PODOLOGO il N.180 in medicina RIVISTA TRIMESTRALE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA PODOLOGI 2015 La ricerca scientifica in podologia per una sanità migliore ottobre/novembre/dicembre 2014 PODOLOGO il in medicina RIVISTA TRIMESTRALE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA PODOLOGI DIRETTORE RESPONSABILE Mauro Montesi, Presidente A.I.P. VICE DIRETTORE Giovanni Pepè, Presidente Onorario A.I.P. DIRETTORE SCIENTIFICO Arcangelo Marseglia, Vice Presidente A.I.P. Antonio D’Amico, Consigliere A.I.P. VICE DIRETTORE SCIENTIFICO Marco Cavallini, Presidente del corso di laurea in Podologia, Facoltà di Medicina e Psicologia Università Sapienza di Roma DIRETTORE EDITORIALE Benedetto Leone, Responsabile Comunicazione A.I.P. COORDINAMENTO EDITORIALE Rocco Menechella, Coordinatore Editoriale A.I.P. COMITATO SCIENTIFICO Joseph B. Addante, Alberto D’Ari, Arcangelo Marseglia Fabio Moro, Francesco Papa, Guglielmo Pranteda Abbonamento annuo: Euro 3,00 per gli associati Aip. 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La partecipazione e il contributo di tutti fondamentale per la definitiva valorizzazione.......................................................................... 6 La novità dei Gruppi di Studio inizia a prendere forma...................................................................... 8 Quarant’anni fa veniva fondata l’Associazione Italiana Podologi......................................................... 9 Forum e Convegni Forum ECM 2014: i risultati raggiunti e le nuove sfide per la formazione in Sanità........................................................................................................... 10 L’AIP al 9° Forum Risk Management in Sanità .............................................................................. 14 Università Novembre 2014. Nella sede di Bolzano della “Sapienza” i primi 14 neo laureati in podologia......................................................................................................... 15 Novembre 2014. Sono 13 i neo laureati in podologia alla “Sapienza”............................................................................................................................. 18 L’angolo Dermo-Podologico Onicopatia, una patologia non sempre di facile diagnosi................................................................. 20 Medicina Ulcere neuropatiche. Un caso clinico............................................................................................. 24 Ipercheratosi / tiloma nel tallone. Caso clinico................................................................................ 30 20 24 30 EDITORIALE Editoriale S i dice che un ottimista sta in piedi fino a mezzanotte per vedere l’anno nuovo. Un pessimista sta in piedi fino a mezzanotte per essere sicuro che l’anno vecchio sia passato. La direzione della rivista e noi della redazione ci indentifichiamo in ambedue le figure. Finalmente, infatti, l’anno vecchio è passato portandosi via le bugie di chi utilizza il web per far girare affermazioni senza alcun fondamento; la sordità di alcune Istituzioni centrali e locali che inspiegabilmente fingono di attivarsi ma in realtà nulla fanno; le pseudo associazioni che coltivano solo loro interessi di bottega; l’abusivismo, sempre più dilagante sul territorio (a proposito, dove sono i requisiti minimi degli studi?); la sfrontatezza di ambulatori che proclamano di essere di podologia ma che tali non sono; ecc.. ecc.. Ma noi, finalmente ottimisti staremo in piedi fino a mezzanotte per vedere il sorgere dell’anno, il 2015, quello della ricerca scientifica in podologia per una Sanità migliore come recita il titolo di copertina. Ce lo fa pensare il dibattito nel corso dell’incontro associativo del 29 novembre. Si è ben compreso che serve l’impegno di tutti per conseguire l’obiettivo della definitiva valorizzazione di una moderna podologia; che poter contare su protocolli e linee guida derivanti dagli studi e dalle ricerche è indispensabile; che la formazione batterà vie nuove, anche su temi proposti dai colleghi; che l’assistenza podologica verrà attivata negli ospedali, nelle ASL, nelle Case della Salute; ecc.. ecc.. Risultati questi ben espressi nella relazione del Presidente Montesi “Quale futuro per la podologia italiana?” che ha aperto l’incontro-dibattito al quale abbiamo riservato ampio spazio nelle pagine che seguono. Quest’ultimo numero del 2014, poi, si presenta particolarmente ricco. Le indicazioni di D’Amico sui gruppi di studio; quanto si è deciso per la nuova ECM; il percorso della professione tra presente passato e futuro e la rievocazione dei quarant’anni che compie l’Associazione; il successo al Forum Risk di Arezzo, tutti temi di sicuro interesse per quanti leggeranno le pagine che seguono. Ma anche da queste righe desideriamo far giungere un sincero, caloroso augurio per le festività natalizie, per l’anno nuovo e, perché no, per una podologia che finalmente possa affermare: “ci sono anch’io. I pazienti possono contare con fiducia su di me” n 5 il PODOLOGO in medicina n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 AIP Quale futuro per la Podologia Italiana? La partecipazione e il contributo di tutti fondamentale per la definitiva valorizzazione Benedetto Leone Responsabile Comunicazione A.I.P. Sandra Salerno Redazione I l futuro della Podologia alla luce dell’attuale situazione economica, politica e istituzionale è stato al centro dell’incontro dibattito che si è svolto il 29 novembre a Roma presso il Grand Hotel Palatino. Già, perché nonostante i numerosi appelli rivolti dal Presidente Montesi ai Soci, affinchè non venissero sottovalutate le ripercussioni che la crisi economica in primis, ma anche le iniziative e i cambiamenti nei contesti istituzionali e della Sanità, potevano avere sulla professione podologica, alla fine le problematiche si sono rese evidenti e ancora una volta, questa volta con una maggiore presa di coscienza dei presenti, è risuonato evidente il significato della locuzione “E’ finita!”. E allora, se tutto cambia, occorre riorganizzarsi in funzione del cambiamento, affrontando al meglio le nuove sfide, senza perdere di vista i propri valori e la propria identità professionale. Un aspetto fondamentale, affrontato durante l’incontro, è quello della tutela della professione dagli attacchi provenienti dall’esterno. L’abusivismo professionale dilagante, le speculazioni di Master professionalizzanti ingiustificatamente aperti a tutte le professioni sanitarie, ma anche le pressioni continue da parte di altre professioni (tra cui gli estetisti) volte all’ottenimento dell’equipollenza con la Laurea in Podologia. Si tratta di attacchi la cui gravità è ancora più evidente perché ha ripercussioni dirette sulla salute e la tutela del cittadino. Per questo l’Associazione Italiana Podologi continua a portare avanti il suo ruolo di scudo, attento e scrupoloso, non solo nei confronti dei suoi associati, ma della Podologia italiana e a beneficio del cittadino, che merita di essere posto sempre al centro dell’attenzione del professionista sanitario. Ma difendere la professione significa anche rafforzarne il ruolo e il peso nei confronti del panorama sanitario e universitario. Per questo motivo, particolarmente significative sono state le riflessioni del Vice Presidente Marseglia, delegato AIP per i rapporti con il MIUR, sull’attuale situazione della Podologia nell’ordinamento didattico e su come i limiti di tale organizzazione non permettano nel prossimo futuro una crescita della disciplina nel contesto tanto della ricerca quanto dell’università, oltre ad escludere di fatto dalla carriera specialistica e universitaria i professionisti podologi. L’attuale ordinamento infatti prevede da un lato come unica possibilità per i laureati alla triennale di conseguire una Laurea Specialistica che, essendo rivolta a diversi professionisti sanitari e non essendo quindi specifica Un momento dell’incontro 6 n.179 luglio/agosto/settembre 2014 il PODOLOGO in medicina AIP per il Podologo, non fornisce allo studente “una formazione di livello avanzato per l’esercizio di attività di elevata qualificazione in ambiti specifici”; d’altra parte nemmeno i master professionalizzanti riescono a colmare concretamente quella che è una evidente lacuna a livello normativo. A questo si aggiunge il fatto che ai bandi di dottorato di ricerca per il settore disciplinare di appartenenza del Podologo (Scienze Tecniche Mediche Applicate MED/50), peraltro già condiviso con altri professionisti sanitari, possono accedere per affinità i professionisti appartenenti a ben 11 altri settori disciplinari, rendendo in questo modo fortemente improbabile l’accesso di un congruo numero di Podologi alla ricerca e alla carriera universitaria ad essa connessa. Anche in quest’ambito qualcosa però si può e si deve fare. Non solo attraverso le battaglie istituzionali. Dare alla Podologia italiana una dignità scientifica, attraverso la costituzione di gruppi di studio sulle più interessanti aree di intervento del Podologo, è il progetto presentato dal Consigliere Antonio D’Amico. Il progetto, che prevede il coinvolgimento sia degli studenti del Corso di Laurea in Podologia, sia degli associati, con livelli di partecipazione commisurati a competenze e disponibilità di ognuno, consentirebbe negli anni di approfondire ambiti di studio di indubbio interesse scientifico, e di produrre studi clinici e pubblicazioni scientifiche atte a costituire anche nel nostro Paese un corpus di studi sul piede, da troppo tempo dimenticato. “Dotare la professione di protocolli e linee guida adottabili da tutti in presenza della medesima patologia” ha detto il Presidente Montesi “costituirebbe un salto di qualità fondamentale per la professione”. Ma perché il futuro della podologia possa ancora definirsi tale è indispensabile la partecipazione e il contributo di tutti gli associati. Un contributo che si declina tanto nella partecipazione alle iniziative associative, quanto nell’iniziativa personale a sostegno e difesa della professione. Occorre in sostanza abbandonare l’ottica dell’ “ognun per sé”, che oltre che sterile si rivela sempre più una scelta di ben poca lungimiranza, per abbracciare con maggiore coinvolgimento l’idea che solo uniti è possibile raggiungere l’obiettivo. Anche sul programma informatico Podium, e sempre Da sinistra: Antonio D’Amico Mauro Montesi ed Antonietta Codella in relazione alla necessità di avere a disposizione della professione un corpus di dati scientifici ed epidemiologici, non è mancato un ampio dibattito. “Occorre valorizzarne ancora più l’utilizzo” ha detto Montes “non solo quale indispensabile supporto per l’attività professionale, ma anche quale fonte di dati statistici sull’insorgenza delle patologie, le modalità di trattamento e i risultati ragigunti: dati indispensabili per ogni studio e ricerca futura”. La giornata ha visto infine l’approfondimento con relativo dibattito sulle nuove normative ECM, trattate nel dettaglio in un articolo dedicato. Con molta chiarezza Croce, Salerno e Passaro hanno richiamato l’attenzione sulle novità, al centro dell’appena passato Forum ECM tenutosi a fine novembre presso il Palazzo dei Congressi di Roma. “Non badate a chi vuol farvi credere che l’ECM non sia obbligatorio” è così intervenuto con forza Montesi, in riferimento alla recente polemica sollevata da una sentenza della Corte di Giustizia nei confronti di Ordine professionale di uno degli stati membri. Il caso infatti non può estendersi all’Ordinamento Italiano, il cui Sistema di Educazione Continua in Medicina si presenta invece come perfettamente conforme alla normativa comunitaria di riferimento, ragion per cui continua a vigere l’obbligo di formazione per i professionisti sanitari n 7 il PODOLOGO in medicina n.179 luglio/agosto/settembre 2014 AIP Antonio D’Amico Podologo A.I.P. U La novità dei Gruppi di Studio inizia a prendere forma no dei punti trattati nel corso dell’assemblea svoltasi a Roma sabato 29 novembre 2014 aveva per oggetto i costituendi Gruppi di Studio, nell’ambito di quella riorganizzazione associativa già proposta durante l’ultimo Congresso di Bolzano. Rispetto ai precedenti interventi informativi che denunciavano uno scarso interesse da parte degli associati, devo dire che si può registrare un progresso, soprattutto per merito di molti studenti e qualche neolaureato che hanno aderito all’iniziativa con entusiasmo. Va dato quindi merito alla loro disponibilità, segno di interesse e passione per la professione che hanno scelto di svolgere. Allo stato attuale sono stati istituiti i seguenti Gruppi di studio: piede diabetico, piede reumatoide, piede geriatrico, biomeccanica, farmacologia podologica, impostazione professionale. E con ogni probabilità, a breve, dovrebbero aggiungersi almeno altri due Gruppi, uno relativo alla diagnostica per immagini e l’altro alla terapia fisiatrica. Le finalità di ogni singolo Gruppo, come ho già avuto modo di dire, sono varie e dovranno essere affrontate con quella gradualità che impone un’iniziativa tanto nuova quanto complessa. A parte l’iniziale periodo di rodaggio necessario per cementare la conoscenza dei partecipanti e per mettere a punto l’organigramma interno, si procederà innanzitutto ad elaborare un programma di base (per altro già delineato a grandi linee e comune a tutti i Gruppi), quindi a fissare un obiettivo minimo specifico per ogni Area di studio su cui concentrare le iniziali energie. Si tratta naturalmente di una sfida e vi terremo aggiornati strada facendo. Rimane tuttavia il rammarico per la mancata adesione all’iniziativa degli associati che sono già da anni impegnati nello svolgimento della professione e che, almeno per il momento, hanno mostrato un atteggia- mento di freddo distacco. Dispiace soprattutto perché la novità di questo progetto consisteva proprio nell’agganciare il Gruppo di Studio – che per sua natura richiedeva all’aderente un’applicazione maggiore e un attitudine teorica, ciò che ovviamente è più facile rintracciare in uno studente, in un neolaureato o in un professionista alle prime armi – agli studi professionali che, per varie ragioni, potevano essere ugualmente interessati a un determinato argomento podologico. Ad essi veniva solo richiesto la disponibilità a rilasciare dati, a rispondere a questionari o a segnalare al Gruppo di Studio casi particolari e interessanti, sollevandoli quindi da un impegno di tempo e di studio vero e proprio. Inoltre, mi pareva questo un modo per avvicinare le varie componenti dell’Associazione (direttivo, comitato scientifico, soci) per superare quelle barriere che inevitabilmente si ergono quando si stabiliscono ruoli e gerarchie. Sono tuttavia ottimista e non voglio affibbiare a questa acquiescenza l’etichetta del fallimento. Il progetto è ambizioso e quindi può anche spaventare e soprattutto rappresenta una novità. E’ probabile che debba ancora essere metabolizzato – o meglio compreso o meglio spiegato - e quindi non è detto che prossimamente, soprattutto se dimostrerà la sua reale utilità, non possa attirare quelle adesioni che per ora non vi sono ancora state n 8 n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 il PODOLOGO in medicina AIP Quarant’anni fa veniva fondata l’Associazione Italiana Podologi R ecentemente al ventennale del riconoscimento delle professioni sanitarie non mediche è stato dedicato il giusto e doveroso spazio che tale evento meritava e anche la nostra rivista le ha riservato la dovuta attenzione. Ciò tuttavia ha fatto passare nel dimenticatoio un’altra scadenza che reputo ugualmente degna di memoria. Quarant’anni fa veniva fondata l’Associazione Italiana Podologi! Capisco per qualcuno ciò non possa essere meritevole di alcuna commemorazione, ma per chi si è nutrito di certe idealità e per chi vi ha dedicato una parte consistente della propria vita non solo professionale, credo si tratti di una data quanto meno da rammentare e su cui svolgere alcune riflessioni, lasciando magari ad altra occasione, visti i tempi di crisi economica e sociale, i pur meritati festeggiamenti. Per curiosità sono andato a rileggermi quanto scrissi in occasione del ventennale della fondazione dell’A.I.P., quindi nel 1994. A parte ricordare le tappe fondamentali che caratterizzarono i primi vent’anni dell’azione associativa, in quegli articoli lamentavo soprattutto quel clima di diffidenza che ancora contraddistingueva i rapporti tra la classe medica e i podologi e che traspariva anche dagli incontri congressuali, oltre che dalla quotidiana interazione professionale. “Quello che doveva essere un ponte e cioè un mezzo per avvicinare, unire due punti di vista, è stato più che altro sentito – specie dalla classe medica – come un cuneo divaricatore” e mi riferivo agli sforzi fatti dalla podologia per dare “sostanza scientifica e rigore professionale a principi e pratiche sanitarie non invasive già accettate all’estero”. In queste due frasi che ho riportato in pratica vi è la sintesi di ciò che unisce ancora passato e futuro. Gli sforzi operati dall’Associazione nel corso di un ventennio per offrire, oltre che all’utenza, anche ai medici un’immagine della podologia diversa da quella fissata nel loro immaginario, non c’è dubbio che siano stati coronati dal successo: dapprima l’istituzione delle scuole triennali regionali, poi il corso di laurea di podologia hanno colmato quel divario e profes- Antonio D’Amico Podologo A.I.P. sionale e culturale che separava la podologia dalle altre discipline mediche e non mediche. Ciò è avvenuto a caro prezzo, bisogna riconoscerlo, in quanto l’azione dell’Associazione nei confronti dell’abusivismo professionale, della regolarità della formazione professionale e del comportamento non sempre coerente delle istituzionali, ha dovuto essere ferma ed incisiva, creandole in tal modo – e paradossalmente – non poche ostilità. Ancora oggi, tuttavia, non si può abbassare la guardia, in quanto va affermandosi un nuovo tipo di “abusivismo” professionale, questa volta operato da altri professionisti che, più o meno consapevolmente e grazie anche all’appoggio poco trasparente delle autorità accademiche, invadono il campo delle competenze del podologo. Ecco dunque l’importanza che assume il ruolo dell’Associazione nel difendere, con ostinazione e senza tentennamenti, quello spazio professionale conquistato con tanti sacrifici e nel tutelarlo da ingerenze improprie. In quest’ottica possiamo dire che i quarant’anni dell’A.I.P. sono ben portati! Se vent’anni fa il desiderio di consegnare una valenza scientifica alla disciplina podologica e di perseguire un rigore professionale apparivano legati al riconoscimento di una formazione professionale giuridicamente sanzionata, ora tali obiettivi sembrano legati all’elaborazione di un nuovo profilo professionale, che sappia finalmente innalzarci ai livelli delle nazioni più evolute. Al di là delle ricadute positive che ciò avrebbe sui pazienti, in quanto potrebbero usufruire di un ventaglio terapeutico più ampio ed efficace, un profilo professionale ben calibrato aprirebbe le porte anche ad una approfondita rielaborazione scientifica di molte procedure oggi incomplete. Credo quindi che l’azione dell’A.I.P. debba proseguire su questa strada, affinché ciò che è stato acquisito non sia messo in discussione e affinché nuovi traguardi possano ancora essere conseguiti. Quindi buon compleanno A.I.P. da parte mia n 9 il PODOLOGO in medicina n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 FORUM E CONVEGNI Sandra Salerno Redazione Forum ECM 2014: i risultati raggiunti e le nuove sfide per la formazione in Sanità S i è svolta anche quest’anno, il 24 e 25 novembre, la consueta Convention di dibattito e approfondimento dedicata all’ECM, organizzata dalla Commissione Nazionale per la Formazione Continua del Ministero della Salute in collaborazione con l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Age.na.s). L’incontro, che per il secondo anno consecutivo ha avuto sede a Roma, presso il Palazzo dei Congressi, si conferma come la principale occasione per riunire i protagonisti e gli stakeholder che a diverso titolo partecipano alla costruzione della formazione dedicata ai professionisti della Sanità. Soprattutto è una opportunità per fare il punto sul Sistema ECM del nostro Paese, valutando le criticità e i risultati raggiunti. Gli ultimi anni hanno rappresentato una vera e propria trasformazione dell’idea di fare formazione in Sanità. Dal processo di accreditamento dei provider, al doppio accreditamento nazionale e regionale, dal sistema delle certificazioni al ruolo delle Associazioni/Ordini/ Collegi. Il cammino è stato complesso e l’obiettivo è sempre stato quello di garantire una formazione più indipendente, concreta e orientata alle esigenze del professionista e del contesto sanitario di riferimento. Il sistema ECM è stato oggetto di particolare manutenzione sia legislativa che operativa, finalizzata alla riqualificazione della formazione rivolta ai professionisti sanitari, cercando di creare un sistema che fosse uniforme a livello nazionale pur rispettando le specificità locali, ma soprattutto con un occhio rivolto alle esigenze e alle sollecitazioni a livello Comunitario. Sebbene la situazione infatti sia tutt’altro che uniforme a livello europeo e sebbene tale difformità parta in primo luogo dalla disuguaglianza tra i diversi profili professionali negli Stati Membri, è necessario non perdere di vista l’obiettivo che resta quello di garantire ai professionisti sanitari la libera circolazione sia nell’e- sercizio della professione, sia nella propria formazione professionale. Le esigenze e i trend formativi sono cambiati nell’ultimo triennio. Si assiste in primo luogo ad un numero sempre crescente di professionisti che sceglie di aggiornarsi costantemente e di investire concretamente nella propria formazione. È in crescita la partecipazione a eventi di formazione FAD e di FSC, che andrebbe ulteriormente incentivata, data l’indubbia efficacia del “veder fare” e del “fare concretamente” rispetto al semplice ascolto tipico della didattica frontale. Nonostante i risultati positivi registrati, sono ancora presenti significative lacune che necessitano di essere sanate, non soltanto in termini normativi, ma anche di offerta formativa, rivolta per la stragrande maggioranza al personale medico e infermieristico, e molto carente nei confronti delle altre professioni sanitarie. Altra questione spinosa è quella relativa alle sanzioni per i professionisti che non soddisfano l’obbligo formativo. Sebbene venga riconosciuta indiscutibilmente l’imprescindibilità della formazione per il professionista che opera nella Sanità, un vero e proprio sistema sanzionatorio uniforme a livello nazionale non è ancora stato previsto, così come accade in altri Paesi (ad esempio gli USA), tanto che in Italia l’unico titolo abilitante all’esercizio della professione risulta essere il titolo di studio, senza alcun obbligo concreto all’aggiornamento professionale. Ciò porta una fetta ancora considerevole di professionisti a disattendere agli obblighi formativi, con evidenti risvolti negativi in termini di sicurezza per la salute del cittadino. Ma le cose sarebbero pronte a cambiare. Alcune forme sanzionatorie sono state introdotte ad esempio per alcune categorie di medici, come i medici di sorveglianza sanitaria. L’assolvimento dell’obbligo formativo è diventato necessario nel contesto di alcune aziende ospe- 10 n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 il PODOLOGO in medicina FORUM E CONVEGNI daliere (pubbliche e private) nell’ambito concorsuale o come requisito per la carriera in ambito dirigenziale. Se nel prossimo futuro non è ancora stata prevista una normativa sanzionatoria uniforme, si è orientati però a continuare sulla strada degli incentivi per tutti i professionisti che assolvono all’obbligo formativo, con agevolazioni economiche, di carriera o, come già in questo momento, di riduzione dell’obbligo formativo per il triennio successivo. D’altra parte però, come abbiamo già detto, è sempre crescente il numero dei professionisti che sceglie di puntare sul proprio aggiornamento professionale. L’introduzione della certificazione per il triennio 20112013, ha messo in evidenza come circa il 38% dei professionisti sanitari ha acquisito lo status di certificabilità (assolvendo completamente al proprio obbligo formativo), ai quali andrebbe aggiunto un ulteriore 10% di professionisti che è arrivato molto vicino alla certificazione (solo pochi crediti di differenza). Si tratta di percentuali che, sebbene confortanti, non sono in grado di dirci però se effettivamente il professionista ha acquisito realmente le competenze necessarie a certificarne l’aggiornamento. La situazione dovrebbe essere differente per il prossimo triennio (20142016). La certificazione infatti non sarà più solo quantitativa (intesa come semplice somma algebrica dei crediti acquisiti), ma inizia ad essere qualitativa. La qualità della formazione infatti viene garantita da due strumenti fondamentali: • Redazione del dossier formativo (DF); • Introduzione di limitazioni più stringenti relative alla formazione acquisita (in particolare per quanto riguarda i limiti quantitativi min/max di crediti per ogni anno, e i limiti qualitativi relativi alle percentuali min/max della tipologia di formazione). Il Dossier Formativo: cos’è e come si fa Il Dossier Formativo (introdotto in sperimentazione a partire dal dicembre 2013) è un documento programmatico che il professionista può compilare sia in maniera individuale che in maniera aggregata (nel caso di impiego all’interno di aziende sanitarie), individuando le aree in cui programma di indirizzare il proprio aggiornamento professionale nel triennio suc- cessivo. In fase di compilazione sul sito del Cogeaps, il professionista dovrà definire gli obiettivi formativi per ciascuna delle 3 aree di riferimento: • Competenze tecnico-professionali • Competenze di processo • Competenze di sistema Attribuendo a ciascuna area un determinato peso percentuale (minimo 10%). Una volta introdotto, il sistema valuterà in automatico la coerenza della formazione svolta durante il triennio con quella dichiarata nel DF, aggiornandosi in relazione agli eventi a cui il professionista prenderà parte. I crediti acquisiti fuori dalle previsioni del DF saranno registrati in anagrafica ai fini dell’assolvimento dell’obbligo ECM triennale ma non potranno essere ricompresi all’interno del dossier stesso. Al fine di incentivare il più possibile la redazione del DF, la Commissione Nazionale per la Formazione Continua ha deciso di riconoscere un bonus pari a 15 crediti formativi, bonus spendibile nel triennio successivo rispetto a quello in cui si è costruito il dossier. E’ necessario però che si verifichino le seguenti condizioni: • Allestimento da parte del professionista del DF individuale; • Rispetto della coerenza con il proprio profilo professionale; • Realizzazione di almeno il 70% del DF programmato (corrispondente al 70% del fabbisogno formativo individuale del professionista); • Costruzione del dossier formativo per almeno due anni consecutivi. Dovendo modellarsi sulle esigenze formative professionali, il DF può essere modificato una volta all’anno (a partire però dal 2° e 3° anno), in virtù delle modifiche del proprio profilo lavorativo. Attenzione però, eventuali crediti già ottenuti da eventi svolti, che risultavano non coerenti con gli obiettivi inseriti nel DF, non potranno essere fatti rientrare nel DF nemmeno se, a seguito delle modifiche, dovessero risultare coerenti con i nuovi obiettivi inseriti nel DF. In caso di formazione svolta all’estero, autoapprendimento e tutoraggio, la registrazione dei crediti matu11 il PODOLOGO in medicina n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 FORUM E CONVEGNI rati e il relativo obiettivo avverrà a cura di Associazioni/ Ordini/Collegi di appartenenza. Nel caso in cui il professionista eserciti due professioni, il sistema informatico Cogeaps prevede la possibilità di inserire una seconda professione esercitata. Parimenti è previsto nell’ambito di una stessa singola professione la possibilità di indicare due discipline esercitate. Il sistema registrerà nel dossier solo le attività formative coerenti con le professioni e le discipline dichiarate dal professionista. Il DF, ancora facoltativo e in sperimentazione durante il triennio in corso, diventerà presumibilmente obbligatorio nel prossimo triennio. È senza dubbio lo strumento più efficace a disposizione del professionista per costruire il proprio percorso formativo, e dei provider di formazione per calibrare la propria offerta formativa in relazione alle esigenze espresse dagli operatori della sanità. La formazione del Libero Professionista Una disciplina particolare è quella della formazione per il Libero Professionista. La Commissione Nazionale per la Formazione Continua ha infatti riconosciuto la peculiarità del LP e ha disciplinato diversamente la sua condizione rispetto ai rispettivi Convenzionati o Dipendenti, per i quali la formazione viene maggiormente indirizzata da parte delle Aziende Sanitarie di competenza. La formazione del Libero Professionista è stata oggetto di un documento redatto dalla CNFC in data 10 ottobre 2014, ancora non pubblicato sul sito dell’Age.na.s, ma presentato durante una sessione dedicata nell’ambito del Forum ECM. Agevolazioni 1. E’ riconosciuta al LP una specifica flessibilità in termini di numero minimo/massimo di crediti acquisiti in ciascun anno del triennio. Questa flessibilità si traduce nel fatto che il professionista nell’ assolvere all’obbligo formativo individuale non è tenuto al rispetto del minimo di 25, massimo 75 crediti da acquisire in ciascuno dei prossimi tre anni. 2. La stessa flessibilità vale anche per le modalità di apprendimento (ex. docenza, tutoraggio) e per gli obiettivi formativi che possono essere acquisiti an- che interamente nell’area degli obiettivi individuali. 3. Solo per i LP è prevista la possibilità di vedersi riconosciuti fino al 10% dell’obbligo formativo individuale (fino a 15 crediti nell’arco del triennio) attraverso l’autoformazione, realizzabile attraverso studio e lettura di testi scientifici coerenti con il profilo professionale, dietro presentazione all’Associazione/Ordine/Collegio di riferimento di una autocertificazione in merito (Rif. Determina CNFC del 17 luglio 2013). 4. Nel caso di formazione all’estero, esoneri, esenzioni, tutoraggio, autoformazione, il LP può fare riferimento alla relativa Associazione/Ordine/Collegio, che provvederà a validare la documentazione al fine della riduzione dell’obbligo formativo individuale. 5. Per quanto riguarda il DF, vale quanto già esposto nel paragrafo precedente, e quindi un bonus del 10% dell’obbligo formativo individuale alla realizzazione del 70% del DF presentato. 6. Infine per il prossimo triennio è stato dato il via ad una sperimentazione riservata esclusivamente ai LP. Nel caso in cui un LP frequenti ai fini formativi uno studio o una struttura sanitaria (anche non convenzionata con il SSN) per formarsi presso un collega più esperto (iscritto da almeno 5 anni all’Associazione/Ordine/Collegio), può attivare un progetto di training e vedersi riconosciuti crediti formativi proporzionali alla durata del progetto. Dall’altra parte, anche il professionista che assume la funzione di tutor, potrà fare richiesta di riconoscimento di crediti ECM per l’attività di tutoraggio svolta. I dettagli relativi a questa modalità formativa e le limitazioni/vincoli connessi saranno esplicitate nel documento redatto dalla CNFC il 10 ottobre, pubblicato presumibilmente sul sito dell’Age.na.s per la prima metà del mese di dicembre. La regolamentazione specifica relativa alle procedure di attuazione di quanto descritto sono presenti nella Sezione ECM del sito www.associazionepodologi.it. Consigliamo pertanto ai soci di consultare frequentemente la pagina per rimanere aggiornati sulle nuove normative in corso n 12 n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 il PODOLOGO in medicina FORUM E CONVEGNI 13 il PODOLOGO in medicina n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 FORUM E CONVEGNI Alessandra Leonoro studentessa III° anno Cdl in Podologia, Sapienza L’AIP al 9° Forum Risk Management in Sanità Giuseppe La Guardia studente II° anno Cdl in Podologia, Sapienza A nche quest’anno l’AIP ha partecipato attivamente al 9° Forum Risk Management in Sanità, nell’ambito della sessione in programma il 27 novembre, dal titolo “La Sanità plurale: un patto tra professionisti, produttori di salute per attuare il Patto della Salute”. Notevole interesse ha suscitato l’intervento del presidente dell’Associazione Italiana Podologi, Prof. Mauro Montesi durante la terza giornata del 9° Forum Risk Management tenutosi al Centro Fiere e Congressi di Arezzo in data 25-28 novembre 2014, alla quale ha partecipato anche una nutrita delegazione di studenti del C.d.L in Podologia “La Sapienza” di Roma. Nella Sala Auditorium i coordinatori Rossana Ugenti, Direttore Generale delle Professioni Sanitarie presso il Ministero della Salute e Claudio Montaldo, Assessore alla Sanità della Regione Liguria, dopo un discorso introduttivo, hanno incentrato la discussione sull’importanza del Nuovo Patto della Salute dopo la spending review dettata dal Decreto Ministeriale 24 aprile 2013, sottolineando come per la prima volta in una Legge di stabilità si parli di riforme con il coinvolgimento delle parti interessate. A tal proposito l’intervento del Presidente Montesi ha L’intervento del Presidente AIP sottolineato come sia importante la collaborazione tra il Podologo e gli altri professionisti della Sanità e di come il ruolo del podologo sia determinante per la riduzione dei costi del paziente se preso in cura per tempo dando rilievo a quanto si ridurrebbe drasticamente il numero delle ospedalizzazioni per amputazione agli arti inferiori, con contestuale abbattimento dei costi della spesa pubblica, attraverso l’appropriatezza terapeutica del Podologo inserito in un’equipe multidisciplinare. E’ dunque necessario che tali propositi vengano attuati secondo una appropriatezza stessa delle cure e con una razionalizzazione della spesa pubblica, nonché attraverso la valorizzazione del professionista in un sistema di cura incentrato sulla salute e sul benessere del paziente. L’evento è stato particolarmente rilevante anche per la trattazione di temi quali la convivenza e la collaborazione tra tutte le professioni sanitarie e la difesa delle loro specificità, sempre più assediata dalle figure di numerose professioni non accreditate, quali counselor, osteopati, estetisti ed altri, che cercano in ogni modo, ogni giorno, di ottenere il riconoscimento istituzionale. La dott.ssa Cristina Rinaldi, del Ministero della Salute, ha chiarito il quadro istituzionale della situazione citando la legge n.4 del 2013 che dona dignità giuridica alle professioni non organizzate in collegi ed ordini. Ciò ha causato una forte spinta da parte di molte associazioni, fino a quel momento silenti, per farsi accreditare presso il Ministero dello Sviluppo Economico come Professioni Sanitarie. Prima, invece, l’unica via era il riconoscimento presso il Ministero della Salute, mentre ora con la legge n.4 del 2013 è stata creata una seconda via, per molti versi più semplice da percorrere, che va monitorata molto attentamente per il bene dei professionisti ad oggi accreditati e soprattutto per i cittadini stessi che alle figure accreditate affidano la propria salute n 14 n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 il PODOLOGO in medicina UNIVERSITÀ Novembre 2014. Nella sede di Bolzano della “Sapienza” i primi 14 neo laureati in podologia Rocco Menechella Responsabile Editoriale A.I.P. L o scorso mese di novembre ha fatto registrare i primi laureati in podologia della Scuola Provinciale Claudiana di Bolzano, sede staccata del corso di Laurea in Podologia dell’Università “Sapienza” di Roma. Una sessione sviluppatasi in due giorni con la prova pratica che si è svolta il 13 novembre alle ore 14.30 e la relativa discussione delle tesi il giorno successivo 14 novembre con inizio alle ore 8.30. Grande entusiasmo tra i presenti compresa la delegazione di Roma capeggiata dal Presidente AIP, Prof. Mauro Montesi e dal Presidente del Corso di Laurea in Podologia della Sapienza, Prof. Marco Cavallini. A fare gli onori di casa è stato il Dott. Eduard Egarter Vigl, colui che insieme al Prof. Montesi ha voluto fortemente l’apertura del corso di podologia proprio a Bolzano. Particolarmente emozionante la proclamazione dei neo laureati e la consegna ad ognuno di loro del “giuramento professionale del podologo” che è stato letto a nome di tutti da un neo podologo. Una giornata che sicuramente non resterà isolata tanto che è già partito il nuovo corso di laurea che ha fatto registrare anche quest’anno il numero massimo di iscrizioni e che garantirà nel corso degli anni a seguire un nutrito gruppo di professionisti qualificati e pronti ad esercitare nel migliore dei modi. Vediamo allora, oltre ai nomi dei laureati, le tesi che hanno discusso (naturalmente in stretto ordine alfabetico). • Cazzaro Sara - Piede torto congenito e le strategie posturali in età adulta • Ceravolo Bernardo - Analisi della corsa e dell’appoggio plantare di un gruppo di calciatori dilettanti • De Demo Pamela - Studio osservazionale pre- e postescissione delle ipercheratosi del piede in pazienti adulti e anziani • De Marzi Valentina - Valutazione dell´efficacia della medicazione avanzata Holoil® sulle lesioni croniche del piede • Giora Camilla - Piede e sport: affezioni postraumatiche. La pallavolo e le distorsioni della caviglia. • Kiebacher Sigrid - Fascite plantare - Uno studio retrospettivo della patogenesi e decorso della ma- I neo laureati di Bolzano con la commissione lattia rispetto alla letteratura • Leitner Martina - L’iter terapeutico ideale per un paziente con un’infezione acuta del piede diabetico secondo le linee guida vigenti • Margoni Ilaria - Da scimmia a uomo: indagine sull’adattamento del piede nel corso dell’evoluzione umana • Menegolo Martina - Lesione cronica. Aspetti fisiopatologici del biofilm: l’importanza della sostanza esopolimerica(EPS) e del quorum sensing nel processo di cronicizzazione • Minerbi Andrea - La Sindrome di Down e le problematiche al piede • Skudelny Ute - L’ecografia nel sospetto neuroma di morton • Unterfrauner Michele - Il piede del climber: studio osservazionale delle alterazioni morfologiche e funzionali del piede su un campione di arrampicatori professionisti • Vieider Vera - Problemi podalici più comuni dei podisti e i loro fattori di rischio - uno studio di 642 soggetti • Zingerle Theresia - In che misura l’intervento del podologo può contribuire a migliorare la qualità della vita del paziente affetto da artrite reumatoide? n 15 il PODOLOGO in medicina n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 UNIVERSITÀ Rocco Menechella Responsabile Editoriale A.I.P. Novembre 2014. Sono 13 i neo laureati in podologia alla “Sapienza” H a avuto luogo lo scorso 19 novembre la sessione autunnale delle lauree in Podologia della Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università “Sapienza”. Per la prima volta sia la prova pratica che la discussione della tesi sono state svolte nella stessa giornata dividendo le prove tra mattina e pomeriggio. Un qualificato e buon numero di neo dottori e dottoresse in Podologia che sapranno sicuramente portare un ulteriore impulso alla professione. Hanno dimostrato nel corso del proprio percorso di studio una forte preparazione sia sotto l’aspetto scientifico che pratico. Non a caso si sono registrati diversi voti alti, tra i quali alcuni comprensivi della lode della commissione esaminatrice. Le più vive felicitazioni vanno quindi rivolte a chi si accinge a svolgere la professione, forte di un percorso formativo in cui non è mai mancato l’apporto dei professori durante lezioni di grande spessore, ma soprattutto di un tirocinio pratico svolto direttamente sul paziente ed altamente professionalizzante. Vediamo allora, oltre ai nomi dei laureati, le tesi che hanno discusso (naturalmente in stretto ordine alfabetico): • Asci Davide Il ruolo del podologo nella prevenzione e cura del piede diabetico • Attardo Sebastiano Studio su campione di pazienti geriatrici • Colacino Arianna La ricostruzione ungueale a scopo terapeutico: uso della resina odontoiatrica in podologia • Ferraro Federica I punti di fissità e le spine irritative. Lesioni dermatologiche assetto podo-posturale • Fraudentali Alessio Drenaggio del piede diabetico complicato • Frontoni Gabriele La luce come mezzo fisico applicabile in campo podologico: principi, indicazioni e limiti • Gasperini Matteo Studio osservazionale dell’ortesi plantare nel piede piatto con stimoli propriocettivi • Gattelli Alessio La comunicazione verbale e non verbale in ambito podologico • Lusi Alessandro Il podologo: sentinella della medicina preventiva • Riccardi Roberta Valutazione clinico-funzionale e dell’equilibrio, attraverso l’utilizzo di un plantare in pazienti con compromissioni cognitive, comportamentali, croniche e stabilizzate in grado di mantenere la posizione eretta • Ricci Antonella Il ruolo del podologo nella prevenzione e cura delle ulcere venose degli arti inferiori • Russo Veronica Studio osservazionale, attraverso il formetric, della superficie del dorso, in pazienti con piede supinato e pronato, sottoposti a modificazioni dell’appoggio • Sartorelli Desiree Valutazione di ortesi plantari in soggetti con alterazioni vascolari venose periferiche degli arti inferiori n I neo laureati della Sapienza con la commissione d’esame 18 n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 il PODOLOGO in medicina Auguri di Buon Natale e di Felice Anno Nuovo dal Presidente Mauro Montesi dal Consiglio Direttivo e dalla Redazione L’ANGOLO DERMO-PODOLOGICO Giulia Pranteda Ferruccio Montesi Dottore in Podologia, Professore Università “La Sapienza”- Az.Osp Sant’Andrea, Roma Guglielmo Pranteda Specializzanda in Dermatologia, Università “la Sapienza” Manuel Tuzi Medico Chrurgo, Università “la Sapienza” Claudia Abruzzese Professore Aggregato, Ricercatore Università “La Sapienza”- Az. Osp. Sant’Andrea, Roma Specializzanda in Dermatologia, Università “la Sapienza” Dottoressa in Podologia, Università “La Sapienza”, Roma Studenti II anno CdL in Podologia, Università “La Sapienza”, Roma Aurora Orfei Marta Sani Maria Reluca Popa L Onicopatia, una patologia non sempre di facile diagnosi e onicopatie sono patologie molto frequenti e spesso la valutazione eziologica è difficile. Seppur il ruolo dei miceti sia quello più riscontrato, è un errore considerare tutte le onicopatie come delle onicomicosi. Tale concetto è diffuso nei pazienti che ne sono affetti, ma soprattutto tra gli operatori sanitari. Tuttavia frequentemente non viene eseguito l’accertamento diagnostico consistente nell’esame microscopico e/o colturale, per verificare la presenza del micete, infatti spesso si riscontrano terapie per via orale per onicopatie non micotiche. E’ stato osservato un caso di non facile interpretazione che ci ha indotto a segnalarlo. A maggio del 2014 si è recata presso lo studio podologico una paziente di 17 anni che presentava, all’esame obiettivo, una perionissi a livello del primo dito di entrambi i piedi caratterizzata dai classici segni di infiammazione: tumor, rubor,calor,dolor e functio laesa. (Figura 1) L’anamnesi ha evidenziato come tale problema si fosse verificato dopo aver indossato delle calzature che presentavano a livello dell’avampiede la tomaia bassa e delle cuciture, che traumatizzavano l’iponichio. (Figura 2) Figura 2 Dopo l’anamnesi e l’esame obiettivo del piede è stata eseguita una valutazione della lesione stessa mediante l’utilizzo di uno strumento diagnostico non invasivo come l’ ecografo(Figura 3),grazie al quale abbiamo evidenziato la presenza di corpi estranei a livello dell’i- Figura 3 Figura 1 ponichio. Successivamente ispezionando l’area,si è potuto dimostrare la presenza di frammenti di lamina ungueale che, attraverso un’accurata detersione mediante solu- 20 n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 il PODOLOGO in medicina L’ANGOLO DERMO-PODOLOGICO colturale per la ricerca di germi patogeni e antibiogramma per una eventuale terapia antibiotica mirata. (Figura 5) Figura 4 Figura 5 Figura 6 zione fisiologica, sono stati rimossi; all’esame obiettivo, la lesione risultava essere maleodorante di colorito giallo-verdastro per cui è stato effettuato un’esame Ad entrambi gli alluci è stata effettuata una medicazione con gentamicina ed è stato consigliato, a causa della presenza del granuloma a livello dell’iponichio, un trattamento con impacchi di euclorina seguiti da gentamicina una volta al dì. Ad un successivo controllo delle lesioni eseguito a distanza di 48h dal primo trattamento, sono stati riscontrati miglioramenti.(Figura 4) La risposta dell’esame colturale (Figura 5) ha rilevato la presenza di Pseudomonas Aeruginosa, che ha permesso un’adeguata interpretazione della lesione evitando un’erronea diagnosi per onicomicosi. (Figura 5) La richiesta di tale esame colturale ha permesso un’efficace e immediata collaborazione con il dermatologo,che ha consigliato una terapia per via orale con Ciprofloxacina in compresse da 500 mg per due volte al giorno mattina e sera per quattro giorni e successivamente una riduzione a 250 mg sempre due volte al dì per altri sei giorni, aggiungendo una terapia giornaliera con Dermacit in crema. Durante la terapia la paziente veniva medicata, giornalmente e regolarmente nello studio podologico, con lavaggio a pressione mediante siringa da 10 cc con soluzione fisiologica. Al successivo controllo si eseguiva la rimozione totale di parti di lamina ungueale con applicazioni locali di Dermacit in crema secondo prescrizione del dermatologo. Dopo circa un mese, il trattamento della lesione viene modificato sotto stretto controllo del dermatologo e del podologo; l’utilizzo di Rifocin per via locale è stato effettuato solo dopo la sospensione di antibiotici per via orale. Come riscontrabile dalle foto la paziente è migliorata, con assenza di infezione e dolore a livello di tutto l’iponichio, anche se persiste un lieve eritema ed una distrofia della lamina ungueale. (Figura 6) Attualmente la paziente non presenta più alcuna infezione, ma attraverso il monitoraggio ecografico della matrice ungueale è stata riscontrata una sua compro21 il PODOLOGO in medicina n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 L’ANGOLO DERMO-PODOLOGICO Figura 7 Figura 9 Figura 8 missione. (Figura 7- 8) Presso lo studio podologico, al termine della terapia topica, viene eseguito un trattamento di rieducazione della lamina come prevenzione di onicocriptosi. (Figura 9-10). Le onicopatie sono patologie frequenti spesso di difficile interpretazione dovute alla diagnosi differenziale con altre patologie. Figura 10 In definitiva a seguito di un attento esame obiettivo non si può prescindere dal richiedere una valutazione laboratoristica con esame colturale; è inoltre necessaria la collaborazione di uno specialista dermatologo che possa affiancare una terapia farmacologica e che monitori l’andamento dell’affezione assieme ad un continuo controllo podologico n 22 n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 il PODOLOGO in medicina MEDICINA Mauro Montesi Docente e Coordinatore CdL in Podologia, Università “Sapienza”, Roma Silvana De Luca Podologo AIP Ulcere neuropatiche. Un caso clinico Paolo Grilli Studente II anno CdL in Podologia, Università “Sapienza”, Roma Si riporta il caso del Signor G.B., pensionato settantenne affetto da Diabete Mellito Tipo 2 insorto circa vent’anni fa e per il quale il paziente segue regime alimentare e terapia con Metformina. Giunge all’Istituto Podologico Italiano nel gennaio 2012 per una piccola lesione di forma circolare * a bordi regolari (fig.01) in corrispondenza della I testa metatarsale, contornata da una ben più ampia area ipercheratosica comprendente segni localizzati di pregresso stravaso ematico intradermico.* pressurizzata di Soluzione Fisiologica con siringa. Il debridement effettuato ha permesso di liberare i tessuti vitali ancora irrorati (fig.02). da quelli necrotici che, Figura 2 Figura 1 Il colorito della cute e la presenza dei polsi tibiale posteriore e pedidio fanno escludere una patogenesi ischemica, mentre l’assenza di dolore, la deviazione in valgo dell’alluce ed in griffe delle dita con atrofia dei muscoli interossei, l’accentuazione della volta plantare longitudinale e la diffusa secchezza cutanea compongono un quadro di probabilissima neuropatia, confermata dall’esito degli specifici test di screening eseguiti contestualmente alla visita. Il Podologo, informato il paziente circa la sua condizione, ed ottenuto il consenso dallo stesso, inizia il trattamento sanitario rimuovendo gli strati cornei perilesionali e tutto il tessuto devitalizzato, fino a scoprire un’ampia area recessuale per un’estensione complessiva di circa 3 cm^2. Esegue poi detersione mediante irrigazione macerando, sarebbero diventati fonte di nutrimento per tutta una serie di microrganismi saprofiti abitualmente presenti sulla cute ad una concentrazione tale da non risultare patogeni; in presenza di abbondanti fonti nutritive, possono aumentare in modo esponenziale il loro ritmo di replicazione, proliferando fino a superare la soglia critica di colonizzazione, oltre la quale la loro concentrazione (carica batterica) sarebbe in grado di scatenare un’infezione dovuta all’azione patogena delle tossine prodotte dal loro metabolismo. L’ospite, di contro, ha a disposizione i complessi meccanismi dell’immunità umorale e cellulo-mediata a difenderlo, se efficienti, dall’aggressione degli antigeni, dunque la probabilità che si instauri un’infezione è determinata da molteplici fattori e può essere stimata col seguente rapporto: Carica batterica x Virulenza Prob. infezione= ------------------------------------- Resistenza dell’ospite E’ proprio l’infezione la principale minaccia alla salute 24 n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 il PODOLOGO in medicina MEDICINA del paziente ulcerato poiché, in virtù delle alterazioni metaboliche indotte dal diabete, il suo organismo risulta meno capace di fronteggiarla. Un’infezione superficiale misconosciuta, o peggio trascurata, è destinata a progredire facendosi largo nei tessuti molli fino a coinvolgere l’osso, dove si infiltra provocando gradualmente periosteite, osteite ed infine osteomielite, sovente anticamera dell’amputazione. Purtroppo infatti un’infezione lasciata a sé stessa non solo si espande, ma protegge la sua cronicizzazione con la generazione di una sorta di barriera organica detta biofilm che è in grado di schermarla dall’azione dei farmaci antibiotici che potrebbero tardivamente essere somministrati al paziente. Nel caso clinico qui presentato la cute perilesionale non mostrava segni di infiammazione ed il fondo appariva ben irrorato, deterso, non secernente essudato, per cui il Podologo ha applicato Cutifass pomata, i cui principi attivi conferiscono al prodotto proprietà battericida, batteriostatica, antinfiammatoria, idratante e lenitiva e l’associazione con bendaggio occlusivo ha indotto la rivascolarizzazione del fondo dell’ulcera, quindi lo sviluppo di un tessuto di granulazione sano che ha promosso e velocizzato la cicatrizzazione. Di fatti già al controllo successivo, dopo due giorni, la lesione appariva in via di riepitelizzazione: (Fig. 3). so l’IPI per la comparsa di una nuova lesione sotto alla pianta dello stesso piede di forma ovoidale a bordi irregolari in corrispondenza della II e III testa metatarsale, fig.04 contornata da un’ampia area ipercheratosica che all’osservazione fa sospettare la presenza di bordi sottominati.* Figura 4 Dalla valutazione clinica al podoscopio ed alla pedana baropodometrica si evidenzia l’avvenuta migrazione dei picchi pressori al comparto metatarsale centrale e quindi l’etiologia traumatico/pressoria della nuova lesione, dovuta alle componenti perpendicolare e trasversale delle forze gravanti sull’avampiede sia in statica che durante le deambulazione. Il Podologo esegue il debridement portando alla luce un’ulcera cutanea delle dimensioni di circa 1,5 cm^2 di estensione per una profondità di pochi millimetri. (fig.05) Figura 3 Da questo momento in poi il paziente è tornato all’assistenza del suo Podologo di fiducia, che ha continuato la terapia somministrata con efficacia presso l’Istituto Podologico Italiano, fino a completa restituito ad integrum. Dopo un anno il paziente torna all’osservazione pres- Figura 5 E’ possibile notare come la lesione a livello I metatarsale* non abbia recidivato, mostrando esclusivamente lievi segni di desquamazione su25 il PODOLOGO in medicina n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 MEDICINA perficiale assolutamente gestibili con i controlli podologici di routine programmati ad intervalli regolari. Il trattamento della seconda lesione, di seguito descritto, vuole evidenziare quanto invece possa differire in termini di tempistiche ed efficacia terapeutica la risposta delle lesioni neuropatiche da un caso all’altro, perfino nello stesso soggetto: i parametri che influiscono sulla corretta guarigione della ferita in un soggetto diabetico sono molteplici e spaziano dall’equilibrato apporto calorico e idrico di una dieta adeguata all’aumentato fabbisogno di un organismo in lotta per contrastare l’aggressione di agenti patogeni e per ripristinare la perdita di sostanza occorsa, alla necessità di controllare la glicemia a sua volta condizionata dalla terapia farmacologica, dallo stress e dal tentativo dell’organismo di far fronte alla lesione stessa. Da non sottovalutare poi è il vissuto socio-psicologico del paziente al suo problema, che se non positivo e proteso al superamento dello stesso può sfociare in uno stato di sconforto e depressione che inibisce le fisiologiche capacità rigenerative dell’organismo e porta ad un approccio alla vita quotidiana caratterizzato da rassegnazione e trascuratezza verso la salute e l’igiene personale. Ecco allora che il ruolo sociale del Professionista Sanitario Podologo diventa importante tanto quanto l’esecuzione del trattamento in sé: informando con trasparenza il paziente circa le sue condizioni ed i rischi di complicanze dovute ad abitudini di vita a rischio per la sua salute e proponendo, dopo attenta valutazione, la terapia che secondo scienza e coscienza ritiene più adeguata al trattamento della patologia, eventualmente anche dopo coinvolgimento del Medico di base e degli opportuni Specialisti, senza creare false speranze, ma prospettando con onestà i possibili benefici realmente raggiungibili, ottiene il fondamentale risultato di far percepire al paziente che non è da solo nel combattere il problema e che l’obiettivo si può raggiungere esclusivamente con la collaborazione di tutte le parti, ognuna secondo il proprio ruolo. La compliance del paziente alla terapia somministrata, in particolar modo per quanto riguarda le automedicazioni domiciliari, è di fondamentale importanza per il mantenimento, tra una visita di controllo e la successiva, dei successi che il Podologo può ottenere durante il ciclo di cura. Tornando alle condizioni della seconda ulcera dopo lo sbrigliamento, per esempio, si potrebbe immaginare una facile risoluzione visti gli ottimi risultati ottenuti con la prima, invece ha impegnato il Podologo molto più a lungo, con episodi di remissione alternati ad altri di esacerbazione: dopo la prima medicazione occlusiva con Cutifass infatti, il paziente dopo due giorni è tornato a controllo e la lesione mostrava già i primi segni di riepitelizzazione. Dopodiché il medesimo non si è presentato alle visite di controllo per alcuni mesi, per poi tornare in queste condizioni: (fig.06) (fig.07) Figura 6 Figura 7 L’ulcera non solo si è estesa, ma ha acquisito le caratteristiche di una lesione cronica: bordi ovoidali netti ed ispessiti, presenza sul fondo di uno pseudo tessuto di granulazione in realtà molto fragile e sanguinante al minimo tocco e ricoperto da tessuto necrotico, produzione di essudato. Non sembrava esserci estesa infiammazione perilesionale, ma il quadro era sufficiente per decidere di eseguire prelievo di materiale organico dal 26 n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 il PODOLOGO in medicina MEDICINA fondo e dai bordi dell’ulcera mediante tampone ed inviare celermente il campione all’esame colturale. Si è optato per una medicazione semiocclusiva con antisettico locale Betadine® 10% Gel alla quale è stato applicato in corrispondenza dell’avampiede uno spessore di tamponi di circa 1-1,5 cm tagliati in modo da creare uno scarico intorno all’ulcera. Questa tecnica di scarico è molto utile nelle prime medicazioni, quando la lesione può essere sufficientemente essudante da impregnare ortesi plantari che poi risulterebbero difficilmente lavabili. L’antibiogramma ha evidenziato quanto segue: Presane visione, il Podologo ha inviato il paziente dal Figura 9 Una volta ottenuto il controllo dell’essudato e scongiurato il rischio di infezione profonda grazie all’efficacia della terapia antibiotica però, il Podologo ha potuto trattare la causa meccanica all’origine della ferita facendo indossare al paziente prima una calzatura di scarico tipo “Talus” per 20 giorni e poi un paio di ortesi plantari su misura realizzate su calco e dotate di elementi aggiuntivi al fine di attenuare i picchi pressori patogeni ridistribuendoli su un’area di superficie plantare il più estesa possibile. Pressione = Medico Curante che ha provveduto a prescrivere specifico antibiotico sistemico. Nel frattempo si è proseguito con le medicazioni, ma finché non si è raggiunta la riduzione della carica batterica grazie alla terapia antibiotica, l’unico risultato ottenuto è stato quello di mantenere la ferita detersa da residui organici e fibrinosi e limitare l’ulteriore allargamento della lesione, che comunque c’è stato: (fig.08) (fig.09) Forza ( peso) Superficie Gli effetti positivi non hanno tardato ad arrivare, ripagando il paziente ed il Podologo degli sforzi profusi nell’attuare il piano terapeutico. (fig.11) (fig.12) (fig.13) (fig.14) Figura 10 Figura 8 Determinante per il raggiungimento dell’obiettivo è stata la capacità del Podologo di “leggere” i segni che la lesione, modificandosi, ha mostrato e di interpretare 27 il PODOLOGO in medicina n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 MEDICINA Figura 11 Figura 12 quindi il piano terapeutico inizialmente delineato ricalibrandolo passo dopo passo seguendo l’evoluzione della stessa, senza fossilizzarsi in schemi senza uscita, ma dosando i propri atti su un’evidenza d’efficacia. Questo gli ha consentito di non perdere la lucidità durante gli episodi di esacerbazione e, forte della sua preparazione, di gestire le complicanze che la patologia porta con sé. D’altro canto, il paziente si è reso conto di quanto la neuropatia diabetica sia un’affezione ad altissimo rischio di invalidità se trascurata e quindi ha collaborato aderendo strettamente alle indicazioni terapeutiche. C’è da dire però che un piede diabetico, pur restituito all’integrità cutanea e salvato dal rischio dell’amputazione, non si può mai archiviare come un successo definitivo. Le successive misure di prevenzione secondaria a cui viene sottoposto il paziente al fine di evitare recidive infatti non garantiscono il 100% dell’efficacia, per cui resta fondamentale il monitoraggio diretto da parte del Podologo, che può tempestivamente trattare eventuali riacutizzazioni o nuove ulcere. E’ stato questo il caso del Sig. G.B., che per i due mesi successivi ha mantenuto una cute dell’avampiede in condizioni di integrità e buon trofismo, ma al controllo del terzo mese ha presentato l’insorgenza di una nuova lesione, stavolta in corrispondenza della quarta testa metatarsale, nascosta sotto uno strato ipercheratosico.* (fig.15) (fig.16) Figura 13 Figura 15 Figura 14 Ad una prima medicazione con Betadine Gel è seguita, dopo due giorni, quella con Cutifass pomata, che è stata ripetuta dal paziente in automedicazione a domicilio per 28 n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 il PODOLOGO in medicina MEDICINA Figura 16 due settimane. Al controllo l’ulcera si è mostrata, come da immagine, in via di riepitelizzazione. (Fig.17) Persiste la diffusa secchezza dovuta alla componente autonomica della neuropatia diabetica, ma l’applicazione serale di creme idratanti riesce ad attenuarne gli effetti. Le ortesi plantari sono diventate per il paziente un dispositivo imprescindibile, che viene attentamente esaminato ad ogni visita podologica di controllo al fine di mantenerne l’efficienza. Il Sig. G.B. continua ad usufruire dei servizi dell’Istituto Podologico Italiano anche per il curettage delle unghie e per la cura di una recente onicomicosi dell’alluce che è in corso di trattamento con Canesten Unidie, dopo le prime due settimane di applicazione di Canespro unguento e bendaggio occlusivo. Si ringrazia l’Istituto Podologico Italiano per il materiale iconografico reso disponibile e per la consultazione del programma informatico di gestione delle cartelle cliniche podologiche elettroniche “Podium”, che ha reso possibile la stesura di questo articolo riguardante il caso clinico. Figura 17 29 il PODOLOGO in medicina n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 MEDICINA JOSÉ VALERO- SALAS JOSÉ GALLART- ORTEGA Podologo e Antropologo. Specializzato in Podologo e Antropologo. Dottorato presChirurgia Podologica. Dottorato presso so l’Università di Zaragoza (Medicina). l’Università di Zaragoza (Sociologia), Dottorato presso l’Università di Zaragoza DAVID GONZÁLEZ- LÓPEZ (Medicina). Podologo. Máster presso Università Complutense di Madrid. Dottorando presso JOSÉ LUIS l’Università di Zaragoza (Medicina). SALCINI- MACÍAS Podologo. Specializzato in Chirurgia Podologica. Dottorato presso l’Università di Sevilla (Medicina). Professore Dipartimento di Podologia (Universitá di Sevilla). Contatto [email protected] SINTESI Si presenta un caso di ipercheratosi/tiloma localizzato nella zona posteriore del tallone, di lunga evoluzione e di origine traumatica/patomeccanica. Si descrive il tumore, il procedimento chiurgico utilizzato per la sua estirpazione, il trattamento post-operatorio e lo studio anatomopatologico. PAROLE CHIAVE Ipercheratosi. Tiloma. Chirurgia. Podoiatria. ABSTRACT A case of hyperkeratosis / tyloma in the back of the heel, with traumatic/pathomechanic etiology, is presented. The tumor, the surgical procedure, treatment and post-operative pathologic examination, is described. KEY WORDS Hyperkeratosis. Tyloma. Surgery. Podiatry INTRODUZIONE L’ipercheratosi si definisce, in generale, come un aumento dello strato corneo della pelle1. La sua localizzazione è in corrispondenza delle zone di pressione, frizione o compressione laterale dato che il luogo dove appare con più frequenza è l’avampiede, nello specifico sotto le teste metatarsali, e sul tallone. Il tiloma invece rientra nelle alterazioni della cheratinizzazione e si definisce come un’area superficiale e circoscritta di ipercheratosi localizzata in zone esposte a traumi ripetuti (calli) o come una ipercheratosi dolorosa, di forma conica localizzata sul dorso delle articolazioni interfalangiche delle dita dei piedi (corno cutaneo)2. Volgarmente si definisce come callo o callosità. Alcuni autori lo considerano un heloma duro di eziologia reumatica o patomeccanica, anche se si differenzia dall’heloma duro propriamente detto (che può avere una comparsa dorsale o plantare) per la sua localizzazione plantare3. Altri lo identificano come una forma di ipercheratosi diffusa che può presentarsi per differenti cause tra le quali le alterazioni Ipercheratosi tiloma nel tallone. Caso clinico dell’idratazione della pelle e le alterazioni patomeccaniche che producono sfregamento, compressione laterale o iperpressione in una zona concreta del piede che gli danno l’aspetto di un tumore4. Da un punto di vista anatomopatologico generale, studi compiuti da diversi decenni e altri più recenti, suggeriscono che i tilomi assomigliano ai volgarmente denominati “calli” presentando una interruzione dello strato granuloso in alcuni punti della sua struttura e sono il risultato della iperproliferazione e differenziazione incompleta dei cheratinociti epidermici e una manifestazione aumentata dell’adesione molecolare 6, 7, 8, 9, 10. Per il trattamento degli helomi duri e dei tilomi circoscritti sono stati descritti numerosi procedimenti, dalla semplice enucleazione 11, 12 alla crioterapia13 e all’applicazione di cheratolitici2 fino a diversi procedimenti chirurgici14. CASO CLINICO Paziente, donna di 45 anni che presenta una lesione ipercheratosica profonda sul bordo posteriore di entrambi i talloni. La paziente comunica di avvertire dolore nel camminare e anche a riposo e che la rimozione meccanica (chiropodia) le produce un minimo attenuarsi dei sintomi anche se per una durata molto scarsa (pochi giorni). Come antecedenti non direttamente connessi, riferisce che nel 1966, all’età di 15 mesi le fu diagnosticata una sublussazione congenita di anca e piede equino-varo, trattata per la durata di 12-14 mesi, con l’ingessatura di entrambe le estremità inferiori che “hanno determinato, per immobilità prolungata con una benda gessata, i suoi piedi equinovari supini” (resoconto scritto del chirurgo ortopedico). Dopo il trattamento con le bende gessate, è stata operata chirurgicamente all’anca nell’Ospedale “Puerta de Hierro” di Madrid ed è stata nuovamente ingessata per vari mesi. Dopo il primo trattamento con l’ingessatura è apparsa una lesione al tallone che è rimasta, nel corso degli anni, per tutta la sua vita. La paziente riferisce che la lesione è stata trattata, nell’arco della sua vita, in alcuni casi come un “callo” e, più frequentemente come “verruca”, da diversi professionisti sanitari e senza alcun risultato nè come du- 30 n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 il PODOLOGO in medicina MEDICINA ratura riduzione del dolore nè come riduzione della lesione. Allo stato attuale la lesione è aumentata di dimensioni e di spessore, così come la sintomatologia dolorosa. All’analisi si rileva una lesione dall’aspetto cheratinoso/ verrucoso, con contorno e spessore irregolare, con zone in rilievo e una depressione centrale, di colore biancastrogiallognolo, di consistenza dura, nell’insieme sopraelevata, dolorosa al tatto e circondata da una ampia zona di ipercheratosi (Figura 1). Sono state effettuate radiografie assiali e laterali di entrambi i talloni, che mostrano una alterazione nella continuità della corticale e iperostosi della tuberosità calcaneare posteriore (Figura 2). L’esplorazione funzionale mostra piedi equini con una marcata insufficienza del tricipite surale in entrambe le estremità inferiori, retropiede varo e supinazione dell’avampiede con marcata instabilità laterale della caviglia. Quest’ultimo aspetto può essere originato dall’uso di stivali rigidi che impediscono una mobilità adeguata della caviglia e, per questo motivo, hanno causato una debolezza dei legamenti e dei muscoli sia nell’articolazione sottoastragalica sia in quella tibio-peronea-astragalica. Figura 2: Radiografia assiale di entrambi i calcagni che mostra l’alterazione nella continuità della corticale e iperostosi della tubersoità calcaneare posteriore che coincide con la lesione dermatologica È stata prescritta una terapia antibiotica per via orale (500 mg di amoxicilina + 125 mg di acido clavulanico ogni 8 ore) per otto giorni. Si è prescritto riposo assoluto per le prime 24 ore e relativo durante i giorni seguenti fino al riassorbimento della sutura. Il periodo post-operatorio si è svolto con normalità: non si sono manifestate febbre nè dolore nè perdite (secrezioni) in alcun momento. La ferita si è riassorbita in 14 giorni, sono state applicate strisce di sutura e si è permesso al paziente di camminare un pò di più, con una calzatura comoda e protezioni con un apposita imbottitura in corrispondenza della zona dell’intervento. Si è effettuato un controllo due volte alla settimana, e si è messa in atto una nuova terapia per la ferita chirurgica. La Figura 1: Aspetto della lesione Procedimento chirurgico Si pratica una doppia incisione semiellittica includendo la lesione e un margine di sicurezza (Figura 3a e 3b), andando in profondità per estrarre la totalità della lesione (Figura 3c) e pulendo il tessuto fibroso che lo accompagna (Figura 3d). Si sutura con punti a U al fine di separare le fasce (superficiale e profonda) della pelle (Figue 3e e 3f). Trattamento post- chirurgico Le parti estratte sono state sottoposte a studio anatomopatologico, indicando il lato e l’opinione clinica. Figura 3a: Doppia incisione semiellittica, marcando il contorno della lesione e lasciando un margine di sicurezza 31 il PODOLOGO in medicina n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 MEDICINA Figura 3b: Dissezione profonda. Figura3c: Estrazione della lesione nella sua totalità Figura3d: Eliminazione del tessuto firbroso che lo accompagna Figura3e: Sutura con punti a “U” per separare il livello profondo e quello superficiale Figura3f: Sutura. Aspetto finale paziente è stata visitata a trenta giorni dall’intervento e si è constatato la totale guarigione della lesione. A sei mesi dall’intervento la paziente è stata visitata nuovamente e, avendo appurato la totale guarigione e l’assenza di qualsiasi segnale di recidiva, la si è congedata definitivamente. L’aspetto, a trenta giorni dall’intervento, è buono: la zona si è rivascolarizzata e la pelle, leggermente inspessita, presenta un aspetto sano (Figura 4). Si è scelto di compensare con supporti plantari l’equinismo e il varismo, proteggendo allo stesso tempo la zona posteriore del tallone con materiale spugnoso per evitare lo sfregamento con la calzatura. Studio anatomopatologico Descrizione macroscopica: Un frammento di pelle a forma di asola che misura 4,5x2 cm di lunghezza per 0,9 di profondità, che include il tessuto cellulare sottocutaneo. È osservabile una lesione con una fenditura schiacciata biancastra a forma di cuneo di 2x0,8 cm di lunghezza. Si include nella sua totalità (Figura 5). Descrizione microscopica: Frammento di pelle che mostra una zona schiacciata a forma di fendi- Figura 4: Aspetto del tallone 30 giorni dopo l’intervento 32 n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 il PODOLOGO in medicina MEDICINA tura piena di materiale ortocheratosico compatto laminato eosinofilo che si appoggia sopra un’epidermide con una acantosi con papillomatosi irregolare e ipergranulosi che si appoggia a sua volta sopra uno stroma con una moderata reazione fibroblastica (Figura 6). I bordi della resezione laterali non sono stati compromessi dalla lesione. Diagnostica anatomopatologica: Biopsia della pelle della zona posteriore del tallone destro con una ipercheratosi invaginata tipo tiloma. DISCUSSIONE Le lesioni ipercheratosiche, come nel caso presentato in cui si nota una proliferazione di cheratinociti, devono essere affrontate tenendo conto delle funzioni svolte da queste cellule. I cheratinociti, dato che rappresentano il 95% delle cellule dell’epidermide, oltre a mantenere la struttura di quest’ultima (per mezzo della citocheratina) rappresentano la prima fondamentale barriera difensiva della pelle contro fonte importante di citosine, chimosine e peptidi antimicrobici capaci, a loro volta di produrre antigeni di tipo II. Con questo si dimostra che non solo partecipano alla risposta Figura 6a: Microfotografia che mostra la invaginazione dell’epitelio squamoso (H-E, x50) Figura 6b: Microfotografia che mostra l’epitelio squamoso maturo con ipercheratosi, ipergranulosi con acantosi (H-E, x100) Figura 5a: Vista superficiale del frammento estirpato Figura 5b: Vista in profondità del frammento estirpato. agenti esterni, per cui detengono una funzione immunologica fondamentale per prevenire infezioni sistemiche, oltre ad avere un ruolo attivo nella immunità di tipo congenito 15, 16 . Studi degli anni 90, Barker e al., dimostrarono che i cheratinociti rappresentano recettori Toll e che sono una immunitaria, ma che hanno un ruolo fondamentale nell’inizio della risposta 17, 18. L’eziologia patomeccanica di un buon numero di lesioni ipercheratosiche è stata descritta da diversi decenni 19. Nel caso presentato l’invaginazione della pelle ipercheratosica, dovuta ad un processo patomeccanico di torsione e frizione, ha prodotto, durante gli anni una necrosi che ha determinato la disfunzione dei cheratinociti che hanno perso parte del loro potenziale immunologico. Non deve soprendere, pertanto, che nella descrizione anatomopatologica del caso presentato, in cui si tratta una “epidermide con una acantosi con papillomatosi irregolare e ipergranulosi”, si suggerisca che in un qualche momento la lesione abbia avuto un componente papillomatoso e/o infettivo di tipo batterico o micotico, probabilmente causato dalla perdita della funzione protettiva dei cheratinociti. Quest’ultimo punto è stato possibile constatarlo in relazione a ciò che disse il paziente su “vari trattamenti, nei diversi anni da parte di diversi professionisti sanitari di una verruca...” 33 il PODOLOGO in medicina n.180 ottobre/novembre/dicembre 2014 MEDICINA Pertanto, la diagnostica differenziale (clinica e anatomopatologica) deve essere fatta con entità con le quali l’ipercheratosi/tiloma abbia qualche somiglianza clinica come l’acrocheratosi, 20 i papillomi, 2, 21 la papillomatosi, la stuccocheratosi 22 e la cheratosi seborroica 23. Le differenze fondamentali si trovano nello studio anatomopatologico anche se, nel caso presentato e come si è indicato in precedenza, entrambe possono coesistere. Tenendo conto che gli “helomi duri”, e i tilomi sono lesioni molto simili e che, frequentemente, si considerano la stessa cosa, bisogna tenere presente che entrambe possono mascherare un’altra lesione come una borsite calcifica, 24, 25 o un neuroma 26. Altre patologie con le quali bisogna stabilire una diagnostica differenziale sono le lesioni tumorali benigne, pre-maligne o maligne che si diramano con alterazioni nello strato corneo della pelle, come il cheratoacantoma, il corno cutaneo, il carcinoma verrucoso e il carcinoma squamoso cellulare, tra le più importanti. Per il trattamento delle ipercheratosi/tilomi e affezioni affini sono state proposte numerose alternative: dalla semplice delaminazione o enucleazione 2,9,27, la elettrochirurgia 28 e la “elettrodissezione”29 fino all’utilizzo di strumenti specifici come il Canthacur-PS 30. McCarthy ritiene che il tiloma sia una lesione complessa frutto di una debolezza (mancanza) del retropiede, mesopiede e avampiede per cui propone un trattamento ortopedico con supporti plantari e di scarico5. Nel caso presentato, una volta falliti tutti i trattamenti utilizzati in precedenza, l’unica opzione è stata l’intervento chirurgico e il trattamento ortopodologico che, in modo congiunto, hanno portato alla risoluzione completa della patologia tumorale. RINGRAZIAMENTI Al Dr. M.A. Marigil Gómez, Anatomopatologo, per la sua preziosa collaborazione con lo studio anatomopatologico del caso presentato in questo articolo. BIBLIOGRAFIA 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. Valero J. Tumores de la piel y de las partes blandas del pie. Madrid: Exa Editores, 2003, p. 370. http://www.msd-italia.it/altre/manuale/sez10/1210899.html Morales R, González ML, Becerro de Bengoa R, García FJ, Lozano JL, Orejana AM. Disqueratosis inflamatorias crónicas o helomas. Rev Esp Podol. 1997;VIII(2):102-9. Arandes R, Viladot A. Clínica y tratamiento de las enfermedades del pie (Podología). Barcelona: Editorial Científico- Médica, 1956, p.521. McCarthy DJ. Dermatologic and soft tissue disorders. 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