DONATO BRAMANTE
LA VITA
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Donato di Pascuccio di Antonio, detto Bramante, nasce nel 1444 nel Ducato di Urbino,
fervente centro culturale dell’Umanesimo, in un piccolo paese detto Monte Asdrualdo
(oggi Fermignano). Inizia molto giovane il suo apprendistato artistico presso la bottega
di fra’ Carnevale, dove diviene pittore “prospectivo”, cioè specializzato nel realizzare le
scene architettoniche poste da sfondo alle rappresentazioni. Con molta probabilità,
partecipa al cantiere del Palazzo Ducale di Federico da Montefeltro, come appartenente
alla sua bottega. Lo studio dell’arte nell’ambiente ricco e colto di Urbino lo porta in
contatto con autori quali Mantegna, Piero della Francesca, Luca Signorelli, Melozzo da
Forlì. Nel 1476 Bramante decide di spostarsi verso il settentrione. L’anno dopo è a
Bergamo, dove lavora come pittore, affrescando la facciata del Palazzo del Podestà, con
soggetti di filosofi in inquadrature architettoniche. Codesta esperienza, inserita forse in
un contesto di aggiornamento della città da un punto di vista artistico, si esaurisce
brevemente e Bramante decide di recarsi a Milano, ove resterà a lungo.
Il soggiorno a Milano. Vi approda per la prima volta nel 1478, forse su richiesta di
Federico da Montefeltro, che invita l’artista ad eseguire dei lavori sul suo Palazzo a Porta
Ticinese, dono di Galeazzo Maria Sforza. Pochi anni più tardi, la sua presenza a Milano è
stabile. Ne è testimonianza l’Incisione Prevedari, realizzata su suo disegno. Fino ai primi
anni ‘90 del Quattrocento, Bramante continua la sua attività di pittore; realizza, infatti,
gli “Uomini d’arme”, il “Cristo alla Colonna” e gli affreschi - non di certa attribuzione - in
casa Fontana Silvestri.
Ivi Bramante conosce Leonardo e i due rimangono legati da una
solida amicizia, lavorando insieme anche nei cantieri del Castello
Sforzesco e di Santa Maria delle Grazie. Tra l’80 e il ‘90, l’artista
lavora alacremente come architetto. Nel 1492 progetta la tribuna di
Santa Maria delle Grazie, imposta la Sagrestia Vecchia e il chiostro
minore. Nello stesso periodo progetta la canonica di Sant’Ambrogio
- rimasta incompiuta - e nel 1497 i due chiostri del monastero
cistercense di Sant’Ambrogio, la cui realizzazione sarà effettuata da
altri. E’ il tempo dell’occupazione francese di Milano; molti artisti,
fra i quali Leonardo, lasciano la città.
Il soggiorno a Roma. Alla fine del 1499, anche Bramante si
allontana definitivamente e si trasferisce a Roma, ove si fermerà. A
lui si deve la realizzazione del Chiostro di Santa Maria della Pace,
del Tempietto di San Pietro in Montorio e del Cortile del Belvedere.
Roma è il luogo d’incontro e di confronto con architetti quali fra’
Giocondo, Giuliano da Sangallo e Baldassarre Peruzzi, oltre che con
le menti geniali di Raffaello e Michelangelo. Nel 1506,
Giulio II nomina Bramante architetto pontificio, incaricandolo della
demolizione e ricostruzione dell’antica basilica costantiniana di San
Pietro. Il progetto del Bramante è originale e grandioso, ma egli
muore prima di portarlo a termine, nel 1514.
LO STILE E LA TECNICA
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Gli Sforza ingaggiano Bramante a Milano per una “RENOVAZIO URBIS”,
portare una città al passo con i tempi. Bramante è chiamato quindi a
progettare una città ideale. Possiamo ipotizzare che si sia ispirato alle due
città ideali con edifici a pianta centrale, conservate una ad Urbino e una a
Baltimora, probabili lavori di Francesco Di Giorgio Martini. Probabilmente
Bramante avrà visto, oltre ai numerosi edificio ellenistico/romani, anche gli
studi di modelli a pianta centrale (tipico umanista) di Leonardo a Urbino. La
sua cultura pittorica ha molto in fluenzato la sua architettura. Per le sue
volte cassettonate s’ispira alla Pala Di Brera di Piero della Francesca. Attinge
nozioni anche dal De Reaedificatoria di Leon Battista Alberti poiché è uno
dei pochi che apprezzano lo stile classico. Non sembra che Bramante abbia
avuto l’occasione di vedere la Trinità di Masaccio.
LE OPERE
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Le opere principali del Bramante
furono:
A MILANO
-Santa Maria Presso San Satiro
(1482-1486)
Non è noto esattamente quando
Bramante abbia iniziato la sua attività in questo complesso, probabilmente intorno alla fine del 1481
(anno dell'incisione Prevedari), dato
che nel 1482 è nominato per la
prima volta come "testimone". In
questa chiesa la sua presenza è più
volte documentata: nel 1483 quando
Agostino De Fondulis è incaricato di
eseguire la decorazione scultorea per
la Sagrestia, e ancora nel 1486
quando giovanni Antonio Amadeo
inizia la facciata e poi nel 1497/98
per la Cappella di San Teodoro mai
costruita.
Chiesa Santa Maria presso Satiro
I documenti sinora reperiti non comprovano che la soluzione dell'abside
prospettica sia da ascrivere al suo
genio. Nel contratto del 1486 l'Amadeo
appare in una veste ben più preponderante per cui è altamente probabile che la paternità dell'intero
progetto sia da scrivere all'Amadeo e
non come si fa tutt'ora al Bramante.
Basilica di sant’Ambrogio
- Trasformazione di Sant'Ambrogio
(1492-1500)
È la seconda grande opera milanese di
Bramante, commissionata da Ludovico
il Moro e dal fratello Ascanio Sforza,
che chiedono due interventi: una
canonica e due chiostri per i monaci
cistercensi.
Cortile della Basilica di sant’Ambrogio
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-La canonica
Di questo edificio Bramante riesce a costruire solo uno dei quattro lati
previsti e a impostare le colonne per il secondo, che non verrà mai innalzato.
Una particolarità del progetto è la presenza di colonne ad tronkonos (cioè
sembrano dei tronchi d'albero spogliati) che reggono un arco di trionfo. Tutto
il complesso avrebbe dovuto ricordare un foro romano, porticato sui quattro
lati e con un arco di trionfo per ogni lato.
-I chiostri
Ascanio chiede questi due grandi chiostri con un refettorio al centro, oggi
sede dell'Università Cattolica. Bramante inventa un tipo nuovo di convento,
che verrà imitato per tutto il '500: il portico è altissimo, con i suoi 7,5 metri
d'altezza, e avrà successo come tipologia in quanto si adatta ad ospitare sia
grandi stanze, come mense e biblioteche, sia due piani di celle per i monaci.
-Tribuna (abside) della Chiesa di Santa Maria delle Grazie (14901499)
-Il presbiterio di Santa Maria delle Grazie
Nel 1490, Guiniforte Solari termina la costruzione della chiesa, che ha forme
tardo-gotiche. A questo punto, Ludovico il Moro ordina di smantellare la
tribuna appena costruita per far posto a quella rinascimentale ed enorme, da
alcuni attribuita al Bramante e da altri all'Amadeo, il quale imposta due absidi
laterali grandi il doppio rispetto alle cappelle preesistenti e un coro molto
allungato terminante con un'altra abside.
La differenza di scala la possiamo notare
anche in sezione, infatti il progetto amadeesco-bramantesco è alto il doppio rispetto a
quello di Solari e termina con una cupola
ottagonale che è la più alta costruita dopo
quella di Santa Maria del Fiore. La tribuna
viene completata dopo la partenza di Bramante, questo si può notare dalla contrapposizione tra l'ordine geometrico tipicamente
rinascimentale e l'eccesso di decorazioni tipicamente lombardo, realizzate successivamente e
sicuramente da Giovanni Antonio Amadeo in
base alla documentazione pervenutaci.
In questi anni Bramante è attivo a Milano
anche come pittore: si segnalano infatti gli
affreschi frammentari com Uomini d'arme e
filosofi (oggi a Brera) per la casa del poeta
Gaspare Visconti, mecenate e protettore
dell'artista. Il nuovo secolo segnò la caduta di
Ludovico il Moro, che aveva fatto dell'artista
l'ingegnere ducale dello stato di Milano e fu
caratterizzato dalla morte di Gaspare Visconti,
mecenate e amico di Bramante.
Chiesa di Santa Maria delle Grazie
L'architetto decise così di trasferirsi a Roma, dove dopo un'iniziale attività pittorica sotto
Alessandro VI, lavorò, sotto Giulio II, quasi solo come architetto.
A ROMA - Progetto per la nuova Basilica di San Pietro
La vecchia basilica paleocristiana, famosa per le sue 100 colonne, si trovava ormai in
rovina poiché i muri relativamente sottili e il tetto a capriate minacciavano di crollare e la
chiesa era sempre meno in grado di far fronte alle sue molteplici funzioni. Giulio II
decise di aggiungere alla vecchia navata i tre bracci di un coro e di un transetto, di
sormontare la chiesa con una cupola e di rinnovare la navata.
Progetto di Bramante per la nuova
Basilica di San Pietro
Basilica di San Pietro
Il primo dei progetti conservatisi di Bramante deve risalire ai primi
mesi del 1505: l'architetto integra il coro in un corpo longitudinale,
allarga il diametro della crociera e quello della cupola e colloca la
tomba di San Pietro esattamente al centro. Bramante propone un
edificio a pianta centrale a quincunx, cioè a croce greca con altre
quattro croci greche più piccole disposte simmetricamente intorno ad
una grande cupola centrale, al quale dovette rinunciare poiché il
pontefice fece concentrare i lavori sul braccio del coro e sulla
cappella funeraria. Non eseguito per una serie di lunghissimi
avvicendamenti alla conduzione del cantiere (da Raffaello a Michelangelo a Carlo Maderno), il progetto bramantesco influenzò
comunque lo sviluppo dell'edificio, con il sistema della grande volta a
botte con i quattro pennacchi diagonali che sorreggono una vasta
cupola emisferica. Benché l'esterno e buona parte dell'interno
dell'attuale San Pietro parlino il linguaggio di Michelangelo, furono
Giulio II e Donato Bramante i veri ideatori di questo centro spirituale
e materiale della città.
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San Pietro in Montorio (1502)
Commissionato dal Re di Spagna, è un
tempietto di piccole dimensioni, sopraelevato,
ripreso dagli antichi tempi peripteri circolari e
monumentali romani (i cosiddetti martiria,
perché edificati in onore a martiri). Ha un
corpo cilindrico (dal quale possiamo dedurre
l'ammirazione rinascimentale per la perfetta
forma circolare), scavato da nicchie di alleggerimento e circondato da un colonnato
dorico, sopra al quale corre una trabeazione
decorata con triglifi e metope a tema liturgico
di origine greca. L'interno della cella ha un
diametro di circa 4 metri e mezzo, cosicché
non rimane spazio per le celebrazioni liturgiche: questo probabilmente significa che il
tempietto fu costruito non con funzioni di
chiesa, ma come un vero e proprio monumento celebrativo, in questo caso del martirio
di S. Pietro (il Gianicolo, dove sorge il
tempietto, era tradizionalmente considerato il
luogo dove il santo aveva subito la
crocefissione.
Tempietto di San Pietro in Montorio
Nel progetto originale il cortile, ora quadrato, era circolare e sottolineava la
centralità del tempio.
Le colonne anteriori sono più piccole, le posteriori più larghe. La cupola,
progettata in conglomerato cementizio (alla maniera degli antichi), ha un
raggio pari alla sua altezza, e all'altezza del tamburo su cui si appoggia; in
questo ha un chiaro rapporto con il Pantheon (nel quale la cupola,
anch'essa una semisfera, è alta la metà esatta dell'edificio completo).
Pianta del tempietto
FINE
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