Newsletter N. 8 - Giugno 2013 Malattie Infettive a cura del Dipartimento di Sanità Pubblica - Direttore Dr. Paolo Ghinassi. Redazione: Staff Epidemiologia e Comunicazione - Servizio Igiene Pubblica. Comitato di Redazione: Paolo Bassi, Loris Bevilacqua, Gian Paolo Casadio, Valeria Contarini, Manuela Dradi, Paolo Fusaroli, Franco Gianelli, Mirella Guerra, Cinzia Pozzetti, Davide Resi, Cosetta Ricci, Giuliano Silvi, Riccardo Varliero. Progetto grafico: M. Edoarda Fava. ROSOLIA a cura di Gian Paolo Casadio - Dirigente medico del Servizio Igiene Pubblica In Italia, nel 2011 è stato approvato il nuovo Piano nazionale per l’eliminazione del morbillo e della rosolia congenita che fissa per il 2015 l’eliminazione dei casi di rosolia endemica e la riduzione dell’incidenza dei casi di rosolia congenita a <1 caso ogni 100 mila nati vivi. Dal sistema di sorveglianza Passi emerge con forza la scarsa consapevolezza fra le donne in età fertile del problema legato all’infezione rubeolica in gravidanza: la quota di donne suscettibili alla rosolia (perché non vaccinate e con rubeotest negativo) può sembrare relativamente contenuta, tuttavia molto alta è la quota di donne che non sono a conoscenza del proprio stato immunitario nei confronti della rosolia. IL PATOGENO Il virus della rosolia è un virus a RNA appartenente al genere Rubivirus della famiglia Togaviridae. L’uomo è l’unico serbatoio del virus della rosolia. La rosolia è diffusa in tutto il mondo e nelle popolazioni non vaccinate colpisce prevalentemente i bambini. La sua importanza ed il razionale per la vaccinazione contro la rosolia dipendono dall’alto rischio di malformazioni congenite nel prodotto del concepimento qualora l’infezione rubeolica sia contratta nelle fasi iniziali della gravidanza (SRC = sindrome da rosolia congenita). EPIDEMIOLOGIA La rosolia era endemica prima della diffusione della vaccinazione con periodiche epidemie ad intervalli di 6-9 anni e massima incidenza di infezione fra i bambini di età compresa fra 4 e 9 anni. L’introduzione della vaccinazione universale ha profondamente cambiato l’epidemiologia della rosolia. L’incidenza della rosolia in Europa è calata da circa 35 casi/100.000 abitanti nel 2000 a meno di 10 casi/100.000 nel 2008. Nel 2008 il 98% dei casi sono stati notificati da 3 nazioni: Polonia, Romania ed Italia. Nel 2008 in Italia sono stati segnalati: - 65 casi di sospetta rosolia in gravidanza (di cui 54 confermati); -13 casi di rosolia congenita o casi di sola infezione nel neonato; - 16 interruzioni volontarie di gravidanza. Oltre il 90% di queste donne non era vaccinato, il 41% aveva avuto una precedente gravidanza ed il 16% era costituito da straniere. Per prevenire la SRC è stato stimato che la percentuale delle donne suscettibili in età fertile non deve superare il 5%. In Italia un’indagine di sieroprevalenza condotta nel 2004 ha rilevato una percentuale di donne suscettibili pari all’11% nella fascia d’età 15-19 ed all’8% nella fascia 20-39 anni. I dati del sistema di sorveglianza Passi riferiti al triennio 2007-2009 mostrano che a livello regionale oltre un terzo (37%) delle donne è suscettibile alla rosolia o potenzialmente tale perché in parte negativo al rubeotest (2%) o ha effettuato il rubeotest ma non ricorda l’esito (4%) o non ha eseguito o non ricorda di avere fatto il test (31%). LE CARATTERISTICHE CLINICHE E LE COMPLICANZE La rosolia è una malattia lieve e molte infezioni decorrono in maniera asintomatica o non riconosciuta. I bambini, di solito, hanno pochi o nessun sintomo, mentre gli adulti possono presentare una fase prodromica della durata di 1-5 giorni con febbre, malessere, cefalea ed artralgia. Il quadro clinico tipico della rosolia è un rash maculopapulare eritematoso transitorio che inizia dal volto, diventa generalizzato nel giro di 24 ore e dura circa 3 giorni. Un ingrossamento dei linfonodi retroauricolare e suboccipitali, che precede il rash, è caratteristico della rosolia e dura 5-8 giorni. Clinicamente la rosolia è indistinguibile da altre malattie virali caratterizzate da rash e febbre quali: morbillo, parvovirus B19, virus erpetico umano tipo 6, virus coxsackie, virus echo, adenovirus e la conferma diagnostica si ha solo con i test di laboratorio, a meno che non vi sia un collegamento epidemiologico con un caso confermato. Escludendo l’infezione in gravidanza, le complicazioni dell’infezione acuta rubeolica sono rare: -l’encefalite occorre con un’incidenza di 1 ogni 5.000-6.000 casi di rosolia e la maggior parte dei pazienti guarisce senza sequele; - la trombocitopenia si sviluppa in 1 caso ogni 3.000; -la poliartralgia e la poliartrite sono complicazioni comuni e di breve durata negli adolescenti e negli adulti, ma rare nei bambini. La sindrome da rosolia congenita (SRC) Le caratteristiche cliniche della rosolia in gravidanza sono identiche a quelle della donna non gravida e le infezioni asintomatiche o non diagnosticate sono comuni. Il virus rubeolico è teratogenico e l’infezione contratta durante la gravidanza comporta un considerevole rischio di morte fetale, di aborto e di numerose malformazioni fetali che definiscono la sindrome da rosolia congenita (SRC). Il rischio di SRC e l’entità e la gravità delle malformazioni dipendono dal periodo della gestazione al momento dell’infezione. Il rischio di SRC è massimo (84%) durante le prime dodici settimane di gravidanza. Dopo la 12a settimana il rischio cala e la sola complicanza segnalata a seguito dell’infezione contratta fra la 16a e la 20a settimana di gestazione è la sordità. Le più frequenti manifestazioni della SRC sono: - deficit uditivi (60%) - difetti cardiaci (45%) - microcefalo (27%) - cataratta (25%) - epatosplenomegalia (19%). Le donne in età fertile, soprattutto se hanno intenzione di programmare una gravidanza, devono essere valutate in merito alla condizione di immunità nei confronti della rosolia e vaccinate se suscettibili. Le donne gravide, se non già in possesso del dato, devono essere testate per la rosolia nelle fasi iniziali della gestazione. LA TRASMISSIONE La rosolia si trasmette mediante gocce di secrezioni nasofaringee o contatto diretto. I bambini con sindrome da rosolia congenita possono rimanere contagiosi per anni. Il periodo di contagiosità si estende dai 7 giorni prima ai 6 giorni dopo la comparsa del rash. Il periodo di incubazione è di 13-20 giorni. l’accidentale vaccinazione di una donna gravida non comporta rischi per il prodotto del concepimento né per la madre. L’Italia si è posta come obiettivo l’eliminazione della rosolia e della sindrome da rosolia congenita entro il 2015. PREVENZIONE GESTIONE E TRATTAMENTO DEI CASI La vaccinazione antirosolia è stata introdotta in Europa negli anni ’70. Molte nazioni iniziarono con una strategia selettiva vaccinando le bambine in età prepuberale e le donne in età fertile suscettibili al fine di prevenire l’infezione in gravidanza. L’esperienza ed i modelli matematici hanno dimostrato che tale approccio non è in grado di eliminare la sindrome da rosolia congenita e, pertanto, tutte le nazioni europee ora propongono la vaccinazione universale (ad entrambi i sessi) in età infantile. L’antirosolia è un vaccino vivo attenuato sicuro e molto efficace, che induce immunità nel 95% circa dei vaccinati conferendo una protezione permanente. Generalmente vengono utilizzati vaccini combinati contenenti i vaccini antimorbillo, antiparotite, antirosolia (MPR) e varicella (MPRV) secondo un calendario a 2 dosi somministrate all’età di 13-15 mesi e all’età di 5-6 anni. È importante anche il recupero vaccinale delle donne in età fertile e degli operatori sanitari e scolastici suscettibili all’infezione. Se una donna gravida risulta sprovvista di anticorpi proteggenti (IgG) deve essere vaccinata idealmente nel periodo immediatamente successivo al parto. Si sottolinea l’assoluta sicurezza della vaccinazione sia per la puerpera che per il neonato anche in corso di allattamento al seno. Le donne vaccinate devono evitare gravidanze per i 28 giorni successivi, tuttavia La rosolia deve essere sospettata in presenza di: comparsa improvvisa di esantema maculo-papulare generalizzato e almeno una delle seguenti cinque manifestazioni: - adenopatia cervicale - adenopatia suboccipitale - adenopatia retroauricolare - artralgia - artrite. La diagnosi deve essere confermata mediante test di laboratorio (almeno uno dei seguenti): -isolamento del virus a partire da un campione clinico; -identificazione dell’acido nucleico del virus della rosolia in un campione clinico; -risposta anticorpale specifica al virus della rosolia (IgG) nel siero o nella saliva. La presenza di IgM specifiche definisce un caso probabile. Qualora una donna gravida sviluppi un rash non vescicolare o venga in contatto con un soggetto affetto da rosolia deve essere immediatamente inviata dallo Specialista per i necessari approfondimenti diagnostici. I casi di rosolia, anche se solo sospetti, devono essere tempestivamente segnalati al Servizio Igiene Pubblica territorialmente competente. Non esiste trattamento specifico per la rosolia. Bibliografia di riferimento: - Piano nazionale per l’eliminazione del morbillo e della rosolia congenita (PNEMoRc) 2010-2015 Intesa tra Governo, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano n. 66 del 23/03/2011, recepito dalla Giunta della Regione Emilia Romagna il 27/06/2011. (http://www.trovanorme.salute.gov.it/normsan-pdf/0000/37815_1.pdf -www.ecdc.europa.eu/en/healthtopics/measles/basicfacts Per domande e commenti contattare: dr. Giuliano Silvi - Epidemiologia e Comunicazione - tel. 0544 286804 - e-mail: [email protected]