N°16 2012 PAVIMENTI e SUPERFICI CONTINUE pavimenti SUPERFICI CONTINUE LA RIVISTA DEI PAVIMENTI IN CALCESTRUZZO E IN RESINA, DEI MASSETTI E SOTTOFONDI Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1 – CN/BO Associazione Nazional e Pavimentazioni Continue PAVIMENTI IN CALCESTRUZZO 2012 ■ ■ ■ AITEC: Dati sui consumi del cemento CONPAVIPER: I Bigini.. se è vero che per ogni problema c’è una soluzione Bergamo: il caso dell’Ospedale Rocket nuovo 200-4H 200-2H Malta per viabilità immediata Nuovo Rocket 200-4H e Nuovo Rocket 200-2H rappresentano la rinnovata linea di premiscelati fibrorinforzati pronti all’uso per malte e betoncini con adeguato tempo di lavorabilità, a rapido indurimento e ritiro controllato, da impiegare nella messa in opera di caditoie e chiusini stradali, ricostruzione parziale di strade, piste aeroportuali, sedi ferroviarie o tranviarie da riaprire al traffico in poche ore. Queste nuove formulazioni, grazie alla ricerca Buzzi Unicem, consentono di operare con celerità anche con temperature ambientali rigide, garantendo un rapido sviluppo delle resistenze meccaniche e permettendo un veloce ripristino della viabilità. Buzzi Unicem S.p.A. via Luigi Buzzi, 6 15033 Casale Monferrato [AL] Italia tel +39 0142 416219 fax +39 0142 416320 [email protected] www.buzziunicem.it 4 Dario Bellometti nota del Presidente Il Discorso del Presidente VI Congresso conpaviper Cari Soci, cari amici, un saluto a tutti voi intervenuti e un ringraziamento ai RELATORI e agli SPONSOR che hanno contribuito alla realizzazione di questo CONGRESSO. Sono passati pochi anni da quando, la sera, prima di tornare a casa, potevo dedicare l’ultima ora di lavoro alla valutazione dei conti dei singoli cantieri, sulla base delle schede registrate a mano dai capi squadra, spesso compilate con qualche parola in bergamasco, verificare le conferme fax degli ordini, controllare gli stampati dei pagamenti e dei movimenti di banca. Dopo di che chiudevo l’ufficio con la serenità di chi si sente ogni cosa sotto controllo. Oggi, mentre sono in cantiere, controllo la mail che arrivano sul blackberry, cerco di risolvere ogni problema in diretta attraverso il cellulare, i conti della banche li vedo su uno schermo attraverso un homebanking, mentre le conferme di ordine arrivano in tante forme diverse. Contemporaneamente ho una persona che deve occuparsi dell’aggiornamento della sicurezza, dei DURC, dei dati telematici per le agenzie dell’entrate e, infine, c’è un consulente che mi chiama per dirmi che diventerò vecchio se non porto tutta la mia organizzazione in cloud, che non capisco neanche cosa sia. Cari Soci, cari amici, questa crisi è anche questo. Un mondo nuovo, un modo nuovo di organizzare il lavoro, di fissare le priorità. Un mondo in cui se il cliente di un pavimento da 500 mq non mi paga, non è colpa sua, ma è colpa del fatto che negli Stati Uniti è esplosa la bolla finanziaria, che se una banca non mi da un affidamento, è perchè Pavimenti e Superfici Continue - N°16 cresce lo spread con la Germania, che se un cliente decide di non fare la periodica manutenzione del suo pavimento è perché con l’EURO gli conviene produrre in Polonia, vendere dalla repubblica ceca e avere gli uffici in Romania… È un mondo che si sta evolvendo alla velocità della luce, una velocità che genera forse confusione, che lascia poco tempo per riflettere, per pensare, per gestire in modo corretto un’azienda, in cui non solo è facile perdere la bussola ma è anche difficile capire quali sono i reali nemici da combattere. È un mondo in cui è facile prendere la via della depressione. No, non possiamo essere come Don Chisciotte, e ritrovarci a combattere contro dei mulini a vento. Io sono uno di voi. Non posso essere io a trovare le soluzioni per il settore, per tutti noi. Lascerò ad alcuni esperti, chiamati in questo Congresso, il compito di darci dei numeri, presentarci degli strumenti, definire degli scenari. Ma poi parliamone, riflettiamo insieme, perché la risposta non può venire ne solo da noi ma neanche solo dagli altri. Dobbiamo riflettere prendendo atto di questo grande cambiamento. Il nostro è un Paese in cui sono state fatte molte conquiste sociali. Una donna può andare in maternità, un lavoratore può ammalarsi, esiste (o speriamo che esista) una pensione, abbiamo un’assistenza sanitaria. Tutto questo ha un costo, che ci rende quindi meno competitivi nel mercato globale della produzione. Chi sta sopravvivendo a questo cambiamento? solo chi riesce a dare valore al proprio lavoro. Per dare valore al nostro lavoro cosa occorre: •Norme tecniche chiare, perché sia premiato chi lavora bene e non chi lavora male. •Prezziari delle Camere di Commercio diffusi e rispettati, perché il lavoro fatto bene ha un costo. •Controlli, e ancora controlli, ma non solo fiscali: è ora che lo stato cominci prima a controllare come si fanno i lavori, e poi si permetta di venire a vedere nelle nostre tasche. Perché un lavoro fatto in assenza di controlli è un lavoro che favorisce non solo la perdita di qualità ma anche situazioni di lavoro non trasparenti. Ci si chiede di trainare l’Italia fuori dalla crisi, ma se non ci consentono di averne le risorse, come potremo farlo? L’Associazione sta facendo la sua parte, •con la preparazione delle norme; •con la presenza nell’Osservatorio del calcestruzzo, con la sua rivista … •ma da soli non ce la possiamo fare. Il recente caso degli Ospedali RIUNITI di Bergamo evidenzia dove sta uno dei peggiori tumori delle costruzioni. In un mercato con una riduzione drastica dei volumi, quando accade che una delle opere più importanti nel territorio che oggi ci ospita sia realizzata al massimo ribasso, arrivando poi a dover bloccare i lavori perché ancor prima che l’ospedale sia in funzione i massetti presentano gravi problemi, si sta superando il limite. Noi siamo qui per dire basta. Perché il risultato di questa vicenda può essere così riassunto: •con il massimo ribasso si impedisce alle aziende di operare nel rispetto dei conti aziendali: e chi cade in questo tranello fa il male del settore e il male di se stesso; •con il massimo ribasso e senza regole serie non si dà la possibilità alle aziende di competere in base al loro valore, e il mercato si abitua a valutarci solo in base a un prezzo. Dobbiamo renderci conto che siamo noi per primi che accettando questa logica portiamo il mercato a muoversi solo in questo modo e, in fondo, diventiamo vittime di noi stessi. Dobbiamo smettere di accusare di volta in volta chi cade in questo tranello, e unirci per lavorare insieme per cambiare il sistema. Siamo alla fine di un’epoca? Io penso che siamo all’inizio di una nuova. La produzione si sposta, ma l’Italia si trova in una posizione geografica cruciale: all’incrocio tra l’Europa, l’Africa e il Medio Oriente mediterraneo, e potrà sviluppare un potenziale di crescita immenso se saprà approfittare di questa tripla appartenenza. Potrà diventare il vero polo del commercio e della logistica mondiale. Logistica vuol dire piazzali, capannoni ultra tecnologici, vuol dire servizi collegati, vuol dire lavoro. Abbiamo quindi delle chance come paese per poter venire fuori da questa crisi, ma vanno affrontate senza ipocrisia, perché un paese non può da un lato riconoscere al singolo individuo ogni diritto sociale per una vita dignitosa e dall’altro impedire alle imprese che rendono ciò possibile di sopravvivere. Noi no, noi non ci arrendiamo. In questi anni siamo stati volutamente testardi nel cercare di costruire un futuro migliore per il settore. Siamo stati affamati, affamati di norme che definissero le regole per una corretta pratica, siamo stati affamati di leggi, che rendessero chiare le responsabilità, perché non potevamo, e non possiamo accettare, che dietro a un problema ci sia sempre e solo la nostra faccia sul tavolo degli imputati, siamo stati affamati di un’identità, perché era chiaro, occorreva essere forti e rappresentativi per poter rappresentare il nostro settore. Questo è il mio messaggio di oggi, dobbiamo continuare ad essere lupi, organizzati in una caccia che non termina e diventa sempre più dura, e non iene che si buttano sulle carogne che ci lascia il mercato. Per farlo CONPAVIPER mette in campo tutte le sue forze. •Abbiamo definito un Sistema di Certificazione dei Cicli resinosi. •Abbiamo avviato i lavori per un nuovo Codice di Buona Pratica dei Massetti. •Abbiamo aderito all’Osservatorio sul Calcestruzzo del Consiglio Superiore dei LL.PP. , che avrà il compito di monitorare cosa accade nel nostro mercato. •Ader iamo a CONFINDUSTRIA, attr aver so FEDERBETON, per poter fare parte del sistema di rappresentanza del mondo dell’industria. •Abbiamo definito un nuovo statuto, che crea tre SEZIONI all’interno dell’Associazione, per dare una gestione più diretta a ogni imprenditore delle politiche associative. •Abbiamo definito un codice deontologico più severo, perché abbiamo bisogno di legalità e di un sistema che premi gli imprenditori veri. E ora lascio la parola a tutti voi, perché questo CONGRESSO deve essere il NOSTRO CONGRESSO, perché deve essere un luogo aperto di riflessione e di idee, di partecipazione e di condivisione, perché come ho affermato anche nel CONGRESSO 2011, abbiamo bisogno di ritrovare serenità. . Il discorso è visibile sul canale youtube CONPAVIPER: http://youtu.be/syDe67zMhG0 Pavimenti e Superfici Continue - N°16 6 aitec Dati sul consumo del cemento conpaviper I Bigini... se è vero che per ogni problema c’è una soluzione Bergamo Il caso del nuovo ospedale In copertina: La posa di un pavimento in calcestruzzo Pavimenti e Superfici Continue - N°16 7 sommario Organo ufficiale di CONPAVIPER Associazione Nazionale Pavimentazioni Continue Sede Legale Via Tiberina, 31/b 00065 Fiano Romano (Roma) Sede Operativa Viale della Libertà, 31 55049 Viareggio (LU) Tel. 0584.370863 Fax 0584.398235 Direttore Responsabile Andrea Dari ∆ nota del Presidente Il Discorso del Presidente VI Congresso CONPAVIPER di Dario Bellometti.................................. 4 ∆sottofondo editoriale Un nuovo statuto e nuova squadra per CONPAVIPER a cura di Andrea Dari................................ 12 ∆incontro con l’editore Intervista a Salvatore Tavano di Andrea Dari...................................... 14 ∆il punto sul calcestruzzo Anche per le formiche si fa dura di Riccardo Romanini................................. ∆La nuova norma UNI EN 197/1 di Massimo Veglia ................................... ∆Dati AITEC sui consumi del cemento ................ ∆Pavimentazioni drenanti in calcestruzzo di Enrico Corio .................................... ∆XVI Congresso ERMCO ............................... ∆Pavimentazioni industriali in calcestruzzo senza rete metallica di Mario Collepardi, Silvia Collepardi, Jean Jacob Ogoumah Olagot, Roberto Troli................................ 16 18 22 24 28 30 ∆il punto sulle resine Bigini... se è vero che per ogni problema c’è una soluzione di Ciro Scialò...................................... 44 ∆Considerazioni sulle Linee guida FeRFA di Ciro Scialò...................................... 46 ∆il punto sui massetti Il caso dell’Ospedale di Bergamo di Thomas Gessaroli................................. 50 ∆ Pubblicata la norma UNI 11444 sulla classificazione acustica di Thomas Gessaroli................................. 52 ∆Intervista ai produttori dei mezzi di pompaggio di Thomas Gessaroli................................. 54 ∆rubrica........................................... 60 ∆l’esperto risponde................................ 66 ∆da CONPAVIPER..................................... 70 Comitato di Redazione Dario Bellometti (Presidente) Paolo Bronzieri Luciano Massazzi Marco Massolino Gian Luigi Pirovano Ivo Salvini Coordinamento Editoriale Stefania Alessandrini Redazione Stefania Alessandrini Thomas Gessaroli Patrizia Ricci Per inserire pubblicazioni aziendali Imready srl Strada Cardio, 4 47891 Galazzano - RSM Tel. 0549.941003 Fax 0549.909096 [email protected] Pubblicità Idra.pro srl Piazzetta Gregorio da Rimini, 1 47921 Rimini - RN [email protected] Editore Imready srl Strada Cardio, 4 47891 Galazzano - RSM Tel. 0549.941003 Fax 0549.909096 Grafica Idein Stampa Studiostampa sa La rivista è aperta alla collaborazione di tecnici, studiosi, professionisti, industriali. La responsabilità di quanto espresso negli articoli firmati rimane esclusivamente degli Autori. Autorizzazione: Segreteria di Stato Affari Interni Prot. n. 2188/75/2008 del 21/11/2008. Copia depositata presso il Tribunale della Rep. di San Marino Pavimenti e Superfici Continue - N°16 8 speciale congresso Francesco Curcio Paolo Stocco rete wege Un approccio pragmatico alla creazione di reti d’impresa Si riporta di seguito un approfondimento trattato durante il Congresso CONPAVIPER tenuosi a Bergamo il 24 Maggio. “Le imprese italiane sono in media del 40 per cento più piccole di quelle dell’area dell’euro. Fra le prime 50 imprese europee per fatturato sono comprese 15 tedesche, 11 francesi, solo 4 italiane. La struttura produttiva del nostro paese appare statica: i passaggi da una classe dimensionale a quella superiore sono rari. Nei primi anni Sessanta gli stabilimenti manifatturieri con oltre 100 addetti assorbivano in Italia il 43% dei lavoratori del settore, contro oltre il 60% in Francia e in Germania. Da allora la quota è scesa in Italia assai più che in Francia e Germania, fin sotto il 30%. La flessibilità tipica delle piccole imprese, che in passato ha contribuito a sostenere con successo la nostra competitività, oggi non basta più. Occorre un maggior numero d’imprese medie e grandi che siano in grado di accedere rapidamente ed efficacemente ai mercati internazionali, di sfruttare i guadagni di efficienza offerti dall’innovazione tecnologica.” Sono parole tratte dall’ultimo discorso dell’allora Governatore Mario Draghi all’Assemblea della Banca d’Italia il 31 maggio 2011. Esprimono, meglio di qualsiasi altra considerazione, il pericolo che sta correndo l’economia industriale del nostro Paese, storicamente vincolata ad un modello organizzativo basato sul principio che “piccolo è bello”, del tutto inadeguato a sostenere oggi il duplice fronte della crisi economica e della globalizzazione dei mercati. La crescita dimensionale è perciò un’esigenza irrinunciabile per restituire competitività al tessuto imprenditoriale italiano, che negli ultimi anni ha perso colpi rispetto a quello di molti altri Paesi: non è senz’altro la causa principale di questo deficit, perché le ragioni della debolezza del sistema-paese vanno ben oltre quelle della dimensione delle nostre imprese, ma è senz’altro la criticità su cui gli imprenditori italiani si interrogano e sentono di dover fare la loro parte. Come crescere? Il tema delle aggregazioni non è facile da affrontare. Siamo, infatti, difronte ad un vero e proprio paradosso: tutti concordano che le nostre imprese devono crescere, eppure le statistiche continuano a raccontarci che la realtà è ben diversa e che il Pavimenti e Superfici Continue - N°16 numero di integrazioni avvenute ed operanti è molto esiguo. Ci lamentiamo, e molto, della nostra dimensione, ma pochi sono gli imprenditori che passano dalle parole ai fatti. Perché? L’Italia è il Paese dei 100 campanili, abbiamo uno spiccato senso dell’individualismo e dell’autonomia, che esprimiamo in qualsiasi contesto e a qualsiasi livello e che mal si concilia con la disponibilità a condividere con altri “le nostre cose”. Vogliamo e dobbiamo sentirci indipendenti, fatichiamo a vivere fino in fondo il senso di appartenenza, ci fidiamo delle nostre sole forze e soffriamo l’obbligo di rispettare le regole comuni di funzionamento e i riti della convivenza. Tutto questo è un valore, perché ci ha portato a sviluppare modelli organizzativi relativamente semplici e snelli, che – accorciando la catena decisionale – fanno della flessibilità e dell’adattabilità alle circostanze elementi di sicura efficienza. Al tempo stesso, è un limite alla ricerca di una visone collettiva e allargata degli orizzonti in cui muoversi insieme ad altri, pur condividendo obiettivi, principi e programmi. 9 Riferimenti rete wege: Francesco Curcio - [email protected] Paolo Stocco - [email protected] Per nostra for tuna, le forme di aggregazione tra imprese sono molte e diversificate. Si va dalle più semplici, come un buon contratto di fornitura: questo è già di per sé una forma di aggregazione, perché le par ti si impegnano contrattualmente a rispettare determinati requisiti della prestazione, in cambio di un beneficio economico condiviso. Ce ne sono di più complesse, come i gruppi di acquisto, i consorzi, le associazioni temporanee d’impresa, nelle quali determinate risorse e attività vengono messe a fattor comune per un obiettivo specifico e, spesso, per un periodo limitato nel tempo. Ci sono le reti commerciali, inclusi i franchising, che rispondono al bisogno di disseminare capillarmente sul mercato i prodotti realizzati centralmente. Ci sono infine i riassetti societari, in cui la proprietà delle imprese rivede i suoi assetti interni e li ridefinisce coerentemente ai nuovi obiettivi che si è data. L’ultimo nato, in ordine di tempo, è il contratto di rete. Se ne parla molto, ed è ancora presto per stabilire quanto sia veramente efficace e quali risultati concreti sia in grado di portare. Le premesse sono però quelle giuste, per le cose che cercheremo di spiegare nel proseguo di questo articolo e a noi, studiosi delle organizzazioni d’impresa e da sempre “nemici” di coloro che si innamorano degli strumenti e li utilizzano a prescindere dalla loro originaria destinazione d’uso – come se bisognasse prima impadronirsi delle soluzioni e poi cercarsi i problemi da risolvere con le soluzioni che si hanno in mano – è piaciuto da subito, al punto di averlo sperimentato sulla nostra pelle, concentrando in un contratto di rete tutti gli sforzi di crescita delle nostre società di consulenza. Che cosa rende diverso il contratto di rete dalle altre formule di aggregazione? Una cosa su tutte: permette di lavorare esclusivamente su ciò che unisce i partner della rete e di rinviare ad altro momento la gestione comune delle attività che generano attriti e contrasti. È vero, il più delle volte questo modo di procedere dà origine a legami organizzativi deboli e parziali: le parti possono, ad esempio, decidere di condividere singole fasi del business oppure di affidare alla rete compiti di coordinamento su determinate voci di spesa; non è nemmeno necessario costruire un soggetto distinto dalle imprese partecipanti, che devono pertanto formalizzare con propri atti (ordini, fatture, pagamenti, contratti, etc.) ciascun impegno assunto dalla rete in nome e per conto dei suoi componenti. Questo aspetto non va visto come un limite, bensì come una nuova e straordinaria opportunità messa a disposizione dal legislatore, che ha voluto superare gli ostacoli derivanti dalla diffidenza ad aggregarsi di cui si diceva pocanzi, permettendo di andare oltre il principio della “crescita a tutti i costi” e invitando i partecipanti della rete a concentrarsi sulla loro capacità di trasformare subito la volontà di collaborazione in azioni concrete e possibili, non dovendo occuparsi di altro che non sia strettamente legato a ciò che li unisce. Facciamo qualche esempio di collaborazioni tipiche del contratto di rete: la condivisione d’informazioni acquisite con ricerche affidate a terzi, il finanziamento di attività di ricerca e innovazione, la formazione e l’aggiornamento dei collaboratori, la creazione e gestione congiunta di determinati servizi strumentali, la realizzazione di offerte integrate, la promozione di marchi collettivi, l’apertura di nuovi mercati ed il raggiungimento di mercati lontani, l’acquisto di licenze e brevetti, la condivisione di determinati standard qualitativi di filiera per lo sviluppo di prodotti di qualità, etc. Il contratto di rete propone, in altre parole, un approccio progressivo all’aggregazione, iniziando ad affidare alla rete la quota-parte di governo della propria impresa che si è già pronti a condividere e quindi consentendo a tutti di “assaggiarsi” e di sondare l’effettiva volontà di partecipazione al progetto comune. “Meglio il 60 % subito, che il 100 % chissà quando…”. Saranno poi i risultati, se arriveranno, a recuperare quel quid di motivazione che mancava in principio e che condurrà i partecipanti a consolidare la collaborazione, con formulazioni più solide e stabilizzate. Weaver , che in inglese significa “Tessitore di reti”, è il nome che abbiamo voluto dare all’approccio metodologico sviluppato per assecondare gli imprenditori desiderosi di costruire la propria rete d’impresa. Lo abbiamo schematizzato in 5 fasi + 1 premessa. Cominciamo dalla premessa, necessaria a capire se c’è l’opportunità di innescare una nuova rete. Da qui facciamo passare i nostri clienti all’inizio del processo di aggregazione e qui si ritorna a passare tutte le volte in cui, durante il processo, si incontrano ostacoli e ci si ferma, per capire dove stanno i problemi e qual è la giusta configurazione. Ci vuole, infatti, un obiettivo chiaro e definito. Vanno sondate le ragioni fondanti del progetto e, soprattutto, va verificato il loro impatto sui valori imprenditoriali e la cultura d’impresa esistenti. Un conto, infatti, è inseguire Pavimenti e Superfici Continue - N°16 10 una crescita dimensionale i cui bisogni sono solitamente di carattere finanziario, produttivo o commerciale, altro è quello di voler intraprendere un progetto di innovazione tecnologica sul prodotto e/o sul processo, altro ancora è quello di riorganizzare il business attraverso accordi di filiera o la condivisione di servizi alla produzione e al postvendita. Ogni aggregazione ha il suo strumento ottimale per realizzarla, ed è giusto partire dalla sua definizione e riconoscimento, per non sbagliare il primo passo. La Fase 1 è quella della messa a fuoco del tipo di aggregazione. Gli obiettivi correnti, i vincoli ed i bisogni dell’imprenditore vengono analizzati alla luce dell’obiettivo definito in premessa e si comincia a delineare la geometria della rete (orizzontale, verticale o mista), immaginando i potenziali partner e le modalità con le quali avviare la loro ricerca. È giusto vivere in modo creativo e senza vincoli pregiudiziali questa fase, lasciando ampia libertà alla produzione d’idee e alla costruzione di potenziali scenari. La Fase 2 ci riporta invece con i piedi per terra e sottopone a verifica di coerenza quanto si è immaginato realizzabile nella fase precedente. La chiave di lettura principale di questa fase è duplice: da un lato, vanno infatti definiti gli elementi aggreganti; dall’altro, tutti i potenziali partner della rete sono chiamati ad analizzare e condividere i presupposti di base. Ciascuno inizia a misurare – singolarmente e collettivamente – l’impatto atteso dalla rete sul rafforzamento della propria azione sul mercato, su quanto migliora la redditività e su quanto diminuiscono i costi; si stabiliscono quali sono gli investimenti da fare e quale priorità assegnare a ciascuno di essi; si analizzano i fabbisogni di risorse e competenze richiesti dal progetto. Nel frattempo, sul piano emotivo, s’iniziano a prendere le prime misure della convivenza, perché occorre confermare la sintonia di vedute, esplicitare nuove visioni e obiettivi comuni, dare conto agli altri partner della propria disponibilità a condividere informazioni e strategie e avviare nuovi strumenti comuni di controllo. Noi abbiamo imparato a gestire questa fase, andando a cercare i problemi e mettendo seriamente alla prova la tenuta dell’aggregazione: più presto infatti vengono fatti emergere gli ostacoli, più presto vengono affrontati e possibilmente risolti, più velocemente procede l’intero percorso di aggregazione. Quando i contrasti non si risolvono in questa fase, c’è evidentemente qualcosa di ostativo alla creazione d’impresa, che rende sterile ogni tentativo di procedere; meglio tornare ai blocchi di partenza, capire quali valutazioni in premessa sono state sbagliate , cor reggere e ricominciare. Quando si arriva alla Fase 3, il clima interno alla rete torna ad essere creativo: è il momento infatti della definizione di dettaglio degli obiettivi quantitativi, della esplicitazione del Piano Operativo, della configurazione del sistema di monitoraggio e delle decisioni sui valori target da perseguire. Più si è bravi e dettagliati in questa fase, meno occasioni d’incomprensione e conflitto si avranno durante la vita della rete. La Fase 4 è quella più dura: noi l’abbiamo chiamata la fase delle Regole. Vengono, infatti, prese le decisioni finali sulla forma organizzativa prescelta per la rete, che può anche non coincidere con quella che si era pensata all’inizio del percorso. L’importante è procedere alla formalizzazione degli accordi con la formula più opportuna, alla luce delle analisi di dettaglio compiute nelle Pavimenti e Superfici Continue - N°16 fasi precedenti. Non basta, però: bisogna, infatti, costruire il regolamento interno dell’aggregazione, che descrive il funzionamento dei processi organizzativi messi in comune e stabilisce i comportamenti delle persone nel loro svolgimento. In questa fase, vanno affrontati di petto e risolti due nodi, solitamente cruciali: quello delle decisioni sulla gestione interna della leadership e quello dei ruoli differenziati dei partner e del loro grado di autonomia. Non esistono ricette univoche e ciascuna rete è libera di darsi le proprie regole in tal senso: l’unico errore da non compiere è quello di non parlarne e quindi di non decidere. Così come non vanno presi sotto misura gli elementi disgreganti l’unione che si sta realizzando, quali ad esempio il riconoscimento dell’apporto differenziato di risorse, competenze e attività di ciascun partner, la coerenza tra i tempi di realizzazione e le risorse messe in campo, le implicazioni di carattere finanziario. A questo punto, la rete è nata e Fase 5 coincide con la sua manutenzione. Come ogni cosa nuova, essa avrà infatti bisogno di un tempo di rodaggio, nel corso del quale si mette a punto l’operatività della rete, si correggono gli errori di impostazione commessi, si approfondiscono gli accordi presi e molto probabilmente – se la rete inizierà a produrre risultati positivi – si amplia il campo di applicazione degli accordi stessi. In buona sostanza, gli elementi sostanziali di un’aggregazione sono tre: •non deve limitare o sopprimere l’individualità, ma l’individualismo; •per rafforzarsi nella competizione, non basta la cultura della cooperazione, ma occorre la cultura della coalizione; •nell’aggregazione, ruoli e responsabilità vanno distribuiti in maniera equilibrata e condivisa. 11 Lo scopo per ciascun imprenditore coinvolto nell’aggregazione è però unico e ci piace descriverlo così: “Condividere un obiettivo comune, perché in quell’obiettivo ciascuno vede la realizzazione dell’obiettivo personale”. Come fare a capire, se si è pronti per intraprendere un percorso del genere? Noi abbiamo pensato a queste 7 semplici domande che, in modo neanche troppo scherzoso, ripercorrono gli aspetti trattati in questo articolo: 1.Siete pronti a dialogare per realizzare un’idea? 2.Siete pronti a non avere tutto il controllo? 3.Siete pronti ad una pianificazione aperta? 4.Siete pronti a rivedere l’organizzazione e i processi? 5.Siete pronti a costruire nuovi mercati per nuovi clienti? 6.Siete pronti a rinunciare a parte della vostra autonomia? 7.Sei pronto per cambiare il ritmo e la velocità dei tuoi pensieri e della tua impresa? Se la risposta è SI a tutte e 7 le domande (e badate bene: alle prime 6, noi stiamo cercando un SI espresso congiuntamente da tutti i componenti della rete; all’ultima sarà necessario un SI individuale), allora si è pronti fino in fondo a mettersi in gioco e l’aggregazione avrà un bel successo! Buona fortuna! . L’intervento di Francesco Curcio al VI Congresso CONPAVIPER è visibile sul canale youtube dell’associazione al seguente link: http://www.youtube. com/watch?v=0AjqpY-tqw8 Pavimenti e Superfici Continue - N°16 12 Ing. Andrea Dari Direttore Responsabile PSC Un nuovo statuto e nuova squadra per CONPAVIPER Nel corso dell’ASSEMBLEA dei SOCI 2012, si è proceduto all’approvazione del nuovo statuto associativo. Con il nuovo statuto la novità più importante è che sono state istituite tre sezioni all’interno di CONPAVIPER: •Sezione pavimenti in calcestruzzo. •Sezione rivestimenti in resina. •Sezione massetti e sottofondi. La scelta ha l’obiettivo di consentire ai settori rappresentati da CONPAVIPER di poter operare con maggiore autonomia. Ogni Azienda associata può quindi valutare di iscriversi a una o più sezioni, maturando la possibilità di partecipare alle riunioni specifiche. Ogni Sezione potrà nominare un proprio Coordinatore, avviare riflessioni, costituire comitati e gruppi di lavoro, e proporre la realizzazione di progetti. L’altra importante novità è la creazione di un organo di governo allargato: la Giunta, con poteri maggiori rispetto al Direttivo, che risulta ora con composizione più ristretta ed incarichi più operativi. Nel corso dell’Assemblea si è anche votato. Innanzitutto è stato prolungato di un anno, con norma transitoria, il mandato del Presidente e dei Vice Presidenti. Quindi è stata eletta la Giunta, il collegio dei revisori dei Conti e il Collegio dei Probiviri. La composizione della Giunta è stata poi completata con la nomina di ulteriori cinque componenti da parte del Presidente. La Giunta nella sua prima riunione ha quindi eletto il Consiglio Direttivo. . Pavimenti e Superfici Continue - N°16 13 IL NUoVo orgaNIgramma DeLL’aSSoCIazIoNe Presidente: Bellometti Dario Vice Presidenti: Massazzi Luciano e Romanini Riccardo Past President: Carissimi Giorgio Responsabile del Fondo Associativo: Cinquini Paolo Giunta •Acquaviva Michele •Bellometti Dario •Bronzieri Paolo •Carissimi Giorgio •Carniti Marco •Cinquini Paolo •Colombi Paolo •Massazzi Luciano •Pari Angelo •Parietti Enzo •Penati Fabrizio •Pirovano Gian Luigi •Romanini Riccardo •Schiavo Luigi •Scialò Ciro •Vavassori Edmondo •Vinella Costantino Direttivo •Acquaviva Michele •Bellometti Dario •Carissimi Giorgio •Cinquini Paolo •Massazzi Luciano •Pari Angelo •Penati Fabrizio •Romanini Riccardo •Schiavo Luigi •Scialò Ciro •Vavassori Edmondo •Vinella Costantino Probiviri •Butrichi Oreste •Cassandro Antonella •Gabrielli Paolo •Invernizzi Andrea •Salvini Ivo Revisori dei Conti •Bonifaccio Dario •Malatesta Stefano •Ricchi Gianfranco TRANSMAT 27.45 MISCELATRICE E TRASPORTATRICE DI MASSETTI, MALTE E CALCESTRuzzI www.turbosol.it www.turbosol.it Pavimenti e Superfici Continue - N°16 14 incontro con l’editore a cura di Andrea Dari Direttore Responsabile PSC Intervista a Salvatore Tavano Presidente ASSIAD, Associazione Italiana Produttori di Additivi e Prodotti per Calcestruzzo Caro Salvatore, sono tanti anni che operi nel settore del calcestruzzo. Cosa ti ha portato anni fa ad avvicinarti? Ho conseguito la laurea in chimica pura a Torino nel luglio 1968 a venticinque anni lavorando contemporaneamente per due anni alla Montecatini come perito chimico. La mia tesi fu sviluppata in base ad un lavoro sperimentale in strutturistica chimica più orientato alla chimica inorganica. A quel tempo i giovani potevano scegliere tra molte offerte ed io scelsi un tipico lavoro basato su un processo di sintesi inorganico com’è la produzione del cemento. Nella scelta giocò un certo ruolo, la possibilità di fare uno stage in Germania presso laboratori e centri di ricerca tecnologica ed impiantistica di alto livello. Passare dal cemento al calcestruzzo è stato un fatto quasi automatico. L’Italia è uno dei paesi occidentali in cui il calcestruzzo è stato più utilizzato per costruire. Eppure si ha la sensazione che sia un materiale ancora poco conosciuto sia dal mondo della prescrizione sia degli utilizzatori. È così? Se è così, quali sono le motivazioni? Si tratta secondo me, di ragioni storiche legate al fatto che a livello dei cantieri il calcestruzzo è inteso ancora come un semplice mix di cemento, aggregati ed acqua che va sempre bene comunque venga confezionato. Nei casi peggiori, gli additivi sono considerati ancora un prodotto misterioso che provoca più danni che vantaggi. A livelli più alti come nella progettazione o nella prescrizione, la generazione degli ingegneri strutturisti più anziana è ben preparata per la progettazione, ma non conosce altrettanto bene il materiale. Bisogna tener conto che la laurea in ingegneria dei materiali è relativamente recente. Secondo me un ingegnere progettista deve conoscere la scienza dei materiali almeno come conosce la scienza delle costruzioni. principale per la realizzazione di edifici alti. In Italia stiamo assistendo a un fenomeno quasi inverso. Questo significa che la nostra industria non è in grado di ottenere un prodotto di qualità sufficiente? Bisogna premettere che in Italia non si costruiscono molti edifici di grande altezza come in America e quindi la base, per fare confronto statistico, è molto diversa. Inoltre la normativa tecnica si è avvicinata alle classi di resistenza sopra R55, necessarie per questi edifici, solo da poco e i progettisti che prescrivono classi elevate sono relativamente pochi. A livello di produzione di calcestruzzo preconfezionato ad alta e altissima resistenza, la nostra industria più qualificata è assolutamente in grado di farlo ma l’assenza di premescolatori presso gli impianti di betonaggio rende sicuramente il compito più difficile. Negli Stati Uniti, dopo la tragedia delle torri gemelle e del problema della resistenza al fuoco si è tornati a utilizzare il calcestruzzo armato come materiale L’American Concrete Institute produce ogni anno documenti riguardanti la tecnologia del calcestruzzo per tutte le applicazioni, per i diversi soggetti coinvolti Pavimenti e Superfici Continue - N°16 15 e soluzioni. Eppure in Italia sono ancora poco conosciute. Cosa si potrebbe fare per diffondere questo materiale così prezioso? Gli italiani sono, secondo me, fondamentalmente conservatori e anche se conoscono nuove tecnologie preferiscono seguire strade già conosciute e collaudate. Detto questo, sarebbe auspicabile che questo materiale documentale fosse sistematicamente diffuso possibilmente in lingua italiana sul più largo numero di riviste di settore. Agli inizi del 2000 è stato introdotto sul mercato europeo il calcestruzzo autocompattante. Le caratteristiche molto innovative di questo materiale facevano prevedere un’ampia diffusione in tutte le applicazioni del cemento armato. Eppure continua ad essere un prodotto di nicchia. Qual è il tuo parere su questo mancato successo? Il calcestruzzo autocompattante è un materiale affascinante. Esso concentra l’evoluzione più avanzata della tecnologia del calcestruzzo in genere In esso si applica la chimica degli additivi più evoluta per il confezionamento e la reologia dei materiali fluidi per lo studio del suo comportamento allo stato fresco. Inoltre sembra che a parità di rapporto a/c spesso sviluppi resistenze più elevate del calcestruzzo normale a seguito di un fenomeno di autodensificazione della matrice cementizia, più filler con conseguente aumento della durabilità. Il successo commerciale ha riguardato la prefabbricazione, mentre nel calcestruzzo in opera molto meno, fatte le dovute eccezioni. Ciò è legato a problemi di organizzazione del cantiere con particolare riguardo alla preparazione dei casseri. Tu sei Presidente dell’ASSIAD, l’Associazione Nazionale dei Produttori di Additivi per il calcestruzzo, che rappresenta quindi le aziende del settore. In un mondo sempre più globalizzato le piccole aziende locali, hanno la possibilità come nel passato di poter competere, soprattutto, stare al passo dell’evoluzione tecnologica? Per via del fenomeno della globalizzazione assistiamo ad una continua tendenza alla concentrazione delle aziende del settore additivi, a seguito di acquisizioni e vendite. Indubbiamente questo è un processo che non riguarda solo il nostro settore. Le piccole aziende potrebbero anche rimanere al passo con l’evoluzione tecnologica ma per lo sviluppo commerciale la qualificazione è una condizione necessaria, ma a volte non sufficiente per competere con i colossi della chimica. Quali saranno le innovazioni che caratterizzeranno lo sviluppo degli additivi dei prossimi anni? I naftalen solfonati e le melammine sono nati negli anni 70 e sono ancora, in parte utilizzati oggi. Rispetto ai PCE sono prodotti più semplici nella loro costituzione chimica e pertanto non hanno la flessibilità d’impiego dei PCE. Questi ultimi sono nati alla fine degli anni 90 e hanno trovato il loro impiego solo a partire dal 2003. Prestandosi a molteplici versioni con differente struttura chimica credo che per il prossimo futuro ci sia ancora da lavorare molto con questa famiglia di superfluidificanti. Veniamo infine al settore dei pavimenti. Un settore complicato, dove ancora vi è chi sostiene che è meglio un calcestruzzo realizzato solo con cemento, a dispetto dei tanti additivi creati specificatamente per quest’applicazione. CONPAVIPER è stata la prima associazione a livello europeo a volere uno schema di certificazione per gli additivi per pavimenti. Cosa ne pensi? Credo che Conpaviper abbia fatto un bel lavoro che potrebbe avere seguito non solo in Italia ma anche a livello europeo. Noi come ASSIAD siamo soci di Efca, la Federazione Europea delle Associazioni Nazionali dei Produttori di Additivi per il calcestruzzo. Sara nostra cura far conoscere la certificazione CONPAVIPER ai nostri colleghi europei per un utile scambio culturale. Vorrei terminare questa intervista parlando di giovani. Ci sono eredi della generazione di tecnici che hanno caratterizzato gli ultimi trent’anni del settore? Chi secondo te potrà raccogliere il testimone? La classe giovanile operante nel nostro settore è, secondo me, di ottimo livello contrariamente a quello che si pensa a livello generale. Ciò varrà ovviamente anche per gli altri settori. La cosa importante è creare delle opportunità per questi giovani per impedire che un patrimonio umano così importante vada disperso. In ambito ASSIAD abbiamo un comitato tecnico-promozionale frequentato da molti giovani che ho avuto modo di conoscere tra cui ci sono quelli che provengono dall’Azienda che ho diretto per 20 anni e che ovviamente conosco meglio, ma non sono in grado di fare delle classifiche, ne mi sembrerebbe opportuno farle. . Pavimenti e Superfici Continue - N°16 16 il punto sul calcestruzzo Riccardo Romanini Vice Presidente CONPAVIPER Anche per le formiche si fa dura Il sesto Congresso CONPAVIPER è stato molto chiaro: la ripresa non riguarderà il comparto dell’edilizia e di conseguenza le pavimentazioni in calcestruzzo. I metri quadri che sono stati autorizzati per l’edilizia non residenziale per il 2012 ammontano a 12 milioni, molto di meno rispetto agli oltre trenta milioni che caratterizzavano il mercato prima della crisi. Contrazione del mercato, a cui corrisponde purtroppo un aumento dei tempi di pagamento e soprattutto il rischio insolvenza. Che fosse finito il periodo delle cicale lo avevamo già capito tutti, ma questi dati ci fanno comprendere quanto oggi sia dura anche per le formiche. Ci si rende conto, infatti, che ormai non è più possibile tagliare costi nelle nostre aziende, anzi, che i costi generali incidono sempre di più nella valutazione della redditività di ogni singola commessa. Un aumento che poi non riguarda solo i costi generali, ma anche quelli finanziari. Con i tassi d’interesse applicati dalle banche sull’esposizione finanziaria - quando sono ancora disponibili a supportare l’attività imprenditoriale - il margine reale di ogni commessa risulta decisamente ridotto. Per questo oggi non è possibile pensare ancora a strategie di “sopravvivenza” basate sull’acquisizione a qualsiasi prezzo dei pochi cantieri disponibili, perché la leva finanziaria non è più in grado di supportare le nostre aziende e ogni numero negativo inserito in azienda sarà difficile da recuperare. Per uscire da questa situazione occorre puntare su due principi: •nel calcolo dei prezzi da applicare ai clienti vanno considerate sempre tutte le voci, compreso il tasso d’insolvenza e il costo del denaro •fare sistema, con i fornitori e i clienti. Per quanto riguarda quest’ultimo punto è fondamentale fare sistema con il fornitore di calcestruzzo. Qualità del prodotto, livello del servizio, gestione del cliente finale sono alcuni degli aspetti che l’impresa di pavimentazione e il produttore di calcestruzzo devono gestire in pieno accordo, per poter essere più competitivi non solo sulla variabile prezzo, ma anche sulla prevenzione del contenzioso e sulla gestione degli incassi. Pavimenti e Superfici Continue - N°16 Negli anni passati l’Associazione aveva messo a punto il Sistema Pavical per creare un ponte di collegamento tra fornitore di calcestruzzo e impresa di realizzazione. Dopo alcuni anni, il sistema andrà aggiornato, perché nel frattempo è stato introdotto il sistema di certificazione FPC obbligatorio, gli impianti sono stati automatizzati, le materie prime sono tutte marcate CE. In quest’aggiornamento c’è una parte che deve restare immutata, ed è quella che regola i rapporti tra fornitore e utilizzatore: PAVICAL chiedeva un rapporto attivo, mirato a stabilire un contatto preventivo e continuativo per poter scegliere il prodotto giusto per lo specifico cantiere, pianificare quindi le consegna e i controlli. Perché il primo requisito per un buon pavimento è proprio questo, che impresa e fornitore si parlino, ragionino insieme sulle caratteristiche del cantiere, delle modalità di getto, della situazione meteorologica. Una nuova logica, quindi, di partnership, che sarà di suppor to per mantenere in funzione la nostra attività. . 18 il punto sul calcestruzzo Massimo Veglia Direttore Qualità e Assistenza Tecnica Buzzi Unicem La nuova norma UNI EN 197/1 La UNI EN 197/1 fa parte del corpo normativo UNI dal 6 ottobre 2011 (con sei mesi di anticipo rispetto alle regole comunitarie): è la nuova versione in lingua inglese della EN 197/1, la norma europea che stabilisce composizione, caratteristiche e criteri di conformità per i cementi comuni, quelli “tradizionali” e “ben conosciuti”, definizione che per vedere la luce a livello comunitario presso gli organi tecnici ha richiesto oltre 20 anni di lavori, quando si è concretizzata la prima versione nel 1992. La norma sostituisce la precedente versione del 2000 e incorpora al suo interno anche gli allegati dal valore normativo, prodotti negli anni (A1 relativo ai cementi a basso calore di idratazione e A3 dedicato alla caratterizzazione delle ceneri volanti), e la EN 197/4 relativa ai cementi d’altoforno a bassa resistenza iniziale. Inoltre per la prima volta trova spazio in una norma europea la classificazione dei cementi resistenti ai solfati, oggetto per lunghi anni di discussioni comunitarie e di opposizioni anche forti soprattutto da parte dei paesi nordici. In sintesi la norma definisce e specifica: 27 tipi di cementi comuni, 7 cementi comuni resistenti ai solfati (SR) e il requisito di base per il basso calore (LH), nonché 3 distinti cementi d’altoforno con bassa resistenza iniziale (L) e le caratteristiche / proporzioni dei loro costituenti. Inoltre per ciascun prodotto sono definiti i requisiti meccanici, fisici, chimici e le classi di resistenza, i criteri di conformità e le regole da rispettare per garantire le prestazioni attese dall’utilizzatore. La nuova norma non si applica ai cementi “speciali”: a bassissimo calore di idratazione (EN 14216), supersolfatati (EN 15743), alluminosi (EN 14647), per muratura (EN 413). Le norme nazionali, in contrasto con la norma europea, dovranno essere abrogate entro il 30 giugno 2013. Tutto questo sotto la garanzia della marcatura CE così come definito dalla Direttiva 89/106 dei materiali da costruzione (con un livello di attestazione dei controlli fra i più severi in assoluto per il settore!) e in ottica anche dell’applicazione del futuro Regolamento 305/2011 che supera la direttiva e fissa condizioni Pavimenti e Superfici Continue - N°16 armonizzate per la commercializzazione in Europa dei prodotti da costruzione a partire dal 1° luglio 2013. Ecco in estrema sintesi le novità della EN 197/1 2011: •ceneri volanti1: quando sono utilizzate come costituenti del cemento, esse devono appartenere ad una delle tre “categorie” A / B / C in funzione della perdita al fuoco (0-5%; 2-7%; 4-9%) come indice del tenore di incombusto (tanto minore è il valore tanto più è virtuosa la combustione nella caldaia della centrale termoelettrica), con l’obbligo di dichiarazione della categoria sul sacco e/o sul documento di trasporto; •cementi d’altoforno con bassa resistenza iniziale2 : introduzione delle classi L oltre alle già esistenti classi N e R (valido solo per questo tipo di cemento e non applicabile agli altri!); •cementi a basso calore di idratazione (LH)3: questa caratteristica è definita in base allo sviluppo di calore durante il processo di idratazione, misurato con i metodi previsti per norma dalla EN 196/8 19 (metodo per soluzione a 7gg) e dalla EN 196/9 (metodo semiadiabatico a 41 ore) e deve rispettare il limite di 270 J/gr; si tratta di un dato fondamentale quanto il cemento è impiegato in calcestruzzi per getti massivi (ad esempio: costruzione di una diga o di una grande cubo di fondazione), nel qual caso a volte è addirittura necessario un prodotto a bassissimo calore di idratazione definito VLH dove il limite è 220 J/gr; •cementi resistenti ai solfati (SR)4: è la novità certo più impattante sul mercato e sugli utilizzatori, in termini di capitolati e di classi di esposizione ed è il vero “salto di qualità” (pure discutibile, ma almeno questa volta si prende una posizione comune) introdotto dalla norma, che stabilisce una sola classe di resistenza rispetto all’ambiente aggressivo, non definisce criteri di “perfomance”5 e dettaglia solo requisiti di composizione (si applica ai CEM I; CEM III/B; CEM III/C; CEM IV) e chimici (nel clinker il C3A6, alluminato tricalcico, deve essere inferiore a 0-3-5% per i CEM I SR0-SR3-SR5 e inferiore a 9% per i CEM IV; tenore massimo di solfati nei cementi inferiore a 3% e a 3,5% in funzione delle classi di resistenza a compressione); nessun requisito aggiuntivo previsto per i cementi d’altoforno CEM III/B e CEM III/C. SR e LH sono caratteristiche aggiuntive applicabili al prodotto su richiesta del produttore e, una volta verificate dall’istituto certificante, diventano parte integrante della marcatura CE con valore e visibilità internazionale (a differenza di quanto avviene oggi, dove è sufficiente la dichiarazione del produttore rispetto ad una norma nazionale, quindi si va “sulla fiducia”). Se l’impatto della sigla LH non può che fare “bene” al settore e al mercato, con massima trasparenza verso una caratteristica che molti prodotti italiani da sempre posseggono e dà lustro a cementi in certi casi anche ingiustamente sottovalutati dal mercato, ben diverso sarà l’effetto della sigla SR, dove a tutti gli effetti si attribuisce una caratteristica “speciale”: in Italia i 2/3 dei cementi commercializzati e utilizzati nelle varie applicazioni industriali sono portland compositi (tipi II/A e II/B) che in base alla nuova EN 197/1 non saranno più classificabili come SR mentre in tanti casi, secondo la UNI 9156:19977, potevano rientrare nella categoria della moderata ed dell’alta resistenza ai solfati. Anche i cementi pozzolanici CEM IV avranno l’obbligo di rispettare requisiti aggiuntivi, oggi non previsti dalla norma italiana, mentre i compositi CEM V sono esclusi, senza appello! Nei prossimi mesi, appena la nuova EN 197/1 sarà applicata anche in Italia, ci aspettiamo un po’ di movimento nel panorama dei cementi in commercio (ad esempio, l’importazione si sta già attrezzando!) soprattutto se consideriamo l’implicazione di questi nuovi criteri sui capitolati e l’interpretazione che ne daranno progettisti e imprese. Pavimenti e Superfici Continue - N°16 20 Sono sottoprodotti, in Italia si tratta di rifiuti, ottenuti dalla combustione del carbone nelle centrali termoelettriche destinate alla produzione di energia elettrica (sono escluse nella definizione le ceneri ottenuti in processi di combustione mista carbone + olio combustibile e/o rifiuti tipo CDR/CSS, non possono essere utilizzate le ceneri prodotte dagli inceneritori) e devono essere conformi alla norma EN 450-1 ceneri volanti per calcestruzzo, il criterio di caratterizzazione era già previsto dall’Allegato 3 del 2007 compreso oggi nella nuova EN 197/1. 2 L’introduzione di questi cementi era già prevista dalla EN 197/4 assorbita nella nuova EN 197/1:2011; per la classe di resistenza alla compressione (valore caratteristico del prodotto cemento), secondo il paragrafo 7.1.2 della norma, L indica bassa resistenza iniziale, N ordinaria resistenza iniziale, R elevata resistenza iniziale 3 L’introduzione di questi cementi era già prevista dall’Allegato 1 del 2004 compreso oggi nella nuova EN 197/1. 4 Espressione applicata ai cementi resistenti all’azione aggressiva 1 (espansiva) dei solfati contenuti nelle acque e nei terreni, tali che, per la sua particolare costituzione, hanno un basso contenuto di alluminati (per la loro definizione vedere nota 6) e danno luogo ad impasti impervi alla diffusione degli ioni solfato. La scelta della classe di resistenza dipende dalle condizioni di aggressività dell’ambiente di lavoro del manufatto. 5 A livello europeo non è stato possibile in oltre 40 anni di trattative e discussioni su questo come su altri temi riguardati il cemento (inteso come semilavorato / legante per prodotti da costruzione) giungere ad un accordo comunitario e armonizzato per definire una serie di prove che consenta di definire con cer tezza se un cemento è caratterizzato da resistenza ai solfati, complice anche il “pregiudizio” che si tratti prevalentemente di prodotti “regionali” (lasciando quindi agli stati membri la facoltà di legiferare in merito ognuno con i propri criteri di valutazione) e che la pozzolana non è un costituente nobile del cemento, lasciando quindi la definizione solo a criteri chimici e di composizione. A conferma di ciò segnaliamo che per i cementi pozzolanici, quelli identificati dalla sigla CEM IV, che ambiscono alla caratterista aggiuntiva SR è imposto il saggio di pozzolanicità positivo a 8gg e non a 15gg come vale invece per i cementi pozzolanici comuni. 6 Costituente mineralogico del clinker, prodotto durante le fasi di cottura nel forno da cemento a temperature >1200 °C, responsabile delle prime fasi di idratazione del cemento e molto sensibile alla presenza di solfati solubili in acqua fino a procurare espansione “incontrollata” nel manufatto in calcestruzzo. 7 la UNI 9156:1997 cementi resistenti ai solfati – classificazione e composizione (revisione della precedente UNI 9156:1987 in funzione dell’uscita in quegli anni della EN 197/1) prevede 3 livelli: moderata (equivalente alla resistenza verso l’acqua di mare), alta e altissima, in funzione di composizione / ricetta, tenore di solfati e tenore di C3A misurato nel cemento (non nel clinker) e non esclude tipi di cemento “per definizione” come invece sancisce la nuova EN 197/1. . Da “InCONCRETO n.105/2012” Pavimenti e Superfici Continue - N°16 22 il punto sul calcestruzzo Dati AITEC sul consumo del cemento Negli ultimi sette anni, dal 2006 al 2012, i consumi del cemento hanno perso circa il 40% dei volumi e come ogni mese ormai, i dati d’interesse dell’industria cementiera, REGIONE Piemonte Liguria Lombardia Veneto Friuli Venezia Giulia Trentino Emilia Romagna SETTENTRIONE Toscana Umbria e Marche Lazio CENTRO Abruzzo e Molise Campania Puglia Calabria Basilicata MERIDIONE Sardegna Sicilia ISOLE TOTALE presentano un segno meno. Quelli che prenderemo in considerazione arrivano direttamente dal Ministero dello Sviluppo Economico e riguardano sia la produzione, che la Aprile 2011 Marzo 2012 Aprile 2012 distribuzione del cemento e del clinker. Sono dati che evidenziano le differenze con i rispettivi mesi dell’anno precedente. Var. risp. Marzo 2012 Var. risp. Aprile 2011 232.823 14.956 573.173 348.097 119.158 35.785 233.582 205.050 10.504 497.009 288.347 105.196 22.546 214.162 174.646 7.827 373.009 260.841 80.338 23.044 154.755 -14,8% -25,5% -24,9% -9,5% -23,6% 2,2% -27,7% -25,0% -47,7% -34,9% -25,1% -32,6% -35,6% -33,7% 1.557.574 1.342.814 1.074.460 -20,0% -31,0% 162.117 246.360 207.429 126.384 203.400 157.495 90.867 186.437 113.171 -28,1% -8,3% -28,1% -43,9% -24,3% -45,4% 615.906 487.279 390.475 -19,9% -36,6% 143.822 146.341 186.355 99.511 120.894 113.475 131.915 168.008 92.957 95.183 88.762 101.342 160.712 75.025 83.260 -21,8% -23,2% -4,3% -19,3% -12,5% -38,3% -30,7% -13,8% -24,6% -31,1% 696.923 601.538 509.101 -15,4% -27,0% 62.425 228.046 71.664 192.168 52.706 175.064 -26,5% -8,9% -15,6% -23,2% 290.471 263.832 227.770 -13,7% -21,6% 3.160.874 2.695.463 2.201.806 -18,3% -30,3% Tab.1 Statistiche sulla produzione di cemento Aprile 2012, valori in t. - Fonte dati: MSE Pavimenti e Superfici Continue - N°16 23 Il primo dato rilevante evidenzia un notevole calo della produzione di cemento rispetto ad aprile 2012. Se infatti nell’aprile 2011 in Italia, si producevano 3.160.874 t di cemento, solo dopo 12 mesi si ha avuto una flessione del -30,3% arrivando ad un valore di 2.201.806 t. Basta pensare che a maggio si producevano 2.695.463 t e il dato assume una maggiore connotazione negativa. Questo calo della produzione investe indistintamente tutte le regioni italiane, dopo che i dati di marzo avevano evidenziato un aumento circoscritto solamente al Trentino Alto Adige (+2,2%). Calo che si è evidenziato anche nella produzione di clinker passando da un totale di -13,4% tra maggio 2011/2012 a un -24,1 di aprile. Aprile 2012 Italia Italia Italia Italia settentrionale centrale meridionale insulare Aprile 2011 56.128 316 41.020 50.246 TOTALE 147.710 Var. % 64.830 292 47.442 51.014 -13,4% 8,2% -13,5% -1,5% 163.578 -9,7% Tab.2 Esportazioni regionali di Cemento Aprile 2012 Italia Italia Italia Italia settentrionale centrale meridionale insulare TOTALE Aprile 2011 961.595 361.691 441.438 183.701 1.948.425 Var% 1.413.987 576.539 617.920 222.505 -32,0% -37,3% -28,6% -17,4% 2.830.951 -31,2% Tab.3 Consegne interne di Cemento Questa situazione ha por tato, conseguentemente, ad un aumento delle giacenze, facendo segnare un +3,1% (passando da 1.216.318 a 1.253.642 t) per il cemento e un +15% per il clinker (passando da 2.208.476 a 2.540.181 t). Un altro dato significante riguarda le esportazioni di cemento. Questo dato, è complessivamente in calo, ma frazionando il territorio, come ripor tato in Tabella 2, notiamo un piccolo aumento nelle zone del centro Italia (+8,2%). Aumento da considerarsi poco rilevante, poiché è calcolato su un volume di sole 316 t sulle 147.710 totali di aprile 2012. Così come per l’espor tazione, è negativo anche il dato delle consegne interne di cemento. Come possiamo vedere in Tabella 3, ad aprile 2012 si consegnano 882.526 t di cemento in meno rispetto ad aprile 2011 con un calo del -31,2%. Questo calo è diffuso su tutto il territorio e porta le consegne ad un valore di 1.948.425 t totali. . Caldic Imready pied 2 3-11-2011 15:26 Pagina 3 C M Y CM MY CY CMY K CONTOPP DUREMIT HYDRO [email protected] Colori compositi Additivo in Gel SOSTITUISCE la RETE d’ARMATURA Pavimenti e Superfici Continue - N°16 24 il punto sul calcestruzzo Enrico Corio Responsabile Prodotti Speciali Calcestruzzi SpA Pavimentazioni drenanti in calcestruzzo Spesso e volentieri siamo abituati a considerare una pavimentazione come una superficie liscia, resistente e impermeabile all’acqua, con i tagli, tipicamente in un capannone industriale. Ci sono una serie di esigenze però che non vengono soddisfatte da un calcestruzzo tradizionale per pavimentazioni. Stiamo parlando del drenaggio delle acque. Pensate alle piste ciclabile, ai sentieri nei parchi naturali o nei giardini, ai marciapiedi, alle strade secondarie o addirittura alle aree di sosta, alle zone 30. A tutte quelle area deve è possibile effettuare a costo zero, il recupero dell’acqua. Sono le stesse amministrazioni comunali che sovente impongono, nelle aree di nuova edificazione, una buona percentuale di superficie drenante in grado di non interrompere il ciclo naturale dell’acqua. La soluzione proposta è stata messa a punto da Gruppo Italcementi e si chiama i.idro DRAIN. E’ un calcestruzzo per la realizzazione di pavimentazioni drenanti. Rappresenta un nuovo approccio alla progettazione – realizzazione delle pavimentazioni in quanto coniuga l’aspetto strutturale con la gestione delle acque. Si presenta sotto forma di calcestruzzo preconfezionato (fornito dal canale Calcestruzzi) o predosato in sacchi (fornito dal canale Italcementi) con una capacità drenante elevata che, a seconda del tipo di costipazione può raggiungere i 100 litri per metro quadrato al minuto, assicurata da un accurata selezione di inerti dal mix design e dall’azione specifica del legante cementizio e può essere usato per tutte quelle pavimentazioni che devono avere caratteristiche drenanti. È un prodotto che può essere utilizzato con facilità sia nella messa in opera sia nella maturazione. Partiamo dalla stratigrafia tipica del materiale che prevede la realizzazione di un substrato regolarizzato drenante sul quale viene posato il materiale. L’elevata percentuale di vuoti del sistema permette all’acqua di drenare attraverso lo spessore del materiale. Il sistema, opportunamente progettato, oltre che drenare le acque funge anche, grazie ai vuoti diffusi, come possibile vasca volano in grado quindi di gestire la diversa permeabilità del calcestruzzo e quella del terreno, in pratica si comporta come un polmo- Pavimenti e Superfici Continue - N°16 ne in grado di laminare temporaneamente le acque prima del loro graduale rilascio. In questo modo si possono ridurre sensibilmente i costi connessi alla gestione delle acque meteoriche, i problemi legati all’impermeabilizzazione del suolo e a sistemi fognari spesso sottodimensionati e obsoleti, noti nelle nostre città in caso di piogge o allagamenti. Il sistema è potenzialmente compatibile anche con i tradizionali sistemi di raccolta delle acque, in quanto opportunamente progettato consente di convogliare le acque presso punti di raccolta puntuali (es tubazioni drenanti) per un loro eventuale riutilizzo a scopi irrigui (es manutenzione giardini) o classico smaltimento. Dai primi contatti avuti in questi mesi con studi di progettazione la novità che ha colpito maggiormente riguarda proprio la possibilità di coniugare l’aspetto strutturale, tipico di una pavimentazione, con la possibilità di drenare le acque in modo diffuso. Infatti la gestione delle acque meteoriche rappresenta un importante vantaggio di questo prodotto. I vantaggi di una superficie drenante Se pensiamo ai vantaggi di una pavimentazione drenante spicca al primo posto la sostenibilità ambientale. Il prodotto rappresenta una nuova soluzione per un drenaggio sostenibile delle acque, riduce l’impermeabilizzazione del suolo favorendo in tal modo il ripristino del ciclo naturale dell’acqua e l’equilibrio idrologico. Inoltre riduce l’effetto isola di calore, ossia la differenza di temperatura tra le zone verdi e le zone urbanizzate. La colorazione chiara del materiale favorisce la riflessione dei raggi solari, diminuen- done l’assorbimento. Questo vantaggio viene evidenziato soprattutto in estate quando la percezione del calore rispetto ad una superficie in asfalto può aggirarsi intorno ai 30° in meno. La sicurezza per i cittadini rappresenta un ulteriore vantaggio legato al prodotto, infatti evita il formarsi delle pozzanghere in superficie riducendo e inibendo quindi la formazione delle lastre di ghiaccio (pensiamo al vantaggio per i pedoni o per le auto in transito) e la possibilità di acquaplaning. Non dimentichiamo poi la valenza estetica a vantaggio della progettazione architettonica. La versione sacco può essere facilmente confezionata con pigmentazione colorata con aggregati selezionati aventi granulometria 3 – 6 mm o 6 – 9 mm. In ultimo non tralascerei proprio la possibilità di disporre del materiale in base alle esigenze realizzate nelle due versioni , sacco betoniera, soluzione in grado di coniugare le performance finali del prodotto (estetico – funzionali) con gli aspetti del cantiere . Infine in termini di durabilità e costi il sistema offre garanzie di durata e bassi costi di gestione. Consideriamo il fatto che il prodotto, pur essendo una novità per il mercato italiano, è ampliamento utilizzato da diverso tempo negli Stati Uniti. 25 Una curiosità: recentemente la città di Chicago ha deciso di realizzare tutte le nuove pavimentazione secondarie con calcestruzzi drenanti. La messa in opera Uno dei vantaggi del prodotto è la facilità della messa in opera da parte delle imprese. Una volta arrivata la betoniera in cantiere, il prodotto infatti può essere messo in opera mediante vibro finitrice stradale e laser screed oppure manualmente tramite stagge vibranti a secondo del tipo e dimensione della pavimentazione. Le fasi della posa sono genericamente una semplice preparazione del piano di posa normalmente mediante la stesura di un sottofondo regolarizzato, la stesa del materiale manuale o meccanizzata. Terminata la stesa si procede alla finitura del piano di posa tramite un semplice rullo e della protezione della pavimentazione con l’aggiunta di agenti antievaporanti o con una protezione tramite teli in plastica anche in base alla temperatura esterna. La pavimentazione risulta perfettamente calpestabile già dopo 16/24 ore. La prima applicazione in Italia Una delle prime applicazioni in Italia è stata fatta dal gruppo Astea, una società multiutility che opera in 13 Comuni delle Marche, tra Ancona e Macerata con oltre 100mila clienti serviti e un fatturato di 80 milioni di euro. Astea doveva realizzare la pavimentazione di tre piazzali ospitanti stazioni di sollevamento delle acque reflue nei comuni di Castelfidardo e Osimo, in provincia di Ancona. Grazie a i.idro DRAIN è stato possibile avvalersi di una soluzione innovativa rispetto all’iniziale soluzione di progetto che prevedeva la posa in opera di macadam e la realizzazione di un cordolo in calcestruzzo Pavimenti e Superfici Continue - N°16 26 per fissare la recinzione perimetrale. Si è così scelto di realizzare una soletta in calcestruzzo drenante pervenendo ad un risultato migliorativo con evidenti vantaggi (pavimentazione in piano e livellata rispetto al piano di campagna circostante e assenza sia del cordolo perimetrale, sia di impianti di regimazione delle acque meteoriche di scolo), maggiore praticità (agevole accesso all’impianto anche in occasione di piogge intense) e minori costi di manutenzione (assenza di interventi di diserbo dell’area). La stessa impresa ha confermato che la posa è avvenuta ricerche in tempi rapidi. Ha lavorato il prodotto costipandolo in maniera idonea e ha garantito lo spessore di progetto calcolato su una superficie pari a 300 mq circa. Lo spessore è stato calcolato anche in funzione delle performance idrauliche e meccaniche richieste. . universitarie È stata avviata già da qualche anno presso l’Università Politecnica delle Marche in Ancona una ricerca sui calcestruzzi drenanti per pavimentazioni stradali poiché si ritiene possano contribuire significativamente al sempre più invocato sviluppo sostenibile, sia per la ridotta manutenzione richiesta sia per la loro completa riciclabilità al termine della vita in servizio. Risulterebbero oltre tutto ridotti i danni derivanti dagli incendi in galleria causati dall’elevata temperatura raggiunta dalla combustione delle pavimentazioni bituminose. Come sempre più spesso siamo costretti a constatare, all’estero sono più avanti di noi, non tanto sul piano tecnico-scientifico quanto su quello della capacità politica, e pertanto le pavimentazioni in calcestruzzo drenante in Germania e Stati Uniti sono presenti ormai da anni con specifiche normative sull’uso di questa soluzione. Dagli studi in laboratorio, tendenti a coniugare proprietà meccaniche e capacità drenante, si è passati ad alcune applicazioni sul campo con risultati molto buoni. Per quanto riguarda lo sviluppo futuro si sta pensando, d’intesa con il centro ricerche di Italcementi, a soluzioni con impiego di cementi fotocalitici, che, attraverso il contributo all’abbattimento degli agenti inquinanti, aumentino la sostenibilità dell’approccio. Giacomo Moriconi Università Politecnica delle Marche, Ancona Pavimenti e Superfici Continue - N°16 MADE è COSTRUZIONI E CANTIERE Ingegneria del Territorio • Sistemi Costruttivi per l’edilizia e le infrastrutture Strutture in Legno, Calcestruzzo, Laterizio, Acciaio e Sistemi Misti • Sistemi e componenti non strutturali • Prefabbricazione • Materiali e Manufatti • Intonaci e Malte Chimica per l’edilizia • Impermeabilizzazione ed Isolamento • Ponteggi e Opere provvisionali Utensili • Attrezzature e Macchine per il Cantiere • Sicurezza e Protezione Sismica Servizi e Software per la Progettazione • Manutenzione e Gestione Immobili MADE EXPO è ANCHE INVOLUCRO E SERRAMENTI • ENERGIA E IMPIANTI • INTERNI E FINITURE • SOFTWARE E HARDWARE • CITTÀ E PAESAGGIO MADE expo è un’iniziativa di: Organizzata da: MADE eventi srl MADE eventi srl tel. +39 051 6646624 • +39 02 80604440 Federlegno Arredo srl [email protected] • [email protected] Promossa da: www.madeexpo.it 28 il punto sul calcestruzzo XVI Congresso: a Veronafiere oltre 300 imprenditori dell’industria mondiale del calcestruzzo preconfezionato. Per rilanciare le costruzioni è necessario coniugare riequilibrio finanziario e politiche di crescita ERMCO è l’Associazione Europea del Calcestruzzo Preconfezionato , ovvero la federazione delle associazioni nazionali che rappresentano l’industria del calcestruzzo in Europa. Fondata nel 1967, ERMCO conta attualmente 25 membri, di cui 21 membri ufficiali (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Israele, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia), 4 membri associati (Giappone, Sud America, Stati Uniti e India) e un membro aggregato (Russia). In cooperazione con le altre organizzazioni dell’industria del calcestruzzo, ERMCO ha come obiettivo lo sviluppo e l’adozione di sistemi di progettazione e realizzazione di strutture in calcestruzzo basate su standard e codici europei. Le politiche dell’ERMCO sono particolarmente attente ai temi dell’ambiente e l’edilizia sostenibile. ERMCO rappresenta l’industria del calcestruzzo in ambito CEN e altri comitati europei, in particolare in materia di standardizzazione, certificazione e tutela dell’ambiente. Nel futuro l’attività di ERMCO sarà orientata alla prosecuzione dell’osservazione e dell’analisi delle dinamiche e degli scenari di mercato, scenari in rapido cambiamento in cui è in atto un processo che vede la competitività sempre più legata alla fornitura integrata di prodotti e servizi e non più solo alla disponibilità di una materiale per le costruzioni. Standard europei per la produzione di calcestruzzo, qualità del prodotto, qualificazione degli operatori e coscienza ambientale continueranno ad essere i valori che ispireranno l’azione dell’ERMCO.“ Il settore delle costruzioni è uno dei più colpiti dalla crisi economica. In quattro anni la contrazione della domanda, soprattutto degli immobili nuovi, e la diminuzione degli investimenti pubblici in infrastrutture ha penalizzato pesantemente l’industria edile. L’ha dichiarato il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi al Congresso ERMCO (l’associazione che riunisce l’industria del calcestruzzo preconfezionato dei Paesi europei ed intrattiene relazioni con i rappresentanti di Israele, Turchia, India, Sud America, Stati Uniti, Russia e Giappone) che si è aperto oggi a Veronafiere in collaborazione con ANCE (Associazione nazionale costruttori edili) e ATECAP (Associazione tecnico economica del calcestruzzo preconfezionato). Squinzi ha sottolineato che “questi ultimi mesi sono stati estremamente negativi: il volume dell’attività legata alle costruzioni è sceso di circa il 30% e soltanto progetti ambiziosi potranno migliorare la situazione”. Pavimenti e Superfici Continue - N°16 In par ticolare il presidente di Confindustria ha posto l’accento sulla necessità di “sostenere i programmi europei Ten T riguardanti le infrastrutture dei trasporti che sono stati recentemente aggiornati con nuovi corridoi che attraversano tutta l’Europa e in particolare l’Italia”. “I programmi infrastrutturali strategici - ha rilevato il presidente ERMCO Andrea Bolondi - possono costituire il potenziale maggior mercato per la nostra industria e 29 rappresentano una leva fondamentale per la ripresa dell’economia”. Bolondi, analizzando i dati di mercato ha rilevato che “allo stesso modo del settore delle costruzioni”, il mercato del calcestruzzo preconfezionato risente pesantemente delle dinamiche economiche che hanno caratterizzato l’Europa negli ultimi anni. “La crisi ha determinato cambiamenti sostanziali rispetto alla leadership della produzione di uno dei materiali più utilizzati al mondo”. In termini generali nell’Unione Europea la produzione manifesta un calo del 4,3% tra il 2009 e il 2010, parzialmente recuperato da un lieve aumento del 2,7%. nel 2011. “Ma si tratta di una medaglia a due facce che vede l’Europa divisa tra paesi delle zone Nord-Ovest e Sud-Est con dinamiche del tutto diverse. In particolare la Germania e la Francia crescono mentre i Paesi Mediterranei come l’Italia, la Spagna e la Grecia arretrano e quindi, ha concluso il presidente di ERMCO – bisogna saper coniugare politiche di riequilibrio finanziario con politiche di crescita”. Per quanto riguarda la situazione nazionale, il presidente dell’ATECAP Silvio Sarno. ha affermato che “siamo di fronte a un mercato la cui offerta è sovradimensionata rispetto alla domanda attuale e futura. Il settore, così com’è str uttur ato in questo momento, non è in grado di fronteggiare gli effetti devastanti connessi al perdurare della crisi. L’internazionalizzazione delle imprese non è certamente la strada per risolvere la crisi nel mercato del calcestruzzo. Le nostre imprese – ha ribadito Sarno - sono legate al territorio in cui operano”. Rispetto alle possibili soluzioni per fronteggiare la crisi economica, il presidente dell’ATECAP ha proposto “una r azionalizzare della str uttur a produttiva affinché l’industria sia pronta ad affrontare il mercato del futuro. È necessario studiare e promuovere forme di aggregazione e pensare quindi a strumenti come i contratti di rete e i consorzi”. “Per rilanciare le costruzioni - ha ribadito il vicepresidente dell’ANCE Gianluigi Coghi - “serve una politica industriale unitaria, è necessario offrire certezza e continuità alle imprese e garantire aspettative di medio-lungo periodo che giustifichino una concreta ripresa degli investimenti nel settore. Certezza e continuità indispensabili anche nelle scelte strategiche del Paese che soffre di un ritardo infrastr utturale in costante peggioramento rispetto ai partner europei e che penalizza fortemente la competizione sui mercati. Il vicepresidente dell’ANCE, citando “il recente sisma in Emilia” ha poi voluto sottolineare “la debolezza del territorio italiano che deve essere tutelato per la sicurezza dei cittadini soprattutto attraverso la riqualificazione delle città e dei suoi servizi prioritari come le scuole”. “Veronafiere, primo organizzatore diretto di manifestazioni in Italia e ai vertici in Europa grazie a eventi internazionali leader nel settore delle costruzioni come Marmomacc e Samoter, è il palcoscenico ideale per il ritorno in Italia del Congresso di ERMCO, dopo 26 anni” ha commentato il presidente di Veronafiere Ettore Riello. “La Fiera di Verona, ha continuato, consapevole che motore dello sviluppo e dell’innovazione sono le idee che poi si trasformano in business concreto, si è ormai ritagliata il ruolo di think tank indipendente, affiancando alle proprie manifestazioni di punta eventi e workshop formativi dove la cultura del prodotto è protagonista. Per quanto riguarda ERMCO, siamo consapevoli che l’edilizia ha un effetto di trascinamento per molti altri compar ti, un vero è proprio booster per il sistema industriale”. . Pavimenti e Superfici Continue - N°16 30 il punto sul calcestruzzo Mario Collepardi Silvia Collepardi Jean Jacob Ogoumah Olagot Roberto Troli ENCO Srl Pavimenti industriali in calcestruzzo senza rete metallica in assenza di stagionatura umida 1. Introduzione 2. Scopo della ricerca I pavimenti industriali solitamente sono armati con una rete metallica che dovrebbe essere posizionata correttamente a un terzo dello spessore dalla superficie. Il ruolo della rete è quello di ridurre l’ampiezza delle fessure causate dal ritiro da essiccamento. Tuttavia la rete può muoversi dalla sua posizione corretta perché gli operai vi camminano sopra durante l’esecuzione del pavimento o per il passaggio delle autobetoniere in fase di getto del calcestruzzo preconfezionato se non sono munite di pompa. In questi casi la rete metallica perde in gran parte la sua funzione e le fessure da ritiro si aprono a dismisura sulla superficie quando questa si asciuga. Una possibile alternativa all’impiego della rete metallica è rappresentata dal combinato impiego delle seguenti aggiunte: •additivo antiritiro SRA acronimo di Shrinkage-Reducing Admixture; •additivo superfluidificante a base policarbossilica (PCS) per ridurre l’acqua di impasto; •macro-fibre polimeriche a base di polipropilene (PPF). Al fine di comprendere il ruolo di ciascuna aggiunta, sono stati confezionati i seguenti conglomerati: •c a l c e s t r u z zo s e n z a a l c u n a aggiunta; •calcestruzzi con una sola aggiunta (SRA oppure PCS oppure PPF); •calcestruzzi con un’aggiunta binaria (SRA + PPF; SRA + PCS; PCS + PPF); •calcestruzzo con aggiunta ternaria (SRA + PCS + PPF). 3. Parte sperimentale Sono state eseguite prove di laboratorio su provini, di campo su lastre, e di applicazione reale in pavimenti industriali. 3.1 Prove di Laboratorio I materiali impiegati per la confezione Pavimenti e Superfici Continue - N°16 dei vari calcestruzzi sono stati: •cemento CEM II A-V 42.5 N contenente 15% di cenere volante; •inerti naturali che comprendevano una sabbia (0-4 mm), un ghiaietto (4-16 mm) ed un aggregato grosso (16-32 mm); •una soluzione acquosa al 20% di policarbossilato come additivo superfluidificante dosato allo 0,6% sul peso del cemento capace di ridurre l’acqua di impasto del 15%; •un polietilen-glicole come SRA dosato in misura di 4,5 kg/m3 di calcestruzzo; •macro-fibre polipropileniche (PPF) lunghe 30 mm con diametro da 0.95 mm (Figura1) dosate in misur a di 3,5 kg/m 3 di calcestruzzo. Fig.1 Vista delle macro-fibre in polipropilene (PPF). La Tabella 1 mostra le composizioni del calcestr uzzo senza alcuna aggiunta (Control Mix), e quelle dei calcestr uzzi con una sola aggiunta (PCS Mix, SRA Mix e Fibre Mix), tutti a consistenza superfluida (slump = 220-240 mm). Ingredienti (kg/m3) CEM II Sabbia Ghiaia Ghiaia Acqua PCS SRA PFF A-V 42.5 N 0-4 mm 4-16 mm 16-32 mm a/c i/c Slump (mm) 31 Sono state eseguite determinazioni di resistenza meccanica a compressione su provini cubici con 100 mm di lato (U.R. ≥ 95%) e di ritiro su provini prismatici (100 x 100 x 500 mm) esposti ad aria molto asciutta (U.R. = 55%). Control mix PCS mix SRA mix Fibre mix 350 915 395 483 210 ---------- 297 982 424 519 178 1.8 ------- 345 927 400 490 207 ---4.5 ---- 350 910 393 482 210 ------3.5 0.60 5.1 230 0.60 6.5 240 0.60 5.3 235 0.60 5.1 220 Fig.2 Resistenza meccanica dei calcestruzzi mostrati in Tabella 1. Tab.1 Composizione dei calcestruzzi (in kg/m3) con e senza superfluidificante (PCS), o additivo antiritiro (SRA) o macro-fibre (PPF). Rispetto al Control Mix, nel PCS Mix (PCS = 1,8 kg/m3) l’acqua di impasto è diminuita del 15% (178 contro 210 kg/m3); a pari rapporto a/c (0,60) anche il contenuto di cemento viene diminuito da 350 kg/m3 nel Control Mix a 297 kg/m3 nel PCS Mix; conseguentemente il rappor to iner te/ cemento (i/c) aumenta da 5,1 nel Control Mix a 6,5 nel PCS Mix. Nei calcestruzzi con SRA o macro-fibre non si registrano significative variazioni nei rapporti a/c ed i/c rispetto al calcestruzzo senza aggiunte. Nella Tabella 2 sono mostrate le composizioni dei calcestruzzi con due o tre aggiunte. Il rapporto a/c è eguale a 0,60 in tutti i calcestruzzi. Nei calcestruzzi con additivo superfluidificante la riduzione di acqua e di cemento comporta un aumento del rapporto inerte/cemento rispetto al calcestruzzo SRA-Fibre Mix (da 5,5 a circa 6,7). La riduzione di acqua e cemento a pari a/c con conseguente aumento del rappor to i/c compor ta una riduzione del ritiro di essiccamento per la diminuzione del componente che subisce il ritiro (pasta di cemento) e l’aumento del componente stabile (inerte) che si oppone al ritiro. La Figura 2 mostra i risultati di resistenza meccanica sui calcestruzzi le cui composizioni sono riportate in Tabella 1. Non si registra alcuna significativa differenza tra il calcestruzzo Control Mix senza alcuna aggiunta ed i calcestruzzi con una sola aggiunta (PCS oppure SRA oppure PPF). Analogamente non si registra alcuna differenza nella resistenza meccanica tra il Control Mix ed i calcestruzzi con due o tre aggiunte, le cui composizioni sono mostrate in Tabella 2, e pertanto i risultati sulla resistenza meccanica di questi calcestruzzi non sono qui riportati. Ingredienti (kg/m3) CEM II Sabbia Ghiaia Ghiaia Acqua PCS SRA PFF A-V 42.5 N 0-4 mm 4-16 mm 16-32 mm a/c i/c Slump (mm) SRA-PCS mix Fig.3 Ritiro per essiccamento nel calcestruzzo di riferimento (Control Mix) ed in quelli additivati. Fig.4 Ritiro per essiccamento nel calcestruzzo di riferimento (Control Mix) ed in quelli con due o tre additivi. SRA-Fibre SRA-PSC-Fibre mix mix PCS-Fibre mix 290 1.010 434 534 174 1.8 4.8 ---- 345 964 416 510 207 ---4.8 3.5 294 990 427 524 176 1.8 4.8 3.5 300 989 427 524 180 1.8 ---3.0 0.60 6.8 230 0.60 5.5 220 0.60 6.6 230 0.60 6.5 220 Tab.2 Composizione dei calcestruzzi con due o tre aggiunte. Pavimenti e Superfici Continue - N°16 32 Nella Figura 3 sono riportate le misure di ritiro del Control Mix e dei calcestruzzi con una sola aggiunta. Nei calcestruzzi con superfluidificante (PCS Mix) o con additivo anti-ritiro (SRA Mix) il ritiro da essiccamento a sei mesi diminuisce sensibilmente da circa 650 µm/m nel Control Mix, a circa 400 µm/m nel PCS Mix e nel calcestruzzo con SRA. Il meccanismo di riduzione del ritiro è tuttavia diverso: per effetto del maggior rapporto i/c nel PCS Mix (1) e per effetto della riduzione della tensione superficiale nell’SRA Mix (2). Nel calcestruzzo con sole macro-fibre (Fibre Mix) non si registra alcuna significativa differenza nel ritiro da essiccamento rispetto al calcestruzzo di riferimento senza alcuna aggiunta (Control Mix). Nella Figura 4 sono riportati i ritiri da essiccamento dei calcestruzzi con due o tre aggiunte rispetto al ritiro del calcestruzzo senza alcuna aggiunta Control Mix). La diminuzione del ritiro è del 65% quando si impiegano congiuntamente il superfluidificante PCS e l’additivo antiritiro SRA, mentre l’aggiunta delle macro-fibre PPF ai calcestruzzi con PCS o SRA non provoca alcun ulteriore diminuzione del ritiro da essiccamento. In sostanza le macro-fibre non influenzano il ritiro da essiccamento. 3.2 Prove di Campo Sono state gettate alcune lastre in calcestruzzo lunghe 8 m, larghe 40 cm, e spesse 6 cm, lasciate all’aria in ambiente esterno, ed esposte alle stesse condizioni di umidità relativa e di velocità del vento (Figura 5). Alle due estremità le lastre sono state fissate mediante viti metalliche al substrato in modo da trasformare il ritiro in una tensione di trazione capace di provocare fessure nelle lastre quando la tensione di trazione (vt) supera la resistenza meccanica a trazione (Rt): vt > Rt L’influenza delle varie aggiunte sul numero di fessure e sulla dimensione della loro apertura è mostrata inTabella 3. Si registra una riduzione del numero di fessure e soprattutto della loro apertura quando si impiega il superfluidificante (PCS) o l’additivo antiritiro (SRA) o una combinazione di questi due additivi (una sola fessura di 0,2 mm di apertura) come è mostrato in Figura 6. Fig.5 Vista delle lastre esposte all’aria aperta. MIX Control MIX PCS MIX SRA MIX SRA-PCS MIX SRA-PCS-Fibre MIX Numero Massima di apertura della fessure fessura 5 4 2 1 0 2.13 1.05 0.63 0.20 ---- Tab.3 Numero ed apertura delle fessure. Solo nel calcestruzzo con i due additivi (PCS e SRA) unitamente alle macrofibre non si osserva alcuna fessura. Pavimenti e Superfici Continue - N°16 Fig.6 Misura dell’ampiezza delle fessure nelle lastre delle prove di campo. 3.3 Pavimentazioni Industriali Sulla base dei risultati nelle prove di campo (Tabella 3) sono state realizzate due pavimentazioni industriali entrambe di 800 m2 in ambiente aperto: •una pavimentazione senza rete metallica con il calcestruzzo a consistenza superfluida S5 che non ha presentato fessure nelle prove di campo contenente i due additivi (PCS ed SRA) oltre alle macro-fibre in polipropilene (PPF); •una pavimentazione con rete metallica con il calcestruzzo a consistenza superfluida contenente i due additivi PCS ed SRA senza fibre. La Figura 7 mostra la stesura del calcestruzzo gettato con una pompa per realizzare la pavimentazione con rete metallica. La Figura 8 mostra la stesura del calcestruzzo gettato dall’autobetoniera direttamente sul sottofondo (e quindi senza l’ausilio di una pompa) in assenza della rete metallica. Appare evidente la semplificazione operativa del getto senza rete metallica rispetto a quello con rete metallica, la cui corretta posizione rischia comunque di essere compromessa dal camminamento degli operai al momento della stesura del conglomerato ancorché il getto, la messa in opera avvenga con l’ausilio di una pompa. Entrambe le pavimentazioni sono state frattazzate e trattate con spolvero cementizio (Figura 9) per migliorare la resistenza all’abrasione provocata dal passaggio di automezzi pesanti. Entrambe le pavimentazioni sono state protette con telo di plastica impermeabile per proteggere il calcestruzzo fresco dal momento del getto fino al giorno successivo da eventuali pioggia o insolazione. Entrambe le pavimentazioni sono state lasciate all’aria senza alcuna stagionatura umida che solitamente si richiede soprattutto nelle pavimentazioni all’aperto esposte a rischio di asciugamento superficiale e quindi di fessurazioni da ritiro. Sul calcestruzzo indurito sono stati realizzati i giunti di contrazione. La distanza tra i giunti di contrazione sono state di: 33 •5 metri nella pavimentazione con calcestruzzo contenente PCS ed SRA in presenza di rete metallica; •8 metri nella pavimentazione con calcestruzzo contenente anche le macro-fibre oltre ai due additivi in assenza di rete metallica. A distanza di oltre un anno non si sono registrate fessure se si eccettua qualche piccola cavillatura localizzata in corrispondenza di alcuni tombini per non avere rifinito i giunti di isolamento (Figura 10) o di muri adiacenti alla pavimentazione con rete metallica. 4. Conclusioni L’aggiunta di macro-fibre polipropileniche (lunghe 30 mm, con diametro di 0,95 mm) ad un calcestruzzo a basso ritiro per la presenza di un superfluidificante policarbossilico e di un additivo anti-ritiro SRA non provoca alcuna ulteriore riduzione nel ritiro. Tuttavia migliora significativamente la tenacità del calcestruzzo e consente di produrre pavimentazioni industriali di 800 m2 così caratterizzate : •assenza di rete metallica; •rapidità di getto in assenza di pompa attraverso una canaletta dell’autobetoniera; •esecuzione semplificata per l’assenza di rete metallica; •taglio dei giunti di contrazione ogni 8 metri; •assenza di fessure indotte da ritiro da essiccamento ancorché non sia stata effettuata alcuna stagionatura umida della superficie della pavimentazione. Fig.7 Staggiatura del calcestruzzo in presenza di rete metallica. Fig.8 Staggiatura del calcestruzzo gettato in assenza di rete metallica. Fig.10 Esempio di cavillatura per difettosa finitura dei giunti di isolamento. Bibliografia Fig.9 Applicazione dello spolvero cementizio per rinforzare la superficie della pavimentazione. (1) A.M. Neville, Properties of Concrete, 4th Edition, Longman Group Limited, pp. 429-435, 1995. (2) M. Collepardi, A. Borsoi, S. Collepardi, J.J. Ogoumah Olagot, R. Troli, Effects of Shrinkage-Reducing Admixture in ShrinkageCompensating Concrete Under Non-Wet Conditions, Cement and Concrete Composites, 27, pp.704-708, 2005. . Pavimenti e Superfici Continue - N°16 34 il punto sul calcestruzzo VII Incontro Mondiale delle Famiglie: grazie a Calcestruzzi SpA un pavimento speciale per il palco di Benedetto XVI La nostra associata Calcestruzzi è stata sponsor tecnico del VII Incontro Mondiale delle Famiglie che si è tenuto a Milano nelle scorse settimane e si è concluso domenica 3 giugno con il grande raduno delle famiglie presso l’aeroporto di Bresso alla presenza di Papa Benedetto XVI. Il palco allestito nell’area aeroportuale, su cui è sorta la struttura che ha ospitato il Santo Padre e i sacerdoti che hanno presieduto gli incontri con le famiglie e hanno celebrato le messe, è stato realizzato con uno speciale calcestruzzo per pavimentazioni progettato per poter sopportare i notevoli carichi previsti con una maturazione del calcestruzzo relativamente breve (circa 10÷15 giorni) imposti dalla imminente data di consegna dell’opera. E’ stato impiegato un cemento 42,5 R II/ ALL tipo portland al calcare con classe di resistenza iniziale elevata (R); Nel mix utilizzato è stato utilizzato un additivo acrilico di ultima generazione che ha consentito di ridurre il rapporto acqua/ cemento mantenendo inalterata la lavorabilità garantendo così oltre alla durabilità una rapida messa in opera. Con questa soluzione sono stati ridotti i tempi di allestimento della struttura così come richiesto dagli organizzatori. I 600 metri cubi di calcestruzzo sono stati forniti dall’im- Pavimenti e Superfici Continue - N°16 pianto Calcestruzzi di Paderno Dugnano (Mi) e messi in opera in due giorni grazie alla disponibilità del team Calcestruzzi che ha seguito i lavori all’interno del cantiere. . 36 il punto sul calcestruzzo dall’Azienda associata Calcestruzzo per pavimenti continui La verifica del controllo di produzione per additivi fluidificanti e superfluidificanti ICMQ ha stipulato con Conpaviper (Associazione Nazionale Pavimentazioni Continue) una convenzione per la verifica del controllo di produzione per additivi fluidificanti e superfluidificanti di tipo invernale o di tipo estivo specifici per il calcestruzzo per pavimenti continui ad uso industriale, rivolta alle aziende del settore che ne facciano richiesta. La convezione fa riferimento ad una specifica tecnica, elaborata dal gruppo di lavoro Additivi del Comitato tecnico pavimenti in calcestruzzo di Conpaviper, che descrive i requisiti di questi additivi. Finalità della specifica è fornire uno strumento che evidenzi quali sono gli additivi che il produttore ha messo a punto per la specifica applicazione dei pavimenti continui in calcestruzzo e per una qualifica ragionata delle ricette in cantiere. Riferimenti e requisiti specifici I principali riferimenti normativi contenuti nella specifica sono: •UNI EN 934-2 “Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezioni. Additivi per calcestruzzo: definizioni, requisiti, conformità, marcatura ed etichettatura”; •UNI EN 934-6 “Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione: Campionamento, controllo e valutazione della conformità”; •UNI EN 480-1 “Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezioni. Metodi di prova: calcestruzzo e malta di riferimento per le prove”; •CONPAVIPER “Procedura per la determinazione dei tempi di inizio e fine frattazzabilità su malta setacciata dal calcestruzzo”. La specifica riporta i materiali costituenti, la composizione e il metodo di confezionamento del calcestruzzo di riferimento e della malta da esso setacciata allo staccio con aper tura di 4,0 mm, così come indicato nel Capitolato tecnico e di oneri Pavical. Gli additivi in oggetto sono definiti come segue: •additivi fluidificanti e superfluidificanti specifici di tipo invernale: si intendono additivi studiati per le tipiche condizioni invernali, ovvero quando la temperatura dell’aria varia tra i 5 e i 20°C nel corso della giornata e la temperatura del calcestruzzo tra i 5 e i 20°C; •additivi fluidificanti e superfluidificanti specifici di tipo estivo: si intendono additivi studiati per le tipiche condizioni estive, ovvero quando la temperatura dell’aria varia tra i 15 e i 30°C nel corso della giornata e la temperatura del calcestruzzo tra i 20 e i 30°C. Come si svolge la verifica La verifica, svolta da ICMQ presso lo stabilimento di produzione, prevede un esame documentale, una verifica delle attrezzature utilizzate, il controllo dei campioni di calcestruzzo prodotto e la verifica della corretta esecuzione della prova di determinazione del tempo di frattazzabilità. Pavimenti e Superfici Continue - N°16 37 In particolare nel corso dell’attività vengono eseguiti i seguenti controlli: a) esistenza di un certificato valido del Controllo di produzione ai fini della marcatura CE degli additivi per calcestruzzo, rilasciato da un organismo notificato; b) corretta esecuzione della prova di determinazione del tempo di inizio frattazzabilità su malta setacciata dal calcestruzzo; c) esistenza di una procedura di prova; d) corretta gestione dei dati; e) qualifica della miscela utilizzata; f) esistenza di una validazione della prova; g) adeguata preparazione dell’operatore; h)che il cemento utilizzato per il confezionamento del calcestruzzo sia marcato CE secondo la norma UNI EN 197-1, ad alto contenuto di clinker (CEM I) e con classe di resistenza almeno 42,5; i) che le frazioni granulometriche degli aggregati impiegati nella produzione del calcestruzzo di riferimento rientrino all’interno dei limiti indicati nella procedura Conpaviper; j) che l’acqua di impasto sia conforme alla norma UNI EN 1008; k) che il calcestruzzo di riferimento abbia i requisiti specificati nella procedura Conpaviper; l) che la preparazione del calcestruzzo di riferimento avvenga secondo le prescrizioni della procedura Conpaviper; m)che l’attrezzatura utilizzata per l’esecuzione della prova sia tarata; n) che la preparazione del campione di malta di riferimento venga eseguita secondo quanto prescritto nella procedura Conpaviper. Esito dell’ispezione Al termine dell’iter previsto per il controllo di conformità viene redatto un rapporto di audit ed emesso il relativo certificato che attesta che l’azienda attua correttamente quanto prescritto nella specifica tecnica Conpaviper. Il certificato ha validità di un anno; eventuali riformulazioni del prodotto comporteranno la necessità di ripetere l’audit prima della scadenza. Gli additivi conformi ai requisiti espressi nella specifica in oggetto potranno essere identificati con la dicitura “conforme al capitolato Conpaviper”. . Pavimenti e Superfici Continue - N°16 38 il punto sul calcestruzzo dall’Azienda associata Il pavimento stampato IDEALWORK l pavimento stampato Ideal Work è una pavimentazione monolitica in calcestruzzo colorato e corazzato con il premiscelato Colour Hardener Ideal Work . Il calcestruzzo impiegato dev’ essere di ottima qualità, conforme alle normative vigenti, additivato con fibre in polipropilene Ideal fibre e armato con rete elettrosaldata. Una volta incorporato e lisciato Colour Hardener, si procede all’applicazio- ne di Powder release agent, un distaccante colorato in polvere che, oltre a conferire alla superficie l’effetto antichizzato, consente di mantenere separati gli stampi dal calcestruzzo fresco. Il catalogo Ideal Work offre numerosi stampi che riproducono il disegno di pavimenti in pietra, laterizio, legno e che possono essere composti con greche, rosoni, motivi decorativi realizzabili anche a progetto. Pavimenti e Superfici Continue - N°16 Stampato il pavimento, si procede alla realizzazione dei giunti di controllo, al lavaggio della superficie e alla stesura della resina protettiva Ideal Sealer che rende la pavimentazione completamente antimuffa, antipolvere, antiscivolo e antiassorbimento. Modalità di realizzazione Dapprima è necessario preparare il supporto: dopo aver ben costipato e rullato il sottofondo, si procede con la casseratura e la posa di rete elettro-saldata. Per l’applicazione del Pavimento stampato si procede in questo modo; Il calcestruzzo additivato con fibre in polipropilene Ideal fibre va steso come di consueto, regolando le pendenze necessarie. Successivamente, va applicato e incorporato il Colour Hardener in 2 o 3 differenti applicazioni. Poi la superficie va rifinita e lisciata. Infine va applicato il distaccante colorato Powder release agent. A questo punto si può procedere con lo stampaggio e la rifinitura con attrezzi professionali Ideal Work. A pavimento indurito si procederà al lavaggio della superficie con idropulitrice e monospazzola e alla realizzazione dei giunti di controllo. Dopo alcuni giorni, è consigliato applicare una resina protettiva. Il tipo di resina sarà scelto in funzione al traffico e al luogo di applicazione. Tra le resine consigliate si cita Ideal Sealer, Aquapel-s e Petrotex-s. . 39 Pavimenti e Superfici Continue - N°16 40 pavimenti interni dall’Azienda associata Gamma Pavitec Pannelli antifessurativi per l’edilizia Pavitec Professional È il pannello creato e prodotto per risolvere ogni problema di posa; infatti, la particolare geometria del pannello, car atter izzata dalla presenza di 5 pieghe longitudinali, rende superfluo l’impiego di distanziatori. Delle 5 pieghe, 2 sono poste sui bordi allo scopo di consentire la sovrapposizione tra pannelli contigui senza dover ricorrere a tradizionali e dispendiose legature; le 3 pieghe intermedie, inoltre, consentono di camminare sul pannello evitando deformazioni. Pavitec Professional si posa con velocità e facilità estreme assicurando risultati eccellenti: la particolare conformazione del pannello, per la presenza di pieghe longitudinali, semplifica l’allineamento dei pannelli durante la posa e fa sì che il foglio possa essere applicato in posizione sollevata rispetto al sottofondo restando completamente immersi nel massetto. I fili della rete, lineari e ortogonali tra loro, presentano una superficie dotata di nervature che impediscono lo scorrimento fra acciaio e cemento, migliorando l’aderenza tra il pannello ed il conglomerato cementizio, inoltre i fili della rete sono protetti da un rivestimento, ottenuto mediante processo di zincatura per immersione a caldo, che costituisce un ottimo presidio contro la corrosione. Pavimenti e Superfici Continue - N°16 Tutto questo permette di ottenere un massetto (o caldana) liscio, pulito e, soprattutto, privo di fessurazioni; resistente dal punto di vista meccanico e, quindi, particolarmente idoneo alla posa di qualsiasi tipo di rivestimento in pavimentazioni sia interne sia esterne. Pavitec Professional Pavitec Pro Nervato Rete elettrosaldata ad aderenza migliorata in fogli piani per pavimenti e facciate, con funzione antifessurativa ed antiritiro. I fili trasversali e longitudinali del pannello, entrambi lineari ed ortogonali tra loro, sono in acciaio ad elevata resistenza, presentano una superficie dotata di ner vature, uniformemente distribuite sull’intera lunghezza, che impediscono lo scorrimento reciproco tra acciaio e cemento, e che di conseguenza migliorano l’aderenza tra il pannello ed il conglomerato cementizio. I fili della rete sono protetti da un rivestimento di zinco mediante processo di zincatura per immersione a caldo allo scopo di accrescerne la resistenza contro la corrosione. La falsa maglia perimetrale esterna agevola la sovrapposizione tra pannelli contigui. Supporto ideale per sottofondi ed intonaci, il pannello Pavitec Pro Nervato può essere utilizzato sia nell’edilizia tradizionale sia in ambito industriale, soprattutto nella realizzazione di sottofondi planari e compatti su cui viene incollata la pavimentazione ultima. Se utilizzato nelle pavimentazioni industriali, oltre a determinare un incremento di resistenza meccanica dovuto ad una migliore distribuzione delle tensioni che si sviluppano nel piano, Pavitec Pro Nervato previene la formazione di fessurazioni superficiali e lesioni dovute all’inter vento di carichi concentrati. L’impiego di Pavitec Pro Ner vato risulta anche utile nella realizzazione di intonaci il cui spessore di applicazione supera i 4 cm in quanto evita il distacco della malta e la comparsa di fratture e crepe. Pavitec Pro Nervato viene utilizzato efficacemente anche nella produzione di pannelli prefabbricati e nella realizzazione di getti continui di calcestruzzo per grandi superfici (impianti sportivi, marciapiedi ed aree di calpestio in genere). Pavitec Pro Nervato Pavitec HP È la rete elettrosaldata in pannelli con maglie a forma quadrata. I fili trasversali e longitudinali, entrambi lineari e con diametro pari a 3,00 mm, sono in acciaio ad elevata resistenza (600-700 N/mm²) e sono protetti da un rivestimento di zinco puro ottenuto mediante processo di zincatura per immersione a caldo, che ne accentua la resistenza contro la corrosione. La superficie dei fili è caratterizzata dalla presenza di nervature uniformemente distribuite sull’intera lunghezza, che ostacolano lo scorrimento reciproco fra acciaio e cemento, migliorando in tal modo l’aderenza tra il pannello ed il conglomerato cementizio. Se impiegato nella realizzazione di massetti sia aderenti che riscaldati o desolidarizzati, Pavitec HP contribuisce a rinforzare il conglomerato cementizio nel momento di massima vulnerabilità dello stesso, cioè nelle prime 24 ore dopo la posa in opera, proteggendolo dalle sollecitazioni a trazione che si sviluppano nello strato superficiale della pavimentazione che, contraendosi, in assenza del supporto tenderebbe a fessurarsi. Il pannello Pavitec HP esplica la sua azione intersecando le fessurazioni che si formano nel massetto a causa dell’evaporazione non uniforme dell’acqua, che spesso che spesso determina l’imbarcamento del massetto. Pavitec HP conferisce inoltre al massetto (o caldana) una particolare omogeneità e, quindi, una maggiore compattezza, un’accentuata resistenza agli urti ed una minore fragilità. In definitiva, migliorando la qualità della caldana, Pavitec HP apporta un notevole contributo alla durabilità della pavimentazione. Sul nuovo sito www.cavatorta.it è possibile trovare informazioni su tutta la produzione aziendale. . Pavitec HP Pavimenti e Superfici Continue - N°16 42 pavimenti interni dall’Azienda associata MICROBOND: quando il cemento diventa un complemento d’arredo Pavimenti, pareti, soffitti e complementi d’arredo. Piani cucina, scale, bagni, piani doccia, vasche, mobilio. Residenziale e commerciale. La creatività e l’immaginazione non hanno limiti con Microbond, il primo rivestimento cementizio a bassissimo spessore ma dalle altissime prestazioni di resistenza e aderenza. Microbond è ideale per ottenere superfici lisce, spatolate dall’effetto materico e continuo. Valorizza gli ambienti nuovi conferendo uno stile minimal, elegante ed essenziale oppure viene impiegato per ridare vita a superfici e supporti esistenti come piastrelle, acciaio, ferro, legno e compensato. Le possibilità di personalizzazione, di applicazioni e colorazioni è pressoché infinita. Microbond è il cemento che arreda: non viene solo impiegato per le applicazioni tr adizionali quali pavimenti, ma può essere applicato ovunque: in verticale sui soffitti e persino sui mobili sia per l’interno che per l’esterno. Per maggiori informazioni: www.rivestimenticementizi.it Pavimenti e Superfici Continue - N°16 43 Pavimenti e Superfici Continue - N°16 44 il punto sulle resine Ciro Scialò Membro Consiglio Direttivo Conpaviper I Bigini... ...se è vero che per ogni problema c’è una soluzione In occasione del VI Congresso CONPAVIPER, tenutosi al Kilometro Rosso di Bergamo il 24 maggio 2012, è stato presentato il terzo opuscolo della collana “I Bigini CONPAVIPER” dal titolo “ … la pallinatrice … chi è costei?”. Il tema trattato è la preparazione delle superfici sulle quali saranno applicati i sistemi resinosi. Vengono esaminate, nel solito modo snello e di semplice lettura, tutte le problematiche relative alla scelta della più idonea metodologia di preparazione delle superfici, in relazione alla natura e consistenza del supporto, ma anche della tipologia del sistema resinoso che si dovrà realizzare. L’opuscolo va ad ampliare gli argomenti già trattati nei precedenti bigini e contribuisce a fornire quelle necessarie informazioni di base, relative alle pavimentazioni in resina, utili non solo agli operatori del settore ma, soprattutto a chi vuol utilizzare o scegliere tale tipologia di rivestimento per la propria azienda o anche per la propria casa o negozio. Ritengo, come ho da sempre sostenuto, che attraverso l’informazione, meglio se facilmente fruibile, si qualifichi un settore, e in questo i bigini danno un grande contributo. Tema del VI Congresso Conpaviper, la crisi che coinvolge non solo il settore dei rivestimenti in resina, ma l’edilizia in generale e l’intera economia. Dai vari interventi è emerso che, come azione difensiva contro la crisi, il nostro settore ha scelto la logica del “ribasso”, che comporta l’inevitabile e deleteria indifferenziazione. Scelta adottata dall’intera filiera dell’edilizia senza, però, una circostanza importante, caratteristica del nostro settore, che in altri è assente o meno avvertita, che va esaminata. È opinione, alquanto generale, ritenere che il prodotto “rivestimento in resina” sia uguale indipendentemente da chi lo propone. Immaginiamo quale scenario si presenterà, a fine crisi, qualora anche la proposta economica diventasse, in modo consolidato, indifferenziata, prescindendo dall’azienda: tutti uguali, sia per la proposta tecnica esecutiva sia per la proposta economica. Che cosa fare? Come si distingueranno le aziende l’una dall’altra? Con la competenza e la professionalità. Pavimenti e Superfici Continue - N°16 È opportuno che le aziende investano in formazione e si strutturino in modo tale da far emergere le differenze di professionalità e qualità della proposta tecnica per far sì che i Clienti individuino, ricerchino ed apprezzino queste differenze. Ma affinché ciò accada, è determinate la conoscenza che ha il Cliente del prodotto: come va scelto, come si realizza, quali prestazioni richiedere, quali caratteristiche estetiche si possono ottenere, in altre parole: un mercato informato. Il Cliente valuta il livello di professionalità di un’azienda osservando le “maestranze in prima linea”, cioè quelli cioè che realizzano il rivestimento resinoso, come affrontano le problematiche e con quale livello di formazione, l’organizzazione del cantiere in merito anche alla pulizia dello stesso. Il Cliente, poi, estende il giudizio sulla loro competenza, all’intera azienda, similmente a quando si giudicano i “genitori” attraverso il comportamento dei “figli”. In tempo di crisi, come quello che stiamo vivendo, l’azienda è portata ad accentrare le sue azioni verso 45 il Cliente, cercando di non perderlo, con offerte al ribasso, a discapito, anche suo malgrado, della qualità del servizio reso. Il compito dell’Associazione di settore è di non lasciare soli i suoi soci, for nendo loro i sussidi necessari. Forse non è vero che ogni problema ha una soluzione, ma certamente vale la pena, quasi sempre, di cercarla. Tom Peters, uno dei grandi esperti di management, nel suo libro “Alla ricerca dell’eccellenza”, sostiene che solo un costante miglioramento e un continuo cambiamento possono far definire “eccellenti” le aziende. Ritornando ai bigini, questi servono per evidenziare, come sia necessario, anche in tempi di crisi, non trascurare la formazione, poiché elemento di distinzione: distinguersi per non estinguersi, citando nuovamente Tom Peters. La lotta dei prezzi non va in questa direzione, la collana de “I Bigini CONPAVIPER” sì. . Caldic Imready pied 2 3-11-2011 15:26 Pagina 4 C M Y CM MY CY CMY K CONTOPP DUREMIT HYDRO Massetti ad alte prestazioni con rinforzo in fibre [email protected] Colori compositi SOSTITUISCE la RETE d’ARMATURA Pavimenti e Superfici Continue - N°16 46 il punto sulle resine Ciro Scialò membro Consiglio Direttivo CoNPaVIPer Considerazioni sulle Linee guida FerFa PUBBLICate Le NUoVe reVISIoNI DeLLe LINee gUIDa FerFa SUI SIStemI reSINoSI FeRFA, l’Associazione pavimenti in resina, che rappresenta i maggiori produttori di prodotti specializzati, imprenditori e società di preparazione delle superfici, fornitori di materie prime e fornitori di servizi specializzati all’interno del settore della pavimentazione in resina del Regno Unito, ha pubblicato due revisioni delle Linee guida sui sistemi resinosi. La prima “Controlli statici della pavimentazioni”, considera i casi in cui i controlli statici delle pavimentazioni sono necessari e descrive le condizioni di applicazione e il metodo standard di misura. La seconda “Misurazione e gestione del livello di resistenza allo scivolamento fornito dai pavimenti in resina”, fornisce una valutazione del livello di resistenza allo scivolamento che può essere ottenuto utilizzando una serie stabilita di misurazioni descritte in questo documento. “Measuring and managing the level of slip resistance provided by resin flooring” Quando una persona scivola, la colpa viene, da subito, attribuita alla superficie sulla quale stava camminando, correndo. Acqua, olio, grassi o la fatidica “buccia di banana” sono i colpevoli della disastrosa caduta. In effetti, il fenomeno dello scivolamento è dovuto a diversi fattori legati alla persona, alla sua deambulazione, al senso di equilibrio, alla stabilità e correttezza dei movimenti durante il camminamento o la corsa, all’età, ma anche, ovviamente, a cause riconducibili alla natura della pavimentazione, alla presenza sulla superficie di asperità o sostanze lubrificanti o che comunque siano in grado di ridurre l’attrito tra scarpa o piede nudo e superficie. Il parametro che normalmente viene preso come riferimento è il coefficiente d’attrito dinamico, CoF. La “FeRFA Guidance Note: No 1”, recentemente pubblicato, non introduce alcun concetto nuovo, ma semplicemente consiglia l’uso dello strumento SlipAlert, per la determinazione del coefficiente d’attrito dinamico, invece del “Pendulum Test (metodo TRRL), in quanto più agevole da trasportare e più semplice da utilizzare. Pavimenti e Superfici Continue - N°16 Rendere più agevoli le metodologie di misura è certamente apprezzabile, tenuto conto che trasportare uno strumento come il “Pendolo” non è cosa semplice, posso affermarlo con assoluta cer tezza, in quanto, per personale esperienza, ho trasportato tale strumento su e giù per 14 piani su una nave da crociera. Il documento della FeRFA presenta però anche una carenza molto grave, a mio avviso: l’aver preso in esame solo il parametro CoF trascurando totalmente un elemento altrettanto importante come la rugosità superficiale Rz [µm]. 47 Personalmente ritengo molto più corretto parlare di potenziale di scivolamento, ps, piuttosto che di valori limiti di un unico parametro, definendo tre possibili livelli di potenziale: alto, moderato, basso. Sulla base di tali livelli è possibile infatti delimitare la potenzialità di scivolamento di una determinata superficie, attraverso il coefficiente d’attrito dinamico CoF, e il valore della rugosità superficiale media Rz misurata in µm. Altro concetto che non viene affatto trattato nel documento della FeRFA è quello legato alla durabilità nel tempo del potenziale di scivolamento. In altre parole, quanto durerà e come potrò monitorare nel tempo il potenziale di scivolamento? Finito il lavoro la superficie del rivestimento si presenta antisdrucciolo e il potenziale di scivolamento è basso. Ma con l’uso, dopo quanto tempo il pavimento perderà tale caratteristica e soprattutto quale parametro posso monitorare, escludendo quello della costatazione del ripetersi di cadute per scivolamento, per prevenire tale eventualità? Domande che dal documento FeRFA non trovano risposte, ma che vengono, invece, poste dal Committente sempre più attento, per propria sensibilità o per imposizione legislativa, alla sicurezza sui posti di lavoro. “Stated Controlled Flooring” Il documento della FeRFA, recentemente pubblicato, analizza, in modo sintetico, il fenomeno dell’accumulo delle cariche elettrostatiche sulla superficie di rivestimenti resinosi e quali conseguenze, possono determinarsi, in particolare in quei locali industriali dove tali accumuli possono indurre problematiche. La trattazione è alquanto superficiale e non fa bene intendere che il parametro “resistenza elettrica” a cui far riferimento è la “Resistenza elettrica superficiale ts [Ω ]” , caratteristica dei sistemi bi –dimensionali, quelli cioè dove le due grandezze: lunghezza (Lu) e larghezza (La) sono prevalenti sulla terza grandezza, lo spessore (S), come appunto nel caso di rivestimenti resinosi. La resistenza elettrica superficiale dipende dalla geometria del sistema ed è regolata dalla seconda legge di Ohm: Rs = ts Lu/La (1) in cui: s = resistività elettrica superficiale = ts La /Lu [Ω] ed è pari alla resistenza superficiale quando La /Lu = 1 La resistività elettrica superficiale, Rs, è una grandezza che non dipende dalla geometria del sistema, ma è una caratteristica del materiale. Risulta evidente che sarebbe più corretto parlare di resistività superficiale piuttosto che di resistenza superficiale, essendo quest’ultima influenzata oltre che dalla geometria del rivestimento, anche dalla presenza all’interno della pavimentazione di altri elementi conduttivi a contatto con il rivestimento resinoso. Sarebbe opportuno, a mio parere, definire, in aggiunta, ai campi di valori della resistenza superficiale entro i quali il rivestimento possa definirsi conduttivo, dissipativo, isolante, anche i campi di accettazione della resistività superficiale e la metodologia di misura. La confusione che spesso si genera, è dovuta al fatto che sia la resistenza elettrica superficiale sia la resistività elettrica superficiale si misurano in ohm [Ω]. In Italia, inoltre la normativa a cui si fa riferimento, la norma CEI 64-4 (Comitato Elettrotecnico Italiano) riporta una metodica di misurazione con la quale è possibile misurare la resistenza elettrica superficiale, ma non la resistività elettrica superficiale. Diventa particolarmente importante che l’Associazione CONPAVIPER elabori delle proprie linee guida sia per la scivolosità sia per l’elettroconducibilità dei sistemi resinosi, che diano risposte ed indicazioni chiare in merito ai parametri essenziali collegati alle specifiche esigenze e anche, anche se forse sarebbe meglio dire soprattutto, alle metodiche di misurazione. . Pavimenti e Superfici Continue - N°16 48 capitolato tecnico per la certificazione dei sistemi resinosi Sul sito “www.conpaviper.com”, nella sezione documenti è possibile scaricare il capitolato tecnico per la certificazione dei sistemi resinosi CONPAVIPER. Il Gruppo di Lavoro che ha operato per la predisposizione di questo capitolato, ha definito un documento in cui sono stabiliti i criteri e le prestazioni fisiche e meccaniche per la certificazione di sistemi (cicli) resinosi, facendo riferimento alla classificazione riportata sul Codice di Buona Pratica 2a edizione del CONPAVIPER. Il Codice di Buona Pratica, sarà il riferimento per definire le procedure di Certificazione con un Ente terzo, autorizzato da CONPAVIPER. Le procedure daranno indicazione del sistema di controllo da adottare, dei requisiti degli ispettori, delle frequenze con cui eseguire le verifiche. I criteri e le definizioni delle prestazioni sono stati essenzialmente tratti dalle prove utili alla marcatura CE secondo EN 1504-2 relativamente a tutti i sistemi dichiarati “rivestimenti protettivi per calcestruzzo”. In taluni casi il Gruppo di Lavoro ha inserito o modificato rispetto alla norma, secondo una discrezione nata dall’esperienza sul campo, limiti minimi o massimi di valori dei risultati dei test di resistenza, perché ritenuti più consoni al mondo dei rivestimenti resinosi per pavimentazioni. Laddove non indicato il valore minimo o massimo di riferimento, si dovrà semplicemente indicare il risultato della prova. Pavimenti e Superfici Continue - N°16 50 il punto sui massetti Thomas Gessaroli Redazione IMREADY Il caso dell’Ospedale di Bergamo L’Azienda ospedaliera di Bergamo ha fatto l’ultimo passo prima del collaudo del «Beato Giovanni XXIII» firmando la costatazione che indica il termine dei lavori sulla struttura, ma, almeno in parte, non corrisponde a quanto previsto nel capitolato del contratto d’appalto. Com’era stato chiesto dalla commissione di collaudo, i vertici dei Riuniti hanno redatto un documento che registri tutte le difformità dell’opera rispetto a quanto pattuito nel contratto d’appalto, cosi che possa essere firmata entro breve la definitiva relazione di collaudo. Questo documento era stato chiesto all’Azienda per permettere di compiere opere che garantiscano efficienza e sicurezza al nuovo ospedale, ma soprattutto per evidenziare come ci si trovi davanti a un’opera diver sa da quella prevista. Infatti, nel corso di questi ultimi anni sono stati diversi i problemi presentati dall’Ospedale, che hanno portato già nel 2010, così come nel 2011 all’annullamento del collaudo. I problemi hanno riguardato inizialmente infiltrazioni d’acqua nel seminterrato, per i quali non si sa se derivati da errori costruttivi o da un’inadeguata progettazione. Per ovviare a questi problemi l’Azienda ospedaliera impone lavori prima all’azienda costruttrice, la Dec, ma poi nel novembre scorso decide di realizzare una trincea drenante a sue spese per un costo complessivo di 220 mila euro assegnandola con appalto diretto alla Dec. Su quest’appalto indaga la magistratura, poiché per l’assegnazione non c’è stato nemmeno un bando. Acqua che è ancora oggi disputa civile, poiché già nel 2008, ovvero prima delle infiltrazioni la Dec in diverse riserve scrive di lavori aggiuntivi a sui carico a causa di allagamenti e piogge e proprio a causa di una variante sullo smaltimento delle acque meteoriche non avrebbe potuto alloggiare i pluviali per deviare l’acqua. Maggiori opere, che hanno portato alla ditta un aumento dei costi, che ora pretende. D’altro canto l’Azienda ospedaliera ha risposto che spettano al titolare dell’appalto le opere di protezione e drenaggio dell’acqua, respingendo la riserva. Problemi che non si sono limitati Pavimenti e Superfici Continue - N°16 alle infiltrazioni. Un altro difetto molto importante ha riguardato la posa dei pavimenti in PVC, che durante il collaudo, sono risultati scollati e danneggiati tanto che la commissione ne ha imposto la sostituzione. I Riuniti respingono anche questa riserva che gli viene mossa dalla Dec, la quale indica come causa del difetto la for te umidità degli ambienti. Per questo motivo l’Azienda ospedaliera che ha diffidato la Dec, decide di farsi carico delle opere ancora da realizzare e lo fa acquistando PVC per un totale di 119 mila euro, a danno della Dec stessa. Sempre per i pavimenti i collaudatori evidenziano problemi legati anche ai massetti. Come scrivono gli stessi all’Azienda ospedaliera, le prove «sui massetti di sottofondo dei pavimenti in PVC evidenziano difformità rispetto al capitolato». La commissione ha però chiesto ulteriori prove, anche se già a marzo gli stessi dichiaravano che senza un esito migliorativo «il danno generalizzato deve essere sottoposto ad una valutazione complessiva da cui si definirà una conseguente pesante 51 limitazione dell’uso. In ogni caso deve essere concordato con l’Azienda ospedaliera l’accettazione di un’opera non conforme ai dati contrattuali». Ma questa delibera dall’Azienda non è ancora arrivata e i collaudatori chiedono all’Azienda, in contemporanea con il «deprezzamento» dell’opera anche un piano di rifacimento dei massetti. Su questo problema è intervenuto Dario Bellometti presidente Conpaviper, associazione di settore, evidenziando come: «Bergamo è uno dei poli principali dei massetti in Italia. E il fatto che casi così possano capitare proprio qui, la dice lunga sull’entità dei problemi. Si è davanti alla somma della mancanza di una serie di meccanismi di accertamento della qualità, i cui costi poi ricadono sul cittadino che sulle aziende virtuose, a cominciare dalle problematiche dei prezzi». Bellometti prosegue evidenziando come il problema dei prezzi sia elevato per tutti, ma affermando anche come nei pavimenti sia più grave. Spiega: «Questo perché non sono considerati nei prezziari delle Camere di Commercio facendo si che non esista un vero e proprio riferimento. Così i prezzi con cui si aggiudicano l’appalto sono a volte molto bassi, spesso sotto il costo delle materie prime impiegate. Questo crea una distorsione sul mercato enorme, che porta ad indebolire le aziende serie». Per quanto riguarda i massetti, continua Bellometti: «esiste una normativa europea che obbliga l’uso di soli massetti marchiati CE, occorre verificare se questo sia stato previsto nel capitolato del nuovo ospedale. Manca poi una norma tecnica nazionale che dia indicazione sulle prestazioni che devono avere i massetti per lo specifico uso. E proprio per questo, Conpaviper sta predisponendo il primo codice di buona pratica del settore: e parliamo di un settore che vale più di 3 miliardi a livello nazionale. Purtroppo la mancanza di regole tecniche e di riferimenti sui prezzi finisce per colpire le aziende più preparate. E’ questo il problema che nella Bergamasca ci si dovrebbe porre. Insomma servono regole precise sui prezzi, sulle prestazioni e sui controlli e proprio per questo che come Conpaviper ci stiamo muovendo su questi temi. Noi aderiamo anche all’Osservatorio creato appositamente dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e sottoporrò proprio li, il caso del nuovo ospedale. Perché non possiamo permetterci che in un ospedale il primo malato sia il pavimento». Ma non solo pavimenti, infatti, nel sopralluogo del 12 maggio 2011 i collaudatori riscontravano anche «la carenza di illuminazione e l’eccessiva rumorosità in due camere operatorie», e difetti nell’impianto parafulmini che non garantisce una totale protezione dei sottotetti. Problemi che non hanno risparmiato le vetrate, dove circa l’8% sono deteriorate: 26 sono rotte, 160 presentano invece rigature, bolle e altri difetti. Insomma, già prima dell’inaugurazione e del trasloco annunciato per quest’autunno, l’ospedale ha parecchie magagne e la lista della spesa si allungherà, per le eventuali opere aggiuntive. Soldi di tutti, quelli già spesi, essendo questa un’opera pubblica, che si sommeranno a quelli per la manutenzione. Nonostante il rincorrersi di queste notizie sulle difformità e su un possibile rinvio al 2013, martedì 29 maggio 2012 si è svolto il sopralluogo della Commissione Sanità della Regione dal quale sarebbero emersi riscontri positivi. Infatti, come conferma Carlo Nicora, direttore generale degli Ospedali Riuniti di Bergamo, che ha guidato il sopralluogo, il nuovo Ospedale “Papa Giovanni” di Bergamo sarà pronto per il collaudo finale e il 22 ottobre avrà inizio il trasloco, che durerà 3 settimane: nello spostamento saranno coinvolti direttamente circa 650 pazienti. Chi non è d’accordo, è Gabriele Sola, consigliere regionale dell’Idv, che evidenzia come le questioni ancora aperte (intorno alla scelta dell’area, ai 160 milioni di costi extra, ai mostruosi ritardi accumulati ed alle relative responsabilità) non debbano finire nel dimenticatoio. Rimane però molto perplesso sulla possibilità che i collaudatori concedano “semaforo verde” prima che tutti gli interventi da essi stessi richiesti vengano effettivamente ultimati. Il “via libera” definitivo, conclude Sola, «dovrà essere concesso solo quando tutte le magagne saranno state effettivamente rimosse. . Pavimenti e Superfici Continue - N°16 52 il punto sui massetti Thomas Gessaroli Redazione IMREADY Pubblicata la norma UNI 11444 sulla classificazione acustica Il 17 maggio 2012 è entrata in vigore la nor ma UNI 11444 (Acustica in edilizia - Classificazione acustica delle unità immobiliari Linee guida per la selezione delle unità immobiliari in edifici con caratteristiche non seriali), con cui l’UNI, come già successo nel 2010 con la pubblicazione della norma UNI 11367 “Acustica in edilizia Classificazione acustica delle unità immobiliari - Procedura di valutazione e verifica in opera”, mette a disposizione degli operatori del settore costruzioni e nell’interesse degli acquirenti di case, un ulteriore, importante, strumento ai fini della classificazione acustica degli edifici. La norma UNI 11367, infatti, pur rappresentando un utile strumento in mano ai professionisti tecnici e alla committenza per informare sulle caratteristiche acustiche degli edifici e tutelare i vari soggetti che intervengono nel processo edilizio (progettisti, produttori di materiali da costruzione, costruttori, venditori, ecc.) da possibili successive contestazioni, presentava alcune difficoltà nel valutare i requisiti acustici degli edifici con caratteristiche “non seriali”. Questo perché, se negli “edifici seriali” gli elementi si ripetono uguali secondo schemi che dipendono da caratteristiche distributive, organizzative e funzionali (ad esempio condomini, alber ghi, ospedali, scuole, ed edifici assimi- labili) tale da rendere più semplice, meno costosa e più attendibile la classificazione acustica, negli edifici “non seriali” si hanno invece unità i m m o b i l i a r i ave n t i e l e m e n t i costruttivi anche molto diversi tra loro e quindi con maggiori problemi di classificazione. Secondo il presidente della Commissione acustica e vibrazioni dell’UNI, Giuseppe D’Elia, con la nuova norma viene introdotto un approccio semplificato in base al quale nell’edificio vengono scelte le unità immobiliari più critiche dal punto di vista delle prestazioni acustiche, sulle quali effettuare i test previsti dalla UNI 11367. Sulla base di questi dati, il responsabile della classificazione acustica può effettuare le valutazioni anche per c l a s s i fi c a r e l e r e s t a n t i u n i t à immobiliari dell’edificio. Sulla base di quanto riportato sulla UNI 11444 il tecnico che esegue le prove stabilisce sia la casistica che il numero delle unità immobiliari da sottoporre a verifica, considerando quelle con le maggiori criticità. Tra gli elementi critici per l’isolamento acustico che i tecnici prendono in considerazione spiccano i serramenti, le pareti divisorie e i pavimenti, ma anche gli impianti, che con il loro funzionamento possono produrre rumore. Va ricordato che l’UNI 11367 prevede quattro differenti classi di efficienza acustica: andando dalla classe 1, che identifica il livello più Pavimenti e Superfici Continue - N°16 alto (più silenzioso), per arrivare alla classe 4 che è la più bassa (più rumoroso): va considerato che, seppure il livello prestazionale “di base” sia rappresentato dalla terza classe, la stragrande maggioranza degli edifici italiani attualmente esistenti non raggiunge neppure la quarta classe. La classe viene attribuita, sulla base di misurazioni dei livelli sonori e non solo di dati progettuali, alle singole unità immobiliari e non all’intero edificio (ad esempio, nel caso di un condominio, la classe deve essere assegnata ad ognuno degli appartamenti che lo compongono, e non genericamente all’intero condominio), rendendo da un lato più complicata la determinazione di efficienza acustica, ma dall’altro garantendo una maggiore sicurezza sul risultato finale. L’elaborazione della UNI 11367 era un’esigenza sia del mercato che della pubblica amministrazione per risolvere le imperfezioni del DPCM 5-12-1997 “Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici”, e con la pubblicazione della UNI 11444 ci si attende l’elaborazione di un nuovo decreto che sostituisca il precedente, del resto per buona parte già abrogato nella sua efficacia. . 54 il punto sui massetti a cura di Thomas Gessaroli Redazione IMREADY Intervista ai produttori di macchine per il pompaggio dei massetti e sottofondi Il settore delle costruzioni si trova in momento particolarmente critico, nel vostro settore specifico, ossia quello delle macchine, ci troviamo nella stessa situazione? M.P.R. Innovazioni - Perin Devis: Ovviamente si, anche se alcune attrezzature, come i Silos Automatizzati, in particolare, trovano applicazione in un settore in crescita: quello dei massetti realizzati con materiali premiscelati. TURBOSOL Produzione - Mauro Villanova: I nostri prodotti, essendo beni strumentali per le imprese di costruzione risentono, ovviamente, del momento critico che questi stanno attraversando nel mercato italiano. Fortunatamente, la nostra struttura, capacità ed esperienza di oltre sessant’anni nei sistemi pompanti per l’edilizia, ci permette di far fronte alla brusca inversione di tendenza che ha subito il settore, mantenendo una posizione primaria nel mercato interno. La nostra presenza anche in molti mercati esteri, dai più importanti a quelli in via di sviluppo, ci permette inoltre di guardare al futuro con ottimismo e di mirare a grandi opportunità di crescita. LUBRIMATIC - Matteo Scarpazza : Negli ultimi anni il settore delle macchine automatiche ha sempre avuto un incremento nelle vendite. Quest’anno però si registra un rallentamento, ovviamente dovuto alla situazione economica complessiva. Anche se si parla di un settore “quasi” di nicchia è inevitabile che questo venga influenzato dalla tendenza negativa del mercato in generale. CONTINENTAL - Alessandro Tura: Certamente sì. A livello nazionale tutto il settore si trova in profonda crisi e il nostro prodotto, pur essendo di fondamentale importanza, si colloca nell’ambito degli investimenti dell’impresa. Il parco macchine esistente è molto consistente e spesso inutilizzato e, per quanto riguarda le limitate necessità attuali, gli utenti stanno attingendo dai propri magazzini o eventualmente dal mercato dell’usato. Il “retro medaglia” di questa situazione è l’incremento dei volumi vendita della ricambistica e del settore riparazione. La storica scelta (in controtendenza rispetto alla maggior parte delle realtà commerciali) di dotarci un magazzino ricambi sempre perfetta- Pavimenti e Superfici Continue - N°16 mente fornito ed in grado di dare tempestive risposte al Cliente, si è rivelato ancora una volta uno dei punti vincenti della nostra organizzazione. Qual è la principale conseguenza di questa crisi economica per il settore e quale può essere la strategia giusta, per avere la meglio, nonostante la situazione non sembra dare cenni di ripresa? M.P.R. Innovazioni - Perin Devis: La conseguenza consiste nell’immediata sospensione degli investimenti. La strategia giusta è comunque quella di cercare mercati, anche interni, ove non si utilizzano ancora materiali tecnici e quindi attrezzature per la messa in opera. Riteniamo che il “know-how” e la continua ricerca d’innovazione tecnica che faccia migliorare in costi, in termini di risultati qualitativi del lavoro, della sicurezza in cantiere e del rispetto ambientale sia, per noi, la strada giusta. TURBOSOL Produzione - Mauro Villanova: La sofferenza dei pagamen- ti; porta al collasso le piccole aziende meno strutturate e con minor capitalizzazione, le quali si trovano 55 nella situazione di non poter far fronte a lungo ad una stagnazione del settore come quella che ormai si sta protraendo da qualche anno. Sarebbero necessari inter venti pubblici. In primis, come già evidenziato da molti, ma ancora non attuato, con la riduzione dei tempi di pagamento della pubblica amministrazione; con finanziamenti ed agevolazioni per le imprese che intendono investire nella propria attività unitamente a manovre che rendano accessibile il credito presso gli istituti bancari e le società finanziarie , oggi praticamente inaccessibile tanto più se si opera nel settore edile. Da parte nostra riteniamo che una gestione flessibile, ma comunque attenta al mutare della domanda del mercato, consenta di mantenere un equilibrio in grado di consolidare e sviluppare una struttura e delle competenze capaci di rispondere alle esigenze della clientela, supportandola nella scelta dei beni strumentali in modo che questa sia commisurata alla specificità del proprio lavoro ed alle dimensioni della propria azienda, ottimizzandone così la spesa. LUBRIMATIC - Matteo Scarpazza: La principale conseguenza è che non si riescono a raggiungere i volumi di vendita previsti e quindi i progetti di lavoro devono essere completamente rivisti. Data la situazione d’incertezza si possono fare programmi solo a breve termine e non possono che essere imperniati sul contenimento dei costi strutturali. CONTINENTAL - Alessandro Tura: Lo scenario che avremo di fronte a “bufera” finita sarà motivo di profondo disorientamento per molti operatori del settore. Chi vorrà produr re e commercializzare macchine sul territorio U.E. dovrà farlo riconducendo il tutto ai sani criteri di qualità e serietà commerciale che hanno reso possibile la crescita e l’affermazione di tante aziende come la nostra che da 50 anni opera nel settore. Il mercato non potrà più permettersi di concedere spazio all’improvvisazione ed alla bassa qualità in cambio di un risparmio economico fittizio. In questo periodo di forte crisi economica, la tendenza è quella di “FARE SISTEMA”. Pensa sia possibile trovare forme di collaborazione tra produttori di massetti e produttori di macchine per il pompaggio? In che modo? M.P.R. Innovazioni - Perin Devis: Più che fra produttori, noi pensiamo sia possibile collaborare con i clienti proponendo condizioni commerciali più elastiche. TURBOSOL Produzione - Mauro Villanova : La nostra azienda ha sempre sostenuto ed incentivato i rapporti di collaborazione con i produttori di materiali con sinergie per lo sviluppo di nuove soluzioni, test di pompaggio su nuovi prodotti in fase di sperimentazione, con scambi di pareri e valutazioni tecniche e con prove dimostrative per la comune clientela. Sarebbero impensabili, la creazione di un prodotto idoneo, lo sviluppo di aggiornamenti ed innovazioni atti a migliorare le prestazioni e la qualità, rispondendo sempre al meglio alle esigenze generate da una moltitudine di nuovi materiali in commercio via via crescente, se non ci fosse disponibilità, collaborazione e comunicazione tra produttori di macchine e produttori di materiali. LUBRIMATIC - Matteo Scarpazza : Una cosa possibile, fattibile ed utile per tutti sarebbe quella di avere dei dati di vendita nazionali. In questo modo si avrebbe la visione complessiva del mercato, e monitorandolo periodicamente per avere dei dati precisi sulla tendenza. Con ciò sarebbe più semplice fare i progetti di lavoro a breve, medio e lungo periodo. Per quanto riguarda noi, stiamo costantemente provando e sviluppando nuove attrezzature e prodotti in collaborazione con le principali aziende di produzione di massetti con lo scopo di offrire quei servizi e prodotti innovativi che aiutano sicuramente a distinguersi in questi momenti critici. CONTINENTAL - Alessandro Tura: “Fare sistema” e “fare qualità” è stato il percorso che Continental ha scelto di mantenere sin dalla prima ora, per affrontare quello che già ci si aspettava come “momento difficile”. Forme di collaborazione tra produttori sono già state attivate da tempo al fine di ottimizzare le gamme di prodotto offrendo al cliente qualità a prezzi competitivi. Altre nuove collaborazioni ci hanno, ad esempio, por tato allo sviluppo ed alla commercializzazione di un innovativo sistema per la proiezione di isolante acustico a base di gomma riciclata per pavimentazioni, scale e pareti. Questi sono gli esempi più riusciti del “fare sistema”; tuttavia in molti altri casi (vedi quanto già occorso nel settore degli intonaci) l’interesse dei produttori di materiali per il mondo delle macchine purtroppo si è quasi sempre rivelato una ingerenza con esiti potenzialmente negativi per entrambe le par ti. Un’altra forma di collaborazione importante per la nostra realtà è l’attenzione che da sempre poniamo alle esigenze, alle preziose critiche ed ai suggerimenti che raccogliamo quotidianamente in cantiere. Pavimenti e Superfici Continue - N°16 56 Quanto conta l’innovazione e l’originalità dei progetti nel campo dei macchinari per il pompaggio? Quali nuove tecnologie si affacciano sul mercato? M.P.R. Innovazioni - Perin Devis : L’innovazione è “il futuro” soprattutto quando consente migliorie nei vari aspetti del lavoro ( vedi punto 2.), grazie a tecnologie volte a migliorare e a rendere i Massetti rispondenti alle nuove normative in essere e prossime. TURBOSOL Produzione - Mauro Villanova: Essere aggiornati e in costante sviluppo dal punto di vista delle nuove tecnologie che permettono di migliorare i propri prodotti, non solo per quanto riguarda le prestazioni strettamente legate alla loro naturale funzione, ma guardando all’utilizzatore, all’operatore che quotidianamente interagisce per diverse ore con la macchina, ponendo l’attenzione sull’ergonomicità, sui sistemi di sicurezza, semplificando e rendendo meno gravose possibili le operazioni necessarie per l’utilizzo e la pulizia, è necessario per la fidelizzazione ed il riconoscimento nel tempo da parte del mercato. Per quanto riguarda lo specifico settore dei massetti per sottofondi di pavimenti, il mercato italiano, contrariamente a molti altri europei, dove i massetti e sottofondi autolivellanti sono largamente diffusi, è prevalentemente incentrato sul tradizionale semi-asciutto. Comincia a diffondersi, per il momento timidamente, l’utilizzo di prodotti autolivellanti ma difficile prevedere, in questo periodo nel quale tutto ha subito un brusco rallentamento, quando ed in che misura potrà svilupparsi questo specifico settore nel mercato italiano. LUBRIMATIC - Matteo Scarpazza : L’innovazione e l’originalità sono essenziali. Bremat è un’azienda che ha sempre imperniato le proprie strategie commerciali seguendo questa filosofia. L’ultima innovazione proposta ai nostri clienti è stata quella di poter installare il controllo satellitare sui mezzi per monitorare via internet i parametri di produzione giornalieri e settimanali/mensili dell’impianto oltre che la posizione, i km, ore di lavoro, allarmi, etc. La principale innovazione che proporremo al mercato nei prossimi mesi ed anni sarà quella di un impianto completamente automatico, installato su camion o semirimorchio, per produrre in proprio massetti autolivellanti. Seguendo lo stesso principio degli impianti Bremat per la produzione dei massetti tradizionali. Con questo nuovo sistema si ha un notevole abbattimento dei costi della materia prima oltre che ai già noti vantaggi di avere un impianto mobile su camion. E comunque già altre novità bollono in pentola…. CONTINENTAL - Alessandro Tura: La particolare situazione economica internazionale del momento impone di articolare le nostre strategie su più livelli. Il mercato nazionale richiede “innovazione, qualità e ser vizio” mentre i paesi esteri emergenti necessitano di “diffusione, formazione del personale” ed ancora una volta di “qualità ed affidabilità”. Quanto descritto richiede un enorme impegno da parte nostra, fortunatamente per quanto riguarda l’innovazione è nostra consuetudine pensare, provare e costruire …, la qualità è da sempre il biglietto da visita sul quale puntiamo; quello su cui dobbiamo lavorare è la diffusione all’estero. L’importante novità degli ultimi anni è senz’altro la diffusione degli impianti autonomi ed automatizzati Pavimenti e Superfici Continue - N°16 per la produzione di massetti a base sabbia a bordo camion. Continental è stato il primo produttore nazionale di macchine tradizionali a proporre (frutto di una collaborazione vincente) la versione automatizzata e l’ha fatto introducendo l’originale premiscelazione orbitale che continua a confer mare la validità della soluzione. I fornitori di macchine per il pompaggio concorrono alla formazione del personale delle imprese? Se sì, in che modo? M.P.R. Innovazioni - Perin Devis: Si, istruendo con il nostro supporto tecnico tutti coloro che dovranno utilizzare le attrezzature e preventivamente per diffondere la conoscenza sulle nostre produzioni. TURBOSOL Produzione - Mauro Villanova: Certamente sì. Con gli avviamenti in cantiere, durante i quali il personale addetto viene istruito sull’uso, la manutenzione e la pulizia delle macchine; con il costante supporto tecnico postvendita che permette al cliente di avere informazioni sull’idoneità dei propri macchinari per l’utilizzo di materiali nuovi o comunque diversi da quelli abitualmente utilizzati e di ricevere le istruzioni sulle eventuali diverse modalità di utilizzo della macchina da adottare; tramite corsi mirati, su specifica richiesta del cliente, per la formazione del per sonale tenuti direttamente presso la sede del cliente o presso il nostro stabilimento. LUBRIMATIC - Matteo Scarpazza : Quando viene consegnata una macchina nuova il nostro personale specializzato resta in cantiere uno/ due giorni per istruire il personale dell’impresa sul funzionamento dell’impianto. Ovviamente il cliente è poi costantemente seguito per 57 tutto quello che necessita al funzionamento corretto del sistema. Ultimamente abbiamo introdotto anche la possibilità di avere prodotti e materiali da additivare al massetto come acceleranti, fibre strutturali, additivi prestazionali, ovviamente in questo caso il cliente è seguito passo a passo dal nostro personale dedicato che collabora direttamente con l’utilizzatore per trovare ogni volta la soluzione adeguata. CONTINENTAL - Alessandro Tura: Continental per quanto nelle proprie possibilità ha sempre fatto molto in questo senso, e questo perché profondamente convinta che una macchina affidata a “mani preparate e responsabili”, è una macchina in grado di offrire prestazioni, affidabilità e sicurezza esponenzialmente superiori alla media delle macchine “consegnate e dimenticate”. Affidabilità e sicurezza sono sinonimo di sensibile risparmio economico per l’impresa proprietaria e per il costruttore stesso. Quindi: messa in opera in cantiere con formazione del personale e formazione dei tecnici aggiustatori. Parallelamente la nostra azienda ha aderito con soddisfazione a numerosi incontri di formazione nell’ambito di scuole professionali locali. È tuttavia da segnalare con rammarico che la formazione degli operatori negli ultimi anni è stata sistematicamente tr ascur ata dalle imprese che l’hanno considerata un costo e non un investimento (c’è da osservare che il fenomeno è aggravato e accompagnato da un accentuato turn-over del personale addetto alle attrezzature), siamo comunque convinti che al riprendere di un’economia più “ragionevole e ragionata” questi valori dovranno essere recuperati. . Lubrimatic è già da oltre sette anni l’importatore esclusivo per l’Italia degli impianti automatici Bremat per la produzione di massetti. Bremat è leader europeo per la produzione di queste tipologie di macchine ed ha nel suo catalogo tre tipologie di impianti: • Serie F – Per la produzione di massetti tradizionali Questa è la macchina attualmente più venduta in Italia e si contraddistingue per la sua semplicità ed affidabilità • Serie S – Per la produzione di massetti autolivellanti tramite il principio della doppia vasca: iner te e legante. L’utilizzatore producendo in proprio l’impasto ha un notevole risparmio sui costi di produzione. • Serie P – Per la produzione di cemento alleggerito in modo completamente automatico. Un unico operatore ha a disposizione ben 45 m³ di polistirolo! (non ancora distribuita in Italia). LUBRIMATIC Srl Via IX Strada 41 35129 – Padova Tel. 049-8076044 [email protected] www.lubrimatic.it TURBOSOL PRODUZIONE SPA Sede e Stabilimento: Via Alessandro Volta, 1 31030 Pero di Breda di Piave (TV) Tel. 0422 90251 - Fax 0422 904408 [email protected] www.turbosol.it TRANSMAT 330 E Miscelatrice e trasportatrice di massetti, malte e calcestruzzi Dalla più evoluta ricerca TURBOSOL, la nuova esclusiva macchina per miscelare, trasportare ed elevare sottofondi di pavimenti tradizionali e isolanti a base di argilla espansa, polistirolo, perlite, vermiculite, malte, calcestruzzi e inerti. Un modello all’avanguardia sul mercato, ricco di grandi novità e di tanti piccoli accorgimenti che ne ottimizzano la produttività. Capienza del serbatoio aumentata a 330 litri, per una resa superiore e una migliore qualità e omogeneità della miscela. Un incremento della resa oraria fino al 20-25% ed una riduzione dei costi di esercizio (consumi e usure) fino al 20% rispetto ai comuni modelli sul mercato, rendono la macchina più efficiente, sicura, facile da utilizzare, da mantenere e da pulire. Un investimento che vale nel tempo. Pavimenti e Superfici Continue - N°16 58 il punto sui massetti dall’Azienda associata I vantaggi sull’uso di un impianto automatico Bremat per la produzione dei massetti Sono già trascorsi più di sette anni dalla prima consegna di un impianto Bremat in Italia. Acquistare un impianto di questo tipo, all’epoca, era quasi una scommessa. Da quel lontano 2005 più di 50 impianti Bremat sono stati acquistati da altre aziende italiane specialiste dei massetti. Si può quindi affermare che la scommessa è stata vinta: oggi l’utilizzo d’impianti automatici Bremat è diventata una prassi comune e non di rado li si vedono in azione nei principali cantieri di costruzione. La riprova della validità del sistema consiste nel fatto che anche alcuni costruttori artigianali italiani stanno proponendo attrezzature simili sulla falsa riga del concetto Bremat. Il primo cliente che ha “rischiato” l’acquisto di un Bremat in Italia è stata la Triveneta Pose di Padova che ad oggi conta ben nove dei nostri impianti nel suo parco mezzi. Fare questa premessa è doveroso. Teniamo presente che gli investimenti necessari per attrezzarsi con un impianto automatico sono impor tanti. Agli inizi, quando si proponevamo queste attrezzature alle principali aziende del settore, la risposta più comune era un misto tra incredulità e scetticismo. L’obiezione principale era che con lo stesso investimento si acquistavano più pompe manuali e che per i cantieri andava bene comunque. La storia evidentemente è andata in un altro modo, testimone ne è il fatto che le principali aziende del settore, negli anni, hanno acquistato più impianti dello stesso tipo Pavimenti e Superfici Continue - N°16 relegando in “soffitta” le vecchie pompe manuali o comunque usandole sempre meno. A prima vista, l’investimento necessario per attrezzarsi con gli impianti automatici, fa desistere molti produttori di massetti ad approfondire nella maniera corretta i vari aspetti del business. Inoltre in questi tempi di crisi, investimenti di questo genere non vengono valutati nemmeno lontanamente. Purtroppo 59 non vengono tenuti in considerazione nemmeno tutti quei costi, più o meno evidenti, che comunque si hanno lavorando con il vecchio sistema manuale. Per assurdo, chi produce con il sistema manuale, ha molti più costi di una azienda attrezzata con Bremat ed è quindi meno competitivo nel mercato, che in questi momenti di “forte concorrenza”, si traduce nella perdita di commesse. Vantaggi del sistema Il primo vantaggio, il più evidente e che da solo giustifica l’acquisto di un impianto automatico, consiste nell’avere un costo di ammortamento (o leasing) equivalente al costo dell’operatore addetto al carico della pompa tradizionale manuale, con la differenza che dopo cinque anni il leasing finisce… L’investimento richiesto, a conti fatti, è di poco superiore a quello necessario ad acquistare una pompa manuale, il compressore d’aria, il generatore di corrente, il camion con la gru per gli spostamenti, l’idropulitrice, etc.. Oltre all’operatore addetto al carico, si risparmia anche sui costi logistici poiché non è più necessario andare a predisporre il cantiere il giorno prima ed a ripulirlo il giorno dopo. Tutto quello che serve è nel nostro impianto: sabbia, cemento, aria, corrente, tubazioni, attrezzi, additivi liquidi, fibre, additivi gel, idropulitrice, etc... Finito il cantiere, si rimette il moto il camion e si ritorna a casa. Il cantiere resta pulito e soprattutto non abbiamo perso nemmeno un kg di sabbia o cemento. Essendo l’impianto installato su camion, o semirimorchio, ed essendo completamente autonomo, è possibile fare anche più cantieri di piccole dimensioni nella stessa giornata o comunque eseguire vari cantieri ogni giorno in posti diversi anche lontani tra loro, a tutto vantaggio dell’ottimizzazione del lavoro. La qualità della produzione è sempre costante. Il sistema di dosaggio del mixer è controllato da un PLC che tramite delle celle di carico assicura sempre i corretti dosaggi dei componenti della miscela. Essendo i materiali di base sfusi si ha un notevole risparmio sul costo d’acquisto di sabbia e cemento. L’impianto inoltre è dotato di vari dispositivi per permettere la produzione di massetti speciali con additivi, fibre di vetro e additivi speciali in gel. I tempi di produzione si riducono notevolmente, abbiamo clienti che ogni giorno con una sola macchina producono costantemente 25/30 metri cubi di massetto: impensabile con il sistema manuale o con macchine di produzione artigianale. Bremat Screed Fleet: quando la tecnologia semplifica il lavoro Da un paio d’anni gli impianti Bremat possono essere dotati del sistema GPS “Screed Fleet” per il controllo via web di tutti i parametr i di produzione . Restando comodamente seduti in ufficio o tramite smart phone o tablet, è possibile vedere dove si trova la macchina e come sta lavorando. Tramite sito web dedicato, a cui è possibile accedere con apposite password, il cliente può vedere: dove si trova la macchina, calcolare i percorsi ideali o quanti km ha fatto, se vi sono allarmi attivi, la produzione istantanea e i parametri di produzione del massetto, si possono generare report in Excel o pdf sulla base dei dati giornalieri/ settimanali/mensili/annuali con svariati filtri. Una tale serie d’informazioni, semplificano notevolmente i compiti del responsabile logistico ma anche quello amministrativo o commerciale. Si possono programmare con più facilità le ricariche del mezzo con conseguente ottimizzazione dei tempi. Il tutto si traduce in un’ulteriore efficienza e competitività. . Pavimenti e Superfici Continue - N°16 60 rubrica SAIE 2012: ricostruiamo l’Italia, un nuovo saie per un nuovo costruire Bologna, 18 – 21 ottobre Ricostruiamo l’Italia è lo slogan scelto da SAIE per l’edizione 2012, in programma nel quartiere fieristico di Bologna dal 18 al 21 ottobre. Nella sua nuova formula Saie 2012 dedicherà ancora più attenzione alle esigenze di progettisti e imprese sui temi della riqualificazione organizzando seminari workshop e iniziative che aiuteranno a capire come utilizzare al meglio le nuove tecnologie e come intercettare le sfide dell’impatto ambientale ed economico in un momento storico difficile per il settore dell’edilizia. Il grande Salone Internazionale dell’Edilizia, da sempre sede privilegiata per il mondo delle costruzioni e per la presentazione delle soluzioni più innovative per i professionisti del settore, focalizza quest’anno l’attenzione a un tema di primaria importanza: la riqualificazione edilizia in ambito urbano/abitativo e la sostenibilità ambientale ed energetica. Un tema strategico per l’intero Sistema Italia e per il rilancio economico del settore delle costruzioni; che sarà sviluppato a 360 gradi nel corso della manifestazione del 2012 e durante il periodo di avvicinamento all’evento grazie all’organizzazione di convegni seminari e all’apporto degli esperti internazionali che collaboreranno con BolognaFiere per realizzare “Un nuovo Saie per un nuovo costruire”. SAIE 2012 sarà interamente dedicato all’efficienza energetica, alle soluzioni, alle tecnologie e ai materiali innovativi ma anche, in un’accezione più ampia del tema della riqualificazione alle tecnologie per l’ingegneria per l’ambiente e il territorio e al social housing. Specializzazione e for te attenzione all’innovazione saranno il filo conduttore per le numerose iniziative in programma che, prima e durante la manifestazione, svilupperanno il tema della “ricostruzione” del nostro patrimonio edilizio e ambientale. Il tema della ricostruzione portato avanti da Saie è di grande interesse anche per le famiglie italiane se, come evidenziano le più recenti rilevazioni, il 55 per cento degli italiani vive in un alloggio costruito prima del 1972 (di cui il 15 per cento addirittura costruito prima del 1945) e, quindi, obsoleto e assolutamente da riqualificare. Un patri- Pavimenti e Superfici Continue - N°16 monio di 4,8 miliardi di euro, con edifici con un’età media superiore ai 30 anni, con 10 milioni di unità realizzate fra il 1946 e il 1972, che pone l’Italia in cima alla classifica europea per epoca di costruzione del patrimonio edilizio. La rielaborazione dei piani urbanistici, che prevedano la riqualificazione non solo dei singoli edifici ma a scala più ampia di interi quartieri, con particolare attenzione alle periferie, una nuova attenzione al territorio, all’a- 61 busivismo sono interventi improrogabili e attualmente anche all’attenzione e fr a le pr ior ità del Governo. Novità di questa edizione anche la collaborazione con il Salone della Ricostruzione dell’Aquila, una collaborazione strategica per il sistema delle costruzioni, impegnato – a tre anni dal sisma che ha colpito l’Abruzzo – nella ricostruzione di un territorio che diviene laboratorio per un nuovo concetto di edilizia. A saie 2012 la nuova area Green Habitat La nuova area dedicata all’efficienza e sostenibilità in edilizia offrirà una panoramica unica degli sviluppi in ambito tecnico-scientifico, economico e politico-istituzionale. Si tratta di una vetrina internazionale che si aprirà all’interno di Saie 2012 per focalizzare l’attenzione degli operatori professionali sulle tecnologie sui prodotti, sui materiali e sulle best practices dell’edilizia sostenibile. Coordinatore di Green Habitat e delle Giornate dell’Energia è Norbert Lantschner, esperto internazionale di sostenibilità nelle costruzioni e fondatore di Casaclima che ha dichiarato: «Green Habitat è un approccio olistico del progettare, costruire e vivere gli ambienti costruiti, vogliamo operare utilizzando tutti gli strumenti d’informazione formazione e dimostrazione coinvolgendo tutti gli operatori del settore. Saie 2012 parlerà questo nuovo linguaggio». La nuova iniziativa intende fornire un importante contributo alle sfide del mondo dell’edilizia, principale volano dell’economia. Un incontro importante per urbanisti, progettisti e tecnici, imprese e artigiani, istituzioni e rappresentanti pubblici, mondo della ricerca, associazioni di categoria, ordini e collegi professionali, scuole e consumatori, per l’aggiornamento specifico di un settore in profonda trasformazione. Green Habitat focalizzerà l’attenzione alla riqualificazione urbana ed energetica degli edifici esistenti, con particolare attenzione al patrimonio storico e alle nuove costruzioni e parallelamente offrirà una panoramica delle offerte di lavoro per i greenjobs e istituirà una “Piazza dei Contatti” in cui chi cerca alleanze o know-how o è alla ricerca di partner per progetti o nuovi territori di azione può attivare nuovi contatti. Green Habitat avrà al suo interno una parte dimostrativa in cui le aziende espositrici mostreranno l’applicazione pratica delle migliori tecnologie legate alla qualità del costruire e ai temi dell’efficienza energetica e ambientale. Importanti particolari costruttivi che descrivono la Nuova Edilizia. Un ruolo importante del nuovo concept Green Habitat saranno i convegni e i seminari ricompresi all’interno del programma delle “Giornate dell’Energia” in cui saranno coinvolti oltre che gli operatori professionali anche gli studenti degli Istituti Tecnici e Universitari che si affacciano alle professioni legate al mondo dell’edilizia per creare in loro un’importante motivazione che al di là della futura professione che intraprenderanno coinvolgeranno anche lo stile di vita delle future generazioni. . TECNOLOGIE PER LA RIQUALIFICAZIONE E LA PROTEZIONE SISMICA La mostra, organizzata da SAIE in collaborazione col dipartimento DICAM della Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Bologna, intende proporre, da un lato, le tecnologie costruttive in grado di prevenire e limitare i danni da eventi sismici, e, dall’altro, di spiegare nel dettaglio le modalità di intervento per riqualificare edifici danneggiati dal sisma. Obiettivo della mostra è, dunque, quello di aumentare il livello di sensibilizzazione sul tema, sia tra i tecnici di settore che tra gli utenti, avendo come obiettivo finale una maggiore informazione sul rischio sismico e sulle tecnologie disponibili per prevenirne e per curare gli effetti sui manufatti architettonici. Pavimenti e Superfici Continue - N°16 62 rubrica Marmomacc 2012: Verona la capitale per marmi, graniti, pietre naturali, design,macchinarietecnologie Alla Fiera di Verona si rinnova l’appuntamento con il business e la cultura legati al mondo della pietra naturale. Da mercoledì 26 a sabato 29 settembre torna infatti Marmomacc (www.marmomacc. com), il più impor tante salone internazionale dove si incontrano domanda e offer ta del settore lapideo. L’unico a presentarne la filiera in tutti i suoi comparti: dalle pietre grezze ai lavorati, dai macchinari agli accessori fino alle soluzioni progettuali di design più innovative. A Verona tor na Mar momacc , vetrina privilegiata per la promozione del marmo made in Italy sui mercati mondiali. Un’edizione sempre più improntata all’internazionalizzazione del business, senza mai dimenticare la cultura del prodotto. Molte le nuove iniziative in programma tra cui il sistema di matching web “Architects-on line” e “Marmomacc Architecture and Design Competition”, il concorso che si rivolge a 180.000 giovani architetti. Lo dicono i numeri della precedente edizione, con oltre 1.500 espositori, dei quali il 56 per cento stranieri, da 61 Paesi. Lo ribadiscono le importanti partnership tra cui quelle con Hanley Wood Exhibitions, il più grande organizzatore di manifestazioni sull’edilizia degli Stati Uniti, con Confindustria Marmomacchine e con il Centro Servizi per il Marmo di Volargne, guida del Distretto del Marmo e delle Pietre del Veneto. Obiettivo di Marmomacc resta la promozione costante del sistemamar mo sui mercati mondiali, favorendo l’incontro tra buyer ed Pavimenti e Superfici Continue - N°16 espositori, tra domanda e offerta. Per questo la mission non si esaurisce nei quattro giorni di manifestazione ma continua all’estero con il tour di Marmomacc in the World che fa tappa a Las Vegas, a Doha in Qatar e a Riyad in Arabia Saudita. I dati MARMOMACC La rassegna, nell’edizione 2011, ha ospitato 1.518 espositori, dei quali 849 esteri (56% del totale) da 61 63 Paesi. In tutto 56.536 gli operatori specializzati arrivati in fiera, di questi 28.294 (il 51% del totale) sono stati quelli stranieri, da 132 nazioni. Presenze che testimoniano come Marmomacc, anche in un momento difficile per le economie globali, rappresenti per gli operatori la piazza dove l’incontro tra domanda e offerta si traduce in affari e nuove opportunità di business, oltre che il punto di riferimento sempre aggiornato su prodotti e tendenze del settore. I settori merceologici Dal punto di vista merceologico, il quar tiere risulta così suddiviso: macchine e tecnologie per il marmo nei Padiglioni 1, 2, 4, 5 e nell’Area A; utensili, abrasivi e prodotti chimici nei Padiglioni 7 e 3; pietre grezze e lavorate nei Padiglioni 6, 8, 9, 10, 11; nelle Aree A, B, C, D, 8s blocchi e materiali semilavorati; marmi e graniti nel Padiglione 3. Il padiglione 7B è dedicato al mondo della formazione, università, design, architettura e installazioni. è oggi la più promettente, con miliardi di dollari di investimenti programmati nei prossimi anni. Marmomacc, in collaborazione con Confindustria Marmomacchine e REC di Ryad, co-organizza per la seconda volta Saudi Stone Tech, a Ryad dall’11 al 14 novembre 2012. La manifestazione, che rientra nell’ambito di Saudi Build, è una delle più importanti fiere di settore con oltre 18.000 visitatori e 900 espositori provenienti da 35 Paesi. Negli Stati Uniti, dal 24 al 26 gennaio 2012, Marmomacc ha par tecipato con Veronafiere al coordinamento di oltre venti aziende italiane a StonExpo Marmomacc Americas di Las Vegas, la più grande e conosciuta manifestazione americana dedicata al comparto della pietra naturale che ha registrato oltre 32.000 visitatori e più di 700 aziende da 20 Paesi. Oltre agli aspetti commerciali, nell’ambito della rassegna americana, Marmomacc, con la partnership di Hanley Wood Exhibitions, ha curato anche i corsi di formazione per gli architetti dell’American Institute of Architects. Dal 30 aprile al 3 maggio, invece, ha debuttato la rassegna Qatar Stone Tech, l’evento riservato al settore tecnolapideo promosso da Veronafiere e Confindustria Marmomacchine all’interno di Project Qatar 2012, la seconda più grande rassegna sulle costruzioni del Medio Oriente. Tra le diverse attività che la Fiera di Verona conta di implementare sul fronte estero, le linee guida del piano industriale prevedono, entro il 2014, lo sviluppo di ulteriori par tner ship internazionali con par ticolare riferimento ai paesi BRIC. MARMOMACC in the world Prosegue il processo di radicamento di Marmomacc sui mercati esteri, soprattutto di USA, Arabia Saudita e Qatar. Mentre gli Stati Uniti rappresentano infatti uno scenario consolidato per il compar to di marmi e graniti, la zona del Golfo Pavimenti e Superfici Continue - N°16 64 Le novità 2012 Veronafiere è sempre impegnata nella costante innovazione delle proprie manifestazioni. Marmomacc non fa eccezione e si presenta alla 47^ edizione con una serie di iniziative inedite. A cominciare da Architects-on line, il sistema di matching informatico con cui le aziende italiane possono fissare una serie di appuntamenti con un gruppo selezionato di architetti da 17 Paesi tra cui Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Sud Africa, India, Germania, Russia, Giappone e Svezia. Debutto anche per Marmomacc Architecture and Design Competition 2012, il concorso realizzato in collaborazione con Archi-Europe per valorizzare i giovani talenti tra 180.000 architetti di tutto il mondo, premiando i migliori utilizzi della pietra naturale nelle soluzioni progettuali di spa, winebar, ristoranti e negozi. Marmomacc Lab, invece, insegna ad apprezzare le qualità della pietra solo attraverso il tocco della mano, grazie ad un laboratorio sensoriale ed emozionale creato insieme al Centro Servizi Marmo. Con Marmomacc and the City, infine, in occasione della fiera, le aziende Pavimenti e Superfici Continue - N°16 possono esporre le proprie opere lapidee nelle piazze veronesi: un evento in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Verona e il Comune di Verona. Stone academy: formazione e didattica Marmomacc è ideatore e capofila dell’iniziativa Stone Academy che, in collaborazione con il Politecnico di Milano – Facoltà di Architettura, coinvolge ben 12 tra università italiane e internazionali nella realizzazione di seminari e master di secondo livello sulla progettazione in pietra. . 66 l’esperto risponde L’esperto risponde è la rubrica di PSC a servizio di tutti gli operatori del settore delle pavimentazioni. In questo spazio, l’ing. Ciro Scialò (settore resine) e l’ing. Gian Luigi Pirovano (settore calcestruzzo) forniscono, a nome dell’Associazione, le risposte a dubbi e alle domande riguardanti temi e problematiche di interesse generale. La rubrica è un canale di informazione e divulgazione delle conoscenze tecniche. “Salve, mi sto imbattendo nella progettazione delle pavimentazioni esterne industriali non armate, e pertanto mi sto documentando attraverso i vostri preziosi testi, sui quali ho la necessità di farvi alcune domande. In particolare nel documento Codice di Buona Pratica, a pag. 44, è riportata la formula riguardante il distanziamento dei giunti per limitare le tensioni dovuti all’inarcamento della lastra per effetto dei gradienti termici (Warping). Sulla formula non è specificata l’unità di misura (MPa; Kg/cm²; N/mm²…) della tensione risultante dal calcolo e pertanto vi chiedo dove posso ritrovarla. Leggendo il quaderno tecnico n.10 (Pavimentazioni industriali in calcestruzzo non armato) il fenomeno del sollevamento della piastra per effetto del gradiente termico sembra trattato in modo diverso, ovvero attraverso una verifica della planarità con riferimento alla normativa UNI 11146. Il mio dubbio è se la trattazione riportata nel paragrafo 11.4 “Incurvamento delle piastre” del Q.T.10 prende in considerazione sia l’effetto del sollevamento degli spigoli (Curling) che l’inarcamento della lastra (Warping) o se per quest’ultimo è necessario riferirsi comunque alla formulazione riportata a pag.44 del Codice di Buona Pratica. Ringraziando anticipatamente per la gentilezza e la disponibilità dimoLettera firmata strata porgo i miei migliori saluti”. Richiesta di Lettore Risponde: Gian Luigi Pirovano, esperto CONPAVIPER In effetti, abbiamo verificato una certa differenza tra alcune informazioni inserite nelle varie pubblicazioni riguardanti le deformazioni, soprattutto nel caso degli imbarcamenti. In primo luogo chiarisco che il valore riguardante la tensione massima di trazione indicata alla pag. 44 del Codice di Buona Pratica si deve intendere in N/mm². Diverso invece il problema del Warping. Il suo calcolo è simile a quello del curling poiché le deformazioni sono molto simili anche se di segno contrario. Ricordo comunque che nel Codice di Buona Pratica il valore è riferito alla tensione massima di trazione, mentre nel Quaderno n°10 si riporta il valore della deformazione massima in mezzeria. Pavimenti e Superfici Continue - N°16 Per quanto riguarda la tensione dovuta al curling, il valore può essere generalmente compreso tra 1,0 e 3 MPa con massimi difficilmente superiori a 4,0 MPa, mentre per quanto riguarda il Warping, il problema è molto articolato e dipende da svariati fattori; penso quindi che possa esserle più utile il grafico sottostante ripreso dalle ACI 360-36. . 67 Progettazione della piastra di fondazione. “Spett.le CONPAVIPER, siamo a chiedervi urgentemente una soluzione ad un problema che si sta verificando sempre più spesso. La nostra ditta sta avendo delle contestazioni da parte dei suoi clienti, inerenti alla pavimentazione industriale e alla formazione delle rampe, dovuti al freddo gelo dell’inverno passato. Vi chiediamo cortesemente cosa ci consigliate di rispondere a tale disagio. Con l’occasione rimaniamo in attesa di un Vs. celere riscontro e con l’occasione porgiamo distinti saluti”. Richiesta di Lettore Risponde: Gian Luigi Pirovano, esperto CONPAVIPER In effetti, il problema del gelo persistente dello scorso inverno ha provocato non pochi problemi alle pavimentazioni industriali esterne non risparmiando le rampe di accesso. Numerosi sono i casi segnalati e ci riportano alla memoria alcune annate precedenti che, sempre in condizioni metereologiche particolarmente sfavorevoli, avevano evidenziato delaminazioni di vario tipo con il tipico distacco dello strato corticale. Nello specifico il distacco coesivo che avviene nella parte superiore, a circa 5-10 mm dall’estradosso della pavimentazione. In sostanza, un inverno particolarmente rigido e prolungato comporta un numero di cicli gelo-disgelo partico- larmente elevati e la loro azione può corrispondere a quella di un certo numero di anni “normali”. Ecco quindi il motivo per cui in alcuni anni si evidenziano, in modo particolare, dei difetti. Un altro fattore di degrado, abbinato all’azione del gelo disgelo, è inoltre la presenza di sali disgelanti utilizzati per facilitare lo scioglimento della neve e del ghiaccio. Com’è noto, infatti, l’impiego di sali disgelanti, in assenza di specifici accorgimenti favorisce alcuni fenomeni di degrado superficiale con la formazione di crateri e distacchi localizzati che, con la loro progressione, portano alla formazione di vere e proprie buche. Altro aspetto importante è l’accu- mulo di neve sulle pavimentazioni o sulle rampe. La formazione di accumuli di neve, in alternativa alla loro rimozione, aumenta ulteriormente il rischio dell’azione del gelo poiché tali accumuli fungono da “serbatoi d’acqua”. Mente il fenomeno del gelo tende a diminuire o annullarsi nelle zone liberate dalla neve in quelle con accumuli, durante il giorno, si ha scioglimento con conseguente formazione d’acqua che sarà soggetta al gelo notturno, in una serie di cicli ripetuti. Questa condizione avviene anche in assenza di precipitazioni successive, a causa del “serbatoio d’acqua” di cui sopra, peggiorando ulteriormente il numero dei cicli gelo-disgelo in quel periodo. . Pavimenti e Superfici Continue - N°16 68 “esistono prove sperimentali eseguite con il metodo B.C.r.a. o metodo tortus su pavimentazioni in calcestruzzo lisciato e/o levigato (eseguito con mole fino alla grana 60) che permettano di classificare tali pavimentazioni nell’ambito del loro coefficiente d’attrito? In attesa di Vostro gentile riscontro, porgiamo cordiali saluti”. Richiesta di Socio CONPAVIPER Risponde: Gian Luigi Pirovano, esperto CONPAVIPER Il problema del livello di scivolosità nelle pavimentazioni è molto complesso e non facile da determinare. Questo, soprattutto, nel caso delle pavimentazioni industriali che, essendo prodotte in opera, sono caratterizzate da una certa disomogeneità dei materiali applicati e quindi anche delle caratteristiche finali del manufatto realizzato. Nella rubrica “l’Esperto risponde” del numero 8 di Pavimenti e Superfici Continue, a cura dell’ing. Ciro Scialò ed in successivo articolo del Dott. Alessandro Tanaglia pubblicato nel n° 10 della stessa rivista erano già state affrontate le problematiche relative alla sdrucciolevolezza delle pavimentazioni ma, come evidenziato negli stessi documenti, le metodologie di prova e la loro eventuale correlazione sono di difficile interpretazione. Il metodo B.C.R.A., conosciuto anche come Metodo Tor tus, è uno di questi, e il suo utilizzo, riguardo alle norme e ai Decreti vigenti, conferma la confusione esistente in materia, poiché viene citato in un Decreto Ministeriale, ma non trova riscontro nella normativa italiana. Nel caso specifico, richiesto dal nostro interlocutore, posso rispondere che non sono personalmente a conoscenza di prove sperimentali che abbiano testato con il metodo B.C.R.A. delle pavimentazioni industriali in calcestruzzo e, in particolare, in calcestruzzo lisciato e/o levigato. Non mi risulta, inoltre, che in letteratura siano state riportate prove o test che possano dare una risposta alla specifica domanda. Abbiamo invece effettuato diverse rilevazioni con il Metodo B.C.R.A., su altre tipologie di pavimentazione, ma ad oggi non su quelle industriali in calcestruzzo. Non abbiamo quindi a disposizione valori relativi alla tipologia delle pavimentazioni indicate dal nostro interlocutore. Ci limiteremo quindi ad indirizzare l’attenzione sulla validità del metodo e su alcune nostre considerazioni in merito ai risultati prodotti nelle prove e a possibili correlazioni tra pavimentazioni diversamente realizzate. Pavimentazioni realizzare con marmo levigato presentano valori al limite del requisito richiesto nel succitato metodo, evidenziando profonde differenze tra i valori riscontrati con pavimento asciutto rispetto a quello bagnato. Abbiamo potuto verificare inoltre come la strumentazione utilizzata lasci, Pavimenti e Superfici Continue - N°16 a mio avviso, dubbi sugli esiti della sperimentazione, poiché il tampone (quello a contatto della pavimentazione sottoposta a prova) presenta dimensioni molto piccole, con sezione d’impronta inferiore al cm2. Possiamo tuttavia ipotizzare che un pavimento in calcestruzzo levigato potrebbe rispondere ai requisiti minimi di tale normativa ma, solo in certi casi, in funzione non tanto della “levigatura”, ma del ciclo di levigatura utilizzato, della grana dell’abrasivo finale, dell’utilizzo d’impregnanti e di eventuali cerature. La risposta quindi potrà essere individuata nello specifico caso solo attraverso delle prove su campioni di pavimentazione realizzata con quel ciclo, tenendo presente che il coefficiente di attrito varierà nel tempo, in relazione allo sporco, ai trattamenti, all’uso della pavimentazione, ai sistemi di pulizia e all’usura. Pertanto sarà opportuno che, ai fini della sicurezza, motivo che ha spinto il nostro interlocutore a porre la specifica domanda, vengano effettuate delle prove di verifica preliminari e, soprattutto, programmare nel tempo una verifica dei valori iniziali determinati del coefficiente di attrito. . Ricostruiamo INTERN ATIONAL BUILDING EXHIBITION In collaborazione con l’Italia Bologna, 18-21 ottobre UN NUOVO SAIE PER UN NUOVO COSTRUIRE www.saie.bolognafiere.it Viale della Fiera, 20 - 40127 Bologna - Tel. 051 282111 - Fax 051 6374013 - [email protected] - [email protected] 70 da Conpaviper Elenco Soci IMPRESE AEMME Srl IPM ITALIA Srl ALL PAV Srl ITAL.PAV.I. Srl AIRE PAVIMENTAZIONI Srl ITS Srl ALPI PAV Srl MEDIPAV Srl ANCO Srl MOMBRINI Srl ARENCI ANGELO MORTARA & C. Srl ATEF Srl P&R Srl Pavimenti e rivestimenti in resina B.M.B. SYSTEM Srl PA.S.I. di Marras Rossano & C. SaS BALDELLI MARIO LUIGI PAVIBETON Srl C.M.C. Srl PAVIDUR Srl CENTRO SERVIZI INDUSTRIALI SCRL PAVINDUSTRIA TECHNOLOGY Srl CO.I.PA. Costantino Geom. Piergiorgio Srl PENTA SERVICE COCCO Srl RESINDAST Srl COMACO ITALIANA SpA SISTEMPAV Srl CONCRETE G. DI Tagliabue M. Luisa SO.CO.PAV Srl COR.IM. Srl SO.PAV TECHNOLOGY Srl DUROCEM ITALIA SpA STEMCO Srl ECOTEP Srl TECNES GROUP BY ELITE Srl EDILPAV Srl Soc. Unipers. TECNO.BI.TRE Srl EDIL TECNO Srl TECNOBETON SaS di Angelo Pari & C. EPOXY SISTEM Srl TECNOLEVEL SaS di Zambito Antonio & C. EUROPAV SERVICE Srl TECNORESINA VERNICI EUROPAV TECHNOLOGY Srl TEKNO EDILE di Romeo Giovanni F.LLI B-SYSTEM Srl UNIPAV SERVICE Srl GATE PREFABBRICATI Srl VENEROM Srl I.C.E.A. SaS dei F.lli Di Fede VINELLA Srl I.C.O.S. di Degano Srl ZIGIOTTO MARCO Impresa Danico edilizia Srl Pavimenti e Superfici Continue - N°16 FORNITORI API SpA LUBRIMATIC Srl - BREMAT APSE TECNOLOGIE EDILI Srl MAPEI SpA BASF C.C. ITALIA MPM Srl BETONROSSI SpA N.T.E. Srl Soc. Unipers. CALCESTRUZZI SpA OCV ITALIA Srl CALDIC ITALIA Srl OFFICINE MACCAFERRI SpA DRACO ITALIANA SpA ORMET SpA - Divisione overmat ECOBETON ITALY Srl PAVI CENTER Srl FARAPLAN SpA PEIKKO ITALIA Srl FERRI Srl PERLITE ITALIANA Srl FIBROCEV Srl PROGRESS PROFILES SpA IDEAL WORK Srl RINOL ITALIA R. & T. Srl IMREADY Srl RUREDIL SpA ISOPLAM Srl SAINT-GOBAIN PPC Italia SpA ISTRICE by FILI & FORME Srl SAVER Srl KEMPER SYSTEM ITALIA Srl SIKA ITALIA SpA KERAKOLL SpA SIVIT Srl LA MATASSINA Srl SK Srl LABERG Srl TRIMMER Srl LATERLITE SpA UNICALCESTRUZZI SpA LEIDI ANGELO Srl VIMARK Srl LEON BEKAERT SpA W.R. GRACE ITALIANA SpA LEVOCELL SpA IMPRESE SETTORE MASSETTI BELLI Srl C. & B. COLOMBI Srl DELTAPAV Srl DI CARLO CARMELO TECNOPAV di Collavo Franco VENETA MASSETTI Srl ASSOCIAZIONI A.I.P.P.L Associazione Italiana Posatori Pavimenti in legno ATECAP Associazione Tecnico-Economica del calcestruzzo preconfezionato SISMIC Associazione Tecnica per la promozione degli acciai sismici per il cemento armato TRIVENETA POSE Srl LABORATORI e ORG. DI CERTIFICAZIONE LIBERI PROFESSIONISTI ELLETIPI Srl Bianco Antonio Falezza Claudio ICMQ SpA Bortolamasi Stefano Marino Roberto TECNO PIEMONTE SpA Burba Fabio Mauro Piermattei TECNOPROVE Srl Caraci Riccardo Pedroni Stefano Comastri Claudio Triantafillis Alberto Culpo Giuseppe Uguccioni Corrado Davoglio Luigi Pavimenti e Superfici Continue - N°16 72 da Conpaviper Elena Canzi Segreteria CONPAVIPER Sottovoce È arrivata l’estate! Bene ci vuole un pò di meritato riposo. Quest’anno Conpaviper, come ben saprete, ha fatto una convenzione CAF per tutti i Dipendenti dei nostri Soci, una convenzione veramente interessante che consiste nella stipula dei Mod. 730 Isee, Imu ecc. completamente gratuito per tutti i dipendenti e famigliari dei Soci. Purtroppo, come tutte le cose interessanti, pochi hanno usufruito di questa opportunità, forse perché in pochi leggete le circolari! (questa è una piccola bacchettata!). Comunque le persone che hanno usufruito di questo servizio sono state molto soddisfatte, in particolare una signora mi ha inviato un ringraziamento che voglio condividere con Voi: “Gentile Signora Elena, vorrei ringraziarla per il servizio che ci avete offerto. Non mancheremo di usufruirne in futuro. Grazie davvero per il lavoro svolto. Per due giovani che costruiscono il loro futuro con tanto sacrificio ed anche tanta soddisfazione ogni aiuto è davvero prezioso. Grazie ancora.” Ecco questo mi ha ripagata del tempo e dell’impegno che ho dedicato, insieme alla Dr.ssa Pantano, allo svolgimento del progetto che Conpaviper ha voluto offrire ai propri Associati. Mi Auguro veramente che durante l’anno in corso con i mod. Isee e il prossimo anno con i 730, altri dipendenti dei nostri Soci possano usufruire di questa opportunità, che Vi voglio ricordare, è completamente GRATUITA. Pavimenti e Superfici Continue - N°16 Vi auguro delle buone vacanze, soprattutto rilassanti, al mare o in montagna o, come ultimamente faccio io, in Crociera (è veramente una vacanza perfetta!). Un caro saluto a tutti Voi e arrivederci a Settembre! . Rocket nuovo 200-4H 200-2H Malta per viabilità immediata Nuovo Rocket 200-4H e Nuovo Rocket 200-2H rappresentano la rinnovata linea di premiscelati fibrorinforzati pronti all’uso per malte e betoncini con adeguato tempo di lavorabilità, a rapido indurimento e ritiro controllato, da impiegare nella messa in opera di caditoie e chiusini stradali, ricostruzione parziale di strade, piste aeroportuali, sedi ferroviarie o tranviarie da riaprire al traffico in poche ore. Queste nuove formulazioni, grazie alla ricerca Buzzi Unicem, consentono di operare con celerità anche con temperature ambientali rigide, garantendo un rapido sviluppo delle resistenze meccaniche e permettendo un veloce ripristino della viabilità. Buzzi Unicem S.p.A. via Luigi Buzzi, 6 15033 Casale Monferrato [AL] Italia tel +39 0142 416219 fax +39 0142 416320 [email protected] www.buzziunicem.it N°16 2012 PAVIMENTI e SUPERFICI CONTINUE pavimenti SUPERFICI CONTINUE LA RIVISTA DEI PAVIMENTI IN CALCESTRUZZO E IN RESINA, DEI MASSETTI E SOTTOFONDI Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1 – CN/BO Associazione Nazional e Pavimentazioni Continue PAVIMENTI IN CALCESTRUZZO 2012 ■ ■ ■ AITEC: Dati sui consumi del cemento CONPAVIPER: I Bigini.. se è vero che per ogni problema c’è una soluzione Bergamo: il caso dell’Ospedale di Bergamo