RHEGION
E…
LE OLIMPIADI
Dott.ssa Piera Caltabiano
Dirigente Scolastico
“ Galileo Galilei “
• Rhegion, antica colonia
fondata dai calcidesi
nell ’ estate del 730 a. C.,
grazie alla sua posizione
geografica ed al
governo illuminato dei
suoi capi divenne ben
presto una della capitali
del Mediterraneo , un
centro di intensi traffici
commerciali con una
forte egemonia sullo
Stretto, uno dei centri
politici e culturali più
fiorenti della Magna
Grecia soprattutto
durante il governo di
Anassila
• La cultura fu
probabilmente il fiore
all’occhiello della
Magna Grecia:
ogni città aveva la sua
biblioteca e svariati
centri di studio delle
arti , della filosofia,
della medicina,ecc
I Greci consideravano l’attività
fisica una componente
essenziale nella formazione e
nella vita del cittadino ed il
momento sportivo era parte
importante dell'educazione.
Tuttavia il termine sport, inteso
come attività fisica praticata
per gioco o competizione, non
esisteva nel vocabolario greco.
Il termine sport compare per la
prima volta in Inghilterra verso
la fine del XV° sec. e proviene
dal termine francese disport,
che a sua volta deriva dal
termine antico desport che
significa ricreazione,
divertimento.
•
•
•
•
I Greci per designare tali
attività usavano i seguenti
termini
gymnastique (da gymnos,
nudo) perché gli atleti si
confrontavano nudi,
agon (concorso, lotta,
emulazione)
athlon (sforzo, lotta)
athlos (combattimento,
exploit)
da cui gli aggettivi
"agonistico" e "atletico".
• Per i Greci il momento sportivo non era del tipo ludico, ma si
associava alla formazione del carattere dei giovani, futuri cittadini
cui spettava il dovere di condurre bene gli affari delle loro città e
difenderle in caso di pericolo.
•
L'ideale atletico era nell'emulazione e nello sforzo per essere
riconosciuto il migliore di tutti.
•
La semplice partecipazione non aveva alcun senso per gli
atleti: contava solo la vittoria e di conseguenza nel podio non
esisteva né il secondo né il terzo posto
•
Anche lo spirito di squadra mancava e la partecipazione alla
competizione era strettamente individuale.
• Il desiderio di vedersi
coronare ad Olimpia
poteva condurre alcuni
atleti a comportamenti
scorretti.
• Pausania descrive statue
erette grazie alle
ammende inflitte agli atleti
sleali.
• Queste statue avevano
spesso delle iscrizioni che
indicavano il nome con le
sanzioni.
• Erano allineate sul monte
Altis lungo il cammino che
conduceva allo stadio e
servivano di monito per i
partecipanti lo
attraversavano per recarsi
sul posto di gara.
• Ricostruzione dell'Altis
(Heinrich Gärtner, XIX secolo
• I giochi dell‘Antica Grecia sono classificati dagli storici in
due gruppi: i Giochi Panellenici ed i Giochi Panatenaici.
I Giochi Panellenici , a loro volta, si distinguono in:
1) Giochi Olimpici che si sviluppavano ad Olimpia in
onore di Zeus. Erano i giochi più antichi e più prestigiosi e
la prima organizzazione risale al 776 a .C.
Premio per la vittoria una corona
di olivo selvatico.
2) Giochi Pitici che si svolgevano a Delfi, in onore di
Apollo ed erano i più prestigiosi dopo quelli di Olimpia.
Cominciavano sempre con un concorso musicale e la
prima celebrazione risale al VII sec. a. C.
Premio per la vittoria una corona di alloro.
3) Giochi istmici che venivano organizzati ogni
due anni ad Istmo in onore di Poseidon e
dell'eroe Mélicerte con prima organizzazione
ufficiale nel 582 a .C. e con premio per la
vittoria una corona di pino.
4) Giochi Nemei che si tenevano a Nemè in
onore di Zeus ogni due anni con prima
organizzazione ufficiale nel 573 a .C. e con
premio per la vittoria una corona di foglie di
sedano.
• Giochi Panatenaici facevano invece
parte delle grandi Panatenee, le feste
ateniesi più importanti che venivano
realizzate ogni quattro anni in onore di
Atena.
• Non furono mai elevate al rango di
giochi Panellenici ma non erano meno
prestigiosi grazie al valore dei loro
premi che consistevano in oggetti d'oro
ed argento per i vincitori del concorso
musicale, scudi ed olio di oliva per i
vincitori dei concorsi ginnici ed ippici.
• Presero la loro forma organizzativa
definitiva a partire dal 566 a .C.
Le olimpiadi nella Magna Grecia
• Le colonie della Magna Grecia inviavano sportivi di tutte le
discipline ai giochi che si tenevano periodicamente ad Olimpia e
Delfi in Grecia .
• I coloni della Magna Grecia tenevano molto ai giochi ellenici dove
potevano dare prova ai greci della loro appartenenza allo stesso
luogo d origine, della loro forza fisica e delle capacità nei giochi
praticati anche dai loro padri decine di generazioni prima.
• Lo sport era dunque un canale di comunicazione con la penisola
ellenica, un mezzo con il quale le colonie della Magna Grecia
facevano sentire la propria voce.
• Spesso era un movimento gestito più dalla politica che dalla
dedizione per la lotta, il lancio del disco e per tutte le altre attività
che si praticavano durante quelle importanti prove agonistiche.
• Gli italioti ed i sicelioti ebbero grandi successi nelle competizione
sportive in madrepatria. Basti pensare che gli atleti di Crotone
vinsero 20 titoli in 26 Olimpiadi tra il 488 a.C. e il 588 a.C. tanto da
essere secondi solo a Sparta ma davanti ad Atene .
Giochi
olimpici
Polis
Giochi
Istmici
Giochi Pitici
Giochi Nemei
Totale
Nome Moderno
KROTON
21
10
10
9
50
Crotone
SIRACUSA
15
8
3
3
29
Siracusa
HIMERA
7
2
2
2
13
Termini Imerese
NAXOS
4
4
1
1
10
Giardini Naxos
TARAS
9
9
Taranto
AKRAGAS
5
3
8
Agrigento
LOCRES
6
1
7
Locri
MESSANA
4
1
7
Messina
HYBLA
3
1
4
Ragusa
THURII
4
4
Thurii
KAMARINA
3
3
Kamarina
POSEIDONIA
2
3
Paestum
KAULONIA
1
2
Caulonia
GELA
2
2
Gela
SYBARIS
2
2
Sibari
RHEGION
1
1
Reggio Calabria
TAUROMENION
1
1
Taormina
NEAPOLIS
1
1
Napoli
TERINA
1
1
Lamezia Terme
1
Metaponto
METAPONTUM
1
1
1
1
1
• La partecipazione dei giovani
atleti della Magna Grecia alle
Olimpiadi o ad alte
manifestazioni sportive,
comportava grossi oneri
finanziari e notevoli sacrifici
personali: occorrevano in patria
attrezzature e strutture, oltre ai
mezzi necessari ad affrontare i
costosi viaggi per raggiungere
le diverse località della Grecia.
• Ne consegue che solo
l’appartenenza alle più
importanti famiglie cittadine, in
grado di offrire un ingente
sostegno economico, garantiva
ai giovani atleti la possibilità di
parteciparvi.
• Infatti, sia i giovani greci che gli italioti
appartenenti a famiglia abbiente, prima di
diventare atleti, ricevevano tutta una
formazione culturale che prevedeva in un
primo tempo nell’infanzia l’insegnamento
di un pedagogo, quindi di un grammatico
dal quale il ragazzo apprendeva a leggere
e a scrivere, di un citarista per addestrarlo
a suonare e a cantare le opere poetiche;
solo intorno ai dodici anni l’adolescente
completava la sua educazione con gli
esercizi fisici.
• Al termine dell’iter educativo, la somma di
tutte le discipline apprese aveva creato il
kalos kagathos, l’uomo ideale che aveva
in sé la bellezza fisica e quella morale.
• Una kylix attica a figure
rosse con scena di
palestra, attribuita al
vasaio Panphaios ed al
pittore Nikosthenes,
risalente al 510-500 a.C.,
sottratta durante scavi
clandestini, è stata oggi
restituita all’Italia dal Paul
Getty Museum di Malibu.
• In un elegante tondo è
dipinto un giovane, che,
terminato il suo
allenamento, si accinge a
rivestirsi e, seduto su di
uno sgabello, sta
allacciandosi un sandalo:
appesa al muro, in primo
piano è l’ampolla
contenente l’olio per
ungersi.
• Finchè a partecipare alle grandi
competizioni sono gli aristocratici, i premi
si limitano a semplici corone di foglie, ma
quando gli atleti provengono da ambienti
meno ricchi, si fanno più sostanziosi,
spesso di grande valore.
• Ai giochi importanti come quelli di Atene, Olimpia, Delfi o Corinto,
corrispondevano molti concorsi sportivi locali in altre città periferiche
o al di là del mare.
• Tutte le comunità greche, comprese le più piccole, si davano da fare
ad organizzarne, è quindi molto probabile che anche nelle colonie le
poleis bandissero giochi che potessero servire a mantenere vivo
l’entusiasmo sportivo dei loro concittadini e, soprattutto, spronassero
i giovani ad allenarsi in vista delle grandi competizioni d’oltremare.
• A Crotone, nell’Antiquarium di Capo Lacinio si trova una corona
d’oro che raffigura rami d’alloro intrecciati, simile a quelle che
venivano conferite ai vincitori dei giochi Pitici di Delfi, omaggio forse
delle autorità alla vittoria di un proprio concittadino
•
•
•
•
•
Meno prestigiose, le gare locali attiravano tuttavia una grande quantità di
atleti per la ricchezza dei premi in palio: argenti, oggetti preziosi ed anche
denaro.
In quanto al valore proposto, le Grandi Panatenee offrivano come premi le
anfore cosiddette “panatenaiche” contenevano dai trenta ai quaranta litri
d’olio prodotto dagli olivi sacri d’Atena e che si vendeva ad alto prezzo in
tutto il bacino del Mediterraneo.
Il vincitore della corsa delle quadrighe riceveva centoquaranta anfore,
quello dello stadio sessanta e gli altri tra le trenta e le cinquanta.
A Parigi, nel Museo del Louvre, come in molti altri musei del mondo, si
possono osservare parecchie anfore panatenaiche.
Questo tipo di anfora era prodotto appositamente per le Grandi
Panatenaiche. La forma allungata, le dimensioni, la tecnica pittorica a figure
nere e la decorazione rispondevano a dei criteri precisi, sempre uguali per
tutte.
• Una, databile tra il 321 ed il 320
a.C., raffigura nel lato principale
Atena tra due colonne, che
brandisce una lancia: lungo la
colonna di sinistra l’iscrizione ton
atheneten athlon, ossia “Premio
dei giochi d’Atene” attesta la
funzione ufficiale dell’oggetto.
• Sull’altro lato del manufatto era
illustrata la disciplina in cui
l’atleta aveva riportato la vittoria:
quindi l’unica parte che variava
in queste anfore era la
raffigurazione dello sportivo
impegnato nella corsa, nella
lotta, nel disco, nei carri e così
via...
• Anche quando i premi
consistevano soltanto in una
corona e nell’argento, la
ricompensa per l’atleta non
si limitava a questo.
• Al ritorno in patria, poteva
scegliere diverse alternative:
il mantenimento a vita,
oppure l’esenzione dalle
imposte, od ancora, la fama
perenne di una statua eretta
in suo onore.
Statua bronzea dell’Atleta Vittorioso
Lisippo
•
•
In Occidente, intorno al V secolo a.C., le grandi trasformazioni politico
sociali si fanno sentire anche nel mondo dello sport: la crisi dell’aristocrazia
trascina nei propri cambiamenti altri ambiti come quello dell’agonismo, alla
cui partecipazione sono ammessi, sempre più numerosi, i giovani di diversa
provenienza sociale.
Per addestrarli occorrono nuove e più vaste strutture, si crea a questo
scopo il ginnasio cittadino dove i paidotribi allenavano, a spese dello stato,
gli allievi di diversa estrazione sociale. Muniti di una bacchetta forcuta,
controllavano la buona esecuzione degli esercizi ed il rispetto delle regole
•
Olimpia Gymnasium
• Allorché nella madrepatria si allestiscono i
ginnasi, anche le città della Magna Grecia,
legate al mondo acheo, si affrettano a
creare luoghi in cui i giovani possano
prepararsi degnamente alle gare,
specializzandosi nelle diverse discipline.
Le Olimpiadi
•
•
•
Un insieme di manifestazioni
sportive e religiose nate nel 776
a. C. , in onore di Zeus.
Le leggi escludevano dai concorsi
quelli che avevano commesso un
delitto contro un altro greco e
quelli che avevano perduto i diritti
civili; in effetti, dato il carattere
sacro dei giochi olimpici, la
partecipazione di persone indegne
era considerata un crimine contro
Zeus.
Si svolgevano ogni 4 anni in
estate, tra la mietitura e la
vendemmia.
• In quell’occasione veniva
istituita la “tregua sacra” ,
annunciata dai tedofori che
percorrevano la Grecia con la
fiamma olimpica.
• In questo periodo che
precedeva e conteneva i
Giochi e che era considerato
sacro , venivano interrotte,
con una tregua, tutte le guerre
e tutte le ostilità comprese, le
condanne capitali.
• Durante a tregua olimpica,
detta in greco 'ekecheiria
(ἐκεχειρία= le mani ferme),
cessavano tutte le inimicizie
pubbliche e private, e nessuno
poteva essere molestato,
specialmente atleti e spettatori
che dovevano attraversare
territori nemici per recarsi ad
Olimpia
• Lo storico più importante dei Giochi
Olimpici , padre della storia ecclesiastica,
Eusebio di Cesarea, ha redatto una
sequenza esatta che viene inserita in un
contesto universale da lui voluto e che
parte dalla nascita di Abramo per arrivare
ai ventennali di Costantino il Grande, cioè
fino al 325 d.C.
• La ricerca di Eusebio ha evidenziato
l'importanza storica che i Giochi avevano
presso gli antichi, tanto da diventare la
base della cronologia greca e come il
termine olimpiade fosse utilizzato, non
solo per distinguere il concorso, ma anche
per designare (con accanto il nome del
vincitore della corsa dello "stadio" e della
sua città di origine) il periodo dei quattro
anni del ciclo olimpico, con fatti ed
avvenimenti salienti.
Programma olimpico
Secondo Pausania , altro importante storico che ha scritto molto
sull'argomento, tutte le prove del programma si svolgevano in
una giornata fino alla 77^ Olimpiade; ma una giornata non poteva
bastare per le 15 prove introdotte fino a quella data e secondo
altri ricercatori i concorsi duravano qualche giorno.
1giorno : dedicato al culto ed ai sacrifici. Gli atleti giuravano fedeltà a
Zeus
2 giorno : Gara di corsa nello stadio
3 giorno : lotta, pugilato, pancrazio
4 giorno :corse ippiche
5 giorno: pentathlon( corsa , salto, lotta, lancio del disco e del
giavellotto)
• Le competizioni in cui gli atleti si misuravano
erano:
• Stadion (gara di corsa)
• Diaulos (corsa sulla distanza doppia dello
Stadion)
• Dolicos (corsa di resistenza)
• Pugilato
• Lotta
• Pancrazio
• Pentathlon (Salto in lungo, Lancio del
giavellotto, Lancio del disco, Corsa, Lotta)
• Hoplitodromos (Corsa con le armi)
• Gare equestri (Corse dei carri e dei cavalli)
• Le prove, che hanno avuto
una grande evoluzione nel
tempo sono passate da
una semplice corsa piana
(sola ed unica prova per le
prime 16 edizioni) a prove
più numerose e complesse.
• Consistevano in:
stadium pari a 192,24 metri
cioè la lunghezza dello
stadio di Olimpia,
diaulos due volte lo stadium,
dolichos , sette o ventiquattro
volte lo stadium cioè 1.400
o 4.400 metri ,
corsa in armi
• Lo stadion era
la gara più
prestigiosa;
il vincitore
veniva spesso
considerato
come il vincitore
degli interi
Giochi e per
secoli
l'olimpiade
prendeva il
nome del
vincitore della
corsa dello
stadion, il quale
doveva
accendere il
fuoco dei giochi
successivi.
•
•
•
•
•
•
Lo stadion , inteso come campo ,
era abbastanza grande: la pista era
larga circa 29 m e poteva contenere
venti concorrenti.
La gara consisteva essenzialmente
in uno sprint su un rettilineo di
192.27 metri.
La gara iniziava con uno squillo di
tromba e c'erano dei giudici
(agonothetes) ai blocchi di partenza
per assicurarsi che non ci fossero
false partenze.
C'erano anche dei giudici sulla linea
di arrivo per stabilire il vincitore ed
accertarsi che nessuno avesse
barato (se i giudici decidevano per
un pari merito, la gara veniva
ridisputata).
Si correva su sabbia e sia la linea di
partenza che quella di arrivo erano
contrassegnate da soglie di pietra.
I corridori partivano in posizione
eretta, probabilmente con le braccia
stese in avanti, invece che dalla
posizione rannicchiata dei corridori
di oggi
• Nelle prove di pugilato , nelle Olimpiadi antiche, fino al 500 a.C.
circa, gli atleti indossavano unicamente fascette in cuoio
(denominate himantes), avvolte attorno alle mani in modo tale da
lasciare libere le dita. Ciascuna fascetta misurava dai tre ai tre metri
e mezzo, e veniva avvolta numerose volte attorno a nocche, mani,
polsi, parte dell'avambraccio ed attorno alla base di ciascun dito.
• A volte, anche il petto veniva fasciato con cuoio, mentre il resto del
corpo era del tutto nudo, esclusi in alcuni casi un paio di sandali
• Attorno al 400 a.C. circa, vennero introdotti nella disciplina gli
sphairai. Questi ultimi erano assai simili agli himantes, tuttavia la
fascia di cuoio di cui erano costituiti era affumicata su un verso, che
doveva essere rivolto verso l'esterno (in modo da rendere il cuoio
più duro e causare maggiore danno) e ricoperta da uno strato di
imbottitura sull'altro, che doveva andare a contatto con la pelle
(in modo da non causare abrasioni od ustioni da sfregamento che
avrebbero nuociuto al possessore stesso dei guanti.
• I pugilatori greci si preparavano agli
incontri allenandosi con dei sacchi
pieni di sabbia, farina o cereali,
chiamati korykos, molto simili a
quelli utilizzati dai pugili attuali
• La leggenda vuole che Teseo inventò
uno sport nel quale due uomini, seduti
l'uno di fronte all'altro, dovevano
colpirsi coi pugni fino a quando uno dei
due rimaneva ucciso o comunque
impossibilitato a combattere: in seguito,
tale tecnica venne sviluppata in modo
da contemplare prima la postura eretta
dei due contendenti, ed in seguito l'uso
di guantoni, a volte muniti di borchie, e
protezioni per i gomiti, anche se non
doveva essere raro assistere a
combattimenti di uomini completamente
nudi.
• Affresco del
palazzo di Cnosso,
raffigurante due
giovani durante un
incontro di
"pugilato".
• Da notare sono i
guantoni, già in
uso a quei tempi
(1500 a.C.).
• Un incontro di
pugilato nell'antica
Grecia (500 a.C.),
dipinto su un vaso:
il pugile sulla destra
segnala la resa
alzando l'indice.
• Particolare del
pugilatore a
riposo: notare le
fascette di cuoio
a protezione di
mani ed
avambracci, con
ispessimenti
sulle nocche e
fascia di lana per
il sudore.
•
•
•
•
•
Il pancrazio è uno sport di origine greca, un
misto di lotta e pugilato. Il termine (dal greco
παγκράτιον pankràtion, pan = tutto e kràtos
= potere, forza) significa "intera forza (del
corpo)".
Appare come disciplina olimpica nel 648
a.C.;
Lo scopo era vincere l'avversario utilizzando
tutte le proprie forze, a mani nude, ed i
contendenti avevano la possibilità di usare
tutte le tecniche possibili: sgambetti,
proiezioni, leve articolari, pugni, calci,
ginocchiate, gomitate, unghiate, tecniche di
rottura delle dita, morsi, possibilità di
strozzare l'avversario.
In genere, gli atleti approdavano al
pancrazio dopo una certa esperienza nella
Pale (lotta olimpica).
Per la sua natura, il pancrazio è diventata
una delle più complete discipline da
combattimento, poiché comprende tecniche
diverse tra loro, ed allena quindi ad un uso
generale del proprio corpo (tra queste
tecniche, che vanno dalla lotta a terra al
pugilato, c'è anche l'acrocorismo, ossia la
torsione e conseguente rottura delle dita
delle mani).
• Due pancratiasti che lottano.
Statuetta in bronzo raffigurante due pancratiasti in
lotta:
la posizione dei lottatori rende piena l'idea di una
scena cruenta durante un pancrazio.
• Nell'antica Grecia,
l'efferatezza di questo sport
era tale che i due
contendenti spesso
arrivavano a lottare fino alla
morte di uno di loro, mentre
l'antagonista che vinceva era
osannato e portato in trionfo
dal pubblico.
• La storia ci racconta di come
Milone di Crotone, uno degli
atleti più famosi dell'antichità
e specialista nella lotta e nel
pancrazio, sfidò un toro, lo
vinse e fece un giro dello
stadio di corsa con lo stesso
toro sulle spalle (e il mito
prosegue raccontando di
come, finito il giro, lo divorò).
• Scena di un
pancrazio:
l'arbitro
punisce con
una frusta
un atleta
che tenta di
accecare
l'avversario.
• Oltre ai veri e propri fatti storici, anche
moltissime leggende gravitano intorno
al pancrazio: la più famosa è quella di
Arrachione. Mentre l'avversario lo
stava strangolando, Arrachione con la
bocca riuscì a spezzargli l'alluce, ma
nel farlo soffocò proprio mentre
l'avversario si arrendeva; i giudici
furono costretti a decretarlo vincitore
da morto.
• In seguito, il pancrazio rientrò nei limiti
e divenne una disciplina sportiva come
le altre, in cui i contendenti si
allenavano per ottenere una grande
potenza fisica, non con lo scopo di
uccidere l'avversario, ma solo di
vincerlo.
• Furono poi disputate corse con cavalli montati e con
bighe o quadrighe (vinti anche da donne, ma come
proprietarie degli animali).
• Lo spettacolo veniva aperto a tutti, schiavi
compresi; solo le donne, pena la morte,
venivano escluse dall'assistere ai concorsi.
• Soltanto una donna poteva assistervi: era la
sacerdotessa, cui veniva riservato un posto
d'onore
GLI ATLETI
• Tra gli atleti più famosi sono da
ricordare
• Filippo II di Macedonia, il figlio
Alessandro il Grande,
• Pitagora, filosofo e matematico
(che vinse una Olimpiade nel
pugilato e fu medico della squadra
di Crotone),
• il lottatore Milone di Crotone (che
dopo essersi affermato nella gara
per giovani nel 540 a .C.) conquistò
il titolo seniores per ben cinque
volte tra il 532 ed il 516 a .C.
• Astylos
Astylos è un atleta famoso perché fu
l'ultimo vincitore crotoniate ad Olimpia
nel 480 a.C. e perché rinnegò la sua
città di origine nelle due ultime olimpiadi.
Vinse la prima volta nel 488 a.C. e
nuovamente nel 484 ed infine nel 480
a.C., nelle specialità stadio (corsa di
circa 190 m) e diaulos (corsa doppia).
Inoltre in almeno una occasione vinse
anche nell'oplite. Rinomato per lo stile di
vita tenuto negli allenamenti, per le sue
vittorie gli fu eretta una statua in bronzo,
dell'artista di Pitagora di Samo , che
svolse la sua attività a Reggio, dove si
era trasferito.
Nel corso delle due ultime vittorie
Astylos si dichiarò siracusano, forse per
compiacere Ierone (Pausania VI, 13, 1).
A tale notizia i suoi concittadini
confiscarono la sua casa e la
trasformarono in un carcere ed
distrussero la sua statua nel santuario di
Hera Lacinia.
• Eutimo
• Eutimo, figlio di Asticle, fu un valoroso atleta locrese vincitore di
tre Olimpiadi nella categoria del pugilato. La sua fama era
conosciuta in tutto il mondo ellenico e la sua città natia, Locri
Epizefiri, gli fece erigere una sua statua presso Olimpia,
venerandolo come fosse un eroe della mitologia antica.
• Pausania, infatti ci tramanda una leggenda secondo la quale i
locresi credevano che Eutimo fosse figlio del fiume Cecino, che
all'ora divideva il territorio della città di Locri Epizefiri con quello
di Rhegion.
• Dunque Eutimo vinse tre Olimpiadi
non consecutive, la prima fu la
LXXIV Olimpiade del 484 a.C. ,
ma in quella successiva il pugile
locrese venne sconfitto da
Teagene di Taso, il quale secondo
Pausania, nelle Olimpiadi
del 472 e 476 a.C. si rifiutò
di combattere contro Eutimo
per volontà divina, concedendogli
quindi la vittoria.
•
La leggenda più famosa del pugile Eutimo vuole che gli abitanti di
Temesa, colonia fondata da Locri Epizefiri, chiesero aiuto ai locresi per
liberarsi da un mostro che pretendeva ogni anno il tributo di una
vergine tra le più belle della città. Pausonia ce la racconta in questi
termini: "Dicono che Ulisse vagando dopo la presa di Troia approdasse
per azione dei venti in diverse città d’Italia e di Sicilia, e giunse anche a
Temesa con le navi; uno dei suoi marinai, ubriaco, violò una vergine, e
per questo delitto venne lapidato dagli abitanti. Ulisse non tenendo in
alcun conto la sua perdita ripartì, ma l'anima dell'uomo lapidato
continuamente uccideva gli abitanti di Temesa e infuriava contro ogni
età, finché la Pizia ordinò di placare l'eroe riservandogli un recinto
sacro ed edificando un santuario, e consacrandogli ogni anno la più
bella
delle
vergini
di
Temesa".
Eutimo, venne chiamato a Temesa per salvare la vita di una bellissima
vergine, della quale il pugile stesso si innamorò a prima vista. Egli partì
dalla sua Locri Epizefiri e giunse a Temesa, qui scese giù dal mostro e
vincendolo in duello lo costrinse a liberare la città dal tributo di sangue.
Un'altra leggenda sulla vita di Eutimo, raccontata solo da Pusania,
racconta che il pugile locrese sia vissuto addirittura sino all'epoca
augustea, qualcosa come 400 anni.
Milone da Crotone
Diretto discendente della stirpe di Eracle e
pugile imbattuto per oltre venti anni, Milone da
Crotone fu l'atleta più illustre di tutta la Grecia
antica. Vinse 5 Olimpiadi, 10 gare Istmiche, 9
gare Nemee e 6 volte i giochi Pitici.
Nato e vissuto nell'antica Kroton del VI secolo
a.C. grazie alle sue gesta sportive e non,
divenne tra gli uomini più influenti del gruppo
aristocratico che governava la città di
Miscello. Il suo dominio sportivo cominciò nel
540 a.C. quando vinse la sua prima olimpiade
nella lotta categoria ragazzi, seguirono 5
vittorie olimpiche consecutive nella gara del
pugilato, fino all'ultima del 516 a.C. nella quale
il suo avversario rifiutò di combattere, per
celebrare la gloria di un uomo a cui gli dei
diedero in dono la forza e la disciplina.
Milone vinse anche per 10 volte le gare
Istmiche, 9 volte le Nemee e 6 volte i Giochi
Pitici di Delfi che si tenevano in onore di
Apollo. Tanta gloria rese Milone uno dei
personaggi più illustri e famosi del mondo
antico, conosciuto ovunque per la sua
proverbiale
forza
e
considerato
eroe
leggendario appartenente alla stirpe degli
Eraclidi, discendente diretto di Eracle.
La sua forza proverbiale salvò
l'intero gruppo aristocratico guidato da
Pitagora che governava la potente città
di Kroton. In occasione di un terremoto
che colse il gruppo dirigente mentre
era in riunione proprio in casa del
filosofo samio, Milone si sostituì ad
una colonna spezzata dal sisma
reggendo sulle sue spalle il soffitto
dell'abitazione
per
quei
minuti
necessari
a
sgomberarla
completamente salvando i convenuti.
Intorno alla sua morte la leggenda
narra di un grosso albero di ulivo
sezionato da un fulmine, posto nel
bosco sacro di Hera sul promontorio
lacinio. Milone, un po invecchiato,
infilò le mani per divaricarne il tronco,
ma
abbandonato
dalle
forze
l'Olimpionico rimase bloccato e finì
dilaniato dalle belve feroci. Nel museo
del Louvre una statua lo ritrae mentre
viene divorato da un leone.
• Anassila
• Anassila , il tiranno di reggio , nella 73esima olimpiade (480 a.C.),
entrò in competizione con altri greci nella gara dei carri trainati dai
muli. Anassila, benché tiranno di una delle più importanti città della
Magna Grecia, si sottopose alla legge olimpionica della "Parità dei
partecipanti" ed essendo abile vinse clamorosamente.
• Aristotele ci informa che dopo la vittoria egli organizzò un grande e
sontuoso banchetto al quale invitò tutti i greci presenti ad Olimpia.
• Rientrato a Reggio per celebrare il suo trionfo coniò una moneta
d'argento in cui egli è raffigurato seduto nella biga alla guida della
baldanzosa coppia di mule. Infine ordinò al famoso poeta Simonide
di Ceo di comporre un epinicio per la sua vittoria, del quale ci resta
solo il primo verso tramandatoci da Aristotele:« Salve, o Figlie delle
Cavalle dai piedi di procella... »
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