La storia di San Gimignano Pare che le origini di San Gimignano affondino le loro radici nella storia di Roma. Cronisti come Lupi, Coppi e Pecori riportano infatti che i fratelli Muzio e Silvio, giovani patrizi romani costretti a fuggire da Roma perché ritenuti complici nella congiura di Catilina, si rifugiassero in questa parte della Valdelsa e vi costruissero due castelli a poca distanza l'uno dall'altro, uno chiamato Silvia (ora San Gimignano) e l'altro Mucchio. Sembra che il cambiamento del nome da Silvia a San Gimignano avvenne nell'anno 450 d.c., quando per l'intercessione del Santo di Modena (Vescovo Geminiano), il castello non fu distrutto al passaggio dei seguaci di Attila o Totila. A tale proposito, in onore del Santo, venne dedicata anche una chiesa, attorno alla quale nel VI° e VII° secolo esisteva una borgata cinta di mura, in seguito chiamata appunto "Castello di San Gimignano" o anche della Selva, a causa dei grandi boschi che la circondavano. Altri documenti riportano che nell'anno 759 d.c., Desiderio II ultimo re Longobardo, costruisse prima la propria casa nei pressi di suddetto castello (oggi Palazzo–Torre Nomi Venerosi Pesciolini) e poi facesse costruire la seconda cerchia di mura, concedendo al comune (in ricompensa della buona ospitalità) larghe franchigie e privilegi, salva però la supremazia politica. Il nome San Gimignano viene per la prima volta ricordato il 30 agosto 929 d.c. in un documento, nel quale Ugo Re d'Italia dona a Adelardo Vescovo di Volterra un luogo denominato "Il Monte della Torre" presso San Gimignano. Tale luogo verrà poi citato, nel 991 d.c., come Castello del Vescovo (oggi ex carcere, e prima convento Domenicano). Nel 1099 San Gimignano iniziò una serie di lotte cruenti contro Volterra per ribellarsi alla sottomissione del "VescovoConte", che a quel tempo era feudatario di vari castelli del circondario. Le lotte sfociarono in una guerra che durò ben 30 anni. La toponomastica oggi ci aiuta a ricostruire i luoghi dove avvennero gli scontri: sul vicino Poggio del Cornocchio, al confine tra le due cittadine, una radura nel bosco si chiama ancora oggi "Campo alla Battaglia" . Nel 1199 San Gimignano si costituì in libero comune e tale rimase fino al 1354, anno della sottomissione a Firenze. L'importanza e la ricchezza di questa terra si devono soprattutto alla via Francigena o via Romea, da cui sembra che sia passato anche Carlo Magno. La via Francigena era la via di pellegrinaggio che "Menava a Roma verso sud e verso nord fino a San Jacopo di Campostella", in più era attraversata da diverse strade "del sale" o salaiole e addirittura portava verso il porto di Pisa, dove i Sangimignanesi avevano i propri magazzini, i "Fondachi", per le mercanzie che importavano ed esportavano. Il commercio più fiorente fu quello del "vingreco", dello zafferano e della vernaccia. Quest'ultima peraltro molto apprezzata anche da Papa Martino IV°, che pretendeva dal comune un congruo numero di "fiasche", di detto nettare, per "affogare" le anguille pescate nel lago di Bolsena. Nel XII° secolo, periodo di maggiore splendore per la città, il comune offriva ospitalità a chiunque la chiedesse, specialmente agli esiliati politici di altre città, concedendogli anche il permesso di costruire la propria casa o palazzo, e ai più facoltosi anche le torri-magazzino, purché tenessero un "una buona condotta per almeno cinque anni". La vita quotidiana a quel tempo era scandita dal suono delle campane: quella del sale, quella del banco, quella del fuoco, quella del pane. Quest'ultima suonava quando qualche ricco signore alla sua morte, per salvare la sua anima nell'Aldilà, lasciava il pane pagato per tutti i poveri del paese. La campana del coprifuoco suona ancora oggi, per tradizione, la sera alle ore 21 in inverno, alle ore 22 in estate, dalla Torre Grossa dell'odierno Palazzo Comunale. Inoltre in ogni palazzo esisteva un pozzo o una cisterna per la raccolta dell'acqua che serviva per l'approvvigionamento della famiglia e degli animali. Fino al secolo scorso nel centro storico ne esistevano addirittura 105. Nel 1355 in San Gimignano esistevano ben 72 torri, simbolo di ricchezza e prestigio per le famiglie che le possedevano. Oggi, a ricordo del glorioso passato ne restano 15 più 2 palazzi-torre. San Gimignano nasce all'incirca intorno al III secolo a.c. come piccolo villaggio etrusco, posizionato su un colle dominante l'alta Val d'Elsa. Il vero sviluppo della città e del tessuto urbano inizia però intorno al X secolo, periodo in cui prende il nome dal santo Vescovo di Modena (San Gimignano) che avrebbe difeso, si racconta, il villaggio dall'occupazione di Attila. Durante il medioevo San Gimignano gode di un formidabile sviluppo, grazie al commercio di 1 ottimi prodotti agricoli (Zafferano e Vernaccia) favorito dalla Via Francigena che lo attraversava da sud a nord e da numerose "vie del sale". Nel 1199, nel pieno del suo splendore economico, il paese guadagnò la propria indipendenza dai Vescovi di Volterra a cui era soggetta e divenne a tutti gli effetti un Comune. In questo periodo San Gimignano si fregia di opere d'arte e stupende forme architettoniche. Nel 1300 il Comune, ebbe l'onore di ospitare come ambasciatore della Lega Guelfa in Toscana il poeta Dante Alighieri. Lo splendore della cittadina durò fino al 1348 quando a causa della peste nera che infestò tutta l'Europa e delle carestie che ne seguirono, dovette soccombere a Firenze. San Gimignano scoprì un periodo di decadenza e marginalità per ritornare prepotentemente all'attenzione mondiale nel XIX secolo. Monumenti di San Gimignano Piazza del Duomo Entrando in piazza del Duomo sulla sinistra troviamo il Palazzo Comunale e davanti a noi la scalinata che porta all’ingresso del Duomo. Sulla destra abbiamo il palazzo dei Ghibellini Salvucci, acerrimi nemici dei Guelfi Ardinghelli, che avevano le case nella piazza contigua, con le due “torri gemelle” che avevano dato adito ad una storia interessante: si pensava infatti che i Salvucci, volendo in qualche modo contravvenire agli statuti comunali del 1255, che impedivano di costruire torri più alte di quella del Podestà (la “Rognosa”: così detta perché intoccabile), ne facessero erigere due, appositamente progettate in modo che la parte alta della prima corrispondesse alla base della seconda in modo tale che, sovrapponendole idealmente, superassero la torre comunale. Alle spalle del visitatore il palazzo Chigi-Useppi ed il vecchio Palazzo del Podestà con la torre detta Rognosa che, fino a tutto il 1300, fu usata come prigione ed all’interno del quale oggi trova spazio il suggestivo Teatro dei Leggieri. Il Palazzo Comunale In Piazza del Duomo sorge il Palazzo Comunale edificato sui resti di un edificio preesistente fra il 1289 e il 1298 (si può notare, alla sinistra dell’attuale ufficio informazioni, la misura pubblica di un tempo: scolpite nella pietra troviamo “il braccio” –circa 68 cm- e la “pertica” –circa 177 cm-). I successivi ampliamenti del Trecento e del Quattrocento definirono progressivamente lo spazio del cortile interno, in seguito affrescato con stemmi dei personaggi che avevano ricoperto cariche pubbliche nel contesto del Comune. L’edificio principale veniva utilizzato sia come dimora del Podestà, sempre straniero per motivi di imparzialità, sia per le riunioni del consiglio pubblico. I due piani superiori del complesso costituiscono la sede “storica” dei Musei Civici di San Gimignano, istituita nel 1853. Il percorso espositivo comprende la visita al Palazzo Comunale, uno degli edifici pubblici più antichi della Toscana, decorato con famosi cicli di affreschi come le scene inerenti il tema dell’amore di Memmo di Filippuccio, all’interno della “camera del Podestà”, le raffigurazioni di cacce e tornei, attribuite al pittore Azzo di Masetto e la grande Maestà di Lippo Memmi, nella sala di Dante, l’antica sala del Consiglio (Dante parlò dal balcone del palazzo comunale l’8 maggio del 1300 in qualità di ambasciatore guelfo). La visita prosegue con la Pinacoteca, dove si possono seguire i momenti fondamentali della storia artistica sangimignanese. Dai fiorentini (Coppo di Marcovaldo, Azzo di Masetto) e senesi (Rinaldo) della seconda metà del Duecento, alla grande stagione senese della seconda metà del Trecento (Memmo di Filippuccio, Lippo Memmi, Niccolò di Ser Sozzo); dall’alternanza fra senesi e fiorentini a cavallo fra Trecento e Quattrocento (Taddeo di Bartolo, Lorenzo di Niccolò, “Maestro del 1419”), al definitivo prevalere dei fiorentini (Filippino Lippi, Benozzo Bozzoli, Sebastiano Mainardi) che contribuirono al rinnovamento rinascimentale di San Gimignano, fino al vertice estremo raggiunto con la grande pala del Pinturicchio, dipinta nel 1511. Si può anche visitare la Torre Grossa, la più alta della città, dalla quale si gode un panorama che spazia dalla centro storico alla circostante campagna della Valdelsa, fino alle montagne pistoiesi e alle Alpi Apuane. Il Palazzo vecchio del Podestà Di fronte al Duomo sorge il palazzo Chigi-Useppi ed il vecchio Palazzo del Podestà con la torre “Rognosa”. In basso, sotto il palazzo stesso, che ha la parte inferiore in pietra e la superiore in cotto, c’è un ampio androne con sedili in pietra in fondo al quale si trova un affresco del Sodoma, del 1513, che rappresenta la Madonna col Bambino ed i santi Geminiano e Nicola, ed un portone che dà accesso al piccolo Teatro dei Leggieri, che è stato ristrutturato sulle spoglie di un 2 antico teatro costruito una prima volta nel 1534 e poi rifatto nel 1794. Quando il Podestà si trasferì nel nuovo Palazzo Comunale, costruito a fianco del Duomo nel 1298, il vecchio palazzo servì prima come albergo per ospiti illustri e poi come scuola pubblica maschile. Il Palazzo della Propositura Tra il Duomo ed il Palazzo Comunale si trova la rampa d’accesso per Piazza Pecori, celebre cittadino sangimignanese, Luigi Pecori, nato nel 1811 e morto nel 1864, che è stato Proposto e appassionato storico della nostra città. A lui si deve la prima storia della terra di San Gimignano. Sul lato destro della piazza la loggia dell’Annunciazione, detta anche del Battistero per un fonte battesimale di forma esagonale eseguito da Giovanni di Cecco e fatto costruire nel 1472 dagli iscritti all’Arte della Lana, con formelle a bassorilievo delle quali la più importante raffigura proprio il Battesimo di Gesù. Nella parete di fondo del loggiato troviamo il bellissimo affresco dell’Annunciazione, attribuito a Domenico Ghirlandaio. La Piazza della Cisterna Attraverso l’Arco dei Becci e dei Cugnanesi si entra nella Piazza della Cisterna, antica sede di botteghe e taverne, che deve il suo attuale nome al pozzo ottagonale in travertino, che ne occupa la parte centrale. La Piazza fu costruita nel 1273 e successivamente ampliata, nel 1346, dal Podestà Guccio dei Malavolti il cui stemma, una scala, è inciso sulla pietra del pozzo. In precedenza la piazza si chiamava Piazza delle Taverne e poi, per un grande albero che vi si trovava, Piazza dell’Olmo. Palazzi e torri, alternandosi in pieni e vuoti di rara armonia, circondano l’ammattonato irregolarmente triangolare che si stringe verso via del castello. Sulla destra guardando via del Castello, si affacciano: il palazzo Tortoli, con le sue quattro eleganti bifore trecentesche, la torre mozza detta dei Pucci dal nome della famiglia che la possedette tra il XIX e XX secolo, il palazzo che fu dei Cetti e Bracceri; il palazzo Ridolfi e le torri e le case dei Becci e Cugnanesi; il palazzo Pellari e, con le sue due torri, il palazzo Ardinghelli. Dall’altro lato della piazza il palazzo Lupi con la torre del Diavolo, chiamata così perché si narra che il proprietario, tornando da un lungo viaggio e trovandola inspiegabilmente più alta, ne attribuisse l’opera al demonio. Poi il quattrocentesco palazzo Cortesi-Lolli, nato su edifici più antichi, dal quale si intravedono tracce di pietra di antiche torri. La Casa di Santa Fina Da via Del Castello prendendo per un violetto sulla destra si arriva dopo pochi metri alla Casa di Santa Fina. La giovanissima beata, dopo una lunga serie di sofferenze fisiche e morali accettate per amore di Cristo, passò molto tempo della sua breve vita immobilizzata su una tavola di legno nella cantina delle sua povera casa. La casa, ora trasformato in cappella, si può visitare ogni 12 marzo, festa della Santa. Si dice che, poco prima della morte, San Gregorio le fosse apparso per predirle che le sue sofferenze terrene stavano per finire e che, dopo la sua dipartita, le campane delle chiese del paese si fossero messe a suonare mosse dagli angeli. Fiori particolari, comunemente detti “viole di Santa Fina”, fiorirono sulle torri e sulle mura. Ancora oggi per la ricorrenza di Santa Fina è possibile vederle spuntare sulle torri. La fanciulla che non è mai stata dichiarata santa dalla chiesa è davvero vissuta a San Gimignano ed è però santa nel cuore e nelle preghiere dei sangimignanesi. La Rocca di Montestaffoli Da Piazza del Duomo, procedendo sulla destra del Duomo e attraversando la bellissima Piazza delle Erbe, si accede alla Rocca di Montestaffoli. La Rocca fu realizzata per volere dei Fiorentini nel 1353, proprio quando San Gimignano si sottomise a Firenze, per respingere eventuali attacchi che potessero venire da Siena o ribellioni sorte all’interno della stessa città. La Rocca era una fortezza che ospitava truppe che venivano istruite da un comandante fiorentino e aveva una pianta a forma pentagonale con torrette agli angoli e collegamenti che la univano alle possenti mura cittadine. La Rocca era difesa da un antiporto protetto da una cateratta e da un ponte levatoio. Dall’unica torretta della Rocca rimasta agibile (detta comunemente “il torrino”) si gode una vista straordinaria sulle torri del centro storico e sulla campagna circostante. Nella Rocca, nel terzo fine settimana del mese di giugno, si svolge il Torneo “La Giostra dei Bastoni” , nell’ambito della festa medievale “Ferie delle Messi”. 3 La Piazza Sant’Agostino Prima di lasciare la Via Francigena uscendo da Porta San Matteo, posta al lato nord della via, si svolta a destra nella Via Cellolese e si arriva nella splendida piazza Sant’Agostino. Al centro della piazza troviamo la cisterna a cui fanno da cornice la splendida chiesa di Sant’Agostino, con l’annesso complesso conventizio e la piccola chiesa romanica di San Pietro in Forliano. Chiese Il Duomo (Basilica di Santa Maria Assunta) Il Duomo di San Gimignano è monumento dell'architettura romanica in Toscana. La Basilica è un vero e proprio tempio di fede e di arte. Lo sviluppo della chiesa riflette la crescita e l'evoluzione della città. In origine semplice Pieve costruita intorno al 1000, fu trasformata in Propositura in 1056. La sua solenne consacrazione avvenne nel 1148 ad opera del Papa Eugenio III mentre tornava a Roma da Pisa, lungo la Via Francigena. Fin dal XII secolo, la Collegiata ha goduto di numerosi privilegi sanciti con Bolle e decreti papali. Iniziarono nel 1239 i lavori di ampliamento e di abbellimento, a cui parteciparono gli artisti più famosi, fino a tutto il Seicento. I santi della città furono venerati e trovarono qui la loro celebrazione: Santa Fina, il Beato Bartolo Bompedoni, San Piero martire, della famiglia Cattanei, il Beato Ciardo. San Geminiano, il santo vescovo modenese, ha qui la sua reliquia e il suo altare ed è celebrato il 31 gennaio anche a San Gimignano come Santo patrono. Dal pulpito della chiesa predicò Girolamo Savonarola nel 1497. Vari Cardinali furono Proposti della Collegiata: Giordano Orsini nel 1146 e Napoleone Orsini nel 1314, il napoletano Francesco Carbone nel 1389, Francesco Soderini nel 1495 e Baldassare Cossa, che fu poi l'Antipapa eletto nel 1410 e deposto nel Concilio di Costanza del 1414. L'interno della Basilica è interamente affrescata: lungo la parete di destra troviamo Storie del Nuovo Testamento, affreschi attribuiti alla Scuola di Simone Martini, e sulla sinistra Storie del Vecchio Testamento ad opera di Bartolo di Fredi, insigni esempi di arte medievale. Sulla controfacciata è un grande affresco con il Martirio di San Sebastiano, del 1465, e due bellissime statue lignee di Jacopo della Quercia, dell' Angelo Annunziante e la Vergine Annunziata. Sopra, affreschi di Taddeo di Bartolo raffigurante il Giudizio Universale. La Chiesa di San Lorenzo in Ponte In via del Castello, vicinissima all’ex convento di San Domenico, un tempo Castello del Vescovo, e primo nucleo della città, si trova la Chiesa di San Lorenzo in Ponte. E’ in stile romanico, costruita nel 1240. Il suo loggiato fu chiuso nel 1561 per farvi un oratorio. Il suo nome deriva dal fatto che in origine si trovava vicino al ponte levatoio del Castello del Vescovo. All’interno un ciclo affrescato con le Storie di San Benedetto e, sul fondo, un grande affresco con gloria di Cristo, Madonna e 12 apostoli eseguita da Cenni di Francesco di Ser Cenni attorno all’anno 1413. La Chiesa di San Bartolo In via San Matteo, dopo il Palazzo della Cancelleria, si trova la chiesa romanica di Santo Bartolo, santo locale che morì nel 1299 assistendo i lebbrosi nel lazzeretto di Cellole, al quale fu poi dedicata anche una famosa cappella nella chiesa di Sant’Agostino. La facciata in mattoni, costruita nel 1173, mostra una elegante serie di archetti ciechi, distribuiti su due ordini di diversa misura, che poggiano su semicolonne. L’architrave della porta d’ingresso è decorata con la caratteristica croce greca dei Gerosolimitani, trasformatisi poi nell’ordine dei Cavalieri di Malta. Tra XI e XII secolo, quando faceva parte del borgo che si stava sviluppando a nord, fuori della prima cerchia di mura, era dedicata a San Matteo, allo stesso modo e per lo stesso motivo per cui l’attuale chiesa di San Francesco, nella zona sud del paese, si chiamava allora San Giovanni, ed aveva dato il nome al borgo che l’ospitava. Chiesa di Sant’Agostino La chiesa è un edificio di uno stile che richiama il gotico, ad una sola ampia navata centrale che culmina col presbiterio sul quale si apre il coro e due cappelle laterali. La chiesa di Sant’Agostino è un immenso patrimonio di opere d’arte di magnifica bellezza. Entrando si noterà subito l’Altare di San Vincenzo, tavola del 1494, realizzata da Francesco Fiorentino. Sopra la pala l’affresco della Pietà è opera di Vincenzo Tamagni. Sul fondo della chiesa spicca la Cappella di Santo Bartolo con l’altare in marmo scolpito da 4 Benedetto da Maiano. Procedendo nella chiesa si noterà una Pietà dipinta da Bartolo di Fredi, poi l’Altare di San Niccolò da Tolentino affrescato nel 1529 da Vincenzo Tamagni. Salendo verso l’altare maggiore si noterà troneggiante la pala di Piero del Pollaiolo, cioè L’incoronazione della Vergine, opera del 1483. A destra, guardando l’altar maggiore, si apre la Cappella della Natività affrescata da Bartolo di Fredi. La pala d’altare è invece opera di Vincenzo Tamagni. Passando dalla cappella al coro si scopre il meraviglioso ciclo di affreschi di Benozzo Bozzoli che costarono al pittore ben tre anni di lavoro, dal 1463 al 1465, e raffiguranti la vita di Santo Agostino. Un ciclo di affreschi di una bellezza davvero unica, come unica è la chiesa dedicata la Santo. Uscendo dal coro si entra nell’altra cappella per poi ridiscendere nel presbiterio in cui si vede a destra un affresco di Sebastiano Mainardi raffigurante San Gimignano. Passando oltre si scoprirà l’Altare della Madonna delle Grazie che incornicia un affresco di Lippo Memmi, risalente al 1330. Il pulpito della chiesa invece fu costruito nel 1524 ed i dipinti sono di Vincenzo Tamagni. Dopo il pulpito si noterà infine il San Sebastiano, dipinto da Benozzo Bozzoli nel 1464. prima di lasciare la chiesa si consiglia una visita all’incantevole e tranquillo chiostro della chiesa stessa. La Chiesa di San Jacopo In via “Folgore da San Gimignano”, all’uscita dalle mura della città, in un’area di recente ristrutturata e giustamente valorizzata, si trova la chiesa romanica di San Jacopo dei Templari, che la tradizione vuole sia stata edificata dai Cavalieri al ritorno dalla prima crociata, ma che sicuramente è di epoca successiva. La parte inferiore è in pietra con un portale sormontato da un doppio archetto cieco e dal simbolo dei Templari, mentre la parte superiore è in mattoni alleggeriti da un bel rosone in cotto, finemente lavorato. L’interno, ad una sola navata, conserva affreschi che rappresentano il santo a cui la chiesa è dedicata. Chiesa di San Pietro in Forliano Nella incantevole piazza Sant’Agostino si trova anche la piccola chiesa di San Pietro, comunemente detta di San Piero, che è una delle più antiche di San Gimignano (XII sec.). La sua semplice facciata in laterizio è alleggerita dalle mensole in terracotta del cornicione e da un unico sobrio rosone sistemato sopra la porta d’ingresso ad è anticipata da una serie di quattro scaloni in pietra. Piccola e romanica presenta un interno ad una sola navata con presbiterio rialzato, soffitto a capriate e pareti ricche di affreschi originali come quello della Madonna che porta per mano il bambino Gesù, tra San Pietro e San Giovanni Battista, che molti hanno attribuito a Lippo Memmi. Sull’altar maggiore una tavola attribuita alla scuola fiorentina, dipinta nel 1531. La Chiesa di San Girolamo Poco prima della chiesa templare di San Iacopo, sempre nella via Folgore da San Gimignano, presso il Monastero delle Suore di clausura delle monache Benedettine, si trova la piccola Chiesa di San Girolamo. La chiesetta ha una navata, con la grata che divide la parte claustrale e l’altare decorato da una bella tavola di Vincenzo Tamagni che rappresenta la Madonna in trono col Bambino e i santi Giovanni Gualberto, Benedetto, Giovanni Battista e Girolamo. All’interno del convento, non visibili, sono conservati affreschi di scuola fiorentina del XVI secolo. Resti della Chiesa di San Francesco In via San Giovanni, sulla destra, troviamo invece quello che resta dell’antica chiesa del convento di San Francesco. Chiusa tra due case in mattoni, la bella facciata in travertino bianco, solcata orizzontalmente da linee scure di serpentino che richiamano lo stile pisano, con la porta sormontata da un doppio arco che racchiude il simbolo dei Cavalieri Gerosolimitani, fa presagire quella che doveva essere la severa bellezza di una chiesa appartenente all’ordine francescano e che era stata precedentemente una Magione del ricco ordine di quei monaci-soldati che avevano il compito di difendere il Santo Sepolcro. Servì anche per il ricovero dei pellegrini e dei viandanti della Via Francigena. 5