Organo di collegamento della Curia Arcivescovile di Agrigento
Supplemento al B.E.A. dell’Ufficio Comunicazioni Sociali e della Segreteria Generale Maggio 2010
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«...E lo riconobbero
allo spezzar del pane»
L’
episodio dei discepoli di Emmaus lo ascolteremo
tante volte in questo tempo pasquale. La trama
narrativa sembra quasi svelare una dinamica eucaristica: l’accoglienza, la confessione del fallimento,
l’ascolto della Parola illuminata da Cristo, la frazione del
pane e la ripartenza gioiosa…L’evangelista Luca, attraverso
una narrazione semplice mostra come la prima comunità
cristiana ha riconosciuto il volto del Risorto nel Pane eucaristico e lo ha annunciato vivo nel memoriale del suo mistero pasquale.
Le nostre comunità cristiane vivono ogni giorno l’incontro
con il Signore Gesù e, in particolare, in questo periodo, accompagnano i ragazzi al primo incontro con l’Eucarestia. È
un momento di festa per tutta la parrocchia, per le famiglie,
per i diretti interessati. Ed è anche una bella occasione di annuncio evangelico. È il momento favorevole per parlare del
tesoro della comunione come sacramento, come dono, come
impegno, come specchio della vita cristiana e sacerdotale. Il
pane: tanti chicchi di grano provenienti da campi diversi, macinati per diventare farina, impastati con la purezza dell’acqua evitando il lievito vecchio, cotti nella fornace dell’amore
di Dio e, finalmente, offerto alla comunità come cibo degli
angeli. Il Signore poteva lasciarci altri segni per rinnovare la
sua presenza. E invece no. Ha scelto il pane. Elemento essenziale per la vita (“dacci oggi il nostro pane quotidinano”),
nutrimento indispensabile per la comunione.
Un tempo, quando si faceva il pane nelle case, si sentiva
il profumo della bontà e della freschezza di questo alimento
che i nostri padri segnavano con la croce prima di metterlo
sulle tavole.
Le nostre parrocchie dovrebbero essere come i forni di ieri
e di oggi, luoghi in cui si sente e si percepisce la bontà del
pane prima ancora di mangiarlo. Luoghi in cui la comunione
la si sperimenta e non solo la si distribuisce. Perché per distribuire o ricevere la comunione ci vuole un secondo per realizzarla e per testimoniarla un po’ di più. Ma è questo ciò che
il Signore ci chiede, è questo ciò che ha pensato e sognato
per noi. Non comunità aride semplicemente depositarie di
pane, ma comunità che diventano pane, che sanno raccogliere
la diversità dei chicchi andando, come fa l’agricoltore, anche
negli angoli più sperduti, perché ogni chicco è importante;
comunità che sanno diventare farina candida in cui ognuno
si arricchisce dell’altro, perché un chicco di grano da solo è
niente, insieme agli altri diventa farina; che si fanno infuocare e trasformare dall’amore di Dio, autentico
forno che tutto rinnova e tutto consacra e, infine, si sanno offrire al
mondo con le parole del Maestro,
quelle della vita e del servizio:
«prendete questo è il mio corpo che
è dato per voi e per tutti». In questo modo le nostre comunità
diventeranno comunità eucaristiche, che fanno della comunione il programma di ogni giorno, l’impegno e la tensione
costante. I bambini che riceveranno il sacramento si allontaneranno se non scopriranno comunità così, vedranno in esse
luoghi freddi in cui attingere solo qualche servizio all’occorrenza. Quando eravamo bambini correvano nelle nostre case
attratti dal profumo del pane e dall’amore dei nostri. Facciamo in modo che ognuna delle nostre parrocchie si trasformi in casa del pane in cui entrando si possa dire:«..è
buona come il pane» e, così, anche noi lo riconosceremo «allo
spezzar del pane».
don Baldo Reina
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«...E lo riconobbero allo spezzar del pane»