a cura di Chiara Canali Fortunato D’Amico Torino, Stazione Porta Nuova Ex Biglietteria Libreria Feltrinelli Progetto grafico e copertina Chiara Crosti Testi e schede critiche Chiara Canali Fortunato D’Amico Con la partecipazione di Renucio Boscolo Video documentazione Dario Migliardi laStampa.it Mostra a cura di Chiara Canali Fortunato D’Amico Coordinamento Organizzativo Cristina Fossati Art Director Chiara Crosti Promozione e organizzazione Nel circuito Partner Ci scusiamo se per cause indipendenti dalla nostra volontà abbiamo omesso alcune referenze fotografiche. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione dei proprietari dei diritti e dell’autore. © 2011 Art Company, Milano Sopramaresotto, Milano Tutti diritti riservati / All rights reserved Gli artisti per le opere Gli autori per i testi Comune di Cossano Canavese Comune di Caravino Comune di Ivrea Comune di Settimo Rottaro Comune di Vestignè Ringraziamenti Daniele Ratti e Francesca Canfora, Federica Crola, Laura Bottagisio Indice 6 012 Profetica, Proetica, Poetica di Fortunato D’Amico 10 2012: fine del mondo o inizio di una nuova era? di Chiara Canali 14 16 18 20 22 24 26 28 30 32 34 36 38 40 42 44 46 48 50 52 54 56 58 60 Simona Bramati Silvia Capiluppi Daniela Cavallo Paolo Ceribelli Paola Crema Gianni Depaoli Roberto Fallani Manuel Felisi Stefano Fioresi Duilio Forte Giovanni Gaggia Loredana Galante Bob Gil Barbara Giorgis Alessandro Girami Pina Inferrera Marta Mancini Marica Moro Luca Pugliese Sonja Quarone Ludmilla Radchenko Massimiliano Robino Valerio Saltarelli Savi Federico Unia 012 Profetica, Proetica, Poetica di Fortunato D’Amico 012 Un atto poetico generato da un atteggiamento etico induce a una chiara visione profetica. In quanti modi gli artisti nella storia hanno raggiunto questo stato di rivelazione? Qualcuno di loro c’è riuscito per un’innata ispirazione divina; altri si sono applicati con la dovizia del “buon padre di famiglia” nell’esecuzione dei processi di creazione che stanno alla base della loro professione. Scalpellini, muratori, pittori, architetti, musicisti, poeti, nei secoli si sono prodigati per costruire paradigmi speculari tra eventi divini e circostanze materiali. In questa rinnovata passione una schiera infinita di adepti ha frequentato le vie dell’alchimia, della scienza, della matematica, dell’astronomia, per cercare la legge ed enunciare la dimostrazione della formula che mette in stretta relazione le intelligenze celesti e gli agnelli, i canti angelici con la molteplicità della parola. In qualsiasi mestiere lo studio di nessi escatologici intriseci alla propria attività, praticata con spirito investigativo e curioso nei confronti della realtà, ha permesso ai maestri delle specifiche arti di restituire il risultato delle conoscenze acquisite sotto forma di prodotti ed invenzioni. Leonardo da Vinci è il maestro storicamente riconosciuto per la sua abilità di trasformare le intuizioni acquisite in ricerche e strumenti che inaugurano una nuova condizione dell’avvenire. I suoi disegni anticipano oggetti e scoperte della società contemporanea. Questo atteggiamento leonardesco nei confronti del futuro ci può aiutare a riflettere sulle architetture come le piramidi, i templi Maya, le decorazioni degli edifici, le forme delle città, che portano in sè la consapevolezza del futuro e quindi della predizione. La profezia e la contemporaneità dell’arte Naturalmente le stelle e i pianeti stanno alle profezie come alla conoscenza dei calendari. Il controllo del tempo, la determinazione dei periodi transitori, l’iconizzazione dei processi 6 stagionali, la previsione attraverso la classificazione e la razionalizzazione dei fenomeni naturali, distribuiti ciclicamente e determinati dal movimento del pianeta e degli astri, sono solo alcuni dei temi esaminati dall’arte di tutti i tempi. Le architetture, i territori e le città costruite con i sistemi cosmogonici consentivano agli antichi di monitorare il passaggio astronomico dei pianeti e di prevederne gli effetti su quei territori. Più di una semplice rappresentazione da calendario, l’architettura, la pittura e la decorazione erano sottomesse a queste finalità pratiche. Conoscere la posizione delle stelle per organizzare il ciclo di vita, le feste, i riti, l’agricoltura, era la base per governare una comunità. Per questo le opere artistiche testimoniavano la loro dipendenza dai fenomeni celesti e diventavano Arte. In realtà si tratta di documenti che registrano gli studi e le memorie dei fatti narrati, codificazioni di conoscenze da conservare e tramandare ai posteri, per insegnargli le legge della sopravvivenza. Diluvi, apocalissi, miracoli e quant’altro illustravano le minacce alle quali il racconto della vita poteva essere soggetto. L’arte del passato è comprensibile solo alla luce di questi processi culturali che stimolano letture e studi sui sistemi previsionali codificati nell’astronomia e nella statistica e orientati alla determinazione degli eventi futuri. Mauricio Cardenas, Taurus, Mostra STAR-T arte sotto le stelle, Torino, 2008 Ai contributi scientifici elaborati dai centri di ricerca specializzati nello studio delle trasformazioni che accompagnano la vita del pianeta, l’artista contemporaneo dovrebbe fare tesoro di queste testimonianze storiche per comprendere la condizione del presente e del futuro. Le influenze scientifiche determinano lo sviluppo della rappresentazione artistica e modificano la codifica della performance simbolica degli eventi, creando la condizione necessaria all’apparire dell’arte contemporanea. Il tempo è una condizione della conoscenza che guida i processi della memoria e controlla, attraverso proiezioni e stime, la visione ed i progetti dell’ avvenire. Elaborato, profilato, renderizzato nei progetti e nelle proiezioni statistiche dell’epoca contemporanea, l’avvenire rimane un mistero insondabile, anche oggi che l’informatizzazione globalizzata ha digitalizzato i pensieri, i sogni e le metafore dell’umanità. Una conoscenza accessibile solo a chi con l’intuito riesce a penetrare dietro il sottile vero che separa lo ieri e l’oggi. Di fatto la profezia implica la conoscenza a priori di qualche cosa che deve accadere in tempi brevi, o in un lungo periodo. Oggi i grandi guru delle profezie sono gli esperti di marketing e di sviluppo aziendale, moderni profeti del mercato, conoscitori attrezzati di metodi previsionali e statistici. Con questi strumenti gli esperti pianificano le scelte produttive e comunicano ai consumatori i nuovi modelli culturali da adottare per il consumo delle nuove merci. Si tratta di preparare il mercato e di sollecitare i bisogni latenti delle persone attraverso la pubblicità e qualsiasi altro mezzo induca ad una reale di diffusione e consumo dei prodotti. I simboli presenti nella storia dell’arte ci aiutano a riconoscere e svelare i misteri dai racconti difficilmente comunicabili tramite una iconografia statitica ed un processo fluido come quello della parola. e alla Taurasia dei millenni andati. Un secolo e mezzo difficile, segnato da tradimenti e i ribaltoni dell’idea risorgimentale, proposta alla storia da Cavour, Garibaldi, Vittorio Emanuele II e dagli altri volenterosi eroi che sposarono la causa patriottica proprio a qui Torino. 012, Profetica Proetica Poetica, è rivolta ai promotori di queste terre, a tutti quelli che qui hanno casa, sostano o ritornano, con la mente e lo spirito carichi di stelle, per distribuirle nelle le piazze, nelle strade, nei palazzi, sopra e sotto il grande albero del melo che svetta nel cielo taurino. Qui dove gli astri si proiettano nel sacro agro, la giunzione di ciò che sta in alto con ciò che sta in basso ha sempre trovato validi estimatori, incredibili elaboratori di previsioni che in seguito sarebbero diventate scenari reali di vita e per questo nominate profetiche. Un merito speciale a quelli che qui a Torino e in Piemonte si sono nutriti e hanno cullato in loro lo spirito di profezia e di follia, raggiungendo i traguardi della conoscenza e dell’arte: Nostradamus, Erasmo da Rotterdam, Emanuele Thesauro, Filippo Juvarra, Guarino Guarini, Cagliostro, Friederich Nietzsche, Cesare Lombroso, il Conte di Saint Germain, Giacomo Casanova, Gustavo Rol, Germano Celant, Mario e Marisa Merz, Federico Fellini, Renucio Boscolo. Torino Profetica In questa mostra ventiquattro artisti, esposti nell’ex biglietteria della stazione di Torino Porta Nuova, esplorano con le loro opere il bilico esistente tra passato, presente e futuro e sperimentano riflessioni dedicate allo scorrere del tempo. Questa esposizione d’arte contemporanea, nata 150 anni dopo l’Unità d’Italia, è dedicata al Piemonte, a Torino, all’Augusta Taurinorum Torino è una città dedita alla conservazione dei saperi, alla valorizzazione delle persone e delle culture di qualsiasi etnia, che nonostante gli impedimenti contingenti non mai ha scordato la sua missione, sempre orgogliosamente evidenziata dalla continuità della Storia. Il suo messaggio, luminoso nell’oscurità delle notti, ha rischiarato il cammino e le visioni dei tanti visitatori che si sono succeduti nei paesaggi temporali della Grande Wicca, vero tempio di Marco Acerbis, Stella, Palazzo Carignano, Torino, 2008 7 verità per chi conosce l’arte della trasmutazione dei suoni e insegna alla scuola della selva oscura e della macchia. dell’arte hanno beneficiato, rinvigorendo il lavoro creativo che hanno comunicato a piene mani. curatoriale in sintonia con le esigenze di ogni singolo artista e in riferimento al tema della mostra. Scrive Boscolo: “Kronosemantica deriva da 3 parole: kronos (ordine, tempo), phono (suono), semanio (significo), quindi dare ordine cronologico alle quartine, esaminare il suono e la fonetica, estrarne il significato traducendole in tutte le lingue note.” La mostra parte dai nomi degli artisti, anagrammandoli ed estrendoli dai contenuti delle profezie, scelte tra quelle più approriate all’indole di ciascuno, per produrre un’installazione Mostra STAR-T arte sotto le stelle, Torino, 2008 I volti profetici dell’arte I volti a Torino sono importanti; da quello della Sindone e del Sacro Volto a quello di Leonardo da Vinci conservato nella Biblioteca Reale di Torino, per non parlare di Eridano principe egizio arrivato in città qualche millennio addietro a cui si deve l’antico nome del fiume Po. Il fiume, secondo la mitologia stellare, scorre per una parte in cielo e per l’altra in terra: evidentemente solca il territorio di Torino e del Piemonte. La filosofia delle stelle prevede di rovesciare, meglio dire proiettare, le stelle in terra, creando le condizioni per la realizzazione di un paradiso terrestre in giunzione con le costellazioni del proprio cielo. L’estratto allegorico dei movimenti delle stelle antropizzate dalla cultura degli uomini diventa mito e il racconto divino assume i connotati di profezia, insinuandosi nelle proiezioni dell’avvenire, rinnovando le condizioni per il suo avvento. I volti a Torino sono quindi rivolti e rivoltosi, rivoluzionari per definizione, eretici convinti anche sotto mentite spoglie. Artisti, architetti, filosofi, poeti, scienziati e medici, di questa filosofia 8 Un metodo per creare, una bussola per non disperdersi nella selva oscura 012, Profetica Proetica Poetica, deve un elogio particolare a Renucio Boscolo, torinese di adozione e grande esperto del Rinascimento, conoscitore di segni, clipeologia, criptografia, probabilmente il più importante studioso al mondo di profezie. A lui si deve la corretta interpretazione dei testi scritti alla metà del millecinquecento dal medico e astronomo provenzale Nostradamus. In tempi più recenti agli interessi di Boscolo si è aggiunto Sigismondo Fanti, protagonista e colonna portante del cinquecento, professore di matematica, architetto e astrofilo, mentore di tutti i più influenti personaggi della cultura rinascimentale, autore del trattato Trionfo di Fortuna. Dagli insegnamenti di Renucio Boscolo, da oltre 40 anni impegnato nella divulgazione etica dei metodi previsionali e delle tecniche basati sulla Parola abbiamo tratto ispirazione per strutturare l’impianto critico di questa mostra. Il procedimento elaborato in questi anni da Renucio Boscolo col nome di Kronosematica, ha consentito la formulazione di un progetto parole non certo messe a caso ma che spesso si rivelano sorprendenti segnali lungo la sua strada, che è appunto la Somma dell’arte del Suono e della Parola. Solo con questo metodo il lettore saggio potrà veramente aspirare a resuscitare i muti (il silenzio è d’oro). Versi composti dal Verbo, dalla profezia da minare solo se andrà analizzato il contenuto, in più lingue e secondo quanto il messaggio sia rivolto al tal popolo o al talaltro, per cui lo si dovrà leggere nella sua lingua specifica.” I nostri territori sono ricchi di documenti garanti della consapevolezza degli artisti verso i linguaggi e orientati alle indicazioni illustrate da Renucio Boscolo. Ognuno di noi potrà sperimentare, ed esercitarsi a tradurre codici apparentemente distanti per portare il proprio contributo al banco dell’arte. Quando l’artista avrà imparato a conoscere i criteri della trasmutazione linguistica tra un codice ed un altro, costruirà sistemi sempre più integrati tra suoni, parole, forme, colori, movimenti, ritmi. Allora gli sarà possibile scoprire i segreti della scienza e della fantascienza. Ma prima saremo tutti chiamati a dimostrare di saperci identificare individualmente nelle profezie scritte dai profeti del passato. Buona Fortuna. Profezie di Nostradamus visiva rappresentativa di questa interpretazione. Avverte ancora Boscolo: “Bisogna essere padroni del Nome, del significato delle parole, per poter operare a dovere e interpretare tutti i sensi espressi e racchiusi appunto nella Parola! Bisogna ricordare la tradizione ebraica del mito della Parola, del Bal Shém o Bàal-Shém-Tòv. Non si può pretendere di spiegare Nostradamus senza talvolta leggere anche in greco, in latino o in ebraico alcune Pianta stellare della Cappella della Sindone 9 2012 Fine del mondo o inizio di una nuova era? di Chiara Canali Ogni cultura, ogni civiltà e ogni tempo ha elaborato le proprie leggende, previsioni e profezie legate alla fine del mondo. Alcune storie e preveggenze come il Calendario Maya, l’antica civiltà del grande Egitto, gli edifici del sito archeologico di Angkor, la Bibbia e Nostradamus, i testi sacri ebraici e la spiritualità indiana, le leggende Hopi e di altre popolazioni americane, l’I-Ching cinese e la corrente di pensiero New Age sembrano avere punti in comune, convergendo nella fatidica data del 21 dicembre 2012. Come riconosce Roberto Giacobbo nel volume 2012: la fine del mondo, ciò che colpisce non sono le differenze tra le varie profezie, bensì le somiglianze. Autori diversi, senza sapere nulla l’uno dell’altro, appartenuti a epoche storiche diverse, hanno descritto scene simili con un’ansia a dir poco profetica. Il 2012 secondo alcuni studiosi, come Josè Argüelles, è un momento di enormi cambiamenti evolutivi che coinvolgerà l’intero pianeta, un periodo che si chiama “sincronizzazione galattica” e in cui il pianeta Terra entrerà in una fase astrologica che lo allineerà a poderose energie di cambiamento. Proprio per questo dà addito a innumerevoli interpretazioni, sulla base di molte profezie conosciute fin dai tempi antichi. costellazione del Sagittario e l’altro in quella dei Gemelli, formando una croce che esprime l’idea di “centro cosmico”. La croce, formata dall’intersezione tra l’eclittica e la costellazione del Sagittario, puntava in direzione del centro della Via Lattea (centro galattico). Nel periodo attorno alla data del 21 dicembre 2012, che corrisponde al solstizio d’inverno, il Sole sarà allineato con il centro galattico sulla linea dell’eclittica, per un fenomeno chiamato precessione degli equinozi. Questo fatto, indicato come “croce maya”, accade ogni 26.000 anni. Secondo uno studioso come John Major Jenkins, non si deve considerare solo il momento preciso dell’allineamento solstiziale, ma tutta un’ “era dell’allineamento” che, comprendendo il 2012, si estende dal 1980 al 2016. 2012: il capolinea CALENDARIO MAYA Secondo il Calendario dei Maya il centro del tempo e dello spazio si sarebbe rivelato quando il loro grande ciclo calendariale fosse giunto al termine del 12 dicembre 2012. I Maya formularono una grande visione unitaria dei processi universali, uniti da un filo numerico comune che corre in una realtà multidimensionale. Accanto a questo, svilupparono un altro sistema di computo del tempo, chiamato il Lungo Computo, che collocava nel 2012 la fine di un grande ciclo temporale. Nella simbologia Maya, la Via Lattea intersecava l’ellittica (la linea percorsa dal Sole) in due punti: uno nella 10 Croce Maya LA PROFEZIA DEI TESCHI DI CRISTALLO Una leggenda collegata alla tradizione orale dei Maya è quella dei 13 teschi di cristallo: “Quando i tredici teschi di cristallo saranno ritrovati e riuniti, inizierà un nuovo ciclo per il genere umano, un ciclo di grande conoscenza ed elevazione”. Il teschio è un simbolo molto potente, è il simulacro di ciò che si è stati e di ciò che si diventerà, della vita e della morte; un simbolo antico usato da molte culture e con diverse valenze. I tredici teschi di cristallo potrebbero quindi contenere informazioni circa l’origine e il destino della razza umana. Se il 21 dicembre 2012 i 13 teschi di cristallo si riunissero, le onde elettromagnetiche da essi emesse potrebbero ridurre al minimo l’impatto delle conseguenze catastrofiche della fine del mondo. I-CHING Terence McKenna, uno dei simboli della filosofia New Age, ha realizzato ricerche sull’ I-Ching, il Libro dei Mutamenti, l’antico testo profetico e sapienziale cinese che risale al II secolo a.C., ha scoperto un complesso frattale criptato che ha chiamato “onda temporale”. L’I-Ching è un sistema a 64 esagrammi ognuno dei quali composto da 6 linee che possono essere o continue, yang, o spezzate, yin: si tratta delle due polarità che corrispondono al positivo e al negativo, al maschile e al femminile. La conclusione di McKenna è che ci troviamo in un ciclo finale di tempo della durata di 64 anni del calendario lunare cinese, equivalenti a 67 anni del nostro calendario gregoriano che si concluderebbe con la data della sincronizzazione maya del 2012, data che viene indicata come Esagrammi I-Ching il ponte che condurrà finalmente all’Età dell’Acquario. PACHA CUTI Gli sciamani del Perù negli ultimi anni stanno scendendo dalle loro Ande per annunciare al mondo che è prossimo il Pacha Cuti, “il mondo sotto-sopra”, e che al culmine di esso, proprio nel 2012 secondo i loro calcoli, apparirà una nuova razza di essere umano che loro chiamano Homo Luminous. CODICE GENESI Negli anni Novanta del secolo scorso, il giornalista investigativo Michael Drosnin ha pubblicato un libro intitolato Codice Genesi. L’autore sostiene di aver decifrato un codice divino nascosto nelle pagine della Bibbia che conterrebbe la profezia della fine del mondo: il codice rivelerebbe che una cometa colpirà la Terra nell’anno ebraico 5772, anno che corrisponde al nostro 2012. APOCALISSE DI GIOVANNI Riferimento sicuramente essenziale, quando si pensa a un’eventuale fine del mondo, è senz’altro “Apocalisse di Giovanni”: “Poi dalla bocca del drago e dalla bocca della bestia e della bocca del falso profeta vidi uscire tre spiriti immondi, simili a rane: sono infatti spiriti di demoni che operano prodigi e vanno a radunare tutti i re di tutta la terrà per la guerra del grande giorno di Dio onnipotente (…) E radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedon”. Poi ancora, nel XII capitolo: “Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di Sole, con la Luna sotto i suoi piedi e nel capo una corona di 12 stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto”. Sono immagini che si ripetono anche nelle altre profezie: la donna che rappresenta la vita, la luna e le 12 stelle, i 12 segni zodiacali che le vengono accostati. IL TERZO SEGRETO DI FATIMA I messaggi della Madonna di Fatima furono trasmessi alla pastorella Lucia il 13 ottobre 1917, ma furono pubblicati nel giornale Neues Europa di Stoccarda il 15 Ottobre 1963 sotto il titolo L’avvenire dell’Umanità a firma di L. Einrich. L’autenticità di tale documento non è mai stato smentito dal Vaticano. “Verrà il tempo dei tempi e la fine di tutte le 11 fini, se l’umanità non si convertirà; e se tutto dovesse restare come ora, o peggio, dovesse aggravare, i grandi e i potenti periranno insieme ai piccoli e ai deboli. (…) Ciò che è putrido cadrà, e ciò che cadrà, più non si rialzerà. La chiesa sarà offuscata e il mondo sconvolto, dal terrore. Tempo verrà che nessun Re, Imperatore, Cardinale o Vescovo, aspetterà Colui che tuttavia verrà, ma per punire secondo i disegni del Padre mio”. Come nell’Apocalissi di Giovanni, non si allude a una data precisa, ma le immagini lasciano presagire si tratti di una vera e propria fine dei tempi. Correggio, Cupola di S. Giovanni Evangelista 1520 - 1524, Parma LA PROFEZIA DI MALACHIA Nella Prophetia de Summis Pontificibus, il santo Malachia O’Morgan così parla: “Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro il Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dei sette colli crollerà e il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Amen”. Tale frase sembra richiamare sia l’Apocalisse di Giovanni che il terzo Segreto di Fatima e, proprio come le profezie e i segni finora incontrati, ci annuncia un crollo e minaccia la fine di qualcosa. Nel suo testo profetico, una raccolta di 111 motti in latino, si possono decifrare altrettanti pontefici a partire da Celestino II, salito al soglio papale nell’anno 1143 fino alla fine dei tempi, fino all’ultimo papa dopo il quale la Chie- 12 sa cadrà. Con Giovanni Paolo II siamo arrivati a 110: l’attuale Joseph Ratzinger, eletto papa dal conclave il 19 aprile 2005 con il nome di Benedetto XVI sarebbe il centundicesimo. Se fosse l’ultimo, la profezia di Malachia sarebbe straordinariamente in sintonia con il periodo storico della profezia maya sul 2012. Secondo alcune tradizioni romane molto antiche, nella trascrizione delle profezie di Malachia sarebbe andato perduto un motto: Caput nigrum. In questo motto azzarderei perfino un collegamento con il caput nigrum di un altro grande capo, questa volta dello stato e non della chiesa, che è stato eletto in clima di rivolgimenti e cambiamenti: Barack Obama diventato Presidente degli Stati Uniti in data 4 novembre 2008. NOSTRADAMUS Il nome Nostradamus è un gioco di parole latino che Michael de Nostredame ha scelto per sé da studente: viene dalla voce verbale “damus”, noi diamo, e dal nominativo plurale neutro “nostra”, le cose che ci appartengono. Quindi il nome Nostradamus riecheggia il co-gnome di Michael, ma significa anche “noi diamo il nostro sapere”, ripercorrendo quello che è stata la sua vita di profeta, ma anche di scienziato e astronomo che ha saputo riconoscere negli eventi che si susseguivano delle ripetizioni cicliche. Renucio Boscolo rileggendo le Centurie di Nostradamus alla luce del 2012 elabora una grossa serie di combinazioni. In una quartina delle Centurie si legge infatti: “La Religione del nome dei Mari (Maria o Pontos) vincerà – Contro la setta del figlio AdaLuncAtif – La setta ostinata e deplorata si temerà per i Due Benedetti – Colpiti per Aleph et Aleph”. Nell’interpretazione di Boscolo, i Due leader nel mirino di questi fanatici terroristi vanno a riferirsi a eminenti personaggi il cui nome è Benedetto: Mubarak (Egitto), Barack Obama (Usa) e Benedetto XVI che incarna il ruolo e la religione del nome dei Mari e Pontefici. Le risposte dell’umanità Interpretazioni laiche e religiose sembrano concordare sul periodo circoscritto per questa “fine dei tempi”. Diverse sono però le risposte e le reazioni elaborate da studiosi, da filosofi e dall’umanità tutta. I catastrofisti prevedono nel 2012 l’attuarsi di scenari apocalittici con anticristi, devastazioni, distruzioni, fiamme e fuoco dal cielo, maremoti e terremoti, catastrofi naturali, fino a tempeste solari e all’impatto di un meteorite. Partendo da alcune conclusioni scientifiche, il filone catastrofista trova molteplici cause che condurranno il mondo diritto all’annunciata fine, con il conseguente giudizio divino che si abbatterà sull’umanità intera. Per gli ottimisti il 2012 è invece una “porta sul possibile”, un’occasione di risveglio, che richiede attenzione per aprirsi al mistero e ai poteri del cosmo, al di là dell’umano. Per gli ottimisti bisogna prendere coscienza che si sta vivendo la nascita di una nuova Terra, di una nuova vita: il 2012, per alcuni, annuncia il momento del “grande risveglio” della maggior parte dell’umanità a una nuova coscienza o spiritualità unificata, raggiungibile attraverso diverse esperienze come l’unità degli individui, l’amore selvaggio, l’apertura alla Luce. dei tarocchi con Obama per Stefano Fioresi, della fisica astronomica per Bob Gil, dei dadi per Alessandro Girami, e ancora dei tarocchi autoprofetici per Sonja Quarone. Una quarta schiera di artisti indaga sul ciclo di morte e vita che caratterizza la chiusura di un’era l’inizio di una nuova vita: Simona Bramati recupera il segno dell’urna; Giovanni Gaggia si esprime con la simbologia del sangue; Loredana Galante interpreta la metafora della giostra con i teschi; Valerio Saltarelli Savi contrappone sfera razionale e sfera spirituale. Infine, un quinto gruppo celebra il risveglio della Luce che ha in sé il potenziale della rivelazione e dell’apparizione divina, con le opere di Barbara Giorgis, Pina Inferrera, Marta Mancini. Gli artisti: profeti, poeti e visionari Nell’immaginario degli artisti riuniti in questa mostra si possono riscontrare atteggiamenti ed espressioni diverse elaborate attraverso un linguaggio artistico contemporaneo, che corrispondono alla personale interpretazione del tema, secondo cinque filoni tematici diversi. Un primo gruppo parte dallo studio delle profezie per riflettere sui messaggi di profeti, mistici, veggenti oppure sugli oracoli di popoli e civiltà diverse: Silvia Capiluppi si rifà all’antico Canto dei Lacandòn (discendenti dei Maya), un popolo di adoratori delle pietre; Paola Crema cita il mito del Minotaoro; Gianni Depaoli richiama la profezia degli Hopi; Ludmilla Radchenko recupera il frutto biblico della mela; Massimiliano Robino si riallaccia all’iconografia della croce. Un secondo gruppo di artisti si sofferma sugli effetti e le conseguenze delle profezie sul genere umano raffigurando scenari apocalittici, in direzione catastrofica (Paolo Ceribelli, Duilio Forte, Luca Pugliese, Federico Unia) e ottimistica (Daniela Cavallo, Marica Moro). Nella terza sezione incontriamo una classificazione analitica e dettagliata di alcuni strumenti preveggenti e profetici come nel caso della parola scritta sui libri per Manuel Felisi, dello specchio chiaroveggente per Roberto Fallani, 13 Simona Bramati Chi sei tu per scagliare la prima pietra? Con la sua pittura Simona Bramati svela il rimosso, svela la realtà parallela e sommersa di un mondo oscuro popolato da meraviglie e orrori dell’umanità. Non è nelle intenzioni dell’artista descrivere un’umanità emancipata e dagli attributi contemporanei, bensì rappresentare l’uomo (e la donna) nella sua essenza eterna ed immutabile pur nell’alternarsi dei tempi, delle stagioni e delle generazioni. L’istallazione Chi sei tu per scagliare la prima pietra? si compone di 6 urne decorate con ramages di colore bianco, contenenti ciascuna una pietra bianca appoggiata su un cuscino di velluto rosso. Sulle facciate di ogni urna compare un oblò in cui vi è dipinto l’occhio di una donna più o meno giovane che fissa lo spettatore. Il lavoro si ricollega al tema delle lapidazioni nei paesi orientali, intendendo raccontare, attraverso il brandello di un occhio dipinto, lo stato d’animo delle donne che hanno subito violenza sia fisica che psicologica. Nell’individuazione della pupilla dell’occhio, simbolo allusivo a tutta la persona, la Bramati intende concentrare tutto il carattere della personalità che va a dipingere. La presenza dell’oculo sull’urna rimanda simbolicamente all’ “occhio dell’aquila”, che si formerà tra il 22 e il 23 Dicembre del 2012 quando una donna (Venere) si troverà a metà strada tra Saturno e Plutone, ossia a 30 gradi di distanza da ciascuno di essi, formando così il vertice di un piccolo triangolo a cui si attribuisce solitamente il significato di assorbimento e di ingresso di qualcosa di rigenerante e vitale. Nata nel 1975 a Jesi. Vive e lavora a Castelplanio (AN) MOSTRE PERSONALI 2011 Indiscrezioni, a cura di Beatrice Buscaroli con la collaborazione di Davide Rondoni, Giudecca 795 Art Gallery, Venezia 2010 Il peso di un giorno oscuro, Festival della Letteratura del Crimine, Palazzo Stella, Genova 2008 Lachesi, la filatrice del destino, a cura di Loretta Mozzoni e Chiara Canali, Salara di Palazzo della Signoria, Jesi, Ancona MOSTRE COLLETTIVE 2011 54° Biennale di Venezia - Padiglione Italia, a cura di Vittorio Sgarbi, Urbino Orto dell’Abbondanza 2011 Il sottile fascino del perturbante, a cura di Maria Rita Montagnani, Villa Bottini, Lucca 2009 Imago Feminae, Donne dipingono Donne, a cura di Giacomo Maria Prati e Chiara Canali, Palazzo Guidobono, Pictor in Fabula 2009, Tortona 2009 Rumors, Ex Arsenale Borgo Dora, Torino 2008 Digitale Purpurea, a cura di Chiara Canali, Palazzo Ducale, Genova 2008 Icons. The New Gotic Girl, a cura di Chiara Canali, Galleria In S. Lorenzo 3, Parma 2007 La nuova figurazione italiana. To be continued…, a cura di Chiara Canali, Fabbrica Borroni, Bollate, Milano 2007 Arte Italiana 1968-2007, Pittura, a cura di Vittorio Sgarbi, Palazzo Reale, Milano 2005 Il male, Esercizi di Pittura Crudele, a cura di Vittorio Sgarbi, Palazzina di Caccia di Stupinigi, Torino C.C. Chi sei tu per scagliare la prima pietra? #1, 2011, tecnica mista su legno, vetro, pietra, stoffa, cm 21,5 x 20,5 x 21,5. Courtesy Giudecca 795 Art Gallery, Venezia 14 15 Silvia Capiluppi Ix Chel 12.19.18.15.0 Ripenso ad un antico canto Lacandòn: “Si perderà la mia canzone, se non l’avrai imparata, quando io morirò”. Ci sedemmo nel suo piccolo tempio a bere Balchè. Tutte le divinità Maya erano presenti e tra queste una sola Dea, Ix Chel, ‘Signora dell’arcobaleno’, protettrice della Luna, della Medicina, dell’Acqua, della Fertilità e del Parto. Patrona dell’arte della tessitura, Sacra Custode delle ossa e delle anime dei morti. Fu lì che chiesi a Chan Kin delle Pietre. Ricordavo di aver letto nel libro Il segreto dell’aquila di Agnese Sartori che il popolo dei Lacandòn prendeva il nome da lacantùn – pietra –“gli adoratori delle pietre”. Grandi pietre ovoidali, coperte di fuliggine poiché ad esse si rendeva omaggio bruciandovi sopra l’incenso o copal. Ma qual era il loro significato? “Queste pietre le hanno preparate Los Ancestros Maya (gli Antenati Maya); hanno forse mille anni… da generazioni e generazioni le portiamo con noi, sono il cuore della nostra cultura, della nostra razza… queste pietre sono quelle della fondazione delle grandi città… una viene da Palenque, una viene da Yaxchilàn, una viene da Bonampak, l’altra viene da…” era stanco. “Nelle pietre ci sono le Entità, gli Dei che dimoravano nelle nostre Antiche città… ma poi sono arrivati i turisti, e così gli Dei prima sono fuggiti da Palenque e sono andati a Yaxchilàn; dopo sono fuggiti anche da lì”. I Lacandoni un tempo erano dei veri uomini Halach Winic. Ricordai di aver letto questo termine nel Chilam Balam di Chumayel, sacro libro profetico degli antichi Maya, ove era menzionata l’esistenza di una società iniziatica con un linguaggio proprio ed una complessa simbologia rituale. Era perciò evidente la discendenza dei Lacandoni da una vera tradizione. E proprio in quel 16 testo era detto che con il tempo la tradizione sarebbe andata perduta, perché i figli dei figli avrebbero perduto ‘la visione’. Chan Kin, figlio di Chan Kin Viejo sorrideva mentre con ironia raccontava che nemmeno più la moglie credeva al potere divinatorio e di premonizione dei suoi sogni. Sognai l’anziana donna capace di disfare i Nodi e il giovane uomo che conosce come aprire l’Uovo. Un Rito segreto di vita e rinascita. Tempo dopo entrai a Xibalba, un nuovo sogno… Silvia Capiluppi L’espressione artistica di Silvia Capiluppi prende forma nel 1994 con la mostra fotografica “InSix”. Nel 2006 dà inizio al ciclo delle installazioni di guarigione inaugurando il percorso interattivo “Peccato”. Nel 2008 crea “Riflet-ti-amo”, nel 2009 vara il network empatico Progetto Nodo, nel 2010 partecipa a “Culture_Nature” - mostra collaterale alla 12° Biennale di Architettura di Venezia. Nello stesso anno inizia la collaborazione con l’associazione Arte da Mangiare. Nel 2011 realizza le installazioni “Sarah Penelope Pilar”, “Albero maestro” e “Mala’femmana” esposta presso il Padiglione Tibet in Venezia. Architetto, naturopata e insegnante di yoga, dopo l’approfondimento della Cromoterapia si dedica allo studio delle Antiche Tradizioni – Bagua, Ayurveda, Medicina Tradizionale Tibetana, Medicina Tradizionale Andina e Maya - e alla pratica del Mantra Healing, dello Yoga del sogno e del sonno. Ix Chel 12.19.18.15.0, video installazione, rete metallica, gesso, plastica, polvere d’oro, cotone e piume 17 Daniela Cavallo New Day, New World Attraverso la fotografia in digitale, che è la rivoluzione estetica di questo millennio, Daniela Cavallo può esprimersi con una “scrittura di luce”, una “pittura illuminata” fatta di pura luce che impressiona bruscamente le opere, genera bagliori inattesi e produce accecamenti subitanei, dà vita a mille variopinti riflessi e seleziona gli attimi rivelatori di uno stato di coscienza. L’opera New Day, New World fa parte di un recente ciclo di lavori incentrato sul tema dei bambini indaco, un concetto pseudoscientifico nato nell’ambito della subcultura New Age con cui si indica una generazione di bambini che sarebbero dotati di tratti e capacità speciali o di tipo soprannaturali. Dichiara l’artista: “Credo che il nuovo mondo sia fatto di energia spirituale, i bambini indaco - che hanno bacchette magiche, cappelli da fatina e cilindri da mago - non sono altro che l’auspicio di riprendere contatto con la parte magica dentro ognuno di noi”. Il colore indaco sulla pelle di questi bambini corrisponde a una simbologia cromatica di trasfigurazione fisica e rigenerazione interiore, che anticipa un tempo di cambiamenti e modificazioni genetiche. L’atmosfera infuocata ed esplosiva della scena, percorsa da lingue di fuoco e nu-vole cariche di tempesta, evidenzia il clima apocalittico e irreale in cui avverrà il progressivo passaggio epocale, preannunciando la rinascita di una nuova era. C.C. 18 Nata a Ostuni nel 1982. Vive e lavora a Milano. MOSTRE PERSONALI 2011 New Day, New World, a cura di Ivan Quaroni, Studio D’Arte Fioretti, Bergamo 2010 Time Sirens, a cura di Silvia Fabbri, Fondazione Durini, Milano 2010 What changed your life? Contemporary Art, a cura di Chiara Canali, Superstudiopiù, Milano 2009 Che voli prendere, a cura di Roberto Mutti, Galleria San Salvatore, Modena 2007 Suspence, a cura di Chiara Canali, Angelart, Milano 2006 Speculazioni, a cura di Chiara Canali e Paolo Manazza, Aus18, Milano MOSTRE COLLETTIVE 2011 Biennale di Venezia- Regione Lombardia, a cura di Vittorio Sgarbi, Palazzo Lombardia, Milano 2011 Esprit Méditerranéen, a cura di Cosmo Laera, Pinacoteca Provinciale, Bari 2010 Like a bowl full of jelly, a cura di Ivan Quaroni, Livorno 2009 Stile libero, Galleria Cannaviello, Milano 2008 International Festival of Experimental Art, a cura di E. Fornaro, Biennale di San Pietroburgo 2008 Biennale di fotografia e video, a cura di F. Boggiano, Alessandria 2008 Germinazioni- A new breed, Palazzo della Penna, Perugia 2007 La nuova figurazione italiana. To be continued, a cura di Chiara Canali, Fabbrica Borroni, Bollate 2006 Suoni e Visioni International, a cura di Fabrizio Boggiano, Museo Contemporaneo, Amburgo, Museo d’Arte Contemporanea, Copenaghen, Villa Santa Croce, Genova, Galleria d’Arte Contemporanea, San Marino New Day, New World, 2011, stampa digitale su policarbonato, cm 148 x 188, tiratura 1/3. Courtesy Studio D’Arte Fioretti, Bergamo 19 Paolo Ceribelli The beginning and the end Marchio di fabbrica del lavoro di Paolo Ceribelli è il soldatino di plastica, utilizzato in sequenze ritmiche che seguono l’accostamento dei piani e l’intervallo delle linee oppure accumulato in mucchi disordinati nello spazio. Il risultato è fortemente pittorico e oggettuale, nonostante sia ottenuto attraverso un procedimento rigidamente meccanico, matematico, eseguito manualmente dall’artista accostando un soldatino dopo l’altro sulle superfici prescelte. Premessa alla ideazione dell’opera The beginning and the end di Paolo Ceribelli è la profezia dei Maya secondo cui, l’attuale Età dell’Oro (la quinta), terminerà il 21/12/2012. Nella realizzazione, l’artista ha utilizzato oggetti e materiali di uso comune insieme ai soldatini di plastica che sono elemento fondamentale della sua ricerca artistica. Il tavolo inserito nella stanza rappresenta il mondo in cui viviamo con la presenza di uno sgabello, un piatto, un bicchiere e delle posate che sottolineano la presenza dell’uomo nella quotidianità. Il piatto, simbolo di nutrimento, è pieno di soldatini di plastica completamente immersi in un bagno d’oro in riferimento alla Quinta Età del Calendario Maya, a rappresentare il fatto che l’umanità si ciba costantemente di guerra. Le gambe segate del tavolo e lo sgabello rovesciato alludono all’inversione del campo magnetico e allo spostamento dell’inclinazione dell’asse terreste che causerebbe catastrofi e cataclismi. La mappa disegnata sul tavolo con il collage di soldatini è una visione complessa ed intricata del periodo socio politico in cui viviamo, mentre il secchio pieno di soldatini, conseguenza finale della profezia, diventa prefigurazione del cambiamento, 20 della necessità di gettare via il prodotto della società attuale per lasciare spazio a una rigenerazione. Per Ceribelli il carattere esteriore di un’epoca diventa segno distintivo del suo tempo privato e della sua opera. C.C. Nato nel 1978 a Milano, dove vive e lavora. MOSTRE PERSONALI 2011 Soldiers, a cura di William Hoek and Frédérique Pauporté, In-Store, Bruxelles 2010 Toy soldiers ERA, a cura di Chiara Canali, Galleria Glauco Cavaciuti, Milano 2009 Take me home, a cura di Cristina Trivellin, Galleria San Lorenzo, Milano 2006 Soldiers, Italiano home store, Los Angeles, Usa 2003 Superm-art, Italiano home store, Los Angeles, Usa MOSTRE COLLETTIVE 2011 La macchina dello stato, a cura di Enrica Melossi, Museo degli archivi di stato, Roma 2011 AAM, a cura di Chiara Canali, Galleria Glauco Cavaciuti, Spazio Eventiquattro e Price WaterhouseCoopers, Milano 2010 Step09, Galleria La Contemporanea, Museo della scienza e della tecnica, Milano 2010 The White Cellar, a cura di Chiara Canali, Paratissima, Ex Palazzo FIAT, Torino 2010 Pop/Comics/World, a cura di Patricia Chicheportiche, Galerie 208, Parigi 2010 Exsense, Museo della Permanente, Milano 2009 Mi-Art, Galleria Pio Monti, Roma 2007 Collettiva, Galleria San Lorenzo, Artimino, Prato 2001 Giovani Artisti Italiani, Italiano Home Store, Los Angeles, Usa The beginning and the end, 2011, legno, vestro, metallo e soldatini di plastica, cm 250 x 200 x 120. Courtesy Galleria Glauco Cavaciuti, Milano 21 Paola Crema MINOTH II° Per risalire dal baratro in cui sta sprofondando, l’umanità non può che puntare su un arricchimento. Quale arricchimento? Mitizzato dalla leggenda, reiterato nella storia, immolato per ricordarci che il destino degli uomini si ripete ogni qual volta l’eccesso opulento ci porta fuori strada, il Minotauro rappresenta uno dei paradigmi profetici più evidenti nella ciclicità degli eventi umani. Ingabbiati in convinzioni statiche non siamo più capaci di ritornare all’origine ma pretendiamo di avanzare e di espanderci, continuando a costruire stanze confuse attorno a noi. Una via senza ritorno verso l’espansione. Eppure arretrare consolidare mantenere, ricordare, sono distintivi dei processi etici che includino la memoria del percorso. La fine di questa consapevolezza è l’origine della perdita d’identità e di cultura sociale. La natura ha prodotto umani e animali, ma l’uomo attuale sembra aver perso quelle qualità istintive che gli hanno fatto ottenere la supremazia sulla terra, quelle che lo rendevano un essere superiore e completo. Così sarà il mito, con le sue visioni simboliche di ibridi e metamorfosi, ad indicarci la strada. L’uomo dovrà riappropriarsi dell’acutezza dell’aquila, della forza dirompente del toro, della velocità elegante del cavallo, della saggezza del gufo, dello slancio della pantera. Dovrà dotarsi di qualità anfibie e magari attingere nuove energie anche dal mondo vegetale e minerale. Questi bronzi che vogliono apparire come reperti archeologici, possono in realtà essere letti nel contempo come profetici. Mito e profezia, il lontano passato e l’inquietante futuro, saldati assieme nel cerchio del tempo. MOSTRE PRINCIPALI 2011 Padiglione Italia, 54 Biennale di Venezia, MoBa, Firenze 2010 La voix des Choses, Tempio di Adriano, Roma 2010 Ambient: Arte e Architettura, Imaginary Archeology, Biennale di Venezia, Venezia 2010 Frammenti di Atlantide, Casina delle Civette, Museo Villa Torlonia, Roma 2010 Antinoo dopo e oltre, Museo Archeologico, Firenze 2009 Il Tempo e il Mito / L’Uomo e l’Universo 1609-2009, Archivio di Stato, Roma 2008 Memorie preziose, Museo degli Argenti e delle Porcellane, Palazzo Pitti, Firenze 2008 Marguerite, Villa Adriana, Tivoli 2008 Mascate Bait, Zubair Museum, Oman 2007 Manama Art Centre, Bahrain 2007 Il Tempo Grande Scultore, Museo Capitolino Centrale Montemartini, Roma 2005 Audi Bank, Beirut 2004 Istituto Italiano di Cultura, Rabat 2004 National Historical Museum, Bucarest 2004 Diamantmuseum, Anversa 2004 University Technical Museum, Pechino 2004 Kyriakis Foundation, Limassol 2004 Istituto Italiano di Cultura, Tunisi 2003 National Museum, Damasco 2000 Women Jewelry Exhibition, Ilias Lalounis Jewelry Museum, Atene F.D.A. MINOTH II°, 2010, scultura in bronzo a patina chiara, cm 135 h 22 23 Gianni Depaoli Verso il quinto mondo “Ci sarà un giorno in cui gli uccelli cadranno dal cielo, gli animali che popolano i boschi moriranno, il mare diventerà nero e i fiumi scorreranno avvelenati. Quel giorno, uomini di ogni razza si uniranno come guerrieri dell’arcobaleno per lottare contro la distruzione della Terra”. Profezia degli Hopi Il continuo contatto con il mare e con gli operatori del settore, prevalentemente del Nord Europa, ha insegnato a Gianni Depaoli a coltivare il rispetto di questo elemento e parole come ecosostenibilità e biodiversità, oggi ormai di uso comune, le ha imparate sin da bambino anche se allora erano semplicemente “Rispetto del Mare” e “fermo biologico”. Influenzato da questo percorso di vita e coinvolto nei problemi ad esso collegati, ha iniziato a frequentare il variegato e multiforme mondo dell’arte per mettere in evidenza, far riflettere, denunciare situazioni. Per esprimere il suo pensiero, ha creato, installazioni che testimoniassero il degrado ambientale e la violenza sugli animali attraverso mostre itineranti sostenute da musei e da enti e svolte in luoghi istituzionali. La sua rivelazione artistica constata la verità già declamata dagli Hopi, popolazione amerinda oggi confinata in una riserva dell’Arizona, e ripropone il segno dell’artista come colui che promuove la consapevolezza e annuncia la conoscienza dei pericoli di una politica autodistruttiva, praticata in nome di un progresso portatore di un falso benessere. La profezia degli Hopi è stata incisa sopra una roccia, forse per aiutarci a non dimenticare, anche oggi che le parole enunciate testimoniano l’attuarsi della grande catastrofe. F.D.A. 24 Nato nel 1961 a Ivrea. Vive e lavora a Candia Canavese (TO). MOSTRE PERSONALI 2011 Arte Accessibile Milano, a cura di Martina Cavallarin, Selective Art - Parigi, Studio LB Contemporary Art - Brescia, Artespressione - Milano e Mossini Modern Gallery-Mantova, Spazio Eventiquattro, Gruppo 24 Ore, Milano 2011 Rossomare, mattanze inquinamenti, eco sostenibilità, Galleria d’Arte Moderna, Genova 2010 Ciò che il mare porta, European Week for Waste Reduction e Mediterranea 2010, Atelier di Palazzo Ducale, Genova 2009 Installazione luminosa in metacrilato con inclusione di abissali, Acquario Civico, Messina 2008 Maree Noire, Marineland, Antibes 2007 Mare Nero, Museo di scienze Caffi, Bergamo MOSTRE COLLETTIVE 2011 Paternopoli, Terra Arte edizione XI 2011 Arte da Mangiare – Orto d’ artista: Dalla semina al raccolto, Società Umanitaria, Milano 2010 Open Art 2010, Sale del Bramante, Piazza del Popolo, Roma 2010 International Art Fair StuttgartSindelfingen, Stoccarda 2010 Only Italy–Mostra Arte Contemporanea, Teatro Stabile di Hanzhou, Cina 2010 Carrousel du Louvre – Art Shopping, Parigi 2010 Il senso del tempo tra storia e conoscenza, a cura di Vittorio Tonon, Archivio di Stato, Novara 2010 Affordable Art Fair Amsterdam 2010, Amsterdam 2008 Rassegna d’ arte Galleria Artpoint 222, Vienna Verso il quinto mondo, 2011, tecnica mista, pesce, pelle di pesce, resina, pigmento nero, sale marino, cm 400 x 500 25 Roberto Fallani Specchio delle mie brame “Specchio delle mie brame dimmi: qual è il significato della mancanza di immagine riflessa? E’ il vuoto davanti a noi, cioè il nulla che ci aspetta? O è una promessa di indipendenza di giudizio?” Come tutti gli Oracoli, i signicati sono ambigui e talvolta di opposta interpretazione. Se il ragionamento porta a credere alla prima ipotesi, il sentimento ci fa però preferire la seconda. Forse l’Oracolo vuol dire che ognuno deve creare le proprie visioni, e quindi il proprio futuro. Lo specchio è un oggetto magico perchè raddoppia quello che intercetta: oggetti, ambienti, persone, sono rapiti dentro una superfice finita che allude ad una prospettiva virtuale inesistente. Per le sue attitudini intrinseche lo specchio promuove una realtà oltre se stesso e invoglia il consultante all’invenzione di profezie che lo coinvolgono. Le richieste oracolari rispondono alle domande e agitano gli stati d’animo dell’interrogante in scenari intriganti, dove la sua personalità è protagonista in attesa di riconoscimenti futuri di nuove storie da recitare. Una fascinazione narcisista, da movenze cinematografiche e teatrali, dove il soggetto chiede quale sarà la sua parte e quella degli altri nel gioco della vita che verrà. Il lavoro di Roberto Fallani di grande presa visiva ed emotiva, tende a dare una visione drammatica ed indecifrabile, del futuro caratterizzato da un costante riflesso del passato. F.D.A. 26 MOSTRE PRINCIPALI 2011 Padiglione Italia, 54 Biennale di Venezia, MoBa, Firenze 2010 Culture-Nature, Spazio Thetis, Biennale dell’Architettura, Venezia 2010 Ambient (personale), Arsenale, Biennale dell’Architettura, Venezia 2009 Il Tempo e il Mito, Archivio Generale dello Stato, Roma 2007 Silver and Glass (personale), Palazzo Pitti, Museo degli Argenti, Firenze 2007 Il Tempo grande Scultore, Centrale Montemartini, Roma 2007 Sculture da indossare, Il Fortino, Forte dei Marmi 2005 Cent Soleils, Ambasciata d’Italia, Algeri 2005 Riconoscimento da parte della Commissione Europea del brevetto di invenzione per Vetro Armato, Bruxelles 2003 Lights, Istituto Italiano di Cultura, New Delhi 2001 Entra a far parte del gruppo Mirabili, Formitalia, Valenzatico Pistoia 2000 Aula Magna Universit con Piano e Portoghesi, Archi, Firenze 1998 Memoria di futuro (personale), Fondazione Bagatti Valsecchi, Milano Specchio delle mie brame, 2011, specchio, ferro, diametro di cm 130 27 Manuel Felisi Torah Un insieme di libri tagliati e compattati sino a formare una doppia rotaia: è l’intuizione artistica realizzata per il site specific di 012 da Manuel Felisi. L’opera provvede ad intrecciare le storie dei viaggiatori del tempo con quelle della città e i suoi misteri, scegliendo di completare il senso del luogo attraverso la rappresentazione di un binario che arriva, o parte, dal muro della stazione. Un binario morto, di fine corsa, o al contrario vivo, che non lascia aperte altre scelte: bisogna scendere o ripartire. L’installazione dichiara la sua origine metafisica e promuove un viaggio magico e misterioso. Un tour di materializzazioni e di scomparse che percorre l’etica e la trasforma in estetica, relazionandosi con il contenuto ed il contesto, dentro una logica di metamorfosi costantemente sollecitate. Vagoni ricchi di parole, spezzate con la spada inglese sword, rimesse in circolo per conessioni atipiche, ottime per determinare nuovi scenari. Moti verbali congegnati per scuotere i cieli inabbissati nel ventre della Grande Vacca, assopita nelle mani del destino e ora pronta per il rito della mungitura. Il gioco dei rimandi divini porta alla storia della buona novella e alla parafrasi del lemma perennemente soggetto a purificazioni alchemiche ed innesca esplosioni di creatività per confermare che dio è in noi. La Torah è il libro sacro di tutte le profezie da cui è possibile trarne consiglio per costruire guide sicure, adatte al transito di carichi viaggianti diretti verso mete imprevedibili. Tante lettere insieme formano i vocaboli che combinati tra di loro, producono discorsi e rappresentazioni della realtà. Le prossime fughe dal minotauro e dal suo labirinto dei termini, annunciano nella felicità umana di intraprendere il volo 28 e librarsi nello spazio tra cielo e la terra, o nelle pagine fluide i svolazzanti del grande libro. F.D.A. Nato nel 1976 a Milano, dove vive e lavora. MOSTRE PRINCIPALI 2011 Cutlog, Contemporary Art Fair, Fabbrica Eos, Parigi 2011 Il mito del vero, collettiva a cura di Giacomo Maria Prati e Paolo Lesino, Spazio Guicciardini, Milano; 2010 Flowers, a cura di Ivan Quaroni, Fabbrica Eos, Milano 2010 Pensiero Fluido, a cura di Alberto Mattia Martini, Spazio Oberdan, Milano 2010 Letteralmente, personale, Visionnaire Design Gallery, Milano 2010 MiArt 2010, Fabbrica Eos, Milano 2009 ArtVerona 09, Fabbrica Eos, Verona 2009 Distrato, personale a cura di Alberto Mattia Martini, Contemporanea(mente), Parma 2008 Miami Art Basel Event, collettiva, Laure De Mazieres, Design District, Miami 2008 Architetture Sensibili, collettiva a cura di Linda Giusti, Castello di Rivara, Torino 2008 Visioni urbane, personale, edifici San Faustino, Milano 2008 Nato a Milano Lambrate, personale a cura di Alberto Mattia Martini, Fabbrica Eos, Milano 2007 Personale, Paparazzi Gallery, Crema 2006 Felisi, personale, Annotazioni d’Arte, Milano 2006 Epidemia, collettiva, Palazzo nuovo Torino 2004 Compilation, collettiva, Santa Barbara Arte Contemporanea, Milano 2002 Chien ta kuo, collettiva a cura di Ivan Quaroni, Scaldasole Torah, 2011, installazione site specific, legno e libri. Courtesy Fabbrica Eos, Milano 29 Stefano Fioresi OXAMA La ricerca di Stefano Fioresi si compone spesso di composizioni tematiche tra i soggetti che originano strutture plurime disposte in pattern visivi. L’effetto e il significato dell’elemento singolo varia con le associazioni operate all’interno della totalità di configurazioni possibili che si sommano in una struttura globale. Proprio come avviene nell’arte di divinazione dei Tarocchi classici dove ciò che conta non sono le carte isolate ma le loro combinazioni che, lette seguendo il verso degli sguardi, danno luogo a lunghe storie e sequenze significative. Nell’opera OXAMA di Fioresi la “X” è la lettera che sostituisce la “B” di Obama e l’”S” di Osama. Il bisticcio di lettere nasce dal continuo equivoco e scambio di nomi tra i due, mentre la X incognita li accomunerebbe in questo strano destino segnato dai loro nomi. L’installazione si compone di 22 lavori pittorici che ricostruiscono in scala maggiorata le 22 carte dei Tarocchi. Sfruttando la base fotografica a collages dei tarocchi, l’artista ha inserito con la tecnica a stencil e spray l’immagine dei due personaggi “Barack OBAMA e Bin Laden OSAMA” associati ai simboli delle carte che più li rappresentano. C.C. Barack OBAMA Le Stelle La Forza Il Sole L’Intemperanza Il Bagatto La Papessa Il Papa Il Carro La Giustizia Il Mondo Il Giudizio 30 Bin Laden OSAMA La Morte L’Appeso Il Diavolo La Luna Il Matto L’Imperatore La Ruota della Fortuna L’Eremita La Torre L’Imperatrice Gli Amanti Nato nel 1965 a Modena, dove vive e lavora. MOSTRE PERSONALI 2009 Prospettive contemporanee, l’Arte dell’Architettura e l’Architettura dell’Arte, a cura di Roberto Milano, Galleria La Contemporanea, Torino 2008 Night ‘N’ Nuit, a cura di Chiara Canali, Galleria San Lorenzo, Milano 2006 Grande Maestri del ‘900 - dalla Metafisica alla Transavanguardia, Salone Pietro da Cemmo, Museo di Crema, Crema 2006 Museum, a cura della Galleria San Lorenzo, Chiesa di Sant’Onofrio, Firenze 2003 NYC- New York City, a cura di Maurizio Sciaccaluga, Galleria Factory, Modena 2003 Lara’s Friends, a cura di Maurizio Sciaccaluga, Young Museum, Palazzo Ducale di Revere (MN) MOSTRE COLLETTIVE 2010 Open 13, Esposizione Internazionale di Scultura ed Installazioni, a cura di Paolo De Grandis, Lido di Venezia 2009 Il mucchio selvaggio, Galleria D406, Modena 2008 Il vuoto e le forme, 1a Esposizione Internazionale di Sculture, Installazioni e Dipinti, a cura di Anna Caterina Bellati, Chiavenna, Sondrio 2007 La nuova figurazione italiana- to be continued…, a cura di Chiara Canali, Fabbrica Borroni, Bollate, Milano 2007 Caos project, 52 Biennale di Venezia, a cura di Paolo De Grandis, Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, Venezia 2006 Open 2006, 9a edizione dell’Esposizione Internazionale di Scultura ed Installazioni, a cura di Paolo De Grandis, Lido di Venezia 2005 Material, l’arte e la materia del mondo, a cura di Marinella Paderni, Gamma Due, Sassuolo, Modena OXAMA – Tarocchi, 2011, collages, stencil, acrilico, resina e doratura su tela, installazione composta da 22 opere, cm 80 x 40 ciascuna, dimensione ambiente 31 Duilio Forte Phoenix Turris La tradizione è il dispositivo per entrare nel futuro perchè rivela le password nascoste nelle infinite ramificazioni dei simboli che assumono sembianze umane, zoomorfe, vegetali, architettoniche o si confondono nella grammatica dei gesti e delle storie raccontate nelle leggende, come quelle di Odino o del Cavallo di Troia. Nella rappresentazione scenica i materiali sono i media capaci di restituire emozioni e sensualità agli stati d’animo in cerca di concrete possibilità di apparizione. La torre rappresenta un mondo magico a sè stante, con delle chiavi di accesso uniche ed una forte valenza simbolica. Le porte che conducono all’interno della struttura coincidono con momenti importanti di superamento e di passaggio tra mondi diversi. Ad esempio le torri medievali, la cui funzione era di potere e di prestigio ma anche di difesa, avevano botole, passaggi segreti e sotterranei simili a labirinti che solo i loro proprietari conoscevano. AtelierFORTE osserva la condizione di inaccessibilità, protezione e allo stesso tempo di favore della torre. Nella storia ha avuto una funzione in ambito militare come vedetta nelle fortificazioni temporanee. Simboleggia lo spirito di avventura, di scoperta e di conquista, come pure un momento privilegiato di riflessione e di osservazione. Phoenix Turris si presta come punto di arrivo della Fenice, la quale lo sceglie come luogo dove operare la propria rinascita. La leggenda infatti racconta che quando una Fenice sente arrivare la morte, questa costruisce un nido a forma di uovo, dentro cui brucerà e dalle cui ceneri nascerà un nuovo esemplare. Allo stesso modo alla fine di un’era ne segue un’altra che nasce dalla conoscenza 32 tramandata e dall’ultimo stadio evolutivo raggiunto. F.D.A. Artista di origine italiana e svedese, si laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano. Svolge attività di ricerca nel campo dell’arte con particolare attenzione alla dimensione spaziale. Nelle sue opere l’esperienza pratica della tradizione svedese, con l’attenzione alla natura ed alla semplicità, si fonde con il grande respiro e complessità della storia e della cultura artistica italiana. Il 13 marzo 1998 Duilio Forte fonda AtelierFORTE. Il 12 febbraio 2009 in occasione dei 200 anni della nascita di Darwin, nasce il movimento ArkiZoic, il cui manifesto delinea i capisaldi di uno stile artistico fondato sulla centralità dello spirito vitale, Anemos, che da 450 milioni di anni caratterizza il nostro pianeta. Nel 2008 e 2010 partecipa alla Biennale di Architettura di Venezia con le opere Sleipnir Venexia e Sleipnir Convivalis. Nel 2010 è candidato all’ICIF Prize. AtelierFORTE si distingue nell’uso di due materiali. Il legno principalmente nello sviluppo delle grandi opere architettoniche come nella serie Sleipnir, che fonde la figura mitica del cavallo di Odino, con la tradizione del cavallo di Troia. Il ferro domina invece nella plastica scultorea. I due materiali legandosi insieme creano strutture leggere e resistenti. Due materiali antichi che concorrono alla definizione di un mondo proiettato nel futuro con radici profonde nel passato, nella storia e nella tradizione. Phoenix Turris, 2011, legno e ferro, m 12 x 6 x 6 33 Giovanni Gaggia Opus Pistorum Quello di Giovanni Gaggia è un viaggio nel segno e nella simbologia assunta dal colore rosso all’interno di un percorso che nasce nel 2001 e arriva al 2011. L’insieme delle opere scelte per evidenziare questo cammino diventano un’unica installazione dal titolo Red Passion che fa capo a tre cicli di studi. “Opus Pistorum”, un disegno a penna Bic rossa su una tela di due metri, nato dopo la lettura dell’omonimo testo di Henry Miller - “Colui che pesta come in un mortaio” - presenta evidenti implicazioni sessuali all’interno di una dimensione ancora del tutto corporea. I disegni a matita di Sanguinis Suavitas (divisi in due serie) sono simbolo di liberazione dal vecchio corpo e rinascita in uno nuovo. La prima serie di disegni va ad analizzare la ritualità in relazione alla dimensione del sacro: ali di farfalle, realizzate secondo una calligrafia chirurgica delicata e preziosa, si incastonano le une nelle altre a partire dalle impronte centrali dei cuori, lasciando affiorare, sotto la loro trama, altre sembianze di vita, come le immagini di una crocifissione dai lineamenti orientali (tratte dalle illustrazioni di una Via Crucis realizzata da un vescovo di Hong Kong). La seconda serie studia la forza e la potenza dell’essere umano, al di là della morte, con oggetti ed elementi - chiavi, ciabatte e altri effetti personali da viaggio - tratti dal Libro della Memoria di Ustica, segni significativi di una perdita e di un ritrovamento. Nessuna memoria è infatti più salda della memoria di sangue. Memoria e sangue sono, nell’orizzonte simbolico, equivalenti, perché assolvono alla stessa funzione di sostenere la vita, come pegno di immortalità e, in quanto territori contigui tra vita e morte, sono canali privilegiati della comunicazione tra vivi e morti. Nato a Pergola (PU) nel 1977, dove vive e lavora. MOSTRE PERSONALI 2011 I need you, a cura di Claudio Composti, Spazio NovaDea, Ascoli Piceno 2011 Corpo fisico, corpo etereo (doppia personale), a cura di Roberta Ridolfi, FactoryArt Gallery, Berlino 2008 Aforismi Simpatetici, a cura di Chiara Canali, Museo dei Bronzi Dorati, Pergola (PU) 2007 Di spirito e di Carne, a cura di Roberta Ridolfi, Factory-Art gallery, Trieste 2004 Mare Nostrum – Gemine Muse, a cura di Roberta Ridolfi, Galleria Comunale Francesco Podesti, Ancona MOSTRE COLLETTIVE 2011 Le Petite Poucet, a cura di Davide Quadrio, Francesco Sala, Stefano Verri, luoghi differenti, Fabriano, Ancona 2011 New Grotesque, a cura di Silvia Fabbri, Chiesa di Sant’Ambrogio, Milano 2011 In Corpo (Art fair OFF) a cura di Emanuele Beluffi, BT’F gallery, Bologna 2010 White Cellar, a cura di Chiara Canali, ex palazzo Fiat, Torino 2010 Ustioni, a cura di Matteo Bergamini, Private Flat, Firenze 2010 Natura Anfibia, a cura di Claudio Composti e Massimo Rizzardini, MC2gallery, Milano Opus Pistorum, 2001, penna Bic rossa su tela, cm 157 x 210. Courtesy Collezione Gianluca Terenzi C.C. 34 35 Loredana Galante Dal di Dentro. Borli Tra pittura, scultura, installazione e performance si sviluppa la ricerca di Loredana Galante, avvicendando stili, linguaggi e modelli diversi. Le opere pittoriche presentano citazioni ed evocazioni che rimandano all’incongruenza dei sogni, alla stratificazione delle esperienze ma anche al cambiamento. In questa occasione Loredana Galante ha volto la sua naturale attitudine ironica e salvifica all’indagine del tema della morte in un’installazione che richiama le Danze macabre del Cinquecento. Viene rappresentata una giostra con una danza di scheletri di carta in una composizione e numero di personaggi molto variabili. L’opera, intitolata Dal di Dentro, crea un set composto di tre presenze: Borli, I desideri sono illuminazione, la Donna Scheletro Taylormade. Ogni icona contiene e supporta una o più storie personali. Accanto al quadro, seduta su una poltrona, una Donna Scheletro incinta (con la Vulva in bella vista) quale simbolo di rinascita dalle spoglie della morte. La Giostra stessa è infatti metafora dell’incessante girare in circolo della vita, intrecciata a doppio filo con la morte. Nell’alternanza tra scene statiche e dinamiche sono impresse il mistero del futuro, la possibilità della trasformazione, l’annuncio di un desiderio, l’inizio di un processo di fiducia che traghetta la speranza. C.C. L’artista, dotata di una personalità poliedrica, si pone continuamente in gioco attraverso diversi linguaggi: performance, installazione, eventi, pittura. La sua ricerca presenta un aspetto ludico che tenta ogni volta di coinvolgere direttamente lo spettatore. Come ha scritto Angela Madesani «Galante è viaggiatrice e non turista, frequentatrice appassionata di luoghi e di atmosfere. In controtendenza con i ritmi frenetici con i quali si deve misurare quotidianamente, trasforma i suoi viaggi in performances esistenziali». Con l’aiuto di pratiche di meditazione e d’introspezione approfondisce un lavoro di consapevolezza e di intimità, con attenzione ai drammi e alle passioni, alla biografia propria e a quella degli altri. Queste “ricorrenze” umane sono rappresentate in farse e forme grottesche di riscatto, di profonda accoglienza e compassione. Con un linguaggio ironico e spesso ludico, sdrammatizza ansie e desideri personali, affronta temi centrali dell’umano: l’amore, la famiglia, la dipendenza emotiva, l’abbandono. Come atto di compensazione alla Perdita colleziona, cuce e cataloga ricordi ed emozioni, frammenti materici di memoria. Un lavoro che ha le sue radici nelle inquietudini e nei bisogni umani, affrontando i nemici comuni dell’isolamento e della solitudine. Hanno scritto di lei: Luca Beatrice, Achille Bonito Oliva, Chiara Canali, Luciano Caprile, Viana Conti, Miriam Cristaldi, Genni Di Bert, Linda Kaiser, Manuela e Milly Gandini, Angela Madesani, Emilia Marasco, Franco Ragazzi, Elisabetta Rota, Laura Safred, Sandra Solimano, Paola Valenti, Stefano Verri, Chiara Vigliotti. Dal di Dentro. Borli, 2011, acrilico su tela, cm 280 x 150 I desideri sono illuminazione, 2007, stoffa, filo, acrilico, cm 40 h x 50 diam. Donna Scheletro , 2011, velluto, cotone, velluto, cm 195 x 60 Dedicato a Borli. Thanks to Laura Olivari, Pretelli Annamaria Supported by Pomati Schiavi Manera Business & Art service consulting 36 37 Bob Gil Il respiro dell’universo Nulla è ciò che appare, perché tutto ciò che noi osserviamo già appartiene inesorabilmente al passato. La Mente è capace di “concepire” e “percepire” in tempo reale l’intera universalità, è il nulla da cui tutto diviene e la capacità percettiva è il risultato di una consapevolezza interiore che consente di esplorare se stessi e spaziare sino agli estremi confini dell’universo, in “armonia” relazionale. Le intuizioni e i poteri della Mente vanno oltre le conoscenze scientifiche, ma ciò che non si può spiegare non necessariamente significa che non esiste. Oggi come non mai, dalla fisica all’astrofisica, attraverso la filosofia dell’esistenza, possiamo ricercare la via del sapere di cui gli antichi “Saggi egizi” ci hanno lasciato traccia nel simbolo geroglifico NEHEH, che tradotto significa “eternità luminosa”. L’universo che osserviamo è in “espansione accelerata” e ciò è spiegabile con la sussistenza di un “meta-universo” che avvolge l’universo interno, al quale noi apparteniamo, che insieme stanno gradualmente rientrando verso l’anello energetico originario, dal quale si rigenererà un nuovo ciclo cosmico. Il tempo ha un suo ritmo e i suoi momenti, come in una partitura di musica, e si può prevedere cosa potrà accadere, ma la “mente cosmica”, come un direttore d’orchestra, può interagire con energia e materia cambiando il corso degli eventi. Ogni atteggiamento, benché minimo, ha conseguenze su di noi e tutto ciò che ci circonda, occorre quindi riacquisire il senso comune dell’equilibrio e dell’ordine cosmico che gli antichi egizi chiamavano MAÄT, l’intelligenza cosmica per eccellenza. Roberto Felice Maria Gilardi, è nato a Lecco nel 1955. Frequentate le medie inferiori nel “Collegio di Celana” a Caprino Bergamasco, diplomato Geometra presso l’Istituto Tecnico Statale “G. Parini” di Lecco, nel 1975 ha intrapreso gli studi universitari presso il Politecnico di Milano alla facoltà di Ingegneria Civile, per poi migrare ad Architettura. Agli inizi degli anni ’80 ha sviluppato ricerche e sperimentazioni nel campo delle energie rinnovabili, realizzando prototipi di collettori solari termici ed impianti di cogenerazione; negli anni ’90 ha svolto attività tecnico-commerciale in progetti internazionali nel settore delle grandi costruzioni. Con il Consolato d’Italia e l’Istituto italiano di cultura di Bruxelles, nel ’96 ha co-sponsorizzato la manifestazione “Cinquante ans de presence italienne en Belgique”, per ricordare gli emigranti italiani che hanno perso la vita nelle miniere e nel 2001, con la Rappresentanza a Milano della Commissione europea, ha organizzato l’evento “Ciao Lira, benvenuto Euro”; nel 2003 ha realizzato un reportage fotograficoarcheologico in Egitto; nel 2005 ha sviluppato progetti per l’arte, la musica e lo spettacolo; nel 2007 ha fatto parte della commissione giudicatrice degli esami di stato per l’abilitazione alla libera professione di geometra; dal 2009 riveste la carica di Consigliere comunale, già candidato Sindaco. Si occupa di comunicazione ed eventi per brands di rilievo internazionale; a La Biennale di Venezia - 12. Mostra Internazionale di Architettura, in veste di autore ha presentato l’opera letteraria dal titolo The Big Black Ring - Il Respiro dell’Universo, di cui è in preparazione la trasposizione cinematografica. Il respiro dell’universo, 2011, poltrona d’autore a sacco tonda, riempita con microsfere a tre diversi diametri, in tessuto con stampa a sublimazione fotorealistica, cm 30 h x 140 diam. Roberto Felice Maria Gilardi 38 39 Barbara Giorgis Frammenti d’artista La ricerca artistica di Barbara Giorgis muove in direzione del recupero delle radici spirituali nelle rappresentazioni della modernità. Le icone della Giorgis giocano sul contrasto tra sfondo nero e particolari figurativi immersi nella Luce, come tramite per il passaggio da uno stato di occultamento allo stato luminoso, manifestazione dell’apparizione e rivelazione della divinazione. La Luce è elemento fondamentale nel processo di creazione immaginifica di Barbara Giorgis, ed è possibile teorizzare una sorta di teosofia della luce, dove il colore non è che ombra della luce assoluta. Il riflesso, o l’ombra dell’essere, è una forma che annuncia altro e di più rispetto a ciò che è: essa è più che apparenza, è apparizione e precognizione. Frammenti d’artista è un’opera composta da otto piccoli disegni a carboncino racchiusi in una cornice - scatola, ispirati ad alcuni quadri di Vermeer. L’opera vuole riproporre le atmosfere di luce che con l’intensità e la sintesi del bianco e nero si trasformano in ombre indistinte e visioni misteriose su cui immaginare atti di preghiera o luoghi alchemici e notturni. Sono Frammenti d’artista che vogliono restituire frammenti del passato senza il quale non esisteremmo, esaltando la capacità del segno di restituire leggerezza poetica all’opera d’arte, per custodire visioni e proteggere l’immaginario nel piccolo microcosmo delle nostre visioni. Barbara Giorgis è nata nel 1959 a Modena, vive e lavora tra Milano e Modena. Si è diplomata in pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Ha vissuto a Modena fino al 1991 dopodiché nel 1992 si è trasferita a Milano. Docente di disegno dal vero all’Accademia di Belle Arti di Brera, ha collaborato con l’Università di California presso l’Accademia di Belle Arti di Brera al coordinamento del Biennio di Arti Visive. Barbara Giorgis ha realizzato mostre personali a Milano e ha partecipato a numerose collettive in Italia e all’estero; tra queste ha esposto a Palazzo dei Diamanti a Ferrara, con la galleria Forni ha esposto a Milano e in Francia, con la galleria Arsprima di Milano ha esposto a Francoforte e con la BaooquTang Modern ha esposto all’Art Gallery di Hong Kong. In Belgio ha partecipato alla mostra sul libro d’artista alla Fondazione Andrè Demedtshuis. Hanno scritto per lei: Chiara Canali, Stefano Castelli, Pietro Coletta, Andrea Del Guercio, Eleonora Frattarolo, Elisabetta Longari, Cristina Muccioli, Cheryl Wing - Zi Wong. C.C. Frammenti d’artista, 2011, carboncino su carta 40 41 Alessandro Girami La tratta Quattro dadi gettati sul tavolo del tempo condizionano le scelte di una vita in attesa di rivolte e di cambiamenti epocali. L’inerzia di una trasformazione che tarda ad arrivare è segnalata dalla presenza dei pochi numeri ripetitivi, nei quali l’assenza di un dado con le facce vuote lascia aperta la possibilità di giorcarsi altre chances, in un futuro ancora da scrivere e fuori dalla determinazione dei destini comuni. Ai margini di un sistema matematicamente preparato per portare illusorie e precarie visioni di vita, si concentra la vera coscienza critica del Paese, nata dalla penalizzazione imposta delle periferiche realtà urbane che nei giovani e nelle persone anziane invoca cambiamenti repentini. Dalle remote postazioni del pensiero può nascere la forza per ripartire in nuovi scenari di vita, dove i numeri non rappresentano la massa critica delle persone disperate alla ricerca della sopravvivenza, ma simboli rivoluzionari di un’arte che come obiettivo propone l’etica come solutore exetico. Quattro date e ventiquattro facce, mostrate come indice di un periodo storico giunto alla stazione di arrivo ma pronto a ripartire con altri conteggi, azzerando tutto e tutti e riportando tutto sul piano delle verifiche. Ripartenze o di stasi perenne? I dadi vanno lanciati, fatti rotolare sulla superficie del tempo, se si vuole continuare a giocare con la vita. Nato nel 1980 a Milano, dove vive e lavora. Giovanissimo, ha iniziato il suo approccio all’arte con la Spray Art, percorso che ha abbandonato presto sostituendo la tela al muro. Successivamente ha affiancato alla pittura l’uso di materiali diversi. Nel 2005 si è diplomato in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera, avvicinandosi durante gli anni accademici al Teatro in tutte le sue forme, studiandone oltre alla scenografia, i costumi, la recitazione e la scrittura. Nel 2008 ha realizzato un’installazione pittorica all’inaugurazione del decimo Festival del Teatro Statale di Adana (Turchia). Nel 2010 ha partecipato con un’installazione a Culture_Nature Green ethics - habitat - environment, un’importante evento collaterale della 12 Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia curata da Fortunato D’Amico e Alessandra Coppa presso lo spazio Thetis Arsenale Novissimo di Venezia. Nel 2011 ha partecipato con l’installazione Dal letame rinascono i fiori all’XI Edizione di Terra Arte, manifestazione artistico-culturale a cura di Luca Pugliese e Fortunato D’Amico a Partenopoli (AV). La tratta, 2011, polistirolo garzato e resinato, cm 200 x 50 x 50 F.D.A. 42 43 Pina Inferrera Somnia Inferrera si dedica in maniera assidua all’esplorazione di luoghi incontaminati dove la natura mistica e misteriosa si mostra potente e in continua evoluzione. Le metamorfosi del luogo sono documentate e imprigionate nella memoria degli scatti fotografici, le acque del lago nel momento in cui si ghiacciano, i fili d’erba che ingialliscono nelle brughiere, sono solo alcune delle immagini che compongono il diario fotografico dal quale Inferrera attinge per dar vita alle sue opere. Il lavoro dell’artista si sviluppa in un ambito in cui coesistono realtà e finzione; Inferrera si pone l’obiettivo di ridisegnare le percezioni del tempo e dello spazio invitando lo spettatore a condividere nuovi modelli e nuove strutture di pensiero. Nelle opere fotografiche sono rappresentati paesaggi nei quali albergano figure femminili che si mimetizzano nell’ambiente. Queste figure, in atteggiamento contemplativo, sembrano sospese fra due mondi: quello spirituale e quello reale; le forme della natura, dai contorni sfumati e dai colori freddi, conferiscono all’opera un carattere onirico e comunicano allo spettatore un senso d’inquietudine e di spaesamento. Inferrera sceglie come soggetto distintivo, la propria immagine che, di volta in volta si modifica e si sdoppia. Colpiscono l’impegno e la versatilità di questa artista che alla sua dimensione femminile assegna un ruolo protagonistico; una poetica che parla della libertà d’espressione e di quella sfera del sentimento che sempre più spesso è schiacciata o annullata. 44 Nata a Messina, nel suo percorso artistico s’interessa sia alla fotografia che alla scultura. La sua ricerca è tesa all’esplorazione del mondo e in particolar modo si dedica al rapporto fra la natura e la realtà industriale. I materiali di scarto delle industrie vengono prima fotografati e poi adoperati per la realizzazione di sculture dalle dimensioni imponenti. Opere site-specific, sculture che diventano un segno articolato, capaci di ridisegnare lo spazio in cui sono installate. Dal duemila le videoinstallazioni sono il linguaggio prescelto. Tra le sue mostre personali: 2011, Rerum Natura, Photofestival Milano, a cura di R. Mutti; 2010, Somnia, Bruna Soletti Arte Contemporanea, a cura di A. Madesani; 2010 P.AR.CO. Padiglione Arte Contemporanea, Casier (Tv) a cura di C. Massini; 2009, L’Anima dell’Acqua, Cà d’Oro, in concomitanza 53ª Biennale di Venezia; Clicking the Cosmos, videoinstallazione in San Marco, collaterale al Guggenheim; Public Art Vercelli, a cura di R. Bellini; 2005, Germinazioni, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea A. Malandra, Vespolate (No), a cura di G. Scardi; 2002 Frammenti, Museo d’Arte Moderna Pagani, Castellanza (Va), a cura di L. Giudici. Nel 2011 ha curato il progetto Futuro Arcaico, collaterale alla Fiera di Bologna, Sal8 di Syusy Blady. E’ stata invitata da V. Sgarbi alla 54° Esposizione della Biennale di Venezia, Padiglione Italia, Palazzo Te Mantova. Somnia, 2010, light box su backlit, led, cm 33 x 33. Courtesy Galleria d’Arte De Chirico Arte Contemporanea, Torino 45 Marta Mancini Attese Marta Mancini pratica una pittura lieve e insieme drammatica che si palesa per metafore e, attraverso la forma astratta, i suoi lavori anticipano una natura soprasensibile tutta da scoprire. Le sue opere sono sempre connotate da un titolo lirico e poetico, attribuito al termine della realizzazione dell’opera, che esprime direttamente lo stato d’animo dell’artista durante l’esperienza soggettiva della stesura pittorica. La serie Attese è costituita da un polittico di riquadri orizzontali inseriti in scatole di ferro che presentano una superficie lavorata a motivi differenti: a righe orizzontali sovrapposte, a spazi triangolari tagliati da una X, a zone informali modellate con sabbia e cera, a inserti superficiali di residui materici tondi. Nessun dipinto vive come singolo ideale a sé stante, ma ciascuno dei pannelli è concepito per essere visto nell’insieme, secondo una costante idea di iterazione, variazione e ripetizione, come se costituisse una sezione ininterrotta di una sequenza che si dispone nell’arena visiva, rendendo possibile la comunicazione nella disunità. In più, la collocazione a terra, nello spazio ambientale […], restituisce una percezione diversa, anche per il fatto che l’illuminazione che percepiscono non è quella aerea e soffusa, bensì quella diretta derivata dalla collocazione di singole lampadine che pendono verticalmente a distanza ravvicinata sull’opera. Il senso dell’ “attesa” si configura dunque sia dal punto di vista spaziale che temporale, recuperando il senso ampio e poliallusivo delle Attese di Fontana: la ricezione di queste opere si apre ad un’intenzione contemplativa, quasi vagamente metafisica, che prevede un’allusione primordiale, di astrazione archetipa. C.C. 46 Nata nel 1974 a Jesi, dove vive e lavora. MOSTRE PERSONALI 2011 2/3, a cura di Chiara Canali, Galleria Contemporaneo, Jesi 2009 S.T., a cura di Loretta Tavoloni, Solea, albergo di campagna, Ripe, Ancona 2008 Nuove sviste, a cura di Loretta Mozzoni e Simona Cardinali, Chiesa San Bernardo, Jesi 2008 Assente, a cura di Loretta Tavoloni, Atelier dell’Arco Amoroso, Ancona MOSTRE COLLETTIVE 2010 Premio Focus-Abengoa, Ospedale de los Venerable, Siviglia 2010 Art-cevia International Art Festival, a cura di Massimo Nicotra, Arcevia, Ancona 2008 Artefatto – blitz estetico, Sala Arturo Fiffke, Trieste 2007 Profilo d’Arte- concorso di pittura per artisti emergenti, a cura di Milena Gamba e Chiara Gatti, Museo della Permanente, Milano 2007 Il male- Premio Arti Visive San Fedele Milano 2006/2007, a cura di Andrea Dall’Asta S.I., Angela Madesani, Daniele Astrologo, Chiara Canali, Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Angela Orsini, Stefano Pirovano e Francesco Zanot, Galleria San Fedele, Milano 2007 Sogno: titolo provvisorio, a cura di Tania Bini, Domenico Gioia, Loretta Tavoloni, Anna Piazzini e Pamela Squadroni, Lordflex, Serra de’ Conti, Ancona Attese, 2009/2010, tecnica mista su legno e ferro, lampadine, cm 50 x 350 circa 47 Marica Moro M’ama non m’ama La passione amorosa spinge a formulare richieste frenetiche sulla corrispondenza del sentimento da parte della persona amata. Il cuore dell’innamorato deve essere affidabile e puro, palpitare sicuro per garantire il viaggio verso un’eternità da con - sorte in cui la fiamma dell’amore rimarrà indissolubilmente accesa. C’è in gioco una scelta per un cambiamento senza ritorno; il passaggio da una situazione morta ad una nuova che segna il tempo di una rinascita interiore della vita, da verificare previa la sicurezza di un amore unisono. E’ una richiesta semplice, fortemente indirizzata ad una risposta assoluta, che non ammette incertezze e nemmeno vie di mezzo. La margherita è il fiore più innocente per sfilare i dubbi e instaurare la verità credibili. Il sogno immaginato nei pensieri e nelle emozioni dell’inebriato consultante pretendono conferme profetiche. Le mani si muovono convulse in cerca di rapide risposte. A volte il dramma del risultato può essere fatale, spezzare il cuore e travolgere l’esistenza, cambiando in senso opposto l’emotività iniziale. L’opera M’ama non m’ama, installazione spaziale site specific, prende avvio da una approfondita riflessione sul tema della serra, intesa come luogo di sperimentazione umana e vegetale, dove nascita e crescita diventano metafora della vita stessa. M’ama non m’ama è ciò che rimane di un vaso spezzato e di petali sparsi, come metafora di un sentimento ambivalente, quello dell’amore totalizzante, che dall’esaltazione può condurre alla disperazione, al senso di perdita totale. Marica Moro dopo la laurea in Arti visive e Discipline per lo Spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano, espone in molte mostre e manifestazioni in Italia e all’estero; negli ultimi anni la sua ricerca artistica spazia dalla videoanimazione, all’installazione scultorea, con l’uso di resine e materiali plastici, fino alla contaminazione tra pittura e arte digitale. Dal 1998 conduce laboratori artistici presso alcune scuole di Milano e dal 2006 organizza workshop a tema presso il Museo d’arte contemporanea Paolo Pini di Milano, partecipando inoltre a vari gruppi di lavoro nell’ambito dell’arte e della cultura, dedicati al tema dell’ambiente e della biodiversità. Nel 2010 ha collaborato a “Water and biodiversity” con la Galleria 10.2! e Visionlab di Triennale Bovisa, ha partecipato a “Culture Nature”, evento collaterale della Biennale di Architettura di Venezia e ha realizzato, con il contributo dell’azienda Gobbetto e la collaborazione del Museo d’arte Paolo Pini, un’opera scultorea permanente per l’Ospedale Niguarda Cà Granda di Milano. Negli ultimi anni la sua ricerca artistica si concentra sul tema della serra, intesa come luogo di sperimentazione umano e vegetale, dove nascita e crescita diventano metafora della vita stessa: l’allusione è anche al dibattito sulla sperimentazione scientifica sugli embrioni. F.D.A. M’ama non m’ama, 2011, installazione, gesso, resina, ferro, pigmenti. Courtesy Galleria 10.2!, Milano 48 49 Luca Pugliese L’Arcangelo Michele Pittura e musica, suoni che diventano forme e forme che diventano suoni sono le linee guida del lavoro di Luca Pugliese, in un percorso sinestesico denso di significazioni e di messaggi reconditi, suscettibile di molteplici e complementari livelli di lettura. Un’esigenza etica e antropologica si evidenzia nell’opera dell’Arcangelo Michele, che fa riferimento alla profezia sulla “fine dei tempi” contenuta nell’Apocalisse di Giovanni Apostolo, prefigurando analoghe immagini del terzo segreto di Fatima. “E apparve un altro segno nel cielo; ed ecco un gran dragone rosso che aveva sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi. E la sua coda trascinava la terza parte delle stelle del cielo e le gettò sulla terra” (Apocalisse di Giovanni, capitolo XII, 3-4). “Michele e i suoi angeli combatterono col dragone, e il dragone e i suoi angeli combatterono, ma non vinsero; e il luogo loro non fu più trovato nel cielo” (Apocalisse di Giovanni, capitolo XII, 7). La figura di Michele, dall’espressione ebraica “Mik‘ael” - “chi è come Dio” - è ricordata nella Bibbia per aver condotto gli angeli nella lotta contro il drago (Demonio) e per averlo sconfitto. Le antiche tradizioni religiose, come quella ebraica, parlavano già di schiere angeliche che presiedono i moti delle stelle e dei pianeti e che filtrano in successione gerarchica le energie dell’Altissimo, dispensate in primis da Mik’ael (“colui che è come Dio” e che risiede di fronte all’Altissimo). La libertà sulla Terra passa attraverso la conoscenza dei Cieli e quindi attraverso l’intersezione dei due piani quello celeste e quello terrestre all’interno del nostro cuore. L’opera di Luca Pugliese si ricollega a questi concetti e intende ripensare e rifondare il rapporto dell’uomo con il cosmo, 50 filtrando le energie dell’assoluto e recuperando le radici di una memoria cosmicospirituale. C.C. Luca Pugliese (Avellino, 1973) è pittore, musicista, cantautore e architetto. Da sempre interessato alla pluralità e alla contaminazione dei linguaggi, si è laureato presso l’ateneo di Napoli eseguendo una performance musicale ispirata alla sua tesi in progettazione architettonica. Nel 2001 ha fondato in Irpinia la kermesse di musica e arti visive Terra Arte, meta di numerosi e prestigiosi artisti nazionali e internazionali, e il progetto di musica d’insieme Fluido Ligneo, nell’ambito del quale ha scritto e composto gli album Endemico (2003), Flashbacks (2005) e Andante… (2009, distribuito da Emi). Come pittore ha tenuto mostre personali e collettive in tutta Italia. Nel 2010, con la sperimentazione audio-visiva Cosmo sonoro, confluita nell’omonimo catalogo (Skira 2010), ha tenuto mostre personali alla Triennale Design Museum di Milano e al Museo internazionale e Biblioteca della musica di Bologna. Nell’ottobre del 2011 il cd audio-video Cosmo sonoro è stato distribuito in tutta Italia dalla Emi. L’Arcangelo Michele, 2008, acrilici su tela, cm 150 x 100 51 Sonja Quarone Se ti ricordi bene Le bambole di Sonja Quarone toccano le corde dell’autoprofezia, evidenziando una ricerca singolare vincolata nella dimensione dell’arte che trova nel corpo stesso dell’artista motivi per convogliare i mutamenti del futuro ricordandosi che siamo sempre quello che abbiamo elaborato e pensato di noi stessi. Stupisce la semplicità dell’ intuizione che individua nel corpo il territorio d’indagine sul tema della libertà e l’uso della tecnica woodoo per progettare la propria persona. Il corpo, nelle filosofie del terzo millennio, assume un ruolo centrale per il disvelamento dei meccanismi di riconoscimento e delle dialettiche espressive. Uno strumento plasmabile del quale possediamo le password di accesso all’intimità e le cognizioni naturali per veicolare pensieri, emozioni, azioni e trasformarle in cose e accadimenti reali. Osservando l’opera di Sonja Quarone sovviene la consapevolezza della rapida modifica conseguita dagli esseri umani del nostro tempo rispetto alle generazioni precedenti. L’anatomia, una volta legata al patrimonio ereditario dell’individuo, assume caratteri di indipendenza grazie alle recenti conquiste della genetica e della chirurgia plastica. Il nostro fisico è un manifesto surreale, mezzo per elaborare codici di comunicazione intra e interpersonali, contenitore di linguaggi e regole grammaticali generate da vocabolari multimediali predisposti ad ulteriori rimandi. L’opera è un commento poetico di un’esperienza specificamente femminile, affascinata dal ricordo perché ha il potere magico di rimarginare le ferite. La memoria è l’essenza: l’anima, non l’esteriorità. Oggetti d’affezione e d’infanzia si accumulano per attivare la narrazione di un percorso a ritroso. In questa “ricerca del tempo per52 duto” le opere danno voce e visione a tutti i ricordi che abbiamo dimenticato. Tra immagini che riaffiorano e parole che ricostruiscono la scena della memoria che diventa visionaria e alterata, chiara e confusa, leggera e fissa. F.D.A. Sonja Quarone è nata a Vigevano nel 1972, attualmente vive e lavora a Cassolnovo (Pavia). Ha dapprima conseguito la maturità artistica presso il Liceo Artistico di Novara; successivamente, la sua formazione si è completata presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, perfezionandosi soprattutto con l’insegnamento di docenti quali l’artista concettuale Vincenzo Ferrari ed il poeta visivo Ugo Carrega. Ha conseguito il diploma in Decorazione con una tesi su “il concetto di traccia in alcuni esponenti dell’informale storico” discussa con Claudio Cerritelli. Dopo aver partecipato a diverse collettive, nel 2001 allestisce la sua prima mostra personale, per continuare poi ad esporre in gallerie sempre più prestigiose. Nel 2008 la Direzione Artistica del Museo della Permanente di Milano la inserisce tra i propri soci artisti. Nel 2010 Antonio d’Avossa cura la sua personale, “Se ti ricordi bene”, al Castello di Vigevano, Sala della Cavallerizza. Sempre nel 2010 prende parte alla collettiva “Culture Nature” a cura di Fortunato D’Amico e Alessandra Coppa, evento Collaterale della Biennale di Venezia 12a Mostra internazionale di Architettura, allo Spazio Thetis, Arsenale novissimo Venezia. Nel 2011 prende parte alla collettiva “aam- arte accessibile milano” a cura di Fortunato D’Amico, Galleria Fabbrica EOS e partecipa all’XI Edizione di Terra Arte, manifestazione artistico-culturale a cura di Luca Pugliese e Fortunato D’Amico a Partenopoli (AV). Se ti ricordi bene, 2010, installazione, tecnica mista e resina, 10 box luminosi, cm 70 x 160 x 30. Courtesy Fabbrica Eos, Milano 53 Ludmilla Radchenko Il mondo alla frutta La prima profezia biblica è quella che ammonisce di non mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male. La mela offerta da Eva ad Adamo segna il passaggio dalla naturalezza all’artificialità della vita, sempre più ricercata nei surrogati dell’esistenza. Un Eden perduto tra le evanescenti condizioni del consumismo delle merci, figli di un serpente, biscione mercuriale seduttore, luccicante ed ingannatore. Il peccato originale ha “inscatolato” e venduto, sui bancali dei supermercati, i frutti alterati e transgenetici di un presunto paradiso terrestre. Il grande giardino di frutta si è trasformato in città, solcato da lunghe autostrade asfaltate e grattacili altisonanti che svettano su altri sempre più elevati. La natura è un sogno assolutamente poco reale in una generazione che negli ultimi decenni è cresciuta tra i display informatici e televisivi ed a cui è stato negato di sperimentare la vita nella tridimensionalità del mondo naturale. L’installazione artistica Il mondo alla Frutta di Ludmilla Radchenko è un appello al mondo per ritornare a prendersi cura del proprio pianeta. L’opera rappresenta il torsolo di una mela gigante alta 2 metri e creato con le lattine recuperate dal mondo del consumo. É una metafora di quello che è rimasto dal pianeta che stiamo rovinando e consumando con le nostre azioni. Gli orologi o i campanelli appesi ricordano i semi del torsolo e coinvolgono e supplicano lo spettatore di svegliarsi a salvare il nostro pianeta. L’installazione è completata da una tela, Pop Food, in cui è delineato il mondo inquinato dal consumo in cui noi stessi siamo come pesci impazziti che divorano qualsiasi cosa venga offerta dalla società. F.D.A. 54 Nata a Omsk, in Siberia, l’11 novembre 1978, dopo la Scuola d’Arte, diplomatasi in design di moda, nel 1999 si trasferisce in Italia in ricerca di indipendenza. Dopo la sua esperienza in televisione, nel 2008 le sue prime mostre collettive e qualche personale la convincono a mollare definitivamente lo spettacolo per dedicarsi all’arte. Nel 2010 ha l’occasione di realizzare una mucca gigante per la “Cow Parade 2010”, di partecipare ad un’installazione artistica alla Triennale di Milano e di essere promossa per una personale al Museo di Arte Contemporanea di Lucca. Dopo la sua esposizione al Teatro alla Scala viene selezionata al concorso internazionale di pittura Gemlucart di Monaco dove ha inizio la sua collaborazione con l’Opera Gallery. Nel dicembre 2010 nelle librerie Feltrinelli esce il suo primo libro: Power Pop edito da Skira a cura di Fortunato D’Amico. Nel febbraio 2011, la Provincia di Milano supporta una personale di Ludmilla presso alla Casa Delle Culture del Mondo. Nel 2011 una Galleria di New York presenta Ludmilla al festival Eating Art e le sue opere vengono esposte alla Galleria Crown Fine Art a SoHo. A giugno l’Associazione Artouverture invita Ludmilla a partecipare ad una collettiva a Palazzo Papafava durante la Biennale di Venezia. Ludmilla Radchenko segue il movimento artistico Pop Realism, strettamente legato alla sua visione critica del mondo popolare, che denuncia la realtà del momento in un collage di immagini reali. Il mondo alla frutta, 2011 lattine di alluminio, cm 200 h Pop Food, 2011, tela, cm 130 x 200 55 Massimiliano Robino Concetto cosmico Se tutto questo si arrestasse? Uno stop che, come un segnale stradale nei pressi di un passaggio a livello, richiama allo spazio necessario per la riflessione nell’opera Concetto Cosmico - Croce di Sant’Andrea di Massimiliano Robino, una grande installazione pittorica che indaga il simbolo nelle sue eccezioni più arcaiche. L’opera fa parte di un ciclo di opere che l’artista ha iniziato a realizzare lo scorso anno. Il suo obiettivo è dare forma attraverso l’utilizzo di tele di svariate dimensioni ad un modo nuovo di essere “artista”. Le opere del ciclo Concetto cosmico prevedono infatti la realizzazione di una serie di crocifissi la cui simbologia riprende l’ iconografia medievale. La croce, ci spiega, viene infatti intesa come incrocio tra due assi. La centralità è il punto di partenza da cui l’opera sviluppa le sue geometrie di carattere universale. Nasce a Vigevano (Pavia) nel 1973. Studia arte e musica sin da bambino. Dopo un periodo da chitarrista metal, inizia a dedicarsi esclusivamente al disegno e alla pittura frequentando studi di artisti e musei europei, concentrandosi in particolare sul Settecento francese. Dopo un periodo da ritrattista ed una parentesi “neo-pop”, abbraccia nel 2010 un astrattismo di matrice optical che lo porta ad inaugurare la serie Concetto Cosmico e a rilanciare un nuovo spiritualismo nell’arte. Ha esposto in musei e gallerie in tutta Italia. Mariangela Maritato Concetto cosmico - Croce di Sant’Andrea, 2011, cm 160 x 280 56 57 Valerio Saltarelli Savi La natura dell’uomo L’objet trouvé per Valerio Saltarelli Savi diventa materia prima per sintonizzarsi sulle corde emotive che legano i concetti di evoluzione, memoria, vita, morte e destino, in una trasfigurazione tragica e paradossale che fonde la dimensione corporea con quella più ascetica. Nell’opera intitolata La natura dell’uomo ci mostra la duplice dimensione che appartiene alla natura umana attraverso la contrapposizione di due letti rivestiti da due differenti coperte – impresse con un’avveniristica tecnica di stampa su lana – una con l’effigie dell’Uomo Vitruviano, l’altra con la Sacra Sindone. Accanto, un tavolino che reca sale e acqua, i due elementi indispensabili per la vita dell’uomo. Parimenti a un cervello, diviso in due parti con funzioni distinte, così nell’uomo si ritrovano, in unione indissolubile, la parte razionale e quella spirituale. La stessa percezione dell’esistenza che ogni individuo sperimenta si sviluppa su due piani: da un lato la visione pragmatica deputata a gestire la quotidianità, dall’altro la dimensione della fede e dell’intangibile. Il corpo dell’uomo, fragile e complicato, frutto e interprete di passioni, è suo malgrado contenitore di universi paralleli. Si ringraziano per la realizzazione dell’opera, LNG Maglieria di S. Giorgio P.no (PC) e il depositario e inventore del brevetto “Wool in Frame”, Daniele Maiavacca, che ha collaborato con l’artista. C.C. 58 Nato nel 1967 a Piacenza. Vive e lavora a S. Giorgio P.no (PC). MOSTRE PERSONALI 2010 Relief, a cura di Chiara Canali, Palazzo Pretorio di Castell’Arquato (PC) 2008 Sculture, Deutsche Bank, Piacenza 2008 Valerio Saltarelli Savi, Mario Branca, a cura di Chiara Canali, Palazzo Costa, Piacenza 2007 Luck & Faith, a cura di Stefania Mazzotti, Studio La Matta, Circuito GAM, Solarolo (RA) 2004 Personale, Galleria Fahrenheit 451, Piacenza MOSTRE COLLETTIVE 2011 Premio Nocivelli, Verolanuova (BS) 2011 Bosnia arte, Palazzo Farnese Piacenza 2010 Workshop Incontri con l’Arte, Museum in Motion MIM, Castello di San Pietro, San Pietro in Cerro (PC) 2010 La caducità, Joyce&co Gallery, Genova 2009 Nasce un bambino. Il mondo apre gli occhi, a cura di Chiara Canali, luoghi vari, Parma, in collaborazione con il Comune di Parma 2009 Collettiva, PalaExpo, Roma 2008 D.A.B. Design, Galleria civica di Modena, Modena 2008 Tributo a Delfitto, Pavia 2008 Sculture sotto la luna, Piacenza 2008 Speciale su TELEVISIONET.TV 2008 Sorsi di Pace, Distillerie Francoli Ghemme (NO), a cura di Chiara Canali 2007 La Natività, Museo Venanzo Crocetti, Roma 2007 Omaggio a Max Ernst, Oratorio Madonna delle Grazie, Borgo di Vigoleno (PC) 2007 Inaugurazione, a cura di Maria Livia Brunelli, MBL Home Gallery, Ferrara 2005 Talents, Galleria Rosso Tiziano, Piacenza 2005 NurtureArt, Brooklyn, New York Il modo in cui lo spirito è unito al corpo, non può essere compreso dall’uomo, e tuttavia in questa unione consiste l’uomo. (S. Agostino) L’anima desidera stare col suo corpo, perché, senza li strumenti organici di tal corpo, nulla può operare né sentire. (Leonardo Da Vinci) La natura dell’uomo, 2011, installazione, letti, tavolino, sale e acqua. Courtesy Alquindici Arte Contemporanea, Piacenza. Si ringrazia LNG Maglieria di S. Giorgio P.no (PC) e Daniele Maiavacca, depositario e inventore del brevetto “Wool in Frame” 59 Federico Unia Pietà Federico Unia risponde esemplarmente con un nuovo lavoro al clima ‘apocalittico’ e di devastazione a cui è invitato a riflettere da Chiara Canali; d’altra parte il suo percorso espressivo di questi ultimi anni è intensamente caratterizzato e insistentemente attento alla condizione globale di violenza vissuta, subita, patita dal pianeta. Correttamente Unia individua e pone al centro della sua analisi non lo stato di violenza, la sua forma o il gesto specifico, ma la condizione, il clima, lo stato subito successivo alla devastazione; ogni opera risponde allo stato di prostrazione, di umiliazione, di offesa subita. A questo clima attento al dopo risponde la condizione assoluta di dolore della giovane Madonna, figura emblematica dello stato simbolico dello stesso giovane Buonarroti; il dolore estremo è tutto interiorizzato, si raccoglie nell’offesa subita, implode nella prostrazione attraverso l’atto di sorreggere, di esporre il corpo del figlio quale risultato finale del percorso di supplizio e di morte. Appare importante e significativo quanto la risposta di un giovane artista al paesaggio sociale si configuri in maniera mirata dall’interno del patrimonio della cultura artistica, con valore di testimonianza di una condizione di persistenza, di scavalcamento delle specificità e delle stagioni politiche della violenza e della disperazione; Unia elabora una risposta stando e persistendo nella condizione concettuale di immobilità e di stabilità dell’icona, già della prima stagione della memoria (II secolo d.c.), per poi attraversare le scuole e gli stili e raggiungere lo stato di contemporaneità. Un processo espressivo, iconografico e cromatico, che riconduce e riconosce l’esperienza del dolore e della disperazione all’interno del patrimonio e dello stesso 60 sistema della comunicazione dell’arte. Andrea B. Del Guercio Nato a Milano nel 1983. Vive e lavora a Milano. MOSTRE PERSONALI 2011 Un’antologica metropolitana, a cura di Andrea Del Guercio, Galleria Accademia Contemporanea, Milano 2009 Poster4Peace, a cura di TheBag e Puzzle4Peace, Puzzle4PeacePoint, Milano 2009 I favolosi ’60, a cura di Luca Sartini, spazio Blitz Bovisa, Milano MOSTRE COLLETTIVE 2011 Lecco Street View, a cura di Chiara Canali, Lecco 2011 FaceToFace, a cura di Giuseppe Iavicoli CombinesXL, Milano 2011 Contemporary Art Meeting 500, a cura di Giuseppe Iavicoli, Spazio Concept, Milano 2010 EtnoAntropologia Dell’Arte Contemporanea, a cura di Andrea Del Guercio, Galleria Accademia Contemporanea, Milano 2010 WhyNotArt, a cura di Chiara Canali in collaborazione con Cris Nulli 2009 Streets Without Wall, a cura di Chiara Canali, P.za Duomo, Firenze 2009 Immagina Immagini, il Caledoscopio Contemporaneo, a cura di Andrea Del Guercio, Galleria Accademia Contemporanea, Milano 2009 Digital Is Uman, a cura di Puzzle4Peace, Museo della Scienza e della Tecnica, Milano 2008 Sold Out, a cura di Chiara Canali, Limbiate, Milano 2007 Street Art Sweet Art, performance con installazione, PAC, Milano Pietà, 2011, tecnica mista su pannello di legno, cm 105 x 175. Courtesy Galleria AccademiaContemporanea, Milano 61 Polaris astronomy_human culture_environment Il territorio dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea, di circa 600 Kmq, è il più grande degli anfiteatri glaciali d’Europa. Si compone di 92 comuni, per circa 200.000 abitanti complessivi, di cui 25.000 vivono ad Ivrea. Quest’area del Canavese si costituisce come legame fisico e materiale morfologico preminente per una sua rivalutazione paesaggisticoambientale. Polaris, promosso dal Comune di Cossano Canavese e dagli altri Comuni partners, è un progetto culturale ideato per stimolare il rilancio di questo territorio e favorire opportunità di sviluppo sociale ed economico sostenibile. Un processo che parte dalle risorse esistenti e in particolare dalla natura e dall’agricoltura che qui, più che in altri luoghi, sono impreziosite da importanti testimonianze storico-culturali e archeo-astronomiche. La Pera Cunca, un masso coppellato tra i più interessanti ed enigmatici del periodo celtico, il Castello di Masino, collocato sull’omonima collina, patrimonio del F.A.I. Fondo per l’Ambiente Italiano, rappresentano solo alcuni dei rilevanti reperti storici da tutelare presenti nel territorio del Canavese. Il Masterplan, realizzato per questo progetto, assume come prioritaria la messa a sistema delle eccellenze attraverso circuiti tematici. Nell’area si possono individuare ben 11 percorsi per un totale di circa 284 chilometri. Le stelle e l’archeoastronomia diventano la password per accedere al sistema di conoscenze storiche e di sviluppi futuri delle aree intorno all’Anfiteatro Morenico di Ivrea. Team POLARIS: Mario Tassoni, Andreas Kipar, Fortunato D’Amico, Cristina Cary, Lorenza Boni. Collina della capra o Collina di Masino (To) e anfiteatro morenico di Ivrea (Illustrazioni di Cristina Cary); rilievo dell’anfiteatro morenico di Ivrea Pera Cunca: masso coppellato; proiezione della costellazione dell’Auriga; ortofoto Collina di Masino (To) La Pera Cunca come macchina astronomica Percorsi storico-culturali della Collina di Masino (To) finto di stampare ottobre 2011