Quando apparve Aurora (divinità) dalle dita di rosa, mi avvicinai
supplicando gli dei. Eidotea, dopo essersi “tuffata” in mare, ne
riemerse con quattro pelli di foca appena scuoiate. Preparava la
trappola per suo padre, il dio marino Proteo: ci sdraiammo in fila (io
tre miei fidati compagni) e ci coprimmo con le pelli. La puzza era
orribile, ma ci salvammo grazie al dolce profumo dell’ambrosia che lei ci
diede. A mezzogiorno uscì dal mare il vecchio Proteo, e caduto nella
nostra trappola, decise a poco a poco di ascoltarci: ...“Quale dio, o
figlio di Atreo, ha pensato a il piano con te, per prendermi controvoglia
in agguato? Di cosa hai bisogno? Lo sai, vecchio: perché me lo chiedi,
sviandomi? Da tanto tempo sono bloccato su quest’isola, sono disperato,
chi è il dio che mi ostacola? Come farò a tornare a casa?”
Mi rispose allora: “Dopo aver sacrificato a Zeus e a tutti gli altri Dei
cento buoi, prima di salpare da Troia e seguendo alla perfezione il
rituale sacro, passando per l’Egitto, dove vi è il fiume nato da Zeus,
potrai finalmente trovare la via di casa, anche se questo non è il tuo
destino”.
A queste parole mi si spezzò il cuore: il Nilo, anche se vicino, era un fiume
temuto e misterioso. Mi feci comunque forza, e gli risposi: “Farò quello che tu
mi ordini, vecchio. Ma ora dimmi sinceramente: Che ne è degli altri Achei che
hanno lasciato Troia insieme a me e a Nestore (Re di Pilo)? Sono tutti sani e
salvi o qualcuno ha trovato la morte in mare o in mano ai nemici?!”
“Perché me lo chiedi? Molti eroi perirono in guerra e molti sopravissero: lo sai
bene (eri in guerra anche tu). Solo due capi degli Achei dalle corazze di bronzo
sono morti dopo esser salpati da Troia”.
“Uno (Odisseo) è ancora vivo, trattenuto dal vasto mare”.
“Aiace, morì mentre percorreva la via del ritorno: prima venne fatto approdare
da Poseidone sulle Rupi Giree (Scogli Rotondi), che gli salvò in questo modo la
vita”.
“Sarebbe sfuggito al suo destino, benché odiato da Atena, se accecato
dall’orgoglio non si sarebbe vantato della sua bravura, sbeffeggiando gli Dei e
suscitando così le ire di Poseidone, che col suo tridente spaccò a metà l’isola su
cui si trovava Aiace”:
“Così egli morì, inghiottito dal mare ondeggiante, dopo aver bevuto acqua
salata”.
Sconvolto per la morte di Aiace e di Agamennone (suo fratello, morto in un
agguato tesogli da Egisto appena giunto sulla terra ferma  saranno poi
Menelao o Oreste, figlio di Agamennone, a vendicarlo), Menelao trova una
sorta d’incoraggiamento in tutto ciò: “Ora so cosa è accaduto a questi uomini;
dimmi del terzo, che è ancora intrappolato dal mare, non si sa se vivo o
morto”. “Il figlio di Laerte di Itaca (Odisseo), l’ho visto piangere intrappolato
sull’isola della ninfa Calipso: è privo di compagni e non ha nemmeno una nave”.
“Per quanto ti riguarda, o Menelao figlio di Zeus, non è stabilito che tu muoia
ad Argo (terra ricca di pascoli), ma nei Campi Elisi, secondo il volere degli Dei,
situati algli estremi dei confini occidentali dove si trova il Biondo Radamanto
(divinità molto giusta che svolge la funzione di giudice nei Campi Elisi)”. “Là la
vita per gli uomini è molto facile e bella, priva di tempeste o neve o rigidi
inverni, ma ricca di zaffiro (vento) che spira dall’Oceano risanando ogni uomo
che lo respiri”:
“Questo è il tuo destino, in quanto sei marito di Elena (figlia di Zeus e Leda) e
genero di Zeus”.
Detto ciò si voltò e si immerse nel suo mare ondeggiante, mentre io mi diressi
verso i miei compagni alle navi: “Andavo, e il mio cuore era turbato”
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Il racconto di Menelao