La Resistenza in Italia e in Friuli 1943-1945 Il contesto storico La Resistenza La Resistenza in Friuli Gli Alleati sbarcano nella notte tra il 10-11 luglio in Sicilia con l’obiettivo di accelerare la fine della guerra. In realtà la campagna d’Italia fu lunga e difficile e sarebbe costata agli alleati disfatte sanguinose. Arrivare a Roma sarebbe costato agli alleati quasi un altro anno di combattimenti e altre decine di migliaia di morti, mentre i tedeschi non manifestavano l’intenzione di ritirarsi dall’Italia e preparavano la difesa della penisola. Lo sbarco in Sicilia non accelerò la fine della guerra, ma raggiunse un altro obiettivo: l’uscita dell’Italia dalla guerra. Dopo le numerose sconfitte e le rese in massa dei soldati italiani, e a causa anche del primo bombardamento di Roma, il 24 luglio 1943 l’organo principale del Partito Fascista, il Gran Consiglio del fascismo, si riunì e votò un ordine del giorno in cui si chiedeva al Re di assumere tutti i poteri costituzionali: era, di fatto, una sfiducia a Benito Mussolini. Il giorno dopo Vittorio Emanuele III convocò Mussolini al Quirinale e gli comunicò che il generale Badoglio era il nuovo primo ministro. Mussolini venne arrestato all’uscita dal colloquio e Badoglio, pochi giorni dopo, cominciò a trattare con gli alleati l’uscita dell’Italia dalla guerra. L’armistizio con gli Alleati viene firmato il 3 settembre a Cassibile e trasmesso via radio l’8 settembre 1943 Conseguenze: I reparti dell’esercito vengono lasciati privi di ordini caos generalizzato Il re si rifugia a Brindisi per sfuggire all’attacco tedesco A sin.:il generale Castellano (in borghese) ed il generale Eisenhower si stringono la mano dopo la firma dell'armistizio a Cassibile, il 3 settembre 1943. A destra: il proclama di Badoglio. Il Sud liberato dagli Alleati Insurrezione di Napoli (27 – 30 settembre 1943) contro l’occupazione nazifascista: il 1° ottobre gli Alleati entrano in città… Tedeschi al Nord Il 12 settembre 1943 Mussolini viene liberato dai tedeschi. Nasce la RSI, considerata il nuovo Stato fascista in Italia, con sede a Salò governo fittizio o collaborazionista (QUISLING) al servizio totale della Germania RESISTENZA !!! Trentino e il Friuli vengono sottratti all’Italia e sottoposti al comando tedesco Iniziano le deportazioni degli Ebrei… Lotta popolare, politica e militare Caratterizzata dall’impegno unitario di opposti orientamenti politici Guerra di Liberazione Nazionale e guerra civile tra antifascisti e fascisti, collaborazionisti dei tedeschi Sorge dall’impegno di donne e uomini che lottano per la propria libertà e che sono disposti a sacrificare la loro vita per ottenerla Inizia dopo l’8 settembre ‘43 e si concentra nel Centro-Nord . I Partigiani si organizzano sotto il comando del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) composto da partiti antifascisti: Democrazia Cristiana PSIUP PCI Partito Liberale Partito d’azione Diversa dalla guerra tradizionale Stanziati in montagna, i partigiani agiscono mediante azioni di guerriglia, sabotaggi e attentati, sfuggono allo scontro aperto contro le superiori forze nazifasciste « Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione. » (Piero Calamandrei, Discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza. Milano, 26 gennaio 1955) Diverse formazioni partigiane: Brigate Garibaldi (PCI) Giustizia e Libertà (Partito D’Azione) Autonomi (Filomonarchici e Badogliani) Fiamme Verdi e Brigate del Popolo (Cattolici) Agiscono in montagna GAP SAP Agiscono in città Partigiani friulani Due componenti fondamentali della Resistenza in Friuli Venezia Giulia, accomunati dall'odio antitedesco, ma divisi dalle ideologie: i comunisti, organizzati nella Brigata Garibaldi «Friuli», la prima che si costituisce in Italia nell’ottobre del 1943 per coordinare le forze partigiane dislocate nella pedemontana, tra Tarcento e Cormons; i cattolici, per lo più di estrazione contadina e del ceto medio cittadino, che con gli azionisti, danno vita alla Brigata Osoppo, che venne costituita nel novembre-dicembre 1943. Bandiera della brigata Garibaldi, brigate d'assalto, tu che sorgi dall'italo cuore, per la patria, la fede e l'onore contro chi maledetto tradì. Partigiano di tutte le valli, pronto il mitra, le bombe e cammina; la tua patria travolta in rovina, la tua patria non deve morir. Giù dai monti discendi alle valli se il nemico distrugge il tuo tetto; partigiano, impugna il moschetto, partigiano non devi morir. alcuni versi di Garibaldi, brigate d'assalto Mario Lizzero,»Andrea» In azione i componenti delle brigate indossavano per riconoscimento fazzoletti rossi al collo e stelle rosse sui copricapi. Il nome delle Brigate deriva dai moti risorgimentali del 1848 quando la fortezza della cittadina di Osoppo aveva opposto una strenua resistenza all'esercito imperiale austriaco, che l'assediava, fino ad ottenere di uscire dalla fortezza con l'onore. Segni distintivi: Cappello d’alpino e fazzoletto verde il motto :“Pai nestris fogolars a destra don Aldo Moretti «Lino» e Alfredo Berzanti «Paolo» sotto : Francesco De Gregori «Bolla» Anche le donne partecipano alla Resistenza I loro compiti principali: recapitare informazioni («le staffette») e dare assistenza ai partigiani. Ma si impegnano anche in campo politico e sanitario e alcune di esse partecipano ai combattimenti. Alcuni nomi: Cecilia Deganutti (medaglia d’oro alla Resistenza) «Giovanna-Rita»; Iole De Cillia «Paola»; Virginia Tonelli «Paola»… A sinistra: Cecilia Deganutti DONNE PARTIGIANE Sono sempre con noi fra il sussurrare delle foglie, lo scalpiccio sullo sterrato, il frusciare dell'erba, nel battito dell'attesa, nei morsi della fame, nei sogni più forti della realtà, nel coraggio quando tremano le ginocchia, nel nostro canto spensierato... Partigiane di ieri con tenacia e corto respiro arginarono la marea nera fetida di morte. Dai loro seni squarciati sbocciarono fiori profumati di dignità. E sono ancora fra noi vestali della memoria, coi volantini agli angoli delle strade, col megafono dietro un banchetto, farfalle colorate negli allegri cortei a difendere diritti minacciati, pronte nei dibattiti accesi, col cuore nella storia e la fresca aurora nei pensieri, al di là al di là del troppo fare... Partigiane di oggi, coriandoli d'umano arcobaleno, danno ascolto e voce ai tempi contrastati, al dolore in fondo al mare, alla donna sfinita, al bimbo, alla terra, alla pace. Sono sempre con noi. E sono ancora fra noi. Maria Pia D’Urso Dall’ estate del 1944, nell’idea che fosse imminente il ritiro dei tedeschi a fronte dell’offensiva degli alleati, i partigiani crearono in alcuni territori montani dell’Italia settentrionale «Zone libere» o Repubbliche partigiane: Valsesia, Ossola, Langhe, Carnia, Friuli Orientale. Furono il tentativo di anticipare la liberazione del Paese ma fallì di fronte alle difficoltà di avanzare dell’esercito alleato Dal luglio 1944 si costituirono in Friuli due Zone Libere: quella del Friuli Orientale e la Zona Libera della Carnia e dell’Alto Friuli. Quest‘ultima si estendeva per circa 2580 kmq. Il 26 settembre con l’elezione della Giunta di Governo della Zona libera della Carnia e dell’Alto Friuli, di fatto si istituì la Repubblica della Carnia, con sede ad Ampezzo. Il suo compito era quello di amministrare e organizzare in modo democratico le varie attività che si svolgevano sul territorio. L’esperienza fu purtroppo di breve durata (26 settembre-10 ottobre):tra l'autunno e l'inverno del 1944 la vasta controffensiva avviata in tutto il Nord del Paese dalle forze nazifasciste mise fine all’esperienza delle repubbliche partigiane. Dal febbraio del 1944 in seguito alle disposizioni del generale Kubler, comandante della Wehrmacht nel Litorale Adriatico, che ordina ai suoi uomini la massima durezza nella repressione anche contro i civili che appoggiano il movimento partigiano, anche in Friuli si abbattono sulla popolazione civile eccidi e rappresaglie. Eccidio di Peternel (22 maggio 1944) – 22 civili trucidati. Incendio di Forni di Sotto (24 maggio 1944) – 400 abitazioni distrutte, 1.800 abitanti senza casa. Incendio di Esemon di Sotto (9 giugno 1944) – 20 case incendiate, saccheggiato l'intero paese. Incendio di Bordano (21luglio 1944) – incendiato il paese, evacuati gli abitanti. Eccidio di Malga Promosio (21-22 luglio 1944) – 52 civili trucidati. Il 21luglio una banda di SS travestiti da partigiani garibaldini giunge nella malga di passo Promosio chiedendo cibo ed ospitalità. Bene accolti, trucidano tutti i civili presenti, poi scendono a valle seviziando ed uccidendo tutte le persone che incontrano. Il giorno dopo, sul ponte di Sutrio e a Paluzza, con altri 200 nazifascisti venuti da Tolmezzo, radunano altri civili e li uccidono. Il bilancio di questa azione è di 52 vittime, tutte civili. Eccidio di Torlano (25 agosto 1944) – 36 civili arsi vivi in una stalla del paese. Incendio ed eccidi di Nimis, Attimis, Faedis (29 settembre 1944) – incendio dei paesi e 30 civili uccisi. Incendio di Barcis (8 settembre 1944) – quasi l'intero abitato distrutto dalle fiamme, uccisi 2 civili. Eccidio di Braulins (6 ottobre 1944) – 61 civili trucidati. Eccidio di Terzo di Aquileia (28 aprile 1945) – 12 civili fucilati. Cervignano (29 aprile 1945) – 25 fra civili e militari vengono seviziati e uccisi lungo il corso dell'Aussa. Eccidio di Feletto Umberto (30 aprile 1945) – 15 civili uccisi. I tedeschi in ritirata uccidono in luoghi diversi del Comune di Tavagnacco 15 civili, fra cui i membri di una intera famiglia di Feletto Umberto. Oltre ai partigiani caduti in combattimento, molti sono quelli che, catturati dai tedeschi o dai fascisti, furono uccisi. Alcune esecuzioni destarono particolare raccapriccio fra la popolazione, come quella del giovane studente diciottenne liceale Antonio Friz «Wolf», cattolico e appartenente alla Brigata Osoppo Friuli, fucilato nel cortile del palazzo di giustizia di Udine con altri tre partigiani il 10 dicembre 1944 L’ultima lettera del giovane Friz ai familiari: «Carissimi genitori e fratelli. Quando riceverete questa io sarò morto. Non piangete, ma siate forti e pregate. Perdonate tutti i dispiaceri che vi ho recato ma ricordatevi di vostro figlio Che sempre vi ha amato. Ricevete tutti l’ultimo forte abbraccio. Vostro per sempre.» Toni Ad Antonio Friz, dal 1994, è intitolata una scuola primaria a Udine Obiettivo degli Jugoslavi: annettere alla Jugoslavia l’intera Venezia Giulia Settembre 1944 Tito sfrutta la debolezza italiana per conquistare l’Istria rappresaglie e violenze FOIBE L'eccidio nella malga di Porzûs, nel comune di Faedis in Friuli, consistette nell'uccisione, fra il 7 e il 18 febbraio 1945, di diciassette partigiani (tra cui una donna, loro ex prigioniera) della Brigata Osoppo, da parte di un gruppo di partigiani appartenenti al Partito Comunista Italiano, i quali, assecondando le pretese dei partigiani comunisti sloveni, non volevano in questa zona di confine, già da quest’ultimi proclamata annessa alla Jugoslavia, alcun’altra presenza partigiana italiana autonoma. Aprile 1945 Ultima offensiva: nelle città scoppiano insurrezioni popolari dirette dal CLNAI (Comitato di Liberazione Per l’Alta Italia) che il 25 aprile assume pieni poteri. Mussolini viene arrestato e fucilato il suo corpo viene esposto in Piazza Loreto a Milano Mentre a Milano, con gli angloamericani alle porte e Mussolini in ritirata verso Como, scattava per gli uomini della Resistenza l’ordine di insurrezione generale, Udine era ancora presidiata in forze dai tedeschi. In Friuli i partigiani si mossero all’alba del 30 aprile puntando verso la città. Dopo un giorno e una notte di scontri alla periferia, Udine venne liberata già nella mattina del 1º maggio, dopo venti mesi di occupazione. Canzone della libertà Quello che domandiamo è libertà quello che rifiutate è libertà quello che non sapete è che noi ad ogni costo noi ce la prenderemo libertà quello che domandiamo è libertà quello che rifiutate è libertà quello che non sapete è che siamo in tanti al mondo troppi a volere ancora libertà quello che volevamo è libertà quello che negavate è libertà ora però sapete è arrivato quel momento subito la vogliamo libertà quello che domandiamo è libertà quello che rifiutate è libertà ora però sapete è arrivato quel momento Sergio Endrigo Ricerca delle classi 1° B e C con il coordinamento della prof.Francesca Tonutti