L’agricoltura
dell’albenganese
Dimensione economica, interdipendenze,
struttura aziendale e tipologie produttive
a cura di Luciano Colla
Gennaio 2005
La ricerca è stata coordinata e realizzata da LUCIANO COLLA.
Luciano Colla, laureato a Trento in Scienze Sociali con studi in specializzazione economica, ha compiuto le prime esperienze in Emilia Romagna lavorando con l’arch. Osvaldo
Piacentini ed il gruppo del “Progetto ‘80”.
Trasferitosi a Genova come ricercatore presso l’Istituto Ligure di Ricerche Economiche e
Sociali, è stato, per diversi anni, professore a contratto presso la facoltà d’Architettura dell’Università di Genova, come docente di Economia Regionale, collaboratore dell’International Institute for Applied System Analysis (I.I.A.S.A.) di Laxenburg (Vienna-Austria) e,
dalla fine degli anni ’90, docente e consulente (con responsabilità di direzione di ricerca)
presso la Scuola Superiore del Commercio, Turismo e Servizi di Milano, oltre che consulente delle Camere di Commercio di Savona e Genova, di vari enti pubblici ed imprese private.
Un ringraziamento a Sergio Ravera per la preziosa collaborazione nelle fasi di analisi e di
verifica finale del testo.
Hanno collaborato, per le rilevazioni: Gian Luigi Nario, Domenico Prato, Fabio Zambarino, Sonia Tortora, Giovanni Battista Cerruti.
Si ringrazia, inoltre, per la collaborazione tecnica ENNIO FAZIO, membro di Giunta Camerale e presidente del Centro di Sperimentazione ed Assistenza Agricola di Albenga,
RICCARDO GALBUSSERA del Centro di Sperimentazione ed Assistenza Agricola di
Albenga e l’agronomo SANDRINO VIO.
© Copyright 2005 - Camera di Commercio
Presentazione
La pianura ingauna ha, da sempre, recitato un ruolo di primo piano per la sua centralità
nel Ponente ligure e per la valenza economica che esprime. Siamo, in effetti, dinanzi ad un
comprensorio che se, da un lato, ha consolidato, nell’arco degli ultimi vent’anni, la ricchezza attraverso il progressivo potenziamento del sistema delle imprese (con la costituzione di nuove aziende e l’ampliamento di unità preesistenti), dall’altro, e nel campo dell’agricoltura in particolare, ha saputo fronteggiare la concorrenza interna ed
internazionale, ancor prima del manifestarsi del fenomeno “globalizzazione”, diversificando la produzione e, in questo ambito, favorendo il comparto del florovivaismo.
Guardando, a distanza di anni, a questo processo, ci rendiamo conto che nel comprensorio si è compiuta - a due lustri dal grande “miracolo italiano” – un’evoluzione straordinaria nel tessuto economico locale. Trasformazione verificatasi in poche altre aree del
nostro Paese, se si eccettuano talune specificità nel Nord Est. Seppure con qualche eccezione.
Se è vero, infatti, che tra le due realtà può accomunarsi una rispondenza nel fattore lavoro, è altrettanto certo che nel florovivaismo le nostre aziende hanno puntato sulla qualità
del prodotto più che sull’oscillazione, ancora nel decennio scorso, della valuta nazionale.
La Camera di Commercio ha privilegiato, in questa marca, turismo e agricoltura, considerati i settori-volano dell’economia ponentina: dando significatività, negli ultimi 30 anni del secolo scorso, all’industria del tempo libero nel contesto provinciale e soprattutto regionale; privilegiando, oggi, la formazione e la cultura di impresa, favorendo il passaggio
ad una politica turistica, in cui la domanda diventa a tutti gli effetti base di riferimento per
il rilancio socio-economico del territorio.
Ma è nell’agricoltura che l’Ente ha alimentato idee e profuso investimenti. Basti pensare al Centro di Sperimentazione ed Assistenza Agricola, la cui realizzazione risale agli
anni ’60. Da un decennio trasferito in regione Rollo e in via di ampliamento, qui hanno
sede due laboratori: l’uno fitopatologico e l’altro chimico-merceologico-microbiologico,
entrambi ad elevata specializzazione.
Per non sottacere delle azioni, oltre che di immagine, promozionali e progettuali che
hanno dato l’avvio ad un incontro tra domanda ed offerta e che, sinergicamente condotti,
potranno contribuire all’apertura di nuovi scenari, allargando i nostri mercati anche attraverso una stretta concertazione tra aziende floricole ed aziende turistiche.
Abbiamo partecipato, anche nello scorso mese di gennaio, alla fiera di Essen, centrando appieno i nostri obiettivi: ottima la presentazione dei nostri prodotti; significativo il lancio in Europa del marchio “d’Albenga”, nome peraltro già famoso in passato per le primizie orticole e, ormai da più di venti anni, legato principalmente a produzioni
florovivaistiche di prestigiose aziende.
Sono aziende che producono fiori recisi e fronde verdi ornamentali, ma soprattutto
piante in vaso: piante verdi, piante fiorite, piante cosiddette aromatiche e ornamentali.
La costituzione, lo scorso anno, del Distretto Agricolo Florovivaistico del Ponente ha
indotto la Camera di Commercio a procedere ad una valutazione - in termini quali-quantiIII
tativi e quindi in valori economici - delle produzioni agricole ad alta specializzazione della piana ingauna, ponendosi il settore in rilevanza sia nelle politiche regionali che verranno assunte nell’area occidentale ligure, sia nella formazione e quindi nella distribuzione di
valore aggiunto nel comprensorio albenganese.
In questa ottica, si è dato avvio ad uno studio di settore, che ha trovato il consenso delle Associazioni di categoria, cui va il nostro ringraziamento per l’ampia collaborazione offerta. Una ricerca che potrà altresì favorire un’azione concertata tra tutti i soggetti pubblici e privati, finalizzata a verificare, e quindi promuovere, un progetto di sviluppo della
piana e delle vallate interne e finitime.
Una strategia che fa parte di un disegno complessivo che la Camera di Commercio persegue con costanza sia attraverso nuove progettualità, sia riproponendo iniziative dimenticate quanto tutt’oggi valide.
Perciò, al di là della richiesta di istituzione ad Albenga della Facoltà di Agraria dell’Università di Genova, si è guardato in primo luogo ai trasporti e alle comunicazioni, settore
vitale per tutte le attività del nostro Ponente, nella visione di un polo logistico a livello
comprensoriale dotato, oltre che degli attesi ammodernamenti strutturali nella linea ferroviaria e nello scalo aereo, di una direttissima autostradale verso il Piemonte e di un autoporto per lo scambio merci, con prevedibili positive ripercussioni in termini di costi per le
imprese.
Il Presidente
Giancarlo Grasso
IV
INDICE GENERALE
pag.
PARTE PRIMA
OBIETTIVI, METODOLOGIA E RIFLESSIONI
DI CARATTERE ECONOMICO
Introduzione ........................................................................................................................................................
3
PARTE SECONDA
CAPITOLO 1
INQUADRAMENTO TERRITORIALE E CAMPIONAMENTO .......................
1.1 – Un inquadramento sulla base dei dati censuari e camerali ................................
1.2 – Il campionamento, la struttura del questionario e la verifica del campione......
9
9
14
CAPITOLO 2
DIMENSIONE ECONOMICA DEL SETTORE ...................................................
2.1 – La dimensione economica ..................................................................................
2.2 – Floricoltura ed aromatiche in vaso .....................................................................
2.3 – Ortive ed aromatiche recise ................................................................................
2.4 – Olivo, vite e frutta...............................................................................................
19
19
21
27
33
CAPITOLO 3
INTERDIPENDENZE ECONOMICHE.................................................................
3.1 – Mezzi agricoli, sistemi di copertura e d’automazione del processo
di coltivazione ....................................................................................................
3.2 – L’industria della serra .........................................................................................
3.3 – Le aziende di commercializzazione ...................................................................
3.4 – Una riflessione sulla dimensione degli investimenti ..........................................
3.5 – Rapporti intersettoriali........................................................................................
35
38
39
41
43
CAPITOLO 4
STRUTTURA DELLE AZIENDE E TIPOLOGIE PRODUTTIVE ....................
4.1 – La dimensione aziendale e la destinazione del suolo agricolo ..........................
4.2 – Gli indirizzi colturali e le combinazioni produttive ...........................................
4.2.1 – Gli indirizzi colturali ..............................................................................
4.2.2 – Le combinazioni produttive ....................................................................
49
49
54
55
57
V
35
CAPITOLO 4
Struttura delle aziende agricole e tipologie produttive
INDICE DELLE FIGURE
CAPITOLO 1
Inquadramento territoriale e campionamento
Grafico 23 – Destinazione del suolo agricolo per area:
superficie
Grafico 24 – (a) Superficie a serra e scoperta: floricole
Grafico 24 – (b) Superficie a serra e scoperta: ortive
Grafico 25 – Forme di possesso del terreno coltivato
Grafico 26 – Localizzazione dei terreni rispetto alla sede
dell’azienda: per area
Grafico 27 – Localizzazione dei terreni rispetto alla sede
dell’azienda: per dimensione aziendale
Grafico 28 – Aziende per prevalenza basata sulla p.l.v.
Grafico 29 – Specializzazione delle aziende per numero
di tipologie colturali
Grafico 30 – Aziende per tipologie colturali praticate (%
su aziende; 80% aziende)
Figura 01 – Area interessata all’indagine
INDICE DEI GRAFICI
CAPITOLO 1
Inquadramento territoriale e campionamento
Grafico 01 – Peso % del totale delle imprese agricole per
area sul totale della provincia di Savona
Grafico 02 – Distribuzione delle imprese esistenti attualmente per classi di età di data d’inizio attività (% sul totale: imprese in complesso
Grafico 03 – Pesi % su totale provincia per tipo di produzione e periodo d’insediamento: imprese in
complesso
Grafico 04 – Pesi % su totale provincia per tipo di produzione e periodo d’insediamento: imprese di
tipo 1
Grafico 05 – Pesi % su totale provincia per tipo di produzione e periodo d’insediamento: imprese
produttrici di ortaggi, aromatiche e fiori
Grafico 06 – Imprese per tipo di coltura
Grafico 07 – Distribuzione del campione stratificato
Grafico 08 – Confronto tra classi dimensionali riferite
all’universo e al campione
INDICE DELLE TABELLE
CAPITOLO 1
Inquadramento territoriale e campionamento
Tabella 01 – Quadro riassuntivo delle aziende (Istat, censimento 2000)
Tabella 02 – Distribuzione del campione stratificato
Tabella 03 – Confronto tra classi dimensionali riferite
all’universo e al campione
CAPITOLO 2
Dimensione economica del settore
CAPITOLO 2
Dimensione economica del settore
Tabella 04 – Stime relative alle produzione floricole e di
aromatiche in vaso
Tabella 05 – Stime relative alle produzioni ortive e di
aromatiche recise
Tabella 06 – Stime relative alle produzioni di olive, uva e
frutta
Grafico 09 – Gerarchia per importanza economica per
grandi categorie produttive
Grafico 10 – Produttività a mq delle principali produzioni floricole
Grafico 11 – Commercializzazione indiretta e diretta
Grafico 12 – Mercato nazionale ed estero
Grafico 13 – Produttività a mq delle principali produzioni ortive
Grafico 14 – Commercializzazione diretta e indiretta
Grafico 15 – Mercato nazionale ed estero
CAPITOLO 3
Interdipendenze economiche
Tabella 07 – Matrice prodotto/destinazione (% di mercato e % aziende produttrici)
Tabella 08 – Investimenti effettuati- Euro a mq
Tabella 09 – Investimenti a mq per tipologia – Euro a mq
Tabella 10 – Conti economici (% su p.l.v.)
CAPITOLO 3
Interdipendenze economiche
CAPITOLO 4
Struttura delle aziende agricole e tipologie produttive
Grafico 16 – Investimenti in macchine agricole e mezzi
di trasporto per data d’acquisto
Grafico 17 – Tempi d’investimento in serre in ferro e
vetro (numero di serre)
Grafico 18 – Prodotto per destinazione
Grafico 19 – Investimenti a mq per dimensione
d’azienda
Grafico 20 – Localizzazione dei punti d’acquisto
Grafico 21 – Conti economici (% su p.l.v.) per dimensione d’azienda
Grafico 22 – Conti economici (% su p.l.v.) per tipologia
colturale
Tabella 11 – Destinazione del suolo agricolo per area e
dimensione d’azienda (% su numero di
aziende)
Tabella 12 – Aziende per tipologie colturali praticate
(%; gerarchia area d’indagine)
Tabella 13 – Combinazioni produttive: colture floricole
Tabella 14 – Combinazioni produttive: colture orticole e
aromatiche recise
Tabella 15 – Combinazioni produttive: frutta, olivo e vite
VI
PARTE PRIMA
OBIETTIVI, METODOLOGIA
E RIFLESSIONI
DI CARATTERE ECONOMICO
1
2
Introduzione
L’obiettivo generale del lavoro è quello di ottenere una migliore conoscenza e di fornire basi per l’elaborazione di proposte operative in materia di economia del settore agricolo, attraverso una ricerca di settore sull’area ingauna.
Questa ricerca potrà, inoltre, risultare utile per avviare un osservatorio puntuale sulle
dinamiche economiche e produttive dell’agricoltura albenganese e, quindi, si configura
come uno strumento informativo di lavoro attraverso cui la Camera di Commercio e gli imprenditori agricoli (e le loro associazioni di categoria) potranno trarre giudizi tecnici agronomici, organizzativi e di marketing.
Il perseguimento di questi obiettivi parte dal presupposto metodologico della “filiera”
produttiva e, in questo senso, un quadro logico della produzione agricola albenganese può
essere esplicitato attraverso lo schema 1 di pagina 4.
Gli elementi della filiera, riassunta in modo sintetico in tale schema, possono essere posti a sistema attraverso l’adozione di metodologie d’analisi economica derivabili dal calcolo delle interdipendenze settoriali.
Questa metodologia d’analisi si lega al nome di Wassily Leontief che, per la prima volta, presentò uno studio in merito alla metà degli anni ‘30 (Quantitative Input and Output
Relations in the Economic System of the United States, Review of Economic Statistics,
1936). Lo schema teorico di Leontief (o input/output) è uno schema d’equilibrio economico generale ed è stato elaborato, al di là delle costruzioni concettuali tipiche di tutte le
teorie dell’equilibrio, per essere utilizzato in applicazioni empiriche, misurando le relazioni che intercorrono tra singoli settori o attività di un sistema economico, onde quantificare
gli effetti che talune decisioni di politica economica possono avere.
Gli aspetti teorici del modello i/o prevedono che ciascuna attività economica dia luogo
a categorie di prodotti o output, cui possono essere ricondotti tutti i tipi di beni, ossia i prodotti finali e quelli intermedi e questi ultimi, assieme alle risorse originarie (materie prime
e lavoro), vengono utilizzati, anche, in termini di input per il funzionamento delle stesse
attività.
In questa logica, scindendo il processo produttivo dei diversi prodotti agricoli in singole attività, che prevedono acquisti e ricavi, è possibile quantificare le dinamiche di mercato adeguandole ai trend e scegliendo tecnologie che producano effetti cost-saving e/o innovazioni di prodotto, capaci di incrementare i ricavi.
Ovviamente, in questa prima esperienza sull’agricoltura del ponente savonese, non
giungeremo a fornire una vera e propria tavola delle interdipendenze, così come la teoria
prescrive, ma forniremo egualmente tutta una serie di parametri di settore all’interno di
questa logica.
Questo lavoro, quindi, rappresenta un primo tentativo di avviare un “Osservatorio
Permanente sul Settore Agricolo” e, nello specifico, giungeremo a definire:
– la dimensione economica quantitativa, in termini di superficie agricola utilizzata, quantità prodotta e valore delle diverse produzioni agricole
3
Schema 1 – Flussi produttivi
ricerca
ricerca
-
mercato
vivai per le colture floricole ed orticole
concimi, terricci e fitofarmaci
sperimentazione in materia di serre, irrigazione, climatizzazione, sistemi di
controllo computerizzati, macchine e attrezzature
marketing e
vendita dei risultati della ricerca
acquisti di sementi e talee
acquisti di serre (costruttori, montatori e manutenz.)
acquisti di impianti di irrigazione e climatizzazione
acquisti di sistemi di controllo computerizzati
produzione
produzione
acquisti di macchine e attrezzature
acquisti di concimi, terricci e fitofarmaci
acquisti di mat. base per imballaggi e confezionam.
affitto di carrelli (centri di smistamento)
altri acquisti
marketing
ottimizzazione della logistica: trasporto dei prodotti finiti
Commercializzazione
Commercializzazion
all’ingrosso
al minuto
– le interazioni tra settore agricolo ed altri settori produttivi, secondo la logica della teoria delle interdipendenze
– gli indirizzi produttivi dell’area e le produttività dell’uso del suolo
– i rapporti economici con l’esterno dell’area.
4
In questa sede si vuole, per il momento, proporre una fotografia della situazione del settore che, con le dovute modifiche che dovranno essere apportate sulla scorta della prima
esperienza, fornirà risultati più importanti in un secondo tempo, ossia quando sarà possibile ripetere la rilevazione e mettere a confronto dati tra loro omogenei.
I risultati ottenuti, però, permettono di anticipare alcune riflessioni di carattere economico, di cui troveremo ampia giustificazione nel prosieguo.
Premesso che le aziende agricole sembrano effettuare una produzione lorda vendibile
molto elevata, pur soggette a costi di produzione altissimi, esse sembrano operare in una
sorta di oligopsonio, dove esistono molti venditori (le stesse aziende) e pochi compratori
(le imprese grossiste); i compratori, a loro volta, operano come offerenti in un mercato abbastanza concorrenziale dove il prezzo è condizionato da realtà di peso maggiore.
5
6
PARTE SECONDA
INQUADRAMENTO TERRITORIALE
E CAMPIONAMENTO
DIMENSIONE ECONOMICA
DEL SETTORE
INTERDIPENDENZE ECONOMICHE
STRUTTURA DELLE AZIENDE
E TIPOLOGIE PRODUTTIVE
7
8
CAPITOLO 1
INQUADRAMENTO TERRITORIALE
E CAMPIONAMENTO
1.1 – UN INQUADRAMENTO SULLA BASE DEI DATI CENSUARI E CAMERALI
L’area interessata dall’indagine (figura 1) è composta dai 2 comuni della ”piana” ingauna, Albenga e Ceriale, da Andora e da 4 comuni dell’immediato entroterra, ossia Villanova d’Albenga, Ortovero, Cisano sul Neva e Garlenda, e conteneva, secondo il censimento dell’agricoltura Istat del 2000, 2.196 imprese agricole.
La distribuzione delle imprese censite per comune era la seguente:
– Albenga: 1236 imprese
– Ceriale: 165 imprese
– Andora: 289 imprese
– Villanova d’Albenga: 169 imprese
– Ortovero: 132 imprese
– Cisano sul Neva: 113 imprese
– Garlenda: 92 imprese
Il data–base C.C.I.A.A. contabilizzava, quattro anni dopo (nel 2004), un numero inferiore di imprese agricole, ossia circa 1700, suddivise per comune come segue:
– Albenga: 1051 imprese
– Ceriale: 189 imprese
– Andora: 163 imprese
– Villanova d’Albenga: 68 imprese
– Ortovero: 88 imprese
– Cisano sul Neva: 103 imprese
– Garlenda: 35 imprese
Riferendoci a quest’ultimo data–base, le imprese di quest’area risultano il 38% di quelle presenti sull’intero territorio provinciale e, considerando raggruppamenti significativi di
produzioni, quali:
Tipo 1 = imprese produttrici di ortaggi, aromatiche e fiori, aromatiche e olive, ortaggi e
vite, ortaggi e olivo, ortaggi e frutta, fiori e olivo, olivo frutta e vite, frutta e vite, frutta e olivo, frutta specializzata, olivo specializzata, vite specializzata
Tipo 2 = imprese specializzate produttrici di seminativi, cerali e foraggere e operanti su
boschi e forestazione
Tipo 3 = imprese specializzate in allevamenti di bovini, equini, ovini, caprini, apicoltura,
pesci, selvaggina, cani, lumache, volatili, conigli, suini
Tipo 4 = imprese a produzioni miste con presenza di allevamenti: seminativi cereali e foraggere con allevamento di bovini, ortaggi, frutta e olivo con allevamento di bo9
vini, seminativi cereali e foraggere con allevamento di equini, seminativi cereali e foraggere con allevamento di ovini, ortaggi, frutta e olivo con allevamento di
ovini, seminativi cereali e foraggere con allevamento di suini
possiamo fornire un quadro riassuntivo nel grafico 1 (alla pagina successiva) riguardante
la provincia nel suo insieme.
Figura 1 – Area interessata dall’indagine
Possiamo osservare come l’area ingauna concentri il 60% delle imprese di tipo 1, ossia
produttrici di ortaggi, aromatiche, fiori, olivo, frutta e vite (area d’indagine: 50%) e, soffermandoci solo su quelle orto-floricole, la percentuale supera il 70% (area d’indagine: 68%).
10
Polluppice Loanese
alta val Bormida
7%
4%
altra Ingauna
8%
Ingauna indagine
39%
Polluppice Finalese
10%
bassa val Bormida
12%
Savonese Varazzino e
Beigua
20%
Grafico 1 – Peso % del totale delle imprese agricole
per area sul totale della provincia di Savona
Queste imprese si sono insediate, quantomeno in termini di nome dell’imprenditore, sul
territorio in tempi diversi e, quindi, un altro dato interessante che si può estrapolare dal data–base camerale proviene dall’età delle imprese (data di inizio attività registrata presso la
C.C.I.A.A.).
A tal proposito occorre precisare che la dizione “di recente insediamento” o “recenti”,
che si utilizzerà, non va intesa nel termine letterale di imprese da poco insediate: può trattarsi, in parte, di “nuove imprese” già presenti, ma derivanti dal passaggio da padre in figlio, che, comunque, indicano un ricambio generazionale importante.
Il grafico 2 mostra la distribuzione delle imprese esistenti attualmente per classe d’età
di data di inizio attività.
2000-2004
1995-1999
1990-1994
provincia di Savona
1985-1989
area indagine Ingauna
1980-1984
ante 1980
0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
Grafico 2 – Distribuzione delle imprese esistenti attualmente
per classe d’età di data di inizio attività (% su totale): imprese in complesso
Complessivamente, le imprese insediate sembrano essere abbastanza “recenti”: negli ultimi 10 anni (1995-2004) hanno denunciato l’inizio attività alla C.C.I.A.A., a livello provinciale, il 44,7% e nell’area ingauna indagata, il 42,6%, di tutte quelle presenti a tutt’oggi.
In particolare, occorre sottolineare che, dopo il 2000, la percentuale d’inizio attività
d’impresa nell’area d’indagine, sia superiore, pur di poco, a quella media provinciale, ossia 19,3% contro 18,9%.
Complessivamente, pure senza differenze eclatanti, le imprese agricole ingaune sembra11
no risultare di più recente insediamento, rispetto alla media provinciale: nell’Ingauna le
aziende iscritte dopo il 1980 risultano pari all’86,5%, mentre in provincia, all’83,5%.
Confrontiamo, a questo punto, diverse aree della provincia di Savona, ossia:
1. Ingauna area d’indagine: Albenga, Andora, Ceriale, Cisano sul Neva, Garlenda, Ortovero e Villanova d’Albenga
2. Altra Ingauna: Alassio, Arnasco, Casanova Lerrone, Castelbianco, Castelvecchio di Rocca Barbena, Erli, Laigueglia, Nasino, Onzo, Stellanello, Testico, Vendone e Zuccarello
3. Pollupice loanese: Balestrino, Boissano, Borghetto Santo Spirito, Giustenice, Loano,
Pietra Ligure e Toirano
4. Pollupice finalese: Bergeggi, Borgio Verezzi, Calice Ligure, Finale Ligure, Magliolo,
Noli, Orco Feglino, Rialto, Spotorno, Tovo San Giacomo e Vezzi Portio
5. Savona, Varazze, Beigua: Albisola Superiore, Albissola Marina, Celle Ligure, Giusvalla,
Mioglia, Pontinvrea, Quiliano, Sassello, Savona, Stella, Urbe, Vado Ligure e Varazze
6. Bassa Val Bormida: Altare, Bormida, Cairo Montenotte, Cengio, Cosseria, Dego,
Mallare, Millesimo, Pallare, Piana Crixia, Plodio e Roccavignale
7. Alta Val Bormida: Bardineto, Calizzano, Massimino, Murialdo e Osiglia.
Le confrontiamo tra loro in base al peso sul totale provinciale e tenendo conto della data di insediamento.
Il grafico 3 illustra i pesi delle imprese in complesso di ogni area sul dato provinciale
relativi all’insieme delle aziende e per quelle insediate dopo il 2000.
Come già osservato, il numero maggiore di imprese si concentra nell’area d’indagine
ingauna (38%), seguita dall’area savonese-varazzino-Beigua (20%).
Imprese “di più recente insediamento”, però, sembrano essere maggiormente presenti
nell’area d’indagine ingauna (peso rispetto al dato provinciale delle aziende entrate in attività dopo il 2000 pari a circa il 39% a fronte di un peso complessivo del 38%) e nell’area loanese del Pollupice (8,3% contro 6,9%).
40,0
35,0
30,0
25,0
20,0
15,0
2000-2004
10,0
totale
5,0
alta val
Bormida
bassa val
Bormida
Savonese
Varazzino
Polluppice
Finalese
Polluppice
Loanese
altra area
Ingauna
Ingauna
area
0,0
Grafico 3 – Pesi % su totale provincia per tipo di produzione
e periodo di insediamento: imprese in complesso
Il grafico 4, a pagina 13, illustra le imprese di tipo 1, ossia quelle che producono combinazioni colturali quali ortaggi, aromatiche e fiori, aromatiche e olive, ortaggi e vite, ortaggi e olivo, ortaggi e frutta, fiori e olivo, olivo frutta e vite, frutta e vite, frutta e olivo,
frutta specializzata, olivo specializzata, vite specializzata.
12
50,0
45,0
40,0
35,0
30,0
25,0
20,0
15,0
10,0
5,0
0,0
50,0
45,0
40,0
35,0
30,0
25,0
20,0
15,0
10,0
5,0
0,0
2000-2004
totale
alta val Bormida
bassa val Bormida
alta val Bormida
Savonese Varazzino e
Beigua
bassa val
Bormida
Pollupice Varazzino
Finalese e
Savonese
Beigua
Pollupice Loanese
Pollupice Finalese
altra area Ingauna
Pollupice Loanese
area indagine Ingauna
altra area Ingauna
area indagine Ingauna
Grafico 4 – Pesi % su totale provincia per tipo di produzione
e periodo di insediamento: imprese di tipo 1
La gerarchia delle zone vede ancora al primo posto la concentrazione dell’area d’indagine ingauna (circa 50%) seguita dall’area savonese-varazzino-Beigua (17%) e dall’area
finalese del Pollupice (13%).
Le imprese “recenti”, invece, sembrano collocarsi maggiormente nell’area loanese del
Pollupice (peso rispetto al dato provinciale delle aziende entrate in attività dopo il 2000 pari a circa 10,3% a fronte di un peso complessivo del 8,8%).
Restringendo ulteriormente la categoria produttiva alle imprese di ortaggi, aromatiche
e fiori, possiamo esaminare il grafico 5.
80,0
70,0
60,0
50,0
40,0
30,0
20,0
10,0
2000-2004
totale
0,0
alta val Bormida
bassa val Bormida
Beigua
Savonese Varazzino e
Pollupice Finalese
Pollupice Loanese
altra area Ingauna
area indagine Ingauna
Grafico 5 – Pesi % su totale provincia per tipo di produzione
e periodo di insediamento: imprese produttrici di ortaggi, aromatiche e fiori
La concentrazione di aziende di questo tipo nell’area d’indagine ingauna raggiunge il
68% del totale provinciale e tale zona è seguita – a distanza – dall’area savonese-varazzino-Beigua (poco più del 10%).
Le imprese “di insediamento più recente” le individuiamo, ancora, nella nostra area
d’indagine (peso rispetto al dato provinciale delle aziende entrate in attività dopo il 2000
pari a circa il 70,4% a fronte di un peso complessivo del 68,2%) e nell’area loanese del
Pollupice (9,2% contro 8,0%).
13
In particolare, confrontando la datazione delle imprese di tipo 1 insediate nell’area di
indagine con quelle specializzate unicamente in ortaggi, aromatiche e fiori, possiamo notare come le imprese relativamente più anziane della zona siano quelle che si occupano di
olivo, frutta e vite.
Soffermiamoci, ancora, sulla nostra area d’indagine approfondendo alcuni altri temi attraverso l’analisi dei dati del censimento ISTAT 2000 che, come vedremo nei prossimi capitoli, abbiamo utilizzato come base di calcolo del campione delle imprese da analizzare.
Sulla base della suddivisione in zone – “piana” (Albenga e Ceriale), primo entroterra
(Villanova d’Albenga, Ortovero, Cisano sul Neva e Garlenda) e Andora, altri comuni dell’ingauna – le statistiche relative al numero di imprese, per tipologie produttive prevalenti,
sono illustrate nel grafico 6.
40,0
35,0
30,0
25,0
floricole
20,0
pomodoro e altre ortive
olivo
15,0
Vite
Piante aromatiche
10,0
5,0
0,0
piana
piana + 2° zona
ingauna
Grafico 6 – Imprese per tipo di coltura
Per quanto riguarda la quota dell’agricoltura ingauna localizzata ad Albenga e Ceriale,
essa ammonta, come detto, a circa l’11% delle aziende agricole provinciali ed all’8,5%
della S.A.U., sempre provinciale.
Aggiungendo le aree dell’immediato entroterra, ossia quelle relative ai comuni di Cisano sul Neva, Garlenda, Ortovero e Villanova d’Albenga e quello di Andora, le imprese
rappresentano circa il 18% del dato provinciale e il 13% della S.A.U. relativa.
Sempre dalla stessa tabella si evince che, nei due comuni principali, le imprese posseggono un alto rapporto S.A.U./superficie totale – mediamente 66% contro un valore provinciale del 23% circa – ed una Superficie Agricola Utilizzata media per azienda di circa
1 ha, ossia inferiore alla media provinciale, che raggiunge i 1,32 ha.
Per concludere questa disamina introduttiva sulle statistiche agricole, produciamo la
reale distribuzione per dimensione di S.A.U. delle aziende localizzate nell’area d’indagine, illustrata in tabella 1.
Tabella 1 – Quadro riassuntivo delle aziende (ISTAT censimento 2000)
Q
valori assoluti
valori assoluti
valori %
< 1 ha
1605
73,1
(
1 - 2 ha
429
19,5
2 - 3 ha
99
4,5
3 - 5 ha
41
1,9
> 5 ha
22
1,0
)
totale
2196
100,0
1.2 – IL
CAMPIONE, LA STRUTTURA DEL QUESTIONARIO E LA VERIFICA
DEL CAMPIONE
La ricerca, avendo come obiettivo la realizzazione dello strumento di base descritto in precedenza, ha richiesto una fase di ricognizione che si è svolta su di un “campione” d’imprese1.
14
Ricordando che l’area dei 6 comuni, interessata dall’indagine, contiene, sulla base della distribuzione censuaria, 2196 imprese (circa 1700 secondo le statistiche C.C.I.A.A.
2004) il numero campionario complessivo risulta di 130, a cui applicando la stratificazione si ottengono i risultati alla tabella 2 e nel grafico 7.
Tabella 2 – Distribuzione del campione
stratificato
p
f
campione
campione
< 1 ha
75
1/2 ha
30
2/3 ha
12
3/5 ha
7
> 5 ha
6
Totale
130
A queste 130 interviste ne sono state aggiunte altre a costruttori e montatori di serre ed
a fornitori d’impianti di climatizzazione, irrigazione e sistemi di controllo.
Ulteriori informazioni sono state ricavate dalle interviste alle imprese di fornitori di servizi commerciali e di trasporto.
80
70
60
50
40
30
20
10
0
< 1 ha
1/2 ha
2/3 ha
3/5 ha
> 5 ha
Grafico 7 - Distribuzione del campione
Infine, la scelta delle imprese da intervistare è avvenuta sulla base di un’estrazione, effettuata attraverso le tavole dei numeri casuali di G.W. Snedecor, sulla lista aziende iscritte alla C.C.I.A.A. di Savona, ordinata in ordine alfabetico della ragione sociale.
Le informazioni che si sono rilevate, in questa prima esperienza mirata alla creazione di
un osservatorio permanente – e che, in fin dei conti, sono apparse, per alcuni versi, ridondanti e, per altri, pressoché irrilevabili data la reticenza dei rispondenti – hanno riguardato:
– notizie sulla struttura dell’azienda:
- superficie totale dell’azienda
- Superficie Agricola Utilizzata (S.A.U.)
- distribuzione della S.A.U.: dislocazione dei terreni rispetto alla sede dell’azienda
- macchine agricole e mezzi di trasporto: per ogni tipo di macchina o mezzo si vuole
conoscere il tipo, il numero, l’anno d’acquisto, cosa serve
- serre: localizzazione rispetto alla sede dell’azienda, numero delle serre e superficie
di ognuna, tecnologie di controllo, climatizzazione ed irrigazione, tipo di coperture
e materiale utilizzato per la struttura, anno d’acquisto delle serre e degli impianti
tecnologici
- pieno campo: localizzazione rispetto alla sede dell’azienda, superficie di ogni ap15
pezzamento, impianti d’irrigazione e anno di acquisto, coperture non fisse, anno di
acquisto e superficie
– descrizione dei processi produttivi per ogni prodotto coltivato durante l’ultimo anno:
per ogni prodotto si vuol conoscere il tipo, se coltivato in serra, a pieno campo o in parte in serra e in parte a pieno campo; la superficie su cui è coltivato distinguendo tra superficie in serra o pieno campo, la quantità prodotta (numero o peso), la descrizione del
prodotto finito (per esempio, in vasi da n cm, ecc.) ed il processo produttivo attuato suddiviso per operazioni ad iniziare dall’eventuale preparazione del terreno. Per ogni operazione, occorre conoscere:
- la descrizione dell’operazione
- la durata dell’operazione: dal mese x al mese y oppure numero giorni nel mese di z
- se l’operazione viene effettuata in serra e, in caso di risposta positiva, se vengono
utilizzati gli impianti di climatizzazione e irrigazione automatici
- il personale impiegato per l’operazione (numero)
- le materie prime utilizzate: tipo, quantità, se autoprodotte o acquistate: sia nell’un
caso come nell’altro si vuol sapere il luogo di acquisto e di produzione
- le altre materie acquistate per la produzione: quantità, luogo di acquisto e produzione
- l’utilizzo di macchine e, in caso di risposta positiva, il tipo ed il tempo d’uso.
Per quanto riguarda la raccolta del prodotto, oltre alle informazioni precedenti, occorre sapere:
– il tipo di preparazione del prodotto: lavatura, incestaggio, ecc., con informazioni su durata dell’operazione (dal mese x al mese y oppure numero giorni nel mese di z), numero di personale, utilizzo di macchine, acquisti (quantità, luogo di acquisto e produzione) e spese eventuali relative
– il tipo di confezionamento: con informazioni su durata dell’operazione (dal mese x al
mese y oppure numero giorni nel mese di z), numero di personale, utilizzo di macchine, acquisti (quantità, luogo di acquisto e produzione)
– l’uso di carrelli: durata dell’operazione (dal mese x al mese y oppure numero giorni nel
mese di z), numero di carrelli, numero di pezzi medio per carrello, numero di personale, acquisti (quantità, luogo di acquisto e produzione)
– vendita del prodotto: occorre sapere la quantità “spedita” e quella, eventuale, venduta
direttamente e
- mese in cui viene ritirato o venduto
- nome dell’impresa che opera da rete commerciale e sua sede
- se il produttore ne è a conoscenza, luogo/luoghi in cui vengono commercializzati i
suoi prodotti
- mezzo di trasporto che viene a ritirare il prodotto: descrizione delle caratteristiche e
delle dimensioni
– altre informazioni:
- spese energetiche
- spese di affitti di terreni ed altro
- attività e costi di marketing, pubblicità, e-commerce, controllo qualità, ecc..
Per quanto riguarda le aziende produttrici di serre si è voluto conoscere
– una descrizione dei prodotti (tipo, tecnologie impiegate, ecc.)
– per ogni prodotto, se l’azienda lavora esclusivamente nell’area albenganese e/o in altre
aree (possibilmente la % di prodotto piazzato su ogni area)
– per ogni prodotto, i prezzi praticati per mq distinguendo eventualmente tra serra non attrezzata e con tecnologie
16
– le materie prime utilizzate, con il luogo di acquisto e la quantità a mq di serra finita, come avviene il trasporto in azienda, numero e dimensione dei mezzi per ogni mese
– se l’imprenditore è a conoscenza dell’esistenza di nuove tecnologie non ancora utilizzate e, se affermativo, se queste innovazioni riguardano la fabbricazione della struttura
della serra, i sistemi di climatizzazione, i sistemi di controllo; per ogni tipo di innovazione si vuole conoscere: la descrizione, i vantaggi, la differenza sui prezzi di vendita,
la ragione per cui non è ancora diffusa, dove attualmente è diffusa
– come avviene il trasporto dall’azienda al luogo di montaggio del prodotto finito, numero e dimensione dei mezzi per ogni mese
– se ha problemi di logistica: quali e come pensa che si possano risolvere.
Una volta effettuata la rilevazione, la verifica della validità del campione è stata effettuata confrontando la struttura per estensione delle aziende agricole ricavata dai dati censuari con quella emersa dalle 130 interviste.
La tabella 3 ed il grafico 8 propongono il confronto tra classi dimensionali riferite all’universo ed al campione.
Tabella 3 – Confronto tra classi dimensionali riferite all’universo ed al campione
f
f
p
Campione
meno di 1 ha
da 1 a 2 ha
da 2 a 3 ha
oltre 3 ha
Universo
Campione
Campione
Universo
71,3
73,1
19,1
19,5
6,1
4,5
3,5
2,9
80
70
60
50
40
campione
30
universo
20
10
oltre 3 ha
da 2 a 3
ha
da 1 a 2
ha
meno di 1
ha
0
Grafico 8 – Confronto tra classi dimensionali
riferite all’universo ed al campione
17
Come si può osservare, la struttura rilevata si avvicina fortemente a quella di riferimento, con una leggera sottovalutazione delle imprese a maggior estensione: comunque, a
seguito del calcolo dell’intervallo di confidenza tollerabile, possiamo affermare che il risultato campionario possiede caratteristiche di affidabilità sufficienti.
NOTE AL CAPITOLO 1
1
Per quanto riguarda il dimensionamento del campione di imprese da esaminare si vuole ricordare che la metodologia applicata per il suo calcolo segue la teoria classica, per la quale, se si ha una popolazione finita
composta di N elementi di cui N1 appartengono allo strato 1, N2 allo strato 2, ecc..., Nk allo strato k., allora
N1 + N2 + … + Nk = i=1∑k Ni = N.
Quindi, gli Ni sono noti e chiameremo wi = Ni/N il “peso” dello strato i°, cioè la proporzione di elementi della popolazione compresa nello strato i.
Questo dimensionamento con la prassi del campionamento stratificato, nel caso di attribuzione proporzionale, prevede la determinazione del numero campionario n, fissando un errore massimo consentito ± ∆, che
nel nostro caso abbiamo supposto essere del 5% e calcolando le varianze sc2i
Una volta in possesso di tutti questi elementi si potrà calcolare:
Ni sc2i
k
i=1∑ wi ————
Ni – 1
n = ————————————
∆2
sc2i
k
2
—— + i=1∑ wi ———
u2
Ni – 1
e, quindi, i numeri campionari per strato si ottengono immediatamente con ni = wi n.
18
CAPITOLO 2
LA DIMENSIONE ECONOMICA DEL SETTORE
2.1 – LA DIMENSIONE ECONOMICA
Nei limiti dell’attendibilità del campione, le produzioni floricole e di fronde verdi rilevate nell’area dei sei comuni sono (per ordine alfabetico):
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
calla
ciclamino
dimorfoteca
ficus
geranio
margherita bianca brevettata2
margherita colorata brevettata
mesembriantemo
orchidea
perenni
pittospore
rosa
solanum
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
camelia
crisantemo
dracaena
fucsia
lantana
margherita bianca non brevettata
margherita colorata non brevettata
myriocladus
ortensia
piante da esterno
pothos
ruscus
stella di natale
oltre ad una categoria generica di “altre fiorite”.
Per quanto riguarda le aromatiche ed officinali in vaso, abbiamo registrato la presenza di:
–
–
–
–
–
–
aromi da seme
lavanda
origano
rosmarino
santolina
timo volgare
–
–
–
–
–
basilico
maggiorana
prezzemolo
salvia
timo colorato
–
–
asparago
borragine
Le ortive rilevate sono:
–
–
aneto
bieta ed erbette
19
–
–
–
–
–
–
–
–
carciofo
cicoria
lattuga
melanzana
peperone
pomodoro
valeriana
zucchino
–
–
–
–
–
–
–
–
cavoli bruxelles
fava
lollo rossa
patata
piantine da orto
rucola
zucca trombetta
altre ortive
–
–
prezzemolo
salvia
e, le aromatiche recise:
–
–
basilico
rosmarino
Una volta effettuata la rilevazione e studiati i parametri controllo, si è teso a riportare a
superficie i valori quantitativi e monetari di ogni singola varietà coltivata.
Il dato di base per il riporto del campione all’universo è la superficie agricola utilizzata e, in particolare, i valori % della S.A.U. riferiti alla superficie totale.
Sulla base di queste informazioni la stima del valore della produzione agricola, in termini di produzione lorda vendibile, dell’area interessata dall’indagine si colloca tra i 280
ed i 310 milioni di € (ossia, in termini di vecchie £, attorno ai 580 miliardi).
Questo dato complessivo proviene dalla produzione di:
– circa 90/100 milioni di vasi di fiori e aromatiche di varie misure e forme di allevamento
– circa 450 tonnellate di ortive, frutta, olive e uva
In termini di peso % sulla produzione lorda vendibile 2003, possiamo fornire una statistica per raggruppamenti colturali:
–
–
–
–
–
floricole e fronde verdi ………………. 49%
aromatiche in vaso …………………… 21%
ortive …………………………………. 19%
aromatiche recise …………………….. 8%
olivo, vite, frutta ……………………... 3%
e per varietà coltivata
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
margherita ……………………………
basilico reciso ………………………...
rucola …………………………………
pomodoro ……………………………..
stella di natale ………………………...
ciclamino ……………………………..
orchidea ………………………………
lantana e calla ………………………...
crisantemo …………………………….
olivo …………………………………..
ortensia ………………………………..
20
16%
8%
7%
6%
6%
6%
4%
4%
3%
3%
2%
–
–
–
–
–
–
–
–
–
valeriana ………………………………
geranio, fucsia e altre fiorite in vaso ….
aneto …………………………………..
solanum ……………………………….
carciofo ……………………………….
zucchino ………………………………
ruscus …………………………………
lattuga ………………………………..
vite ……………………………………
1,5%
1,5%
1%
0,5%
0,5%
0,5%
0,5%
0,5%
0,5%
come illustra anche il grafico 9 per quanto concerne le grandi categorie produttive.
fronde verdi
olivo,vite,frutta
aromatiche
recise
ortive
aromatiche in
vaso
floricole
50
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
Grafico 9 – Gerarchia per importanza economica
Approfondiamo, ora, la dimensione economica delle produzioni, suddivise tra floricole e di aromatiche in vaso, ortive ed aromatiche recise e olivo, vite e frutta, tenendo conto,
ai vari livelli di disaggregazione, che l’attendibilità del campione al di sotto del 5% fornisce indicazioni con una validità statistica inferiore.
In questa logica, in successive rilevazioni, essendo l’errore omogeneo, potranno assumere validità superiore.
2.2 – FLORICOLTURA ED AROMATICHE IN VASO
Le produzioni di floricole e di aromatiche in vaso rappresentano il 70% dell’intera produzione lorda vendibile dell’area e la tabella 4 (a pagina 22) mostra i dati più significativi
(numero vasi e valore).
Per le 10 produzioni citate (aromatiche in vaso, margherita, stella di natale, ciclamino,
crisantemo, lantana, rosa, ortensia e geranio), che rappresenterebbero più del 95% del prodotto lordo vendibile floricolo coltivato, possiamo fornire alcune schede identificative,
proponendo i parametri:
21
–
–
–
–
–
–
% aziende che coltivano la singola coltura
% aziende specializzate su aziende che coltivano la coltura
% aziende a s.a.u. prevalente a coltura (compreso specializzate)
% aziende a p.l.v. prevalente a coltura (compreso specializzate)
% di s.a.u. utilizzata a coltura su totale s.a.u.
produttività a mq.
Tabella 4 – Stime relative alle produzioni floricole
e di aromatiche in vaso (valori assoluti x 1.000)
produzione lorda vendibile
valore in €
% su totale p.l.v.
61.500
20,9
46.500
15,9
17.000
5,8
16.800
5,7
10.700
3,6
10.300
3,5
9.200
3,1
7.100
2,4
6.600
2,3
18.500
6,2
numero vasi
aromatiche in vaso
margherita
stella di natale
ciclamino
lantana
rosa
crisantemo
ortensia
geranio
altre fiorite in vaso
56.000
18.500
2.700
8.500
900
50
2.300
1.100
1.300
7.000
Le aromatiche in vaso, con oltre 50 milioni di vasi prodotti,
ha rappresentato, nel 2003, circa il 20% della produzione lorda
vendibile delle coltivazioni floricole ed aromatiche.
I dati caratteristici sono:
– % aziende che coltivano aromatiche in vaso: 32%
– % aziende specializzate in aromatiche in vaso su aziende che
coltivano aromatiche in vaso: 19%
– % aziende a s.a.u. prevalente ad aromatiche in vaso: 73%
– % aziende a p.l.v. prevalente derivante dalle aromatiche in vaso: 62%
lavanda
– % di s.a.u. utilizzata per aromatiche in vaso su totale s.a.u.: 20 %
– produttività a mq: 11/12 € a mq.
Il 32% delle aziende ed il 20% della s.a.u. dell’area è coltivata ad aromatiche in vaso;
il numero delle aziende che coltivano unicamente aromatiche in vaso risulterebbero pari al
19% e, per il 62%, questa coltivazione rappresenta il reddito
principale.
rosmarino
Questa produzione, che viene raggruppata nell’unica dicitura
di aromatiche in vaso, si distribuisce per varietà e, in termini di
numero di vasi prodotti, la percentuale sul totale relativa alle
principali colture, risulta essere:
– rosmarino: 46%
– lavanda: 19%
– salvia: 15%
– timo volgare: 11%
22
Segue la margherita, con una produzione di circa 18 milioni di vasi ed un peso, sul totale della produzione lorda vendibile, pari al 16%.
I dati caratteristici sono:
– % aziende che coltivano margherita: 35%
– % aziende specializzate in margherita su aziende che coltivano margherita: 7,5%
– % aziende a s.a.u. prevalente a margherita: 33%
– % aziende a p.l.v. prevalente da margherita: 35%
– % di s.a.u. utilizzata per margherita su totale s.a.u.: 12%
margherita
– produttività a mq: 11/12 € a mq.
Le imprese che coltivano margherita sono il 35% e la s.a.u. coltivata a margherita risulta pari al 12%: solo il 7,5% delle aziende la coltivano come unica produzione.
Per poco più del 15% delle aziende che producono margherite, questa coltivazione rappresenta la quota principale del prodotto lordo vendibile.
La produzione di margherita risulta, prevalentemente, a:
– cespuglio: con poco meno dell’80% in termini di vasi e del 75% della p.l.v.
– alberetto: con poco più del 20% dei vasi e più del 25% della p.l.v.
Inoltre,
– la margherita bianca rappresenta oltre il 90% della produzione e, perciò, quella di margherita colorata risulterebbe marginale
– circa l’80% dei vasi di margherita è soggetto a “brevetto”.
La stella di natale risulta, pressochè alla pari con il ciclamino, la “terza” produzione dell’area indagata e, con circa 3 milioni di vasi, rappresenta circa 6% del p.l.v.
I parametri economici di questa coltivazione sono:
– % aziende che coltivano la stella di natale: 6%
– % aziende specializzate in stella di natale su aziende che coltivano stella di natale: nessuna
– % aziende a s.a.u. prevalente: 29%
– % aziende a p.l.v. prevalente a stella di natale: 28%
– % di s.a.u. utilizzata per stella di natale su totale s.a.u.: 3%
stella di natale
– produttività a mq: 16 € a mq.
Nessuna azienda coltiva stelle di natale in esclusiva (in complesso sono il 6% del totale delle imprese agricole) e la s.a.u. relativa è pari a circa il 3% del totale; per il 28% delle aziende, si tratta dell’entrata principale.
ciclamino
Segue, ulteriormente, il ciclamino: si tratta di più di 8 milioni di vasi per un valore pari al 6% circa dell’intero p.l.v.
Le caratteristiche economiche sono:
– % aziende che coltivano ciclamino: 12%
– % aziende specializzate in ciclamino su aziende che coltivano ciclamino: nessuna
– % aziende a s.a.u. prevalente a ciclamino: 21%
– % aziende a p.l.v. prevalente da ciclamino: 29%
– % di s.a.u. utilizzata per ciclamino su totale s.a.u.: 4%
– produttività a mq: 18 € a mq.
23
Probabilmente, tra il 12% delle imprese che coltivano ciclamino, non esistono aziende
che lo producono in modo esclusivo e la s.a.u. utilizzata risulterebbe pari al 4%.
Per il 15% questa produzione rappresenta la principale fonte di entrata.
A questo punto, scendendo quantitativamente i valori, esiste una possibilità di minore
attendibilità statistica del dato, per cui le informazioni sulle seguenti produzioni vanno
considerate a livello di indicazioni.
lantana
La coltivazione di lantana produce il 3,5% del p.l.v. con poco meno di 900.000 vasi.
I parametri economici caratteristici sono:
– % aziende che coltivano la lantana: 1,5%
– % aziende specializzate in lantana su aziende che coltivano
lantana: nessuna
– % aziende a s.a.u. prevalente a lantana: 50%
– % aziende a p.l.v. prevalente a lantana: 100%
– % di s.a.u. utilizzata per lantana su totale s.a.u.: 0,5%
– produttività a mq: 20 € a mq.
La s.a.u. coltivata a lantana risulta dello 0,5% nell’1,5% delle aziende, di cui nessuna specializzata.
In tutte le aziende rappresenta la fonte di p.l.v. principale.
La rosa (rosaio in vaso), sia pure con un numero limitato di
vasi (circa 50.000 vasi), produce circa il 3,5% del prodotto lordo vendibile.
I parametri economici di questa coltura sono:
– % aziende che coltivano la rosa: 1%
– % aziende specializzate in rosa su aziende che coltivano rosa:
nessuna
– % aziende a s.a.u. prevalente a rosa: 100%
– % aziende a p.l.v. prevalente a rosa: nessuna
– % di s.a.u. utilizzata per rosa su totale s.a.u.: 0,01%
– produttività a mq: 18 € a mq.
In linea gerarchica, alla settima posizione troviamo il crisantemo, con una produzione di più di 2 milioni di vasi ed un valore di circa il 3% del p.l.v. complessivo.
Le caratteristiche economiche sono:
rosa
– % aziende che coltivano il crisantemo: 12%
– % aziende specializzate in crisantemo su aziende che coltivano crisantemo: 7%
– % aziende a s.a.u. prevalente a crisantemo: 21%
– % aziende a p.l.v. prevalente a crisantemo: 14%
– % di s.a.u. utilizzata per crisantemo su totale s.a.u.: 3%
– produttività a mq: 15 € a mq.
Le imprese che coltivano crisantemo sono pari a circa il 12%
crisantemo
e quelle specializzate rappresentano il 7%.
La s.a.u. occupata da questa coltivazione risulterebbe pari a circa il 3% e quelle per cui
il crisantemo rappresenta la principale fonte di entrata sono il 14%.
24
Segue l’ortensia, con circa 1.100.000 vasi ed il 2,5% della
p.l.v.
I parametri economici sono:
– % aziende che coltivano: l’ortensia 4%
– % aziende specializzate in ortensia su aziende che coltivano
ortensia: 25%
– % aziende a s.a.u. prevalente ad ortensia: 25%
– % aziende a p.l.v. prevalente ad ortensia: 50%
– % di s.a.u. utilizzata per ortensia su totale s.a.u.: 2,5%
– produttività a mq: 30 € a mq.
Le ortensie sono coltivate dal 4% delle aziende agricole ed
ortensia
il 25% ne fanno una coltura unica.
La s.a.u. coltivata risulta pari a circa il 2,5% del totale e per ben il 50% delle imprese
le ortensie rappresentano l’entrata principale.
L’ortensia è principalmente coltivata a cespuglio, ma è presente anche una piccola quantità di vasi ad alberetto (meno del 10%).
Il geranio rappresenta, nell’ordine, la 9° coltura con poco
più di 1.300.000 vasi ed il 2,5% del p.l.v.
Le caratteristiche economiche sono:
– % aziende che coltivano il geranio: 3,5%
– % aziende specializzate in geranio su aziende che coltivano
geranio: nessuna
– % aziende a s.a.u. prevalente a geranio (compreso monocoltura): 25%
– % aziende a p.l.v. prevalente a geranio (compreso monocoltura): 50%
– % di s.a.u. utilizzata per geranio su totale s.a.u.: 0,8%
geranio
– produttività a mq: 22 € a mq.
Il geranio è coltivato nel 3,5% delle imprese sullo 0,8% della s.a.u.; nessuna impresa
coltiva solo geranio e il contributo al p.l.v. aziendale di questa produzione è prevalente nel
50% dei casi.
Come si è potuto vedere, per ogni produzione, è stata calcolata la produttività in termini di € a mq: il grafico 10 (a pagina 26) riassume questo parametro.
Produttività
L’orchidea possiede la produttività maggiore, seguita dalla lantana, dall’ortensia e dalla camelia: oltre queste colture, al di sopra della media delle floricole (19 € a mq), abbiamo il ficus, la fucsia, la calla, il pothos, il ciclamino, la dracaena, il geranio, oltre ad alcune aromatiche in vaso, quali il timo colorato e la maggiorana.
Sulla media si collocano il solanum, la dimorfoteca, la rosa, le perenni e, tra le aromatiche in vaso, la lavanda e gli aromi da seme.
Commercializzazione
Tutte queste produzioni si dirigono, in parte, verso il mercato nazionale ed, in un’altra
parte, verso quello internazionale.
A tal proposito, il campione fornisce informazioni con valore di indicazione, dato che
un’attendibilità simile a quella sinora ottenuta è inficiata dal fatto che non tutti gli intervi25
70
60
50
40
30
20
10
0
margherita
aromatiche in vaso
stella di natale
crisantemo
rosa.
totale
geranio
ciclamino
calla
fucsia
camelia
ortensia
lantana
orchidea
Grafico 10 –Produttività a mq delle principali produzioni floricole
stati conoscevano la destinazione dei propri prodotti: comunque, a sostegno ci viene l’indagine effettuata sulle imprese di commercializzazione.
Innanzi tutto distinguiamo tra la commercializzazione effettuata in modo indiretto ed in
modo diretto, ossia transitando da un’impresa di commercializzazione che raccoglie il prodotto o meno: il grafico 11 fornisce questa statistica per singola varietà floricola.
100,0
90,0
80,0
70,0
60,0
50,0
totale indiretto
totale diretto
40,0
30,0
20,0
10,0
0,0
piante da esterno
crisantemo
aromatiche
lantana
totale
ortensia
perenni
mesembriantemo
margherita
geranio
ciclamino
calla
stella di natale
fucsia
dimorfoteca
fronde verdi
solanum
rosa
orchidea
camelia
Grafico 11 – Commercializzazione indiretta e diretta
La media complessiva vedrebbe circa il 70% del prodotto commercializzato tramite
imprese esterne ed il 30% attraverso conferimento diretto.
Stando a quanto affermato dai produttori, oggetto di commercializzazione indiretta
pressoché unica risulterebbero essere la camelia, l’orchidea, la rosa ed il solanum.
Dall’80 al 90% dei casi, sono state vendute tramite impresa commerciale le fronde verdi, la dimorfoteca, la fucsia, la stella di natale, la calla, il ciclamino, il geranio, la margherita, il mesembriantemo, le perenni e l’ortensia.
Infine, le produzioni per cui esiste maggiormente un conferimento diretto (40/50%) sono le aromatiche in vaso ed il crisantemo.
26
Per quanto possibile, osserviamo, ora, le destinazioni dei prodotti, per cui sembra si
possa affermare che si è in presenza di un 75% del p.l.v. indirizzato verso l’estero (quasi
totalmente sui mercati UE): il grafico 12 propone la suddivisione tra mercato nazionale ed
estero per i 10 prodotti significativi.
nazionale
estero
orchidea
geranio
calla
crisantemo
stella di natale
ciclamino
totale
aromatiche
lantana
ortensia
margherita
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
Grafico 12 – Mercato nazionale ed estero
Secondo quanto dichiarato dai produttori, verso il mercato estero si dirigono maggiormente la margherita, l’ortensia, la lantana e le aromatiche in vaso, mentre un mercato più
“curtense” lo avrebbero il geranio e l’orchidea.
Relativamente al mercato estero su cui vengono venduti i prodotti della floricoltura ingauna, possiamo fornire ulteriori informazioni legate alla commercializzazione indiretta,
basandoci su due fonti: quella diretta dei produttori e quella delle imprese commerciali.
La quota maggiore di prodotto si dirige verso la Germania e la Francia: dal 20 al 25%
del venduto, con punte particolari per la margherita, che supera sul mercato tedesco il 40%,
e la rosa.
La Francia, invece, sembra la maggior importatrice di ciclamini e crisantemi.
Nel nord Europa, invece, sembra collocarsi la quota maggiore di aromatiche in vaso
(circa il 40%, con punte relative al mercato olandese), seguita dall’esportazione in Germania (circa il 30%) ed in Austria (15%).
2.3 – ORTIVE ED AROMATICHE RECISE
Le produzioni ortive e di aromatiche recise rappresentano circa il 20% della p.l.v. dell’area.
La tabella 5 (a pagina 28) propone i dati significativi per kg, prodotti (salvo il carciofo
che viene espresso in numero di capolini) e valore.
Come nel caso della trattazione della dimensione economica delle produzioni floricole,
per una serie di produzioni significative (basilico reciso, rucola, pomodoro, valeriana, aneto, carciofo e zucchino), che rappresenterebbero oltre il 90% del prodotto lordo vendibile,
27
Tabella 5 – Stime relative alle produzioni ortive
e di aromatiche recise (valori assoluti x 1.000)
produzione lorda vendibile
valore in €
% su totale p.l.v.
kg
Basilico da taglio
Rucola
Pomodoro
Valeriana
Aneto
Carciofo (*)
Zucchino
Altre ortive
7560
7020
17550
1260
2250
4770
1080
6246
22590
20970
17730
3690
2700
1710
1620
7254
7,7
7,1
6,0
1,3
0,9
0,6
0,6
2,4
(*) quantità in numero medio di capolini
possiamo fornire alcune schede identificative, proponendo:
– % aziende che coltivano la singola coltura
– % aziende specializzate su aziende che coltivano la coltura
– % aziende a s.a.u. prevalente a coltura (compreso specializzate)
– % aziende a p.l.v. prevalente a coltura (compreso specializzate)
– % di s.a.u. utilizzata a coltura su totale s.a.u.
– produttività a mq.
Al basilico reciso corrisponde circa al 29% della p.l.v., ed
oltre il 7% del totale dell’area.
I parametri economici sono:
– % aziende che coltivano il basilico: 4%
– % aziende specializzate in basilico su aziende che coltivano
basilico: 20%
– % aziende a s.a.u. prevalente a basilico: 3%
– % aziende a p.l.v. prevalente a basilico: 40%
– % di s.a.u. utilizzata per basilico su totale s.a.u.: 2,5%
– produttività a mq: 48 € a mq.
Si tratta del 4% delle aziende ed il 2,5% della s.a.u. dell’area
basilico
è coltivata a basilico; il numero delle aziende che coltivano unicamente basilico reciso sarebbe il 20% e, questa coltivazione, rappresenta il reddito principale per il 40%.
rucola
La rucola crea la seconda quota maggiore di p.l.v. della categoria: nel 2003 ne rappresentava il 27% (7% del totale).
I parametri economici caratteristici di questa produzione risultavano:
– % aziende che coltivano la rucola: 7%
– % aziende specializzate in rucola su aziende che coltivano rucola: 12,5%
– % aziende a s.a.u. prevalente a rucola: 75%
– % aziende a p.l.v. prevalente a rucola: 87%
– % di s.a.u. utilizzata per la rucola su totale s.a.u.: 3,5%
– produttività a mq: 33 € a mq.
28
Si tratta del 7% delle aziende ed il 3,5% della s.a.u. dell’area è coltivata a rucola; il numero delle aziende che la coltivano unicamente risulterebbero pari al 12,5% e, per l’87%,
questa coltivazione rappresenta il reddito principale.
Il pomodoro è la “terza” coltura da considerare; produce
circa il 24% della p.l.v. e, rispetto al totale, ne rappresentava,
anch’essa, circa il 6%.
I dati caratteristici sono:
– % aziende che coltivano il pomodoro: 12%
– % aziende specializzate in pomodoro su aziende che coltivano pomodoro: 21%
– % aziende a s.a.u. prevalente a pomodoro: 57%
– % aziende a p.l.v. prevalente a pomodoro: 79%
– % di s.a.u. utilizzata per pomodoro su totale s.a.u.: 5%
– produttività a mq: 20 € a mq.
pomodoro
Le aziende che trattano il pomodoro risultano circa il 12% sul
5% della s.a.u. totale: la percentuale di aziende monocolturali raggiungerebbe il 21% e, per
il 79%, questa coltivazione rappresenta il reddito principale.
La valeriana, che produce circa il 5% della produzione lorda vendibile ortiva e l’1,5% di quella totale, sembrerebbe una tipica coltura specializzata: sta di fatto, però, che, a partire da
questa produzione, le quantità diminuiscono a tal punto da dover considerare queste informazioni come indicazioni passibili
di una certa quota d’errore.
Le caratteristiche economiche sono:
– % aziende che coltivano la valeriana: 1 %
– % aziende specializzate in valeriana su aziende che coltivano
valeriana: 100%
– % aziende a s.a.u. prevalente a valeriana: 100%
valeriana
– % aziende a p.l.v. prevalente a valeriana: 100%
– % di s.a.u. utilizzata per valeriana su totale s.a.u.: 0,3%
– produttività a mq: 7 € a mq.
La produzione viene effettuata nell’1% delle aziende su meno dello 0,5% della s.a.u. e
pressoché tutte le imprese, ovviamente data la caratterizzazione citata, coltivano valeriana
come coltura principale e da essa traggono la quota maggiore di p.l.v.
aneto
L’aneto rappresenta il 4% della p.l.v. ortiva e l’1% di quella
totale.
I parametri economici risultano:
– % aziende che coltivano l’aneto: 3,5%
– % aziende specializzate in aneto su aziende che coltivano
aneto: 25%
– % aziende a s.a.u. prevalente ad aneto: 25%
– % aziende a p.l.v. prevalente ad aneto: 25%
– % di s.a.u. utilizzata per aneto su totale s.a.u.: 2,5%
– produttività a mq: 6 € a mq.
Il 3,5% delle aziende coltiva aneto, sul 2,5 della s.a.u. e, que29
sta coltura, produce p.l.v. in modo prevalente nel 25% delle imprese con aneto e le imprese specializzate risulterebbero il 25%.
La coltivazione del carciofo risulta pari a circa il 2% della
produzione lorda vendibile ortiva, ossia pari allo 0,6% di quella complessiva di settore.
I parametri economici del carciofo sono:
– % aziende che coltivano il carciofo: 10%
– % aziende specializzate in carciofo su aziende che coltivano
carciofo: 8%
– % aziende a s.a.u. prevalente a carciofo: 33%
– % aziende a p.l.v. prevalente a carciofo: 33%
– % di s.a.u. utilizzata per carciofo su totale s.a.u.: 2,5 %
– produttività a mq: 4 € a mq.
carciofo
Riassumendo, il 10% delle aziende coltiva il carciofo su circa il 2,5% della s.a.u.; le monocolture rappresentano circa 1/3 delle imprese e, per una quota simile di esse, il carciofo rappresenta la componente principale della p.l.v.
Lo zucchino è l’ultima coltura che possiamo trattare con un
certo livello di significato; essa rappresenta circa il 2% della
produzione lorda vendibile ortiva e lo 0,6%, se riferita alla p.l.v.
totale.
I parametri economici risulterebbero i seguenti:
– % aziende che coltivano lo zucchino: 7%
– % aziende specializzate in zucchino su aziende che coltivano
zucchino: nessuna
– % aziende a s.a.u. prevalente a zucchino: 12%
– % aziende a p.l.v. prevalente a zucchino: 12%
– % di s.a.u. utilizzata per zucchino su totale s.a.u.: 1,5%
zucchino
– produttività a mq: 5 € a mq.
Lo zucchino, quindi, viene prodotto nel 7% delle aziende agricole su una s.a.u. pari a
poco più dell’1,5%; non sembrano esistere imprese che lo coltivano in modo esclusivo, ma
per il 12% di esse rappresenta la coltura principale in termini di p.l.v.
Produttività
Come nel caso delle produzioni floricole, per ogni produzione, è stata calcolata la produttività in termini di € a mq: il grafico 13 (a pagina 31) riassume questo parametro.
Occorre premettere che la produttività media delle coltivazioni ortive è leggermente più
bassa di quella delle floricole e aromatiche in vaso: circa 17 € a mq contro 19.
Le colture del basilico reciso e della rucola presentano le più elevate produttività per
mq di s.a.u. e, sopra la media ma con un valore di € a mq inferiore a queste, troviamo il
pomodoro: tutte le altre produzioni ortive si collocano su valori di produttività inferiori.
Commercializzazione
Occupiamoci, ora, dei mercati delle ortive, distinguendo, come per le floricole, tra commercializzazione effettuata in modo indiretto ed in modo diretto: il grafico 14 (a pagina
31) fornisce queste informazioni per singolo prodotto.
Mediamente, le due forme di commercializzazione si dividono in quote pressoché egua30
60
50
40
30
20
10
0
carciofo
lollo rossa
valeriana
peperone
patata
melanzana
fava
erbette
cicoria
cavolo bruxelles
Grafico 14 – Commercializzazione indiretta e diretta
lattuga
salvia
rosmarino
prezzemolo
cavolo bruxelles
borragine
basilico reciso
aromatiche recise
lollo rossa
pomodoro
carciofo
totale
lattuga
zucchino
rucola
zucca trombetta
aneto
31
zucchino
zucca trombetta
aneto
valeriana
bieta e erbette
produttività media
pomodoro
cicoria
rucola
basilico
Grafico 13 – Produttività a mq delle principali produzioni ortive
100,0
90,0
80,0
70,0
60,0
50,0
40,0
30,0
20,0
10,0
0,0
indiretta
diretta
li: 53% quella indiretta, 47% quella diretta, ma sembra esistere una netta divisione tra colture a commercializzazione indiretta e diretta.
Essenzialmente a commercializzazione diretta possiamo individuare:
– aromatiche recise
– borragine
– cavolo bruxelles
– cicoria
– erbette
– fava
– melanzana
– patata
– peperone
– valeriana
Per contro, a commercializzazione quasi totalmente indiretta troviamo:
– aneto
– zucca trombetta
ed a commercializzazione prevalentemente indiretta individuiamo:
– rucola
– zucchino.
Destinazioni
Sempre nei limiti di affidabilità citati a proposito delle colture floricole, esaminiamo le
destinazioni dei prodotti, per cui sembra che, quasi totalmente, si indirizzino sul mercato
nazionale, mentre, fuori Italia, unicamente sui mercati UE.
Il grafico 15 propone la suddivisione tra mercato nazionale ed estero.
100,0
90,0
80,0
70,0
60,0
50,0
nazionale
40,0
estero
30,0
20,0
10,0
0,0
aneto
lollo rossa
rucola
lattuga
totale
pomodoro
altre ortive
carciofo
zucchino
valeriana
peperone
patata
melanzana
fava
cicoria
cavolo bruxelles
erbette
basilico reciso
aromatiche recise
Grafico 15 – Mercato nazionale ed estero
Secondo quanto dichiarato dai produttori, verso il mercato estero, quindi, si dirigono,
in quantità più o meno significative, il pomodoro, la lattuga, la rucola e le lollo rossa: l’aneto viene pressoché tutto esportato.
La quota maggiore di prodotto si dirige verso la Germania.
32
2.4 – OLIVO, VITE E FRUTTA
Le coltivazioni di olivo, vite e frutta rappresentano, nel loro complesso, circa il 3% della p.l.v. dell’area: la tabella 6 propone i parametri significativi per kg di olive, uva e frutta e valore.
f
Kg
Olive
Uva
Frutta
(
Tabella 6 – Stime relative alle produzioni
di olive, uva e frutta (valori assoluti x 1.000)
,
f
(
)
Produzione lorda vendibile
valore in €
% su totale p.l.v.
7.500
2,5
1.400
0,5
600
0,2
Kg
5.200
1.300
4.700
La produzione più interessante è indubbiamente l’olivo, che
rappresenta circa il 2,5 % della produzione lorda vendibile.
La vite è la seconda produzione, mentre la frutta sembra essere, ormai, una coltivazione marginale.
Infine, la collocazione del prodotto è pressoché totalmente
locale, con un’indicazione prioritaria per l’uva, verso Ortovero.
olivo
NOTE AL CAPITOLO 2
2
per “brevettata” s’intende “privativa comunitaria per novità vegetali”
33
34
CAPITOLO 3
INTERDIPERDENZE ECONOMICHE
3.1 – MEZZI AGRICOLI, SISTEMI DI COPERTURA
E DI AUTOMAZIONE DEL PROCESSO DI COLTIVAZIONE
Altri due elementi importanti della struttura delle aziende, anche utili per valutare le loro capacità di investimento e di innovazione, sono la meccanizzazione (macchine agricole
e mezzi di trasporto) e la presenza di serre.
Per quanto concerne le macchine agricole, abbiamo rilevato la presenza di:
– carriole cingolate
– cuci-reti
– frese
– motocoltivatori
– motoseghe
– muletti
– potatrici
– spaccalegna
– trattori
– confezionatrici
– decespugliatori
– invasatrici
– motopompe
– motozappe
– nastri trasportatori
– seminatrici
– scuotitori d’olive
oltre a generatori, bruciatori ed irroratori.
Per quanto concerne i mezzi di trasporto, essi sono stati raggruppati in tre categorie,
a cui fanno capo le diverse marche:
– motocarro
– camion o furgone leggero
– camion o furgone oltre 35 q.li pieno carico (pat. C)
oltre ad alcuni fuori strada.
Gli investimenti in macchine agricole sono stati effettuati, per oltre 1/3, dopo il 2000,
mentre quelli relativi ai mezzi di trasporto, tra il 1995 ed il 2000 (grafico 16, a pagina 36).
Gli investimenti più recenti (ultimi 10 anni) in macchine agricole dovrebbero aver riguardato:
– confezionatrici
– cuci-reti
– decespugliatori
35
– invasatrici
– nastri trasportatori
– potatrici
– scuotitori d’olive
ossia macchine agricole capaci di agire da cost-saving, risparmiando sia manodopera, sia
tempo.
35,0
30,0
< 1970
25,0
da 1970 a 1979
20,0
da 1980 a 1989
15,0
da 1990 a 1994
10,0
da 1995 a 1999
da 2000
5,0
0,0
macchine agricole
mezzi di trasporto
Grafico 16 –Investimenti in macchine agricole
e mezzi di trasporto per data d’acquisto
Per quanto riguarda i mezzi di trasporto, gli acquisti di mezzi pesanti (camion o furgone oltre 35 q.li pieno carico a patente C) effettuati dopo il 1995 (circa 70%), prevale su
quelli di camion o furgoni leggeri.
Premesso che oltre il 7% delle aziende ha dichiarato di non possedere mezzi agricoli,
possiamo fornire una graduatoria della presenza di questi mezzi.
La gerarchia (% di macchine su totale aziende) è risultata la seguente:
macchine agricole:
fresa..................................................44
motozappa .......................................39
trattore..............................................38
decespugliatore ...............................24
nastri ...............................................23
invasatrice .......................................20
motocoltivatore ................................10
motopompa .......................................8
muletto ..............................................5
motosega ...........................................4
36
carriola cingolata ...............................2
cuci-reti .............................................1
confezionatrice...................................1
potatrice ............................................1
seminatrice ........................................1
scuotitore di olive .............................1
spaccalegna .......................................1
mezzi di trasporto:
camion o furgone leggero ...............15
camion o furgone oltre 35 q.li ........15
motocarro ........................................10
fuoristrada .........................................1
Le macchine agricole più diffuse, quindi, sono le tradizionali frese, motozappe e trattori, seguite, però, da macchine in parte relativamente più innovative, di diffusione recente, ossia l’invasatrice, i nastri trasportatori ed il muletto.
Un’altra informazione che può essere presa in esame è quella del parco macchine per
dimensione d’azienda.
La meccanizzazione maggiore si rileva, come abbastanza ovvio, nelle imprese di maggior dimensione, anche se quelle con un’estensione tra 5.000 e 10.000 mq sembrano possedere macchine in modo diffuso (praticamente tutte le tipologie di mezzi agricoli salvo le
confezionatrici e gli scuotitori d’olive).
È possibile effettuare un’ulteriore osservazione suddividendo le aziende per grandi
gruppi di produzioni, ossia tra floricole ed aromatiche in vaso (prodotti in vaso) e ortive,
aromatiche recise, olivo, vite e frutta (prodotti recisi).
Le tipologie di macchine presenti unicamente nel primo tipo di imprese sono le invasatrici con i relativi nastri trasportatori ed i muletti; nel secondo tipo, la carriola cingolata, il
cuci-reti, la confezionatrice, la seminatrice e lo scuotitore di olive.
Le serre in ferro e vetro tradizionale (poche sono le innovazioni legate al vetro coibentato) rappresentano il 90% del totale, mentre circa il 7% sono a coperture in plastica e solo il 3% è ancora di legno e vetro.
Il 73% delle serre possiede sistemi di controllo automatici per la loro apertura (93%
della superficie), il 60% per l’irrigazione (81% della superficie) ed altrettanto per la climatizzazione (82% della superficie).
Riferendoci al terreno agricolo scoperto, il 27% della superficie possiede sistemi di irrigazione automatica (a goccia o a pioggia) e circa il 4% è coperta con ombraio (1,5%) o
con tunnel (2,5%).
Questi dati, elaborati anche sulla base delle tre grandi ripartizioni produttive (floricole
ed aromatiche in vaso – ortive e aromatiche recise – olivo, vite e frutta) fanno emergere
come, a parte i sistemi di controllo legati all’apertura delle serre, le automazioni sono maggiormente presenti sui terreni in cui si coltivavano piante in vaso e così dicasi per le tecnologie applicate sul pieno campo.
Consideriamo, infine, i tempi in cui sono stati effettuati gli investimenti sia sulle strutture (serre e altre coperture), sia sui sistemi d controllo (grafico 17, a pagina 38).
Gli investimenti maggiori in serre sono stati effettuati alla fine degli anni ’80 (circa il
40%), mentre, negli ultimi tempi sono andati diminuendo; negli anni ’90, invece, sono cre37
sciuti gli investimenti in sistemi di controllo delle serre e, dopo il 2000, quelli di sistemi di
irrigazione automatica in pieno campo.
da 2000
12%
< 1970
5%
da 1995 a 1999
18%
da 1990 a 1994
14%
da 1970 a 1979
12%
da 1980 a 1989
39%
Grafico 17 – Tempi di investimento in serre
in ferro e vetro (numero di serre)
3.2 – L’INDUSTRIA DELLE SERRE
L’indagine sulle imprese di fabbricazione di serre non mira a risultati strettamente quantitativi (si tratta di 4 aziende con più di 2 addetti), ma a conoscere gli aspetti tecnici ed innovativi di una produzione fondamentale per le coltivazioni agricole.
In questo senso, il questionario riguardava domande in materia di prodotti di cui si vuole conoscere:
- la descrizione e caratteristiche tecniche della struttura della serra
- la descrizione e caratteristiche tecniche della copertura
- alcune domande sulle innovazioni introdotte
- se l’impresa conosce nuove tecnologie non ancora diffuse.
Relativamente al prodotto serra, la parte portante è costruita in lamiera per le strutture
sino a 4 m., mentre per campate da 4 a 8 m. si usano pali IPE a più strati, ferri a I e, infine, se si superano gli 8 m., i portanti sono ancora più larghi; la copertura, in genere, è in
vetro trasparente o martellato.
Mediamente un’impresa produce dai 10 ai 20.000 mq di serra all’anno e vende per il
90% nell’area ingauna e per il restante 10% per aree piemontesi, lombarde e venete.
Gli acquisti riguardano principalmente:
– lamiere, putrelle e tondini per circa 200 t., che vengono reperiti ad Albenga, ma provenienti dal nord Italia,
– vetri, acquistati ad Albenga per circa 30.000 mq, ma provenienti prevalentemente dall’area emiliana.
Nell’impresa entrano 6/7 grandi camion al mese ed altrettanti di dimensione media;
escono, invece, dai 3 ai 4 piccoli camion al giorno: si tratta, quindi, di un traffico abbastanza intenso di camion e TIR, che può essere valutato, per un’impresa, in circa un centinaio di mezzi al mese.
Il processo produttivo prevede:
– il taglio e la bucatura di piastrine e travi, che avviene, per circa 1000 mq di serra, in 10
giorni con l’impiego di 6 persone
38
– la zincatura, che viene fatta all’esterno (e quindi con movimentazione e traffico), che
avviene in 15 giorni
– le diverse componenti vengono trasportate in cantiere (in azienda agricola), dove avviene il montaggio: l’operazione avviene, mediamente, in 15 giorni con l’apporto di 4
persone.
Complessivamente, quindi, la produzione ed il montaggio di una serra di 1.000 mq richiede circa un mese e mezzo con l’uso di circa 10 persone.
Sta di fatto, però, che il periodo di maggior domanda di serre nel ponente savonese è
datato alla fine degli anni ’80 e, quindi, attualmente queste imprese dovrebbero essere in
una situazione di più bassa produzione.
L’età delle installazioni, però, dovrebbe far presupporre una ripresa del mercato tra non
molto tempo.
3.3 – LE AZIENDE DI COMMERCIALIZZAZIONE
In questa sede forniamo alcune informazioni sulle destinazioni dei prodotti trattati dalle imprese di commercializzazione di prodotti floricoli e ortofrutticoli e la movimentazione di mezzi collegata ad ogni singolo prodotto.
Premesso che la voce “frutta e verdura” riguarda, spesso, imprese grossiste che operano nella zona a servizio del commercio al dettaglio (13%), esaminiamo la distribuzione di
questo tipo di imprese per tipo di merceologia trattata:
– il 62% tratta solo prodotti floricoli e piante aromatiche
– il 25% tratta solo prodotti orticoli
– il 13% tratta sia prodotti floricoli, sia prodotti orticoli.
Entrando maggiormente nei termini delle colture, chi tratta prodotti floricoli e piante
aromatiche:
– circa il 92% delle imprese, nel 2003, ha commercializzato piante aromatiche
– circa il 67%, margherite
– circa il 42%, altre piante in vaso
– circa il 42%, ciclamini
– circa il 33%, crisantemi
– circa l’8%, piante grasse
– circa l’8%, stelle di natale.
Più difficoltoso risulta il disaggregare le imprese per quanto riguarda i prodotti orticoli: infatti, premesso che le imprese che hanno dichiarato di aver trattato, nel 2003, prodotti orticoli rappresentano il 38%, in termini di singole produzioni,
– circa il 15% delle imprese, nel 2003, ha commercializzato insalate
– circa il 15%, aneto
– circa il 15%, prezzemolo
– circa l’8%, pomodori
– circa l’8%, basilico.
Sulla base delle informazioni ottenute è possibile costruire una matrice prodotto/destinazione (a meno del mercato locale), che viene illustrata in tabella 7 e, per quanto riguarda il totale delle produzioni, nel grafico 18 (a pagina 40).
Come si può desumere dai dati rilevati, sui mercati italiano, tedesco e francese viene collocata la produzione di oltre il 50% delle aziende; nel nord Europa, ossia in Danimarca,
Gran Bretagna, Svezia, Olanda e Belgio, s’indirizza un ulteriore 34% della produzione.
39
piante aromatiche
fiori
Margherite
Ciclamini
Crisantemi
Piante grasse
Stelle di natale
Piante in vaso
Mediterranee
Totale
ortaggi Pomodori
Basilico
Insalate
Prezzemolo
Aneto
Ortaggi
Totale
ortaggi in vaso
frutta e verdura
13
12
82
78
32
100
11
20
29
100
100
50
10
13
18
22
6
18
22
16
50
16
20
50
5
2
10
6
6
23
38
32
35
5
20
7
24
21
10
17
17
17
25
17
10
3
6
10
12
3
8
6
3
5
20
5
11
20
9
14
5
7
2
17
17
17
33
33
33
33
33
33
13
25
25
10
europa
nord europa
svezia
danimarca
gran bretagna
olanda
belgio
germania
austria
svizzera
francia
italia
locale
Tabella 7 - Matrice prodotto/destinazione
(% di mercato - % aziende produttrici)
6
6
2
25
4
50
25,0
20,0
15,0
10,0
5,0
svizzera
nord europa
belgio
olanda
gran bretagna
austria
svezia
europa
danimarca
francia
germania
mercato italiano
0,0
Grafico 18 - Prodotto per destinazione
Sta di fatto che ogni prodotto possiede un mercato diverso e più o meno vasto.
Le piante aromatiche, nel 2003, sembra rappresentassero la produzione con il numero maggiore di mercati: Italia, Francia, Germania (oltre 20% del totale), Olanda, Belgio,
Austria, Svizzera, Danimarca e Svezia.
40
Le produzioni floricole, prese in complesso, raggiungevano tutti i mercati europei:
– le margherite, avevano un mercato che sembrava comprendere Italia, Francia, Germania (circa il 40% del mercato), Olanda, Belgio, Gran Bretagna e Austria
– le piante in vaso si dirigevano in Italia, Francia, Germania (25%), Belgio, Olanda e
Gran Bretagna; quote inferiori si dirigevano in Svizzera, Austria, Belgio e Danimarca
– i ciclamini ed i crisantemi hanno un mercato pressoché eguale: si dirigono in Italia (oltre l’80%) e Francia
– le stelle di natale posseggono pressochè unicamente il mercato nazionale.
Relativamente ai prodotti orticoli, il loro mercato sembrerebbe circoscritto a quello nazionale, a quello tedesco ed a quello del nord Europa:
– pomodori e basilico hanno, prevalentemente, un mercato nazionale
– insalate e prezzemolo hanno mercato in Germania, Gran Bretagna e nord Europa (Danimarca e Svezia)
– l’aneto possiede circa l’80% del mercato nel nord Europa (Danimarca e Svezia) e la restante quota si dirige in Gran Bretagna.
3.4 – UNA RIFLESSIONE SULLA DIMENSIONE DEGLI INVESTIMENTI
Considerando gli investimenti effettuati per periodo, possiamo ricavare la seguente statistica in € a mq (tabella 8)
ff
Periodialbenga + ceriale
dal 1995 ad oggi
dal 1985 al 1994
dal 1985 ad oggi
Tutti gli investimenti
Tabella 8 –Investimenti effettuati: € a mq
ff
albenga + ceriale
6,8
8,8
14,6
20,6
q
totale area
6,2
7,1
12,3
18,2
Il commento a questo dato presuppone due ordini di cautele:
1. per quanto concerne la datazione dell’investimento:
– per gli investimenti in macchine, serre e relativi sistemi di controllo, irrigazione automatica a pieno campo si possiedono sufficienti dati relativamente alla data di impianto
– per quanto riguarda i sistemi di irrigazione non automatica a pieno campo, ombraio
e tunnel, invece, non avevamo dati attendibili sui tempi di investimento. Sta di fatto, come si vedrà, che questi ultimi investimenti rappresentano una quota poco significativa rispetto al totale.
2. i risultati si riferiscono alle attuali imprese agricole ed alla s.a.u. odierna, per cui è possibile che gli investimenti a mq. possano essere superiori se considerati a 10 o 20 anni
addietro. Infatti, per esempio, nell’85 o nel 95 potrebbero esserci state più imprese con
altri investimenti.
Comunque, a tutt’oggi, le aziende hanno investito, nella piana, circa 21 € a mq. e, considerando l’intera area d’interesse (ossia, aggiungendo la val Merula e l’entroterra) si superano i 18 € a mq.
Negli ultimi 10 anni gli investimenti sono scesi, rispetto ai precedenti dieci, da circa 9
a 7 € nella piana e da 7 a 6 nell’intera area: occorre, però, tener presente che i maggiori
41
investimenti in serre sono stati compiuti tra il 1985 ed il 1994.
Considerando la dimensione d’azienda, sempre per la totalità degli investimenti effettuati, abbiamo la situazione descritta dal grafico 19.
Gli investimenti a mq maggiori sono effettuati dalle aziende con oltre 2 ha nella piana
albenganese-cerialese (circa 35 € a mq.) ma, in generale, sono le imprese di minor dimensione a presentare i parametri più elevati (circa 26/29 € a mq.).
40,0
35,0
30,0
25,0
20,0
15,0
10,0
albenga + ceriale
totale area
oltre 20000 mq.
da 15001 a 20000
mq.
da 10001 a 15000
mq.
da 5001 a 10000 mq
sino a 5000 mq
Grafico 19 – Investimenti a mq per dimensione d’azienda
Infine, considerando i singoli investimenti possiamo fornire i dati di cui alla tabella 9
da cui si evince come i valori più elevati si riferiscano ai sistemi di protezione.
Tabella 9 – Investimenti a mq per tipologia: € a mq
Macchine
serre e sistemi di controllo
irrigazione automatica pieno campo
irrigazione non automatica pieno campo
Tunnel
Ombraio
albenga + ceriale
2,6
17,3
0,4
0,1
0,1
0,1
totale area
2,5
14,1
0,3
0,5
0,4
0,3
In conclusione, però, occorre confrontare il valore medio degli investimenti a mq., pari a circa 18 € a mq, con quello relativo alla produttività a 17/19 €, a seconda lo si riferisca alle colture ortive od a quelle in vaso.
A prima vista, quindi, sembrerebbero due dati eguali, ma occorre un’ulteriore riflessione.
La produttività, infatti, è riferita al prodotto lordo vendibile, quindi all’intero ricavo
comprensivo dei costi di produzione, mentre l’investimento è un costo puro.
Ciò dovrebbe, perciò, quantomeno porre il problema di ulteriori approfondimenti sui
tempi di ammortamento rispetto ai profitti.
In ogni caso, occorre tenere presente che una certa mole di questi investimenti transitano attraverso gli istituti bancari, anche se si tratta di spese in gran parte datate e sostenute
da finanziamento pubblico.
Per contro, invece, non si ha conoscenza degli eventuali indebitamenti per costi di gestione.
42
3.5 – RAPPORTI INTERSETTORIALI
Il campione, sia pure nei limiti di affidabilità più volte citati, ci permette di valutare i
rapporti che il settore agrofloricolo innesca con altri settori in termini sia di input, sia di
output.
Per quanto riguarda i mezzi di produzione, possiamo distinguere tra
– macchine agricole
– mezzi di trasporto
– serre e altri sistemi di copertura del suolo agricolo
– tecnologie di controllo all’interno ed all’esterno degli apprestamenti protetti.
Relativamente alle macchine agricole, il settore agricolo dell’area ingauna trasferisce,
in termini di ammortamento di investimenti effettuati in diversi periodi (vedi capitoli precedenti) :
– 0,004 € per ogni € di produzione lorda vendibile al comparto della “fabbricazione di
trattori agricoli” ed a quello del “commercio all’ingrosso di macchine, accessori e utensili agricoli inclusi i trattori”
– 0,002 € per ogni € di produzione lorda vendibile al comparto della “fabbricazione di
altre macchine per agricoltura, silvicoltura e zootecnia e, sempre, a quello del “commercio all’ingrosso di macchine, accessori e utensili agricoli inclusi i trattori”.
Per quanto concerne i mezzi di trasporto, i trasferimenti annui risultano essere di 0,06
€ per ogni € di produzione lorda vendibile indirizzati, principalmente, ai comparti “fabbricazione di autoveicoli” e “fabbricazione di carrozzerie per autoveicoli; fabbricazione di
rimorchi”, oltre che al relativo settore grossista.
Complessivamente, perciò, per la meccanizzazione “escono” circa 7 centesimi di € per
ogni € di produzione lorda vendibile, ossia circa 4 milioni di € all’anno, indirizzati verso
l’industria manifatturiera e del commercio all’ingrosso.
L’acquisto di apprestamenti protetti sposta denaro, principalmente, verso i comparti
produttivi manifatturieri della:
– fabbricazione di strutture metalliche e di parti di strutture
– profilatura mediante formatura e piegatura a freddo
– lavorazione e trasformazione del vetro piano
– fabbricazione di lastre, fogli, tubi e profilati in materie plastiche
e l’apporto, sempre in termini di ammortamento di investimenti, risulterebbe di circa 5
centesimi di € per ogni € di produzione lorda vendibile (ossia, circa 16 milioni di € all’anno).
Relativamente agli impianti tecnologici, consideriamo:
– i sistemi di climatizzazione e riscaldamento per le aree coperte
– i sistemi automatici di irrigazione, sia nelle aree coperte, sia in quelle scoperte (a questi sistemi aggiungiamo, in termini di relazioni intersettoriali, anche quelli non automatici)
che forniscono apporti, principalmente, ai comparti:
– fabbricazione di generatori di vapore, escluse le caldaie per riscaldamento centrale
– fabbricazione di apparecchiature per il controllo dei processi industriali
– fabbricazione di lastre, fogli, tubi e profilati in materie plastiche
– installazione di apparecchiature di protezione, di manovra e controllo
– installazione di impianti elettrici.
L’apporto complessivo risulterebbe di circa 0,005 € per ogni € di produzione lorda
vendibile (poco più di 1,5 milioni di € all’anno), di cui circa il 50% proveniente dall’in43
vestimento in sistemi di climatizzazione e riscaldamento.
Complessivamente, tutte le quote di ammortamento dei vari investimenti risulterebbero pari a circa 20 milioni di €.
Passiamo, ora, ai costi diretti di produzione che, per la quasi totalità, riguardano le
voci:
– vasi
– talee semi piantine
– terricci
– concimi
– fitofarmaci
– riscaldamento ed altre spese energetiche.
I rapporti principali sono:
– vasi: con i comparti della fabbricazione di materie plastiche in forme primarie e della
fabbricazione di altri articoli in materie plastiche e, per una quantità inferiore, con la
fabbricazione di prodotti in ceramica per usi domestici e ornamentali o la fabbricazione di altri prodotti ceramici: a questi comparti andrebbero circa 5 centesimi di € per
ogni € di produzione lorda vendibile, per circa 18 milioni di € all’anno
– talee, semi e piantine: il comparto di riferimento maggiore dovrebbe essere quello delle “coltivazioni di ortaggi, specialità orticole, fiori e prodotti di vivai” a cui andrebbero più di 8 centesimi di € per ogni € di produzione lorda vendibile (27 milioni di € all’anno, in parte recuperati da forme di autoproduzione)
– terricci: è una produzione di difficile collocazione, in termini di comparto di appartenenza; certamente questi costi di produzione apportano € al settore dell’”approvvigionamento e distribuzione di mezzi tecnici per l’esercizio dell’agricoltura”. Comunque
il rapporto è molto alto, ossia di circa 1 decimo di € per ogni € di produzione lorda
vendibile, per circa 32 milioni di € all’anno
– concimi: oltre alla sezione grossista, il comparto che viene maggiormente privilegiato
è quello della “fabbricazione di concimi e di composti azotati” a cui giungono 0,15 €
per ogni € di produzione lorda vendibile (48 milioni di € all’anno)
– fitofarmaci: il comparto di riferimento maggiore è quello della “fabbricazione di pesticidi e di altri prodotti chimici per l’agricoltura” che riceverebbe poco più di 1 decimo
di € per ogni € di produzione lorda vendibile, ossia circa 36 milioni di € all’anno
– riscaldamento ed altre spese energetiche: i comparti che ricevono denaro dall’ortofloricoltura sono diversi, dalla “preparazione o miscelazione di derivati del petrolio” alla
“miscelazione di gas petroliferi liquefatti (gpl)” sino a quelli più propriamente energetici (come per esempio, quello della “produzione e distribuzione di energia elettrica” o
della “captazione, adduzione, depurazione e distribuzione di acqua”. Comunque, l’apporto sarebbe di circa 1 decimo di € per ogni € di produzione lorda vendibile (29 milioni di € all’anno).
I costi diretti di produzione, derivanti da acquisti, ammonterebbero, quindi, a circa 6 decimi di € per ogni € di produzione lorda vendibile.
A questi costi ne andrebbero aggiunti altri due:
– uno, ancora in termini di input, che riguarda i costi di confezionamento del prodotto
– un altro, legato all’output, relativo ai costi di commercializzazione (dal 70 al 75% della produzione: vedi paragrafi precedenti).
Per quanto concerne i costi di confezionamento, i comparti di riferimento sono diversi, trattandosi di spese relative a sacchetti, contenitori di varia natura, vassoi e vaschette di
plastica, cassette, etichette, nastri, spago, fili di plastica, carta, elastici, ecc.: principal44
mente potremmo far riferimento ai comparti:
– fabbricazione di altri articoli in materie plastiche
– fabbricazione di spago, corde, funi e reti
– fabbricazione di nastri, fettucce, stringhe, ecc. di fibre tessili
– fabbricazione di prodotti di carta e cartone per uso domestico-igienico
– stampe di arti grafiche
– fabbricazione di lastre, fogli, tubi e profilati in materie plastiche
– fabbricazione di imballaggi in materie plastiche
– fabbricazione di imballaggi in legno.
Complessivamente, il trasferimento a questi comparti produttivi extragricoli risulterebbero di 0,04 € per ogni € di produzione lorda vendibile, ossia di circa 11 milioni di € all’anno.
Gli acquisti che sono stati effettuati dalle aziende agricole della nostra area si concentrano, per gran parte, ad Albenga, ma per alcuni prodotti vengono effettuati anche all’esterno: a tal proposito si può osservare il grafico 20.
100,0
90,0
80,0
70,0
60,0
50,0
40,0
30,0
20,0
10,0
0,0
materiale
confezionamento
piantine, talee,
ecc.
fitosanitari
concimi e letame
terricci
vasi
area interna
altra ligure
altra nazionale
UE estero
Grafico 20 – Localizzazione dei punti di acquisto
La quota inferiore di acquisti nell’area ingauna riguarda i vasi (70%); le piantine, talee,
ecc. (80%) ed il materiale per il confezionamento (85%).
Per quanto riguarda i vasi, il secondo punto di riferimento, dopo Albenga, è quello della provincia di Bergamo a cui ci si rivolge nel 14% dei casi; relativamente alle piantine,
ecc., le altre province ove si effettuano maggiormente gli acquisti sono quelle di Bolzano
(6%), le aree venete e quelle toscane (4% ciascuna).
Infine, per gli acquisti di materiale per il confezionamento, i riferimenti esterni ad Albenga sono la provincia di Cuneo (circa l’8%) e la Germania (circa 5%).
La quota diretta di commercializzazione si indirizza ai comparti grossisti “commercio all’ingrosso di fiori e piante” e “commercio all’ingrosso di frutta e ortaggi” ed a quelli della “raccolta, prima lavorazione, conservazione di prodotti agricoli” e “trasporto di
merci su strada”.
Inoltre, per una quota limitata dalle quantità prodotte, anche a “fabbricazione di olio di
oliva raffinato” e “fabbricazione di vini”.
I costi di commercializzazione sarebbero sull’ordine di 0,025 € per ogni € di produ45
zione lorda vendibile (circa 8 milioni di € all’anno).
A questo punto possiamo cercare di riassumere la situazione economica delle aziende
agricole, considerate a settore; la tabella 10 fornisce i pesi %, sul totale della produzione
lorda vendibile, delle principali voci di bilancio per dimensione aziendale e per le due principali tipologie colturali, ossia quella delle floricole e aromatiche in vaso e quella delle ortive e aromatiche recise (raggruppate per coltivazione preminente in termini di p.l.v.).
Tabella 10 – Conti economici (% su p.l.v.)
(%
ammortam.
Meno di 5000
da 5000 a 10000
da 10000 a 15000
da 15000 a 20000
oltre 20000
7,2
7,0
5,5
7,3
8,3
fiori e aromi in vaso
ortive a aromi recisi
in complesso
6,6
6,4
6,8
p
costi diretti
commercial.
per dimensione d’azienda
54,4
2,1
55,2
2,0
66,4
2,8
81,1
2,6
63,9
2,7
per tipologia produttiva
75,3
2,2
29,1
2,7
61,8
2,4
)
costi
p.l.v.–costi
56,5
57,2
69,2
83,8
66,6
43,5
42,8
30,8
16,2
33,4
77,6
31,8
64,2
22,4
68,2
35,8
Per quanto riguarda i conti economici per dimensione d’azienda, possiamo far riferimento anche al grafico 21.
90,00
80,00
70,00
60,00
50,00
40,00
30,00
20,00
10,00
0,00
tot ammort
tot cos dir
comm
tot costi
valore-costi
oltre
20000
da 15000
a 20000
da 10000
a 15000
da 5000 a
10000
meno di
5000
Grafico 21 – Conti economici
(% su p.l.v.) per dimensione d’azienda
Sembrerebbe che, tendenzialmente, le quote relative agli ammortamenti ed ai costi di
commercializzazione assumano una correlazione diretta con la dimensione aziendale: all’aumento di quest’ultima aumenterebbero anch’esse, anche se, specie per l’ultima variabile, si è di fronte a differenze significative (da 7 a 8% delle quote di ammortamento e da
2 a 2,7% per le quote di commercializzazione).
Ben diversa, invece, è la situazione dei costi diretti di produzione, che tendono a rimanere costanti nelle aziende con meno di 1 ha (circa il 50%), mentre tendono ad aumentare
in quelle tra 1 ha e 2 ha (sino all’80%), per poi ridiscendere (presumibilmente per l’entra46
ta in azione delle economie di scala) in quelle con oltre 20.000 mq.
Tutto ciò porta a supporre che i margini relativi alle imprese più piccole e più grandi
siano superiori a quelli delle aziende ad estensione intermedia che, evidentemente, si collocano in un’area problematica dal punto di vista economico: troppo piccole per avviare le
economie di scala, troppo grandi per contenere i costi di produzione.
Relativamente alle tipologie colturali, possiamo esaminare il grafico 22.
80,00
70,00
60,00
50,00
tot ammort
40,00
comm
tot cos dir
30,00
tot costi
20,00
valore-costi
10,00
0,00
in complesso
floricole e
ortive e aromatiche
aromatiche in vaso
recise
Grafico 22 – Conti economici (% su p.l.v.) per tipologia colturale
Mentre i costi di ammortamento sono pressoché simili, l’incidenza di quelli di commercializzazione sembrerebbero essere, sia pure di solo mezzo punto percentuale, più elevati nel caso delle ortive (si tenga sempre presente che parliamo sulla base di una rilevazione campionaria e, quindi, differenze di questa dimensione sono attendibili
limitatamente).
Nettamente diversa è la situazione dei costi di produzione che, nelle aziende a prevalente coltivazione di floricole e aromatiche in vaso sono più che doppi rispetto a quelle relative alle ortive e aromatiche recise, portando a diversità sensibili dei margini di profitto.
Se, però, ritorniamo ad osservare il peso dei costi di produzione, possiamo notare come l’incidenza degli acquisti di vasi e di terricci, ad uso esclusivo o maggiore presso le
aziende floricole, rappresentino, per queste, circa il 10 ed il 18% dei costi diretti di produzione, a fronte di un 2 e 4% per le aziende orticole.
Anche i pesi degli acquisti di concimi e fitofarmaci sono superiori per le aziende floricole: 25% contro 18% per i primi e 19% contro 14% per i fitofarmaci sempre riferendoci
alle aziende floricole e orticole.
Infine, i costi di confezionamento e commercializzazione che, è pur vero che assumono
un peso sul totale della produzione lorda vendibile a prima vista poco importanti (circa il
5/6%), non collocandoli direttamente nei costi di produzione e rapportandoli alla quota da
cui si ricava il margine, assumono un peso che, per le imprese floricole raggiunge il 25%
(15% il confezionamento e 10% la commercializzazione).
Più bassi sono i rapporti per le aziende che coltivano ortive e aromatiche recise, che
giungono ad una soglia del 10%.
47
48
CAPITOLO 4
STRUTTURA DELLE AZIENDE AGRICOLE
E TIPOLOGIE PRODUTTIVE
4.1 – LA DIMENSIONE AZIENDALE
E LA DESTINAZIONE DEL SUOLO AGRICOLO
Volendo esaminare, in prima istanza, la dimensione territoriale delle aziende agricole,
possiamo rilevare talune differenze rispetto ad una suddivisione dell’area analizzata in tre
zone, ossia quelle:
– della “piana” di Albenga e Ceriale
– della valle del Merula ad Andora
– dei comuni dell’entroterra ingauno (Cisano sul Neva, Ortovero, Villanova d’Albenga,
Garlenda).
Le aziende con una superficie inferiore a 1 ha rappresentano, in tutte le aree in cui è
stata suddivisa la zona d’indagine, circa il 70% del totale e, all’interno di questa categoria
dimensionale, esiste una suddivisone pressoché paritaria tra quelle con un’estensione che
giunge ai 5.000 mq e quelle che superano questa soglia.
All’interno di questa classe dimensionale, possiamo rilevare come:
– l’area della “piana”, si collochi sulla media generale (cosa ovvia data la concentrazione di oltre l’80% delle aziende in questo territorio)
– l’area dell’entroterra ingauno, tende a presentare una percentuale maggiore di imprese
con un’estensione tra 5.000 e 10.000 mq
– l’area della val Merula, invece, sembra presentare caratteristiche opposte, ossia una
prevalenza di aziende con meno di 1/2 ettaro di superficie.
Relativamente alle aziende con una superficie superiore all’ettaro – circa il 30% del totale – si registrano alcune percentuali significative:
– nell’area di Andora, possiamo osservare come pressoché tutte le aziende con un’estensione oltre l’ettaro si concentrano nella classe dimensionale compresa tra 10.000 e
15.000 mq (30% del totale)
– nell’entroterra ingauno, il 20% delle aziende possiede una superficie superiore ai 2 ettari
– aziende con un’estensione variante tra 1 ettaro e mezzo e 2 ettari sono presenti, pressoché unicamente, nella “piana” di Albenga-Ceriale (7,5% del totale).
Esaminiamo un primo aspetto della destinazione del suolo agricolo (tabella 11, a pagina 50) distinguendo tra presenza di aziende:
– con terreno coperto interamente da serra
– con terreno unicamente scoperto
49
– con terreno in parte coperto da serra e in parte scoperto
con un’ulteriore precisazione, in quest’ultimo caso, se l’azienda possiede più del 50% della sua superficie coperta da serra.
Tabella 11 – Destinazione del suolo agricolo per area
e per dimensione d’azienda (% su numero di aziende)
solo serra
meno di 5.000 mq
da 5.000 a 10.000 mq
da 10.000 a 15.000 mq
otre 15.000 mq
totale
meno di 5.000 mq
da 5.000 a 10.000 mq
da 10.000 a 15.000 mq
otre 15.000 mq
totale
meno di 5.000 mq
da 5.000 a 10.000 mq
da 10.000 a 15.000 mq
otre 15.000 mq
totale
meno di 5.000 mq
da 5.000 a 10.000 mq
da 10.000 a 15.000 mq
otre 15.000 mq
totale
14,3
12,2
8,3
10,3
17,1
14,7
11,1
12,5
solo scoperto
area d’indagine
35,7
41,5
33,3
41,7
37,9
Albenga-Ceriale
31,4
38,2
27,8
33,3
33,3
Andora
33,3
50,0
50,0
40,0
entroterra ingauno
75,0
66,7
100,0
100,0
80,0
serra e scoperto
totale
oltre 50% serra
50,0
46,3
66,7
50,0
51,7
16,7
14,6
9,5
8,3
13,8
51,4
47,1
72,2
55,6
54,2
20,0
14,7
11,1
11,1
15,6
66,7
50,0
100,0
50,0
60,0
25,0
10,0
25,0
33,3
20,0
Praticamente, le aziende con i propri terreni coperti esclusivamente a serra rappresentano il 10% circa del totale: sono concentrate nelle classi inferiori all’ettaro ed essenzialmente nella “piana” albenganese-cerialese (12,5% delle imprese).
In alternativa, le aziende che operano solo a pieno campo risultano essere presenti in
misura del 38% del totale, con maggiori concentrazioni nelle classi da 5.000 a 10.000 mq
e oltre i 15.000 mq
In termini di localizzazione, si tratta dell’80% delle aziende dell’entroterra e del 40%
di quelle insediate nella val Merula.
Le aziende che lavorano sia a pieno campo, sia in serra, rappresentano il 52% del totale e quelle con una copertura a serra superiore a metà della loro superficie, risultano pari
a circa il 14%: queste ultime tendono a localizzarsi, per un peso pari ad oltre il 15%, nell’area albenganese-cerialese.
Consideriamo, ora, le aziende con:
– area coperta con serra
– area coperta con tunnel
– area a pieno campo
– area con ombraio
50
per superficie coltivata (grafico 23).
80,0
70,0
60,0
50,0
40,0
30,0
serre
20,0
scoperto
10,0
totale
oltre
15000 mq
da 10000
a 15000
mq
da 5000 a
10000 mq
meno di
5.000 mq
0,0
Grafico 23 – Destinazione del suolo agricolo per area: superficie
Complessivamente, circa 1/4 del territorio agricolo è coperto con serre e meno del 5%
di quello scoperto è protetto con tunnel o ombraio.
La “piana” agricola di Albenga-Ceriale è occupata a serre per oltre il 30%, mentre le
percentuali relative alla val Merula ed all’entroterra ingauno sono decisamente inferiori:
poco più del 10% nella prima area e circa il 4% nella seconda.
La maggior copertura riguarda le aziende con estensione inferiore: il 34% del territorio
in quelle con una superficie inferiore a 1/2 ettaro è coperto da serre (38% nel caso della
“piana” albenganese - cerialese).
Sempre per quanto concerne il rapporto tra suolo agricolo coperto e scoperto, possiamo esaminarne le caratteristiche per singola produzione.
Considerando le produzioni che, nella sezione economica, abbiamo evidenziato come
le più importanti dal punto di vista della produzione lorda vendibile dell’area, possiamo
proporre i grafici 24 (a: floricole; b: ortive).
serra
scoperto
crisantemo
aromatiche
rosa
ciclamino
margherita
calla
stella di natale
ortensia
orchidea
lantana
geranio
fucsia
100,0
90,0
80,0
70,0
60,0
50,0
40,0
30,0
20,0
10,0
0,0
Grafico 24 a – Superficie a serra e scoperta: floricole
51
serra
scoperto
lattuga
aneto
carciofo
basilico reciso
pomodoro
rucola
zucchino
valeriana
100,0
90,0
80,0
70,0
60,0
50,0
40,0
30,0
20,0
10,0
0,0
Grafico 24 b – Superficie a serra e scoperta: ortive
Stando alle risposte ottenute dagli imprenditori agricoli e dei vari livelli di attendibilità
collegati alla dimensione della coltura rilevata, nel 2003, sono state coltivate essenzialmente in serra:
– colture floricole: dimorfoteca, dracaena, ficus, fucsia, geranio, lantana, orchidea, ortensia, pothos, solanum e stella di natale
– colture ortive: valeriana, cicoria, melanzana e zucca trombetta.
Come produzioni coltivate in serra almeno per il 40% della s.a.u., abbiamo rilevato:
– colture floricole: calla (70%), margherita (60%) e ciclamino (50%)
– colture ortive: zucchino (70%), rucola (40%).
Inoltre, tra le colture in vaso, possiamo rilevare che le aromatiche sono coltivate in serra per una quota di poco superiore al 10% della s.a.u., e, tra le colture orticole, il pomodoro è prodotto in serra per circa 1/4 ed il basilico per più del 15%.
Essenzialmente su terreno scoperto, invece, vengono coltivate:
– colture floricole: camelia e perenni
– colture ortive: asparago, lattuga, cavolo bruxelles, lollo rossa, rosmarino e salvia da taglio.
Altre due ulteriori informazioni, utili per completare un discorso strutturale sulle aziende,
riguardano la proprietà o meno dei suoli agricoli3 e la localizzazione dei terreni coltivati.
Il grafico 25 (a pagina 53) illustra i dati relativi alla proprietà o meno dei suoli, evidenziando la quota di terreno a serra.
Le quote di terreno in proprietà ed in affitto, nel complesso dell’area indagata, pressoché si equivalgono, ma a livello di distribuzione spaziale, possiamo rilevare alcune differenze: infatti, la presenza di terreni in proprietà assume un peso maggiore in val Merula e
nell’entroterra ingauno, mentre, nella “piana” di Albenga e Ceriale questa percentuale si
riduce a circa il 45%.
Non sembra esistere, invece, un legame tra dimensione dell’azienda e proprietà dei suoli: da una parte, le aziende con meno di un ettaro raggiungono percentuali di proprietà tra
il 50 ed il 55% e, da un’altra parte, passando ad osservare quelle con una superficie variante tra 10.000 e 15.000 mq si rileva che il valore scende a circa il 33%, per poi risalire
al 63% nel caso di imprese di maggior estensione.
Per quanto concerne la dislocazione dei terreni rispetto alla sede dell’azienda possiamo
52
70,0
60,0
50,0
40,0
30,0
proprietà
20,0
affitto
10,0
totale
oltre
15000
mq
da 10000
a 15000
mq
da 5000 a
10000
mq
meno di
5.000 mq
0,0
Grafico 25– Forme di possesso del terreno coltivato
osservare il grafico 26 che mostra la dislocazione dei terreni in relazione alla zona di appartenenza.
70,0
60,0
50,0
40,0
30,0
tutta sul posto di
residenza
20,0
con terreni esterni
10,0
area
entroterra
Andora
AlbengaCeriale
0,0
Grafico 26 – Localizzazione dei terreni
rispetto alla sede dell’azienda: per area
Circa 2/3 delle aziende possiede i terreni da coltivare sul posto di residenza: questa percentuale si alza a circa il 70% sulla “piana” albenganese-cerialese e nella val Merula, mentre si abbassa al 36% nell’entroterra ingauno.
La quota maggiore delle aziende con terreni esterni alla sede opera su una distanza variante tra 1 e 5 km (17%), ma occorre far rilevare che ben il 9% delle imprese agricole lavora terreni a più di 10 km di distanza (27% nell’entroterra).
Considerando, invece, la dimensione aziendale (grafico 27, a pagina 54), sembra esistere una correlazione tra classe di superficie e localizzazione dei terreni coltivati: all’aumentare della dimensione dell’azienda, la localizzazione dei terreni tende a concentrarsi
sul luogo di residenza.
53
100,0
90,0
80,0
70,0
60,0
50,0
40,0
30,0
20,0
10,0
0,0
sino a 5000 mq
da 5001 a 10000 mq
da 10001 a 15000 mq
da 15001 a 20000 mq
oltre 20000 mq
tutta sul posto di
residenza
con terreni esterni
Grafico 27 – Localizzazione dei terreni
rispetto alla sede dell’azienda: per dimensione aziendale
4.2 – GLI INDIRIZZI COLTURALI E LE COMBINAZIONI PRODUTTIVE
La rilevazione, sia pure con i livelli di approssimazione del campione, ha permesso di
individuare le produzioni che vengono effettuate nell’area.
In questa sede abbiamo teso a definire come “indirizzi colturali” le forme di specializzazione delle aziende per numero di tipologie colturali praticate, considerando, in prima
istanza, alcune grandi categorie, ossia:
– fiori e fronde verdi
– aromatiche in vaso
– aromatiche recise
– ortive
– frutta
– olivo
– vite.
In seguito si sono analizzate quelle che abbiamo definito “combinazioni produttive”,
ossia i mix di singole varietà floricole, ortive, ecc. coltivate mediamene dalle aziende.
Basandoci sulla prevalenza dettata dalla produzione lorda vendibile possiamo quantificare le aziende sulla base della coltura prevalente (grafico 28, a pagina 55).
La percentuale maggiore delle aziende trae p.l.v. prevalentemente dalle colture floricole (38%) e ciò vale, in particolare, per le imprese a minor estensione (meno di 5.000 mq:
44%).
Seguono le aziende a prevalente coltura ortiva (28%), con una distribuzione per dimensione aziendale opposta a quella delle floricole: la percentuale maggiore si rileva nelle imprese a maggiore estensione (oltre 20.000 mq: 40%).
Le aziende a prevalente produzione lorda vendibile da aromatiche in vaso rappresentano il 17% del totale, con una percentuale più elevata in coincidenza con la classe dimensionale 10.000/15.000 mq (30%).
54
40,0
35,0
30,0
25,0
20,0
15,0
10,0
5,0
frutta
vite
aromatiche
recise
olive
aromatiche
in vaso
ortive
–
–
–
–
floricole
0,0
Grafico 28 – Aziende per prevalenza basata sulla p.l.v.
Con % di prevalenza inferiore seguono:
olivo, con il 9%
aromatiche recise, con il 4%
vite, con il 3%
frutta, con l’1%.
4.2.1 – Gli indirizzi colturali
In prima istanza esaminiamo la distribuzione delle aziende per numero di tipologie colturali praticate (grafico 29).
70,0
60,0
50,0
40,0
1 tipologia colturale
30,0
2 tipologie colturali
20,0
3 tipologie colturali
10,0
4 tipologie colturali
totale
oltre
15000 mq
da 10000
a 15000
mq
da 5000 a
10000 mq
meno di
5.000 mq
0,0
Grafico 29 - Specializzazione delle aziende per numero di tipologie colturali
Circa il 60% delle imprese agricole coltiva un’unica tipologia colturale tra quelle definite in precedenza (in particolare, il peso aumenta nell’entroterra) e questa percentuale diminuisce all’aumentare della dimensione aziendale.
Infatti, il numero maggiore di aziende con 2 tipologie colturali lo individuiamo nella classe dimensionale compresa tra 10.000 e 15.000 mq (52% delle imprese di questa estensione).
55
Infine, le quote relative alla coltivazione di 3 e 4 tipologie colturali risultano marginali
(rispettivamente 5 e 1% delle aziende).
Osserviamo, ora, le combinazioni tra le diverse tipologie colturali: vedasi tabella 12 e
grafico 30.
Tabella 12 - Aziende per tipologie colturali praticate
(%; gerarchia area d’indagine)
Floricole
Ortive
floricole + aromatiche in vaso
Olivo
aromatiche in vaso
floricole + ortive
floricole + aromatiche recise
Vite
aromatiche in vaso + ortive
floricole + aromatiche in vaso + ortive
aromatiche recise
Ortive + frutta
Frutta
floricole + olivo
aromatiche in vaso + aromatiche recise
aromatiche in vaso + olivo
Ortive + aromatiche recise
Ortive + olivo
ortive + vite
olivo + aromatiche recise
olivo + vite
aromatiche in vaso + olivo + vite
ortive + olivo + vite
aromatiche recise + olivo + vite
ortive + olivo + vite + frutta
floricole + ortive
5%
aromatiche in
vaso
8%
area
d’indagine
22,6
18,3
17,4
7,0
6,1
4,3
3,5
2,6
2,6
2,6
1,7
1,7
0,9
0,9
0,9
0,9
0,9
0,9
0,9
0,9
0,9
0,9
0,9
0,9
0,0
Albenga
Ceriale
26,3
16,8
21,1
3,2
6,3
5,3
1,1
2,1
3,2
3,2
2,1
1,1
1,1
1,1
0,0
1,1
0,0
1,1
1,1
1,1
0,0
1,1
1,1
0,0
0,0
Andora
0,0
20,0
0,0
40,0
0,0
0,0
30,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
10,0
0,0
10,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
10,0
floricole +
aromatiche recise
4%
floricole
29%
olivo
9%
floricole +
aromatiche in
vaso
22%
ortive
23%
Grafico 30 - Aziende per tipologie colturali praticate
(% su aziende; 80% aziende)
56
entroterra
ingauno
10,0
30,0
0,0
10,0
10,0
0,0
0,0
10,0
0,0
0,0
0,0
10,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
10,0
0,0
0,0
10,0
0,0
Circa il 60% delle aziende coltiva:
– floricole in forma specializzata (23%)
– ortive in forma specializzata (18%)
– floricole ed aromatiche in vaso (18%)
ed un ulteriore 20% si divide tra:
– olivo a coltura specializzata (7%)
– aromatiche in vaso in forma specializzata (6%)
– floricole ed ortive (4%)
– floricole ed aromatiche recise (4%).
Il restante 20% si distribuisce tra combinazioni diverse e, in particolare, le più significative risultano essere:
– vite a coltura specializzata (2,5%)
– aromatiche in vaso e ortive (2,5%)
– floricole, aromatiche in vaso e ortive (2,5%)
– aromatiche recise in forma specializzata (1,5%)
– ortive e frutta (1,5%).
Se questa distribuzione è valida per l’intera area interessata dall’indagine, per la “piana” albenganese-cerialese possiamo osservare alcuni scostamenti: infatti, le coltivazioni
floricole in forma monocolturale assumono un peso superiore (dal 23 al 26%) e la combinazione tra floricole ed aromatiche in vaso, passando da una percentuale del 18% ad una
del 21%, sopravanzano le ortive in forma monocolturale.
Differenti risultano essere i casi della val Merula e dell’entroterra ingauno:
– Andora: il 40% delle aziende coltiva olivo in forma monocolturale (a fronte del 7% medio d’area), il 30%, floricole ed aromatiche recise (rispetto al 3,5% medio) ed il 20%
ortive in forma monocolturale
– entroterra ingauno: il dato più significativo riguarda le ortive in forma monocolturale
che sono prodotte dal 30% delle aziende (a fronte del 18% medio).
4.2.2 – Le combinazioni produttive
Nella realtà agricola, queste produzioni si articolano, ovviamente, per varietà e, nel caso delle coltivazioni in vaso, per dimensione degli stessi: per quanto riguarda le sotto specie, il campione non è entrato nei termini della questione, mentre per quanto riguarda le
dimensioni dei vasi, si possiedono informazioni più attendibili.
Per ogni produzione abbiamo elaborato le combinazioni colturali più frequenti, approfondendo maggiormente quelle che abbiamo definito come le più rilevanti e anche statisticamente più attendibili.
La tabella 13 – a pagina 64, fine paragrafo – offre un quadro complessivo basato sulla
presenza in azienda delle colture.
Esaminiamo le singole colture, evidenziando le principali combinazioni in termini di
percentuali di aziende che la praticano e, per le più rilevanti (ossia, aromatiche in vaso,
margherita, ciclamino, stella di natale, crisantemo, ortensia e geranio), anche in termini di
peso della s.a.u. e di produzione lorda vendibile.
Si sottolinea che la percentuale tiene conto di tutte le colture presenti nelle aziende che
coltivano la coltura di riferimento.
57
AROMATICHE IN VASO
Le combinazioni risultano essere:
% in termini di aziende
% in termini di s.a.u.
margherita
49 aromatiche in vaso
60
ciclamino
14 margherita
13
crisantemo
11 olivo
7
perenni
8
olivo
8
stelle di natale
8
% in termini di valore
aromatiche in vaso
margherita
ciclamino
rucola
58
14
5
4
Premesso che il 19 % delle aziende sono esclusive, la combinazione più frequente è
quella tra aromatiche in vaso e margherita (nel 49% dei casi) che vede una prevalenza delle prime, in particolare se riferito al parametro dell’utilizzo della s.a.u. (60% ad aromatiche e 13% a margherita) ed a quello della produzione lorda vendibile (58% proveniente da
aromatiche e 14% da margherita).
Occorre rilevare, inoltre, come queste coltivazioni si accompagnino, spesso, con l’olivo (8% del numero di aziende) e con la rucola (s.a.u. e p.l.v.)
In termini di s.a.u., le aziende che coltivano aromatiche in vaso, aggiungono, al 60%
dedicato a questa produzione, un ulteriore 20% a margherita e olivo; osservando, invece,
la produzione lorda vendibile, l’80% viene raggiunto, oltre che con le aromatiche in vaso,
con la margherita, il ciclamino, la rucola ed il geranio.
MARGHERITA
Le combinazioni colturali principali sono:
% in termini di aziende
aromatiche in vaso
48
crisantemo
30
ciclamino
30
stelle di natale
13
dimorfoteca
10
pomodoro
8
fucsia
8
carciofo
5
geranio
5
% in termini di s.a.u.
margherita
aromatiche in vaso
stella di natale
crisantemo
ciclamino
33
30
7
6
5
% in termini di valore
margherita
aromatiche in vaso
stella di natale
ciclamino
crisantemo
32
21
11
7
6
Essendo solo l’8 % le aziende esclusive, si conferma, come combinazione principale,
quella tra margherita ed aromatiche in vaso a cui si aggiunge, in particolare in termini di
s.a.u. e di p.l.v., anche la stella di natale.
Sono presenti combinazioni anche con il ciclamino ed il crisantemo, ma con percentuali
più elevate come numero di aziende e nettamente più basse come s.a.u. e p.l.v.: infatti, per
quanto riguarda sia la superficie agricola utilizzata, sia la p.l.v., si raggiunge l’80% con
combinazioni tra margherita, aromatiche in vaso, stella di natale, crisantemo e ciclamino.
In ogni caso, il 48% delle imprese coltiva la margherita e aromatiche in vaso; il 30%
anche il crisantemo ed il ciclamino e solo il 13%, le stelle di natale.
58
STELLA DI NATALE
La stella di natale si trova, prevalentemente, combinata con:
% in termini di aziende
margherita
71
aromatiche in vaso
43
ciclamino
29
ortensia
29
geranio
14
crisantemo
14
fucsia
14
% in termini di s.a.u.
stella di natale
margherita
aromatiche in vaso
ciclamino
38
28
11
6
% in termini di valore
stella di natale
margherita
ciclamino
aromatiche in vaso
41
26
8
5
Questa varietà colturale si combina, per la maggior parte dei casi (come già evidenziato), con la margherita (71% delle aziende che coltivano la stella di natale) e le aromatiche
in vaso (43%).
Come nel caso del ciclamino (come vedremo) e della margherita, le aziende che coltivano la stella di natale giungono all’80% della s.a.u. e della produzione lorda vendibile,
combinandola con margherita, aromatiche in vaso e ciclamino
CICLAMINO
Le combinazioni colturali più frequenti sono:
% in termini di aziende
margherita
86
aromatiche in vaso
50
crisantemo
29
geranio
14
fucsia
14
stelle di natale
14
basilico reciso
7
rose
Rose
7
% in termini di s.a.u.
margherita
aromatiche in vaso
ciclamino
stella di natale
basilico reciso
crisantemo
24
22
22
13
7
5
% in termini di valore
margherita
ciclamino
stella di natale
aromatiche in vaso
27
23
15
14
Il ciclamino si conferma come una coltura spesso “aggiunta” (nessuna azienda esclusiva) che, in termini di percentuale di s.a.u. e di produzione lorda vendibile, viene sempre
superata dalla margherita.
Coltivazioni di ciclamino e margherita le troviamo in circa l’85% dei casi, mentre abbinato alle aromatiche in vaso nel 50%.
Nel 29% dei casi, il ciclamino si combina con il crisantemo e lo si trova, a volte, in combinazione con colture di basilico reciso.
All’80% della s.a.u. e della p.l.v. si giunge, come nel caso della margherita, attraverso
la combinazione margherita / aromatiche in vaso / ciclamino / stella di natale.
59
CRISANTEMO
Nella maggior parte dei casi si combina con:
% in termini di aziende
margherita
86
aromatiche in vaso
43
ciclamino
29
perenni
14
geranio
7
lantane
7
ortensia
7
% in termini di s.a.u.
margherita
crisantemo
aromatiche in vaso
ciclamino
30
21
21
15
% in termini di valore
margherita
crisantemo
ciclamino
aromatiche in vaso
lantane
35
17
15
14
6
Anche questa è una coltura “aggiunta”, in particolare, alla margherita (nell’86% dei casi), risultando con combinazioni e gerarchie produttive simili al ciclamino.
Esiste una prevalenza da parte della margherita, in termini sia di s.a.u. e sia di p.l.v. ,
nelle aziende in cui è presente.
ORTENSIA
Le combinazioni colturali risultano essere:
% in termini di aziende
margherita
50
stella di natale
50
crisantemo
25
ciclamino
25
calla
25
fucsia
25
% in termini di s.a.u.
stella di natale
margherita
ortensia
olivo
calla
ciclamino
35
26
11
10
8
5
% in termini di valore
stella di natale
margherita
ortensia
ciclamino
calla
38
23
19
7
6
Le imprese esclusive risultano pari a circa 1/4 del totale e, per metà, si combinano con
margherita e stella di natale: in nessun caso, però, questa coltura primeggia in termini di
s.a.u. e di p.l.v., collocandosi sempre al 3° posto dopo le altre due colture combinate.
GERANIO
Combinazioni colturali:
% in termini di aziende
ciclamino
50
aromatiche in vaso
50
margherita
50
stelle di natale
25
crisantemo
25
fucsia
25
% in termini di s.a.u.
ciclamino
aromatiche in vaso
geranio
margherita
stelle di natale
crisantemo
34
30
17
5
3
2
% in termini di valore
ciclamino
geranio
aromatiche in vaso
margherita
stelle di natale
fucsia
34
30
10
8
4
2
Non esistono produzioni esclusive e le combinazioni prevalenti (al 50%) avvengono
con ciclamino, aromatiche in vaso e margherita.
In termini di s.a.u. dedicata e di contributo alla produzione lorda vendibile, invece, sembra emergere, come primaria, la combinazione tra questa coltura ed il ciclamino.
60
Passando all’analisi delle produzioni orticole, anche in questo caso possiamo produrre
il quadro complessivo delle combinazioni produttive per le colture orticole e aromatiche
recise (tabella 14 a pagina 65, fine paragrafo).
Analizziamo, ora, le combinazioni delle principali colture, ossia il pomodoro, la rucola, il basilico reciso, l’aneto, il carciofo e lo zucchino.
POMODORO
Il pomodoro si trova, prevalentemente, combinato con:
% in termini di aziende
zucchino
36
margherita
21
aromatiche in vaso
14
olivo
14
carciofo
14
rucola
7
crisantemo
7
% in termini di s.a.u.
pomodoro
zucchino
olivo
lattuga
margherita
aromatiche in vaso
rucola
51
11
7
7
6
6
5
% in termini di valore
pomodoro
68
rucola
13
aromatiche in vaso
5
Questa coltura tende a combinarsi con lo zucchino (36% dei casi), però, questo non è
il mix a maggiore produzione lorda vendibile, dove prevale la rucola.
Sta di fatto che sia la % di s.a.u., sia quella del p.l.v. a pomodoro sono nettamente preminenti, con oltre il 20% delle aziende specializzate.
RUCOLA
Presenta le seguenti combinazioni prevalenti:
% in termini di aziende
lattuga
38
aromatiche in vaso
25
zucchino
25
geranio
12
pomodoro
12
stelle di natale
12
% in termini di s.a.u.
rucola
aromatiche in vaso
lattuga
zucchino
geranio
45
13
12
8
5
% in termini di valore
rucola
68
aromatiche in vaso
6
lattuga
5
Anche con solo il 12% di aziende specializzate, chi produce rucola ottiene circa il 70%
del prodotto lordo vendibile da questa coltivazione.
Si combina, prevalentemente, con la lattuga e le aromatiche in vaso, con cui raggiunge
l’80% delle aziende e della s.a.u.
BASILICO RECISO
Le combinazioni più significative sono, essenzialmente, due:
% in termini di aziende
% in termini di s.a.u.
aromatiche in vaso
40 basilico reciso
aromatiche in vaso
61
% in termini di valore
73 basilico reciso
24 aromatiche in vaso
82
13
Nonostante solo il 20% di aziende specializzate, il basilico reciso combinandosi con le
aromatiche in vaso (40% dei casi) ottiene quasi la totalità della p.l.v. e della copertura della superficie agricola utilizzata.
ANETO
Le combinazioni colturali sono:
% in termini di aziende
aromatiche in vaso
50
lollo rossa
50
asparago
25
margherita
25
pomodoro
25
% in termini di s.a.u.
aneto
63
lollo rossa
20
aromatiche in vaso
10
% in termini di valore
aneto
48
aromatiche in vaso
33
lollo rossa
11
Proprio in relazione al fatto che circa 1/4 delle imprese che coltivano aneto sono specializzate, la gran parte della s.a.u. e circa la metà della p.l.v. riguarda questa coltura.
Le combinazioni colturali sembrano, invece, casuali, nella misura in cui si discostano
tra loro in termini di superficie e produzione.
CARCIOFO
Si combina con parecchie colture:
% in termini di aziende
erbette
25
olivo
25
vite
25
aromatiche in vaso
16
asparago
16
margherita
16
frutta
16
pomodoro
16
% in termini di s.a.u.
olivo
carciofo
aromatiche in vaso
rucola
vite
asparago
frutta
25
23
8
8
8
6
6
% in termini di valore
rucola
aromatiche in vaso
carciofo
pomodoro
olivo
asparago
29
15
14
9
6
5
Essendo una coltivazione a bassa % di aziende specializzate (8%), tende ad essere
prodotta con olive e vite (nel 25% dei casi), ma le quantità più elevate di p.l.v. le ottiene
dall’abbinamento con la rucola e le aromatiche in vaso (circa il 60%).
ZUCCHINO
Combinazioni produttive:
% in termini di aziende
pomodoro
75
rucola
25
carciofo
25
lattuga
12
% in termini di s.a.u.
zucchino
pomodoro
lattuga
rucola
62
32
30
22
6
% in termini di valore
pomodoro
lattuga
zucchino
rucola
43
31
12
10
Tenendo conto che, essenzialmente, non esistono aziende specializzate, pomodoro e
zucchino sembra la combinazione prevalente in termini sia di numero di imprese (25%),
sia di s.a.u. (oltre 60%), sia di p.l.v. (oltre il 50%).
Si avvantaggia dalla presenza della lattuga che, pur essendo presente solo nel 12% dei
casi, apporta oltre il 30% della p.l.v.
Terminiamo proponendo (tabella 15 a pagina 66, fine paragrafo) le combinazioni relative all’olivo, alla vite ed alla frutta.
63
Tabella 13 – Combinazioni produttive: colture floricole
(*)
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
(*)
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
1
2
3
X
4
X
5
X
6
7
8
9
10
X
11
X
12
X
13
X
14
X
15
16
17
X
18
19
20
X
21
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
Aromatiche in vaso
Calla
Camelia
Ciclamino
Crisantemo
Dimorfoteca
Dracaena
Ficus
Fronde verdi
Fucsia
Geranio
Lantana
Margherita
Mesembriantemo
Orchidea
Ortensia
Perenni
64
X
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
Pothos
Rosa
Solanum
Stella di natale
Aneto
Basilico reciso
Carciofo
Erbette
Lattuga
Lollo rossa
Olivo
Pomodoro
Rosmarino reciso
Rucola
Salvia recisa
Vite
X
Tabella 14 – Combinazioni produttive: colture orticole e aromatiche recise
(*)
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
26
27
28
29
(*)
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
1
2
X
3
4
X
5
7
X
X
X
X
X
8
X
X
X
X
X
X
X
X
6
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
9
X
X
10
11
12
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
14
X
X
X
X
X
13
X
X
16
17
18
19
30
21
22
23
24
25
26
27
28
29
aneto
asparago
basilico reciso
cavolo bruxelles
carciofo
erbette
lattuga
lollo rossa
pomodoro
rosmarino reciso
rucola
salvia recisa
valeriana
zucchino
cicoria
65
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
X
fava
melanzana
patata
peperone
zucca trombetta
frutta
olivo
vite
aromatiche in vaso
ciclamino
crisantemo
geranio
margherita
stella di natale
X
X
X
X
X
Tabella 15 – Combinazioni produttive: olivo, vite e frutta
frutta
frutta
olivo
vite
asparago
carciofo
patata
pomodoro
rosmarino reciso
salvia recisa
zucca trombetta
aromatiche in vaso
calla
ortensia
olivo
X
X
X
X
X
X
X
X
vite
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
NOTE AL CAPITOLO 4
3
a tal proposito occorre sottolineare che l’utilizzo dei terreni agricoli non in proprietà spesso è gratuito in
quanto si è in presenza di forme di comodato o affitti tra padre-figlio, moglie-marito
66
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L`agricoltura dell`albenganese