G.W.F. Hegel
Formazione
• Georg Wilhelm Friederich Hegel nasce a
Stoccarda (Württemberg) nel 1770.
• Studia:
 al ginnasio di Stoccarda (dove approfondisce
la conoscenza dei classici, latini e greci);
 Filosofia e teologia allo Stift di Tubinga
(1788-93), dove stringe amicizia con Hölderlin
e Schelling e si entusiasma per la rivoluzione
francese.
Il Regno del Württemberg nel 1815
Jena
• E’ precettore a Berna e Francoforte
(1793-1800), poi grazie all’eredità paterna,
può dedicarsi allo studio
• A Jena ottiene la libera docenza (1801)
 Pubblica: Differenza fra il sistema filosofico di
Fichte e quello di Schelling (1801).
 La collaborazione e l’amicizia con Schelling
finiscono con la Fenomenologia dello
Spirito (1807).
Norimberga e Heidelberg
• In seguito all’ invasione napoleonica si
trasferisce a Norimberga (1808-16) ove
dirige il Ginnasio locale.
 Scrive La scienza della logica (1812-16).
• È poi chiamato all’Università di
Heidelberg (1816-18):
 Pubblica l’Enciclopedia delle scienze
filosofiche in compendio (1817. Successive
edizioni: 1827, 1830)
Berlino
• Nel 1818 diviene docente all’Università di
Berlino raggiungendo il culmine del
successo.
 Pubblica i Lineamenti di filosofia del diritto
(1821)
 Le sue lezioni su filosofia della storia,
estetica, filosofia della religione e storia della
filosofia sono raccolte dagli studenti.
• Muore di colera nel 1831.
• La tomba di
Hegel a Berlino
G.W.F. Hegel
I capisaldi del pensiero
hegeliano. La realtà come
Spirito infinito
1. La realtà è Spirito
infinito
L’idealismo hegeliano
• Nella Fenomenologia Hegel afferma che
la realtà non va intesa come “sostanza”
bensì come “soggetto”:
 Non è sostanza: non è cioè essere,
qualcosa di già dato e immobile, stabile
perché in sé compiuto.
 Ma è Soggetto, ovvero: Spirito, pensiero,
razionalità e perciò: attività, processo,
posizione di sé.
Hegel e i predecessori
Hegel riconosce che si tratta di una
consapevolezza acquisita di
recente, a partire da Kant e grazie
ai ripensamenti degli idealisti.
Egli avverte però la necessità di
andare oltre Fichte e Schelling.
Contro Fichte
• Secondo Fichte, l’Io oppone a sé un nonIo che cerca poi di superare, in un
processo infinito.
• Per Hegel si tratta di un modo “cattivo” (o
falso) di concepire l’infinito, in quanto:
 è un processo irrisolto in cui l’Io rimane
sempre distinto dal non-Io, l’essere dal dover
essere;
 L’Io fichtiano è perciò costantemente finito.
Contro Schelling
• Schelling sembra fare un passo avanti,
perché concepisce l’Assoluto come
identità di Io e non-Io, Spirito e Natura.
• Per Hegel tale identità è “vuota e
artificiosa”,
 annullando nell’Assoluto ogni differenza tra
soggetto e oggetto non è più in grado di
giustificarne l’esistenza.
 E’ “la notte in cui tutte le vacche sono nere”.
Oltre Fichte
• Lo Spirito è un’infinita attività che si
autopone, generando la propria
determinazione (il finito):
• ma questa determinazione viene
oltrepassata in atto (e non in modo
potenziale, al termine di un processo che
non ha fine).
• Oltre Fichte, Hegel teorizza il reale
superamento (Aufhebung) del finito.
In altri termini
• Lo spirito è infinità positività che si nega
determinandosi e rendendosi finito
(“omnis determinatio est negatio”)
• ma che riacquista la propria positività
mediante la negazione della negazione
propria del finito.
• Il processo conduce ad una positività “più
ricca” in quanto “mediata” attraverso la
negazione.
Idealità del Finito
• Ciò significa che per Hegel il finito non ha
alcuna realtà a sé, separata dall’infinito:
• il finito ha una esistenza “ideale” ossia
astratta e irreale: non esiste se non come
determinazione provvisoria dell’unico
Spirito infinito.
• Hegel propone una forma di panteismo.
Oltre Schelling
• Anche per Hegel l’Assoluto è unità di
Spirito e Natura
 ma non una unità già data, l’identità che
assorbe e nullifica in sé ogni molteplice, bensì
l’unità che si fa attraverso il molteplice.
 Non è una unità morta, statica, ma un’unità
dinamica: è l’unità del processo in cui ogni
determinazione è posta e superata.
Il bocciolo dispare nella fioritura e si
potrebbe dire che quello vien confutato da
questa; similmente, all’apparire del frutto, il
fiore vien dichiarato una falsa esistenza
della pianta, e il frutto subentra al posto del
fiore come sua nuova verità. Tali forme non
solo si distinguono, ma ciascuna di esse
dilegua anche sotto la spinta dell’altra
perché esse sono reciprocamente
incompatibili. Ma in pari tempo la loro
mobile natura le eleva a momenti dell’unità
organica, nella quale non solo non si
respingono, ma sono anzi necessarie l’una
L’esempio della pianta
• La pianta si determina in una serie di fasi
di sviluppo (è bocciolo, poi fiore e frutto).
• Ogni determinazione deve essere
superata: ciascuna è negazione ma
anche inveramento della precedente.
• La pianta non coincide con nessuna
determinazione, ma è l’unità di quel
processo, è la vita che passa da una
determinazione all’altra.
Attraverso il finito
• Se è vero che il finito non esiste al di fuori
dell’infinito, ma né una determinazione
provvisoria,
• è vero anche l’infinito non si realizza se
non attraverso il finito che è ad esso
indispensabile.
• Dio non è fuori del mondo e accanto al
mondo, ma è il processo del mondo.
Il movimento
dell’Assoluto
Come la pianta, l’Assoluto è una
attività che si autopone,
determinandosi in una serie di
momenti successivi, ciascuno dei
quali costituisce la negazione e
l’inveramento del precedente.
Riflessione
• Non si tratta di un processo rettilineo, ma
circolare che Hegel chiama “il movimento
del riflettersi in se stesso”.
• Lo Spirito infatti è logos, pensiero che ha
per oggetto se stesso: è un movimento
che parte da sé per arrivare a sé.
• In questo processo sono distinguibili tre
momenti.
I tre “momenti”
1. L’Assoluto, nella sua immediatezza, è
potenzialità di conoscersi e in quanto tale
è detto Idea (o Idea in sé).
2. La conoscenza implica una “riflessione”:
l’Idea deve negarsi, uscire da sé e
diventare Natura (Idea fuori di sé).
3. Attraverso tale “estraniazione” l’Idea si
conosce, ritorna a sé, è Spirito (in senso
stretto, o Idea in sé e per sé).
Assoluto
Soggettivo
Oggettivo
Spirito
Organica
Concett
o
Essere
Essenza
Meccanica
Natura
Idea
Assoluto
Fisica
La Filosofia
• La divisione della filosofia, rispecchia
questo ritmo triadico:
1. L’Idea in sé (=Idea in senso stretto) è
studiata dalla Logica.
2. L’Idea fuori di sé (=Natura) è oggetto della
Filosofia della Natura.
3. L’Idea in sé e per sé (=Spirito in senso
stretto) è argomento Filosofia dello Spirito.
Il “panlogismo”
In Hegel l’idealismo raggiunge il
suo culmine: la realtà si identifica
totalmente con il pensiero e la
razionalità.
Tutto ciò che è razionale
è reale e tutto ciò che è
reale è razionale.
Lineamenti di filosofia del diritto
Il reale è razionale
• Non significa che ogni cosa sia
accessibile alla ragione, bensì
determinazione di pensiero, un
momento dello sviluppo razionale e
necessario dell’Assoluto.
• Nulla è al di fuori dello Spirito, pertanto,
nulla accade senza una ragione, tutto
ciò che avviene è, in questo senso,
razionalmente giustificato.
Il razionale è reale
• Non c’è separazione tra il dover essere e
l’essere: ciò che deve essere è.
• “L’ldea non è impotente”, la razionalità non
è relegata al campo delle astrazioni, ma
ha la forza di realizzarsi.
• Questa convinzione, per Hegel, non
esprime altra cosa che la fede nella
Provvidenza.
Compito della filosofia
• Il filosofo deve rinunciare alla pretesa di
indicare come la realtà dovrebbe
essere, perché essa è già come e
necessario che sia.
• La verità è già data: il compito della
filosofia è mostrare la razionalità di ciò
che esiste (funzione giustificatrice).
G.W.F. Hegel
I caposaldi del pensiero
hegeliano. La dialettica
2. La dialettica è il metodo della
filosofia e la legge suprema della
realtà
Contro i romantici
• Hegel polemizza con la pretesa
romantica di cogliere l’Assoluto, al di là
dell’intelletto, in modo immediato, con il
sentimento, l’intuizione, la fede:
 non che sia sbagliato oltrepassare
l’intelletto, che è limitato al finito (cf. Kant);
 da rifiutare è la pretesa di conoscere l’Infinito
in modo immediato, ametodico, e perciò
ascientifico.
Mediazione
• Per Hegel il vero sapere non si attua
nell’immediatezza, ma è mediazione,
ossia avviene attraverso un percorso.
• Perciò implica un metodo (=“attraverso la
via”) che detti i passi di questo cammino.
• Occorre trovare il metodo che trasformi la
filosofia in scienza dell’Assoluto.
Dialettica: metodo
• Il metodo della filosofia è costituito dalla
dialettica:
 non più intesa in senso negativo, come per
Kant e Aristotele,
 ma con il valore positivo che aveva in origine
nel pensiero greco (cf. Zenone e Platone);
• che per Hegel assume una nuova forma
triadica, corrispondente ai momenti dello
sviluppo dell’Assoluto.
Dialettica triadica
• Il pensiero non si deve limitare a far
emergere delle contrapposizioni
(dividere una tesi da un’antitesi).
• Ma deve oltrepassare la contraddizione
per ottenere una verità più alta (sintesi).
• La positività della tesi è recuperata
attraverso la negazione della negazione
propria dell’antitesi.
Il filosofo e l’Assoluto
• Il processo dell’Assoluto è il processo
attraverso cui lo Spirito giunge a
conoscere se stesso.
• L’uomo non è fuori di questo processo: la
filosofia è propro il luogo di questa
autocomprensione dello Spirito;
• il metodo della filosofia, perciò, non sarà
diverso dal movimento attraverso cui lo
Spirito esiste e conosce se stesso.
Dialettica: legge universale
• La dialettica è perciò una legge sia
“ontologica” che “logica” (si ricordi che
essere = pensiero)
• ontologica: è il metodo attraverso cui lo
Spirito si attua;
• logica: è il metodo attraverso cui lo Spirito
si conosce e l’uomo conosce lo Spirito
(=metodo della filosofia).
I lati della dialettica
• I termini “tesi”, “antitesi” e “sintesi” non si
trovano nella pagine di Hegel che, a
proposito del pensiero, preferisce parlare
di “lati”:
1. lato astratto o intellettivo;
2. lato dialettico o negativamente razionale;
3. lato speculativo o positivamente razionale.
Lato astratto
• Nel primo lato opera l’intelletto che è la
facoltà che astrae i concetti, conducendo
dal particolare all’universale.
 Si tratta di una funzione importantissima e
irrinunciabile per la filosofia;
 il suo limite è considerare i concetti come
qualcosa di distinto, definito, separato:
 l’universale astratto diventa un nuovo
particolare.
Lato dialettico
• La ragione fluidifica la rigidità dei
concetti astratti provocando l’emergere di
contraddizioni, prima nascoste:
 ogni concetto appare contraddittoriamente
implicato dal suo contrario: (es.: l’uno non
può pensarsi senza i molti e viceversa).
 La finitezza/determinatezza dei concetti
astratti si rivela per ciò che è: negazione (il
finito è se stesso in quanto non è altro).
Lato speculativo
• La ragione supera la contraddizione,
non abolendola, ma cogliendo una
superiore unità delle determinazioni
contrapposte
 Si tratta di una riaffermazione del positivo
della tesi che si attua attraverso la negazione
del negativo proprio dell’antitesi.
 E’ un superare che è al tempo stesso un
conservare, come indica il verbo aufheben.
Aufheben da un lato vuol dire togliere,
negare, e in tal senso dicamo ad esempio
che una legge, un’istituzione, ecc. sono
soppresse, superate (aufgehoben). D’altra
parte però aufheben significa anche
conservare, e in questo senso diciamo che
qualcosa è ben conservato mediante
l’espressione wohl aufgehoben.
Quest’ambivalenza […] non deve essere
considerata casuale, […] al contrario, in
quest’ambivalenza va riconosciuto lo spirito
speculativo della nostra lingua che va al
di là della semplice altrenativa “o-o”
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La “prima repubblica” in Italia