N°16 2012
PAVIMENTI e SUPERFICI CONTINUE
pavimenti
SUPERFICI CONTINUE
LA RIVISTA DEI PAVIMENTI IN CALCESTRUZZO E IN RESINA, DEI MASSETTI E SOTTOFONDI
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1 – CN/BO
Associazione Nazional e Pavimentazioni Continue
PAVIMENTI
IN CALCESTRUZZO
2012
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AITEC: Dati sui consumi del cemento
CONPAVIPER: I Bigini.. se è vero che per ogni problema c’è una soluzione
Bergamo: il caso dell’Ospedale
Rocket
nuovo
200-4H
200-2H
Malta per viabilità immediata
Nuovo Rocket 200-4H e Nuovo Rocket 200-2H rappresentano la rinnovata
linea di premiscelati fibrorinforzati pronti all’uso per malte e betoncini con
adeguato tempo di lavorabilità, a rapido indurimento e ritiro controllato, da
impiegare nella messa in opera di caditoie e chiusini stradali, ricostruzione
parziale di strade, piste aeroportuali, sedi ferroviarie o tranviarie da riaprire
al traffico in poche ore. Queste nuove formulazioni, grazie alla ricerca
Buzzi Unicem, consentono di operare con celerità anche con temperature
ambientali rigide, garantendo un rapido sviluppo delle resistenze meccaniche
e permettendo un veloce ripristino della viabilità.
Buzzi Unicem S.p.A.
via Luigi Buzzi, 6
15033 Casale Monferrato [AL]
Italia
tel +39 0142 416219
fax +39 0142 416320
[email protected]
www.buzziunicem.it
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Dario Bellometti
nota del
Presidente
Il Discorso del Presidente
VI Congresso conpaviper
Cari Soci, cari amici,
un saluto a tutti voi intervenuti e un ringraziamento ai
RELATORI e agli SPONSOR che hanno contribuito alla
realizzazione di questo CONGRESSO.
Sono passati pochi anni da quando, la sera, prima di
tornare a casa, potevo dedicare l’ultima ora di lavoro
alla valutazione dei conti dei singoli cantieri, sulla base
delle schede registrate a mano dai capi squadra, spesso
compilate con qualche parola in bergamasco, verificare
le conferme fax degli ordini, controllare gli stampati dei
pagamenti e dei movimenti di banca.
Dopo di che chiudevo l’ufficio con la serenità di chi si
sente ogni cosa sotto controllo.
Oggi, mentre sono in cantiere, controllo la mail che
arrivano sul blackberry, cerco di risolvere ogni problema
in diretta attraverso il cellulare, i conti della banche li
vedo su uno schermo attraverso un homebanking, mentre
le conferme di ordine arrivano in tante forme diverse.
Contemporaneamente ho una persona che deve
occuparsi dell’aggiornamento della sicurezza, dei DURC,
dei dati telematici per le agenzie dell’entrate e, infine,
c’è un consulente che mi chiama per dirmi che diventerò
vecchio se non porto tutta la mia organizzazione in
cloud, che non capisco neanche cosa sia.
Cari Soci, cari amici, questa crisi è anche questo.
Un mondo nuovo, un modo nuovo di organizzare il
lavoro, di fissare le priorità.
Un mondo in cui se il cliente di un pavimento da 500
mq non mi paga, non è colpa sua, ma è colpa del fatto
che negli Stati Uniti è esplosa la bolla finanziaria,
che se una banca non mi da un affidamento, è perchè
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
cresce lo spread con la Germania, che se un cliente
decide di non fare la periodica manutenzione del suo
pavimento è perché con l’EURO gli conviene produrre
in Polonia, vendere dalla repubblica ceca e avere gli uffici
in Romania…
È un mondo che si sta evolvendo alla velocità della
luce, una velocità che genera forse confusione, che
lascia poco tempo per riflettere, per pensare, per gestire
in modo corretto un’azienda, in cui non solo è facile
perdere la bussola ma è anche difficile capire quali sono
i reali nemici da combattere.
È un mondo in cui è facile prendere la via della
depressione.
No, non possiamo essere come Don Chisciotte, e
ritrovarci a combattere contro dei mulini a vento.
Io sono uno di voi.
Non posso essere io a trovare le soluzioni per il settore,
per tutti noi.
Lascerò ad alcuni esperti, chiamati in questo Congresso,
il compito di darci dei numeri, presentarci degli strumenti,
definire degli scenari.
Ma poi parliamone, riflettiamo insieme, perché la risposta
non può venire ne solo da noi ma neanche solo dagli
altri.
Dobbiamo riflettere prendendo atto di questo grande
cambiamento.
Il nostro è un Paese in cui sono state fatte molte
conquiste sociali.
Una donna può andare in maternità, un lavoratore può
ammalarsi, esiste (o speriamo che esista) una pensione,
abbiamo un’assistenza sanitaria.
Tutto questo ha un costo, che ci rende quindi meno
competitivi nel mercato globale della produzione.
Chi sta sopravvivendo a questo cambiamento? solo chi
riesce a dare valore al proprio lavoro.
Per dare valore al nostro lavoro cosa occorre:
•Norme tecniche chiare, perché sia premiato chi lavora
bene e non chi lavora male.
•Prezziari delle Camere di Commercio diffusi e
rispettati, perché il lavoro fatto bene ha un costo.
•Controlli, e ancora controlli, ma non solo fiscali: è ora
che lo stato cominci prima a controllare come si fanno
i lavori, e poi si permetta di venire a vedere nelle nostre
tasche. Perché un lavoro fatto in assenza di controlli è
un lavoro che favorisce non solo la perdita di qualità
ma anche situazioni di lavoro non trasparenti.
Ci si chiede di trainare l’Italia fuori dalla crisi, ma se non
ci consentono di averne le risorse, come potremo farlo?
L’Associazione sta facendo la sua parte,
•con la preparazione delle norme;
•con la presenza nell’Osservatorio del calcestruzzo,
con la sua rivista …
•ma da soli non ce la possiamo fare.
Il recente caso degli Ospedali RIUNITI di Bergamo evidenzia
dove sta uno dei peggiori tumori delle costruzioni.
In un mercato con una riduzione drastica dei volumi,
quando accade che una delle opere più importanti nel
territorio che oggi ci ospita sia realizzata al massimo
ribasso, arrivando poi a dover bloccare i lavori perché
ancor prima che l’ospedale sia in funzione i massetti
presentano gravi problemi, si sta superando il limite.
Noi siamo qui per dire basta.
Perché il risultato di questa vicenda può essere così
riassunto:
•con il massimo ribasso si impedisce alle aziende di
operare nel rispetto dei conti aziendali: e chi cade
in questo tranello fa il male del settore e il male di
se stesso;
•con il massimo ribasso e senza regole serie non si
dà la possibilità alle aziende di competere in base al
loro valore, e il mercato si abitua a valutarci solo in
base a un prezzo.
Dobbiamo renderci conto che siamo noi per primi che
accettando questa logica portiamo il mercato a muoversi
solo in questo modo e, in fondo, diventiamo vittime di
noi stessi.
Dobbiamo smettere di accusare di volta in volta chi
cade in questo tranello, e unirci per lavorare insieme
per cambiare il sistema.
Siamo alla fine di un’epoca?
Io penso che siamo all’inizio di una nuova.
La produzione si sposta, ma l’Italia si trova in una
posizione geografica cruciale: all’incrocio tra l’Europa,
l’Africa e il Medio Oriente mediterraneo, e potrà
sviluppare un potenziale di crescita immenso se saprà
approfittare di questa tripla appartenenza. Potrà diventare
il vero polo del commercio e della logistica mondiale.
Logistica vuol dire piazzali, capannoni ultra tecnologici,
vuol dire servizi collegati, vuol dire lavoro.
Abbiamo quindi delle chance come paese per poter
venire fuori da questa crisi, ma vanno affrontate senza
ipocrisia, perché un paese non può da un lato riconoscere al singolo individuo ogni diritto sociale per una
vita dignitosa e dall’altro impedire alle imprese che
rendono ciò possibile di sopravvivere.
Noi no, noi non ci arrendiamo.
In questi anni siamo stati volutamente testardi nel
cercare di costruire un futuro migliore per il settore.
Siamo stati affamati, affamati di norme che definissero
le regole per una corretta pratica, siamo stati affamati
di leggi, che rendessero chiare le responsabilità, perché
non potevamo, e non possiamo accettare, che dietro
a un problema ci sia sempre e solo la nostra faccia sul
tavolo degli imputati, siamo stati affamati di un’identità,
perché era chiaro, occorreva essere forti e rappresentativi per poter rappresentare il nostro settore.
Questo è il mio messaggio di oggi, dobbiamo continuare
ad essere lupi, organizzati in una caccia che non termina
e diventa sempre più dura, e non iene che si buttano
sulle carogne che ci lascia il mercato.
Per farlo CONPAVIPER mette in campo tutte le sue forze.
•Abbiamo definito un Sistema di Certificazione dei
Cicli resinosi.
•Abbiamo avviato i lavori per un nuovo Codice di
Buona Pratica dei Massetti.
•Abbiamo aderito all’Osservatorio sul Calcestruzzo
del Consiglio Superiore dei LL.PP. , che avrà il compito
di monitorare cosa accade nel nostro mercato.
•Ader iamo a CONFINDUSTRIA, attr aver so
FEDERBETON, per poter fare parte del sistema di
rappresentanza del mondo dell’industria.
•Abbiamo definito un nuovo statuto, che crea tre SEZIONI
all’interno dell’Associazione, per dare una gestione più
diretta a ogni imprenditore delle politiche associative.
•Abbiamo definito un codice deontologico più severo,
perché abbiamo bisogno di legalità e di un sistema
che premi gli imprenditori veri.
E ora lascio la parola a tutti voi, perché questo
CONGRESSO deve essere il NOSTRO CONGRESSO,
perché deve essere un luogo aperto di riflessione e di
idee, di partecipazione e di condivisione, perché come
ho affermato anche nel CONGRESSO 2011, abbiamo
bisogno di ritrovare serenità.
.
Il discorso è visibile sul canale youtube CONPAVIPER: http://youtu.be/syDe67zMhG0
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
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aitec
Dati sul consumo
del cemento
conpaviper
I Bigini...
se è vero che per ogni problema
c’è una soluzione
Bergamo
Il caso del nuovo ospedale
In copertina: La posa di un pavimento in calcestruzzo
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
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sommario
Organo ufficiale
di CONPAVIPER
Associazione Nazionale
Pavimentazioni Continue
Sede Legale
Via Tiberina, 31/b
00065 Fiano Romano (Roma)
Sede Operativa
Viale della Libertà, 31
55049 Viareggio (LU)
Tel. 0584.370863
Fax 0584.398235
Direttore Responsabile
Andrea Dari
∆ nota del Presidente
Il Discorso del Presidente VI Congresso CONPAVIPER
di Dario Bellometti.................................. 4
∆sottofondo editoriale
Un nuovo statuto e nuova squadra per CONPAVIPER
a cura di Andrea Dari................................ 12
∆incontro con l’editore
Intervista a Salvatore Tavano
di Andrea Dari...................................... 14
∆il punto sul calcestruzzo
Anche per le formiche si fa dura
di Riccardo Romanini.................................
∆La nuova norma UNI EN 197/1
di Massimo Veglia ...................................
∆Dati AITEC sui consumi del cemento ................
∆Pavimentazioni drenanti in calcestruzzo
di Enrico Corio ....................................
∆XVI Congresso ERMCO ...............................
∆Pavimentazioni industriali in calcestruzzo senza
rete metallica
di Mario Collepardi, Silvia Collepardi, Jean Jacob Ogoumah
Olagot, Roberto Troli................................
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∆il punto sulle resine
Bigini... se è vero che per ogni problema c’è una soluzione
di Ciro Scialò...................................... 44
∆Considerazioni sulle Linee guida FeRFA
di Ciro Scialò...................................... 46
∆il punto sui massetti
Il caso dell’Ospedale di Bergamo
di Thomas Gessaroli................................. 50
∆ Pubblicata la norma UNI 11444 sulla classificazione
acustica
di Thomas Gessaroli................................. 52
∆Intervista ai produttori dei mezzi di pompaggio
di Thomas Gessaroli................................. 54
∆rubrica........................................... 60
∆l’esperto risponde................................ 66
∆da CONPAVIPER..................................... 70
Comitato di Redazione
Dario Bellometti (Presidente)
Paolo Bronzieri
Luciano Massazzi
Marco Massolino
Gian Luigi Pirovano
Ivo Salvini
Coordinamento Editoriale
Stefania Alessandrini
Redazione
Stefania Alessandrini
Thomas Gessaroli
Patrizia Ricci
Per inserire pubblicazioni aziendali
Imready srl
Strada Cardio, 4
47891 Galazzano - RSM
Tel. 0549.941003
Fax 0549.909096
[email protected]
Pubblicità
Idra.pro srl
Piazzetta Gregorio da Rimini, 1
47921 Rimini - RN
[email protected]
Editore
Imready srl
Strada Cardio, 4
47891 Galazzano - RSM
Tel. 0549.941003
Fax 0549.909096
Grafica
Idein
Stampa
Studiostampa sa
La rivista è aperta alla collaborazione di
tecnici, studiosi, professionisti, industriali.
La responsabilità di quanto espresso negli
articoli firmati rimane esclusivamente
degli Autori.
Autorizzazione:
Segreteria di Stato Affari Interni
Prot. n. 2188/75/2008 del 21/11/2008.
Copia depositata presso il Tribunale della
Rep. di San Marino
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
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speciale
congresso
Francesco Curcio
Paolo Stocco
rete wege
Un approccio
pragmatico alla creazione
di reti d’impresa
Si riporta di seguito un approfondimento trattato durante il Congresso CONPAVIPER tenuosi a Bergamo il 24 Maggio.
“Le imprese italiane sono in media
del 40 per cento più piccole di quelle
dell’area dell’euro. Fra le prime 50
imprese europee per fatturato sono
comprese 15 tedesche, 11 francesi,
solo 4 italiane. La struttura produttiva
del nostro paese appare statica: i
passaggi da una classe dimensionale
a quella superiore sono rari.
Nei primi anni Sessanta gli stabilimenti
manifatturieri con oltre 100 addetti
assorbivano in Italia il 43% dei
lavoratori del settore, contro oltre il
60% in Francia e in Germania. Da
allora la quota è scesa in Italia assai
più che in Francia e Germania, fin
sotto il 30%.
La flessibilità tipica delle piccole
imprese, che in passato ha contribuito
a sostenere con successo la nostra
competitività, oggi non basta più.
Occorre un maggior numero d’imprese
medie e grandi che siano in grado di
accedere rapidamente ed efficacemente ai mercati internazionali, di sfruttare
i guadagni di efficienza offerti dall’innovazione tecnologica.”
Sono parole tratte dall’ultimo
discorso dell’allora Governatore
Mario Draghi all’Assemblea della
Banca d’Italia il 31 maggio 2011.
Esprimono, meglio di qualsiasi altra
considerazione, il pericolo che sta
correndo l’economia industriale del
nostro Paese, storicamente vincolata
ad un modello organizzativo basato
sul principio che “piccolo è bello”,
del tutto inadeguato a sostenere
oggi il duplice fronte della crisi
economica e della globalizzazione
dei mercati.
La crescita dimensionale è perciò
un’esigenza irrinunciabile per restituire competitività al tessuto imprenditoriale italiano, che negli ultimi anni
ha perso colpi rispetto a quello di
molti altri Paesi: non è senz’altro la
causa principale di questo deficit,
perché le ragioni della debolezza del
sistema-paese vanno ben oltre quelle
della dimensione delle nostre imprese, ma è senz’altro la criticità su cui
gli imprenditori italiani si interrogano
e sentono di dover fare la loro parte.
Come crescere?
Il tema delle aggregazioni non è facile
da affrontare. Siamo, infatti, difronte
ad un vero e proprio paradosso:
tutti concordano che le nostre
imprese devono crescere, eppure le
statistiche continuano a raccontarci
che la realtà è ben diversa e che il
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
numero di integrazioni avvenute ed
operanti è molto esiguo. Ci lamentiamo, e molto, della nostra dimensione, ma pochi sono gli imprenditori
che passano dalle parole ai fatti.
Perché?
L’Italia è il Paese dei 100 campanili,
abbiamo uno spiccato senso dell’individualismo e dell’autonomia, che
esprimiamo in qualsiasi contesto e a
qualsiasi livello e che mal si concilia
con la disponibilità a condividere con
altri “le nostre cose”. Vogliamo e
dobbiamo sentirci indipendenti,
fatichiamo a vivere fino in fondo il
senso di appartenenza, ci fidiamo
delle nostre sole forze e soffriamo
l’obbligo di rispettare le regole
comuni di funzionamento e i riti della
convivenza. Tutto questo è un valore,
perché ci ha portato a sviluppare
modelli organizzativi relativamente
semplici e snelli, che – accorciando
la catena decisionale – fanno della
flessibilità e dell’adattabilità alle
circostanze elementi di sicura efficienza. Al tempo stesso, è un limite alla
ricerca di una visone collettiva e
allargata degli orizzonti in cui muoversi insieme ad altri, pur condividendo
obiettivi, principi e programmi.
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Riferimenti rete wege:
Francesco Curcio - [email protected]
Paolo Stocco - [email protected]
Per nostra for tuna, le forme di
aggregazione tra imprese sono molte
e diversificate.
Si va dalle più semplici, come un
buon contratto di fornitura: questo
è già di per sé una forma di
aggregazione, perché le par ti si
impegnano contrattualmente a
rispettare determinati requisiti della
prestazione, in cambio di un beneficio economico condiviso.
Ce ne sono di più complesse, come
i gruppi di acquisto, i consorzi, le
associazioni temporanee d’impresa,
nelle quali determinate risorse e
attività vengono messe a fattor
comune per un obiettivo specifico
e, spesso, per un periodo limitato
nel tempo.
Ci sono le reti commerciali, inclusi
i franchising, che rispondono al
bisogno di disseminare capillarmente
sul mercato i prodotti realizzati
centralmente.
Ci sono infine i riassetti societari, in
cui la proprietà delle imprese rivede
i suoi assetti interni e li ridefinisce
coerentemente ai nuovi obiettivi che
si è data.
L’ultimo nato, in ordine di tempo, è
il contratto di rete. Se ne parla
molto, ed è ancora presto per
stabilire quanto sia veramente
efficace e quali risultati concreti sia
in grado di portare.
Le premesse sono però quelle giuste,
per le cose che cercheremo di
spiegare nel proseguo di questo
articolo e a noi, studiosi delle organizzazioni d’impresa e da sempre
“nemici” di coloro che si innamorano
degli strumenti e li utilizzano a
prescindere dalla loro originaria
destinazione d’uso – come se
bisognasse prima impadronirsi delle
soluzioni e poi cercarsi i problemi da
risolvere con le soluzioni che si hanno
in mano – è piaciuto da subito, al
punto di averlo sperimentato sulla
nostra pelle, concentrando in un
contratto di rete tutti gli sforzi di
crescita delle nostre società di
consulenza.
Che cosa rende diverso il contratto
di rete dalle altre formule di
aggregazione?
Una cosa su tutte: permette di
lavorare esclusivamente su ciò che
unisce i partner della rete e di rinviare
ad altro momento la gestione comune
delle attività che generano attriti e
contrasti. È vero, il più delle volte
questo modo di procedere dà origine
a legami organizzativi deboli e parziali:
le parti possono, ad esempio, decidere
di condividere singole fasi del business
oppure di affidare alla rete compiti
di coordinamento su determinate voci
di spesa; non è nemmeno necessario
costruire un soggetto distinto dalle
imprese partecipanti, che devono
pertanto formalizzare con propri atti
(ordini, fatture, pagamenti, contratti,
etc.) ciascun impegno assunto dalla
rete in nome e per conto dei suoi
componenti.
Questo aspetto non va visto come
un limite, bensì come una nuova e
straordinaria opportunità messa a
disposizione dal legislatore, che ha
voluto superare gli ostacoli derivanti
dalla diffidenza ad aggregarsi di cui si
diceva pocanzi, permettendo di
andare oltre il principio della “crescita
a tutti i costi” e invitando i partecipanti
della rete a concentrarsi sulla loro
capacità di trasformare subito la
volontà di collaborazione in azioni
concrete e possibili, non dovendo
occuparsi di altro che non sia strettamente legato a ciò che li unisce.
Facciamo qualche esempio di collaborazioni tipiche del contratto di rete:
la condivisione d’informazioni acquisite
con ricerche affidate a terzi, il finanziamento di attività di ricerca e
innovazione, la formazione e l’aggiornamento dei collaboratori, la creazione
e gestione congiunta di determinati
servizi strumentali, la realizzazione di
offerte integrate, la promozione di
marchi collettivi, l’apertura di nuovi
mercati ed il raggiungimento di
mercati lontani, l’acquisto di licenze e
brevetti, la condivisione di determinati
standard qualitativi di filiera per lo
sviluppo di prodotti di qualità, etc.
Il contratto di rete propone, in altre
parole, un approccio progressivo
all’aggregazione, iniziando ad affidare
alla rete la quota-parte di governo
della propria impresa che si è già
pronti a condividere e quindi consentendo a tutti di “assaggiarsi” e di
sondare l’effettiva volontà di partecipazione al progetto comune. “Meglio
il 60 % subito, che il 100 % chissà
quando…”. Saranno poi i risultati, se
arriveranno, a recuperare quel quid
di motivazione che mancava in
principio e che condurrà i partecipanti
a consolidare la collaborazione, con
formulazioni più solide e stabilizzate.
Weaver , che in inglese significa
“Tessitore di reti”, è il nome che
abbiamo voluto dare all’approccio
metodologico sviluppato per
assecondare gli imprenditori desiderosi di costruire la propria rete
d’impresa. Lo abbiamo schematizzato
in 5 fasi + 1 premessa.
Cominciamo dalla premessa, necessaria a capire se c’è l’opportunità di
innescare una nuova rete. Da qui
facciamo passare i nostri clienti
all’inizio del processo di aggregazione
e qui si ritorna a passare tutte le
volte in cui, durante il processo, si
incontrano ostacoli e ci si ferma, per
capire dove stanno i problemi e qual
è la giusta configurazione.
Ci vuole, infatti, un obiettivo chiaro
e definito. Vanno sondate le ragioni
fondanti del progetto e, soprattutto,
va verificato il loro impatto sui valori
imprenditoriali e la cultura d’impresa
esistenti. Un conto, infatti, è inseguire
Pavimenti e Superfici Continue - N°16

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una crescita dimensionale i cui
bisogni sono solitamente di carattere
finanziario, produttivo o commerciale, altro è quello di voler intraprendere un progetto di innovazione
tecnologica sul prodotto e/o sul
processo, altro ancora è quello di
riorganizzare il business attraverso
accordi di filiera o la condivisione
di servizi alla produzione e al postvendita. Ogni aggregazione ha il suo
strumento ottimale per realizzarla,
ed è giusto partire dalla sua definizione e riconoscimento, per non
sbagliare il primo passo.
La Fase 1 è quella della messa a
fuoco del tipo di aggregazione. Gli
obiettivi correnti, i vincoli ed i bisogni
dell’imprenditore vengono analizzati
alla luce dell’obiettivo definito in
premessa e si comincia a delineare
la geometria della rete (orizzontale,
verticale o mista), immaginando i
potenziali partner e le modalità con
le quali avviare la loro ricerca. È
giusto vivere in modo creativo e
senza vincoli pregiudiziali questa fase,
lasciando ampia libertà alla produzione d’idee e alla costruzione di
potenziali scenari.
La Fase 2 ci riporta invece con i piedi
per terra e sottopone a verifica di
coerenza quanto si è immaginato
realizzabile nella fase precedente. La
chiave di lettura principale di questa
fase è duplice: da un lato, vanno infatti
definiti gli elementi aggreganti; dall’altro,
tutti i potenziali partner della rete
sono chiamati ad analizzare e condividere i presupposti di base. Ciascuno
inizia a misurare – singolarmente e
collettivamente – l’impatto atteso dalla
rete sul rafforzamento della propria
azione sul mercato, su quanto migliora
la redditività e su quanto diminuiscono
i costi; si stabiliscono quali sono gli
investimenti da fare e quale priorità
assegnare a ciascuno di essi; si
analizzano i fabbisogni di risorse e
competenze richiesti dal progetto. Nel
frattempo, sul piano emotivo, s’iniziano
a prendere le prime misure della
convivenza, perché occorre confermare la sintonia di vedute, esplicitare
nuove visioni e obiettivi comuni, dare
conto agli altri partner della propria
disponibilità a condividere informazioni
e strategie e avviare nuovi strumenti
comuni di controllo. Noi abbiamo
imparato a gestire questa fase,
andando a cercare i problemi e
mettendo seriamente alla prova la
tenuta dell’aggregazione: più presto
infatti vengono fatti emergere gli
ostacoli, più presto vengono affrontati
e possibilmente risolti, più velocemente procede l’intero percorso di
aggregazione. Quando i contrasti non
si risolvono in questa fase, c’è evidentemente qualcosa di ostativo alla
creazione d’impresa, che rende sterile
ogni tentativo di procedere; meglio
tornare ai blocchi di partenza, capire
quali valutazioni in premessa sono
state sbagliate , cor reggere e
ricominciare.
Quando si arriva alla Fase 3, il clima
interno alla rete torna ad essere
creativo: è il momento infatti della
definizione di dettaglio degli obiettivi
quantitativi, della esplicitazione del
Piano Operativo, della configurazione
del sistema di monitoraggio e delle
decisioni sui valori target da perseguire. Più si è bravi e dettagliati in
questa fase, meno occasioni d’incomprensione e conflitto si avranno
durante la vita della rete.
La Fase 4 è quella più dura: noi
l’abbiamo chiamata la fase delle Regole.
Vengono, infatti, prese le decisioni finali
sulla forma organizzativa prescelta per
la rete, che può anche non coincidere
con quella che si era pensata all’inizio
del percorso. L’importante è procedere alla formalizzazione degli accordi
con la formula più opportuna, alla luce
delle analisi di dettaglio compiute nelle
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
fasi precedenti. Non basta, però:
bisogna, infatti, costruire il regolamento
interno dell’aggregazione, che descrive
il funzionamento dei processi organizzativi messi in comune e stabilisce i
comportamenti delle persone nel loro
svolgimento. In questa fase, vanno
affrontati di petto e risolti due nodi,
solitamente cruciali: quello delle
decisioni sulla gestione interna della
leadership e quello dei ruoli differenziati dei partner e del loro grado di
autonomia. Non esistono ricette
univoche e ciascuna rete è libera di
darsi le proprie regole in tal senso:
l’unico errore da non compiere è
quello di non parlarne e quindi di non
decidere. Così come non vanno presi
sotto misura gli elementi disgreganti
l’unione che si sta realizzando, quali
ad esempio il riconoscimento dell’apporto differenziato di risorse, competenze e attività di ciascun partner, la
coerenza tra i tempi di realizzazione
e le risorse messe in campo, le
implicazioni di carattere finanziario.
A questo punto, la rete è nata e
Fase 5 coincide con la sua manutenzione. Come ogni cosa nuova, essa
avrà infatti bisogno di un tempo di
rodaggio, nel corso del quale si mette
a punto l’operatività della rete, si
correggono gli errori di impostazione
commessi, si approfondiscono gli
accordi presi e molto probabilmente
– se la rete inizierà a produrre
risultati positivi – si amplia il campo
di applicazione degli accordi stessi.
In buona sostanza, gli elementi
sostanziali di un’aggregazione sono tre:
•non deve limitare o sopprimere
l’individualità, ma l’individualismo;
•per rafforzarsi nella competizione,
non basta la cultura della cooperazione, ma occorre la cultura
della coalizione;
•nell’aggregazione, ruoli e responsabilità vanno distribuiti in maniera
equilibrata e condivisa.
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Lo scopo per ciascun imprenditore
coinvolto nell’aggregazione è però
unico e ci piace descriverlo così:
“Condividere un obiettivo comune,
perché in quell’obiettivo ciascuno
vede la realizzazione dell’obiettivo
personale”.
Come fare a capire, se si è pronti
per intraprendere un percorso del
genere?
Noi abbiamo pensato a queste 7
semplici domande che, in modo
neanche troppo scherzoso, ripercorrono gli aspetti trattati in questo
articolo:
1.Siete pronti a dialogare per
realizzare un’idea?
2.Siete pronti a non avere tutto il
controllo?
3.Siete pronti ad una pianificazione
aperta?
4.Siete pronti a rivedere l’organizzazione e i processi?
5.Siete pronti a costruire nuovi
mercati per nuovi clienti?
6.Siete pronti a rinunciare a parte
della vostra autonomia?
7.Sei pronto per cambiare il ritmo
e la velocità dei tuoi pensieri e
della tua impresa?
Se la risposta è SI a tutte e 7 le
domande (e badate bene: alle prime
6, noi stiamo cercando un SI espresso congiuntamente da tutti i componenti della rete; all’ultima sarà
necessario un SI individuale), allora
si è pronti fino in fondo a mettersi
in gioco e l’aggregazione avrà un bel
successo! Buona fortuna!
.
L’intervento di Francesco Curcio al
VI Congresso CONPAVIPER è visibile
sul canale youtube dell’associazione
al seguente link: http://www.youtube.
com/watch?v=0AjqpY-tqw8
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
12
Ing. Andrea Dari
Direttore Responsabile PSC
Un nuovo statuto e nuova
squadra per CONPAVIPER
Nel corso dell’ASSEMBLEA dei SOCI 2012, si è
proceduto all’approvazione del nuovo statuto
associativo.
Con il nuovo statuto la novità più importante è che
sono state istituite tre sezioni all’interno di CONPAVIPER:
•Sezione pavimenti in calcestruzzo.
•Sezione rivestimenti in resina.
•Sezione massetti e sottofondi.
La scelta ha l’obiettivo di consentire ai settori rappresentati da CONPAVIPER di poter operare con maggiore
autonomia.
Ogni Azienda associata può quindi valutare di iscriversi
a una o più sezioni, maturando la possibilità di partecipare
alle riunioni specifiche.
Ogni Sezione potrà nominare un proprio Coordinatore,
avviare riflessioni, costituire comitati e gruppi di lavoro,
e proporre la realizzazione di progetti.
L’altra importante novità è la creazione di un organo
di governo allargato: la Giunta, con poteri maggiori
rispetto al Direttivo, che risulta ora con composizione
più ristretta ed incarichi più operativi.
Nel corso dell’Assemblea si è anche votato.
Innanzitutto è stato prolungato di un anno, con norma
transitoria, il mandato del Presidente e dei Vice Presidenti.
Quindi è stata eletta la Giunta, il collegio dei revisori
dei Conti e il Collegio dei Probiviri.
La composizione della Giunta è stata poi completata
con la nomina di ulteriori cinque componenti da parte
del Presidente.
La Giunta nella sua prima riunione ha quindi eletto il
Consiglio Direttivo.
.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
13
IL NUoVo orgaNIgramma DeLL’aSSoCIazIoNe
Presidente: Bellometti Dario
Vice Presidenti: Massazzi Luciano e Romanini Riccardo
Past President: Carissimi Giorgio
Responsabile del Fondo Associativo: Cinquini Paolo
Giunta
•Acquaviva Michele
•Bellometti Dario
•Bronzieri Paolo
•Carissimi Giorgio
•Carniti Marco
•Cinquini Paolo
•Colombi Paolo
•Massazzi Luciano
•Pari Angelo
•Parietti Enzo
•Penati Fabrizio
•Pirovano Gian Luigi
•Romanini Riccardo
•Schiavo Luigi
•Scialò Ciro
•Vavassori Edmondo
•Vinella Costantino
Direttivo
•Acquaviva Michele
•Bellometti Dario
•Carissimi Giorgio
•Cinquini Paolo
•Massazzi Luciano
•Pari Angelo
•Penati Fabrizio
•Romanini Riccardo
•Schiavo Luigi
•Scialò Ciro
•Vavassori Edmondo
•Vinella Costantino
Probiviri
•Butrichi Oreste
•Cassandro Antonella
•Gabrielli Paolo
•Invernizzi Andrea
•Salvini Ivo
Revisori dei Conti
•Bonifaccio Dario
•Malatesta Stefano
•Ricchi Gianfranco
TRANSMAT 27.45
MISCELATRICE E
TRASPORTATRICE
DI MASSETTI, MALTE
E CALCESTRuzzI
www.turbosol.it
www.turbosol.it
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
14
incontro
con l’editore
a cura di Andrea Dari
Direttore Responsabile PSC
Intervista
a Salvatore Tavano
Presidente ASSIAD, Associazione Italiana Produttori di Additivi e Prodotti per Calcestruzzo
Caro Salvatore, sono tanti anni
che operi nel settore del calcestruzzo. Cosa ti ha portato anni
fa ad avvicinarti?
Ho conseguito la laurea in chimica
pura a Torino nel luglio 1968 a venticinque anni lavorando contemporaneamente per due anni alla Montecatini come perito chimico. La
mia tesi fu sviluppata in base ad un
lavoro sperimentale in strutturistica
chimica più orientato alla chimica
inorganica. A quel tempo i giovani
potevano scegliere tra molte offerte ed io scelsi un tipico lavoro
basato su un processo di sintesi
inorganico com’è la produzione del
cemento. Nella scelta giocò un certo ruolo, la possibilità di fare uno
stage in Germania presso laboratori e centri di ricerca tecnologica ed
impiantistica di alto livello. Passare
dal cemento al calcestruzzo è stato
un fatto quasi automatico.
L’Italia è uno dei paesi occidentali in cui il calcestruzzo è stato più utilizzato per costruire.
Eppure si ha la sensazione che
sia un materiale ancora poco
conosciuto sia dal mondo della
prescrizione sia degli utilizzatori. È così? Se è così, quali sono le
motivazioni?
Si tratta secondo me, di ragioni
storiche legate al fatto che a livello
dei cantieri il calcestruzzo è inteso
ancora come un semplice mix di
cemento, aggregati ed acqua che
va sempre bene comunque venga
confezionato. Nei casi peggiori, gli
additivi sono considerati ancora un
prodotto misterioso che provoca
più danni che vantaggi. A livelli più
alti come nella progettazione o nella prescrizione, la generazione degli
ingegneri strutturisti più anziana è
ben preparata per la progettazione,
ma non conosce altrettanto bene il
materiale. Bisogna tener conto che
la laurea in ingegneria dei materiali
è relativamente recente. Secondo
me un ingegnere progettista deve
conoscere la scienza dei materiali
almeno come conosce la scienza
delle costruzioni.
principale per la realizzazione
di edifici alti. In Italia stiamo
assistendo a un fenomeno quasi
inverso. Questo significa che la
nostra industria non è in grado
di ottenere un prodotto di qualità sufficiente?
Bisogna premettere che in Italia
non si costruiscono molti edifici di
grande altezza come in America e
quindi la base, per fare confronto
statistico, è molto diversa. Inoltre
la normativa tecnica si è avvicinata
alle classi di resistenza sopra R55,
necessarie per questi edifici, solo da
poco e i progettisti che prescrivono
classi elevate sono relativamente
pochi. A livello di produzione di calcestruzzo preconfezionato ad alta e
altissima resistenza, la nostra industria più qualificata è assolutamente in grado di farlo ma l’assenza di
premescolatori presso gli impianti
di betonaggio rende sicuramente il
compito più difficile.
Negli Stati Uniti, dopo la tragedia delle torri gemelle e del problema della resistenza al fuoco
si è tornati a utilizzare il calcestruzzo armato come materiale
L’American Concrete Institute
produce ogni anno documenti
riguardanti la tecnologia del calcestruzzo per tutte le applicazioni, per i diversi soggetti coinvolti
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
15
e soluzioni. Eppure in Italia sono
ancora poco conosciute. Cosa
si potrebbe fare per diffondere
questo materiale così prezioso?
Gli italiani sono, secondo me, fondamentalmente conservatori e
anche se conoscono nuove tecnologie preferiscono seguire strade
già conosciute e collaudate. Detto
questo, sarebbe auspicabile che
questo materiale documentale fosse sistematicamente diffuso possibilmente in lingua italiana sul più
largo numero di riviste di settore.
Agli inizi del 2000 è stato introdotto sul mercato europeo il
calcestruzzo autocompattante.
Le caratteristiche molto innovative di questo materiale facevano prevedere un’ampia diffusione in tutte le applicazioni
del cemento armato. Eppure
continua ad essere un prodotto
di nicchia. Qual è il tuo parere
su questo mancato successo?
Il calcestruzzo autocompattante
è un materiale affascinante. Esso
concentra l’evoluzione più avanzata
della tecnologia del calcestruzzo in
genere In esso si applica la chimica degli additivi più evoluta per il
confezionamento e la reologia dei
materiali fluidi per lo studio del suo
comportamento allo stato fresco.
Inoltre sembra che a parità di rapporto a/c spesso sviluppi resistenze
più elevate del calcestruzzo normale a seguito di un fenomeno di
autodensificazione della matrice
cementizia, più filler con conseguente aumento della durabilità. Il
successo commerciale ha riguardato la prefabbricazione, mentre nel
calcestruzzo in opera molto meno,
fatte le dovute eccezioni. Ciò è legato a problemi di organizzazione
del cantiere con particolare riguardo alla preparazione dei casseri.
Tu sei Presidente dell’ASSIAD,
l’Associazione Nazionale dei
Produttori di Additivi per il
calcestruzzo, che rappresenta
quindi le aziende del settore. In
un mondo sempre più globalizzato le piccole aziende locali,
hanno la possibilità come nel
passato di poter competere, soprattutto, stare al passo dell’evoluzione tecnologica?
Per via del fenomeno della globalizzazione assistiamo ad una continua tendenza alla concentrazione
delle aziende del settore additivi,
a seguito di acquisizioni e vendite. Indubbiamente questo è un
processo che non riguarda solo il
nostro settore. Le piccole aziende potrebbero anche rimanere al
passo con l’evoluzione tecnologica
ma per lo sviluppo commerciale la
qualificazione è una condizione necessaria, ma a volte non sufficiente
per competere con i colossi della
chimica.
Quali saranno le innovazioni
che caratterizzeranno lo sviluppo degli additivi dei prossimi
anni?
I naftalen solfonati e le melammine
sono nati negli anni 70 e sono ancora, in parte utilizzati oggi. Rispetto ai PCE sono prodotti più semplici nella loro costituzione chimica
e pertanto non hanno la flessibilità
d’impiego dei PCE. Questi ultimi
sono nati alla fine degli anni 90 e
hanno trovato il loro impiego solo
a partire dal 2003. Prestandosi a
molteplici versioni con differente
struttura chimica credo che per il
prossimo futuro ci sia ancora da lavorare molto con questa famiglia di
superfluidificanti.
Veniamo infine al settore dei pavimenti. Un settore complicato,
dove ancora vi è chi sostiene che
è meglio un calcestruzzo realizzato solo con cemento, a dispetto
dei tanti additivi creati specificatamente per quest’applicazione.
CONPAVIPER è stata la prima
associazione a livello europeo a
volere uno schema di certificazione per gli additivi per pavimenti.
Cosa ne pensi?
Credo che Conpaviper abbia fatto
un bel lavoro che potrebbe avere
seguito non solo in Italia ma anche
a livello europeo. Noi come ASSIAD
siamo soci di Efca, la Federazione
Europea delle Associazioni Nazionali
dei Produttori di Additivi per il calcestruzzo. Sara nostra cura far conoscere la certificazione CONPAVIPER
ai nostri colleghi europei per un
utile scambio culturale.
Vorrei terminare questa intervista parlando di giovani. Ci sono
eredi della generazione di tecnici che hanno caratterizzato
gli ultimi trent’anni del settore?
Chi secondo te potrà raccogliere il testimone?
La classe giovanile operante nel
nostro settore è, secondo me, di
ottimo livello contrariamente a
quello che si pensa a livello generale. Ciò varrà ovviamente anche
per gli altri settori. La cosa importante è creare delle opportunità
per questi giovani per impedire
che un patrimonio umano così importante vada disperso. In ambito
ASSIAD abbiamo un comitato tecnico-promozionale frequentato da
molti giovani che ho avuto modo
di conoscere tra cui ci sono quelli
che provengono dall’Azienda che
ho diretto per 20 anni e che ovviamente conosco meglio, ma non
sono in grado di fare delle classifiche, ne mi sembrerebbe opportuno farle.
.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
16
il punto
sul calcestruzzo
Riccardo Romanini
Vice Presidente
CONPAVIPER
Anche per le formiche
si fa dura
Il sesto Congresso CONPAVIPER è
stato molto chiaro: la ripresa non
riguarderà il comparto dell’edilizia
e di conseguenza le pavimentazioni
in calcestruzzo.
I metri quadri che sono stati
autorizzati per l’edilizia non residenziale per il 2012 ammontano a 12
milioni, molto di meno rispetto agli
oltre trenta milioni che caratterizzavano il mercato prima della crisi.
Contrazione del mercato, a cui
corrisponde purtroppo un aumento
dei tempi di pagamento e soprattutto il rischio insolvenza.
Che fosse finito il periodo delle cicale
lo avevamo già capito tutti, ma questi
dati ci fanno comprendere quanto
oggi sia dura anche per le formiche.
Ci si rende conto, infatti, che ormai
non è più possibile tagliare costi nelle
nostre aziende, anzi, che i costi
generali incidono sempre di più nella
valutazione della redditività di ogni
singola commessa. Un aumento che
poi non riguarda solo i costi generali,
ma anche quelli finanziari. Con i tassi
d’interesse applicati dalle banche
sull’esposizione finanziaria - quando
sono ancora disponibili a supportare
l’attività imprenditoriale - il margine
reale di ogni commessa risulta
decisamente ridotto.
Per questo oggi non è possibile
pensare ancora a strategie di
“sopravvivenza” basate sull’acquisizione a qualsiasi prezzo dei pochi
cantieri disponibili, perché la leva
finanziaria non è più in grado di
supportare le nostre aziende e ogni
numero negativo inserito in azienda
sarà difficile da recuperare.
Per uscire da questa situazione
occorre puntare su due principi:
•nel calcolo dei prezzi da applicare
ai clienti vanno considerate sempre
tutte le voci, compreso il tasso
d’insolvenza e il costo del denaro
•fare sistema, con i fornitori e i
clienti. Per quanto riguarda quest’ultimo punto è fondamentale fare
sistema con il fornitore di calcestruzzo. Qualità del prodotto, livello
del servizio, gestione del cliente
finale sono alcuni degli aspetti che
l’impresa di pavimentazione e il
produttore di calcestruzzo devono
gestire in pieno accordo, per poter
essere più competitivi non solo
sulla variabile prezzo, ma anche
sulla prevenzione del contenzioso
e sulla gestione degli incassi.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
Negli anni passati l’Associazione
aveva messo a punto il Sistema
Pavical per creare un ponte di
collegamento tra fornitore di calcestruzzo e impresa di realizzazione.
Dopo alcuni anni, il sistema andrà
aggiornato, perché nel frattempo è
stato introdotto il sistema di certificazione FPC obbligatorio, gli
impianti sono stati automatizzati, le
materie prime sono tutte marcate
CE. In quest’aggiornamento c’è una
parte che deve restare immutata,
ed è quella che regola i rapporti
tra fornitore e utilizzatore: PAVICAL
chiedeva un rapporto attivo, mirato
a stabilire un contatto preventivo
e continuativo per poter scegliere
il prodotto giusto per lo specifico
cantiere, pianificare quindi le consegna e i controlli.
Perché il primo requisito per un buon
pavimento è proprio questo, che
impresa e fornitore si parlino, ragionino insieme sulle caratteristiche del
cantiere, delle modalità di getto, della
situazione meteorologica.
Una nuova logica, quindi, di partnership, che sarà di suppor to per
mantenere in funzione la nostra
attività.
.
18
il punto
sul calcestruzzo
Massimo Veglia
Direttore Qualità e Assistenza Tecnica
Buzzi Unicem
La nuova norma
UNI EN 197/1
La UNI EN 197/1 fa parte del corpo
normativo UNI dal 6 ottobre 2011
(con sei mesi di anticipo rispetto
alle regole comunitarie): è la nuova
versione in lingua inglese della EN
197/1, la norma europea che
stabilisce composizione, caratteristiche e criteri di conformità per i
cementi comuni, quelli “tradizionali”
e “ben conosciuti”, definizione che
per vedere la luce a livello comunitario presso gli organi tecnici ha
richiesto oltre 20 anni di lavori,
quando si è concretizzata la prima
versione nel 1992.
La norma sostituisce la precedente
versione del 2000 e incorpora al
suo interno anche gli allegati dal
valore normativo, prodotti negli anni
(A1 relativo ai cementi a basso
calore di idratazione e A3 dedicato
alla caratterizzazione delle ceneri
volanti), e la EN 197/4 relativa ai
cementi d’altoforno a bassa resistenza iniziale. Inoltre per la prima volta
trova spazio in una norma europea
la classificazione dei cementi
resistenti ai solfati, oggetto per lunghi
anni di discussioni comunitarie e di
opposizioni anche forti soprattutto
da parte dei paesi nordici.
In sintesi la norma definisce e
specifica: 27 tipi di cementi comuni,
7 cementi comuni resistenti ai solfati
(SR) e il requisito di base per il
basso calore (LH), nonché 3 distinti
cementi d’altoforno con bassa
resistenza iniziale (L) e le caratteristiche / proporzioni dei loro costituenti. Inoltre per ciascun prodotto
sono definiti i requisiti meccanici,
fisici, chimici e le classi di resistenza,
i criteri di conformità e le regole da
rispettare per garantire le prestazioni
attese dall’utilizzatore.
La nuova norma non si applica ai
cementi “speciali”: a bassissimo calore
di idratazione (EN 14216), supersolfatati (EN 15743), alluminosi (EN
14647), per muratura (EN 413).
Le norme nazionali, in contrasto con
la norma europea, dovranno essere
abrogate entro il 30 giugno 2013.
Tutto questo sotto la garanzia della
marcatura CE così come definito
dalla Direttiva 89/106 dei materiali
da costruzione (con un livello di
attestazione dei controlli fra i più
severi in assoluto per il settore!) e
in ottica anche dell’applicazione del
futuro Regolamento 305/2011 che
supera la direttiva e fissa condizioni
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
armonizzate per la commercializzazione in Europa dei prodotti da
costruzione a partire dal 1° luglio
2013.
Ecco in estrema sintesi le novità
della EN 197/1 2011:
•ceneri volanti1: quando sono utilizzate come costituenti del cemento,
esse devono appartenere ad una
delle tre “categorie” A / B / C in
funzione della perdita al fuoco
(0-5%; 2-7%; 4-9%) come indice del
tenore di incombusto (tanto minore
è il valore tanto più è virtuosa la
combustione nella caldaia della
centrale termoelettrica), con l’obbligo di dichiarazione della categoria
sul sacco e/o sul documento di
trasporto;
•cementi d’altoforno con bassa
resistenza iniziale2 : introduzione
delle classi L oltre alle già esistenti
classi N e R (valido solo per questo
tipo di cemento e non applicabile
agli altri!);
•cementi a basso calore di idratazione (LH)3: questa caratteristica è
definita in base allo sviluppo di
calore durante il processo di
idratazione, misurato con i metodi
previsti per norma dalla EN 196/8
19
(metodo per soluzione a 7gg) e
dalla EN 196/9 (metodo semiadiabatico a 41 ore) e deve rispettare
il limite di 270 J/gr; si tratta di un
dato fondamentale quanto il
cemento è impiegato in calcestruzzi
per getti massivi (ad esempio:
costruzione di una diga o di una
grande cubo di fondazione), nel
qual caso a volte è addirittura
necessario un prodotto a bassissimo
calore di idratazione definito VLH
dove il limite è 220 J/gr;
•cementi resistenti ai solfati (SR)4:
è la novità certo più impattante
sul mercato e sugli utilizzatori, in
termini di capitolati e di classi di
esposizione ed è il vero “salto di
qualità” (pure discutibile, ma
almeno questa volta si prende una
posizione comune) introdotto
dalla norma, che stabilisce una sola
classe di resistenza rispetto all’ambiente aggressivo, non definisce
criteri di “perfomance”5 e dettaglia
solo requisiti di composizione (si
applica ai CEM I; CEM III/B; CEM
III/C; CEM IV) e chimici (nel clinker
il C3A6, alluminato tricalcico, deve
essere inferiore a 0-3-5% per i
CEM I SR0-SR3-SR5 e inferiore a
9% per i CEM IV; tenore massimo
di solfati nei cementi inferiore a
3% e a 3,5% in funzione delle
classi di resistenza a compressione); nessun requisito aggiuntivo
previsto per i cementi d’altoforno
CEM III/B e CEM III/C.
SR e LH sono caratteristiche aggiuntive applicabili al prodotto su richiesta
del produttore e, una volta verificate
dall’istituto certificante, diventano
parte integrante della marcatura CE
con valore e visibilità internazionale
(a differenza di quanto avviene oggi,
dove è sufficiente la dichiarazione
del produttore rispetto ad una
norma nazionale, quindi si va “sulla
fiducia”).
Se l’impatto della sigla LH non può
che fare “bene” al settore e al
mercato, con massima trasparenza
verso una caratteristica che molti
prodotti italiani da sempre posseggono e dà lustro a cementi in certi
casi anche ingiustamente sottovalutati
dal mercato, ben diverso sarà
l’effetto della sigla SR, dove a tutti
gli effetti si attribuisce una caratteristica “speciale”: in Italia i 2/3 dei
cementi commercializzati e utilizzati
nelle varie applicazioni industriali
sono portland compositi (tipi II/A e
II/B) che in base alla nuova EN 197/1
non saranno più classificabili come
SR mentre in tanti casi, secondo la
UNI 9156:19977, potevano rientrare
nella categoria della moderata ed
dell’alta resistenza ai solfati. Anche i
cementi pozzolanici CEM IV avranno
l’obbligo di rispettare requisiti aggiuntivi, oggi non previsti dalla norma
italiana, mentre i compositi CEM V
sono esclusi, senza appello!
Nei prossimi mesi, appena la nuova
EN 197/1 sarà applicata anche in
Italia, ci aspettiamo un po’ di
movimento nel panorama dei
cementi in commercio (ad esempio,
l’importazione si sta già attrezzando!)
soprattutto se consideriamo l’implicazione di questi nuovi criteri sui
capitolati e l’interpretazione che ne
daranno progettisti e imprese.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16

20
Sono sottoprodotti, in Italia si tratta
di rifiuti, ottenuti dalla combustione
del carbone nelle centrali termoelettriche destinate alla produzione di
energia elettrica (sono escluse nella
definizione le ceneri ottenuti in
processi di combustione mista
carbone + olio combustibile e/o
rifiuti tipo CDR/CSS, non possono
essere utilizzate le ceneri prodotte
dagli inceneritori) e devono essere
conformi alla norma EN 450-1 ceneri
volanti per calcestruzzo, il criterio di
caratterizzazione era già previsto
dall’Allegato 3 del 2007 compreso
oggi nella nuova EN 197/1.
2
L’introduzione di questi cementi era
già prevista dalla EN 197/4 assorbita
nella nuova EN 197/1:2011; per la
classe di resistenza alla compressione
(valore caratteristico del prodotto
cemento), secondo il paragrafo 7.1.2
della norma, L indica bassa resistenza
iniziale, N ordinaria resistenza iniziale,
R elevata resistenza iniziale
3
L’introduzione di questi cementi
era già prevista dall’Allegato 1 del
2004 compreso oggi nella nuova
EN 197/1.
4 Espressione applicata ai cementi
resistenti all’azione aggressiva
1 (espansiva) dei solfati contenuti nelle
acque e nei terreni, tali che, per la
sua particolare costituzione, hanno
un basso contenuto di alluminati
(per la loro definizione vedere nota
6) e danno luogo ad impasti impervi
alla diffusione degli ioni solfato. La
scelta della classe di resistenza
dipende dalle condizioni di aggressività dell’ambiente di lavoro del
manufatto.
5
A livello europeo non è stato
possibile in oltre 40 anni di trattative
e discussioni su questo come su
altri temi riguardati il cemento
(inteso come semilavorato / legante
per prodotti da costruzione) giungere ad un accordo comunitario e
armonizzato per definire una serie
di prove che consenta di definire
con cer tezza se un cemento è
caratterizzato da resistenza ai solfati,
complice anche il “pregiudizio” che
si tratti prevalentemente di prodotti
“regionali” (lasciando quindi agli stati
membri la facoltà di legiferare in
merito ognuno con i propri criteri
di valutazione) e che la pozzolana
non è un costituente nobile del
cemento, lasciando quindi la definizione solo a criteri chimici e di
composizione. A conferma di ciò
segnaliamo che per i cementi
pozzolanici, quelli identificati dalla
sigla CEM IV, che ambiscono alla
caratterista aggiuntiva SR è imposto
il saggio di pozzolanicità positivo a
8gg e non a 15gg come vale invece
per i cementi pozzolanici comuni.
6
Costituente mineralogico del clinker,
prodotto durante le fasi di cottura
nel forno da cemento a temperature
>1200 °C, responsabile delle prime
fasi di idratazione del cemento e
molto sensibile alla presenza di solfati
solubili in acqua fino a procurare
espansione “incontrollata” nel manufatto in calcestruzzo.
7
la UNI 9156:1997 cementi resistenti ai solfati – classificazione e composizione (revisione della precedente
UNI 9156:1987 in funzione dell’uscita in quegli anni della EN 197/1)
prevede 3 livelli: moderata (equivalente alla resistenza verso l’acqua di
mare), alta e altissima, in funzione
di composizione / ricetta, tenore di
solfati e tenore di C3A misurato nel
cemento (non nel clinker) e non
esclude tipi di cemento “per definizione” come invece sancisce la
nuova EN 197/1.
.
Da “InCONCRETO n.105/2012”
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
22
il punto
sul calcestruzzo
Dati AITEC sul consumo
del cemento
Negli ultimi sette anni, dal 2006 al
2012, i consumi del cemento hanno
perso circa il 40% dei volumi e
come ogni mese ormai, i dati
d’interesse dell’industria cementiera,
REGIONE
Piemonte
Liguria
Lombardia
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Trentino
Emilia Romagna
SETTENTRIONE
Toscana
Umbria e Marche
Lazio
CENTRO
Abruzzo e Molise
Campania
Puglia
Calabria
Basilicata
MERIDIONE
Sardegna
Sicilia
ISOLE
TOTALE
presentano un segno meno. Quelli
che prenderemo in considerazione
arrivano direttamente dal Ministero
dello Sviluppo Economico e riguardano sia la produzione, che la
Aprile 2011
Marzo 2012
Aprile 2012
distribuzione del cemento e del
clinker.
Sono dati che evidenziano le differenze con i rispettivi mesi dell’anno
precedente.
Var. risp.
Marzo 2012
Var. risp.
Aprile 2011
232.823
14.956
573.173
348.097
119.158
35.785
233.582
205.050
10.504
497.009
288.347
105.196
22.546
214.162
174.646
7.827
373.009
260.841
80.338
23.044
154.755
-14,8%
-25,5%
-24,9%
-9,5%
-23,6%
2,2%
-27,7%
-25,0%
-47,7%
-34,9%
-25,1%
-32,6%
-35,6%
-33,7%
1.557.574
1.342.814
1.074.460
-20,0%
-31,0%
162.117
246.360
207.429
126.384
203.400
157.495
90.867
186.437
113.171
-28,1%
-8,3%
-28,1%
-43,9%
-24,3%
-45,4%
615.906
487.279
390.475
-19,9%
-36,6%
143.822
146.341
186.355
99.511
120.894
113.475
131.915
168.008
92.957
95.183
88.762
101.342
160.712
75.025
83.260
-21,8%
-23,2%
-4,3%
-19,3%
-12,5%
-38,3%
-30,7%
-13,8%
-24,6%
-31,1%
696.923
601.538
509.101
-15,4%
-27,0%
62.425
228.046
71.664
192.168
52.706
175.064
-26,5%
-8,9%
-15,6%
-23,2%
290.471
263.832
227.770
-13,7%
-21,6%
3.160.874
2.695.463
2.201.806
-18,3%
-30,3%
Tab.1 Statistiche sulla produzione di cemento Aprile 2012, valori in t. - Fonte dati: MSE
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
23
Il primo dato rilevante evidenzia
un notevole calo della produzione
di cemento rispetto ad aprile 2012.
Se infatti nell’aprile 2011 in Italia, si
producevano 3.160.874 t di cemento,
solo dopo 12 mesi si ha avuto una
flessione del -30,3% arrivando ad un
valore di 2.201.806 t. Basta pensare
che a maggio si producevano
2.695.463 t e il dato assume una
maggiore connotazione negativa.
Questo calo della produzione
investe indistintamente tutte le
regioni italiane, dopo che i dati di
marzo avevano evidenziato un
aumento circoscritto solamente al
Trentino Alto Adige (+2,2%).
Calo che si è evidenziato anche
nella produzione di clinker passando da un totale di -13,4% tra
maggio 2011/2012 a un -24,1 di
aprile.
Aprile 2012
Italia
Italia
Italia
Italia
settentrionale
centrale
meridionale
insulare
Aprile 2011
56.128
316
41.020
50.246
TOTALE
147.710
Var. %
64.830
292
47.442
51.014
-13,4%
8,2%
-13,5%
-1,5%
163.578
-9,7%
Tab.2 Esportazioni regionali di Cemento
Aprile 2012
Italia
Italia
Italia
Italia
settentrionale
centrale
meridionale
insulare
TOTALE
Aprile 2011
961.595
361.691
441.438
183.701
1.948.425
Var%
1.413.987
576.539
617.920
222.505
-32,0%
-37,3%
-28,6%
-17,4%
2.830.951
-31,2%
Tab.3 Consegne interne di Cemento
Questa situazione ha por tato,
conseguentemente, ad un aumento
delle giacenze, facendo segnare un
+3,1% (passando da 1.216.318 a
1.253.642 t) per il cemento e un
+15% per il clinker (passando da
2.208.476 a 2.540.181 t).
Un altro dato significante riguarda
le esportazioni di cemento.
Questo dato, è complessivamente
in calo, ma frazionando il territorio, come ripor tato in Tabella 2,
notiamo un piccolo aumento nelle
zone del centro Italia (+8,2%).
Aumento da considerarsi poco
rilevante, poiché è calcolato su
un volume di sole 316 t sulle
147.710 totali di aprile 2012.
Così come per l’espor tazione, è
negativo anche il dato delle
consegne interne di cemento.
Come possiamo vedere in Tabella 3,
ad aprile 2012 si consegnano
882.526 t di cemento in meno
rispetto ad aprile 2011 con un calo
del -31,2%.
Questo calo è diffuso su tutto il
territorio e porta le consegne ad
un valore di 1.948.425 t totali. .
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Pavimenti e Superfici Continue - N°16
24
il punto
sul calcestruzzo
Enrico Corio
Responsabile Prodotti Speciali
Calcestruzzi SpA
Pavimentazioni
drenanti in calcestruzzo
Spesso e volentieri siamo abituati a
considerare una pavimentazione
come una superficie liscia, resistente
e impermeabile all’acqua, con i tagli,
tipicamente in un capannone
industriale.
Ci sono una serie di esigenze però
che non vengono soddisfatte da un
calcestruzzo tradizionale per pavimentazioni. Stiamo parlando del drenaggio
delle acque. Pensate alle piste ciclabile,
ai sentieri nei parchi naturali o nei
giardini, ai marciapiedi, alle strade
secondarie o addirittura alle aree di
sosta, alle zone 30. A tutte quelle area
deve è possibile effettuare a costo
zero, il recupero dell’acqua. Sono le
stesse amministrazioni comunali che
sovente impongono, nelle aree di
nuova edificazione, una buona percentuale di superficie drenante in grado
di non interrompere il ciclo naturale
dell’acqua.
La soluzione proposta è stata messa
a punto da Gruppo Italcementi e si
chiama i.idro DRAIN. E’ un calcestruzzo per la realizzazione di pavimentazioni drenanti. Rappresenta un nuovo
approccio alla progettazione – realizzazione delle pavimentazioni in quanto
coniuga l’aspetto strutturale con la
gestione delle acque. Si presenta sotto
forma di calcestruzzo preconfezionato
(fornito dal canale Calcestruzzi) o
predosato in sacchi (fornito dal canale
Italcementi) con una capacità drenante
elevata che, a seconda del tipo di
costipazione può raggiungere i 100
litri per metro quadrato al minuto,
assicurata da un accurata selezione di
inerti dal mix design e dall’azione
specifica del legante cementizio e può
essere usato per tutte quelle pavimentazioni che devono avere caratteristiche drenanti.
È un prodotto che può essere
utilizzato con facilità sia nella messa
in opera sia nella maturazione.
Partiamo dalla stratigrafia tipica del
materiale che prevede la realizzazione
di un substrato regolarizzato drenante
sul quale viene posato il materiale.
L’elevata percentuale di vuoti del
sistema permette all’acqua di drenare
attraverso lo spessore del materiale.
Il sistema, opportunamente progettato, oltre che drenare le acque funge
anche, grazie ai vuoti diffusi, come
possibile vasca volano in grado quindi
di gestire la diversa permeabilità del
calcestruzzo e quella del terreno, in
pratica si comporta come un polmo-
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
ne in grado di laminare temporaneamente le acque prima del loro
graduale rilascio.
In questo modo si possono ridurre
sensibilmente i costi connessi alla
gestione delle acque meteoriche, i
problemi legati all’impermeabilizzazione del suolo e a sistemi fognari
spesso sottodimensionati e obsoleti,
noti nelle nostre città in caso di
piogge o allagamenti.
Il sistema è potenzialmente compatibile anche con i tradizionali sistemi
di raccolta delle acque, in quanto
opportunamente progettato consente di convogliare le acque presso
punti di raccolta puntuali (es tubazioni
drenanti) per un loro eventuale
riutilizzo a scopi irrigui (es manutenzione giardini) o classico
smaltimento.
Dai primi contatti avuti in questi mesi
con studi di progettazione la novità
che ha colpito maggiormente riguarda proprio la possibilità di coniugare
l’aspetto strutturale, tipico di una
pavimentazione, con la possibilità di
drenare le acque in modo diffuso.
Infatti la gestione delle acque meteoriche rappresenta un importante
vantaggio di questo prodotto.
I vantaggi di una superficie
drenante
Se pensiamo ai vantaggi di una
pavimentazione drenante spicca al
primo posto la sostenibilità ambientale. Il prodotto rappresenta una
nuova soluzione per un drenaggio
sostenibile delle acque, riduce
l’impermeabilizzazione del suolo
favorendo in tal modo il ripristino
del ciclo naturale dell’acqua e l’equilibrio idrologico. Inoltre riduce l’effetto
isola di calore, ossia la differenza di
temperatura tra le zone verdi e le
zone urbanizzate. La colorazione
chiara del materiale favorisce la
riflessione dei raggi solari, diminuen-
done l’assorbimento. Questo vantaggio viene evidenziato soprattutto in
estate quando la percezione del
calore rispetto ad una superficie in
asfalto può aggirarsi intorno ai 30°
in meno. La sicurezza per i cittadini
rappresenta un ulteriore vantaggio
legato al prodotto, infatti evita il
formarsi delle pozzanghere in superficie riducendo e inibendo quindi la
formazione delle lastre di ghiaccio
(pensiamo al vantaggio per i pedoni
o per le auto in transito) e la
possibilità di acquaplaning. Non
dimentichiamo poi la valenza estetica
a vantaggio della progettazione
architettonica. La versione sacco può
essere facilmente confezionata con
pigmentazione colorata con aggregati
selezionati aventi granulometria 3
– 6 mm o 6 – 9 mm. In ultimo non
tralascerei proprio la possibilità di
disporre del materiale in base alle
esigenze realizzate nelle due versioni
, sacco betoniera, soluzione in grado
di coniugare le performance finali
del prodotto (estetico – funzionali)
con gli aspetti del cantiere .
Infine in termini di durabilità e costi
il sistema offre garanzie di durata e
bassi costi di gestione. Consideriamo
il fatto che il prodotto, pur essendo
una novità per il mercato italiano, è
ampliamento utilizzato da diverso
tempo negli Stati Uniti.
25
Una curiosità: recentemente la città
di Chicago ha deciso di realizzare
tutte le nuove pavimentazione secondarie con calcestruzzi drenanti.
La messa in opera
Uno dei vantaggi del prodotto è la
facilità della messa in opera da parte
delle imprese.
Una volta arrivata la betoniera in
cantiere, il prodotto infatti può essere
messo in opera mediante vibro
finitrice stradale e laser screed oppure
manualmente tramite stagge vibranti
a secondo del tipo e dimensione della
pavimentazione. Le fasi della posa sono
genericamente una semplice preparazione del piano di posa normalmente
mediante la stesura di un sottofondo
regolarizzato, la stesa del materiale
manuale o meccanizzata.
Terminata la stesa si procede alla
finitura del piano di posa tramite un
semplice rullo e della protezione della
pavimentazione con l’aggiunta di agenti
antievaporanti o con una protezione
tramite teli in plastica anche in base
alla temperatura esterna.
La pavimentazione risulta perfettamente calpestabile già dopo 16/24 ore.
La prima applicazione in Italia
Una delle prime applicazioni in Italia
è stata fatta dal gruppo Astea, una
società multiutility che opera in 13
Comuni delle Marche, tra Ancona e
Macerata con oltre 100mila clienti
serviti e un fatturato di 80 milioni di
euro. Astea doveva realizzare la
pavimentazione di tre piazzali ospitanti
stazioni di sollevamento delle acque
reflue nei comuni di Castelfidardo e
Osimo, in provincia di Ancona.
Grazie a i.idro DRAIN è stato
possibile avvalersi di una soluzione
innovativa rispetto all’iniziale soluzione
di progetto che prevedeva la posa
in opera di macadam e la realizzazione di un cordolo in calcestruzzo
Pavimenti e Superfici Continue - N°16

26
per fissare la recinzione perimetrale.
Si è così scelto di realizzare una
soletta in calcestruzzo drenante
pervenendo ad un risultato migliorativo con evidenti vantaggi (pavimentazione in piano e livellata rispetto
al piano di campagna circostante e
assenza sia del cordolo perimetrale,
sia di impianti di regimazione delle
acque meteoriche di scolo), maggiore
praticità (agevole accesso all’impianto
anche in occasione di piogge intense)
e minori costi di manutenzione
(assenza di interventi di diserbo
dell’area). La stessa impresa ha
confermato che la posa è avvenuta
ricerche
in tempi rapidi. Ha lavorato il
prodotto costipandolo in maniera
idonea e ha garantito lo spessore di
progetto calcolato su una superficie
pari a 300 mq circa. Lo spessore è
stato calcolato anche in funzione
delle performance idrauliche e
meccaniche richieste.
.
universitarie
È stata avviata già da qualche anno presso l’Università Politecnica delle Marche in Ancona una ricerca sui
calcestruzzi drenanti per pavimentazioni stradali poiché si ritiene possano contribuire significativamente
al sempre più invocato sviluppo sostenibile, sia per la ridotta manutenzione richiesta sia per la loro
completa riciclabilità al termine della vita in servizio. Risulterebbero oltre tutto ridotti i danni derivanti
dagli incendi in galleria causati dall’elevata temperatura raggiunta dalla combustione delle pavimentazioni
bituminose. Come sempre più spesso siamo costretti a constatare, all’estero sono più avanti di noi, non
tanto sul piano tecnico-scientifico quanto su quello della capacità politica, e pertanto le pavimentazioni in
calcestruzzo drenante in Germania e Stati Uniti sono presenti ormai da anni con specifiche normative
sull’uso di questa soluzione. Dagli studi in laboratorio, tendenti a coniugare proprietà meccaniche e capacità
drenante, si è passati ad alcune applicazioni sul campo con risultati molto buoni. Per quanto riguarda lo
sviluppo futuro si sta pensando, d’intesa con il centro ricerche di Italcementi, a soluzioni con impiego di
cementi fotocalitici, che, attraverso il contributo all’abbattimento degli agenti inquinanti, aumentino la
sostenibilità dell’approccio.
Giacomo Moriconi
Università Politecnica delle Marche, Ancona
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
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28
il punto
sul calcestruzzo
XVI Congresso: a Veronafiere oltre 300
imprenditori dell’industria mondiale del
calcestruzzo preconfezionato. Per rilanciare le
costruzioni è necessario coniugare riequilibrio
finanziario e politiche di crescita
ERMCO è l’Associazione Europea del Calcestruzzo Preconfezionato , ovvero la federazione delle associazioni nazionali
che rappresentano l’industria del calcestruzzo in Europa.
Fondata nel 1967, ERMCO conta attualmente 25 membri, di cui 21 membri ufficiali (Austria, Belgio, Danimarca,
Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Israele, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica
Ceca, Romania, Slovacchia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia), 4 membri associati (Giappone, Sud America, Stati Uniti
e India) e un membro aggregato (Russia).
In cooperazione con le altre organizzazioni dell’industria del calcestruzzo, ERMCO ha come obiettivo lo
sviluppo e l’adozione di sistemi di progettazione e realizzazione di strutture in calcestruzzo basate su standard
e codici europei.
Le politiche dell’ERMCO sono particolarmente attente ai temi dell’ambiente e l’edilizia sostenibile. ERMCO
rappresenta l’industria del calcestruzzo in ambito CEN e altri comitati europei, in particolare in materia di
standardizzazione, certificazione e tutela dell’ambiente.
Nel futuro l’attività di ERMCO sarà orientata alla prosecuzione dell’osservazione e dell’analisi delle dinamiche e degli
scenari di mercato, scenari in rapido cambiamento in cui è in atto un processo che vede la competitività sempre più
legata alla fornitura integrata di prodotti e servizi e non più solo alla disponibilità di una materiale per le costruzioni.
Standard europei per la produzione di calcestruzzo, qualità del prodotto, qualificazione degli operatori e
coscienza ambientale continueranno ad essere i valori che ispireranno l’azione dell’ERMCO.“
Il settore delle costruzioni è uno
dei più colpiti dalla crisi economica.
In quattro anni la contrazione della
domanda, soprattutto degli immobili
nuovi, e la diminuzione degli
investimenti pubblici in infrastrutture ha penalizzato pesantemente
l’industria edile. L’ha dichiarato il
presidente di Confindustria Giorgio
Squinzi al Congresso ERMCO
(l’associazione che riunisce l’industria del calcestruzzo preconfezionato dei Paesi europei ed intrattiene
relazioni con i rappresentanti di
Israele, Turchia, India, Sud America,
Stati Uniti, Russia e Giappone) che
si è aperto oggi a Veronafiere in
collaborazione con ANCE
(Associazione nazionale costruttori
edili) e ATECAP (Associazione
tecnico economica del calcestruzzo
preconfezionato). Squinzi ha sottolineato che “questi ultimi mesi sono
stati estremamente negativi: il
volume dell’attività legata alle
costruzioni è sceso di circa il 30%
e soltanto progetti ambiziosi
potranno migliorare la situazione”.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
In par ticolare il presidente di
Confindustria ha posto l’accento
sulla necessità di “sostenere i
programmi europei Ten T riguardanti le infrastrutture dei trasporti
che sono stati recentemente
aggiornati con nuovi corridoi che
attraversano tutta l’Europa e in
particolare l’Italia”.
“I programmi infrastrutturali strategici - ha rilevato il presidente
ERMCO Andrea Bolondi - possono
costituire il potenziale maggior
mercato per la nostra industria e
29
rappresentano una leva fondamentale per la ripresa dell’economia”.
Bolondi, analizzando i dati di
mercato ha rilevato che “allo stesso
modo del settore delle costruzioni”,
il mercato del calcestruzzo preconfezionato risente pesantemente
delle dinamiche economiche che
hanno caratterizzato l’Europa negli
ultimi anni. “La crisi ha determinato
cambiamenti sostanziali rispetto alla
leadership della produzione di uno
dei materiali più utilizzati al mondo”.
In termini generali nell’Unione
Europea la produzione manifesta
un calo del 4,3% tra il 2009 e il
2010, parzialmente recuperato da
un lieve aumento del 2,7%. nel
2011. “Ma si tratta di una medaglia
a due facce che vede l’Europa divisa
tra paesi delle zone Nord-Ovest e
Sud-Est con dinamiche del tutto
diverse. In particolare la Germania
e la Francia crescono mentre i Paesi
Mediterranei come l’Italia, la Spagna
e la Grecia arretrano e quindi, ha
concluso il presidente di ERMCO
– bisogna saper coniugare politiche
di riequilibrio finanziario con politiche di crescita”. Per quanto riguarda
la situazione nazionale, il presidente
dell’ATECAP Silvio Sarno. ha affermato che “siamo di fronte a un
mercato la cui offerta è sovradimensionata rispetto alla domanda
attuale e futura. Il settore, così
com’è str uttur ato in questo
momento, non è in grado di
fronteggiare gli effetti devastanti
connessi al perdurare della crisi.
L’internazionalizzazione delle imprese non è certamente la strada per
risolvere la crisi nel mercato del
calcestruzzo. Le nostre imprese –
ha ribadito Sarno - sono legate al
territorio in cui operano”. Rispetto
alle possibili soluzioni per fronteggiare la crisi economica, il presidente
dell’ATECAP ha proposto “una
r azionalizzare della str uttur a
produttiva affinché l’industria sia
pronta ad affrontare il mercato del
futuro. È necessario studiare e
promuovere forme di aggregazione
e pensare quindi a strumenti come
i contratti di rete e i consorzi”.
“Per rilanciare le costruzioni - ha
ribadito il vicepresidente dell’ANCE
Gianluigi Coghi - “serve una politica
industriale unitaria, è necessario
offrire certezza e continuità alle
imprese e garantire aspettative di
medio-lungo periodo che
giustifichino una concreta ripresa
degli investimenti nel settore.
Certezza e continuità indispensabili
anche nelle scelte strategiche del
Paese che soffre di un ritardo
infrastr utturale in costante
peggioramento rispetto ai partner
europei e che penalizza fortemente
la competizione sui mercati. Il
vicepresidente dell’ANCE, citando
“il recente sisma in Emilia” ha poi
voluto sottolineare “la debolezza
del territorio italiano che deve
essere tutelato per la sicurezza dei
cittadini soprattutto attraverso la
riqualificazione delle città e dei suoi
servizi prioritari come le scuole”.
“Veronafiere, primo organizzatore
diretto di manifestazioni in Italia e
ai vertici in Europa grazie a eventi
internazionali leader nel settore delle
costruzioni come Marmomacc e
Samoter, è il palcoscenico ideale per
il ritorno in Italia del Congresso di
ERMCO, dopo 26 anni” ha commentato il presidente di Veronafiere
Ettore Riello. “La Fiera di Verona, ha
continuato, consapevole che motore
dello sviluppo e dell’innovazione
sono le idee che poi si trasformano
in business concreto, si è ormai
ritagliata il ruolo di think tank
indipendente, affiancando alle
proprie manifestazioni di punta
eventi e workshop formativi dove
la cultura del prodotto è protagonista. Per quanto riguarda ERMCO,
siamo consapevoli che l’edilizia ha
un effetto di trascinamento per
molti altri compar ti, un vero è
proprio booster per il sistema
industriale”.
.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
30
il punto
sul calcestruzzo
Mario Collepardi
Silvia Collepardi
Jean Jacob Ogoumah Olagot
Roberto Troli
ENCO Srl
Pavimenti industriali in
calcestruzzo senza rete
metallica in assenza di
stagionatura umida
1. Introduzione
2. Scopo della ricerca
I pavimenti industriali solitamente
sono armati con una rete metallica
che dovrebbe essere posizionata
correttamente a un terzo dello
spessore dalla superficie. Il ruolo della
rete è quello di ridurre l’ampiezza
delle fessure causate dal ritiro da
essiccamento. Tuttavia la rete può
muoversi dalla sua posizione corretta
perché gli operai vi camminano sopra
durante l’esecuzione del pavimento
o per il passaggio delle autobetoniere
in fase di getto del calcestruzzo
preconfezionato se non sono munite
di pompa. In questi casi la rete
metallica perde in gran parte la sua
funzione e le fessure da ritiro si
aprono a dismisura sulla superficie
quando questa si asciuga.
Una possibile alternativa all’impiego
della rete metallica è rappresentata
dal combinato impiego delle seguenti
aggiunte:
•additivo antiritiro SRA acronimo
di Shrinkage-Reducing Admixture;
•additivo superfluidificante a base
policarbossilica (PCS) per ridurre
l’acqua di impasto;
•macro-fibre polimeriche a base di
polipropilene (PPF).
Al fine di comprendere il ruolo di
ciascuna aggiunta, sono stati confezionati i seguenti conglomerati:
•c a l c e s t r u z zo s e n z a a l c u n a
aggiunta;
•calcestruzzi con una sola aggiunta
(SRA oppure PCS oppure PPF);
•calcestruzzi con un’aggiunta binaria
(SRA + PPF; SRA + PCS; PCS +
PPF);
•calcestruzzo con aggiunta ternaria
(SRA + PCS + PPF).
3. Parte sperimentale
Sono state eseguite prove di laboratorio su provini, di campo su lastre,
e di applicazione reale in pavimenti
industriali.
3.1 Prove di Laboratorio
I materiali impiegati per la confezione
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
dei vari calcestruzzi sono stati:
•cemento CEM II A-V 42.5 N
contenente 15% di cenere
volante;
•inerti naturali che comprendevano
una sabbia (0-4 mm), un ghiaietto
(4-16 mm) ed un aggregato grosso
(16-32 mm);
•una soluzione acquosa al 20% di
policarbossilato come additivo
superfluidificante dosato allo 0,6%
sul peso del cemento capace di
ridurre l’acqua di impasto del 15%;
•un polietilen-glicole come SRA
dosato in misura di 4,5 kg/m3 di
calcestruzzo;
•macro-fibre polipropileniche
(PPF) lunghe 30 mm con diametro da 0.95 mm (Figura1) dosate
in misur a di 3,5 kg/m 3 di
calcestruzzo.
Fig.1 Vista delle macro-fibre in polipropilene (PPF).
La Tabella 1 mostra le composizioni
del calcestr uzzo senza alcuna
aggiunta (Control Mix), e quelle
dei calcestr uzzi con una sola
aggiunta (PCS Mix, SRA Mix e Fibre
Mix), tutti a consistenza superfluida
(slump = 220-240 mm).
Ingredienti
(kg/m3)
CEM II
Sabbia
Ghiaia
Ghiaia
Acqua
PCS
SRA
PFF
A-V 42.5 N
0-4 mm
4-16 mm
16-32 mm
a/c
i/c
Slump (mm)
31
Sono state eseguite determinazioni
di resistenza meccanica a compressione su provini cubici con 100 mm
di lato (U.R. ≥ 95%) e di ritiro su
provini prismatici (100 x 100 x 500
mm) esposti ad aria molto asciutta
(U.R. = 55%).
Control
mix
PCS
mix
SRA
mix
Fibre
mix
350
915
395
483
210
----------
297
982
424
519
178
1.8
-------
345
927
400
490
207
---4.5
----
350
910
393
482
210
------3.5
0.60
5.1
230
0.60
6.5
240
0.60
5.3
235
0.60
5.1
220
Fig.2 Resistenza meccanica dei calcestruzzi mostrati in Tabella 1.
Tab.1 Composizione dei calcestruzzi (in kg/m3) con e senza superfluidificante (PCS), o additivo
antiritiro (SRA) o macro-fibre (PPF).
Rispetto al Control Mix, nel PCS
Mix (PCS = 1,8 kg/m3) l’acqua di
impasto è diminuita del 15% (178
contro 210 kg/m3); a pari rapporto
a/c (0,60) anche il contenuto di
cemento viene diminuito da 350
kg/m3 nel Control Mix a 297 kg/m3
nel PCS Mix; conseguentemente il
rappor to iner te/ cemento (i/c)
aumenta da 5,1 nel Control Mix a
6,5 nel PCS Mix.
Nei calcestruzzi con SRA o macro-fibre
non si registrano significative variazioni
nei rapporti a/c ed i/c rispetto al
calcestruzzo senza aggiunte.
Nella Tabella 2 sono mostrate le
composizioni dei calcestruzzi con
due o tre aggiunte.
Il rapporto a/c è eguale a 0,60 in
tutti i calcestruzzi. Nei calcestruzzi
con additivo superfluidificante la
riduzione di acqua e di cemento
comporta un aumento del rapporto
inerte/cemento rispetto al calcestruzzo SRA-Fibre Mix (da 5,5 a circa 6,7).
La riduzione di acqua e cemento a
pari a/c con conseguente aumento
del rappor to i/c compor ta una
riduzione del ritiro di essiccamento
per la diminuzione del componente
che subisce il ritiro (pasta di cemento) e l’aumento del componente
stabile (inerte) che si oppone al ritiro.
La Figura 2 mostra i risultati di
resistenza meccanica sui calcestruzzi
le cui composizioni sono riportate
in Tabella 1. Non si registra alcuna
significativa differenza tra il calcestruzzo Control Mix senza alcuna
aggiunta ed i calcestruzzi con una
sola aggiunta (PCS oppure SRA
oppure PPF). Analogamente non si
registra alcuna differenza nella
resistenza meccanica tra il Control
Mix ed i calcestruzzi con due o tre
aggiunte, le cui composizioni sono
mostrate in Tabella 2, e pertanto i
risultati sulla resistenza meccanica
di questi calcestruzzi non sono qui
riportati.
Ingredienti
(kg/m3)
CEM II
Sabbia
Ghiaia
Ghiaia
Acqua
PCS
SRA
PFF
A-V 42.5 N
0-4 mm
4-16 mm
16-32 mm
a/c
i/c
Slump (mm)
SRA-PCS
mix
Fig.3 Ritiro per essiccamento nel calcestruzzo di riferimento (Control Mix) ed
in quelli additivati.
Fig.4 Ritiro per essiccamento nel calcestruzzo di riferimento (Control Mix) ed
in quelli con due o tre additivi.
SRA-Fibre SRA-PSC-Fibre
mix
mix
PCS-Fibre
mix
290
1.010
434
534
174
1.8
4.8
----
345
964
416
510
207
---4.8
3.5
294
990
427
524
176
1.8
4.8
3.5
300
989
427
524
180
1.8
---3.0
0.60
6.8
230
0.60
5.5
220
0.60
6.6
230
0.60
6.5
220
Tab.2 Composizione dei calcestruzzi con due o tre aggiunte.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
32
Nella Figura 3 sono riportate le misure
di ritiro del Control Mix e dei
calcestruzzi con una sola aggiunta. Nei
calcestruzzi con superfluidificante (PCS
Mix) o con additivo anti-ritiro (SRA
Mix) il ritiro da essiccamento a sei
mesi diminuisce sensibilmente da circa
650 µm/m nel Control Mix, a circa
400 µm/m nel PCS Mix e nel
calcestruzzo con SRA. Il meccanismo
di riduzione del ritiro è tuttavia diverso:
per effetto del maggior rapporto i/c
nel PCS Mix (1) e per effetto della
riduzione della tensione superficiale
nell’SRA Mix (2). Nel calcestruzzo con
sole macro-fibre (Fibre Mix) non si
registra alcuna significativa differenza
nel ritiro da essiccamento rispetto al
calcestruzzo di riferimento senza
alcuna aggiunta (Control Mix).
Nella Figura 4 sono riportati i ritiri
da essiccamento dei calcestruzzi con
due o tre aggiunte rispetto al ritiro
del calcestruzzo senza alcuna aggiunta
Control Mix). La diminuzione del
ritiro è del 65% quando si impiegano
congiuntamente il superfluidificante
PCS e l’additivo antiritiro SRA,
mentre l’aggiunta delle macro-fibre
PPF ai calcestruzzi con PCS o SRA
non provoca alcun ulteriore diminuzione del ritiro da essiccamento. In
sostanza le macro-fibre non influenzano il ritiro da essiccamento.
3.2 Prove di Campo
Sono state gettate alcune lastre in
calcestruzzo lunghe 8 m, larghe 40 cm,
e spesse 6 cm, lasciate all’aria in
ambiente esterno, ed esposte alle stesse
condizioni di umidità relativa e di
velocità del vento (Figura 5). Alle due
estremità le lastre sono state fissate
mediante viti metalliche al substrato in
modo da trasformare il ritiro in una
tensione di trazione capace di provocare fessure nelle lastre quando la
tensione di trazione (vt) supera la
resistenza meccanica a trazione (Rt):
vt > Rt
L’influenza delle varie aggiunte sul numero
di fessure e sulla dimensione della loro
apertura è mostrata inTabella 3. Si registra
una riduzione del numero di fessure e
soprattutto della loro apertura quando
si impiega il superfluidificante (PCS) o
l’additivo antiritiro (SRA) o una combinazione di questi due additivi (una sola
fessura di 0,2 mm di apertura) come è
mostrato in Figura 6.
Fig.5 Vista delle lastre esposte all’aria aperta.
MIX
Control MIX
PCS MIX
SRA MIX
SRA-PCS MIX
SRA-PCS-Fibre MIX
Numero
Massima
di
apertura della
fessure
fessura
5
4
2
1
0
2.13
1.05
0.63
0.20
----
Tab.3 Numero ed apertura delle fessure.
Solo nel calcestruzzo con i due additivi
(PCS e SRA) unitamente alle macrofibre non si osserva alcuna fessura.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
Fig.6 Misura dell’ampiezza delle fessure
nelle lastre delle prove di campo.
3.3 Pavimentazioni Industriali
Sulla base dei risultati nelle prove di
campo (Tabella 3) sono state realizzate
due pavimentazioni industriali entrambe di 800 m2 in ambiente aperto:
•una pavimentazione senza rete
metallica con il calcestruzzo a
consistenza superfluida S5 che non
ha presentato fessure nelle prove
di campo contenente i due additivi
(PCS ed SRA) oltre alle macro-fibre
in polipropilene (PPF);
•una pavimentazione con rete metallica con il calcestruzzo a consistenza
superfluida contenente i due additivi
PCS ed SRA senza fibre.
La Figura 7 mostra la stesura del
calcestruzzo gettato con una pompa
per realizzare la pavimentazione con
rete metallica. La Figura 8 mostra la
stesura del calcestruzzo gettato
dall’autobetoniera direttamente sul
sottofondo (e quindi senza l’ausilio
di una pompa) in assenza della rete
metallica. Appare evidente la semplificazione operativa del getto senza
rete metallica rispetto a quello con
rete metallica, la cui corretta posizione rischia comunque di essere
compromessa dal camminamento
degli operai al momento della stesura
del conglomerato ancorché il getto,
la messa in opera avvenga con
l’ausilio di una pompa.
Entrambe le pavimentazioni sono state
frattazzate e trattate con spolvero
cementizio (Figura 9) per migliorare
la resistenza all’abrasione provocata
dal passaggio di automezzi pesanti.
Entrambe le pavimentazioni sono
state protette con telo di plastica
impermeabile per proteggere il
calcestruzzo fresco dal momento del
getto fino al giorno successivo da
eventuali pioggia o insolazione.
Entrambe le pavimentazioni sono
state lasciate all’aria senza alcuna
stagionatura umida che solitamente
si richiede soprattutto nelle pavimentazioni all’aperto esposte a rischio di
asciugamento superficiale e quindi di
fessurazioni da ritiro.
Sul calcestruzzo indurito sono stati
realizzati i giunti di contrazione. La
distanza tra i giunti di contrazione
sono state di:
33
•5 metri nella pavimentazione con
calcestruzzo contenente PCS ed
SRA in presenza di rete metallica;
•8 metri nella pavimentazione con
calcestruzzo contenente anche le
macro-fibre oltre ai due additivi
in assenza di rete metallica.
A distanza di oltre un anno non si
sono registrate fessure se si eccettua
qualche piccola cavillatura localizzata in
corrispondenza di alcuni tombini per
non avere rifinito i giunti di isolamento
(Figura 10) o di muri adiacenti alla
pavimentazione con rete metallica.
4. Conclusioni
L’aggiunta di macro-fibre polipropileniche (lunghe 30 mm, con diametro di
0,95 mm) ad un calcestruzzo a basso
ritiro per la presenza di un superfluidificante policarbossilico e di un
additivo anti-ritiro SRA non provoca
alcuna ulteriore riduzione nel ritiro.
Tuttavia migliora significativamente la
tenacità del calcestruzzo e consente
di produrre pavimentazioni industriali
di 800 m2 così caratterizzate :
•assenza di rete metallica;
•rapidità di getto in assenza di
pompa attraverso una canaletta
dell’autobetoniera;
•esecuzione semplificata per l’assenza di rete metallica;
•taglio dei giunti di contrazione
ogni 8 metri;
•assenza di fessure indotte da
ritiro da essiccamento ancorché
non sia stata effettuata alcuna
stagionatura umida della superficie della pavimentazione.
Fig.7 Staggiatura del calcestruzzo in presenza di rete metallica.
Fig.8 Staggiatura del calcestruzzo gettato in assenza di rete metallica.
Fig.10 Esempio di cavillatura per difettosa
finitura dei giunti di isolamento.
Bibliografia
Fig.9 Applicazione dello spolvero cementizio per
rinforzare la superficie della pavimentazione.
(1) A.M. Neville, Properties of Concrete,
4th Edition, Longman Group Limited,
pp. 429-435, 1995.
(2) M. Collepardi, A. Borsoi, S. Collepardi,
J.J. Ogoumah Olagot, R. Troli, Effects of
Shrinkage-Reducing Admixture in ShrinkageCompensating Concrete Under Non-Wet
Conditions, Cement and Concrete
Composites, 27, pp.704-708, 2005. .
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
34
il punto
sul calcestruzzo
VII Incontro Mondiale
delle Famiglie:
grazie a Calcestruzzi SpA
un pavimento speciale
per il palco di Benedetto XVI
La nostra associata Calcestruzzi è
stata sponsor tecnico del VII Incontro
Mondiale delle Famiglie che si è
tenuto a Milano nelle scorse settimane e si è concluso domenica 3
giugno con il grande raduno delle
famiglie presso l’aeroporto di Bresso
alla presenza di Papa Benedetto XVI.
Il palco allestito nell’area aeroportuale, su cui è sorta la struttura che
ha ospitato il Santo Padre e i
sacerdoti che hanno presieduto gli
incontri con le famiglie e hanno
celebrato le messe, è stato realizzato
con uno speciale calcestruzzo per
pavimentazioni progettato per poter
sopportare i notevoli carichi previsti
con una maturazione del calcestruzzo relativamente breve (circa 10÷15
giorni) imposti dalla imminente data
di consegna dell’opera. E’ stato
impiegato un cemento 42,5 R II/
ALL tipo portland al calcare con
classe di resistenza iniziale elevata
(R); Nel mix utilizzato è stato
utilizzato un additivo acrilico di
ultima generazione che ha consentito di ridurre il rapporto acqua/
cemento mantenendo inalterata la
lavorabilità garantendo così oltre alla
durabilità una rapida messa in opera.
Con questa soluzione sono stati
ridotti i tempi di allestimento della
struttura così come richiesto dagli
organizzatori. I 600 metri cubi di
calcestruzzo sono stati forniti dall’im-
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
pianto Calcestruzzi di Paderno
Dugnano (Mi) e messi in opera in
due giorni grazie alla disponibilità
del team Calcestruzzi che ha seguito
i lavori all’interno del cantiere. .
36
il punto
sul calcestruzzo
dall’Azienda associata
Calcestruzzo
per pavimenti continui
La verifica del controllo di produzione per
additivi fluidificanti e superfluidificanti
ICMQ ha stipulato con Conpaviper
(Associazione Nazionale Pavimentazioni Continue) una convenzione per
la verifica del controllo di produzione per additivi fluidificanti e superfluidificanti di tipo invernale o di
tipo estivo specifici per il calcestruzzo per pavimenti continui ad uso
industriale, rivolta alle aziende del
settore che ne facciano richiesta.
La convezione fa riferimento ad una
specifica tecnica, elaborata dal gruppo
di lavoro Additivi del Comitato tecnico pavimenti in calcestruzzo di Conpaviper, che descrive i requisiti di
questi additivi. Finalità della specifica è
fornire uno strumento che evidenzi
quali sono gli additivi che il produttore ha messo a punto per la specifica
applicazione dei pavimenti continui in
calcestruzzo e per una qualifica ragionata delle ricette in cantiere.
Riferimenti e requisiti specifici
I principali riferimenti normativi
contenuti nella specifica sono:
•UNI EN 934-2 “Additivi per
calcestruzzo, malta e malta per
iniezioni. Additivi per calcestruzzo:
definizioni, requisiti, conformità,
marcatura ed etichettatura”;
•UNI EN 934-6 “Additivi per
calcestruzzo, malta e malta per
iniezione: Campionamento,
controllo e valutazione della
conformità”;
•UNI EN 480-1 “Additivi per
calcestruzzo, malta e malta per
iniezioni. Metodi di prova: calcestruzzo e malta di riferimento per
le prove”;
•CONPAVIPER “Procedura per la
determinazione dei tempi di inizio
e fine frattazzabilità su malta
setacciata dal calcestruzzo”.
La specifica riporta i materiali costituenti, la composizione e il metodo di confezionamento del calcestruzzo di riferimento e della malta
da esso setacciata allo staccio con
aper tura di 4,0 mm, così come
indicato nel Capitolato tecnico e di
oneri Pavical.
Gli additivi in oggetto sono definiti
come segue:
•additivi fluidificanti e superfluidificanti specifici di tipo invernale: si
intendono additivi studiati per le
tipiche condizioni invernali, ovvero
quando la temperatura dell’aria
varia tra i 5 e i 20°C nel corso
della giornata e la temperatura
del calcestruzzo tra i 5 e i 20°C;
•additivi fluidificanti e superfluidificanti specifici di tipo estivo: si
intendono additivi studiati per le
tipiche condizioni estive, ovvero
quando la temperatura dell’aria
varia tra i 15 e i 30°C nel corso
della giornata e la temperatura
del calcestruzzo tra i 20 e i 30°C.
Come si svolge la verifica
La verifica, svolta da ICMQ presso
lo stabilimento di produzione, prevede un esame documentale, una
verifica delle attrezzature utilizzate,
il controllo dei campioni di calcestruzzo prodotto e la verifica
della corretta esecuzione della
prova di determinazione del tempo di frattazzabilità.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
37
In particolare nel corso dell’attività
vengono eseguiti i seguenti controlli:
a) esistenza di un certificato valido
del Controllo di produzione ai
fini della marcatura CE degli
additivi per calcestruzzo, rilasciato da un organismo notificato;
b) corretta esecuzione della prova
di determinazione del tempo di
inizio frattazzabilità su malta
setacciata dal calcestruzzo;
c) esistenza di una procedura di
prova;
d) corretta gestione dei dati;
e) qualifica della miscela utilizzata;
f) esistenza di una validazione
della prova;
g) adeguata preparazione dell’operatore;
h)che il cemento utilizzato per il
confezionamento del calcestruzzo
sia marcato CE secondo la norma
UNI EN 197-1, ad alto contenuto di clinker (CEM I) e con
classe di resistenza almeno 42,5;
i) che le frazioni granulometriche
degli aggregati impiegati nella
produzione del calcestruzzo di
riferimento rientrino all’interno
dei limiti indicati nella procedura
Conpaviper;
j) che l’acqua di impasto sia conforme alla norma UNI EN 1008;
k) che il calcestruzzo di riferimento
abbia i requisiti specificati nella
procedura Conpaviper;
l) che la preparazione del calcestruzzo di riferimento avvenga
secondo le prescrizioni della
procedura Conpaviper;
m)che l’attrezzatura utilizzata per
l’esecuzione della prova sia tarata;
n) che la preparazione del campione
di malta di riferimento venga
eseguita secondo quanto prescritto nella procedura Conpaviper.
Esito dell’ispezione
Al termine dell’iter previsto per il
controllo di conformità viene redatto un rapporto di audit ed emesso
il relativo certificato che attesta che
l’azienda attua correttamente quanto prescritto nella specifica tecnica
Conpaviper.
Il certificato ha validità di un anno;
eventuali riformulazioni del prodotto
comporteranno la necessità di ripetere l’audit prima della scadenza. Gli
additivi conformi ai requisiti espressi
nella specifica in oggetto potranno
essere identificati con la dicitura “conforme al capitolato Conpaviper”. .
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
38
il punto
sul calcestruzzo
dall’Azienda associata
Il pavimento stampato
IDEALWORK
l pavimento stampato Ideal Work
è una pavimentazione monolitica
in calcestruzzo colorato e corazzato con il premiscelato Colour
Hardener Ideal Work . Il calcestruzzo impiegato dev’ essere di ottima
qualità, conforme alle normative
vigenti, additivato con fibre in
polipropilene Ideal fibre e armato
con rete elettrosaldata. Una volta
incorporato e lisciato Colour
Hardener, si procede all’applicazio-
ne di Powder release agent, un
distaccante colorato in polvere che,
oltre a conferire alla superficie
l’effetto antichizzato, consente di
mantenere separati gli stampi dal
calcestruzzo fresco. Il catalogo Ideal
Work offre numerosi stampi che
riproducono il disegno di pavimenti in pietra, laterizio, legno e che
possono essere composti con
greche, rosoni, motivi decorativi
realizzabili anche a progetto.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
Stampato il pavimento, si procede
alla realizzazione dei giunti di controllo, al lavaggio della superficie e alla
stesura della resina protettiva Ideal
Sealer che rende la pavimentazione
completamente antimuffa, antipolvere, antiscivolo e antiassorbimento.
Modalità di realizzazione
Dapprima è necessario preparare
il supporto: dopo aver ben costipato e rullato il sottofondo, si
procede con la casseratura e la
posa di rete elettro-saldata.
Per l’applicazione del Pavimento
stampato si procede in questo modo;
Il calcestruzzo additivato con fibre in
polipropilene Ideal fibre va steso
come di consueto, regolando le
pendenze necessarie. Successivamente,
va applicato e incorporato il Colour
Hardener in 2 o 3 differenti applicazioni. Poi la superficie va rifinita e
lisciata. Infine va applicato il distaccante colorato Powder release agent.
A questo punto si può procedere
con lo stampaggio e la rifinitura con
attrezzi professionali Ideal Work.
A pavimento indurito si procederà
al lavaggio della superficie con
idropulitrice e monospazzola e alla
realizzazione dei giunti di controllo.
Dopo alcuni giorni, è consigliato
applicare una resina protettiva. Il tipo
di resina sarà scelto in funzione al
traffico e al luogo di applicazione.
Tra le resine consigliate si cita Ideal
Sealer, Aquapel-s e Petrotex-s. .
39
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
40
pavimenti
interni
dall’Azienda associata
Gamma Pavitec
Pannelli antifessurativi per l’edilizia
Pavitec Professional
È il pannello creato e prodotto
per risolvere ogni problema di posa;
infatti, la particolare geometria del
pannello, car atter izzata dalla
presenza di 5 pieghe longitudinali,
rende superfluo l’impiego di distanziatori. Delle 5 pieghe, 2 sono poste
sui bordi allo scopo di consentire
la sovrapposizione tra pannelli
contigui senza dover ricorrere a
tradizionali e dispendiose legature;
le 3 pieghe intermedie, inoltre,
consentono di camminare sul
pannello evitando deformazioni.
Pavitec Professional si posa con
velocità e facilità estreme assicurando risultati eccellenti: la particolare conformazione del pannello,
per la presenza di pieghe longitudinali, semplifica l’allineamento dei
pannelli durante la posa e fa sì che
il foglio possa essere applicato in
posizione sollevata rispetto al
sottofondo restando completamente immersi nel massetto.
I fili della rete, lineari e ortogonali
tra loro, presentano una superficie
dotata di nervature che impediscono lo scorrimento fra acciaio e
cemento, migliorando l’aderenza tra
il pannello ed il conglomerato
cementizio, inoltre i fili della rete
sono protetti da un rivestimento,
ottenuto mediante processo di
zincatura per immersione a caldo,
che costituisce un ottimo presidio
contro la corrosione.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
Tutto questo permette di ottenere un
massetto (o caldana) liscio, pulito e,
soprattutto, privo di fessurazioni;
resistente dal punto di vista meccanico
e, quindi, particolarmente idoneo alla
posa di qualsiasi tipo di rivestimento in
pavimentazioni sia interne sia esterne.
Pavitec Professional
Pavitec Pro Nervato
Rete elettrosaldata ad aderenza
migliorata in fogli piani per pavimenti
e facciate, con funzione antifessurativa
ed antiritiro.
I fili trasversali e longitudinali del
pannello, entrambi lineari ed ortogonali tra loro, sono in acciaio ad
elevata resistenza, presentano una
superficie dotata di ner vature,
uniformemente distribuite sull’intera
lunghezza, che impediscono lo
scorrimento reciproco tra acciaio e
cemento, e che di conseguenza
migliorano l’aderenza tra il pannello
ed il conglomerato cementizio. I fili
della rete sono protetti da un
rivestimento di zinco mediante
processo di zincatura per immersione a caldo allo scopo di accrescerne la resistenza contro la
corrosione. La falsa maglia perimetrale esterna agevola la sovrapposizione tra pannelli contigui.
Supporto ideale per sottofondi ed
intonaci, il pannello Pavitec Pro
Nervato può essere utilizzato sia
nell’edilizia tradizionale sia in
ambito industriale, soprattutto
nella realizzazione di sottofondi
planari e compatti su cui viene
incollata la pavimentazione ultima.
Se utilizzato nelle pavimentazioni
industriali, oltre a determinare un
incremento di resistenza meccanica
dovuto ad una migliore distribuzione delle tensioni che si sviluppano nel piano, Pavitec Pro
Nervato previene la formazione
di fessurazioni superficiali e lesioni
dovute all’inter vento di carichi
concentrati.
L’impiego di Pavitec Pro Ner vato
risulta anche utile nella realizzazione di intonaci il cui spessore
di applicazione supera i 4 cm in
quanto evita il distacco della
malta e la comparsa di fratture
e crepe.
Pavitec Pro Nervato viene utilizzato efficacemente anche nella
produzione di pannelli prefabbricati
e nella realizzazione di getti
continui di calcestruzzo per grandi
superfici (impianti sportivi, marciapiedi ed aree di calpestio in
genere).
Pavitec Pro Nervato
Pavitec HP
È la rete elettrosaldata in pannelli con
maglie a forma quadrata. I fili trasversali
e longitudinali, entrambi lineari e con
diametro pari a 3,00 mm, sono in
acciaio ad elevata resistenza (600-700
N/mm²) e sono protetti da un
rivestimento di zinco puro ottenuto
mediante processo di zincatura per
immersione a caldo, che ne accentua
la resistenza contro la corrosione.
La superficie dei fili è caratterizzata
dalla presenza di nervature uniformemente distribuite sull’intera lunghezza,
che ostacolano lo scorrimento reciproco fra acciaio e cemento, migliorando
in tal modo l’aderenza tra il pannello
ed il conglomerato cementizio.
Se impiegato nella realizzazione di
massetti sia aderenti che riscaldati o
desolidarizzati, Pavitec HP contribuisce
a rinforzare il conglomerato cementizio nel momento di massima
vulnerabilità dello stesso, cioè nelle
prime 24 ore dopo la posa in opera,
proteggendolo dalle sollecitazioni a
trazione che si sviluppano nello strato
superficiale della pavimentazione che,
contraendosi, in assenza del supporto
tenderebbe a fessurarsi.
Il pannello Pavitec HP esplica la sua
azione intersecando le fessurazioni che
si formano nel massetto a causa
dell’evaporazione non uniforme dell’acqua, che spesso che spesso determina
l’imbarcamento del massetto.
Pavitec HP conferisce inoltre al
massetto (o caldana) una particolare
omogeneità e, quindi, una maggiore
compattezza, un’accentuata resistenza agli urti ed una minore fragilità.
In definitiva, migliorando la qualità
della caldana, Pavitec HP apporta
un notevole contributo alla durabilità
della pavimentazione.
Sul nuovo sito www.cavatorta.it è
possibile trovare informazioni su
tutta la produzione aziendale. .
Pavitec HP
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
42
pavimenti
interni
dall’Azienda associata
MICROBOND:
quando il cemento diventa
un complemento d’arredo
Pavimenti, pareti, soffitti e complementi d’arredo. Piani cucina, scale,
bagni, piani doccia, vasche, mobilio.
Residenziale e commerciale. La
creatività e l’immaginazione non
hanno limiti con Microbond, il
primo rivestimento cementizio a
bassissimo spessore ma dalle
altissime prestazioni di resistenza e
aderenza.
Microbond è ideale per ottenere
superfici lisce, spatolate dall’effetto
materico e continuo. Valorizza gli
ambienti nuovi conferendo uno stile
minimal, elegante ed essenziale
oppure viene impiegato per ridare
vita a superfici e supporti esistenti
come piastrelle, acciaio, ferro, legno
e compensato. Le possibilità di
personalizzazione, di applicazioni e
colorazioni è pressoché infinita.
Microbond è il cemento che arreda:
non viene solo impiegato per le
applicazioni tr adizionali quali
pavimenti, ma può essere applicato
ovunque: in verticale sui soffitti e
persino sui mobili sia per l’interno
che per l’esterno.
Per maggiori informazioni:
www.rivestimenticementizi.it
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
43
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
44
il punto
sulle resine
Ciro Scialò
Membro Consiglio Direttivo
Conpaviper
I Bigini...
...se è vero che per ogni
problema c’è una soluzione
In occasione del VI Congresso
CONPAVIPER, tenutosi al Kilometro
Rosso di Bergamo il 24 maggio 2012,
è stato presentato il terzo opuscolo
della collana “I Bigini CONPAVIPER”
dal titolo “ … la pallinatrice … chi
è costei?”.
Il tema trattato è la preparazione
delle superfici sulle quali saranno
applicati i sistemi resinosi.
Vengono esaminate, nel solito modo
snello e di semplice lettura, tutte le
problematiche relative alla scelta della
più idonea metodologia di preparazione delle superfici, in relazione alla
natura e consistenza del supporto,
ma anche della tipologia del sistema
resinoso che si dovrà realizzare.
L’opuscolo va ad ampliare gli
argomenti già trattati nei precedenti
bigini e contribuisce a fornire quelle
necessarie informazioni di base,
relative alle pavimentazioni in resina,
utili non solo agli operatori del settore
ma, soprattutto a chi vuol utilizzare
o scegliere tale tipologia di rivestimento per la propria azienda o anche
per la propria casa o negozio.
Ritengo, come ho da sempre sostenuto, che attraverso l’informazione,
meglio se facilmente fruibile, si
qualifichi un settore, e in questo i
bigini danno un grande contributo.
Tema del VI Congresso Conpaviper,
la crisi che coinvolge non solo il
settore dei rivestimenti in resina, ma
l’edilizia in generale e l’intera economia. Dai vari interventi è emerso
che, come azione difensiva contro
la crisi, il nostro settore ha scelto
la logica del “ribasso”, che comporta
l’inevitabile e deleteria indifferenziazione. Scelta adottata dall’intera
filiera dell’edilizia senza, però, una
circostanza importante, caratteristica
del nostro settore, che in altri è
assente o meno avvertita, che va
esaminata.
È opinione, alquanto generale,
ritenere che il prodotto “rivestimento
in resina” sia uguale indipendentemente da chi lo propone. Immaginiamo quale scenario si presenterà,
a fine crisi, qualora anche la proposta
economica diventasse, in modo
consolidato, indifferenziata, prescindendo dall’azienda: tutti uguali, sia
per la proposta tecnica esecutiva sia
per la proposta economica.
Che cosa fare? Come si distingueranno le aziende l’una dall’altra? Con
la competenza e la professionalità.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
È opportuno che le aziende investano in formazione e si strutturino in
modo tale da far emergere le
differenze di professionalità e qualità
della proposta tecnica per far sì che
i Clienti individuino, ricerchino ed
apprezzino queste differenze.
Ma affinché ciò accada, è determinate la conoscenza che ha il Cliente
del prodotto: come va scelto, come
si realizza, quali prestazioni richiedere, quali caratteristiche estetiche
si possono ottenere, in altre parole:
un mercato informato.
Il Cliente valuta il livello di professionalità di un’azienda osservando
le “maestranze in prima linea”, cioè
quelli cioè che realizzano il rivestimento resinoso, come affrontano
le problematiche e con quale livello
di formazione, l’organizzazione del
cantiere in merito anche alla pulizia
dello stesso. Il Cliente, poi, estende
il giudizio sulla loro competenza,
all’intera azienda, similmente a
quando si giudicano i “genitori”
attraverso il comportamento dei
“figli”.
In tempo di crisi, come quello che
stiamo vivendo, l’azienda è portata
ad accentrare le sue azioni verso
45
il Cliente, cercando di non perderlo,
con offerte al ribasso, a discapito,
anche suo malgrado, della qualità
del servizio reso.
Il compito dell’Associazione di
settore è di non lasciare soli i suoi
soci, for nendo loro i sussidi
necessari.
Forse non è vero che ogni problema
ha una soluzione, ma certamente
vale la pena, quasi sempre, di
cercarla.
Tom Peters, uno dei grandi esperti
di management, nel suo libro “Alla
ricerca dell’eccellenza”, sostiene che
solo un costante miglioramento e
un continuo cambiamento possono
far definire “eccellenti” le aziende.
Ritornando ai bigini, questi servono
per evidenziare, come sia necessario,
anche in tempi di crisi, non trascurare la formazione, poiché elemento
di distinzione: distinguersi per non
estinguersi, citando nuovamente Tom
Peters.
La lotta dei prezzi non va in questa
direzione, la collana de “I Bigini
CONPAVIPER” sì.
.
Caldic Imready pied 2 3-11-2011 15:26 Pagina 4
C
M
Y
CM
MY
CY CMY
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DUREMIT HYDRO
Massetti ad alte prestazioni
con rinforzo in fibre
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Colori compositi
SOSTITUISCE
la RETE d’ARMATURA
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
46
il punto
sulle resine
Ciro Scialò
membro Consiglio Direttivo
CoNPaVIPer
Considerazioni
sulle Linee guida FerFa
PUBBLICate Le NUoVe reVISIoNI DeLLe LINee gUIDa FerFa
SUI SIStemI reSINoSI
FeRFA, l’Associazione pavimenti in resina, che rappresenta i maggiori produttori di prodotti specializzati,
imprenditori e società di preparazione delle superfici, fornitori di materie prime e fornitori di servizi
specializzati all’interno del settore della pavimentazione in resina del Regno Unito, ha pubblicato due
revisioni delle Linee guida sui sistemi resinosi.
La prima “Controlli statici della pavimentazioni”, considera i casi in cui i controlli statici delle pavimentazioni
sono necessari e descrive le condizioni di applicazione e il metodo standard di misura.
La seconda “Misurazione e gestione del livello di resistenza allo scivolamento fornito dai pavimenti in
resina”, fornisce una valutazione del livello di resistenza allo scivolamento che può essere ottenuto
utilizzando una serie stabilita di misurazioni descritte in questo documento.
“Measuring and managing the level of
slip resistance provided by resin flooring”
Quando una persona scivola, la
colpa viene, da subito, attribuita alla
superficie sulla quale stava camminando, correndo. Acqua, olio, grassi
o la fatidica “buccia di banana” sono
i colpevoli della disastrosa caduta.
In effetti, il fenomeno dello scivolamento è dovuto a diversi fattori
legati alla persona, alla sua deambulazione, al senso di equilibrio, alla
stabilità e correttezza dei movimenti
durante il camminamento o la corsa,
all’età, ma anche, ovviamente, a
cause riconducibili alla natura della
pavimentazione, alla presenza sulla
superficie di asperità o sostanze
lubrificanti o che comunque siano
in grado di ridurre l’attrito tra scarpa
o piede nudo e superficie.
Il parametro che normalmente viene
preso come riferimento è il coefficiente d’attrito dinamico, CoF.
La “FeRFA Guidance Note: No 1”,
recentemente pubblicato, non introduce alcun concetto nuovo, ma
semplicemente consiglia l’uso dello
strumento SlipAlert, per la determinazione del coefficiente d’attrito
dinamico, invece del “Pendulum Test
(metodo TRRL), in quanto più
agevole da trasportare e più semplice da utilizzare.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
Rendere più agevoli le metodologie
di misura è certamente apprezzabile, tenuto conto che trasportare
uno strumento come il “Pendolo”
non è cosa semplice, posso affermarlo con assoluta cer tezza, in
quanto, per personale esperienza,
ho trasportato tale strumento su
e giù per 14 piani su una nave da
crociera.
Il documento della FeRFA presenta
però anche una carenza molto grave,
a mio avviso: l’aver preso in esame
solo il parametro CoF trascurando
totalmente un elemento altrettanto
importante come la rugosità superficiale Rz [µm].
47
Personalmente ritengo molto più
corretto parlare di potenziale di
scivolamento, ps, piuttosto che di
valori limiti di un unico parametro,
definendo tre possibili livelli di
potenziale: alto, moderato, basso.
Sulla base di tali livelli è possibile
infatti delimitare la potenzialità di
scivolamento di una determinata
superficie, attraverso il coefficiente
d’attrito dinamico CoF, e il valore
della rugosità superficiale media Rz
misurata in µm.
Altro concetto che non viene affatto
trattato nel documento della FeRFA
è quello legato alla durabilità nel
tempo del potenziale di scivolamento. In altre parole, quanto durerà e
come potrò monitorare nel tempo
il potenziale di scivolamento?
Finito il lavoro la superficie del
rivestimento si presenta antisdrucciolo e il potenziale di scivolamento
è basso. Ma con l’uso, dopo quanto
tempo il pavimento perderà tale
caratteristica e soprattutto quale
parametro posso monitorare, escludendo quello della costatazione del
ripetersi di cadute per scivolamento,
per prevenire tale eventualità?
Domande che dal documento
FeRFA non trovano risposte, ma che
vengono, invece, poste dal Committente sempre più attento, per
propria sensibilità o per imposizione
legislativa, alla sicurezza sui posti di
lavoro.
“Stated Controlled Flooring”
Il documento della FeRFA, recentemente pubblicato, analizza, in modo
sintetico, il fenomeno dell’accumulo
delle cariche elettrostatiche sulla
superficie di rivestimenti resinosi e
quali conseguenze, possono determinarsi, in particolare in quei locali
industriali dove tali accumuli possono
indurre problematiche.
La trattazione è alquanto superficiale
e non fa bene intendere che il
parametro “resistenza elettrica” a cui
far riferimento è la “Resistenza
elettrica superficiale ts [Ω ]” , caratteristica dei sistemi bi –dimensionali,
quelli cioè dove le due grandezze:
lunghezza (Lu) e larghezza (La) sono
prevalenti sulla terza grandezza, lo
spessore (S), come appunto nel caso
di rivestimenti resinosi. La resistenza
elettrica superficiale dipende dalla
geometria del sistema ed è regolata
dalla seconda legge di Ohm:
Rs = ts Lu/La (1)
in cui:
s = resistività elettrica superficiale
= ts La /Lu [Ω]
ed è pari alla resistenza superficiale
quando La /Lu = 1
La resistività elettrica superficiale, Rs,
è una grandezza che non dipende
dalla geometria del sistema, ma è
una caratteristica del materiale.
Risulta evidente che sarebbe più
corretto parlare di resistività superficiale piuttosto che di resistenza
superficiale, essendo quest’ultima
influenzata oltre che dalla geometria
del rivestimento, anche dalla presenza all’interno della pavimentazione
di altri elementi conduttivi a contatto
con il rivestimento resinoso.
Sarebbe opportuno, a mio parere,
definire, in aggiunta, ai campi di valori
della resistenza superficiale entro i
quali il rivestimento possa definirsi
conduttivo, dissipativo, isolante,
anche i campi di accettazione della
resistività superficiale e la metodologia di misura.
La confusione che spesso si genera,
è dovuta al fatto che sia la resistenza elettrica superficiale sia la
resistività elettrica superficiale si
misurano in ohm [Ω].
In Italia, inoltre la normativa a cui si fa
riferimento, la norma CEI 64-4
(Comitato Elettrotecnico Italiano)
riporta una metodica di misurazione
con la quale è possibile misurare la
resistenza elettrica superficiale, ma non
la resistività elettrica superficiale.
Diventa particolarmente importante
che l’Associazione CONPAVIPER
elabori delle proprie linee guida sia
per la scivolosità sia per l’elettroconducibilità dei sistemi resinosi, che
diano risposte ed indicazioni chiare
in merito ai parametri essenziali
collegati alle specifiche esigenze e
anche, anche se forse sarebbe
meglio dire soprattutto, alle metodiche di misurazione.
.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
48
capitolato tecnico per la certificazione dei sistemi resinosi
Sul sito “www.conpaviper.com”, nella sezione documenti è possibile scaricare il capitolato tecnico per la
certificazione dei sistemi resinosi CONPAVIPER.
Il Gruppo di Lavoro che ha operato per la predisposizione di questo capitolato, ha definito un documento
in cui sono stabiliti i criteri e le prestazioni fisiche e meccaniche per la certificazione di sistemi (cicli)
resinosi, facendo riferimento alla classificazione riportata sul Codice di Buona Pratica 2a edizione del
CONPAVIPER.
Il Codice di Buona Pratica, sarà il riferimento per definire le procedure di Certificazione con un Ente
terzo, autorizzato da CONPAVIPER. Le procedure daranno indicazione del sistema di controllo da adottare,
dei requisiti degli ispettori, delle frequenze con cui eseguire le verifiche.
I criteri e le definizioni delle prestazioni sono stati essenzialmente tratti dalle prove utili alla marcatura
CE secondo EN 1504-2 relativamente a tutti i sistemi dichiarati “rivestimenti protettivi per
calcestruzzo”.
In taluni casi il Gruppo di Lavoro ha inserito o modificato rispetto alla norma, secondo una discrezione
nata dall’esperienza sul campo, limiti minimi o massimi di valori dei risultati dei test di resistenza, perché
ritenuti più consoni al mondo dei rivestimenti resinosi per pavimentazioni.
Laddove non indicato il valore minimo o massimo di riferimento, si dovrà semplicemente indicare il
risultato della prova.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
50
il punto
sui massetti
Thomas Gessaroli
Redazione IMREADY
Il caso
dell’Ospedale di Bergamo
L’Azienda ospedaliera di Bergamo
ha fatto l’ultimo passo prima del
collaudo del «Beato Giovanni XXIII»
firmando la costatazione che indica
il termine dei lavori sulla struttura,
ma, almeno in parte, non corrisponde a quanto previsto nel capitolato
del contratto d’appalto.
Com’era stato chiesto dalla commissione di collaudo, i vertici dei Riuniti
hanno redatto un documento che
registri tutte le difformità dell’opera
rispetto a quanto pattuito nel
contratto d’appalto, cosi che possa
essere firmata entro breve la
definitiva relazione di collaudo.
Questo documento era stato
chiesto all’Azienda per permettere
di compiere opere che garantiscano
efficienza e sicurezza al nuovo
ospedale, ma soprattutto per
evidenziare come ci si trovi davanti
a un’opera diver sa da quella
prevista.
Infatti, nel corso di questi ultimi anni
sono stati diversi i problemi presentati dall’Ospedale, che hanno portato
già nel 2010, così come nel 2011
all’annullamento del collaudo. I
problemi hanno riguardato inizialmente infiltrazioni d’acqua nel
seminterrato, per i quali non si sa
se derivati da errori costruttivi o
da un’inadeguata progettazione. Per
ovviare a questi problemi l’Azienda
ospedaliera impone lavori prima
all’azienda costruttrice, la Dec, ma
poi nel novembre scorso decide di
realizzare una trincea drenante a
sue spese per un costo complessivo
di 220 mila euro assegnandola con
appalto diretto alla Dec. Su quest’appalto indaga la magistratura, poiché
per l’assegnazione non c’è stato
nemmeno un bando. Acqua che è
ancora oggi disputa civile, poiché già
nel 2008, ovvero prima delle infiltrazioni la Dec in diverse riserve
scrive di lavori aggiuntivi a sui carico
a causa di allagamenti e piogge e
proprio a causa di una variante sullo
smaltimento delle acque meteoriche
non avrebbe potuto alloggiare i
pluviali per deviare l’acqua. Maggiori
opere, che hanno portato alla ditta
un aumento dei costi, che ora
pretende. D’altro canto l’Azienda
ospedaliera ha risposto che spettano
al titolare dell’appalto le opere di
protezione e drenaggio dell’acqua,
respingendo la riserva.
Problemi che non si sono limitati
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
alle infiltrazioni. Un altro difetto
molto importante ha riguardato la
posa dei pavimenti in PVC, che
durante il collaudo, sono risultati
scollati e danneggiati tanto che la
commissione ne ha imposto la
sostituzione. I Riuniti respingono
anche questa riserva che gli viene
mossa dalla Dec, la quale indica
come causa del difetto la for te
umidità degli ambienti. Per questo
motivo l’Azienda ospedaliera che ha
diffidato la Dec, decide di farsi carico
delle opere ancora da realizzare e
lo fa acquistando PVC per un totale
di 119 mila euro, a danno della Dec
stessa.
Sempre per i pavimenti i collaudatori
evidenziano problemi legati anche
ai massetti. Come scrivono gli stessi
all’Azienda ospedaliera, le prove «sui
massetti di sottofondo dei pavimenti
in PVC evidenziano difformità
rispetto al capitolato». La commissione ha però chiesto ulteriori prove,
anche se già a marzo gli stessi
dichiaravano che senza un esito
migliorativo «il danno generalizzato
deve essere sottoposto ad una
valutazione complessiva da cui si
definirà una conseguente pesante
51
limitazione dell’uso. In ogni caso
deve essere concordato con l’Azienda ospedaliera l’accettazione di
un’opera non conforme ai dati
contrattuali».
Ma questa delibera dall’Azienda non
è ancora arrivata e i collaudatori
chiedono all’Azienda, in contemporanea con il «deprezzamento»
dell’opera anche un piano di rifacimento dei massetti.
Su questo problema è intervenuto
Dario Bellometti presidente Conpaviper, associazione di settore, evidenziando come: «Bergamo è uno dei
poli principali dei massetti in Italia.
E il fatto che casi così possano
capitare proprio qui, la dice lunga
sull’entità dei problemi. Si è davanti
alla somma della mancanza di una
serie di meccanismi di accertamento
della qualità, i cui costi poi ricadono
sul cittadino che sulle aziende
virtuose, a cominciare dalle problematiche dei prezzi». Bellometti
prosegue evidenziando come il
problema dei prezzi sia elevato per
tutti, ma affermando anche come
nei pavimenti sia più grave. Spiega:
«Questo perché non sono considerati nei prezziari delle Camere di
Commercio facendo si che non
esista un vero e proprio riferimento.
Così i prezzi con cui si aggiudicano
l’appalto sono a volte molto bassi,
spesso sotto il costo delle materie
prime impiegate. Questo crea una
distorsione sul mercato enorme, che
porta ad indebolire le aziende serie».
Per quanto riguarda i massetti,
continua Bellometti: «esiste una
normativa europea che obbliga l’uso
di soli massetti marchiati CE, occorre
verificare se questo sia stato previsto
nel capitolato del nuovo ospedale.
Manca poi una norma tecnica
nazionale che dia indicazione sulle
prestazioni che devono avere i
massetti per lo specifico uso. E
proprio per questo, Conpaviper sta
predisponendo il primo codice di
buona pratica del settore: e parliamo
di un settore che vale più di 3
miliardi a livello nazionale. Purtroppo
la mancanza di regole tecniche e di
riferimenti sui prezzi finisce per
colpire le aziende più preparate. E’
questo il problema che nella Bergamasca ci si dovrebbe porre. Insomma
servono regole precise sui prezzi,
sulle prestazioni e sui controlli e
proprio per questo che come
Conpaviper ci stiamo muovendo su
questi temi. Noi aderiamo anche
all’Osservatorio creato appositamente dal Consiglio Superiore dei
Lavori Pubblici e sottoporrò proprio
li, il caso del nuovo ospedale. Perché
non possiamo permetterci che in
un ospedale il primo malato sia il
pavimento».
Ma non solo pavimenti, infatti, nel
sopralluogo del 12 maggio 2011 i
collaudatori riscontravano anche «la
carenza di illuminazione e l’eccessiva
rumorosità in due camere operatorie», e difetti nell’impianto parafulmini che non garantisce una totale
protezione dei sottotetti. Problemi
che non hanno risparmiato le
vetrate, dove circa l’8% sono
deteriorate: 26 sono rotte, 160
presentano invece rigature, bolle e
altri difetti.
Insomma, già prima dell’inaugurazione
e del trasloco annunciato per quest’autunno, l’ospedale ha parecchie magagne
e la lista della spesa si allungherà, per
le eventuali opere aggiuntive. Soldi di
tutti, quelli già spesi, essendo questa
un’opera pubblica, che si sommeranno
a quelli per la manutenzione.
Nonostante il rincorrersi di queste
notizie sulle difformità e su un
possibile rinvio al 2013, martedì 29
maggio 2012 si è svolto il sopralluogo
della Commissione Sanità della
Regione dal quale sarebbero emersi
riscontri positivi. Infatti, come conferma Carlo Nicora, direttore generale
degli Ospedali Riuniti di Bergamo,
che ha guidato il sopralluogo, il nuovo
Ospedale “Papa Giovanni” di Bergamo sarà pronto per il collaudo finale
e il 22 ottobre avrà inizio il trasloco,
che durerà 3 settimane: nello spostamento saranno coinvolti direttamente
circa 650 pazienti.
Chi non è d’accordo, è Gabriele
Sola, consigliere regionale dell’Idv,
che evidenzia come le questioni
ancora aperte (intorno alla scelta
dell’area, ai 160 milioni di costi extra,
ai mostruosi ritardi accumulati ed
alle relative responsabilità) non
debbano finire nel dimenticatoio.
Rimane però molto perplesso sulla
possibilità che i collaudatori concedano “semaforo verde” prima che
tutti gli interventi da essi stessi
richiesti vengano effettivamente
ultimati. Il “via libera” definitivo,
conclude Sola, «dovrà essere
concesso solo quando tutte le
magagne saranno state effettivamente rimosse.
.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
52
il punto
sui massetti
Thomas Gessaroli
Redazione IMREADY
Pubblicata la norma UNI 11444
sulla classificazione acustica
Il 17 maggio 2012 è entrata in
vigore la nor ma UNI 11444
(Acustica in edilizia - Classificazione
acustica delle unità immobiliari Linee guida per la selezione delle
unità immobiliari in edifici con
caratteristiche non seriali), con cui
l’UNI, come già successo nel 2010
con la pubblicazione della norma
UNI 11367 “Acustica in edilizia Classificazione acustica delle unità
immobiliari - Procedura di valutazione e verifica in opera”, mette
a disposizione degli operatori del
settore costruzioni e nell’interesse
degli acquirenti di case, un ulteriore, importante, strumento ai fini
della classificazione acustica degli
edifici.
La norma UNI 11367, infatti, pur
rappresentando un utile strumento
in mano ai professionisti tecnici e
alla committenza per informare
sulle caratteristiche acustiche degli
edifici e tutelare i vari soggetti che
intervengono nel processo edilizio
(progettisti, produttori di materiali
da costruzione, costruttori, venditori, ecc.) da possibili successive
contestazioni, presentava alcune
difficoltà nel valutare i requisiti
acustici degli edifici con caratteristiche “non seriali”.
Questo perché, se negli “edifici
seriali” gli elementi si ripetono
uguali secondo schemi che dipendono da caratteristiche distributive,
organizzative e funzionali (ad
esempio condomini, alber ghi,
ospedali, scuole, ed edifici assimi-
labili) tale da rendere più semplice,
meno costosa e più attendibile la
classificazione acustica, negli edifici
“non seriali” si hanno invece unità
i m m o b i l i a r i ave n t i e l e m e n t i
costruttivi anche molto diversi tra
loro e quindi con maggiori problemi di classificazione.
Secondo il presidente della
Commissione acustica e vibrazioni
dell’UNI, Giuseppe D’Elia, con la
nuova norma viene introdotto un
approccio semplificato in base al
quale nell’edificio vengono scelte
le unità immobiliari più critiche
dal punto di vista delle prestazioni
acustiche, sulle quali effettuare i
test previsti dalla UNI 11367. Sulla
base di questi dati, il responsabile
della classificazione acustica può
effettuare le valutazioni anche per
c l a s s i fi c a r e l e r e s t a n t i u n i t à
immobiliari dell’edificio.
Sulla base di quanto riportato sulla
UNI 11444 il tecnico che esegue
le prove stabilisce sia la casistica
che il numero delle unità immobiliari da sottoporre a verifica,
considerando quelle con le maggiori
criticità. Tra gli elementi critici per
l’isolamento acustico che i tecnici
prendono in considerazione spiccano i serramenti, le pareti divisorie
e i pavimenti, ma anche gli impianti,
che con il loro funzionamento
possono produrre rumore.
Va ricordato che l’UNI 11367
prevede quattro differenti classi di
efficienza acustica: andando dalla
classe 1, che identifica il livello più
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
alto (più silenzioso), per arrivare
alla classe 4 che è la più bassa
(più rumoroso): va considerato
che, seppure il livello prestazionale
“di base” sia rappresentato dalla
terza classe, la stragrande maggioranza degli edifici italiani attualmente esistenti non raggiunge
neppure la quarta classe.
La classe viene attribuita, sulla base
di misurazioni dei livelli sonori e
non solo di dati progettuali, alle
singole unità immobiliari e non
all’intero edificio (ad esempio, nel
caso di un condominio, la classe
deve essere assegnata ad ognuno
degli appartamenti che lo compongono, e non genericamente all’intero condominio), rendendo da
un lato più complicata la determinazione di efficienza acustica,
ma dall’altro garantendo una
maggiore sicurezza sul risultato
finale.
L’elaborazione della UNI 11367
era un’esigenza sia del mercato
che della pubblica amministrazione
per risolvere le imperfezioni del
DPCM 5-12-1997 “Determinazione
dei requisiti acustici passivi degli
edifici”, e con la pubblicazione
della UNI 11444 ci si attende
l’elaborazione di un nuovo decreto
che sostituisca il precedente, del
resto per buona parte già abrogato
nella sua efficacia.
.
54
il punto
sui massetti
a cura di Thomas Gessaroli
Redazione IMREADY
Intervista ai produttori
di macchine per il pompaggio
dei massetti e sottofondi
Il settore delle costruzioni si trova in momento particolarmente
critico, nel vostro settore specifico, ossia quello delle macchine, ci
troviamo nella stessa situazione?
M.P.R. Innovazioni - Perin Devis:
Ovviamente si, anche se alcune
attrezzature, come i Silos
Automatizzati, in particolare, trovano
applicazione in un settore in crescita:
quello dei massetti realizzati con
materiali premiscelati.
TURBOSOL Produzione - Mauro
Villanova: I nostri prodotti, essendo
beni strumentali per le imprese di
costruzione risentono, ovviamente, del
momento critico che questi stanno
attraversando nel mercato italiano.
Fortunatamente, la nostra struttura,
capacità ed esperienza di oltre
sessant’anni nei sistemi pompanti per
l’edilizia, ci permette di far fronte alla
brusca inversione di tendenza che ha
subito il settore, mantenendo una
posizione primaria nel mercato
interno. La nostra presenza anche in
molti mercati esteri, dai più importanti
a quelli in via di sviluppo, ci permette
inoltre di guardare al futuro con
ottimismo e di mirare a grandi
opportunità di crescita.
LUBRIMATIC - Matteo Scarpazza :
Negli ultimi anni il settore delle
macchine automatiche ha sempre
avuto un incremento nelle vendite.
Quest’anno però si registra un
rallentamento, ovviamente dovuto alla
situazione economica complessiva.
Anche se si parla di un settore “quasi”
di nicchia è inevitabile che questo
venga influenzato dalla tendenza
negativa del mercato in generale.
CONTINENTAL - Alessandro Tura:
Certamente sì. A livello nazionale
tutto il settore si trova in profonda
crisi e il nostro prodotto, pur
essendo di fondamentale importanza,
si colloca nell’ambito degli investimenti dell’impresa. Il parco macchine
esistente è molto consistente e
spesso inutilizzato e, per quanto
riguarda le limitate necessità attuali,
gli utenti stanno attingendo dai
propri magazzini o eventualmente
dal mercato dell’usato. Il “retro
medaglia” di questa situazione è
l’incremento dei volumi vendita della
ricambistica e del settore riparazione.
La storica scelta (in controtendenza
rispetto alla maggior parte delle
realtà commerciali) di dotarci un
magazzino ricambi sempre perfetta-
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
mente fornito ed in grado di dare
tempestive risposte al Cliente, si è
rivelato ancora una volta uno dei
punti vincenti della nostra
organizzazione.
Qual è la principale conseguenza di questa crisi economica per
il settore e quale può essere la
strategia giusta, per avere la meglio, nonostante la situazione
non sembra dare cenni di ripresa?
M.P.R. Innovazioni - Perin Devis: La
conseguenza consiste nell’immediata
sospensione degli investimenti. La
strategia giusta è comunque quella
di cercare mercati, anche interni, ove
non si utilizzano ancora materiali
tecnici e quindi attrezzature per la
messa in opera. Riteniamo che il
“know-how” e la continua ricerca
d’innovazione tecnica che faccia
migliorare in costi, in termini di
risultati qualitativi del lavoro, della
sicurezza in cantiere e del rispetto
ambientale sia, per noi, la strada giusta.
TURBOSOL Produzione - Mauro
Villanova: La sofferenza dei pagamen-
ti; porta al collasso le piccole aziende
meno strutturate e con minor
capitalizzazione, le quali si trovano
55
nella situazione di non poter far
fronte a lungo ad una stagnazione
del settore come quella che ormai
si sta protraendo da qualche anno.
Sarebbero necessari inter venti
pubblici. In primis, come già evidenziato da molti, ma ancora non
attuato, con la riduzione dei tempi
di pagamento della pubblica amministrazione; con finanziamenti ed
agevolazioni per le imprese che
intendono investire nella propria
attività unitamente a manovre che
rendano accessibile il credito presso
gli istituti bancari e le società
finanziarie , oggi praticamente
inaccessibile tanto più se si opera
nel settore edile. Da parte nostra
riteniamo che una gestione flessibile,
ma comunque attenta al mutare
della domanda del mercato, consenta
di mantenere un equilibrio in grado
di consolidare e sviluppare una
struttura e delle competenze capaci
di rispondere alle esigenze della
clientela, supportandola nella scelta
dei beni strumentali in modo che
questa sia commisurata alla specificità
del proprio lavoro ed alle dimensioni
della propria azienda, ottimizzandone
così la spesa.
LUBRIMATIC - Matteo Scarpazza:
La principale conseguenza è che non
si riescono a raggiungere i volumi di
vendita previsti e quindi i progetti di
lavoro devono essere completamente rivisti. Data la situazione d’incertezza si possono fare programmi
solo a breve termine e non possono
che essere imperniati sul contenimento dei costi strutturali.
CONTINENTAL - Alessandro Tura:
Lo scenario che avremo di fronte
a “bufera” finita sarà motivo di
profondo disorientamento per molti
operatori del settore. Chi vorrà
produr re e commercializzare
macchine sul territorio U.E. dovrà
farlo riconducendo il tutto ai sani
criteri di qualità e serietà commerciale che hanno reso possibile la
crescita e l’affermazione di tante
aziende come la nostra che da 50
anni opera nel settore. Il mercato
non potrà più permettersi di concedere spazio all’improvvisazione ed
alla bassa qualità in cambio di un
risparmio economico fittizio.
In questo periodo di forte crisi
economica, la tendenza è quella
di “FARE SISTEMA”. Pensa sia
possibile trovare forme di collaborazione tra produttori di massetti e produttori di macchine
per il pompaggio? In che modo?
M.P.R. Innovazioni - Perin Devis: Più
che fra produttori, noi pensiamo sia
possibile collaborare con i clienti
proponendo condizioni commerciali
più elastiche.
TURBOSOL Produzione - Mauro
Villanova : La nostra azienda ha
sempre sostenuto ed incentivato i
rapporti di collaborazione con i
produttori di materiali con sinergie
per lo sviluppo di nuove soluzioni,
test di pompaggio su nuovi prodotti
in fase di sperimentazione, con
scambi di pareri e valutazioni tecniche e con prove dimostrative per
la comune clientela. Sarebbero
impensabili, la creazione di un
prodotto idoneo, lo sviluppo di
aggiornamenti ed innovazioni atti a
migliorare le prestazioni e la qualità,
rispondendo sempre al meglio alle
esigenze generate da una moltitudine
di nuovi materiali in commercio via
via crescente, se non ci fosse
disponibilità, collaborazione e
comunicazione tra produttori di
macchine e produttori di materiali.
LUBRIMATIC - Matteo Scarpazza :
Una cosa possibile, fattibile ed utile
per tutti sarebbe quella di avere dei
dati di vendita nazionali. In questo
modo si avrebbe la visione complessiva del mercato, e monitorandolo
periodicamente per avere dei dati
precisi sulla tendenza. Con ciò
sarebbe più semplice fare i progetti
di lavoro a breve, medio e lungo
periodo. Per quanto riguarda noi,
stiamo costantemente provando e
sviluppando nuove attrezzature e
prodotti in collaborazione con le
principali aziende di produzione di
massetti con lo scopo di offrire quei
servizi e prodotti innovativi che
aiutano sicuramente a distinguersi in
questi momenti critici.
CONTINENTAL - Alessandro Tura:
“Fare sistema” e “fare qualità” è stato
il percorso che Continental ha scelto
di mantenere sin dalla prima ora,
per affrontare quello che già ci si
aspettava come “momento difficile”.
Forme di collaborazione tra produttori sono già state attivate da tempo
al fine di ottimizzare le gamme di
prodotto offrendo al cliente qualità
a prezzi competitivi. Altre nuove
collaborazioni ci hanno, ad esempio,
por tato allo sviluppo ed alla
commercializzazione di un innovativo
sistema per la proiezione di isolante
acustico a base di gomma riciclata
per pavimentazioni, scale e pareti.
Questi sono gli esempi più riusciti
del “fare sistema”; tuttavia in molti
altri casi (vedi quanto già occorso
nel settore degli intonaci) l’interesse
dei produttori di materiali per il
mondo delle macchine purtroppo
si è quasi sempre rivelato una
ingerenza con esiti potenzialmente
negativi per entrambe le par ti.
Un’altra forma di collaborazione
importante per la nostra realtà è
l’attenzione che da sempre poniamo
alle esigenze, alle preziose critiche
ed ai suggerimenti che raccogliamo
quotidianamente in cantiere.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16

56
Quanto conta l’innovazione e
l’originalità dei progetti nel campo dei macchinari per il pompaggio? Quali nuove tecnologie
si affacciano sul mercato?
M.P.R. Innovazioni - Perin Devis :
L’innovazione è “il futuro” soprattutto
quando consente migliorie nei vari
aspetti del lavoro ( vedi punto 2.),
grazie a tecnologie volte a migliorare
e a rendere i Massetti rispondenti
alle nuove normative in essere e
prossime.
TURBOSOL Produzione - Mauro
Villanova: Essere aggiornati e in
costante sviluppo dal punto di vista
delle nuove tecnologie che permettono di migliorare i propri prodotti,
non solo per quanto riguarda le
prestazioni strettamente legate alla
loro naturale funzione, ma guardando all’utilizzatore, all’operatore che
quotidianamente interagisce per
diverse ore con la macchina, ponendo l’attenzione sull’ergonomicità, sui
sistemi di sicurezza, semplificando e
rendendo meno gravose possibili le
operazioni necessarie per l’utilizzo
e la pulizia, è necessario per la
fidelizzazione ed il riconoscimento
nel tempo da parte del mercato.
Per quanto riguarda lo specifico
settore dei massetti per sottofondi
di pavimenti, il mercato italiano,
contrariamente a molti altri europei,
dove i massetti e sottofondi autolivellanti sono largamente diffusi, è
prevalentemente incentrato sul
tradizionale semi-asciutto. Comincia
a diffondersi, per il momento
timidamente, l’utilizzo di prodotti
autolivellanti ma difficile prevedere,
in questo periodo nel quale tutto
ha subito un brusco rallentamento,
quando ed in che misura potrà
svilupparsi questo specifico settore
nel mercato italiano.
LUBRIMATIC - Matteo Scarpazza :
L’innovazione e l’originalità sono
essenziali. Bremat è un’azienda che
ha sempre imperniato le proprie
strategie commerciali seguendo
questa filosofia. L’ultima innovazione
proposta ai nostri clienti è stata
quella di poter installare il controllo
satellitare sui mezzi per monitorare
via internet i parametri di produzione giornalieri e settimanali/mensili
dell’impianto oltre che la posizione,
i km, ore di lavoro, allarmi, etc.
La principale innovazione che
proporremo al mercato nei prossimi
mesi ed anni sarà quella di un
impianto completamente automatico,
installato su camion o semirimorchio,
per produrre in proprio massetti
autolivellanti. Seguendo lo stesso
principio degli impianti Bremat per
la produzione dei massetti tradizionali. Con questo nuovo sistema si
ha un notevole abbattimento dei
costi della materia prima oltre che
ai già noti vantaggi di avere un
impianto mobile su camion.
E comunque già altre novità bollono in
pentola….
CONTINENTAL - Alessandro Tura: La
particolare situazione economica
internazionale del momento impone
di articolare le nostre strategie su
più livelli. Il mercato nazionale
richiede “innovazione, qualità e
ser vizio” mentre i paesi esteri
emergenti necessitano di “diffusione,
formazione del personale” ed ancora
una volta di “qualità ed affidabilità”.
Quanto descritto richiede un
enorme impegno da parte nostra,
fortunatamente per quanto riguarda
l’innovazione è nostra consuetudine
pensare, provare e costruire …, la
qualità è da sempre il biglietto da
visita sul quale puntiamo; quello su
cui dobbiamo lavorare è la diffusione
all’estero.
L’importante novità degli ultimi anni
è senz’altro la diffusione degli
impianti autonomi ed automatizzati
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
per la produzione di massetti a base
sabbia a bordo camion. Continental
è stato il primo produttore nazionale
di macchine tradizionali a proporre
(frutto di una collaborazione vincente) la versione automatizzata e l’ha
fatto introducendo l’originale premiscelazione orbitale che continua a
confer mare la validità della
soluzione.
I fornitori di macchine per il
pompaggio concorrono alla formazione del personale delle imprese? Se sì, in che modo?
M.P.R. Innovazioni - Perin Devis: Si,
istruendo con il nostro supporto
tecnico tutti coloro che dovranno
utilizzare le attrezzature e preventivamente per diffondere la conoscenza sulle nostre produzioni.
TURBOSOL Produzione - Mauro
Villanova: Certamente sì. Con gli
avviamenti in cantiere, durante i
quali il personale addetto viene
istruito sull’uso, la manutenzione e
la pulizia delle macchine; con il
costante supporto tecnico postvendita che permette al cliente di
avere informazioni sull’idoneità dei
propri macchinari per l’utilizzo di
materiali nuovi o comunque diversi
da quelli abitualmente utilizzati e di
ricevere le istruzioni sulle eventuali
diverse modalità di utilizzo della
macchina da adottare; tramite corsi
mirati, su specifica richiesta del
cliente, per la formazione del
per sonale tenuti direttamente
presso la sede del cliente o presso
il nostro stabilimento.
LUBRIMATIC - Matteo Scarpazza :
Quando viene consegnata una
macchina nuova il nostro personale
specializzato resta in cantiere uno/
due giorni per istruire il personale
dell’impresa sul funzionamento
dell’impianto. Ovviamente il cliente
è poi costantemente seguito per
57
tutto quello che necessita al funzionamento corretto del sistema.
Ultimamente abbiamo introdotto
anche la possibilità di avere prodotti
e materiali da additivare al massetto
come acceleranti, fibre strutturali,
additivi prestazionali, ovviamente in
questo caso il cliente è seguito passo
a passo dal nostro personale dedicato che collabora direttamente con
l’utilizzatore per trovare ogni volta
la soluzione adeguata.
CONTINENTAL - Alessandro Tura:
Continental per quanto nelle
proprie possibilità ha sempre fatto
molto in questo senso, e questo
perché profondamente convinta
che una macchina affidata a “mani
preparate e responsabili”, è una
macchina in grado di offrire prestazioni, affidabilità e sicurezza
esponenzialmente superiori alla
media delle macchine “consegnate
e dimenticate”.
Affidabilità e sicurezza sono sinonimo di sensibile risparmio economico
per l’impresa proprietaria e per il
costruttore stesso. Quindi: messa in
opera in cantiere con formazione
del personale e formazione dei
tecnici aggiustatori. Parallelamente
la nostra azienda ha aderito con
soddisfazione a numerosi incontri
di formazione nell’ambito di scuole
professionali locali.
È tuttavia da segnalare con rammarico che la formazione degli operatori negli ultimi anni è stata sistematicamente tr ascur ata dalle
imprese che l’hanno considerata un
costo e non un investimento (c’è
da osservare che il fenomeno è
aggravato e accompagnato da un
accentuato turn-over del personale
addetto alle attrezzature), siamo
comunque convinti che al riprendere
di un’economia più “ragionevole e
ragionata” questi valori dovranno
essere recuperati.
.
Lubrimatic è già da oltre sette anni
l’importatore esclusivo per l’Italia degli
impianti automatici Bremat per la
produzione di massetti.
Bremat è leader europeo per la
produzione di queste tipologie di
macchine ed ha nel suo catalogo tre
tipologie di impianti:
• Serie F – Per la produzione di massetti
tradizionali
Questa è la macchina attualmente più
venduta in Italia e si contraddistingue
per la sua semplicità ed affidabilità
• Serie S – Per la produzione di massetti
autolivellanti tramite il principio della
doppia vasca: iner te e legante.
L’utilizzatore producendo in proprio
l’impasto ha un notevole risparmio
sui costi di produzione.
• Serie P – Per la produzione di cemento
alleggerito in modo completamente
automatico. Un unico operatore ha a
disposizione ben 45 m³ di polistirolo!
(non ancora distribuita in Italia).
LUBRIMATIC Srl
Via IX Strada 41
35129 – Padova
Tel. 049-8076044
[email protected]
www.lubrimatic.it
TURBOSOL PRODUZIONE SPA
Sede e Stabilimento:
Via Alessandro Volta, 1
31030 Pero di Breda di Piave (TV)
Tel. 0422 90251 - Fax 0422 904408
[email protected]
www.turbosol.it
TRANSMAT 330 E Miscelatrice e
trasportatrice di massetti, malte e
calcestruzzi
Dalla più evoluta ricerca TURBOSOL, la
nuova esclusiva macchina per miscelare,
trasportare ed elevare sottofondi di
pavimenti tradizionali e isolanti a base di
argilla espansa, polistirolo, perlite, vermiculite, malte, calcestruzzi e inerti. Un
modello all’avanguardia sul mercato, ricco
di grandi novità e di tanti piccoli
accorgimenti che ne ottimizzano la
produttività.
Capienza del serbatoio aumentata a 330
litri, per una resa superiore e una migliore
qualità e omogeneità della miscela. Un
incremento della resa oraria fino al
20-25% ed una riduzione dei costi di
esercizio (consumi e usure) fino al 20%
rispetto ai comuni modelli sul mercato,
rendono la macchina più efficiente, sicura,
facile da utilizzare, da mantenere e da
pulire. Un investimento che vale nel
tempo.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
58
il punto
sui massetti
dall’Azienda associata
I vantaggi sull’uso di
un impianto automatico
Bremat per la produzione
dei massetti
Sono già trascorsi più di sette anni
dalla prima consegna di un impianto
Bremat in Italia. Acquistare un
impianto di questo tipo, all’epoca,
era quasi una scommessa. Da quel
lontano 2005 più di 50 impianti
Bremat sono stati acquistati da altre
aziende italiane specialiste dei
massetti. Si può quindi affermare
che la scommessa è stata vinta:
oggi l’utilizzo d’impianti automatici
Bremat è diventata una prassi
comune e non di rado li si vedono
in azione nei principali cantieri di
costruzione. La riprova della validità
del sistema consiste nel fatto che
anche alcuni costruttori artigianali
italiani stanno proponendo attrezzature simili sulla falsa riga del
concetto Bremat.
Il primo cliente che ha “rischiato”
l’acquisto di un Bremat in Italia è
stata la Triveneta Pose di Padova
che ad oggi conta ben nove dei
nostri impianti nel suo parco mezzi.
Fare questa premessa è doveroso.
Teniamo presente che gli investimenti necessari per attrezzarsi con
un impianto automatico sono
impor tanti. Agli inizi, quando si
proponevamo queste attrezzature
alle principali aziende del settore,
la risposta più comune era un misto
tra incredulità e scetticismo. L’obiezione principale era che con lo
stesso investimento si acquistavano
più pompe manuali e che per i
cantieri andava bene comunque. La
storia evidentemente è andata in
un altro modo, testimone ne è il
fatto che le principali aziende del
settore, negli anni, hanno acquistato
più impianti dello stesso tipo
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
relegando in “soffitta” le vecchie
pompe manuali o comunque
usandole sempre meno.
A prima vista, l’investimento necessario per attrezzarsi con gli impianti
automatici, fa desistere molti
produttori di massetti ad approfondire nella maniera corretta i vari
aspetti del business. Inoltre in questi
tempi di crisi, investimenti di questo
genere non vengono valutati
nemmeno lontanamente. Purtroppo
59
non vengono tenuti in considerazione nemmeno tutti quei costi,
più o meno evidenti, che comunque
si hanno lavorando con il vecchio
sistema manuale. Per assurdo, chi
produce con il sistema manuale, ha
molti più costi di una azienda
attrezzata con Bremat ed è quindi
meno competitivo nel mercato, che
in questi momenti di “forte concorrenza”, si traduce nella perdita di
commesse.
Vantaggi del sistema
Il primo vantaggio, il più evidente
e che da solo giustifica l’acquisto
di un impianto automatico, consiste
nell’avere un costo di ammortamento (o leasing) equivalente al
costo dell’operatore addetto al
carico della pompa tradizionale
manuale, con la differenza che dopo
cinque anni il leasing finisce…
L’investimento richiesto, a conti fatti,
è di poco superiore a quello
necessario ad acquistare una
pompa manuale, il compressore
d’aria, il generatore di corrente, il
camion con la gru per gli spostamenti, l’idropulitrice, etc..
Oltre all’operatore addetto al carico,
si risparmia anche sui costi logistici
poiché non è più necessario andare
a predisporre il cantiere il giorno
prima ed a ripulirlo il giorno dopo.
Tutto quello che serve è nel nostro
impianto: sabbia, cemento, aria,
corrente, tubazioni, attrezzi, additivi
liquidi, fibre, additivi gel, idropulitrice,
etc... Finito il cantiere, si rimette il
moto il camion e si ritorna a casa.
Il cantiere resta pulito e soprattutto
non abbiamo perso nemmeno un
kg di sabbia o cemento.
Essendo l’impianto installato su
camion, o semirimorchio, ed essendo
completamente autonomo, è possibile fare anche più cantieri di piccole
dimensioni nella stessa giornata o
comunque eseguire vari cantieri ogni
giorno in posti diversi anche lontani
tra loro, a tutto vantaggio dell’ottimizzazione del lavoro.
La qualità della produzione è
sempre costante. Il sistema di
dosaggio del mixer è controllato
da un PLC che tramite delle celle
di carico assicura sempre i corretti
dosaggi dei componenti della
miscela.
Essendo i materiali di base sfusi si
ha un notevole risparmio sul costo
d’acquisto di sabbia e cemento.
L’impianto inoltre è dotato di vari
dispositivi per permettere la produzione di massetti speciali con
additivi, fibre di vetro e additivi
speciali in gel.
I tempi di produzione si riducono
notevolmente, abbiamo clienti che
ogni giorno con una sola macchina
producono costantemente 25/30
metri cubi di massetto: impensabile
con il sistema manuale o con
macchine di produzione artigianale.
Bremat Screed Fleet: quando la
tecnologia semplifica il lavoro
Da un paio d’anni gli impianti
Bremat possono essere dotati del
sistema GPS “Screed Fleet” per il
controllo via web di tutti i parametr i di produzione . Restando
comodamente seduti in ufficio o
tramite smart phone o tablet, è
possibile vedere dove si trova la
macchina e come sta lavorando.
Tramite sito web dedicato, a cui è
possibile accedere con apposite
password, il cliente può vedere:
dove si trova la macchina, calcolare
i percorsi ideali o quanti km ha
fatto, se vi sono allarmi attivi, la
produzione istantanea e i parametri
di produzione del massetto, si
possono generare report in Excel
o pdf sulla base dei dati giornalieri/
settimanali/mensili/annuali con
svariati filtri. Una tale serie d’informazioni, semplificano notevolmente
i compiti del responsabile logistico
ma anche quello amministrativo o
commerciale. Si possono programmare con più facilità le ricariche
del mezzo con conseguente
ottimizzazione dei tempi. Il tutto si
traduce in un’ulteriore efficienza e
competitività.
.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
60
rubrica
SAIE 2012:
ricostruiamo l’Italia, un
nuovo saie per un nuovo
costruire Bologna, 18 – 21 ottobre
Ricostruiamo l’Italia è lo slogan scelto
da SAIE per l’edizione 2012, in
programma nel quartiere fieristico
di Bologna dal 18 al 21 ottobre.
Nella sua nuova formula Saie 2012
dedicherà ancora più attenzione alle
esigenze di progettisti e imprese sui
temi della riqualificazione organizzando seminari workshop e iniziative
che aiuteranno a capire come
utilizzare al meglio le nuove tecnologie e come intercettare le sfide
dell’impatto ambientale ed economico in un momento storico difficile
per il settore dell’edilizia.
Il grande Salone Internazionale
dell’Edilizia, da sempre sede privilegiata per il mondo delle costruzioni
e per la presentazione delle soluzioni
più innovative per i professionisti del
settore, focalizza quest’anno l’attenzione a un tema di primaria importanza: la riqualificazione edilizia in
ambito urbano/abitativo e la sostenibilità ambientale ed energetica. Un
tema strategico per l’intero Sistema
Italia e per il rilancio economico del
settore delle costruzioni; che sarà
sviluppato a 360 gradi nel corso
della manifestazione del 2012 e
durante il periodo di avvicinamento
all’evento grazie all’organizzazione di
convegni seminari e all’apporto degli
esperti internazionali che collaboreranno con BolognaFiere per realizzare “Un nuovo Saie per un nuovo
costruire”.
SAIE 2012 sarà interamente dedicato
all’efficienza energetica, alle soluzioni,
alle tecnologie e ai materiali innovativi ma anche, in un’accezione più
ampia del tema della riqualificazione
alle tecnologie per l’ingegneria per
l’ambiente e il territorio e al social
housing. Specializzazione e for te
attenzione all’innovazione saranno il
filo conduttore per le numerose
iniziative in programma che, prima
e durante la manifestazione, svilupperanno il tema della “ricostruzione”
del nostro patrimonio edilizio e
ambientale.
Il tema della ricostruzione portato
avanti da Saie è di grande interesse
anche per le famiglie italiane se,
come evidenziano le più recenti
rilevazioni, il 55 per cento degli
italiani vive in un alloggio costruito
prima del 1972 (di cui il 15 per
cento addirittura costruito prima del
1945) e, quindi, obsoleto e assolutamente da riqualificare. Un patri-
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
monio di 4,8 miliardi di euro, con
edifici con un’età media superiore
ai 30 anni, con 10 milioni di unità
realizzate fra il 1946 e il 1972, che
pone l’Italia in cima alla classifica
europea per epoca di costruzione
del patrimonio edilizio.
La rielaborazione dei piani urbanistici,
che prevedano la riqualificazione non
solo dei singoli edifici ma a scala più
ampia di interi quartieri, con particolare attenzione alle periferie, una
nuova attenzione al territorio, all’a-
61
busivismo sono interventi improrogabili e attualmente anche all’attenzione e fr a le pr ior ità del
Governo.
Novità di questa edizione anche la
collaborazione con il Salone della
Ricostruzione dell’Aquila, una collaborazione strategica per il sistema
delle costruzioni, impegnato – a tre
anni dal sisma che ha colpito
l’Abruzzo – nella ricostruzione di un
territorio che diviene laboratorio
per un nuovo concetto di edilizia.
A saie 2012 la nuova area
Green Habitat
La nuova area dedicata all’efficienza
e sostenibilità in edilizia offrirà una
panoramica unica degli sviluppi in
ambito tecnico-scientifico, economico e politico-istituzionale. Si tratta
di una vetrina internazionale che si
aprirà all’interno di Saie 2012 per
focalizzare l’attenzione degli operatori professionali sulle tecnologie sui
prodotti, sui materiali e sulle best
practices dell’edilizia sostenibile.
Coordinatore di Green Habitat e
delle Giornate dell’Energia è Norbert
Lantschner, esperto internazionale di
sostenibilità nelle costruzioni e
fondatore di Casaclima che ha
dichiarato: «Green Habitat è un
approccio olistico del progettare,
costruire e vivere gli ambienti
costruiti, vogliamo operare utilizzando
tutti gli strumenti d’informazione
formazione e dimostrazione coinvolgendo tutti gli operatori del settore.
Saie 2012 parlerà questo nuovo
linguaggio».
La nuova iniziativa intende fornire un
importante contributo alle sfide del
mondo dell’edilizia, principale volano
dell’economia. Un incontro importante per urbanisti, progettisti e
tecnici, imprese e artigiani, istituzioni
e rappresentanti pubblici, mondo
della ricerca, associazioni di categoria,
ordini e collegi professionali, scuole
e consumatori, per l’aggiornamento
specifico di un settore in profonda
trasformazione.
Green Habitat focalizzerà l’attenzione
alla riqualificazione urbana ed
energetica degli edifici esistenti, con
particolare attenzione al patrimonio
storico e alle nuove costruzioni e
parallelamente offrirà una panoramica delle offerte di lavoro per i
greenjobs e istituirà una “Piazza dei
Contatti” in cui chi cerca alleanze o
know-how o è alla ricerca di partner
per progetti o nuovi territori di
azione può attivare nuovi contatti.
Green Habitat avrà al suo interno una
parte dimostrativa in cui le aziende
espositrici mostreranno l’applicazione
pratica delle migliori tecnologie legate
alla qualità del costruire e ai temi
dell’efficienza energetica e ambientale.
Importanti particolari costruttivi che
descrivono la Nuova Edilizia.
Un ruolo importante del nuovo
concept Green Habitat saranno i
convegni e i seminari ricompresi
all’interno del programma delle
“Giornate dell’Energia” in cui saranno
coinvolti oltre che gli operatori professionali anche gli studenti degli Istituti
Tecnici e Universitari che si affacciano
alle professioni legate al mondo
dell’edilizia per creare in loro un’importante motivazione che al di là della
futura professione che intraprenderanno coinvolgeranno anche lo stile di
vita delle future generazioni.
.
TECNOLOGIE PER LA RIQUALIFICAZIONE E LA PROTEZIONE SISMICA
La mostra, organizzata da SAIE in collaborazione col dipartimento DICAM della Facoltà di Ingegneria
dell’Università degli Studi di Bologna, intende proporre, da un lato, le tecnologie costruttive in grado di
prevenire e limitare i danni da eventi sismici, e, dall’altro, di spiegare nel dettaglio le modalità di intervento
per riqualificare edifici danneggiati dal sisma.
Obiettivo della mostra è, dunque, quello di aumentare il livello di sensibilizzazione sul tema, sia tra i
tecnici di settore che tra gli utenti, avendo come obiettivo finale una maggiore informazione sul rischio
sismico e sulle tecnologie disponibili per prevenirne e per curare gli effetti sui manufatti architettonici.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
62
rubrica
Marmomacc 2012:
Verona la capitale per marmi,
graniti, pietre naturali,
design,macchinarietecnologie
Alla Fiera di Verona si rinnova
l’appuntamento con il business e
la cultura legati al mondo della
pietra naturale. Da mercoledì 26
a sabato 29 settembre torna infatti
Marmomacc (www.marmomacc.
com), il più impor tante salone
internazionale dove si incontrano
domanda e offer ta del settore
lapideo. L’unico a presentarne la
filiera in tutti i suoi comparti: dalle
pietre grezze ai lavorati, dai macchinari agli accessori fino alle soluzioni
progettuali di design più innovative.
A Verona tor na Mar momacc ,
vetrina privilegiata per la promozione del marmo made in Italy sui
mercati mondiali. Un’edizione
sempre più improntata all’internazionalizzazione del business, senza
mai dimenticare la cultura del
prodotto. Molte le nuove iniziative
in programma tra cui il sistema di
matching web “Architects-on line”
e “Marmomacc Architecture and
Design Competition”, il concorso
che si rivolge a 180.000 giovani
architetti.
Lo dicono i numeri della precedente
edizione, con oltre 1.500 espositori,
dei quali il 56 per cento stranieri,
da 61 Paesi. Lo ribadiscono le
importanti partnership tra cui quelle
con Hanley Wood Exhibitions, il più
grande organizzatore di manifestazioni sull’edilizia degli Stati Uniti, con
Confindustria Marmomacchine e
con il Centro Servizi per il Marmo
di Volargne, guida del Distretto del
Marmo e delle Pietre del Veneto.
Obiettivo di Marmomacc resta la
promozione costante del sistemamar mo sui mercati mondiali,
favorendo l’incontro tra buyer ed
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
espositori, tra domanda e offerta.
Per questo la mission non si esaurisce nei quattro giorni di manifestazione ma continua all’estero con il
tour di Marmomacc in the World
che fa tappa a Las Vegas, a Doha
in Qatar e a Riyad in Arabia
Saudita.
I dati MARMOMACC
La rassegna, nell’edizione 2011, ha
ospitato 1.518 espositori, dei quali
849 esteri (56% del totale) da 61
63
Paesi. In tutto 56.536 gli operatori
specializzati arrivati in fiera, di questi
28.294 (il 51% del totale) sono stati
quelli stranieri, da 132 nazioni.
Presenze che testimoniano come
Marmomacc, anche in un momento
difficile per le economie globali,
rappresenti per gli operatori la
piazza dove l’incontro tra domanda
e offerta si traduce in affari e nuove
opportunità di business, oltre che
il punto di riferimento sempre
aggiornato su prodotti e tendenze
del settore.
I settori merceologici
Dal punto di vista merceologico, il
quar tiere risulta così suddiviso:
macchine e tecnologie per il marmo
nei Padiglioni 1, 2, 4, 5 e nell’Area
A; utensili, abrasivi e prodotti chimici
nei Padiglioni 7 e 3; pietre grezze
e lavorate nei Padiglioni 6, 8, 9, 10,
11; nelle Aree A, B, C, D, 8s blocchi
e materiali semilavorati; marmi e
graniti nel Padiglione 3. Il padiglione
7B è dedicato al mondo della
formazione, università, design, architettura e installazioni.
è oggi la più promettente, con
miliardi di dollari di investimenti
programmati nei prossimi anni.
Marmomacc, in collaborazione con
Confindustria Marmomacchine e
REC di Ryad, co-organizza per la
seconda volta Saudi Stone Tech, a
Ryad dall’11 al 14 novembre 2012.
La manifestazione, che rientra
nell’ambito di Saudi Build, è una
delle più importanti fiere di settore
con oltre 18.000 visitatori e 900
espositori provenienti da 35 Paesi.
Negli Stati Uniti, dal 24 al 26
gennaio 2012, Marmomacc ha
par tecipato con Veronafiere al
coordinamento di oltre venti
aziende italiane a StonExpo
Marmomacc Americas di Las Vegas,
la più grande e conosciuta manifestazione americana dedicata al
comparto della pietra naturale che
ha registrato oltre 32.000 visitatori
e più di 700 aziende da 20 Paesi.
Oltre agli aspetti commerciali,
nell’ambito della rassegna americana, Marmomacc, con la partnership
di Hanley Wood Exhibitions, ha
curato anche i corsi di formazione
per gli architetti dell’American
Institute of Architects. Dal 30 aprile
al 3 maggio, invece, ha debuttato
la rassegna Qatar Stone Tech,
l’evento riservato al settore tecnolapideo promosso da Veronafiere
e Confindustria Marmomacchine
all’interno di Project Qatar 2012,
la seconda più grande rassegna
sulle costruzioni del Medio Oriente.
Tra le diverse attività che la Fiera
di Verona conta di implementare
sul fronte estero, le linee guida del
piano industriale prevedono, entro
il 2014, lo sviluppo di ulteriori
par tner ship internazionali con
par ticolare riferimento ai paesi
BRIC.
MARMOMACC in the world
Prosegue il processo di radicamento di Marmomacc sui mercati esteri,
soprattutto di USA, Arabia Saudita
e Qatar. Mentre gli Stati Uniti
rappresentano infatti uno scenario
consolidato per il compar to di
marmi e graniti, la zona del Golfo

Pavimenti e Superfici Continue - N°16
64
Le novità 2012
Veronafiere è sempre impegnata
nella costante innovazione delle
proprie manifestazioni. Marmomacc
non fa eccezione e si presenta alla
47^ edizione con una serie di
iniziative inedite. A cominciare da
Architects-on line, il sistema di
matching informatico con cui le
aziende italiane possono fissare una
serie di appuntamenti con un
gruppo selezionato di architetti da
17 Paesi tra cui Stati Uniti, Canada,
Regno Unito, Sud Africa, India,
Germania, Russia, Giappone e Svezia.
Debutto anche per Marmomacc
Architecture and Design Competition
2012, il concorso realizzato in
collaborazione con Archi-Europe per
valorizzare i giovani talenti tra
180.000 architetti di tutto il mondo,
premiando i migliori utilizzi della
pietra naturale nelle soluzioni progettuali di spa, winebar, ristoranti e
negozi. Marmomacc Lab, invece,
insegna ad apprezzare le qualità della
pietra solo attraverso il tocco della
mano, grazie ad un laboratorio
sensoriale ed emozionale creato
insieme al Centro Servizi Marmo.
Con Marmomacc and the City, infine,
in occasione della fiera, le aziende
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
possono esporre le proprie opere
lapidee nelle piazze veronesi: un
evento in collaborazione con l’Ordine
degli Architetti di Verona e il Comune
di Verona.
Stone academy: formazione e
didattica
Marmomacc è ideatore e capofila
dell’iniziativa Stone Academy che, in
collaborazione con il Politecnico di
Milano – Facoltà di Architettura,
coinvolge ben 12 tra università italiane
e internazionali nella realizzazione di
seminari e master di secondo livello
sulla progettazione in pietra.
.
66
l’esperto
risponde
L’esperto risponde è la rubrica di PSC a servizio di tutti gli operatori del settore
delle pavimentazioni. In questo spazio, l’ing. Ciro Scialò (settore resine) e l’ing. Gian
Luigi Pirovano (settore calcestruzzo) forniscono, a nome dell’Associazione, le risposte
a dubbi e alle domande riguardanti temi e problematiche di interesse generale. La rubrica
è un canale di informazione e divulgazione delle conoscenze tecniche.
“Salve, mi sto imbattendo nella progettazione delle pavimentazioni esterne industriali non armate, e pertanto mi sto documentando attraverso i
vostri preziosi testi, sui quali ho la necessità di farvi alcune domande.
In particolare nel documento Codice di Buona Pratica, a pag. 44, è riportata la formula riguardante il distanziamento dei giunti per limitare
le tensioni dovuti all’inarcamento della lastra per effetto dei gradienti
termici (Warping). Sulla formula non è specificata l’unità di misura (MPa;
Kg/cm²; N/mm²…) della tensione risultante dal calcolo e pertanto vi chiedo
dove posso ritrovarla. Leggendo il quaderno tecnico n.10 (Pavimentazioni
industriali in calcestruzzo non armato) il fenomeno del sollevamento della
piastra per effetto del gradiente termico sembra trattato in modo diverso,
ovvero attraverso una verifica della planarità con riferimento alla normativa UNI 11146. Il mio dubbio è se la trattazione riportata nel paragrafo
11.4 “Incurvamento delle piastre” del Q.T.10 prende in considerazione sia
l’effetto del sollevamento degli spigoli (Curling) che l’inarcamento della
lastra (Warping) o se per quest’ultimo è necessario riferirsi comunque
alla formulazione riportata a pag.44 del Codice di Buona Pratica.
Ringraziando anticipatamente per la gentilezza e la disponibilità dimoLettera firmata
strata porgo i miei migliori saluti”.
Richiesta di Lettore
Risponde: Gian Luigi Pirovano, esperto CONPAVIPER
In effetti, abbiamo verificato una
certa differenza tra alcune informazioni inserite nelle varie pubblicazioni riguardanti le deformazioni, soprattutto nel caso degli imbarcamenti.
In primo luogo chiarisco che il valore riguardante la tensione massima
di trazione indicata alla pag. 44 del
Codice di Buona Pratica si deve
intendere in N/mm².
Diverso invece il problema del Warping.
Il suo calcolo è simile a quello del
curling poiché le deformazioni sono
molto simili anche se di segno contrario.
Ricordo comunque che nel Codice
di Buona Pratica il valore è riferito
alla tensione massima di trazione,
mentre nel Quaderno n°10 si riporta il valore della deformazione
massima in mezzeria.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
Per quanto riguarda la tensione dovuta al curling, il valore può essere
generalmente compreso tra 1,0 e 3
MPa con massimi difficilmente superiori a 4,0 MPa, mentre per quanto
riguarda il Warping, il problema è
molto articolato e dipende da svariati fattori; penso quindi che possa
esserle più utile il grafico sottostante
ripreso dalle ACI 360-36.
.
67
Progettazione della piastra di fondazione.
“Spett.le CONPAVIPER, siamo a chiedervi urgentemente una soluzione ad un
problema che si sta verificando sempre più spesso.
La nostra ditta sta avendo delle contestazioni da parte dei suoi clienti,
inerenti alla pavimentazione industriale e alla formazione delle rampe,
dovuti al freddo gelo dell’inverno passato. Vi chiediamo cortesemente cosa
ci consigliate di rispondere a tale disagio.
Con l’occasione rimaniamo in attesa di un Vs. celere riscontro e con l’occasione porgiamo distinti saluti”.
Richiesta di Lettore
Risponde: Gian Luigi Pirovano, esperto CONPAVIPER
In effetti, il problema del gelo persistente dello scorso inverno ha
provocato non pochi problemi alle
pavimentazioni industriali esterne non
risparmiando le rampe di accesso.
Numerosi sono i casi segnalati e ci
riportano alla memoria alcune annate precedenti che, sempre in condizioni metereologiche particolarmente
sfavorevoli, avevano evidenziato delaminazioni di vario tipo con il tipico
distacco dello strato corticale.
Nello specifico il distacco coesivo
che avviene nella parte superiore, a
circa 5-10 mm dall’estradosso della
pavimentazione.
In sostanza, un inverno particolarmente rigido e prolungato comporta un
numero di cicli gelo-disgelo partico-
larmente elevati e la loro azione può
corrispondere a quella di un certo
numero di anni “normali”.
Ecco quindi il motivo per cui in alcuni anni si evidenziano, in modo
particolare, dei difetti.
Un altro fattore di degrado, abbinato all’azione del gelo disgelo, è
inoltre la presenza di sali disgelanti
utilizzati per facilitare lo scioglimento
della neve e del ghiaccio.
Com’è noto, infatti, l’impiego di sali
disgelanti, in assenza di specifici accorgimenti favorisce alcuni fenomeni di
degrado superficiale con la formazione di crateri e distacchi localizzati che,
con la loro progressione, portano alla
formazione di vere e proprie buche.
Altro aspetto importante è l’accu-
mulo di neve sulle pavimentazioni o
sulle rampe.
La formazione di accumuli di neve,
in alternativa alla loro rimozione,
aumenta ulteriormente il rischio
dell’azione del gelo poiché tali accumuli fungono da “serbatoi d’acqua”.
Mente il fenomeno del gelo tende a
diminuire o annullarsi nelle zone liberate dalla neve in quelle con accumuli, durante il giorno, si ha scioglimento
con conseguente formazione d’acqua
che sarà soggetta al gelo notturno, in
una serie di cicli ripetuti. Questa condizione avviene anche in assenza di
precipitazioni successive, a causa del
“serbatoio d’acqua” di cui sopra, peggiorando ulteriormente il numero dei
cicli gelo-disgelo in quel periodo. .
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
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“esistono prove sperimentali eseguite con il metodo B.C.r.a. o metodo
tortus su pavimentazioni in calcestruzzo lisciato e/o levigato (eseguito
con mole fino alla grana 60) che permettano di classificare tali pavimentazioni nell’ambito del loro coefficiente d’attrito? In attesa di Vostro
gentile riscontro, porgiamo cordiali saluti”.
Richiesta di Socio CONPAVIPER
Risponde: Gian Luigi Pirovano, esperto CONPAVIPER
Il problema del livello di scivolosità
nelle pavimentazioni è molto complesso e non facile da determinare.
Questo, soprattutto, nel caso delle
pavimentazioni industriali che, essendo prodotte in opera, sono caratterizzate da una certa disomogeneità
dei materiali applicati e quindi anche
delle caratteristiche finali del manufatto realizzato.
Nella rubrica “l’Esperto risponde”
del numero 8 di Pavimenti e Superfici Continue, a cura dell’ing. Ciro
Scialò ed in successivo articolo del
Dott. Alessandro Tanaglia pubblicato
nel n° 10 della stessa rivista erano
già state affrontate le problematiche
relative alla sdrucciolevolezza delle
pavimentazioni ma, come evidenziato negli stessi documenti, le metodologie di prova e la loro eventuale correlazione sono di difficile interpretazione.
Il metodo B.C.R.A., conosciuto anche
come Metodo Tor tus, è uno di
questi, e il suo utilizzo, riguardo alle
norme e ai Decreti vigenti, conferma
la confusione esistente in materia,
poiché viene citato in un Decreto
Ministeriale, ma non trova riscontro
nella normativa italiana.
Nel caso specifico, richiesto dal nostro interlocutore, posso rispondere
che non sono personalmente a
conoscenza di prove sperimentali che
abbiano testato con il metodo
B.C.R.A. delle pavimentazioni industriali in calcestruzzo e, in particolare,
in calcestruzzo lisciato e/o levigato.
Non mi risulta, inoltre, che in letteratura siano state riportate prove o
test che possano dare una risposta
alla specifica domanda.
Abbiamo invece effettuato diverse
rilevazioni con il Metodo B.C.R.A.,
su altre tipologie di pavimentazione,
ma ad oggi non su quelle industriali in calcestruzzo.
Non abbiamo quindi a disposizione
valori relativi alla tipologia delle
pavimentazioni indicate dal nostro
interlocutore.
Ci limiteremo quindi ad indirizzare
l’attenzione sulla validità del metodo
e su alcune nostre considerazioni in
merito ai risultati prodotti nelle prove e a possibili correlazioni tra pavimentazioni diversamente realizzate.
Pavimentazioni realizzare con marmo
levigato presentano valori al limite del
requisito richiesto nel succitato metodo, evidenziando profonde differenze
tra i valori riscontrati con pavimento
asciutto rispetto a quello bagnato.
Abbiamo potuto verificare inoltre
come la strumentazione utilizzata lasci,
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
a mio avviso, dubbi sugli esiti della
sperimentazione, poiché il tampone
(quello a contatto della pavimentazione sottoposta a prova) presenta dimensioni molto piccole, con sezione
d’impronta inferiore al cm2.
Possiamo tuttavia ipotizzare che un
pavimento in calcestruzzo levigato
potrebbe rispondere ai requisiti
minimi di tale normativa ma, solo in
certi casi, in funzione non tanto
della “levigatura”, ma del ciclo di
levigatura utilizzato, della grana dell’abrasivo finale, dell’utilizzo d’impregnanti e di eventuali cerature.
La risposta quindi potrà essere individuata nello specifico caso solo
attraverso delle prove su campioni
di pavimentazione realizzata con
quel ciclo, tenendo presente che il
coefficiente di attrito varierà nel
tempo, in relazione allo sporco, ai
trattamenti, all’uso della pavimentazione, ai sistemi di pulizia e all’usura.
Pertanto sarà opportuno che, ai
fini della sicurezza, motivo che ha
spinto il nostro interlocutore a
porre la specifica domanda, vengano effettuate delle prove di verifica
preliminari e, soprattutto, programmare nel tempo una verifica dei
valori iniziali determinati del coefficiente di attrito.
.
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da Conpaviper
Elenco Soci
IMPRESE
AEMME Srl
IPM ITALIA Srl
ALL PAV Srl
ITAL.PAV.I. Srl
AIRE PAVIMENTAZIONI Srl
ITS Srl
ALPI PAV Srl
MEDIPAV Srl
ANCO Srl
MOMBRINI Srl
ARENCI ANGELO
MORTARA & C. Srl
ATEF Srl
P&R Srl Pavimenti e rivestimenti in resina
B.M.B. SYSTEM Srl
PA.S.I. di Marras Rossano & C. SaS
BALDELLI MARIO LUIGI
PAVIBETON Srl
C.M.C. Srl
PAVIDUR Srl
CENTRO SERVIZI INDUSTRIALI SCRL
PAVINDUSTRIA TECHNOLOGY Srl
CO.I.PA. Costantino Geom. Piergiorgio Srl
PENTA SERVICE
COCCO Srl
RESINDAST Srl
COMACO ITALIANA SpA
SISTEMPAV Srl
CONCRETE G. DI Tagliabue M. Luisa
SO.CO.PAV Srl
COR.IM. Srl
SO.PAV TECHNOLOGY Srl
DUROCEM ITALIA SpA
STEMCO Srl
ECOTEP Srl
TECNES GROUP BY ELITE Srl
EDILPAV Srl Soc. Unipers.
TECNO.BI.TRE Srl
EDIL TECNO Srl
TECNOBETON SaS di Angelo Pari & C.
EPOXY SISTEM Srl
TECNOLEVEL SaS di Zambito Antonio & C.
EUROPAV SERVICE Srl
TECNORESINA VERNICI
EUROPAV TECHNOLOGY Srl
TEKNO EDILE di Romeo Giovanni
F.LLI B-SYSTEM Srl
UNIPAV SERVICE Srl
GATE PREFABBRICATI Srl
VENEROM Srl
I.C.E.A. SaS dei F.lli Di Fede
VINELLA Srl
I.C.O.S. di Degano Srl
ZIGIOTTO MARCO
Impresa Danico edilizia Srl
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
FORNITORI
API SpA
LUBRIMATIC Srl - BREMAT
APSE TECNOLOGIE EDILI Srl
MAPEI SpA
BASF C.C. ITALIA
MPM Srl
BETONROSSI SpA
N.T.E. Srl Soc. Unipers.
CALCESTRUZZI SpA
OCV ITALIA Srl
CALDIC ITALIA Srl
OFFICINE MACCAFERRI SpA
DRACO ITALIANA SpA
ORMET SpA - Divisione overmat
ECOBETON ITALY Srl
PAVI CENTER Srl
FARAPLAN SpA
PEIKKO ITALIA Srl
FERRI Srl
PERLITE ITALIANA Srl
FIBROCEV Srl
PROGRESS PROFILES SpA
IDEAL WORK Srl
RINOL ITALIA R. & T. Srl
IMREADY Srl
RUREDIL SpA
ISOPLAM Srl
SAINT-GOBAIN PPC Italia SpA
ISTRICE by FILI & FORME Srl
SAVER Srl
KEMPER SYSTEM ITALIA Srl
SIKA ITALIA SpA
KERAKOLL SpA
SIVIT Srl
LA MATASSINA Srl
SK Srl
LABERG Srl
TRIMMER Srl
LATERLITE SpA
UNICALCESTRUZZI SpA
LEIDI ANGELO Srl
VIMARK Srl
LEON BEKAERT SpA
W.R. GRACE ITALIANA SpA
LEVOCELL SpA
IMPRESE SETTORE MASSETTI
BELLI Srl
C. & B. COLOMBI Srl
DELTAPAV Srl
DI CARLO CARMELO
TECNOPAV di Collavo Franco
VENETA MASSETTI Srl
ASSOCIAZIONI
A.I.P.P.L Associazione Italiana Posatori
Pavimenti in legno
ATECAP Associazione Tecnico-Economica del
calcestruzzo preconfezionato
SISMIC Associazione Tecnica per la promozione degli acciai sismici per il
cemento armato
TRIVENETA POSE Srl
LABORATORI e ORG. DI CERTIFICAZIONE
LIBERI PROFESSIONISTI
ELLETIPI Srl
Bianco Antonio
Falezza Claudio
ICMQ SpA
Bortolamasi Stefano
Marino Roberto
TECNO PIEMONTE SpA
Burba Fabio
Mauro Piermattei
TECNOPROVE Srl
Caraci Riccardo
Pedroni Stefano
Comastri Claudio
Triantafillis Alberto
Culpo Giuseppe
Uguccioni Corrado
Davoglio Luigi
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
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da Conpaviper
Elena Canzi
Segreteria CONPAVIPER
Sottovoce
È arrivata l’estate! Bene ci vuole un pò di meritato
riposo.
Quest’anno Conpaviper, come ben saprete, ha fatto
una convenzione CAF per tutti i Dipendenti dei nostri
Soci, una convenzione veramente interessante che
consiste nella stipula dei Mod. 730 Isee, Imu ecc. completamente gratuito per tutti i dipendenti e famigliari
dei Soci. Purtroppo, come tutte le cose interessanti,
pochi hanno usufruito di questa opportunità, forse
perché in pochi leggete le circolari! (questa è una
piccola bacchettata!). Comunque le persone che hanno usufruito di questo servizio sono state molto
soddisfatte, in particolare una signora mi ha inviato un
ringraziamento che voglio condividere con Voi:
“Gentile Signora Elena,
vorrei ringraziarla per il servizio che ci avete offerto.
Non mancheremo di usufruirne in futuro.
Grazie davvero per il lavoro svolto.
Per due giovani che costruiscono il loro futuro con
tanto sacrificio ed anche tanta soddisfazione ogni
aiuto è davvero prezioso.
Grazie ancora.”
Ecco questo mi ha ripagata del tempo e dell’impegno
che ho dedicato, insieme alla Dr.ssa Pantano, allo svolgimento del progetto che Conpaviper ha voluto offrire ai propri Associati. Mi Auguro veramente che durante l’anno in corso con i mod. Isee e il prossimo
anno con i 730, altri dipendenti dei nostri Soci possano usufruire di questa opportunità, che Vi voglio ricordare, è completamente GRATUITA.
Pavimenti e Superfici Continue - N°16
Vi auguro delle buone vacanze, soprattutto rilassanti,
al mare o in montagna o, come ultimamente faccio io,
in Crociera (è veramente una vacanza perfetta!).
Un caro saluto a tutti Voi e arrivederci a Settembre! .
Rocket
nuovo
200-4H
200-2H
Malta per viabilità immediata
Nuovo Rocket 200-4H e Nuovo Rocket 200-2H rappresentano la rinnovata
linea di premiscelati fibrorinforzati pronti all’uso per malte e betoncini con
adeguato tempo di lavorabilità, a rapido indurimento e ritiro controllato, da
impiegare nella messa in opera di caditoie e chiusini stradali, ricostruzione
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N°16 2012
PAVIMENTI e SUPERFICI CONTINUE
pavimenti
SUPERFICI CONTINUE
LA RIVISTA DEI PAVIMENTI IN CALCESTRUZZO E IN RESINA, DEI MASSETTI E SOTTOFONDI
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1 – CN/BO
Associazione Nazional e Pavimentazioni Continue
PAVIMENTI
IN CALCESTRUZZO
2012
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AITEC: Dati sui consumi del cemento
CONPAVIPER: I Bigini.. se è vero che per ogni problema c’è una soluzione
Bergamo: il caso dell’Ospedale di Bergamo
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PAVIMENTI IN CALCESTRUZZO