IRLADA DEL ORD:
LE RAGIOI DI U COFLITTO, LA SPERAZA DI UA PACE.
di Aldo Mendichi e Alberto Prina.
ITRODUZIOE:
La compilazione di questo documento nasce dall’esigenza di fornire uno strumento agile, coinciso e di veloce
consultazione, che possa essere di aiuto a chi, come voi, si sta per approcciare ad una realtà in parte sconosciuta,
sicuramente fuori dagli echi delle cronache internazionali e lontana dai nostri riferimenti culturali.
Come è stato già scritto nella presentazione del workshop il conflitto in Irlanda del ord è stato per un trentennio,
dalla fine degli anni ’60 alla fine degli anni ’90, al centro dell’attenzione dei media di tutto il mondo; le ragioni di
questo interesse erano molteplici:
-
era un conflitto che si svolgeva in un paese europeo in un periodo nel quale il concetto di guerra era ormai
lontano dall’essere accostato al nostro continente.
coinvolgeva un paese importante sullo scacchiere internazionale come la Gran Bretagna.
era uno degli ultimi rigurgiti della fine del colonialismo.
vedeva contrapposto un paese dalle istituzioni profondamente democratiche, il Regno Unito, ad un popolo,
quello irlandese, il quale voleva vedere completato il suo cammino d’indipendenza cominciato nel 1916.
la caratterizzazione di confronto a carattere “religioso” data al conflitto, che spesso, nella vulgata più comune e
superficiale, è ancora oggi indicato come uno scontro tra cattolici e protestanti.
Tutte queste ragioni hanno prodotto tanto interesse nei trent’anni citati in precedenza a ogni livello mediatico;
televisioni, giornali, fotografi etc.. sino a dipingere un’immagine dell’Irlanda del Nord che la vedeva essere un luogo
violento, triste e carico di odio e divisione; dal 1998, cioè dalla firma dell’accordo di pace, questo posto è letteralmente
sparito dalle cronache internazionali, essendo considerato, solo in parte a ragione, un luogo pacificato che aveva risolto
i suoi problemi; in un comizio fatto a Berlino nell’Agosto di quest’anno, nell’ambito della sua campagna elettorale,
Barack Obama affermava: “.....se cercate un posto dove cattolici e protestanti hanno trovato il modo di convivere
pacificamente, beh...guardate a Belfast...”.
Svolgendo il workshop a Belfast concentreremo la nostra attenzione su questa città, trasformandola in paradigma per
tutto ciò che è avvenuto in Irlanda del Nord; il conflitto in realtà ha coinvolto tutta la regione e alcuni dei fatti più
importanti sono accaduti fuori da Belfast, come per esempio la tristemente famosa “Bloody Sunday” (Domenica di
Sangue) nel 1972, che ebbe luogo a Derry o Londonderry1, che dir si voglia.
Tuttavia Belfast, per la sua importanza e per il fatto di essere di gran lunga la città più grande della regione, è il luogo
dove questi accadimenti hanno sviluppato maggiormente la loro intensità, lasciando tracce evidenti ancora oggi.
La comprensione della vicenda è di fondamentale importanza per chi, come voi, si ritroverà sul campo a ricercare
elementi della storia; tutti i segni presenti rimandano a vicende, date, luoghi, sigle e fatti che hanno una grande valenza
di carattere storico, soprattutto per le persone che abitano quelle zone, siano esse repubblicane o lealiste.
Questo strumento non è assolutamente in grado, da solo, di farvi “padroneggiare” una tematica tanto ampia, ma vi
suggerirà in pillole quello che poi dovrete sviluppare consultando testi, video, foto e film, che contribuiranno di sicuro a
farvi calare nell’atmosfera di questi luoghi.
L’uso della parola “atmosfera” non è casuale; Belfast è un luogo strano, dove ancora oggi parole quali indipendenza,
lealismo, sacrificio hanno un valore che trascende profondamente la semantica di questi termini ; questi concetti hanno
pesantemente influenzato la vita di chi vive nei luoghi dove andremo...tutti quelli che vivono a Falls Road, Shankill
Road, Ardoyne, Ballysillan, Short Strand, Sandy Row, Ballimurphy2 sono stati coinvolti da questa vicenda, chi per
avere perso un suo caro, chi per essere stato arrestato, chi per avere subito una perquisizione a casa nel cuore della notte
etc.
Il conflitto in Ulster ha fatto più di 3700 vittime e circa 30.000 feriti, su una popolazione totale di circa 1.500.000 di
abitanti; applicando questa proporzione, se un simile conflitto si fosse verificato negli Stati Uniti il numero delle
vittime sarebbe stato di circa 600.000, in Italia di circa 150.000, mentre i feriti sarebbero stati rispettivamente 5.000.000
e 1.250.0003.
Queste cifre fanno capire di quale tragedia si stia parlando; spesso quello in Irlanda del nord veniva definito un
“conflitto a bassa intensità”, per il fatto che non si trattava in realtà di una guerra dagli schemi classici ove vi erano
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La città viene chiamata Derry dalla popolazione irlandese e Londonderry da quella lealista
Zone della città, tutte periferiche, abitate da repubblicani, lealisti e spesso da entrambi nella medesima area.
(Fonte: “La storia Segreta dell’IRA” di Moloney Ed )
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due eserciti schierati che si fronteggiavano, ma piuttosto un’infinita scia di atti di violenza, spesso settaria, che hanno
profondamente alterato questi luoghi nella loro geografia e nel loro aspetto.
Come ci ha raccontato chi quelle vicende le ha vissute in prima persona, Belfast e’ stata una sorta di “Mecca” per i
fotoreporter di tutto il mondo all’epoca; ad ogni angolo vi era un ragazzino pronto a tirare una pietra ad uno degli
eserciti più potenti del mondo, le fiamme, fossero di auto o di case incendiate, erano un “complemento d’arredo” stabile
delle strade etc...; da dieci anni nei circuiti internazionali vi sono pochissime immagini della città in versione “Post
war”; a voi il compito di raccontare fotograficamente questo luogo unico e carico di suggestione, da qualcuno definita
“l’ultima colonia in Europa”; oggi è sicuramente più difficile di allora, ma anche più stimolante, in quanto quei segni
di divisione sono molto meno evidenti, per fortuna.
Sperando di trasmettervi, oltre a indicazioni legate alla fotografia di reportage, il piacere di indagare i luoghi quando i
riflettori degli altri si spengono.
Lo possono fare anche quelli che a questa esperienza si approcciano ora, come voi, magari con una sensibilità che è
ormai sconosciuta a chi racconta per mestiere, ogni giorno, le tragedie generate dalla cattiveria degli uomini.
Noi andremo lì per fotografare e quindi speriamo che tutte queste parole che seguono vi possano aiutare a farlo in
maniera più consapevole, con una migliore comprensione di quello che si parerà davanti ai vostri occhi; tuttavia il
migliore augurio che ci sentiamo di formularvi è quello che, una volta tornati a casa, porterete per sempre nel cuore
Belfast, un luogo dove la storia ti viene addosso mentre cammini per le sue strade e, spesso, quando guardi negli
occhi qualcuno dei suoi abitanti.
A noi è successo così.
OTA METODOLOGICA:
Nei testi che seguono saranno usate le seguenti terminologie che sono qui elencate e spiegate:
Lealista: popolazione, di origine britannica, che vuole che la regione dell’Ulster rimanga sotto la sovranità della Gran
Bretagna; sono il 58% del totale degli abitanti.
Repubblicana: popolazione che vuole il ricongiungimento dell’Irlanda del Nord alla Repubblica d’Irlanda; sono il
42% degli abitanti.
Ulster: termine con il quale la parte lealista indica la regione dell’Irlanda del Nord.
6 Contee: L’Irlanda del Nord è formata da sei contee che sono: Antrim (la contea di Belfast), Derry, Tyrone,
Fermanagh, Armagh, Down.
Protestante: popolazione lealista.
Cattolica: popolazione repubblicana.
EIRE: Denominazione ufficiale della Repubblica d’Irlanda (Lingua gaelica).
LE ORIGII STORICHE DEL COFLITTO:
Le ragioni di questa disputa tra le due comunità affonda le sue radici in epoche davvero remote; nel 1170 in Irlanda
giungono le prime comunità normanne dall’Inghilterra e si insediano sull’isola, che si trovava in una condizione di
notevole arretratezza, sia agricola che sociale, rispetto ai luoghi di provenienza di questi coloni.
Essi, insediandosi in Irlanda, sono convinti di svolgere un’opera di civilizzazione in un luogo che la regina Elisabetta I
definì “un’isola barbara e rozza”.
Per circa cinque secoli, tuttavia, le due comunità si integrano bene e non vi sono tensioni; nel 1608 e fino al 1610,
tuttavia, la Corona Britannica decide, con un provvedimento chiamato “Plantation”, di trasferire in Irlanda un gran
numero di coloni, sopratutto scozzesi, che si insediano nelle contee del nord e requisiscono ai locali un gran numero di
terre coltivabili.
Nel 1641 questa situazione degenera con una rivolta dei contadini irlandesi, che viene soffocata militarmente solo nel
1649 da Oliver Cromwell, il quale è mosso anche da motivazioni religiose; egli vede nell’occasione di soffocare la
rivolta, la possibilità di estirpare la religione cattolica dall’isola e di importarvi i principi del credo protestante.
Quest’opera ha un secondo tempo, nel 1690, quando Guglielmo d’Orange, sovrano protestante, sconfigge nella battaglia
di Boyne in re cattolico Giacomo II, istituzionalizzando il dominio “protestante” sull’Irlanda.
Dominio che si fa sentire soprattutto in termini economici; pochi anni dopo l’arrivo di Guglielmo d’Orange, alla
popolazione cattolica, la stragrande maggioranza, rimangono solo il 14% delle terre coltivabili; il resto è nelle mani dei
coloni protestanti e ciò genera subito una disparità economica evidente tra le due comunità.
Questa sproporzione sarà la causa 150 anni dopo di una spaventosa carestia che colpisce l’isola; tra il 1845 e il 1849
muoiono in Irlanda circa 1.000.000 di persone per fame, e un altro milione è costretto ad emigrare negli Stati Uniti,
dove si formerà la più grande comunità di immigrati nel nordamerica; ovviamente tutte queste persone sono di fede
cattolica.
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L’Irlanda entra nel ‘900 come una delle regioni più povere d’Europa, decimata nella popolazione, che sopravvive in
larghissima parte grazie alle rimesse degli emigrati; dal punto di vista politico il controllo della Gran Bretagna sull’isola
è totale, grazie anche al potere che è saldamente nelle mani della fazione protestante, assolutamente minoritaria in
termini numerici; uno schema peraltro in vigore in tutti i possedimenti dell’impero Britannico, cui l’Irlanda non fa
eccezione.
DALLA PASQUA DEL 1916 ALL’ACCORDO DELLO STATO LIBERO DEL 1921
Se nel capitolo precedente sono state illustrate le vicende da cui questa storia trae origine, qui affronteremo degli
avvenimenti la cui comprensione è fondamentale perchè sono alla base, tuttora, delle ragioni del conflitto, prima, e del
GFA (Good Friday Agreement)4 del 10 Aprile del 1998, poi.
L’Irlanda all’inizio del Novecento rappresentava per la Corona Britannica sicuramente la colonia più “irrequieta”
dell’Impero, ancorchè la più vicina.
Si era formata un’organizzazione clandestina denominata “Irish Brotherhood” (fratellanza irlandese), la quale con
metodologie di guerriglia teneva in ambasce le forze di sicurezza britannica presenti sul territorio irlandese; le sue
finalità erano quelle di condurre azioni ripetute e a bassa intensità che sfiancassero gli “occupanti”, tanto da costringerli
a trattare l’indipendenza della nazione celtica.
Tuttavia l’apparato di sicurezza riuscì praticamente a decimare l’organizzazione, rendendola di fatto non operativa.
Allo scoppio della prima guerra mondiale l’irredentismo irlandese, convinto che il conflitto avrebbe allentato la
“morsa” dell’esercito britannico sull’isola, decise di cambiare strategia, fondando l’I.R.A – IRISH REPUBBLICA
ARMY (Esercito Repubblicano Irlandese), organizzazione pensata come un vero e proprio esercito, anche se
clandestino, strutturato in Brigate territoriali nella città più importanti quali Dublino, Belfast a nord, Cork nell’estremo
sud.
Protagonisti di questa stagione sono personaggi quali Michael Collins, capo di Stato Maggiore militare, Eammon de
Valera e James Connolly, i quali rappresentavano l’ala “politica” dell’organizzazione.
In estrema sintesi le finalità dell’IRA erano quelle di condurre azioni militari in piena regola fino alla completa
indipendenza dell’Irlanda, allorchè sarebbe stata instaurata una Repubblica di ispirazione socialista.
Il giorno di Pasqua (Easter) del 1916 l’IRA assaltò l’edificio della Poste Centrali a Dublino, asserragliandosi
militarmente all’interno, e chiamando all’insurrezione generale la popolazione irlandese.
L’Esercito Britannico rispose con estrema durezza e represse l’insurrezione, che si concluse con la fucilazione a
Dublino di molti leaders irlandesi, tra i quali Connolly.
Gli avvenimenti del 1916, considerati un grave fallimento, provocarono un ripensamento “strategico” nei vertici
dell’IRA, i quali, soprattutto su impulso di Collins, decisero di adottare una linea “terroristica” nelle azioni, che si
esplicitarono soprattutto in attentati mortali a danno di inquirenti, magistrati e uomini dell’apparato di sicurezza
britannico.
La strategia ottenne i suoi scopi, seppur con metodi di inaudita violenza; la Gran Bretagna, esasperata dallo stillicidio di
attentati, dapprima reagì intensificando l’azione repressiva, ma visti gli scarsi risultati, tentò la carta della politica.
Il governo inglese fece giungere ai vertici dell’IRA un’offerta di trattativa, da tenersi a Londra, con una delegazione
politica irlandese.
La delegazione irlandese fu capeggiata da Michael Collins, capo dell’ala militare, e non da De Valera, capo politico
dell’organizzazione; sull’argomento vi sono numerose ipotesi e il fatto è molto ben raccontato nel film “MICHAEL
COLLINS”.
Le trattative, durate mesi, si conclusero con l’ “Accordo dello Stato libero d’Irlanda”, sottoscritto nel 1921, che si può
riassumere in questi punti:
-L’Irlanda aveva diritto ad avere un proprio Governo, il quale tuttavia doveva giurare fedeltà alla Corona
Britannica; di fatto non vi era quindi il riconoscimento dell’indipendenza, ma solo uno statuto di autonomia;
-Questo Governo poteva legiferare su molte materie, ma non in tema di difesa; veniva istituito un corpo militare
irlandese riconosciuto, ma questo era impiegabile nell’ambito delle forze armate Britanniche.
-Veniva istituito un Parlamento a Dublino eletto a suffragio universale. (Dail).
-La lingua ufficiale rimaneva l’inglese e non era riconosciuto l’uso del Gaelico, antica lingua celtica, come
richiesto dalla delegazione Irlandese.
-Punto Fondamentale: erano escluse dallo statuto di autonomia le 6 contee del ord
(Ulster) che rimanevano a tutti gli effetti sotto la sovranità Britannica, in quanto nelle
medesime la popolazione era a maggioranza (allora oltre il 60%) lealista e si temevano
ritorsioni nei loro confronti se fossero passate sotto l’amministrazione Irlandese.
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GFA: (Good Friday Agreement) – Accordo di pace firmato il 10 Aprile 1998 tra la parte lealista, repubblicana e il Governo britannico.- Segue
capitolo specifico.
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Questi erano i termini dell’Accordo....e al rientro in patria di Michael Collins, furono anche i motivi per i quali De
Valera lo accusò violentemente di aver “tradito” la causa, in quanto non vi era un riconoscimento di indipendenza pieno;
di fatto poi, con la perdita della parte settentrionale del paese, si esponevano le popolazioni irlandesi di quei luoghi a
ritorsioni da parte della popolazione lealista.
Questa frattura nel movimento condusse ad una guerra civile di breve durata che portò alla formazione di due partiti,
tuttora esistenti in EIRE: il FIE GAEL, allora maggioritario nel Dail, per la parte di Michael Collins e favorevole
all’Accordo sottoscritto a Londra; il FIAA FAIL, il cui leader era De Valera, contrario ai patti con la Gran Bretagna.
Il breve confronto armato si concluse con la vittoria della fazione di Michael Collins, il quale tuttavia perse la vita in un
agguato nella campagne di Cork, nel sud dell’Irlanda; il suo nome è ancora oggi ricordato come quello del fondatore
dell’IRA, del quale fu un abilissimo comandante militare, e quello di chi, con l’accordo del 1921, ha aperto la strada
all’indipendenza della Repubblica d’Irlanda nel 1947.
Quanto alla vicenda della perdita delle 6 Contee del Nord, egli lo riteneva un “male necessario” in quel momento, in
quanto gli inglesi non avrebbero mai sottoscritto un accordo senza quella condizione; riteneva altresì la perdita
assolutamente temporanea, in quanto, a suo avviso, con l’indipendenza si sarebbe ridiscusso tutto e quella parte di
territorio sarebbe ritornata alla Repubblica; famosa la sua frase sull’accordo, che a suo avviso non ci concede
l’indipendenza ma”…ci dà la libertà di ottenere la libertà”.
Mai previsione fu più errata per ciò che riguardava l’Irlanda del Nord.
L’IDIPEDEZA DELL’EIRE E LE CODIZIOI ECOOMICHE E POLITICHE
DELL’IRLADA DEL ORD SIO AL 1969.
Con la fine della Seconda Guerra Mondiale si assiste ad una rapida perdita da parte delle potenze coloniali dei territori
da loro controllati in tutto il mondo.
Ciò fu particolarmente vero per la Gran Bretagna, e la prima ad approfittare delle nuove condizioni venutesi a creare fu
proprio l’Irlanda, la quale nel 1949 da “Stato Libero” si trasforma in Repubblica d’Irlanda, pienamente sovrana a tutti
gli effetti.
Tuttavia, come sopra citato, non avviene quello che Michael Collins aveva sperato e l’Ulster rimane a tutti gli
effetti un territorio della Gran Bretagna.
Circa 600.000 persone, irlandesi e di religione cattolica, si ritrovano “prigionieri” in uno stato che essi non
riconoscono come proprio e, soprattutto, esposte a sporadici atti di violenza da parte della falangi più estremiste
della popolazione lealista, tutta di religione protestante.
L’unico dato che accomuna l’Eire e l’Ulster sono le condizioni di estrema povertà; l’Irlanda è di fatto uno degli Stati
più poveri d’Europa, con un’altissima percentuale di emigrazione, soprattutto verso gli Stati Uniti.
Questi gravi problemi economici, con il tempo, portano il Governo della Repubblica ad interessarsi sempre meno del
problema dell’Ulster, anche in virtù di ragioni di convenienza politica: uno stato così giovane, come è la neonata
Repubblica, con un vicino così potente, come è la Gran Bretagna dal quale si è appena affrancata, non vuole creare con
essa ragioni di tensione; pertanto non si va oltre generiche prese di posizione a favore dei “fratelli del ord”.
Altro particolare da tenere presente è che l’IRA, dal 1921, non ha più ragione di esistere nell’Eire e rimane presente
solamente a Belfast, con un numero di effettivi assolutamente insufficiente per condurre qualsiasi azione di rilievo.
La Gran Bretagna concede all’Ulster l’istituzione di un Parlamento locale e di una forma di autogoverno, dalla quale,
tuttavia, le popolazioni irlandesi restano praticamente escluse, per i seguenti motivi:
l’elezione del parlamento avviene con sistema uninominale a collegio; cioè viene eletto il candidato che in un collegio
raccoglie il maggior numero di voti.
Tuttavia, con un sistema ingegnoso e truffaldino al contempo, i collegi elettorali delle zone dove risiede la popolazione
repubblicana sono disegnati in modo da essere molto grandi e popolosi; quelli dove risiede la popolazione lealista sono
molto piccoli; da ciò ne consegue che, dato che ogni collegio elegge un rappresentante, a prescindere dal numero di voti
ricevuti, i partiti di ispirazione lealista raccolgono circa l’80% dei seggi, a fronte di una composizione “etnica” di circa
il 60% .
Ma non è tutto; per avere diritto al voto, la legge prevede che si debba essere assegnatari di una casa, e ciò avviene solo
se si ha il lavoro.
L’Irlanda del Nord ha in Belfast il suo motore economico, e in particolare nel suo porto; importante terminale all’epoca
dell’impero Britannico per la lavorazione del lino che proveniva dalle colonie, la città, con la decolonizzazione, perde la
sua principale attività economica.
Altro motivo di benessere a Belfast era rappresentato dai suoi cantieri navali, maggiori produttori al mondo di
transatlantici intercontinentali, tra cui il Titanic.
Anche questa attività subisce dopo la guerra una pesante contrazione a causa del traffico aereo.
I primi a perdere il lavoro nei linifici e nei cantieri navali sono proprio gli irlandesi, i quali pertanto spesso si ritrovano
senza casa (molto frequente era la coabitazione di famiglie), e pertanto, senza diritto di voto.
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La parte della città che più risente di tutto ciò è la zona di West Belfast, denominata FALLS ROAD e
BALLIMURPHY, abitata esclusivamente da irlandesi.
I partiti presenti sulla scena politica sono il DUP (Democratic Unionist Party) per la parte lealista e il SDLP (Socialist
Democratic Labour Party) per la parte repubblicana; all’inizio degli anni 60 comincia a riaffacciarsi sulla scena politica
un partito denominato SI FEI (parole gaeliche che significano “noi soli”) , il quale si configura come “braccio
politico dell’IRA in Irlanda del ord”; questo partito, nato all’inizio del Novecento, contesta le istituzioni dell’Irlanda
del Nord, compreso il suo Parlamento (viene comunemente indicato con il nome di Stormont, collina fuori Belfast sulla
quale sorge), giudicandolo illegittimo ed espressione dell’occupazione Britannica.
Il partito persegue l’obiettivo di ricongiungere le 6 contee del Nord alla Repubblica d’Irlanda; si presenta alle elezioni
per misurare la propria forza nelle zone repubblicane dell’Ulster, ma si rifiuta di occupare i seggi in Parlamento anche
quando riesce ad eleggere suoi rappresentanti; fino all’inizio dei “TROUBLES” la sua forza elettorale rimane di fatto
trascurabile e marginale, dato che l’elettorato repubblicano preferisce affidare il mandato di rappresentanza ad un
partito più strutturato e moderato, quale è di fatto il SDLP.
Gli anni 60, di fatto, scorrono abbastanza tranquilli e non vi sono ancora le avvisaglie di ciò che sarebbe avvenuto di lì a
qualche anno; le popolazioni lealiste e irlandesi, pur vivendo in zone distinte, non sono separate da muri; gli episodi di
violenza sono sporadici e non vi è militarizzazione del territorio da parte dell’esercito Britannico.
Permangono soltanto le ragioni di forte squilibrio economico tra le due comunità, ragioni che saranno all’origine della
tempesta che si abbatterà sull’Ulster.
UA STAGIOE CHIAMATA “TROUBLES”
Le ragioni di disparità economica, come detto, sono alla base di un sentimento di frustrazione nella popolazione
irlandese dell’Irlanda del Nord; tuttavia esse non sono le sole, ma vi sono anche motivazioni di negazione di diritti civili
di base.
In tutti gli atti pubblici va sempre citata la fede religiosa di appartenenza, e la dichiarazione di essere cattolici, cioè
irlandesi, è quasi sempre fonte di sperequazione nei confronti di chi si dichiara appartenente alla fede anglicana, cioè
lealista.
Uno dei motivi di principale risentimento riguarda l’assegnazione delle case che, come abbiamo visto, è alla base del
diritto di voto; altro motivo di grave risentimento è la composizione della forza di Polizia dell’Irlanda del Nord,
denominata Royal Ulster Constabulary (RUC); in questo caso è praticamente impossibile per un cittadino irlandese
entrare a farne parte e pertanto la RUC viene vista, da questi ultimi, come uno strumento creato per difendere solo gli
interessi della parte lealista della popolazione.
Alla fine degli anni ‘60 la battaglia per i diritti civili diventa di fatto il terreno sul quale cominciano ad aggregarsi le
forze della società civile di parte irlandese; rimangono sullo sfondo le questioni legate al ricongiungimento con l’EIRE.
Si vengono a formare varie associazioni che hanno come finalità l’estensione dei diritti civili a tutta la popolazione; la
più importante di queste aggregazioni è la ICRA (orthern Ireland Civil Rights Association), la quale diventa
rapidamente un soggetto influente sulla scena politica nordirlandese; apartitica, laica, raccoglie adesioni in tutti gli strati
della popolazione cattolica, diffondendosi rapidamente nelle più importanti città, ove apre delle sezioni di quartiere.
Lo strumento più usato sono delle marce pacifiche che attraversano i quartieri per rivendicare i diritti alla casa, al lavoro
e a una forma piena di cittadinanza.
Nell’Agosto del 1969 la sezione di Bogside, quartiere repubblicano di Derry, decide di organizzare una marcia che dal
citato quartiere dovrebbe raggiungere Belfast, a 90 km da Derry.
Murales presente a Derry nel quartiere repubblicano di Bogside
Alla stessa aderiscono molte migliaia di persone; Derry è una città a fortissima maggioranza irlandese e la popolazione
lealista vive in piccole enclavi nella città, completamente circondate da quartieri cattolici.
Gli attivisti politici locali di parte lealista temono che la marcia sia di fatto un espediente per attaccare i loro quartieri e,
d’accordo con i lealisti di Belfast, decidono di attaccare il quartiere da cui origina la marcia, cioè Bogside.
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Si scatenano gli attacchi contro la popolazione irlandese, con gravissimi incidenti che causano alcune vittime; i fatti si
svolgono dal 12 al 14 Agosto 1969 e passano alla storia come “BOGSIDE BATTLE”, l’alba di un periodo di violenze
che terminerà solo trent’anni dopo.
Viene anche attaccato a Belfast il quartiere cattolico di Clonard, a ridosso di un famoso monastero e confinante con il
quartiere lealista di Shankill, area dalla quale si originano gli attacchi; in particolare viene pesantemente coinvolta negli
scontri una piccola strada del quartiere chiamata Bombay Street, nella quale trova la morte un ragazzo di 15 anni,
Gerald Mc Auley, che è di fatto la prima vittima dei “troubles” a Belfast.
La stampa britannica e’ solita indicare questo periodo con il termine “TROUBLES”, la cui traduzione in italiano
sarebbe guaio, seccatura, pasticcio....tuttavia la traduzione letterale non rende perfettamente il senso.
Di fatto è un termine che non piace particolarmente alla parte irlandese, perchè tende a sminuire il valore politico che
essi assegnano a una stagione che ha toccato così in profondità gli equilibri dell’intera società, compresa la parte lealista,
e che ha generato un così alto numero di vittime.
Le violenze generano una forte inquietudine nella popolazione irlandese, in quanto essa è incapace di difendere i propri
quartieri; come detto la RUC non è vista come una forza imparziale; anzi, spesso agli occhi dei civili, viene accusata di
appoggiare e tollerare le violenze lealiste.
Si assiste pertanto tra le file repubblicane ad una rapidissima crescita di adesioni all’IRA, che è di fatto in disarmo dalla
fine degli anni ’40.
Questa rapida crescita porta nel giro di pochi mesi, e precisamente nel Dicembre del 1969, ad una scissione in seno
all’organizzazione; si crea la OFFICIAL IRA e la PROVISIOAL IRA (PIRA).
La prima, marxista, indica nell’azione politica lo strumento per arrivare al ricongiungimento con la Repubblica,
individuando nella cause economiche il motore scatenante del problema; mira a coinvolgere anche la parte operaia
lealista che, a suo avviso, è di fatto vittima anch’essa del sistema creato dal Regno Unito in Irlanda del Nord.
La seconda afferma che il problema più urgente al momento sta nel creare un’organizzazione militare di difesa della
popolazione dagli attacchi lealisti, che sappia tuttavia organizzare azioni militari destabilizzanti per le istituzioni
dell’Ulster, che disconosce completamente (Stormont).
In una situazione come quella descritta è ovviamente questa seconda tesi a raccogliere i favori della gente; di fatto, con
il termine IRA, da allora si indicherà sempre l’ala Provisional; gli Officials vengono sempre più visti come un’entità
“politica” e il loro numero calerà drasticamente.
LA “GALASSIA” LEALISTA
Per comprendere a fondo la vicenda è necessario prendere in considerazione anche la composizione sociale e politica
della parte maggioritaria, sia a Belfast che in Ulster, della popolazione, cioè quella lealista.
Dopo la conquista dell’Irlanda con la Battaglia di Boyne del 1690 da parte di Guglielmo d’Orange, vengono
“esportati” dal Regno Unito un gran numero di coloni, quasi tutti scozzesi, che si insediano nelle sei contee del Nord,
vista anche la vicinanza alla madrepatria.
A causa del forte carattere religioso alla base della battaglia del 1690 e della presenza in Irlanda di una popolazione
tutta di fede cattolica, che li vede come usurpatori, i rapporti sin da subito sono difficile tra le due componenti.
Questa incomunicabilità prosegue per secoli, ma sin da subito i lealisti si rendono conto di trovarsi in un territorio
profondamente ostile; questo genera un attaccamento morboso nei confronti delle istituzioni e nei simboli del Regno
Unito, quali l’Esercito e soprattutto la Corona.
Temono qualsiasi forma di cambiamento dello Status dell’Ulster, in quanto, a loro parere, ciò comporterebbe un rischio
per la loro incolumità....impensabile poi è l’idea che essi possano ritrovarsi a vivere in una Repubblica Irlandese.
Queste paure, in parte fondate, sono alla base delle pressioni che esercitano nei confronti del Governo Britannico
allorchè venne discusso il trattato del 1921.
Mentre la parte irlandese affida la sua rappresentanza politica a formazioni di ispirazione progressista, i lealisti, per i
motivi in precedenza citati, creano partiti e movimenti politici di fatto vicini al Partito Conservatore Inglese (TORIES),
che è visto come il latore delle loro istanze a Londra.
Al di la dei partiti, dei quali il principale è tutt’oggi il DUP del reverendo Ian Paisley, , sono molto importanti tutta una
serie di formazioni paramilitari, sempre al limite della legalità, che di fatto controllano “militarmente” le aree lealiste di
Belfast e di tutto l’Ulster.
Le due formazioni principali, tuttora esistenti, sono l’UDA (Ulster Defence Assocation) e l’UVF (Ulster Volunteer
Fighters); girando per queste aree sono numerosissimi i simboli di queste organizzazioni che di fatto svolgono un ruolo
di “controllo sociale” sulle popolazioni lealiste.
Ci si rende subito conto del carattere di profondo livore di queste entità; lo si vede soprattutto dai murales presenti nei
quartieri, estremamente aggressivi e carichi di simboli di odio.
Questa “sindrome dell’accerchiamento” genera degli aspetti che, per chi non conosca la vicenda, potrebbero definirsi
per lo meno singolari: non è infrequente incontrare persone che mostrano orgogliosamente “Gugliemo d’Orange”
tatuato sul corpo.
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Abitante di Shankhill Road che mostra orgoglioso il suo tatuaggio
di Guglielmo d’Orange.
Ora, parlando di un personaggio storico vissuto più di 300 anni fa, questo potrebbe far sorridere; tuttavia essi sentono
come profondamente attuali i valori espressi da questo personaggio, quali la superiorità dei principi della fede
protestante su quella cattolica, e da ciò la rivendicazione di appartenenza del territorio dell’Ulster al Regno Unito.
Il 12 di Luglio, anniversario della Battaglia di Boyne, ogni anno, si celebrano le cosi dette “MARCE ORAGISTE”,
organizzate dall’Ordine d’Orange, associazione che vuole essere custode gelosa dei principi sopra richiamati.
Si tratta di parate che attraversano tutta la città di Belfast e che vedono coinvolta la gran parte della popolazione
lealista; bande militari, simboli, musiche...tutto rimanda a un passato lontano vissuto come attuale da queste persone.
Spesso queste marce attraversano aree repubblicane e questo, in passato, veniva vista come una provocazione dalla
popolazione irlandese, essendo poi causa quasi sempre di gravissimi scontri.
Particolare importanza riveste la sera precedente le marce, quella del 11 di Luglio, quando a mezzanotte vengono accesi
degli immensi falò, alti a volte anche 15 metri, chiamati “BOFIRES”; è un momento in cui nei quartieri si ritrova
tutta la popolazione e queste cataste di legna vengono costruite nei giorni precedenti dai ragazzi; spesso sulla sommità
vengono piazzate bandiere tricolore irlandesi, o altri simboli appartenenti alla fazione repubblicana, cui poi si da fuoco.
Anche dopo il GFA le giornate intorno a questa data rimangono cariche di tensione ed è stata addirittura creata una
Commissione ad hoc per regolare i tragitti di queste Marce.
11 Luglio 2008 – Area lealista di Ballysillan – North Belfast –
Ragazzo davanti a un bonnfire, sulla cui sommità è stato
piazzato un tricolore irlandese. Poche ore dopo verrà dato alle
fiamme.
Ritornando alle formazioni quali l’UDA e soprattutto l’UVF, esse sono di fatto aggregazioni molto meno “srutturate”
dell’IRA e gli obiettivi che si pongono sono assolutamente differenti; lo scopo principale è quello di difendere i
quartieri lealisti dalle aggressioni “repubblicane”, ma di fatto si rendono responsabili di un’infinita scia di sangue, con
attacchi settari a qualsiasi cosa possa rappresentare la parte “avversa”, spesso con incursioni nei quartieri repubblicani.
Una delle principali differenze con l’IRA è sul piano strategico-militare; mentre l’IRA, soprattutto negli anni 70, farà un
larghissimo uso di esplosivo nei suoi attentati, le azioni lealiste si caratterizzano per azioni che mirano a colpire poche
persone alla volta, con agguati che quasi sempre sono compiuti con l’uso di pistole e che si caratterizzano per la loro
fulmineità.
Altra notevole differenza è nell’analisi politica che sta dietro le azioni svolte; l’IRA si evidenzia anche per un’intensa
attività “propagandistica” della sua causa, svolta attraverso lo SINN FEIN; ciò porterà alla causa repubblicana una certa
“simpatia” nelle opinioni pubbliche mondiali.
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Altro aspetto interessante è la connessione che l’IRA ricerca con movimenti internazionali che hanno un “problema”
simile al suo, quali per l’esempio l’ETA (Euzkadi Taska Atasuna), organizzazione che si batte per l’indipendenza dei
Paesi Baschi dalla Spagna, o le organizzazioni palestinesi quali l’OLP di Yasser Arafat.
Ricerca poi connessioni con governi che possano sostenere la sua causa e rifornirla di armi, e in questo trovano un
prezioso alleato nella Libia del Colonnello GHEDDAFI, il quale vede nelle azioni dell’IRA un elemento
destabilizzante della Gran Bretagna, la quale negli anni ‘80 prendeva regolarmente parte ai raid aerei sulla Libia
insieme agli USA, che accusavano il regime libico di sostenere il terrorismo di matrice mediorientale e non solo.
La collaborazione con la Libia è cosi importante per l’IRA, che quest’ultima arriva ad aprire a Tripoli un proprio
ufficio di rappresentanza.
Niente di tutto questo avviene per le organizzazioni lealiste; esse non ricercano mai alcun “link” internazionale e
soprattutto non svolgono un’azione propagandistica che possa spiegare al mondo le loro ragioni.
Per il mondo, perciò, essi sono etichettati come i “cattivi” nella vicenda; illuminante al riguardo è la definizione di
violenza settaria con cui vengono bollate dai media internazionali le loro azioni.
Ciò è sicuramente vero, in quanto compiono spesso attentati indiscriminati e raccapriccianti; due sono gli esempi più
significativi: per circa 20 anni, negli anni 70 e 80, spesso venivano colpite a morte, nelle aree repubblicane, donne
incinte inermi e non coinvolte in questioni politiche.
Ciò avveniva perché il tasso di natalità della comunità irlandese è sempre stato, ed è tuttora, più elevato di quello della
comunità lealista...e questo, nell’aberrazione mentale di chi compiva queste azioni, avrebbe prodotto a lungo andare,
un’alterazione della percentuale della popolazione lealista, che un giorno o l’altro si sarebbe ritrovata in
minoranza....per cui si colpivano le donne incinte irlandesi.
Altri episodi raccapriccianti sono quelli legati ad un gruppo di attivisti dell’UVF denominati “SHAKILL
BUTCHERS”, avvenuti nei primi anni 70.
Questo gruppo sequestrava persone nei quartieri repubblicani e le portava nel retro di un negozio di macelleria di uno
degli appartenenti alla banda, in Shankill Road, ove veniva compiute delle orrende torture che conducevano alla morte,
con strumenti usati abitualmente per tagliare la carne.
Queste azioni provocarono un tale sdegno anche nella popolazione lealista, che la stessa UVF comunicò all’IRA i nomi
degli appartenenti alla banda, la quale li uccise tutti.
Ritornando al termine di violenza settaria questi sono sicuramente casi, sebbene i più estremi, che ben descrivono la
natura delle azioni; tuttavia l’IRA compiva attacchi altrettanto indiscriminati, facendo esplodere bombe, spesso in
Inghilterra, che uccidevano un gran numero di persone innocenti; la spiegazione di questo “doppiopesismo” nel giudizio
delle opinioni pubbliche internazionali sulle azioni criminose dei soggetti in campo, sta nell’inesistente attività di
propaganda esterna che i gruppi lealisti svolgevano, essendo del tutto “ripiegati” su una dinamica di difesa dello status
quo in Ulster.
Un ultimo aspetto da prendere in esame è quello classificato come “COLLUSIO”, tra questi movimenti e gli apparati
di sicurezza ufficiali, quali la RUC.
Il termine è usato dagli irlandesi per indicare un rapporto di “tolleranza”, quando non di vera e propria collusione, tra
queste due entità, che sarebbe sfociato in un atteggiamento morbido della RUC, come detto composta quasi solo da
lealisti, verso i responsabili di azioni criminose in danno di repubblicani; il termine viene esteso poi anche ad un “uso”
che i servizi di intelligence britannica, quali il MI5, avrebbero fatto di questi movimenti in funzione anti-irlandese.
Murales repubblicano, presente sul fianco di una casa, dedicato al
tema della “Collusion” sito a Ballymurphy – West Belfast.
Queste dinamiche psicologiche si sono accentuate, non sfociando più in atti di violenza per fortuna, dopo il GFA del
1998, come vedremo nel capitolo finale.
Accanto alle due principali organizzazioni quali l’UDA e l’UVF, vi era la presenza di una miriade di altre piccole sigle
che spesso si caratterizzano per una radicalità e una violenza superiori a quelle citate.
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Le principali, ancora oggi esistenti, sono l’UFF (Ulster Freedom Fighters), il Red Hand Commando ed altri piccoli
gruppi, tutti comunque numericamente molto inferiori alle due sigle principali, ma anch’esse responsabili di una lunga
serie di omicidi.
DALL’ITERAMETO SEZA PROCESSO AGLI SCIOPERI DELLA FAME A LOG
KESH- LA OTTE PIU’ BUIA DELL’ULSTER.
Ritornando agli avvenimenti che avvengono in Irlanda del Nord dopo l’inizio dei “troubles” nel 1969, si assiste ad una
esplosione di violenza, da ambo le parti, che fanno piombare la regione in una situazione di guerra latente permanente.
Preso atto di ciò, il Governo Britannico decide di aumentare esponenzialmente la presenza dell’Esercito sul territorio,
costruendo nuove caserme e militarizzando i centri urbani.
La prima esigenza che si pone è quella di separare “fisicamente” le parti; vengono pertanto costruiti muri, barriere,
cancelli e fortificazioni che dividono i quartieri lealisti da quelli repubblicani.
Spesso questa divisione è resa complicata dal fatto che vi sono piccole aree abitate da una comunità all’interno di una a
maggioranza opposta; sempre più frequenti, in questi casi, sono gli incendi di case di persone appartenenti alla fazione
minoritaria, le quali sono costrette a riparare in quartieri più sicuri.
A Belfast il caso più evidente di queste piccole “enclavi”, ancora oggi, è la zona di Short Strand, una piccola area
abitata da irlandesi, che si trova in mezzo a un quartiere lealista di Belfast East.
Short Strand – East Belfast – ragazzi del quartiere si ritrovano tra
murales repubblicani.
Un altro simbolo della militarizzazione del territorio è stato, fino all’anno scorso, un edificio di West Belfast chiamato
DIVIS TOWER; si tratta di un grattacielo che si trova su FALLS ROAD, pertanto in area repubblicana, che venne
costruito alla fine degli anni 60 per scopi abitativi civili.
Quando la situazione degenerò l’esercito Britannico ne requisì gli ultimi due piani, in quanto, trattandosi di un edificio
molto alto in un quartiere fatto da abitazioni basse, permetteva un’ottima visuale per il controllo di tutta l’area
circostante, che per tutto il periodo dei “troubles” fu quella “più calda”; oltretutto l’edificio si trovava a breve distanza
dalle barriere di divisione tra questo quartiere e quello lealista di Shankill.
Sulla sommità della torre fu addirittura allestita una piattaforma per l’atterraggio degli elicotteri militari; oggi tutto ciò è
stato smantellato (solo l’anno scorso), ma la DIVIS TOWER continuerà per sempre ad essere un simbolo silenzioso di
quegli anni terribili per gli abitanti di Belfast.
La modificazione del territorio e la separazione delle due comunità è nei primi anni 70 una necessità strategica in una
situazione di violenza così esasperata, tuttavia contribuisce ad alimentare fortemente quella logica di “apartheid” ed
incomunicabilità che è alla base del conflitto; ciò viene percepito come elemento di provocazione soprattutto dalla
comunità repubblicana, la quale si sente sotto assedio sia da parte lealista, sia dall’esercito.
Ovviamente il governo britannico individua in questa parte l’origine del problema, per cui comincia a pattugliare in
forze le aree cattoliche; questo viene vissuto dalla popolazione come una provocazione, che reagisce con attacchi
quotidiani alle forze di sicurezza, fatti anche da lanci di pietre da parte dei bambini all’indirizzo dei mezzi blindati che
percorrono queste aree e da un conseguente “stress” psicologico da parte dei soldati, che spesso hanno reazioni
sproporzionate, arrivando ad uccidere; una spirale di violenza che si avvita su se stessa, e che rende necessaria, per i
Comandi militari, una continua rotazione del personale da inviare in Ulster.
Nel 1971, preso atto della situazione ormai totalmente fuori controllo da parte delle screditate istituzioni dell’Irlanda del
Nord, il Governo Britannico, con un atto chiamato “DIRECT RULE”, decide di sospendere l’attività del parlamento di
Stormont e di assumere direttamente il controllo dell’Ulster, istituendo la figura, a livello governativo, di un Segretario
di Stato per gli Affari dell’Ulster , dotato di poteri straordinari in materia di ordine pubblico; di fatto un Ministro degli
Interni speciale per l’Irlanda del Nord.
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Ciò viene accolto con particolare favore dall’IRA, non già per la bontà politica della decisione, ma per due motivi
contingenti:
-
vengono abolite le istituzioni politiche dell’Ulster, di fatto mai riconosciute dalla parte repubblicana ed
espressione del potere lealista in Irlanda del Nord.
Il confronto si sposta sul terreno IRA-GRA BRETAGA; l’IRA pertanto ritrova il suo naturale
“competitor” , come negli anni 20, e torna sulla scena internazionale la questione dell’incompiuta
indipendenza irlandese; da questo momento, per l’organizzazione repubblicana, i lealisti sono solo uno
strumento nelle mani del Governo Britannico, e non più l’interlocutore con cui confrontarsi.
Il 30 gennaio del 1972, una domenica, è una data destinata ad entrare nella storia, una data in cui il mondo prende atto,
purtroppo, della tragica situazione in Irlanda del Nord: a Londonderry la locale sezione della NICRA organizza una
marcia per i diritti civili che attraversa il quartiere repubblicano di Bogside; come riferito da testimoni la marcia è
assolutamente pacifica, ma viene attaccata da un plotone di parà britannici presenti sul percorso; alcuni cecchini
dell’esercito fanno fuoco e muoiono 13 persone: è la tristemente famosa “BLOODY SUDAY” (Domenica di sangue),
citata anche nella canzone degli U2 anni dopo, e soggetto di un film sulla vicenda.
Lo sgomento per quanto successo è enorme anche a livello internazionale e in tutta l’Irlanda del Nord si sviluppano
gravissimi incidenti nelle aree repubblicane; dopo anni di richieste al governo britannico per individuare i responsabili
della strage, nessuno è mai stato punito per i fatti accaduti.
La prima metà degli anni 70 trascorre pertanto con quotidiani atti di violenza, sia da parte repubblicana, lealista e delle
forze di sicurezza britanniche.
Altro elemento cruciale nella vicenda è un provvedimento emergenziale adottato dal Governo chiamato “Internamento
senza processo”, (Special Act), il quale stabilisce che in presenza di sospetti o indizi a carico di qualcuno in relazione
a sue presunte attività di sovversione, questi possa essere arrestato e rinchiuso senza processo, anche per un periodo di
sei mesi.
Ciò provoca un aumento esponenziale delle attività di repressione, quali perquisizioni domiciliari a tappeto e fermi di
un numero sempre crescente di persone, anche solo sospettate di aver preso parte ad attività illegali5.
Ovviamente la comunità più colpita da questo provvedimento fu quella repubblicana e ciò provocò un aumento
esponenziale della popolazione carceraria, mettendo a dura prova il sistema detentivo in Ulster, allora totalmente
inadeguato per ospitare un così alto numero di persone.
L’IRA nel frattempo decide di avviare una campagna di attentati su larga scala, e non solo in Irlanda del Nord.
Londra diventa uno dei terreni preferiti dell’IRA, che fa esplodere ordigni di grande potenza in luoghi pubblici, quali ad
esempio l’affollata Stazione ferroviaria di Paddington; questa sigla terroristica, pertanto, diventa un incubo anche per i
cittadini inglesi, i quali si trovano coinvolti in una vicenda, quella nordirlandese, che essi vedevano distante da loro.
Uno degli attentati più famosi dell’IRA a Londra è quello del 1974 in un pub di Guilford, quartiere periferico della
capitale inglese, solitamente frequentato da militari; la bomba piazzata nel locale fa numerose vittime e l’attentato viene
rivendicato dall’RA, ma quello che è incredibile è lo sviluppo delle indagini, che portano all’arresto di due giovani di
Belfast che al momento si trovavano nella capitale inglese in cerca di lavoro.
Quasi subito venne arrestata parte della famiglia di uno dei due, Gerry Conlon, tra cui il padre, Giuseppe Conlon, ed
una sua zia di Londra, accusata di essere la basista del gruppo.
Tutto il gruppo si dichiarò da subito innocente ed estraneo alla vicenda, non avendo peraltro neanche collegamenti con
ambienti politici a Belfast; tuttavia gli investigatori inglesi, accertata l’innocenza degli stessi, alterò e distrusse delle
prove che avrebbero dimostrato ciò, facendoli condannare a pesantissime pene detentive.6
Giuseppe Conlon morì in carcere e anni dopo, in modo casuale, la loro vicenda fu oggetto di un nuovo processo in cui
fu dimostrata l’innocenza; scontarono circa 15 anni di detenzione senza aver commesso nulla; il comportamento degli
investigatori nel 1974 dimostra l’ansia del Governo Inglese di rassicurare un’opinione pubblica spaventata per
“ l’esportazione “ della grana nordirlandese in Inghilterra; la vicenda, passata agli annali come quella dei “GUILFORD
FOUR”, è ben rappresentata nel film “el nome del Padre”.
5
Nell’arco di sei mesi 2357 persone furono incarcerate senza alcuna accusa, né processo.La gran parte fu successivamente scarcerata in quanto
riconosciuta estranea alle attività dell’I.R.A. (fonte : Dossier Irlanda del Nord di Michael Arienti – Centro Studi per la pace).
6
A condanna avvenuta, qualche anno dopo, mentre i quattro si trovavano ancora in carcere, un esponente dell’IRA arrestato in regno Unito, confessò
di essere l’autore della strage di Guilford; per non ammettere il gravissimo errore gli investigatori inglesi tacquero.
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Cimitero di Milltown – West Belfast – La tomba di Giuseppe
Conlon.
La pratica dell’interamento senza processo e l’aumento vertiginoso delle operazioni di sicurezza da parte degli apparati
Britannici provoca, di fatto, come si è detto in precedenza, un collasso nel sistema detentivo dell’Irlanda del Nord.
A Belfast vi era un vecchio carcere, denominato “Crumlin Road” (la strada del quartiere di Shankill dove sorge
tuttora), il quale diventa da subito inadeguato e troppo piccolo; si ricorre ad una soluzione di emergenza, oltre che
singolare; si ormeggia una nave-ospedale dell’esercito nel porto di Belfast, e al suo interno si rinchiudono quelle
persone che sono state arrestate in base all’Internamento senza processo, quindi con una posizione da definire.
Tuttavia, evidentemente, la soluzione è del tutto provvisoria; a sud ovest di Belfast, in una località denominata Long
Kesh, sorge una base dell’aeronautica in disuso, che viene rapidamente riadattata a prigione e comincia ad ospitare
detenuti dal 1974; nasce così un luogo che anni dopo sarà destinato ad avere un’importanza cruciale nella storia del
conflitto per gli avvenimenti che vi si svolgeranno all’interno.
Nel 1975 il Governo britannico decide di revocare lo status di prigionieri politici a coloro che vengono condannati per
la loro appartenenza a gruppi paramilitari, sia cattolici che lealisti; ciò di fatto provoca un cambiamento dello status di
queste persone all’interno dei luoghi di detenzione.
Essi dovranno indossare l’uniforme carceraria, (ne erano esentati), si vedranno ridurre drasticamente le visite dei
familiari e le ore di socialità con altri detenuti, momenti che i detenuti repubblicani sfruttavano per delle sedute comuni
di lingua e cultura gaelica,
Di fatto essi vengono equiparati in tutto e per tutto a dei criminali comuni, disconoscendo completamente le
motivazioni politiche che stanno dietro le azioni compiute.
Ciò provoca una decisa reazione nella popolazione carceraria repubblicana, che mette in atto da subito una forma di
protesta molto eclatante: il rifiuto di indossare l’uniforme del carcere; ai detenuti, tuttavia, vengono requisiti i propri
abiti, per cui restano nudi in cella per tutto il tempo, avvolti solo dalle coperte fornite loro; in virtù di ciò questo
comportamento passa alla storia come “BLAKET PROTEST” (Protesta della coperta).
Il primo detenuto ad attuare tale protesta e’ Kieran ugent, cui verrà in seguito dedicato un murales nella zona della
Divis Tower, ancora oggi visibile.
Con l’inasprirsi della situazione anche a livello carcerario, a Long Kesh vengono costruite delle nuove celle in strutture
in muratura che presentano una particolare conformazione; si tratta di costruzioni costituite da due lunghi corridoi
paralleli, con una doppia fila di celle, collegate da un corridoio centrale; dall’alto tali insediamenti si presentano come
una H, e infatti assumono il nome, tristemente famoso, di “H-BLOCKS” (Blocchi H); le celle sono minuscole e
all’interno di ognuna vi è un solo detenuto, cui viene dato “in dotazione” solo un materasso, appoggiato sul pavimento,
e le coperte.
Carcere di Long Kesh – Blocco H – interno di una cella.
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Le condizioni detentive all’interno di questi luoghi peggiorano drasticamente e i detenuti sono costretti a subire anche le
angherie del personale di custodia, tutto di fede protestante.
A causa di ciò , oltre alla blanket protest, essi mettono in atto anche un’altra forma di protesta, ancora più estrema e
spaventosa; decidono di non lavarsi più (DIRTY PROTEST, protesta della sporcizia) e così le condizioni igieniche
dei blocchi H diventano rapidamente insopportabili.
Queste condizioni proseguono, con alterne vicende, per quattro anni, sino al termine del 1980, allorché emerge la figura,
tra i detenuti repubblicani, di Bobby Sands; detenuto dal 1976 a Long Kesh, viene nominato dall’IRA, a cui appartiene,
OC (Officer Comanding) dei detenuti dell’organizzazione repubblicana nella struttura carceraria.
Alla fine del 1980, viste le insostenibili condizioni di vita all’interno del carcere, alcuni detenuti, con il placet dell’IRA,
decidono di dare il via ad uno sciopero della fame al fine di mettere pressione al Governo Britannico, affinché fosse
ripristinato lo status di prigionieri politici per i detenuti repubblicani.
Allo sciopero della fame partecipano diversi detenuti, ma dopo 50 giorni l’iniziativa viene sospesa sulla base di una
presunta disponibilità del Governo a prendere in considerazione il problema; tuttavia ciò si rivela solo una tattica
dilatoria del Governo, che non concede nulla di quanto richiesto.
Questo crea un fortissimo risentimento nei detenuti e Bobby Sands annuncia che egli comincerà un nuovo sciopero
della fame il 1° marzo 1981, data simbolica in quanto è l’anniversario dell’istituzione dell’internamento senza processo;
Sands fa presente che porterà lo sciopero della fame (HUGER STRIKE) sino alle estreme conseguenze se non
verranno accettate le condizioni alla base della protesta.
L’IRA da il suo assenso all’iniziativa, e vengono scelti altri detenuti che partiranno con lo sciopero della fame a
distanza di una settimana uno dall’altro, così che, quando si verificherà la morte del primo detenuto, a breve distanza ne
seguiranno altre, creando, nelle intenzioni repubblicane, una pressione a livello internazionale che il Governo
Britannico non potrà reggere a lungo…..questa è la drammatica prospettiva che si apre davanti ai detenuti di Long Kesh.
Il 1° Marzo 1981, come annunciato, Bobby Sands, 26 anni, dà inizio al suo sciopero della fame.
Tuttavia tutto il movimento repubblicano sottovaluta la fermezza e la risolutezza dell’interlocutore che ha di fronte; nel
1979 è tornato al potere il Partito Conservatore in Gran Bretagna, dopo una fallimentare parentesi laburista, e viene
nominata primo ministro per la prima volta una donna, Margaret Thatcher; essa denota subito uno straordinario
decisionismo, sia in campo economico che sociale, mettendo in atto delle profondo riforme di stampo ultra liberista, con
privatizzazioni a tappeto, tanto da meritarsi l’appellativo di “Lady di ferro”; per ciò che riguarda il problema
nordirlandese, essa fa subito capire di non voler fare alcuna concessione, rilasciando dichiarazioni al vetriolo contro
l’IRA e il movimento repubblicano.
Sin dall’inizio dello sciopero della fame dichiara che non accoglierà nessuna delle richieste dei detenuti riguardo al
riconoscimento dello stato di prigionieri politici; in proposito afferma che li considera solo dei criminali e che non ha
alcuna importanza che le loro azioni siano conseguenza di un credo politico; famosa è la sua frase in merito “…essi
pretendono una scelta che non hanno concesso alle loro vittime..”.
Comincia così un tragico braccio di ferro che angoscerà il mondo per oltre 5 mesi, con conseguenze tragiche.
Il giorno successivo l’inizio dello sciopero della fame di Bobby Sands, con una strategia coordinata, i detenuti decidono
di mettere fine alla blanket protest e alla dirty protest, per non sottrarre attenzione dei media dalla vicenda dello
sciopero della fame.
Il 5 di Marzo si verifica un fatto destinato a dare alla vicenda una luce del tutto nuova; muore il deputato presso il
parlamento di Londra che rappresenta il collegio elettorale del Fermanagh / South Tyrone , in Irlanda del Nord, per cui
il 9 Aprile vengono indette le elezioni suppletive in quel collegio, che nel sistema elettorale maggioritario in vigore in
Gran Bretgana verrà assegnato al candidato che raccoglierà più voti.
Il collegio in questione è a leggerissima maggioranza cattolica, e nel movimento repubblicano comincia a farsi strada
l’idea di candidare proprio Bobby Sands, per mettere ancora più pressione a Londra.
Il SPLD decide di non candidare alcun suo rappresentante per non disperdere il voto cattolico e farlo concentrare su
Sands; egli non viene candidato sotto le insegne dello Sinn Fein, per non urtare la suscettibilità dell’elettorato moderato
cattolico, ma in una lista che per l’occasione viene chiamata “Anti H-Block-Long Kesh Prison”.
Il 15 Marzo, a distanza di due settimane da Sands, inizia lo sciopero della fame Francis Hughes, 25 anni, appartenente
all’IRA.
Il 22 Marzo iniziano lo sciopero della fame altri due detenuti, Raymond McCreesh, 23 anni e appartenente all’IRA, e
Patsy O’Hara, 24 anni, appartenente all’ILA (Irish ational Liberation Army), un altro gruppo armato dell’area
repubblicana, di ispirazione marxista, numericamente assai inferiore all’IRA.
Il 9 Aprile 1981, Bobby Sands, giunto al 40° giorno di digiuno e già in condizioni fisiche molto precarie, viene
eletto al parlamento di Westminster a Londra; egli raccoglie 30.492 voti, contro i 29.046 di Harry West, candidato
lealista; i media internazionali ormai stanno seguendo la vicenda degli “HUNGER STRIKERS” in maniera continua, e
la notizia fa rapidamente il giro del mondo: il “terrorista” Bobby Sands (definizione della Thatcher) è da quel momento
un membro del parlamento Britannico e tutti pensano che questo metterà fine alla vicenda, in quanto è
inimmaginabile che un governo lasci morire un suo parlamentare per una questione che è ormai diventata di
principio...questo pensa il mondo, e questo pensa soprattutto la popolazione irlandese....ma non è ciò che avviene.
Malgrado le pressioni internazionali, il primo ministro inglese non recede dalla sua intransigenza; si sviluppano
iniziative ad ogni livello, dall’ONU alle comunità irlandesi residenti in USA e vicine al Partito Democratico, da
Amnesty International alla Croce Rossa Svizzera, che si propone, senza esiti, per una mediazione, sino al Papa
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Giovanni Paolo II; questi, tramite il suo segretario di Stato, il cardinale Casaroli, invia un emissario a Long Kesh che
vista l’intransigenza britannica, tenta di convincere Sands a desistere dallo sciopero della fame, facendo leva anche sulla
profonda fede cattolica di quest’ultimo; ciò si rivela inutile perché egli ribadisce che la sua iniziativa terminerà solo
quando saranno accettate le richieste dei detenuti.
La pressione comincia a farsi pesante anche per il governo dell’EIRE; l’opinione pubblica in Irlanda è scioccata
dall’intransigenza britannica e organizza sempre più frequentemente dimostrazioni a Dublino che terminano di fronte
alla sede dell’Ambasciata del Regno Unito; il Dail, il parlamento di Dublino, chiede al premier britannico di incontrare
tre suoi rappresentanti per cercare una via d’uscita, ma la signora Thatcher si rifiuta di incontrarli e in un’intervista
afferma: “....il crimine è il crimine, nulla ha a che fare con la politica”.
La sorella di Bobby Sands, Marcella, arriva persino a chiedere un intervento della Commissione Europea per i diritti
umani, la quale tuttavia decide di non prendere posizione contro un paese membro dell’Unione Europea, rigettando il
ricorso.
Gli eventi precipitano e alle 02.00 antimeridiane del 5 maggio 1981 Bobby Sands, un parlamentare britannico,
muore nell’infermeria del carcere di Long Kesh, dopo 66 giorni dall’inizio dello sciopero della fame.
Lo shock e l’indignazione a livello internazionale sono enormi; i portuali di New York decidono che per una settimana
non scaricheranno alcun carico imbarcato su navi inglesi; l’Iran intitola una strada di Teheran a Sands, a Dublino
scoppiano incidenti; l’esplosione di violenza maggiore, ovviamente avviene nelle aree repubblicane dell’Irlanda del
Nord già nella notte stessa del decesso, ed in particolare a Ballymurphy, West Belfast.
I funerali di Bobby Sands a Belfast, nel cimitero di Milltown dove viene tumulato, vedono una partecipazione popolare
oceanica , che viene stimata in 100.000 persone.
L’8 Maggio, per rimpiazzare Sands, inizia lo sciopero della fame Joe McDonnell, 30 anni, appartenente all’IRA.
Il 12 di Maggio, dopo 59 giorni, muore il secondo detenuto, Francis Hughes.
Il 14 Maggio, per rimpiazzare Hughes, inizia lo sciopero della fame Brendan McLaughlin, appartenente all’IRA, il
quale tuttavia il 26 maggio deve desistere per un ulcera perforante.
Il 21 di Maggio, entrambi dopo 61 giorni di digiuno, muoiono Raymond McCreesh e Patsy O'Hara; il tragico
conteggio arriva così a 4.
Il 22 maggio, per rimpiazzare Mc Creesh, inizia a digiunare Kieran Doherty, 25 anni, appartenente all’IRA.
Il 28 Maggio, per rimpiazzare Patsy O’Hara, comincia il digiuno Martin Hurson, 29 anni, appartenente all’IRA.
L’ 8 Giugno, per rimpiazzare Brendan Mc Laughlin che ha dovuto sospendere lo sciopero, inizia a digiunare Tom
McElwee, 23 anni, appartenente all’IRA.
Il 22 Giugno si unisce alla protesta iniziando il digiuno Michael Devine, 27 anni, appartenente all’INLA.
L’ 8 Luglio, dopo 61 giorni, muore il quinto detenuto, Joe Mc Donnell.
Il 13 Luglio, dopo 46 giorni, muore il sesto detenuto, Martin Hurson.
Il 1° Agosto, dopo 71 giorni, muore il settimo detenuto, Keven Lynch.
Il 2 Agosto, dopo 73 giorni, muore l’ottavo detenuto, Kieran Doherty.
L’8 Agosto, dopo 62 giorni, muore il nono detenuto, Thomas McElwee.
Il 20 di Agosto, dopo 60 giorni, muore il decimo detenuto, Michael Devine.
Una strage incredibile...dieci giovani vite spezzate, il mondo è attonito di fronte a tanta fermezza nei propositi da
parte dei detenuti e tanta insensibilità nel Governo Britannico.
Nel frattempo altri detenuti avevano cominciato lo sciopero della fame per rimpiazzare i compagni morti, ma la
comunità repubblicana era devastata da tanti lutti e dolori; in particolare, la pressione maggiore si scaricava sulle
famiglie dei detenuti che iniziavano lo sciopero della fame, vista l’intransigenza britannica che condannava i loro cari a
morte certa; va specificato che la legge inglese prevedeva che, alla perdita di conoscenza, che precedeva la morte, la
decisione di sottoporre la persona ad alimentazione forzata era del parente più prossimo (la moglie..la madre ecc.);
queste persone si venivano a trovare nella terribile situazione di dover lasciar morire il loro caro, per aderire alle volontà
dello stesso, o prendere la decisione, una volta persa conoscenza, di salvarlo, provocando un “danno politico” a tutto il
movimento.....un peso insostenibile, una decisone terribile.
Tuttavia le ragioni umanitarie ebbero il sopravvento e il 3 Ottobre i quattro detenuti che avevano iniziato il digiuno, lo
dichiararono interrotto in quanto erano venuti a conoscenza della volontà delle loro famiglie di sottoporli ad
alimentazione forzata nella fase terminale; essi dichiararono che le loro famiglie erano state oggetto di pressioni da
parte di ambienti ecclesiastici, cosa probabilmente corrispondente al vero.
Il 4 Ottobre l’IRA e l’ILA dichiararono conclusa la protesta.
Il 6 ottobre il Segretario di Stato per l’Ulster, James Prior, dichiarò che ai detenuti di Long Kesh sarebbero state
fatte le seguenti concessioni:
-
Diritto ad indossare abiti civili e non l’uniforma carceraria.
Raddoppio delle ore di socialità con altri detenuti nelle aree ricreative del carcere.
Aumento del numero delle visite in carcere dei propri familiari.
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Alle 10 giovani vittime della protesta vanno aggiunti 62 morti durante gli scontri avvenuti in Irlanda del ord
nei mesi in questione.....
Si chiudeva così una vicenda che aveva lacerato la società nordirlandese e alterato profondamente il rapporto del
Governo Britannico con la questione dell’Ulster...il punto più buio, la più assurda delle posizioni di principio, poi
conclusa con concessioni assolutamente normali, che se avvenute prima avrebbero salvato delle vite umane,
segnerà l’inizio di una stagione lunga 17, anni al termine della quale anche per questa turbolenta regione
giungerà la pace.
Come dirà Gerry Adams, già allora leader dello Sinn Fein, appena dopo la firma del GFA nel 1998, questa
tragedia portò a un punto così aberrante i soggetti in campo, che essi presero coscienza allora dell’ineludibilità di
una soluzione.
Per la gente irlandese questi 10 ragazzi, e non solo Bobby Sands che è sicuramente la figura più nota della
vicenda, sono degli eroi e in molte strade di Belfast, di Derry e dell’Irlanda del ord vi sono delle grandi H nere,
con i volti di questi ragazzi.
Falls road – West Belfast – Monumento commemorativo a forma
di “H” dei 10 “hunger strikers”.
LA LUGA STRADA VERSO LA PACE, SIO AL GOOD FRIDAY AGREEMET DEL
10 APRILE 1998. L’ALBA DI UA UOVA IRLADA DEL ORD.
La situazione in Irlanda del Nord al termine della vicenda degli scioperi della fame, nel 1981, è di fatto la stessa che
ormai si presenta da dodici anni: una presenza militare britannica capillare nelle strade, atti di violenza continui sia da
parte repubblicana che lealista e soprattutto una situazione economica molto deficitaria.
Ovviamente Belfast non è un luogo, nell’immaginario collettivo di allora, dove andare ad investire o avviare attività
produttive.
Nella popolazione cattolica la disoccupazione raggiunge percentuali altissime (circa il 30%) e, tra l’altro, l’Irlanda del
Nord non è esente dal processo di profonda ristrutturazione economica messo in atto dalla Sig.ra Thatcher, che nella sua
prima fase attuativa produce dei costi sociali molto pesanti in tutto il Regno Unito; a Belfast, in virtù della situazione di
guerra “de facto” in atto, tutto ciò si amplifica.
Le vicende accadute a Long Kesh hanno tuttavia fatto aumentare in maniera considerevole il peso politico dello Sinn
Fein nella comunità repubblicana, in danno del SPLD; lo Sinn Fein, come detto all’inizio, è di fatto il “braccio politico”
dell’IRA e lega strettamente le sue sorti a quelle del gruppo armato.
Durante i drammatici fatti del 1981 la popolarità del partito cresce notevolmente, in quanto una sempre più ampia fetta
dell’elettorato cattolico lo individua come l’unico soggetto capace di raccogliere e interpretare le sue istanze.
Sono ormai troppi anni che la questione nordirlandese è sul tappeto in termini tanto drammatici, e il SPLD è stato
sempre, di gran lunga, il partito più votato nelle aree repubblicane; l’emergere di una leadership britannica tanto
aggressiva, come quella della Thatcher, ha di fatto chiuso gli spazi di manovra politica di questa formazione, da sempre
contraria alla lotta armata e favorevole ad un processo di “devolution” dalla Gran Bretagna da attuare con metodi
politici non violenti.
La radicalizzazione dello scontro e la mancanza di una prospettiva in tal senso, spingono larghe fasce dell’elettorato
repubblicano verso lo Sinn Fein, che tuttavia, per tutti gli anni ’80 continuerà ad essere disconosciuto come
interlocutore da parte del Governo Britannico, che lo identifica come un “corpus” unico con l’IRA, cosa che è nei fatti.
Emerge sempre di più la figura del suo leader, Gerry Adams; nato a Ballymurphy, West Belfast, da una famiglia che
può vantare un’impeccabile “pedigree” repubblicano sin dall’inizio del novecento; entra giovanissimo nelle file
dell’IRA, dove compie una carriera “militare” fulminea nella Brigata di West Belfast.
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Sono tuttavia le sue doti politiche e la sua capacità oratoria quelle a determinare una altrettanto brillante carriera nelle
file dello Sinn Fein, del quale ne diventa Presidente nel 1983.
Falls Road – West Belfast – Sede locale dello Sinn Fein
John Hume è invece il segretario del SPLD e accortosi dell’ascesa dello Sinn Fein, mette in atto sin dal 1982
un’iniziativa politica di forte collegamento con il Governo di Dublino, il quale comincia una trattativa con il Governo
di Londra che porterà nel 1985 alla stipula tra i due governi dell’Anglo-Irish Treatment (Trattato Anglo-Irlandese).
Nel documento si istituisce una Conferenza intergovernativa tra i due paesi per affrontare i problemi giuridici e legati
alla sicurezza in Irlanda del Nord, auspicando li la creazione di un governo che tenesse conto degli interessi di entrambe
le comunità presenti in Ulster.
L’accordo
non
aveva
visto,
tuttavia,
la
partecipazione
dello
Sinn Fein alle trattative; il movimento giudicò “fumoso” l’accordo, perché nei fatti, non affrontava le motivazioni che
erano alla radice del problema.
Ancora peggiore fu l’accoglienza che il Trattato ebbe presso la parte lealista; veniva considerato un “tradimento” nei
loro confronti da parte di Londra, in quanto in esso veniva ventilata l’ipotesi di una condivisione del potere con la parte
repubblicana.
A seguito di ciò scoppiarono gravissimi incidenti a Belfast, e per la prima volta si assistette ad un confronto tra la RUC
e i movimenti paramilitari di area lealista.
Si trattò comunque di un primo approccio alla questione in termini politici e non militari e, soprattutto, da questo
momento entra in gioco nella vicenda anche il Governo di Dublino.
Per capire quanto sia importante questo fattore, bisogna prendere in considerazione la Costituzione dell’EIRE in vigore
dal 1947, anno dell’indipendenza della Repubblica; vi è in essa uno specifico articolo in cui si fa riferimento alla
rivendicazione da parte irlandese alla sovranità della 6 contee rimaste sotto il controllo Britannico.
É perciò evidente che ogni eventuale accordo che riguardi una modificazione di “status” dell’Irlanda del Nord deve
produrre una modifica della costituzione Irlandese.
Recentemente sono emersi in maniera pubblica tuttavia, una serie di contatti segreti che intercorsero tra la dirigenza
dello Sinn Fein e il governo Inglese sin dai primissimi anni ’80, dopo la conclusione della vicenda di Long Kesh; essi si
svolsero in una prima fase, lunga dieci anni, attraverso alcuni intermediari, il più famoso dei quali è Padre Alec Reid,
canonico del Monastero di Clonard, a Belfast.
Il governo britannico, pertanto, pubblicamente dichiarava l’impossibilità a includere lo Sinn Fein in trattative ufficiali, a
causa della sua vicinanza all’IRA, mentre in segreto attivò un canale di comunicazione con il movimento, avendo preso
progressivamente coscienza che qualsiasi accordo sarebbe rimasto solo sulla carta senza la sua adesione.
Si stavano creando, seppur faticosamente e con reciproci sospetti, le condizioni favorevoli per una svolta.
el 1989 l’allora Segretario di Stato per l’Ulster Peter Brooke fece una dichiarazione a sorpresa che avrebbe
generato lo stato di “quasi” legittimazione dello Sinn Fein; egli dichiarò che: “....l’esercito inglese non era in
grado di eliminare l’I.R.A. ......... era dunque indispensabile che nuove forze politiche fossero ammesse alle
trattative per giungere ad una soluzione della questione irlandese...... inoltre, che era necessario eliminare
qualsiasi forma di discriminazione sul lavoro (causa prima dell’alto tasso di disoccupazione tra i cattolici),
perché in tal modo si sarebbe potuto agevolare la creazione di condizioni di dialogo con il movimento
repubblicano.
L’unica limite imprescindibile a ciò era rappresentato dal fatto che “....l’IRA avrebbe dovuto rinunciare alle
armi”.
ell’IRA, come nello Sinn Fein, si aprì così un dibattito che avrebbe portato l’organizzazione miliare irlandese,
nel 1994, alla proclamazione del suo cessate il fuoco unilaterale, cui seguì una medesima dichiarazione di alcune
organizzazioni paramilitari lealiste.
Si erano così create le condizioni per l’ammissione dello Sinn Fein alle trattative ufficiali e si ebbe un’accelerazione nel
processo di pace.
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Malgrado tutta questa intensa attività politica e diplomatica delle parti, gli anni che vanno dal 1981 al 1994 furono
comunque caratterizzati dalla violenza in Ulster con un alto numero di vittime per entrambe le comunità.
Un altro soggetto che recitò un ruolo decisivo nella preparazione della pace fu il Presidente USA Bill Clinton;
appartenendo al Partito Democratico era di fatto vicino a molte organizzazioni di irlandesi createsi negli Stati Uniti e
chiaramente sensibili al problema “Irlanda del Nord”; molte di queste nei trent’anni dei troubles svolsero anche il ruolo
di finanziatori della “causa” repubblicana, molto spesso anche per l’acquisto di armi.
Clinton, eletto nel 1992, affrontò subito di petto la questione e molto si spese per superare gli ostacoli che si
frapponevano alle trattative; attivò anche una linea telefonica “dedicata” con il primo Ministro dell’EIRE, il Primo
ministro Inglese, che nel frattempo era diventato John Mayor (conservatore) e il Segretario di Stato per l’Ulster.
el dicembre del 1997 avvenne un fatto storico; Gerry Adams incontrò il premier britannico Tony Blair
(Laburista), eletto nel mese di Maggio, per la preparazione della visita che Bill Clinton, di lì a poco, avrebbe
fatto in Ulster; era dal 1921 che un rappresentante del movimento repubblicano non incontrava un primo
ministro britannico.
Le condizioni erano ormai mature per un accordo, che venne sottoscritto il 10 Aprile 1998 (Venerdi Santo) da tutte le
parti in causa, compreso lo Sinn Fein, molte organizzazioni lealiste e il Governo di Dublino.
Ecco, nei punti salienti, cosa prevede:
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L’Ulster è legittimamente parte del Regno Unito e tale condizione deve produrre una modifica della
Costituzione dell’Eire, con l’eliminazione dalla stessa delle pretese della Repubblica sulla regione.
Il rifiuto di tutte le parti della violenza, intesa come strumento di lotta politica.
Qualora la maggioranza degli elettori dell’Irlanda del ord lo decidano, con apposito referendum
convocabile in qualsiasi momento, essa potrà congiungersi alla Repubblica d’Irlanda.
Questo avverrà dopo che anche nell’EIRE si sottoporrà a referendum la condizione di cui sopra, in caso di
maggioranza favorevole.
Viene istituito nuovamente un parlamento a Stormont che verrà eletto a suffragio universale su base
proporzionale.
L’Irlanda del Nord avrà un esecutivo proprio, cui sono “devolute” da Londra tutte le materie, tranne quelle di
interesse nazionale, che restano al governo Britannico (es. la Difesa).
Il governo dovrà essere espressione di entrambe le comunità e vengono abolite tutte le legislazioni che
producevano discriminazioni tra le stesse.
Viene riformato il corpo di Polizia dell’Ulster; la vecchia RUC viene abolita e viene istituito il PSI (Police
Service of orthern Ireland).
Vengono stabiliti i termini entro i quali le organizzazioni paramilitari, sia cattoliche che lealiste,
dovranno completamente disarmare, consegnando le armi ad una Commissione Internazionale che
vigilerà sul processo di smantellamento degli arsenali..
Vengono rilasciati tutti i detenuti in carcere per reati politici appartenenti alle organizzazioni paramilitari, sia
cattoliche che lealiste, le quali abbiano proclamato il cessate il fuoco e che aderiranno all’Accordo nelle parti
riguardanti il disarmo.
L’accordo del Venerdi Santo sarà sottoposto a referendum da tenersi sia in Ulster che in Eire e sarà valido solo
se le maggioranze di queste due entità territoriali si dichiarerà a favore.
Vi sono poi tutta una serie di altre clausole che riguardano l’amministrazione della Giustizia, i trasporti ecc.
Come si può constatare, una vera “rivoluzione”......soprattutto nelle parti che prevedono il rifiuto alla
violenza e sopratutto, per la prima volta si sancisce la possibilità dell’Irlanda del ord di “secedere” dal
Regno Unito per ricongiungersi all’Irlanda...con metodi democratici.
Il referendum sull’accordo si tenne il 22 Maggio 1998, con i seguenti risultati:
Ulster: Favorevoli 71.2% Contrari 28.8%
Eire: Favorevoli 95%
Contrari 5%
É interessante notare che nelle aree cattoliche dell’Ulster i favorevoli furono oltre il 90%, mentre nelle aree lealiste
il referendum vide un 52% di favorevoli e un 48% di contrari.
Nasceva così una nuova Irlanda del Nord.
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GLI AI DELLA PACE SIO AI OSTRI GIORI
Nelle due comunità il GFA segnerà l’inizio di una stagione completamente nuova; esse sono di fronte alla
possibilità di immaginare una convivenza pacifica, che permetta lo sviluppo economico e il benessere per entrambe.
Tuttavia all’interno delle stesse resistono ancora settori estremistici che rifiutano le nuove condizioni.
el mese di Agosto del 1998, ad Omagh, una bomba esplode in un centro commerciale molto affollato e
provoca 26 vittime; l’attentato viene rivendicato dalla CIRA (Continuity IRA), una fazione numericamente
piccolissima dell’IRA che rifiuta il cessate il fuoco e l’Accoro di Pace.
É di fatto il più grave attentato sul suolo nordirlandese compiuto da un’organizzazione repubblicana; l’atto genera
sconcerto e mette in pericolo gli accordi sottoscritti, ma l’IRA ne prende decisamente le distanze condannando
l’accaduto e ribadendo l’intenzione di volersi attenere ai principi del GFA; le indagini successive porteranno
all’arresto della sorella di Bobby Sands, Marcella Sands, e del marito come esecutori della strage.
Anche in campo lealista si assiste a qualcosa di simile; l’UVF e l’UDA accettano l’accordo di pace, ma altre
piccole sigle proseguono nel compiere atti intimidatori, che a volte arrivano fino all’omicidio; prendono piede, in
questi quartieri, anche faide tra gli stessi gruppi lealisti per il controllo di queste zone.
Questi episodi non hanno impedito all’Ulster di avere un tasso di sviluppo economico molto elevato in questi 10
anni; dalla Gran Bretagna vi è stata una forte iniezione di capitali pubblici e privati e molto positivi sono stati anche
i Fondi dell’Unione Europea, erogati nell’ambito di un programma specifico denominato “PER LA PACE E LA
RICOCILIAZIOE”.
Belfast è stata in questi 10 anni la città del Regno Unito che ha visto aumentare di più il proprio PIL; molto quotata
a livello internazionale è anche il suo ateneo, la Queen’s University.
Come sempre in questi casi, la rimozione delle motivazioni economiche di squilibrio è la prima condizione per
avviare un cammino di pace; molto evidenti, infatti, sono stati i progressi compiuti dalla comunità irlandese, che ha
visto ridurre drasticamente il proprio tasso di disoccupazione.
IMMAGIARE U FUTURO
Avendo incontrato persone di ambo gli schieramenti che hanno vissuto, tragicamente da protagonisti, le vicende dei
“troubles”, spesso ci chiediamo se il GFA, oltre a generare tutte le cose positive che abbiamo descritto, sia davvero
entrato nei “cuori” delle persone.
Ebbene, sicuramente le persone che abbiamo incontrato noi ci hanno manifestato una sincera adesione ai principi
dell’accordo, sopratutto per il rifiuto, per sempre, della violenza; chi ha vissuto esperienze come il carcere a Long
Kesh o purtroppo si è macchiato di gravi delitti, vive questa stagione di pace come una “rinascita”; ci sono
addirittura progetti splendidi, come quello che vedono impegnate la COISTE e la EPIC, due associazioni di ex
prigionieri politici, rispettivamente repubblicani e lealisti, che insieme portano in giro per i quartieri di West
Belfast i turisti, spiegando loro i murales e illustrando gli avvenimenti accaduti in quei luoghi.
La pace per loro è stata l’opportunità per immaginare una vita diversa.
Penitenziario di Long Kesh – Seamus Kelly, ex detenuto repubblicano, oggi
guida della Coiste, che accompagna i turisti nelle visite al carcere, dove è stato detenuto per 12 anni.
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Tuttavia va detto che le due comunità sono ancora di fatto divise; ognuno abita i propri quartieri, le recinzioni e i
muri ci sono ancora, l’esercito è stato sostituito dalle telecamere che sorvegliano le aree teoricamente più
pericolose.
Le marce lealiste di Luglio non producono più incidenti ma sono, potenzialmente, per la loro carica di aggressività
e per i valori che incarnano, un momento che può sempre trasformarsi in un’occasione di tensione.
Nel settembre del 2001 le bambine di una scuola elementare del quartiere cattolico di Ardoyne, la Holy Cross,
sono state costrette ad entrare a scuola tra due ali di militari, schierati a loro protezione, per dividerle dagli abitanti
protestanti della via che erano obbligate a percorrere, avendo l’istituto una sola entrata, posta purtroppo su una
strada abitata da lealisti; alle bambine vennero tirate bottiglie molotov e le immagini fecero il giro del mondo; da
allora esse vanno a scuola con un pulmino che le passa a prendere a casa e le lascia all’interno del cortile della
scuola; tuttora è loro vietato di uscire a piedi dalla scuola, per non mettere a repentaglio la loro incolumità.
Ancora oggi, a dieci anni distanza, i bambini frequentano scuole della loro parte di appartenenza, e sono rarissime
le scuole a frequentazione mista.
Un’ultima considerazione: al ritmo di incremento demografico attuale, tra circa 30-40 anni la popolazione
cattolica sarà la maggioranza e, quindi, pronta potenzialmente ad indire, ed eventualmente vincere, quel
referendum previsto nel GFA.
Cosa accadrebbe in un’eventualità del genere non è oggi prevedibile.
Speriamo che per allora le nuove generazioni sappiano immaginare un nuovo futuro, in cui termini come
repubblicano e lealista siano riferimenti a un passato lontano.
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Materiale informativo
Film:
Michael Collins
Bloody Sunday
Nel nome del padre
Il vento accarezza l’erba
Libri:
Un giorno della mia vita – autore Bobby Sands
Figlie di Erin – autrice Silvia Calamati
Irlanda del Nord – autore Luca Attanasio
Siti internet:
http://cain.ulst.ac.uk/index.html
Sito di un progetto dell’Università di Belfast su trent’anni di storia in Irlanda del Nord….c’è tutto, foto, testi,
cartine…..
www.coiste.ie
Sito dell’associazione di ex detenuti di area repubblicana, che oggi svolgono il ruolo di guide nei quartieri teatro
dei troubles.
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