GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale / 14.13 V. Lipari e G. Drufuca Dipartimento di Elettronica e Informazione, Politecnico di Milano MIGRAZIONE NEL DOMINIO ANGOLARE: ZONE DI FRESNEL E FILTRAGGIO Attraverso la migrazione di Kirchhoff effettuata nel domino negli angoli in profondità (illustrata in dettaglio in Audebert et al., 2000, 2002, 2003) è possibile ricavare e sfruttare utili informazioni riguardo al concetto di zona di Fresnel, relativamente al dominio angolare. Il dominio su cui viene effettuata la migrazione è descritto da 4 angoli (seguendo la notazione di Audebert et al., 2000): due angoli legati all’angolo di incidenza, chiamati angoli di scatter, che sostituiscono offset ed azimuth in superficie, e due angoli che descrivono il vettore illuminazione (somma dei vettori di slowness incidente e riflessa). Gli angoli di scatter sono: • • θ : Semiapertura tra i vettori di slowness ϕ: Azimut del piano contenente i vettori di slowness Gli angoli che descrivono il vettore illuminazione sono: • • λ: Elevazione del vettore illuminazione ψ: Azimut del vettore illuminazione. Fissati gli angoli di scatter e il punto in profondità la migrazione alla Kirchhoff è un integrale sulla semisfera unitaria descritta dagli angoli di illuminazione. La migrazione nel dominio angolare permette di risolvere alcuni problemi dei classici algoritmi di migrazione alla Kirchhoff al costo di un notevole incremento nelle risorse di memoria richieste. Ridefinire le zone di Fresnel in questo dominio può essere utile per una possibile ottimizzazione del binning e dell’apertura di migrazione da utilizzare. Si definisce la prima zona di Fresnel come la porzione di riflettore dalla quale l’energia riflessa raggiunge il ricevitore in un tempo compreso tra il tempo di riflessione e lo stesso aumentato della semi-durata (τ/2) dell’onda. I contributi provenienti da questa zona interferiscono costruttivamente a formare la riflessione. Detto Td il tempo di diffrazione e Tr il tempo di riflessione, la relazione che individua la prima zona di Fresnel è: (1) Nel caso di velocità uniforme e di riflettori piani è possibile ricavare analiticamente la relazione che determina i confini della zona di Fresnel nel dominio angolare. Si consideri innanzitutto il caso bidimensionale, riferendosi per semplicità al caso zero-offset per eliminare la dipendenza dagli angoli di scatter, determinando la dipendenza della zona di Fresnel unicamente dall’elevazione φ. L’estensione GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale / 14.13 spaziale della zona di Fresnel, sulla superficie di acquisizione, per un generico riflettore inclinato è: (2) dove τ è la durata dell’ondina, v la velocità del mezzo, α è l’inclinazione del riflettore e z la profondità del riflettore. Le soluzioni h1,2 fornite dall’equazione rappresentano i limiti spaziali della zona di Fresnel. Conoscendo queste e l’inclinazione α del riflettore si ottengono i limiti della zona di Fresnel nella dimendine dell’elevazione: (3) A partire da questo risultato si può estendere semplicemente al caso 3D ricavando anche la dipendenza dall’azimuth ψ. Sempre limitandosi al caso di velocità uniforme si può calcolare analiticamente qual’e la forma dell’impronta di un riflettore piano nel dominio angolare, in particolare è interessante la visualizzazione di un riflettore in un CRP (z,λ) (Fig. 1). (4) La curva risulta avere una tangenza orizzontale in corrispondenza della pendenza effettiva del riflettore. Facendo riferimento al CRP in Fig. 1 la migrazione consiste nella somma lungo la dimensione delle elevazioni. I contributi che hanno la maggior importanza nella costruzione dell’immagine migrata sono quelli vicini alla tangenza orizzontale, ovvero quelli relativi prima zona di Fresnel. Si può quindi studiare una strategia che permetta di sommare solo i contributi relativi a questa zona. Fig. 1 - Impronta di riflettori piani nel dominio angolare (pendenze del riflettore rispettivamente di 0°, 30°, 60°). GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale / 14.13 Come è evidente dalla Fig. 2 i contributi costruttivi alla costruzione dell’immagine (zona di Fresnel) hanno la maggior parte dell’energia alle basse frequenze, i contributi lontani dalla zona di Fresnel invece sono invece ad alta frequenza. Un filtraggio passa-basso permette di mettere in evidenza le zone di interesse. In seguito a questo filtraggio, un opportuno picking permette di limitare la somma alle zone effettivamente costruttive determinando in pratica un’apertura ottimale dell’operatore di migrazione. Ne risulta una diminuzione degli artefatti ed una riduzione del rumore nell’immagine finale. Fig. 2 - CRP (z,λ) con i segnali relativi alla linea tratteggiata (a) ed alla linea continua (c) e modulo delle rispettive trsformate (b e d). Sono state studiate le zone di Fresnel nel dominio degli angoli in profondità. A partire da questo studio è stato proposto un algoritmo di filtraggio e picking nel dominio angolare che permette un miglioramento qualitativo del risultato della migrazione. Poiché nel dominio z,λ i contributi costruttivi sono quelli vicini alle tangenze orizzontali si sta studiando la possibilità di un filtraggio FKλ che permetta di diminuire la quantità di memoria necessaria. Ringraziamenti. Gli autori sono grati a Nicola Bienati per aver suggerito il problema ed a Diego Carotti per il calcolo dei limiti della zona di Fresnel nel dominio angolare. BIBLIOGRAFIA Audebert F., Froidevaux P., Huard I., Nicoletis L. e Svay-Lucas J.; 2000: A multi-angle toolbox for restored amplitude images and AVA-Gathers. 70th SEG exp. Abstracts, MIG 10.4. Audebert F., Froidevaux P., Rakotoarisoa H. e Svay-Lucas J.; 2002: Insights in to migration in the angle domain. 72th SEG exp. Abstracts, MIG 3.5. Audebert F., Nicoletis L., Froidevaux P. e Rakotoarisoa H.; 2003:True-amplitude migration in the angle domain by regularization of illumination. 73rd SEG exp. Abstracts, MIG 2.4.