Dott.ssa ISABELLA ZUCCHI Psicologa Psicoterapeuta Consulente grafologa Già Professore a contratto di Grafologia Dinamica ‘Corso di Laurea in Tecniche Grafologiche’ UNIVERSITA’ degli STUDI di URBINO Esperto Psicologo Corte di Appello di Ancona ALBERTO SPADOLINI detto SPADO’ Studio della sua espressione grafomotoria, scrittura e dipinti in una prospettiva grafodinamica Premessa E’ stato possibile inserire questo lavoro sia sul sito dell’associazione professionale A.Co.L.G. (Associazione Consulenti del linguaggio grafomotorio, www.acolg.it) che su quello dell’associazione culturale Grafoeduchiamoci, delle quali sono attualmente presidente, grazie al permesso ricevuto (www.grafoeduchiamoci.it) da Marco Travaglini, nipote di Alberto Spadolini, che da anni sta ricostruendo l’incredibile storia di questo artista eclettico, attraverso pazienti ricerche, che continua con imppegno a portare avanti. Travaglini ha curato pubblicazioni interessanti e ogni anno organizza eventi per farlo conoscere. Servizi televisivi, articoli, mostre ed altri eventi, non solo in Italia, sono stati centrati su questo multiforme personaggio. Marco Travaglini, mio carissimo amico da tanti anni, mi ha fornito scritti e disegni in originale o in foto, fotografie di vari momenti della vita di Spadò, allo scopo di incontrare la sua persona attraverso l’analisi grafodinamica e 2 proporre alcune osservazioni, permettendomi di riportare in questa sede scritti, immagini dei suoi dipinti e foto. Ringrazio quindi Marco Travaglini, nipote di Alberto Spadolini, di questa concessione, invitando a visitare il sito, www.albertospadolini.it. Per ulteriori informazioni, contattare [email protected] Dalle ricerche condotte, Marco Travaglini ha trovato che Alberto Spadolini è stato di fatto un artista eclettico: ecco quanto precisa di lui: scenografo al Teatro degli Indipendenti di Roma; decoratore con Paul Colin; danzatore con Mistinguett, Joséphine Baker e Mila Pareli; coreografo amato da Cécile Sorel, da Marléne Dietrich, da Maurice Ravel; attore accanto a Charles Boyer, a Jean Gabin, Tino Rossi, a Jean Marais; regista di cortometraggi sulla danza con il jazzista Jango Reinhart; adattatore dei dialoghi per la London Film (“I racconti di Hoffman”, a cui collabora, vince il Premio per la Miglior Produzione al Festival di Cannes del 1951); cantante di musica melodica incide il disco “E tu pallida luna”; poeta ispirato; scultore capace di dare un’anima alle sue opere; restauratore di quadri del settecento, di ville nel fermano, di castelli sulla Loira, di discoteche a Parigi e a Rimini; illustratore di alcuni libri dello scrittore André Marie Klenovski; pittore apprezzato da Jean Cocteau, da Max Jacob, da André de Fouquiéres … 3 ALBERTO SPADOLINI detto SPADO’ (Ancona 1907 – Parigi 1972) Introduzione Il primo momento del mio incontro con Alberto Spadolini è stato permesso dalle immagini: il suo viso in una fotografia, gli scritti, i disegni, i dipinti, le fotografie di alcuni flash delle sue danze …. Non conoscevo questo personaggio e la possibilità di fare uno studio sulla sua produzione grafomotoria, scritture di diversi periodi della sua vita, disegni, dipinti, mi è apparsa subito come un’occasione ricca di stimoli. Lavori come questi aprono prospettive che rendono una persona come un libro che viene aperto per essere letto, si comincia dalla prima pagina, ma non si sa quante pagine può avere, perché l’espressione grafomotoria rappresenta e comunica l’autore, nell’ambito dei suoi aspetti strutturali e dinamici, più precisamente quelli connessi alla costituzione, alla natura temperamentale e alle tendenze organizzative della personalità che va considerata come un sistema complesso, in continua trasformazione. Ebbene, questo mondo in fermento che è la personalità si esprime attraverso i linguaggi che l’uomo ha a disposizione e tra questi linguaggi c’è il linguaggio grafomotorio, che non è solo un insieme di lettere per fare le parole, o un insieme di segni e di colori per fare disegni e dipinti, è manifestazione dell’individuo, un risultato dinamico ricco di significati. 4 Questa non è la sede per parlare delle basi metodologiche e dei fondamenti scientifici che permettono di avvicinare, osservare e interpretare il linguaggio grafomotorio quale espressione altamente individualizzata della persona che lo ha prodotto, però vorrei semplicemente dire che il profilo che scaturirà dall’osservazione del materiale grafico di Alberto Spadolini è reso possibile da una serie di elementi e fenomeni rilevati dal movimento della sua scrittura. Un prodotto grafomotorio scaturisce da complesse interazioni psicomotorie e dinamiche correlate al temperamento, all’insieme degli aspetti che fanno parte della realtà umana di una persona e al momento storico, considerati in una prospettiva dinamica, più precisamente una scrittura è un prodotto che se anche è ‘fermo’ su un foglio, comunica il movimento vitale della persona nel momento in cui lo ha prodotto. L’osservazione grafodinamica costituisce una via per cogliere i significati dei cambiamenti organizzativi del grafismo: la grafia di Alberto mostra differenze dagli anni trenta ai sessanta e ciò è normale, perché la personalità si evolve nel tempo, animata dalle motivazioni più profonde e costanti, distolta da motivazioni legate agli eventi, variabili ed effimere, ma la personalità pur modificandosi non cambia la base strutturale, ma conserva sempre la parte che caratterizza l’individualità della persona, la sua irripetibilità ed originalità umana. Così anche la scrittura, o meglio l’espressione grafomotoria in quanto linguaggio, si modifica nella sua ‘figura’, ma continua a comunicare ciò che caratterizza l’individualità umana di una persona: i tratti caratterizzanti la natura umana di una persona non possono essere soppressi, anche se c’è una situazione di inibizione, di blocco, di alterazione, di malattia, ciò che ci rende unici resta sempre con noi fino alla fine della vita. 5 Dunque, mi limiterò ad indicare sinteticamente gli elementi che permettono la descrizione di alcuni aspetti particolari della personalità di Alberto Spadolini e la proposta di alcune ipotesi a riguardo, cercando di sollecitare l’interesse di chi legge. L’espressione grafomotoria di Spadolini Osservando il continuum evolutivo della scrittura di Spadolini, si colgono delle modificazioni nell’organizzazione del tracciato grafico che fanno comprendere come la sua persona sia stata in continuo movimento, pur mantenendo costanti le caratteristiche di base della sua struttura. Infatti, ciò che è legato all’impostazione innata, quella costituzionale e temperamentale, non può essere mai annullata, perché rappresenta l’insieme dei tratti che individualizzano la persona, che danno un’impronta che, per quanto la personalità si trasforma in relazione agli eventi della vita, resta stabile: per fare un esempio, chi nasce, in base al programma genetico, con gli occhi azzurri non può all’improvviso vedere i suoi occhi divenire di colore marrone, anche se l’azzurro può modularsi di riflessi che lo rendono cangiante, secondo il tempo o altro. Così accade anche a livello del temperamento: l’impostazione di base è comunicata dall’espressione grafica fin dall’alba del suo manifestarsi, per questo, già dalla primissima infanzia, segni e scarabocchi sono significativi, sono un linguaggio che nasce e si caratterizza in modo progressivamente più complesso, un linguaggio che possiamo chiamare ‘grafomotorio’ che comprende il disegno, la scrittura, con stili e modalità che forniscono preziose informazioni su chi li ha prodotti. Ebbene, osservando il materiale a disposizione di Spadolini, dai suoi scritti giovanili a quelli della maturità, ai disegni di diverse epoche, alle pitture, alle 6 sceneggiature, emerge, nonostante la varietà delle forme espressive, un comune denominatore che è rappresentato dalla sua impronta vitale. Per introdurre il lettore alla comprensione del suo linguaggio grafomotorio, farei notare che la scrittura di Spadò presenta una variabilità nella forza d’incisione, cioè nel modo di incidere il foglio di carta lasciando un solco che è modulato da un’altra importante forza che è quella del ritmo, nel senso che il tracciato che resta osservabile è reso possibile da una forza che porta la persona ad incidere in un certo modo (con impeto, con leggerezza, con costanza o meno, ecc.) mentre prosegue, mentre sviluppa il tracciato stesso, grazie ad altre due forze che agendo in maniera simultanea spingono in direzione verticale ed orizzontale. Senza entrare nel dettaglio di spiegazioni tecniche, quando scriviamo avvengono operazioni complesse che ci portano a realizzare il tracciato grafico interagendo con il foglio, che simbolicamente è ricco di significati e che rappresenta l’ambiente, con le sue dimensioni spazio-temporali. Ecco perché disegni e scritture di Spadolini vanno considerati non incastrandosi nella variazione del grado di un segno, ma compenetrandoli per interpretare e cogliere un discorso umano che va avanti, che si caratterizza strada facendo offrendo numerose informazioni sulla struttura e sulle dinamiche della sua personalità. Alberto Spadolini nello scritto del 1933, a 26 anni, presenta una forza d’incisione soggetta a variazioni, a non omogeneità, a marcature nei risvolti in un contesto che ha un fondo tonico ma delicato, con fasi di filiformità, unitamente a ritmi che spingono a procedere con fasi che alternano momenti di maggior contenutezza, rallentamento, a momenti di spiccata impazienza e di slancio. La scrittura non appare armonica, presenta impazienza, disordine da un punto di vista estetico, ma dietro a questo c’è un io che smania per cercare la propria realizzazione, infatti la firma, differendo dal testo, è ascendente (sale sul rigo), è più angolosa ed è sottolineata. Da 7 notare anche il margine di sinistra tendenzialmente crescente che esprime il bisogno di sganciarsi dal passato e proiettarsi in avanti: ma si osservi che le ultime due righe sono quasi trattenute, mentre il margine di destra si allarga, in quanto Alberto lotta tra tendenze opposte, che da una parte lo spingono verso l’indipendenza, dall’altra parte lo trattengono. Si fa presente che gli scritti qui riportati sono stati ridotti. fig. 1 - Scritto del 1933 diretto al primario dell'Ospedale di Ancona dr. Cappelli. Gli originali sono tutti in mostra alla Mole Vanvitelliana di Ancona. 8 Considerando l’espressione grafomotoria nelle sue caratteristiche costituzionalitemperamentali e nelle sue specifiche dinamiche evolutive, Alberto è preso da impulsi forti che lo portano a reagire, ma vive anche momenti in cui il suo io è come un terreno che è in attesa di ricevere acqua, molto permeabile e bisognoso di essere colmato, fino a cambiare e divenire un lago: la scrittura presenta molto lettere aperte in cima (Aperture a capo delle a e delle o), significative di quella parte di temperamento che induce il bisogno di sentirsi ‘colmato’, di riempire lacune affettive, di sentirsi corrisposto a livello affettivo-relazionale, espressive della forte sensualità che c’è nella sua persona, accentuata dall’eccitabilità dei ritmi che predispongono ad un’impressionabilità che, dato il contesto, si traduceva in capacità di ‘sentire’, quasi di incarnare ciò che colpiva i suoi sensi e quindi di interpretare attraverso il suo corpo, adoperato in modi diversi (per danzare, per disegnare, per scrivere, per le tante attività artistiche che lo hanno caratterizzato) la sollecitazione che aveva assorbito e ridarla dopo averla sviluppata, vissuta nella sua interiorità, restituirla quasi perdendo se stesso e identificandosi in un’immagine, in un ritmo musicale, in un colore, in un movimento. Spero di riuscire a rendere l’idea: quando si riceve un segno d’amore, noi possiamo prenderlo ed essere felici, comunicando sentimenti di gratificazione, ma, come nel caso di Alberto Spadolini, si può ricevere un segno d’amore e assorbirlo fino a divenire quel segno d’amore e a ridarlo arricchito della propria esperienza creativa, attraverso il corpo che diviene strumento espressivo dell’amore avuto. E il corpo si esprime non solo attraverso la propria fisicità, producendo un insieme di forme comunicative non verbali, ma anche attraverso il movimento grafico che, al di là del contenuto, ‘parla’ della persona che lo agisce lasciando una traccia carica di significati da interpretare. E’ un linguaggio senza parole che ‘parla’ del suo autore, infatti si può 9 dire che questo spazio dedicato a Spadolini mira a ‘leggere’ la sua persona, attraverso l’osservazione delle diverse espressioni del suo grafismo. La grafia negli anni si presenta diversa nell’organizzazione formale e nei suoi mutamenti esprime un continuo movimento creativo che in alcuni momenti è anche lotta, sofferenza, contrasto, rabbia, debolezza, esaltazione dell’io, tensione, ma non si rileva mai dal materiale consultato alcun indice significativo di un appiattimento emozionale. Ecco qui di seguito alcuni scritti (*) 10 fig. 2 - Scritto del 1933, diretto sempre al primario dell'Ospedale anconetano 1933. Scritto interessante anche per i pensieri che esprime relativamente al rapporto con le figure genitoriali: venera la madre e critica il padre. 11 fig. 3- Scritto del 1933, anche questo diretto al primario. fig. 4 - Scritto del 1945 - Appunti 12 fig. 5 - Scritto del 1954, diretto alla famiglia a Fermo. Campione grafico che presenta numerosi gesti fuggitivi: per es. vedi i tagli delle ‘t’ (reattività) e le lettere in finale di parola eseguite con un gesto curvo, a conca, spesso associato a una caduta di tono (rilasciata). 13 fig. 6 - scritto diretto all'amico Carmelo Petix anni '60. Alì è la firma del suo giovane apprendista. fig. 7 - Scritto anni ’60, indirizzato alla mamma Ida Romagnoli a Fermo. 14 fig. 8 - Scritto del 1972, indirizzato all’amico Carmelo. Rispetto ad altri scritti precedenti, nonostante la vivacità ritmica, in questo si osserva una tendenza delle ultime righe ad avere un andamento discendente. Spadò muore nel 1972. 15 Alcune osservazioni tecniche Prima di passare alla descrizione di quanto osservato, è opportuno sintetizzare alcuni rilievi tecnici sulla grafomotricità per introdurre il lettore a rendersi conto che serve competenza professionale specifica quando si fanno delle considerazioni e si spiegano i tratti e le tendenze del temperamento per comprendere una persona nella sua individualità, nelle dinamiche degli atteggiamenti, del comportamento, degli aspetti intellettivi, affettivi, emozionali e nelle modalità comunicativo-relazionali, insomma quando ci si avvicina al ‘sistema’ persona attraverso l’osservazione e analisi dell’espressione grafodinamica, bisogna disporre di specifiche competenze. Nel caso del mio incontro con Alberto, scritti, disegni, pitture, mi hanno permesso di ‘viverlo’ al presente, di sintonizzarmi con lui: la sua realtà di persona c’è, non fisicamente, ma rappresentata graficamente. Il linguaggio grafomotorio resta osservabile nel tempo, con la ricchezza delle sue informazioni. Due puntualizzazioni: 1. le informazioni riguardano il temperamento, le dinamiche della sua persona, come già detto, non certo fatti concreti; 2. essendo psicologa, oltre alla specifica competenza per analizzare la scrittura, ho potuto fare delle ipotesi e delle osservazioni particolari sulla personalità. Dunque, con il rispetto che ogni espressione grafodinamica (scrittura, scarabocchio, disegno) richiede in quanto rappresenta una persona, sono entrata con lo sguardo nel mondo umano di Alberto, rilevando una serie di fenomeni ed elementi che caratterizzano gli scritti e le produzioni pittoriche di Spadolini, per instaurare un 16 dialogo, che inizialmente più tecnico, si è poi caricato di una ‘familiarità’ che ha favorito la comprensione della sua persona. In generale, è stato già fatto osservare che la forza d’incisione (nella grafologia più conosciuta come ‘pressione grafica’) presenta delle variabilità, in particolare il tratto grafico tende ad alleggerirsi quando sale, mentre appare più marcato, seppure in maniera non omogenea, nei tratti trasversali e in quei tratti verticali che partono dall’alto e vanno verso il basso. Bisogna precisare che molto dipende anche dalla penna stilografica che ha usato: alcune con pennino fino, altre con la punta grossa e ciò inevitabilmente provoca un effetto diverso. Però, il discorso di fondo non cambia, perché la sua struttura di uomo implica una costituzione nervosa, quindi variabile, soggetta all’irregolarità con cui consuma ed esprime le sue energie vitali che restano sempre in un ambito caratterizzato da ipersensibilità ed eccitabilità. Spadolini non manca di energie vitali e alcuni scritti sono pieni di slancio ma la grafia mostra sempre uno sfondo di delicatezza, anche quando verso la piena maturità appare più grande, più ‘scura’ all’occhio che la guarda senza conoscenze tecniche. In realtà, anche le sue ultime scritture, alcune sembrano quasi irrigidite, marcate, ripropongono la non omogeneità della sua forza d’incisione e alcuni tratti discendenti sono prodotti con una maggior marcatura iniziale per poi sfumarsi, perdere d’intensità nella forza d’incisione, specie nei risvolti. In alcuni scritti, specie quelli della giovinezza, la grafia presenta un contesto grafomotorio che ha un fondo di filiformità: si consideri anche che i suoi sono scritti prodotti con l’uso della penna stilografica, che può mettere maggiormente in evidenza la variabilità della forza d’incisione. Resta comunque un dato caratteristico che il tracciato 17 grafomotorio non è mai privo di non omogeneità, con marcature improvvise e tratti che appaiono quasi ‘scoloriti’. Lo stesso andamento non omogeneo lo ritroviamo nel ritmo che sottende i movimenti orizzontali e verticali della scrittura e che, fuso con quanto avviene a livello di modulazione della forza d’incisione, fa sì che si evidenzia un solco che esprime il modo con cui Spadolini penetra con la propria forza nel foglio determinando un tracciato che presenta un certo tipo di modalità nell’orientarsi verso la profondità. Il ritmo, nella sua complessità di elementi, specie negli scritti giovanili provoca fasi in cui il tracciato grafico appare lanciato, fino a divenire una riga appena ondulata, specie nella m, nella n, fenomeno significativo dell’azione impulsiva che lo spingeva a correre, ad essere impaziente, ad andare avanti in maniera istintiva. In altre fasi il tracciato si addensa, si restringe, per poi dilatarsi ancora, in un gioco ritmico che ‘parla’ di ciò che accade nella sua inquieta interiorità. Questi fenomeni si rintracciano anche in seguito, fino agli scritti degli anni ’70. La scrittura varia negli anni anche nella sua misura: ora più piccola, ora più grande, ma mai omogenea; l’inclinazione si presenta tendenzialmente dritta, per poi apparire inclinata a destra, ma alcune lettere appaiono frenate, fino a rovesciarsi, in un contesto irregolare. E così altre categorie, che riguardano la larghezza tra le lettere, tra le parole, il livello di accuratezza, i gesti che individualizzano il tracciato con particolari modi di fare i tagli delle ‘t’, di iniziare o terminare le parole, di elaborare le maiuscole. Tutto ciò perché qualsiasi fenomeno grafomotorio non prescinde dalla complessità dei tre ritmi di fondo, correlati alla base costituzionale-temperamentale che è predisposta al mutamento e del resto anche la sua vita ha visto tante espressioni della 18 sua creatività, come una girandola dai mille colori che però è posta su un unico perno, quello del suo nucleo di uomo, portatore del progetto irripetibile che ogni individuo possiede e che nel suo caso ha spinto la sua persona a cercare la sua realizzazione mediante diverse forme di versatilità creativa che, forse, potrebbero farlo sembrare ‘tante persone’, ma la fonte è unica e il ventaglio artistico che ha progressivamente aperto vivendo la sua umanità rimane una testimonianza dell’uomo Alberto Spadolini, unico e sempre se stesso nella varietà delle sue manifestazioni, espressioni e interpretazioni. Verso l’interiorità di Spadò Attraverso l’osservazione del materiale grafico, man mano ho approfondito il rapporto con la persona Alberto Spadolini e ho incontrato un uomo ricco di energia vitale, ma anche fragile emotivamente, nonostante l’emotività giochi in lui un ruolo particolare dandogli la spinta a fare, a immergersi in un ruolo, a rappresentare le cose in maniera partecipata, quindi l’emotività è anche una forza, un potere che anima Spadò dal di dentro e lo porta ad esprimersi ricercando l’armonia con ciò che lo ha coinvolto dall’esterno. Non so se sono riuscita a spiegarmi, ma se uno stimolo lo colpisce, lo interessa, appunto coinvolgendolo emotivamente, Spadò si carica emozionalmente e cerca un contatto empatico con lo stimolo, con l’esigenza della perfezione per interpretare, rappresentare, esprimersi. La sua interiorità è sempre in movimento, pronta a infervorarsi, a cogliere ogni minima sollecitazione che colpisce i suoi sensi, vibratilissimi, come anche a caricarsi di tormento, infatti alcuni scritti della piena maturità comunicano momenti in cui il suo io si chiude, si stringe in se stesso, inibendo slanci affettivi e allontanando il tu, eppure 19 anche in questi momenti dolorosi, le cui motivazioni radicano nel passato, nell’infanzia, non scompare la voglia di vivere, di essere un’immagine di vita. Nell’interiorità, si incontra un uomo che viveva contrasti tra le sensazioni, i pensieri, i sentimenti, che era attaccato da timori, da paure legate ad una latente insicurezza che il suo orgoglio non ha forse mai accettato, da preoccupazioni che invadevano la sua identità di uomo, provocando ambiguità, conflitti, confusioni. E ciò ha provocato la nascita di una serie di meccanismi di difesa per dimostrare agli altri, ma soprattutto a se stesso, di essere forte, autonomo, sicuro, con lo sviluppo di alcuni atteggiamenti di ipercompensazione: la scrittura avanzando con l’età (v. figg. 6, 7) diventa più grande nella dimensione, le maiuscole più gonfie, in un contesto sempre vivace, eccitato nel ritmo, i tratti si lanciano in avanti e verso l’alto, verso la zona simbolicamente sede dell’immaginazione, perché il suo io ha bisogno di immaginare la propria persona, quella da consegnare alla storia, e ha bisogno di ricevere da questa persona immaginata la certezza di valere. Dall’interiorità alle opere di Spadò Osservando i suoi scritti, le sue opere e le fotografie che fermano attimi di danza, potrei dire che Spadò ha vissuto emozioni intense, tanto che riesce a comunicarle anche a chi osserva queste immagini, ma il contatto con la realtà non è facile e la grafia di Spadò evidenzia fenomeni significativi di momenti di cessione emozionale, di caduta, di tentazioni che lo espongono al rischio di attacchi di apatia, di disimpegno, di pigrizia, ma il suo io non li ammette, non può viverli troppo a lungo per il ritmo vitale che lo caratterizza ed esce da questi momenti, forse fugge, rincorrendo delle sollecitazioni, perché ciò che domina è il bisogno di vita, di sentirsi vivo e portatore di vita. 20 Se la vita fosse un suono, direi che proprio come una ballerina Alberto si muove seguendo una melodia, cercando di non perdere una nota, ma di incarnarle tutte, per sentirsi pieno, appagato, colmato, in una ricerca di armonia tra femminile e maschile, che dentro di lui faticavano a trovare un dialogo concertato. Nelle sue pitture compaiono tante ballerine e si notano fasci di luce che partono dall’alto, ma che forse vanno anche verso l’alto: non sono un critico d’arte e quindi non entro in dettagli di cui non ho la competenza, ma da un punto di vista simbolico, in relazione a quanto emerge dalla sua espressione grafica, proverei a dire che Spadò viveva un ruolo di mediatore: cercava stimoli, li riceveva, li incorporava, li rinviava, dando inizio ad un processo comunicativo in cui voleva diventare il protagonista perfetto e non importa quale stimolo fosse, l’importante è che toccasse i bisogni della sua interiorità che rispondeva, coinvolgendosi tutta. Ciò spiegherebbe la sua versatilità creativa e la varietà dei ruoli artistici che ha agito e che, come già precisato, derivano da un’unica fonte, la sua individualità umana. I suoi dipinti offrono numerosi spunti simbolici: passa dal paesaggio che apre orizzonti sfumati e illuminati dietro a primi piani in cui i colori sono netti, o le figure si stagliano in maniera contrastante rispetto allo sfondo, come se in lui ci fossero due dimensioni che faticano a comunicare. Non sono un critico d’arte e quindi non entro in merito, ma vorrei semplicemente dire che in tutti i suoi dipinti si coglie la presenza di una dualità che sembra riflettere i contrasti della sua personalità: la forza e la leggerezza, il buio e la luce, il movimento e la staticità (per esempio il volto che osserva nel ‘Il giocoliere’, l’uomo che guarda due ballerine), il maschile e il femminile. Una delle opere particolarmente significative è quella in cui si osservano due volti: uno femminile di prospetto e uno maschile di profilo, con un gioco di combinazione tale che 21 la bocca accomuna entrambi i volti e anche lo sguardo degli occhi è riunito nel guardare verso una direzione, verso chi guarda il quadro. Ecco il quadro: Dipinto di un volto formato da metà viso maschile e femminile. Titolo: Il volto dell’amore. Foto del quadro originale, non restaurato. Poiché bocca e occhi sono simbolicamente significativi del contatto affettivo e relazionale, questo volto composto da queste metà visi, con uno sguardo che percepisco enigmatico, è, a mio avviso, emblematico di un settore non semplice della vita di Spadolini, quello dell’identità di genere, della compatibilità tra il proprio femminile e il proprio maschile, ma che, sia dai dipinti che dalla scrittura, appare ricercata, ma è anche temuta. Nella grafia il rapporto tra curvilineità e angolosità non appare armonico, direi 22 che c’è quasi una ricerca, peraltro impossibile, di separare le due dimensioni: il suo linguaggio grafomotorio comunica opposti che si cercano e si fronteggiano. Dipinto in cui un uomo che a me sembra un fauno osserva le ballerine Ecco qui di seguito altre sue pitture: “Duilio, la première leçon de danse”, Spadolini 1947, olio su tela cm. 28 x 35 (Coll. P. Oger) 23 Disegno di un uomo e una donna, di profilo. L’uomo ha gesto che abbraccia ma sembra anche trattenere la donna. Dagli scritti, quindi, emerge un rapporto maschile-femminile conflittuale, due mondi che si cercano, che desiderano l’armonia, ma lottano per la supremazia: è come se unendosi potesse svanire l’essenza del femminile e quella del maschile, anche in alcune foto Spadò ha delle espressioni decisamente delicate, femminili, sinuose, in altre ha un’espressione più dura (vedi sito ALBERTO SPADOLINI WEB MUSEUM). Da osservare queste foto giovanili: La somatica nelle foto mostra un’irregolarità nelle sopracciglia: quella che è nella parte destra della foto è inarcata, l’altra è ad arco curvo. Dietro gli artigli c’è una metà di viso morbido: proviamo a coprire una parte per osservare le metà del viso separatamente. 24 Questa parte è più aggressiva Questa parte è più ricettiva Anche il taglio della bocca è differente. Interessante è anche questa foto mentre balla con una danzatrice: Sulla rappresentazione del femminile rimanderei al citato sito per visionare i tanti quadri che raffigurano ballerine che danzano leggiadramente, sotto l’effetto di luci diverse. 25 Ballerine, quadro degli anni ‘50 In altri momenti, Spadò assume posture per mettere in rilievo tutta la forza, cercando di ostentare l’aggressività creativa del maschile. Ecco alcuni esempi: 26 Essere uomo, essere donna, due dimensioni che hanno bisogno reciprocamente una dell’altra ma che forse nella personalità di Spadò sono talmente bisognose di ‘perfezione’ che temono che l’incontro, l’unione, possa fonderle in un’immagine non perfetta e ciò riflette le sue problematiche a livello di identità psicosessuale che lo portano a cimentarsi nello sforzo di tenerle separate: potrei provare a dire che i contrasti simbolicamente dipendono dal rapporto maschile-femminile che è nella sua interiorità. Una lotta e una passione che a mio avviso ha alimentato la sua fonte di geniale e originale creatività. Il discorso è più complesso, ovviamente, e questi sono solo spunti di riflessione che nascono dall’osservazione della produzione grafoespressiva di Alberto Spadolini, detto Spadò, per incontrare la sua eclettica persona. Chiuderei qui, ma l’incontro con Spadò non può finire con questa frase: ho incontrato un uomo che, con la sua realtà personale, offre un territorio vasto da esplorare e conoscere, una vita che con la sua complessità aiuta a comprendere quali possono essere i problemi di chi forse ha vissuto con il tormento di riuscire ad accorgersi di vivere. ISABELLA ZUCCHI