Arcispedale S. Maria Nuova
Dipartimento Ostetrico Ginecologico e Pediatrico
Unità di Riabilitazione delle Gravi Disabilità Infantili dell’Età Evolutiva
La chirurgia
ortopedica funzionale
Mini-guida per i genitori
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A cura di:
Maria Bozzo, Antonella Ovi, Silvia Sassi
Università di Modena e Reggio Emilia – Corso di Laurea in Fisioterapia
Con la collaborazione di:
L. Coradazzi, A. Schneider, A. Maoret, M. Romei, G. Torelli, G. Bossi
Unità di Riabilitazione delle Gravi Disabilità dell’Età Evolutiva
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l percorso chirurgico
Per comprendere il
significato di
chirurgia
ortopedica
funzionale nella
P.C.I. possiamo
immaginare la
situazione di un
guidatore maldestro
cui venga affidata
un’automobile nuova.
Sistema nervoso
centrale
Apparato
locomotore
Esperienza di guida
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Nel corso della propria attività di
guida egli finisce inevitabilmente
per danneggiare progressivamente
l’automobile ricevuta.
Parcheggio
Retro
Dosso
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Tuttavia nonostante i danni
arrecati alla propria vettura il
guidatore fa esperienza di guida
e migliora le proprie capacità.
Finalmente, sono quasi
riuscito a parcheggiare!
Mi sono fermato in tempo
Rocce evitate
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Esiste però un punto al di là del
quale la macchina, a causa dei
danneggiamenti subiti, diviene un
progressivo ostacolo all’ulteriore
miglioramento delle capacità del
guidatore.
Non serve a niente stare
attenti, questa macchina
è ormai un rottame!
Diventa allora indispensabile
riparare l’automobile per
poter riprendere il viaggio.
Finalmente posso ripartire!
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os’è la chirurgia ortopedica funzionale?
È UNO DEGLI STRUMENTI DEL TRATTAMENTO RIABILITATIVO
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La chirurgia ortopedica funzionale ha lo scopo di facilitare l’acquisizione o il miglioramento delle funzioni
motorie, apportando modificazioni stabili all’apparato locomotore.
Interviene sulle deformità dell’apparato muscolo scheletrico.
Rappresenta una tappa nel trattamento interdisciplinare delle
patologie motorie e disabilitanti P.C.I.
Non ha come obiettivo quello di guarire la paralisi, ma di
correggere deformità muscolo scheletriche e atteggiamenti
posturali fissi che ostacolano l’acquisizione di nuove abilità.
La risoluzione delle deformità è importante perché può aiutare ad alleviare o ad eliminare il dolore nei distretti interessati.
Gli interventi chirurgici possono riguardare solo i muscoli ed i tendini,
oppure l’osso.
Gli interventi sulle parti molli (tendini, muscoli, legamenti, capsule, ecc)
che si rendono inevitabilmente necessari nel corso del tempo, rientrano
nella storia naturale della malattia in quanto, durante la crescita somatica,
il muscolo contratto non si lascia allungare e finisce perciò per non crescere adeguatamente in lunghezza, in rapporto allo sviluppo compiuto dallo
scheletro.
Gli interventi “sull’osso” vengono eseguiti perché lo squilibrio muscolare protratto nel tempo ha portato ad una deformità scheletrica irreversibile.
Per ciascun tipo di intervento, l’iter post-operatorio è fondamentale per
consolidare i risultati dell’intervento. Il coinvolgimento della famiglia
nel garantire l’attenta sorveglianza e il corretto posizionamento del bambino è parte integrante del progetto riabilitativo.
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L’intervento chirurgico è un momento molto delicato nella storia del
bambino con paralisi, la cui situazione di disagio e di fragilità rende
necessaria una più attenta presa in carico.
È perciò particolarmente importante che il bambino possa sentire vicino a sé i famigliari e gli altri portatori di cura, ai quali deve essere concesso di prenderlo in braccio , coccolarlo, riassettarne le posture, senza
paura che queste azioni possano interferire con i risultati dell’intervento chirurgico
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Gli interventi chirurgici solitamente necessitano di pochi giorni di
degenza e non limitano in modo significativo le comuni attività della
vita quotidiana, che possono e devono essere riprese al più presto adattando o fornendo gli ausili necessari.
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hirurgia sulle parti
Interventi sul ginocchio
ƒ Allungamento dei muscoli flessori
Consiste nell’allungare i muscoli situati posteriormente al ginocchio.
Necessita di una immobilizzazione con gesso o con ginocchiera in stoffa
per tre/quattro settimane.
È consentita la ripresa del carico e della stazione eretta dal giorno successivo all’intervento per tempi progressivamente crescenti nel rispetto della
sintomatologia dolorosa del bambino.
Inoltre è consentito il cammino con uno schema adeguato al sistema di
immobilizzazione.
ƒ Gli obiettivi dell’intervento
• ridurre l’atteggiamento in flessione del ginocchio.
• migliorare il raddrizzamento del tronco in posizione seduta.
• migliorare la capacità di carico sull’arto inferiore.
• allungare il passo.
• ridurre la fatica del cammino aumentando la resistenza complessiva.
• prevenire l’evoluzione della deformità proteggendo altre stazioni
articolari.
• Proteggere la rotula da una eccessiva risalita.
• diminuire l’entità del dolore.
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Interventi sull’anca
ƒ Allungamento dei muscoli adduttori e dell’ileopsoas
Consiste nell’allungare i muscoli che tendono a chiudere (adduttori) o flettere (ileopsoas) le cosce.
Non è necessaria l’immobilizzazione con gesso o ginocchiera.
Nel caso in cui venga affrontato l’ileopsoas, che è un muscolo profondo,
occorre utilizzare cautela nella mobizzazione dell’anca nei primi due tre
giorni successivi all’intervento.
In questo tipo di intervento è possibile la formazione di ematomi, per i
quali è consigliabile l’uso di impacchi con ghiaccio all’inguine.
Non è necessaria una medicazione quotidiana delle ferite chirurgiche, ma
solo al bisogno (se la medicazione si sporca), salvo diverse indicazioni
mediche.
ƒ Gli obiettivi dell’intervento
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contrastare l’adduzione delle cosce (adduttori)
migliorare la dinamica del cammino riducendo l’interferenza sull’avanzamento dell’arto in sospensione (adduttori)
aumentare la stabilità allargando la base di appoggio
(adduttori)
migliorare l’estensione dell’anca e di conseguenza favorire il raddrizzamento del tronco (ileopsoas)
prevenire e contenere la sublussazione dell’anca e le possibili conseguenze sul bacino e rachide (adduttori, ileopsoas)
È importante mantenere in condizioni di allungamento, con gli opportuni
aggiustamenti posturali, i muscoli affrontati chirurgicamente.
Questi due interventi vengono eseguiti spesso simultaneamente essendo
la deformità più frequente nel bambino con paralisi in flesso adduzione
degli arti inferiori.
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osture consigliate
Postura supina con sostegno sotto gli arti inferiori per mantenere in scarico i talloni (per distribuire l’appoggio ed evitare che il peso dell’intero
arto inferiore gravi su una superficie limitata come il tallone).
Per evitare tensione a livello della sede dell’intervento è consigliabile non
flettere l’anca bruscamente.
Postura supina con arti inferiori abdotti tramite l’interposizione di un
cuscino tra le gambe. Questa posizione è importante per favorire la
cicatrizzazione in allungamento dei muscoli trattati chirurgicamente.
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Postura in decubito laterale con
cuscino tra gli arti inferiori per
impedire il conflitto tra le
ginocchiere o i gessi. Utile favorire la postura sul fianco con un
sostegno per il tronco come raffigurato.
Questa postura è utile anche per
alleviare il carico sul rachide
Postura seduta sul bordo del letto o sulla sedia evitando pressioni alla
radice della coscia o alla caviglia da parte del sistema di immobilizzazione.
Evitare anche che gli arti stiano “a penzoloni”.
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Le ginocchiere in stoffa e stecche possono scendere; alcuni
accorgimenti possono aiutare a
mantenerle in sede: ad esempio
ricavare uno spessore arrotolando la calza. Quando scendono
non vi è più corrispondenza tra
il ginocchio e l’apertura anteriore della ginocchiera, che si
trova in posizione più bassa.
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Riposizionamento della ginocchiera.
Per riposizionarla è necessaria la collaborazione di due operatori: uno
che mantenga l’arto in estensione con presa sul ginocchio (per impedire
che vada in flessione) l’altro che riassetti la ginocchiera.
Adattamento del sistema di postura. L’irrigidimento degli arti inferiori
tramite il sistema di immobilizzazione impone adattamenti al sistema di
postura. Nell’immagine mostriamo un’asse applicato al sedile della carrozzina per sostenere gli arti inferiori. Un alternativa è la carrozzina con
le pedane sollevabili.
• Precauzione
Evitare manovre brusche come: la flessione rapida dell’anca
Evitare di tenere lo schienale a 90° nei primi giorni
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Ripresa della stazione eretta con le ginocchiere o gesso.
L’impostazione di tale postura è parte del trattamento fisioterapico. Tuttavia la stazione eretta è spendibile al domicilio nell’ambito delle variazioni posturali, così come gli spostamenti assistiti sono possibili in spazi
limitati e protetti (i bagni).
Interventi sul piede
ƒ Allungamento del tendine d’achille
Consiste nell’allungare con diverse tecniche chirurgiche il tendine del
tricipite della sura, situato al di sopra del tallone, che è responsabile dell’atteggiamento in equinismo.
Questo intervento richiede immobizzazione con gesso gamba piede per
due/tre settimane.
ƒ Allungamento del tibiale posteriore
Il muscolo tibiale posteriore circonda il malleolo interno; la sua iperattività
porta la punta del piede a deviare verso l’interno.
Se viene affrontato singolarmente, non è necessario il gesso ma è sufficiente un bendaggio o il posizionamento in doccia o tutore.
ƒ Allungamento dei muscoli peronei
I muscoli peronei circondano il malleolo esterno: la loro iperattività porta
il piede in eversione. Se questi muscoli vengono affrontati singolarmente
non è necessario il gesso.
ƒ Gli obiettivi dell’intervento
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migliorare l’assetto del piede (tibiale, peronei, achille)
migliorare la base di appoggio e quindi la stabilità (achille)
contrastare la rotazione interna del piede (tibiale post)
ridurre l’attrito al suolo nell’avanzamento (achille)
contrastare l’eversione del piede (peronei)
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osture consigliate
Postura supina con rotolo sotto le caviglie, per mantenere in scarico i
talloni e per evitare compressioni su una superficie ristretta.
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Osservazione del gesso: è necessario sorvegliare il colorito e la temperatura delle
dita del piede; inoltre è importante prestare attenzione alla risalita del piede all’interno del gesso, segnando con un pennarello il confine delle dita sull’ingessatura, in quanto se il tallone si spostasse
dalla sua sede, l’attrito conseguente provocherebbe dolore e la formazione di piaghe da decubito.
Postura seduta sul bordo del letto con arti inferiori in appoggio, evitando di tenerli a “penzoloni”, tale posizione, infatti, se mantenuta
per tempi prolungati, può provocare la formazione di edemi.
Postura eretta, è possibile una ripresa graduale del carico e della
deambulazione per tempi progressivamente crescenti nel rispetto della
tolleranza del dolore.
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Questo opuscolo è il frutto dell’esperienza clinica
di questi 20 anni di attività di chirurgia ortopedica
funzionale e delle preziose informazioni raccolte dalle
famiglie che hanno vissuto l’esperienza dell’intervento.
Qualunque altro suggerimento utile per affrontare
meglio le problematiche incontrate nella gestione dei
bambini, potrà essere segnalato al personale competente e sarà occasione di ulteriore crescita professionale per tutti noi.
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L’attività chirurgica viene svolta presso:
•
Ortopedia Arcispedale S. Maria Nuova di Reggio Emilia
referente Letizia Coradazzi
0522/295962
•
Chirurgia Infantile Azienda Ospedaliera di Parma
referente Giuliana Bossi
0521/702218
Per informazioni telefoniche:
Unità di Riabilitazione delle Gravi Disabilità dell’Età Evolutiva
Terapiste:
0522/296771
Coord. Inf.:
0522/295962
Segreteria:
0522/296186
Lunedì
Mercoledì
20
dalle ore 12.30 alle 13.30
dalle ore 16.30 alle 17.30
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La Chirurgia Ortopedica Funzionale