2 N. 7 - Luglio 2015 il GIORNALE dell’INGEGNERE Expo 2015 1563 Dal 1952 periodico di informazione per ingegneri e architetti Direttore responsabile Bruno Finzi Presidente del Collegio Ingegneri e Architetti di Milano Condirettore Pierangelo Andreini Direttore scientifico-culturale Franco Ligonzo ____________________________ Redazione Responsabile: Sandra Banfi Davide Canevari, Roberto Di Sanzo Direttore editoriale Pierfrancesco Gallizzi Coordinatore della newsletter: Marco Zani Comitato di gestione Bruno Finzi, Eugenio Radice Fossati, Anna Semenza, Gianni Verga Comitato d’onore: Adolfo Colombo, Riccardo Pellegatta, Fabio Semenza, Carlo Valtolina, Gianni Verga Comitato Scientifico Culturale Presidenti degli Ordini e Collegi abbonati al Giornale dell’Ingegnere Presidente Onorario Giulio Galli AREA STRATEGICA Sergio Barabaschi, Vittorio Coda, Alberto Quadrio Curzio, Adriano De Maio, Giuseppe Lanzavecchia, Massimo Saita AREA FORMAZIONE, RICERCA E INNOVAZIONE Umberto Bertelè, Maurizio Cumo, Aldo Norsa, Lucio Pinto, Michele Presbitero, Umberto Ruggiero, Claudio Smiraglia, Cesare Stevan AREA TECNICA, ECONOMICA, NORMATIVA E PROFESSIONALE Pierangelo Andreini, Guido Arrigoni, Giancarlo Bobbo, Gianmario Bolloli, Sergio Brofferio, Giuseppe Callarame, Vittorio Carnemolla, Franco Cianflone, Sergio Clarelli, Piercarlo Comolli, Antonio De Marco, Mario Ghezzi, Gian Carlo Giuliani, Leopoldo Iaria, Franco Ligonzo, Giovanni Manzini, Ernesto Pedrocchi, Michele Rossi, Alberto Rovetta, Angelo Selis, Giorgio Simeone, Franco Sironi, Andrea Sommaruga, Francesco Tozzi Spadoni. Di diritto componenti del Comitato Scientifico Culturale “Area Tecnica, economica, normativa e professionale” Collegio ingegneri di Pavia: Luca Fraschini, vice presidente vicario. Collegio ingegneri di Venezia: Maurizio Pozzato. Ordini ingegneri: Alessandria: Marco Colombo; Aosta: Edgardo Campane; Bergamo: Emilia Riva; Caserta: Vittorio Severino; Catanzaro: Salvatore Saccà; Como: Franco Gerosa; Cremona: Adriano Faciocchi; Cuneo: Adriano Gerbotto; Imperia: Domenico Pino; Lecco: Antonio Molinari; Lodi: Luca Bertoni; Mantova: Tommaso Ferrante; Milano: Stefano Calzolari; Monza e Brianza: Piergiorgio Borgonovo; Napoli: Luigi Vinci; Novara: Maurizio Riboni; Parma: Angelo Tedeschi; Pavia: Augusto Allegrini; Reggio Emilia: Carlo Rossi; Sondrio: Marco Scaramellini; Torino: Remo Vaudano; Treviso: Vittorino Dal Cin; Varese: Roberta Besozzi; Verbano, Cusio, Ossola: Alberto Gagliardi; Vercelli: Francesco Borasio. Hanno collaborato a questo numero: Valentina Astorri, Pier Antonio Casellato, Laura Daglio, Giuseppe Lanzavecchia, Leonardo Mancusi, Giuseppe Mangiagalli, Pierandrea Mantovani, Ezio Rendina, Gianni Silvestrini Proprietà Editoriale Società di Servizi del Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano S.r.l. Corso Venezia 16 - 20121 Milano EDITORE: QUINE Srl Via Santa Tecla 4 - 20122 Milano Tel. 02 864105 - Fax 02 72016740 Iscrizione R.O.C n. 12191 ____________________________ Pubblicità QUINE Srl - Via Santa Tecla 4 20122 Milano - www.quine.it Tel. 02 864105 - Fax 02 72016740 Direzione, redazione, segreteria Palazzo Montedoria Via G.B. 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Definirlo capo cantiere è riduttivo: eppure lavora per l’Esposizione Universale dal 12 settembre 2009, quando sull’area di oltre un milione e centomila metri quadrati di Rho “c’erano solo prati e rovine”. Il geometra e perito meccanico Bignozzi inizia la valutazione economica e lo studio di fattibilità delle opere da realizzare. Un lavoro enorme ma davvero stimolante per un “tecnico” che ha iniziato a lavorare nel ‘58, quando viene assunto dalla ditta milanese “Torno”, e per vent’anni (“grazie alla guida del mio maestro, l’ingegner Carlo Bongianno”) gira l’Italia per progettare e realizzare impianti di cantieri: tra questi, la linea 2 della metropolitana milanese nel tratto che da piazzale Loreto arriva in stazione Centrale. La sua è una vita avventurosa, trascorsa tra la Turchia, dove ha costruito dighe, sette anni in Sud America (ancora dighe, strade e la metropolitana di Caracas), il Sud Africa, gli Stati Uniti e – naturalmente – l’Italia, dove ha contribuito alla realizzazione, ad esempio, del tratto ferroviario Alta Velocità Milano-Bologna, dell’autostrada Serenissima Brescia-Padova e della diga del Vajont. Poi, ecco la chiamata a Expo Milano 2015. “Mi mettono a capo di un team composto da 11 ingegneri – racconta Bignozzi – il mio compito è comprendere come realizzare il sito espositivo, valutarne l’impatto e la fattibilità economica. Abbozzo subito una planimetria dell’area, l’opera è davvero immensa: allora mi viene l’idea di dividere il sito in nove cantieri, come avevo già fatto quanto ho realizzato il progetto per la diga di Karakaja, in Turchia”. I primi problemi da affrontare creano notevoli grattacapi: ci sono ben tre torrenti da deviare, vanno spostati tutti i sottoservizi esistenti. In più vanno bonificate le aree, là dove prima c’erano un paio di raffinerie e dei parcheggi. Senza dimenticare che va fatta attenzione dove si scava, vista la presenza di un’immensa fognatura con un diametro di sei metri. “Per mettere a posto tutto – aggiunge Bignozzi – ci sono voluti ben tre anni di lavoro, con tanti intoppi e migliaia di operai in azione”. Il secondo step riguarda la viabilità interna al sito: “Abbiamo costruito strade per 13 chilometri. Allo stesso tempo, ecco la realizzazione degli impianti, dalle fognature all’installazione di oltre 1.500 km di tubi. Le strade sono state realizzate in diversi momenti. Non è stato facile, basti pensare che abbiamo dovuto prevedere oltre 8.000 tombini, molti dei quali lungo il Decumano, che misura ben 1.600 metri per una larghezza di 36 metri e dove si affacciano tutti i Paesi Self Built”. Nel mese di marzo del 2014 iniziano i lavori per la costruzione dei padiglioni. “Nel giro di pochi giorni oltre 1.500 lavoratori hanno iniziato la loro attività sul sito espositivo. Se li aggiungiamo ai nostri presenti abitualmente, abbiamo toccato improvvisamente punte di 3.000 operai sull’area: praticamente una cittadella, con mezzi, autoveicoli e autogru che circolavano ad ogni ora del giorno e della notte”. Numerosi i padiglioni che hanno richiesto lavorazioni particolari e complesse per la loro realizzazione, a cominciare da quello degli Emirati Arabi, imponente e ricco di strutture pesanti. “Anche il padiglione francese ha richiesto un particolare impegno – aggiunge Bignozzi -, visto che è stato necessario montare oltre 1.000 metri cubi di legname proveniente direttamente dal Paese transalpino. O la Corea del Sud, il cui padiglione è ricoperto da ben 1.700 tonnellate di ferro”. La complessità delle opere è confermata da alcuni numeri inconfutabili: “A Expo Milano 2015 abbiamo più di 26 milioni di kg di coperture metalliche, senza dimenticare gli 80 mila metri quadrati di tende che ricoprono il Decumano, montate in 34 settimane”. Lavori ininterrotti, con turni che negli ultimi mesi sono stati senza sosta per terminare gli interventi entro il 1 maggio. Eppure c’è stato un momento in cui Bignozzi ha pensato di non farcela: “L’anno scorso, un inverno piovoso e freddo che ci ha notevolmente rallentato. Come abbiamo reagito? Serrando i ranghi e dimostrando al mondo che l’ingegno italiano può essere ancora al top a livello internazionale”. Ora Romano Bignozzi continua a lavorare dieci ore al giorno all’interno del sito espositivo: c’è sempre qualcosa da fare, da aggiustare, da assemblare. E il futuro? “Voglio finire in bellezza l’Esposizione Universale, poi mi dedicherò alla famiglia, ai miei nipoti. E rileggerò tutti gli appunti che in quasi sessant’anni di carriera ho raccolto in giro per il mondo. Dighe, scavi, gallerie, impianti idroelettrici, autostrade: spero che a qualcuno possano interessare”.