Infezioni da
Staphylococcus aureus
meticillino resistente
Quali sono i problemi associati alle infezioni da batteri multiresistenti? ...............................................2
Che cosa si sa della resistenza di Staphylococcus aureus?..........................................................................5
Qual è la strategia indicata per prevenire la trasmissione? .........................................................................8
Quali sono le misure da adottare durante l’assistenza di un paziente con MRSA? ...........................10
In cosa consistono le Precauzioni da contatto?..............................................................................................12
Quali sono le modalità di pulizia ambientale da osservare? ......................................................................14
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Quesiti Clinico-Assistenziali – anno 4, n.10, luglio 2013
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Direttore: Pietro Dri
Redazione:: Nicoletta Scarpa
Autore dossier: Silvia Bagnato
Infezioni da Staphylococcus aureus meticillino resistente
1.
Quali sono i problemi associati alle infezioni da
batteri multiresistenti?
Punti chiave
● Le infezioni correlate all’assistenza
● La situazione in Italia
● Andamento e tendenze dei batteri multiresistenti
In sintesi
Le infezioni correlate all’assistenza sono infezioni acquisite in ospedale o in altri
ambiti assistenziali (struttura residenziale di lungodegenza, ambulatorio, centro di
dialisi, day-surgery, domicilio), correlate all’episodio assistenziale. Si stima che in
Italia dal 5% all’8% dei pazienti contragga un’infezione, pari a 450.000-700.000
infezioni, e che il 30% di queste infezioni sia potenzialmente prevenibile. Le
infezioni più frequenti riguardano il tratto urinario, le basse vie respiratorie, le ferite
chirurgiche. La maggior parte delle infezioni da batteri multiresistenti ha
manifestazioni cliniche simili alle infezioni causate dai patogeni sensibili agli
antibiotici, la difficoltà consiste nel trattamento poiché le opzioni terapeutiche sono
limitate.
Le infezioni correlate all’assistenza
Nel corso degli anni, i cambiamenti demografici ed epidemiologici della popolazione hanno causato numerosi cambiamenti anche nell’assistenza sanitaria. A partire dagli anni ’90, la riorganizzazione del sistema sanitario ha fatto sì che gli ospedali fossero sempre più orientati alla cura dei pazienti in fase acuta mentre presso
le strutture sanitarie extra ospedaliere (RSA, assistenza domiciliare, assistenza ambulatoriale) sono progressivamente aumentati i soggetti in fase post acuta e il numero di pazienti cronici e complessi.1
Uno dei rischi nell’assistenza di pazienti critici e/o complessi è quello di infezione. 2
Nel 1980, i CDC di Atlanta hanno definito l’infezione ospedaliera come “una infezione contratta dai soggetti
ricoverati in ambiente ospedaliero, che non è manifesta né in incubazione al momento del ricovero, ma che si
manifesta durante o dopo il ricovero e da questo è determinata”; all’opposto definivano comunitarie le infezioni contratte prima dell’ospedalizzazione, presenti all’ammissione o che si manifestano in seguito, compatibilmente con il tempo di incubazione della malattia.
Più recentemente le infezioni ospedaliere sono state ridenominate “infezioni correlate all’assistenza (ICA) o
alle organizzazioni sanitarie”.
Le infezioni correlate all’assistenza sono acquisite in ospedale o in altri ambiti assistenziali (struttura residenziale di lungodegenza, ambulatorio, centro di dialisi, day-surgery, domicilio) e sono correlate all’episodio
assistenziale (ossia non clinicamente manifeste o in incubazione al momento dell’inizio dell’episodio assistenziale stesso). Interessano prevalentemente i soggetti ricoverati, ma più raramente possono interessare
anche operatori sanitari, studenti e personale di assistenza volontario. 3
L’impatto delle infezioni correlate all’assistenza, sia in termini di morbosità e di morbilità sia di costi diretti e
indiretti, fa sì che vengano considerate uno dei problemi prioritari di sanità pubblica. La situazione appare
assai più drammatica nei paesi in via di sviluppo.4
I principali fattori che aumentano la suscettibilità alle infezioni correlate all’assistenza sono: l’età (neonati,
anziani), la presenza di comorbilità e l’immunodepressione. Vi sono poi ulteriori fattori, legati al trattamento
sanitario, che contribuiscono ad aumentare il rischio, per esempio: la terapia antibiotica prolungata o inadeguata, le terapie con corticosteroidi, il ricorso a procedure invasive (cateterizzazione vascolare, vescicale, intubazione tracheale eccetera), l’ospedalizzazione prolungata e gli interventi chirurgici.
La situazione in Italia
Le infezioni correlate all’assistenza sono uno dei fenomeni più rilevanti per la sicurezza del paziente. Nel nostro paese il primo provvedimento normativo per affrontare il problema risale al 1985 con la Circolare del
Ministero della Sanità n. 52, che descriveva i fattori di rischio e le modalità di trasmissione delle infezioni
ospedaliere.5-7
-2-
Infezioni da Staphylococcus aureus meticillino resistente
Nel 1988 la Circolare del Ministero della Sanità n. 8 “Lotta contro le infezioni ospedaliere: la sorveglianza”
sottolineava la necessità di integrare sistemi di sorveglianza delle infezioni e di individuare aree prioritarie di
intervento.8 Tuttavia, l’assenza di un sistema di sorveglianza nazionale non consente di quantificare con precisione il fenomeno delle infezioni correlate all’assistenza. 9
Si stima che in Italia dal 5% all’8% dei pazienti contragga un’infezione, pari a 450.000-700.000 infezioni, e
che il 30% di queste infezioni sia potenzialmente prevenibile. 10 Le infezioni più frequenti riguardano il tratto
urinario, le basse vie respiratorie, le ferite chirurgiche e altre infezioni comprendenti anche la diarrea da Clostridium difficile.11,12 Sono sempre più presenti microrganismi resistenti a più classi di antibiotici, definiti
Multi Drugs Resistant Organism (MDRO).
Oltre il 70% dei batteri che causano una infezione correlata all’assistenza ha sviluppato resistenza ad almeno
una delle molecole antibiotiche utilizzate per il trattamento.
La gravità delle patologie sostenute dai microrganismi resistenti a più molecole varia a seconda delle caratteristiche della popolazione che ne è affetta.13
A livello internazionale (CDC ed ECDC) le definizioni da utilizzare cambiano a seconda del pattern di resistenza del microrganismo: multidrug-resistant (MDR), extensively drug-resistant (XDR) and pandrug-resistant (PDR). L’applicazione di definizioni condivise per MDR; XDR e PDR permette non solo di confrontare i
dati ma di comprendere meglio il fenomeno dell’antibioticoresistenza. 14
Andamento e tendenze dei batteri multiresistenti
La persistenza di ceppi multiresistenti è determinata dalla presenza di soggetti a rischio di colonizzazione o
infezione, dalla pressione selettiva esercitata dagli antibiotici e dall’attuazione di corrette procedure di pre venzione e controllo delle infezioni.
La maggior parte delle infezioni da batteri multiresistenti ha manifestazioni cliniche analoghe a quelle causate dai patogeni sensibili; la difficoltà sta nel trattamento, perché le opzioni terapeutiche sono limitate. 15,16 La
trasmissione di infezioni da batteri resistenti è documentata più spesso negli ospedali per acuti, ma tutte le
strutture sanitarie possono esserne interessate. 14
Le infezioni da microrganismi multiresistenti, tra cui lo Staphylococcus aureus meticillino resistente
(MRSA), gli enterococchi resistenti alla vancomicina (VRE), gli enterobatteri produttori di carbapenemasi
(CRE) e alcuni bacilli Gram negativi, possono avere importanti implicazioni non solo per il soggetto colpito
ma anche nei piani di controllo delle infezioni. L’attenzione su questo tipo di infezioni nasce dal fatto che so vente causano infezioni gravi, con elevata diffusione in ambito assistenziale e limitate alternative terapeuti che.
Le tendenze epidemiologiche delle infezioni correlate all’assistenza hanno visto l’alternarsi di vari microrganismi, che si sono succeduti in relazione alla pressione selettiva degli antibiotici. I batteri Gram positivi, principalmente Staphylococcus aureus, sono stati responsabili di numerosi episodi di infezioni ospedaliere a partire dagli anni ’60. Successivamente, per tutti gli anni ’80, sono stati i batteri Gram negativi (Pseudomonas
aeruginosa ed enterobatteri) a ridimensionare la prevalenza delle infezioni da Gram positivi, caratterizzando
le infezioni nosocomiali di quegli anni. Si è assistito a una notevole evoluzione di enterobatteri resistenti agli
antibiotici, grazie alla produzione di betalattamasi. Nel frattempo sono stati nuovamente isolati i batteri
Gram positivi: lo Staphylococcus aureus è ormai diffuso nella popolazione.
Altri batteri, quali Acinetobacter baumannii e Pseudomonas aeruginosa, hanno acquisito resistenze a tutte o
quasi le classi di antibiotici a disposizione. 16
Secondo il rapporto dello European Antimicrobial Resistance Surveillance Network (EARS, il sistema di sorveglianza europeo) relativo alla resistenza antimicrobica in 29 paesi dell’Unione Europea nel 2012, c’è un aumento della resistenza antimicrobica dei patogeni Gram negativi (Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae e
Pseudomonas aeruginosa in particolare) mentre sembra stabilizzarsi e in alcuni paesi addirittura ridursi la
frequenza della resistenza dei patogeni Gram positivi (Streptococcus pneumoniae, Staphylococcus aureus,
Enterococcus faecium ed Enterococcus faecalis).
Nel 2011 il dato più allarmante riguardava l’aumento della resistenza di Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae. Per entrambi i patogeni si è registrato una tendenza in netta crescita negli ultimi 4 anni.
Le percentuali più basse di resistenza sono state rilevate nel Nord Europa, tale differenza geografica è ricon ducibile alle differenti strategie adottate per il controllo delle infezioni e nella diversa intensità di ricorso agli
antibiotici.17
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Infezioni da Staphylococcus aureus meticillino resistente
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http://ecdc.europa.eu/en/publications/Publications/antimicrobial-resistance-surveillance-europe-2011.pdf
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Infezioni da Staphylococcus aureus meticillino resistente
2.
Che cosa si sa della resistenza di Staphylococcus
aureus?
Punti chiave
● Il genere Staphylococcus
● Prime infezioni stafilococciche penicillino e meticillino resistenti
● Infezioni da ceppi di origine comunitaria
In sintesi
Il genere Staphylococcus comprende varie specie, le più importanti sono:
Staphylococcus aureus, Staphylococcus epidermidis, Staphylococcus saprophyticus.
Gli stafilococcchi sono batteri Gram positivi di forma sferica, riuniti in ammassi
irregolari, dall’aspetto di grappoli (da cui il nome). Sono ubiquitari, alcuni
colonizzano in modo asintomatico la cute, come le mani, il viso, le ascelle o l’inguine
o le mucose; altri causano suppurazioni, ascessi, infezioni purulente e anche
setticemie fatali. I primi ceppi di Staphylococcus aureus resistenti alla penicillina
risalgono al 1943, negli anni ’50 erano presenti negli ospedali numerosi ceppi
resistenti e oggi solo il 5% dei ceppi rimane sensibile alla penicillina. Agli anni ’60
risalgono invece i primi ceppi di Staphylococcus aureus meticillino resistenti e
ancora oggi le infezioni da stafilococco resistenti alla meticillina sono uno dei più
importanti problemi sanitari. Negli ultimi anni sono stati isolati ceppi di origine
comunitaria (CA-MRSA) che colpiscono individui sani e privi dei fattori di rischio
usuali, causando infezioni che coinvolgono prevalentemente la cute e i tessuti molli.
Il genere Staphylococcus
Il genere Staphylococcus comprende varie specie, le più importanti sono: Staphylococcus aureus, Staphylococcus epidermidis e Staphylococcus saprophyticus.
Gli stafilococcchi sono batteri Gram positivi di forma sferica, riuniti in ammassi irregolari, dall’aspetto di
grappoli (da cui il nome). Sono ubiquitari, alcuni colonizzano in modo asintomatico la cute, come le mani, il
viso, le ascelle o l’inguine o le mucose; altri causano suppurazioni, ascessi, infezioni purulente e anche setticemie fatali. Gli stafilococchi patogeni producono enzimi e tossine che possono causare malattia, un esempio
è la tossinfezione alimentare causata da una tossina stafilococcica.
Staphylococcus aureus è il maggiore patogeno per l’uomo. Il nome di questa specie deriva dal caratteristico
pigmento giallo oro che è presente nelle colture di laboratorio. Il microbo colonizza la cute e le mucose, anche
se il suo habitat primario è costituito dall’epitelio delle narici. 1
Il 30% degli adulti sani è colonizzato da Staphylococcus aureus sensibile agli antibiotici, percentuale che sale
tra gli operatori sanitari. Un soggetto può essere portatore per un periodo di tempo limitato, ma nel 10-20%
dei casi la colonizzazione delle narici è cronica.
Le infezioni stafilococciche possono causare patologie diverse a seconda della sede del processo infettivo e
della modalità di diffusione. Gli stafilococchi aurei causano frequentemente infezioni cutanee (foruncoli o
favi), ossee (osteomieliti), polmonari, endocarditi e sepsi, oppure tossinfezioni alimentari, quando contaminano cibi particolarmente ricchi di lipidi (panna, crema, eccetera). 2
Le infezioni più gravi sono quelle che insorgono in ambito assistenziale e di cura poiché causate da ceppi
multiresistenti. Una delle principali preoccupazioni legate alle infezioni da Staphylococcus aureus è la sua
meticillino resistenza.
Prime infezioni stafilococciche penicillino e meticillino resistenti
Già nel 1943 sono comparsi i primi ceppi di Staphylococcus aureus resistenti alla penicillina, in grado cioè di
produrre penicillinasi. A partire dal 1950 i ceppi di Staphylococcus aureus resistenti alla penicillina sono diventati comuni in molti ospedali. Attualmente non più del 5% dei ceppi di Staphylococcus aureus rimane
sensibile alla penicillina.3
Nel 1959 è stata introdotta in commercio la meticillina, la prima penicillina semisintetica resistente alle penicillinasi dei batteri: 6 mesi dopo la sua entrata entrata in commercio è stato isolato nel Sud dell’Inghilterra il
primo ceppo di Staphylococcus aureus meticillino resistente (MRSA). La diffusione ha coinvolto rapidamente paesi in diversi continenti: Svizzera, Francia, Australia, India.
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Infezioni da Staphylococcus aureus meticillino resistente
Lo Staphylococcus aureus meticillino resistente è resistente agli antibiotici beta lattamici. Tali antibiotici includono la meticillina, l’oxacillina, la penicillina e l’amoxicillina. Questa resistenza è dovuta a una alterazione
della parete batterica che ha perso la sua capacità di legare l’antibiotico; i batteri MRSA sono quindi resisten ti a tutte le penicilline e cefalosporine.
Nel 1980 lo Staphylococcus aureus resistente alla meticillina è stato identificato come il principale patogeno
responsabile delle infezioni contratte in ospedale o correlate all’assistenza sanitaria negli ospedali di tutto il
mondo.4
Altri antibiotici di elezione nel trattamento delle infezioni da stafilococco sono i glicopeptidi, la vancomicina
e la teicoplanina. La prima è stata introdotta in commercio alla fine degli anni ’50, la seconda nella seconda
metà degli anni ’80. Nel 1996 è stato isolato per la prima volta in Giappone, successivamente in Gran Bretagna, Asia, Brasile, Stati Uniti e Francia, un ceppo di Staphylococcus aureus con ridotta sensibilità alla vancomicina (denominati ceppi VRSA, Vancomycin Resistant Staphylococcus aureus). Il fenomeno è attualmente
sporadico, ma il diffondersi di tale ceppo potrebbe creare gravi problemi. 5
I soggetti colonizzati, nei quali cioè lo stafilococco è presente ma non causa infezione, e quelli infetti sono il
principale serbatoio di diffusione nelle strutture sanitarie. Il 6% degli operatori sanitari è colonizzato a livello
nasale da Staphylococcus aureus meticillino resistente, così come il 3% dei pazienti all’ammissione in ospedale.6
La diffusione di Staphylococcus aureus in ambito assistenziale è un problema clinico, ma anche di qualità, in
quanto legata alla trasmissione del microrganismo durante l’assistenza.
Infezione da ceppi di origine comunitaria
Negli anni ’90 sono stati isolati, inizialmente negli Stati Uniti e poi in Europa, ceppi di Staphylococcus aureus meticillino resistente di origine comunitaria, denominati CA-MRSA (Comunity Acquired). Questi differiscono dai ceppi che insorgono in ambito sanitario (HA-MRSA, Hospital Acquired), colpiscono infatti individui sani e privi dei fattori di rischio usuali, causando infezioni che coinvolgono prevalentemente la cute e i
tessuti molli. Seppure più facilmente trattabili con antibiotici, possono causare infezioni invasive gravi. La
loro comparsa nelle organizzazioni sanitarie è motivo di grande preoccupazione.
Accanto alla comparsa di ceppi di origine comunitaria, negli ultimi anni sono stati identificati nell’uomo anche ceppi di MRSA di origine animale. Prevalentemente l’origine è suina ma la provenienza può essere anche
bovina o da volatili da allevamento, per tale motivo sono stati definiti MRSA da allevamento (LA -MRSA, Livestock Associated). Attualmente in Italia tali ceppi vengono isolati raramente e non rappresentano un’emergenza sanitaria.7
Le infezioni da Staphylococcus aureus meticillino resistente correlate all’assistenza generalmente colpiscono
le persone durante il ricovero (sia in ospedale sia presso le lungodegenze). Sono spesso causa di batteriemia
nei soggetti potatori di accessi vascolari centrali in terapia intensiva e in emodialisi, tanto che il 53% delle
sepsi e delle batteriemie riscontrate nei reparti di terapia intensiva sono sostenute da germi meticillino resistenti. Sono inoltre responsabili di infezioni del sito chirurgico e di polmonite nei pazienti sottoposti a ventilazione meccanica.7
Negli ultimi 10 anni molti paesi europei hanno implementato interventi nazionali mirati a ridurre l’incidenza
e la diffusione di infezioni da MRSA nei contesti di cura. Così come per gli altri microrganismi multiresistenti, la principale causa di diffusione dei ceppi di Staphylococcus aureus multiresistenti è l’utilizzo inappropriato degli antibiotici.
Il report dell’EARSS indica che il tasso medio di batteri resistenti isolati in Europa si è stabilizzato in 7 paesi
(Austria, Cipro, Estonia, Francia, Grecia, Irlanda e Regno Unito) con una sensibile diminuzione negli ultimi 4
anni. Tuttavia, quattro paesi (Germania, Ungheria, Italia e Slovenia) hanno riportato una tendenza in aumento. In Italia nel 2011 la proporzione di infezioni da MRSA si attesta in media attorno al 38% rispetto al
36% del 2010.
Sebbene il successo di alcuni paesi fornisca motivo di ottimismo, le infezioni da Staphylococcus aureus meticillino resistente rimangono una priorità di salute pubblica perché in 8 paesi europei su 28 la percentuale di
infezioni da MRSA è ancora superiore al 25%, soprattutto nell’Europa meridionale e orientale. 8
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Infezioni da Staphylococcus aureus meticillino resistente
3.
Qual è la strategia indicata per prevenire la
trasmissione?
Punti chiave
● La sorveglianza
● La politica sull’uso degli antibiotici
● Il tampone nasale
In sintesi
I provvedimenti che interessano a livello generale e organizzativo le strutture
riguardano: la sorveglianza degli isolamenti di microrganismi meticillino resistenti e
la corretta politica di utilizzo degli antibiotici. Per attuare queste misure occorrono
un’organizzazione e figure dedicate. La politica sull’uso degli antibiotici raccomanda
di limitare l’uso solo ai casi in cui sono strettamente necessari. Nei soggetti a
rischio, in particolare a chi deve essere sottoposto a un intervento di cardiochirurgia
o a chirurgia protesica, è indicata l’esecuzione di un tampone nasale per valutare la
colonizzazione dello streptococco.
La sorveglianza
Vista la rilevanza del problema, la gestione del fenomeno della multiresistenza dei microrganismi richiede risposte multispecialistiche e multiprofessionali, che richiedono integrazione e coordinamento tra i professionisti impegnati.
I provvedimenti generali e organizzativi riguardano la sorveglianza degli isolamenti di microrganismi meticillino resistenti e la corretta politica di utilizzo degli antibiotici. Per attuare queste misure occorrono un’organizzazione e figure dedicate.
La sorveglianza può utilizzare i dati di laboratorio riguardo agli isolamenti effettuati sui campioni clinici o di
screening.1,2 I Comitati aziendali di lotta delle infezioni ospedaliere (CIO) dovrebbero porsi tra gli obiettivi
prioritari quello di condurre studi per calcolare il tasso incidenza di ogni struttura, partecipando a reti di sor veglianza regionali o nazionali. La possibile eterogeneità dei tassi di colonizzazione o infezione richiede interventi mirati e diversificati.
Il sistema di sorveglianza e controllo della diffusione di ceppi multiresistenti, compreso quelli di Staphylococcus aureus meticillino resistente, deve essere un obiettivo delle politiche per la sicurezza del paziente. 1
L’eventuale isolamento di micorganismi meticillino resistenti da un campione clinico o di screening deve essere tempestivamente segnalato al reparto per poter adottare le corrette modalità di isolamento.
La politica sull’uso degli antibiotici
La letteratura concorda nell’indicare l’adozione di corrette politiche per l’utilizzo degli antibiotici, richieden do l’attuazione di interventi coordinati per migliorare l’uso degli antibiotici e gli esiti delle terapie (antimicrobial stewardship), con l’obiettivo di limitare l’utilizzo degli antibiotici alle situazioni in cui sono indicati. 4
La politica sull’uso degli antibiotici mira a limitare la diffusione di ceppi multiresistenti e il manifestarsi di
eventi avversi legati all’utilizzo inappropriato di farmaci. 4
La linea guida nazionale del Sistema Nazionale Linee guida (SNLG, ex PNLG) può per esempio aiutare gli
operatori nella scelta degli antibiotici nella profilassi perioperatoria, indicando la tipologia di molecola da
utilizzare, i tempi di somministrazione e il dosaggio. 4
La Infectious Diseases Society americana (IDSA) ha pubblicato una linea guida specifica per il trattamento
delle infezioni da Staphylococcus aureus meticillino resistente.5
Il tampone nasale
Un aspetto molto dibattuto, che non ha ancora una risposta univoca, riguarda lo screening dei portatori e la
bonifica dei soggetti positivi. La maggior parte delle infezioni causate da Staphylococcus aureus sono di origine endogena, in quanto il microrganismo colonizza il naso, la faringe e la zona inguinale.
La ricerca dei portatori, attraverso il tampone nasale, e il tempestivo isolamento dei positivi, con precauzioni
da contatto e la bonifica dei portatori (generalmente con mupirocina pomata nasale) possono ridurre il rischio di infezione e controllare la diffusione.1
-8-
Infezioni da Staphylococcus aureus meticillino resistente
Dato che lo screening per la ricerca dello Staphylococcus aureus meticillino resistente non è obbligatorio, in
ogni singolo contesto si deve cercare di identificare i soggetti a rischio di infezione. Tra questi, i soggetti che
vengono sottoposti a interventi chirurgici di cardiochirurgia o chirurgia protesica. 1
I principali fattori associati a un maggiore rischio di essere portatori di un MRSA comprendono: precedente
positività per Staphylococcus aureus meticillino resistente, dialisi, presenza di catetere vascolare a lungo termine, frequenti ricoveri, trasferimenti da altre strutture, recenti ricoveri in paesi a elevata prevalenza di Staphylococcus aureus meticillino resistente (per esempio Croazia, Giappone, Grecia, Portogallo, Romania, Spagna, Turchia, Stati Uniti), pazienti residenti in case di riposo o altre strutture residenziali con elevata preva lenza di Staphylococcus aureus meticillino resistente, compagni di stanza di soggetti positivi allo Staphylococcus aureus meticillino resistente.1
Per eseguire il tampone nasale è necessario fare riferimento alle indicazioni fornite dal laboratorio di analisi
della struttura, le modalità di esecuzione dovrebbero essere descritte in un protocollo e diffuse a tutti i reparti
e servizi interessati.
Generalmente le indicazioni per l’esecuzione prevedono di:
 utilizzare un tampone sterile senza mezzo di trasporto da umidificare con soluzione fisiologica;
 introdurre il tampone per almeno 2 cm nella narice;
 ruotare il tampone 5-10 volte in ogni narice;
 inviare subito il tampone al laboratorio.1
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52: 18-52http://cid.oxfordjournals.org/content/early/2011/01/04/cid.ciq146.full
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Infezioni da Staphylococcus aureus meticillino resistente
Quali sono le misure da adottare durante
l’assistenza di un paziente con MRSA?
4.
Punti chiave
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Igiene delle mani
Utilizzo dei guanti
Protezione di occhi, naso e bocca
Utilizzo del camice
Gestione di strumenti e/o dispositivi
Manipolazione della biancheria
In sintesi
Per controllare la diffusione delle infezioni da germi multiresistenti le linee guida dei
CDC raccomandano di utilizzare le Precauzioni standard. Tali precauzioni
sottolineano l’importanza dell’igiene delle mani, dell’utilizzo dei guanti e del camice.
Inoltre forniscono indicazioni su come manipolare la biancheria di un soggetto
infetto o potenzialmente infetto e come maneggiare strumenti o dispositivi sporchi
di sangue, fluidi corporei, secrezioni ed escrezioni, evitando l’esposizione di cute e
mucose.
A partire dagli anni ’90 le Precauzioni standard, emanate dai CDC e successivamente aggiornate nel 2007, indicano le misure che devono essere adottate per tutti i pazienti in tutte le situazioni assistenziali. 1 Una linea
guida specifica del 2006 approfondisce le modalità di gestione delle infezioni multiresistenti nei contesti assistenziali2 ribadendo l’importanza di aderire alle Precauzioni standard in modo da controllare la diffusione
dei germi multiresistenti.
Le precauzioni standard includono: l’igiene delle mani, l’uso dei guanti, l’utilizzo di barriere protettive, la corretta gestione delle attrezzature, l’igiene dell’ambiente, la gestione della biancheria, la collocazione del paziente, l’educazione sanitaria e la formazione degli operatori.
Nella linea guida dei CDC del 2007 sulla prevenzione della trasmissione delle infezioni si ribadisce che, tra le
raccomandazioni previste nelle Precauzioni standard alcune possono controllare la diffusione dello Staphylococcus aureus meticillino resistente (MRSA) in molte situazioni assistenziali. In particolare: l’igiene delle
mani, l’utilizzo dei guanti, l’utilizzo del camice, la gestione corretta di strumenti e/o dispositivi, la manipolazione della biancheria.2,3,4
Igiene delle mani
Gli operatori devono igienizzare le mani dopo il contatto con sangue, fluidi corporei, secrezioni, escrezioni e
ogni qualvolta siano contaminate, indipendentemente dall’utilizzo dei guanti e immediatamente dopo aver
rimosso i guanti, prima del contatto con un paziente, tra un paziente e l’altro e quando vi sia il rischio di tra sferire microrganismi ad altri pazienti o nell’ambiente. E’ necessario igienizzare le mani anche prima di iniziare una nuova procedura sullo stesso soggetto: l’igiene delle mani ha lo scopo di evitare contaminazioni
crociate di siti differenti. Se le mani sono visibilmente sporche o contaminate da sangue o altri liquidi corporei, è necessario lavarle con acqua e sapone.
Nella linea guida emanata nel 2009, l’Organizzazione mondiale della sanità indica 5 momenti nei quali è necessario igienizzare le mani:
 prima e dopo il contatto con il paziente;
 dopo l’esposizione a liquidi biologici;
 prima di una manovra asettica;
 dopo il contatto con l’ambiente circostante il paziente.
La frizione delle mani con soluzione a base alcolica è da preferire all’igiene con acqua e sapone poiché ha
un’efficacia maggiore.5
Utilizzo dei guanti
Vanno indossati guanti puliti non sterili quando si prevede il contatto con sangue o altro materiale potenzialmente infetto, con mucose, cute non integra o cute intatta ma potenzialmente contaminata (per esempio, di
un paziente con incontinenza fecale o urinaria). I guanti vanno rimossi subito dopo il contatto con il paziente
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Infezioni da Staphylococcus aureus meticillino resistente
e/o con l’ambiente circostante (comprese le apparecchiature mediche). Non va indossato lo stesso paio di
guanti per la cura di più di un paziente, né i guanti vanno lavati per essere riutilizzati, perché questa pratica è
stata associata alla trasmissione di agenti patogeni.
Protezione di occhi, naso e bocca
Durante le attività che possono generare schizzi di sangue, fluidi corporei, secrezioni ed escrezioni occorre
proteggere le mucose di occhi, naso e bocca occorre indossando i Dispositivi di protezione individuale (DPI):
mascherine chirurgiche, maschere filtranti, occhiali e visiere. Tali dispositivi possono essere indossati singolarmente o in combinazione, a seconda del rischio di contaminazione da prevenire.
Utilizzo del camice
Bisogna indossare un camice monouso (pulito e non sterile) se si prevede la possibile esposizione di indu menti o cute delle braccia a sangue, fluidi corporei, secrezioni o escrezioni.
Gestione di strumenti e/o dispositivi
Bisogna maneggiare strumenti o dispositivi sporchi di sangue, fluidi corporei, secrezioni ed escrezioni, evitando l’esposizione di cute e mucose, la contaminazione di vestiti e il trasferimento di microrganismi ad altri
pazienti e ambienti. Occorre assicurarsi che le apparecchiature riutilizzabili siano trattate secondo i protocolli
in uso prima di riutilizzarle per un altro paziente.
Occorre smaltire correttamente il materiale monouso. Vanno pulite e disinfettate le superfici che potrebbero
essere state contaminate da patogeni, comprese quelle in prossimità del paziente (per esempio, letto, comodini) e pulite con maggiore frequenza le superfici che vengono toccate con le mani (per esempio, maniglie
delle porte, monitor, campanello) o i servizi igienici, prevedendo una pulizia più frequente rispetto a quelli
previsti per altre aree (per esempio sale di attesa).
Manipolazione della biancheria
Bisogna maneggiare la biancheria evitando la contaminazione della divisa o degli indumenti, dell’aria, delle
superfici e delle persone. La biancheria va riposta nel sacco di raccolta e non deve essere appoggiata su superfici.
Per il controllo della trasmissione di microrganismi multiresistenti, oltre alle Precauzioni standard è necessa rio adottare misure aggiuntive, le Precauzioni da contatto (vedi quesito In che cosa consistono le Precauzioni
da contatto?).1
Bibliografia
1. Siegel JD, Rhinehart E, Jackson M, et al. Guideline for Isolation Precautions: preventing transmission of infectious
agents in healthcare settings. The Healthcare Infection Control Practices Advisory Committee 2007.
http://www.cdc.gov/ncidod/dhqp/pdf/isolation2007.pdf
2. Healthcare Infection Control Practices Advisory Committee (HICPAC) . Management of Multidrug-Resistant Organisms in Healthcare Settings. CDC, 2006. http://www.cdc.gov/hicpac/pdf/MDRO/MDROGuideline2006.pdf
3. Centers for Desease Control and Prevention. Precautions to Prevent the Spread of MRSA in Healthcare Settings
http://www.cdc.gov/mrsa/prevent/healthcare/precautions.html#standard
4. Pan A, Cappelli V, Parenti M, et al. Raccomandazioni sul controllo della diffusione nosocomiale dello Staphylococcus
aureus resistente alla meticillina (MRSA). 2011 http://assr.regione.emilia-romagna.it/it/servizi/servizi/pubblicazioni/rapporti-documenti/raccomandazioni-sul-controllo-della-diffusione-nosocomiale-dello-staphylococcus-aureus-resistente-alla-meticillina-mrsa-.-2011
5. WHO. Guidelines on hand hygiene in health care. WHO 2009. http://whqlibdoc.who.int/publications/
2009/9789241597906_eng.pdf
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Infezioni da Staphylococcus aureus meticillino resistente
In che cosa consistono le Precauzioni da contatto?
5.
Punti chiave
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Sistemazione del paziente
Dispositivi di protezione individuale
Trasferimenti o spostamenti
Attrezzature e dispositivi
Organizzazione e informazione
In sintesi
I CDC raccomandano di adottare le Precauzioni da contatto, in aggiunta alle
Precauzioni standard, soprattutto se l’infezione è di particolare rilevanza clinica. I
soggetti con sospetta o accertata infezione o colonizzazione devono essere sistemati
in una camera singola, evitando se possibile successivi trasferimenti del soggetto.
Durante l’isolamento gli operatori sanitari dovrebbero sempre usare guanti e tutti i
dispositivi di protezione individuale anche se non c’è rischio di contatto con sangue
o mucose. Tutte le attrezzature o i dispositivi devono essere usa e getta o comunque
devono essere dedicati al singolo paziente. Le Precauzioni da contatto possono
essere sospese dopo 2 o più controlli microbiologici negativi eseguiti nell’arco di 5-7
giorni. Il controllo va eseguito in assenza di trattamento antibiotico.
I CDC raccomandano di adottare le Precauzioni da contatto, in aggiunta alle Precauzioni standard, soprattut to se la struttura (sulla base di normative nazionali o locali) ritiene che l’infezione da Stapylococcus aureus
meticillino resistente sia di particolare rilevanza clinica ed epidemiologica. 1 Tutto il personale deve essere informato sulla necessità di utilizzare le Precauzioni da contatto.
Appena ricevuto il referto dal laboratorio, l’informazione deve essere diffusa a tutti coloro che prendono in
carico il paziente quindi anche eventuali consulenti e il personale esterno al servizio (tecnici della riabilitazione o di radiologia). A seconda dei protocolli di reparto la segnalazione può essere fatta per esempio, sulla porta di ingresso, utilizzando un simbolo che non violi però il diritto alla privacy del soggetto.
Oltre alla segnalazione nel diario clinico e infermieristico, sarebbe più agevole segnalare la positività sul frontespizio della documentazione del soggetto, in modo da renderla più evidente.
La positività deve essere rivalutata periodicamente, valutando la contagiosità del soggetto con controlli mi crobiologici (tampone nasale, inguinale o di altre sedi precedentemente colonizzate/infette). 2
Sistemazione del paziente
I soggetti con sospetta o accertata infezione o colonizzazione devono essere sistemati in una camera singola,
dando precedenza ai casi che hanno un rischio di trasmissione alto. L’isolamento in camera singola, oltre a
creare una barriera strutturale, può aiutare il personale a ricordare che nella camera è stato allestito un isolamento da contatto.3
Se ci sono presenti più soggetti colonizzati o infetti da Staphylococcus aureus meticillino resistente è bene sistemarli nella stessa stanza, creando così un isolamento per coorte.
La difficoltà nel reperire una camera singola è comune a moltissime realtà; in questo caso è necessario siste mare il soggetto colonizzato/infetto con pazienti a basso rischio di acquisizione di MRSA, cioè non in condi zioni critiche e con una degenza breve. E’ sempre importante ricordare che, nel passaggio da un paziente co lonizzato/infetto a uno non colonizzato/infetto, è necessario sostituire il camice, i guanti ed effettuare l’igiene
delle mani.1
Dispositivi di protezione individuale
Durante l’isolamento da contatto gli operatori dovranno attenersi non solo alle raccomandazioni previste dalle Precauzioni standard, ma dovranno indossare sempre i guanti e il camice monouso prima di entrare nella
camera di un soggetto in isolamento da contatto per MRSA, non solo per proteggersi da schizzi, secrezioni,
escrezioni, ma anche se si prevede il solo contatto con la cute integra o con superfici, arredi, attrezzature ec cetera situate nell’ambiente circostante il paziente.
Il camice va indossato in modo da coprire interamente la divisa: deve essere chiuso posteriormente utilizzando gli appositi lacci.
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Infezioni da Staphylococcus aureus meticillino resistente
Le modalità di utilizzo e gestione dei guanti sono quelle indicate dalle Precauzioni standard.
I guanti non sostituiscono l’igiene delle mani (frizione alcolica o lavaggio); guanti e camice vanno rimossi immediatamente dopo aver assistito il soggetto o dopo aver toccato l’ambiente circostante, prima di lasciare la
camera o di allontanarsi dallo spazio intorno al letto. 1,2
Trasferimenti o spostamenti
Tutti gli spostamenti del soggetto dalla camera di degenza vanno limitati. Se il paziente deve essere trasferito
in altra degenza o servizio, per esempio per accertamenti, la positività allo Staphylococcus aureus meticillino
resistente deve essere segnalata al servizio ricevente per proseguire l’adozione delle precauzioni da contatto.
E’ necessario regolamentare anche gli spostamenti nelle aree comuni del reparto (soggiorno, area ristoro);
l’accesso dovrebbe essere consentito solo ai soggetti che non sono portatori di drenaggi, tenendo conto del
grado di rischio, della compliance del paziente infetto/colonizzato all’igiene delle mani e alle raccomandazioni per il contenimento di secrezioni ed escrezioni. 1,2
Attrezzature e dispositivi
Le attrezzature e i dispositivi non critici, come fonendoscopio, sfigmomanometro, termometro, asciugamani,
catino, pappagallo, padella, laccio emostatico, contenitore per taglienti, contenitore per rifiuti, devono essere
monouso (se disponibili) o dedicati al singolo paziente. Se non è possibile, tutto il materiale va deterso e disinfettato prima di usarlo per un altro paziente. 1,2
Organizzazione e informazione
Dove possibile, soprattutto se è in corso una epidemia di difficile risoluzione, il personale infermieristico e di
supporto dovrebbe essere dedicato ai soggetti colonizzati/infetti da Staphylococcus aureus meticillino resistente. L’infermiere deve informare i visitatori e il paziente sulle modalità di isolamento e dare indicazioni su
come indossare e rimuovere guanti e camice, utilizzando materiale informativo scritto.
Le Precauzioni da contatto potranno essere sospese dopo 2 o più controlli microbiologici negativi eseguiti
nell’arco di 5-7 giorni. Il controllo va eseguito in assenza di trattamento antibiotico. 1,2
Bibliografia
1. Siegel JD, Rhinehart E, Jackson M, et al. Guideline for Isolation Precautions: preventing transmission of infectious
agents in healthcare settings. The Healthcare Infection Control Practices Advisory Committee 2007.
http://www.cdc.gov/ncidod/dhqp/pdf/isolation2007.pdf
2. Pan A, Cappelli V, Parenti M, et al. Raccomandazioni sul controllo della diffusione nosocomiale dello Staphylococcus
aureus resistente alla meticillina (MRSA). 2011 http://assr.regione.emilia-romagna.it/it/servizi/servizi/pubblicazioni/rapporti-documenti/raccomandazioni-sul-controllo-della-diffusione-nosocomiale-dello-staphylococcus-aureus-resistente-alla-meticillina-mrsa-.-2011
3. Humphreys H, Grundman R, Skov J,et al. Prevention and control of methicillin-resistant Staphylococcus aureus. Clinical Microbiology and Infection 2009;2.
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Infezioni da Staphylococcus aureus meticillino resistente
6.
Quali sono le modalità di pulizia ambientale da
osservare?
Punti chiave
● Contaminazione ambientale
● Pulizia e disinfezione
In sintesi
L’ambiente può essere un veicolo di infezioni, per questo è importante detergere le
superfici circostanti il paziente come il campanello, il comodino, le sponde del letto, i
monitor perché sono più a rischio di essere contaminate. Il personale dedicato va
addestrato anche per pulire apparecchiature delicate che potrebbero danneggiarsi.
Ogni ospedale dovrebbe avere procedure scritte chiare, che definiscano modalità e
tempi per una corretta detersione e disinfezione dell’ambiente. Le superfici
ambientali e l’attrezzatura vanno pulite e disinfettante con disinfettanti appropriati
(per esempio cloro derivati o composti polifenolici) con regolarità, almeno una volta
al giorno, e con una frequenza maggiore se si tratta di superfici che vengono toccate
spesso con le mani.
Contaminazione ambientale
Nella trasmissione delle infezioni correlate all’assistenza un ruolo importante è rivestito dalla possibile pre senza di serbatoi ambientali. La contaminazione di attrezzature può essere responsabile di epidemie, tra smettendo microrganismi patogeni da un paziente all’altro. Studi recenti hanno trovato il ruolo dell’ambiente
nella trasmissione di queste infezioni. 1
Così come il mancato rispetto dell’igiene delle mani può costituire un veicolo di trasmissione per microbi
ospedalieri, analogamente è importante detergere le superfici circostanti il paziente come il campanello, il comodino, le sponde del letto, i monitor perché sono più a rischio di essere contaminate. Il personale dedicato
va addestrato anche per pulire apparecchiature delicate che potrebbero danneggiarsi. Ogni ospedale dovrebbe avere procedure scritte chiare, che definiscano modalità e tempi per una corretta detersione e disinfezione
dell’ambiente.2,3
Uno studio sulla contaminazione delle superfici in un reparto di degenza ha proposto numerosi spunti di ri flessione sull’argomento, tra cui l’aumento del rischio di colonizzazione/infezione per i soggetti che occupavano un letto precedentemente occupato da un soggetto positivo o il fatto che le mani degli operatori erano
più contaminate da Staphylococcus aureus meticillino resistente dopo aver toccate le superfici. 4,5
Un altro studio ipotizza la possibile contaminazione delle superfici da parte delle mani del paziente. Quindi
anche il paziente deve essere coinvolto attivamente e informato sull’importanza dell’igiene delle mani. 6
I microrganismi associati a infezioni correlate all’assistenza, tra cui MRSA, sopravvivono nell’ambiente anche
per lungo tempo.7 La pulizia è essenziale per una efficace disinfezione, poiché il materiale organico e inorganico, su superfici o strumenti, interferisce con l’efficacia della disinfezione stessa. 8
Pulizia e disinfezione
Le linee guida raccomandano un’accurata pulizia, soprattutto quando la camera ospita un soggetto in isola mento. Le superfici ambientali e l’attrezzatura vanno pulite e disinfettante con disinfettanti appropriati (per
esempio cloro derivati o composti polifenolici) con regolarità, almeno una volta al giorno, e con una frequenza maggiore se si tratta di superfici che vengono toccate spesso con le mani. 9
Il disinfettante va scelto tenendo conto delle indicazioni d’uso del produttore, soprattutto per quanto concerne la diluizione e il tempo di contatto necessario. 10
Le soluzioni di detergente e disinfettante devono essere preparate al momento dell’utilizzo e ripristinate fre quentemente, secondo quanto indicato dai protocolli aziendali. 8
Bibliografia
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Infezioni da Staphylococcus aureus meticillino resistente
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6. Dancer SJ, White LF, Lamb J, et al. Measuring the effect of enhanced cleaning in a UK hospital: a prospective
cross-over study. BMC Med 2009;7:28. http://www.ncbi.nlm.nih.gov.offcampus.dam.unito.it/pmc/articles/PMC2700808
7. Smith SJ, Young V, Robertson C, et al. Where do hands go? An audit of sequential hand-touch events on a hospital
ward. Journal of Hospital Infection 2012;80:206e-11. http://www.sciencedirect.com.offcampus.dam.unito.it/science/article/pii/S0195670111004816
8. Carling PC, Bartley JM. Evaluating hygienic cleaning in healthcare settings: what you do not know can harm your
patients. Am J Infect Control 2010;38:S41eS50. http://www.sciencedirect.com.offcampus.dam.unito.it/science/article/pii/S0196655310004062
9. Creamer E, Dorrian S, Dolan A, et al. When are the hands of healthcare workers positive for meticillin-resistant
Staphylococcus aureus? J Hosp Infect 2010;75:107e111. http://www.journalofhospitalinfection.com/article/S01956701%2809%2900547-7/abstract
10. Kramer A, Schwebke I, Kampf G. How long do nosocomial pathogens persist on inanimate surfaces? A systematic
review. BMC Infect Dis 6:130 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1564025/ .
11. Centers for Desease Control and Prevention. Guideline for Disinfection and Sterilization in Healthcare
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12. Pan A, Cappelli V, Parenti M, et al. Raccomandazioni sul controllo della diffusione nosocomiale dello Staphylococcus
aureus resistente alla meticillina (MRSA). 2011 http://assr.regione.emilia-romagna.it/it/servizi/servizi/pubblicazioni/rapporti-documenti/raccomandazioni-sul-controllo-della-diffusione-nosocomiale-dello-staphylococcus-aureus-resistente-alla-meticillina-mrsa-.-2011
13. CDC/HICPAC. Guidelines for environmental infection control in health-care facilities. MMWR Recomm Rep 2003;52:
1-42. http://www.cdc.gov/hicpac/pdf/guidelines/eic_in_hcf_03.pdf
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