Esperienze
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Sabato, 8 settembre 2012 25
A guidare i partecipanti c’era don Claudio Scaramellini
Da Gravedona a Riccione
con giovani e famiglie
U
n campo non è una vacanza
come quelle che si possono
prenotare nelle agenzie di viaggio,
è un’esperienza di vita che non
si può comprare, ma che si deve vivere.
Il campo, organizzato da don Claudio
Scaramellini, parroco di Gravedona
ed Uniti e responsabile della Pastorale
Giovanile Vicariale Tre Pievi, ha visto la
partecipazione di una cinquantina di
persone, tra giovani e famiglie della zona.
La partecipazione di alcune famiglie è
stata la grande novità, rispetto ai campi
precedenti, ed ha portato nel campo
tanta esperienza (anche perché molti
componenti delle famiglie avevano già
fatto certe esperienze) e tanta allegria,
grazie ai tanti bimbi presenti.
La meta è stata Riccione, già sede di
precedenti esperienze, per poter avere
l’opportunità di unire qualche giorno di
mare e relax ad un cammino sui passi di
don Oreste Benzi, grande uomo e grande
prete scomparso nel 2007, fondatore
della comunità Papa Giovanni XXIII, una
comunità che vive da oltre trent’anni
come un’unica famiglia spirituale,
condividendo la vita degli ultimi,
conducendo una vita da poveri, facendosi
garantire il cammino nell’obbedienza,
dando spazio alla preghiera e alla
contemplazione, vivendo la fraternità
secondo il Vangelo. Una comunità
che si occupa di accoglienza, anziani,
carcere, minori, giustizia, immigrazione,
maternità difficile, condivisione,
pace, affidamento, politica, scuola,
tossicodipendenza, pastorale, tutti temi
sociali delicati. Nei 10 giorni vissuti sulla
riviera romagnola nella seconda metà del
mese di agosto noi ragazzi abbiamo avuto
l’opportunità di conoscere (o di riscoprire,
per chi già aveva partecipato a precedenti
esperienze) diverse realtà della Papa
Giovanni XXIII:
- Servizio maternità difficile:
un’esperienza forte, molto emozionante,
su un tema non molto pubblicizzato dai
mass media, l’aborto! Questo servizio
aiuta e sostiene le mamme e le coppie in
difficoltà affinchè accolgano il proprio
figlio con amore e dignità, e cerca di
sensibilizzare l’opinione pubblica per una
cultura di accoglienza della vita umana
fin dal concepimento.
Insieme alla signora Franca, responsabile
del servizio, abbiamo partecipato alla
preghiera del martedì mattina davanti
all’ospedale di Rimini, giorno in cui
le donne incinte vanno ad abortire.
Don Oreste diceva che ogni bimbo che
nasce è il sorriso di Dio sull’umanità; il
pregare per una vita nuova ha portato
in noi ragazzi una forte emozione ed
una consapevolezza di come le cose
si possono cambiare, a piccoli passi,
partendo dal basso.
La comunità di Montetauro: un gruppo
di trenta consacrate che adottano
bambini bisognosi, spesso in situazioni
psicofisiche molto gravi, che non vengono
accettati dalle famiglie originali o che
spesso vengono abbandonati da esse. La
facilità con la quale sorella Stefania, colei
che ci ha accolto a Montetauro, mostra
un sorriso spontaneo e forte, fa balenare
in noi l’idea di come il Vangelo qui, in
questo posto ai più sconosciuto, si possa
toccare con mano, nella forma della
carità più disinteressata; a Montetauro
tutto è dettato dall’amore che per sua
natura tende ad essere esclusivo e vuole
durare per sempre, così come durano per
sempre le adozioni da parte delle sorelle.
Questa esperienza ha dato dimostrazione
di come la preghiera sia un pilastro
fondamentale della nostra vita e di come
basti poco per rendere felice qualcuno.
Abbiamo riscoperto la gioia del dare, ed
abbiamo ricevuto tantissimo!
La visita alla casa “Madre del Perdono”:
casa di accoglienza per detenuti, concreta
Esperienze/2
alternativa al carcere. è nata nel 2004
al fine di potenziare l’accoglienza di
detenuti comuni non tossicodipendenti.
Ha un compito educativo applicando
letteralmente il significato del termine
educare cioè tirare fuori il meglio, la parte
positiva che ogni individuo racchiude in
sé. Ci hanno colpito le storie passate dei
vari ragazzi presenti nella casa, e la loro
voglia di riemergere, di rialzare la testa e
ripartire senza più sbagliare, grazie alle
regole ed all’educazione imposte dalla
casa, per un sistema carcerario innovativo
Oltre a queste incredibili esperienze
c’è stato tempo per una messa alla
Grotta Rossa di Rimini (luogo dove è
stata scattata la foto che trovate sopra
ndr), luogo molto caro a don Oreste,
dove è facile respirare la fede, un’aria
cristiana che spesso ci dimentichiamo
di respirare; abbiamo passato tanti
divertenti giorni al mare, in spiaggia, dove
a modo nostro abbiamo organizzato delle
divertentissime olimpiadi (la fantasia non
ci manca); siamo stati anche all’Acquafan!
Abbiamo passato 10 giorni di vita
comunitaria, in una casa nel borgo di
San Lorenzo, a Riccione, dove abbiamo
dovuto badare a noi stessi, preparandoci
a turno colazione, pranzo e cena, e
tenendo la casa pulita e in ordine; tutto
questo aiuta la collaborazione fra i ragazzi
e la coesione del gruppo, un gruppo che,
capitanato da don Claudio e formato da
Giacomo, Claudia, Davide, Alessandra,
Alexa, Elisa, Nicolò, Matteo, Luca,
Tommaso, Erick, Andrea, Alba, Maurizio,
Ginevra, Linda, Alice, Sara, Nicolò, Luca,
Elia, Marco, Ivana, Felice, Grazia, Lucia,
Rossella, Mario, Lorenzo, Davide, Alessio,
Luca, Chiara, Flavio, Monica, Benedetta,
Julika, Edoardo, Davide, Alessio, Nicola,
Daniela, Stefano, Gabriele, Lorenzo,
Alice, Matilde, Sofia non si dimenticherà
di tutto ciò che insieme ha vissuto in
questo campo. Questo un breve sunto
delle esperienze vissute; purtroppo con
le parole non è facile far capire tutti
i sentimenti e le emozioni vissute in
questo campo, ma se volete informarvi
o conoscere un po’ meglio questa
straordinaria associazione andate su
internet e digitate www.apg23.org. (a.m.)
Vista aerea di Nazaret
La verde Galilea
della Genti
L
Un viaggio nella verde
a verde Ghalil ha-Goyim
(Galilea delle Genti) è la regione
Ghalil ha-Goyim,
più settentrionale di Israele
ieri come oggi
e, ieri come oggi, una mescolanza
di persone: arabi, ebrei, drusi, etc.
conclusione festosa del mese
una mescolanza
tutti cittadini di Israele. A partire da
di Ramadan: canti plurilingue a
di persone diverse:
Nazaret, la più grande città araba
Maria risuonavano in mezzo a
arabi, ebrei, drusi
dello stato con 70.000 (su 140.000)
scoppi di mortaretti e fuochi di
abitanti di cui 40.000 musulmani e
artificio, con volumi di musica
30.000 cristiani di diverse confessioni. Così capita che le
e canti islamici a tutto volume; per non dire della
più solenni liturgie siano in lingua araba: Amin, Salam
“bagarre” sulle strade. E, a proposito di Islam, poco
aleykum risuonano con dei bei canti partecipati dal
fuori dalla basilica, si ritrovavano ogni sera, attorno alle
popolo, come nelle due celebrazioni dell’Assunzione
21, numerosissimi fedeli islamici per la loro preghiera
e della 20° domenica per annum a cui ho partecipato.
(As salat). In poco più di mezz’ora, nelle varie rak’at
La basilica dell’Annunciazione accoglie i gruppi
risuonavano, come risposta al recitato dell’Iman: Amin,
turistici (e non) di varie nazionalità e lingue per le loro
Allah Akbar, As salam..con inchini, prostrazioni ecc.
celebrazioni. Ho avuto la ventura di incappare in un
E’ stato , però, un viaggio che ha toccato- per lo piùfunerale nella chiesa greco ortodossa di San Gabriele a
l’ebraismo, a partire dalle sinagoghe nuove e antiche nei
cui assistevano i soli uomini (così nelle loro tradizioni
due Kibbutz visitati, nella città sacra sulla montagna di
culturali) e a un battesimo “per immersione” di un
Zafed o Safad (nota per il misticismo cabalistico) in cui
bambino, sempre ortodosso, presso la chiesa cattolica
il tabernacolo dei “ Libri”, la kippah, la menorah, danno
della B.V. del Carmelo di Haifa. Qui venivo informato
conto della Shekkinah. Per poi continuare con Tiberiade
che i “locali” non venerano tanto Maria, ma Mar Elia, il
(già sede del sinedrio e luogo di redazione del Talmud), i
grande profeta di Israele, vincitore dei sacerdoti di Baal,
resti di Sefforis (o Zippori) con i ricordi (presunti) di san
che sempre sul Carmelo ha una collocazione. Un’altra
Giuseppe e del suo lavoro e per gli ebrei la codificazione
occasione particolare è stata la concomitanza della
della legge (Misnah). Qui, tra gli stupendi mosaici
processione del sabato sera mariana, “aux flambeaux”
mitologici, notevole il volto di una donna molto bella,
presso la basilica nazarena e l’inizio di Al Fitr, la
definita la Monna Lisa di Zippori. E’ ovvio che ho visitato
anche i luoghi classici della cristianità: da Tabgha a
Cafarnaum, dalle Beatitudini al Tabor, a Cana…avendo
avuto anche la possibilità di pregare (in francese) lodi
e vespri con le monache Carmelitane e Clarisse. Infine,
non posso far a meno di ricordare due siti visitati, perché
hanno a che fare con “l’attualità”:
-Ros Haniqra (testa bucata), il primo, con la funivia che
scende a picco sul mare per l’esplorazioni di grotte in
cui il rumore e la visione della risacca del mare creano
effetti notevoli; ma poco più in là, a una ventina di metri,
dalla stazione di partenza, c’è il posto di confine (chiuso
militarmente) tra Israele e Libano. Due frecce indicano
i chilometri per Tel Aviv e Beirut, ma… solo un ricordo e
un auspicio.
-I siti naturalistici di Dan e Banyas, con le sorgenti di due
dei tributari del Giordano, alle falde del biblico monte
Hermon, molto frequentati dalle famiglie ebree (con tre/
quattro figli), andando verso l’alto, poco più su oltre il
castello di Nimrod, la cittadina drusa di Maidad Shams,
a un passo dalla Siria.
Da ultimo sono passato da Meghiddo (la mitica
Armageddon): le truppe per lo scontro finale non sono
ancora pronte.
Roberto Righi
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Da Gravedona a Riccione con giovani e famiglie La verde Galilea