Il sistema dei media in Italia 1 Che cos’è un sistema? Un sistema è un oggetto complesso, formato da componenti distinte collegate tra loro da un certo numero di relazioni dinamiche Il sistema possiede un livello di complessità maggiore delle sue parti, cioè dispone di proprietà irriducibili a quelle dei suoi componenti 2 Incidenza % dell’industria della comunicazione sul Pil 3 La comunicazione come servizio pubblico L’Italia è uno stato sociale: ciò ha inciso profondamente sullo sviluppo del suo sistema dei media La stampa è regolamentata in quanto servizio di preminente interesse pubblico ed ottiene finanziamenti diretti ed indiretti con lo scopo di tutelare le testate che non sarebbero autosufficienti finanziariamente Radio e televisione sono nate come aziende di proprietà dello Stato; le strategie editoriali e i contenuti sono stati definiti in relazione alle finalità di tutela dell’interesse dei cittadini Le televisioni private usufruiscono di frequenze pubbliche 4 D’INTERESSE GENERALE E COMUNE RELATIVO AL POTERE PUBBLICO RELATIVO AGLI AFFARI PUBBLICI SERVIZIO PUBBLICO INTERAZIONE OPINIONE PUBBLICA INTERAZIONE CLASSE DIRIGENTE SPECCHIO E DRIVER DEL SISTEMA VALORIALE DELLA SOCIETA’ prof. Mario Morcellini – Tv, servizio pubblico, questione dei contenuti e qualità 5 Gli articoli della Costituzione Art. 21. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure Art. 43. A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale 6 Una cronologia italiana 1875 - 1914: la rivoluzione industriale e l’apertura di nuovi pubblici di massa 1914 -1940: la razionalizzazione del controllo la conquista dello spazio domestico 1954 - 1975: l’esplosione dei consumi la colonizzazione dell’immaginario la democratizzazione della politica anni ‘80: la diversificazione del panorama mediatico la supremazia del mezzo televisivo l’industrializzazione del sistema l’esplosione del mercato pubblicitario e delle tecniche di marketing 7 Il contesto Anni ’50 – ’80 Anni ’80 – ’90 Sacche di arretratezza e di povertà compresenti con quote di benessere Benessere diffuso Scarsa alfabetizzazione di base Sacche di analfabetismo Massificazione dell’istruzione Differenziazione verticale della fruizione culturale Tendenza a una diffusione orizzontale della fruizione culturale Peso vincolante della stratificazione sociale Prevalenza delle aspettative di consumo e degli stili di vita Centralità dell’etica del lavoro e del risparmio Centralità del consumo e narcisismo di massa 8 Verso il sistema industriale I dati chiave negli investimenti pubblicitari Raccolta pubblicitaria dei media: 1980: 2.635 miliardi di lire 1988: 7.314 miliardi di lire 9 L’industria dei media Nelle società capitalistiche le imprese agiscono nel settore dei media secondo le modalità proprie di tutte le aziende industriali e commerciali, benché i loro prodotti non siano del tutto assimilabili a merci Gli stadi di produzione: preproduzione produzione postproduzione distribuzione e marketing protezione / commercializzazione 10 Il targeting “Tra l’apparizione del pubblico popolare dei primi romanzi d’appendice e le audiences segmentate della cultura di massa, passa all’incirca un secolo. Il percorso che conduce al target segue le tappe di una cultura sempre più imperniata sul divertimento, indirizzata alle grandi maggioranze e fabbricata secondo norme industriali. Il marketing e la pubblicità ne sono la matrice, e la democrazia americana è il luogo in cui prende forma come modo di cementare la “volontà generale” e di costruire il legame sociale della nazione.” (A.Mattelart, L’invenzione della comunicazione) 11 “Quello di cui immediatamente non ci si avvede è che mettere al centro la pubblicità significa modificare il concetto stesso di prodotto televisivo, e quindi di cambiarne la funzione. Il pubblico diviene oggettivamente il centro del processo, non più il destinatario del prodotto. Si tratta di un fenomeno nuovo nel nostro Paese, in queste proporzioni, anche perché quel pubblico viene identificato non tanto per i target differenziati che popolano il mondo del consumo, quanto piuttosto con le audience oceaniche dei grandi prodotti massivi.” 12 La “dieta” mediale Ci sono media che si caratterizzano per una maggiore offerta di informazione, altri per una maggiore offerta di intrattenimento, anche se i generi spesso coesistono nello stesso contenuto e ci sono media che ne offrono quasi tutti Ognuno di noi compone la propria dieta mediale, scegliendo contenuti, generi, media a seconda dei bisogni e delle esigenze del momento (informative, cognitive, emotive, psicologiche ecc.) 13 L’audience come mercato da conquistare (è il punto di vista delle emittenti) I media commerciali privilegiano il concetto dell’audience (dal latino audientia, ascolto) come mercato, e dunque ne valorizzano soprattutto le dimensione quantitativa e le caratteristiche socioeconomiche: gli introiti della pubblicità salgono proporzionalmente al numero degli spettatori di un programma è dunque necessaria una precisa quantificazione del consumo per rendere possibile la negoziazione tra le imprese televisive e gli investitori pubblicitari il prodotto dei media è visto come una merce, o un servizio offerto a un pubblico il più largo possibile di potenziali consumatori, in concorrenza con altri prodotti analoghi conviene studiare il pubblico in base agli stili di vita e ai modelli di consumo 14 Le risorse comunicative delle famiglie (in giallo la disponibilità, in rosso l’uso abituale) 15 16 17 18 Gli individui sono esposti ai mezzi di comunicazione in maniera differente, ma complementare, nel corso della giornata CASA LAVORO CASA, HOBBIES, AMICI POMERIGGIO MATTINA SERA ORE 6 7 8 9 10 radio 11 12 13 TV 14 15 16 internet 17 18 19 20 quotidiano 21 22 23 24 periodico 19 La stratificazione dell’uso dei media in Europa (%) 20 In Europa % di abitanti che si informa solo dalla tv Italia Francia Spagna Gran Bretagna Germania Grecia 67 53 51 48 47 45 21 L’editoria libraria Titoli pubblicati e copie vendute (1990= 100) 22 Il gruppo leader : Mondadori Libri Giulio Einaudi Editore , Sperling & Kupfer, Frassinelli, Piemme, Mondadori Electa, Le Monnier … Periodici Panorama, Economy, Panorama Travel, Casabella, Casa Facile, Casaviva, Creare, Ville e giardini, Auto oggi, Automobile Club, Cambio, Evo, Hp Trasporti Cllub, Ciak, Cucina moderna, Cucina no problem, Grand Gourmet, Sale e Pepe, Interni, Chi, Confidenze,Cosmoplitan, Donna Moderna, Easy shop, Flair, Grazia, Per me, Top Girl, Tu, Geo, Pc professionale, Top of the pops, Nuovi argomenti, Prometeo, Starbene, Focus, Focus junior, Jack, Macchina del tempo, Controcampo, 2 Tv, Guida tv, Star+tv, Telepiù, Tv Sorrisi e Canzoni, Men’s health 23 Gli imperi editoriali privati Mediaset (Berlusconi): Rti spa (Canale 5, Italia1, Retequattro), Tele+, Videotime (produzione), Endemol, Publitalia (pubblicità), Telecinco, Publieuros (marketing), radio locali, Mondadori, Pagine Utili, Blockbuster, Jumpy, Medusa film, Panorama, Il Foglio, Il Giornale, Libero, Sorrisi e Canzoni tv. Rcs (Mediobanca, Gemina, Fiat, Generali, Pirelli, Ligresti et al.): Il Corriere della Sera, La Gazzetta dello Sport, City, radio locali, quotidiani locali, 8 settimanali, 15 mensili, El Mundo, Agenzie Stampa, 6 case editrici. Cir (De Benedetti): La Repubblica, L’Espresso, Radio Deejay, Radio Capital, radio M2O, 1 bimestrale, 2 trimestrali, 2 mensili, quotidiani locali, Kataweb, la pubbicitaria Manzoni spa. Gruppo Caltagirone: Il Messaggero, Il Mattino, Leggo, quotidiani locali. Gruppo Fiat: La Stampa, Publikompass (pubblicità). Confindustria: Il Sole 24 Ore, Radio 24, 24ore tv, agenzia Radiocor, periodici finanziari. Poligrafici Editoriale (Monti Riffeser): Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno, Gamma Radio 1 e 2. 24 La stampa: le grandi testate dei quotidiani anno di nascita Il Corriere della Sera La Stampa Il Messaggero La Nazione Il Resto del Carlino La Repubblica Il Giornale 1876 1895 1878 1859 1885 1976 1978 La Gazzetta dello Sport 1896 25 Audipress 2010 - Quotidiani locali: le performance migliori Posizionamento Testate: TOP 15 Lettori Giorno Medio (valori in migliaia) 2008.1 (Aut07+Pri08) 2010.1 (Aut09+Pri2010) D% 2010.1 vs 2008.1 Adulti Adulti D% Adulti E-POLIS 993 1.445 45,5% LA NUOVA VENEZIA 91 130 42,9% GAZZETTA DI MODENA 114 152 33,3% IL CENTRO 307 409 33,2% NUOVO QUOTIDIANO PUGLIA 251 332 32,3% PROVINCIA PAVESE 150 195 30,0% L'UNIONE SARDA 398 495 24,4% IL GIORNO 331 404 22,1% CORRIERE UMBRIA 345 421 22,0% GAZZETTA DI MANTOVA 179 218 21,8% GIORNALE DI VICENZA 282 331 17,4% IL GIORNALE 654 767 17,3% 1.449 1.693 16,8% 149 171 14,8% LA STAMPA LA TRIBUNA DI TREVISO 26 26 Audipress 2010 La Repubblica si conferma primo quotidiano di informazione in Italia con 3,2 milioni di lettori (+4,6%) 3.209.000 lettori nel Giorno Medio +11,8% vs Corriere (2.870.000) 27 27 Il parallelismo politico della stampa italiana È legato alle origini storiche, letterarie e politiche, che ne hanno cristallizzato le funzioni educativa e di propaganda Si traduce in un giornalismo caratterizzato da Prevalenza dei temi politici (political issues più che policy issues) Editoria di partito Testate e giornalisti schierati Editoria impura, fatta da imprenditori che hanno altri interessi 28 Le origini della scarsa autonomia Matrici letterarie e politiche dei fondatori del giornalismo Funzione educativa e di propaganda assunta dai giornali nel Risorgimento Eredità del ventennio fascista, che aveva fatto della negazione della libertà d’informazione un tratto costitutivo Assenza di rotture radicali con un passato di ossequio al potere politico Debolezza del sistema industriale dei media e subalternità al sistema politico per ragioni di sussistenza Scarsa abitudine dei cittadini alla lettura Mancata differenziazione tra stampa di qualità e stampa popolare 29 Il panorama della stampa dopo la Liberazione - Al Nord: competizione tra «Corriere» (Milano) e «Stampa» (Torino) - Al Centro: «Il Messaggero» e «Il Tempo» - Quotidiani interregionali e regionali: «Il Secolo XIX» a Genova, il « Carlino» a Bologna e «La Nazione» a Firenze - Fogli di partito: l’«Unità» (Pci) - Il successo dei settimanali: la stampa popolare «L’Europeo», «Oggi», «Tempo» e «La Domenica del Corriere» 30 Gli anni Ottanta La prima legge di sistema (n.416 del 1981), “Disciplina delle imprese editrici e provvidenze per l’editoria”, viene varata dopo anni di aspre battaglie sindacali e politiche e grazie ad un’accresciuta domanda d’informazione nel paese: fissa limiti antitrust nel settore della stampa e regolamenta i contributi pubblici alle imprese editoriali Con quel denaro le imprese attuano il risanamento e introducono le tecnologie elettroniche in redazione, mentre prende le mosse un sistema razionale di raccolta pubblicitaria e gi introiti aumentano Nascono sinergie che ottimizzano i costi, collegando tra loro i piccoli giornali e iniziando processi di differenziazione produttiva Il panorama della stampa italiana si ridefinisce in senso industriale e di mercato Iniziano fenomeni di popolarizzazione 31 Un triste declino I quotidiani hanno visto un declino lento, ma continuo. La loro diffusione complessiva è diminuita del 5% rispetto al 1993 e del 15% rispetto ai livelli che avevano raggiunto negli anni ’80 N. Copie diffuse (in migliaia) 32 Il numero di lettori (Audipress 2011) La Gazzetta dello Sport 4.320.000 La Repubblica 3.290.000 Il Corriere della Sera 2.970.000 La Stampa 2.090.000 Il Messaggero 1.410.000 Corriere dello Sport 1.405.000 Il Resto del Carlino 1.240.000 Il Sole 24 Ore 1.140.000 Tuttosport La Nazione Il Mattino Il Giornale La Gazzetta del Mezzogiorno 930.000 860.000 840.000 770.000 740.000 33 34 Chi legge i giornali E’ mediamente istruito/a, non giovanissimo/a Pone attenzione su titoli, sommari e occhiello Preferisce articoli non troppo lunghi Cerca notizie fresche, informazioni di servizio e spiegazioni deriva dei “consigli” su questioni di scienza e medicina Apprezza la parola scritta: pensata, rileggibile, conservabile Ha la garanzia di un mezzo collaudato e trasparente 35 Un confronto Quotidiani copie per 1000 abitanti 36 37 I periodici 38 Audipress 2010: L’espresso L’espresso cresce (+6,7%) e si avvicina sempre più a Panorama (+2,4%) 2.571.000 lettori settimana -11% vs Panorama (2.889.000) 39 39 La galassia Mediaset 40 Le dimensioni delle imprese (2003) RAI Mediaset RCS Mondadori Mediagroup 2.786 3.011 2.169 1.538 Abbonamenti 51,4% o vendite 4,6% 71,5% 76,6% Pubblicità 38,4% 95,4% 28,5% 23,4% Dipendenti 11.447 5.633 5.580 4.791 di cui giornalisti 14,6% 7,3% 25,5% 9,5% Utile 83 milioni 370 milioni 46 milioni 82 milioni Fatturato (milioni di euro) 41 La radiofonia L’interesse per le nuove tecnologie della radiocomunicazione aveva avuto sia negli Stati Uniti che in Europa un grande impulso durante la prima guerra mondiale 1920: nasce la RCA, Radio Corporation of America, che accanto ai servizi di telegrafia transoceanica inizia ad offrire il primo network radiofonico (in seguito anche televisivo), la NBC. La radio ottiene subito un grandissimo successo In Gran Bretagna è lo Stato che, assorbendo alcune aziende private, costituisce la radio come servizio pubblico: è la BBC 1922: in Francia e in Germania si sviluppano parallelamente un settore radiofonico pubblico e numerose radio private 42 Sistemi di organizzazione del broadcasting Privato Servizio radiotelevisivo sotto il controllo di imprese private (networks) per le quali il medium è un veicolo pubblicitario al servizio dell’industria dei consumi Gran Bretagna (1920) Francia (1921) Germania (1923) Italia (1924) USA (1920) Pubblico Servizio radiotelevisivo sotto il controllo dello Stato, o di una società che opera per suo conto 43 La storia della radio in Italia 1910: la legge riserva al governo lo stabilimento e l’esercizio degli impianti radiofonici 1923: il governo Mussolini stabilisce la facoltà per lo Stato di accordare il servizio radiofonico in concessione 1924: prima convenzione e avvento della radiodiffusione in Italia, con il primo programma trasmesso a Roma dall’URI 1926: Mussolini capisce il grande potere della radio, e installa apparecchi in tutti i luoghi pubblici 1926: si autorizza la raccolta pubblicitaria 1927: la concessione viene affidata per 25 anni all’EIAR 1929: primo giornale radio 1930: la rete di diffusione aumenta, soprattutto al Nord, ma è ostacolata dagli alti costi 1935: l’EIAR emette i primi giornali radio 1937: la Radio Balilla costa 430 lire 1944: in seguito alla caduta del fascismo, la Rai diventa Radio Audizioni Italia (RAI) Nel corso della II guerra mondiale la radio diventa un vero e proprio medium di massa 1969: nascono le radio libere. Anche la RAI moltiplica i canali 44 L’evoluzione degli apparecchi 1906…: Apparecchi ingombranti e pesanti (trasportabili solo dalle navi) I Guerra Mondiale: Apparecchi leggeri e trasportabili (radiotelefoni) Anni ‘20: - Apparecchi a cristallo di “galena” (circuiti semplici, costi bassi) - Apparecchi di “lusso”, mobili da salotto con fili, cuffia e altoparlante (“aerei” sui terrazzi per ricezione) (alto costo apparecchio+canone+tasse) Anni ‘30...: - “Coribande” (piccolo apparecchio trasportabile nelle diverse stanze della casa) - “Radiorurale” (apparecchio per le scuole) - “Radiobalilla” (apparecchio popolare, accessibile a tutti) Anni ‘60-‘70...: Il “transistor” (apparecchio portatile) e la cuffia 45 Music box, scatola sonora … La radio è il primo strumento di comunicazione che non ha bisogno di alcun tipo di supporto materiale “Ad oltre un secolo dalla sua nascita la radio mostra una sorprendente vitalità e una versatile capacità di cambiare più volte la sua pelle, cogliendo al volo i mutamenti della società” 46 L’audience della radio Ascolti medi giornalieri (in migliaia) Pubblica Rai Radiouno Rai Radiodue Rai Radiotre 7.128 4.794 2.099 Private Radio Deeiay R.D.S. RTL 102.5 Radio Italia Radio 105 Radio MonteCarlo Radio Capital Radio Maria Radio 24 5.494 4.367 4.195 3.639 3.399 2.198 1.957 1.660 1.467 47 La radio e il suo ascolto Quanti ascoltano in una settimana 2006 45.461.000 86,6% 1996 41.438.000 82,1% 1988 38.849.000 77,4% % penetrazione, Dati Audiradio 48 La radio e il suo ascolto Radio nazionali e locali per Regione 1996 2006 MEDIA ITALIA 69,1 MEDIA ITALIA 72,4 Trentino Friuli Lombardia Veneto Lazio Umbria Liguria Emilia Romagna Piemonte Valle d'Aosta Puglia Sardegna Molise Campania Abruzzi Marche Toscana Basilicata Calabria Sicilia 76,8 73,1 72,1 71,8 71,8 69,5 68,7 68,6 68,5 68,1 68,1 67,2 67,2 67,1 66,7 66,6 65,9 65,1 65,1 Friuli Trentino Valle d'Aosta Veneto Lombardia Lazio Sardegna Piemonte Umbria Emilia Romagna Abruzzo Sicilia Basilicata Campania Toscana Calabria Molise Puglia Marche Liguria 77,9 77,8 77,5 75,9 75,3 74,6 72,5 72,2 71,6 71,5 70,8 70,7 70,6 70,4 70,3 69,9 69,8 68,9 68,1 67,6 % penetrazione per Regione, Dati Audiradio 49 La radio e il suo ascolto Ascolto fuori casa nel giorno medio: penetrazione sul totale 2001 41,4% 2002 43,2% 2003 43,9% 2004 45,5% 2005 47,5% 2006 49,8% Fonte: Dati Audiradio 50 Il binomio radio - news La radio non è più da anni la “sorella povera” o “cieca” della tv, ma ha acquisito un ruolo importante presso un largo pubblico, tra cui è rilevante la quota giovanile: lo testimonia tra l’altro la crescita degli investimenti pubblicitari Il suo specifico è un’informazione • essenziale, asciutta, breve • chiara e precisa • rapida e tempestiva, immediata • “amichevole”, colloquiale, non invadente La radio sta ora affrontando anche la sfida del digitale, con notevoli attributi di interattività e di convergenza 51 Il giornalismo radiofonico Nelle radio di palinsesto si distinguono • Il notiziario • Il notiziario spot (meno di tre minuti) • L’informazione di servizio • L’inchiesta • L’approfondimento in rubriche • L’approfondimento in contenitori • La radiocronaca • Filo diretto 52 Nelle radio di flusso (oggi leader degli ascolti) il ruolo dell’attualità si è contratto e la tipologia dell’informazione dipende dal formato della radio: • nei formati musicali si prevedono notiziari di meno di due minuti (soft news e informazione di servizio) • quando il formato è talk and news, accanto ai notiziari generali appaiono notiziari specializzati e rubriche tematiche Esistono anche radio all news, interamente dedicate alle notizie: possono essere • monotematiche (quasi sempre politiche) • generaliste • di nicchia 53 Un esempio: RadioRai 54 Gli ascolti delle radio 55 La televisione Ha improntato di sé il XX secolo più di ogni altro mezzo La scoperta della tecnica risale al 1923, in Francia la prima trasmissione è del 1935, negli Usa nel 1948 c’erano già più di 100 stazioni La britannica BBC è la prima al mondo (1936) a darsi una regolare cadenza quotidiana di programmazione In Italia le trasmissioni iniziano nel gennaio 1954 (17,30/23,00): 88.118 erano allora gli abbonati, che oggi toccano il 95% delle famiglie 56 Splendore e trasparenza della Tv Tv come industria culturale: dimensione istituzionale e tecnologica Tv come testo: dimensione simbolica Tv come medium: dimensione sociale 57 La televisione come servizio pubblico La legislazione italiana privilegia il carattere di servizio di rilevanza pubblica delle comunicazioni radiotelevisive, riconoscendo loro carattere di interesse e utilità generale Tale indicazione si concreta nell’intervento dello Stato come: proprietario regolatore finanziatore L’accezione di servizio pubblico può significare: agenzia educativa sede e garanzia di pluralismo garanzia del diritto alla libertà di espressione e di informazione sancito dalla Costituzione 58 La missione del servizio pubblico Palinsesto equilibrato tra cultura, informazione, spettacolo Organismo indipendente e dal governo e dal mercato Servizio universale sia per territorio che per contenuti che per destinatari Informazione accurata, equilibrata e pluralistica Divulgazione culturale e rappresentazione delle molteplici identità culturali del Paese Capacità di formazione e di socializzazione delle nuove generazioni Sperimentazione di nuovi linguaggi e innovazione nei programmi 59 Confronto sul canone tv in Europa 2008 60 Canone e pubblicità in 5 paesi europei Italia Regno Unito Germania Francia Spagna Canone 59% Pubblicità 41% Canone 95% Pubblicità 5% Canone 80% Pubblicità 20% Canone 45% Pubblicità 55% Canone 18% Pubblicità 72% 61 Il “caso italiano” La televisione pubblica con due forme di finanziamento pubblicità canone La televisione commerciale con due forme di finanziamento pubblicità oneri concessori minimi 62 L’ informazione televisiva e il parallelismo politico I newsmedia in Italia sono strettamente legati al sistema politico, non hanno rivendicato una reale autonomia rispetto al potere politico e non hanno svolto quasi mai una funzione di vigilanza sulle istituzioni In relazione alle televisioni ciò appare tanto più rilevante in quanto i telegiornali sono la fonte informativa più diffusa nel Paese, costituendo il principale strumento di conoscenza del mondo per la maggior parte della popolazione Rai e Mediaset, ma anche le televisioni locali, sono aziende in cui gli interessi politici degli editori di riferimento prevalgono sul giudizio indipendente dei giornalisti 63 Parallelismo politico 64 La preistoria della televisione 1929, Milano: si fanno i primi esperimenti di trasmissione a distanza dell’immagine 1935, Parigi: si collauda il trasmettitore sulla Tour Eiffel 1936, Londra: nasce la BBC 1939, New York: nascono la CBS e la NBC 1939, Milano: si registra il primo programma sperimentale Roma: si installa il trasmettitore di Monte Mario 1949, Torino: entra in funzione il trasmettitore televisivo e si costruisce il primo studio di ripresa 1952: una convenzione tra lo Stato e la Rai concede a quest’ultima in esclusiva i servizi di raudioaudizioni circolari e di telediffusione su filo. 1952: entrano in funzione il trasmettitore e il Centro di produzione di Milano 1953: si fanno le prove di una settimana-tipo 65 Il primo palinsesto Domenica 3 gennaio 1954 Programmazione Ore 11.00: Cerimonia di inaugurazione Ore 14.30: Arrivi e partenze (con Armando Pizzo e Mike Buongiorno, regia di Antonello Falqui) Ore 14.45: Cortometraggio Ore 15.00: Orchestra delle quindici (musica leggera, presenta Febo Conti, regia Eros Macchi) 0re 15.45: Pomeriggio sportivo (ripresa in diretta di un avvenimento) Ore 17.45: Le miserie del signor Travet (film di Marco Soldati) Ore 19.00: Le Avventure dell’arte: Giambattista Tiepolo, a cura di Antonio Morassi Ore 20.45: Telegiornale Ore 21.15: Teleclub (curiosità culturali e varie presentate da <<note personalità>>) Ore 21.15: L’Osteria della Posta di Carlo Goldoni (in diretta) Ore 21.15: Settenote (Virgilio Rientro presenta musica leggera) Ore 23.15: La Domenica Sportiva: risultati, cronache filmate e commenti sui principali avvenimenti della giornata 66 La tv com’era - il codice Guala (1954) “Non è consentita la rappresentazione di scene e vicende che possano turbare la pace sociale o l’ordine pubblico. L’incitamento all’odio di classe e la sua esaltazione sono proibiti. Sabotaggi, attentati alla pubblica incolumità, conflitti con le forze di polizia, disordini pubblici possono essere rappresentati con somma cautela e sempre in modo che ne risalti ben chiara la condanna. Dovranno essere escluse le opere di qualsiasi genere che portino discredito o insidia all’istituto della famiglia, risultino truci o ripugnanti, irridano alla legge, siano contrarie al sentimento nazionale. Quanto alla famiglia, deve aversi particolare riguardo per la santità del vincolo matrimoniale e per il rispetto delle istituzioni, e pertanto: il divorzio può essere rappresentato solo quando la trama lo renda indispensabile e l’azione si svolga ove questo sia permesso dalle leggi; le vicende che derivano dall’adulterio e con esso s’intrecciano non devono indurre in antipatia il vincolo matrimoniale; attenta cura deve essere posta nella rappresentazione dei fatti o episodi in cui appaiono figli illegittimi" 67 Una storia globale Nel corso degli anni Ottanta guardare la televisione diventa, in tutte le società urbanizzate, la prevalente attività domestica e la seconda, in assoluto, dopo il lavoro A fine decennio si contano nel mondo un miliardo di apparecchi televisivi: il 32% in Europa, il 32% in Asia, il 20% nell’America del Nord, l’8% nell’America del Sud, il 4% in Medio Oriente e l’1% in Africa Il messaggio televisivo si cala in contesti specifici diversi tra loro e viene elaborato dalle persone con un certo grado di autonomia: esso, tuttavia, costituisce la base materiale del processo di comunicazione collettiva, la fonte principale di riferimento, il bagaglio simbolico e analogico più diffuso Parallelamente, però, i prodotti delle nuove tecnologie ampliano lo spettro delle possibilità e delle scelte individuali 68 Una storia sociale La tv fu familiare perché esplicitamente destinata alle famiglie, ma anche perché fin dall’inizio si dimostrò facilmente integrabile nel contesto quotidiano, a far da ponte tra questo e il mondo esterno Questa situazione di equilibrio tra spazio privato e sfera pubblica, caratteristica della prima fase di sviluppo del mezzo, si andò modificando nella fase della sua piena maturità, sotto la spinta di grandi trasformazioni La storia della televisione - come quella della radio - è stata strettamente legata ad una vicenda importante nella cultura del Novecento: il trasferimento della comunicazione e dell’intrattenimento all’interno dell’ambito domestico 69 Educare Educare è una delle finalità che la televisione pubblica si propone fin dalla nascita, assumendola come proprio mandato in funzione complementare rispetto alla scuola, sul fortunato modello della britannica BBC La tendenza dominante fa coincidere l’educazione con la divulgazione, relativa a diversi campi del sapere, dalla letteratura alle scienze L’illustrazione dei programmi di divulgazione scientifica assume forme specifiche: le parole dell’esperto, ospitato nelle trasmissioni la vera e propria lezione, sul modello scolastico (“Telescuola”) il documentario o il filmato, inseriti nei programmi rubriche o programmi ad hoc, con la presenza in studio di un conduttore (es. Piero Angela) 70 Fare storia Ogni televisione pubblica d’Europa possiede un archivio (per la Rai, le “Teche”) che contiene tutti i materiali utili a ricostruire la storia del paese attraverso le parole e le immagini che l’hanno narrata L’archivio televisivo diventa uno degli strumenti più importanti per ricostruire le vicende della storia recente e per cogliere i tratti di un’identità nazionale In tv la storia tende a diventare di largo consumo: una storia rassicurante attraverso cui identificarsi con facilità Molto spesso essa viene letta attraverso il racconto di storie private proposte come esemplari, o inserite sullo sfondo di grandi eventi collettivi. Talvolta essa viene declinata in trasmissioni specializzate, a intento culturale e divulgativo 71 L’evento mediale E’ la messa in onda di un fatto o di una serie di fatti giudicati importanti, memorabili o addirittura “storici” dai responsabili delle reti e da un pubblico molto vasto Gli eventi mediali rompono la normale routine della programmazione e vengono vissuti dalle persone che li seguono in tv come cerimonie cruciali, o perché mettono in gioco valori fondamentali o perché sono considerati “appassionanti” e “irrinunciabili” Oltre ad avere caratteristiche precise di messa in scena, l’evento mediale è importante perché interrompe il normale flusso di attività sociali della comunità, offrendole una forma nuova di ritualità condivisa 72 Le fasi della tv italiana 1. 2. 3. 4. 5. Palinsesto pedagogizzante: il monocolore democristiano Lottizzazione: la spartizione tra i partiti Sistema misto: complementari o competitivi? Duopolio: la gara sullo stesso terreno Moltiplicazione dei canali 73 Evoluzione del sistema televisivo 74 Un processo di legittimazione Da genere culturale “basso”, tollerato per la sua gestione pubblica e per il suo largo seguito popolare, ma circondato di un alone di volgarità, non amato da buona parte degli intellettuali e della classe dirigente, la televisione diventa industria culturale mainstream, principale luogo dei gusti e delle mode culturali di massa, sede privilegiata dell’intrattenimento, agenzia informativa per l’intero paese e arena politica per eccellenza 75 Informazione e potere: l’anomalia italiana Un settore non concorrenziale, dominato da un’azienda pubblica gestita dalla politica e da un’impresa privata di proprietà del capo del governo Tra le cause: il vuoto legislativo e il ricorso a leggi che intervengono a posteriori per sanare lo stato dei fatti 76 Parlamento europeo – Risoluzione sui rischi di violazione, nell'UE e particolarmente in Italia, della libertà di espressione e di informazione (2003/2237(INI) del 24 aprile 2004) Il PE rileva che in Italia - il tasso di concentrazione del mercato televisivo in Italia è oggi il più elevato d'Europa - il gruppo Mediaset (che controlla RTI e Publitalia ’80) nel 2001 ha ottenuto i 2/3 delle risorse pubblicitarie televisive complessive - il Presidente del Consiglio non ha risolto il suo conflitto di interessi, bensì ha incrementato la sua quota di controllo societario di Mediaset - esistono ripetute e documentate ingerenze, pressioni e censure governative nell'organigramma e nella programmazione del servizio televisivo pubblico Rai - il sistema italiano presenta un'anomalia dovuta a una combinazione unica di poteri economico, politico e mediatico nelle mani di un solo uomo - da decenni il sistema radiotelevisivo opera in una situazione di assenza di legalità, accertata ripetutamente dalla Corte costituzionale 77 Analogamente si sono espresse: European Commission for Democracy through Law (Venice Commission) nella sua 63esima sessione plenaria (Venezia 10-11 giugno 2005) Reporters Without Borders (aprile 2003) European Federation of Journalists – Mission to Italy (6-8 novembre 2003) and Annual Report 2003 for Italy EU Network of Indipendent Experts in Fundamental Rights – Report 2004 Più recentemente anche l’OCSE, nel rapporto Going for Growth (marzo 2011), ha sottolineato che il livello di concorrenza nel sistema radiotelevisivo italiano, nonostante la transizione alla tecnologia digitale e la conseguente moltiplicazione delle risorse frequenziali, resta ancora insufficiente, perché il sistema è dominato da una società statale e da una società privata in posizione dominante 78 La storia dell’informazione televisiva La tv degli anni ‘50 offre un’informazione ingessata, asettica e “radiofonica”: sembrano bollettini, più che telegiornali Solo la tv pubblica può trasmettere via etere sul territorio nazionale, per concessione delle frequenze hertziane (che sono in numero limitato) da parte dello Stato che ne è il proprietario 1961: con l’avvento del centro-sinistra nasce il secondo canale RAI 1972: scade la concessione ventennale della RAI, mentre l’opinione pubblica preme perché venga promulgata una legge di riforma globale del settore radiotelevisivo, che lo adegui alle mutate esigenze della società italiana Dopo la riforma del 1975 i notiziari si fanno più laici, più aperti all’approfondimento e al dibattito. La lottizzazione rimane però il modello, mentre il nuovo Tg 3 introduce nelle case degli italiani anche il punto di vista dell’opposizione Intanto nascono le tv private, che si moltiplicano in tutta Italia (arrivando a più di 600). Si parla di “privatizzazione selvaggia dell’etere” I primi esperimenti di tg privati sono degli anni ‘80 (ad esempio, Tmc News) Dal 1990 tutte le emittenti sono obbligate a trasmettere notiziari. Nel 1992 nasce Tg 5 79 La legge 103 del 1975: “Nuove norme in materia di diffusione radiofonica e televisiva” La diffusione di programmi (…) costituisce, ai sensi dell'articolo 43 della Costituzione, un servizio pubblico essenziale ed a carattere di preminente interesse generale in quanto volto ad ampliare la partecipazione dei cittadini e concorrere allo sviluppo sociale e culturale del paese in conformità ai principi sanciti dalla Costituzione. Il servizio e' pertanto riservato allo Stato. (Art. 1) È vietata ogni interconnessione per trasmissione contemporanea con altre reti, anche estere (Art. 30) Il controllo della RAI passa dal Governo al Parlamento (Il Parlamento nomina la Commissione Parlamentare di Vigilanza, che a sua volta nomina il Consiglio d’Amministrazione) 80 La sentenza 202 della Corte Costituzionale (1976) Dichiara illegittimi alcuni articoli della legge del 1975 Conferma il monopolio pubblico in ambito nazionale ma … ammette che sia possibile ai privati trasmettere in ambito locale 81 Decreto Craxi (6 dicembre 1984, n. 807 - Disposizioni urgenti in materia di trasmissioni radiotelevisive) Il gruppo televisivo di Fininvest viene fondato a Milano il 7 settembre 1978 dall’imprenditore edile Silvio Berlusconi, con l'inaugurazione del canale tv locale via etere Telemilano (per il quartiere Milano2) 1981: mentre la Fininvest di Berlusconi ha comprato i diritti televisivi per il “Mundialito” di calcio (per la prima volta la nazionale appare su una tv privata), la Corte Costituzionale (sentenza 148) ribadisce il divieto di trasmettere a livello nazionale, e rileva “la permanente inerzia del legislatore”. L’Italia diventa un “caso” agli occhi dell’opinione pubblica mondiale Dopo l’oscuramento attuato da alcune Preture, il 18 Ottobre 1984 il Consiglio dei Ministri emana un decreto legge che dispone la riapertura immediata delle televisioni di Silvio Berlusconi, nonostante esse trasmettano in ambito nazionale Il 28 novembre il decreto viene respinto dalla Camera perché incostituzionale Il Governo il 6 dicembre ripresenta lo stesso decreto che, dopo la minaccia di crisi, viene approvato. I ministri della sinistra dc si dimettono in segno di protesta 82 83 Legge Mammì (1990) 1985: il governo Craxi reitera il decreto, che poi viene convertito in legge in Parlamento con i voti determinanti del Msi. La legge prevede un termine provvisorio per la distribuzione delle frequenze, ma il regime transitorio viene continuamente prorogato 1988: esce un’altra sentenza della Corte Costituzionale, che ribadisce i concetti già espressi nelle sentenze precedenti e impone di metter fine al regime transitorio 1990: Dopo sei anni di vuoto legislativo viene varata la legge Mammì. Essa Fotografa la situazione esistente Concede più poteri al Presidente del Consiglio d’Amministrazione della RAI Rende possibile la diretta per le tv private Vieta a chi possiede televisioni di possedere testate quotidiane (Berlusconi deve vendere “Il Giornale”) 84 Alcune tappe successive Sentenza della Corte Costituzionale n.420 del 7 Dicembre 1994: stabilisce l’incostituzionalità dell’art. 15 della legge Mammì e di fatto vieta che un solo soggetto possieda 3 reti tv su un totale pianificato di 13 Legge Maccanico (1997) Nessuno può essere titolare di un numero di concessioni pubbliche che consenta di irradiare più del 20% delle reti televisive stabilite dal piano delle frequenze (11 sono le frequenze nazionali: dunque non è consentito possedere più di 2 reti nazionali) C’è un tetto massimo alla raccolta di risorse economiche nel settore audiovisivo da parte di un unico soggetto Gara per l'attribuzione delle concessioni televisive del 27 luglio 1999 Oltre alle 3 reti Rai risultano vincitrici delle concessioni altre 8 reti private. Rete 4 perde la gara, che viene vinta da Europa 7 85 Deliberazione del 7 agosto 2001 dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (istituita dalla legge Maccanico) indica il 31 Gennaio 2003 come termine ultimo per il passaggio di Rete 4 sul satellite Sentenza della Corte Costituzionale n. 466 del 20 novembre 2002 Fissa al 31 dicembre 2003 il termine improrogabile entro il quale Rete 4, in abuso di posizione dominante, deve essere trasferita sul satellite 86 Legge Gasparri (3 maggio 2004, n.112) “Norme di principio in materia di assetto del sistema radiotelevisivo e della RAI-Radiotelevisione italiana S.p.a., nonché delega al governo per l'emanazione del testo unico della radiotelevisione” Istituisce il S.I.C., “Sistema integrato delle comunicazioni” I soggetti tenuti all’iscrizione nel registro degli operatori di comunicazione non possono né direttamente, né attraverso soggetti controllati o collegati conseguire ricavi superiori al 20 per cento delle risorse complessive del settore “integrato” delle comunicazioni (da definirsi) La Legge Gasparri venne contestata nel luglio 2007 dall'Unione Europea, che avviò una procedura d'infrazione e sollecitò il governo italiano a modificarla in più punti; difatti secondo la Corte di Giustizia dell'Unione, il regime italiano di assegnazione delle frequenze per le attività di trasmissione radiotelevisiva venne decretato contrario al diritto comunitario 87 Le origini del giornalismo televisivo L’informazione è uno dei generi fondativi della tv italiana, presente fin dalle origini (sperimentale dal 1952, regolare dal 1954) E’ il genere in cui il rapporto con la politica è più delicato; la televisione pubblica nasce all’insegna di un legame molto stretto con la classe politica e in particolare con il governo, unico referente della RAI fino alla riforma del 1975, che sposta in parte questo asse verso il Parlamento Calabrese e Volli (I telegiornali, 1995) individuano significative innovazioni di prodotto fin dagli anni ‘60, con le “Tribune politiche”, con i rotocalchi (ad es. “Tv 7”), con l’introduzione di edizioni diverse dei tg e con la nascita del secondo canale 88 I telegiornali della Rai 1954. Il primo telegiornale, trasmesso in maniera regolare alle 20,30, è un ibrido che trae origine da tre forme culturali preesistenti: il quotidiano a stampa, il cinegiornale Luce e il giornale radio, da cui riprende le principali caratteristiche Nel 1961 nasce una nuova testata, il tg2, parzialmente concorrenziale alla prima e più originale Alla fine degli anni ‘70 approdano sul terzo canale l’informazione regionale e tg3, che si caratterizza per una maggiore attenzione ai temi sociali Progressivamente l’importanza dei Tg cresce ed essi elaborano uno specifico televisivo, diventando punti di riferimento della vita politica del Paese, ma non si affrancano dalla dipendenza dei rispettivi partiti di riferimento 89 I telegiornali commerciali Quando - negli anni ’90 - vengono alla luce i tg di Fininvest (tg4, tg5 e StudioAperto) e la concorrenza tra le reti e tra le testate diventa fortissima, diventa cruciale la figura del giornalista - conduttore, che assume spesso tratti divistici Si ridefinisce anche lo statuto della notizia, verso una maggiore narrativizzazione e con una sterzata decisa verso la spettacolarizzazione e l’intrattenimento 90 Il palinsesto E’ il prospetto delle trasmissioni programmate da una rete per un certo periodo (un giorno, una settimana, un mese…). Contiene titoli, caratteristiche, durate e orari dei programmi 1954-1960: 17,30-19,30; 20,30-23. La logica dominante è quella dell’appuntamento settimanale 1968: si aggiunge la “meridiana”, dalle 12,30 alle 14 Per i più piccoli le trasmissioni pomeridiane anticipano alle 17 1973: nasce la fascia del “preserale”, 18-20,30 A partire dagli anni ‘80, sotto la spinta della concorrenza, il palinsesto si allarga all’intera giornata, nella logica della tv di flusso 91 La programmazione RAI: 1976, 5.951 ore annue 1978, 6.820 1980: 9.225 1983: 12.225 1986: 14.500 1987: 15.900 Interruzioni pubblicitarie, 1989: RAI 62.058, Fininvest 456.449 92 93 I sottogeneri dell’informazione nella televisione generalista Le news (notiziari-telegiornali) Le inchieste (e i reportages) Le rubriche (rotocalchi, magazines) Le telecronache di eventi importanti Le rassegne stampa Le tribune politiche e elettorali Anche il talk-show o la trasmissione-contenitore possono assumere un ruolo informativo. 94 Le novità degli anni ‘80 gli sviluppi della tecnologia (telecomando e zapping, videoregistratore) l’aumento degli apparecchi domestici e la loro diversificazione e polifunzionalità la moltiplicazione dei canali lo sviluppo esplosivo della pubblicità e i mutamenti nel sistema di raccolta l’aumento dei tempi di trasmissione, fino alla copertura totale la concorrenza delle reti tra loro, e della Rai con la Fininvest ( la “guerra dei palinsesti”) la conseguente evoluzione del concetto stesso di servizio pubblico 95 I generi E’ l’epoca dei telefilm americani (Charlie’s Angels , 1979), approdano le soap operas (Dallas, 1981), esplode la comicità italiana sul piccolo schermo (Drive in, 1983), nascono la tv/verità, la tv di servizio (Chi l’ha visto, 1989) e i programmi spia (Blob, 1989) 96 Le conseguenze Sotto i colpi del conflitto tra Rai e Fininvest cade in frantumi l’approccio illuministico e pedagogizzante che aveva caratterizzato l’affermazione del servizio pubblico (e buona parte dell’ideologia professionale della carta stampata) La nuova idea del “mercato televisivo” elimina ogni valutazione “istituzionale” della funzione del medium, e fa emergere la centralità delle concessionarie di pubblicità in un settore così delicato dell’industria culturale Attorno alla televisione si combattono battaglie politicamente ed economicamente decisive Muta tutto il quadro di riferimento, sia nei linguaggi e nei contenuti che nei rapporti con il mondo politico che nei rapporti con il pubblico Nulla più “esiste” se non transita in televisione 97 La neo tv (definizione di U.Eco, 1983) LA PALEO TV Vuol trasmettere contenuti tempo misurato, spezzato ritmo posato programmi scanditi (tv di palinsesto) separazione dei generi pubblicità esterna, tollerata purché non interferisca coi programmi (Carosello) evento rituale (il tempo tv è “eccezionale”) LA NEO TV Vuol costruire rapporti tempo indefinito, continuo ritmo sincopato programmi a incastro (tv di flusso) commistione dei generi pubblicità interna e ubiqua, muove e costituisce i programmi da protagonista pratica quotidiana (tempo tv e tempo sociale e vissuto coincidono) 98 Il linguaggio PALEO TV debitore rispetto ad altri mezzi (teatro, ecc.) produzione per lo più italiana aulico e letterario rigidamente scandito nei generi ispirato a valori tradizionali, etici e politici NEO TV specifico (con l’acquisto all’estero di nuovi formati) seriale e ripetitivo popolare, colloquiale autoreferenziale a forte coloritura emotiva prevede un accorpamento dei generi ispirato ai valori del consumo e allo show business (apparente trasgressività) 99 Il pubblico PALEO TV NEO TV suddito o cittadino comunità, famiglia destinatario di educazione distante, diverso assiste accetta l’autorità della tv consumatore individuo compagno di svago vicino, intimo, complice coopera (evocato, o partecipante, o plaudente) presta una fiducia negoziata 100 Nuovi generi: l’ infotainment A partire dagli anni ’80 i formati e i linguaggi dell’intera informazione televisiva vengono profondamente modificati dalle logiche commerciali introdotte dalle tv private Anche l’informazione della Rai tende a spettacolarizzarsi, mentre i “generi” della “vecchia” tv si intrecciano in nuovi “metageneri” (il contenitore, il talk-show), che ibridano attualità e intrattenimento Nei telegiornali aumenta il peso delle soft news, diminuiscono la politica interna e quella estera la cronaca nera si dilata, e le notizie evolvono sempre più in storie, meglio se tragiche o patetiche la politica si personalizza e si drammatizza al giornalista si richiedono doti di simpatia e di appeal 101 Il programma contenitore Il contenitore è la forma con cui la neotelevisione comincia a fare i conti con un intrattenimento non più relegato alle ore serali del sabato ma dilatato ai ritmi del weekend e poi delle intere mattinate televisive La cifra della trasmissione non è data dai singoli contenuti, ma dalla capacità di proporre una selezione credibile di tutti i generi televisivi, dallo sport al telefilm, dai giochi all’informazione, in una miscela gradevole Un conduttore personalizza lo spazio, organizza la composizione dei frammenti, è garante del programma verso il pubblico 102 Il talk show E’ il prodotto tipico della neotelevisione: un neogenere che mescola generi prima separati, e in cui il conduttore (che spesso è un giornalista e diventa un divo) fa da cerimoniere Ha natura dialogica e coloritura affettiva, da salotto confidenziale e domestico, in cui si attinge al “sapere comune” del pubblico E’ economico, espressivo, influente E’ assurto a ruolo politico, nuova palestra della sfera pubblica, perché è diventato luogo di produzione delle notizie concorre alla formazione delle opinioni chiama in causa le istituzioni mobilita il pubblico inventa i personaggi 103 Il rapporto con la realtà Nella neotelevisione la realtà mostrata è provocata, costruita e preordinata in un format, in una struttura narrativa standardizzata e di facile memorizzazione Nasce il reality show; nasce la “tv verità” (per lo più sono format importati dall’estero), con una grande proliferazione di programmi: in ambedue i confini tra la cronaca e la fiction si frantumano Oltre che personaggi e azioni, la tv esibisce se stessa L’equilibrio e l’ambiguità tra recita e realtà diventano la regola La distinzione tra giornalismo e intrattenimento si perde Il pubblico assume consapevolmente lo sguardo e la curiosità del voyeur Si pende sempre più verso la morbosità 104 Il reality Nasce dall’equivoco che sia possibile rendere il mezzo televisivo “trasparente”, puro canale di trasmissione del reale E’ invece un genere narrativo e spettacolare, che mostra un carattere dominante della tv moderna: non la verità dell’enunciato ma la verità dell’enunciazione Ha numerosi precedenti: Utility television (Forum , Mi manda Raitre ...) Light show: - emotainment (Amici, Stranamore, C’è posta per te …) - people show (La corrida …) - celebrity show (La talpa, Scherzi a parte …) Real tv (Chi l’ha visto, Un giorno in pretura …) 105 Il racconto dell’intimità Nelle pratiche produttive e nei palinsesti televisivi la neo-tv registra un grande aumento della sfera del privato, anche oltre e al di fuori dei generi della fiction, e una ridefinizione dei confini stessi tra pubblico e privato La progressiva emersione del tema dell’intimità in tv si declina su diversi versanti: personalizzazione e individualizzazione delle tematiche slittamento dei confini della “trasgressione” emotivizzazione dei toni programmazione anche in fasce che presuppongono uno spazio recettivo solitario diverse modalità di relazione media-pubblico 106 La concorrenza Gli strumenti a disposizione nella guerra dei palinsesti sono quelli codificati dalla televisione americana: la controprogrammazione (target diverso) l’antiprogrammazione (stesso target) striscia (stessa fascia oraria) traino (da un programma all’altro) hammocking (tra due programmi di forte ascolto) bridging (programmi di forte ascolto nell’orario d’inizio della concorrenza) stunting (cambiamenti improvvisi in un programma) spinoff (costruzione di un programma su un personaggio) 107 La penetrazione del mezzo 3/1/1954: si inaugura la televisione in rete 1955: “Lascia o raddoppia” 1957: “Carosello” (unica pubblicità quotidiana, 9 minuti) 1958: “Canzonissima” 1959: un milione e mezzo di abbonati 1960: Olimpiadi di Roma 1961: “Tribuna politica” 1961: con l’avvento del centro-sinistra nasce il secondo canale (21/23,30) 1964: cinque milioni di abbonati 1971: “90° minuto” 1972: 92% delle famiglie 1/2/1977: tv a colori 1979: con la riforma del 1975 nasce il terzo canale Dagli anni ‘80: 96% delle famiglie 1987: nascita dell’Auditel 108 Una conferma della centralità della televisione viene dai dati Istat del marzo 2010, secondo i quali essa è la principale fonte d’informazione per il 93,5% degli italiani In ogni momento della giornata davanti all’apparecchio ci sono milioni di persone, circa il 9% delle quali non ha nessun livello d’istruzione; il 34% ha un livello elementare; il 26% ha il diploma di media inferiore; il 26% di media superiore; solo il 5% ha la laurea Dopo il sonno e il lavoro, guardare la tv è in assoluto l’attività che ogni giorno occupa più tempo nella vita dei nostri connazionali d’ogni età L’Italia, rispetto a paesi di condizioni economiche e culturali confrontabili, non è più dotata di televisori. La differenza sta nel fatto che larga parte della popolazione italiana è meno dotata di altre risorse 109 Gli abbonamenti Milioni di famiglie 110 La tv garantisce ampie coperture Audience media del totale delle emittenti 111 Auditel Auditel rileva, 24 ore su 24, minuto per minuto, tutta la TV nazionale e locale, vista attraverso diverse fonti: terrestre, satellitare, analogica e digitale I dati, resi noti dal 7 dicembre 1986, sono diventati il termometro che misura il successo o l'insuccesso delle trasmissioni del piccolo schermo Perché Auditel? Perché la misurazione degli ascolti è un elemento fondamentale per la pianificazione degli spazi pubblicitari, risorse di cui la TV vive 112 113 114 115 Share a confronto RAI MEDIASET Intera giornata 45,1 43,9 Tg delle 20,00 31,2 27,9 26,6 GP Usa di F1 54,0 Lo Zecchino d’oro 30,2 26.0 Il gladiatore 44,1 Ziggie show 11,7 Fascia 20,30/21,00 Record audience Record bambini e ragazzi 116 117 Uno sguardo all’Europa Share tv pubblica Regno Unito Francia Spagna Portogallo Germania Austria Grecia Svezia Danimarca Olanda 37,3 39,6 32,0 23,6 43,0 53,3 14,0 43,9 38,0 37,6 Share principali aziende private 22,7 32,7 20,2 35,3 26,9 13,1 31,9 25,0 11,0 27,4 118 Metodi di trasmissione La televisione viene diffusa agli utenti attraverso reti per telecomunicazioni che possono utilizzare metodi di trasmissione diversi In base al metodo di trasmissione utilizzato nel tratto di rete che raggiunge l'utente, la televisione si distingue in televisione terrestre se il metodo di trasmissione è un insieme di onde radio emesse da trasmettitori posti sulla superficie terrestre, televisione satellitare se il metodo di trasmissione è un insieme di onde radio emesse da trasmettitori posti su satelliti artificiali geostazionari televisione via cavo se il metodo di trasmissione utilizza un cavo per telecomunicazioni 119 Metodi di codifica In base al tipo di rappresentazione, analogica o digitale, utilizzata per l'informazione elettronica, la televisione si distingue invece in televisione analogica se la rappresentazione è analogica, in televisione digitale se la rappresentazione è digitale Nella televisione digitale ogni componente informativa (immagini, suono, servizi interattivi) è rappresentata in forma digitale. Nella televisione analogica solo la componente visiva è sempre rappresentata in forma analogica; le altre componenti, ad esempio il suono, possono essere anche in forma digitale 120 La rivoluzione digitale I nuovi media si basano sull’ uso della tecnologia informatica Suoni, immagini, testi scritti sono trasformati in sequenze di dati numerici, e ciò comporta la possibilità di trattarli nello stesso modo la possibilità di sottoporli a qualsiasi forma di rielaborazione la tendenziale compatibilità tra diversi media 121 Lo sviluppo della televisione digitale In tutti i Paesi europei si è avviato il processo di sviluppo della televisione digitale Potenzialità: consente di moltiplicare il numero di canali per date frequenze Migliora la qualità del segnale Consente l’interattività Costi: Per gli operatori: sviluppo della rete di ripetitori digitali Per i telespettatori: acquisto di antenne, decoder e/o televisori digitali 122 123 La televisione digitale interattiva Non è importante che la televisione digitale interattiva passi dal satellite, dal cavo, dalla fibra ottica, dall’etere, da sistemi wireless o da raffinate combinazioni dei vari canali di trasmissione; che entri da un set top box, da un computer o da una console … l’importante è che un medium finora emblema della logica push, della prevalente passività dei pubblici e del consumo di massa, tendenzialmente omologante (a stento temperato dal ricorso allo zapping), si reinterpreti in maniera radicalmente differente, ibridandosi con caratteristiche (linguaggi, estetiche) che finora avevano contraddistinto il personal computer, le tecnologie di rete, la navigazione interattiva nelle pagine del World Wide Web 124 L’offerta: i servizi a richiesta Pay-per-view: servizi a schedulazione rigida (sport, fiction) in cui l’utente tramite un pagamento è temporaneamente abilitato alla ricezione del segnale Near Video - on Demand: è un servizio televisivo a schedulazione rigida che assicura la trasmissione ripetuta a orari scaglionati. La diffusione è normalmente diretta via satellite e il canale di ritorno dell’utente per l’attivazione del servizio è una linea telefonica Video - on Demand: i servizi sono a schedulazione libera e l’utente può accedere alle libreries digitalizzate personalizzando la visione. L’accesso sarà probabilmente solo attraverso il cavo ed il pagamento potrà avvenire per abbonamento o in modalità pay-per view 125 Principali offerte pay-tv in Italia 3725 2911 4752 4740 2004 2007 2008 201 500 191 151 1000 613 1500 2006 509 1200 2000 1560 2500 2005 250 3000 2067 3500 3064 4000 3560 4500 4030 5000 4430 Abbonati (migliaia) 2009 0 Sky Mediaset Premium Iptv 126 Un esempio di canale tematico: Virtual Channel dedicato al cinema 127 Interactive Broadcasting consiste nella fornitura di contenuti e servizi a piena interattività, per i quali è necessario un canale di ritorno 128 Comprare pizza attraverso la tv 129 Le emittenti locali Sono circa 600 Occupano una quota del mercato pubblicitario pari al 6% del totale televisivo Audience giornaliera delle principali tv locali Telelombardia Milano Telenorba Bari Telepadova Antenna 3 Lombardia Telecapri Teleradiocity Milano 1.622.000 1.602.000 1.400.000 1.180.000 1.159.000 1.124.000 130 La pubblicità All’inizio (1957) fu “Carosello” Fino al 1959 Carosello rimase l’unico spazio pubblicitario, costituito da 4 episodi: lo stile pedagogico, rivolto agli adulti, voleva dimostrare che esisteva una via per la modernizzazione compatibile con i valori tradizionali Carosello attraverso più di 4.000 slogan pubblicitari ha costruito un linguaggio innovativo e tipicamente italiano di pubblicità televisiva Dal gennaio 1959 nacquero Tic Tac e Gong La concorrenza interna portò ad aumentare il numero degli episodi a 5 e la durata unitaria per carosello a 2 minuti e 15 secondi Nel 1962 nacque Intermezzo, su RAI2, e Girotondo inaugurò la pubblicità pomeridiana 131 La simbiosi tra tv e pubblicità A cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90 si sperimentano nuove forme di pubblicità, determinate dalla crescente commistione con il mezzo televisivo imposta dalle tv commerciali Al flusso frammentario subentra una sequenza ininterrotta Si consolida la cultura del consumo Dilagano gli spot, a invadere tutta la giornata, e ad essi si aggiungono sponsorizzazioni telepromozioni televendite Il modello di integrazione non riguarda il solo aspetto economico, ma coinvolge forme e linguaggi della tv nel suo complesso 132 I limiti di affollamento pubblicitario 133 134 Rapporto investimenti pubblicitari / Pil Totale mezzi 0,87 U.K. 0,78 GERMANIA SPAGNA ITALIA FRANCIA 0,64 0,56 0,52 135 Ripartizione del fatturato pubblicitario 70 60 50 40 30 20 10 0 it bel dan stampa fr ger televisione ol sp usa altri 136 137 138 Televisione e radio hanno incrementato la propria quota di mercato pubblicitario, stabili i quotidiani (ma in calo dal 2000), i periodici hanno perso circa 1/3 del proprio share. Internet vale oltre il 7% Fonte: Nielsen et alia 139 Le principali concessionarie 140 I dati del 2010 Il sistema televisivo italiano cresce del 4,5% in termini di risorse, che comprendono oltre alla pubblicità e al canone televisivo i ricavi da pay per view A realizzare i migliori profitti è il gruppo Mediaset, con un +8% rispetto al 2009 e un ricavo totale pari a 2770 milioni di euro. Crescono -di poco- anche gli introiti della Rai: +2,5% e 2553 milioni di euro guadagnati nel 2010, contro i 2490 del 2009. Molto distante La7, che cresce comunque del 4,5% riportando un guadagno totale di 160 milioni di euro Rai e Mediaset continuano a monopolizzare lo share e gli ascolti in Tv, catturando oltre il 73% dell’audience totale: a La7 tocca accontentarsi, almeno per quest’anno, di un 3% di share. In particolare, Mediaset controlla il 38% degli ascolti ma ottiene il 56% delle risorse pubblicitarie, mentre la Rai, a causa delle leggi restrittive sulla Tv di Stato, controlla il 41% dell’audience ma ha solo il 24% della pubblicità Sorprendente anche il dato dei canali tematici di Rai e Mediaset, che insieme riescono a superare gli ascolti di tutti i canali di Sky, che raggiungono un 5% di share globale Fonte: Agcom 141 142 Evoluzione degli investimenti online in Italia +11% +41% +44% 358 323 282 197 139 107 117 99 138 103 30 1999 2000 2001 2002 2003 Fonte: Nielsen Media Research 2004 2005 2006 2007 2008 2009 143