o polmonite ostruttiva che giunge alla regione ilare, ma che non coinvolge l’intero polmone. principale, 37 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian T3 - corpi vertebrali - versamento pleurico (anche senza un Si caratterizza per coinvolgimento di: riscontro di cellule maligne) - pleura parietale - pleura mediastinica - pericardio - parete toracica - N1: peribronchiali o ilari omolaterali - diaframma - N2: - tumori del solco superiore - bronco principale a meno di 2 cm dalla - versamento pericardico. Fattore N (linfonodi) carena, ma mediastinici omolaterali o sottocarenali - N3: mediastinici o ilari controlaterali, senza scalenici o sovraclaveari coinvolgimento della carena. Fattore M Da tenere presente che una biopsia - polmone negativa non esclude la neoplasia. controlaterale o satelliti su lobi diversi dal primitivo - encefalo T4 - scheletro Infiltrazione di strutture mediastiniche: - fegato - esofago - ghiandole surrenaliche - trachea - cute - carena - linfonodi extra-regionali. - grandi vasi - cuore Stadiazione clinica NSCLC noduli STADIO T N M STADIO 0 TIS N0 M0 STADIO I T1 N0 M0 38 OPERABILITA’ Sicuramente operabile www.haikzarian.com STADIO II STADIO IIIA STADIO IIIB STADIO IV copyright © Haik Zarian T2 N0 M0 T1 N1 M0 T2 N1 M0 T3 N0 M0 Inizia T3 N1 M0 problematico TI-3 N2 M0 ancora operabile OGNI T N3 M0 Quasi T4 OGNI N M0 operare OGNI T OGNI N M1 Inoperabile Facilmente operabile ad essere ma impossibile è da Trattamento Esistono alcuni criteri ci orientano nella scelta del trattamento migliore: - tipo istologico, cioè NSCLC o SCLC - stadio clinico - condizioni generali del paziente Il trattamento si avvale di: a) Terapia chirurgica: per ottenere buoni risultati è necessaria una diagnosi precoce. La mortalità del 90% è proprio dovuta al fatto che il pz giunge all’osservazione in stadi avanzati della patologia dove non è più possibile l’intervento chirurgico che potrebbe debellare la malattia. b) Terapia medica: si avvale di chemioterapia, radioterapia e terapia di supporto Nel NSCL il trattamento chirurgico è la prima scelta ma bisogna valutare se il pz è operabile, come già detto le condizioni generali del pz sono fondamentali come anche la stadiazione TNM. Nel SCLC non c’è operabilità, sono possibili chemioterapia, radioterapia e terapia di supporto In sintesi: SCLC → medica Tipo istologico NSCLC → chirurgia 39 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian Stadio clinico I e II → chirurgia III → medica + chirurgia? IV → medica La prognosi è correlata soprattutto allo stadio della malattia alla diagnosi ed al tipo istologico. Fattori prognostici importanti sono le condizioni generali del pz. La sopravvivenza varia dal 60% a 5 aa (NSCLC stadio I operabile) a pochi mesi di vita (SCLC con malattia disseminata). La sopravvivenza di tutti i tumori nel loro insieme è del 10-13%. NODULO POLMONARE SOLITARIO Generalità Il nodulo polmonare solitario costituisce una delle patologie più frequenti in assoluto. Il NPS si definisce come una lesione sferica, ben circoscritta, completamente circondata da parenchima, senza atelettasia o adenopatia di dimensioni solitamente inferiori a 3cm. Il NPS non si accompagna a sintomi respiratori, il pz sta bene, ma di fronte ad un nodulo è necessario sapere orientarsi e gestire al meglio la situazione di responsabilità. Bisogna avere il buon senso per capire se si può stare ad osservare o se è meglio procedere chirurgicamente. Ci sono delle caratteristiche che permettono di orientarsi: Se si presuppone che si tratti di un nodulo benigno si osserva nel tempo l’andamento di questa. L’esistenza di una lesione benigna è ipotizzabile se: - assenza di fattori di rischio: se il pz è forte fumatore non si può in nessun caso aspettare, mentre nel pz che non ha mai fumato si osserva il NPS - pz giovane, età < 35 aa - presenza di calcificazioni intorno alla massa - assenza di crescita: ciò è dimostrabile solo chiedendo al pz una lastra precedente fatta per altri motivi. Si mettono a confronto le due lastre e si vede se la lesione è cresciuta. Di fronte a un pz non fumatore, con massa che non è cresciuta da almeno 3 anni e con calcificazioni intorno si può stare ad osservare ipotizzando che le lesioni possano essere dovute a: - TBC - infezioni fungine - tumore benigno 40 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian Nel caso in cui il pz non abbia Rx precedenti anche se non fuma e non avendo elementi per dimostrare un’assenza di crescita va ricercata la diagnosi istologica Il trattamento chirurgico è indicato nei casi in cui si sospettino lesioni maligne, cioè nel caso in cui il pz: - sia un forte fumatore - abbia un’anamnesi familiare positiva per neoplasia o abbia lui stesso una neoplasia in altri organi. In questo caso è necessario sospettare: - adenocarcinoma - altri istotipi di neoplasia - metastasi da tumore in altri organi TUMORI BENIGNI Rappresentano meno del 5% di tutti tumori primitivi del polmone e sono rappresentati nel 90% dei casi da adenoma bronchiale ed amartoma. Negli altri casi si tratta di condromi, fibromi, lipomi, emangiomi, leiomiomi, teratomi, pseudolipomi, endometriosi. Anche in questo caso il tumore cresce e la crescita può essere: - centrale: dà ostruzione delle vie aeree (tosse, emottisi, polmonite) - periferica: spesso asintomatici CARCINOIDE Si parla di sindrome da carcinoide. L’80% degli adenomi bronchiali sono carcinoidi., i quali originano dalle cellule di Kuchitsky. Possono causare sindromi paraneoplastiche da ipersecrezione di ACTH. La sindrome da carcinoide è una sindrome neuroendocrina caratterizzata da: - vampate cutanee - broncospasmo - diarrea - lesioni valvolari cardiache Possono dare metastasi. Il trattamento è chirurgico ed è estremamente risolutore. Il 95% sopravvive a 5 aa. Scoprire che il pz ha un carcinoide è una buona notizia perché ci sono buone possibilità di sopravvivenza. 41 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian INTERSTIZIOPATIE POLMONARI Generalità Le interstiziopatie sono un gruppo di affezioni che interessano prevalentemente od esclusivamente l’interstizio polmonare. L’interstizio polmonare è lo spazio compreso tra due alveoli, in particolare quella zona delimitata da due membrane basali alveolari in cui scorre il vaso sanguigno (con importante funzione di scambi gassosi tra aria alveolare e sangue). Epidemiologia Il termine “pneumopatie interstiziali o interstiziopatie” a volte usato è fuorviante, perché molte di esse associano all’interessamento interstiziale anche una diffusa alterazione dell’architettura alveolare e delle vie aeree. Le PI rappresentano globalmente circa il 15% di tutte le malattie respiratorie. Eziologia Le interstiziopatie si possono distinguere a seconda da causa nota o meno: a) da causa note - infezioni; - agenti b) da causa non nota: - fibrosi polmonare idiopatica; (polveri - sarcoidosi; organiche, inorganiche, di origine - emosiderosi idiopatica; chimica); neoplastiche; - proteinosi alveolare - congenite; - vasculiti - metaboliche; - da agenti fisici (radiazioni, tossicità - istiocitosi X; da ossigeno); - linfangioleiomiomatosi; - polmonite eosinofila primitiva. - da professionali primitive (es. granulomatosi di Wegener); farmaci (antiblastici, amiodarone…); - secondarie a collagenopatie (sclerodermia soprattutto). Tra le cause note secondarie ad infezioni, quella che più facilmente può dare una I.P è la TBC che evolve con il passare del tempo in fibrosi polmonare. Forme anche se più rare sono quelle di tipo neoplastico soprattutto le carcinomatosi. Per quanto riguarda quelle da radiazioni, una delle più frequenti I.P che si vedono in clinica, è la fibrosi post attinica spesso presente in pazienti trattati con radioterapia per effetto tossico delle radiazioni. In 42 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian fine per le forme secondarie a collagenopatie la fibrosi polmonare risulta essere una complicanza dell’artrite reumatoide o di altre patologie autoimmuni. Patogenesi La patogenesi non è del tutto nota ma in generale è più o meno la stessa per tutte le interstiziopatie. Si pensa che uno stimolo esogeno non noto determini un’infiammazione cronica (alveolite) provocando un danno al parenchima polmonare il quale innescherebbe un processo di fibrosi riparativa. Le cellule infiammatorie e le citochine coinvolte nel processo fibrotico sarebbero numerose: da una parte eosinofili, mastociti, macrofagi, linfociti produrrebbero IL-4, IL-1, IGF-1 e TNF-a e dall’altra le cellule endoteliali e le cellule parenchimali rispettivamente endotelina-1 e TGF-b concorrendo alla proliferazione dei fibroblasti. Dal punto di vista fisiopatologico la fibrosi comporta due conseguenze: - diminuzione dei volumi polmonari aerei configurando un quadro di tipo restrittivo; - ostacolo alla diffusione dei gas in virtù dell’ispessimento dell’interstizio: ciò altera il rapporto ventilazione/perfusione con il realizzarsi di uno shunt funzionale. Classicamente per shunt si intende la presenza di una quantità di sangue che passa attraverso i polmoni senza essere ossigenato perché, per esempio, vi è una fistola artero-venosa. In effetti però, anche se la diffusione dei gas è solo ridotta (come in questo caso), si realizza uno shunt anche se in proporzione di entità minore. Come avviene nel caso delle pneumopatie restrittive l’ossigeno è il gas che maggiormente risente dello shunt: le pneumopatie restrittive si caratterizzano inizialmente per ipossiemia da sforzo (la dispnea da sforzo è la tipica sintomatologia di esordio delle interstiziopatie) e successivamente anche a riposo accompagnata da normocapnia o ipocapnia in caso di iperventilazione compensatoria. In uno stadio più tardivo si osserverà ipossia ed ipercapnia. L’ipossia determina un aumento delle resistenze arteriose polmonari con una evoluzione finale che col tempo si traduce in ipertensione polmonare e cuore polmonare cronico. Clinica L’esordio lento e aspecifico si caratterizza nelle prime fasi da dispnea, prima da sforzo e poi a riposo e tosse secca, stizzosa, persistente, che non risponde ai comuni antitossigeni. Meno frequentemente si può avere emottisi (specie in caso di vasculopatie), dolore toracico e una sintomatologia aspecifica caratterizzata da febbricola, astenia, dolori muscolari, artralgie e sintomi extrapolmonari quali secchezza oculare, artralgie, ematuria. La presenza 43 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian dei sintomi extrapolmonari è ovviamente condizionata dal tipo di patologia che sottende alla interstiziopatia. L’anamnesi familiare può aiutare per patologie come sarcoidosi o fibrosi polmonare idopatica (FPI). L’età e il sesso sono indicativi per linfangioleiomiomatosi (praticamente esclusiva del sesso femminile), FPI, istiocitosi X, malattie del connettivo. I farmaci di cui tenere conto sono: amiodarone, metothrexate, ciclofosfamide, eroina, ossigeno. Il fumo è correlato con istiocitosi X, IPF e Goodpasture. Importante è inoltre indagare la precedente esposizione lavorativa a sostanze irritanti. Infine l’anamnesi patologica remota può rivelare LES, AR, sarcoidosi o vasculiti. L’EO inizialmente è negativo in quanto le lesioni sono minime; successivamente si apprezzano crepitii secchi alle basi (“a velcro”, un suono simile allo strofinio dei capelli), cianosi, segni di cuore polmonare e ippocratismo digitale (Clubbing). Anatomia patologica L’ interstiziopatia può manifestarsi come malattia: granulomatosa con distorisione dell’interstizio In genere si ha restitutio, almeno - parziale (es. Sarcoidosi, Berilliosi, TBC miliare); infiltratva con distruzione dell’interstizio (es. IPF): danno Pneumociti I e II , perdita di - capillari, proliferazione prevalente Pneumociti II, migrazione cell.bronchiolari verso l’alveolo, infiltrazione cellule infiammatorie edema infiammatorio . proliferazione fibroblasti e fibrosi. Il quadro terminale comune a tutte le patologie che progrediscono è l’ Honeycombing (polmone a favo d’api). Iter diagnostico Esami di laboratorio: - emocromo; - indici di flogosi: VES, PCR - ACE - tipizzazione linfocitaria; - ricerca immunopatologica: ANA test, C3-C4, fattore reumatoide, p-ANCA e c-ANCA, immunoglobuline, immunocomplessi; - esame microbiologico dell’espettorato. Nessuno di questi esami è specifico e permette di fare diagnosi di certezza di una patologia in particolare. 44 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian Più importanti sono le prove di funzionalità respiratoria: - spirometria: rivela un deficit ventilatorio restrittivo (↓ CPT e diminuzione “armonica” di tutti i volumi polmonari, VEMS e CV ↓; VEMS/CV normale o ↑); - la DLCO (capacità di diffusione del monossido di carbonio) è diminuita, spesso già in fase precoce di malattia; - emogasanalisi: all’esordio rileva ipossiemia con normo/ipocapnia; in fase avanzata ipossiemia con ipercapnia. Imaging: - RX torace: la specificità per queste malattie è molto bassa tuttavia i quadri di più frequente riscontro sono: reticolare, micronodulare/miliare o nodulare; - TAC ad alta risoluzione (HRCT): molto più specifica e sensibile della radiografia standard è in grado di: rilevare interstiziopatie in pazienti sintomatici con RX negativa o dubbia, descrivere accuratamente l’aspetto morfologico e la topografia delle lesioni (alta correlazione aspetti radiologici/istopatologici), guidare la scelta del tipo e del sito di biopsia polmonare, descrivere il grado di attività della malattia e la potenziale reversibilità del danno polmonare: l’aspetto a vetro smerigliato infatti è in fattore prognostico positivo dal momento che è indizio della presenza di flogosi sulla quale è ancora possibile intervenire; l’aspetto a favo d’api indica invece una zona in cui prevale l’aspetto cicatriziale e di conseguenza una situazione irreversibile. Anatomia patologica: - BAL (lavaggio broncoalveolare): per alcune interstiziopatie può essere diagnostico da solo (es. polveri inorganiche, neoplasie polmonari, infezioni opportunistiche, istiocitosi X, proteinosi alveolare); per altre può esserlo, con buona sensibilità e specificità, se associato agli altri dati clinico-strumentali (es. sarcoidosi, IPF). Dal momento che l’alveolite è il denominatore comune di queste malattie e precede e poi sostiene il danno strutturale e funzionale dell’interstizio, il BAL è caratterizzato dal riscontro di cellule infiammatorie di tipo diverso a seconda del tipo di patologia sottostante: prevalenza linfocitaria (sarciodosi CD4+, alveolite allergica estrinseca CD8+, collagenopatie, asbestosi), prevalenza neutrofila (FPI, ARDS, collagenopatie, asbestosi);, prevalenza eosinofila (polmonite cronica eosinofila, ipersensibilità a farmaci, Churg-Strauss); - biopsia: è la metodica che permette la diagnosi di certezza e perciò deve essere eseguita prima di iniziare la terapia. La decisione su tipo, sito e dimensioni della biopsia dipendono da: sospetto per la specifica patologia (es. nella fibrosi polmonare idiopatica è indicata la biopsia toracotomia mentre nella sarcoidosi quella 45 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian transbronchiale), distribuzione e dimensioni delle lesioni (HRCT), condizioni generali del paziente. I tipi di biopsia che possono essere effettuati sono: a) transbronchiale: spesso il materiale è insufficiente o inadeguato, diagnostica solo nel 38-79% dei casi; b) toracoscopica: diagnostica nel 86-95% dei casi, meno sicura della transbronchiale ma con minor morbidità rispetto alla toracotomia; c) toracotomica: diagnostica nel 93-100% dei casi. Va eseguita in anestesia generale, vi sono complicanze nel 7% dei casi e la mortalità è dell’1% d) percutanea: alto tasso di complicanze (PNX 50%), mortalità 0.1-3.1%; elettiva per lesioni focali >2 cm. Follow-up È importante il follow-up che genere va eseguito con visite periodiche ed esami strumentali (prove di funzionalità respiratoria, emogasanalisi a riposo e sotto sforzo, RX torace). Le indagini più costose ed invasive (HRCT e BAL) vengono eseguite più di rado oppure in presenza di significativo ed imprevisto aggravamento delle condizioni cliniche. L’intervallo di tempo tra un controllo e l’altro è definito sostanzialmente dal tipo di patologia e dalle condizioni cliniche del paziente che guidano sempre nella programmazione del follow-up. FIBROSI POLMONARE IDIOPATICA Generalità La FPI costituisce una delle oltre 150 malattie facenti parte delle pneumopatie interstiziali diffuse o interstiziopatie polmonari, che costituiscono quindi un ampio ed eterogeneo gruppo di patologie acute e croniche che hanno in comune alcune caratteristiche clinocoradiologico-funzionali quali la dispnea da sforzo, un’alterazione radiologica (infiltrazione irregolare diffusa del tipo lineare o micro nodulare all’rx torace) e ipossemia all’emogasanalisi. Il termine FPI è stato usato per descrivere un gruppo di malattie polmonari interstiziali non granulomatose, ad eziologia non nota, con caratteri istopatologici, risposta alla terapia e prognosi differenti. Più precisamente si intende per fibrosi polmonare idiopatica una forma specifica di interstiziopatia polmonare cronica fibrosante limitata al polmone ad eziologia sconosciuta ed associata a reperto istologico su biopsia polmonare di Polmonite Interstiziale Usuale (UIP). 46 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian Si parla quindi di FPI quando l’esame istologico indica la presenza di una UIP che ha delle caratteristiche istologiche ben precise. Tutte le altre forme rientrano nelle interstiziopatie ma non nella FPI e questo è importante perché il pz con FPI è più grave rispetto agli altri. Questa patologia ha infatti una sopravvivenza simile a quella del tumore del polmone e non risponde a terapia, quindi etichettare il pz con FPI è una responsabilità importante da prendere. Occorre in genere una biopsia chirurgica per via videotoracoscopica o toracotomia per avere un pezzo di parenchima polmonare su cui fare diagnosi di UIP. Epidemiologia La IPF interessa 3-6 persone su 100000 negli USA (simili percentuali in Italia) e più frequentemente i maschi in un’età compresa tra i 40 e i 70 anni (comunque rara prima dei 50 anni). È diffusa in tutto il mondo senza predilezione per aree urbane o rurali o per etnie. La sopravvivenza media dal momento della diagnosi è di 2.8 anni. Classificazione La classificazione anatomopatologica delle polmoniti interstiziali idiopatiche (IIP) (ospite immunocompetente) distingue: - fibrosi polmonare idiopatica o polmonite interstiziale usuale (UIP); - polmonite interstiziale desquamativa (DIP); - bronchiolite respiratoria associata a malattia interstiziale (RBILD); - polmonite interstiziale acuta (AIP); - polmonite interstiziale non specifica (NSIP). Eziopatogenesi Non si conoscono agenti eziologici specifici e si parla piuttosto di fattori di rischio che sembrano essere correlati con la malattia: - fumo di tabacco - fattori ambientali - agenti infettivi - predisposizione genetica. Esistono due ipotesi eziopatogenetiche: una infiammatoria sul modello discusso per le interstiziopatie in generale in cui la riparazione anomala è sostenuta da un assetto a favore dei Th2 rispetto ai Th1; l’altra è l’ipotesi non infiammatoria che ritiene che l’IPF sia dovuta principalmente ad una alterazione funzionale di fibroblasti e cellule epiteliali che porta a dei meccanismi di riparazione tissutale eccessivi e ridondanti. Clinica 47 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian La sintomatologia comprende dispnea, tosse secca, calo ponderale, malessere generale, astenia, segni di cuore polmonare cronico in fasi avanzate. Diagnosi La diagnosi viene effettuata seguendo l’iter descritto in generale per le interstiziopatie. Come già detto gli esami di laboratorio sono aspecifici (da notare che la VES è elevata nel 90% dei pazienti). Si riscontra positività per ANA, fattore reumatoide, crioglobuline, fenomeno LE. Sono poco utili, semmai aumentano gli indici di flogosi. Radiologicamente sono presenti diffuse opacità interstiziali, più evidenti alle basi, spesso con aspetti honeycombing (a favo d’api) evidenti già al momento della diagnosi: ciò che è importante è che raramente la radiografia del torace è normale. La HRTC è caratterizzata da opacità reticolari basali che corrispondono ad aree di fibrosi irregolare intralobulare. Altri segni di fibrosi sono l’ispessimento dei setti interlobulari e le bronchiectasie da trazione fino ai quadri di sovvertimento microcistico (honeycombing). Accanto agli aspetti di fibrosi sono anche osservabili aspetti a vetro smerigliato (ground glass) che corrispondono alle zone in cui è presente l’alveolite e quindi malattia attiva. Caratteristica della UIP è la disomogeneità dei reperti radiologici: coesistenza di aree di fibrosi e flogosi nello stesso paziente, nello stesso polmone e nello stesso lobo. La diagnosi di certezza è anatomopatologica su biopsia chirurgica che è raccomandata in tutti i pazienti con sospetto di IPF e che non hanno controindicazioni all’intervento. Il reperto istopatologico che identifica i pazienti con IFP è la polmonite usuale interstiziale (UIP) caratterizzata da: - coesistenza di lesioni temporalmente diverse; - nell’interstizio si osservano aree alternanti di infiammazione, fibrosi, honeycombing, tessuto sano; - focolai fibroblastici proliferanti rivestiti da pneumociti alveolari iperplastici, il cui reperto è necessario per la diagnosi. Da tenere presente che la presenza di foci fibroblastici è indice di peggior prognosi nella UIP. Trattamento Per quanto concerne il trattamento farmacologico non esiste ad oggi alcun farmaco che possa curare o rallentare il decorso di questa malattia. I corticosteroidi costituiscono tuttora l’approccio terapeutico di scelta, nonostante nessuno studio abbia dimostrato la loro reale efficacia nel trattamento delle IPF. In alternativa od in aggiunta possono essere indicati gli immunosoppressori quali l’azatioprina o la ciclofosfamide. Il trattamento chirurgico consiste nel trapianto di polmone. Le complicanze della FPI sono numerose: 48 www.haikzarian.com - cuore polmonare cronico - sovrainfezioni polmonari - neoplasia polmonare - reflusso gastroesofageo - fase accelerata di malattia - insufficienza respiratoria. copyright © Haik Zarian SARCOIDOSI Generalità Patologia multi sistemica (non interessa solamente il polmone), ad eziologia non nota, caratterizzata dalla formazione di granulomi non caseificanti negli organi e nei tessuti affetti. Epidemiologia Diffusa in tutto il mondo; più frequente prima dei 40 anni (80%); picco 20-29 anni; F>M; rara nei fumatori; nei neri le forme sono più gravi (la prevalenza è diversa nei diversi gruppi razziali e questo conferma il ruolo di fattori genetici peraltro non noti). La prevalenza 1-40 : 100.000 (N.America, S.Europa) 64 : 100.000 (Neri e Scandinavi). Eziologia L’eziologia non è nota, ma la teoria più plausibile suppone che la malattia colpisca individui geneticamente suscettibili esposti ad uno specifico fattore causale non ancora identificato (infettivo, inorganico, organico). Per anni si è pensato che la causa della malattia fosse un micobatterio ma studi di biologia molecolare non hanno avvalorato l’ipotesi. La predisposizione genetica è verosimilmente multigenica: sono stati chiamati in causa differenti alleli dell’ HLA e polimorfismi dell’ACE e del recettore per la Vit D. Antigeni o epitopi persistenti e poco degradabili causerebbero un’ alveolite CD4+/Th1 oligoclonale che in conseguenza della secrezione dei fattori di crescita IL-12, IL-2, INFgamma, TNF-beta, provocherebbe un accumulo di macrofagi attivati con formazione di granulomi. I macrofagi attivati secernerebbero a loro volta citochine infiammatorie amplificando il danno. Anatomia patologica Il quadro istologico è caratterizzato da granulomi: - non confluenti, non caseificanti, a cellule epitelioidi e giganti; 49 www.haikzarian.com - copyright © Haik Zarian nel polmone si localizzano in genere nell’interstizio peribroncovascolare ricco in vasi linfatici ed in zona subpleurica; - possono evolvere in fibrosi e/o ialinizzazione oppure si può avere restitutio ad integrum; rari sono i casi di sarcoidosi necrotizzante. Il granuloma sarcoideo è costituito da: - linfociti T CD4+ attivati; - macrofagi molto differenziati: sia cellule epitelioidi con interdigitazioni e proiezioni secretorie, sia cellule giganti con corpi asteroidi e di Schaumann; - rari CD8+, plasmacellule e mastociti. La fibrosi e/o ialinizzazione è classicamente centripeta. Clinica La sarcoidosi come detto è una malattia multisistemica ed il quadro clinico è molto variabile da acuto ad asintomatico: - sintomi aspecifici: febbre/febbricola, calo ponderale, astenia; - sintomi organo specifici: la sarcoidosi può riguardare il polmone (90% dei casi), i linfonodi (50-80%), la cute, gli occhi, il cuore, il fegato e le ossa; - assenza dei sintomi: 30-50% dei casi, riscontro occasionale all’Rx. L’esordio acuto può configuare il quadro della cosiddetta sindrome di Lofgren (febbre, eritema nodoso, adenopatia ilomediastinica bilaterale, poliartrite severa, uveite) che si associa a risoluzione spontanea nell’80% dei casi; oppure della sindrome di Heerdorft (febbre, ingrossamento parotideo dolente, uveite anteriore, paralisi faciale) o di Mikulicz (parotite e dacriocistite). L’esordio insidioso è caratterizzato da tosse, dispnea e sintomi sistemici aspecifici. Per quanto riguarda l’interessamento d’organo, l’apparato respiratorio e/o i linfonodi intratoracici sono colpiti in modo variabile in circa il 90% dei casi. Più spesso la malattia colpisce il parenchima esitando in una sindrome restrittiva; meno spesso l’interessamento è endobronchiale lobare o segmentario con conseguente sindrome ostruttiva. I seni paranasali e le vie aeree superiori sono colpiti nel 5-18% dei casi. Gli occhi sono interessati nel 25% dei casi, soprattutto nei neri, con un tipico quadro di uveite anteriore granulomatosa. Nel 25% dei casi è colpita la cute (eritema nodoso soprattutto nelle donne europee, lupus pernio nelle persone di colore); più raramente cuore e SNC. L’ rx torace consente di stadiare la malattia: 50 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian - stadio 0: nessuna lesione visibile all’RX in presenza di lesioni extrapolmonari; - stadio I: adenopatia ilare bilaterale, parenchima indenne; - stadio II: adenopatia ilare bilaterale ed infiltrato parenchimale interstiziale; - stadio III: infiltrato parenchimale interstiziale senza adenopatia; - stadio IV: fibrosi e distorsione polmonare. La TC visualizza lesioni non visibili all’rx e consente di distinguere tra zone di fibrosi e zone di alveolite attiva. Il quadro d’esordio tipico è caratterizzato da piccoli noduli irregolari (1-5 mm) subpleurici e nell’interstizio broncovascolare; in fase più avanzata si notano invece masse conglomerate di noduli, fibrosi diffusa e bronchiectasie da trazione. Diagnosi Il BAL evidenzia un aumento della cellularità assoluta (5-6 volte rispetto al normale), aumento dei linfociti T, aumento del rapporto CD4/CD8, dosaggio dei mediatori infiammatori (TNF-a,b, citochine). La biopsia viene eseguita sul sito più accessibile (es. cute, linfonodi superficiali). La biopsia transbronchiale è poco invasiva ma ha una sensibilità molto variabile (dal 40 al 90%) a seconda dell’esperienza dell’operatore e dalla distribuzione anatomica della malattia. VATS, mediastinoscopia o interventi di chirurgia toracica hanno una sensibilità superiore al 90%, tuttavia sono metodiche più invasive. Gli esami di laboratorio sono spesso aspecifici: - linfocitopenia; - VES - ipercalcemia - percalciuria - alterazione indici di funzionalità epatica e renale - ACE. La spirometria indica un quadro funzionale di tipo restrittivo o ostruttivo DLCO: diminuita EGA: ipossiemia/normo-ipocapnia - ipossiemia/ipercapnia. Prognosi e follow-up Nel 50-70% dei casi si verificano delle remissioni spontanee e solo nel 20-30% danni funzionali residui. Il decorso è cronico o progressivo nel 10-30% dei pazienti: la gran parte di questi se trattati con steroidi si stabilizza, ma raramente si riesce a sospendere o a ridurre la dose minima stabilizzante. La sarcoidosi è causa diretta di morte nel 5% dei casi: 51 www.haikzarian.com la causa più frequente è copyright © Haik Zarian l’insufficienza respiratoria, meno spesso l’interessamento del miocardio e del snc. I fattori prognostici negativi sono lo stadio radiologico (più precoce è lo stadio più alta è la percentuale di remissioni spontanee, 0% di sopravvivenza per lo stadio IV), l’età superiore a 40 anni, l’interessamento del miocardio e del SNC ed il lupus pernio. I neri americani presentano in genere una malattia più grave. La presenza della sindrome di Lofgren rappresenta invece un fattore prognostico positivo. Nei casi non trattati (85% remissioni spontanee) un follow-up clinico strumentale stretto è consigliato per almeno 2 anni. I parametri che devono essere valutati sono: sintomi, PFR/DLCO, test da sforzo, emogasanalisi, RX torace o ancor meglio la TAC. Terapia Evidenze dimostrano che lo steroide orale migliori la sintomatologia ed il quadro radiologico ma non che influenzi la progressione della malattia. Per i quadri più lievi (lesioni cutanee lievi, uveite anteriore, stadio I polmonare) la terapia è sintomatica eventualmente associata all’uso di uno steroide topico; negli altri casi si instaura una terapia steroidea per via sistemica. Sono in corso degli studi su trattamenti con metotrexate, azatioprina, ciclofosfamide, clorochina e idroclorochina ed infine sulla possibilità di trapianto e sulle recidive sul polmone trapiantato. Al momento si tratta comunque di studi isolati e non ancora conclusivi. ISTIOCITOSI X O ISTIOCYTOSI A CELLULE DI LANGERHANS Generalità L’istiocitosi X è una pneumopatia granulomatosa legata al fumo di sigaretta. La malattia può coinvolgere un singolo organo ma può essere anche una patologia multiorgano. E’ caratterizzata dall’ infiltrazione, focale o diffusa, di cellule di Langerhans dell’organo coinvolto. Epidemiologia L’incidenza esatta non è conosciuta ed è difficile da determinare poiché può decorrere asintomatica e risolversi spontaneamente. È frequente soprattutto nei giovani adulti, con un picco di incidenza compreso tra i 20 e i 40 anni. Rappresenta meno del 5% delle interstiziopatie diagnosticate Anatomia patologica 52 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian Caratterizzata da infiltrati di cellule di Langerhans che formano noduli multipli, bilaterali, interstiziali, peribronchiolari che frequentemente conducono a cavitazioni. Il coinvolgimento polmonare può essere isolato o parte di una patologia multiorgano. Reperti caratteristici: - BAL: presenza di cellule di Langerhans altamente suggestiva di istiocitosi X; - Biopsia transbronchiale: scarsamente diagnostica a causa della natura patchy della patologia - Biopsia chirurgica: tecnica migliore per la diagnosi istologica Caratteristiche istologiche rilevanti sono: - infiltrati cellulari interstiziali di cellule di Langerhans, linfociti, macrofagi, eosinofili, plasmacellule e fibroblasti. Tali infiltrati formano noduli nelle piccole vie aeree, con cavitazioni; - le lesioni nodulari progrediscono in noduli fibrotici, stellati, connessi tra loro, honeycombing, allargamento degli spazi aerei ed iperinflazione - negli stadi terminali prevale la fibrosi cicatriziale e le cellule di langerhans sono scarsamente rappresentate Eziologia Il fumo rappresenta un fattore di rischio molto importante per lo sviluppo della malattia. Numerosi studi hanno infatti dimostrato chiaramente che più del 90% dei pazienti affetti da istiocitosi X sono fumatori o ex-fumatori. Clinica I sintomi clinici più frequenti comprendono dispnea tosse, dolore toracico. Sintomi meno frequenti sono l’emottisi, pnx spontaneo bilaterale o ricorrente (10%). I sintomi sistemici comprendono febbre, astenia, sudorazioni notturne, anoressia, perdita di peso. Sintomi extrapolmonari sono le lesioni ossee (cranio, coste,pelvi) diabete insipido lesioni cutanee. Da tenere presente che circa il 25% dei pazienti è asintomatico e la patologia viene scoperta con un riscontro accidentale alla Rx- torace. Diangosi L’esame obiettivo: spesso negativo. PFR: deficit ventilatorio restrittivo, ostruttivo, misto e riduzione della DLCO. All’rx torace si reperta una combinazione di noduli scarsamente definiti o stellati, opacità reticolari o nodulari nella zona mediana o sup. del polmone, cisti o aspetto a nido d’api nella zona superiore sono altamente specifici. 53 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian All’HRCT si descrive un coinvolgimento predominante dei lobi superiori con risparmio relativo delle basi polmonari; reticolazioni e noduli nelle fasi iniziali e cisti nelle fasi avanzate. Sono caratteristici quindi le cisti a parete sottile nell’intero parenchima e i piccoli noduli interstiziali Prognosi L’evoluzione della patologia è variabile: - in alcuni pazienti avviene una remissione spontanea dei sintomi - in altri la patologia evolve in pneumopatia fibrotica all’ultimo stadio. Terapia È importante smettere di fumare. La terapia con steroidi va riservata a coloro che non migliorano né si stabilizzano con l’astensione dal fumo. Nelle forme che evolvono verso l’insufficienza respiratoria va preso in considerazione il trapianto polmonare. POLMONITI Generalità Con il termine polmonite nella pratica clinica, si intende una sindrome causata da un processo flogistico acuto (più spesso ad eziologia batterica) a carico del parenchima polmonare (alveoli) e/o l’interstizio o la parte distale dei bronchioli e caratterizzata da segni clinici e/o radiografici di addensamento di uno o più segmenti di uno o di entrambi i polmoni. Le polmoniti hanno un importante impatto socio-economico provocando perdita di giornate lavorative, perdita di giornate di scuola, ridotta produttività, disagi familiari, aumento spesa sanitaria Epidemiologia Nonostante l’importanza clinica delle polmoniti, le valutazioni epidemiologiche risultano particolarmente difficili: in Italia, come negli altri Paesi occidentali, le polmoniti non sono soggette ad obbligo di denuncia. Nell’anno 1999, negli ospedali italiani sono stati ricoverati per polmonite circa 130.000 pz. Si tratta quindi di una patologia importante nei giorni nostri e soprattutto in passato: prima dell’era antibiotica la mortalità era elevatissima (80%). Attualmente grazie alla terapia antibiotica la mortalità si è ridotta, ma tuttora è rilevante e si aggira intorno al 5-6%. 54 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian In particolare rimane elevata soprattutto in alcune fasce di popolazione: tra i giovani adulti di età compresa tra i 20 e i 35 anni la mortalità è molto bassa, al contrario di ciò che avviene nei bambini, negli anziani e nei pz immunodepressi. La mortalità in Italia è più alta nei soggetti con più di 65 anni, mentre nei paesi in via di sviluppo i decessi interessano maggiormente i piccoli. Nel corso del 1998 si sono verificate 3500 morti a causa della polmonite e delle manifestazioni ad essa secondarie. Eziologia La polmonite riconosce svariate cause, le più diffuse sono quelle ad eziologia infettiva. Bisogna tenere presente che nel tempo si sono verificate profonde modificazioni dell’ecologia batterica e dell’ epidemiologia dovute a numerose cause: - miglioramento dell’igiene; - vaccinazioni efficaci; - nuovi metodi di identificazione e isolamento degli agenti microbici (ad es. se si riconosce l’agente patogeno Chlamydia si eviterà di usare un inibitore della parete cellulare verso cui il microrganismo è naturalmente resistente); - maggior durata della vita; - introduzione in terapia di agenti antimicrobici, nonché loro uso eccessivo (pressione selettiva); - fenomeno della resistenza batterica. Attualmente la situazione è caratterizzata da: - polimorfismo eziologico - patogeni diversi nelle infezioni emergenti, soprattutto nosocomiali - nuovi agenti eziologici (legionella…). Le infezioni acute delle vie respiratorie nei 2/3 dei casi riguardano le alte vie respiratorie (di cui la maggior parte di natura virale) e nel rimanente terzo le basse vie. Ci sono patogeni diversi anche in base all’età e alle condizioni del paziente. considerando che solo nel 50% dei casi il laboratorio di microbiologia è in grado di chiarire la natura della polmonite spesso è necessario trattare il paziente basandosi su dati epidemiologici. a) Bambino - 70% eziologia virale; - 20% batteri; 55 www.haikzarian.com - copyright © Haik Zarian 10% atipici b)Adulto immunocompetente - 60% Streptococcus pneumoniae; - 10-15% Gram - ; - 20% Mycoplasma,Chlamydia; - 5-10% Haemophilus, S. Aureus. c) Nei soggetti giovani immunocompetenti il patogeno più frequentemente implicato è il Mycoplasma pneumoniae. Gli anaerobi, sia G+ che G-, sono presenti nell’orletto gengivale di pazienti con scarsa igiene orale (spesso anziani e con turbe della coscienza). d) Adulto ospedalizzato - 20% G+; - 60-70% G- ; - 10% S. aureus ; - 5% virus. L’Haemophilus è una delle più importanti cause di riacutizzazione nei pz con BPCO. La polmonite nosocomiale colpisce tra lo 0,5 e il 5% dei pz ricoverati e si colloca al 2° posto dopo le infezioni urinarie e da ferita. I fattori di rischio sono: - intubazione; - ricovero in una unità di terapia intensiva; - precedente antibiotico-terapia; - intervento chirurgico, in particolare del torace e addome superiore; - BPCO; - età avanzata; - immunosopressione. Per scongiurare il pericolo di polmonite nosocomiale è bene adottare alcune misure di prevenzione: - smettere di fumare; - curare l’igiene personale e delle attrezzature; - astenersi, se possibile, da manovre invasive. e) Adulto immunodepresso 56 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian - 60-70% G-; - 15% miceti; - 15% S. aureus; - 5% virus. Nei pz immunodepressi con febbre e opacamento polmonare bisogna eseguire una broncoscopia al fine di raccogliere campioni con un catetere a spazzole protette, eseguire un lavaggio broncoalveolare, effettuare biopsie transbronchiali. L’utilizzo di procedure così invasive è giustificato dalla necessità di effettuare una terapia aggressiva e dalla conseguente necessità di giungere ad una diagnosi eziologica microbiologica. Patogenesi Nonostante normalmente le vie aeree al di sotto della laringe siano sterili i microrganismi patogeni o i saprofiti delle alte vie aeree possono arrivare al parenchima superando le difese dell’ospite (muco, funzione ciliare, glottide, sistema immunitario dell’ospite, etc…); una volta raggiunto il tratto respiratorio inferiore i microbi possono causare danni sia direttamente sia inducendo l’infiammazione con richiamo e accumulo di cellule infiammatorie e di essudato. Classificazione delle polmoniti La classificazione è importante in quanto influisce anche sulla clinica e sulla terapia, ma non sempre è di facile realizzazione: la classificazione eziologica, di fondamentale importanza è possibile solamente nel 50% dei casi. Nella stragrande maggioranza dei casi infatti, si imposta una terapia empirica. I criteri classificativi delle polmoniti sono le seguenti: 1) classificazione anatomica: polmonite lobare, broncopolmonite (lobulare) e atipica 2) classificazione istopatologia: alveolare, interstiziale, alveolo-interstiziale, necrotizzante 3) classificazione clinica-epidemiologica: CAP (polmonite acquisita in comunità) HAP (polmonite nosocomiale) e polmonite nell’immunocompromesso. 4) classificazione etiologica: batteriche, virali, micotiche, portozoarie, elmintiche 1) Classificazione anatomica a) Polmonite lobare (tipica): polmonite causata da batteri tipici, primo fra tutti lo S.Pneumoniae di cui ne sono stati identificati 84 sierotipi. La PL si presenta con forte dolore toracico (per frequente associazione con la pleurite fibrinosa). A volte il processo 57 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian infiammatorio esita in aderenze scissurali per cui può non essere facile distinguere successivamente i lobi. La sintomatologia tipica compredne respirazione rapida e poco profonda e tosse con espettorato rugginoso. Il decorso classico (oggi raro a causa delle terapie antibiotiche) comprende: - Congestione: dura meno di 24 ore e dal punto macroscopico si presenta con un polmone spiccatamente rosso con superficie di taglio umida con trasudazione di liquido schiumoso rosso. L’aspetto microscopico comprende dilatazione dei capillari, fluido edematoso eosinofilo negli alveoli e presenza di emazie, neutrofili e batteri negli alveoli; - Epatizzazione rossa: caratterizzato da un aspetto macroscopico con polmoni rossi con aspetto “carnoso”, prova “dacimosica” positiva con il pezzo di parenchima polmonare che non galleggia in acqua perché è privo di aria. La superficie pleurica inoltre si presenta con esseduto fibrinoso (è la fase in cui compare il dolore toracico e gli sfregamenti all’auscultazione). Dal punto di vista microscopico: si descrivono filamenti di fibrina in via di organizzazione all’interno degli alveoli e che si estendono da un alveolo all’altro attraverso i pori di Kohn accompagnati da flogosi con numerosi neutrofili e batteri. - Epatizzazione grigia: l’aspetto macroscopico evidenzia polmoni compatti grigi mentre dal punto di vista microscopico vi è riduzione della congestione, infiltrato infiammatorio prevalentemente macrofagico e fibrina intra-alveolare. Se il soggetto è immunocompetente la risoluzione si verifica dopo otto giorni: si ha lisi della fibrina in seguito al rilascio dell’attivatore del plasminogeno da parte dei macrofagi. La fibrina lisata è rimossa attraverso il drenaggio linfatico e con l’espettorato. Complicanze: - Locali: cavitazione del parenchima con formazione di un ascesso; se il fenomeno è esteso l’interessamento della pleura può non limitarsi alla pleurite essudativa ma vi può essere colonizzazione dello spazio pleurico con sviluppo di un empiema pleurico. Si assiste a cicatrizzazione se è presente una grossa necrosi del parenchima (alternativa alla cavitazione). - Generalizzate: la batteriemia durante la fase acuta espone al rischio di colonizzazione metastatica (endocarditi, meningiti, peritoniti etc…). Aspetti suggestivi di una polmonite tipica sono quindi l’esordio acuto, febbre e brividi, dolore toracico, tosse produttiva con espettorato purulento, dispnea, concordanza tra quadro obiettivo toracico significativo e quadro radiologico, herpes simplex, leucocitosi ( > 15.000 +/- neutrofilia ). 58 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian b) Broncopolmonite (polmonite lobulare): frequente in epoca infantile, tra gli anziani debilitati o nelle persone con fattori di rischio quali bronchiti croniche, turbe circolatorie, fibrosi cistica etc. Da un punto di vista macroscopico si osservano in sezione focolai centrolobulari giallastri e confluenza con formazione di ascessi. L’aspetto microscopico i bronchioli e alveoli contengono elementi infiammatori e batteri e vi è spesso erosione della mucosa dei bronchi. In pratica il processo infiammatorio ha avuto come primo bersaglio la parete bronchiale. Questa classificazione però è poco utile ai fini della terapia, perciò si distinguono le polmoniti in: - polmonite a delimitazione scissurale (ben localizzata) ed estensione lobare. Riguarda soprattutto giovani e adulti; - broncopolmonite senza delimitazione scissurale con focolai talvolta multipli (è tipica soprattutto di bambini e anziani); - polmonite interstiziale con focolai sfumati, andamento clinico a ping-pong ed epidemico: è la cosiddetta “polmonite atipica primaria”. L’azione dei patogeni si esplica prevalentemente a livello interstiziale. c) Polmonite atipica: così chiamata per differenziarla da quella tipica (lobare). In quanto presenta caratteristiche cliniche e radiologiche diverse dalla polmonite Pneumococcica. Al contrario della polmonite tipica infatti si osserva mancanza di essudato alveolare e alterazioni infiammatorie a focolai limitate al setto alveolare e all’interstizio (polmonite interstiziale). È causata da vari microrganismi: M. Pneumoniae, Cl.Pneumoniae, Rickettsie, Virus influenzali tipo A e B, Virus respiratorio sinciziale, Adenovirus, Rhinovirus, Virus parainfluenzale, Virus della varicella, Virus della rosolia. Ciascuno di questi agenti può causare una semplice infezione delle vie aeree superiori o una infezione più grave delle basse vie respiratorie che è associata a elementi favorenti (i classici, età avanzata, malnutrizione…). La gravità della polmonite può dipendere anche da una superinfezione batterica: il coinvolgimento bronchiale infatti può determinare necrosi dell’epitelio ciliato con riduzione della clereance muco-ciliare e quindi aumentata suscettibilità alle infezioni batteriche. La polmonite atipica a volte inizia come polmonite interstiziale e poi evolve in broncopolmonite. Aspetti suggestivi della polmonite atipica sono l’esordio subdolo, mucosite delle prime vie aeree, febbre continuo-remittente, mialgie, cefalea, confusione mentale, astenia, tosse non 59 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian produttiva, dissociazione tra quadro obiettivo toracico modesto e quadro radiologico evidente, assenza di leucocitosi e interessamento multiorgano 2) Classificazione istopatologica a) Polmonite a prevalente componente alveolitica: si caratterizzano per la presenza essudato infiammatorio nel lume alveolare. Possono essere a focolaio (interessamento di un intero lobo o segmento di un lobo) oppure con contemporaneo interessamento dell’albero bronchiale (broncopolmonirti). Il polmone quindi va incontro ad addensamento per cui alla percussione si riscontra ipofonesi, vi sono processi a focolaio unico o multiplo che colpiscono un’area di polmone corrispondente ad un lobo o ad un segmento; b) Polmoniti prevalentemente interstiziali: presenza di un’infiltrazione inter-alveolare, si apprezzano all’obiettività fini crepitii auscultatori. Sono causate da batteri atipici (es. M.Pneumoniae) o da agenti non batterici - broncopolmoniti; - bronchioliti: sono tipiche dei bambini. L’esordio è di tipo simil-influenzale con temperatura mai elevatissima; cefalea, mucosità (sindrome mucositica), artralgie. La tosse è modestamente produttiva (solo una piccola quantità di espettorato passa negli alveoli) e non c’è un interessamento respiratorio importante, non compare dispnea né si arriva mai all’insufficienza respiratoria. Il decubito è indifferente. Da tenere presente che questa è una classificazione di utilità didattica ed è abbastanza approssimativa; in realtà ci sono delle polmoniti interstiziali, per esempio da virus (influenzale o altri), che comportano una grave insufficienza respiratoria perché c’è un grave danno dell’interstizio a livello del quale avvengono normalmente gli scambi. c) Polmoniti necrotizzanti: caratterizzati da estesi processi di necrosi che evolgono verso l’ascessualizzazione. 3) Classificazione clinica (epidemiologica) a) Polmonite acquisita in comunità (CAP): si definisce come una polmonite che si manifesta in un pz non ospedalizzato oppure ricoverato da meno di 48-72 ore. Rappresenta il 90% delle polmoniti trattate in ospedale, contro il 10% delle polmoniti nosocomiali, con un'incidenza, in Italia, di 3 casi ogni 100 abitanti, inferiore a quella registrata in altri Paesi (USA, Francia, Gran Bretagna e Germania). Il maggior agente eziologico è rappresentato dallo. S. Pneumonaiae seguito dal H. Influeenzae, S.Aureus, L.Pneumophila. Può quindi essere tipica o atipica (Mi.Pneumoniae, C.Pneumoniae, C.Psittaci). In presenza di 60 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian concomitanti fattori di rischio e nei soggetti HIV-positivi notevole è l'incidenza di infezioni da Pneumocystis Carinii, Micobatteri tipici ed atipici, rara la polmonite da B. Anthracis, Yersinia Pestis e Francisella Tularensis). L'incidenza delle CAP è maggiore nelle età estreme della vita (< 10 aa. - > 65 aa.) e nel sesso maschile. Tipico è l'andamento stagionale per il Mycoplasma Pneumoniae (autunno, con ciclicità quadriennale), la Legionella Pneumophila ed i virus Parainfluenzali (estate, inizio autunno), i Virus respiratori (primi tre mesi dell'anno). La diagnosi clinica nelle CAP non è facile in quanto c’è una variabilità nell’interpretazione dei segni fisici i quali possono essere variabili e transitori. I segni clinici di focolaio, quando presenti, sono poco sensibili. I rantoli sono i segni più sensibili di CAP. Per la corretta identificazione dei pazienti da ospedalizzare è stato proposto un sistema basato su punteggi da assegnare ai pazienti in base a sintomi, segni età, patologia concomitanti e rischio di morte. b) Polmonite nosocomiale: infezione del parenchima polmonare che non è presente clinicamente nè in incubazione al momento del ricovero ospedaliero e insorge dopo almeno 48 – 72h dal ricovero o entro 48 – 72h dalla dimissione, comunque non in incubazione al momento dell’accesso in ospedale. L’incidenza delle PN è tra 0,5-5% dei pz ospedalizzati e costituiscono la terza infezione più frequente in ospedale dopo infezione urinaria e chirurgica. L’eziologia è riconosce prevalentemente forme legate a G-, batteri resistenti e anaerobi. I meccanismi patogenetici comprendono: - compromissione dei fattori di difersa polmonari - colonizzazione batterica sono legati ad una abnorme colonizzazione: oro-faringea: (placca dentale, sinusite, mucosa nasale) gastrica (acloridia, alcalinizzazione succo gastrico) e polmonare; - aspirazione di secrezioni respiratorie con specie batteriche potenzialmente patogene e alla successive aspirazione del materiale da tali distretti nelle vie aeree inferiori dove si può sviluppare una infezione parenchimale. Le PN si verificano soprattutto in pz con compromissione delle difese sistemiche e locali (meccaniche, cellulari e umorali). La provenienza della flora batterica è varia: trasmissione oro-fecale (flora endogena del pz), trasmissione da parte del personale ospedaliero o dell’ambiente ospedaliero, via inalatoria (aeresosol o contaminazione di strumentazione respiratoria), aspirazione di materiale gastrico nei pz allettati con compromissione del sensorio. Dal punto di vista clinico l’esordio dei sintomi si presenta da almeno 48 – 72 h o più prima del ricovero o dopo dimissione. Elementi anamnestici importanti sono il recente intervento chirurgico; VM; utilizzo areosol e/o protesi ventilatorie etc. Quadri tipici delle PN comprendono tosse, febbre, escreato purulento, leucocitosi (>12’000G.B), nuovo/i 61 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian addensamento/i polmonare/i (es. clinico, Xgrafia torace). La diagnosi si basa su elementi di sospettabilità clinica, rx torace, emocultura. La diagnosi di certezza si ottiene mediante BAL, sierologia, ago aspirato e biopsia. Nelle PN sono molto importanti le misure di prevenzione: - convincere il paziente a smettere di fumare - restare molta attenzione all’igiene personale e all’attrezzatura utilizzata - attenzione alle manovre invasive a livello delle vie aeree ( es. broncoscopia). - attenzione alla terapia antibiotica. c) Polmonite nei pz immunodepressi: fenomeno rilevante e problematico per l’aumento dell’uso di farmaci immunosoppressivi e per l’aumento dell’incidenza di AIDS. Le infezioni polmonari nell’AIDS coinvolgono prevalentemente i patogeni P.Carinii, CMV, Candida, Pneumococco e H. Influenzae. L’Aspergillus fumigatus è responsabile di polmoniti fungine e di quello che viene chiamato megamicetomo che è una raccolta fungina all’interno di cavità polmonari, spesso si tratta di vecchie caverne tubercolari. d) Polmonite ricorrente: polmoniti che si ripetono più volte in uno stesso pz e che colpiscono una stessa sede sono causate da una lunga lista di fattori tra cui corpi estranei, adenomi, carcinomi, broncopneumopatie locali, compressione da parte di linfonodi, carnificazioni polmonari cioè un esito in carnificazione di un focolaio di polmonite che non si è risolta ma che è andata in carnificazione e si può superinfettare, bronchiectasie, etc. e) Polmonite a caratterizzazione geografica: si verificano preferenzialmente in determinate aree, ma è importante conoscerle dato l’elevato tasso di immigrazione e l’attuale facilità degli spostamenti da un paese all’altro. 4) Classificazione etiologica - Batteri - Virus - Miceti - Protozoi La classificazione anatomo-patologica presenta una buona correlazione con l’eziologia Principali agenti infettanti e parassitari dell’apparato respiratorio: 62 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian Batterici Gram+ e Gram- Batteri atipici o non batterici Batteri: Mycoplasma pneumoniae Chlamydia (polmonite interstiziale) Virus: VRS, virus influenzale A e B, adenovirus, CMV, Miceti: Aspergillus, Candida, Hystoplasma, Criptococcus, Mucorales Protozoi: Pneumocystiis carinii Come si vede dalla tabella ai microrganismi classicamente causa di polmonite bisogna aggiungere Legionella e Chlamydia pneumoniae, che costituiscono due infezioni emergenti, e microrganismi già noti ma che hanno assunto un altro significato (es. da commensali a patogeni opportunisti) come Maraxella catharralis, Pneumocystis carinii, Micobatteri atipici, CMV, Toxoplasma gondii. Inoltre bisogna tener presente i batteri con aumentata resistenza agli antibiotici: S. aureus, Haemophilus, Streptococcus pneumoniae, Pseudomonas,etc… Polmoniti specifiche 63 www.haikzarian.com - copyright © Haik Zarian Polmonite pneumococcica: causata da Streptococcus pneumoniae. Rappresenta il 50-60% di tutte le polmoniti acquisite in comunità ed è quindi la più diffusa di tutte le forme batteriche anche se oggi, grazie alla terapia antibiotica, si osserva molto raramente il quadro classico della “polmonite lobare franca”. E’ disponibile un vaccino, consigliabile soprattutto per i gruppi più a rischio. - Polmonite stafilococcica: è la più importante delle polmoniti nosocomiali. E’ causata da S. Aureus per cui bisogna tenere conto del problema della resistenza agli antibiotici. Tra le polmoniti nosocomiali è quella gravata dalla più alta mortalità. - Polmonite da Streptococcus Pyogenes: è una forma sporadica. - Polmoniti da enterobacteriaceae (G-): polmoniti peculiari dell’ambito ospedaliero. In generale tutte le polmoniti causate da anaerobi sono dovute al passaggio nelle vie aeree inferiori di batteri provenienti dall’orletto gengivale di pz con scarsa igiene orale. Un’altra causa è la polmonite ab ingestis. - Polmonite da Mycoplasma e da Chlamydia: diffusa tra i pz giovani immunocompetenti ed è caratterizzata da una sintomatologia poliviscerale con manifestazioni extratoraciche (ematologiche, dermatologiche, gastroenteriche..). Lo stesso dicasi per le polmoniti causate da Chlamydia, che si è dimostrata essere causa di pneumopatie croniche e riacutizzazioni ed in alcuni casi forse anche di asma bronchiale (probabilmente incrementando la broncocostrizione come meccanismo riflesso alla necrosi epiteliale che essa induce). - Polmonite da Legionella: frequente nei soggetti immunocompromessi in ambiente ospedaliero. Il microrganismo vive nelle acque stagnanti, per cui il rischio di contrarre con l’infezione era legato alla presenza di condizionatori scarsa manutenzione. - Polmoniti da patogeni non batterici: le polmoniti da miceti si dividono in micosi cosmopolite (da Aspergillus, da Candida, da Criptococcus) e in micosi extraeuropee meno note da noi. - Polmoniti parassitarie: sono causate da una varietà di protozoi e metazoi. Clinica 64 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian Esistono alcuni dati che ci orientano verso l’eziologia batterica - coesistenza di condizioni predisponenti (etilismo, pneumopatie croniche, diabete...) - esordio improvviso e rapido con brivido e febbre elevata - quadro semeiologico tipico - interessamento pleurico e difficoltà respiratoria. L’interessamento di uno o più lobi del polmone può portare a un coinvolgimento della pleura (pleuropolmonite, PP). Questo è importante perché soprattutto nei casi di PP senza versamento, ma con accumulo di fibrina, si ha dolore toracico. Questo dolore molto spesso si accentua con gli atti del respiro per il fatto che la fibrina accumulatasi tra i due foglietti pleurici provoca lo sfregamento dei foglietti stessi. Da tenere presente che la scomparsa del dolore non è necessariamente indice di miglioramento; se infatti dalla PP senza versamento si ha un peggioramento verso la PP con versamento, il dolore toracico può addirittura scomparire per il fatto che l’essudato infiammatorio accumulatosi tra i due foglietti pleurici li distanzia in modo tale che non ci sia più sfregamento. Quindi non più dolore, ma aumento della difficoltà respiratoria; - espettorazione abbondante: sono forme in cui c’è un essudato endoalveoalre - leucociti nel sangue periferico >15000/mm3 (specie neutrofili); - presenza di manifestazioni di attivazione dell’Herpes Simplex (es. a livello labiale); - RX torace: addensamenti omogenei unici e/o multipli. I dati che orientano invece verso un’eziologia non batterica (prevalentemente interstiziali) cioè di un quadro “simil-influenzale”: - esordio meno rapido ed improvviso - presenza di marcata cefalea, astenia e/o mialgie; - mucosite delle prime vie aeree; - tosse non produttiva (stizzosa) e dolenzia retrosternale simile a quella della tracheite; - leucociti nel sangue periferico < 15000/mm3 (no leucocitosi) - sproporzione tra il reperto semeiologico modesto e il quadro radiologico - RX torace: addensamento disomogeneo; - sintomatologia poliviscerale: nelle polmoniti lobari, salvo il caso di metastatizzazioni batteriche, i sintomi sono invece localizzati ematologica (anemie emolitiche), dermatologica (Stevens-Johnson), gastroenterica: (es. epatite), cardiaca (pericarditi, miocarditi). Da tenere presente che nel corso degli anni l’eziologia delle polmoniti è cambiata progressivamente: 65 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian - agenti batterici prima non identificati: Legionella, Chlamidia Pneumonite; - agenti batterici già noti, ma con altro significato: Moraxella Catarrhalis che da semplice commensale del cavo orofaringeo è diventato patogeno (soprattutto polmonite nell’anziano) ; Pneumocistis carinii, CMV, Micobatteri atipici (diversi da quelli tubercolare e patogeni soprattutto negli immunodepressi. E’ importante distinguerli da quelli tubercolari perché non rispondono al trattamento anti-TBC) e Toxoplasma Gondii. - agenti batterici con aumentata resistenza agli AB. Sono molto pericolosi. Diagnosi Nella diagnosi delle polmoniti i reperti semeiologici variano a seconda delle fasi. Nella polmonite batterica si distinguono tre classiche fasi: - si apprezzano inizialmente i crepitii (crepitatio indux) dovuti al progressivo riempimento degli alveoli da parte dell’essudato infiammatorio; - successivamente scomparsa del murmure vescicolare (fase di epatizzazione), presenza del soffio bronchiale se i bronchi sono pervi, ottusità alla percussione ed aumento del FVT; - infine di nuovo crepitii (segno della fase di risoluzione o crepitatio redux) dovuti alla compresenza di aria ed essudato. Nella polmonite interstiziale si apprezzano semplicemente fini crepitii. Nell’ambito delle polmoniti è molto importante l’anamnesi per verificare la necessità di una terapia empirica. È necessario considerare attentamente la storia familiare, storia di viaggi, contatti inconsueti, recente ospedalizzazione, omosessualità, forme di dipendenza e gli emofilici (per la necessità di sangue possono incorrere in infezioni come epatite C e AIDS). Esame obiettivo della polmonite batterica - Palpazione: FVT (fremito vocale tattile) aumentato per l'epatizzazione. Anziché esserci tessuto e aria c’è un tessuto molto compatto per cui la trasmissione delle vibrazioni provenienti dalle corde vocali si apprezza meglio. - Percussione: suono plessico ipofonetico fino a una franca ottusità (suono di coscia). Escursione respiratoria ridotta o assente sempre a causa della epatizzazione. - Ascoltazione: reperto variabile a seconda dello stadio e delle caratteristiche del focolaio; rantoli a piccole bolle e crepitanti (nelle aree di ipofonesi) possono essere presenti nelle fasi iniziali, quando l’essudato comincia e riversarsi negli alveoli; dopodiché questi rumori possono scomparire e può essere apprezzabile quello che definiamo soffio bronchiale dovuto alla trasmissione del suono attraverso una 66 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian superficie compatta quale è quella del polmone epatizzato. E’ chiaro che per avere questo reperto ascoltatorio è necessario che il bronco sia pervio. Quando poi si risolve l’epatizzazione e le secrezioni cominciano ad essere eliminate ricompaiono i rumori crepitanti (crepitatio redux). - Indici di laboratorio: c’è leucocitosi neutrofila e c’è una VES elevata - Quadro radiologico: area più o meno estesa di minor trasparenza (opacità) o compatta o disomogenea ma di tipo lobare. Ci possono essere chiazze di opacità diffuse (broncopolmonite) e possibili segni di pleurite. Esame obiettivo della polmonite interstiziale - Interessamento delle più fini terminazioni bronchiali e infiltrati nel tessuto interstiziale. - Mancanza di segni fisici particolari - Ci possono essere crepitii - Non ci sono indici di infezione: formula leucocitaria e VES sono normali Quadri radiologici - polmonite lobare: addensamento lobare compatto (è visibile la delimitazione scissurale); - broncopolmoniti: addensamenti a chiazze; - polmonite interstiziale: addensamenti vari, soprattutto ai lobi inferiori, con aspetto a vetro smerigliato. Esami di laboratorio - esame dell’espettorato: non sempre diagnostico. Le procedure di raccolta devono tendere a minimizzare il rischio di contaminazione (esame molto complesso) - emocolture ed esami sierologici: la sierologia consente di individuare virus, Legionella, Mycoplasma, Chlamydia ma solo dopo alcune settimane quando è già stata intrapresa la terapia; - scintigrafia con Gallio in casi particolari come per esempio il sospetto di polmonite da Pneumocystiis carnii; - broncoscopia. Esami invasivi - Broncoscopia con biopsia polmonare - Lavaggio broncoalveolare 67 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian In corso di broncoscopia è possibile eseguire una biopsia polmonare per avere maggiori informazioni ed evidenziare la presenza di patogeni nel parenchima. Il broncolavaggio consiste nell’introdurre e poi riaspirare dai bronchi del liquido fisiologico a temperatura corporea. Indici di gravità clinica - frequenza respiratoria >35 atti/minuto - insufficienza respiratoria ipossiemica PaO2 < 65 mmHg - necessità di supporto ventilatorio - infiltrati multi lobari - setticemia; - multi organ failure. Complicanze delle polmoniti - pleurite (soprattutto quando la causa è batterica) con eventuale evoluzione in empiema specie se sono implicati i G-. Si presente nel 20% delle polmoniti batteriche caratterizzate da un aumento della permeabilità del microcircolo pleurico e polmonare; in particolare si deve temere l’empiema pleurico. - ascessualizzazione della polmonite: rappresenta uno dei possibili esiti di una polmonite batterica che sono: risoluzione con formazione di una cicatrice, oppure una superinfezione con appunto l’ascessualizzazione. - Acute Respiratory Distress Sindrome (ARDS) o sindrome da distress respiratorio: si presenta come un edema polmonare non cardiogeno conseguente al danno del microcircolo. E’ una complicanza molto grave. - MOF o Insufficienza multi organo: molto grave in corso di ARDS, più freqeunte nelle forme da G-. Terapia a) Forme virali - solo sintomatica - uso di antibiotici giustificato in soggetti ad alto rischio di superinfezioni batteriche (primissima infanzia, BPCO, cardiopatie, immunodeficit) b) Forme batteriche - terapia antibiotica empirica in base ai dati clinici ed epidemiologici (amoxicillina/clavulonato, ampicillina/sulbactam o cefalosporina o fluorochiniloni) - terapia antibiotica eziologica 68 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian La terapia antibiotica deve essere preferibilmente impostata sull’identificazione del germe (antibiogramma) specie per i G-. In alternativa ci si basa sul criterio clinico-epidemiologico. È importante verificare clinicamente e radiologicamente l’efficacia della terapia (focolai non facilmente raggiungibili, scarsa reattività, resistenza) e utilizzare posologia a dosi piene (controllo funzionalità epatica e renale). È necessario continuare la terapia per 5-10gg anche dopo la remissione clinico-radiologica. La terapia di supporto si basa su riposo a letto, fluidificazione, idratazione (ossigenoterapia e ventilazione nelle forme più gravi). VERSAMENTO PLEURICO Generalità Per versamento pleurico si intende la presenza massiva di liquido nello spazio pleurico, spazio virtuale compreso tra pleura parietale e viscerale. La pleura si divide in: a) parietale: o presenza di fibre nervose dolorifiche nello strato connettivo; o vascolarizzazione fornita dal circolo sistemico; b) viscerale: o assenza di fibre nervose; o vascolarizzazione fornita dal circolo polmonare. In condizioni fisiologiche il cavo pleurico contiene solo 10-15 ml di liquido con funzione lubrificante con bassa concentrazione proteica. Normalmente il liquido giunge allo spazio pleurico dai capillari e viene rimosso dai linfatici. Il liquido pleurico è un liquido interstiziale e come tale rispetta la legge di Starling. La causa principale di versamento infatti è data dallo squilibrio delle forze di Starling: dati due spazi lo spazio con maggiore pressione spinge il liquido verso lo spazio con minore P idrostatica, al contrario per la P oncotica. Eziologia Il versamento pleurico può formarsi per uno squlibrio delle forze di Starling per: - aumento pressione idrostatica capillare (scompenso cardiaco congestizio) - diminuzione della pressione oncotica plasmatica - traumi - processi flogistici 69 www.haikzarian.com - copyright © Haik Zarian tumori. Tipi di versamento Si distinguono due tipologie di versamenti: - trasudato: si forma a causa delle forze di Staring senza alterazione permeabilità capillare. Ci sono poche proteine - essudato: aumento permeabilità dei capillari e alterazioni del drenaggio linfatico. Ci sono molte proteine. Rapporto tra concentrazione proteica totale nel liquido pleurico e nel siero Rapporto tra concentrazione di LDH nel liquido pleurico e nel siero Concentrazione di LDH nel liquido pleurico Trasudato Essudato < 0,5 > 0,5 < 0,6 > 0,6 < 200 UI > 200 UI Cause di trasudato pleurico - insufficienza cardiaca congestizia in più del 90% dei casi; - sindrome nefrosica; - sindrome di Heigs (caratterizzata dalla triade trasudato pleurico + ascite + tumore ovarico benigno); - cirrosi epatica; - di natura iatrogena: si ha quando nel drenare un PNX l’espansione avviene in maniera troppo rapida. Cause di essudato pleurico - polmonite (si parla allora di pneumo-polmonite); - neoplasia polmonare; - embolia polmonare (queste prime tre cause rappresentano l’80% del totale) - malattie dell’addome: perforazione esofagea, ascesso subfrenico, ascesso intraepatico, chirurgia addominale, malattia pancreatica; - TBC; - trauma; - malattie del collagene: raramente, perché esse sono più spesso responsabili di interstiziopatie; - sindrome di Drenler: si verifica in paziente di recente sottoposto a intervento cardiochirurgico ed è caratterizzata dalla comparsa di febbre e pleuro-pericardite. 70 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian Clinica I sintomi dipendono da due elementi principali: entità del versamento e velocità di formazione. Un versamento pleurico raramente è asintomatico. La sintomatologia tipicamente comprende: - dolore da irritazione della pleura parietale che diminuisce con l’incremento del volume del versamento perché si riduce lo sfregamento tra le due pleure. Il dolore è esacerbato dalla tosse e dagli atti respiratori; - dispnea: prima da sforzo, poi a riposo; - febbre. All’EO è possibile apprezzare segni solo se il volume del liquido è superiore ai 300 ml: con: - ipomobilità della base omolaterale - ottusità alla percussione; - FVT aumentato; - MV ridotto o assente a seconda della quantità di liquido interposto; - soffio bronchiale. Diagnosi I sintomi e l’E/O possono essere suggestivi. Gli esami strumentali ai quali si fa ricorso comprendono: - rx torace: a seconda della gravità del versamento si va dal riscontro di aree di opacità di densità omogenea all’opacamento dell’intero emitorace. L’RX mostra l’obliterazione del seno costo-frenico quando il volume è superiore ai 200 ml. In decubito laterale si ha movimento del liquido - è possibile il riscontro di versamento saccato specie in polmoni con precedenti interventi chirurgici o episodi infettivi che hanno determinato la formazione di aderenze - ecografie: si fa a completamento, soprattutto per eseguire la toracentesi in modo preciso può essere utile un ecografia; - TAC: è utile soprattutto nelle forme recidivanti per vedere cosa ci sia alla base di un versamento (leggi cancro); - toracoscopia videoassistita e toracotomia: si utilizzano in caso non si riesca ad arrivare ad una diagnosi senza istologia. Esame del liquido ottenuto per toracentesi a) Esame macroscopico: - colore chiaro: trasudato; 71 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian - torbido: essudato; - torbido e vischioso: empiema; - lattescente: versamento chiloso; - rosso-brunastro: versamento emorragico (campanello d’allarme perché nella grande maggioranza dei casi è sostenuto da una neoplasia, primitiva ma anche metastatica come per esempio da carcinoma della mammella. Cause più rare sono la TBC ed i traumi); - Esame chimico-fisico: criteri già visti; - Esame batteriologico; - Esame citologico: una linfocitosi è suggestiva di TBC. Terapia - toracentesi: a meno che non si tratti di una quantità minima che possa essere riassorbita. Se i versamenti sono recidivanti è possibile porre un drenaggio permanente; - trattamento della malattia causale. FIBROSI CISTICA Generalità La fibrosi cistica (chiamata anche mucoviscidosi) è una patologia genetica autosomica recessiva, che si manifesta quindi pienamente soltanto negli omozigoti e con nessuna sintomatologia clinica negli eterozigoti. La FC è causata da una mutazione del gene CFTR (cystic fibrosis transmembrane conductance regulator) che codifica per una proteina di 1480 aminoacidi situata sulla membrana cellulare delle cellule epiteliali, la cui funzione, normalmente, è quella di trasportare il Cl- e il Na+ (e conseguentemente l'H2O) attraverso le membrane cellulari a livello della membrana apicale delle cellule epiteliali delle vie aeree, del pancreas, dell'intestino, delle ghiandole sudoripare e dei vasi deferenti. La mutazione causa quindi uno squilibrio ionico a cui consegue un'alterazione della secrezione da parte delle cellule epiteliali di ioni Cl- e un conseguente maggior riassorbimento di Na+ e H2O. Di conseguenza queste ghiandole secernono un muco denso e vischioso e quindi poco scorrevole. Negli organi interessati, le secrezioni mucose, essendo anormalmente viscide, determinano un'ostruzione dei dotti principali, provocando l'insorgenza di gran parte delle manifestazioni cliniche tipiche della malattia, come la comparsa di infezioni polmonari ricorrenti, di insufficienza pancreatica, di steatorrea, di stati di malnutrizione, di cirrosi epatica, di ostruzione intestinale e di infertilità maschile. 72 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian Epidemiologia La FC è la più frequente malattia ereditaria a esito letale nella popolazione bianca, si verifica in circa 1/3300 nati vivi di razza bianca, 1/15300 di razza nera e 1/32000 di razza asiatico-americana; il 30% dei pazienti è costituito da adulti. Circa il 3% della popolazione bianca è portatore del gene della FC, che si trasmette con modalità autosomica recessiva. Il gene responsabile è stato localizzato a livello di 250000 paia di basi del DNA genomico sul braccio lungo del cromosoma 7. Esso codifica come detto per una proteina associata alla membrana detta proteina regolatrice transmembrana della fibrosi cistica (CFTR). La mutazione genetica più comune, DF508, determina l'assenza di un residuo fenilalaninico nella posizione 508 della proteina CFTR e si riscontra in circa il 70% degli alleli della FC; più di 600 mutazioni meno frequenti danno luogo al rimanente 30%. Sebbene la funzione precisa della CFTR sia sconosciuta, essa sembra far parte di un canale del cloro AMPc-dipendente e sembra che regoli il trasporto di Cl e Na attraverso le membrane epiteliali. Gli eterozigoti possono mostrare lievi anomalie del trasporto epiteliale ma sono asintomatici. Le persone affette da assenza congenita bilaterale dei dotti deferenti o da altre cause di azoospermia ostruttiva presentano una frequenza aumentata di mutazioni in uno o entrambi i geni CFTR oppure una mutazione a penetranza incompleta (5T) in una regione non codificante della CFTR. Queste persone generalmente non manifestano alcun disturbo respiratorio o pancreatico e possono avere nel sudore concentrazioni di Cl normali, al limite o elevate. Patogenesi e anatomia patologica Quasi tutte le ghiandole esocrine sono interessate in modo più o meno grave. Le ghiandole coinvolte sono di 3 tipi: - quelle che vengono progressivamente ostruite da materiale eosinofilo vischioso o solido presente nel lume (pancreas, ghiandole intestinali, dotti biliari intraepatici, colecisti, ghiandole sottomascellari); - quelle che hanno un'istologia anomala e producono secrezioni in eccesso (ghiandole tracheobronchiali e di Brunner); - quelle che sono istologicamente normali ma secernono in eccesso Na e Cl (ghiandole sudoripare, parotidee e salivari minori). Le secrezioni duodenali sono vischiose e contengono un mucopolisaccaride anomalo. L'infertilità si verifica nel 98% dei soggetti adulti di sesso maschile per alterato sviluppo dei dotti deferenti o per altre forme di azoospermia ostruttiva. Alcune donne affette non sono in grado di concepire a causa della viscosità delle secrezioni cervicali, ma molte altre riescono a portare la gravidanza a termine. Comunque, l'incidenza di complicanze in gravidanza è 73 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian aumentata. È stato dimostrato che i polmoni sono istologicamente normali alla nascita. Il danno polmonare inizia probabilmente con una ostruzione diffusa nelle vie aeree di piccolo calibro a causa delle secrezioni mucose abnormemente spesse. L'ostruzione e l'infezione delle vie aeree mucopurulente determinano occludenti. Le episodi di alterazioni bronchiolite e formazione bronchiali sono più di comuni secrezioni di quelle parenchimali. L'enfisema non è rilevante. Data l'evoluzione della lesione polmonare, le pareti bronchiali s'ispessiscono, le vie aeree si riempiono di secrezioni viscose e purulente, si formano aree atelettasiche e i linfonodi ilari si ingrandiscono. L'ipossiemia cronica determina ipertrofia muscolare delle arterie polmonari, ipertensione polmonare e ipertrofia del ventricolo destro. Molte delle lesioni polmonari possono essere provocate dall'infiammazione immunomediata conseguente al rilascio di proteasi da parte dei neutrofili nelle vie aeree. Il liquido di lavaggio broncoalveolare, anche nelle prime epoche di vita, contiene un numero abbondante di neutrofili e concentrazioni aumentate di elastasi neutrofila libera, DNA e IL-8. Negli stadi precoci della malattia, lo Staphylococcus aureus è l'agente patogeno più frequentemente isolato nel tratto respiratorio, ma, con il progredire della malattia, lo diventa lo Pseudomonas aeruginosa. Una variante mucoide dello Pseudomonas si trova unicamente nella fibrosi cistica. La colonizzazione da parte della Burkholderia cepacia interessa fino al 7% dei pazienti adulti e può essere associata a un rapido deterioramento polmonare. Clinica L'ileo da meconio, causato dall'ostruzione dell'ileo da parte di meconio viscoso, è la manifestazione più precoce ed è presente nel 15-20% dei neonati affetti. Spesso è associato a volvolo, perforazione o atresia e, con rare eccezioni, è sempre seguito dagli altri segni di FC. La FC può anche essere associata a ritardata emissione neonatale di meconio e alla sindrome del tappo di meconio, una forma transitoria di ostruzione dell'intestino terminale secondaria alla presenza di uno o più tappi di meconio ispessito al livello dell'ano o del colon. Nei neonati senza ileo da meconio, l'esordio della malattia si ha frequentemente con un tardivo recupero del peso della nascita e un aumento ponderale inadeguato a 4-6 sett. di vita. I lattanti con FC, se allattati con latte di soia o con latte materno, possono presentare ipoproteinemia con edemi e anemia secondari a malassorbimento di proteine. Il 50% dei pazienti si presenta con sintomi respiratori, di solito tosse cronica e respiro sibilante insieme a infezioni polmonari ricorrenti o croniche. La tosse è il sintomo più molesto, spesso accompagnata da espettorato, conati di vomito, vomito e disturbi del sonno. Con il progredire della malattia, compaiono rientramenti intercostali, uso dei 74 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian muscoli respiratori accessori, torace a botte, dita a bacchetta di tamburo e cianosi. L'interessamento delle vie respiratorie superiori determina poliposi nasale e sinusite cronica o ricorrente. Gli adolescenti possono presentare ritardo di crescita, pubertà ritardata e ridotta tolleranza all'esercizio fisico. Le complicanze polmonari negli adolescenti e negli adulti sono: pneumotorace, emottisi e insufficienza cardiaca destra secondaria a ipertensione polmonare. L'insufficienza pancreatica si evidenzia clinicamente nell'85-90% dei pazienti, si manifesta in genere precocemente e può essere progressiva. I sintomi sono rappresentati da frequenti scariche di feci abbondanti, maleodoranti e untuose, da addome voluminoso e da ridotto accrescimento con tessuto sottocutaneo e massa muscolare poco rappresentati, nonostante un appetito normale o vorace. Il prolasso rettale si verifica nel 20% dei lattanti e dei bambini non trattati. Vi possono essere manifestazioni cliniche dovute a carenza di vitamine liposolubili. L'eccessiva sudorazione durante un periodo caldo o per febbre può causare episodi di disidratazione ipotonica e insufficienza circolatoria. Nei climi secchi i lattanti possono andare incontro ad alcalosi metabolica cronica. La formazione di cristalli di sale e il sapore salato sulla pelle sono molto suggestivi di FC. Nel 10% dei pazienti adulti si verifica un diabete insulino-dipendente e nel 4-5% degli adolescenti e adulti si ha una cirrosi biliare multilobulare con varici e ipertensione portale. La presenza di dolore addominale cronico e/o ricorrente può essere correlata a invaginazione, ulcera peptica, ascesso periappendicolare, pancreatite, reflusso gastroesofageo, esofagite, patologia colecistica o a episodi di parziale ostruzione intestinale secondaria a feci abnormemente viscose. Alcune complicanze infiammatorie possono essere la vasculite e l'artrite. Diagnosi La diagnosi è suggerita dai suoi tipici segni clinici e di laboratorio e confermata dal test del sudore2. In un paziente che presenta uno o più elementi clinici indicativi di FC o ha un 2 Test del sudore: la diagnosi è confermata da un valore elevato della concentrazione di Cl nel sudore. L'unico test del sudore attendibile è il test quantitativo ottenuto mediante ionoforesi pilocarpinica: si stimola farmacologicamente la parte prescelta, si misura la quantità di sudore e la sua concentrazione di Cl. Nei pazienti con quadro clinico sospetto o con anamnesi familiare positiva, una concentrazione di Cl > 60 mEq/l conferma la diagnosi; è verosimile che meno di 1:1000 pazienti con FC presenta una concentrazione di Cl nel sudore < 50 mEq/l. Risultati falsamente negativi sono rari ma si possono avere in presenza di edemi o 75 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian fratello con FC, la diagnosi può anche essere confermata dalla identificazione di due mutazioni note della FC. L'analisi delle mutazioni può essere usata per la diagnosi prenatale e per identificare i portatori nelle famiglie di un bambino affetto. L'analisi delle mutazioni può essere ugualmente utilizzata per l'identificazione dei portatori nella popolazione generale, ma non è ancora raccomandata per uno screening di massa. La diagnosi è di solito confermata nella prima o seconda infanzia, ma il 10% dei pazienti sfugge alla diagnosi fino all'adolescenza o all'inizio dell'età adulta. L'insufficienza abnormemente pancreatica viscose, si con manifesta assenza o con la presenza riduzione di secrezioni dell'attività duodenali enzimatica e una concentrazione diminuita di HCO3- ; la tripsina e la chimotripsina sono assenti o ridotte nelle feci. I test di assorbimento dei grassi, inclusa l'escrezione dei grassi nelle feci di 72h, mostrano indirettamente il quadro della funzionalità esocrina del pancreas. I pazienti con funzione pancreatica esocrina normale non rispondono allo stimolo della secretina EV con la produzione di HCO3-. Circa il 40% dei pazienti più grandi presenta una curva glicemica di tipo diabetico per insufficiente o tardiva risposta all'insulina, ma solo il 10% sviluppa un diabete mellito connesso alla FC. Nei pazienti con steatorrea si trova a digiuno una diminuzione dei livelli ematici di carotenoidi, vitamina A ed E, acidi grassi essenziali e colesterolo. Le proteine sieriche totali sono inizialmente normali, ma con il progredire della malattia si verifica la riduzione dell'albumina e l'aumento delle a1-, a2-e g-globuline. Nei neonati con FC, la concentrazione sierica della tripsina immunoreattiva è elevata. La misurazione di questo enzima, associata al test del sudore e all'analisi della mutazione, costituisce la base dei programmi di screening neonatale per la FC in molte parti del mondo. I segni radiologici polmonari possono essere d'aiuto nella diagnosi. L'iperespansione toracica e l'ispessimento della parete bronchiale sono i segni più precoci. Successivamente sono visibili infiltrati, aree di atelettasia e adenopatia ilare. Con il progredire della malattia si verificano atelettasie segmentarie o lobari, formazione di cisti, bronchiettasie, aumento di volume dell'arteria polmonare e del ventricolo destro. Sono caratteristiche le opacità ipoprotidemia o per la raccolta di una quantità di sudore inadeguata. Risultati falsamente positivi sono da attribuire in genere dellaconcentrazione a di errori Cl tecnici nel o sudore all'uso può di metodi essere non adeguati. associato a Un aumento situazioni di transitorio deprivazione ambientalemaltrattamento, trascuratezza) e si può verificare in pazienti affetti da anoressia nervosa. Sebbene i risultati siano già attendibili dopo le prime 24 ore di vita, può essere difficile ottenere un'adeguata quantità di sudore (> 75 mg su carta da filtro o > 15 ml con capillare) prima di 3-4 sett. di vita. Benché la concentrazione di Cl nel sudore di regola aumenti lievemente con l'età, il test è ancora valido negli adulti. 76 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian ramificate, digitiformi, espressione di bronchi dilatati ostruiti da secrezioni mucoidi. In quasi tutti i casi, le radiografie e le TC dei seni paranasali evidenziano una opacizzazione persistente. I test di funzionalità respiratoria mostrano ipossiemia e riduzione della capacità vitale forzata (Forced Vitality Capacity, FVC), del volume espiratorio forzato in 1 secondo (Forced Expiratory Volume in 1 second, FEV1) e del rapporto FEV1/ FVC e aumento del volume residuo e del rapporto del volume residuo/capacità polmonare totale. Il 50% dei pazienti manifesta una iperreattività delle vie aeree. Una piccola percentuale di pazienti, definita come affetta da FC atipica, presenta bronchite cronica da Pseudomonas, normale funzione pancreatica e concentrazioni di Cl nel sudore normali o intermedie. I pazienti affetti da FC presentano un aumento delle differenze di potenziale transepiteliale nasale secondario a un riassorbimento elevato di Na attraverso l'epitelio, che è relativamente impermeabile al Cl. Questa osservazione può essere utile dal punto di vista diagnostico quando i valori di Cl nel sudore sono al limite o normali e le due mutazioni della FC non sono identificate. Prognosi Il decorso, ampiamente influenzato dal grado di interessamento polmonare, è molto variabile. D'altra parte, il peggioramento è inevitabile, portando a debilitazione e infine alla morte, dovuta di solito all'associazione di cuore polmonare e insufficienza respiratoria. La prognosi è molto migliorata negli ultimi 5 decenni, specialmente per l'attuazione di una terapia aggressiva prima dell'inizio dei danni polmonari irreversibili. La sopravvivenza media è di 31 anni. Una più lunga sopravvivenza si osserva in modo significativo nei pazienti senza insufficienza pancreatica. La colonizzazione precoce dello Pseudomonas mucoide, il sesso femminile, l'esordio con sintomi respiratori e l'iperreattività delle vie aeree sono associati a una prognosi talvolta peggiore. Il FEV1, adattato all'età e al sesso, è il miglior indice predittivo della mortalità. TUBERCOLOSI Generalità La TBC, è una patologia causata dal bacillo Mycobacterium Tuberculosis, o BK (Bacillo di Koch), da Robert Koch che lo scoprì nel 1882. È una malattia che nella maggior parte dei casi interessa i polmoni, ma qualsiasi organo può esserne colpito. Si tratta di una patologia infettiva molto importante dal punto di vista sociale e persone di tutte le età, di tutte le nazionalità, di ogni stato sociale possono contrarre la TBC. Alla fine del 1800 e nei primi decenni del 1900 la TBC era la principale causa di morte in Europa e negli Stati Uniti. Il miglioramento delle condizioni di vita e la scoperta dei farmaci antitubercolari hanno 77 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian ridotto moltissimo la diffusione e la pericolosità della malattia nel mondo occidentale, tuttavia più di 25000 persone si ammalano ogni anno di TBC negli USA. Ma il problema è di dimensioni mondiali. Si calcolano oltre 2 miliardi di persone con infezione tubercolare, otto milioni di nuovi casi all'anno con circa 3 milioni di morti soprattutto nei Paesi in via di sviluppo dove il problema è drammatico per l'inadeguatezza delle cure, costose per molte nazioni, e per l'associazione di questa malattia con l'AIDS. Nonostante quindi sia una malattia prevenibile e curabile, la TBC costituisce oggi una delle emergenze sanitarie più drammatiche, tanto da essere stata dichiarata emergenza globale nel 1993 dall’Oms per l’enorme carico sanitario, economico e sociale che l’accompagna. Epidemiologia Un terzo della popolazione mondiale attuale è infettata dalla TBC, e nuove infezioni avvengono alla velocità di una per secondo. Non tutte le persone infette sviluppano la malattia completa; infezioni asintomatiche latenti sono molto comuni. Nonostante questo, circa una su dieci diventerà malattia attiva, che, se non trattata, uccide più della metà delle sue vittime. Nel 2004 le statistiche di mortalità e morbosità mostravano 14,6 milioni di casi attivi, 8,9 milioni di casi nuovi e 1,6 milioni di morti, concentrati soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Inoltre, un sempre crescente numero di persone nei paesi sviluppati contraggono la tubercolosi poiché il loro sistema immunitario è compromesso da sostanze immunosoppressori, abuso di droga o HIV/AIDS. L'aumento delle infezioni di HIV e la mancanza di programmi di controllo della TBC hanno permesso la ricomparsa della tubercolosi. L'emergere di ceppi resistenti agli antibiotici ha a sua volta contribuito a questa nuova epidemia, con il 20% dei casi di TBC resistenti ai trattamenti standard e il 2% resistenti a farmaci di seconda linea. L'incidenza di TBC varia notevolmente anche tra stati confinanti, apparentemente a causa delle differenze tra le varie assistenze sanitarie. L’OMS ha dichiarato la TBC un'emergenza sanitaria globale nel 1993, e la Stop TB Partnership ha sviluppato un Piano mondiale di lotta alla Tubercolosi che prevede di salvare 14 milioni di vite tra il 2006 e il 2015. Eziologia e patogenesi Agente eziologico principale della TBC è il Mycobacterium tuberculosis, batterio aerobiotico che si divide ogni 16-20h, velocità estremamente lenta se si pensa che altri batteri solitamente si dividono in meno di un'ora (uno dei più veloci batteri a replicarsi è un ceppo del batterio Escherichia coli, che si divide circa ogni 20 min.) Poiché l'MTB ha una parete cellulare, ma non una membrana esterna, viene classificato come un batterio Gram+. Tuttavia, se viene applicata una colorazione di Gram, l'MTB risulta o Gram+ in modo 78 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian estremamente debole, o non mantiene la colorazione, a causa dell'elevato contenuto di lipidi e acido micolico della sua parete cellulare. L'MTB è un piccolo Bacillus a forma di bastoncello, che può resistere a deboli disinfettanti e sopravvivere in uno stato disidratato per settimane. In natura il batterio può crescere solo all'interno delle cellule di un organismo ospite, ma l'M. tuberculosis può essere coltivato in vitro. Usando pigmenti istologici su campioni di espettorato è possibile identificare l'MTB con un normale microscopio (colorazione di Ziehl-Neelsen). Il complesso MTB include altri tre micobatteri causa di tubercolosi: M. bovis, M. africanum e M. microti. I primi due causano la malattia in persone immunocompetenti solo in casi rarissimi. Tuttavia, nonostante il M. microti non sia normalmente patogenico, è possibile che la prevalenza di infezioni causate dall'M. microti sia stata sottovalutata. La trasmissione del bacillo non è facilissima. Devono ricorrere alcune condizioni essenziali: - l'ammalato deve essere affetto da TBC polmonare bacillifera detta anche "aperta" cioè la parte malata deve essere comunicante con l'albero bronchiale e, quindi, con l'esterno - deve esserci una carica batterica molto elevata; - il paziente non deve essere in terapia; - vi deve essere un ricambio d'aria ambientale scarso o assente. È molto improbabile quindi che si possa contrarre la TBC da una persona che tossisce all'aria aperta, nella metropolitana o nel ristorante. La TBC inoltre non viene trasmessa da indumenti, lenzuola, né da oggetti personali in genere. Le persone non possono essere infettate dal bacillo attraverso la stretta di mano, sedendosi in una toilette, o facendo uso di piatti e posate in comune con un malato di TBC. La TBC di altri organi, come reni o ossa usualmente non è contagiosa. Quando persone che soffrono di TBC polmonare attiva tossiscono, starnutiscono, parlano o sputano, espellono goccioline di aerosol da 0.5 a 5 µm di diametro. Un singolo starnuto, per esempio, può rilasciare fino a 40.000 particelle. Persone con contatti prolungati, frequenti o intensi sono a particolare rischio di infezione, con una percentuale del 22% circa di contagio. Una persona con tubercolosi attiva ma non trattata può infettare 10-15 persone all'anno. Altri soggetti a rischio includono persone che vivono in aree in cui la TBC è molto diffusa, persone che si iniettano sostanze utilizzando aghi non disinfettati, residenti ed impiegati in luoghi di raduno ad alto rischio, pazienti immunocompromessi da malattie come HIV e AIDS, persone che prendono farmaci immunosoppressori e personale di assistenza sanitaria che trattano pazienti di questo tipo. La trasmissione può avvenire solamente da persone con TBC attiva. La possibilità di infezione tra due soggetti quindi dipende dal numero di particelle infette emesse dal portatore, dall'efficacia del sistema di ventilazione, dalla durata di esposizione e dalla 79 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian virulenza del ceppo di MTB. La catena di trasmissione può quindi essere interrotta isolando pazienti con la malattia attiva e iniziando un'efficace cura anti-tubercolare. Dopo due settimane di trattamento, le persone con tubercolosi attiva non resistente cessano di essere contagiosi. Se qualcuno viene infettato, saranno necessari almeno 21gg o 3-4 settimane prima che questo possa trasmettere la propria malattia agli altri. La TBC può essere trasmessa anche dall'ingestione di carne o latte bovino se il bestiame è infetto da tubercolosi. Il responsabile di questa infezione è il Mycobacterium bovis. Circa il 90% delle persone infette dal Mycobacterium tuberculosis ha un'infezione TBC asintomatica (chiamata anche LTBI, da latent tuberculsis infection), e solamente il 10% di possibilità nella vita che un'infezione latente si sviluppi in TBC. Tuttavia, se non trattata, il tasso di mortalità dei casi attivi di TBC e superiore al 50%. L'infezione tubercolare inizia quando i micobatteri raggiungono gli alveoli polmonari, dove attaccano e si replicano all'interno dei macrofagi alveolari. Il sito primario di infezione nei polmoni è chiamato focolaio di Ghon. I batteri vengono raccolti dalle cellule dendritiche, che non permettono la loro replicazione ma che possono trasportare i bacilli ai linfonodi mediastinali locali. L'ulteriore diffusione attraverso il flusso sanguigno si dirige verso i tessuti e gli organi più distanti, dove lesioni secondarie di TBC si possono sviluppare negli apici polmonari, nei linfonodi periferici, nei reni, nel cervello e nelle ossa. Ogni parte del corpo può essere influenzata dalla malattia, che tuttavia raramente colpisce il cuore, i muscoli scheletrici, il pancreas e la tiroide. La tubercolosi è classificata come una delle condizioni infiammatorie granulomatose. Macrofagi, linfociti T, linfociti B e fibroblasti sono le cellule aggredite che formano il granuloma, con i linfociti che circondano i macrofagi infetti. Il granuloma non solo impedisce la diffusione dei micobatteri, ma fornisce un ambiente locale per la comunicazione delle cellule del sistema immunitario. Dentro al granuloma, i linfociti T (CD4+) producono citochine come l'interferone gamma, che provoca la distruzione da parte dei macrofagi dei batteri con cui sono infetti. I linfociti T (CD8+) possono anche uccidere direttamente le cellule infette. Significativamente, i batteri non vengono sempre eliminati all'interno del granuloma, ma possono diventare dormienti, e svilupparsi in infezione latente. Un'altra caratteristica dei granulomi della tubercolosi umana è lo sviluppo di necrosi caseosa, cioè della morte delle cellule, al centro dei tubercoli (tubercolosi). Se i batteri della TBC riescono ad accedere al flusso sanguigno da un'area di tessuto danneggiato, si diffondono nell'organismo e creano molti focolai di infezione, tutti con l'aspetto di piccoli tubercoli bianchi nei tessuti. Questa grave forma di tubercolosi è molto diffusa nei bambini e negli anziani, ed è chiamata tubercolosi miliare. I pazienti con la TBC disseminata hanno una mortalità del 20% circa, persino con un trattamento intensivo. 80 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian In molti pazienti l'infezione cresce e diminuisce. La distruzione dei tessuti e la necrosi è bilanciata dalla guarigione e dalla fibrosi. I tessuti affetti vengono rimpiazzati da cicatrici e le cavità riempite di materiale necrotico bianco. Nella malattia attiva parte del materiale necrotico si unisce all'aria passante per i bronchi, e questo viene tossito. Esso contiene batteri attivi, e quindi può diffondere l'infezione. Un trattamento con antibiotici appropriati uccide i batteri e permette la guarigione. Durante questa, le aree affette vengono lentamente rimpiazzate da tessuto cicatriziale. La progressione dall'infezione tubercolosa alla malattia avviene quando i bacilli della TBC prevalgono sulle difese del sistema immunitario e iniziano a moltiplicarsi. Nella TBC primaria (1-5% dei casi) questo avviene poco dopo l'infezione. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, si verifica un'infezione latente che non ha sintomi chiari. Questi batteri dormienti possono produrre tubercolosi nel 2-23% dei casi latenti, spesso diversi anni dopo l'infezione. Il rischio di riattivazione aumenta con l'immunosoppressione, causata da fattori come l'HIV. In pazienti infettati sia da M. tuberculosis che da HIV, il rischio di riattivazione aumenta del 10% all'anno. Clinica Quando la malattia si attiva, il 75% dei casi interessa il polmone con una sintomatologia che include dolori al torace, emottisi, e una tosse di durata maggiore di tre settimane. Sintomi sistemici includono febbre, brividi, sudorazione notturna, perdita di appetito, cachessia, pallore e una tendenza ad affaticarsi molto facilmente. Nel restante 25% dei casi attivi, l'infezione si diffonde dai polmoni, causando altri tipi di TBC, più comuni in persone immunosoppresse o giovani bambini. Infezioni extrapolmonari includono la pleura, il snc nelle meningiti, il sistema linfatico nella scrofula del collo, il sistema genito-urinario nella tubercolosi urogenitale, ed ossa e articolazioni nel morbo di Pott della spina dorsale. Una forma estremamente grave è la TBC disseminata (tubercolosi miliare). Nonostante la TBC extrapolmonare non sia contagiosa, essa può coesistere con la TBC polmonare, che è contagiosa. Diagnosi La tubercolosi può essere una malattia difficile da diagnosticare, soprattutto a causa della difficoltà di coltivare questo bacillo a lenta crescita in laboratorio (4-12 settimane in coltura arricchita). Una completa valutazione medica della TBC deve comprendere anche la storia medica del paziente, rx torace e un esame obiettivo. La radiologia della tubercolosi è utilizzata nella diagnosi della TBC. Questa può includere test cutanei alla tubercolina, test sierologici, strisci microbiologici e colture di batteri. L'interpretazione dei test cutanei alla 81 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian tubercolina dipendono dai fattori di rischio della persona per l'infezione e la progressione della TBC, come l'esposizione ad altri casi di TBC e l'immunosoppressione. Attualmente l'infezione latente viene diagnosticata in una persona non immunizzata con il test cutaneo, che provoca una reazione ritardata di tipo ipersensitivo ad un estratto di M. tuberculosis. Gli immunizzati alla TBC o quelli con una infezione terminata in precedenza risponderanno al test cutaneo con una ipersensività ritardata identica a coloro che hanno attualmente l'infezione attiva, quindi il test deve essere utilizzato con cautela, specialmente sulle persone provenienti da paesi dove l'immunizzazione alla TBC è diffusa. Nuovi test per la TBC vengono sviluppati per offrire la speranza di test più economici, veloci e accurati. Questi test utilizzano il rilevamento della reazione a catena della polimerasi di DNA batterico e campioni di anticorpi per rilevare il rilascio di interferone gamma in risposta ai micobatteri. Questi test non sono affetti dall'immunizzazione, e quindi generano meno falsi positivi. Diagnosi sempre più rapide ed economiche sono particolarmente importanti nei paesi in via di sviluppo, dove la possibilità di test costosi limita la diagnosi, e quindi la possibile cura, ad un numero estremamente limitato di persone. Altre condizioni che aumentano il rischio comprendono l'assunzione di droghe, in particolare via e.v., una recente infezione di TBC o una storia medica di TBC inadeguatamente trattata; diabete mellito; silicosi; terapie prolungate di corticosteroidi ed altre terapie immunosoppressive; cancro alla testa e al collo; malattie ematologiche e reticoloendoteliali come la leucemia e la morbo di Hodgkin; malattie terminali ai reni; bypass intestinale o gastrectomia; sindromi da malassorbimento croniche; peso corporeo ridotto. Terapia I due antibiotici maggiormente utilizzati sono la rifampicina e l'isoniazide. Al contrario delle normali terapie antibiotiche, la TBC necessita di periodi molto più lunghi (dai 6 ai 12 mesi) per eliminare completamente i micobatteri dall'organismo. Il trattamento per la TBC latente utilizza solitamente un singolo antibiotico, mentre la TBC attiva viene curata in modo più efficace con la combinazione di diversi antibiotici, per ridurre la possibilità che i batteri sviluppino una resistenza agli antibiotici. Persone con infezioni latenti vengono curate per prevenire la possibile evoluzione della TBC nella sua forma attiva. Tuttavia, il trattamento utilizzante la Rifampina e la Pyrazinamide non è senza rischia a causa dell'alto numero di ospedalizzazioni e decessi da danni al fegato associati con l'utilizzo combinato di questi due farmaci. La tubercolosi resistente ai farmaci si trasmette allo stesso modo della normale TBC. La resistenza primaria avviene nelle persone che sono infette da un ceppo resistente di TBC. Un paziente con TBC normale sviluppa una resistenza secondaria (o resistenza acquisita) 82 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian durante la terapia contro la TBC a causa del trattamento inadeguato, del non mantenimento delle cure prescritte o dell'utilizzo di medicine di bassa qualità. La TBC resistente ai farmaci è un problema in molti paesi in via di sviluppo, poiché il trattamento è più prolungato e richiede farmaci più costosi. La tubercolosi multi resistente (MDR-TB) è definita come TBC resistente ai due medicinali più efficaci di prima linea: la rifampicina e l'isoniazide. La tubercolosi estensivamente resistente ai farmaci (XDR-TB) è immune anche a tre o più dei farmaci di seconda linea. Prevenzione La prevenzione e controllo della TBC ha due approcci paralleli. Nel primo, le persone con la TBC e le persone a loro vicine vengono identificate e trattate. L'identificazione delle infezioni spesso implica l'esame dei gruppi ad alto rischio per la TBC. Nel secondo approccio, i bambini vengono vaccinati per proteggerli dalla TBC. Sfortunatamente nessun vaccino disponibile provvede una protezione affidabile per gli adulti. Tuttavia, nelle aree tropicali dove i livelli di altre specie di micobatteri sono elevati, l'esposizione a micobatteri non tubercolari da' una parziale protezione alla TBC. Molte nazioni utilizzano il Bacillo di Calmette-Guérin (BCG) come parte dei loro programmi di controllo della TBC, specialmente per i bambini. Questo è il primo vaccino per la TBC e fu sviluppato dall'Istituto Pasteur in Francia tra il 1905 e il 1921. Tuttavia le vaccinazioni di massa con il BCG non iniziarono fino a dopo la seconda guerra mondiale. L'efficacia protettiva del BCG per prevenire forme gravi di TBC (ad esempio la meningite) nei bambini è maggiore dell'80%; la sua efficacia protettiva per prevenire TBC polmonare negli adolescenti e negli adulti varia dallo 0 all'80%. In Sudafrica, il paese con la più alta concentrazione di TBC, il vaccino viene dato a tutti i bambini sotto i tre anni. Tuttavia il BCG è meno efficace in aree dove i micobatteri sono meno prevalenti, quindi il BCG non viene distribuito all'intera popolazione di queste nazioni. Il BCG protegge parzialmente contro alcune forme gravi di TBC pediatrica, ma si è dimostrato inefficace contro la TBC polmonare adulta, che compone la maggior parte dei casi mondiali. Attualmente ci sono più casi di TBC sul pianeta di quanti ce ne siano stati in qualunque altra epoca storica, e molti concordano nell'urgenza dello sviluppo di un nuovo vaccino più efficace, che prevenga tutte le forme di TBC, compresi i ceppi resistenti, in ogni fascia d'età, e tra le persone affette da HIV. Diversi vaccini per prevenire le infezioni di TBC sono in corso di sviluppo. Il primo vaccino ricombinante è entrato nella fase di studio clinico negli USA nel 2004. 83 www.haikzarian.com copyright © Haik Zarian 84