Venerdì 3 dicembre 2010 ore 15:00-17:00 Aula Magna - Facoltà di Beni Culturali (Fermo) Culture giovanili, movimenti e cambiamento sociale tra gli anni settanta e ottanta Beppe De Sario ([email protected]) Culture giovanili, movimenti, cambiamento… parole chiave • Consumo, musica, stile, politicizzazione, azione colllettiva, identità, piacere, conflitto sociale, generazione, sé, noi, individualismo, tribù, movimento, scena, pubblico, etc… Culture e conflitto sociale • We understand the word ‘culture’ to refer to that level at which social groups develop distinct patterns of life, and give expressive form to their social and material lifeexperience [vd. anche Raymond Williams, Riochard Hoggart]. Culture is the way, the forms, in which groups ‘handle’ the raw material of their social and material existence […] Culture is the way the social relations of a group are structured and shaped: but it is also the way those shapes are experienced, understood and interpreted […] cultures are differently ranked, and stand in opposition to one another, in relation of domination and subordination, along the scale of ‘cultural power’. Stuart Hall, Tony Jefferson (a cura di), Resistance through rituals. Youth subcultures in post-war Britain, Hutchinson, 1976, p. 10-1. • CULTURA, QUINDI, COME DIMENSIONE DI CONFLITTO SOCIALE, e la “lotta culturale” (Antonio Gramsci) è la condizione per l’egemonia nei rapporti sociali , esito che non è garantito da un puro e semplice rapporto di forza tra le classi, ma necessità di un DA QUESTA INTERPRETAZIONE: le culture giovanili esprimono il conflitto sociale e le gerarchie tra le classi nello spazio nazionale, lo elaborano (a volte lo risolvono “magicamente”), ma esprimono un’autonoma solo relativa, che non può attaccare l’egemonia sociale. • Culture e conflitto sociale (oggi) • “spostamento da una lotta per i rapporti di rappresentazione a una ‘politica della rappresentazione’ [[…] alle questioni della cultura e dell’ideologia, e agli scenari della rappresentazione – soggettività, identità, politica – viene assegnato un compito formativo, e non soltanto espressivo, nella costituzione della vita sociale e politica” (Stuart Hall , Politiche del quotidiano. Culture, identità e senso comune; Milano, Il Saggiatore, p. 223). • LA CULTURA PUÒ PORTARE A UNA MODIFICAZIONE DEI RAPPORTI DI RAPPRESENTAZIONE, e alla politicizzazione di aspetti precedentemente non considerati politicamente rilevanti - identità, soggettività , stili di vita, comportamenti sociali, valori -. Culture (globali) oggi • • • “flussi della diversità culturale” “diffusione culturale” “network di interpretazioni” Ulf Hannerz, La complessità culturale. L’organizzazione sociale del significato, Bologna, Il Mulino, 1998. • DA QUESTA VISIONE: anche le culture giovanili contemporanee sono sottoposte a un orizzonte che è ben più vasto di quello degli spazi nazionali, e pertanto mostrano una relativa autonomia che le rende usabili nei conflitti culturali odierni: come parte della “mobilitazione delle differenze culturali” Arjun Appadurai ; modernità in polvere, Roma, Meltemi, 2001, p. 32. Stagione dei movimenti / “lungo ‘68” • I CARATTERI DEI MOVIMENTI NELLA STAGIONE DEL POST-’68: internità alle tradizioni politiche novecentesche / nazionali dimensione internazionale (transnazionale?) nuove dimensioni di politicizzazione: identità generazionale, radicalità degli stili di vita e carattere antisistema. Marco Grispigni, Elogio dell’estremismo. Storiografia e movimenti, Roma, Manifestolibri, 2000. • IL RUOLO STORICO DEI MOVIMENTI: Fattore di modernizzazione sociale (comportamenti, valori, etc.), mancata connessione con il sistema politico, nuovi modi di fare politica e di politicizzazione. Movimenti italiani e controculture • ECHI DI MOVIMENTI E CONTROCULTURE TRA L’ITALIA E L’EUROPA: Laddove in Gran Bretagna la protesta giovanile si espresse principalmente nella musica, nell’abbigliamento e in una rielaborazione di forme sottoculturali giovanili (per esempio, il punk fu coevo del movimento dei “giovani proletari”), in Italia fu necessario costruire una sottocultura giovanile con le materie prime di quella politica (varie versioni dell’“autonomia”) e l’aggiunta di elementi importati. Nel secondo caso, spazi e attività culturali furono rapidamente consumati o si trasformarono sotto le pressioni dell’azione politica. Nel contesto italiano le pratiche “alternative” erano immancabilmente “antitetiche” e politicizzate. Robert Lumley, Dal ’68 agli anni di piombo. Studenti e operai nella crisi italiana, Giunti, Firenze 1998, p. 284. Movimenti dopo gli anni settanta • I CARATTERI DEI “NUOVI MOVIMENTI SOCIALI”: Istanze specifiche (ambiente, territorio, identità culturali e di genere, etc.), legame con la “società civile organizzata”, organizzazione leggera e a rete, dimensione “post-politica” ma non “impolitica”. Mario Diani e Donatella Della Porta, I movimenti sociali, Roma, Nis, 1997. “I movimenti contemporanei prendono la forma di network di solidarietà affidati a potenti significati culturali” (Alberto Melucci, Challenging Codes. Collective action in the information age, Cambridge, Cambridge University Press, 1996, p. 4) “L’azione dei movimenti si differenzia consapevolmente dal modello delle organizzazioni politiche e assume una crescente autonomia dai sistemi politici; essa diventa intimamente intrecciata con la vita quotidiana e l’esperienza individuale” (Melucci, 1996, pp. 8-9). “[E rappresentano una sfida al] linguaggio dominante, ai codici che organizzano l’informazione e danno forma alle pratiche sociali” (Melucci, 1996, p. 8) Gli anni ottanta e gli esiti dei movimenti: le interpretazioni • IN GENERALE E DIFFUSAMENTE, GLI OTTANTA COME ROVESCIAMENTO DEL DECENNIO PRECEDENTE: laddove vi erano state (rappresentate) partecipazione, azione collettiva, utopia ed egemonia dei movimenti sociali, nel decennio successivo si sarebbero imposti “riflusso”, individualismo, repressione, omologazione, pragmatismo. (specie nella pubblicistica del tempo, nelle rappresentazioni politiche) • INNOVAZIONE / MODERNIZZAZIONE (INCOMPLETA, EFFIMERA): l’emergere dei certi medi professionali e produttivi, rivoluzione dei “comportamenti”, dei bisogni, dell’orizzonte culturale… sempre maggior distacco dalle dinamiche del sistema politico (autonomia del sociale, egemonia debole della politica, corruzione, clientelismo, etc.), accanto a forti componenti “conservatrici” (sindacati, partiti di massa). Marco Gervasoni, Storia d'Italia degli anni ottanta. Quando eravamo moderni, Venezia, Marsilio, 2010. Gli anni ottanta e gli esiti dei movimenti: le interpretazioni • IL “PAESE MANCATO” / VERSO LA CRISI DELLA PRIMA REPUBBLICA: crisi di legittimazione dei partiti politici, crescita economica non governata, corruzione e logoramento delle virtù civiche della società civile, continuità con gli anni sessanta, effetti effimeri ed episodici dei movimenti sociali sul resto della società, crescita del debito pubblico ed evasione fiscale, etc. (Guido Crainz, Il paese mancato. Dal miracolo economico agli anni ottanta, Roma, Donzelli, 2003) “negli anni ottanta verranno in realtà alla luce, senza più ostacoli, tendenze presenti sin dall’inizio della «grande trasformazione» e poi proseguite sotto i sommovimenti e le brucianti tensioni degli anni settanta […] [gli “anni ‘68”] ci appaiono inadeguati, invece, di fronte a un nodo centrale, neppure aggredito in tutti i suoi versanti: l’esigenza cioè di introdurre correzioni e anticorpi collettivi rispetto alle modalità della «modernizzazione italiana». Di costruire, più ancora, regole adeguate a un’Italia in trasformazione: questione che negli «anni ’68» neppure si pose”. G. Crainz, Autobiografia di una repubblica. Le radici dell'Italia attuale, Roma, Donzelli, 2009, p. 71-72. Gli anni ottanta e gli esiti dei movimenti: le interpretazioni • UN NUOVO RAPPORTO TRA SISTEMA POLITICO E MUTAMENTO SOCIO-CULTURALE, E QUINDI TRA STATO, SOCIETÀ CIVILE E SOGGETTIVITÀ: crisi dello stato e del sistema politico (come in Crainz), ma mutamenti irreversibili rispetto alla società pre-anni settanta, nuovo ruolo della società civile organizzata specie grazie ai “ceti medi riflessivi”, ai movimenti e all’associazionismo. Paul Ginsborg, L’Italia del tempo presente. Famiglia, società civile, Stato 19801996, Torino, Einaudi, 1998, in particolare il cap. IV. E le “culture giovanili”? FUORI DAL MUTAMENTO SOCIALE DEGLI ANNI OTTANTA? INVECE LE RITROVIAMO NEI: • • • • • cambiamenti della composizione sociale e produttiva (prima generazione precaria, terziarizzazione, disoccupazione giovanile, ritardo nell’autonomizzazione personale, etc.) cambiamento delle città (gentrification e riconfigurazione dei quartieri di classe operaia, loisir e consumi culturali) cambiamenti culturali e dei mezzi di comunicazione di massa (Tv commerciale, ma anche – più attivamente – fotocopiatrice, musicassette, primi personal computer, etc), specifiche esperienze di formazione generazionale (viaggi all’estero, consumo culturale, aspirazioni, etc.) evoluzione delle specifiche tradizioni dell’attivismo radicale e del nuovo associazionismo. Giovani e attivisti a Roma, Milano e Torino negli anni ottanta: le origini B. De Sario, Resistenza innaturali. Attivismo radicale nell’Italia degli anni ‘80, Milano, Agenzia X, 2009. UNA POLITICIZZAZIONE “INNATURALE”: TRADUZIONE CULTURALE, MEMORIA , ESPERIENZA, INTERSOGGETTIVITÀ E INTERGENERAZIONALITÀ • • • • • attraverso viaggi in Europa (Londra fine settanta, poi Berlino, Amburgo, Zurigo, Amsterdam anni ottanta, infine Barcellona tra ottanta e novanta), fruizione della cultura giovanile mainstream (le ondate del punk rock, la new wave, poi il reggae, l’hip-hop, le musiche elettroniche), decodifica e riuso della cultura mainstream, Do it yourself: fanzine, organizzazione di concerti, uso delle tecnologie di produzione e riproduzione culturale del tempo spazi di vita e socializzazione inediti: tra centri sociali autogestiti, “centri giovani”, festival culturali e librerie indipendenti, trasmissioni radiofoniche, locali musicali e negozi di abbigliamento e di dischi, tra strade, piazze e “muretti” L’incontro con le tradizioni dell’attivismo radicale: non trasmissione, ma traduzione culturale (in luoghi e città specifiche, e usando risorse e pratiche altrettanto specifiche). Giovani e attivisti a Roma, Milano e Torino negli anni ottanta: lo sviluppo • GLI EVENTI DI CATALIZZAZIONE DEL PERCORSO ATTIVISTICO: le occupazioni, l’uso della città e il confronto con le istituzioni, le relazioni con la società civile e i movimenti sociali del tempo (pacifista, antinucleare, ambientalista, studenti dell’85 e la “Pantera” del ‘90), il conflitto/resistenza culturale nei confronti del mercato e dell’industria culturale. • IL CONSOLIDAMENTO: ATTIVISTICO, GENERAZIONALE, PRODUTTIVO: lo sviluppo delle “autoproduzioni” musicali, la cultura indipendente, l’autogestione e forme di economia sociale) • CRISI DI CRESCITA ED EVOLUZIONE: i contrasti generazionali e culturali, l’underground alla luce del sole (rapporti con il mercato, con il pubblico, con la società civile organizzata, etc.), una imperfetta politica delle differenze, una insostenibile economia autogestionaria. L’attivismo e le culture giovanili degli anni ottanta: le eredità • ALCUNI CARATTERI DELL’ATTIVISMO RADICALE ODIERNO: networking, culturalismo, transnazionalità, politicizzazione di campi e dimensioni della vita sociale inediti, controegemonia invece che antagonismo, attivismo come esperienza formativa e di apprendimento. • UN’INCOMPLETA MA VITALE TRADUZIONE DEGLI ANNI SETTANTA: delle sue sconfitte e contraddizioni storiche (attraverso l’attivismo culturale e le pratiche culturali giovanili), nonché – con i limiti del caso – anche del lutto personale e generazionale, dell’ossessione e del trauma civile che aleggiano ancora nello spazio e nel discorso pubblico a proposito del decennio dei movimenti. L’attivismo e le culture giovanili degli anni ottanta: le eredità • LA TRADUZIONE DI ALCUNI ASPETTI DELLO “SPIRITO DEGLI ANNI OTTANTA”: ad esempio, l’individualismo, l’autorealizzazione, l’autonomia personale e sociale, il pragmatismo articolati da un punto di vista di opposizione, ovvero controegemonico. • ASIMMETRIA RISPETTO ALLA POLITICA ISTITUZIONALE, E UNA RELAZIONE AMBIVALENTE MA ALTRETTANTO SOSTANZIALE CON LA SOCIETÀ CIVILE E IL CETO MEDIO RIFLESSIVO: tra riconoscimento e aria di famiglia, che ha portato alla costruzione di politiche non istituzionali e alla politicizzazione di beni comuni e di nuove forme della vita sociale. Venerdì 3 dicembre 2010 ore 15:00-17:00 Aula Magna - Facoltà di Beni Culturali (Fermo) Culture giovanili, movimenti e cambiamento sociale tra gli anni settanta e ottanta Beppe De Sario ([email protected])