Il sistema
dei media
in Italia
1
Che cos’è un sistema?

Un sistema è un oggetto complesso, formato da
componenti distinte collegate tra loro da un certo
numero di relazioni dinamiche

Il sistema possiede un livello di complessità maggiore
delle sue parti, cioè dispone di proprietà irriducibili a
quelle dei suoi componenti
2
Incidenza % dell’industria della
comunicazione sul Pil
3
La comunicazione come
servizio pubblico
L’Italia è uno stato sociale: ciò ha inciso profondamente sullo sviluppo
del suo sistema dei media
 La stampa è regolamentata in quanto servizio di
preminente
interesse pubblico ed ottiene finanziamenti diretti ed indiretti con lo
scopo di tutelare le testate che non sarebbero autosufficienti
finanziariamente
Radio e televisione sono nate come aziende di proprietà dello Stato;
le strategie editoriali e i contenuti sono stati definiti in relazione alle
finalità di tutela dell’interesse dei cittadini


Le televisioni private usufruiscono di frequenze pubbliche
4
D’INTERESSE GENERALE
E COMUNE
RELATIVO AL POTERE
PUBBLICO
RELATIVO AGLI AFFARI
PUBBLICI
SERVIZIO
PUBBLICO
INTERAZIONE
OPINIONE
PUBBLICA
INTERAZIONE
CLASSE DIRIGENTE
SPECCHIO E DRIVER
DEL SISTEMA VALORIALE
DELLA SOCIETA’
prof. Mario Morcellini – Tv, servizio pubblico, questione dei contenuti e qualità
5
Gli articoli della Costituzione


Art. 21. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il
proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro
mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta
ad autorizzazioni o censure
Art. 43. A fini di utilità generale la legge può riservare
originariamente o trasferire, mediante espropriazione e
salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità
di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di
imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a
fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano
carattere di preminente interesse generale
6
Una cronologia italiana
1875 - 1914: la rivoluzione industriale e l’apertura di nuovi pubblici di
massa
1914 -1940: la razionalizzazione del controllo
la conquista dello spazio domestico
1954 - 1975: l’esplosione dei consumi
la colonizzazione dell’immaginario
la democratizzazione della politica
anni ‘80: la diversificazione del panorama mediatico
la supremazia del mezzo televisivo
l’industrializzazione del sistema
l’esplosione del mercato pubblicitario e delle
tecniche di marketing
7
Il contesto
Anni ’50 – ’80
Anni ’80 – ’90
Sacche di arretratezza e di
povertà compresenti con
quote di benessere
Benessere diffuso
Scarsa alfabetizzazione di
base
Sacche di analfabetismo
Massificazione dell’istruzione
Differenziazione verticale della
fruizione culturale
Tendenza a una diffusione
orizzontale della fruizione
culturale
Peso vincolante della
stratificazione sociale
Prevalenza delle aspettative di
consumo e degli stili di vita
Centralità dell’etica del lavoro
e del risparmio
Centralità del consumo e
narcisismo di massa
8
Verso il sistema industriale
I dati chiave negli investimenti pubblicitari
Raccolta pubblicitaria dei media:
1980: 2.635 miliardi di lire
1988: 7.314 miliardi di lire
9
L’industria dei media
Nelle società capitalistiche le
imprese agiscono nel settore
dei media secondo le modalità
proprie di tutte le aziende
industriali e commerciali,
benché i loro prodotti non
siano del tutto assimilabili a
merci
Gli stadi di produzione:
 preproduzione
 produzione
 postproduzione
 distribuzione e marketing
 protezione /
commercializzazione
10
Il targeting



“Tra l’apparizione del pubblico popolare dei primi romanzi
d’appendice e le audiences segmentate della cultura di massa,
passa all’incirca un secolo.
Il percorso che conduce al target segue le tappe di una cultura
sempre più imperniata sul divertimento, indirizzata alle grandi
maggioranze e fabbricata secondo norme industriali.
Il marketing e la pubblicità ne sono la matrice, e la democrazia
americana è il luogo in cui prende forma come modo di
cementare la “volontà generale” e di costruire il legame sociale
della nazione.”
(A.Mattelart, L’invenzione della comunicazione)
11
“Quello di cui immediatamente non
ci si avvede è che mettere al
centro la pubblicità significa
modificare il concetto stesso di
prodotto televisivo, e quindi di
cambiarne la funzione. Il
pubblico diviene oggettivamente
il centro del processo, non più il
destinatario del prodotto.
Si tratta di un fenomeno nuovo nel
nostro Paese, in queste
proporzioni, anche perché quel
pubblico viene identificato non
tanto per i target differenziati che
popolano il mondo del consumo,
quanto piuttosto con le audience
oceaniche dei grandi prodotti
massivi.”
12
La “dieta” mediale


Ci sono media che si caratterizzano per una
maggiore offerta di informazione, altri per una
maggiore offerta di intrattenimento, anche se i generi
spesso coesistono nello stesso contenuto e ci sono
media che ne offrono quasi tutti
Ognuno di noi compone la propria dieta mediale,
scegliendo contenuti, generi, media a seconda dei
bisogni e delle esigenze del momento (informative,
cognitive, emotive, psicologiche ecc.)
13
L’audience come mercato da conquistare
(è il punto di vista delle emittenti)
I media commerciali privilegiano il concetto dell’audience (dal latino
audientia, ascolto) come mercato, e dunque ne valorizzano
soprattutto le dimensione quantitativa e le caratteristiche socioeconomiche:
 gli introiti della pubblicità salgono proporzionalmente al numero degli
spettatori di un programma
 è dunque necessaria una precisa quantificazione del consumo per
rendere possibile la negoziazione tra le imprese televisive e gli
investitori pubblicitari
 il prodotto dei media è visto come una merce, o un servizio offerto a
un pubblico il più largo possibile di potenziali consumatori, in
concorrenza con altri prodotti analoghi
 conviene studiare il pubblico in base agli stili di vita e ai modelli di
consumo
14
Le risorse comunicative delle
famiglie
(in giallo la disponibilità, in rosso l’uso abituale)
15
16
17
18
Gli individui sono esposti ai mezzi di comunicazione in maniera
differente, ma complementare, nel corso della giornata
CASA
LAVORO
CASA, HOBBIES, AMICI
POMERIGGIO
MATTINA
SERA
ORE
6
7
8
9
10
radio
11
12
13
TV
14
15
16
internet
17
18
19
20
quotidiano
21
22
23
24
periodico
19
La stratificazione dell’uso dei media
in Europa (%)
20
In Europa
% di abitanti che si
informa solo dalla tv






Italia
Francia
Spagna
Gran Bretagna
Germania
Grecia
67
53
51
48
47
45
21
L’editoria libraria
Titoli pubblicati e copie vendute
(1990= 100)
22
Il gruppo leader : Mondadori
Libri
Giulio Einaudi Editore , Sperling & Kupfer, Frassinelli, Piemme,
Mondadori Electa, Le Monnier …
Periodici
Panorama, Economy, Panorama Travel, Casabella, Casa Facile,
Casaviva, Creare, Ville e giardini, Auto oggi, Automobile Club, Cambio,
Evo, Hp Trasporti Cllub, Ciak, Cucina moderna, Cucina no problem,
Grand Gourmet, Sale e Pepe, Interni, Chi, Confidenze,Cosmoplitan,
Donna Moderna, Easy shop, Flair, Grazia, Per me, Top Girl, Tu, Geo,
Pc professionale, Top of the pops, Nuovi argomenti, Prometeo,
Starbene, Focus, Focus junior, Jack, Macchina del tempo,
Controcampo, 2 Tv, Guida tv, Star+tv, Telepiù, Tv Sorrisi e Canzoni,
Men’s health
23
Gli imperi editoriali privati







Mediaset (Berlusconi): Rti spa (Canale 5, Italia1, Retequattro),
Tele+, Videotime (produzione), Endemol, Publitalia (pubblicità),
Telecinco, Publieuros (marketing), radio locali, Mondadori, Pagine
Utili, Blockbuster, Jumpy, Medusa film, Panorama, Il Foglio, Il
Giornale, Libero, Sorrisi e Canzoni tv.
Rcs (Mediobanca, Gemina, Fiat, Generali, Pirelli, Ligresti et al.): Il
Corriere della Sera, La Gazzetta dello Sport, City, radio locali,
quotidiani locali, 8 settimanali, 15 mensili, El Mundo, Agenzie
Stampa, 6 case editrici.
Cir (De Benedetti): La Repubblica, L’Espresso, Radio Deejay, Radio
Capital, radio M2O, 1 bimestrale, 2 trimestrali, 2 mensili, quotidiani
locali, Kataweb, la pubbicitaria Manzoni spa.
Gruppo Caltagirone: Il Messaggero, Il Mattino, Leggo, quotidiani
locali.
Gruppo Fiat: La Stampa, Publikompass (pubblicità).
Confindustria: Il Sole 24 Ore, Radio 24, 24ore tv, agenzia Radiocor,
periodici finanziari.
Poligrafici Editoriale (Monti Riffeser): Il Resto del Carlino, La
Nazione, Il Giorno, Gamma Radio 1 e 2.
24
La stampa: le grandi testate dei
quotidiani
anno di nascita

Il Corriere della Sera
La Stampa
Il Messaggero
La Nazione
Il Resto del Carlino
La Repubblica
Il Giornale
1876
1895
1878
1859
1885
1976
1978

La Gazzetta dello Sport
1896






25
Audipress 2010 - Quotidiani locali: le performance migliori
Posizionamento Testate: TOP 15
Lettori Giorno Medio (valori in migliaia)
2008.1
(Aut07+Pri08)
2010.1
(Aut09+Pri2010)
D% 2010.1 vs
2008.1
Adulti
Adulti
D% Adulti
E-POLIS
993
1.445
45,5%
LA NUOVA VENEZIA
91
130
42,9%
GAZZETTA DI MODENA
114
152
33,3%
IL CENTRO
307
409
33,2%
NUOVO QUOTIDIANO PUGLIA
251
332
32,3%
PROVINCIA PAVESE
150
195
30,0%
L'UNIONE SARDA
398
495
24,4%
IL GIORNO
331
404
22,1%
CORRIERE UMBRIA
345
421
22,0%
GAZZETTA DI MANTOVA
179
218
21,8%
GIORNALE DI VICENZA
282
331
17,4%
IL GIORNALE
654
767
17,3%
1.449
1.693
16,8%
149
171
14,8%
LA STAMPA
LA TRIBUNA DI TREVISO
26
26
Audipress 2010
La Repubblica si conferma
primo quotidiano di
informazione in Italia con
3,2 milioni di lettori (+4,6%)
3.209.000
lettori nel Giorno Medio
+11,8% vs Corriere (2.870.000)
27
27
Il parallelismo politico della stampa
italiana
È legato alle origini storiche,
letterarie e politiche, che ne
hanno cristallizzato le funzioni
educativa e di propaganda
Si traduce in un giornalismo
caratterizzato da
 Prevalenza dei temi politici
(political issues più che policy
issues)
 Editoria di partito
 Testate e giornalisti schierati
 Editoria impura, fatta da
imprenditori che hanno altri
interessi
28
Le origini della scarsa autonomia







Matrici letterarie e politiche dei fondatori del giornalismo
Funzione educativa e di propaganda assunta dai giornali nel
Risorgimento
Eredità del ventennio fascista, che aveva fatto della negazione
della libertà d’informazione un tratto costitutivo
Assenza di rotture radicali con un passato di ossequio al potere
politico
Debolezza del sistema industriale dei media e subalternità al
sistema politico per ragioni di sussistenza
Scarsa abitudine dei cittadini alla lettura
Mancata differenziazione tra stampa di qualità e stampa popolare
29
Il panorama della stampa dopo la
Liberazione
- Al Nord: competizione tra «Corriere» (Milano) e «Stampa» (Torino)
- Al Centro: «Il Messaggero» e «Il Tempo»
- Quotidiani interregionali e regionali: «Il Secolo XIX» a Genova,
il « Carlino» a Bologna e «La Nazione» a Firenze
- Fogli di partito: l’«Unità» (Pci)
- Il successo dei settimanali: la stampa popolare
«L’Europeo», «Oggi», «Tempo» e «La Domenica del Corriere»
30
Gli anni Ottanta
La prima legge di sistema (n.416 del 1981), “Disciplina delle imprese
editrici e provvidenze per l’editoria”, viene varata dopo anni di
aspre battaglie sindacali e politiche e grazie ad un’accresciuta
domanda d’informazione nel paese: fissa limiti antitrust nel settore
della stampa e regolamenta i contributi pubblici alle imprese
editoriali
Con quel denaro le imprese attuano il risanamento e introducono le
tecnologie elettroniche in redazione, mentre prende le mosse un
sistema razionale di raccolta pubblicitaria e gi introiti aumentano
Nascono sinergie che ottimizzano i costi, collegando tra loro i piccoli
giornali e iniziando processi di differenziazione produttiva
Il panorama della stampa italiana si ridefinisce in senso industriale e di
mercato
Iniziano fenomeni di popolarizzazione
31
Un triste declino
I quotidiani hanno visto un declino lento, ma continuo. La loro diffusione
complessiva è diminuita del 5% rispetto al 1993 e del 15% rispetto ai
livelli che avevano raggiunto negli anni ’80
N. Copie diffuse (in migliaia)
32
Il numero di lettori (Audipress 2011)
La Gazzetta dello Sport
4.320.000
La Repubblica
3.290.000
Il Corriere della Sera
2.970.000
La Stampa
2.090.000
Il Messaggero
1.410.000
Corriere dello Sport
1.405.000
Il Resto del Carlino
1.240.000
Il Sole 24 Ore
1.140.000
Tuttosport
La Nazione
Il Mattino
Il Giornale
La Gazzetta del Mezzogiorno
930.000
860.000
840.000
770.000
740.000
33
34
Chi legge i giornali






E’ mediamente istruito/a, non giovanissimo/a
Pone attenzione su titoli, sommari e occhiello
Preferisce articoli non troppo lunghi
Cerca notizie fresche, informazioni di servizio e
spiegazioni  deriva dei “consigli” su questioni di
scienza e medicina
Apprezza la parola scritta: pensata, rileggibile,
conservabile
Ha la garanzia di un mezzo collaudato e trasparente
35
Un confronto
Quotidiani
copie per 1000 abitanti
36
37
I periodici
38
Audipress 2010: L’espresso
L’espresso cresce (+6,7%) e si avvicina
sempre più a Panorama (+2,4%)
2.571.000
lettori settimana
-11% vs Panorama (2.889.000)
39
39
La galassia Mediaset
40
Le dimensioni delle imprese
(2003)
RAI
Mediaset
RCS
Mondadori
Mediagroup
2.786
3.011
2.169
1.538
Abbonamenti 51,4%
o vendite
4,6%
71,5%
76,6%
Pubblicità
38,4%
95,4%
28,5%
23,4%
Dipendenti
11.447
5.633
5.580
4.791
di cui
giornalisti
14,6%
7,3%
25,5%
9,5%
Utile
83 milioni
370 milioni
46 milioni
82 milioni
Fatturato
(milioni di
euro)
41
La radiofonia
L’interesse per le nuove tecnologie della
radiocomunicazione aveva avuto sia negli
Stati Uniti che in Europa un grande impulso
durante la prima guerra mondiale

1920: nasce la RCA, Radio Corporation of
America, che accanto ai servizi di telegrafia
transoceanica inizia ad offrire il primo network
radiofonico (in seguito anche televisivo), la
NBC. La radio ottiene subito un grandissimo
successo

In Gran Bretagna è lo Stato che, assorbendo
alcune aziende private, costituisce la radio
come servizio pubblico: è la BBC

1922: in Francia e in Germania si sviluppano
parallelamente un settore radiofonico pubblico
e numerose radio private
42
Sistemi di organizzazione del
broadcasting
Privato
Servizio radiotelevisivo sotto il controllo
di imprese private (networks)
per le quali il medium è un veicolo
pubblicitario al servizio dell’industria
dei consumi
Gran Bretagna (1920)
Francia (1921)
Germania (1923)
Italia (1924)
USA (1920)
Pubblico
Servizio radiotelevisivo sotto il
controllo dello Stato,
o di una società che opera
per suo conto
43
La storia della radio
in Italia













1910: la legge riserva al governo lo stabilimento e l’esercizio degli impianti radiofonici
1923: il governo Mussolini stabilisce la facoltà per lo Stato di accordare il servizio
radiofonico in concessione
1924: prima convenzione e avvento della radiodiffusione in Italia, con il primo
programma trasmesso a Roma dall’URI
1926: Mussolini capisce il grande potere della radio, e installa apparecchi in tutti i
luoghi pubblici
1926: si autorizza la raccolta pubblicitaria
1927: la concessione viene affidata per 25 anni all’EIAR
1929: primo giornale radio
1930: la rete di diffusione aumenta, soprattutto al Nord, ma è ostacolata dagli alti
costi
1935: l’EIAR emette i primi giornali radio
1937: la Radio Balilla costa 430 lire
1944: in seguito alla caduta del fascismo, la Rai diventa Radio Audizioni Italia (RAI)
Nel corso della II guerra mondiale la radio diventa un vero e proprio medium di
massa
1969: nascono le radio libere. Anche la RAI moltiplica i canali
44
L’evoluzione degli apparecchi
 1906…: Apparecchi ingombranti e pesanti (trasportabili solo dalle navi)
 I Guerra Mondiale: Apparecchi leggeri e trasportabili (radiotelefoni)
 Anni ‘20: - Apparecchi a cristallo di “galena” (circuiti semplici, costi bassi)
- Apparecchi di “lusso”, mobili da salotto con fili, cuffia e
altoparlante
(“aerei” sui terrazzi per ricezione)
(alto costo apparecchio+canone+tasse)
 Anni ‘30...: - “Coribande” (piccolo apparecchio trasportabile nelle diverse
stanze della casa)
- “Radiorurale” (apparecchio per le scuole)
- “Radiobalilla” (apparecchio popolare, accessibile a tutti)
 Anni ‘60-‘70...: Il “transistor” (apparecchio portatile) e la cuffia
45
Music box,
scatola sonora …
La radio è il primo strumento di
comunicazione che non ha
bisogno di alcun tipo di
supporto materiale
“Ad oltre un secolo dalla sua
nascita la radio mostra una
sorprendente vitalità e una
versatile capacità di
cambiare più volte la sua
pelle, cogliendo al volo i
mutamenti della società”
46
L’audience della radio
Ascolti medi giornalieri (in migliaia)
Pubblica



Rai Radiouno
Rai Radiodue
Rai Radiotre
7.128
4.794
2.099
Private









Radio Deeiay
R.D.S.
RTL 102.5
Radio Italia
Radio 105
Radio MonteCarlo
Radio Capital
Radio Maria
Radio 24
5.494
4.367
4.195
3.639
3.399
2.198
1.957
1.660
1.467
47
La radio e il suo ascolto
Quanti ascoltano in una settimana
2006
45.461.000
86,6%
1996
41.438.000
82,1%
1988
38.849.000
77,4%
% penetrazione, Dati Audiradio
48
La radio e il suo ascolto
Radio nazionali e locali per Regione
1996
2006
MEDIA ITALIA
69,1
MEDIA ITALIA
72,4
Trentino
Friuli
Lombardia
Veneto
Lazio
Umbria
Liguria
Emilia Romagna
Piemonte Valle d'Aosta
Puglia
Sardegna
Molise
Campania
Abruzzi
Marche
Toscana
Basilicata
Calabria
Sicilia
76,8
73,1
72,1
71,8
71,8
69,5
68,7
68,6
68,5
68,1
68,1
67,2
67,2
67,1
66,7
66,6
65,9
65,1
65,1
Friuli
Trentino
Valle d'Aosta
Veneto
Lombardia
Lazio
Sardegna
Piemonte
Umbria
Emilia Romagna
Abruzzo
Sicilia
Basilicata
Campania
Toscana
Calabria
Molise
Puglia
Marche
Liguria
77,9
77,8
77,5
75,9
75,3
74,6
72,5
72,2
71,6
71,5
70,8
70,7
70,6
70,4
70,3
69,9
69,8
68,9
68,1
67,6
% penetrazione per Regione, Dati Audiradio
49
La radio e il suo ascolto
Ascolto fuori casa nel giorno medio: penetrazione sul totale
2001
41,4%
2002
43,2%
2003
43,9%
2004
45,5%
2005
47,5%
2006
49,8%
Fonte: Dati Audiradio
50
Il binomio radio - news
La radio non è più da anni la “sorella povera” o “cieca” della tv, ma ha
acquisito un ruolo importante presso un largo pubblico, tra cui è
rilevante la quota giovanile: lo testimonia tra l’altro la crescita degli
investimenti pubblicitari
Il suo specifico è un’informazione
•
essenziale, asciutta, breve
•
chiara e precisa
•
rapida e tempestiva, immediata
•
“amichevole”, colloquiale, non invadente
La radio sta ora affrontando anche la sfida del digitale, con notevoli
attributi di interattività e di convergenza
51
Il giornalismo radiofonico
Nelle radio di palinsesto si distinguono
•
Il notiziario
•
Il notiziario spot (meno di tre minuti)
•
L’informazione di servizio
•
L’inchiesta
•
L’approfondimento in rubriche
•
L’approfondimento in contenitori
•
La radiocronaca
•
Filo diretto
52
Nelle radio di flusso (oggi leader degli ascolti) il ruolo dell’attualità si è
contratto e la tipologia dell’informazione dipende dal formato della
radio:
• nei formati musicali si prevedono notiziari di meno di due minuti (soft
news e informazione di servizio)
• quando il formato è talk and news, accanto ai notiziari generali
appaiono notiziari specializzati e rubriche tematiche
Esistono anche radio all news, interamente dedicate alle notizie:
possono essere
• monotematiche (quasi sempre politiche)
• generaliste
• di nicchia
53
Un esempio: RadioRai
54
Gli ascolti delle radio
55
La televisione




Ha improntato di sé il XX
secolo più di ogni altro mezzo
La scoperta della tecnica risale
al 1923, in Francia la prima
trasmissione è del 1935, negli
Usa nel 1948 c’erano già più di
100 stazioni
La britannica BBC è la prima al
mondo (1936) a darsi una
regolare cadenza quotidiana di
programmazione
In Italia le trasmissioni iniziano
nel gennaio 1954
(17,30/23,00): 88.118 erano
allora gli abbonati, che oggi
toccano il 95% delle famiglie
56
Splendore
e trasparenza della Tv
Tv come industria culturale: dimensione
istituzionale e tecnologica
Tv come testo:
dimensione simbolica
Tv come medium:
dimensione sociale
57
La televisione come servizio
pubblico
La legislazione italiana privilegia il carattere di servizio di rilevanza
pubblica delle comunicazioni radiotelevisive, riconoscendo loro
carattere di interesse e utilità generale
Tale indicazione si concreta nell’intervento dello Stato come:

proprietario

regolatore

finanziatore
L’accezione di servizio pubblico può significare:

agenzia educativa

sede e garanzia di pluralismo

garanzia del diritto alla libertà di espressione e di informazione
sancito dalla Costituzione
58
La missione del servizio pubblico







Palinsesto equilibrato tra cultura, informazione,
spettacolo
Organismo indipendente e dal governo e dal
mercato
Servizio universale sia per territorio che per
contenuti che per destinatari
Informazione accurata, equilibrata e pluralistica
Divulgazione culturale e rappresentazione delle
molteplici identità culturali del Paese
Capacità di formazione e di socializzazione delle
nuove generazioni
Sperimentazione di nuovi linguaggi e innovazione
nei programmi
59
Confronto sul canone tv in Europa
2008
60
Canone e pubblicità
in 5 paesi europei
Italia
Regno Unito
Germania
Francia
Spagna
Canone 59% Pubblicità 41%
Canone 95% Pubblicità 5%
Canone 80% Pubblicità 20%
Canone 45% Pubblicità 55%
Canone 18% Pubblicità 72%
61
Il “caso italiano”
La televisione pubblica con
due forme di
finanziamento
 pubblicità
 canone
La televisione commerciale
con due forme di
finanziamento
 pubblicità
 oneri concessori minimi
62
L’ informazione televisiva e
il parallelismo politico
I newsmedia in Italia sono strettamente legati al sistema politico,
non hanno rivendicato una reale autonomia rispetto al potere politico e
non hanno svolto quasi mai una funzione di vigilanza sulle istituzioni
In relazione alle televisioni ciò appare tanto più rilevante in quanto i
telegiornali sono la fonte informativa più diffusa nel Paese, costituendo
il principale strumento di conoscenza del mondo per la maggior parte
della popolazione
Rai e Mediaset, ma anche le televisioni locali, sono aziende in cui
gli interessi politici degli editori di riferimento prevalgono sul giudizio
indipendente dei giornalisti
63
Parallelismo politico
64
La preistoria della televisione









1929, Milano: si fanno i primi esperimenti di trasmissione
a distanza dell’immagine
1935, Parigi: si collauda il trasmettitore sulla Tour Eiffel
1936, Londra: nasce la BBC
1939, New York: nascono la CBS e la NBC
1939, Milano: si registra il primo programma
sperimentale
Roma: si installa il trasmettitore di Monte Mario
1949, Torino: entra in funzione il trasmettitore televisivo e
si costruisce il primo studio di ripresa
1952: una convenzione tra lo Stato e la Rai concede a
quest’ultima in esclusiva i servizi di raudioaudizioni
circolari e di telediffusione su filo.
1952: entrano in funzione il trasmettitore e il Centro di
produzione di Milano
1953: si fanno le prove di una settimana-tipo
65
Il primo palinsesto
Domenica 3 gennaio 1954
Programmazione
Ore 11.00: Cerimonia di inaugurazione
Ore 14.30: Arrivi e partenze (con Armando Pizzo e Mike Buongiorno, regia di
Antonello Falqui)
Ore 14.45: Cortometraggio
Ore 15.00: Orchestra delle quindici (musica leggera, presenta Febo Conti, regia
Eros Macchi)
0re 15.45: Pomeriggio sportivo (ripresa in diretta di un avvenimento)
Ore 17.45: Le miserie del signor Travet (film di Marco Soldati)
Ore 19.00: Le Avventure dell’arte: Giambattista Tiepolo, a cura di Antonio
Morassi
Ore 20.45: Telegiornale
Ore 21.15: Teleclub (curiosità culturali e varie presentate da <<note personalità>>)
Ore 21.15: L’Osteria della Posta di Carlo Goldoni (in diretta)
Ore 21.15: Settenote (Virgilio Rientro presenta musica leggera)
Ore 23.15: La Domenica Sportiva: risultati, cronache filmate e commenti sui
principali avvenimenti della giornata
66
La tv com’era - il codice Guala
(1954)
“Non è consentita la rappresentazione di scene e vicende che
possano turbare la pace sociale o l’ordine pubblico.
L’incitamento all’odio di classe e la sua esaltazione sono
proibiti. Sabotaggi, attentati alla pubblica incolumità, conflitti
con le forze di polizia, disordini pubblici possono essere
rappresentati con somma cautela e sempre in modo che ne
risalti ben chiara la condanna. Dovranno essere escluse le
opere di qualsiasi genere che portino discredito o insidia
all’istituto della famiglia, risultino truci o ripugnanti, irridano alla
legge, siano contrarie al sentimento nazionale. Quanto alla
famiglia, deve aversi particolare riguardo per la santità del
vincolo matrimoniale e per il rispetto delle istituzioni, e
pertanto: il divorzio può essere rappresentato solo quando la
trama lo renda indispensabile e l’azione si svolga ove questo
sia permesso dalle leggi; le vicende che derivano dall’adulterio
e con esso s’intrecciano non devono indurre in antipatia il
vincolo matrimoniale; attenta cura deve essere posta nella
rappresentazione dei fatti o episodi in cui appaiono figli
illegittimi"
67
Una storia globale




Nel corso degli anni Ottanta guardare la televisione diventa,
in tutte le società urbanizzate, la prevalente attività
domestica e la seconda, in assoluto, dopo il lavoro
A fine decennio si contano nel mondo un miliardo di
apparecchi televisivi: il 32% in Europa, il 32% in Asia, il 20%
nell’America del Nord, l’8% nell’America del Sud, il 4% in
Medio Oriente e l’1% in Africa
Il messaggio televisivo si cala in contesti specifici diversi tra
loro e viene elaborato dalle persone con un certo grado di
autonomia: esso, tuttavia, costituisce la base materiale del
processo di comunicazione collettiva, la fonte principale di
riferimento, il bagaglio simbolico e analogico più diffuso
Parallelamente, però, i prodotti delle nuove tecnologie
ampliano lo spettro delle possibilità e delle scelte individuali
68
Una storia sociale



La tv fu familiare perché esplicitamente destinata alle famiglie,
ma anche perché fin dall’inizio si dimostrò facilmente integrabile
nel contesto quotidiano, a far da ponte tra questo e il mondo
esterno
Questa situazione di equilibrio tra spazio privato e sfera
pubblica, caratteristica della prima fase di sviluppo del mezzo, si
andò modificando nella fase della sua piena maturità, sotto la
spinta di grandi trasformazioni
La storia della televisione - come quella della radio - è stata
strettamente legata ad una vicenda importante nella cultura del
Novecento: il trasferimento della comunicazione e
dell’intrattenimento all’interno dell’ambito domestico
69
Educare
Educare è una delle finalità che la televisione pubblica
si propone fin dalla nascita, assumendola come proprio
mandato in funzione complementare rispetto alla scuola,
sul fortunato modello della britannica BBC
La tendenza dominante fa coincidere l’educazione con la
divulgazione, relativa a diversi campi del sapere, dalla letteratura
alle scienze
L’illustrazione dei programmi di divulgazione scientifica assume forme
specifiche:

le parole dell’esperto, ospitato nelle trasmissioni

la vera e propria lezione, sul modello scolastico (“Telescuola”)

il documentario o il filmato, inseriti nei programmi

rubriche o programmi ad hoc, con la presenza in studio di un
conduttore (es. Piero Angela)
70
Fare storia




Ogni televisione pubblica d’Europa possiede un archivio (per la
Rai, le “Teche”) che contiene tutti i materiali utili a ricostruire la
storia del paese attraverso le parole e le immagini che l’hanno
narrata
L’archivio televisivo diventa uno degli strumenti più importanti per
ricostruire le vicende della storia recente e per cogliere i tratti di
un’identità nazionale
In tv la storia tende a diventare di largo consumo: una storia
rassicurante attraverso cui identificarsi con facilità
Molto spesso essa viene letta attraverso il racconto di storie
private proposte come esemplari, o inserite sullo sfondo di grandi
eventi collettivi. Talvolta essa viene declinata in trasmissioni
specializzate, a intento culturale e divulgativo
71
L’evento mediale



E’ la messa in onda di un fatto o di una
serie di fatti giudicati importanti,
memorabili o addirittura “storici” dai
responsabili delle reti e da un pubblico
molto vasto
Gli eventi mediali rompono la normale
routine della programmazione e vengono
vissuti dalle persone che li seguono in tv
come cerimonie cruciali, o perché
mettono in gioco valori fondamentali o
perché sono considerati “appassionanti”
e “irrinunciabili”
Oltre ad avere caratteristiche precise di
messa in scena, l’evento mediale è
importante perché interrompe il normale
flusso di attività sociali della comunità,
offrendole una forma nuova di ritualità
condivisa
72
Le fasi della tv italiana
1.
2.
3.
4.
5.
Palinsesto pedagogizzante: il
monocolore democristiano
Lottizzazione: la spartizione tra i partiti
Sistema misto: complementari o
competitivi?
Duopolio: la gara sullo stesso terreno
Moltiplicazione dei canali
73
Evoluzione del sistema televisivo
74
Un processo di legittimazione
Da genere culturale “basso”,
tollerato per la sua gestione
pubblica e per il suo largo
seguito popolare, ma
circondato di un alone di
volgarità, non amato da buona
parte degli intellettuali e della
classe dirigente, la televisione
diventa industria culturale
mainstream, principale luogo
dei gusti e delle mode culturali
di massa, sede privilegiata
dell’intrattenimento, agenzia
informativa per l’intero paese e
arena politica per eccellenza
75
Informazione e potere: l’anomalia
italiana
Un settore non concorrenziale,
dominato da un’azienda
pubblica gestita dalla politica
e da un’impresa privata di
proprietà del capo del
governo
Tra le cause:

il vuoto legislativo e

il ricorso a leggi che
intervengono a posteriori per
sanare lo stato dei fatti
76
Parlamento europeo – Risoluzione sui rischi di violazione, nell'UE e
particolarmente in Italia, della libertà di espressione e di informazione
(2003/2237(INI) del 24 aprile 2004)
Il PE rileva che in Italia
- il tasso di concentrazione del mercato televisivo in Italia è oggi il più elevato
d'Europa
- il gruppo Mediaset (che controlla RTI e Publitalia ’80) nel 2001 ha ottenuto i
2/3 delle risorse pubblicitarie televisive complessive
- il Presidente del Consiglio non ha risolto il suo conflitto di interessi, bensì ha
incrementato la sua quota di controllo societario di Mediaset
- esistono ripetute e documentate ingerenze, pressioni e censure governative
nell'organigramma e nella programmazione del servizio televisivo pubblico Rai
- il sistema italiano presenta un'anomalia dovuta a una combinazione unica di
poteri economico, politico e mediatico nelle mani di un solo uomo
- da decenni il sistema radiotelevisivo opera in una situazione di assenza di
legalità, accertata ripetutamente dalla Corte costituzionale
77
Analogamente si sono espresse:
European Commission for Democracy through Law (Venice
Commission) nella sua 63esima sessione plenaria (Venezia 10-11
giugno 2005)
Reporters Without Borders (aprile 2003)
European Federation of Journalists – Mission to Italy (6-8 novembre
2003) and Annual Report 2003 for Italy
EU Network of Indipendent Experts in Fundamental Rights – Report
2004
Più recentemente anche l’OCSE, nel rapporto Going for Growth
(marzo 2011), ha sottolineato che il livello di concorrenza nel sistema
radiotelevisivo italiano, nonostante la transizione alla tecnologia
digitale e la conseguente moltiplicazione delle risorse frequenziali,
resta ancora insufficiente, perché il sistema è dominato da una
società statale e da una società privata in posizione dominante
78
La storia dell’informazione televisiva
La tv degli anni ‘50 offre un’informazione ingessata, asettica e “radiofonica”: sembrano
bollettini, più che telegiornali
Solo la tv pubblica può trasmettere via etere sul territorio nazionale, per concessione delle
frequenze hertziane (che sono in numero limitato) da parte dello Stato che ne è il
proprietario
1961: con l’avvento del centro-sinistra nasce il secondo canale RAI
1972: scade la concessione ventennale della RAI, mentre l’opinione pubblica preme
perché venga promulgata una legge di riforma globale del settore radiotelevisivo,
che lo adegui alle mutate esigenze della società italiana
Dopo la riforma del 1975 i notiziari si fanno più laici, più aperti all’approfondimento e al
dibattito. La lottizzazione rimane però il modello, mentre il nuovo Tg 3 introduce nelle
case degli italiani anche il punto di vista dell’opposizione
Intanto nascono le tv private, che si moltiplicano in tutta Italia (arrivando a più di 600). Si
parla di “privatizzazione selvaggia dell’etere”
I primi esperimenti di tg privati sono degli anni ‘80 (ad esempio, Tmc News)
Dal 1990 tutte le emittenti sono obbligate a trasmettere notiziari. Nel 1992 nasce Tg 5
79
La legge 103 del 1975:
“Nuove norme in materia di diffusione radiofonica e
televisiva”
 La diffusione di programmi (…) costituisce, ai sensi dell'articolo 43
della Costituzione, un servizio pubblico essenziale ed a carattere di
preminente interesse generale in quanto volto ad ampliare la
partecipazione dei cittadini e concorrere allo sviluppo sociale e
culturale del paese in conformità ai principi sanciti dalla
Costituzione. Il servizio e' pertanto riservato allo Stato. (Art. 1)
 È vietata ogni interconnessione per trasmissione contemporanea
con altre reti, anche estere (Art. 30)
 Il controllo della RAI passa dal Governo al Parlamento
(Il Parlamento nomina la Commissione Parlamentare di Vigilanza, che
a sua volta nomina il Consiglio d’Amministrazione)
80
La sentenza 202 della Corte Costituzionale (1976)



Dichiara illegittimi alcuni articoli della legge del
1975
Conferma il monopolio pubblico in ambito
nazionale ma …
ammette che sia possibile ai privati trasmettere in
ambito locale
81
Decreto Craxi
(6 dicembre 1984, n. 807 - Disposizioni urgenti in materia di
trasmissioni radiotelevisive)
Il gruppo televisivo di Fininvest viene fondato a Milano il 7 settembre
1978 dall’imprenditore edile Silvio Berlusconi, con l'inaugurazione del
canale tv locale via etere Telemilano (per il quartiere Milano2)
1981: mentre la Fininvest di Berlusconi ha comprato i diritti televisivi
per il “Mundialito” di calcio (per la prima volta la nazionale appare su
una tv privata), la Corte Costituzionale (sentenza 148) ribadisce il divieto
di trasmettere a livello nazionale, e rileva “la permanente inerzia del
legislatore”. L’Italia diventa un “caso” agli occhi dell’opinione pubblica
mondiale
Dopo l’oscuramento attuato da alcune Preture, il 18 Ottobre 1984 il
Consiglio dei Ministri emana un decreto legge che dispone la riapertura
immediata delle televisioni di Silvio Berlusconi, nonostante esse
trasmettano in ambito nazionale
Il 28 novembre il decreto viene respinto dalla Camera perché
incostituzionale
Il Governo il 6 dicembre ripresenta lo stesso decreto che, dopo la
minaccia di crisi, viene approvato. I ministri della sinistra dc si dimettono
in segno di protesta
82
83
Legge Mammì (1990)







1985: il governo Craxi reitera il decreto, che poi viene convertito in legge in
Parlamento con i voti determinanti del Msi. La legge prevede un termine
provvisorio per la distribuzione delle frequenze, ma il regime transitorio
viene continuamente prorogato
1988: esce un’altra sentenza della Corte Costituzionale, che ribadisce i
concetti già espressi nelle sentenze precedenti e impone di metter fine al
regime transitorio
1990: Dopo sei anni di vuoto legislativo viene varata la legge Mammì.
Essa
Fotografa la situazione esistente
Concede più poteri al Presidente del Consiglio d’Amministrazione della
RAI
Rende possibile la diretta per le tv private
Vieta a chi possiede televisioni di possedere testate quotidiane (Berlusconi
deve vendere “Il Giornale”)
84
Alcune tappe successive
Sentenza della Corte Costituzionale n.420 del 7 Dicembre 1994:
stabilisce l’incostituzionalità dell’art. 15 della legge Mammì e di fatto vieta
che un solo soggetto possieda 3 reti tv su un totale pianificato di 13
Legge Maccanico (1997)
 Nessuno può essere titolare di un numero di concessioni pubbliche che
consenta di irradiare più del 20% delle reti televisive stabilite dal piano
delle frequenze (11 sono le frequenze nazionali: dunque non è consentito
possedere più di 2 reti nazionali)
 C’è un tetto massimo alla raccolta di risorse economiche nel settore
audiovisivo da parte di un unico soggetto
Gara per l'attribuzione delle concessioni televisive del 27 luglio
1999
Oltre alle 3 reti Rai risultano vincitrici delle concessioni altre 8 reti private.
Rete 4 perde la gara, che viene vinta da Europa 7
85
Deliberazione del 7 agosto 2001 dell'Autorità per le Garanzie nelle
Comunicazioni (istituita dalla legge Maccanico)
indica il 31 Gennaio 2003 come termine ultimo per il passaggio di Rete
4 sul satellite
Sentenza della Corte Costituzionale n. 466 del 20 novembre 2002
Fissa al 31 dicembre 2003 il termine improrogabile entro il quale Rete
4, in abuso di posizione dominante, deve essere trasferita sul satellite
86
Legge Gasparri (3 maggio 2004, n.112)
“Norme di principio in materia di assetto del sistema radiotelevisivo e della
RAI-Radiotelevisione italiana S.p.a., nonché delega al governo per
l'emanazione del testo unico della radiotelevisione”

Istituisce il S.I.C., “Sistema integrato delle comunicazioni”
I soggetti tenuti all’iscrizione nel registro degli operatori di
comunicazione non possono né direttamente, né attraverso soggetti
controllati o collegati conseguire ricavi superiori al 20 per cento delle
risorse complessive del settore “integrato” delle comunicazioni (da
definirsi)

La Legge Gasparri venne contestata nel luglio 2007 dall'Unione
Europea, che avviò una procedura d'infrazione e sollecitò il governo
italiano a modificarla in più punti; difatti secondo la Corte di Giustizia
dell'Unione, il regime italiano di assegnazione delle frequenze per le
attività di trasmissione radiotelevisiva venne decretato contrario al
diritto comunitario
87
Le origini del giornalismo televisivo
L’informazione è uno dei generi fondativi
della tv italiana, presente fin dalle origini
(sperimentale dal 1952, regolare dal 1954)

E’ il genere in cui il rapporto con la politica è
più delicato; la televisione pubblica nasce
all’insegna di un legame molto stretto con la
classe politica e in particolare con il governo,
unico referente della RAI fino alla riforma del
1975, che sposta in parte questo asse verso il
Parlamento

Calabrese e Volli (I telegiornali, 1995)
individuano significative innovazioni di prodotto
fin dagli anni ‘60, con le “Tribune politiche”, con i
rotocalchi (ad es. “Tv 7”), con l’introduzione di
edizioni diverse dei tg e con la nascita del
secondo canale

88
I telegiornali della Rai
1954. Il primo telegiornale, trasmesso in maniera regolare alle
20,30, è un ibrido che trae origine da tre forme culturali preesistenti: il
quotidiano a stampa, il cinegiornale Luce e il giornale radio, da cui
riprende le principali caratteristiche
 Nel
1961 nasce una nuova testata, il tg2, parzialmente
concorrenziale alla prima e più originale
 Alla fine degli anni ‘70 approdano sul terzo canale l’informazione
regionale e tg3, che si caratterizza per una maggiore attenzione ai
temi sociali
 Progressivamente l’importanza dei Tg cresce ed essi elaborano uno
specifico televisivo, diventando punti di riferimento della vita politica
del Paese, ma non si affrancano dalla dipendenza dei rispettivi partiti
di riferimento

89
I telegiornali commerciali
Quando - negli anni ’90 - vengono
alla luce i tg di Fininvest (tg4, tg5 e
StudioAperto) e la concorrenza tra le
reti e tra le testate diventa fortissima,
diventa cruciale la figura del
giornalista - conduttore, che assume
spesso tratti divistici

Si ridefinisce anche lo statuto
della notizia, verso una maggiore
narrativizzazione e con una sterzata
decisa verso la spettacolarizzazione e
l’intrattenimento

90
Il palinsesto
E’ il prospetto delle trasmissioni programmate da una rete per un certo
periodo (un giorno, una settimana, un mese…). Contiene titoli,
caratteristiche, durate e orari dei programmi
1954-1960: 17,30-19,30; 20,30-23.
La logica dominante è quella dell’appuntamento settimanale
 1968: si aggiunge la “meridiana”, dalle 12,30 alle 14
Per i più piccoli le trasmissioni pomeridiane anticipano alle 17
 1973: nasce la fascia del “preserale”, 18-20,30
A partire dagli anni ‘80, sotto la spinta della concorrenza, il palinsesto si
allarga all’intera giornata, nella logica della tv di flusso

91
La programmazione
RAI: 1976, 5.951 ore annue
1978, 6.820
1980: 9.225
1983: 12.225
1986: 14.500
1987: 15.900
Interruzioni pubblicitarie, 1989:
RAI 62.058, Fininvest 456.449
92
93
I sottogeneri dell’informazione
nella televisione generalista







Le news (notiziari-telegiornali)
Le inchieste (e i reportages)
Le rubriche (rotocalchi, magazines)
Le telecronache di eventi importanti
Le rassegne stampa
Le tribune politiche e elettorali
Anche il talk-show o la trasmissione-contenitore
possono assumere un ruolo informativo.
94
Le novità degli anni ‘80







gli sviluppi della tecnologia (telecomando e zapping,
videoregistratore)
l’aumento degli apparecchi domestici e la loro diversificazione e
polifunzionalità
la moltiplicazione dei canali
lo sviluppo esplosivo della pubblicità e i mutamenti nel sistema di
raccolta
l’aumento dei tempi di trasmissione, fino alla copertura totale
la concorrenza delle reti tra loro, e della Rai con la Fininvest ( la
“guerra dei palinsesti”)
la conseguente evoluzione del concetto stesso di servizio pubblico
95
I generi
E’ l’epoca dei telefilm
americani (Charlie’s Angels ,
1979), approdano le soap
operas (Dallas, 1981),
esplode la comicità italiana
sul piccolo schermo (Drive in,
1983), nascono la tv/verità,
la tv di servizio (Chi l’ha
visto, 1989) e i programmi
spia (Blob, 1989)
96
Le conseguenze





Sotto i colpi del conflitto tra Rai e Fininvest cade in frantumi
l’approccio illuministico e pedagogizzante che aveva caratterizzato
l’affermazione del servizio pubblico (e buona parte dell’ideologia
professionale della carta stampata)
La nuova idea del “mercato televisivo” elimina ogni valutazione
“istituzionale” della funzione del medium, e fa emergere la centralità
delle concessionarie di pubblicità in un settore così delicato
dell’industria culturale
Attorno alla televisione si combattono battaglie politicamente ed
economicamente decisive
Muta tutto il quadro di riferimento, sia nei linguaggi e nei contenuti
che nei rapporti con il mondo politico che nei rapporti con il pubblico
Nulla più “esiste” se non transita in televisione
97
La neo tv (definizione di U.Eco, 1983)
LA PALEO TV
Vuol trasmettere contenuti






tempo misurato, spezzato
ritmo posato
programmi scanditi (tv di
palinsesto)
separazione dei generi
pubblicità esterna, tollerata
purché non interferisca coi
programmi (Carosello)
evento rituale (il tempo tv è
“eccezionale”)
LA NEO TV
Vuol costruire rapporti






tempo indefinito, continuo
ritmo sincopato
programmi a incastro (tv di
flusso)
commistione dei generi
pubblicità interna e ubiqua,
muove e costituisce i
programmi da protagonista
pratica quotidiana (tempo tv e
tempo sociale e vissuto
coincidono)
98
Il linguaggio
PALEO TV





debitore rispetto ad altri mezzi
(teatro, ecc.)
produzione per lo più italiana
aulico e letterario
rigidamente scandito nei
generi
ispirato a valori tradizionali,
etici e politici
NEO TV







specifico (con l’acquisto
all’estero di nuovi formati)
seriale e ripetitivo
popolare, colloquiale
autoreferenziale
a forte coloritura emotiva
prevede un accorpamento dei
generi
ispirato ai valori del consumo e
allo show business (apparente
trasgressività)
99
Il pubblico





PALEO TV
NEO TV
suddito o cittadino
comunità, famiglia
destinatario di
educazione
distante, diverso
assiste
accetta l’autorità della tv
consumatore
individuo
compagno di svago
vicino, intimo, complice
coopera (evocato, o
partecipante, o
plaudente)
presta una fiducia
negoziata





100
Nuovi generi:
l’ infotainment
A partire dagli anni ’80 i formati e i linguaggi dell’intera informazione
televisiva vengono profondamente modificati dalle logiche commerciali
introdotte dalle tv private
Anche l’informazione della Rai tende a spettacolarizzarsi, mentre i
“generi” della “vecchia” tv si intrecciano in nuovi “metageneri” (il
contenitore, il talk-show), che ibridano attualità e intrattenimento
Nei telegiornali
 aumenta il peso delle soft news, diminuiscono la politica interna e
quella estera
 la cronaca nera si dilata, e le notizie evolvono sempre più in storie,
meglio se tragiche o patetiche
 la politica si personalizza e si drammatizza
 al giornalista si richiedono doti di simpatia e di appeal
101
Il programma contenitore



Il contenitore è la forma con cui la neotelevisione
comincia a fare i conti con un intrattenimento non più
relegato alle ore serali del sabato ma dilatato ai ritmi del
weekend e poi delle intere mattinate televisive
La cifra della trasmissione non è data dai singoli
contenuti, ma dalla capacità di proporre una selezione
credibile di tutti i generi televisivi, dallo sport al telefilm,
dai giochi all’informazione, in una miscela gradevole
Un conduttore personalizza lo spazio, organizza la
composizione dei frammenti, è garante del programma
verso il pubblico
102
Il talk show
E’ il prodotto tipico della neotelevisione: un neogenere che mescola
generi prima separati, e in cui il conduttore (che spesso è un
giornalista e diventa un divo) fa da cerimoniere
Ha natura dialogica e coloritura affettiva, da salotto confidenziale e
domestico, in cui si attinge al “sapere comune” del pubblico
E’ economico, espressivo, influente
E’ assurto a ruolo politico, nuova palestra della sfera pubblica, perché
 è diventato luogo di produzione delle notizie
 concorre alla formazione delle opinioni
 chiama in causa le istituzioni
 mobilita il pubblico
 inventa i personaggi
103
Il rapporto con la realtà







Nella neotelevisione la realtà mostrata è provocata, costruita e
preordinata in un format, in una struttura narrativa standardizzata e
di facile memorizzazione
Nasce il reality show; nasce la “tv verità” (per lo più sono format
importati dall’estero), con una grande proliferazione di programmi:
in ambedue i confini tra la cronaca e la fiction si frantumano
Oltre che personaggi e azioni, la tv esibisce se stessa
L’equilibrio e l’ambiguità tra recita e realtà diventano la regola
La distinzione tra giornalismo e intrattenimento si perde
Il pubblico assume consapevolmente lo sguardo e la curiosità del
voyeur
Si pende sempre più verso la morbosità
104
Il reality









Nasce dall’equivoco che sia possibile rendere il mezzo televisivo
“trasparente”, puro canale di trasmissione del reale
E’ invece un genere narrativo e spettacolare, che mostra un
carattere dominante della tv moderna: non la verità dell’enunciato
ma la verità dell’enunciazione
Ha numerosi precedenti:
Utility television (Forum , Mi manda Raitre ...)
Light show:
- emotainment (Amici, Stranamore, C’è posta per te …)
- people show (La corrida …)
- celebrity show (La talpa, Scherzi a parte …)
Real tv (Chi l’ha visto, Un giorno in pretura …)
105
Il racconto dell’intimità
Nelle pratiche produttive e nei palinsesti televisivi la neo-tv registra un
grande aumento della sfera del privato, anche oltre e al di fuori dei
generi della fiction, e una ridefinizione dei confini stessi tra pubblico
e privato
La progressiva emersione del tema dell’intimità in tv si declina su
diversi versanti:

personalizzazione e individualizzazione delle tematiche

slittamento dei confini della “trasgressione”

emotivizzazione dei toni

programmazione anche in fasce che presuppongono uno spazio
recettivo solitario
 diverse modalità di relazione media-pubblico
106
La concorrenza
Gli strumenti a disposizione nella guerra dei palinsesti sono quelli
codificati dalla televisione americana:

la controprogrammazione (target diverso)

l’antiprogrammazione (stesso target)

striscia (stessa fascia oraria)

traino (da un programma all’altro)

hammocking (tra due programmi di forte ascolto)

bridging (programmi di forte ascolto nell’orario d’inizio della
concorrenza)

stunting (cambiamenti improvvisi in un programma)

spinoff (costruzione di un programma su un personaggio)
107
La penetrazione del mezzo















3/1/1954: si inaugura la televisione in rete
1955: “Lascia o raddoppia”
1957: “Carosello” (unica pubblicità quotidiana, 9 minuti)
1958: “Canzonissima”
1959: un milione e mezzo di abbonati
1960: Olimpiadi di Roma
1961: “Tribuna politica”
1961: con l’avvento del centro-sinistra nasce il secondo canale (21/23,30)
1964: cinque milioni di abbonati
1971: “90° minuto”
1972: 92% delle famiglie
1/2/1977: tv a colori
1979: con la riforma del 1975 nasce il terzo canale
Dagli anni ‘80: 96% delle famiglie
1987: nascita dell’Auditel
108
Una conferma della centralità della televisione
viene dai dati Istat del marzo 2010, secondo
i quali essa è la principale fonte
d’informazione per il 93,5% degli italiani
In ogni momento della giornata davanti
all’apparecchio ci sono milioni di persone,
circa il 9% delle quali non ha nessun livello
d’istruzione; il 34% ha un livello elementare;
il 26% ha il diploma di media inferiore; il
26% di media superiore; solo il 5% ha la
laurea
Dopo il sonno e il lavoro, guardare la tv è in
assoluto l’attività che ogni giorno occupa più
tempo nella vita dei nostri connazionali
d’ogni età
L’Italia, rispetto a paesi di condizioni
economiche e culturali confrontabili, non è
più dotata di televisori. La differenza sta nel
fatto che larga parte della popolazione
italiana è meno dotata di altre risorse
109
Gli abbonamenti
Milioni di famiglie
110
La tv garantisce ampie coperture
Audience media del totale delle emittenti
111
Auditel
Auditel rileva, 24 ore su 24, minuto per minuto, tutta la TV
nazionale e locale, vista attraverso diverse fonti:
terrestre, satellitare, analogica e digitale
I dati, resi noti dal 7 dicembre 1986, sono diventati il
termometro che misura il successo o l'insuccesso delle
trasmissioni del piccolo schermo
Perché Auditel? Perché la misurazione degli ascolti è un
elemento fondamentale per la pianificazione degli spazi
pubblicitari, risorse di cui la TV vive
112
113
114
115
Share a confronto
RAI
MEDIASET
Intera giornata
45,1
43,9
Tg delle 20,00
31,2
27,9
26,6
GP Usa di F1
54,0
Lo Zecchino d’oro
30,2
26.0
Il gladiatore
44,1
Ziggie show
11,7
Fascia 20,30/21,00
Record audience
Record bambini e
ragazzi
116
117
Uno sguardo all’Europa
Share tv pubblica
Regno Unito
Francia
Spagna
Portogallo
Germania
Austria
Grecia
Svezia
Danimarca
Olanda
37,3
39,6
32,0
23,6
43,0
53,3
14,0
43,9
38,0
37,6
Share principali
aziende private
22,7
32,7
20,2
35,3
26,9
13,1
31,9
25,0
11,0
27,4
118
Metodi di trasmissione
La televisione viene diffusa agli utenti attraverso reti per
telecomunicazioni che possono utilizzare metodi di trasmissione
diversi
In base al metodo di trasmissione utilizzato nel tratto di rete che
raggiunge l'utente, la televisione si distingue in
 televisione terrestre se il metodo di trasmissione è un insieme di
onde radio emesse da trasmettitori posti sulla superficie terrestre,
 televisione satellitare se il metodo di trasmissione è un insieme di
onde radio emesse da trasmettitori posti su satelliti artificiali
geostazionari
 televisione via cavo se il metodo di trasmissione utilizza un cavo
per telecomunicazioni
119
Metodi di codifica
In base al tipo di rappresentazione, analogica o digitale,
utilizzata per l'informazione elettronica, la televisione si
distingue invece in televisione analogica se la
rappresentazione è analogica, in televisione digitale se
la rappresentazione è digitale
Nella televisione digitale ogni componente informativa
(immagini, suono, servizi interattivi) è rappresentata in
forma digitale. Nella televisione analogica solo la
componente visiva è sempre rappresentata in forma
analogica; le altre componenti, ad esempio il suono,
possono essere anche in forma digitale
120
La rivoluzione digitale
I nuovi media si basano sull’ uso della tecnologia informatica
Suoni, immagini, testi scritti sono trasformati in sequenze di dati
numerici, e ciò comporta
la possibilità di trattarli nello stesso modo
la possibilità di sottoporli a qualsiasi forma di rielaborazione
la tendenziale compatibilità tra diversi media
121
Lo sviluppo della televisione digitale
In tutti i Paesi europei si è avviato il processo
di sviluppo della televisione digitale
 Potenzialità:




consente di moltiplicare il numero di canali
per date frequenze
Migliora la qualità del segnale
Consente l’interattività
Costi:


Per gli operatori: sviluppo della rete di
ripetitori digitali
Per i telespettatori: acquisto di antenne,
decoder e/o televisori digitali
122
123
La televisione digitale interattiva


Non è importante che la televisione digitale interattiva
passi dal satellite, dal cavo, dalla fibra ottica, dall’etere, da
sistemi wireless o da raffinate combinazioni dei vari canali
di trasmissione; che entri da un set top box, da un
computer o da una console …
l’importante è che un medium finora emblema della logica
push, della prevalente passività dei pubblici e del
consumo di massa, tendenzialmente omologante (a
stento temperato dal ricorso allo zapping), si reinterpreti in
maniera radicalmente differente, ibridandosi con
caratteristiche (linguaggi, estetiche) che finora avevano
contraddistinto il personal computer, le tecnologie di rete,
la navigazione interattiva nelle pagine del World Wide
Web
124
L’offerta: i servizi a richiesta

Pay-per-view: servizi a schedulazione rigida (sport, fiction) in cui
l’utente tramite un pagamento è temporaneamente abilitato alla
ricezione del segnale

Near Video - on Demand: è un servizio televisivo a schedulazione
rigida che assicura la trasmissione ripetuta a orari scaglionati. La
diffusione è normalmente diretta via satellite e il canale di ritorno
dell’utente per l’attivazione del servizio è una linea telefonica

Video - on Demand: i servizi sono a schedulazione libera e l’utente
può accedere alle libreries digitalizzate personalizzando la visione.
L’accesso sarà probabilmente solo attraverso il cavo ed il pagamento
potrà avvenire per abbonamento o in modalità pay-per view
125
Principali offerte pay-tv in Italia
3725
2911
4752
4740
2004
2007
2008
201
500
191
151
1000
613
1500
2006
509
1200
2000
1560
2500
2005
250
3000
2067
3500
3064
4000
3560
4500
4030
5000
4430
Abbonati (migliaia)
2009
0
Sky
Mediaset Premium
Iptv
126
Un esempio di
canale tematico:
Virtual Channel
dedicato al cinema
127
Interactive
Broadcasting
consiste nella fornitura di
contenuti e servizi a
piena interattività, per i
quali è necessario un
canale di ritorno
128
Comprare pizza attraverso la tv
129
Le emittenti locali
Sono circa 600
Occupano una quota del mercato pubblicitario pari al 6%
del totale televisivo
Audience giornaliera delle principali tv locali
Telelombardia Milano
Telenorba Bari
Telepadova
Antenna 3 Lombardia
Telecapri
Teleradiocity Milano
1.622.000
1.602.000
1.400.000
1.180.000
1.159.000
1.124.000
130
La pubblicità
All’inizio (1957) fu “Carosello”
Fino al 1959 Carosello rimase l’unico spazio
pubblicitario, costituito da 4 episodi: lo stile
pedagogico, rivolto agli adulti, voleva
dimostrare che esisteva una via per la
modernizzazione compatibile con i valori
tradizionali
Carosello attraverso più di 4.000 slogan pubblicitari
ha costruito un linguaggio innovativo e
tipicamente italiano di pubblicità televisiva
Dal gennaio 1959 nacquero Tic Tac e Gong
La concorrenza interna portò ad aumentare il
numero degli episodi a 5 e la durata unitaria per
carosello a 2 minuti e 15 secondi
Nel 1962 nacque Intermezzo, su RAI2, e Girotondo
inaugurò la pubblicità pomeridiana
131
La simbiosi tra tv e pubblicità
A cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90 si sperimentano
nuove forme di pubblicità, determinate dalla crescente
commistione con il mezzo televisivo imposta dalle tv commerciali
Al flusso frammentario subentra una sequenza ininterrotta
Si consolida la cultura del consumo
Dilagano gli spot, a invadere tutta la giornata, e ad essi si
aggiungono
 sponsorizzazioni
 telepromozioni
 televendite
Il modello di integrazione non riguarda il solo aspetto economico,
ma coinvolge forme e linguaggi della tv nel suo complesso
132
I limiti di affollamento pubblicitario
133
134
Rapporto investimenti pubblicitari / Pil
Totale mezzi
0,87
U.K.
0,78
GERMANIA
SPAGNA
ITALIA
FRANCIA
0,64
0,56
0,52
135
Ripartizione del fatturato pubblicitario
70
60
50
40
30
20
10
0
it
bel dan
stampa
fr
ger
televisione
ol
sp
usa
altri
136
137
138
Televisione e radio hanno incrementato la propria quota di mercato
pubblicitario, stabili i quotidiani (ma in calo dal 2000), i periodici hanno perso
circa 1/3 del proprio share. Internet vale oltre il 7%
Fonte: Nielsen et alia
139
Le principali concessionarie
140
I dati del 2010
Il sistema televisivo italiano cresce del 4,5% in termini di risorse, che
comprendono oltre alla pubblicità e al canone televisivo i ricavi da pay per
view
A realizzare i migliori profitti è il gruppo Mediaset, con un +8% rispetto al 2009 e
un ricavo totale pari a 2770 milioni di euro. Crescono -di poco- anche gli
introiti della Rai: +2,5% e 2553 milioni di euro guadagnati nel 2010, contro i
2490 del 2009. Molto distante La7, che cresce comunque del 4,5% riportando
un guadagno totale di 160 milioni di euro
Rai e Mediaset continuano a monopolizzare lo share e gli ascolti in Tv,
catturando oltre il 73% dell’audience totale: a La7 tocca accontentarsi,
almeno per quest’anno, di un 3% di share. In particolare, Mediaset controlla il
38% degli ascolti ma ottiene il 56% delle risorse pubblicitarie, mentre la Rai, a
causa delle leggi restrittive sulla Tv di Stato, controlla il 41% dell’audience ma
ha solo il 24% della pubblicità
Sorprendente anche il dato dei canali tematici di Rai e Mediaset, che insieme
riescono a superare gli ascolti di tutti i canali di Sky, che raggiungono un 5%
di share globale
Fonte: Agcom
141
142
Evoluzione degli investimenti
online in Italia
+11%
+41%
+44%
358
323
282
197
139
107
117
99
138
103
30
1999 2000 2001 2002 2003
Fonte: Nielsen Media Research
2004 2005 2006 2007 2008 2009
143
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Il sistema dei media - Facoltà di Scienze Politiche