Project Work Polar Star: Valencia (Spain) di Gian Pietro Dayot, Ridwane Marzouki, Angelo PInto Tecnico Lavorazioni Artistiche (4° anno) Cos'è il POLAR STAR: Il progetto “Leonardo Da Vinci POLAR STAR” prevedeva un periodo di formazione professionale di quattro settimane di tirocinio all'estero, con destinazione Valencia in Spagna. Lo studente/partecipante deve sapersi adattare nei contesti socio-culturali del paese ospitante, migliorare la propria autostima, la conoscenza di sé e arricchire le sue competenze tecnico pratiche Il progetto si è sviluppato in 4 fasi. La Prima fase prevedeva di sviluppare le conoscenze linguistiche dei partecipanti, attraverso due corsi di lingua, uno prima della partenza e uno all‟arrivo nel Paese straniero. La Seconda fase si concentrava sullo sviluppo delle conoscenze e competenze professionalizzanti richieste agli operatori dei settori coinvolti nel progetto, senza trascurare lo sviluppo delle loro competenze trasversali. La Terza fase intendeva sviluppare il senso di cittadinanza europea e l‟apertura culturale/interculturale dei partecipanti attraverso il dialogo e la collaborazione continua con studenti di altri Paesi Europei. La Quarta fase intendeva sviluppare l‟autostima dei partecipanti e la propria conoscenza del sé attraverso processi di autoanalisi e di rafforzamento della personalità. Cosa è successo: Siam partiti domenica 3 febbraio, accompagnati da due docenti del Centro di Formazione Professionale For.al di Alessandria, con qualche difficoltà e con un ritardo di un‟ ora sulla tabella di marcia, abbiamo raggiunto l'aeroporto di Bergamo. La nostra prima volta in Plaza Ajuntamento Ridwane in posa affianco all’aereo appena atterrato Dopo le operazioni di rito, ci siamo imbarcati sull'aereo diretto a Valencia, la nostra meta. Siamo atterrati alle 8 30 circa, siamo stati accolti da una partner spagnola,docente della scuola di Esmovia (la scuola corrispondente spagnola). Abbiamo conosciuto le famiglie presso le quali avremmo vissuto durante questo periodo. Nella prima settimana abbiamo seguito un corso di spagnolo di 20 ore, 4 ore al mattino, abbiamo avuto la possibilità di visitare con calma la città spagnola. Come nostra prima tappa è stata scelta la famosa spiaggia di Valencia, enorme e bellissima. Abbiamo visitato i monumenti e le strutture più importanti della città, come la cattedrale di Valencia, o meglio chiamata la Cappella del Santo Graal, la Stazione Nord, la famosissima Plaza Ajuntamento e Plaza del Toro. La gigantesca e bellissima Plaza Ajuntamento Il retro della Cappella del santo Graal Una rappresentazione in miniatura della Cappella Plaza del Toro e la Stazione Nord di Valencia Il venerdì mattina, la docente di lingua ha deciso di portarci al Mercado Central, per apprendere un po' della cultura spagnola, affinare la propria lingua, socializzare il più possibile con le persone del luogo. Il mercato, diviso in molti settori, è uno degli edifici più grandi della città. Abbiamo conversato con i commessi che ci hanno gentilmente offerto degli assaggi di salumi e formaggi spagnoli. Dopo solo una settimana di corso di spagnolo, era per me difficile formulare una frase. Il prosciutto spagnolo è buonissimo Il week end è stato dedicato completamente allo svago e al divertimento. La città si anima, ringiovanisce completamente. I ragazzi spagnoli escono, si divertono, vanno nei pub, in discoteca. I nostri docenti accompagnatori ci hanno portato a visitare l'acquario di Valencia . Altri negozi all'interno del Mercado Central “L'Oceanografic”, è un parco acquatico, diviso in diversi settori, infatti ogni vasca è situata in posizioni diverse, lontane l'una dall'altra. Il sabato sera lo abbiamo dedicato completamente al divertimento, siamo andati a cena con i professori e ci siamo recati in discoteca. La domenica è stata dedicata al risposo. Ci siamo preparati psicologicamente ad affrontare la settimana successiva che prevedeva l‟inizio dello stage. Una gita in compagnia all’enorme acquario Valenciano Abituiamoci a lavorare: Lunedì mattina abbiamo effettuato l'esame di lingua spagnola, ottenendo tutti un voto positivo. Martedì mattina, dopo un'ora di treno, siamo andati a Castellon, precisamente all‟ Instituto Valenciàno de conservaciòn y restauratiòn, sede del nostro stage, è un ente pubblico di grande livello, riconosciuto in tutta Spagna. Le sue attività iniziarono nel 2005, divenendo la “prima gestione” in conservazione e restauro nella zona valenciana, essendo anche un Istituto di carattere interdisciplinare, possiede altre funzioni: Stato di conservazione e restauro, indagine applicata, consulenza conservazione preventiva, formazione specialistica, distribuzione. Dopo aver visitato la struttura, siamo stati presentati alla nostra tutor aziendale, Inma Traver, specializzata in restauro di oreficeria. Settore restauro dipinti Settore Cercamica Settore restauro pittura Al termine della lezione di teoria, attrezzati di camice, guanti e maschere antigas, abbiamo iniziato a restaurare una serie di calici del XIX secolo. Ci sono state fornite anche fondamentali nozioni di “sicurezza” Inma mentre illustra il lavoro da svolgere La scelta più difficile... Inzuppando del cotone posizionato sulla punta degli isopi (bacchette di legno, simile agli spiedini) con un mix di alcol e acetone, oppure una serie di acidi, eliminavamo lo sporco dai nostri oggetti, rifinendo poi con una gomma STAEDTLER utilizzato per la lucidatura. I compiti venivano svolti in autonomia, sotto l'occhio di Inma. Avevamo una grande responsabilità tra le mani, i nostri calici sarebbero stati esposti in un museo importante della città. Per restaurare gli antichi manufatti dovevamo procedere attraverso queste diverse fasi: Fotografia stato iniziale Analisi dei materiali Smontaggio del manufatto (se possibile), con foto e numerazione Pulitura, divisa in -meccanica (blanda, con l'utilizzo di spazzole o microaspirazione -fisica (utlizzando dissolventi polari, alcol, acetone -chimica (utilizzando acidi basici o agenti chelanti) Neutralizzazione: qualsiasi agente utilizzato, va neutralizzato con acqua ionizzata Asciugatura: in forno a 65°C Raffreddamento Protezione, utlizzando una vernice reversibile, facile da dissolvere Possibile riparazione Rimontaggio Fotografia finale Prima fase: foto La sicurezza innanzi tutto Ho notato alcune differenze relative alla sicurezza tra il laboratorio orafo e quello di restaurazione: nei laboratori di oreficeria si utilizza un camice ignifugo, il viso e le mani sono completamente scoperti, anche perché non si usano solventi o polveri che possono essere dannosi per il corpo; si lavora al banchetto senza alcun tipo di protezione sulle mani. Nei laboratori di restauro invece si deve indossare maschere da infermiere per quasi tutto il giorno, alcune volte, usando alcuni tipi di acidi si è obbligati ad utilizzare maschere antigas con filtri, ben più grosse e protettive delle mascherine usate in precedenza. Utilizzando acidi, solventi o anche semplice acqua, abbiamo dovuto indossare i guanti per proteggerci e non sporcare il manufatto (il grasso delle mani poteva sporcare l‟oggetto). Durante prima settimana di stage abbiamo dovuto affrontare una serie di problemi organizzativi C‟era per esempio il problema del trasporto e questo per i tagli ai fondi Gli orari definitivi, dopo la riunione, furono: ore 06:00 sveglia ore 06:45 treno per Castellòn ore 07:45 bus aziendale Fu l'unico problema serio, di fatti il lavoro procedeva bene, ognuno di noi aveva il proprio calice da lavorare. Era un lavoro diverso da quello a cui siamo abituati, era un lavoropiù soft, più confortevole, non c'era frenesia, non c'era un vero limite di tempo Sarà il viaggio o la stanchezza del lavoro?: Sarà che ci svegliavamo prestissimo e che andavamo a dormire molto tardi, ma in treno crollavamo ed entravamo nel nostro mondo dei sogni. Ci addormentavamo per la stanchezza. Un‟ ora di viaggio, dormire era una priorità. Era un bel momento, ci si addormenta guardando la città di Valencia immersa nell'oscurità, ci si risveglia con le prime luci di Castellò; se si avesse avuto la forza di rimanere svegli durante il viaggio, si sarebbe potuto vedere l'alba; il sole che sorge all'orizzonte, le scintille di luce del sole che si rispecchiano nel mare, il faro in lontananza che emette la sua potente luce. Con la musica nelle orecchie, ci si perdeva nei pensieri, nei ricordi; era un momento magico, il momento perfetto per scrivere canzoni, per rilassarsi, per combattere lo stress. Tempo libero: Mentre lo stage procedeva regolarmente al mattino, durante il pomeriggio eravamo liberi, e approfittavamo per fare shopping, girare la città, andare al mare, avventurarci verso mete ignote con i mezzi pubblici, tornare a casa per dormire ecc. C‟era un ampia varietà di scelte. Fondamentale era il nostro punto di ritrovo, potevano esserci tutti, poteva non esserci nessuno, ma era una tappa giornaliera, il "Pans & Co", un normalissimo fast food di fronte all'Esmovia. Molti sono i ricordi, molti i posti visitati. Per due volte Inma si assentò dal lavoro, lasciandoci il compito di visitare due musei valenciani, per approfondire le conoscenze e le tecniche. Il museo nazionale di ceramica e il museo delle Belle Arti San Pio V si presentavano con un'entrata mozzafiato, con due antichi carri, proseguendo per le sale, si poteva osservare i manufatti più belli dei migliori scultori spagnoli. In seguito visitammo il Museo Delle Belle San Pio V, si tratta di una pinacoteca di quadri religiosi. Con i professori italiani visitammo invece "La città delle Arti e delle Scienze". Credo che solo le foto che abbiamo scattato possono dimostrare la mastodontica e modernissima città. La ciudad de las Artes y las Ciencias Tutti in famiglia: Tolto l‟imbarazzo del primo giorno, in famiglia siamo stati accolti benissimo. Siamo stati sistemati in camera e dopo i vari tentativi per una connessione internet, abbiamo pranzato. Era domenica e come constatammo nelle settimane seguenti, nel fine settimana venivano a pranzo i parenti. E cosa c‟è di meglio che iniziare la nostra avventura spagnola con un bel pranzo in famiglia con la Paella? I nostri “genitori” spagnoli erano simpaticissimi, sempre disponibili e molto socievoli. Ci abituammo velocemente anche agli orari dei pasti, ovviamente diversi dai nostri; infatti pranzavamo sempre alle 14 e cenavamo alle 21 30. Lei cuoca incredibile, cucinava prelibati piatti tradizionali, in grande quantità. In camera era un spasso, si chiacchierava, si giocava a carte, si chattava su internet, si guardavano film ecc. Avevamo riempito un armadietto di snack e bibite; ogni sera, prima di cena, per non spendere soldi in aperitivi costosi, ritornavamo a casa per goderci questi snack veloci, tanto per smorzare la fame. La notte, dopo essere usciti con gli altri del compagni di stage, ci buttavamo sul letto stanchi morti o rimanevamo a raccontarci storie. È stata un‟esperienza bellissima che sempre ricorderò con piacere. Lavoro o passione?: Dopo la prima settimana di assestamento inizi a capire il sistema all'interno dell'istituto. I manufatti, prima di essere restaurati, vengono studiati con l'utilizzo di attrezzature e computer per indagare e ipotizzare la data di creazione, tecniche, materiali e il nome dell' artista. È un lavoro che richiede pazienza e soprattutto passione, doti che mi hanno messo in difficoltà. Non basta solo essere puntuali e mettere impegno, bisogna dimostrare che si ha passione in questa attività. Durante la mia seconda settimana di stage ho incontrato le prime difficoltà, sentivo che non era il mio lavoro ideale, non mi appassionava, mi innervosiva. Infatti, mentre i miei compagni di stage avevano completato il proprio manufatto, io ero a metà dell'opera, non riuscivo a capire quando il restauro fosse finito, cercavo di ottenere la perfezione nel mio lavoro. Era il mio caratte lento ma puntiglioso il mio tallone d'achille. Ricevetti un rimprovero dalla tutor,mi disse che il restauro non doveva essere perfetto, ma doveva mantenere sempre alcuni particolari che dimostravano il deterioramento dell'oggetto; ho compreso che forse ero troppo attento ai particolari e ho concluso di essere più portato per l‟oreficeria. Ho restaurato un calice, ho utilizzato due settimane, mi sono demoralizzato e ho perso il desiderio di continuare questo tipo di lavoro, con responsabilità ho cercato di impegnarmi anche nelle successive due settimane di stage. Negli ultimi 5 giorni completai il restauro di vari oggetti, di modeste dimensioni di un supporto in argento di una croce una rappresentazione di un angelo bambino… Il restauro possiede comunque un fascino in sè, ogni pezzo ha una sua storia, un suo significato; tutto crea attrazione verso questo lavoro, anche da parte di chi non ha le competenze nel settore. Rimane pur sempre un‟ esperienza diversa e istruttiva, ciò mi rende fiero e felice di aver scelto di partecipare al progetto Polar Star. Positivo è stato il rapporto che si è creato con la famiglia che ci ospitava, mi sentivo come a casa Sono felice di aver conosciuto delle persone fantastiche, di aver trascorso con loro il mio tempo, di aver instaurato un bel rapporto di amicizia, che all'inizio credevo impossibile. Bentornati in Italia: E‟ sabato 2 marzo, sono le 11 del mattino, stiamo preparando i bagagli e mettendo in ordine la camera. È il nostro ultimo giorno in Spagna. Nell‟aria si sente odore di malinconia, nessuno è allegro, nemmeno la nostra “mamma” spagnola, che con tanta tristezza ci sta preparando un sostanzioso pasto. Prima di partire ci siamo recati in Plaza Ajiuntamento per l‟ultimo giorno de Las Fallas, la festa più bella che Valencia ha da offrire. Abbiamo avuto un ultimo assaggio della caliente cultura valenciana grazie ai famosi fuochi d‟artificio detti Mascletà; vengono accesi nel primo pomeriggio, creando una fantastica coreografia di 10 minuti e tantissimo rumore. Tornati a casa e ultimati gli ultimi preparativi, abbiamo salutato i nostri fantastici tutor familiari e ci siamo recati in aeroporto. Guardiamo la città con nostalgia, osservando tutto, per cercar di ricordare il più possibile. Sono le nostre ultime ore in Spagna, sui volti si nota la voglia di riabbracciare i famigliari, gli amici, i fidanzati, ma c‟è sempre un velo di tristezza; lasciamo in Spagna le nuove amicizie, i nuovi amori, il divertimento, lo stare sempre insieme, lasciamo in Spagna un‟esperienza fantastica, ci rimane solo il ricordo di questo viaggio. Arrivati in aeroporto, eseguiti tutti i passaggi di rito e pagate le multe della Ryanair (bagaglio di dimensioni eccessive), siamo saliti a bordo dell‟aereo che ci riporterà in Italia. Sbarcati a Bergamo, un pullman, che attendeva il nostro arrivo, ci riporta ad Alessandria. Le nostre ultime ore insieme passano veloci, tra foto e scherzi. Giunti a destinazione, siamo accolti dai nostri parenti, dai nostri amici. La tristezza degli ultimi abbracci e degli ultimi saluti ci accompagna a casa, con la consapevolezza che da quel momento ci saremmo visti raramente. Per chi sto lavorando?: La BIGBAG, fondata nel 1972 a Valenza da Gianni e Giorgetta Bicciato, è un‟azienda orafa orientata alla progettazione, allo sviluppo ed alla produzione industriale di oggetti di oreficeria e gioielleria per grandi clienti. Gianni Bicciato ha saputo far tesoro delle sue iniziali esperienze maturate come disegnatore presso la gioielleria Faraone di Milano ed anche come orafo in alcune tra le più importanti aziende di Valenza. Ben presto, con una propria struttura, iniziò a realizzare proprie collezioni e successivamente avviò la collaborazione con i più importanti marchi della gioielleria mondiale realizzando linee di gioielli anche esclusive. Non si può e non si vuole pubblicare i nomi dei nostri clienti, ma è interessante citare la collaborazione con la storica gioielleria di Milano, Faraone, per la quale ha seguito, negli anni ‟80‟90, la realizzazione di tutti i modelli destinati alla distribuzione Faraone e delle collezioni firmate da Beppe Modenese per le sfilate milanesi. Grazie allo spirito creativo ed innovatore di Gianni Bicciato, vengono sperimentati ed introdotti in azienda sistemi d‟avanguardia per la progettazione, prototipazione e produzione degli oggetti al fine di ridurre i tempi ed i costi di produzione. L‟interessante connubio tra tradizione orafa artigiana e le innovative e sofisticate tecnologie ha permesso all‟azienda BIGBAG di svilupparsi ed offrire ai propri clienti servizi ed oggetti artigianali di elevata qualità, a prezzi industriali. L‟industria BIGBAG, guidata dal fondatore e dalle due figlie, Claudia e Paola, entrate in azienda alla fine degli anni „90, è formata da circa 40 addetti ed è in grado di produrre oltre 35,000 oggetti di oreficeria e gioielleria l‟anno. Azienda finanziariamente solida e ben capitalizzata ha fatto registrare nell‟anno 2006 un fatturato complessivo di 5.6 milioni di Euro (la previsione per il 2007 è di superare abbondantemente i 6 milioni di Euro). Ampia è la gamma di oggetti realizzabili, anelli, orecchini, collane, bracciali, gemelli, spille ed accessori vari (cinture, fibbie, bottoni, fermacravatte, ecc.), anche presentati in parure. L‟azienda è in grado di eseguire qualunque tipo di lavorazione, anche in pezzi unici o personalizzati su commissione del cliente finale, nell‟ambito dell‟alta gioielleria, della gioielleria con inserti in pietre preziose, semi-preziose, pietre dure, perle o coralli, e dall‟oreficeria ripetitiva in solo metallo. I metalli utilizzati possono essere l‟oro (giallo, bianco, rosso), il platino, l‟argento e l‟acciaio. Possono essere studiati per il cliente oggetti con inserti particolari, ad esempio smaltati, o in materiali. In BIGBAG le aree di attività fondamentali sono quattro: Sviluppo nuovi prodotti Produzione Acquisti Amministrazione L‟area sviluppo nuovi prodotti è in grado di supportare il cliente nelle fasi di: Studio e disegno di nuove linee di gioielli o rivisitazione di modelli classici ottimizzati in forme producibili con minori difficoltà, per ridurre tempi e costi di produzione. Realizzazione di prototipi su disegno del cliente ed in esclusiva. Progettazione e sviluppo prototipi realizzata in modo automatizzato con strumenti per la progettazione ed il rendering virtuale degli oggetti, applicazioni CAD/CAM, macchine per la prototipazione rapida in resina e fresatrici a controllo numerico. Industrializzazione dei prodotti ed analisi dei costi di produzione in collaborazione con l‟azienda clienti. L‟area sviluppo nuovi prodotti è quella che ancora oggi permette all‟azienda BIGBAG di essere particolarmente apprezzata per la prontezza e velocità di risposta e per le innovative soluzioni costruttive. BIGBAG è stata la prima azienda orafa ad introdurre in queste fasi tecnologie avanzate per la progettazione e la prototipazione di gioielli anche complessi. L‟area di produzione opera su commessa del cliente ed è in grado di svolgere, rigorosamente a mano, tutte le fasi di lavorazione: la realizzazione delle cere, la fusione e lo stampaggio degli oggetti, la sgrossatura, la burattatura, l‟assemblaggio, la saldatura laser e tradizionale, l‟incassatura/incastonatura, la punzonatura e la marchiatura, la rifinitura, la lucidatura e la rodiatura. Per le grandi produzioni, ove possibile, sono state introdotte tecnologie avanzate per l‟esecuzione di alcune fasi di lavorazione. In dotazione al reparto fusione vi sono due macchine per la microfusione a vuoto; il laboratorio è dotato di macchine laser per la saldatura ed incisione/marchiatura degli oggetti. Viene Effettuato un rigoroso controllo qualità in ogni fase del processo produttivo per garantire la conformità del prodotto alle specifiche di qualità del cliente, eliminando imperfezioni anche impercettibili ad occhio nudo. La flessibilità aziendale, propria di un‟azienda industriale, ma pur sempre artigiana, permette di soddisfare ogni richiesta di consegna; l‟evoluzione dei sistemi informativi, che consentono di tenere traccia dell‟avanzamento in produzione delle commesse cliente, permette di seguire quotidianamente lo stato di avanzamento degli ordinativi per rispondere prontamente ad ogni domanda dei clienti. La struttura della BIGBAG può oggi contare su circa 40 addetti, di cui 34 impegnati in produzione. È meglio non perdere tempo: Al rientro della nostra esperienza in Spagna, sono stato inserito nell‟azienda Big Bag Gioielli, di Paola Bicciato, figlia del fondatore Gianni Bicciato. Seguito da un addetto, Emanuele Gulino, un vecchio allievo For.Al, ho iniziato immediatamente a lavorare sulla produzione in serie. Come primo lavoro,mi vennero affidati 4 anelli solitari in platino, da spiantonare e preparare per i marchi, in seguito una serie di fedine, sempre in platino, sempre da spiantonare e preparare per i marchi. Ricevere all‟incirca 30 anelli da lavorare solo il primo giorno è stato abbastanza difficile. Un inizio con il botto direi, soprattutto perché sono passato in modo immediato da un lavoro, a mio parere leggero e per niente faticoso, a un lavoro continuo e stancante. Il tutor, a fine giornata si è avvicinato e mi ha chiesto se fossi già stanco. Mi sentivo veramente affaticato, il lavoro aveva richiesto molta attenzione e impegno Durante tutta la prima settimana mi affidarono diversi tipi di anelli in platino, da spiantonare a preparare per il marchio. Ho notato che in questa azienda si usano diversi tipi di carte smeriglio o carte abrasive, e che ognuna di essa ha una finalità ben precisa. Una carta abrasiva è costituita da un supporto flessibile, che può essere carta, tela o altro, ricoperto per incollaggio con granuli cristallini di materiale abrasivo, che può essere vetro o smeriglio. A seconda della composizione, si avranno così carte vetrate, tele smerigliate, eccetera. È commercializzata in varie forme e formati: fogli e nastri da tagliare al bisogno, rettangoli e triangoli con e senza fori per le levigatrici orbitali, dischi per il platorello o unite ad anello per le levigatrici a nastro. Per il lavoro di finitura della costa di soglie, mensole e davanzali di marmo e pietra, sono disponibili dischi flessibili abrasivi di plastica utilizzabili con smerigliatrici angolari. La finezza di una carta abrasiva è indicata da un numero detto grana stampato sul retro del foglio. Più è alto il numero più è fine l'abrasivo e più liscia sarà la finitura. In particolare il numero usato corrisponde, grosso modo, al numero di maglie che un setaccio, usato per separare la polvere abrasiva, ha per pollice lineare. I numeri di grana possono essere: 40 50 60 80 100 120 150 180 220 240 280 320 360 400 500 600 800 1000 1300 1500 2000 2500 alla grana grossa corrispondono numeri bassi, alla grana fine numeri alti. Un'altra maniera più grossolana di indicare la grana è: grossa, adatta per le operazioni di sgrossatura; media, adatta per le lavorazioni intermedie; fine, adatta per le operazioni di finitura; finissima, adatta per le operazioni di lisciatura e di lucidatura. Effettuavo la spiantonatura con una carta di grana molto grossa, per eliminare il piantone e sgrossare l‟oggetto. In seguito gli anelli venivano portati alla misura giusta, con l‟utilizzo di un mandrino e un martello, per poi venire marchiati. A questo punto ritornavano a me o al mio compagno di banco per essere levigati e per ottenere la forma giusta. In questo processo utilizzavo moltissimo il gommino, una sorta di disco spesso di gomma, montato sul trapano. Il gommino si incastrava nel foro dell‟anello e facendo andare il trapano il gommino con l‟anello girava, come una ruota. Utilizzando delle carte medie, 320 per sgrossare e 600 per eliminare i segni, portavo l‟anello alla sua forma ideale. Questo era possibile solo con gli anelli omogenei. Per gli anelli fantasia, i trilogy e i solitari occorreva la mano precisa dell‟orefice. In seguito venivano passati con carte fini, da 800 a 1200 per rifinirli e poi portati alla pulitura. Dopo qualche giorno iniziai a capire come si lavorava, come si utilizzavano gli attrezzi, come venivano smaltiti i rifiuti. Nella ditta vengono utilizzati banchi solo per lavorare platino, o oro,o palladio Ogni postazione possiede almeno 3 trapani, per velocizzare il lavoro, i vari attrezzi da orefice, e moltissime carte abrasive. Lo smaltimento dei rifiuti prevede sacco per le carte usate per il platino, un altro per l‟oro, un altro per il palladio. A fine giornata un addetto al recupero delle polveri di limatura passava con gli appositi contenitori per ritirarle. Lavorando con i diversi tipi di metalli, si può capire anche le differenze di lavorazione. Il platino è più difficile da lavorare rispetto all‟oro e al palladio. Durante il mese nella quale ho svolto lo stage ho imparato ad usare il saldatore a laser, mi sono interessanto e divertito. Mi piaceva, era una cosa totalmente diversa dal lavoro scolastico. Le ore durante lo stage passavano in fretta, il lavoro mi piaceva, arrivavo sempre in orario, non ho fatto nessuna assenza. Un lavoro più adatto al mio carattere, preciso e pignolo. Lo stage si è trasformato in un‟ offerta di tirocinio. Ho accettato volerieri e ora attendo di finire gli esami, per iniziare questa esperienza lavorativa. Ora attendo la fine del percorso formativo persso la scuola e superati gli esami finali per “buttarmi” nel mondo del lavoro!