Università della Calabria Facoltà di Scienze Politiche Ampliamento Polifunzionale Arcavacata di Rende (CS) Docente: Alessandro Sicora Corso di METODI E TECNICHE DEL SERVIZIO SOCIALE A.A. 2013-2014 SCHEMI ESEMPLIFICATIVI ED INTEGRATIVI Versione 2 (definitiva) dd. 17.12.13 CONTENUTO DEL FASCICOLO: 1 Introduzione al servizio sociale .................................................................................................. 2 1.1 Caratteristiche del lavoro dell’assistente sociale ................................................................... 2 1.2 Caratteristiche del servizio sociale italiano ........................................................................... 2 1.3 Definizione di territorio ......................................................................................................... 3 2 Principali modelli teorici di servizio sociale .............................................................................. 4 2.1 Definizioni di modello ........................................................................................................... 4 2.2 Il concetto di "modello" nella ricerca e nella speculazione scientifica. ................................. 4 2.3 Variabili considerate nei modelli del servizio sociale ........................................................... 5 2.4 Modello psico-sociale ............................................................................................................ 5 2.5 Modello del problem solving ................................................................................................. 6 2.6 Modello centrato sul compito ................................................................................................ 7 2.7 Passaggio dall’epistemologia psicoanalitica a quella sistemica ............................................ 7 2.8 Modello integrato ................................................................................................................... 8 3 Il colloquio d'aiuto ...................................................................................................................... 9 3.1 Assiomi della comunicazione ................................................................................................ 9 3.2 Comunicazione e lavoro sociale. Suggerimenti pratici ....................................................... 10 3.3 Tattiche e uso di domande per la conduzione del colloquio ................................................ 10 4 La documentazione ................................................................................................................... 16 4.1 Accesso alla documentazione della Pubblica Amministrazione .......................................... 16 4.2 Tutela delle persone rispetto al trattamento dati personali e sensibili nell’ambito degli enti pubblici........................................................................................................................................... 16 4.3 Dati personali e dati sensibili ............................................................................................... 17 4.4 Dal dato all’azione ............................................................................................................... 18 4.5 Definizione di documentazione: .......................................................................................... 18 4.6 Verbale di riunioni ............................................................................................................... 19 4.7 Tecniche per la stesura di un verbale ................................................................................... 19 1 1 Introduzione al servizio sociale 1.1 Caratteristiche del lavoro dell’assistente sociale1 utilizzo di competenze relazionali e comunicative, rapporto lavorativo di dipendenza in organizzazioni pubbliche (o comunque non profit) che erogano servizi, forte legame tra assistente sociale e organizzazione di appartenenza, servizio sociale quale “teoria operativa”, forte intreccio tra aspetti valoriali e contenuti formativi2, operatività inserita in un campo soggetto a rapidi cambiamenti (e tanto più rapidi sono i cambiamenti, tanto maggiori sono le esigenze di formazione permanente) che richiedono all’operatore di “mantenere, aggiornare e qualificare le capacità acquisite ed effettivamente esercitate”3 tramite la formazione permanente che, in una sorta di causalità circolare, assume non solo la funzione di risposta al cambiamento4, ma anche il ruolo di strumento promotore del cambiamento del sistema socio-sanitario5, esigenza di momenti di formazione interprofessionale legati ad un’operatività che cerca di ricomporre le complessità della persona-utente mediante il ricorso a forme strutturate e permanenti di lavoro tra diversi professionisti6 ovvero oscillando tra “istanze di collegialità” e “domanda di specificità”7, formazione di base universitaria che solo recentemente (fine anni ’80 – inizio anni ‘90) ha trovato una sua definitiva collocazione tramite la formulazione di curricula accademici articolati secondo una specifica visione di “ciò che serve sapere” per fare l’assistente sociale. 1.2 Caratteristiche del servizio sociale italiano8 1. TERRITORIALITA’ S.S. territoriale (Comune, distretto...) come punto di riferimento per i bisogni di tutta la popolazione residente sul territorio attenzione non a solo “patologie” in atto MA ricerca sui bisogni, organizzazione servizi e coordinamento risorse per “migliore qualità della vita” della comunità territoriale 2. GENERALITA’ ai servizi sociali territoriali qualunque tipo di problema e utenza problemi (mancanza mezzi economici, casa, lavoro; rapporti familiari ...) <--> prestazioni: assistenza (sussidio, assisistenza domiciliare, ricovero ...), consulenza (= parere di un 1 Rielaborazione da: Sicora, Alessandro. L’assistente sociale riflessivo, Pensa Multimedia, Lecce, 2005, pp. 71 – 72. Cfr. Giraldo S., “Lavoro dell’assistente sociale ed esigenze formative”, in Bianchi M.e Folgheraiter F., L’assistente sociale nella nuova realtà dei servizi, Milano, Angeli, pp. 103 – 106 e Fondazione "Emanuela Zancan", “Manifesto della formazione” in Sarpellon G. e Vecchiato T. (a cura di), Le frontiere del sociale - primo rapporto, Padova, Fondazione "Emanuela Zancan", 1993 3 Scortegagna R., “La formazione nelle professioni sociali” in La Rivista di Servizio Sociale, anno XXXVIII, n. 4 dicembre 1998, p. 4. 4 Diomede Canevini M., “La formazione degli assistenti sociali: costanti e linee evolutive”, in Coordinamento Nazionale Docenti di Servizio Sociale, Il Servizio Sociale come processo di aiuto, 3° ed., Milano, Angeli, 1990, p. 129. 5 Cfr. Dal Pra Ponticelli M., Documento di sintesi – Formazione permanente degli operatori sociali e lavoro sociale sul territorio: possibile ruolo delle Scuole di Servizio Sociale in “Servizi Sociali”, anno VIII - n. 1, 1981, p. 27. 6 Cfr. Neve E., “Integrazione e formazione” in Canevini D. e Vecchiato T. (a cura di), L’integrazione delle professionalità nei servizi alle persone – Documentazione sui Servizi Sociali n. 51, Padova, Fondazione Emanuela Zancan, 2002, pp. 79 – 94. 7 Sabatelli E., “La formazione professionale dell’assistente sociale: i problemi attuali e gli orientamenti emergenti”, op. cit., p. 15. 8 tratto da Dal Pra Ponticelli, Maria. Il servizio sociale oggi in Italia, A.I.DO.S.S, 1993. 2 Corso di Metodi del servizio sociale – Schemi esemplificativi ed integrativi 2013/2014 v. 2 A. Sicora 2 professionista su una questione di specifica competenza), case-management (integrazione risorse) 3. UNITARIETA’ METODOLOGICA metà anni ‘70 superamento “metodi” ---> “metodo unico” --> fasi: 1. conoscitiva 2. valutativa 3. propositiva-decisionale 4. attuattiva 5. verifica 4. PLURIFUNZIONALITA’ svolgimento contemporaneo di funzioni: 1. presa in carico dell’utenza 2. conoscenza dei bisogni e di risorse della comunità (ricerca sociale) 3. elaborazione di progetti di servizi 4. organizzazione e gestione dei servizi dell’Ente 5. animazione e coordinamento di risorse comunitarie 1.3 Definizione di territorio Per territorio si intende un “sistema spaziale e sociale di dimensioni relativamente ridotte, che consente alla maggior parte dei suoi membri di avere una conoscenza e una esperienza personale diretta delle attività, degli orientamenti, della posizione sociale, dei connotati degli altri membri, nel quale la convivenza entro uno spazio limitato, la particolare cultura e subcultura che si sviluppa, gli interessi che in esso e per esso nascono, producono una forma peculiare di solidarietà e di identità soggettiva, tali da legare affettivamente le persone a quel territorio e a quella popolazione più che ad ogni altro” 9. 9 Gallino, Luciano. Dizionario di Sociologia, Utet, Torino, 1978 Corso di Metodi del servizio sociale – Schemi esemplificativi ed integrativi 2013/2014 v. 2 A. Sicora 3 2 Principali modelli teorici di servizio sociale 2.1 Definizioni di modello10 1. Termine di riferimento ritenuto valido come esempio o prototipo e degno d'imitazione; cosa o persona assunta come soggetto per un ritratto, un disegno, una costruzione ecc. @ esempio, esemplare, campione: seguire il m.; un m. da imitare; un nuovo m. di sviluppo; un m. di bontà, prendere a m. qlcu. o qlco.; tenere a m. 2. Prototipo, tipo: inventare un nuovo m. di televisore; estens. oggetto industriale che riproduce tale prototipo: il m. di un nuovo aereo; il m. di un’automobile; in sartoria, sagoma in carta delle parti da riportare su stoffa per ricavarne un vestito: il m. di un abito; estens., il vestito ricavato da sagome originali: un m. esclusivo 3. Uomo che per professione posa per artisti o che indossa capi d’abbigliamento per fotografie, sfilate di moda 4. Riproduzione in scala ridotta di strutture edilizie, meccaniche e sim. @ plastico: presentare i diversi m. di un ponte; riproduzione a scopo didattico di organismi o parti di essi: un m. di corpo umano 5. Stampo per fusione o per altri tipi di lavorazione: fondere molti vasi con lo stesso m.; anche in senso fig., la pasta di cui uno è fatto, il carattere, il tipo cui pare ispirarsi: le due sorelle sembrano fatte con lo stesso m. 6. Nel l. burocratico, modulo a stampa, spesso contrassegnato da una sigla, per usi amministrativi @ stampato: il m. 101 rilasciato dal datare di lavoro; dichiarazione da presentare su m. ministeriale 7. Schema teorico scelto come rappresentativo di una classe di fenomeni: m. epistemologico, economico Il modello matematico, il complesso delle equazioni che descrivono in modo semplificato le relazioni che si ipotizza possano esistere tra un gruppo di fenomeni per spiegarne lo svolgimento 2.2 Il concetto di "modello" nella ricerca e nella speculazione scientifica. 1. "MODELLO" (= classificazione e sintesi di complessità attraverso categorie logiche) come: 1.1. rappresentazione sintetica di fenomeni 1.2. forma esemplare e rappresentativa di una classe di fenomeni 1.3. norma, criterio di comportamento 1.4. costruzione teorica e artificiale 2. FUNZIONI DEL MODELLO: 2.1. modelli come enunciati descrittivo-esplicativi (a fini "sistematici") valore euristico dei modelli (ideal-tipo Weber o tertium comparationis come strumento di indagine per sistematizzazione razionalizzatrice dei materiali assemblati ruolo attivo ricercatore in utilizzazione modello a fini euristici) 2.2. modelli prescrittivi (a fini "assiologici" assiologia = scienza o teoria dei valori) 3. MODELLI E SERVIZIO SOCIALE: modelli teorici quali schemi teorico-orientativi per: 3.1. l’esplorazione della realtà 3.2. la ricerca di relazione tra dati 3.3. la pratica (conoscere per orientare l’operatività) 10 Voce “Modello” in AA.VV. Dizionario della lingua italiana, Giunti, Firenze, 1997 Corso di Metodi del servizio sociale – Schemi esemplificativi ed integrativi 2013/2014 v. 2 A. Sicora 4 2.3 Variabili considerate nei modelli del servizio sociale 1. chi ha il problema/chi è l’utente 2. cos’è il bisogno/problema 3. cause del problema 4. area d’azione del servizio sociale 5. livelli a cui opera il servizio sociale 6. chi e con chi opera l’assistente sociale 7. obiettivi 8. risorse 9. fasi 10. mezzi (attraverso cui opera l’ass.soc) 2.4 Modello psico-sociale11 1. fonti teoriche 2. chi ha il problema/chi è l’utente 3. cos’è il bisogno/ 4. problema 5. cause del problema 6. livelli a cui opera il serv.soc. 7. con chi opera l’ass.soc. 8. obiettivi MODELLO PSICO-SOCIALE (Hollis 1964) in filone scuola “diagnostica” (studio – diagnosi – trattamento) influenzato da neo-freudiani (A. Freud, Erickson) e psicologia umanistica; riferimenti Hollis a teoria dei sistemi individuo bisogno = “manifestazione di un problema di adattamento sociale, discrepanza nel reciproco adattamento tra l’individuo e le altre persone a cui è legato”12 (ovvero risposta inadeguata a pressioni ambientali conseguente disfunzioni nel processo di adattamento e integrazione fra l’individuo e la sua situazione sociale) Cause pregresse, spesso risalenti all’infanzia (teorie psicanalitiche) Trattamento diretto (utente)* e indiretto (ambiente) mediazione, chiarificazione, informazione, influenza su persone significative Individui “cambiamento nell’individuo/i o nella situazione o in entrambi”13 Riflessione sugli aspetti dinamici ed evolutivi dei propri modelli comportamentali + Cura percezioni distorte di sé e delle situazioni insight (presa di coscienza configurazione individuo-situazione aiuto a comprensione propri pensieri ed emozioni) 9. fasi 1. f. iniziale (capire ragioni 1° contatto, stabilire rapporto, impeganre utente nel trattamento, inizio trattamento, studio psicosociale) 2. valutazione dell’utente nella sua situazione (programmazione obiettivi e trattamento) 10. mezzi (attraverso Comunicazione (sostegno, influenza diretta, catarsi, esplorazione, cui opera ass.soc.) comunicazione riflessiva)* esplorazione continua verbalizzazione in accettazione 11 Elaborazione da Dal Pra Ponticelli, Maria. I modelli teorici del servizio sociale, Roma, Astrolabio, 1985 Hollis, Florence. “L’approccio psicosociale nella pratica del servizio sociale”, Dal Pra Ponticelli, Maria. I modelli teorici del servizio sociale, Roma, Astrolabio, 1985, p.103 13 idem, p. 104 12 Corso di Metodi del servizio sociale – Schemi esemplificativi ed integrativi 2013/2014 v. 2 A. Sicora 5 11. efficacia considerazione riflessiva su complesso individuo-situazione sostegno verbale comunicazione di tipo direttivo Settore medico e psichiatrico 2.5 Modello del problem solving14 n.b. superamento schema “medico” studio – diagnosi – trattamento analisi iniziale è già trattamento 1. fonti teoriche 2. chi ha il problema/chi è l’utente 3. cos’è il bisogno/problema 4. cause del problema PROBLEM SOLVING15 (Perlman 1957 ) conoscenze psicosociali (psicologia dell’Io) e orientamento cognitivistico individuo difficoltà nella soluzione dei problemi 1. mancanza di mezzi e risorse, 2. ignoranza o cattiva comprensione dei fatti, 3. esaurimento energie emotive o fisiche, 4. sentimenti troppo intensi (es. ansia), 5. cronicizzazione assoggettamento ad emozioni, 6. no sistematicità in pensiero e azione 5. livelli a cui opera il livello individuale + alcuni aspetti dell’ambiente servizio sociale 6. con chi opera Individui l’assistente sociale 7. quali sono le capacità dell’individuo e dell’assistente sociale risorse 8. obiettivi “Il processo di servizio sociale individuale sostiene, integra e fortifica le funzioni dell’io del cliente” immediato: ridurre l’ansia (visione più chiara), diminuire le difese vs. sorgente di aiuto e apprendere comportamento adeguato di fondo: impegnare dinamismo interno per processo di apprendimento sociale (azioni appropriate sia alla realtà sociale sia al raggiungimento dei propri fini consapevolmente scelti) lavoro utente sui propri sentimenti, atteggiamenti, idee e comportamenti 9. fasi 3. chiarificazione fatti del problema 4. riflessione (penetrare i fatti per coglierne i nessi) 5. decisione (esame congiunto delle alternative e delle conseguenze) 10.mezzi (attraverso rapporto professionale cui opera ass.soc.) sistematica discussione e azione su problema uso di servizi, prestazioni e risorse 11.efficacia adatto per persone autonome, in crisi temporanea, con incapacità di mediare tra risorse e problemi 14 15 Elaborazione da Dal Pra Ponticelli, Maria. I modelli teorici del servizio sociale, Roma, Astrolabio, 1985 Perlman H., Social Casework: a Problem Solving Process, 1957 Corso di Metodi del servizio sociale – Schemi esemplificativi ed integrativi 2013/2014 v. 2 A. Sicora 6 2.6 Modello centrato sul compito16 1. chi ha il problema/chi è l’utente 2. cos’è il bisogno/problema 3. cause del problema 4. area d’azione del servizio sociale 5. livelli a cui opera il servizio sociale 6. con chi opera l’assistente sociale 7. quali sono le risorse 8. obiettivi 9. fasi 10.mezzi (attraverso cui opera ass.soc.) 11.efficacia MODELLO CENTRATO SUL COMPITO (Reid 1972) individuo capacità non sfruttate dell’individuo comportamento errato attenzione a ciò che l’utente e l’ass.soc. possono cambiare, non alle cause remote individuale + alcuni aspetti dell’ambiente (influenzare e sensibilizzare persone significative) individui capacità dell’individuo apprendimento sociale 1. specificazione del problema 2. contrattazione 3. pianificazione del compito (sperimentare nuovi comportamenti) 4. analisi e rimozione ostacoli 5. sperimentazione e attività guidata 6. revisione del compito 7. conclusione rapporto professionale Ente (“autorità” dell’ass.soc.) problematica particolare e limitate difficoltà di svolgere dei ruoli 2.7 Passaggio dall’epistemologia psicoanalitica a quella sistemica17 DA: Trasmissione di energia Individuo come sistema chiuso Interesse verso i processi intrapsichici Causalità lineare Scarsa attenzione al contesto Il sintomo come espressione di conflitti intrapsichici Interesse verso il passato Interpretazione e insight come obiettivo terapeutico 16 17 A: Trasmissione di informazioni Individuo come sistema aperto Interesse verso le interrelazioni e i processi comunicativi Causalità circolare Importanza del contesto nello sviluppo del sintomo Il sintomo come espressione di una situazione interpersonale Interesse verso il presente Cambiamento come obiettivo terapeutico Elaborazione da Dal Pra Ponticelli, Maria. I modelli teorici del servizio sociale, Roma, Astrolabio, 1985 Campanini, Annamaria e Luppi, Francesco. Servizio sociale e modello sistemico, Roma, NIS, 1988 Corso di Metodi del servizio sociale – Schemi esemplificativi ed integrativi 2013/2014 v. 2 A. Sicora 7 2.8 Modello integrato18 MODELLO INTEGRATO (Pincus e Minahan, 1973) 1. chi ha il sistemi problema/chi è l’utente 2. cos’è il attributo del rapporto tra persona/-e e risorse bisogno/problema 3. area d’azione del interazione tra persone e loro ambiente sociale servizio sociale 4. livelli a cui opera il individuo (problem-solving) servizio sociale rapporto (interazione tra bisogni e risorse) sistemi (formali e sociali) 5. chi è l’assistente agente di cambiamento sociale 6. con chi opera sistemi (s. agente, s. di cambiamento, s. cliente, s. bersaglio) l’assistente sociale 7. quali sono le risorse risorse sistemiche (naturali, formali, sociali) 8. obiettivo Stabilire, facilitare, modificare i legami tra persone e sistemi di risorse “aiutare le persone a sviluppare e usare in modo efficace le capacità personali di reazione e di problem solvine” 9. fasi 1. individuazione problema 2. instaurazione del rapporto 3. chiarificazione o diagnosi 4. analisi dei possibili obiettivi 5. individuazione delle azioni di cambiamento 6. presa di coscienza del cambiamento 7. conclusione rapporto 10.mezzi (attraverso rapporti instaurati con i 4 sistemi coinvolti --> collaborazione/ cui opera ass.soc.) contrattazione/conflitto contratto ass.soc.-sistemi 18 Elaborazione da Dal Pra Ponticelli, Maria. I modelli teorici del servizio sociale, Roma, Astrolabio, 1985 Corso di Metodi del servizio sociale – Schemi esemplificativi ed integrativi 2013/2014 v. 2 A. Sicora 8 3 Il colloquio d'aiuto 3.1 Assiomi della comunicazione19 “Non si può non comunicare” esempio: l'uomo che legge il giornale sul treno contraddizioni e cambio di argomento per squalificare la comunicazione “Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione di modo che il secondo classifica il primo ed è quindi metacomunicazione” “Questo è un ordine”, “Sto solo scherzando” definizione del sé e dell’altro: (i) conferma, (ii) rifiuto, (iii) disconferma (“buono, molto buono” detto indifferentemente se minestra buona o bruciata) “La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti” conflitti su ciò che è causa (es. aggressione) e ciò che è effetto (es. difesa) e corsa agli armamenti marito “Io mi chiudo in me stesso perché tu brontoli” VS. moglie “Io brontolo perché tu ti chiudi in te stesso” profezia che si autodetermina (“non piaccio a nessuno” comportamento sospettoso diffidenza da parte degli altri conferma della “profezia”: “non piaccio a nessuno”) “Gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico che con quello analogico. Il linguaggio numerico ha una sintassi20 logica assai complessa e di estrema efficacia ma manca di una semantica21 adeguata nel settore della relazione, mentre il linguaggio analogico ha la semantica ma non ha alcuna sintassi adeguata per definire in modo che non sia ambiguo la natura delle relazioni” Gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico che con quello analogico.Il linguaggio numerico ha una sintassi logica assai piu’ complessa e di estrema efficacia, ma manca di una semantica adeguata nel settore della relazione, mentre il linguaggio analogico ha la semantica ma non ha alcuna sintassi adeguata per definire la natura della relazione. sintassi = (studio dell') insieme della regole relative ai procedimenti tramite i quali le unità sintattiche si combinano in frasi e in periodi semantica = (studio del) significato delle parole; relazione tra segni linguistici e il loro significato linguaggio analogico : rappresentazione degli oggetti per similitudine (immagini, gesti, ecc.) linguaggio numerico : rappresentazione degli oggetti per segni convenzionali arbitrari La comunicazione verbale (numerica) necessita del supporto del messaggio non verbale per evitare possibili fraintendimenti. Il linguaggio non verbale contiene elementi analogici che si trasmettono attraverso la postura, la gestualità, il tono della voce, la mimica e che corrispondono, in parte, a universali del comportamento umano, in parte a codici culturalmente definiti. Ne consegue un’indicazione di possibili applicazione pratica: è utile ascoltare il livello non verbale e riconoscere se trasmettiamo messaggi rispettosi della cultura del ricevente in una posizione paritaria. 19 Watzlawick, Paul; Beavin, Janet Helmick e Jackson, Don D.. Pragmatica della comunicazione umana, Roma, Astrolabio, 1971, pp. 41-63. 20 per sintassi si intende, in linguistica, l’insieme delle relazioni grammaticali tra le parole che costituiscono una frase o, in generale, un’espressione linguistica di più elementi e, nel linguaggio filosofico, quella parte della logica, e specificamente della semiotica, che ha per oggetto di studio le relazioni tra i segni, indipendentemente dai significati (DISC Compact - Dizionario Italiano Sabatini - Coletti, Firenze, Giunti Gruppo Editoriale, 1997) 21 per semantica si intende, in linguistica, l’analisi e lo studio del linguaggio dal punto di vista del significato e, in logica, lo studio del rapporto fra i segni e gli oggetti a cui si riferiscono, cioè dei nessi fra i segni linguistici e i loro significati (DISC Compact - Dizionario Italiano Sabatini - Coletti, Firenze, Giunti Gruppo Editoriale, 1997) Corso di Metodi del servizio sociale – Schemi esemplificativi ed integrativi 2013/2014 v. 2 A. Sicora 9 “Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza” Esempio: Il marito dice alla moglie: “Non mi hai ancora stirato le camice” Risposta simmetrica della moglie: Risposta complementare della moglie: Ho lavorato tutto il giorno e sono stanca. Che sbadata che sono! Le stiro subito! Stiratele tu! Risposta del marito: Risposta del marito: simmetrica: Anch'io mi dimentico spesso le cose. Fai con calma. simmetrica: Ogni scusa è buona per non fare quello che dovresti! complementare: E' proprio vero: non ti ricordi mai niente! complementare: Non arrabbiarti, cara. Posso aspettare quando avrai tempo. N.B. per una comunicazione efficace e’ importante saper metacomunicare 3.2 Comunicazione e lavoro sociale. Suggerimenti pratici 1. 2. 3. 4. La comunicazione è tutto il comportamento della persona: “parliamo” con tutto il corpo, non solo con le parole ----> fare attenzione al tono della voce, ai gesti, al modo di presentarsi, al tono della voce propri e del nostro interlocutore Non si può non comunicare (es. il treno e le strategie per evitare un interlocutore inopportuno) --> quale significato ha il silenzio o il ritirarsi della persona? La comunicazione non è il messaggio che noi mandiamo, ma ciò che l’altro interpreta (es. fraintendimento tra amici per un mancato saluto) ---> importanza dell’ascolto e del percepire dal nostro interlocutore i “messaggi di ritorno” (feed-back), ovvero quelle frasi e quei comportamenti che ci dicono ciò che l’altro ha capito di quanto gli abbiamo comunicato La comunicazione si realizza su due livelli: quello di contenuto (la “notizia”, l’informazione che trasmetto) e quello di relazione (l’atteggiamento che definisce il tipo di rapporto tra le due persone che comunicano; il messaggio, spesso non verbale, che dice “Ecco come mi vedo... ecco come ti vedo...; es. differenza dell’impatto di una informazione data in tono gentile rispetto alla stessa informazione data in tono brusco da un impiegato dietro lo sportello di un ente pubblico) ----> 1. importanza del controllo del tono della voce, dell’uscire dalla logica della colpa e della rivendicazione (“Come ti è capitato di fare questo?” invece di “Perché hai fatto questo?”) per comunicare accettazione e calore; 2. importanza della capacità di “comunicare sulla comunicazione” (es. “Questo è un ordine”, “Sto solo scherzando”, “Stai parlando sul serio?”, il paradosso del cretese che dice “Tutti i cretesi sono bugiardi”) 3.3 Tattiche e uso di domande per la conduzione del colloquio 1. Espressioni di comprensione e interesse (anche con riferimento all’uso consapevole della comunicazione non verbale) 2. Ripetizione dell’ultima/e parola/e pronunciate dall’utente (con tono interrogativo) 3. Chiarificazione e interpretazione ripetizione di quanto detto dall’utente, ma in un linguaggio più familiare, anche in forma di domanda Dovrei capire che lei vuol dire… Mi sta dicendo che... Ho sentito che diceva di… Voleva dire che… Corso di Metodi del servizio sociale – Schemi esemplificativi ed integrativi 2013/2014 v. 2 A. Sicora 10 4. Riassunto o ricapitolazione Vediamo se sono riuscito a capire: da ciò che ho sentito, la sua situazione è così e così… Per riassumere ciò di cui abbiamo discusso… Negli ultimi dieci minuti abbiamo parlato… e mi sembra che lei stesse dicendo… 5. Domande Aperte: Cosa….? Come…? Cosa/come pensa di…? Come si sente….? Evitare risposte si/no: piuttosto che domandare Le riesce difficile andare avanti con questo sussidio? Meglio dire “Come è riuscita ad andare avanti con questo sussidio? Domande investigative: Utente: Sono stanca, Assistente sociale: Cosa la rende così stanca?/Mi può fare qualche esempio? Domande investigative ipotetiche: Supponiamo che Lei facesse…. Supponiamo che avesse… Cosa crede succederebbe se lei dicesse…. 6. Domande lineari e domande relazionali Domande lineari: Come si chiama? Dove abita?... Domande relazionali: es. domande triadiche o circolari: si rivolgono ad un componente della famiglia per conoscere come vede la relazione tra altri due componenti, possibilmente alla presenza di tutti Come si è comportata sua moglie quando suo figlio è scappato di casa? Come reagisce sua moglie quando lei si mette a bere? Domande lineari possono essere “cosa la rende infelice?” o “quando è diventato così infelice?” , mentre domande circolari possono essere “cosa fa il suo partner quando lei si sente così infelice?” Corso di Metodi del servizio sociale – Schemi esemplificativi ed integrativi 2013/2014 v. 2 A. Sicora 11 4 Strumenti per l’analisi della situazione 4.1 Il genogramma Il genogramma è “una forma di rappresentazione dell’albero genealogico che registra informazioni sui membri di una famiglia e sulle loro relazioni nel corso di almeno tre generazioni. Il genogramma mette in evidenza graficamente le informazioni della famiglia, in modo da offrire una rapida visione di insieme dei complessi patterns familiari” (McGoldrick, F.G. Gerson, 1985, p.1) Si tratta di costruire una mappa della famiglia, che comprenda tre generazioni, in cui vengono indicati con simboli il sesso dei componenti, l'età e il tipo di parentela che lega tra loro i familiari. Ogni operatore può trovare un proprio modo per rappresentare la situazione. Alcuni simboli correntemente utilizzati vengono riportati di seguito: Corso di Metodi del servizio sociale – Schemi esemplificativi ed integrativi 2013/2014 v. 2 A. Sicora 12 4.2 L’ecomappa L’ecomappa è uno strumento utile per visualizzare le interazioni tra famiglia e ambiente attraverso cui vengono rappresentati graficamente i sistemi significativi con i quali la famiglia mantiene rapporti, evidenziando con un simbolo il tipo di relazione esistente. Questi sistemi (scuola, lavoro, strutture di quartiere, servizi socio-sanitari pubblici e privati, gruppi di amici, di conoscenti o di volontariato) possono essere risorse o vincoli da considerare nella valutazione e nel progetto di intervento, sia come sistemi bersaglio che come sistemi d'azione. Corso di Metodi del servizio sociale – Schemi esemplificativi ed integrativi 2013/2014 v. 2 A. Sicora 13 Costruire ecomappe Kennedy, V. (2010). Ecomaps. MAI Review, (3). Retrieved from http//:review.mai.ac.nz Relazioni tra individuo/famiglia e persone/sistemi dell’ambiente – caratteristiche da rappresentare: 1. Forza delle connessioni (debole, incerta o forte) 2. Impatto delle connessioni (fornitura o drenaggio di energia/risorse) Esempi di domande: • Chi è coinvolto nella relazione e come sei/sono coinvolto/i? • Quanto a lungo sei/sono stati coinvolti? • Come ti senti/si sentono rispetto a questa relazione/attività/servizio/coinvol gimento? • Che cosa stai ottenendo/stanno ottenendo da questa relazione? 3. Qualità della connessione (apportatrice o no di stress) Corso di Metodi del servizio sociale – Schemi esemplificativi ed integrativi 2013/2014 v. 2 A. Sicora 14 Corso di Metodi del servizio sociale – Schemi esemplificativi ed integrativi 2013/2014 v. 2 A. Sicora 15 5 La documentazione 5.1 Accesso alla documentazione della Pubblica Amministrazione legge 7 agosto 1990 n. 241 Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi “E’ considerato documento amministrativo ogni rappresentazione grafica, fotografica, elettromagnetica o di qualunque altra specie del contenuto di atti, anche interni, formati dalle pubbliche amministrazioni o, comunque, utilizzati ai fini dell’attività amministrativa” (art. 22.2) diritto di accesso dovere di trasparenza obbligo mitivazione (presupposti di fatto e ragioni giuridiche) per ogni provvedimento amministrativo i cittadini hanno diritto a (art. 10): prendere visione degli atti (ma facoltà di differimento se lesione diritto riservatezza terzi o impedimento o grave ostacolo a svolgimento azione amm.va) richiesta accesso motivata e rivolta a P.A. che ha prodotto o detiene stabilmente documento presentare memorie scritte e documenti (che la P.A. ha l’obbligo di valutare) 5.2 Tutela delle persone rispetto al trattamento dati personali e sensibili nell’ambito degli enti pubblici Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 - Codice in materia di protezione dei dati personali Art. 18. Principi applicabili a tutti i trattamenti effettuati da soggetti pubblici 1. Le disposizioni del presente capo riguardano tutti i soggetti pubblici, esclusi gli enti pubblici economici. 2. Qualunque trattamento di dati personali da parte di soggetti pubblici è consentito soltanto per lo svolgimento delle funzioni istituzionali. 3. Nel trattare i dati il soggetto pubblico osserva i presupposti e i limiti stabiliti dal presente codice, anche in relazione alla diversa natura dei dati, nonché dalla legge e dai regolamenti. 4. Salvo quanto previsto nella Parte II per gli esercenti le professioni sanitarie e gli organismi sanitari pubblici, i soggetti pubblici non devono richiedere il consenso dell'interessato. (omissis) Art. 19. Principi applicabili al trattamento di dati diversi da quelli sensibili e giudiziari 1. Il trattamento da parte di un soggetto pubblico riguardante dati diversi da quelli sensibili e giudiziari è consentito, fermo restando quanto previsto dall'articolo 18, comma 2, anche in mancanza di una norma di legge o di regolamento che lo preveda espressamente. (omissis) Art. 20. Principi applicabili al trattamento di dati sensibili 1. Il trattamento dei dati sensibili da parte di soggetti pubblici è consentito solo se autorizzato da espressa disposizione di legge nella quale sono specificati i tipi di dati che possono essere trattati e di operazioni eseguibili e le finalità di rilevante interesse pubblico perseguite. (omissis) Corso di Metodi del servizio sociale – Schemi esemplificativi ed integrativi 2013/2014 v. 2 A. Sicora 16 5.3 Dati personali e dati sensibili DATO PERSONALE: DATO ANONIMO: qualunque informazione relativa a persona fisica, persona giuridica, ente od associazione, identificati o identificabili, anche indirettamente, mediante riferimento a qualsiasi altra informazione, ivi compreso un numero di identificazione personale il dato che in origine, o a seguito di trattamento, non può essere associato ad un interessato identificato o identificabile DATO SENSIBILE idoneo a rilevare l’origine razziale ed etnica, le convinzioni religiose, filosofiche o di altro genere, le opinioni politiche, l’adesione a partiti, sindacati, associazioni od organizzazioni a carattere religioso, filosofico, politico o sindacale, nonché i dati personali idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale Corso di Metodi del servizio sociale – Schemi esemplificativi ed integrativi 2013/2014 v. 2 A. Sicora 17 5.4 Dal dato all’azione DATO ELABORAZIONE AUMENTO DI SIGNIFICATIVITA’ (anche in produzione di documentazione) INFORMAZIONE DECISIONE AZIONE Dato = 1. espressione generica usata per indicare operandi o fattori costituiti da numeri, caratteri alfabetici o simboli che designano una qualunque condizione, valore o stato 2. descrizione oggettiva, originaria e non interpretata di un evento Informazione: = insieme di dati memorizzati, classificati, organizzati, messi in relazione e interpretati nell’ambito di un contesto dotato di significato quantità e qualità delle informazioni: la mappa non è il territorio (per andare a Roma serve una cartina stradale, non una fotografia dell’Italia) informazione sociale: pertinente, efficace, efficiente; accessibile, tempestiva, rilevante; di esercizio (operatività) e di governo Sistema informativo = trasferimento organizzato d’informazioni in un’organizzazione, ovvero l’insieme dei metodi, delle procedure e degli strumenti per la gestione (raccolta, classificazione, associazione, conservazione e reperimento) delle informazione 5.5 Definizione di documentazione: 1. insieme dei dati, dei documenti (= qualsiasi cosa che costituisce materiale d’informazione o che può essere utile a documentare qualcosa) e simili che consentono di documentare (= comprovare o dimostrare qualcosa con documenti) 2. operazione di stesura, raccolta e classificazione di materiale informativo e dimostrativo per usi specifici, collegata in tutto o in parte al sistema informativo dell’ente Corso di Metodi del servizio sociale – Schemi esemplificativi ed integrativi 2013/2014 v. 2 A. Sicora 18 5.6 Verbale di riunioni 22 Utile per partecipanti (“memoria” e “oggettivazione” della riunione) e destinatari esterni (bisogno di informazione) Segretario: responsabile ufficiale della memorizzazione Rispetto espressione dei singoli partecipanti Dosagggio quantità appunti tipo resoconto, utilizzo e destinatari tipo di conduzione (il moderatore sintetizza i punti chiave e le conclusioni? A voce? Su lavagna? Su fogli?) rispetto dell’ordine del giorno “clima” della discussione (attenzione a precisione quando esiste disaccordo) 1. 2. 3. 4. Quale tipo di appunti: 1. esaustivi (es. registrazione audio) 2. selettivi (in dettaglio solo alcuni punti della discussione) 3. imperniati sulle decisioni 1. 2. 3. 4. 5. Informazioni essenziali: data e luogo della riunione obiettivo nome e funzione dei partecipanti nome del moderatore (o conduttore o presidente) e del segretario (o verbalista) della seduta ordine del giorno (se ufficializzato) 5.7 Tecniche per la stesura di un verbale 1) 2) 3) 4) 5) scrivere rapidamente e con abbreviazioni ascolto attivo dei punti di vista esposti individuazione delle parole chiave sintesi (per riformulare in modo conciso) scelta dei momenti chiave: a) proposta di un nuovo tema b) conclusione-sintesi 6) utilizzo di tabelle e schemi per evidenziare a) punti di divergenza e convergenza b) relazioni fra causa ed effetto Esempi di tabelle: Esempio: alcuni partecipanti esprimono punti di vista differenti sulle possibili soluzioni di un problema Enunciato delle soluzioni Argomenti a favore Argomenti contrari Soluzione 1 ….. ….. Soluzione 2 ….. …… ….. Esempio: in una riunione per lo studio di problemi è possibile prevedere una o più schede per ogni fase della riunione 22 Fonte: Simonet, Renée e Jean. Scrivere per ricordare, FrancoAngeli Corso di Metodi del servizio sociale – Schemi esemplificativi ed integrativi 2013/2014 v. 2 A. Sicora 19 I problemi Le cause La decisione Le soluzioni possibili Vantaggi S1 S2 S3 Svantaggi Le modalità d’azione Corso di Metodi del servizio sociale – Schemi esemplificativi ed integrativi 2013/2014 v. 2 A. Sicora 20