L’economia e il
mondo
Le relazioni economiche
internazionali
Il sistema-mondo
Nell’ultimo secolo si è avuto uno
sviluppo senza precedenti delle relazioni
economiche e finanziarie tra i Paesi di
tutto il mondo. Le imprese hanno
incominciato a effettuare investimenti
diretti all’estero, costituendo o
acquistando filiali di produzione in Paesi
stranieri: sono sorte così le
multinazionali.
Oggi viviamo in un unico grande mercato
mondiale in cui le economie di tutti i
Paesi sono aperte (cioè hanno rapporti
con l’estero) e interdipendenti tra loro.
Le relazioni economiche internazionali > Il sistema-mondo
Gli organismi internazionali
Nel “sistema-mondo” non tutti i
Paesi hanno la stessa forza, ma le
difficoltà e le scelte di uno possono
ripercuotersi su tutti gli altri. Per
questo sono nati degli organismi
internazionali con l’obiettivo di
regolamentare le transazioni.
Altra sede di discussione è il
forum del G8, di cui fanno parte
gli otto Paesi con le economie più
avanzate: Stati Uniti, Giappone,
Germania, Francia, Regno Unito,
Canada, Italia e Russia.
Le relazioni economiche internazionali > Gli organismi internazionali
Il protezionismo
Si parla di protezionismo quando lo Stato adotta una serie di
misure (essenzialmente dazi doganali e contingenti
d’importazione) per limitare il più possibile le importazioni di
merci da altri Paesi.
Vantaggi del protezionismo:
- proteggere le imprese
nazionali dalla concorrenza
straniera
- salvaguardare l’occupazione
interna
- evitare che i debiti verso
l’estero crescano
Le relazioni economiche internazionali > Il protezionismo
Svantaggi del protezionismo:
- possibili ritorsioni da parte di
altri Stati,
- scarsa disponibilità delle
materie prime e dei beni non
presenti o non prodotti in
quantità sufficiente
- rallentamento della diffusione
di conoscenze tecniche
Il libero scambio
Si parla di libero scambio quando gli
Stati non pongono ostacoli
all’importazione. Se i partner
commerciali contrattassero da posizioni
paritarie, ogni Paese tenderebbe a
esportare i beni che ha maggiore
convenienza a produrre e a importare i
beni di cui non potrebbe disporre.
Tuttavia nell’economia reale si sono
creati forti squilibri tra i Paesi produttori
di materie prime, caratterizzati da un
insufficiente sviluppo del settore
secondario, e i Paesi industrializzati.
Le relazioni economiche internazionali > Il libero scambio
I movimenti internazionali
Gli scambi internazionali di merci danno
origine a enormi movimenti monetari tra
i Paesi del mondo. In particolare:
♦ le importazioni (M) rappresentano
una componente negativa del reddito;
♦ le esportazioni (E) rappresentano
una componente positiva.
Da quanto visto si ha:
Y = Ril + E – M = C + G + I + E – M
Negli ultimi decenni sono anche i
movimenti di capitale.
Le relazioni economiche internazionali > Il popolo
I cambi
Per cambio si intende il prezzo
della moneta (in questo contesto
chiamata anche “valuta”) di uno
Stato espresso in moneta di un
altro Stato.
Il numero delle unità di moneta
estera che possono essere
acquistate con 1 unità di moneta
nazionale si definisce tasso di
cambio. I tassi di cambio
variano in base alla domanda e
all’offerta della moneta.
Le relazioni economiche internazionali > I cambi
Generalizzando,
quando il cambio
della moneta
nazionale:
♦ aumenta, il prezzo
delle merci esportate
cresce;
♦ diminuisce, il
prezzo delle merci
esportate cala.
Domanda e offerta di valuta
La domanda di valuta
proviene da chi deve fare
dei pagamenti all’estero.
Si tratta essenzialmente di:
♦ importatori;
♦ turisti nazionali;
♦ investitori nazionali.
L’offerta di valuta proviene da
chi, avendo ricevuto in
pagamento una moneta
straniera, desidera convertirla in
moneta nazionale.
Si può trattare di:
♦ esportatori;
♦ turisti stranieri;
♦ investitori stranieri.
Il mercato dei cambi, o mercato valutario, o forex (Foreign
exchange market), è il mercato in cui sono scambiate le valute.
Le relazioni economiche internazionali > Domanda e offerta di valuta
La bilancia dei pagamenti 1
La bilancia dei pagamenti è il
documento contabile in cui
vengono registrate tutte le
transazioni effettuate in un dato
periodo di tempo fra i residenti
di un Paese e i residenti
all’estero. Da essa risulta la
posizione di debito o di credito
di uno Stato verso il resto del
mondo. Nella bilancia dei
pagamenti vengono registrati tre
tipi di transazioni internazionali:
Le relazioni economiche internazionali > La bilancia dei pagamenti 1
♦ le esportazioni e
le importazioni di
beni e servizi;
♦ le acquisizioni e
le cessioni di
attività finanziarie;
♦ i trasferimenti di
ricchezza tra
Paesi.
La bilancia dei pagamenti 2
Il documento si articola in diverse
parti, ciascuna delle quali prende in
considerazione un particolare tipo di
transazione. L’attuale struttura
prevede tre sezioni:
1 conto corrente
2 conto capitale
3 conto finanziario
In ognuna di queste sezioni sono
riportate voci a debito (uscite di
valuta) e a credito (entrate di valuta).
La somma algebrica di debiti e
crediti fornisce il saldo.
Le relazioni economiche internazionali > La bilancia dei pagamenti 2
Sviluppo e sottosviluppo
Gli squilibri mondiali
Il divario tra il Nord e il Sud del
mondo è andato allargandosi negli
ultimi decenni: i Paesi più ricchi sono
diventati sempre più ricchi e i Paesi
più poveri sempre più poveri; questo
fenomeno trova origine in una
molteplicità di cause, tra le quali
le frequenti guerre regionali, le
catastrofi climatiche e gli effetti
negativi della globalizzazione.
Individuare gli strumenti per ridurlo
rappresenta una delle maggiori sfide
della scienza economica moderna.
Sviluppo e sottosviluppo > Gli squilibri mondiali
La misura dello sviluppo
Lo sviluppo economico si può definire
come il processo di progressivo
incremento del Prodotto interno
lordo e, quindi, del reddito medio pro
capite, accompagnato da una
riduzione della povertà e delle
diseguaglianze sociali. Il benessere
deve essere inteso anche come
capacità di realizzarsi come singolo e
come membro della comunità. I
principali indici economici di sviluppo
sono il Pil e il reddito medio pro
capite e il tasso di occupazione.
Sviluppo e sottosviluppo > La misura dello sviluppo
L’indice di sviluppo umano
Nel 1990 l’Unpd (Programma delle
nazioni unite per lo sviluppo) ha
introdotto un l’Indice di Sviluppo
Umano, tenendo in considerazione tre
parametri fondamentali:
♦ la longevità;
♦ il livello di istruzione;
♦ la possibilità di accedere alle
risorse.
Nel 2010 l’Isu è stato integrato con un
nuovo indice che misura le
diseguaglianze di reddito, di istruzione e
di condizioni di salute.
Sviluppo e sottosviluppo > L’indice di sviluppo umano
I caratteri economici del sottosviluppo
Nonostante la varietà di situazioni,
ci sono alcuni caratteri tipici dei
Pvs. Tra quelli di tipo economico:
♦ il settore primario è
predominante;
♦ il terziario è costituito da servizi
amministrativi poco efficienti;
♦ la cosiddetta economia
informale è sviluppata in modo
smisurato;
♦ le infrastrutture sono insufficienti
♦ c’è un disavanzo cronico del conto corrente della bilancia
dei pagamenti;
♦ il debito ha raggiunto livelli elevatissimi.
Sviluppo e sottosviluppo > I caratteri economici del sottosviluppo
I caratteri sociali del sottosviluppo
Dal punto di vista
demografico e sociale, i Pvs
sono accomunati da:
♦ alto tasso di natalità;
♦ situazione alimentare
precaria;
♦ sanità inadeguata;
♦ carenza dei sistemi di
istruzione e formazione;
♦ forte urbanizzazione;
♦ elevato tasso di
emigrazione.
Sviluppo e sottosviluppo > I caratteri sociali del sottosviluppo
I rimedi al sottosviluppo 1
Lo stato di povertà dei Pvs genera
un circolo vizioso della povertà.
Per uscirne dovrebbe formarsi un
surplus interno, rispetto a quello
necessario per i consumi essenziali.
Questa eccedenza potrebbe essere
investita in attività produttive e
attiverebbe il circolo virtuoso della
crescita. Perché questo processo
inizi, è necessario il concorso di una
serie di fattori, primo fra tutti
un’adeguata politica di investimenti
pubblici.
Sviluppo e sottosviluppo > I rimedi al sottosviluppo 1
I rimedi al sottosviluppo 2
Per fare investimenti sono necessari capitali che i Pvs non hanno
a disposizione. Gran parte degli investimenti sono finanziati da
capitali stranieri, con conseguente aumento del debito. Inoltre i
capitali giunti dall’estero solo raramente portano sviluppo.
Altra azione essenziale per favorire l’uscita dal sottosviluppo è il
riequilibrio del commercio internazionale. A tal fine occorre
soprattutto:
.
♦ ridurre la dipendenza dei Pvs dalle
esportazioni di materie prime;
♦ favorire la produzione, da parte delle loro
imprese, di beni a più alto valore aggiunto;
♦ far crescere il loro mercato interno.
Sviluppo e sottosviluppo > I rimedi al sottosviluppo 2
Le economie emergenti
I Paesi emergenti hanno
caratteristiche vantaggiose:
♦ importanti stock di risorse
naturali;
♦ politiche economiche che si
caratterizzano per un mix di
liberismo e di intervento diretto
dello Stato;
♦ popolazione numerosa e livello
medio di istruzione elevato.
Alcuni dei Paesi emergenti contendono il primato economico e
politico agli Stati Uniti, all’UE e al Giappone: sono Brasile, Russia,
India, Cina e Sudafrica (“gruppo dei Brics”).
Sviluppo e sottosviluppo > Le economie emergenti
Il problema della sostenibilità
Il percorso di crescita degli attuali
Paesi sviluppati non può essere preso
come riferimento perché:
1. lo sviluppo del Nord del mondo si è
basato sull’incremento costante della
produzione e dei consumi, e ciò ha
portato a uno sfruttamento delle
risorse naturali tanto elevato da
rendere dubbia la loro capacità di
rigenerarsi.
2. per molto tempo si è fatto uso di
sistemi produttivi ad alto impatto
ambientale, che hanno alterato gli
equilibri naturali.
Sviluppo e sottosviluppo > Il problema della sostenibilità
Lo sviluppo sostenibile
Lo sviluppo sostenibile permette
di soddisfare i bisogni presenti
senza pregiudicare la possibilità,
per le generazioni future, di
soddisfare i propri.
Tuttavia, alcuni studiosi hanno
mostrato che finora il progresso
tecnologico ha dato luogo a una
sorta di “effetto rimbalzo”: le
tecnologie verdi hanno favorito un
aumento dei consumi che rischia
di vanificare i loro effetti benefici.
Sviluppo e sottosviluppo > Lo sviluppo sostenibile
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