SERIE EDITORIALE DM Disease Management Focus 7 La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Riacutizzata GERMANO BETTONCELLI, LORENZO CORBETTA PACINIeditore M E D I C I N A AUTORI Germano Bettoncelli Medico di Medicina Generale, Responsabile Area Respiratoria, Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) Lorenzo Corbetta Dipartimento Misto di Specialità Medico Chirurgiche, Clinica di Malattie Apparato Respiratorio, Azienda Ospedaliera, Policlinico di Modena Si ringrazia il dott. Alessandro Marchioni per il supporto bibliografico © Copyright 2002 by Pacini Editore S.p.A. - Pisa ISBN 88-7781-452-7 Realizzazione editoriale Pacini Editore S.p.A. Via Gherardesca 1 56121 Ospedaletto (Pisa) [email protected] www.pacinionline.it Grafica e stampa Industrie Grafiche Pacini - Pisa L’iniziativa è resa possibile grazie ad un contributo educazionale di Pfizer Italia s.r.l. Edizione fuori commercio. Omaggio per i Signori Medici Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% del volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, comma 4, della legge 22 aprile 1941 n. 633 ovvero dall’accordo stipulato tra SIAE, AIE, SNS e CNA, CONFARTIGIANATO, CASA, CLAAI, CONFCOMMERCIO, CONFESERCENTI il 18 dicembre 2000. Le riproduzioni per uso differente da quello personale sopracitato potranno avvenire solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata dall’Editore. Finito di stampare nel mese di Ottobre 2001 presso le Industrie Grafiche della Pacini Editore S.p.A. Via A. Gherardesca • 56121 Ospedaletto • Pisa Telefono 050 313011 • Telefax 050 3130300 Internet: http://www.pacinionline.it Disease Management 1 La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva ..............................................................pag. Introduzione ....................................................................................................» Definizione ed epidemiologia..........................................................................» Iter diagnostico: questo paziente ha una BPCO? ..........................................» Classificazione di gravità ................................................................................» 2 La riacutizzazione di BPCO: definizione e criteri diagnostici ......................................» Introduzione ....................................................................................................» Definizione ......................................................................................................» Criteri diagnostici ............................................................................................» Valutazione clinica ..........................................................................................» Criteri di ricovero ospedaliero ........................................................................» Esami strumentali e valutazione eziologica ....................................................» Criteri di dimissione ospedaliera ....................................................................» Gestione integrata MMG/specialista delle riacutizzazioni difficili ................» 3 Il trattamento delle riacutizzazioni di BPCO ............................................................» 7 7 8 10 18 Indice 21 21 22 22 24 25 26 28 29 Trattamento domiciliare ..................................................................................» Trattamento ospedaliero ..................................................................................» 31 31 35 Bibliografia ............................................................................................................» 39 5 Terapia diuretica Bianca 1 Disease Management La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) rappresenta oggi negli USA la quarta causa di morte con una tendenza all’aumento nei prossimi 20 anni 1. Negli ultimi anni vi è stato un crescente interesse per questa malattia dettato sia dalla dimensione epidemiologica, sia dal notevole impatto socio-economico, sia dalle dimostrazioni scientifiche che la diagnosi precoce e la rimozione della sua causa principale, il fumo di sigaretta, possono rallentare od invertire la progressione della malattia. Inoltre l’intervento farmacologico e riabilitativo possono alleviare i sintomi e migliorare lo stato di salute dei pazienti affetti da BPCO. Questa monografia ha lo scopo di illustrare le attuali conoscenze sulla gestione delle riacutizzazioni della BPCO secondo criteri di attualità, praticabilità ed evidenza scientifica. Molte delle informazioni contenute nella monografia si basano sulle conclusioni del Progetto GOLD (Global Initiative for Obstructive Lung Diseases), realizzato dalla collaborazione fra Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e Istituto Statunitense per lo studio delle Malattie Polmonari, Cardiache e del Sangue (NHLBI) con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza nei confronti di questa malattia, per ridurne la morbilità e la mortalità 1. Sono state inoltre prese in considerazione le raccomandazioni dei gruppi di lavoro del Progetto Mondiale BPCO per l’adattamento italiano delle linee guida GOLD 2. Le informazioni contenute nella monogra- fia seguono pertanto un modello basato su un approccio “evidence based”, riferito principalmente a studi randomizzati e di meta-analisi con una classificazione per livelli di evidenza (Tab. I). L’obiettivo della monografia è di far acquisire al medico informazioni operative utili allo sviluppo di moderni modelli di assistenza sanitaria applicabili in Medicina Generale riguardanti: Introduzione • la corretta diagnosi di BPCO; • l’impatto epidemiologico e quello socioeconomico della malattia di base e delle riacutizzazioni; • il riconoscimento dei segni clinici di riacutizzazione di BPCO e l’iter diagnostico più adeguato secondo criteri clinici e di economia sanitaria; • gli strumenti a supporto della diagnosi di riacutizzazione e dei relativi agenti eziologici; • la programmazione di una strategia di cura del paziente sulla base dello stadio di gravità; • i criteri per il ricovero ospedaliero; • i criteri per la scelta del corretto trattamento farmacologico, soprattutto antibiotico, e la necessità di trattamenti di supporto; • le sinergie operative tra Medici di Medicina Generale (MMG) e specialisti ospedalieri ed extra-ospedalieri, oltre alla gestione delle ospedalizzazioni; • l’organizzazione dell’attività ambulatoriale e di assistenza domiciliare per questa patologia. 7 Disease Management Definizione ed epidemiologia La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Riacutizzata Nonostante la bronchite cronica sia un’affezione a tutti nota, molti aspetti nell’evoluzione della sua storia naturale restano ancora incerti nella loro sicura interpretazione. Negli ultimi anni si è passati dalla classica definizione di Anthonisen, fondata essenzialmente su dati clinici, ad una definizione che si basa sugli aspetti di tipo funzionale ed in particolare quello relativo all’ostruzione delle vie aeree ed alla sua irreversibilità. Dal classico concetto di Bronchite Cronica si è passati a quello più moderno di BPCO, a sottolineare l’aspetto funzionale più significativo che caratterizza questa patologia. Una tempestiva diagnosi di riacutizzazione di BPCO presuppone che il paziente sia già noto come affetto da BPCO o comunque correttamente inquadrabile come tale al momento del manifestarsi della riacutizzazione. Definizione Secondo la definizione delle linee guida GOLD la BPCO è una sindrome caratterizzata dallo “sviluppo di una progressiva riduzione del flusso aereo espiratorio non Tabella I 8 completamente reversibile né spontaneamente né con trattamento farmacologico. In genere, tale riduzione del flusso aereo espiratorio si aggrava nel tempo e si associa ad una risposta infiammatoria broncopolmonare dovuta all’inalazione di particelle o gas tossici” 1. I sintomi caratteristici della BPCO sono la tosse, l’escreato e la dispnea da sforzo in un soggetto fumatore o ex fumatore. Dalla definizione di BPCO vengono escluse le bronchiectasie, la fibrosi cistica o la tubercolosi, tranne nelle eventualità che la BPCO si sovrapponga a tali malattie, contribuendo in maniera autonoma alla irreversibile riduzione del flusso aereo espiratorio. L’asma, altra importante e frequente malattia ostruttiva cronica del polmone associata a riduzione del flusso aereo espiratorio, può coesistere con la BPCO; anche l’asma è associata ad un’infiammazione cronica delle vie aeree, che tuttavia ha caratteristiche diverse dall’infiammazione cronica delle vie aeree presente nella BPCO e da questa si differenzia per un diverso decorso clinico ed una migliore prognosi. Livelli di evidenza. CATEGORIA FONTE DEFINIZIONE A Studi randomizzati, controllati. Elevato numero di studi L’evidenza deriva dai risultati di studi scientifici ben progettati che garantiscono una solida base di riscontri nella popolazione. La categoria A richiede pertanto un numero elevato di studi su un numero significativo di partecipanti B Studi randomizzati, controllati. Scarso numero di studi L’evidenza deriva dai risultati di un più limitato numero di studi controllati e randomizzati, l’analisi di sottogruppi e di posthoc, o metanalisi dei trials C Studi non randomizzati. Studi osservazionali L’evidenza è il risultato di studi non controllati, non randomizzati od osservazionali D Giudizio di un Gruppo di Esperti Questa categoria viene utilizzata laddove le indicazioni fornite siano ritenute significative, ma non adeguatamente circostanziate da una letteratura clinica che permetta di classificare tali dati in una delle altre categorie. Il Consenso degli Esperti si basa sull’esperienza clinica o sulla conoscenza che non soddisfa i criteri elencati nelle precedenti categorie La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Epidemiologia Impatto della BPCO sulla popolazione. Molti elementi fanno ritenere che nei prossimi anni questa patologia assumerà un peso molto rilevante per i sistemi sanitari di tutti i paesi. Malgrado non esistano dati certi, secondo autorevoli autori 3 una parte considerevole dei pazienti affetti da BPCO sfugge alla diagnosi e di conseguenza alla possibilità di ricevere un trattamento adeguato. L’OMS prevede che dal 2020 la prevalenza di BPCO salirà dalla 12a posizione alla 5a e la mortalità dalla 5a alla 3a posizione fra tutte le cause di morte 4. Anche in Italia l’incidenza è alta, come dimostrano alcuni studi epidemiologici secondo i quali tra gli italiani con più di 50 anni, uno su cinque soffre di questa malattia. Nel documento sulla “Salute degli Italiani nel 1999” pubblicato dall’ISTAT nel dicembre 2000 risulta che nella popolazione sopra i 65 anni la percentuale di soggetti che dichiara di soffrire di bronchite cronica-enfisema-insufficienza respiratoria va dal 12,6 al 19% (maschi: 16,5-26,5%; femmine: 9,4-15,5%) con una media sulla 2001 2020 5a causa di morte 12a causa di morbilità 3a causa di morte 6a causa di morbilità Disease Management Tabella II popolazione generale del 4,5% (ISTAT: Istituto Nazionale di Statistica. Le condizioni di salute degli italiani. Anno 1999). Storia naturale La storia naturale della BPCO coincide con l’andamento della funzionalità respiratoria del paziente e, in particolare, con la diminuzione annua del suo valore di VEMS. Questo decremento appare essere accentuato nei fumatori suscettibili e nei soggetti che hanno di base un indice ridotto o che sono portatori di iperreattività bronchiale (Fig. 1). Altrettanto, la presenza di tosse ed espettorato cronici sono associati ad un più rapido declino del VEMS rispetto ai soggetti pur ostruiti, ma asintomatici. Come in passato, purtroppo in buona mi- Figura 1 Effetti del fumo di sigaretta sul declino del FEV1 o VEMS (da Fletcher e Peto. BMJ 1977;1:1645-487). 9 Disease Management La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Riacutizzata sura ancora oggi, non viene posta adeguata attenzione all’insorgenza della malattia ed al fatto che taluni di questi pazienti presentano un progressivo peggioramento nel tempo, fino ad arrivare allo sviluppo di una condizione clinica di estrema gravità. L’individuazione precoce dei pazienti a rischio per questa condizione, la necessità di un loro monitoraggio costante, sia sotto l’aspetto clinico che funzionale e la possibilità di instaurare interventi in grado di influenzare in modo determinante l’evoluzione clinica, sono acquisizioni scientifiche abbastanza recenti. Tuttavia, nonostante ciò, ancora non è sufficientemente diffusa nella classe medica la cultura dell’approccio globale alla patologia ed alla sua gestione. Molto spesso, i pazienti con una patologia polmonare ostruttiva cronica ricevono le attenzioni del proprio medico solo quando già la loro sintomatologia è molto intensa e le loro condizioni sono già decisamente scadute. Sembra ancor oggi molto diffuso un atteggiamento “di attesa” nei confronti del paziente, incline, più che ad una gestione complessiva della BPCO, che inizi fin dalla prevenzione della malattia, all’attesa dell’evento acuto e ad una gestione che si esaurisce esclusivamente in quel singolo episodio. In realtà, quello del medico di famiglia è un osservatorio privilegiato per la numerosità e frequenza dei contatti che egli può avere con i propri assistiti, per la conoscenza approfondita della loro storia clinica, dei fattori di rischio e dell’ambiente di vita. Iter diagnostico: questo paziente ha una BPCO? Criteri di diagnosi • Fattori di rischio. • Sintomi. • Segni obiettivi. • Test di funzionalità respiratoria. 10 Fortunatamente, malgrado questi aspetti problematici, la situazione potrebbe oggi essere favorevolmente influenzata da alcune circostanze: infatti, le recenti linee guida GOLD basate su un vasto consenso scientifico internazionale, mettono a disposizione gli indirizzi più accreditati per la gestione della BPCO, sia nella sua fase di stabilità, sia in quella di riacutizzazione. Nel prossimo futuro sarà pertanto importante definire obiettivi e strumenti per la loro diffusione ed implementazione. La diagnosi precoce Per mirare ad un buon standard assistenziale, è necessario quindi che il medico, ed in particolare il MMG, indaghi per rilevare la presenza di una BPCO in tutti i suoi pazienti potenzialmente a rischio, che la diagnosi sia confermata dalla spirometria e che le informazioni relative alla malattia siano ben evidenziate nella scheda clinica del paziente. Molti pazienti affetti da BPCO giungono all’osservazione del medico in presenza di sintomi importanti o per una riacutizzazione infettiva. Spesso si tratta di soggetti con malattia piuttosto evoluta, se si tiene conto che i sintomi di BPCO in stadio avanzato possono non essere presenti in tutti i pazienti e che anche in serie condizioni (VEMS < 30% del predetto) solo circa 2/3 dei pazienti hanno sintomi che rispondono ai criteri clinici diagnostici per la BPCO. La diagnosi di BPCO dovrebbe essere sospettata in tutti i pazienti che manifestano sintomi compatibili e/o una storia di esposizione a fattori di rischio. In questi pazienti l’esecuzione di una spirometria permette di confermare la diagnosi e di valutarne la gravità (GOLD 2001) 1. La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Fattori di rischio Considerando che in apparenza solo una percentuale oscillante dal 10 al 20% dei soggetti fumatori sviluppa una BPCO, deve essere ipotizzata anche una predisposizione genetica allo sviluppo della malattia 5. Ciò ammesso, in assenza di strumenti per accertare nella popolazione tale condizione, i fattori di rischio che vanno tenuti in considerazione per la diagnosi e che quindi i Medici Generali devono ricercare in tutti i propri assistiti, sono: • fumo di tabacco, in particolare se vi è un consumo maggiore di 10 sigarette al dì ed il paziente ha un’età > 40 anni. Anche l’esposizione al fumo passivo, se rilevante, assume oggi valore di fattore di rischio; • attività lavorative che comportino rischio di danno alle vie respiratorie (pur se questo rischio è meno grave rispetto al fumo di tabacco); Disease Management • una familiarità per asma o altre patologie respiratorie; • riscontro anamnestico di precedenti patologie respiratorie, specie se ad andamento ricorrente; • esposizione ad inquinamento urbano (e probabilmente anche indoor); • basso livello economico e sociale, associato a scadente stato nutrizionale ed ambiente abitativo poco salubre nella prima infanzia. Sintomi I sintomi che devono suscitare il sospetto di malattia sono riportati nella Tabella III. Tosse. Si tratta di uno tra i sintomi più frequentemente motivo di consultazione in Medicina Generale. Può essere espressione di molte cause, anche di BPCO, sebbene non tutte le BPCO si presentino con la tosse (Tab. IV). La tosse è un sintomo ca- Indicatori chiave per considerare la diagnosi di BPCO. Tabella III È necessario considerare la BPCO ed eseguire la spirometria se sono presenti anche solo alcuni di questi indicatori, i quali non sono di per sé diagnostici, ma la loro associazione aumenta la probabilità di una diagnosi di BPCO. La spirometria rappresenta un elemento imprescindibile nel formulare la diagnosi di BPCO. Tosse cronica Presente saltuariamente od ogni giorno Spesso presente tutto il giorno; raramente solo di notte Produzione di escreato In ogni caso è possibile la presenza di BPCO Dispnea che è: Progressiva (peggiora nel tempo) Persistente (presente ogni giorno) Descritta dal paziente come una “aumentata fatica a respirare”, “pesantezza”, “fame d’aria” o “boccheggiamento” Peggioramento durante l’esercizio Peggioramento durante le infezioni respiratorie Storia di esposizione ai fattori di rischio, in particolare: Fumo di tabacco Polveri in ambito professionale Fumo proveniente dalla cucina e dalle esalazioni dei riscaldamenti 11 Disease Management Tabella IV La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Riacutizzata Cause di tosse cronica con una radiografia del torace “normale”. INTRATORACICA EXTRATORACICA Broncopneumopatia cronica ostruttiva Asma cronico Carcinoma bronchiale centrale Tubercolosi endobronchiale Bronchiectasie Scompenso cardiaco congestizio cronico Gocciolamento post-nasale Reflusso gastro-esofageo Farmaci (ACE-inibitori, β-bloccanti) Idiopatica ratteristico della BPCO, ma non correla col grado di ostruzione bronchiale del paziente. Frequentemente, la tosse è produttiva (l’ipersecrezione costituisce lo stimolo tussigeno), più spesso presente al mattino al risveglio e tende a decrescere durante il giorno. Caratteristicamente non disturba il sonno del paziente e può peggiorare dopo esposizione al freddo ed all’umidità. La tosse è presente in circa il 50% di coloro che fumano da almeno 10 anni, ha un’intensità correlata al numero di sigarette consumate e, proporzionalmente, diminuisce dopo cessazione del fumo. Molto spesso peggiora in corso di riacutizzazione di BPCO. Ipersecrezione bronchiale. Presente spesso, ma non sempre, nella BPCO con la tosse. Anche la presenza di espettorazione non è indice di ostruzione bronchiale. Si tratta di solito di muco biancastro o bianco grigiastro per la presenza di inquinanti aerei. In corso di infezione bronchiale aumenta di volume e può assumere colore giallo o giallo verde. Dispnea da sforzo e/o a riposo. Questo è il sintomo cardine della BPCO, sebbene la sua comparsa sia piuttosto tardiva rispetto ad altre manifestazioni. Il paziente lo riferisce in genere come difficoltà o fatica a respirare, prevalentemente ad inspirare. Il MMG deve tener bene presente che questo sintomo va espressamente ricercato. Infatti, esso per lo più esordisce in modo insidioso e lentamente, così da consentire al paziente di mettere in atto tutta una serie di 12 adattamenti del proprio consumo energetico. Egli tende ad eliminare o a ridurre, più o meno consapevolmente, le attività fisiche che comportano sforzi, attuando vari comportamenti in grado di ridurre il disagio indotto dalla dispnea. Di conseguenza, sovente il paziente non riferisce per primo al medico questa condizione e, quando ciò accade, è molto difficile risalire all’epoca della sua insorgenza. In presenza del sintomo dispnea è molto importante che il MMG, che per lo più non dispone di strumenti spirometrici, cerchi di quantificarla, facendo riferimento a situazioni della vita quotidiana ben comprensibili dal paziente. Con questo metodo è possibile anche apprezzare nel corso della storia clinica del paziente l’eventuale progressiva perdita di funzionalità respiratoria. Un modo semplice per misurare l’impatto della dispnea sulla salute dei pazienti è rappresentato dal questionario del British Medical Research Council (MRC). Deve essere infine ricordato che la correlazione tra grado di dispnea e valore di VEMS è modesta. Rumori respiratori. La presenza di sibili, fischi o rumori umidi quali rantoli non è patognomonica di BPCO. Tali reperti, quando presenti, possono variare con molta facilità. In alcuni casi rendono difficile la diagnosi differenziale con altre patologie respiratorie o cardiovascolari. Altri sintomi. Senso di oppressione toracica, emoftoe, anoressia, perdita di massa La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva corporea sono altre manifestazioni presenti nei pazienti con BPCO. Segni obiettivi Ispezione. In presenza di una compromissione respiratoria modesta (VEMS < 50% del predetto) non si rilevano abitualmente segni tipici. In condizione di ulteriore scadimento funzionale è possibile rilevare: • tachipnea: un segno spesso trascurato nell’esame obiettivo del paziente ed invece assai rilevante. Difficilmente la frequenza respiratoria è < 15 atti/min nei pazienti con BPCO in fase avanzata e, se maggiore di 25 atti/min accompagna spesso uno stato di distress respiratorio; • uso dei muscoli accessori della respirazione. Di solito in presenza di grave BPCO e di intenso lavoro respiratorio. Va segnalato che l’uso degli sternocleidomastoidei in genere sta a significare una condizione di difficoltà particolarmente intensa; • modificazione della forma del torace con aumento dei diametri antero-posteriori rispetto a quelli trasversali (torace a botte). Disease Management Palpazione e Percussione. Di scarsa utilità in quanto non sensibili né specifiche per la diagnosi di BPCO. Auscultazione. Riduzione del MV che può correlare con lo stato di gravità della BPCO. Frequente presenza di rantoli a medie-piccole bolle localizzati prevalentemente alle basi. Necessità spesso di differenziare questi rumori dai crepiti basilari dovuti ad altre patologie anche non di tipo respiratorio (scompenso cardiaco). Sibili e fischi sono espressione di ostruzione e la loro intensità correla col grado dell’ostruzione stessa. Prove di funzionalità respiratoria Quando il medico ha raccolto i dati sufficienti a formulare un sospetto diagnostico di BPCO, è necessario che il paziente effettui una prova di funzionalità respiratoria. Tale esame è necessario per: • confermare la presenza dell’ostruzione; • definire lo stadio di gravità della malattia; • monitorare l’andamento nel tempo della stessa. Figura 2 La spirometria lenta e la misura dei volumi statici. 13 Disease Management La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Riacutizzata Figura 3 Spirometria: la manovra di di espirazione forzata e misura dei volumi dinamici. Spirometria. La spirometria costituisce la misura della riduzione del flusso aereo espiratorio meglio standardizzata, più riproducibile e più obiettiva disponibile. Misura i volumi polmonari statici e dinamici attraverso 2 manovre: lenta (Fig. 2) e forzata o massimale. È possibile rappre- Figura 4 Curva flusso-volume espiratoria normale in un paziente ostruito. 14 sentare la manovra di espirazione forzata con una curva volume/tempo (Fig. 3) ed una curva flusso-volume in cui ad ogni momento si riportano il flusso istantaneo ed il volume espirato (Fig. 4). Misura il massimo volume di aria mobilizzabile con un’espirazione forzata a partire da La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Interpretazione della spirometria. Disease Management Tabella V Sequenza della valutazione della spirometria 1. Valutazione della morfologia delle curve volume-tempo e flusso-volume per il riscontro di deficit funzionali e per il controllo di qualità della prova. 2. Valutazione della Capacità Vitale Forzata: se < 5° percentile o al 90% del valore teorico indica un deficit restrittivo di vario grado. Per una più precisa valutazione del deficit restrittivo è necessario completare le indagini con la misurazione del VR (Volume Residuo) e della CPT (Capacità Polmonare Totale), da eseguirsi in un laboratorio specialistico. 3. Valutazione del rapporto VEMS/CVF: se < 70 come valore assoluto indica un deficit ostruttivo. 4. Valutazione della riduzione percentuale del VEMS rispetto al valore teorico per classificazione di gravità. 5. Valutazione del valore assoluto del VEMS per il monitoraggio nel tempo della malattia. 6. Se è presente un deficit ostruttivo si esegue la prova di reversibilità facendo inalare al paziente due puff di salbutamolo e ripetendo la spirometria dopo 20-30 minuti. Si valuta la differenza percentuale di VEMS nelle due prove; il test di reversibilità è considerato positivo se si verifica un aumento del VEMS > 12% e di 200 ml ed è utile per la diagnosi differenziale fra asma bronchiale e BPCO o per rilevare la presenza di una componente reversibile nella BPCO. un’inspirazione massimale (capacità vitale forzata, CVF – sigla anglosassone: FVC) ed il volume di aria espirato durante il primo secondo di questa manovra (volume espiratorio massimo in un secondo, VEMS – sigla anglosassone: FEV1), da cui può essere calcolato il rapporto fra queste due misure (VEMS/CVF) (Tab. V). Quando possibile, la manovra di espirazione forzata andrebbe preceduta dalla misurazione della capacità vitale (CV) mediante espirazione lenta, in quanto la misura della capacità vitale con la sola manovra forzata può sottostimare i dati nei pazienti con ostruzione bronchiale e negli anziani. I valori ottenuti all’esame spirometrico per un singolo paziente sono messi a confronto con valori di riferimento calcolati in base all’età, all’altezza, al sesso ed alla razza. I valori di normalità raccomandati dal Progetto GOLD indicano un valore soglia di 70% del rapporto VEMS/CVF al di sotto del quale è ipotizzabile la presenza di una BPCO. VEMS/CVF è di per sé un indice molto sensibile di limitazione al flusso aereo ed un valore < 70 dopo broncodilatatore anche con VEMS > 80% del teorico è considerato uno dei primi segni di broncostruzione e quindi di BPCO 1 (Fig. 5). Alcuni autori raccomandano che la spirometria sia disponibile anche in ambulatori non specialistici per favorirne l’accesso alla maggior parte dei pazienti a rischio 1 2. In ogni caso, la diagnosi va confermata in un laboratorio specialistico dove la valutazione funzionale va completata con la misurazione della reversibilità dell’ostruzione con broncodilatatore (Fig. 6), della Capacità Funzionale Residua (CFR) e quindi della Capacità Polmonare Totale (CPT) (Fig. 7) e della Capacità di diffusione o fattore di trasporto per il monossido di carbonio (DLCO). Altri esami da eseguire per il miglior inquadramento della BPCO sono i seguenti. Radiologia del torace. Questo tipo di indagine non è in grado di identificare i pazienti con BPCO. Il suo utilizzo è utile essenzialmente nella diagnostica differenziale con altre patologie potenzialmente simili nelle manifestazioni cliniche. 15 Disease Management La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Riacutizzata Figura 5 Figura 6 Test di reversibilità. Screening per il deficit di α1-antitripsina. In pazienti che sviluppano la BPCO in giovane età (< 45 anni) o che presentano una storia familiare per questa malattia può essere utile, allo scopo di eseguire screening su famiglie o per fornire adeguati consigli, determinare la coesi16 stenza di un deficit di α1-antitripsina. Determinazione dei gas ematici (Emogasanalisi arteriosa) (Fig. 8). La determinazione dei gas ematici è particolarmente importante nelle forme avanzate. Essa dovrebbe essere eseguita in pazienti con valori di VEMS < 40% del predetto o con se- La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Disease Management Figura 7 Volumi e capacità polmonari statici misurabili con la Pletismografia Corporea e la diluizione dell’Elio. Figura 8 Emogasanalisi arteriosa. gni clinici suggestivi di insufficienza respiratoria o di scompenso cardiaco destro. L’emogasanalisi arteriosa (EGA) fornisce dati essenziali sull’efficienza globale della funzione respiratoria e rappresenta l’esame principale nella valutazione dell’efficacia del trattamento. Fornisce informazioni su: • scambi gassosi polmonari misurando la PaO2. Deve essere sempre messa in relazione alla FiO2 (concentrazione dell’O2 nell’aria inspirata); • ventilazione alveolare, misurando la PaCO2; • equilibrio acido-base misurando anche il pH e, per via indiretta, i bicarbonati e l’eccesso di base. 17 Disease Management Classificazione di gravità La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Riacutizzata Nel paziente con BPCO, un valore di PaO2 < 8,0 kPa (60 mmHg) con o senza PaCO2 > 6,0 kPa (45 mmHg) indica la presenza di insufficienza respiratoria. Un valore di PaO2 ≤ 55 mmHg in ripetuti controlli a distanza di mesi è un’indicazione all’ossigenoterapia a lungo termine. Un valore di PaO2 < 50 mmHg dopo terapia farmacologica ed ossigenoterapia costituisce un’indicazione alla ventilazione meccanica. Per quanto riguarda l’equilibrio acido-base valori di pH < a 7,35 associato ad una significativa ipercapnia indicano la presenza di acidosi respiratoria scompensata che richiede un intervento ed un monitoraggio intensivo. Valori di PaO2 tra 60 e 75 mmHg sono valori border-line che suggeriscono uno stretto monitoraggio del paziente. Pulsossimetria. La saturazione di O2 misurata al dito ed al lobo dell’orecchio può essere utile ma dà valori meno attendibili. Lo screening dei pazienti attraverso il saturimetro (pulsoossimetro) e la valutazione dei gas ematici arteriosi in quelli che presentano una saturazione percentuale dell’ossigeno (SaO2) < 92% può essere un modo utile di selezionare i pazienti da sottoporre ad emogasanalisi arteriosa. Il saturimetro non fornisce tuttavia informazioni circa la pressione parziale della CO2. Ematocrito. La policitemia può insorgere in presenza di ipossiemia arteriosa, specialmente in quei pazienti che continuano a fumare 22. Si definisce policitemia un ematocrito > 47% nelle donne e > 52% negli uomini. Funzione dei muscoli respiratori. La funzione dei muscoli respiratori è solitamente misurata dalla registrazione delle massime pressioni inspiratorie ed espiratorie alla bocca. Misurazioni più complesse sono riservate ai laboratori di ricerca. La misura della forza dei muscoli inspiratori (MIP) è utile nella valutazione di pazienti con dispnea o ipercapnia. Test da sforzo. Diversi test sono disponibili per misurare la capacità di esercizio, ma questi vengono principalmente impiegati nei programmi di riabilitazione. Al termine di questo percorso il paziente può essere classificato secondo quanto previsto dalle recenti linee guida GOLD, in stadio 0, I, II (A, B) III. La classificazione di gravità secondo le linee guida GOLD si basa essenzialmente sulla funzione polmonare 1. A seconda dello stadio di gravità, il medico deve impostare un determinato modello di gestione ponendosi specifici obiettivi e predisponendo una serie di interventi differenziati. Stadio GOLD: 0. Pazienti portatori di fattori di rischio e/o di sintomi, ma con spirometria normale Obiettivo. Prevenire o ritardare la comparsa della BPCO. In particolare: riduzione dei fattori di rischio (abolizione del fumo di tabacco, ridotta esposizione a polveri, sostanze chimiche professionali, inquinamento indoor e outdoor). Metodi. Attuazione di interventi di tipo opportunistico ed in occasione di campagne di prevenzione. In particolare effettuare: una corretta raccolta anamnestica; interventi mirati su tutti i fumatori come raccomandato dalle linee guida contro il fumo 6; prevenzione delle infezioni delle vie aeree; tempestivo e corretto intervento di queste; inserimento del paziente in un programma di follow-up periodico che prevede una Piano di gestione basato sulla gravità del paziente La classificazione della malattia secondo quattro stadi di progressiva gravità riflette una diversa prognosi e diversi livelli di trattamento (Tab. VI). 18 La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Classificazione di gravità secondo le linee guida GOLD. STADIO CARATTERISTICHE 0: A rischio Valori spirometrici normali Sintomi cronici (tosse, espettorazione) I: Lieve VEMS/CVF < 70% VEMS > 80% del predetto Con o senza Sintomi cronici (tosse, espettorazione) II: Moderato VEMS/CVF < 70% 30% < VEMS < 80% del predetto, (IIA: 50% ≤ VEMS < 80% del predetto) (IIB: 30% ≤ VEMS < 50% del predetto) con o senza sintomi cronici (tosse, espettorazione, dispnea) III: Severo VEMS/CVF < 70% VEMS < 30% del predetto o VEMS < 50% con cardiaco destro o insufficienza respiratoria o segni clinici di scompenso Disease Management Tabella VI VEMS = Volume Espiratorio Massimo nel primo secondo di espirazione forzata; CVF = Capacità Vitale Forzata. Per insufficienza respiratoria si intende una Pressione Parziale di O2 (PaO2) < 8,0 kPa (60 mmHg) con o senza Pressione Parziale di CO2 (PaCO2) > a 6,7 kPa (50 mmHg) a livello del mare. visita medica annuale, eventualmente, a giudizio del curante, accompagnata da un test spirometrico. Metodi. Attuazione da parte del MMG e dello specialista di interventi di intensità e frequenza variabile in relazione alla gravità del paziente (Tab. VII). Pazienti in Stadio GOLD: I-II-III Obiettivo. Prevenire o ritardare l’evoluzione della BPCO verso gli stadi più gravi. 19 Disease Management Tabella VII La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Riacutizzata Pazienti in Stadio GOLD I, II, III. Metodi. BPCO Stadio I • Interventi educativi sul paziente • Visita di controllo semestrale • Esecuzione annuale (indicativa) di spirometria • Uso di broncodilatatori per il controllo dei sintomi • Prevenzione delle complicanze (vaccinazioni) BPCO Stadio II • Educazione del paziente e della famiglia • Visita di controllo trimestrale • Esecuzione semestrale (indicativa) di spirometria e se sono presenti frequenti riacutizzazioni • Visita pneumologica annuale (indicativa)* • Uso di broncodilatatori e/o steroidi, se efficaci • Trattamento riabilitativo • Prevenzione delle complicanze (vaccinazioni) BPCO Stadio III • Educazione del paziente e della famiglia • Esecuzione semestrale (indicativa) di spirometria • Visita pneumologica annuale (indicativa) • Uso di broncodilatatori e/o steroidi, se efficaci e se sono presenti ripetute riacutizzazioni • Ossigenoterapia, se indicata** • Trattamento riabilitativo*** • Prevenzione delle complicanze (vaccinazioni) * = La visita pneumologica comprende: – anamnesi ed eventuale raccordo con visita precedente; – spirometria globale; – saturimetria ed eventuale EGA arteriosa; – Rx torace. ** = Indicazione all’Ossigenoterapia domiciliare: – ipossiemia cronica: PaO2 < 55 mmHg; – ipossiemia cronica: PaO2 < 60 mmHg con: - Htc > 55%; - segni di CPC; - segni di cardiopatia ischemica; - riscontro cardioaritmie; - P.A.P. media > 25 mmHg. *** = Indicazioni al trattamento riabilitativo. Criteri di inclusione: – rilevante stato ansioso determinato dalla malattia, in grado di condizionare le attività quotidiane del paziente; – dispnea da sforzo ed a riposo; – restrizione delle attività lavorative e sociali; – riduzione della propria indipendenza ed autonomia. Criteri di esclusione: – scarsa compliance al trattamento; – quadro clinico particolarmente instabile; – mancata sospensione del fumo di sigaretta. 20 2 Disease Management La riacutizzazione di BPCO: definizione e criteri diagnostici Nel corso della storia naturale della BPCO i momenti di riacutizzazione possono rappresentare un evento di importanza determinante. Tali episodi possono incidere in modo assai considerevole sulla morbilità, sulla qualità di vita del paziente e sulla mortalità determinata da questa patologia. Le riacutizzazioni costituiscono, secondo alcuni studi, la causa di morte più frequentemente attribuibile ai soggetti con BPCO 7, soprattutto nel caso di pazienti con flussi respiratori già gravemente limitati, portatori di insufficienza respiratoria cronica e di rilevanti condizioni di comorbilità, o in cattivo stato di nutrizione. I pazienti per le cui condizioni si rende necessario un ricovero in reparto di terapia intensiva, presentano una mortalità intraospedaliera di circa il 910% e del 24-40% nel corso dell’anno successivo. Tale percentuale sale al 59% nei soggetti con età > 65 anni 1. I pazienti che sopravvivono ad un episodio di riacutizzazione che richiede un ricovero ospedaliero hanno un 50% di possibilità di riospedalizzazione entro 6 mesi. Oltre all’impatto sulla mortalità le riacutizzazioni condizionano la vita dei pazienti determinandone uno scadimento sotto il profilo della qualità complessiva. Gli studi effettuati con l’utilizzo del questionario di St. George 8 hanno evidenziato un progressivo peggioramento degli indici di valutazione della qualità della vita con l’aumentare della frequenza delle riacutizza- zioni anche in assenza di variazioni significative della funzionalità respiratoria valutata con il PEF 9. Le infezioni polmonari, pur ripetute, nei soggetti preliminarmente non ostruiti, inducono un deterioramento transitorio della funzione respiratoria, che tuttavia parrebbe non tradursi in un’accelerazione del declino del VEMS sulla lunga distanza 10. In realtà, mentre non è stato ancora accertato l’impatto del peggioramento indotto da una riacutizzazione sul declino annuo della funzione respiratoria del paziente 11, non vi sono dubbi che l’effetto delle riacutizzazioni sull’andamento della malattia nel suo complesso sia estremamente importante, soprattutto quando si verificano episodi gravi, associati a crisi di insufficienza respiratoria acuta. Si calcola che un paziente affetto da BPCO possa presentare un numero di riacutizzazioni per anno oscillante da meno di un episodio a 6-7 episodi, con una media, secondo studi recenti, di 1,33 eventi 12. Probabilmente il numero e la frequenza degli episodi di riacutizzazione di BPCO che si sono manifestati in precedenza, rappresenta il principale fattore di rischio per nuovi episodi, insieme ad indicatori quali la gravità e durata della malattia, la presenza di scompenso cardiaco e/o di cronica espettorazione al mattino. La stagione invernale sembra essere il periodo in cui gli episodi tendono a comparire con più frequenza. Introduzione 21 Disease Management Definizione La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Riacutizzata La riacutizzazione di BPCO è definita come “un prolungato peggioramento delle condizioni del paziente rispetto allo stato stabile ed oltre le normali variazioni giornaliere, che insorge acutamente e richiede una modificazione del trattamento in un paziente affetto da BPCO” 13. Cause In più della metà dei casi, si ritiene che la Tabella VIII Comuni cause di riacutizzazione della BPCO. • Infezioni tracheobronchiali (spesso virali). • Inquinamento ambientale. Criteri diagnostici 22 Per la programmazione di un corretto trattamento è di importanza cruciale conoscere se un’affezione acuta dell’apparato respiratorio si instauri su un soggetto privo di una condizione ostruttiva precedente piuttosto che su un paziente già portatore di una patologia ostruttiva cronica già inquadrata con esami funzionali. In condizioni ideali, il medico, e il MMG in particolare, dovrebbe trovarsi di fronte ad un paziente noto, di cui possiede una scheda clinica aggiornata, nella quale è riportata la diagnosi corretta di malattia polmonare cronica ostruttiva, la sintomatologia prevalente, la correlazione con la diagnosi spirometrica e la relativa classificazione per stadio di gravità. Il medico dovrebbe anche essere in grado di valutare l’evoluzione della malattia in termini di scadimento della funzione respiratoria. Quali sono pertanto, nella pratica quotidiana, gli elementi che devono far sospettare la presenza di una riacutizzazione e qual è il loro valore relativo? Il paziente si presenta abitualmente al medico per la comparsa di segni e/o sintomi nuovi o per l’aggravamento di segni e/o sintomi preesistenti, comunque comparsi acutamen- causa di riacutizzazione sia rappresentata da un’infezione dell’albero tracheo-bronchiale 14 15, di cui un terzo di queste virali, e dall’inquinamento 16, ma in circa 1/3 dei casi non è identificabile la causa 17 18. Patologie che possono simulare una riacutizzazione e talvolta complicarla comprendono la polmonite, lo scompenso cardiaco congestizio, il pneumotorace, i versamenti pleurici, l’embolia polmonare e le aritmie cardiache (Tab. VIII). I pazienti fumatori presentano un maggior numero di riacutizzazioni rispetto ai non fumatori, e la cessazione del fumo riduce il numero di questi eventi di circa un terzo 19. te. Queste manifestazioni sono generalmente costituite dai seguenti sintomi (Tab. IX): • aumento della tosse; • aumento di volume dell’espettorato; • purulenza espettorato; • viraggio dell’espettorato; • aumento della dispnea; • febbre ≥ 37°; • edemi periferici; • aumento frequenza respiratoria; • aumento entità rumori patologici; Fino a poco tempo fa, la definizione più accreditata di riacutizzazione faceva riferimento ai criteri di Winnipeg 1, stilati da Anthonisen nel 1987 20 e che confermavano la presenza di una riacutizzazione di bronchite cronica in presenza di “aumento della dispnea, produzione di espettorato e purulenza dell’espettorato”. L’aumento della dispnea è, purtroppo, un sintomo spesso trascurato sia dal paziente sia dal medico nella raccolta anamnestica, forse per la difficoltà di rilevazione e para- La riacutizzazione di BPCO: definizione e criteri diagnostici Descrizione clinica della BPCO riacutizzata 13. Tabella IX CATEGORIA DI SEGNI DESCRIZIONE Respiratori Aumento della dispnea Aumento del volume e della purulenza dell’espettorato Aumento della tosse Respiro frequente e superficiale Sistemici Febbre Tachicardia Disturbi neurologici metrazione dello stesso in assenza di consuetudine all’uso dello spirometro nella pratica della Medicina Generale. Eppure, secondo alcuni studi, questo sintomo precede, e comunque è presente all’esordio della riacutizzazione, nel 64% dei casi 21. Certamente importante e di facile rilevazione è il dato della purulenza dell’espettorato, presente come sintomo d’esordio, secondo alcuni studi, nel 42% dei casi 21. Recenti studi hanno mostrato che è possibile ottenere un isolamento batterico significativo dall’espettorato purulento di un campione di pazienti, nell’84% dei casi, rispetto al 38% dei casi di pazienti con espettorato mucoso. Sembrerebbe possibile, quindi, attribuire una sensibilità del 94,4% ed una specificità del 77% alla purulenza dell’espettorato come fattore predittivo di eziologia batterica in corso di riacutizzazione di BPCO 15. Possono essere presenti uno o più sintomi contemporaneamente. Non è sempre facile cogliere l’aumento della dispnea in pazienti già dispnoici di base, oppure la purulenza dell’espettorato in soggetti che possono avere questa manifestazione cronicamente presente, o ancora la modifica di reperti auscultatori in soggetti in cui tali manifestazioni sono presenti già in condizioni di stabilità clinica. Sembrerebbe quindi più confacente, ed in ogni caso più utile, specialmente per una Disease Management gestione “pratica” qual è quella del MMG, un approccio diagnostico basato più che sulla presenza/assenza di segni e sintomi, sul dato “dinamico” derivato dall’osservazione del paziente e sulla registrazione dei mutamenti delle sue condizioni di base. Non esiste, infatti, nessun parametro biologico, funzionale o morfologico, che possa dirsi con sicurezza patognomonico per la diagnosi certa di riacutizzazione di BPCO. Dal punto di vista della diagnosi differenziale, va ricordato che vi sono anche altre importanti condizioni cliniche che possono simulare o accompagnare una riacutizzazione di BPCO. In particolare: • polmoniti, sia batteriche che virali. Eventi, questi, particolarmente insidiosi, specie nei pazienti con funzionalità respiratoria compromessa; • scompenso cardiaco congestizio, sia come risultato delle condizioni ipossiemiche indotte dalla patologia respiratoria, sia come fattore di promozione delle riacutizzazioni, per le condizioni di congestione del piccolo circolo indotte dalla ridotta compliance diastolica del ventricolo sinistro e dall’aumento della pressione di riempimento dello stesso; • pneumotorace, evento non facile da cogliere in pazienti spesso già di base con segni ascoltatori toracici importanti, ma che, rispetto alla BPCO, comporta una comparsa di dispnea o un 23 Disease Management La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Riacutizzata peggioramento della stessa ad esordio più repentino accompagnata da dolore toracico; Valutazione clinica Tabella X • versamenti pleurici. • aritmie. Oggi non disponiamo di un modello di valutazione della gravità della riacutizzazione della BPCO, utile ai fini di una valutazione del rischio del paziente, paragonabile, ad esempio, ai criteri di Fine per i pazienti portatori di polmonite di comunità 22. Gli schemi che prevedono l’integrazione di dati clinici con dati di laboratorio sono attuabili solo in ambiente ospedaliero, fuori dalla portata della maggior parte dei MMG. Un tentativo di correlare la sintomatologia del paziente con un determinato stadio di gravità dell’episodio di riacutizzazione è già stato fatto in precedenza da Anthonisen (Tab. X). Una stadiazione di gravità basata sul carico assistenziale è stata invece proposta da Rodriguez-Roisin 13 secondo i criteri elencati in Tabella XI. Seguendo l’evoluzione scientifica della malattia, possiamo oggi fare riferimento alle recenti ed autorevoli linee guida GOLD 1 e tentare, ai fini di un utilizzo pratico, di schematizzare un modello utile ad inquadrare il paziente e la conseguente modalità di gestione. Nei pazienti con BPCO in stadio di gravità GOLD compreso da I a II (malattia lievemoderata), la riacutizzazione si accompagna a dispnea, unita spesso ad aumento della tosse e ad espettorato. In questa con- Definizione e classificazione della BPCO riacutizzata 14 (da Anthonisen et al., mod.). GRAVITÀ DELLA RIACUTIZZAZIONE I II III Tabella XI MANIFESTAZIONI Aumento dispnea, volume e purulenza espettorato Presenza di due dei sintomi precedenti Uno dei sintomi precedenti più almeno uno tra: • infezione delle vie aeree superiori negli ultimi 5 giorni • febbre senza altre cause apparenti • aumento del respiro con sibili • aumento della tosse • aumento frequenza respiratoria e/o cardiaca Stadiazione delle riacutizzazioni basata sul carico di lavoro assistenziale 13. GRAVITÀ CARICO ASSISTENZIALE Lieve Moderata Il paziente necessita di un aumento delle cure autogestite al proprio domicilio Il paziente necessita di un aumento delle cure e sente il bisogno di assistenza medica supplementare Il paziente presenta un evidente e rapido deterioramento delle condizioni che richiede l’ospedalizzazione Grave 24 • embolia polmonare, un reperto autoptico piuttosto frequente nei pazienti BPCO deceduti; La riacutizzazione di BPCO: definizione e criteri diagnostici dizione, in genere, il paziente può venire trattato a domicilio. L’esacerbazione che si verifica in un paziente in stadio III (malattia severa), può determinare acutamente un’insufficienza respiratoria grave. Questi sono i pazienti che in genere producono un carico assistenziale notevole per i sistemi sanitari e che generano costi socio-sanitari elevati. La loro mortalità è notevole e dipende dal- Disease Management la gravità della malattia, dall’età del paziente, dall’organizzazione dei reparti ospedalieri e dalla disponibilità di unità di terapia intensiva respiratoria. L’episodio di riacutizzazione che si verifica a carico di questi soggetti dovrebbe essere gestito in ambiente ospedaliero. Schematizzando, i dati più importanti da rilevare al fine di formulare un giudizio di gravità, sono raccolti nella Tabella XII. Storia clinica e segni di gravità in corso di riacutizzazione di BPCO. STORIA CLINICA SEGNI DI GRAVITÀ • Durata del peggioramento o della comparsa di nuovi sintomi • Numero di episodi precedenti (esacerbazioni, ricoveri) • Attuale intensità di trattamento • • • • • • • Tabella XII Uso di muscoli respiratori accessori Movimento paradosso della gabbia toracica Peggioramento o nuova insorgenza di cianosi di tipo centrale Comparsa di edemi periferici Instabilità emodinamica Segni di scompenso cardiaco destro Ridotta vigilanza La decisione se ricoverare o meno il paziente rappresenta un momento fondamentale nella gestione della riacutizzazione di BPCO: da essa derivano conseguenze cliniche, economiche ed individuali per il paziente e la sua famiglia. Spesso, tale decisione è affidata alla valutazione soggettiva del medico di famiglia che, a domicilio del paziente, se da un lato può contare sui riferimenti che gli derivano dalla conoscenza del paziente, dall’altro deve basarsi su una valutazione esclusivamente clinica, quasi del tutto priva di quegli importanti supporti diagnostici indispensabili per un corretto inquadramento del paziente. Per la definizione di gravità dell’episodio è di grande importanza la conoscenza delle precedenti condizioni cliniche del paziente. La variazione rispetto alle condizioni basali è utile per un giudizio di gravità, non solo relativamente alla sintomatologia soggettiva, ma anche ri- guardo ai dati degli accertamenti spirometrici o emogasanalitici. In generale, si può affermare che dovrebbe essere candidato all’ospedalizzazione il paziente che presenti: Criteri di ricovero ospedaliero • marcato aumento della sintomatologia rispetto a quanto cronicamente presente (ad esempio importante aumento della dispnea a riposo); • storia di BPCO severa; • insorgenza di nuovi sintomi quali cianosi, turbe del ritmo cardiaco, edemi periferici; • mancata risposta alla terapia correttamente impostata; • età avanzata; • comorbilità; • aritmie cardiache; • incertezza diagnostica; • mancanza di supporto assistenziale domiciliare. 25 Disease Management La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Riacutizzata Secondo alcuni autori la variazione dei valori di PEF, che anche il MMG può facilmente raccogliere al letto del paziente, potrebbe costituire un indice predittivo della necessità di ricovero, sufficientemente attendibile 23. Naturalmente questo dato, unito ad altri quali la frequenza cardiaca e respiratoria, l’impegno dei muscoli respiratori accessori ed i valori di saturimetria, potrebbe aumentare notevolmente l’esattezza dell’indicazione al ricovero del paziente. Tabella XIII Criteri per il ricovero in terapia intensiva. • • • • • • • • Esami strumentali e valutazione eziologica Dispnea severa con utilizzo dei muscoli accessori e movimento paradosso dell’addome Frequenza respiratoria > 35 atti al minuto Ipossiemia che pone il paziente in pericolo di vita (PaO2 < 40 mm Hg o PaO2/FIO2 < 200) Severa acidosi (pH < 7,25) ed ipercapnia PaCO2 > 60 mm Hg Arresto respiratorio Sonnolenza, alterato stato mentale Complicanze cardiovascolari (ipotensione, shock, scompenso cardiaco) Altre complicanze (alterazioni metaboliche, sepsi, polmonite, embolia polmonare, barotrauma, versamento pleurico massivo) Le cause più comuni di esacerbazione di BPCO sono costituite dalle infezioni dell’albero tracheo-bronchiale, ed un ruolo importante viene altresì svolto dalle polluzioni ambientali. Tuttavia, circa un terzo delle riacutizzazioni della BPCO restano senza una causa dimostrabile. Il ruolo svolto dalle infezioni batteriche, un tempo ritenute le principali cause, è ancora piuttosto controverso per quanto riguarda il loro peso e la loro importanza. Esami microbiologicici L’esame microscopico e colturale dell’espettorato sono utili per identificare infezioni batteriche e guidare la terapia antibiotica. La scelta degli antibiotici più appropriati è determinata dalla sensibilità locale ai 3 maggiori agenti eziologici delle riacutizzazioni, e cioè Streptococcus pneu26 Vale la pena di ricordare, con l’occasione, che nella borsa del MMG, accanto agli strumenti tradizionali, dovrebbero opportunamente trovar posto anche un ossimetro, un misuratore del PEF ed un distanziatore per la somministrazione di terapie inalatorie. Nei seguenti casi si è di fronte a pericolo di vita, e il paziente dovrebbe essere indirizzato direttamente in Reparto Intensivo (Tab. XIII). moniae, Haemophilus influenzae e Moraxella catarrhalis (Tab. XIV). Esame espettorato A livello delle vie aeree sono rilevabili numerosi microrganismi come Streptococcus pneumoniae, β-emolitico, Haemophilus influenzae e Neisseria meningitidis. Il processo infettivo si instaura quando si altera l’equilibrio tra i fattori infettivi esogeni e/o endogeni e le difese meccaniche o immunitarie del paziente. Per questo motivo, la diagnostica microbiologica presenta notevoli difficoltà, e l’esame dell’espettorato che rappresenta la base di partenza di una valutazione eziologia e per le decisioni terapeutiche presenta notevoli limitazioni. Pertanto, il risultato è utile solo in presenza di secreto bronchiale purulento dopo un accesso di tosse. In ogni caso, il ruolo della microbiologia La riacutizzazione di BPCO: definizione e criteri diagnostici Possibili eziologie microbiche nella riacutizzazione di BPCO in relazione alle condizioni generali dei pazienti ed all’esistenza di fattori di rischio (da Wilson e Grossman 25 26, mod.). CLASSE CONDIZIONI DI RISCHIO GERME I Apparato respiratorio indenne Virus II VEMS > 50% aumento di volume e purulenza dell’espettorato H. influenzae, M. catarrhalis, S. pneumoniae III Criteri classe II + uno dei seguenti: Età > 65 anni 4 o più riacutizzazioni anno in passato Comorbilità rilevante H. influenzae, M. catarrhalis, S. pneumoniae Con alta probabilità di resistenza agli antibiotici IV Criteri classe III + presenza di espettorato abbondante e continuo nel corso dell’anno H. influenzae, M. catarrhalis, S. pneumoniae Enterobacteriaceae Pseudomonas aeruginosa nella diagnosi eziologica deve spostarsi dalla “diagnosi dell’agente patogeno a ogni costo” a una collaborazione con il clinico per soddisfare i seguenti requisiti: • ricorso alla diagnostica supplementare e necessità di modifiche della terapia in caso di insuccesso terapeutico; • accertamento e interruzione di catene infettive mediante adeguate misure di igiene ospedaliere; • accertamento tempestivo di situazioni epidemiologiche e di sviluppo di resistenza come premessa di una terapia “ragionata”. La ricerca è complicata dal fatto che una certa carica batterica è presente nella maggior parte dei pazienti con BPCO in fase stabile, al di fuori delle riacutizzazioni. In uno studio di Hill, su 336 campioni di espettorato di pazienti con BPCO in fase stabile, ne sono stati riscontrati 247 positivi, fra cui il 74% per Haemophilus influenzae e parainfluenzae, il 10% per Moraxella catarrhalis e il 2% per Streptococcus pneumoniae 24. Disease Management Tabella XIV Resistenze Tutte e 3 le specie pongono oggi problemi di resistenza. I ceppi di S. pneumoniae resistenti alla penicillina sono poco diffusi nel Regno Unito (3% circa), molto nei Paesi dell’Est (58,5% in Ungheria), in Spagna (34,3%), in Francia (20% circa). In Italia, l’incidenza media di resistenza alla penicillina si è attestata al 14,3% nel 1997, mentre è in aumento per i macrolidi. La percentuale di ceppi di H. influenzae che producono β-lattamasi è compresa tra l’1,8% della Germania ed il 31,1% della Spagna, con l’Italia in posizione intermedia tra il 3,8 e l’11,2%. La Moraxella catarrhalis ha un’elevata resistenza alla penicillina variabile tra il 60 e l’85% dei ceppi. Test di funzionalità respiratoria Quando disponibili, precedenti prove di funzionalità ventilatoria ed emogasanalisi sono utili per un confronto con quelle eseguite durante l’episodio acuto. In generale, un 27 Disease Management La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Riacutizzata PEF < 100 L/min o un VEMS < 1 L indicano una riacutizzazione severa. Un’improvvisa variazione nei risultati di questo test è più importante rispetto ai valori assoluti 27. Valutazione dei gas ematici A domicilio del paziente, la disponibilità di un pulsossimetro permette di valutare in maniera non invasiva e rapida l’ossigenazione del paziente. Valori al di sotto del 90% in ossigenoterapia sono un’indicazione all’ospedalizzazione. In ambiente ospedaliero, la valutazione dei gas ematici è di fondamentale importanza per determinare la gravità della riacutizzazione. La valutazione in aria ambiente della pressione parziale dell’ossigeno (PaO2) < 8,0 kPa (60 mm Hg) e/o la saturazione arteriosa dell’ossigeno (SaO2) < 90%, indicano un’insufficienza respiratoria e la necessità di una corretta valutazione e trattamento. Inoltre, una PaO2 < 6,7 kPa (50 mm Hg), una pressione parziale dell’anidride carbonica (PaCO2) > 9,3 kPa (70 mm Hg) sono espressione di una condizione in cui vi è pericolo di vita che necessita di ricovero in terapia intensiva 28. Criteri di dimissione ospedaliera L’attuale tendenza a ridurre al minimo la durata dei ricoveri ospedalieri impone di definire quali siano i criteri di dimissione che concilino tale esigenza con l’imprescindibile garanzia di sicurezza cui il paziente ha diritto. Anche sotto questo aspetto non esistono indicazioni codificate e generalmente accettate in letteratura. Un’ipotesi ragionevole potrebbe essere la seguente: • paziente in grado di deambulare autonomamente, di alimentarsi, di assumere la terapia; • assenza o ridottissima presenza di risvegli notturni per dispnea; 28 Radiografia del torace ed ECG Le radiografie del torace (postero-anteriore + laterale) sono utili nell’identificare patologie respiratorie diverse, che possono simulare una riacutizzazione di BPCO. L’embolia polmonare può essere piuttosto difficile da diagnosticare, anche se essa può essere suggerita da una pressione arteriosa sistolica bassa e dall’incapacità di aumentare la PaO2 al di sopra di 8,0 kPa nonostante la somministrazione di ossigeno ad alti flussi. Le caratteristiche elettrocardiografiche e radiologiche sono di difficile interpretazione nella BPCO di grado severo, dove l’ipertrofia del ventricolo destro e la dilatazione dell’arteria polmonare rappresentano elementi comuni. In questo contesto non sono di nessuna utilità la scintigrafia ventilatoria e perfusionale polmonare. La TC spirale e, forse, il dosaggio del Ddimero rappresentano, al momento, gli strumenti più affidabili. Nel caso sia presente un’embolia polmonare, è meglio instaurare una terapia combinata per la riacutizzazione di BPCO e la TEP. • stabilizzazione del quadro emogasanalitico da almeno 24 ore; • terapia con β2-agonisti per via inalatoria somministrata ogni 4 ore o più; • sufficiente supporto familiare e socio-sanitario domiciliare. È raccomandabile il contatto dei Medici Ospedalieri con il medico curante del paziente prima della sua dimissione, soprattutto per i casi particolarmente complessi. Il ricovero ospedaliero deve essere considerato un’opportunità per favorire la cessazione dal fumo di sigaretta, esplorare la possibilità di una deficienza di α1-antitripsina, educare il paziente all’uso dei di- La riacutizzazione di BPCO: definizione e criteri diagnostici spositivi per inalazione, consigliare i vaccini antinfluenzali e, negli anziani, antipneumococcici, valutare la necessità di ossigenoterapia domiciliare e per affidare il paziente ad un Centro di riabilitazione respiratoria. Il trattamento farmacologico domiciliare dovrebbe inoltre prevedere un approccio per gravità secondo quanto raccomandato dalle linee guida GOLD, considerando che un paziente con BPCO moderato-grave che presenta frequenti riacutizzazioni è un candidato all’uso di steroidi inalatori a lungo termine, che ha proprio nella prevenzione delle riacutizzazioni il principale scopo (evidenza B) 1. In questi pazienti dovrebbe essere raccomandata anche una terapia cronica con broncodilatatori, preferibilmente a lunga durata d'azione. Oltre ai β-2 stimolanti, recenti studi hanno dimostrato che il tiotropio, un anticolinergico long-acting non ancora in commercio in italia, oltre che ridurre in maniera significativa i sintomi e migliorare lo stato di salute, riduce del 20% la frequenza di riacutizzazioni 29 30. Una proposta di percorso per una corretta gestione delle riacutizzazioni “difficili” o in pazienti “a rischio” che preveda una stretta correlazione fra MMG, Guardia Medica, Pronto Soccorso e struttura specialistica è illustrata nella Figura 1. MMG Guardia Medica Richiesta con: • Ricettario (urgente) • telefonica (reperibilità) Disease Management Gestione integrata MMG/specialista delle riacutizzazioni difficili Ambulatorio Pneumologico Divisionale Pronto Soccorso Consulenza Specialistica Triage dopo esecuzione di: Spirometria Emogasanalisi arteriosa Rx torace ECG Riaffidamento al Medico di Medicina Ricovero in DH Pneumologico Ricovero in Degenza Ordinaria Ricovero in Unità di Terapia Intensiva } Ricovero in Unità di Terapia semintensiva BPCO che non necessitano di supporto 02 e vent. MMG - Controlli periodici presso Ambulatorio BPCO BPCO in 02 - ventiloterapia domiciliare MMG - Home Care e Controlli presso Ambulatorio Ossigeno e ventiloterapia 29 3 Disease Management Il trattamento delle riacutizzazioni di BPCO Il trattamento ottimale di un paziente con una riacutizzazione di BPCO prevede: • l’uso di broncodilatatori, steroidi sistemici e antibiotici; • un’adeguata valutazione per la diagnosi differenziale con altre malattie; • ossigeno e ventilazione meccanica. Il notevole impegno di risorse del sistema sanitario legato alla BPCO, e soprattutto alle riacutizzazioni, ha spostato parte della gestione della malattia verso il domicilio e quindi verso la Medicina Generale 31. I criteri di ospedalizzazione del paziente con sospetta BPCO riacutizzata sono stati ampiamente esposti nel capitolo precedente. Il trattamento domiciliare dovrebbe prevedere lo schema terapeutico in Tabella XV e i dosaggi riassunti in Tabella XX. Attualmente non ci sono evidenze in questa fase sull’efficacia dell’uso di farmaci mucolitici o della fisioterapia toracica. Terapia broncodilatatrice (Evidenza A) Il trattamento domiciliare della riacutizzazione di BPCO comporta un aumento della dose e/o della frequenza di somministrazione della terapia broncodilatatrice inalatoria già in atto. I β2-agonisti e gli anticolinergici hanno dimostrato entrambi un’efficace azione broncodilatatrice nelle riacutizzazioni di BPCO, con miglioramenti di VEMS e FVC del 15-29% entro 60-120 min 32. Nei pazienti più gravi, alte dosi di terapia somministrata con nebulizzatori possono essere somministrate al bisogno Trattamento domiciliare della BPCO riacutizzata. Trattamento domiciliare Tabella XV 1. Broncodilatatori: aumentare la dose o la frequenza di somministrazione. Associare β2-agonisti ed anticolinergici. Usare distanziatori o nebulizzatori 2. Corticosteroidi orali o endovenosi 3. Antibiotici, quando presenti segni di infezione batterica, orali o occasionalmente per via endovenosa sec. lo schema allegato in Tabella XVIII 4. Ossigenoterapia quando possibile 5. Valutazione criteri di ospedalizzazione 31 Disease Management Tabella XVI La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Riacutizzata per diversi giorni, nonostante non sia consigliato l’utilizzo di questo tipo di terapia per lunghi periodi di tempo. L’aggiunta di aminofillina non produce ulteriori miglioramenti funzionali o clinici esponendo anche il paziente ad effetti indesiderati ed ha quindi un ruolo minore rispetto a più potenti e sicuri broncodilatatori 1. zionalità respiratoria più rapidamente (Evidenza A) 33-35. Dovrebbero pertanto essere considerati una terapia aggiuntiva ai broncodilatatori se il VEMS basale del paziente è < 50% del predetto (Tab. XVI). Si raccomanda una dose di 40 mg al giorno di prednisolone per 10 giorni (Evidenza D). Glucocorticoidi Antibiotici (Evidenza B) Gli steroidi orali sono estremamente efficaci nel trattamento delle riacutizzazioni della BPCO in quanto ne accelerano la risoluzione ed aiutano a ripristinare la fun- Nonostante in circa il 50% dei casi venga isolato un germe patogeno, il ruolo delle infezioni come causa di riacutizzazione rimane controverso. Gli antibiotici sono ef- Glucocorticoidi nel trattamento delle riacutizzazioni di BPCO. Attuali evidenze scientifiche. Tre studi hanno dimostrato che il trattamento con glucocorticoidi per via sistemica è utile nel trattamento delle riacutizzazioni di BPCO. 1. Thompson et al. 33 hanno valutato, in uno studio randomizzato vs. placebo, l’effetto del prednisone per via orale in dosi scalari da 60 a 20 mg per 9 giorni, in 27 pazienti ambulatoriali che presentavano una riacutizzazione di BPCO. I pazienti hanno inoltre proseguito l’assunzione delle precedenti terapie ed aumentato il loro utilizzo di β2-agonisti. Il trattamento con prednisone ha determinato un miglioramento più rapido della PO2, del gradiente alveolo-arteriosi dell’ossigeno, del VEMS e del picco di flusso espiratorio, rispetto al gruppo che assumeva il placebo. Il prednisone non ha funzionato solo in pochi casi e ha determinato un miglioramento più rapido del punteggio della scala di dispnea. 2. In uno studio in doppio cieco, controllo vs. placebo presentato da Davies et al. 34 sono stati valutati gli effetti della terapia con glucocorticoidi orali in pazienti con riacutizzazioni, senza acidosi respiratoria che hanno richiesto il ricovero ospedaliero. I pazienti riacutizzati sono stati assegnati, a seguito di randomizzazione, ad un gruppo che assumeva, oltre al trattamento standard con broncodilatatori per via inalatoria, antibiotici ed ossigeno, 30 mg al giorno di prednisolone, una volta al giorno o terapia con placebo per 14 giorni. Nel gruppo di pazienti trattati con glucocorticoidi, il VEMS dopo broncodilatazione è migliorato più rapidamente e ha raggiunto una maggiore entità; questo gruppo ha inoltre presentato una degenza media più breve. I due gruppi non hanno presentato differenze dopo un follow-up di 6 settimane. 3. Niewoerhner et al. 35 hanno condotto uno studio randomizzato, in doppio cieco relativo alla somministrazione di glucocorticoidi sistemici (somministrati per due o otto settimane) o di placebo in 271 pazienti ricoverati per una riacutizzazione di BPCO. 80 pazienti hanno ricevuto la terapia corticosteroidea per 8 settimane, 80 la stessa terapia per 2 settimane e 111 il placebo. Il tasso di insuccesso del trattamento era significativamente più alto nel gruppo di soggetti trattati con placebo. I glucocorticoidi sistemici erano associati con una degenza media più breve e con un VEMS che era circa 0,10 L più alto dal primo giorno dell’arruolamento. I benefici di tale trattamento non erano più evidenti dopo il 6° mese. Il trattamento con corticosteroidi condotto per 8 settimane non era più vantaggioso rispetto a quello condotto per 2 settimane. I pazienti che hanno ricevuto la terapia con glucocorticoidi hanno presentato valori di glicemia tali da richiedere più frequentemente un trattamento terapeutico rispetto al gruppo di pazienti che assumeva placebo. 32 Il trattamento delle riacutizzazioni di BPCO ficaci solo quando il paziente con dispnea ingravescente e tosse presenta un espettorato aumentato di volume e purulento 36. 2 recenti metanalisi su 11 trials randomizzatoi a doppio cieco supportano l’uso di antibiotici solo quando la riacutizzazione è accompagnata da espettorato purulento 32. È importante disporre dei dati dell’isolamento colturale e del relativo antibiogramma. In realtà, ciò avviene difficilmente per la difficoltà di raccogliere correttamente l’espettorato e perché il paziente con BPCO è spesso colonizzato da specie batteriche commensali del cavo orofaringeo, il cui ruolo eziologico rischia di essere sovrastimato. Perciò il trattamento antibiotico viene spesso impostato su base empirica, mentre la coltura dell’espettorato deve essere riservata ai pazienti che non rispondono all’iniziale terapia empirica. La scelta dell’antibiotico varia nei vari Paesi: nel Regno Unito ed in Francia vengono preferite le penicilline orali, in Spagna i macrolidi, in Germania le tetracicline mentre in Italia sono maggiormente utilizzate le cefalosporine di 3a generazione come si può vedere da un recente studio osservazionale 37 (Tab. XVII). La scelta degli antibiotici più appropriati è determinata dalla sensibilità locale ai 3 maggiori agenti eziologici delle riacutizzazioni, e cioè Streptococcus pneumoniae, Haemophilus influenzae e Moraxella catarrhalis. Disease Management Come già illustrato nel capitolo 2, tutte e 3 queste specie pongono problemi di resistenze: la percentuale di ceppi di H. influenzae che producono β-lattamasi è compresa tra l’1,8% della Germania ed il 31,1% della Spagna con l’Italia in posizione intermedia (3,8-l’11,2%). I ceppi di S. pneumoniae penicillino-resistenti sono poco diffusi nel Regno Unito, molto nei Paesi dell’Est (con un picco del 58,5% in Ungheria), in Spagna ed in Francia 37. Negli Stati Uniti la resistenza alla penicillina di S. pneumoniae è risultata del 24% con picco del 32% nei bambini sotto i 5 anni; la multiresistenza è risultata del 14% nel 1998 in aumento di 5 punti rispetto al 1995 38. In Italia l’incidenza media di resistenza alla penicillina di S. pneumoniae, attestatasi al 14,3% nel 1997, non ha subito importanti variazioni e si è collocata al 12,7% con una distribuzione dell’8,9 e 3,8% rispettivamente nella quota a livello di 1,0 mg/ml e 2,0 mg/ml. L’unica classe di farmaci per i quali è stato riscontrato un aumento dei tassi di insensibilità è rappresentata dai macrolidi 39. Nel nostro Paese, contrariamente a quanto descritto in altre aree geografiche, la resistenza ai macrolidi ha dimostrato andamento indipendente da quello, tendenzialmente stazionario, notato con i β-lattamici. Il fenomeno della resistenza è comunque superabile sul piano clinico aumentando le dosi o utilizzando cefalosporine di 3a Tabella XVII “Progetto Ulisse”: antibiotici prescritti 37. ANTIBIOTICI EACB CAP TOTALE IBVR Cefalosporine Macrolidi Chinoloni Penicilline Altro Totale (400 pazienti) 182 115 65 88 15 465 (326 pazienti) 138 136 60 79 26 439 (726 pazienti) 320 251 125 167 40 904 EACB = Broncopneumopatie croniche riacutizzate; CAP = Polmoniti comunitarie. 33 Disease Management La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Riacutizzata generazione e fluorchinoloni di ultima generazione. Il dato di sensibilità in vitro è inoltre spesso dissociato dal risultato clinico, come nel caso dei macrolidi il cui successo clinico dipende anche dalle caratteristiche farmacodinamiche e farmacocinetiche ed in particolare la marcata diffusione tissutale e l’elevata penetrazione intracellulare. La Moraxella catarrhalis ha un’elevata resistenza tra il 60 e l’85% dei ceppi (Alexander Project) 40. Altri germi patogeni da considerare nella scelta dell’antibiotico come Stafilococco aureus, Klebsiella, Pseudomonas ed intra- Tabella XVIII 34 cellulari (Micoplasma e Clamidia) sono relativamente rari. Con queste considerazioni, la scelta dell’antibiotico con cui iniziare un trattamento empirico varia a seconda degli autori e nelle diverse linee guida. Le più recenti linee guida dell’American Thoracic Society per la gestione delle polmoniti comunitarie raccomanda i macrolidi di nuova generazione (azitromicina e claritromicina) come prima scelta nel trattamento domiciliare delle basse vie aeree, soprattutto nei pazienti che non hanno fattori di rischio di tipo cardiologico e patologie da inalazione o comun- (da Grossman 25 adattata). CONDIZIONE CLINICA CRITERI/FATTORI DI RISCHIO PATOGENI PIÙ FREQUENTI ANTIBIOTICO CONSIGLIATO 1. Tracheobronchite acuta Assenza di patologia strutturale Spesso virus (potenziale infezione da Mycoplasma pn. o Clamidia pn.) Nessuno Se persistono i sintomi: macrolide o doxiciclina 2. BPCO semplice VEMS > 50%, aumento del volume dello sputo che appare purulento H. influenzae, M. catarrhalis, S. pneumoniae (possibile resistenza ai β-lattamici) Macrolide, β-lattamico (amoxicillina o cefalosporina orale), o fluorochinilonico di nuova generazione 3. BPCO complicata Come classe 2 ma almeno 1 dei seguenti criteri: VEMS < 50% e avanzata, > 4 riacutizzazioni/anno, comorbidità H. influenzae, M. catarrhalis S. pneumoniae (resistenza ai β-lattamici Fluorochinolonico di nuova generazione amoxicillina-ac. clavulanico cefalosporina di 2a o 3a generazione, macrolide di 2a generazione 4. Infezione bronchiale cronica Classe 3 + espettorato continuo per tutto il primo anno Come sopra + enterobatteriacee, Pseudomonas aeruginosa Indispensabile la cultura dell’espettorato ed antibiotico-terapia mirata. Spesso viene usato il fluorochinolone Il trattamento delle riacutizzazioni di BPCO que predisponenti ad infezioni da Gram negativi 42. La Task Force dell’European Respiratory Society, per la stesura delle linee guida per la gestione delle infezioni delle basse vie aeree, raccomanda invece l’uso dell’associazione aminopenicillina/inibitore delle β-lattamasi (amoxicillina + ac. clavulanico). In alternativa, propone cefalosporina orale, chinoloni 3a generazione, tetraciclina, streptogramine orali, macrolidi; in pazienti giovani ed in epoca di epidemie sono consigliati i macrolidi attivi sul Micoplasma. La scelta del macrolide è obbligata in caso di ipersensibilità nota nei confronti dei β-lattamici 41. I nuovi fluorchinolonici (moxifloxacina, gatifloxacina) presentano uno spettro di attività favorevole nei confronti dei patogeni responsabili delle riacutizzazioni perché più attivi sullo Streptococcus pneumoniae rispetto ai precedenti, con attività conservata (< 1%) nei confronti dei ceppi penicillino-resistenti 43. Un utile approccio pratico basato sulla gravità della BPCO è mostrato nella Tabella XVIII. Medico di Medicina Generale ed antibioticoterapia iniettiva È stato ampiamente riportato il dato per cui in Italia l’utilizzo delle forme iniettive nell’antibioticoterapia appare particolarmente più ampio rispetto ad altri paesi europei quali la Francia, la Germania, la Spagna e, soprattutto, il Regno Unito 44. Criteri per la scelta: Il rischio di morte per riacutizzazione di BPCO è strettamente correlato a: • la presenza di acidosi respiratoria; • la presenza di importanti comorbidità; • la necessita di supporto ventilatorio. Disease Management • non praticabilità della via orale (incapacità/impossibilità a deglutire, presenza di numerosi altri farmaci assunti per via orale); • la maggior garanzia di aderenza del paziente alla prescrizione; • la non disponibilità di antibiotici analoghi per via orale; • la necessità di aver garantita la biodisponibilità della molecola e la necessità di ottenerla in modo rapido. Ossigenoterapia L’ossigenoterapia rappresenta il primo intervento nel paziente con BPCO riacutizzata moderato-grave. Il suo uso prevede però la disponibilità di una sorgente di ossigeno e di sistemi di misurazione dell’ossigenazione arteriosa. Per quanto riguarda la prima, molti pazienti con BPCO grave possiedono un serbatoio di ossigeno liquido a domicilio che può quindi essere utilizzato. Per quanto riguarda la misurazione dei gas ematici è sicuramente utile la misurazione non invasiva della Saturazione di O2 con pulsossimetro che può far parte dell’armamentario di ogni MMG. Una SaO2 di 90-92% è l’obiettivo da raggiungere e corrisponde ad una PaO2 di 60-65 mmHg. A queste concentrazioni la probabilità di ipercapnia da soppressione della guida ipossica del respiro si riduce molto. Se il paziente presenta sintomi neurologici è assolutamente necessario eseguire un’emogasanalisi arteriosa in ambito ospedaliero. Nel Dipartimento di emergenza o di degenza ordinaria la prima cosa da fare è fornire ossigenoterapia e verificare se l’episodio mette in pericolo la vita del paziente. In questo caso il paziente deve essere ricoverato immediatamente nell’Unità di Terapia Intensiva o Semintensiva Respiratoria (Tab. XIX). Trattamento ospedaliero 35 Disease Management Tabella XIX La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Riacutizzata Trattamento delle riacutizzazioni severe, ma senza pericolo di vita in Pronto Soccorso od in degenza ordinaria 1. • Valutazione di gravità dei sintomi, dell’emogasanalisi e della radiografia del torace • Ossigenoterapia: ripetere emogasanalisi dopo 30’ • Broncodilatatori: aumentare la dose o la frequenza di somministrazione, associare β2-agonisti ed anticolinergici, usare distanziatori o nebulizzatori • Corticosteroidi orali o endovenosi • Antibiotici: quando presenti segni di infezione batterica, orali o, occasionalmente per via endovenosa • Aggiungere aminofillina, endovenosa, se necessario • In tutti i momenti: monitorare il bilancio idro-elettrolitico: considerare l’opportunità di eseguire fisioterapia e/o la clearance dell’espettorato; considerare la possibilità di somministrare eparina sottocute; identificare e trattare altre condizioni associate (scompenso, cardiaco, aritmie, ecc.); monitorare strettamente le condizioni del paziente. Ossigenoterapia L’ossigenoterapia rappresenta il trattamento fondamentale durante una riacutizzazione grave di BPCO: • adeguati livelli di ossigenazione (PaO2 > 8,0 kPa o SaO2 > 90%) sono facili da raggiungere nelle riacutizzazioni non complicate, ma la ritenzione di CO2 compare insidiosamente con solo modeste variazioni sintomatologiche; • a distanza di 30’ dall’inizio dell’ossigenoterapia deve essere eseguita un’emogasanalisi per verificare i livelli di ossigenazione, senza che vi sia ritenzione di CO2 od acidosi; • la maschera di Venturi è una sorgente di O2 più accurata rispetto agli occhialini nasali che vengono più facilmente rimossi dal paziente. Terapia broncodilatatrice I β2-agonisti “short acting” sono di solito i broncodilatatori preferiti nel trattamento delle riacutizzazioni di BPCO. Se non vi è pronta risposta, è raccomandata l’aggiunta di un anticolinergico, anche se le evidenze a supporto dell’efficacia di questa combinazione sono controverse. Nei pazienti più gravi una metilxantina per via orale od endovenosa può essere aggiunta al trattamento 44; è tuttavia necessario uno stretto 36 monitoraggio dei livelli sierici per evitare l’insorgenza di effetti collaterali 45 47. Corticosteroidi I corticosteroidi somministrati per via orale o parenterale accelerano il miglioramento della funzionalità respiratoria e degli scambi gassosi e riducono il numero di insuccessi terapeutici e di ricadute per cui vanno associati ai broncodilatatori. Non è nota l’esatta dose che dovrebbe essere impiegata, ma elevate dosi sono associate ad una significativa insorgenza di effetti collaterali legati alla terapia steroidea. Una dose giornaliera compresa fra 30 e 40 mg di prednisolone per 10-14 giorni rappresenta un ragionevole compromesso fra efficacia e sicurezza. Un trattamento più prolungato non determina una migliore efficacia ed aumenta il rischio di insorgenza di effetti collaterali 48. Antibiotici La Task Force dell’European Respiratory Society, per la stesura delle linee guida per la gestione delle infezioni delle basse vie aeree, raccomanda l’uso dell’antibiotico in tutti i pazienti con esacerbazioni gravi o con esacerbazioni non severe qualora siano accompagnate da un aumento della purulenza Il trattamento delle riacutizzazioni di BPCO Tabella XX Farmaci e dosaggi ( da Stoller 32, mod.). FARMACO Broncodilatatori β2-agonisti 1. Salbutamolo 2. Terbutalina 3. Fenoterolo Anticolinergici 1. Ipratropio bromuro 2. Oxitropio bromuro Metilxantine 1. Aminofillina 2. Teofillina Corticosteroidi 1. Metilprednisolone succinato (preferibilmente ospedaliero) 2. Prednisone (preferibilmente domiciliare) Antibiotici 1. Trimetoprimsulfametossazolo 2. Doxiciclina 3. Amoxicillina 4. Amoxicillina/clavulanato 5. Macrolidi Claritromicina Azitromicina 6. Fluorchinolonici Levofloxacina Moxifloxacina Disease Management MODO DI SOMMINISTRAZIONE DOSE FREQUENZA Metered-dose-inhaler (MDI) Nebulizzatore Orale (raro) Power Dry Inhaler (PDI) Metered-dose-inhaler (MDI) 100-200 mcg 0,5-2,0 mg 4 mg 500 mcg 12-24 mcg 4 volte al giorno 4 volte al giorno 2 volte al giorno 4 volte al giorno 2 volte al giorno Metered-dose-inhaler (MDI) Nebulizzatore Metered-dose-inhaler (MDI) Nebulizzatore 18-36 mcg 0,5 mg 200 mcg 1,5 mg 4 volte al giorno 4 volte al giorno 2 volte al giorno (max 3) 2-3 volte al giorno Endovena 0,9 mg/kg di peso/ora Orale (preparati a lento rilascio) 150-450 mg Infusione continua (mantenere teofillinemia nel range terapeutico) 2 volte al giorno Endovena Seguito dalla via orale Orale 125 mg 60 mg 40 mg 20 mg 30-60 mg 40 mg 30 mg 20 mg 10 mg Ogni 6 ore per 3 giorni 1 al giorno per 4 giorni 1 al giorno per 4 giorni 1 al giorno per 4 giorni 1 al giorno per 5-10 giorni 1 al giorno per 2 giorni 1 al giorno per 2 giorni 1 al giorno per 2 giorni 1 al giorno per 2 giorni Orale 160-800 mg 2 volte al giorno per 5-10 giorni Orale 250 mg Orale Orale 250 mg 500 mg 2 volte al giorno il 1° giorno 1 volta al giorno per 5-10 giorni 4 volte al giorno per 5-10 giorni 3 volte al giorno per 5-10 giorni Orale Orale 500 mg 500 mg 2 volte al giorno per 5-10 giorni 1 volta al giorno per 3 giorni Orale/e.v Orale 500 mg 500 mg 1-2 volte al giorno per 5-10 giorni 1-2 volte al giorno per 5-10 giorni 37 Disease Management La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Riacutizzata e del volume dello sputo e un aumento della dispnea. Gli antibiotici consigliati in ambiente ospedaliero sono i β-lattamici (amoxi o amoxicillina + clavulanato 1 g ogni 8 ore) o nuovi macrolidi (azitromicina 500 mg al giorno per 3 giorni o claritromicina 250-500 mg per 2 volte al giorno per 5 giorni) o fluorchinolone 2a generazione (ciprofloxacina 500 x 2 - ofloxacina 400 x 2) o axetilcefuroxim 750 mg x 2. Se i sintomi non si risolvono in 5-7 giorni deve essere considerato il prelievo di un campione per via broncoscopia per attuare una terapia mirata 42. 38 Ventilazione In pazienti con episodi acuti di BPCO al III stadio, i principali obiettivi della ventilazione sono rappresentati dalla riduzione della mortalità e morbilità e dal miglioramento dei sintomi. Durante le riacutizzazioni di BPCO, la ventilazione deve essere somministrata preferibilmente con modalità non invasiva a pressione negativa o positiva o, in caso di fallimento, con modalità invasiva con intubazione oro/nasotracheale o attraverso la tracheostomia. 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