Organo di collegamento della Curia Arcivescovile di Agrigento Supplemento al B.E.A. dell’Ufficio Comunicazioni Sociali e della Segreteria Generale Maggio 2010 tel. 0922 490029 - e-mail: [email protected] «...E lo riconobbero allo spezzar del pane» L’ episodio dei discepoli di Emmaus lo ascolteremo tante volte in questo tempo pasquale. La trama narrativa sembra quasi svelare una dinamica eucaristica: l’accoglienza, la confessione del fallimento, l’ascolto della Parola illuminata da Cristo, la frazione del pane e la ripartenza gioiosa…L’evangelista Luca, attraverso una narrazione semplice mostra come la prima comunità cristiana ha riconosciuto il volto del Risorto nel Pane eucaristico e lo ha annunciato vivo nel memoriale del suo mistero pasquale. Le nostre comunità cristiane vivono ogni giorno l’incontro con il Signore Gesù e, in particolare, in questo periodo, accompagnano i ragazzi al primo incontro con l’Eucarestia. È un momento di festa per tutta la parrocchia, per le famiglie, per i diretti interessati. Ed è anche una bella occasione di annuncio evangelico. È il momento favorevole per parlare del tesoro della comunione come sacramento, come dono, come impegno, come specchio della vita cristiana e sacerdotale. Il pane: tanti chicchi di grano provenienti da campi diversi, macinati per diventare farina, impastati con la purezza dell’acqua evitando il lievito vecchio, cotti nella fornace dell’amore di Dio e, finalmente, offerto alla comunità come cibo degli angeli. Il Signore poteva lasciarci altri segni per rinnovare la sua presenza. E invece no. Ha scelto il pane. Elemento essenziale per la vita (“dacci oggi il nostro pane quotidinano”), nutrimento indispensabile per la comunione. Un tempo, quando si faceva il pane nelle case, si sentiva il profumo della bontà e della freschezza di questo alimento che i nostri padri segnavano con la croce prima di metterlo sulle tavole. Le nostre parrocchie dovrebbero essere come i forni di ieri e di oggi, luoghi in cui si sente e si percepisce la bontà del pane prima ancora di mangiarlo. Luoghi in cui la comunione la si sperimenta e non solo la si distribuisce. Perché per distribuire o ricevere la comunione ci vuole un secondo per realizzarla e per testimoniarla un po’ di più. Ma è questo ciò che il Signore ci chiede, è questo ciò che ha pensato e sognato per noi. Non comunità aride semplicemente depositarie di pane, ma comunità che diventano pane, che sanno raccogliere la diversità dei chicchi andando, come fa l’agricoltore, anche negli angoli più sperduti, perché ogni chicco è importante; comunità che sanno diventare farina candida in cui ognuno si arricchisce dell’altro, perché un chicco di grano da solo è niente, insieme agli altri diventa farina; che si fanno infuocare e trasformare dall’amore di Dio, autentico forno che tutto rinnova e tutto consacra e, infine, si sanno offrire al mondo con le parole del Maestro, quelle della vita e del servizio: «prendete questo è il mio corpo che è dato per voi e per tutti». In questo modo le nostre comunità diventeranno comunità eucaristiche, che fanno della comunione il programma di ogni giorno, l’impegno e la tensione costante. I bambini che riceveranno il sacramento si allontaneranno se non scopriranno comunità così, vedranno in esse luoghi freddi in cui attingere solo qualche servizio all’occorrenza. Quando eravamo bambini correvano nelle nostre case attratti dal profumo del pane e dall’amore dei nostri. Facciamo in modo che ognuna delle nostre parrocchie si trasformi in casa del pane in cui entrando si possa dire:«..è buona come il pane» e, così, anche noi lo riconosceremo «allo spezzar del pane». don Baldo Reina