INDICE GENERALE L’ACI, quale organismo “esponenziale di interessi” degli automobilisti (che è il motivo, per il quale, presumo, sono stato chiamato a parlarVi), è doppiamente interessato ai temi di questo Convegno. In effetti, di volta in volta, l’automobilista è “autore” di lesioni alla persona, oppure “vittima” di incidenti. Inoltre, è sempre “assicurato”, quindi cliente di una società assicuratrice, la quale – dietro corrispettivo – si impegna a sollevarlo delle conseguenze monetarie sfavorevoli dei danni che egli produce. E’ interessante – e preoccupante – notare che l’automobilista è, in tutte le ipotesi, in “contrapposizione” con le assicurazioni. Se cliente, lamenta le tariffe eccessive e sempre crescenti (anche se non produce incidenti…). Se danneggiato, lamenta i risarcimenti scarsi ed un comportamento per nulla “riguardoso”. E’ interessante che un intero settore industriale si trovi “sotto tiro” da entrambi i lati: quali potranno essere le conseguenze a lungo termine ? Per il momento le imprese “si difendono” ancora bene; forse dovremmo essergli grati se, nonostante sia tanto “negativo”, non hanno abbandonato in massa il settore RC auto ? Naturalmente, non posso esimermi dal parlare di “tariffe”, ma molto brevemente, anche se è il primo elemento che viene in mente parlando di “costi”. I dati parlano chiaro: i costi delle polizze sono aumentati almeno tre volte di più dell’inflazione; oggi, secondo l’ISVAP, il prezzo medio è di 350 euro (se è “medio”, chissà qual è il minimo e quale il massimo…); prezzo che, da quel che risulta dal nostro punto di osservazione, sarebbe una vera fortuna poter trovare. Le cause, secondo le imprese, sono chiare: truffe (almeno il 5% dei risarcimenti), peso eccessivo delle microinvalidità (con l’intesa che la maggioranza sono “gonfiate”), imprevedibilità e “fantasiosità” di certi giudici nella determinazione del danno, alta incidenza della tassazione. Davvero un “mondo ostile” … Per parte nostra, concordiamo su un’esigenza di certezza nel diritto e nella misura del risarcimento (per tutto il danno a chi effettivamente lo subisce, nulla a chi non ha danno) con criteri chiari. Ma ci sorprende che il settore non metta in discussione la propria efficienza. E’ vero, “i conti parlano”, ma forse sarebbe utile dare ad esempio uno sguardo alle “riserve” ed agli impieghi. Ma su questo non ci esprimiamo: dovrebbe essere l’ISVAP, come authority, ad essere il “cane da guardia” anche per conto dei consumatori, dai quali è finanziato Se, da questo versante, i “costi” sembra non possano essere oggetto di discussione (un po’ come i dogmi di fede …), di costi si può discutere anche in senso “sociale”. Una nostra elaborazione, utilizzando solo “voci” oggettive; ha dato i risultati che vedete. Altri, usando “voci” più ampie (costi ambientali, perdite di tempo ecc.) arrivano a valutazioni ben maggiori. Ma, se è vero che i “premi” pagati internalizzano comunque i “costi sociali” (anche per la quota fiscale e parafiscale, che confluisce ad esempio nelle spese statali per il trattamento e la riabilitazione), ne deriva, nella nostra ipotesi e tenendo conto che i “responsabili” sopportano i propri danni, che gli automobilisti “internalizzano” tutti i costi. A questo punto, potremmo anche chiudere. Se i “premi-costi” non possono essere messi in discussione, se essi dipendono dai risarcimenti, se questi seguono un trend (parliamo di quelli di origine giudiziale) inarrestabile (a meno di interventi autoritativi, che urtano contro l’alto concetto che dovremmo avere dei giudici, quali interpreti dei valori e delle sensibilità della società), ne consegue che dovremmo silenziosamente rassegnarci a costi crescenti, come contropartita di risarcimenti più generosi. In fondo, sarebbe come il superenalotto: aumentano le giocate ma aumenta il montepremi. Discuteremo in altre sedi sulla validità del sillogismo, ma ci sembra che il quadro debba ampliarsi per comprendere anche altri costi. MICROPERMANENTI-MACROPROBLEMI … Convegno Associazione M. Gioia PEOPIL Conference 1 Roma, 24-25 maggio 2002 Patrocinio 1 2 3 4 Secondo dati di fonte ISVAP, nel rapporto tra sinistri pagati e sinistri riservati, sono i danni a persona e quelli “misti” (persona e cose) ad avere la peggio; per i danni solo a persona, il 18% va a finire tra i “riservati”. A voler essere precisi, anche questo è un “costo”; per la vittima, ovviamente. E’ il costo dell’attesa, della dilatazione dei tempi, dell’incertezza, quando non addirittura delle manovre dilatorie al fine di “sfiancare” il “nemico”. Certo, la casistica è varia, ma le norme e le modalità – e le prassi – di accertamento, valutazione, liquidazione del danno e di versamento del risarcimento non sono certo favorevoli alla vittima. Generano un “costo”. Non sempre si considera che dall’altro lato ci può essere un “potenziale cliente”. D’altra parte, il mercato è sicuro: è obbligatorio ! Ma vediamo ora attorno a che cosa si discute. Qui si vede l’entità dei pagamenti medi nel 2000. Emerge naturalmente la diversa entità secondo la tipologia di danni. Quello che purtroppo non emerge – ma la fonte ISVAP può fornire i dati solo in questa forma – è la numerosità dei pagamenti per classi di valore. E’ un vero peccato, perché tutti noi potremmo renderci conto anche della “gravità dei sinistri”. D’altra parte, le compagnie assicuratrici conoscono i sinistri solo sotto il profilo del “valore”; raramente anche secondo la “invalidità” e men che meno sotto altri profili (AIS, ICD-9 ecc.) che riguardano la tipologia e gravità della lesione. In fondo è giusto: a loro interessa il valore finanziario del sinistro; la persona è una controfigura dell’assegno che si rassegnano a “staccare” . MICROPERMANENTI-MACROPROBLEMI … Convegno Associazione M. Gioia PEOPIL Conference Non stupisce quindi che si generi un “contenzioso”, con le cifre che qui vediamo, riprese dalla circolare ISVAP 458. Le cifre indicano qui la consistenza del contenzioso davanti ad un giudice, al quale approdano il 12% dei sinistri riservati. Ci saremmo aspettati una percentuale maggiore: sono riservati in attesa di che cosa ? Ma anche sul residuo di sinistri vecchi di quasi 10 anni sembra che un 24% non sia oggetto di contenzioso giudiziale: sono solo “fermi”, o forse ancora “in trattativa”. Molti di meno giacevano nel 2000 in Cassazione,ma comunque sempre tanti. Il fatto che una controversia di questo genere arrivi in Cassazione dovrebbe essere considerato una “patologia”. Occorrerebbe vedere qual è la “malattia” (giudici di primo grado “bizzarri”? CTU oscure ? errori di valutazione della responsabilità ?). Ma è una malattia che si somma agli altri mali della giustizia: tempi lunghi, costi, incertezza. Anche tutto questo ha un “costo” ! D’altra parte, quanto sia laborioso l’iter lo si vede anche da questi dati. La struttura liquidativa non sembra brillare per disponibilità; alcune zone sono francamente carenti, come la Campania, dalla quale peraltro i liquidatori sembrano rifuggire perché afflitti da ricorrenti minacce. La questione è seria, ma forse sarebbe il caso che le forze dell’ordine e le stesse società si attrezzassero per contrastare il fenomeno. Il settore assicurativo gode di grande rispetto economico e sociale e certo non può (non dovrebbe) sopportare di farsi soggiogare dalla delinquenza. In questo sarà aiutato dalla banca dati sui sinistri. Purtroppo, ancora una volta, non sappiamo che cosa si nasconde dietro queste cifre, vale a dire la qualificazione professionale dei valutatori e dei liquidatori, il loro ambito di attività, gli strumenti utilizzati, i rapporti con le società. Certo è che gli squilibri in questa fase sono anch’essi un “costo” … 2 Roma, 24-25 maggio 2002 Patrocinio Insomma, abbiamo cercato semplicemente di accennare a quali sono i “costi”, oltre quelli puramente monetari, che devono affrontare gli automobilisti, ripeto, nella loro doppia veste di “autori” e di “vittime”. Sono certo che le discussioni successive apporteranno molti utili elementi per la soluzione di questi problemi. Siamo tutti d’accordo che l’assicurazione ed in particolare quella RCA ha un enorme valore “sociale” (oltre che economico), e questo implica comportamenti responsabili da parte di tutti gli attori. Proprio per questo, attiro infine la vostra attenzione su due “storture”. Il primo è il meccanismo comune del “bonusmalus”, che penalizza severamente in caso di incidente ma è molto più lento nel “recupero di classe”. Il secondo è il trattamento iniquo riservato al neopatentato, qualunque sia la sua età e la sua “formazione”. Talvolta, sfocia in una specie di “razzismo”, laddove questo si intenda come l’attribuzione preconcetta all’individuo di “colpe” che appartengono (realmente o sempre per preconcetto) ad un gruppo. Benché il 60% degli “ospiti” delle galere USA sia “colored”, non per questo un nero appena esce per strada viene arrestato, mentre qualcuno (come Colin Powell) arriva ai più alti vertici dell’amministrazione. Oggi invece un neopatentato, anche se “di ottima educazione”, appena entra in un’agenzia assicurativa viene quasi “consigliato” (viste le tariffe applicate, sempre “con grande dispiacere, ma la nostra Sede centrale è inflessibile”…) ad allontanarsi al più presto. Se, nonostante ciò, rimane e le sue vicende successive confermano che meritava fiducia, dell’extratariffa applicatagli nulla gli viene riconosciuto. Ancora una volta, occorre ricordarsi che il servizio è reso all’individuo e non al “gruppo”. L’attenzione verso la qualità del servizio e l’individuo è l’arma vincente dell’impresa moderna. Abbiamo invece l’impressione che, in un mondo che cambia rapidamente, le imprese assicurative, insieme con le banche, siano ancora prigioniere del passato. MICROPERMANENTI-MACROPROBLEMI … Convegno Associazione M. Gioia PEOPIL Conference INDICE GENERALE 3 Roma, 24-25 maggio 2002 Patrocinio