GIUSEPPE AMATO – COMMENTO AL LIBRO DEI SALMI
COMMENTO AL LIBRO DEI SALMI.
LA BIBBIA DI GERUSALEMME
ANTICO TESTAMENTO
I LIBRI SAPIENZALI
Potremmo iniziare con una battuta: un salmo al giorno toglie Dio di torno.
Può sembrare blasfemo ma se leggerete tutti i salmi che seguiranno (sono 150) alla fine forse concorderete con me che Dio deve essersi decisamente stancato della monotona “poesia”, della lagnosa
“melodia” con cui Davide (l’autore della maggior parte dei salmi che vengono presentati in questo
libro) eleva il suo “spirito” il suo “animo nobile” e “poetico” verso il cielo.
Ovviamente dopo che ha fatto tutte le porcate possibili che conoscerete certamente se avrete letto i
libri precedenti dell’Antico Testamento.
Nota bene: non ho detto “i miei commenti ai libri” ma i libri nel loro testo puro, in modo da non rimanere influenzati dai miei commenti..
L’insieme dei 150 salmi scelti in una specie di antologia costituisce il “SALTERIO” un insieme di preghiere e lodi che , con i loro contenuti , rivedono un po’ la storia d’Israele, esaltano
momenti importanti, piangono tristezze del popolo d’Israele e via di seguito.
La maggior parte del salmi presenti è attribuita a Davide che, oltre ad essere un gran porcone, era
sia un grande piagnone ipocrita sia un mediocre poeta (cosa non difficile quando si ha la pancia
piena, una donna nel proprio letto, possibilmente diversa ogni notte ed uno stimolo spirituale a invocare il perdono da parte di Dio per i peccati commessi, e tanti!).
Ora, pur tenendo conto di quello che Gesù disse ai vecchi di fronte all’adultera che volevano lapidare (chi è senza peccato ecc.), ritengo che un uomo della levatura di Davide con tutti i meriti che ebbe per il popolo ebraico, non meriti però altrettanta attenzione all’interno del cattolicesimo e nemmeno del cristianesimo. Forse può essere ospitato occasionalmente qualche suo salmo; certamente è
disdicevole (preferirei dire blasfemo) usare le sue “poesie” lagnose e ripetitive, ipocrite e ruffiane
con Dio) per pregare nei templi dell’odierna religione con le sue parole.
Cioè sto ripetendo quello che ho già detto in precedenza nei commenti agli altri libri dell’A. T. circa
i dubbi se ha fatto bene o no la chiesa ad usare i Salmi di Davide per pregare Dio durante tutte le
sue funzioni liturgiche, in particolare la Messa.
Perché è proprio per ammissione del testo di introduzione ai Salmi nell’edizione della C.E.I. che si
spiega la predilezione della chiesa per l’uso di questi “meravigliosi testi di poesia e di preghiera”:
“Immersi nel clima dell’antica economia religiosa, i Salmi si proiettano sull’intera storia della
salvezza, che si compie in Cristo, ed esprimono i sentimenti dell’uomo al cospetto di Dio con
sincerità e verità ineguagliabili. Per questo motivo, la chiesa ha scelto il Salterio come fondamento della sua preghiera ufficiale, meditandolo alla luce del mistero totale di Cristo, che dei
Salmi si servì spesso e che è la meta delle fede dei Salmisti. (commento C.E.I al libro dei Salmi, ed. già citata, pag. 533).
Il “cardinal” Bondi ( un mirabile interprete del pensiero del suo maestro, Silvio Berlusconi) non avrebbe potuto esprimere meglio una serie di affermazioni insulse e offensive innanzi tutto verso Gesù (non è vero che dei salmi si servì spesso; sono gli altri che gli hanno messo in bocca le parole dei
salmi mentre moriva: sciacalli!) e verso noi che, grazie a Dio, siamo ancora in grado di capire ancora qualcosa e discernere tra parole e parole.
Ma è mio dovere rispettare le opinioni altrui. Per questo motivo, mentre io inizio il mio commento
al libro, suggerisco che il mio eventuale unico lettore, se c’è, si legga e si sciroppi i centocinquanta
salmi da solo per farsi una sua personale e, almeno per lui, obiettiva opinione in proposito.
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Tenga anche presente che la maggior parte dei testi dei salmi sono inseriti nella liturgia della chiesa
di oggi, forse anche perché gli autori cattolici ed anche quelli protestanti, non riescono ad elevarsi a
livelli poetici soddisfacenti (come ad esempio gli “aedi” che ci deliziano in chiesa con canti di una
tristezza e di una malinconia che ci fanno rifugiare, almeno con la fantasia, nella musica sinfonica
o, per chi non arriva a questa raffinatezza, alle canzoni di Celentano e di Renato Zero o di qualunque altro cantante moderno come Baglioni o Biagio Antonacci).
Lascio, a chi vuole accanirsi da masochista, l’incombenza di cercare dove la chiesa usa i vari salmi
(basta consultare l’indice di qualsiasi messale della domenica). Io mi riservo un eventuale commento forse lungo la strada e forse solo alla fine. Dipende …
SALMO N. 1
(Sal 1,1 e seguenti):
“Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non
siede in compagnia degli stolti; ma si compiace della legge del Signore, la sua legge medita
giorno e notte. Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua, che darà frutto a suo tempo e
le sue foglie non cadranno mai; riusciranno tutte le sue opere.
Non così, non così gli empi: ma come pula che il vento disperde; perciò non reggeranno gli
empi nel giudizio, né i peccatori nell'assemblea dei giusti. Il Signore veglia sul cammino dei
giusti, ma la via degli empi andrà in rovina.”
Ho voluto ricopiare integralmente il testo del primo salmo che viene proposto perché merita una seria meditazione che, almeno a me, porta ad una conclusione opposta: il male prevale sul bene e chi
agisce nel bene sappia che può aspettarsi più facilmente reazioni negative piuttosto che apprezzamenti da parte del prossimo.
Il che è anche previsto dalla chiesa che però parla di premio in “paradiso” e non “in terra”.
Il contenuto è ovvio e obbedisce a quella che io considero una naturale tendenza dell’uomo o a essere un buono o a “fare il cattivo”.
Viviamo nei giorni nostri un atto dopo l’altro che dimostra esattamente il contrario, che non vede
l’intervento di Dio per cui l’affermazione “Il Signore veglia sul cammino dei giusti, ma la via degli empi andrà in rovina” è assolutamente gratuita. Ma se lo fosse solo ai giorni nostri potremmo
dire che ciò è la dimostrazione della cattiveria umana e del degrado delle coscienze degli uomini nel
tempo.
Il guaio è che tutta la bibbia dimostra il contrario di quanto affermato nel primo salmo che ci viene
proposto: almeno il Dio degli ebrei, proprio quello che viene qui citato, interviene solo nella fantasia dei vari autori.
Morale: salmo inutile e ipocrita.
SALMO N. 2
passiamo al salmo n. 2: la CEI sostiene che ci si intravede una specie di profezia dell’avvento del
Messia: può essere dove dice (ib. 2,7):
“Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato.”
Ma non di certo nelle parole successive (ib. 2,8):
“Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra. Le spezzerai con
scettro di ferro, come vasi di argilla le frantumerai».
Forse in questa seconda strofa si spiega tutta la filosofia dell’attesa ebraica di un Messia: un re capace di combattere, sicuro condottiero e vincitore, che dà battaglia, vince i nemici (anzi, come abbiamo visto fino a questo momento nei vari libri precedenti) li passa tutti a fil di spada.
Mentre il Messia doveva essere come fu Gesù: la misericordia, la pazienza del figlio di Dio anche
con coloro che non vogliono accettare la sua realtà, il suo sacrificio di uomo sulla croce, altro che
condottiero di eserciti!
Quindi anche questo secondo salmo è inutile e ipocrita, anzi sbagliato. E poi leggere queste parole:
“Se ne ride chi abita i cieli, li schernisce dall'alto il Signore. Egli parla loro con ira, li spaventa
nel suo sdegno”
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fa seriamente pensare all’ipocrisia ebraica che non pronuncia mai il nome di Dio ma dice di lui tutti
i difetti possibili: fosse un commento su come Giove si divertiva con i poveri greci, potrei accettarlo
ma non posso accettare che si permettano, proprio loro di descriverlo in maniera cos’ irriverente.
Passiamo al
SALMO 3
(attribuito a Davide nel momento terribile in cui suo figlio Assalonne fugge mentre divampa la
guerra tra figli e padre).
Prendo solo gli ultimi versi (gli altri sono vuote invocazioni di un padre ipocritamente disperato
(forse molto più preoccupato per la sua vita, per la moglie che lo tampina, per il fatto che è costretto
a lottare contro un figlio, sangue del suo stesso sangue, per i peccati che sa di aver commesso e che
chiede che Dio se li dimentichi) (ib. 3,8):
“Sorgi, Signore, salvami, Dio mio. Hai colpito sulla guancia i miei nemici, hai spezzato i denti
ai peccatori. Del Signore è la salvezza: sul tuo popolo la tua benedizione.
E’ il testo di un delirante che non sa più che decisione prendere, impotente di fronte al destino che
gli si ritorce contro. Altro salmo ipocrita (come il suo autore) e inutile.
SALMO N. 4
Il salmo n. 4 è ospite della liturgia della terza domenica dopo Pasqua che inneggia al Cristo “universale”. Il testo del salmo ci rivela qualcosa di collegato con un Dio universale? No, la stessa ipocrisia
di lagne e lamentele di Davide dei salmi precedenti. Un Davide che intanto raccomanda di accompagnare il testo (e forse un lagnoso canto) con coro e strumenti a corda (forse prevedeva quei ragazzotti che oggi nelle chiese strimpellano sulle loro chitarre le lagne che hanno, purtroppo, allontanato
la bellezza del canto gregoriano?). E l’ipocrisia si rivela quando dice (Ib. 4,3):
“Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore? Perché amate cose vane e cercate la menzogna?”
Certo che detto da lui fa solo piangere. E poi la tracotanza come quando uno telefona e l’altro non
risponde: “Quando ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia”.
Ma il finale è proprio da canto “del dopo cena” (del resto non aveva la TV per addormentarsi):
“In pace mi corico e subito mi addormento: tu solo, Signore, al sicuro mi fai riposare.”
E, con buona pace del Davide che non soffre d’insonnia (ti credo, visto quanto scopava), passiamo
al:
SALMO 5
Che è come i precedenti la solita invocazione ipocrita, la richiesta di fare soccombere gli “altri”, i
“nemici”, e la pretesa che Dio ascolti solo lui.
Non vale niente (a parte la bestemmia per cui lui poteva essere un sanguinario mentre i nemici no) e
saltiamo al salmo 6.
SALMO 6:
Ci risiamo: notte insonne, mente delirante. Invocazione a Dio perché non lo punisca (aveva combinato evidentemente qualcosa di grosso e cercava il perdono attraverso l’inno poetico.
Forte la battuta triste: “Nessuno tra i morti ti ricorda. Chi negli inferi canta le tue lodi?” che rivela il livello della credenza teologica su paradiso e inferno. (il purgatorio, come ho commentato altrove, diventerà un luogo ufficialmente riconosciuto solamente nel 1439 d. Cr.)
SALMO 7:
E’il Lamento che Davide rivolse al Signore per le parole di Cus il Beniaminita. La colpa di Davide
(scagli la prima pietra chi è senza peccato) pesa come un macigno sullo stomaco del Re, anche perché ha tradito un suo amico. Ed ora, con lacrime da coccodrillo il suo è un lamento di pentimento.
“Signore mio Dio, se così ho agito: se c'è iniquità sulle mie mani, se ho ripagato il mio amico
con il male, se a torto ho spogliato i miei avversari, il nemico m'insegua e mi raggiunga, calpesti a terra la mia vita e trascini nella polvere il mio onore”.
Ma il suo è un continuo oscillare tra il dolore per la colpa commessa e la preghiera al suo Dio perché lo difenda dai nemici. E’ un continuo ripetere sempre lo stesso tema: doveva soffrire molto
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d’insonnia e dalla torre, guardando la sottostante città ed il soprastante cielo, cercava di dialogare
con un Dio che al contrario era sempre zitto.
Sorge perfino il dubbio che di notte saliva sul terrazzo della sua dimora o perché aveva appena finito di scopare ed aveva bisogno di aria (e di pulirsi, oltre al resto, anche l’anima di fronte a Dio perché nel letto aveva lasciato una gnocca adultera), o perché ogni tanto faceva cilecca, visto quante
donne doveva accontentare tra mogli, concubine, irregolari e regolari e quant’altro.
“Sorgi, Signore, nel tuo sdegno, levati contro il furore dei nemici, alzati per il giudizio che hai
stabilito. Signore, mio Dio, in te mi rifugio: salvami e liberami da chi mi perseguita”
E via ripetendo con una noia mortale. I miei lettori siciliani capirebbero subito se io dicessi che è
una vera cammurria. Il bello è che si inventa tutto, domande e risposte e descrive se stesso come un
terzo al quale egli commina la pena che ritiene giusta:
“Ecco, l'empio produce ingiustizia, concepisce malizia, partorisce menzogna. Egli scava un
pozzo profondo e cade nella fossa che ha fatto; la sua malizia ricade sul suo capo, la sua violenza gli piomba sulla testa. Loderò il Signore per la sua giustizia e canterò il nome di Dio,
l'Altissimo”
SALMO 8:
In questo salmo Davide almeno fa un ripasso della creazione, ricordando:
“Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è
l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue
mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi; tutti i greggi e gli armenti, tutte le bestie della campagna; gli uccelli del cielo e i pesci del mare, che percorrono le vie del mare.”
E conclude: “O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.”
SALMO 9:
Non capisco perché devo continuare un commento così stupido, ma devo farlo altrimenti mi accuserebbero di non essere obbiettivo. Non cadrò di certo nella noia dei lamenti di Davide. Mi limito comunque a evidenziare di questo salmo alcuni versi (se non altro per dimostrare che l’ho letto):
“Abbi pietà di me, Signore, vedi la mia miseria, opera dei miei nemici, tu che mi strappi dalle
soglie della morte”.
E ancora:
“Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo: davanti a te siano giudicate le genti. Riempile di spavento, Signore, sappiano le genti che sono mortali.”
SALMO 10:
Di chi parla? Del solito, dell’uomo empio: “L'empio insolente disprezza il Signore: «Dio non se
ne cura: Dio non esiste»; questo è il suo pensiero.”
E tesse le lodi di Dio con una litania ripetitiva:
“Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri, rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio per far giustizia all'orfano e all'oppresso; e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra.
Il resto è noia.
SALMO 11:
E’ una ripetizione del salmo 10; non perdiamo altro tempo se non per evidenziare che qui usa un tono più conciso e forte:
“Il Signore scruta giusti ed empi, egli odia chi ama la violenza. Farà piovere sugli empi brace,
fuoco e zolfo, vento bruciante toccherà loro in sorte”.
SALMO 12:
Qui ha dei problemi con i figli (vedi i miei commenti sulle vicende di Davide durante il suo regno).
Ci credo: il figlio gli sta facendo guerra!:
“Salvami, Signore! Non c'è più un uomo fedele; è scomparsa la fedeltà tra i figli dell'uomo. Si
dicono menzogne l'uno all'altro, labbra bugiarde parlano con cuore doppio.”
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GIUSEPPE AMATO – COMMENTO AL LIBRO DEI SALMI
SALMO 13:
“Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi? Fino a quando mi nasconderai il tuo
volto? Fino a quando nell'anima mia proverò affanni, tristezza nel cuore ogni momento? Fino
a quando su di me trionferà il nemico?”
Viene voglia di rispondergli direttamente: fino a quando ci romperai le scatole con i tuoi lamenti ipocriti (Quousque tandem, abutere ,David?)
SALMO 14:
“Lo stolto pensa: «Non c'è Dio». Sono corrotti, fanno cose abominevoli: nessuno più agisce
bene.” e via dicendo: che noia!
Salmo 15:
Tanto per gradire cito:
“Ai suoi occhi è spregevole il malvagio, ma onora chi teme il Signore. Anche se giura a suo
danno, non cambia; presta denaro senza fare usura, e non accetta doni contro l'innocente. Colui che agisce in questo modo resterà saldo per sempre.”
INTERROMPO CON UNA NOTA IMPORTANTE PER IL MIO POVERO SINGOLO
LETTORE:
SE VI SIETE STANCATI, SIETE AUTORIZZATI A CHIUDERE QUI IL LIBRO DEI SALMI:
IO NON PROTESTERO’. Ma mi sembra ingiusto chiudere qui un’analisi che è doverosa anche se
ne conosciamo in anticipo il finale. E’ come se ci mettessimo a scavare nel petto di un morto per fare un’autopsia sapendo che è stato ucciso per impiccagione.
Comunque, per mia e vostra tranquillità, anticipo qui l’ultimo salmo (il n. 150) e vediamo se il tono
ed il clima cambiano (tenete presente che è stato messo per ultimo e quindi deve essere un po’ più
“allegro”):
“Alleluia. Lodate il Signore nel suo santuario, lodatelo nel firmamento della sua potenza. Lodatelo per i suoi prodigi, lodatelo per la sua immensa grandezza. Lodatelo con squilli di tromba, lodatelo con arpa e cetra; lodatelo con timpani e danze, lodatelo sulle corde e sui flauti.
Lodatelo con cembali sonori, lodatelo con cembali squillanti; ogni vivente dia lode al Signore.
Alleluia.”
Ecco, questo è il testo integrale del salmo n. 150 che la C.E.I. pone alla fine del libro dei salmi. Meno male: almeno ci risveglia da una noia infinita! E proseguiamo, armati di santa pazienza:
SALMO 16:
“Miktam. Di Davide.
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. Ho detto a Dio: «Sei tu il mio Signore, senza di te non ho
alcun bene». Per i santi, che sono sulla terra, uomini nobili, è tutto il mio amore. Si affrettino
altri a costruire idoli: io non spanderò le loro libazioni di sangue né pronunzierò con le mie
labbra i loro nomi”.
Così inizia l’ennesima invocazione a Dio, ma qui c’è un particolare interessante: si allude forse a riti sacrificali con versamento di sangue per “santi” viventi cui va tutto il suo amore. Ma Davide non
ammette che si costruiscano idoli per loro. E’ il fondamento della religione ebraica: niente immagini.
Tutto il contrario di quello che dobbiamo sopportare in ogni chiesa in cui entriamo: statue, affreschi, enormi dipinti su tela, polverosi, anneriti dal tempo, dove i volti dei santi avevano un significato preciso per coloro che vi erano raffigurati dal pittore apposta per leccare, adulare e soddisfare
l’ambizione dei committenti.
Mentre oggi sono volti ignoti che con sorrisi stupidi e stereotipi guardano verso l’alto, verso piccioni volanti che raffigurano lo Spirito Santo o verso Cristi appesi a croci o madonne trafitte da decine
di spade o altre con bimbi cicciotelli che stanno poppando voraci o giocando con San Giovanni Bat-
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tista (il cugino di Gesù: nessuno che ricorda questo piccolo dettaglio, molto importante quando i
due diventano adulti).
Sono appena andato a riprendere mia madre nella basilica della Porziuncola alle diciotto alla fine
della messa pomeridiana, la chiesa enorme ed enormemente vuota (si riempie di bigottoni domenicali ma durante la settimana a pregare Dio ci sono solo i tremolanti ceri o le lampadine che si accendono con l’offerta dei fedeli, oltre a tre o quattro vecchiette).
E’ impressionante la quantità di cartigli finti (in stucco, in marmo) o le lapidi con cui ogni vescovo
o cardinale ha voluto lasciare l’impronta del suo passaggio: un latino stranissimo, abbreviato ed astruso che nasconde ambizioni insoddisfatte e terribili desideri di farsi ricordare nei secoli: testi
imbalsamati quasi come coperchi di tombe e di bare, di sepolcri imbiancati.
Almeno in questo gli ebrei erano decisamente severi, mentre noi ….. ma torniamo al testo di questo
salmo. Davide si rifiuta di lodare i suoi santi e di ricordare i loro nomi. A parte una citazione di calice “Il Signore è mia parte di eredità e mio calice” che fa capire molte cose sulle future interpretazioni dei soloni teologici sull’istituzione dell’eucaristia di cui abbiamo abbondantemente parlato
in altra sede1, il resto del testo è la solita ripetizione di parole senza senso (poetiche? Credo di essere un alieno senza alcun sentimento per l’alto livello poetico!).
Comunque leggetevelo tutto: io non ho il coraggio di farvi perdere tempo con questa lagna continua.
Il finale rivela che anche il grande Davide ha paura della morte, ma proprio di quel dopo la vita che
è costituito dal nulla:
“perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione. Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine
alla tua destra.”
E’ anche giusto che Davide preghi così perché è insito in ognuno di noi il senso tremendo del dubbio: cosa c’è dopo? Ma non credo che per questo Davide deve essere ricordato meglio di altre decine di miliardi di uomini morti da allora ad oggi e che in vita hanno inutilmente sperato di avere una
rivelazione sull’aldilà. E passiamo la prossimo;
SALMO 17:
Preghiera. Di Davide: cito i primi versi e poi commento:
“Accogli, Signore, la causa del giusto, sii attento al mio grido. Porgi l'orecchio alla mia preghiera: sulle mie labbra non c'è inganno. Venga da te la mia sentenza, i tuoi occhi vedano la
giustizia”.
Non solo cerca di ingannare il Padreterno ma lo sfida pure ad un controllo della sua anima:
“Saggia il mio cuore, scrutalo di notte, provami al fuoco, non troverai malizia. La mia bocca
non si è resa colpevole,secondo l'agire degli uomini; seguendo la parola delle tue labbra, ho
evitato i sentieri del violento”
Davide poi prosegue con le solite lagnose lamentele e richieste ma alla fine supera se stesso:
“con la tua spada scampami dagli empi, con la tua mano, Signore, dal regno dei morti che non
hanno più parte in questa vita. Sazia pure dei tuoi beni il loro ventre se ne sazino anche i figli
e ne avanzi per i loro bambini.
Nel finale, poco chiaro, sembra che chieda a Dio di comportarsi crudelmente con gli empi e di salvarlo dal regno dei morti. E gli “permette” perfino di riempire la pancia degli empi (o dei morti?) e
dei loro figli, purché vengano distrutti da Dio. Onestamente non si capisce niente, salvo la certezza
che Davide come al solito “pinda”2 di brutto e pretende che Dio faccia del male ai suoi nemici ma
può anche riempirgli la pancia tanto è gente senza importanza. Su questo salmo il silenzio delle note
della C.E.I. è eloquente.
SALMO 18:
E’ interessante la premessa:
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Vedi in questo stesso sito “PURTROPPO” scaricabile come altro testo gratuito.
Dialettale, da Pindaro che aveva l’abitudine di saltare di palo in frasca.
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“ Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo
canto, quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici, e dalla mano di Saul.
Ed interessante finalmente il testo per la coerenza e la ricchezza di immagini che Davide risveglia
nel suo quasi delirio nel lodare Dio:
“Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore; mio Dio, mia
rupe, in cui trovo riparo; mio scudo e baluardo, mia potente salvezza. Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici. Mi circondavano flutti di morte, mi travolgevano torrenti impetuosi;
già mi avvolgevano i lacci degli inferi, già mi stringevano agguati mortali. Nel mio affanno invocai il Signore, nell'angoscia gridai al mio Dio: dal suo tempio ascoltò la mia voce, al suo
orecchio pervenne il mio grido”.
Ho citato solo l’inizio; lascio al lettore diligente il piacere di una lettura completa ma risparmio ai
più la noia delle ripetitive lodi sperticate a Dio. (Sembrano certi poemetti dell’ottocento, piccole
composizioni da salotto di nobili incipriate. A me personalmente fanno ricordare certi endecasillabi
che scrivevo a quindici anni per una fanciulla di cui mi ero innamorato pazzamente ma che non osavo avvicinare). Il finale rivela ancora una volta comunque lo scopo principale per cui si rivolge a
Dio:
“Mi scampi dai nemici furenti, dei miei avversari mi fai trionfare e mi liberi dall'uomo violento.
Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli e canterò inni di gioia al tuo nome. Egli concede al
suo re grandi vittorie, si mostra fedele al suo consacrato, a Davide e alla sua discendenza per
sempre”.
SALMO 19:
Avevo deciso di procedere d’ora in poi, dopo aver letto ogni salmo e meditato sul suo contenuto, di
citare i primi versi significativi di ciascun salmo e poi tirar via veloce per non perdere del tempo inutile dietro alla stessa lagna “poetica”, quando dopo poco mi sono imbattuto in un salmo molto
importante. Ma procediamo con ordine. Intanto il salmo 19 inizia con:
“I cieli narrano la gloria di Dio, e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento. Il giorno al
giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette notizia.”
E prosegue con i soliti discorsi. Con il salmo 20 non cambia la musica:
SALMO 20:
“Ti ascolti il Signore nel giorno della prova, ti protegga il nome del Dio di Giacobbe. Ti mandi l'aiuto dal suo santuario e dall'alto di Sion ti sostenga. Ricordi tutti i tuoi sacrifici e gradisca i tuoi olocausti. Ti conceda secondo il tuo cuore, faccia riuscire ogni tuo progetto. Esulteremo per la tua vittoria, spiegheremo i vessilli in nome del nostro Dio; adempia il Signore tutte le tue domande.”
E’, come potete notare, la solita solfa. Il finale non ve lo risparmio; sembra un sollecito telefonico:
“Salva il re, o Signore, rispondici, quando ti invochiamo.”
Nel salmo successivo, il 21, ancora la monotonia del lamento:
SALMO 21:
“Signore, il re gioisce della tua potenza, quanto esulta per la tua salvezza! Hai soddisfatto il
desiderio del suo cuore, non hai respinto il voto delle sue labbra. Gli vieni incontro con larghe
benedizioni; gli poni sul capo una corona di oro fino. Vita ti ha chiesto, a lui l'hai concessa,
lunghi giorni in eterno, senza fine.”
Qui però ritorna il tema della guerra e dei nemici da sconfiggere:
“La tua mano raggiungerà ogni tuo nemico, la tua destra raggiungerà chiunque ti odia. Ne farai una fornace ardente, nel giorno in cui ti mostrerai: il Signore li consumerà nella sua ira, li
divorerà il fuoco. Sterminerai dalla terra la loro prole, la loro stirpe di mezzo agli uomini”
Se mi ripeto faccio la fine dei salmi che sto commentando: una noia!
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Ma ecco che improvvisamente mi trovo di fronte ad un salmo le cui prime parole sembrano uno
schiaffo improvviso al mio cervello intorpidito: per favore seguitemi con un po’ di pazienza:
SALMO 22
“Al maestro del coro. Sull'aria: «Cerva dell'aurora». Salmo di Davide.
“«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Tu sei lontano dalla mia salvezza»”
Sono corso ai vangeli ed ho ritrovato le stesse parole sulla bocca di Gesù morente in Matteo (27,46)
e Marco (15,34). E come se non bastasse. Più avanti trovo:
“Ma io sono verme, non uomo, infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo. Mi scherniscono
quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo: “Si è affidato al Signore, lui lo
scampi; Lo liberi, se è suo amico».
E ancora:
“hanno forato le mie mani e i miei piedi, posso contare tutte le mie ossa. Essi mi guardano,
mi osservano: si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte”.
Ecco quindi altri due dettagli inequivocabili: i chiodi nelle mani e nei piedi di Gesù (che non venivano praticati dai romani per i delinquenti comuni, che venivano solo legati ai pali) ed il particolare
dei soldati che si giocano a dadi (le “sorti” in latino) la sua veste ( pare fosse la meravigliosa tunica
rossa che gli aveva tessuto sua madre).
Il resto del salmo è molto meno importante di quello che abbiamo scoperto: una profezia che sembra una fotografia, precisa in maniera micidiale, perfettamente corrispondente con alcuni dei dettagli raccontati dagli evangelisti nel descrivere la morte di Gesù e i fatti che accadono sotto la sua
croce.
La C.E.I., placidamente convinta che tutto è a posto che tutto è come deve essere (profezia di Davide che si realizza durante l’agonia di Gesù) commenta così il passo di Matteo (27,46) che riporta il
grido di Gesù “Elì, Elì. Lama sabactanì, che in aramaico vuole dire appunto: Dio mio, dio mio,
perché mi hai abbandonato:
“Citazione del salmo 21,1 (che poi è il 22, a seconda della numerazione che si segue – n.d.r.) in
aramaico. La citazione iniziale si prolunga a tutto il salmo, che nella seconda parte esalta i benefici universali della passione del Messia; quindi non è un’esclamazione di disperazione.”
Il commentatore non si preoccupa della sostanziale (ma solo formale) identità tra profezia e parole
di Gesù, tra profezia e fatti che accadono e che non dipendono da Gesù (gli spezzano le ossa e si
giocano a dadi le sue vesti) ma si dà da fare per allontanare l’impressione che noi “poveri fedeli”
potremmo trarre di una forma di disperazione che avrebbe colto Gesù. Perché partono dal presupposto “indiscutibile” che Gesù non può essere colto da disperazione, altrimenti che Dio sarebbe?
A me sembra che Gesù, come uomo, abbia tutto il diritto di soffrire, di disperare, di credere che ormai tutto è finito. E’ sottoposto ad un dolore indicibile, il suo corpo non ce la fa più. Io vorrei vedere uno di questi “soloni” teologi, preoccupati di non far fare “brutta figura” al loro Dio e padrone, se
fossero messi in croce ed ascoltare gli urli e i lamenti durante la sua agonia!
Tolta di mezzo la C.E.I. che non coglie altre argomentazioni possibili, restiamo folgorati dalla coincidenza delle parole. Anche perché è difficile credere che Gesù, nel momento della massima sofferenza, quando sta per spirare, quando tutto il suo corpo ed il suo cervello hanno deciso di ribellarsi
al destino che gli è stato riservato, si ricordi a memoria esattamente le parole del salmo 22, il cui autore sarebbe un suo antenato, sia pure solo secondo le profezie che assicuravano che il Messia sarebbe nato dalla ”stirpe di David”. Ancora più inverosimile la coincidenza dei fori nelle mani e nei
piedi e nella partita a dadi con in palio i suoi vestiti.
Ed ecco che quello che abbiamo detto svela un primo elemento: Gesù (è detto nelle profezie) discenderà dalla stirpe di David, dalla tribù di Beniamino. Tutto quello che viene raccontato nei vangeli in funzione di questa discendenza deve “per forza” portare a far combaciare i fatti con le profezie.
Già che ci siamo, vediamola questa discendenza genealogica, che viene elencata pignolescamente
da due diversi vangeli:
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GIUSEPPE AMATO – COMMENTO AL LIBRO DEI SALMI
Matteo(1,1): Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, ecc. fino a …. Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù
chiamato Cristo”
E cogliamo la prima falla: “ …Gesù chiamato Cristo”. Come spiego nel commento agli Atti degli
Apostoli e alle lettere di San Paolo in PURTROPPO3, l’appellativo di “Cristo” viene coniato per la
prima volta da San Paolo e molto tempo dopo la iniziale stesura del vangelo di Matteo. Si deduce
quindi che una manipolazione c’è stata. Ma fino a che punto? Andiamo intanto a vedere la genealogia in Luca (3,23):
“Gesù, quando cominciò a insegnare, aveva circa trent'anni ed era figlio, come si credeva, di
Giuseppe, di Eli, di Mattàt, ecc. …… fino a: di Natan, di Davide”.
Poi la genealogia prosegue risalendo fin in cima lala scala dell’umanità:
”di Iesse, di Iobed, di Boos, di Sala, di Naàsson, ecc. ……. fino a: “di Sem, di Noè, di Lamec,
di Matusala, di Enoc, di Iaret, di Maleleel, di Cainam, di Enos, di Set, di Adamo, di Dio”.
Anche qui la genealogia designa Giuseppe alla fine di una lunga serie di nomi generazionali, elencata al contrario (da Giuseppe ad Adamo); peccato che molti nomi non coincidono, ad iniziare dal
padre di Giuseppe (il nonno paterno di Gesù): Per Matteo si chiama Giacobbe, mentre per Luca si
chiama Eli.
Lascia anche perplessi quel “come si credeva” che esprime l’implicito dubbio di Luca sulla veridicità di una così lunga e dettagliata genealogia (ma lasciamo da parte anche questo argomento e proseguiamo).
C’è anche la coincidenza di gruppi di generazioni di quattordici in quattordici che non avrebbe alcun significato, a meno che gli ebrei non utilizzassero questo sistema per dare simmetrie inutili al
racconto (quattordici è anche 7 x 2).
Ed ancora, se proprio vogliamo essere un po’ pignoli, visto che la Madonna rimase incinta non per
opera di Giuseppe ma dello Spirito Santo, che cosa c’entra Giuseppe e la sua genealogia in tutta la
storia? Come si può ancora sostenere che Gesù discendeva da Davide se Giuseppe non partecipò in
alcun modo alla procreazione di Gesù? L’argomento, specialmente di questi tempi in cui si discute
tanto e si faranno perfino dei referendum sulla fecondazione assistita, potrebbe dare spunto ad una
lunghissima discussione. Ma non è il nostro scopo e quindi tiriamo dritto. Lascio il problema a chi
vuole divertirsi4
Invece la mia dissertazione prosegue su un altro binario: abbiamo contestato l’uso della parola “Cristo”, la discendenza genealogica di Gesù da Davide, visto che è figlio dello Spirito Santo e non di
Giuseppe, ma ora passiamo allo scopo principale di questa digressione: analizziamo la validità della
“profezia”.
Prima abbiamo accennato alla stranezza per cui Gesù in punto di morte avrebbe citato esattamente
le parole di Davide, ma ora mettiamo in discussione anche che Gesù abbia veramente pronunciato
quelle parole. Secondo Matteo avrebbe parlato in aramaico, ma solo il commentatore introduce una
traduzione con le parole precise del salmo.
E perché nell’edizione C.E.I. si insiste nel precisare “Che in aramaico vuol dire ecc. ecc.?” Chi ha
inserito questa precisazione? Lo stesso Matteo o un altro DDT (il nostro non dimenticato Deficiente
Di Turno)?
In Marco abbiamo il testo praticamente identico (a parte un “Eloì” al posto di un “Eli”) e già questo
fa pensare che un unico DDT (come sopra citato) abbia introdotto ad arte il “pezzo” per far coincidere la “profezia del salmo” con presunte parole di Gesù. Ma ha commesso un errore; in Marco ha
voluto inserire anche, attribuito alla folla che sta ai lati della strada, il richiamo all’espressione del
salmo di Davide :
“Si è affidato al Signore, lui lo scampi; Lo liberi, se è suo amico». (che non c’è invece in Matteo)
3
Che puoi scaricare gratuitamente da questo stesso sito.
Consiglio sulla discendenza di Gesù la lettura del vangelo di Giovanni (in vari punti dove proprio Gesù contesta il collegamento che fanno con Davide)
4
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GIUSEPPE AMATO – COMMENTO AL LIBRO DEI SALMI
Ma ecco che ci viene in soccorso il vangelo di Luca (o meglio la manipolazione di questo momento
tragico in Luca).
Luca infatti sarebbe scusabile perché non era presente all’agonia di Gesù se non fosse importante da
ricordare la sua premessa al vangelo: ha voluto con pignoleria ricostruire tutti i fatti; figurarsi quindi
se non ha raccolto precise informazioni su un momento così grave. E, guarda caso, non cita le parole di Davide ma altre ben più “naturali” parole in un uomo che sta morendo:
“Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”.
Ma anche in Luca c’è lo zampino di qualcuno (forse lo stesso Luca su suggerimento di Paolo o un
DDT diverso) che inserisce le parole del salmo:
“Dopo essersi divise le sue vesti, le tirarono a sorte”.
Se si analizza il senso di questa frase ci si rende conto che lo stesso errore sintattico viene riportato
dal salmo al vangelo di Luca: quante erano le vesti di Gesù da dividere? Giacca, cravatta, pantaloni,
cintura, camicia, canottiera, mutande, calze e scarpe? Oppure solo una tunica e una sottotunica, come si usava allora? E può anche essere che oramai, dopo essere stato frustato a sangue ed avviato a
portarsi in spalla la croce fino in cima al Golgota, non indossasse più altro che la tunica.
Come mai prima si dividono le vesti e poi tirano a sorte? C’era solo da tirare a sorte a chi spettasse
l’unico capo d’abito interessante: la tunica. Quindi la frase, sbagliata all’origine, è stata copiata senza alcuna correzione.
La mania di attribuire discendenze nobili da Davide a Gesù, la mania in particolare degli ebrei di attenersi drasticamente a testi che consideravano fuori da ogni discussione o dubbio, la mania di far
vedere che le profezie si avverano nel tempo (ed altre manie che definisco appunto “maniacali”),
tentano di inficiare la nobiltà della figura di Cristo (permettetemi di usare ora il giusto appellativo di
Gesù) con discendenze ignobili, inutili ed anzi estremamente dannose alla reputazione di Gesù.
Ed infine abbiamo la parola di Gesù stesso che contesta e distrugge ogni tentativo di discendenze
che non si capisce se devono servire per dare lustro a Gesù o a Davide.
Gesù infatti rifiuta di essere considerato discendente di Davide (Vedi in Matteo, 22, 41 e segg.):
“Essendo i farisei riuniti, Gesù li interrogò, dicendo: "Che cosa pensate del Cristo? Di chi è figlio?" Essi gli risposero: "Di Davide". Ed egli a loro: "Come mai dunque Davide, ispirato dallo Spirito, lo chiama Signore, dicendo: "Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra finché io abbia messo i tuoi nemici sotto i tuoi piedi?"' Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?"
Un’argomentazione così precisa e sottile da parte di Gesù pone fine ad ogni tentativo di fargli dire
sulla croce le parole di Davide: a questo punto dichiaro apertamente quello che pensavo fin da principio: le parole del salmo, messe in bocca a Gesù rappresentano un falso stupido, ingenuo ed offensivo per Gesù. Ma credo che una parola definitiva su tutto quanto abbiamo discusso viene dalla lettura di Giovanni (19, 23 e segg.):
“I soldati dunque, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una parte per ciascun soldato. Presero anche la tunica, che era senza cuciture, tessuta per
intero dall'alto in basso. Dissero dunque tra di loro: "Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a
chi tocchi"; affinché si adempisse la Scrittura che dice: "Hanno spartito fra loro le mie vesti, e
hanno tirato a sorte la mia tunica".
Questo fecero dunque i soldati e solo così ha una logica il riferimento a Davide, ammesso che ci
debba essere per forza un collegamento tra il salmo e quello che sta accadendo sotto la croce.
Ed il testo di Giovanni prosegue così:
Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria
Maddalena. Gesù dunque, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse
a sua madre: "Donna, ecco tuo figlio!" Poi disse al discepolo: "Ecco tua madre!" E da quel
momento, il discepolo la prese in casa sua. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era già
compiuta, affinché si adempisse la Scrittura, disse: "Ho sete". C'era lì un vaso pieno d'aceto;
posta dunque una spugna, imbevuta d'aceto, in cima a un ramo d'issopo, l'accostarono alla
sua bocca.
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GIUSEPPE AMATO – COMMENTO AL LIBRO DEI SALMI
Quando Gesù ebbe preso l'aceto, disse: "Tutto è compiuto!" E, chinato il capo, rese lo spirito.
Giovanni, il discepolo giovane, innamorato di Gesù è sotto la croce e sente tutto, sente Gesù che gli
affida sua madre e viceversa, sente che chiede da bere, e sente anche le ultime parole: “Tutto è
compiuto”. Ci sono dei dubbi se il testo originale comprende anche la parola “tutto” o si limita a “è
compiuto”
Può non aver sentito l’altra frase (Eli, eli lami sabactani)? Come mai non la riferisce? Forse perché
Gesù non l’ha mai pronunciata!
E con questo credo che si possa porre fine ad ogni tentativo insulso e cretino di tenere saldamente
legate le due figure di Davide e Gesù, cosa che interessava gli ebrei nel legame “profetico” tra il
“profeta” Davide e la venuta del Messia, mentre per la religione del “dopo Cristo” non interessa un
acca!
E lo stesso vale per gli ingenui tentativi di Paolo in diretta o attraverso l’aiuto del suo fido scrivano,
Luca, di dare un “lustro” generazionale al Cristo in modo da mantenere uno stretto legame tra la
vecchia ed ormai decadente religione ebraica ed il nuovo Cristianesimo, ma, come più volte ed in
diverse occasioni ho sempre sostenuto, si tratta di un “Cristianesimo Paolino”, non certo quello di
Gesù, il cui messaggio fu gravemente distorto e sconvolto da Paolo per girarlo a favore dei suoi interessi personali.
Lasciamo alla vostra meditazione questa digressione e torniamo ai salmi di Davide.
SALMO 23:
E’ il salmo classico e più recitato nelle chiese di tutto il mondo; merita giustamente tutta la nostra
attenzione. Ecco il testo:
“Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare ad acque
tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo
bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca. Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi
anni.
Io credo giusto a questo punto spendere una parola (meglio, spezzare una lancia) in favore della fede. Le parole di questo salmo sono ispirate da una grande fede in Dio, ed è per questo che viene tanto spesso recitato in chiesa. E’ un vero inno indiretto alla fede, ma proprio a quella pura e spontanea, all’amore cieco (come può solo essere un vero amore) verso il creatore, ad una fiducia senza misure né limiti per il Dio che non conosciamo per nulla ma che vogliamo avere nei nostri cuori.
E Davide dà la giusta sensazione di quanta serenità provi colui che ha fede, che crede in Dio e nel
suo aiuto.
E’ la fede del giusto, dell’uomo semplice, del contadino che, ancor oggi, pur turlupinato dai mezzaioli che gli moltiplicano il prezzo di vendita dei suoi prodotti, crede ancora nel miracolo della terra che ama e cura in ogni stagione con tanta attenzione.
E chi si permettesse di creare nella sua coscienza dei dubbi sarebbe da gettare in fondo al mare legato ad un sasso proprio come Gesù diceva di coloro che si permettono di scandalizzare un bambino.
Tuttavia io avrei voluto essere una mosca per ascoltare come pregava Betsabea quando si ritirava
nelle sue stanze dopo aver “fornicato” con Davide o come pregava il marito se, in punto di morte
mentre era al fronte e veniva trafitto dalle frecce nemiche (e forse anche prima) aveva scoperto di
essere cornuto e candidato a morire per lasciare via libera al signor Davide.
E’ vero che chi è senza peccato scagli la prima pietra. E quindi io dovrei starmene zitto. Ma la discrepanza di Davide tra quello che faceva e quello che cantava a Dio è talmente forte che grida
vendetta al cospetto del Medesimo. E, mentre il Dio cristiano perdona anche casi del genere purché
uno si penta seriamente, il Dio degli ebrei col cavolo che perdona o dimentica: punisce severamente
se appena appena si accorge che cercano di imbrogliarlo.
A queste considerazioni aggiungo un commento di carattere estetico: è proprio alta poesia? E’ un
testo che commuove? A me sembra una cosa modesta. Quindi tra che non mi sembra alta poesia e
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GIUSEPPE AMATO – COMMENTO AL LIBRO DEI SALMI
che considero l’autore un uomo doppio che cerca di imbrogliare Dio leccandogli il … , continuo a
rinnegare ogni valore anche a questo salmo.
Anche perché ho imparato nei miei modesti studi liceali che il poeta, oltre a trovare le parole più
giuste e commoventi per esprimere sinteticamente un concetto, deve anche “vivere” la realtà che
descrive secondo una “coerenza etica”.
Non confondiamo perciò Davide con i concetti di catarsi che, con la scusa, appunto, catartica, cercano di purificare tutto anche la merda e la putredine umana.
E proseguiamo nel commento dei salmi successivi. Ho voluto anticipare la lettura dei salmi fino al
numero cinquanta per avere una panoramica più vasta di quello che potremmo chiamare “assortimento” delle lagne di Davide.
Citerò di ogni salmo i primi versi per identificarne il contenuto e mi fermerò solo dove potrò trarre
spunto per considerazioni serie, concrete e non ripetitive.
SALMO 24
“Del Signore è la terra e quanto contiene, l'universo e i suoi abitanti. È lui che l'ha fondata sui
mari, e sui fiumi l'ha stabilita. Chi salirà il monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non pronunzia menzogna, chi non giura a danno del
suo prossimo.
“Chi è questo re della gloria? Il Signore degli eserciti è il re della gloria.”
Ecco: il Signore degli eserciti. Si lamenta in continuazione di essere un peccatore, implora il perdono, cerca un Dio misericordioso e poi lo chiama col solito appellativo bellico!
SALMO 25
“Sia confuso chi tradisce per un nulla.”
Proprio lui dice questo? Non si rende conto che si sta dando la zappa sui piedi? Però poco dopo implora:
Non ricordare i peccati della mia giovinezza: ricordati di me nella tua misericordia. Per il tuo
nome, Signore, perdona il mio peccato anche se grande.
E prosegue con il solito elenco di lagne, terminando con:
“ O Dio, libera Israele da tutte le sue angosce.”
SALMO 26
“Signore, fammi giustizia: nell'integrità ho camminato, confido nel Signore, non potrò vacillare. Scrutami, Signore, e mettimi alla prova, raffinami al fuoco il cuore e la mente.
E siamo ancora punto e a capo; prima chiede perdono per i peccati, poi chiede la protezione contro
il nemico e ancora la salvezza dell’anima. Poi diventa audace e superbo ed afferma:
“Non siedo con gli uomini mendaci e non frequento i simulatori.
E prosegue con la stessa musica.
SALMO 27
“Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura?
E subito la liturgia cattolica pesca il testo perché dà forza alla preghiera. Boh? Intanto il nostro caro
Davide prosegue a dire, tra l’altro:
“Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i
giorni della mia vita, per gustare la dolcezza del Signore ed ammirare il suo santuario.”
Comoda la vita: fa il re, scopa come un mandrillo, si fa costruire una reggia che non ti dico, fa ammazzare il marito della sua amante, però è “sincero” e “confessa” le sue colpe a Dio. Ammette di
essere un peccatore, ma continua ad ammetterlo, giorno per giorno, colpa per colpa (?).
E’ una vistosa anticipazione del sacramento della confessione che verrà poi introdotto tra i sacramenti. La confessione, lo sappiamo tutti, consiste nel confessare i propri peccati a Dio. Ma va fatta
attraverso il sacerdote che ha il potere di assolverti, sempre che tu ti penta dei peccati commessi, ma
che tu ti penta veramente. E se poi ci ricadi? Ti ripentirai! Ma puoi continuare a peccare e pentirti
per farti assolvere e “lavare la coscienza sporca”? Non credo proprio: Dio potrebbe anche stancarsi
della tua ipocrisia e dirti: adesso basta, sono stato misericordioso con te, ti ho perdonato una, due,
tante volte ma adesso mi sono stufato!
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GIUSEPPE AMATO – COMMENTO AL LIBRO DEI SALMI
Più o meno, secondo la nostra mentalità di poveri uomini dovrebbe accadere a chi persegue nel peccare. E da quello che scrive il nostro “poeta” Davide, sembra che è un continuo ripetersi ed alternarsi di peccati e di pentimenti. Che barba! Ma sembra che Dio sia decisamente più paziente di noi e
che non gli spedisce un fulmine per abbrustolirlo e spedirlo all’inferno. Almeno, dalla storia della
vita di Davide come è descritta nella bibbia, Davide giunge fino in tarda età, fa in tempo a peccare
quanto gli pare, a chiedere perdono tutte le volte, ad incasinarsi tra mogli, figli e guerre con i medesimi, fino alla sua morte definitiva, ma, ripetiamo, in tarda età.
A parte tutte le considerazioni che si possono fare sull’argomento, io chiedo di contrapporre la
grande pazienza di Dio alla “menata” del peccato originale.
Come si può conciliare questo concetto ripetuto per centocinquanta salmi del peccato e del relativo
perdono sempre invocato e sempre concesso (almeno sembra, visto che Davide insiste sia a peccare
che chiedere il perdono) con la durezza della condanna eterna dell’uomo alle conseguenze del peccato originale?
E come si può sostenere che la condanna non è eterna perché arriva il Messia a redimere l’uomo,
quando Gesù, il Messia, non accenna mai al peccato originale?
Eppure i suoi discepoli sono degli ebrei che conoscono o imparano a conoscere con Gesù le regole
del gioco della religione di Davide, tra le quali spicca in particolar modo il comandamento: sei nato
da donna e quindi sei marchiato come peccatore a causa di quegli stronzi di Adamo ed Eva. Cazzi
tuoi! Soffrirai e pagherai per conto di loro con pene gravi fisiche (parto doloroso, malattie, lavoro
duro, ecc.)
Io credo che nemmeno il più grande psichiatra sarebbe capace di risolvere un garbuglio del genere:
peccato originale, peccati giornalieri, comportamento da puttaniere, pentimento e richiesta di perdono, salvezza dell’anima dall’inferno, Dio cattivo e Dio buono, popolo che pretende di occupare
terre che dichiara sue mentre per conquistarle uccide e stermina intere popolazioni; circa trenta secoli dopo, Hitler vendica tutti i morti e organizza un “olocausto” (così chiamano gli ebrei uno sterminio, un genocidio spaventoso, ma usano una parola sbagliata perché olocausto è un’offerta spontanea e non un sacrificio imposto da carnefici terribili): tirate voi le vostre considerazioni. Io mi sono veramente rotto con questo re ipocrita.
Che prosegue:
“Ascolta, Signore, la mia voce. Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi. … Non nascondermi il
tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza. Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha raccolto.
SALMO 28
“A te grido, Signore; non restare in silenzio, mio Dio, perché, se tu non mi parli, io sono come
chi scende nella fossa.
Ma la sua tristezza si trasforma in accanita incazzatura contro i nemici di turno:
“Ripagali secondo la loro opera e la malvagità delle loro azioni. Secondo le opere delle loro
mani, rendi loro quanto meritano.
SALMO 29
Qui Davide prova a fare il drammatico:
“Il tuono del Signore schianta i cedri, il Signore schianta i cedri del Libano. Fa balzare come
un vitello il Libano e il Sirion come un giovane bufalo. Il tuono saetta fiamme di fuoco, il tuono scuote la steppa, il Signore scuote il deserto di Kades. Il tuono fa partorire le cerve e spoglia le foreste.
Nel suo tempio tutti dicono: «Gloria!». Il Signore è assiso sulla tempesta, il Signore siede re
per sempre. Il Signore darà forza al suo popolo benedirà il suo popolo con la pace.
Certo che tra “tuoni” e “pace” non c’è molta attinenza!
SALMO 30
L’annotazione iniziale dice: Canto per la festa della dedicazione del tempio.
“Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato e su di me non hai lasciato esultare i nemici.”
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GIUSEPPE AMATO – COMMENTO AL LIBRO DEI SALMI
“rendete grazie al suo santo nome, perché la sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta
la vita. Alla sera sopraggiunge il pianto e al mattino, ecco la gioia.
Finalmente un po’ di poesia ma il tema è sempre lo stesso: i nemici. Che forse Davide era un po’
fissato?
SALMO 31
In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso; per la tua giustizia salvami.
Incomincia così un salmo che ad un certo punto recita:
“Mi affido alle tue mani” (vedi Luca 33,26)
Vi rendete conto che sulla croce Gesù invece di morire in pace, secondo gli scrittori dei vangeli (ma
più precisamente secondo i DDT (deficienti di turno) ha pensato di fare decine di citazioni? Forse
per esibire la sua alta conoscenza dei testi antichi? O per obbedire a ordini di scuderia da parte dei
suoi patriarchi? Ma se li ha osteggiati per tutta la vita! Come fa, proprio mentre muore, a citarli, a
ricordarli, quasi come per rendere onore alla loro falsa “profezia”?
Siamo costretti a rileggere i testi dei salmi attribuiti a Davide per scoprire che nei vangeli hanno
smanettato di brutto. Ma così facendo, hanno indebolito la credibilità del racconto evangelico. Meno male che la figura del Cristo ne esce pulita, nonostante tutti i tentativi di infangarlo di assurde attribuzioni.
E a Davide dà fastidio che si parli male di lui:
“Fa' tacere le labbra di menzogna, che dicono insolenze contro il giusto con orgoglio e disprezzo.
SALMO 32
“Beato l'uomo a cui è rimessa la colpa, e perdonato il peccato. Ti ho manifestato il mio peccato, non ho tenuto nascosto il mio errore. Ho detto: «Confesserò al Signore le mie colpe»
e tu hai rimesso la malizia del mio peccato.
Non mi sembra sia necessari ripetere i commenti.
SALMO 33
“Esultate, giusti, nel Signore; ai retti si addice la lode. Tema il Signore tutta la terra, remino
davanti a lui gli abitanti del mondo, perché egli parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste.
E di seguito ancora una volta Davide si permette di considerare il suo un popolo eletto da Dio:
“Beata la nazione il cui Dio è il Signore, il popolo che si è scelto come erede. Il Signore guarda
dal cielo, egli vede tutti gli uomini. Dal luogo della sua dimora scruta tutti gli abitanti della
terra, lui che, solo, ha plasmato il loro cuore e comprende tutte le loro opere”.
Allora non si capisce più niente: Dio guarda al popolo eletto o a tutti gli uomini? “Scruta tutti gli abitanti” o solo gli ebrei? Qui sembra che Davide sia più fuori del suo balcone. Poi passa a considerare che
“… Il re non si salva per un forte esercito né il prode per il suo grande vigore. Il cavallo non
giova per la vittoria, con tutta la sua forza non potrà salvare”.
E qui indirettamente si scopre che è solo con Davide che entrano i cavalli nella storia ebraica.
SALMO 34
“Di Davide, quando si finse pazzo in presenza di Abimelech e, da lui scacciato, se ne andò).
Qui si ripete lo stile del salmo espresso in ordine alfabetico. Il contenuto è sempre lo stesso.
“Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode”.
“Sta' lontano dal male e fa' il bene, cerca la pace e perseguila”.
“Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, egli salva gli spiriti affranti.”.
“La malizia uccide l'empio e chi odia il giusto sarà punito.”
E via di seguito come al solito!
SALMO 35
“Signore, giudica chi mi accusa, combatti chi mi combatte. … Vibra la lancia e la scure contro
chi mi insegue, dimmi: «Sono io la tua salvezza». Siano confusi e coperti di ignominia quelli
che attentano alla mia vita.
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GIUSEPPE AMATO – COMMENTO AL LIBRO DEI SALMI
In tempi moderni si direbbe che Davide soffre di mania di persecuzione ma bisogna tener conto che
questi “canti” o “salmi” furono scritti in più tempi, in coincidenza con grossi problemi bellici del
nostro protagonista. Ma viene legittimo chiederci con un’espressione colorita di un noto magistrato
dei tempi nostri: che c’azzecca con la religione cristiana?
Ogni tanto Davide (veramente ormai troppo spesso) si ripete:
“Giudicami secondo la tua giustizia, Signore mio Dio, e di me non abbiano a gioire”.
“La mia lingua celebrerà la tua giustizia, canterà la tua lode per sempre.”
Spero che questa lagna finisca presto perché non ne posso più e spero che il mio sporadico e sventurato lettore non mi tiri dietro le poche pagine che ho scritto sui salmi di Davide.
SALMO 36
“Nel cuore dell'empio parla il peccato, davanti ai suoi occhi non c'è timor di Dio.”
SALMO 37
“Non adirarti contro gli empi non invidiare i malfattori. Come fieno presto appassiranno,
cadranno come erba del prato.”
E ancora (purtroppo):
“L'empio trama contro il giusto, contro di lui digrigna i denti. Ma il Signore ride dell'empio,
perché vede arrivare il suo giorno. Poiché gli empi periranno, i nemici del Signore appassiranno.
Ma ecco che al versetto 22 appare una frase importante (finalmente qualcosa di diverso e di positivo):
“Chi è benedetto da Dio possederà la terra”
E poco più avanti:
“I giusti possederanno la terra”
Ritroveremo le stesse parole nel discorso delle “beatitudini (vedi Mt. 5,4). Poi il testo prosegue nelle sue monotone e lagnose espressioni di lamento un po’ paranoiche.
SALMO 38
“Signore, non castigarmi nel tuo sdegno, non punirmi nella tua ira. Le tue frecce mi hanno
trafitto, su di me è scesa la tua mano. le mie iniquità hanno superato il mio capo, come carico
pesante mi hanno oppresso.
Questo salmo almeno ha qualcosa di diverso: una descrizione più schifosa dei fatti:
“Putride e fetide sono le mie piaghe a causa della mia stoltezza. Sono curvo e accasciato, triste
mi aggiro tutto il giorno. Sono torturati i miei fianchi, in me non c'è nulla di sano. Afflitto e
sfinito all'estremo, ruggisco per il fremito del mio cuore. Palpita il mio cuore, la forza mi abbandona, si spegne la luce dei miei occhi. Amici e compagni si scostano dalle mie piaghe, i miei
vicini stanno a distanza.
E poi riprende il suo lamento: Ecco, confesso la mia colpa, sono in ansia per il mio peccato.
Basta!!
SALMO 39
“«Rivelami, Signore, la mia fine; quale sia la misura dei miei giorni e saprò quanto è breve la
mia vita».
Si vede che sta male ed ha paura della morte, come ogni essere umano!:
“Solo un soffio è ogni uomo che vive, come ombra è l'uomo che passa; solo un soffio che si agita, accumula ricchezze e non sa chi le raccolga”.
Dice cose che per noi del XXI secolo sono trite e ritrite ma almeno dice cose diverse dal solito. E
poi afferma:
“Sto in silenzio, non apro bocca, perché sei tu che agisci”. Fosse vero ! Lo vedete quanto è bugiardo?
SALMO 40
“Mi ha tratto dalla fossa della morte, dal fango della palude”. Devo continuare? Purtroppo è
mio preciso obbligo non tralasciare alcuno dei salmi se non altro per dimostrare la mia buona fede
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GIUSEPPE AMATO – COMMENTO AL LIBRO DEI SALMI
nell’aver preso in seria considerazione ogni sua parola. Anche questo passaggio rievoca un momento della vita di Gesù:
“Allora ho detto: «Ecco, io vengo. Sul rotolo del libro di me è scritto, che io faccia il tuo volere. Mio Dio, questo io desidero, la tua legge è nel profondo del mio cuore».
SALMO 41
“Beato l'uomo che ha cura del debole, nel giorno della sventura il Signore lo libera.”
E qui salta fuori un’altra credenza superstiziosa in base alla quale se uno viene colpito da una malattia, la causa è da ricercarsi nel suo comportamento immorale (credenza largamente diffusa nei secoli, specialmente nel medio evo ma che anche oggi ritorna spesso a galla con pari impegno calunnioso nei confronti di chi sta male e, forse, ha commesso qualche torto al calunniatore):
“Contro di me sussurrano insieme i miei nemici, contro di me pensano il male: Un morbo maligno su di lui si è abbattuto, da dove si è steso non potrà rialzarsi».
SALMO 42
Finalmente un po’ di poesia:
“Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio. L'anima mia ha sete
di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?
SALMO 43
Ma ecco che ricade nei soliti temi:
“Fammi giustizia, o Dio, difendi la mia causa contro gente spietata; liberami dall'uomo iniquo e fallace. Qui però appare una frase che ritorna nella, liturgia della messa:
“Verrò all'altare di Dio”
SALMO 44
La C.E.I afferma che in questo salmo Israele si lamenta perché si vede oppresso dai pagani pur essendo il popolo prediletto da Dio. E così ritorna il leit motiv israeliano:
“Dio, con i nostri orecchi abbiamo udito, i nostri padri ci hanno raccontato l'opera che hai
compiuto ai loro giorni, nei tempi antichi. Tu per piantarli, con la tua mano hai sradicato le
genti, per far loro posto, hai distrutto i popoli. Poiché non con la spada conquistarono la terra,
né fu il loro braccio a salvarli; ma il tuo braccio e la tua destra e la luce del tuo volto, perché
tu li amavi.
Io non so che altro aggiungere a queste parole: hai sradicato le genti per fare posto ai nostri padri, hai distrutto i popoli. Ma è possibile che ancora oggi gli ebrei sostengano di avere ragione? E
prosegue: “Per te abbiamo respinto i nostri avversari nel tuo nome abbiamo annientato i nostri aggressori”
E di tanto in tanto, quando Davide viene sconfitto e deve subire la supremazia del nemico, ecco che
torna il senso di colpa del popolo ebraico che perde perché non rispetta gli ordini di Dio:
“Ma ora ci hai respinti e coperti di vergogna, e più non esci con le nostre schiere. Ci hai fatti
fuggire di fronte agli avversari e i nostri nemici ci hanno spogliati. Ci hai consegnati come pecore da macello, ci hai dispersi in mezzo alle nazioni. Hai venduto il tuo popolo per niente,
sul loro prezzo non hai guadagnato”.
Ed ecco l’ultima parte del salmo:
“sul loro prezzo non hai guadagnato”.
Davide riesce ad inserire in una preghiera a Dio una delle peculiari caratteristiche del popolo ebraico: l’attaccamento al denaro, per non parlare dei calcoli che fanno gli speculatori ebraici di quanto
riescono a guadagnare sulle operazioni di compravendita di ogni specie, dalle patate alle testate di
giornali, dalle cipolle ai carri armati per combattere (o per difendersi da) i palestinesi.
E questo dovrebbe essere materiale da commentare come poesia? Ma fatemi il piacere!
SALMO 45
Si tratta di un canto d'amore, un canto nuziale.
La C.E.I si precipita ad esaltare le somiglianze con il Cantico dei Cantici. E prosegue nella sua ordinaria follia del commento:
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GIUSEPPE AMATO – COMMENTO AL LIBRO DEI SALMI
“Il Salmo, nel contesto della teologia dei profeti, esprime anche l’unione di amore di Dio con il
suo popolo e, nella visione cristiana, di Gesù con la sua Chiesa”
Ma ecco il testo “poetico”:
“Effonde il mio cuore liete parole, io canto al re il mio poema. La mia lingua è stilo di scriba
veloce. Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, ti ha benedetto Dio per sempre. Ecc. (se volete andate a leggervelo direttamente). Tuttavia ancora qualche
citazione:
“Le tue vesti sono tutte mirra, aloe e cassia, dai palazzi d'avorio ti allietano le cetre.
Ed ancora:
“Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio, dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
al re piacerà la tua bellezza. Egli è il tuo Signore: prostrati a lui.
“La figlia del re è tutta splendore, gemme e tessuto d'oro è il suo vestito. È presentata al re in
preziosi ricami; con lei le vergini compagne a te sono condotte; guidate in gioia ed esultanza
entrano insieme nel palazzo del re.
Che meravigliosa poesia! (No?)
SALMO 46
“Dio è per noi rifugio e forza, aiuto sempre vicino nelle angosce. Perciò non temiamo se trema
la terra, se crollano i monti nel fondo del mare. Fremano, si gonfino le sue acque, tremino i
monti per i suoi flutti.
E di nuovo il: “Signore degli eserciti è con noi, nostro rifugio è il Dio di Giacobbe”
E con un programma bellico come il suo pretende che si avveri in un futuro che non si sa quando
avverrà,
“Farà cessare le guerre sino ai confini della terra, romperà gli archi e spezzerà le lance, brucerà con il fuoco gli scudi. Fermatevi e sappiate che io sono Dio, eccelso tra le genti, eccelso
sulla terra”.
E ripete:
“Il Signore degli eserciti è con noi, nostro rifugio è il Dio di Giacobbe”.
Che posso dire a commento? Come altre volte mi limito ad un “Amen”.
SALMO 47
La CEI descrive questo salmo come il canto trionfale per Gerusalemme; e prosegue dicendo:
“nel senso messianico, esso celebra il regno universale di Dio”
Ammettiamo che sia vero quello che dice la C.E.I. Mi cercate dove è riuscita a trovare qualcosa di
messianico? Per sicurezza vi copio il testo integrale del salmo:
“Applaudite, popoli tutti, acclamate Dio con voci di gioia; perché terribile è il Signore, l'Altissimo, re grande su tutta la terra. Egli ci ha assoggettati i popoli, ha messo le nazioni sotto i nostri piedi.
la nostra eredità ha scelto per noi, vanto di Giacobbe suo prediletto. Ascende Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba. Cantate inni a Dio, cantate inni; cantate inni al nostro re, cantate inni; perché Dio è re di tutta la terra, cantate inni con arte. Dio regna sui popoli, Dio siede sul suo trono santo. I capi dei popoli si sono raccolti con il popolo del Dio di
Abramo, perché di Dio sono i potenti della terra: egli è l'Altissimo.
Se ci riuscite siete bravi! Io non ci sono riuscito.
SALMO 48
Parte con una descrizione gloriosa di Dio per poi ricadere nel solito ritornello dei nemici, questa
volta messi in fuga da Dio stesso:
“Ecco, i re si sono alleati, sono avanzati insieme. Essi hanno visto: attoniti e presi dal panico,
sono fuggiti. Là sgomento li ha colti, doglie come di partoriente, simile al vento orientale che
squarcia le navi di Tarsis”
SALMO 49
In questo salmo qualche spunto per meditare c’è (specialmente sulla morte):
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GIUSEPPE AMATO – COMMENTO AL LIBRO DEI SALMI
“Nessuno può riscattare se stesso, o dare a Dio il suo prezzo. Per quanto si paghi il riscatto di
una vita, non potrà mai bastare per vivere senza fine, e non vedere la tomba.
“Il sepolcro sarà loro casa per sempre, loro dimora per tutte le generazioni, eppure hanno dato il loro nome alla terra. Ma l'uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che
periscono.
Il resto è costituito da pensieri triti e ritriti.
SALMO 50
Altro salmo dai colori un po’ più accesi. Intanto inizia con una frase equivoca:
“ Parla il Signore, Dio degli dèi, (è la prima volta che leggo quest’affermazione su una pluralità
di dei. Che cosa vuol dire? Non approfondisco) convoca la terra da oriente a occidente. Da Sion,
splendore di bellezza, Dio rifulge. Viene il nostro Dio e non sta in silenzio; davanti a lui un
fuoco divorante, intorno a lui si scatena la tempesta.
E’ una specie di esame di coscienza drammatico e molto crudo, che mette il peccatore, che crede di
fare il furbo, con le spalle al muro. Termina infatti così:
“Ti siedi, parli contro il tuo fratello, getti fango contro il figlio di tua madre. Hai fatto questo e
dovrei tacere? forse credevi ch'io fossi come te! i rimprovero: ti pongo innanzi i tuoi peccati».
SALMO 51
Dopo aver commentato un terzo dei salmi (siamo a 50 su centocinquanta) arriva il salmo che rievoca il senso di colpa che Davide prova dopo che il profeta Natan lo ha rimproverato per aver peccato
con Betsabea.
“Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato. Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato. Riconosco la mia colpa, il mio
peccato mi sta sempre dinanzi”.
Lacrime di coccodrillo? Penso di sì, visto il racconto della bibbia che ci allieta con il racconto di
una lunga unione tra Davide e Betsabea, al punto da partorirgli ben tre figli.
Siamo solamente ad un terzo dei salmi da commentare. Vi precedo un po’ per capire come va avanti
la situazione. Poi riprenderemo il commento.
Ecco, ho letto tutti i salmi fino al numero cento. Tranne qualche spunto per alcune considerazioni di
tipo “collaterale”, Davide dimostra di non avere molta fantasia: “ti chiedo perdono, confido in te,
salvami dai miei nemici”: è tutto quello che sa ripetere. Ogni tanto rievoca la storia d’Israele, spesso
ribadisce quanto è spergiuro e poco riconoscente il suo popolo verso Dio, ricorda quante volte Dio
si è adirato e poi ha perdonato. Le litanie che vengono ripetute in chiesa dopo la recita del rosario
sono molto meno noiose! Almeno cambiano i nomi dei santi e gli aggettivi della madonna. Qui invece è sempre la stessa monotona preghiera. Tuttavia, per dovere di stesure fedele dei testi, vi elenco per ciascun salmo qualche verso. Vedete voi.
SALMO 52
“Tu preferisci il male al bene, la menzogna al parlare sincero.”
SALMO 53
“Lo stolto pensa: «Dio non esiste». Sono corrotti, fanno cose abominevoli, nessuno fa il bene.
SALMO 54
“poiché sono insorti contro di me gli arroganti e i prepotenti insidiano la mia vita, davanti a sé
non pongono Dio. Ecco, Dio è il mio aiuto, il Signore mi sostiene.
SALMO 55
“Contro di me riversano sventura, mi perseguitano con furore. Piombi su di loro la morte,
scendano vivi negli inferi; perché il male è nelle loro case,e nel loro cuore. Io invoco Dio
e il Signore mi salva. Di sera, al mattino, a mezzogiorno mi lamento e sospiro ed egli ascolta la
mia voce;
………. Più untuosa del burro è la sua bocca, ma nel cuore ha la guerra; più fluide dell'olio le
sue parole, ma sono spade sguainate.
SALMO 56
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GIUSEPPE AMATO – COMMENTO AL LIBRO DEI SALMI
“Mi calpestano sempre i miei nemici, molti sono quelli che mi combattono. Nell'ora della paura, io in te confido. In Dio, di cui lodo la parola, in Dio confido, non avrò timore: che cosa potrà farmi un uomo?
SALMO 57
“Pietà di me, pietà di me, o Dio, in te mi rifugio; mi rifugio all'ombra delle tue ali finché sia
passato il pericolo.
SALMO 58
“Sono traviati gli empi fin dal seno materno, si pervertono fin dal grembo gli operatori di
menzogna. Sono velenosi come il serpente, come vipera sorda che si tura le orecchie per non
udire la voce dell'incantatore, del mago che incanta abilmente.
Poi prosegue con un’invocazione quanto meno pittoresca:
“Spezzagli, o Dio, i denti nella bocca, rompi, o Signore, le mascelle dei leoni. Si dissolvano come acqua che si disperde, come erba calpestata inaridiscano. Passino come lumaca che si discioglie, come aborto di donna che non vede il sole. Prima che le vostre caldaie sentano i pruni, vivi li travolga il turbine.
SALMO 59
“Liberami dai nemici, mio Dio, proteggimi dagli aggressori.
“Non ucciderli, perché il mio popolo non dimentichi, disperdili con la tua potenza e abbattili,
SALMO 60
e’ interessante l’annotazione: Quando uscì contro gli Aramei della Valle dei due fiumi e contro
gli Aramei di Soba, e quando Gioab, nel ritorno, sconfisse gli Idumei nella Valle del sale: dodicimila uomini:
“Dio, tu ci hai respinti, ci hai dispersi; ti sei sdegnato: ritorna a noi.”
SALMO 61
“Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera. Tu sei per me rifugio, torre salda
davanti all'avversario.
SALMO 62
“Solo in Dio riposa l'anima mia; da lui la mia salvezza. Lui solo è mia rupe e mia salvezza,
mia roccia di difesa: non potrò vacillare.
SALMO 63
“O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, di te ha sete l'anima mia, a te anela la mia carne,
come terra deserta, arida, senz'acqua.
SALMO 64
“Ascolta, Dio, la voce, del mio lamento, dal terrore del nemico preserva la mia vita. Proteggimi dalla congiura degli empi dal tumulto dei malvagi.
SALMO 65
“A te si deve lode, o Dio, in Sion; a te si sciolga il voto in Gerusalemme. A te, che ascolti la
preghiera, viene ogni mortale. Pesano su di noi le nostre colpe, ma tu perdoni i nostri peccati.
Ogni tanto si risveglia in Davide la sua antica origine di pastore ed agricoltore (ed allora diventa un
po’ più sereno):
“Tu visiti la terra e la disseti: la ricolmi delle sue ricchezze. Il fiume di Dio è gonfio di acque;
tu fai crescere il frumento per gli uomini. Così prepari la terra: Ne irrighi i solchi, ne spiani
le zolle, la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli. Coroni l'anno con i tuoi benefici, al
tuo passaggio stilla l'abbondanza. Stillano i pascoli del deserto e le colline si cingono di esultanza. I prati si coprono di greggi, le valli si ammantano di grano; tutto canta e grida di gioia.
SALMO 66
Dite a Dio: «Stupende sono le tue opere! Per la grandezza della tua potenza a te si piegano i
tuoi nemici. A te si prostri tutta la terra, a te canti inni, canti al tuo nome».
“Benedite, popoli, il nostro Dio, fate risuonare la sua lode; è lui che salvò la nostra vita
e non lasciò vacillare i nostri passi.
19
GIUSEPPE AMATO – COMMENTO AL LIBRO DEI SALMI
SALMO 67
“Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto; perché si conosca
sulla terra la tua via, tra tutte le genti la tua salvezza.
SALMO 68
“Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano. Come si
disperde il fumo, tu li disperdi; come fonde la cera di fronte al fuoco, periscano gli empi Davanti a Dio. I giusti invece si rallegrino, esultino davanti a Dio e cantino di gioia.
“Regni della terra, cantate a Dio, cantate inni al Signore; egli nei cieli cavalca, nei cieli eterni,
ecco, tuona con voce potente.
SALMO 69
Finalmente un salmo sincero e diverso dagli altri, in cui la spirito di Davide si eleva un po’ più in
alto del solito monocorde lamento:
“Salvami, o Dio: l'acqua mi giunge alla gola. Affondo nel fango e non ho sostegno; sono caduto in acque profonde e l'onda mi travolge.
“Poiché mi divora lo zelo per la tua casa, ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta.
Mi sono estenuato nel digiuno ed è stata per me un'infamia. Ho indossato come vestito un sacco e sono diventato il loro scherno. Sparlavano di me quanti sedevano alla porta, gli ubriachi
mi dileggiavano.
“Ho atteso compassione, ma invano, consolatori, ma non ne ho trovati. Hanno messo nel mio
cibo veleno e quando avevo sete mi hanno dato aceto.
SALMO 70
E di nuovo ricade nel solito lamento:
“Ma io sono povero e infelice, vieni presto, mio Dio; tu sei mio aiuto e mio salvatore; Signore,
non tardare.
SALMO 71
(è molto usato nella liturgia cattolica):
“In te mi rifugio, Signore, ch'io non resti confuso in eterno. Liberami, difendimi per la tua
giustizia, porgimi ascolto e salvami. Della tua lode è piena la mia bocca, della tua gloria, tutto
il giorno. Io, invece, non cesso di sperare, moltiplicherò le tue lodi. La mia bocca annunzierà
la tua giustizia, proclamerà sempre la tua salvezza, che non so misurare.
SALMO 72
E’ uno strano modo per lodare suo figlio Salomone, per dargli l’imprimatur di erede e per chiedere
su di lui la protezione di Dio:
Di Salomone: Dio, da' al re il tuo giudizio, al figlio del re la tua giustizia; regga con giustizia il
tuo popolo e i tuoi poveri con rettitudine. Egli libererà il povero che grida e il misero che non
trova aiuto, avrà pietà del debole e del povero e salverà la vita dei suoi miseri. Li riscatterà
dalla violenza e dal sopruso, sarà prezioso ai suoi occhi il loro sangue.
SALMO 73
“Perciò seggono in alto, non li raggiunge la piena delle acque. Dicono: «Come può saperlo Dio? C'è forse conoscenza nell'Altissimo?». Ecco, questi sono gli empi:
SALMO 74
“ O Dio, perché ci respingi per sempre, perché divampa la tua ira contro il gregge del tuo pascolo? Volgi i tuoi passi a queste rovine eterne: il nemico ha devastato tutto nel tuo santuario.
“Sorgi, Dio, difendi la tua causa, ricorda che lo stolto ti insulta tutto il giorno.
SALMO 75
“Nel tempo che avrò stabilito io giudicherò con rettitudine. Si scuota la terra con i suoi abitanti, io tengo salde le sue colonne. Dico a chi si vanta: «Non vantatevi». E agli empi: «Non alzate
la testa!». Non alzate la testa contro il cielo, non dite insulti a Dio.
SALMO 76
20
GIUSEPPE AMATO – COMMENTO AL LIBRO DEI SALMI
“Splendido tu sei, o Potente, sui monti della preda; furono spogliati i valorosi, furono colti dal
sonno, nessun prode ritrovava la sua mano. Dio di Giacobbe, alla tua minaccia, si arrestarono
carri e cavalli.
SALMO 77
“La mia voce sale a Dio e grido aiuto; la mia voce sale a Dio, finché mi ascolti. Nel giorno
dell'angoscia io cerco il Signore, tutta la notte la mia mano è tesa e non si stanca; io rifiuto ogni conforto.
SALMO 78
Riporto di seguito quasi tutto il salmo non tanto per dimostrare che Davide conosce la storia dei
suoi predecessori (chissà quante volte gliel’avranno letta!), quanto per poter gustare il modo in cui
la racconta.
Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento, ascolta le parole della mia bocca. Aprirò la
mia bocca in parabole, rievocherò gli arcani dei tempi antichi.
“Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe, ha posto una legge in Israele: ha comandato ai
nostri padri di farle conoscere ai loro figli, perché le sappia la generazione futura, i figli che
nasceranno.
“Fece sgorgare ruscelli dalla rupe e scorrere l'acqua a torrenti.
“Eppure continuarono a peccare contro di lui, a ribellarsi all'Altissimo nel deserto.
“Ecco, egli percosse la rupe e ne scaturì acqua, e strariparono torrenti.
“Comandò alle nubi dall'alto e aprì le porte del cielo; fece piovere su di essi la manna per cibo
e diede loro pane del cielo:
“Con tutto questo continuarono a peccare e non credettero ai suoi prodigi.
“Quando li faceva perire, lo cercavano, ritornavano e ancora si volgevano a Dio; ]ricordavano
che Dio è loro rupe, e Dio, l'Altissimo, il loro salvatore; Lo lusingavano con la bocca e gli mentivano con la lingua;
“quando operò in Egitto i suoi prodigi, i suoi portenti nei campi di Tanis. Egli mutò in sangue
i loro fiumi e i loro ruscelli, perché non bevessero. Mandò tafani a divorarli e rane a molestarli. Diede ai bruchi il loro raccolto, alle locuste la loro fatica. Distrusse con la grandine le loro
vigne, i loro sicomori con la brina. Consegnò alla grandine il loro bestiame, ai fulmini i loro
greggi. Diede sfogo alla sua ira: non li risparmiò dalla morte e diede in preda alla peste la loro vita.
“Ma ancora lo tentarono, si ribellarono a Dio, l'Altissimo, non obbedirono ai suoi comandi.
“Il fuoco divorò il fiore dei suoi giovani, le sue vergini non ebbero canti nuziali. I suoi sacerdoti caddero di spada e le loro vedove non fecero lamento. Ma poi il Signore si destò come da un
sonno, come un prode assopito dal vino. Colpì alle spalle i suoi nemici, inflisse loro una vergogna eterna. Ripudiò le tende di Giuseppe, non scelse la tribù di Èfraim; ma elesse la tribù di
Giuda, il monte Sion che egli ama. Costruì il suo tempio alto come il cielo e come la terra stabile per sempre. Egli scelse Davide suo servo e lo trasse dagli ovili delle pecore. Lo chiamò dal
seguito delle pecore madri per pascere Giacobbe suo popolo, la sua eredità Israele.
Fu per loro pastore dal cuore integro e li guidò con mano sapiente.
SALMO 79
(qui invece Davide rievoca tristi momenti in cui i nemici hanno invaso Israele e distrutto tutto)
“O Dio, nella tua eredità sono entrate le nazioni, hanno profanato il tuo santo tempio, hanno
ridotto in macerie Gerusalemme.
“Hanno versato il loro sangue come acqua intorno a Gerusalemme, e nessuno seppelliva.
“Fino a quando, Signore, sarai adirato: per sempre? Arderà come fuoco la tua gelosia?
“Non imputare a noi le colpe dei nostri padri, presto ci venga incontro la tua misericordia,
poiché siamo troppo infelici.
SALMO 80
“Rialzaci, Signore, nostro Dio, fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi. Signore, Dio degli
eserciti, fino a quando fremerai di sdegno contro le preghiere del tuo popolo?
21
GIUSEPPE AMATO – COMMENTO AL LIBRO DEI SALMI
“Dio degli eserciti, volgiti, guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna,
SALMO 81
“Esultate in Dio, nostra forza, acclamate al Dio di Giacobbe.
“Suonate la tromba nel plenilunio, nostro giorno di festa.
“Ascolta, popolo mio, ti voglio ammonire; Israele, se tu mi ascoltassi! Non ci sia in mezzo a te
un altro dio e non prostrarti a un dio straniero. Sono io il Signore tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto; apri la tua bocca, la voglio riempire. Ma il mio popolo non ha ascoltato
la mia voce, Israele non mi ha obbedito.
SALMO 82
Dio si alza nell'assemblea divina, giudica in mezzo agli dèi.
Io sono rimasto di m… e voi? Come fa Davide a parlare di una specie di Olimpo di Dei? Questo è
un preciso sintomo di come facilmente allora la gente debordava verso dei al di fuori del Dio unico
e vero. La superstizione era scusabile certamente nel popolo ma in Davide? Sembra talmente strano
questo verso che fa pensare ad un diverso autore del salmo, oppure? Oppure un corno:
“Io ho detto: «Voi siete dèi, siete tutti figli dell'Altissimo». Eppure morirete come ogni uomo,
cadrete come tutti i potenti. Sorgi, Dio, a giudicare la terra,perché a te appartengono tutte le
genti.
SALMO 83
“Dio, non darti riposo, non restare muto e inerte, o Dio.
E poi, riferendosi ai soliti nemici, fa le solite richieste al “suo” Dio, quasi un cane da guardia, un esercito privato o qualcosa di simile: ma Dio era solo questo per gli ebrei?
“Mio Dio, rendili come turbine, come pula dispersa dal vento. Come il fuoco che brucia il bosco e come la fiamma che divora i monti, così tu inseguili con la tua bufera e sconvolgili con il
tuo uragano.
SALMO 84
Finalmente la sensazione di un momento di pace?:
“Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti! L'anima mia languisce e brama gli
atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente.
“Beato chi abita la tua casa: sempre canta le tue lodi! Beato chi trova in te la sua forza
e decide nel suo cuore il santo viaggio.”
“Poiché sole e scudo è il Signore Dio; il Signore concede grazia e gloria, non rifiuta il bene
a chi cammina con rettitudine. Signore degli eserciti, beato l'uomo che in te confida.
SALMO 85
“Signore, sei stato buono con la tua terra, hai ricondotto i deportati di Giacobbe. Hai Perdonato l'iniquità del tuo popolo, hai cancellato tutti i suoi peccati. Hai deposto tutto il tuo sdegno
e messo fine alla tua grande ira.
SALMO 86
“Signore, tendi l'orecchio, rispondimi, perché io sono povero e infelice. Custodiscimi perché
sono fedele; tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te spera.
SALMO 87
(Davide loda la sua casa e la terra d’origine):
“Le sue fondamenta sono sui monti santi; il Signore ama le porte di Sion più di tutte le dimore
di Giacobbe. Di te si dicono cose stupende, città di Dio. Ricorderò Raab e Babilonia fra quelli
che mi conoscono; ecco, Palestina, Tiro ed Etiopia: tutti là sono nati. Si dirà di Sion: «L'uno e
l'altro è nato in essa e l'Altissimo la tiene salda». Il Signore scriverà nel libro dei popoli: «Là
costui è nato». E danzando canteranno:«Sono in te tutte le mie sorgenti».
SALMO 88
Paura della morte, senso di panico per avere la coscienza sporca? Ora io dico: chi non ha la coscienza sporca? Chi non ha mai peccato nella sua vita? Forse San Luigi Gonzaga? Ma se ha continuamente esaltato il perdono di Dio, dopo averlo invocato mille volte! Nemmeno Sant’Agostino,
che pure si considera un grande peccatore, la metteva giù così dura.
22
GIUSEPPE AMATO – COMMENTO AL LIBRO DEI SALMI
“Signore, Dio della mia salvezza, davanti a te grido giorno e notte. Giunga fino a te la mia
preghiera, tendi l'orecchio al mio lamento. Io sono colmo di sventure, la mia vita è vicina alla
tomba. Sono annoverato tra quelli che scendono nella fossa, sono come un morto ormai privo
di forza. È tra i morti il mio giaciglio, sono come gli uccisi stesi nel sepolcro, dei quali tu non
conservi il ricordo e che la tua mano ha abbandonato. Mi hai gettato nella fossa profonda, nelle tenebre e nell'ombra di morte. Pesa su di me il tuo sdegno e con tutti i tuoi flutti mi sommergi.
SALMO 89
Ecco che subito dopo esalta Dio:
“Canterò senza fine le grazie del Signore, con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli, “Chi è uguale a te, Signore, Dio degli eserciti? Sei potente, Signore, e la tua fedeltà ti fa corona. Tu domini l'orgoglio del mare, tu plachi il tumulto dei suoi flutti. Tu hai calpestato Raab come un vinto, con braccio potente hai disperso i tuoi nemici.
SALMO 90
Il commento dice: Preghiera di Mosè, uomo di Dio. Ed ancora filosofia tra il senso del tempo come
lo può vedere Dio e come lo vive l’uomo.
“Tu fai ritornare l'uomo in polvere e dici: «Ritornate, figli dell'uomo». Ai tuoi occhi, mille anni sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte.
“Tutti i nostri giorni svaniscono per la tua ira, finiamo i nostri anni come un soffio. Gli anni
della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, ma quasi tutti sono fatica, dolore;
passano presto e noi ci dileguiamo.
SALMO 91
“tu che abiti al riparo dell'Altissimo e dimori all'ombra dell'Onnipotente, di' al Signore: «Mio
rifugio e mia fortezza, mio Dio, in cui confido».
“La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza; non temerai i terrori della notte né la freccia che vola
di giorno, La peste che vaga nelle tenebre, lo sterminio che devasta a mezzogiorno. Mille cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra; ma nulla ti potrà colpire.
SALMO 92
“È bello dar lode al Signore e cantare al tuo nome, o Altissimo, annunziare al mattino il tuo
amore, la tua fedeltà lungo la notte, sull'arpa a dieci corde e sulla lira, con canti sulla cetra.
SALMO 93
“Il Signore regna, si ammanta di splendore; il Signore si riveste, si cinge di forza; rende saldo
il mondo, non sarà mai scosso. Saldo è il tuo trono fin dal principio, da sempre tu sei.
SALMO 94
“Dio che fai giustizia, o Signore, Dio che fai giustizia: mostrati! Alzati, giudice della terra,
rendi la ricompensa ai superbi.
Dopo le solite lamentele salta fuori un attacco alla magistratura che, per il momento storico di Davide, ci può anche non interessare. Ma il confronto con i nostri giorni diventa facile. Ecco allora che
il testo del salmo acquista un valore di notevole importanza perché dimostra che la magistratura può
sbagliarsi ed anche volutamente peccare se corrotta.
“Può essere tuo alleato un tribunale iniquo, che fa angherie contro la legge? Si avventano
contro la vita del giusto, e condannano il sangue innocente. Ma il Signore è la mia difesa,
roccia del mio rifugio è il mio Dio; egli ritorcerà contro di essi la loro malizia, per la loro perfidia li farà perire, li farà perire il Signore, nostro Dio.
La C.E.I. si guarda bene dal commentare questo testo e dal ricordare in quali circostanze Davide ha
scritto questo salmo. Anche perché dovrebbe toccare un tema che scotta, se si pensa a tutte le ingiustizie dei tribunali ecclesiastici nei secoli. Senza andare a cercare chissà quali episodi vi basti rileggere negli Atti degli apostoli la storia di Anania e Saffira5: il primo atto ufficiale di giudizio della
Chiesa in persona di Pietro che avrebbe invece dovuto “pascere gli agnelli di Cristo, come aveva
5
E’ un episodi ampiamente commentato in “PURTROPPO” che vi invito a scaricare da questo stesso sito
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GIUSEPPE AMATO – COMMENTO AL LIBRO DEI SALMI
promesso poco prima che Gesù prendesse l’ascensore per andarsene. Vi consiglio di leggerlo negli
Atti degli apostoli: merita una grande attenzione per capire quali sono state le origini della cattiveria
giudiziaria della Chiesa di Roma attraverso venti secoli.
SALMO 95
“Venite, applaudiamo al Signore, acclamiamo alla roccia della nostra salvezza. Accostiamoci a
lui per rendergli grazie, a lui acclamiamo con canti di gioia.
Più avanti Davide fa parlare Dio che ricorda una delle tante occasioni in cui il popolo d’Israele gli
ha fatto perdere la pazienza:
“non indurite il cuore, come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri: mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere. Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, non conoscono le mie
vie; perciò ho giurato nel mio sdegno: Non entreranno nel luogo del mio riposo».
E’ ancora una volta il segno evidente che Davide deve riscontrare nel suo popolo una forte “instabilità religiosa” che a periodi alterni si ripresenta come un difetto che non ha nessuna
intenzione di togliersi.
Segue ora una serie di salmi che inneggiano alla gioia per avere un Dio da lodare
SALMO 96
“Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra. Cantate al Signore,
benedite il suo nome, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria, a tutte le nazioni dite i suoi prodigi.
SALMO 97
“IL Signore regna, esulti la terra, gioiscano le isole tutte. Nubi e tenebre lo avvolgono, giustizia e diritto sono la base del suo trono. Davanti a lui cammina il fuoco e brucia tutt'intorno i
suoi nemici.
SALMO 98
“Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi. Gli ha dato vittoria la sua
destra e il suo braccio santo.
SALMO 99
“Il Signore regna, tremino i popoli; siede sui cherubini, si scuota la terra. Grande è il Signore
in Sion, eccelso sopra tutti i popoli.
SALMO 100
“Acclamate al Signore, voi tutti della terra, servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con
esultanza.
SALMO 101
“Amore e giustizia voglio cantare, voglio cantare inni a te, o Signore. Agirò con saggezza nella
via dell'innocenza: quando verrai a me? Camminerò con cuore integro, dentro la mia casa.
SALMO 102
(con questo salmo ritorniamo alle lagne):
“preghiera di un afflitto che è stanco e sfoga dinanzi a Dio la sua angoscia:
“Signore, ascolta la mia preghiera, a te giunga il mio grido. Non nascondermi il tuo volto;
nel giorno della mia angoscia.
Sono inconsuete le similitudini:
“Sono simile al pellicano del deserto, sono come un gufo tra le rovine. Veglio e gemo come uccello solitario sopra un tetto.”
SALMO 103
“Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici.
I versi si ripetono fino alla fine in una monotona lode a Dio che si ripete nel salmo 104
SALMO 104
“Benedici il Signore, anima mia, Signore, mio Dio, quanto sei grande! Rivestito di maestà e di
splendore, avvolto di luce come di un manto. Tu stendi il cielo come una tenda.”
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GIUSEPPE AMATO – COMMENTO AL LIBRO DEI SALMI
SALMO 105
(prosegue la fase di lodi al Signore):
“Alleluia. Lodate il Signore e invocate il suo nome, proclamate tra i popoli le sue opere. Cantate a lui canti di gioia, meditate tutti i suoi prodigi. Gloriatevi del suo santo nome: gioisca il
cuore di chi cerca il Signore”.
Il resto del salmo si ripete nel ricordare la storia del popolo nei secoli precedenti.
SALMO 106
“Celebrate il Signore, perché è buono, perché eterna è la sua misericordia. Chi può narrare i
prodigi del Signore, far risuonare tutta la sua lode?
Ci risiamo: lodi al Signore e solite riferimenti al passato del popolo (Mosè e Mar Rosso, ecc.)
SALMO 107
(parte come il precedente):
“Celebrate il Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia.”
E prosegue:
“Lo dicano i riscattati del Signore, che egli liberò dalla mano del nemico e radunò da tutti i
paesi, dall'oriente e dall'occidente, dal settentrione e dal mezzogiorno.
SALMO 108
“Saldo è il mio cuore, Dio, saldo è il mio cuore: voglio cantare inni, anima mia. Svegliatevi,
arpa e cetra, voglio svegliare l'aurora.
Sembra partire bene ma poi ritorna alle solite:
“Ti loderò tra i popoli, Signore, a te canterò inni tra le genti, perché la tua bontà è grande fino ai cieli e la tua verità fino alle nubi.
SALMO 109
“Dio della mia lode, non tacere, poiché contro di me si sono aperte la bocca dell'empio e
dell'uomo di frode; parlano di me con lingua di menzogna.
In questo salmo Davide è ritornato l’uomo depresso che già conosciamo, mentre il successivo è più
“neutro”;
SALMO 110
Oracolo del Signore al mio Signore: «Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a
sgabello dei tuoi piedi».
SALMO 111
In questo salmo si ritorna a cantare in ordine alfabetico:
“ Renderò grazie al Signore con tutto il cuore, nel consesso dei giusti e nell'assemblea.
SALMO 112
“Beato l'uomo che teme il Signore e trova grande gioia nei suoi comandamenti.”
E nel successivo ancora lodi per il Signore.
SALMO 113
“Lodate, servi del Signore, lodate il nome del Signore. Sia benedetto il nome del Signore, ora e
sempre. Dal sorgere del sole al suo tramonto sia lodato il nome del Signore. Su tutti i popoli
eccelso è il Signore, più alta dei cieli è la sua gloria.
Si vede che sono salmi di un periodo in cui le cose gli andavano meglio.
SALMO 114
e ancora riferimenti alla storia della fuga dall’Egitto:
“Quando Israele uscì dall'Egitto, la casa di Giacobbe da un popolo barbaro, Giuda divenne il
suo santuario, Israele il suo dominio”.
SALMO 115
Ancora inno e preghiera ad un tempo:
“Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome da' gloria, per la tua fedeltà, per la tua grazia.
Perché i popoli dovrebbero dire: «Dov'è il loro Dio?». Il nostro Dio è nei cieli, egli opera tutto
ciò che vuole.
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GIUSEPPE AMATO – COMMENTO AL LIBRO DEI SALMI
SALMO 116
“Amo il Signore perché ascolta il grido della mia preghiera. Verso di me ha teso l'orecchio nel
giorno in cui lo invocavo”
“Mi stringevano funi di morte, ero preso nei lacci degli inferi. Mi opprimevano tristezza e angoscia e ho invocato il nome del Signore: «Ti prego, Signore, salvami». Buono e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso. Il Signore protegge gli umili: ero misero ed egli mi ha
salvato. Ritorna, anima mia, alla tua pace, poiché il Signore ti ha beneficato;
SALMO 117
“Ho creduto anche quando dicevo: «Sono troppo infelice». Ho detto con sgomento: «Ogni
uomo è inganno».”
SALMO 118
“Celebrate il Signore, perché è buono; perché eterna è la sua misericordia.”
SALMO 119
“Beato l'uomo di integra condotta, che cammina nella legge del Signore.”
e’ uno dei salmi più lunghi. Ecco l’ultimo versetto (porta il numero 176):
“Come pecora smarrita vado errando; cerca il tuo servo, perché non ho dimenticato i tuoi
comandamenti”.
SALMO 120
(è il primo contrassegnato come “canto delle ascensioni; ne seguiranno molti altri )
“Nella mia angoscia ho gridato al Signore ed egli mi ha risposto. Signore, libera la mia vita
dalle labbra di menzogna, dalla lingua ingannatrice. Che ti posso dare, come ripagarti, lingua ingannatrice? Frecce acute di un prode, con carboni di ginepro.
SALMO 121
“Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l'aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, che ha
fatto cielo e terra.”
SALMO 122 “Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore». E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme! »
SALMO 123
“A te levo i miei occhi, a te che abiti nei cieli. Ecco, come gli occhi dei servi alla mano dei loro
padroni; come gli occhi della schiava, alla mano della sua padrona, così i nostri occhi sono rivolti al Signore nostro Dio, finché abbia pietà di noi.
SALMO 124
“Se il Signore non fosse stato con noi, - lo dica Israele - se il Signore non fosse stato con noi,
quando uomini ci assalirono, ci avrebbero inghiottiti vivi, nel furore della loro ira.
SALMO 125 “Chi confida nel Signore è come il monte Sion: non vacilla, è stabile per sempre.”
SALMO 126
“Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion, ci sembrava di sognare. Allora la nostra
bocca si aprì al sorriso, la nostra lingua si sciolse in canti di gioia.
SALMO 127
“ Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode. Invano vi alzate di buon mattino, tardi andate a riposare e mangiate pane di sudore: il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno.
SALMO 128
“Beato l'uomo che teme il Signore e cammina nelle sue vie”
SALMO 129
“Dalla giovinezza molto mi hanno perseguitato, - lo dica Israele - dalla giovinezza molto mi
hanno perseguitato, ma non hanno prevalso. Sul mio dorso hanno arato gli aratori, hanno fatto lunghi solchi. Il Signore è giusto: ha spezzato il giogo degli empi.
SALMO 130
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GIUSEPPE AMATO – COMMENTO AL LIBRO DEI SALMI
“Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera.”
SALMO 131
“Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado
in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze”.
SALMO 132
“Ricordati, Signore, di Davide, di tutte le sue prove, quando giurò al Signore, al Potente di
Giacobbe fece voto:«Non entrerò sotto il tetto della mia casa, non mi stenderò sul mio giaciglio, non concederò sonno ai miei occhi né riposo alle mie palpebre, finché non trovi una sede
per il Signore, una dimora per il Potente di Giacobbe».
SALMO 133
“Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme! È come olio profumato
sul capo, che scende sulla barba, sulla barba di Aronne, che scende sull'orlo della sua veste.
SALMO 134
“Ecco, benedite il Signore, voi tutti, servi del Signore; voi che state nella casa del Signore
durante le notti. Alzate le mani verso il tempio e benedite il Signore”.
SALMO 135 (IL GRANDE “HALLEL”)
“ Lodate il nome del Signore, lodatelo, servi del Signore, voi che state nella casa del Signore,
negli atri della casa del nostro Dio.
Ed anche qui ricorda le gesta antiche dei suoi antenati.
SALMO 136
“Lodate il Signore perché è buono: perché eterna è la sua misericordia. lodate il Dio degli dèi:
perché eterna è la sua misericordia. Lodate il Signore dei signori: perché eterna è la sua misericordia.
SALMO 137 (Attenzione!)
Questo salmo non è evidentemente attribuibile a Davide. E’ tuttavia inserito tra quelli attribuiti a
Davide, senza una precisa collocazione cronologica.
Ed infatti lo stile è diverso da quelli riferibili a Davide.
“Sui fiumi di Babilonia, là sedevamo piangendo al ricordo di Sion. Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre. Là ci chiedevano parole di canto coloro che ci avevano deportato, canzoni di gioia, i nostri oppressori: «Cantateci i canti di Sion!».
SALMO 138
Ed ecco subito dopo la precisazione che questo salmo è di Davide. E si ritorna al suo stile “inconfondibile”.
“Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca. A te voglio cantare davanti agli angeli, mi prostro verso il tuo tempio santo.”
SALMO 139
(anch’esso di Davide)
“Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo. Penetri da lontano i
miei pensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo. Ti sono note tutte le mie vie; la mia
parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore, già la conosci tutta.”
SALMO 140 (inconfondibile lo stile dell’autore!)
“Salvami, Signore, dal malvagio, proteggimi dall'uomo violento, da quelli che tramano sventure nel cuore e ogni giorno scatenano guerre
SALMO 141
“Signore, a te grido, accorri in mio aiuto; ascolta la mia voce quando t'invoco. Come incenso
salga a te la mia preghiera, le mie mani alzate come sacrificio della sera.”
SALMO 142 (di Davide quando era nella caverna)
“Con la mia voce al Signore grido aiuto, con la mia voce supplico il Signore; davanti a lui effondo il mio lamento, al tuo cospetto sfogo la mia angoscia”.
SALMO 143
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“Signore, ascolta la mia preghiera, porgi l'orecchio alla mia supplica, tu che sei fedele, e per la
tua giustizia rispondimi. Non chiamare in giudizio il tuo servo: nessun vivente davanti a te è
giusto.
SALMO 144
Benedetto il Signore, mia roccia, che addestra le mie mani alla guerra, le mie dita alla battaglia. Mia grazia e mia fortezza, mio rifugio e mia liberazione, mio scudo in cui confido, colui
che mi assoggetta i popoli.
Qui troviamo anche delle ripetizioni:
“L'uomo è come un soffio, i suoi giorni come ombra che passa”.
Beato il popolo che possiede questi beni: beato il popolo il cui Dio è il Signore”.
SALMO 145
“O Dio, mio re, voglio esaltarti e benedire il tuo nome in eterno e per sempre. Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
SALMO 146 (ancora ripetizioni):
“Loda il Signore, anima mia: loderò il Signore per tutta la mia vita, finché vivo canterò inni al
mio Dio.
SALMO 147
“Lodate il Signore: è bello cantare al nostro Dio, dolce è lodarlo come a lui conviene”.
SALMO 148
“Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell'alto dei cieli. Lodatelo, voi tutti, suoi angeli, lodatelo,
voi tutte, sue schiere”.
SALMO 149
“Cantate al Signore un canto nuovo; la sua lode nell'assemblea dei fedeli. Gioisca Israele nel
suo Creatore, esultino nel loro Re i figli di Sion. Lodino il suo nome con danze, con timpani e
cetre gli cantino inni. Il Signore ama il suo popolo, incorona gli umili di vittoria.
SALMO 150
“Lodate il Signore nel suo santuario, lodatelo nel firmamento della sua potenza. Lodatelo per
i suoi prodigi, lodatelo per la sua immensa grandezza. Lodatelo con squilli di tromba, lodatelo
con arpa e cetra; lodatelo con timpani e danze, lodatelo sulle corde e sui flauti. Lodatelo con
cembali sonori, lodatelo con cembali squillanti; ogni vivente dia lode al Signore. Alleluia.
CONCLUSIONE
Ecco, ho letto tutti i salmi e ne ho commentati alcuni.
Vista la fatica che ho dovuto affrontare, se non altro per un po’ di rispetto per il mio lavor, vi
invito a leggerveli tutti in testo integrale su qualche Bbbia CEI di Vostra proprietà: poi se
qvete bisogno, potrete prendere qualche tonico per risvegliarvi dalsonno che produce la loro
lettura.
Ammesso che si possa trarre una conclusione senza cadere nel triviale (qualcuno dirà che esagero,
ma provate voi a stare per ore a meditare su questi insulsi ed inutili salmi!), non posso che riconfermare tutto quello che ho affermato all’inizio.
Tranne qualche spunto per alcune considerazioni di tipo “collaterale”, Davide dimostra di non avere
molta fantasia: “ti chiedo perdono, confido in te, salvami dai miei nemici”: è tutto quello che sa ripetere. Ogni tanto rievoca la storia d’Israele, spesso ribadisce quanto è spergiuro e poco riconoscente il suo popolo verso Dio, ricorda quante volte Dio si è adirato e poi ha perdonato.
Ma alla fine che cosa ti resta tra le mani? Una monotona e silenziosa cascata di sabbia e le sue parole ti scivolano via come la sabbia asciutta che non resta attaccata da nessuna parte: resti solo con le
mani vuote , senti solo il vento che continua a soffiare su un palmo della mano asciutto e senza più
alcuna traccia, né un ricordo particolarmente significativo, salvo un po’ di mal di testa.
Devo anche dire onestamente che resto male di fronte alla reazione di amici (sono amici con un notevole livello culturale, quindi attendibili, si spera, nel loro giudizio). Che è altamente positivo per i
testi di Davide.
AMEN, AMEN!
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Salmi - Cristo tra noi