Istituto Italiano della Saldatura – Lungobisagno Istria, 15 – 16141 Genova (I) - Tariffa regime libero: “Poste Italiane SpA - Sped. A.P. 70%, DCB Genova” Tassa Pagata - Taxe Perçue ordinario - Contiene IP + Supplemento - Bimestrale Settembre-Ottobre 2011 ISSN:0035-6794 Rivista Italiana della Saldatura - N. 5 * 2011 Organo Ufficiale dell’Istituto Italiano della Saldatura - anno LXIII - N. 5 ** 2011 Numero 5 2011 In questo numero: Applicazione delle prescrizioni in ASME Code Case 2605-1 per la verifica dell’interazione creep – fatica in apparecchi in pressione realizzati in 2.25Cr-1Mo-V Effetti ambientali su adesivo metacrilato Realizzazione di giunti saldati con difetti realistici Didattica Introduzione alla saldatura con fascio elettronico (Electron Beam Welding) ti 5 i dd 1 19/10/2011 17 17 21 COMPETENCE IN FILLER METALS Dai pipelines alle centrali elettriche, dalle strutture saldate agli impianti di estrazione di gas e petrolio, alle raffinerie: ogni progetto impone requisiti specifici e differenti per i materiali di saldatura impiegati. 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Perfetta ed esaustiva espressione della preminenza dell’essere sull’avere! 620 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Il contesto della canzone è poetico e l’espressione ha, pertanto, le sue sacrosante ragioni d’essere. Qualora volessimo, invece, trasferirci nella più prosaica realtà quotidiana, l’espressione medesima, condivisibile in teoria, appare assai meno apprezzata nella pratica. Infatti, volendo adottarla come scelta di vita, essa richiede una rilevante e permanente dose di coerenza; ogniqualvolta ci si ritrova con le scarpe rotte dovendosi ricordare di essere comunque contenti, senza recriminare alcunché. Al contrario qualcuno, meno vocato alla teoria, potrebbe pensare che si può essere contenti anche senza avere, necessariamente, le scarpe rotte. Comunque sia, a livello individuale questo approccio, anche se non frequente, è comunque possibile. Molto più difficile appare invece la sua applicazione a livello sociale. Soprattutto nel bel Paese. Dove, anche senza generalizzare troppo, prosperano criteri di comportamento condivisi che consistono essenzialmente nel fare scelte che poco (o nulla) sono orientate al procurarsi le scarpe nuove, salvo lamentarsi a gran voce se poi ci si riduce ad avere le scarpe rotte. Gli esempi a proposito sono innumerevoli e, limitandosi (guarda caso) ai settori dell’energia e delle infrastrutture, anche troppo facili da ricordare: il nucleare (è pericoloso e costoso), il ponte di Messina (è invasivo ed inutile), l’alta velocità (bla, bla, bla), ecc., ecc.. Più o meno noti. A livello nazionale e locale. E non pare essere solo un problema di classe dirigente che, forse, guardandosi attorno, qualcosa farebbe pure. Il popolo sovrano, in queste cose, si trova spesso allineato, per storia e per genetica, con le posizioni più inerti e conservative. Scegliendo sempre di non prendersi l’incomodo (acces s oriato di q u a l c h e impegno e/o sacrificio) del “fare” e trovando sempre le ragioni del “non fare”, si perde costantemente terreno nei confronti del mondo che, nel frattempo, va avanti. Competitori compresi! Vivendo spensieratamente, facendo magari qualche debituccio sovrano ed affidando ai discendenti la risoluzione dei principali problemi, si può certamente dare concretezza alla penultima strofa della canzone (avere le scarpe rotte). La già citata coerenza richiederebbe, a fronte di una scelta condivisa, che anche l’ultima strofa fosse soddisfatta (ovvero, essere comunque contenti). Il che non mi pare onestamente si stia realizzando. Forse si sperava che qualche benefattore avrebbe finito per regalarci comunque un paio di scarpe nuove. Ma essendo, nel frattempo, finiti non solo i quattrini per le scarpe, ma anche le scarpe stesse, temo non ci resti che far buon viso a cattiva sorte. Magari facendoci una bella cantata! Dott. Ing. Mauro Scasso Segretario Generale IIS ANNO LXIII Settembre-Ottobre 2011 Pubblicazione bimestrale DIRETTORE RESPONSABILE: Ing. Mauro Scasso REDATTORE CAPO: Ing. Michele Murgia REDAZIONE: Sig.ra Deborah Testoni, P.I. Maura Rodella, Dott.ssa Isabella Gallo PUBBLICITÀ: Sig. Franco Ricciardi Sommario Articoli 623 631 641 659 Organo Ufficiale dell’Istituto Italiano della Saldatura 673 Abbonamento annuale 2011: Italia: .......................................... € 100,00 Estero: ........................................ € 170,00 Un numero separato: ................ € 26,00 La Rivista viene inviata gratuitamente ai Soci dell’Istituto Italiano della Saldatura. Direzione - Redazione - Pubblicità: Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova Telefono: 010 8341333 Telefax: 010 8367780 e-mail: [email protected] web: www.iis.it Rivista associata Registrazione al ROC n° 5042 - Tariffa regime libero: “Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale 70%, DCB Genova” - Fine Stampa Ottobre 2011 Aut. Trib. Genova 341 - 20.4.1955 Progetto grafico: COMEX sas - Milano Fotocomposizione e stampa: ALGRAPHY S.r.l. - Genova Tel 010 8366272, Fax 010 8358069 - www.algraphy.it L’istituto non assume responsabilità per le opinioni espresse dagli Autori. La riproduzione degli articoli pubblicati è permessa purché ne sia citata la fonte, ne sia stata concessa l’autorizzazione da parte della Direzione della Rivista, e sia trascorso un periodo non inferiore a tre mesi dalla data della pubblicazione. La collaborazione è aperta a tutti, Soci e non Soci, in Italia e all’Estero. La Direzione si riserva l’accettazione dei messaggi pubblicitari. Ai sensi del D.Lgs. 196/2003, i dati personali dei destinatari della Rivista saranno oggetto di trattamento nel rispetto della riservatezza, dei diritti della persona e per finalità strettamente connesse e strumentali all’invio della pubblicazione e ad eventuali comunicazioni ad esse correlate. 685 695 5 Applicazione delle prescrizioni in ASME Code Case 2605-1 per la verifica dell’interazione creep – fatica in apparecchi in pressione realizzati in 2.25Cr-1Mo-V B. ALBORALI GUERRA et al. Effetti ambientali su adesivo metacrilato – E. LERTORA et al. Processo di placcatura ad elettroscoria: applicazione e principali problematiche metallurgiche e di controllo nella fabbricazione di reattori in 2¼Cr-1Mo-¼V di grosso spessore – M. MANDINA, M. MAGNASCO, G. ZAPPAVIGNA Il Dau: una unità di misura dell’efficienza di processo nel taglio, saldatura, microforatura e trattamenti termici superficiali a laser – 3ª Parte – Efficienza di Processo G. DAURELIO Realizzazione di giunti saldati con difetti realistici – M. CONSONNI et al. International Institute of Welding (IIW) Real-time monitoring of weld pool during GTAW using infrared thermography and analysis of infrared thermal images – M. VASUDEVAN et al. IIS Didattica Introduzione alla saldatura con fascio elettronico (Electron Beam Welding) Rubriche 707 Scienza e Tecnica Gli acciai austeno-ferritici in impieghi strutturali: una recente esperienza di valutazione sperimentale della resistenza a fatica dei giunti saldati – M. LANZA 709 IIS News Resoconto della riunione del Consiglio Generale dell’IIS del 24 Maggio 2011 Resoconto della riunione del Comitato Direttivo dell’IIS del 16 Giugno 2011 711 Incontro con… ANGELO MORIGGI 717 L’esperto risponde 721 IIW-EWF Notizie Riconoscimenti internazionali a due Ingegneri dell’IIS Group 723 Leggi e Decreti L’impresa (in genere) e la sinergia fra l’art. 30 T.U. e il D.Lgs. 231/2001 T. LIMARDO 727 Economia e Finanza L’identità valoriale come strumento di gestione della strategia – M. BRESSANI 729 Dalle Aziende 735 Notiziario Letteratura tecnica Codici e norme Corsi Mostre e convegni 745 Ricerche bibliografiche da IIS-Data Corrosione da H2S 750 Elenco degli Inserzionisti In copertina Il Double Elix Bridge, ponte pedonale realizzato in Marina Bay (Singapore) L'opera, che completa un percorso pedonale di 3.5 km complessivi, ha una lunghezza di 280 m ed è stata realizzata con 570 t di acciaio austeno- ferritico tipo 2205: la sua struttura saldata riprende quella a doppia elica tipica del DNA umano. Corso di Qualificazione ad International Welding Technologist (IWT) ed International Welding Engineer (IWE) Genova 2012 L’ISTITUTO ITALIANO DELLA SALDATURA terrà presso la propria Sede di Genova, nel 2012, il tradizionale Corso di Qualificazione per International Welding Engineer / Technologist, con struttura modulare, condensando le lezioni nell’arco di una settimana al mese. La formula ha riscosso nel tempo il gradimento del pubblico, poiché consente di limitare l’impegno mensile garantendo, al tempo stesso, condizioni ideali all’apprendimento. Tra gli elementi caratterizzanti la proposta formativa di IIS è da segnalarsi la completezza del materiale didattico che comprende la collana completa delle dispense, interamente a colori, la raccolta completa di oltre 300 norme europee relative alla saldatura (ed alle materie ad essa correlate) in un CD appositamente creato in collaborazione con l’UNI e il calibro IIS di tipo “Bridge cam”, utile strumento di lavoro per lo svolgimento dell’attività del coordinatore di saldatura. Requisiti di ingresso Per chi desideri accedere alla qualificazione ad: - International / European Welding Technologist, è previsto il possesso di un diploma di scuola superiore ad indirizzo tecnico (o equivalente), della durata di 5 anni; - International / European Welding Engineer, laurea o diploma universitario in Ingegneria; in alternativa laurea in altre facoltà scientifiche, abbinata ad una comprovata esperienza di saldatura. Sono ammessi alle lezioni, in qualità di uditori, anche persone non in possesso dei titoli suddetti. Calendario delle lezioni e sede di svolgimento Il Corso prevede quattro materie di tipo teorico (svolte nelle Parti 1 e 3) ed una fase dedicata all’addestramento pratico (Parte 2). Le lezioni saranno svolte a tempo pieno secondo il seguente calendario: - Parte 1: 23÷27/01/2012 20÷24/02/2012 19÷23/03/2012 - Parte 2: 16÷20/04/2012 Parte 3: • Modulo Avanzato “Tecnologia della Saldatura” • Modulo Avanzato “Metallurgia e Saldabilità” • Modulo Avanzato “Progettazione e calcolo” • Modulo Avanzato “Fabbricazione, aspetti applicativi” • I Moduli integrativi per i soli Welding Engineer saranno tenuti infine nelle date: • Metallurgia,Tecnologia della saldatura • Progettazione e calcolo, Fabbricazione - 14÷18/05/2012 11÷15/06/2012 17÷21/09/2012 15÷19/10/2012 12÷16/11/2012 09÷13/07/2012 03÷07/12/2012 Orario delle lezioni Per offrire un’alternativa alla tradizionale articolazione delle lezioni a coloro che preferiscano concentrare l’impegno in settimane non consecutive, a tempo pieno, il Corso sarà svolto con orario 9:00 ÷ 18:00, ad eccezione delle giornate di Lunedì (orario 14:00 ÷ 18:00) e di Venerdì (orario 9:00 ÷ 13:00), per consentire agli allievi di raggiungere la sede del Corso senza spostamenti festivi. Iscrizioni Le iscrizioni dovranno pervenire entro Lunedì 16 Gennaio 2012. Dato il limitato numero di posti, costituirà criterio preferenziale la data di iscrizione. Il modulo d’iscrizione può essere richiesto direttamente alla Divisione Formazione dell’IIS oppure scaricandolo dal sito www.formazionesaldatura.it. Quote di iscrizione La quota di partecipazione al Corso, comprensiva del pranzo presso la mensa dell’IIS e della collana completa delle pubblicazioni, è pari a: - 6.450,00 €, per i Welding Technologist - 8.800,00 €, per i Welding Engineer da corrispondersi mediante bonifico bancario sul c/c 64500, Cassa Risparmio Alessandria ABI 06075 CAB 01400 CIN G IBAN IT72G0607501400000000064500, intestato all’Istituto Italiano della Saldatura. Si segnala che questi corsi sono svolti in regime di esenzione IVA (Rif. punto 20, Art. 10 del DPR 633/1972). Informazioni Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi all’Istituto Italiano della Saldatura (Lungobisagno Istria 15, 16141 Genova, www.formazionesaldatura.it), Divisione Formazione, al numero 010 8341371 (fax 010 8367780), oppure all’indirizzo di posta elettronica [email protected]. Applicazione delle prescrizioni in ASME Code Case 2605-1 per la verifica dell’interazione creep - fatica in apparecchi in pressione realizzati in 2.25Cr-1Mo-V (°) B. Alborali Guerra * A. Cecchi ** R. Grandicelli *** S. Pagano *** G.L. Cosso *** Sommario / Summary Nell’attuale edizione del Codice ASME i criteri previsti per la verifica di resistenza a fatica per apparecchi in pressione realizzati in acciaio 2.25Cr-1Mo-V sono utilizzabili per temperature non superiori a 371 °C (700 °F), mentre il valore di progetto tipicamente adottato (454 °C) è significativamente superiore. Per ovviare a questa lacuna, ASME ha recentemente pubblicato il Code Case 2605-1, in cui viene considerata l’interazione tra fatica e scorrimento viscoso ad alta temperatura. Il comportamento a creep del materiale viene in particolare rappresentato mediante l’approccio “Omega”, recentemente introdotto dalla norma API 579-1/ASME FFS-1. Nel presente articolo viene esaminata l’applicazione delle prescrizioni del Code Case per la verifica della resistenza a fatica degli item F90101A/B (Hot High Pressure Separator) realizzati da ATB Riva Calzoni S.p.A. per ENI R&M. Vengono in particolare descritte le procedure di fabbricazione adottate per la realizzazione degli apparecchi e le analisi numeriche effettuate per la verifica dei componenti, evidenziando con particolare dettaglio gli aspetti che condizionano maggiormente l’esito della valutazione. In the latest edition of the ASME Code, criteria for fatigue a s s e s s m e n t i n pre ssure v e sse l s manuf actured with 2.25Cr-1Mo-V steel are given up to operating temperatures not exceeding 371 °C (700 °F), whilst the design temperature (°) Memoria presentata alle Giornate Nazionali di Saldatura 6 Workshop: “Affidabilità delle strutture” - Genova, 26-27 Maggio 2011. * ATB Riva Calzoni S.p.A. - Roncadelle (BS). ** ENI S.p.A. Div. R&M - Sannazzaro de’ Burgondi (PV). *** IIS SERVICE - Genova. typically adopted (454 °C) is significantly higher. In order to plug this gap, ASME has recently published the Code Case 2605-1, considering the interaction between fatigue and creep phenomena. Material creep behaviour is in particular represented through the "Omega" approach, recently introduced by the API 579-1/ASME FFS-1 standard. This article has been written with the aim to present the application of Code Case prescriptions for the fatigue assessment of items F90101A/B (Hot High Pressure Separator), manufactured by ATB Riva Calzoni S.p.A. on behalf of ENI R&M. In particular the manufacturing procedures followed in vessels construction and the numerical analyses performed for the assessment of components are described in detail, highlighting, with special attention, those features which mainly affect evaluation results. Keywords: API; ASME; cladding; codes of practice; computation; creep; creep resisting materials; electroslag welding; elevated temperature strength; fatigue strength; finite element analysis; high temperature; lifetime; low alloy Cr Mo steels; mathematical models; post weld heat treatment; pressure vessels; remanent life; simulating; submerged arc welding. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 623 B. Alborali Guerra et al. - Applicazione delle prescrizioni in ASME Code Case 2605-1 per la verifica dell’interazione creep, ecc. mento in due sezioni separate che sono state trasferite successivamente in cantiere, nell’area della raffineria, per la saldatura circonferenziale di chiusura ed il completamento finale. Le operazioni tipiche di fabbricazione sono state: Descrizione dell’apparecchio L’apparecchio in oggetto è un separatore ad a lta p r e s s io ne ope ra nt e a d a l t a temperatura (pressione di progetto uguale a 195 barg, temperatura di progetto 454 °C), fabbricato in acciaio 2.25Cr-1Mo-1/4V. Ha un diametro interno di 4000 mm, con uno spessore del fasciame cilindrico di 208 mm, una lunghezza fuori tutto di 15 m ed un peso finito di 280000 kg. Il separatore è costituito, come indicato nella Figura 1, da: • un fondo emisferico superiore stampato in lamiera SA 542 Tp D Cl 4°; • un mantello cilindrico costituito da quattro virole in lamiera SA 542 Tp D Cl 4a calandrata, con una saldatura longitudinale; • un fondo inferiore tronco-conico con anello di transizione in materiale fucinato SA 336 F22V; • t utti i bocchelli sono in materiale fucinato SA 336 F22V; • la superficie interna è nastrata con acciaio inossidabile Tp 347. Per limitazioni di peso per il trasporto il separatore è stato costruito in stabili- Figura 1 - Separatore HHP. 624 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Fondo emisferico • La stampatura a caldo a 950 °C dei settori che costituiscono il fondo emisferico. • Il trattamento termico (quenching and tempering). • La calibratura a freddo dei settori. • La saldatura meridiana di unione dei settori seguita da un trattamento termico intermedio di distensione ad una temperatura superiore a 650 °C (ISR). • La nastratura della superficie interna con deposito di saldatura inossidabile. • La saldatura dei bocchelli seguita da ISR. Virole del mantello cilindrico • La calandratura della lamiera ad una temperatura inferiore a quella del trattamento termico finale dell’apparecchio in modo da non alterare la struttura metallurgica del materiale. • La saldatura longitudinale seguita da un trattamento termico intermedio (ISR) e contemporanea ricilindratura. • La lavorazione meccanica dei cianfrini per le saldature circonferenziali di tipo “narrow gap”. Saldature • Tutte le saldature longitudinali, circonferenziali e di attacco dei bocchelli al mantello sono state eseguite con procedimento automatico ad arco sommerso. • Il rivestimento inossidabile della superficie interna di mantello cilindrico e fondi è s tato ese g u i t o mediante deposito di saldatura con procedimento automatico elettroscoria a nastro. Trattamenti termici dopo saldatura Per il tipo di acciaio impiegato al CrMo-V tutte le saldature delle membrature sono state soggette ad un trattamento termico intermedio di distensione ad una temperatura minima di 650 °C (ISR) o, per le saldature circonferenziali che sono soggette a minori tensioni residue, ad un trattamento intermedio di deidrogenazione (DHT) ad una temperatura minima di 350 °C. Il trattamento termico finale dopo saldatura (PWHT) è stato eseguito alla temperatura di 705 ± 10 °C. L’interazione creep-fatica in acciai 2.25Cr-1Mo-V: ASME CC 2605-1 In componenti in esercizio a temperatura elevata, in regime di scorrimento viscoso, l’interazione tra creep e fatica può determinare una significativa riduzione della vita teorica a rottura. In questo contesto le zone che presentano singolarità geometriche, più o meno severe, sono ovviamente maggiormente vulnerabili: gli effetti della triassialità dello stato di tensione, infatti, non solo favoriscono la nucleazione di difetti di fatica, ma influenzano negativamente anche la resistenza allo scorrimento viscoso del materiale. Un ulteriore elemento di potenziale criticità è determinato dalla presenza di giunzioni saldate, in corrispondenza delle quali la resistenza allo scorrimento viscoso può risultare significativamente inferiore rispetto a quella che caratterizza il materiale base. La riduzione della resistenza a creep in corrispondenza di giunzioni saldate è correlata, di norma, alla vita di progetto prevista per il componente in esame. B. Alborali Guerra et al. - Applicazione delle prescrizioni in ASME Code Case 2605-1 per la verifica dell’interazione creep, ecc. Nell’edizione 2007 del Codice ASME (Sec. VIII, Div. 2), adottata per la progettazione e la fabbricazione dei separatori F90101A/B, la procedura per la verifica dettagliata della resistenza a fatica (indicata nella Parte 5), così come i criteri di “fatigue screening” (per stabilire la necessità o meno di una dettagliata analisi a fatica), sono applicabili solamente per temperature non superiori a 371 °C (700 °F). Il Codice ASME prevede la possibilità, in linea di principio, di riferirsi all’esperienza operativa (su componenti analoghi o molto simili, in esercizio nelle stesse condizioni di sollecitazione e temperatura) per attestare che il rischio di rottura per fatica o di significativa interazione creep/fatica è trascurabile, e non è di conseguenza necessaria un’analisi dettagliata; l’impiego dell’acciaio 2.25Cr-1Mo-V, tuttavia, è relativamente recente e la durata del periodo di esercizio sostenuto dalle apparecchiature realizzate con questo materiale non sembra sufficiente a garantire piena affidabilità a tale criterio. Per apparecchiature progettate per temperature superiori a 371 °C, la lacuna nelle prescrizioni del Codice ASME è stata colmata con l’emanazione del Code Case 2605-1 “Fatigue Evaluation f o r S A - 1 8 2 F22V, SA-336 F22V, SA-541 22V, SA-542 Type D, Class 4a and SA-832 Gr. 22V at Temperatures Greater Than 371 °C (700 °F) and Less T han or Equal to 454 °C (850 °F ) Section VIII, Div. 2”. Nel CC 2605-1 il comportamento costitutivo del materiale viene rappresentato mediante il metodo “Omega”, introdotto dalla norma API 579-1/ASME FFS-1 per la valutazione di idoneità all’esercizio di componenti in servizio in regime di scorrimento viscoso ad alta temperatura. Questo approccio prevede che la velocità di incremento della deformazione (creep strain rate) sia funzione monotona crescente del tempo, secondo l’equazione (1): (1) in cui i valori della velocità iniziale di incremento della deformazione (initial strain rate) e del parametro Omega sono definiti dalle equazioni (2) e (3): (2) (3) Nelle equazioni (2) e (3) A0÷A4 e B0÷B4 sono opportune costanti che caratterizzano il materiale impiegato, definite dal CC 2605-1. È opportuno sottolineare che il parametro Omega indicato dall’equazione (3) Figura 2 - Evoluzione nel tempo della deformazione viscosa per σ eq = 250 MPa, T = 454 °C, corrispondente a due differenti condizioni di triassialità (in nero: sollecitazione monoassiale, in rosso: sollecitazione biassiale che caratterizza un fasciame cilindrico sottoposto a pressione interna). deve essere opportunamente modificato in relazione al mutuo rapporto tra le tensioni principali. In condizioni di accentuata triassialità, pertanto, il valore di Omega è significativamente superiore, a parità di condizioni, rispetto al caso monoassiale. Questo aspetto influenza notevolmente la rapidità con cui la deformazione indotta dallo scorrimento viscoso incrementa nel tempo, come è possibile notare nella Figura 2. L’evoluzione nel tempo della velocità di incremento della deformazione (creep strain) consente di definire quantitativamente un parametro di danno (creep damage parameter), che assume valore pari a 1 al termine della vita teorica, nell’istante in cui è previsto il manifestarsi della rottura. In corrispondenza di singolarità geometriche, le deformazioni indotte dallo scorrimento viscoso promuovono la ridistribuzione delle tensioni determinate, nell’istante iniziale, dalle condizioni di congruenza. Questa evoluzione comporta, in tali zone, l’accumulo di deformazione viscosa e “danno” che, per garantire l’affidabilità del componente, devono rispettare opportune limitazioni. Il CC 2605-1 prevede l’esecuzione delle verifiche descritte sinteticamente nel prospetto seguente: • determinazione della “creep life absent fatigue” Lcaf: è costituita dalla durata del periodo di esercizio (in ogni caso non superiore a 10 6 h) che occorre affinché il p a r a m e t r o “danno”, senza considerare la presenza di variazioni di tensione, raggiunga il valore limite massimo (pari a 1) in un qualunque punto dell’apparecchiatura. Ulteriori limitazioni sono previste per il parametro “danno” in prossimità di giunzioni saldate (deve essere non superiore a 0.5) e per la deformazione massima per scorrimento viscoso (anche in questo caso il valore massimo ammesso in prossimità di giunzioni saldate è inferiore a quello che è possibile tollerare in pieno materiale base); • determinazione del numero massimo ammissibile “N” di cicli di fatica: è correlato all’ampiezza della variazione di tensione che il componente subisce e a Lcaf (CC 2605-1, Fig. 1 e Tab. 3). La verifica può essere condotta con due modalità: la prima (Option 1), più semplice, prevede la Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 625 B. Alborali Guerra et al. - Applicazione delle prescrizioni in ASME Code Case 2605-1 per la verifica dell’interazione creep, ecc. possibilità di adottare i criteri di “fatigue screening” indicati in ASME B&PV Code, Sec. VIII, Div. 2, Part 5, Par. 5.5.2.4; la seconda (Option 2), più articolata e onerosa dal punto di vista computazionale, può essere percorsa nel caso in cui l’applicazione della prima risulti eccessivamente cautelativa. In questo caso, tuttavia, è necessario condurre un’analisi strutturale in cui vengono imposti al componente tutti i cicli di fatica di progetto effettivamente previsti; • determinazione della “creep life with fatigue” L cwf: è calcolata sulla base dei due risultati precedenti (Lcaf e N); l’interazione creep-fatica è ovviamente meno significativa per valori di N crescenti (per N → ∞, Lcwf → Lcaf). Applicazione delle prescrizioni del CC 2605-1 ai componenti dei separatori F90101A/B In una prima fase della valutazione sono stati realizzati modelli ad elementi finiti dei principali componenti che costituiscono il separatore (Figg. 3 e 4), con l ’ imp ie g o d e l s oft wa re ANSYS (Rel. 12.0). I modelli sono stati utilizzati per condurre un’analisi termica, nella quale sono stati simulati gli effetti dei gradienti di temperatura imposti durante le fasi transitorie di avviamento e arresto dell’impianto. È stato di conseguenza possibile determinare l’evoluzione nel tempo della distribuzione della temperatura che caratterizza tali condizioni di esercizio. I risultati ottenuti dall’analisi termica sono stati quindi adottati come azioni nell’analisi strutturale degli stessi modelli, determinando l’entità delle tensioni indotte dalla distribuzione di temperatura. Come è possibile notare nella Figura 5, i gradienti di temperatura previsti nelle fasi transitorie, relativamente blandi, inducono tensioni massime di entità modesta, se confrontate con i valori correlati alla pressione interna. In tutti i modelli esaminati la combinazione degli effetti di natura primaria e secondaria determina uno stato di tensione complessivo che rispetta le condizioni di “shakedown” elastico: questo risultato assicura che la variazione di tensione che si manifesta durante le fasi transito626 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Figura 3 - Modelli ad elementi finiti utilizzati per la valutazione (parte superiore dell’apparecchio). rie non altera lo “stato di tensione stazionario” (steady state) indotto dalle deformazioni viscose e, di conseguenza, nel caso in esame è prevedibile che l’interazione creep-fatica sia sostanzialmente contenuta. Nella seconda fase della valutazione sono state effettuate le verifiche indicate dal CC 2605-1, descritte in precedenza. L’analisi è stata condotta su tre dei cinque modelli esaminati nella prima fase, selezionati in modo tale da considerare i componenti maggiormente sollecitati. Il software ANSYS prevede differenti possibili leggi costitutive per rappresentare il fenomeno dello scorrimento viscoso; nessuna di esse, tuttavia, può essere adottata per simulare, con approssimazione ragionevole, l’approccio “Omega” previsto dal CC 2605-1. A tale scopo è stato concepito un algoritmo di calcolo esterno ad ANSYS, sviluppato in codice Visual Basic, che ha utilizzato quale database di appoggio l’applicativo Microsoft Excel. L’applicativo esegue la sequenza di passi sotto indicata: • lettura dei risultati (tensioni principali e tensione equivalente di Von Mises) ottenuti nella i-esima iterazione dal software ANSYS; • calcolo di Omega, aggiornamento del parametro “danno”, calcolo della “strain rate” corrente e del “strain rate exponent” “n”; Figura 4 - Modelli ad elementi finiti utilizzati per la valutazione (parte centrale e parte inferiore dell’apparecchio). B. Alborali Guerra et al. - Applicazione delle prescrizioni in ASME Code Case 2605-1 per la verifica dell’interazione creep, ecc. progetto, infatti (di norma effettuato con le procedure “by formula” indicate in ASME B&PV Code, Sec. VIII, Div. 2, Part 4), non è in generale in grado di fornire garanzie in merito all’esito delle verifiche richieste dal CC 2605-1. Conclusione Figura 5 - Gradienti di temperatura (in alto a sinistra) imposti durante le fasi transitorie di avviamento e di arresto dell’impianto; distribuzione della temperatura (in basso a sinistra, °C) nella fase finale dell’avviamento e distribuzione corrispondente della tensione equivalente di Von Mises (in alto a destra, MPa); distribuzione della tensione equivalente di Von Mises determinata dalla pressione interna (in basso a destra, MPa). • calcolo di “A” nella legge di Norton: ε̇ = Aσ eq n , in cui sono noti ε̇ (strain rate), σeq (tensione equivalente di Von Mises) e “n” (strain rate exponent); • aggiornamento, per ciascuno degli elementi del modello, dei valori di “ A ” e “ n ” c he ne c a ra t t e ri z z a no l’equazione costitutiva di Norton; • “re-start” dell’analisi per i+1-esima iterazione. Un esempio dei risultati ottenuti dall’applicazione dell’algoritmo descritto è riportato nella Figura 6, in cui è rappresentata, per la connessione N1, la distribuzione della deformazione equivalente per scorrimento viscoso e la distribuzione del parametro “danno”. È interessante notare che deformazione e parametro “danno” evidenziano il rispettivo valore massimo in posizioni differenti: in particolare il parametro “danno” è molto elevato in zone estremamente localizzate, caratterizzate da pronunciata triassialità, in corrispondenza delle quali la deformazione per creep può non essere particolarmente significativa. Questo risultato numerico appare in sostanziale accordo con le considerazioni formulate in precedenza in merito agli effetti della triassialità. L’esito della valutazione è risultato in accordo ai requisiti di progetto previsti per i separatori. Nel caso più sfavorevole, infatti, il valore di Lcwf è superiore a 4.5*10 5 h (circa 50 anni di esercizio continuativo) e il numero di cicli di progetto è significativamente inferiore al massimo ammissibile. In un contesto più generale, i risultati ottenuti permettono di formulare due principali considerazioni: • nelle prime fasi della progettazione è opportuno condurre un’analisi numerica lineare elastica, per verificare che i componenti dell’apparecchio rispettino le condizioni di “shakedown”. In questo caso, infatti, l’interazione creep-fatica è relativamente modesta ed è plausibile che possano essere ottenuti risultati soddisfacenti anche con la procedura di verifica più semplice (Option 1); • i risultati principali della valutazione (Lcaf, Lcwf e N) sono ovviamente correlati alla severità delle condizioni di esercizio (pressione e temperatura) rispetto ai valori di progetto. La definizione di tali condizioni, di conseguenza, deve essere accuratamente ponderata: il solo dimensionamento dei componenti nelle condizioni di Nel presente articolo sono stati descritti gli aspetti di maggiore rilievo che hanno caratterizzato la fabbricazione dei separatori F90101A/B, realizzati da ATB Riva Calzoni S.p.A. per l’Impianto EST (ENI Slurry Technology) della Raffineria ENI S.p.A. Div. R&M di Sannazzaro de’ Burgondi. È stata quindi sinteticamente discussa l’applicazione delle prescrizioni del recente ASME Code Case 2605-1 nella progettazione degli apparecchi che, superando le limitazioni attualmente previste in ASME B&PV Code, Sec. VIII, Div. 2, consente di verificare l’interazione tra fatica e scorrimento viscoso. L’esperienza condotta ha consentito di evidenziare alcuni aspetti principali, esaminati in dettaglio nell’articolo, che possono rivestire un ruolo significativo già nelle prime fasi del progetto e influenzare in misura non trascurabile il dimensionamento dei componenti. È stato in particolare possibile formulare le conclusioni seguenti: • l’entità degli effetti di interazione creep-fatica è principalmente correlata, oltre che al numero di cicli, al manifestarsi o meno delle condizioni di “shakedown” elastico; nei casi in cui tali condizioni si realizzano, la severità dell’interazione è nettamente più contenuta. È di conseguenza opportuno eseguire questa verifica nella fase preliminare del dimensionamento, per apportare le eventuali, necessarie modifiche alla geometria dei componenti; • le limitazioni previste dal CC 2605-1 per il valore della deformazione indotta dallo scorrimento viscoso e per il parametro “danno” sono particolarmente significative in corrispondenza di singolarità geometriche, a causa dell’influenza degli effetti di triassialità dello stato di tensione; è quindi necessario, nell’analisi strutturale, esaminare un numero di dettagli sufficientemente rappresentativo di Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 627 B. Alborali Guerra et al. - Applicazione delle prescrizioni in ASME Code Case 2605-1 per la verifica dell’interazione creep, ecc. tutte le zone dell’apparecchio in cui sono presenti singolarità geometriche; • per i separatori in esame, l’esito della verifica è risultato positivo, evidenziando un modesto effetto di interazione creep-fatica ed un valore finale della “creep life with fatigue” congruente con i requisiti di progetto. Figura 6 Bibliografia [1] ASME Boiler & Pressure Vessel Code, Section VIII “Rules for Construction of Pressure Vessels”, Division 2 “Alternative Rules”. [2] ASME Code Case 2605-1 “Fatigue Evaluation for SA-182 F22V, SA-336 F22V, SA-541 22V, SA-542 Type D, Class 4a and SA-832 Gr. 22V at Temperatures Greater Than 371 °C (700 °F) and Less Than or Equal to 454 °C (850 °F)” - Section VIII Div. 2. [3] API 579-1/ASME FFS-1 “Fitness For Service”. Bruno ALBORALI GUERRA, laureato in Ingegneria Meccanica presso il Politecnico di Milano nel 1989. Attualmente è Responsabile Ufficio Tecnico - Settore Petrolchimico della ATB Riva Calzoni SpA. Andrea CECCHI, laureato nel 1998 in Ingegneria Chimica presso l’Università di Pisa; dipendente ENI R&M dal 2000, attualmente ricopre il ruolo di Maintenance Manager all’interno del Progetto EST di Sannazzaro de’ Burgondi. Gian Luigi COSSO, laureato in Ingegneria Civile presso l’Università di Genova nel 1999. Funzionario dell’Istituto Italiano della Saldatura dal 2000; attualmente Responsabile dell’Area Calcolo e Progettazione del Settore Ingegneria di IIS Service. Roberto GRANDICELLI, funzionario dell’Istituto Italiano della Saldatura dal 2005; inizialmente occupato in attività di certificazione PED per la Divisione Certificazione, attualmente lavora nell’Area Calcolo e Progettazione del Settore Ingegneria di IIS Service. Sabrina PAGANO, laureata in Ingegneria Civile presso l'Università di Genova nel 2000. Dal 2000 al 2002 ha collaborato con società di ingegneria nel campo della progettazione civile ed industriale; funzionario dell’Istituto Italiano della Saldatura dal 2002, attualmente lavora nell’Area Calcolo e Progettazione del Settore Ingegneria di IIS Service. 628 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Avviso per la sicurezza degli utenti di alcune saldatrici Inverter Hitachi prodotte tra il 1989 ed il 1996 Alcuni modelli di saldatrici Inverter Hitachi prodotti tra il 1989 ed il 1996, potrebbero accidentalmente generare una fiammata, che potrebbe colpire l’operatore (vedi Fig. 1). Tale fiammata potrebbe verificarsi nel caso in cui la saldatrice fosse collegata ad un quadro elettrico con assorbimento inappropriato (eccessivamente superiore al range indicato nel manuale), NON in accordo alle specifiche fornite dal manuale di istruzione né dalla targa dati. Per evitare tale rischio, gli operatori devono attenersi alle istruzioni di sicurezza ed alle normative applicabili. Si prega di fare riferimento alla lista dei modelli potenzialmente interessati, riportata nella tabella, e verificare il nome del modello sulla targhetta. ※ Per domande, si prega di inviare una mail all’indirizzo seguente: E-mail: [email protected] Costruttore e Fornitore originale: Hitachi Via Mechanics, Ltd (Japan) Distributore: Hitachi Europe GmbH Effetti ambientali su adesivo metacrilato E. Lertora * C. Gambaro * C. Mandolfino * M. Pedemonte * Sommario / Summary Negli ultimi anni, le tecniche dell'incollaggio si sono dimostrate in grado di soppiantare o di coadiuvare svariate tecniche convenzionali di giunzione, quali la saldatura, la chiodatura ed i collegamenti meccanici in generale. L’obiettivo di questo lavoro è lo studio degli effetti degradanti dell’ambiente esterno sul comportamento meccanico di un adesivo metacrilato impiegato in applicazioni marine. In questo ambito, i principali fattori di degradazione sono l’umidità e l’azione corrosiva dell’acqua di mare; pertanto si è deciso di sottoporre dei campioni di giunti incollati ad invecchiamento in camera climatica, ad umidità e temperatura controllate, e di immergerli in una soluzione salina che simuli l’effetto dell’acqua di mare. Per determinare l’effetto dell’ambiente sulle caratteristiche meccaniche dell’adesivo, i giunti sono stati sollecitati a trazione ed i risultati confrontati con quelli ottenuti da giunti non invecchiati, in modo da stabilire l’idoneità dell’adesivo in campo navale. In recent years, bonding techniques have been widely used to assist or even replace traditional joining techniques, such as welding and riveting. * Dipartimento di Ingegneria della Produzione Termoenergetica e Modelli Matematici - Università degli Studi di Genova. The present work investigates how environmental conditions affect the mechanical behaviour of bonded joints. Analysis were carried out on single lap shear joints bonded by a twocomponent methacrylate-based flexible structural adhesive, extensively used in marine applications. The degradation of bonded joints in marine environment is mainly due to humidity and seawater-induced corrosion. Thus, the bonded samples were prepared for test by ageing in climatic chamber with no applied stress (at controlled temperature and humidity) and immersion-drying cycles in a saline solution (seawater-like effect). Afterwards, tensile stress tests were performed. In order to evaluate the environment-induced degradation of the tested joints, the tensile strength of aged samples was compared with that of similar un-aged joints. Keywords: Adhesive bonding; adhesives; ageing; dissimilar materials; ferrous metals; mechanical tests; nonferrous metals; tensile tests; test pieces. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 631 E. Lertora et al. - Effetti ambientali su adesivo metacrilato 1. Introduzione Negli ultimi anni, le giunzioni incollate si stanno dimostrando sempre più in grado di sostituire le più consolidate tecniche di assemblaggio, quali brasatura, saldatura ed i collegamenti meccanici in genere, garantendo ottimi livelli di affidabilità e di resistenza nel tempo. Fino a circa cent’anni fa, gli adesivi erano costituiti da sostanze di origine naturale (derivate dalla caseina, dalla resina di alcuni tipi di piante, dall’albume, ecc.): ad esempio, durante la p r ima g u e r r a m ondi a l e , c ol l e a l l a caseina sono state usate per incollare le ali alla struttura in legno degli aerei. Si è però riscontrato che tali tipi di adesivi hanno una limitata resistenza all'umidità ed alle muffe e le giunzioni con essi realizzate hanno quindi determinato non pochi problemi. Per ovviare a tali inconvenienti e favorire un sempre più esteso utilizzo dell’incollaggio in campo industriale, i produttori hanno sviluppato adesivi a base di resine sintetiche, che non presentano le limitazioni dei prodotti naturali e che permettono di realizzare giunti che resistono anche in ambienti aggressivi. Oggigiorno, l'incollaggio consente di realizzare giunzioni strutturali tra parti in materiali metallici anche differenti o tra metalli e non metalli, risultando una valida soluzione in un’ampia gamma di applicazioni. L'uso di adesivi consente di avere vantaggi sia economici, data la ridotta necessità di attrezzature dedicate, sia tecnici, grazie alla leggerezza ed alla bassa conducibilità elettrica e termica che contraddistinguono i materiali polimerici, elementi base della stragrande maggioranza degli adesivi. Lo spunto concreto per lo sviluppo dello studio oggetto del presente articolo è stato fornito dal crescente utilizzo di adesivi in ambito navale. Elasticità e resistenza sono le parole chiave nella costruzione e riparazione di strutture costantemente esposte alle sferzate del vento ed all’azione delle onde, come le imbarcazioni. L’utilizzo di adesivi soddisfa qualsiasi esigenza di sigillatura, livellamento e giunzione, permettendo di ridurre le vibrazioni, e quindi di abbattere il rumore, nonché di garantire l’isolamento elettrico, fattore determinante per contrastare fenomeni di corrosione galvanica. Per stabilire l’idoneità di un adesivo ad applicazioni in ambiente marino, si deve però verificarne il comportamento a seguito dell’esposizione prolungata alle aggressioni atmosferiche previste. Proprio su questo aspetto si è incentrata l’attività che verrà descritta nel presente lavoro. 2. Procedura sperimentale Lo studio ha avuto per oggetto l’analisi degli effetti dell’ambiente marino sul c om portamento meccanico di un adesivo metacrilato. L’incidenza delle condizioni ambientali, sulla resistenza meccanica sia dell’adesivo in sé sia dei giunti incollati, è stata verificata effettuando un’approfondita campagna sperimentale basata su prove d’invecchiamento, condotte secondo la norma UNI EN ISO 9142, e caratterizzazioni meccaniche a trazione: il confronto con i dati ricavati da prove eseguite su campioni non invecchiati ha permesso di stabilire l’evoluzione del fenomeno di degradazione e stabilire l’utilizzabilità dell’adesivo studiato in applicazioni reali. Nelle condizioni analizzate, i principali fattori di degradazione sono l’umidità e l’azione corrosiva dell’acqua salata, pertanto i campioni sono stati sottoposti a prove di invecchiamento in camera climatica, ad umidità e temperatura controllate, ed immersi in una soluzione salina, in modo da simulare l’effetto dell’acqua di mare. L’adesivo Oggetto dello studio è stato un adesivo acrilico bicomponente, che permette di realizzare giunzioni efficaci tra pezzi di qualsiasi materiale, senza bisogno di preparazioni superficiali particolari o di primer, e che reticola rapidamente a temperatura ambiente. Nel caso specifico, quella utilizzata è una versione progettata con alta viscosità e lungo tempo aperto (working time), per soddisfare i requisiti di applicazioni particolari e consentire l’incollaggio di grossi componenti. Il prodotto è fornito in una cartuccia dotata di due scomparti separati, per fare in modo che i due compo n e n t i n o n entrino in contatto prima del dovuto. Inserendo la cartuccia in un applicatore pneumatico, ed applicando un beccuccio miscelatore, l’estrusione del prodotto risulta semplificata e l’adesivo è pronto all’applicazione. Realizzazione dei campioni Per ottenere più informazioni possibili, si è deciso di sottoporre alle prove due tipi di provini: il primo interamente costituito dall’adesivo, con forma ad osso di cane (dog bone); il secondo ottenuto incollando con l’adesivo in esame due substrati di acciaio. TABELLA I - Piano di prove. Dog bone Giunti incollati N° campioni Nessun trattamento 5 X Invecchiamento in camera climatica 5 X 5 X 5 X X 5 X 5 X 632 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Immersione in acqua salata X E. Lertora et al. - Effetti ambientali su adesivo metacrilato Figura 1 - Dimensioni dei campioni dog bone. Per ogni tipologia di provino, sono stati realizzati 15 campioni, successivamente trattati come riportato nella Tabella I. Le dimensioni dei provini dog bone corrispondono a quanto richiesto dalla norma UNI EN ISO 3167 e sono indicate nella Figura 1. Per la loro realizzazione, è stato utiliz- zato uno stampo in s ilicone, in modo da poter es trarre facilmente i provini, senza deformarli e senza sottoporli a sollecitazioni elevate. L’adesivo è stato colato direttamente nel semistampo inferiore, facendo attenzione ad evitare la formazione di bolle d’aria (Fig. 2). Successivamente, si è sovrapposto il semi-stampo superiore e si è inserito il t ut to in una pres s a, in modo che lo stampo rimanesse chiuso per il tempo necessario a far avvenire la completa reticolazione dell’adesivo. All’apertura dello stampo, si è proceduto all’estrazione dei provini ed alla rimozione delle bave di adesivo (Fig. 3). I giunti incollati sono stati realizzati utilizzando due aderendi in acciaio S 355 s pes s i 12 mm, parzialmente sovrapposti. La rigidità dei pezzi ha per - messo di ottenere una distribuzione più uniforme possibile delle forze di taglio e minimizzare la presenza di altri stati di tensione. Le dimensioni dei provini, in accordo con la norma UNI EN 14869-2, sono riportate nella Figura 4. Lo spessore di adesivo, pari a 5 mm, è stato imposto realizzando una particolare geometria delle estremità a contatto. Le zone di incollaggio sono state trattate superficialmente con acetone, in modo da rimuovere eventuale sporcizia e grassi, ed abrase con carta vetrata (granulometria 220). Infine, per eliminare le polveri ed i residui, i pezzi sono stati nuovamente puliti con acetone. Terminata la preparazione superficiale, gli aderendi sono stati posizionati in una struttura di supporto appositamente realizzata e tale da garantire il corretto allineamento dei pezzi. Una volta applicato l’adesivo e lasciato trascorrere il tempo necessario per la completa reticolazione (3 giorni), i giunti si presentavano come nella Figura 5. Come si può notare, è stata prestata particolare attenzione affinché non vi fosse alcuna traccia di adesivo in corrispondenza delle superfici verticali della zona di giunzione, in modo che non si esercitassero in alcun punto sollecitazioni di trazione e l’adesivo lavorasse solo a taglio. Invecchiamento in camera climatica Le condizioni di invecchiamento in camera climatica sono descritte dalla norma UNI EN ISO 9142. In particolare, è stato seguito quanto indicato nel ciclo Figura 2 - Riempimento del semi-stampo inferiore. Figura 3 - Provini dog bone. Figura 4 - Dimensioni dei giunti incollati. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 633 E. Lertora et al. - Effetti ambientali su adesivo metacrilato (a) (b) Figura 5 - Aspetto finale delle giunzioni (a) e particolare della zona incollata (b). D3 della norma: nella Figura 6 sono rappresentati gli andamenti della temperatura e dell’umidità in un ciclo completo. Il trattamento consta di quattro fasi: 1. esposizione per (15 ± 1) h alla temperatura di (40 ± 2) °C e ad un’umidità relativa non inferiore al 90%; 2. esposizione per (2 ± 1) h alla temperatura di (-20 ± 3) °C; 3. esposizione per (4 ± 1) h alla temperatura di (70 ± 2) °C e ad un’umidità relativa del (50 ± 5) %; 4. ritorno alla temperatura di (40 ± 2) °C e ad un’umidità relativa non inferiore al 90%. Le condizioni di umidità e temperatura nel passaggio da una fase all’altra devono variare in (60 ± 20) min e si è scelto di ripetere l’intero ciclo 15 volte. Immersione in soluzione salina Il processo di immersione in soluzione salina è stato effettuato seguendo il ciclo Figura 6 - Andamento di umidità e temperatura durante un ciclo d’invecchiamento in camera climatica. 634 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 D12 della norma UNI EN ISO 9142. La soluzione è stata ottenuta dissolvendo 5 parti di cloruro di sodio in 95 parti d’acqua. Secondo quanto richiesto dalla norma, deve essere garantito un contenuto di ioduro di sodio non superiore allo 0.1% ed una presenza di altre impurità inferiore allo 0.5%; inoltre il pH deve essere compreso tra 6.5 e 7.2. Per evitare la precipitazione del sale, la soluzione è stata mantenuta in agitazione utilizzando aria compressa. Il ciclo consiste di due fasi: 1. immersione dei provini in soluzione salina per (8 ± 1) h a (23 ± 2) °C; 2. sospensione in aria a una temperatura di (23 ± 2) °C per (16 ± 1) h. Queste operazioni sono state ripetute 5 volte. Dopo il completamento della quinta ripetizione, i provini sono stati nuovamente immersi per (48 ± 1) h in soluzione salina a (23 ± 2) °C. I trasferimenti da una fase all’altra sono stati effettuati in meno di 3 minuti. 3. Risultati e considerazioni I campioni sono stati analizzati visivamente e testati mediante prove statiche di trazione. Nel caso dei dog bone, le prove hanno permesso di determinare la resistenza a trazione dell’adesivo in sé mentre le prove sui giunti incollati hanno permesso di stabilire la resistenza dell’adesivo a taglio. Analisi visiva Nelle Figure 7 e 8 sono riportate le immagini dei provini dog bone e dei giunti incollati così come si presentavano al termine del ciclo di invecchiamento in camera climatica. Come visibile, i componenti in acciaio sono risultati parzialmente corrosi. Figura 7 - Dog bone invecchiati in camera climatica. E. Lertora et al. - Effetti ambientali su adesivo metacrilato Figura 8 - Giunti in acciaio invecchiati in camera climatica. Figura 9 - Dog bone dopo il ciclo di immersione in soluzione salina. Figura 10 - Giunti incollati dopo il ciclo di immersione in soluzione salina. N e lle F ig u r e 9 e 10 sono vi si bi l i i provini dopo il trattamento in soluzione salina. Mentre i dog bone non presentavano evidenti degradazioni, i campioni in acciaio sono risultati significativamente corrosi. Prove statiche di trazione Le prove di trazione dei giunti incollati sono state effettuate seguendo le indicazioni della norma UNI EN 14869-2 mentre per quelle dei provini di adesivo Figura 11 - Resistenza a trazione di dog bone non invecchiati. in sé si è fatto riferimento alla norma ASTM D638. Entrambe le norme prevedon o un allungamento a velocità costante: il carico di trazione unidirezionale viene applicato ortogonalmente alla sezione del provino e cresce lentamente fino ad un valore tale da determinare la rottura del campione. Dog bone non invecchiati La Figura 11 mostra l’andamento della resistenza a trazione dell’adesivo in sé, non invecchiato: le curve crescono in modo non rettilineo fino al raggiungimento di un valore massimo, per cui si ha la rottura. I dati rilevati sono molto omogenei tra loro, come si può vedere nella Tabella II. Dog bone invecchiati in camera climatica La risposta dell’adesivo all’invecchiamento in camera climatica è stata positiva: temperatura e umidità non hanno inciso sulla resistenza meccanica del materiale. TABELLA II - Valori rilevati durante la trazione di dog bone non invecchiati. Media Nome provino Allungamento a rottura [mm] Forza massima [N] Tensione massima [MPa] ▬ 1.1 38.5 145 4.0 ▬ 1.2 33.0 157 4.0 ▬ 1.3 32.0 140 3.9 ▬ 1.4 30.0 135 3.6 ▬ 1.5 35.0 148 4.0 33.7 145 3.9 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 635 E. Lertora et al. - Effetti ambientali su adesivo metacrilato TABELLA III - Valori rilevati durante la trazione di dog bone invecchiati in camera climatica. Nome provino Allungamento a rottura [mm] Forza massima [N] Tensione massima [MPa] ▬ 2.1 32.5 140 3.7 ▬ 2.2 27.5 190 5.0 ▬ 2.3 31.5 206 5.4 ▬ 2.4 27.5 170 5.0 ▬ 2.5 28.0 182 4.8 29.4 178 4.8 Media TABELLA IV - Valori rilevati durante la trazione di dog bone invecchiati ed immersi in soluzione salina. Nome provino Allungamento a rottura [mm] Forza massima [N] Tensione massima [MPa] ▬ 3.1 27.5 180 4.9 ▬ 3.2 32.4 180 5.0 ▬ 3.3 27.6 180 4.8 ▬ 3.4 36.0 210 5.6 ▬ 3.5 32.0 190 5.2 31.1 188 5.1 Media Al contrario, i valori misurati risultano generalmente più elevati (Fig. 12, Tab. III) rispetto a quelli relativi all’adesivo non invecchiato. Questo aspetto può essere imputato, a livello chimico, ad un fenomeno di post-reticolazione favorito dalle alte temperature raggiunte: le catene polimeriche dell’adesivo si sono arricchite ulteriormente di legami trasversali, rendendo il materiale più resistente. Dog bone invecchiati in camera climatica ed immersi in soluzione salina Anche il trattamento di immersione in soluzione salina non ha avuto conseguenze negative sulla resistenza del- Figura 12 - Resistenza a trazione di dog bone invecchiati in camera climatica. 636 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 l’adesivo (Fig. 13, Tab. IV): i valori misurati sono paragonabili a quelli rilevati dopo invecchiamento in camera climatica. Si può dunque affermare che l’adesivo non risente dell’influenza di un ambiente salino. Giunti incollati non invecchiati La Figura 14 mostra l’andamento della resistenza a trazione dei 5 giunti non invecchiati. Come si può notare, le curve crescono con un andamento non rettilineo fino al raggiungimento di un massimo, in corrispondenza del quale si verifica l’innesco della frattura. Successivamente, si rileva una progressiva diminuzione della resistenza, culminante con la separazione degli aderendi. Questo fenomeno è legato all’insorgere di un nuovo s tato di tensi o n e , p i ù gravoso del precedente, per cui il giunto non risulta più sollecitato solo a taglio. Nella Tabella V sono riportati i valori di tensione massima misurati durante le prove. Il provino 1.2 mostra un valore sensibilmente inferiore rispetto agli altri ma dall’analisi visiva della superficie di rottura si è riscontrata la presenza di una bolla d’aria all’interno dell’adesivo, che giustifica tale comportamento anomalo (Fig. 15). Figura 13 - Resistenza a trazione di dog bone invecchiati in camera climatica ed immersi in soluzione salina. E. Lertora et al. - Effetti ambientali su adesivo metacrilato Giunti incollati invecchiati in camera climatica L’ a z io n e di umidità e temper a tu r a n o n ha influenzato negativ a me n te le caratteristiche meccaniche dei giunti. Al contrar io , p e r a lc uni p r o v in i la r e si s te n z a r is u lt a migliorata. Dalla Figura 16 si può notare come i provini 2.2 e 2.5 abbiano raggiunto valori di forza massima superiori a 400 N. Come già detto in precedenza, questo aspetto è legato a fenomeni di post-reticolazione. La rottura è sempre risultata di tipo decoesivo (Fig. 17). Figura 14 - Resistenza a trazione di giunti incollati non invecchiati. I dati raccolti nella Tabella VI confermano quanto affermato: le tensioni massime assumono valori superiori a quelli registrati su provini non invecchiati. Giunti incollati invecchiati in camera climatica ed immersi in soluzione salina La prova ha avuto esito negativo: è stato possibile misurare la resistenza a trazione di un solo provino. Uno di essi, infatti, si è rotto durante lo svolgimento dei cicli di immersione, i rimanenti tre nel tentativo di fissarli ai morsetti della macchina di prova. I dati ottenuti dall’unica prova eseguita, riportati nella Tabella VII, denotano una drastica riduzione della resistenza del giunto (fino al 50%). La rottura dei giunti è risultata totalmente deadesiva (Fig. 18): l’acqua è stata assorbita dallo strato di adesivo ed ha provocato la formazione di ossido sulle superfici di incollaggio, che ha determinato una significativa riduzione di resistenza all’interfaccia adesivo/aderendo. 4. Conclusioni Figura 15 - Presenza di una bolla d’aria nell’adesivo. TABELLA V - Valori rilevati durante la trazione di giunti incollati non invecchiati. Forza massima Tensione massima Nome provino [N] [MPa] ▬ 1.1 319.14 2.55 ▬ 1.2 292.78 2.34 ▬ 1.3 373.03 2.98 ▬ 1.4 372.80 2.98 ▬ 1.5 388.87 3.11 349.32 2.79 Media TABELLA VI - Valori rilevati durante la trazione di giunti incollati invecchiati in camera climatica. Media Nome provino Forza massima [N] Tensione massima [MPa] ▬ 2.1 355.20 2.84 ▬ 2.2 424.18 3.39 ▬ 2.3 362.51 2.90 ▬ 2.4 323.54 2.59 ▬ 2.5 433.24 3.47 379.73 3.04 È opportuno premettere che con prove di invecchiamento non è mai possibile simulare le reali condizioni in cui si troverà ad operare una struttura: per avere informazioni affidabili, bisognerebbe effettuare prove di lunga durata, che però richiederebbero tempi e costi molto elevati. Le camere climatiche e le varie tecniche d’invecchiamento accelerato costituiscono delle forti semplificazioni delle situazioni reali, in quanto prendono in considerazione solo un ristretto numero di azioni ambientali. Inoltre, incrementare l’intensità delle azioni, in modo da accelerare l’evoluzione dei fenomeni, non sempre garantisce una equivalenza di conseguenze (assenza di linearità). Alla luce di tutto ciò, analizzando la resistenza a trazione dei provini si può dedurre che l’adesivo analizzato non ha risentito in modo particolare dell’effetto combinato di temperatura ed umidità. L’adesivo è costituito da materiale termoindurente e quindi ha mostrato la tendenza a mantenere invariati i valori di resistenza meccanica, pur essendo stato esposto a temperature relativamente elevate. Inoltre, non si è rilevata attitudine ad assorbire acqua: in genere, infatti, l’azione aggressiva dell’umidità Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 637 E. Lertora et al. - Effetti ambientali su adesivo metacrilato TABELLA VII - Valori rilevati durante la trazione di giunti incollati invecchiati ed immersi in soluzione salina. Nome provino Forza massima [N] Tensione massima [MPa] 3.1 ----- ----- 3.2 ----- ----- 3.3 183.10 1.46 3.4 ----- ----- 3.5 ----- ----- Figura 16 - Resistenza a trazione di giunti incollati invecchiati in camera climatica. Figura 17 - Superfici di rottura di un giunto incollato invecchiato in camera climatica. Figura 18 - Superfici di rottura di un giunto incollato invecchiato ed immerso in soluzione salina. trasforma la tipologia di rottura da decoesiva a deadesiva. La rottura dei giunti invecchiati in camera climatica è rimasta prevalentemente di tipo decoesivo, in perfetta analogia con quanto evidenziato dalle giunzioni non invecchiate. In alcuni casi, la resistenza del giunto è addirittura aumentata, facendo pensare che, durante l’invecchiamento in camera climatica, l’adesivo sia stato oggetto di un fenomeno di post-reticolazione. Per quanto riguarda, invece, i campioni sottoposti ad invecchiamento in camera climatica e immersione in soluzione salina, bisogna fare una distinzione tra il comportamento dell’adesivo in sé (costituente i dog bone) e quello dei giunti incollati. Nel caso dei dog bone non sono state registrate variazioni sensibili dei valori di resistenza meccanica: l’adesivo ha dimostrato un’ottima resistenza all’ambiente marino. 638 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Lo stesso non si può dire per i giunti incollati, per i quali il fallimento della prova è imputabile alla forte degradazione che ha subito l’aderendo: la corrosione delle superfici metalliche ha ridotto significativamente la resistenza all’interfaccia adesivo/aderendo, provo- cando rotture di tipo totalmente deadesivo. Le prove eseguite sull’adesivo in sé hanno inoltre mostrato che l’elevata deformabilità di questo materiale (allungamento a rottura superiore al 30%) si mantiene anche dopo i test di invecchiamento in camera climatica e in soluzione salina: la deformazione subita dai dog bone in fase di trazione viene completamente recuperata dopo rottura e quindi risulta totalmente di tipo elastico. L’adesivo metacrilato risulta quindi particolarmente adatto a smorzare le vibrazioni, ridurre le sollecitazioni localizzate, diminuire la trasmissione del rumore ed aiutare ad eliminare i problemi di corrosione ed infiltrazione, isolando elettricamente ed impermeabilizzando la struttura. La ricerca ha quindi dato risultati decisamente interessanti per le applicazioni in ambito navale ed in particolar modo per la costruzione e la riparazione di yacht, settore che solo recentemente ha dimostrato il proprio interesse verso l’utilizzo di giunzioni incollate, capaci non solo di garantire la costruzione di imbarcazioni più leggere con costi inferiori ma anche di soddisfare ampiamente i requisiti di sicurezza. Bibliografia [1] [2] [3] [4] [5] [6] AA. VV., Adhesives and Sealants - Engineered Materials Handbook, Volume III, 1995, ASM International, USA. Gambaro C., Lertora E., Monti M.: «Appunti del corso di specializzazione in Adhesive Bonding», Dipartimento Ingegneria della Produzione Termoenergetica e Modelli Matematici - DIPTEM. UNI EN ISO 9142 - Adhesives - Guide to the selection of standard laboratory ageing conditions for testing bonded joints. UNI EN 14869-2 - Structural Adhesives - Determination of shear behaviour of structural bonds - Part 2: Thick adherends shear test. UNI EN ISO 3167 - Plastics - Multipurpose test specimens. ASTM D638 - 10 - Standard Test Method for Tensile Properties of Plastics. E. Lertora et al. - Effetti ambientali su adesivo metacrilato Enrico LERTORA, laureato in Ingegneria Meccanica nel 2001 presso l’Università degli Studi di Genova. Dottore di ricerca in Ingegneria Meccanica presso l’Università degli Studi di Genova. Dal 1/11/2008 presta servizio come ricercatore presso il Dipartimento di Ingegneria della Produzione Termoenergetica e Modelli Matematici dell’Università di Genova sviluppando sia attività didattica sia attività di ricerca nel campo della saldatura e degli incollaggi strutturali. Nel campo della saldatura, possiede la certificazione di International Welding Engineer. Carla GAMBARO, laureata in Ingegneria Meccanica nel 1980 presso l’Università degli Studi di Genova. Nel 1981 inizia la propria attività lavorativa presso i Cantieri Navali Riuniti di Genova - sottosettore Marina Militare - curando gli aspetti metallurgici della realizzazione del sistema alare di aliscafi ad ala sommersa. Dal 1/7/1983 presta servizio presso il Dipartimento di Ingegneria della Produzione Termoenergetica e Modelli Matematici dell’Università di Genova sviluppando sia attività di ricerca sia attività didattica (docente del corso di Tecnologie Generali dei Materiali). Negli ultimi anni, l’attività di ricerca è stata svolta in collaborazione con Istituti di Ricerca Internazionali ed Aziende operanti nel campo delle metodologie innovative di giunzione: Friction Stir Welding ed incollaggi. Chiara MANDOLFINO, laureata in Ingegneria Meccanica nel 2010 presso l’Università degli Studi di Genova. Nel 2010 è titolare di assegno di ricerca presso il Dipartimento di Ingegneria della Produzione Termoenergetica e Modelli Matematici dell’Università di Genova e svolge studi sulle tecniche non convenzionali di saldatura e valutazioni dell’influenza dei relativi parametri di processo. Dal Gennaio 2011 svolge il Dottorato di Ricerca in Ingegneria Meccanica presso l’Università degli Studi di Genova, sviluppando attività di ricerca nell’ambito delle tecnologie innovative di giunzione. Matteo PEDEMONTE, laureato in Ingegneria Meccanica nel 2009 presso l’Università degli Studi di Genova. Nel 2009 è titolare di un incarico di ricerca presso il Dipartimento di Ingegneria della Produzione Termoenergetica e Modelli Matematici dell’Università di Genova e svolge studi riguardanti la scelta dei materiali e l’applicazione di tecnologie speciali di lavorazione. Dal Gennaio 2010 svolge il Dottorato di Ricerca in Ingegneria Meccanica presso l’Università degli Studi di Genova, sviluppando attività di ricerca nell’ambito delle tecniche automatizzate di giunzione. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 639 www.expolaser.it 8a edizione La tecnologia laser al servizio dell’industria Piacenza 17-19 novembre 2011 Un evento organizzato da: ISSN 1973-7238 IL LASER IN FIBRA DA 1 KW È IL CUORE TECNOLOGICO DEL PROCESSO UN ALLEATO PER IL TAGLIO CON LASER IN FIBRA MONITORAGGIO REMOTO DEL GAP TRA LAMIERE NELLA SALDATURA REMOTA DI ACCIAI ZINCATI TOCCARE CON MANO I VANTAGGI DELL’ABLAZIONE LASER NUMERO 33 maggio giugno 2011 DCOOS2922 NAZ/039/2008 PubliTec Via Passo Pordoi 10 20139 Milano PubliTec - Milano Tel. +39 02 535781 Fax +39 02 56814579 www.publiteconline.it Sponsor ufficiale per la fornitura di Sponsor ufficiale per la fornitura di aria compressa P I AC E N Z A E X P O Tel. +39 0523 602711 Fax +39 0523 602702 [email protected] Processo di placcatura ad elettroscoria: applicazione e principali problematiche metallurgiche e di controllo nella fabbricazione di reattori in 2¼Cr-1Mo-¼V di grosso spessore (°) M. Mandina * M. Magnasco ** G. Zappavigna ** Sommario / Summary Nella costruzione di reattori (in acciaio al Cr-Mo modificato al vanadio), eserciti ad alta temperatura e ad alta pressione di idrogeno, è richiesta una placcatura interna in acciaio inossidabile austenitico (tipicamente del tipo AISI 347) capace di garantire maggiore resistenza a corrosione nei confronti del fluido processato (idrocarburi da desolforare). Nel presente articolo è descritta l’applicazione del processo di placcatura ad elettroscoria a nastro (ESSC) per l’esecuzione di riporti interni e ripristini di placcatura (monostrato e doppio strato) sulle varie parti di composizione (virole, fondi e bocchelli) di reattori in 2¼Cr-1Mo-¼V. Nella prima parte dell’articolo è riportata una panoramica sugli aspetti metallurgici, sulle problematiche di criccabilità (da solidificazione e da idrogeno, da riscaldo sotto-placcato e da “Hydrogen Induced Disbonding”) e sulle tensioni residue di placcatura, connessi con il processo ESSC. Nella seconda parte dell’articolo è fornita ancora una panoramica sugli aspetti applicativi e operativi del processo ESSC, nonché sul controllo mediante ultrasuoni dei relativi riporti di placcatura, con particolare riferimento alla ricerca di difetti planari sotto-placcato. In the fabrication of reactors (made of Cr-Mo steel modified with vanadium) operating in high hydrogen pressure and high temperature service, internal cladding in austenitic (°) Memoria presentata alle Giornate Nazionali di Saldatura 6 Workshop: “Fabbricazione di strutture e componenti saldati” - Genova, 26-27 Maggio 2011. * IIS SERVICE - Genova. ** GE Oil & Gas Nuovo Pignone - Massa. stainless steel (typically made of AISI 347) is required in order to guarantee satisfactory corrosion resistance against the process fluids (desulphurized hydrocarbons). Application of Electro-Slag Strip Cladding process (ESSC) for internal weld overlay and clad restoring on heads, barrels and nozzles of 2¼Cr-1Mo-¼V reactors (with single-layer or double-layer technique) is described in the paper. First part of the paper is focused on metallur gical aspects, cracking phenomena (hydrogen cracking, solidification cracking, under clad cracking and hydrogen-induced disbonding) and cladding residual stresses referable to ESSC process. Second part of the paper is focused on operating aspects of ESSC process and UT examination of weld overlay and clad restoring, optimized for the detection of planar defects under cladding. Keywords: Austenitic stainless steels; chemical engineering; cladding; creep resisting materials; disbonding; electroslag surfacing; elevated temperature strength; high temperature; hydrogen embrittlement; low alloy Cr Mo steels; microstructure; nondestructive testing; plants; post weld heat treatment; pressure vessels; reheat cracking; residual stresses; service conditions; solidification cracking; stainless steels; strip electrodes; ultrasonic testing; underclad cracking. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 641 M. Mandina et al. - Processo di placcatura ad elettroscoria: applicazione e principali problematiche metallurgiche, ecc. 1. Premessa Lo sviluppo di nuove tecnologie nei processi di idro-desolforazione degli idrocarburi comporta l’impiego di reattori di maggiori dimensioni (volumi), eserciti a sempre più alta temperatura (superiore a 454 °C) e più elevata pressione parziale di idrogeno (superiore a 35 MPa). Al fine di migliorarne le aspettative di durata in servizio, la tendenza da diversi anni è quella di costruire reattori con materiali di nuova generazione, quali gli acciai al Cr-Mo modificati al vanadio, tipicamente il 2¼Cr-1Mo-¼V, in quanto ca p a c i d i g a r a n t i re t e m pe ra t ure di impiego (fino a 55 °C superiori alla temperatura limite di 454 °C per il 2¼Cr-1Mo), caratteristiche meccaniche a caldo od in regime di scorrimento viscoso superiori al convenzionale 2 ¼ C r- 1 M o , a n c he i n pre se nz a di alte pressioni parziali di idrogeno (super io r i a i 3 5 M P a c om pa t i bi l i pe r i l 2¼Cr-1Mo). In ogni caso, i reattori richiedono che la loro superficie interna direttamente a contatto con il fluido di processo sia protetta mediante una placcatura in acciaio inossidabile austenitico, in grado di offrire maggiore resistenza alla corrosione ad alta temperatura (effetto del contenuto di zolfo) e ridurre in modo significativo la pressione parziale effettivamente agente sul materiale base placcato (e quindi la resistenza all’attacco da idrogeno ad alta temperatura dello stesso materiale base). La placcatura interna è realizzata in genere attraverso deposito di saldatura (weld overlay), preferibilmente in acciaio inossidabile austenitico “stabilizzato” del tipo 347, allo scopo di prevenire fenomeni di sensibilizzazione (precipitazione di carburi di cromo a bordo grano) a carico della placcatura durante i cicli di trattamento termico post-saldatura (PWHT) previsti dalla fabbricazione del reattore. Il “weld 642 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 overlay” depositato deve soddisfare i requisiti di composizione chimica del materiale d’apporto impiegato per un definito spessore di placcatura (tipicamente da 3 a 5 mm), insieme al rispetto di restrizioni sul contenuto di ferrite delta (tipicamente da FN 3 a FN 8 o FN 10), nonché resistere a possibili fenomeni di “Hydrogen Induced Disbonding” della placcatura durante le fasi di “shut-down” del reattore, conseguenti alla elevata concentrazione di idrogeno che si determina con il raffreddamento a temperatura ambiente all’interfaccia tra placcatura e materiale base (Fig. 1), in combinazione della locale presenza di microstrutture sensibili ad infragilimento indotte dal PWHT e di tensioni residue. I processi di saldatura preferiti per la placcatura interna di reattori sono quelli ad elettroscoria a nastro (Electro-Slag Strip Cladding) e ad arco sommerso a nastro (Submerged Arc Strip Cladding), in quanto offrono alti tassi di deposito, in termini di kg/h e m2/h, combinati con bassa diluizione ed elevata qualità del riporto. Oggi si tende ad impiegare più frequentemente il processo ad elettroscoria a nastro (ESSC) in quanto capace di garantire maggiori tassi di deposito, inferiore diluizione e minore contenuto di inclusioni rispetto al processo ad arco sommerso a nastro (SASC). Inoltre, il processo ESSC consente di realizzare [H] Placcatura placcature in “monostrato” invece dei due strati (placcature in “doppio strato”) richiesti per il processo SASC a parità di spessore di deposito di placcatura “non diluito”. Con l’incremento dello spessore di deposito “non diluito” (tipicamente al di sopra dei 4.5 mm), l’esecuzione di placcature in “doppio strato” è necessaria anche per il processo ad elettroscoria a nastro. 2. Aspetti metallurgici, problematiche di criccabilità e tensioni residue connessi al processo di placcatura ad elettroscoria Nel processo ad elettroscoria ESSC, il nastro è alimentato con continuità all’interno di uno strato di flusso fuso elettricamente conduttivo. Il calore necessario per fondere il nastro, il flusso (che formerà la scoria) ed il materiale base è prodotto per effetto Joule dal passaggio della corrente di saldatura attraverso il flusso fuso. L’assenza di arco elettrico consente alte correnti di saldatura, associate a bassa diluizione. I flussi impiegati contengono, oltre ad ossidi quali TiO 2 e FeO, quantità significative di fluoruri come CaF2 e NaF; l’alto contenuto di CaF 2 consente, in genere, di ridurre la diluizione e la presenza di ossigeno nel deposito di placcatura (pari a circa un terzo di quello associabile al [H] Acciaio Cr-Mo in ppm in ppm prima del raffreddamento dopo raffreddamento Placcatura Acciaio Cr-Mo Distanza in mm Figura 1 - Profilo tipico del contenuto di idrogeno (in ppm) attraverso la parete di un reattore placcato per una data procedura di “shut-down”, con evidenza dell’alta concentrazione di idrogeno nella placcatura all’interfaccia con il materiale base Cr-Mo, dopo raffreddamento a temperatura ambiente [1]. M. Mandina et al. - Processo di placcatura ad elettroscoria: applicazione e principali problematiche metallurgiche, ecc. Rulli Tramoggia del flusso Nastro Magnetic steering device Scoria liquida Materiale base Scoria solida Placcatura a) Zona di interfaccia TZ (400 X) BM = materiale base C = placcatura Direzione di saldatura Figura 2 - Rappresentazione schematica del processo di placcatura ad elettroscoria a nastro [2]. processo ad arco sommerso a nastro), con conseguente riduzione dei rischi di formazione di porosità. Nel processo ad elettroscoria ESSC, le teste di saldatura (Fig. 2) sono dotate di un accessorio, detto “magnetic steering device” (capace di generare forze elettromagnetiche opposte a quelle associate alla corrente di saldatura che tendono a generare flussi di scoria fusa e metallo f u s o d a i la ti ve rso i l c e nt ro de l l a nastrata), che consente di contrastare la formazione di incisioni ed inclusioni di scoria e di realizzare un deposito di placcatura di spessore uniforme. 2.1 Microstrutture allo stato “come saldato” e dopo PWHT Allo stato “come saldato”, la microstruttura della “zona di interfaccia” per un riporto di placcatura con nastro del tipo ~EQ309LNb è costituita da martensite (Fig. 3a)), formatasi, probabilmente, durante il raffreddamento di uno strato liquido stagnante di materiale base con composizione chimica arricchita in Cr e Ni, a seguito di fenomeni di diffusione dalla placcatura. Allontanandosi da essa verso la superficie esterna del deposito, la microstruttura è formata da austenite con distribuzione e contenuto di ferrite che cambiano in funzione della distanza dalla “zona di interfaccia”. Immediatamente al margine della “zona di interfaccia”, è presente una stretta banda di austenite (a grano grossolano e priva di ferrite) risultante da una locale solidificazione primaria di tipo austenitico, conseguente al locale accumulo di carbonio proveniente (per migrazione) dal mate- riale base. Proseguendo verso l’esterno, la modalità di solidificazione primaria cambia diventando di tipo ferritico, cioè con fase ferritica che solidifica prima della fase austenitica in forma flocculare e/o vermiculare (Fig. 3b) e 3c)), ed il contenuto di ferrite è praticamente quello corrispondente alla composizione chimica media della placcatura. Ne l cas o di riporto di placcatura a doppio strato (con nastro ~EQ309LNb per il primo strato + nastro ~EQ347 per il secondo strato), la microstruttura della “zona di interfaccia” con il materiale base presenta aspetto simile a quella del riporto monostrato; per il secondo strato, la modalità di solidificazione primaria di tipo ferritico (con ferrite di forma vermiculare) si mantiene costante per l’intero suo spessore, al pari della relativa composizione chimica (Fig. 4). Alcune evidenze dalla pratica costruttiva evidenziano che alti contenuti di ferrite sul primo strato depositato (p.e. in corrispondenza dei sormonti tra arrivi e partenze) possono influenzare il contenuto di ferrite del secondo strato; pertanto il controllo del contenuto di ferrite sul primo strato è utile a prevenire anomalie sul contenuto di ferrite del secondo strato di placcatura. Allo stato “come saldato”, la modesta durezza della “zona di interfaccia”, sebbene superiore che nel resto del riporto (Fig. 5), può essere attribuita alla locale presenza di martensite a basso contenuto di carbonio (presumibilmente inferiore a 0.1%). Dopo PWHT (con stasi a temperature prossime a 700 °C e tempi superiori alle b) Riporto a 2 mm dall’interfaccia tra placcatura e materiale base (400 X) c) Riporto a 3 mm dall’interfaccia tra placcatura e materiale base (400 X) Figura 3 - Riporto ESSC monostrato con nastro ~EQ309LNb: microstrutture a diverse profondità del riporto [2]. Figura 4 - Riporto ESSC doppio strato (nastri ~EQ309LNb + ~EQ347): struttura all’interfaccia tra primo (a destra) e secondo strato (a sinistra) del riporto di placcatura [2]. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 643 M. Mandina et al. - Processo di placcatura ad elettroscoria: applicazione e principali problematiche metallurgiche, ecc. Materiale base Microdurezza HV Placcatura Linea di fusione a) come saldato b) dopo PWHT Distanza attraverso l’interfaccia Figura 5 - Distribuzione delle microdurezze attraverso la zona di interfaccia [2]. 8 ore), si concretizzano diversi fenomeni di diffusione, concentrati specialmente nella zona di interfaccia. Nel caso di riporto monostrato, la zona di interfaccia risulta caratterizzata dalla presenza di una banda di colorazione scura (Fig. 6a)), posta al margine della linea di fusione (lato placcatura), in corrispondenza della quale la struttura martensitica rinvenuta risulta interessata da massicci fenomeni di precipitazione di c a r b u r i ( d e l t i p o C r 23C 6 e N b C ) , a seguito della migrazione di carbonio dal materiale base ferritico e di cromo dalla placcatura (il contenuto locale di Cr a) FB = linea di fusione risulta nettamente superiore a quello misurabile prima del PWHT) durante il trattamento termico. Detta migrazione di carbonio verso la placcatura è responsabile della formazione dopo PWHT di: • una banda di martensite non rinvenuta (martensite “fresh”), conseguente alla parziale ri-austenitizzaz i one della originaria s truttura martensitica (la precipitazione di carburi induce un abbassamento della sua temperatura di Mstart) e capace di giustificare il significativo incremento di durezza (fino a 400 HV) CZ = zona carburata (400 X) Presenza di bordi grano di Tipo I e Tipo II all’interno della placcatura apprezzabile nella zona di interfaccia dopo trattamento (Fig. 5); • una stretta banda (10 μm circa) di materiale base completamente decarburato, avente struttura a grano grossolano di tipo ferritico (Fig. 6b)) e livelli di durezza più bassa rispetto all’adiacente materiale base non decarburato (Fig. 5). Nella zona di interfaccia è ancora ben distinguibile la banda a struttura completamente austenitica posta al margine di quella a colorazione scura; i suoi bordi grano sul lato opposto presentano andamento pressoché parallelo alla linea di fusione della placcatura (sono noti in letteratura come bordi grano di Tipo II) e la separano dall’adiacente struttura austenitica tipica del riporto di placcatura, caratterizzata da nucleazione epitassiale, bordi grano di morfologia comune (noti come di Tipo I) e presenza di ferrite all’interno del grano austenitico (Fig. 6a)). 2.2 Criccabilità da solidificazione e da idrogeno (a freddo) La criccabilità da s olidif i c a z i o n e è in genere evitata garan t e n d o u n contenuto di ferrite (delta) nel deposito di placcatura compreso tra il 3% ed il 10%. Per il primo strato di deposito, nel caso di placcature ESSC monostrato e doppio strato, è comune l’impiego di nastri la cui composizione chimica (21Ni 11Cr LNb) è capace di garantire b) FB = linea di fusione CZ = zona carburata (200 X) ZTA lato materiale base con regione a grano ingrossato (DZ) Figura 6 - Riporto ESSC monostrato con nastro ~EQ309LNb: microstrutture nella zona di interfaccia dopo PWHT [2]. 644 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 M. Mandina et al. - Processo di placcatura ad elettroscoria: applicazione e principali problematiche metallurgiche, ecc. • • Figura 7 - Esempio di criccabilità da contaminazione di rame su deposito di placcatura ESW a nastro. una buona resistenza agli effetti della diluizione. Sono stati constatati in fabbricazione fenomeni di criccabilità riconducibili a contaminazione del nastro, proveniente per esempio dalla fusione dei pattini di elettrificazione della testa di saldatura (Fig. 7). Fenomeni di criccabilità da idrogeno (a freddo) all’interfaccia tra placcatura e materiale base, o nella zona termicame n te a lte r a t a de l m a t e ri a l e ba se , n o n d ip e n d o n o da l l ’a ssorbi m e nt o (dall’esterno) di idrogeno da parte del flusso elettricamente conduttivo del processo ESW, diversamente da quanto invece possibile per riporti di placcatura ad arco sommerso. Pertanto, il rischio di formazione di cricche da idrogeno su riporti ad elettroscoria è praticamente trascurabile. Casi di criccabilità a freddo su riporti d i p la c c a tu r a c on proc e sso SASC doppio-strato di bocchelli di grosse dimensioni e piastre tubiere in acciaio SA508 Cl.3 sono invece menzionati in letteratura. Caratteristica distintiva del fenomeno di criccabilità a freddo rispetto ad altri possibili fenomeni di criccabilità dei riporti di placcatura (p.e. cricche da riscaldo sottoplaccato) è la sua manifestazione prima di ogni trattamento termico (intermedio o finale). L’applicazione di un preriscaldo ad almeno 150 °C e di un post-riscaldo ad almeno 250 °C per 4 ore (prima del raffreddamento del riporto a temperatura ambiente) ha permesso di prevenire la comparsa di cricche da idrogeno su riporti di placcatura ad arco sommerso. 2.3 Cricche da riscaldo sotto-placcato Il fenomeno di criccabilità sotto-placcato (Under Clad Cracking) è una potenziale problematica di fabbricazione riguardante i riporti e/o ripristini interni di placcatura in acciaio inossidabile austenitico di apparecchiature a pressione (in particolare in acciaio basso-legato del tipo 2¼Cr-1Mo o 2¼Cr-1Mo-¼V), realizzati con processo ad elettroscoria a nastro (ESSC) in singolo strato (monostrato) e in doppio strato. Fenomenologia Le cricche sotto-placcato (UCC) hanno le seguenti tipicità: • Si localizzano in materiale base, all’interno della zona termicamente • • alterata (ZTA) a grano ingrossato posta immediatamente sotto l’interfaccia con la placcatura. Possono essere infatti messe in evidenza da controlli non distruttivi superficiali (preferenzialmente c o n e sa m e magnetoscopico con prodotti fluorescenti), dopo rimozione dello strato di riporto. Si manifestano come serie di cricche allineate e spaziate tra loro con passo costante, aventi giacitura normale all’interfaccia con il placcato e trasversale alla direzione di avanzamento della placcatura. Presentano lunghezza variabile (in vari casi documentati nell’intervallo 5 ÷ 20 mm) e profondità dipendente dalla ampiezza della ZTA a grano ingrossato (frequentemente nell’intervallo 1.0 ÷ 2.5 mm). Dal punto di vista metallografico, si nucleano ai bordi dei grani austenitici primari ingros s ati d e l l a Z T A (a seguito del riscaldamento del materiale base a temperature prossime a quella di fusione durante il riporto) e si propagano (ancora in modo intergranulare) entro questa zona, arrestandosi nel materiale a grano più fine immediatamente sottostante (Fig. 8). Compaiono, nella generalità dei casi, dopo trattamento termico intermedio di distensione (ISR) o dopo trattamento termico post - sa l d a t u r a (PWHT). Figura 8 - Cricca sotto-placcato all’esame metallografico riprodotta in laboratorio (ingrandimento 100x - attacco acido Picral10): propagazione della cricca ai bordi dei grani austenitici primari “ingrossati” della ZTA, con arresto nel materiale a grano più fine. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 645 M. Mandina et al. - Processo di placcatura ad elettroscoria: applicazione e principali problematiche metallurgiche, ecc. Posizione della cricca ZTA a grano ingrossato Posizione della cricca MATERIALE BASE MATERIALE BASE (a) placcatura monostrato (b) placcatura doppio strato Figura 9 - Rappresentazione schematica della ZTA nel caso di placcatura ESSC monostrato (a) e doppio strato (b), con localizzazione delle zone tipiche di comparsa delle UCC. • La localizzazione preferenziale è in corrispondenza delle zone di sovrapposizione tra nastrate adiacenti (Fig. 9), in particolare nella ZTA a grano ingrossato che non subisce un riscaldamento al di sopra diA C1 , ad opera della deposizione della passata/nastrata adiacente (nel caso di placcatura monostrato) o durante la deposizione di due passate/nastrate adiacenti del secondo strato di riporto (nel caso di placcatura a doppio strato). Varie esperienze di fabbricazione dimostrano la possibile formazione di cricche sotto-placcato per placcature in acciaio inossidabile austenitico del tipo 347 su materiale base 2¼Cr-1Mo-¼V, realizzate in due strati (placcatura a doppio strato) con processo ESSC a nastro da 60 e 90 mm. Sebbene con minore frequenza, sono segnalati casi analoghi di cricche sottoplaccato anche su riporti in singolo strato (placcatura monostrato) con processo ESSC a nastro da 60 e 90 mm. Come da fenomenologia tipica, il fenomeno si è manifestato sistematicamente su placcature (monostrato e/o doppio strato) sottoposte a trattamento termico di ISR che, pertanto, si può ritenere un mezzo utile/funzionale a farlo comparire prima del PWHT finale, stato in cui la riparazione di eventuali cricche sottoplaccato sarebbe tardiva ed inopportuna. Meccanismo di formazione La formazione delle cricche sotto-placcato può essere associata ad un meccanismo di criccabilità da riscaldo (Reheat Cracking) che si innesca a seguito del/i trattamento/i termico/i post-saldatura subito/i dalla placcatura durante la fab646 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 bricazione della apparecchiatura di appartenenza. Il fenomeno è, ad oggi, oggetto di sperimentazione scientifica, in quanto non sono state ancora chiarite le cause e i principali fattori influenzanti. In generale, si ritiene che la formazione delle cricche si manifesti quando la deformazione per la distensione dello stato tensionale agente durante un trattamento termico (ISR o PWHT) supera la locale duttilità del materiale base. Lo stato tensionale agente è associabile sia alle tensioni residue di saldatura sia alle coazioni termiche dovute al differente coefficiente di dilatazione termica tra il materiale base ferritico ed il materiale austenitico della placcatura. Durante un trattamento termico, sono numerose e complicate le combinazioni di proces s i di fragilizzazione che possono interessare la microstruttura della ZTA del materiale base, costituita da fasi fuori equilibrio e soprassature di carbonio ed altri elementi di alligazione. In particolare: • a più bassa temperatura, elementi interstiziali come carbonio e azoto possono produrre un effetto di fragilizzazione per invecchiamento; • a più alta temperatura, possono verificarsi fenomeni di fragilizzazione per indurimento secondario e da rinvenimento, insieme a fenomeni di fragilizzazione per scorrimento viscoso, il tutto favorito dalla segregazione di elementi di impurezze e da trasformazioni di carburi complessi. Molti studi attribuiscono a fenomeni di indurimento per precipitazione secondaria un effetto primario sul meccanismo di criccabilità da riscaldo, constatando appunto che le cricche da riscaldo si manifestano a bordo grano a seguito della precipitazione intergranulare di certi elementi (Cr, Mo, V, Nb e Ti) che riduce la resistenza di coesione tra i bordi grano e la loro parte più interna, durante il riscaldamento indotto dal trattamento termico. È opinione condivisa però che anche fenomeni di segregazione intergranulare dovuti ad elementi di impurezze (quali Sb, As, S, P, Sn, Pb, Bi, ecc.) influenzino la resistenza alla decoesione dei bordi grano, avendo un effetto marcato sulla duttilità allo scorrimento a caldo. Più controverso è il parere su ruolo e tipologia dei precipitati nei confronti di fenomeni di cavitazione intergranulare (cioè formazione di microvuoti a bordo grano) riscontrabili talvolta nei casi di criccabilità da riscaldo. Per esempio, si ritiene che inclusioni del tipo MnS al bordo grano austenitico della ZTA agiscano come nuclei preferenziali per la cavitazione. In genere, il fenomeno di criccabilità da riscaldo può avvenire con due modalità di frattura: rottura per cavitazione intergranulare e rottura intergranulare di tipo apparentemente fragile (Low Ductility Inter-Granular Fracture). La modalità di rottura può dipendere dal livello di tensione residuo e dalla temperatura. Alcuni studi sostengono che la rottura per cavitazione sia associabile a più bassi livelli di tensione, mentre la rottura fragile intergranulare sia caratteristica per alti livelli di tensione. È importante far notare che la criccabilità da riscaldo può manifestarsi in ogni momento durante il ciclo termico di distensione, quando condizioni istanta- M. Mandina et al. - Processo di placcatura ad elettroscoria: applicazione e principali problematiche metallurgiche, ecc. Temperatura massima del secondo ciclo di riscaldamento [°C] Figura 10 - Effetto della temperatura massima raggiunta durante il secondo ciclo termico di riscaldamento su carico di rottura (Rm), allungamento (A) e strizione percentuale a rottura (Z) di prove di trazione a caldo a 600 °C su strutture precedentemente ricotte in acciaio al CrMoV [5]. nee di stato tensionale residuo, deformazione accumulata, microstruttura e fenomeni di segregazione intergranulare sono tali da attivare uno dei possibili meccanismi di rottura. Vari studi hanno mostrato che le rotture da riscaldo avvengono durante la fase di riscaldamento del trattamento termico e la suscettibilità a criccabilità da riscaldo sia dipendente dalla dimensione del grano. La temperatura di inizio formazione delle rotture a riscaldo dipende dal materiale, ma una generale valutazione della suscettibilità a criccabilità da riscaldo deve prendere in considerazione l’intero ciclo di trattamento. A questo proposito, si fa presente che la strizione Z misurata in prove di trazione rapida su strutture di acciai al CrMoV, precedentemente ricotte a temperature comprese tra 1300 e 1400 °C, si riduce fino al raggiungimento di una temperatura di circa 500 °C durante un secondo ciclo termico di riscaldamento, sebbene si sia mantenuta, nei casi oggetto di sperimentazione, superiore al valore del 20% identificato, da molti autori, come limite inferiore per la resistenza alla criccabilità da riscaldo (Fig. 10). In diversi casi di criccabilità sotto-placcato per placcature in acciaio inossidabile austenitico del tipo 347 su materiale base 2¼Cr-1Mo-¼V, realizzate con processo ESSC a nastro da 60 e 90 mm, sia Figura 11 - Esame al microscopio ottico di cricca sotto-placcato riprodotta in laboratorio: andamento intergranulare con presenza di microvuoti (cavitazione) agli apici della cricca. in monostrato che in doppio strato, le cricche si sono manifestate all’interno de l la ZTA a grano ingros s ato, con dimensione del grano austenitico primari o compres a nell’intervallo 5 ÷ 7 secondo ASTM E112, con decoesione dei grani associata a fenomeni di cavitazione intergranulare (Fig. 11). Metodi di prevenzione/mitigazione della fenomenologia Non sono state messe a punto, ad oggi, metodologie che consentano, con affidabilità, di prevenire fenomeni di criccabilità sotto-placcatura e con specifico riferimento all’acciaio 2¼Cr-1Mo-¼V. Ne sono state sperimentate diverse, ma episodi recenti consigliano di metterne in atto il maggior numero possibile contemporaneamente. La prima metodologia preventiva consiste nella scelta di un materiale base poco suscettibile alle cricche sotto-placcato, se b bene, nell’ambito dell’acciaio 2¼Cr-1Mo-¼V, non siano state ancora de finite equazioni parametriche (p.e. Kfactor = Pb + Bi + 0.03 Sb < 1.5 ppm) per il controllo dell’analisi del prodotto, tramite le quali valutare, con affidabilità, la suscettibilità ad UCC del materiale. Alcuni studi ed esperienze pratiche sembrano evidenziare una maggiore suscettibilità ad UCC dei forgiati rispetto ai laminati, associabile, forse, ad una mag- giore concentrazione di segregazioni e/o inclusioni sulla superficie (interna) da placcare. Altra metodologia da prevedere è l’impiego di un processo a basso apporto termico che riduca al minimo l’estensione della ZTA a grano ingrossato o, quantomeno, una riduzione d’apporto termico del processo di placcatura scelto, sebbene questa precauzione possa risultare efficace solo nel caso di moderata suscettibilità ad UCC del materiale base. In alcuni casi applicativi del processo ESSC a nastro da 60 e 90 mm su materiale base 2¼Cr-1Mo-¼V, la placcatura in due strati (doppio strato) si è dimostrata maggiormente suscettibile di criccabilità sotto-placcato rispetto alla soluzione monostrato. In questi stessi casi, un trattamento termico (ISR) addizionale tra il primo e il secondo strato di placcatura ha permesso di ottenere placcature prive di UCC su talloni di placcatura rappresentativi della produzione, attraverso, probabilmente, un effetto sinergico favorevole di rinvenimento intermedio della zona termicamente alterata e di riduzione dello stato tensionale agente. Rilevabilità al controllo con ultrasuoni Per la ricerca di cricche sotto-placcato, sono state messe a punto idonee tecniche Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 647 M. Mandina et al. - Processo di placcatura ad elettroscoria: applicazione e principali problematiche metallurgiche, ecc. di controllo ultrasonoro, per le quali sono stati definiti criteri di valutazione “ad hoc”, basati non soltanto sull’ampiezza dell’eco di risposta, ma anche sulla ripetitività e sulla dinamica dell’eco associabili a questa tipologia di difetti. Per maggiori dettagli, si rimanda al punto 4 di questo articolo. 2.4 Hydrogen Induced Disbonding (HID) Si tratta del distacco locale (disbonding) del placcato che si è constatato, in molti casi, a seguito della fase di “shut-down” ( e r a ff r e d d a me nt o a t e m pe ra t ura ambiente) di reattori in servizio idrogeno ad alta temperatura, soprattutto in presenza di elevati gradienti di raffreddamento (superiori a 150 °C/h). Il distacco si localizza tipicamente nella “zona di interfaccia” tra placcatura e materiale base, per la locale concentrazione di idrogeno in corrispondenza delle relative microstrutture suscettibili ad infragilimento sviluppate dopo PWHT: martensite rinvenuta e carburata, martensite non rinvenuta (martensite “fresh”) e austenite con precipitazione di carburi a bordo grano. Il “disbonding” è essenzialmente di tipo intergranulare, con propagazione attraverso dette microstrutture (Fig. 12). La suscettibilità del “weld overlay” a subire HID viene valutata sperimentalmente attraverso prove di resistenza al “disbonding” (p.e. pratica ASTM G146) in autoclave con idrogeno ad alta temperatura ed alta pressione, il cui risultato risulta dipendente, per una data combinazione di temperatura e pressione di idrogeno (corrispondente alla temperatura massima e alla massima pressione parziale di esercizio dell’apparecchiatura): • dalla composizione chimica del materiale base (è tecnicamente giustific a to , p e r c iò , c he ne l l e prove di “disbonding” si richieda l’impiego di materiale base della medesima colata di quello usato in fabbricazione); • dalla velocità di raffreddamento dalla temperatura di prova [in °C/h]; • dal processo di placcatura; • dalla procedura di placcatura; • dal trattamento termico post-saldatura (PWHT). Vari studi hanno messo in evidenza come la velocità di raffreddamento influenzi significativamente la resi648 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Figura 12 - Esempio di “Hydrogen Induced Disbonding” [9]. stenza al “disbonding”; in genere, alti gradienti di raffreddamento (maggiori di 150 °C/h) favoriscono il “disbonding”, quantomeno fino a valori intorno ai 600 °C/h, oltre i quali la resistenza ad HID non sembra essere più influenzata. Ne consegue che il confronto tra i vari processi di saldatura, in termini di suscettibilità al “disbonding” dei relativi depositi di placcatura, non può prescindere dal valore del gradiente di raffreddamento usato a riferimento che, quindi, deve essere mantenuto costante nell’ambito della stessa sperimentazione. Per un dato gradiente di raffreddamento (in genere maggiore di 150 °C/h), le prove di resistenza al “disbonding” sono significative per processo di placcatura e per procedura applicata (da intendersi come materiale d’apporto, parametrazioni di saldatura e spessore/numero di strati del riporto), in modo da ricoprire tutte le casistiche presenti in fabbricazione. Sebbene il “disbonding” possa verificarsi anche su placcature allo stato “come saldato”, è noto che la suscettibilità al “disbonding” aumenti al crescere della durata del PWHT, a parità di temperatura di stasi (nell’intervallo 705 ÷ 715 °C per l’acciaio 2¼Cr-1Mo-¼V) e de l nu mero di cicli di trattamento termico (dipendente dalla sequenza di fabbricazione dell’apparecchiatura, nonché comprensivo di eventuali PWHT dopo riparazioni in officina e future in servizio). Detta diminuzione di resistenza al “disbonding” può essere messa in relazione alla maggiore tendenza del deposito di placcatura alla formazione di martensite “fresh” durante il raffreddamento finale a temperatura ambiente, a seguito della ri-austenitizzazione (parziale) della martensite originaria di saldatura, favorita appunto da più lunghe permanenze alla temperatura di PWHT. Una soluzione interessante studiata per ridurre la suscettibilità al “disbonding” della placcatura dopo PWHT consiste nell’applicazione di un secondo PWHT, da effettuars i a bas s a tem p e r a t u r a (indicativamente a 600 °C per 5 ore), capace di rinvenire la quota di martensite “fresh” formatasi a seguito del primo PWHT, minimizzando nel contempo la formazione di nuova martensite “fresh” dopo raffreddamento finale a temperatura ambiente (successivo al secondo PWHT a bassa temperatura). Nei vari casi sperimentati, questa soluzione ha permesso di migliorare sensibilmente la resistenza al “disbonding” di placcature con elettroscoria a nastro (sia monostrato che a doppio strato). Per prevenire/minimizzare la suscettibilità al “disbonding” possono essere impiegati anche opportuni trattamenti termici di deidrogenazione/degasaggio delle apparecchiature placcate prima del raffreddamento di “shut-down” (p.e. con mantenimento della temperatura di 400 °C circa per 24 ore), sebbene l’effetto di riduzione della concentrazione di idrogeno all’interfaccia, al termine del periodo di degasaggio, sia limitato (inferiore al 10%). M. Mandina et al. - Processo di placcatura ad elettroscoria: applicazione e principali problematiche metallurgiche, ecc. Weld sequence (a) Longitudinal Weld sequence (a) Longitudinal Weld sequence (b) Transverse Weld sequence (b) Transverse Figura 13 - Distribuzione delle tensioni residue longitudinali e trasversali prima di PWHT ottenuta con modello FEA (Finite Element Analysis) di provini placcati con processo ad elettroscoria a nastro [14]. 2.5 Tensioni residue di placcatura A causa delle significative differenze, in termini di proprietà meccaniche e termiche tra il materiale inossidabile austenitico della placcatura e quello ferritico di base, le tensioni residue di placcatura sono presenti nella placcatura e nel sottostante materiale base, anche nel caso di componenti placcati sottoposti a PWHT. La distribuzione ed entità delle tensioni residue di placcatura dipendono, principalmente, dalla composizione chimica della placcatura, dallo spessore della placcatura, dalla geometria del componente placcato e dalla temperatura; in genere le tensioni residue diminuiscono al crescere della temperatura, potendo risultare trascurabili alla temperatura di esercizio del componente nel caso in cui quest’ultima coincida con la “cladding stress free temperature”. Per componenti sottoposti a PWHT, il picco nella distribuzione delle tensioni residue si registra tipicamente all’interno della placcatura (ed è ragionevole assumere che sia pari al carico di snervamento del materiale di placcatura, pari a circa 300 MPa, a temperatura ambiente), mentre sono praticamente trascurabili nel materiale base sottostante (Figg. 13 e 14). Nel caso di componenti non sottoposti a PWHT (p.e. nel caso di riparazioni della placcatura senza fusione del materiale base), le tensioni residue possono interessare anche il materiale base sottostante la placcatura, con maggiori rischi di formazione di cricche sotto-placcato in esercizio. Figura 14 - Distribuzione delle tensioni residue longitudinali e trasversali dopo PWHT ottenuta con modello FEA (Finite Element Analysis) di provini placcati con processo ad elettroscoria a nastro [14]. Per certi componenti placcati (p.e. bocchelli), la distribuzione delle tensioni residue è tale che, in ragione dello spessor e e pos izione della placcatura, possano esistere anche in materiale base. Le tensioni residue di placcatura hanno, in genere, influenza trascurabile sul c omportamento a propagazione di cricche sotto-placcato in componenti che abbiano subito precedente PWHT; la loro eventuale propagazione avviene in direzione del materiale base, mentre la placcatura non risulta essenzialmente interessata. Tuttavia, in corrispondenza dei bocchelli, le tensioni residue, presenti anche in materiale base, potrebbero influenzare la valutazione di resistenza alla frattura di cricche sotto-placcato. 3. Applicazione del processo di placcatura ad elettroscoria nella fabbricazione di reattori ad alto spessore Nell’ambito della placcatura di superfici estese di ampia accessibilità e semplice geometria, il procedimento di placcatura ad elettroscoria (ESSC) ha trovato un terreno applicativo particolarmente fertile, grazie anche alla disponibilità di materiali di consumo (nastri di larghezza fino a 120 mm e flussi per saldatura ad elevata velocità) che ne hanno aumentato drasticamente i benefici di produttività fino a tassi di deposizione orari di circa 60 kg/h con i nastri di larghezza maggiore. Con specifico riferimento alla placcatura di recipienti in pressione di spessore elevato, l’interesse applicativo nei confronti di questa tecnologia di placcatura è decisamente alto poiché, data la semplice geometria di pro d o t t o , p i ù dell’80% dello sviluppo superficiale interno può essere placcato mediante nastratura ESSC tra cui principalmente: • la superficie interna del corpo cilindrico (fasciame) con nastro di larghezza 9 mm in senso circonferenziale; • la superficie interna dei fondi emisferici con nastro di larghezza 60 mm in senso circonferenziale; • la superficie interna di bocchelli di dimensioni grandi (i.e. passi d’uomo) con nastro di larghezza 30 mm. Generalmente, la sezione cilindrica del fasciame è posta in rotazione su opportuni rulli dotati di sistema antideriva (atto a compensare l’effetto di “avvitamento” del pezzo dovuto al rotolamento sulle coppie dei rulli portanti), il quale dialoga con la slitta di movimentazione assiale del corpo torcia, per garantire una costante larghezza di sovrapposizione tra le due nas tra t ea d i a c e n t i (Fig. 15). Tale sovrapposizione, detta anche “overlap”, deve essere continuativamente monitorata al fine di garantire la corretta analisi chimica del deposito e l’assenza di difetti operativi, quali incisioni marginali (dovute ad “overlap” troppo limitato) oppure inclusioni di scoria/incollature (dovute ad “overlap” Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 649 M. Mandina et al. - Processo di placcatura ad elettroscoria: applicazione e principali problematiche metallurgiche, ecc. Nel caso invece pros s ime alla linea di int e r f a c c i a dell’esecuzione tra materiale base e “weld overlay” del riporto di (Fig. 21). placcatura s u È comunque buona pras s i , p e r u n a fondi emisferici, robusta progettazione dell’applicazione l’applicazione di saldatura, selezionare i parametri di risulta più diffisaldatura che influenzano direttamente cile per la più lo spessore totale del deposito inossidacomplessa geobile, in maniera tale da garantire che metria di sistema quest’ultimo, al netto della diluizione, e le maggiori risulti maggiore o almeno uguale allo irregolarità superspessore minimo richiesto con analisi ficiali associate chimica garantita. In altre parole, è al proces s o di sempre consigliabile che esista un sovraformatura a caldo spessore con analisi chimica garantita delle lamier (Fig. 22) che agisca come margine di di cui il fondo compensazione per l’inevitabile variabiè composto lità di processo dovuta alle diverse con(Fig. 20). Anche dizioni applicative tra saggio di qualifiin questo caso, il cazione ed es ecuzione de l “ we l d pezzo viene posto overlay” sul componente di produzione. in rotazione su di Si consiglia un sovraspessore compreso un posizionatore nell’intervallo tra il 5% ed il 10% dello bas culante che spessore totale depositato. garantisca continuativamente l’esecuIn funzione delle condizioni di esercizio zione del riporto in posizione piana, per e del tipo di fluido elaborato per cui l’apquanto maggiormente possibile. Questo parecchio in pressione è progettato, tipiè il motivo per cui tipicamente l’applicacamente si specificano diversi requisiti zione è limitata a l l ’ut ilizzo di na st ri di lar Incisione dovuta a scarso ghezza inferiore a “overlap” 90 mm, maggiormente compatibili con la curvatura del fondo stesso. Nastrata “n” Nastrata “n+1” Un altro parametro che influenza positivamente la produttività del processo ESSC è il basso rapporto Figura 16 - Esempio schematico di incisione di diluizione con dovuta a scarsa sovrapposizione tra nastrate il materiale base adiacenti. (10 ÷ 20% circa). Ciò consente l’otIncisione di scoria/incollatura tenimento, in un dovuta ad eccessivo “overlap” uni c o s trato, di spessori deposit a t i c on analis i chimica garantita Nastrata “n+1” Nastrata “n” e congruente con i requisiti tipici de l materiale richiesto (solitam e nt e il grado 316L oppure 347), fino a Figura 17 - Esempio schematico di di st a n ze molto inclusione di scoria/incollatura dovuta Rotazione del pezzo Posizione masse Traslazione torcia Figura 15 - Schema di posizionamento per esecuzione del riporto ESSC a nastro con tecnica circonferenziale su sezione cilindrica. eccessivo), come evidenziato nelle Figure 16 e 17. P e r u n a o ttima le e se c uz i one de l l a sovrapposizione, è importante inoltre rispettare una determinata sequenza di affiancamento tra una nastrata e quella adiacente che deve tenere in considerazione alcuni fattori tra cui i seguenti: • La natura intrinsecamente asimmetrica del procedimento ESSC e dei fenomeni elettromagnetici che lo a c c o mp a g n a n o. A que st o sc opo risulta di importanza non trascurabile l’utilizzo di opportuni elettromagneti di compensazione come indicato nella Figura 18 (noti anche come “magnetizzatori” o “magnetic steering device”) che, se opportunamente regolati (Fig. 19), aiutano a migliorare la forma del cordone, sviluppando forze di campo sulla scoria liquida elettroconduttiva in direzione ortogonale al senso di saldatura. Tali sistemi si rendono necessari soprattutto in combinazione con nastri di larghezza superiore a 60 mm, per i quali le elevate correnti di placcatura rendono i fenomeni di interazione elettromagnetica agenti sul bagno liquido decisamente più intensi. • La direzione di placcatura che è funz io n e d e l s e n so di rot a z i one de l pezzo, anche in relazione al posizionamento delle masse rispetto alla torcia di saldatura (Figg. 15 e 20). 650 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 ad eccessiva sovrapposizione tra nastrate adiacenti. M. Mandina et al. - Processo di placcatura ad elettroscoria: applicazione e principali problematiche metallurgiche, ecc. South pole Coll North pole We ld po ol Current Lorentz force Magnetic field Welding direction Welding direction Figura 18 - Principio di funzionamento del sistema di compensazione magnetica su testa ESSC. Figura 19 - Posizionamento del sistema di compensazione magnetica su testa ESSC. in te r min i d i spe ssore m i ni m o c on analisi chimica garantita (Tab. I). A questo se ne aggiunge poi un secondo che riguarda il contenuto percentuale di ferrite (delta) residua (normalmente specificato in termini di FN e misurato quindi mediante ferritoscopio), allo stato “come saldato”. Il limite minimo viene specificato al fine di minimizzare le potenziali problematiche di criccabilità a “caldo”, legate alla solidificazione del un bilanciamento di analisi chimica leggermente diverso per soddisfare in maniera ottimale i requisiti descritti nella Tabella II: • un nastro in materiale maggiormente legato (tipo “24.13LNb”) in Cr, Ni e N b per bas s i s pes s o r i d i “ we l d overlay” (fino a 4.8 mm totali); • un nastro in materiale minormente legato (tipo “21.11LNb”) in Cr, Ni e Nb per spessori di “weld overlay” maggiori (fino a 5.8 mm totali). Una selezione errata, ed in particolare invertita, dei nastri potrebbe infatti portare, in funzione dei parametri di processo, ad un deposito di placcatura con: • formazione di una fase magnetica di non-equilibrio (fase martensitica). Tale situazione si potrebbe generare combinando l’utilizzo del nastro meno legato tipo “21.11LNb” in concomitanza di spessori di deposito ridotti. Nei casi più fortunati tale situazione potrebbe limitarsi a produrre abbassamento della ferrite delta residua fino a valori prossimi a zero e conseguentemente aumentare il rischio di insorgenza di fenomeni di criccabilità a “caldo”; • aumento del valore di ferrite delta res idua fino a valo r i i n t o r n o a 15÷25 FN attraverso l’uso del nastro tipo “24.13LNb” più legato, con conseguente calo delle caratteristiche di resistenza alla corrosione del bagno, mentre il limite massimo garantisce un deposito di placcatura con buone caratteristiche di resistenza alla corrosione e buona duttilità, anche a seguito dell’esposizione ai trattamenti termici di fabbricazione (ISR e/o PWHT). Nel caso specifico di riporti di placcatura in materiale 347, due tipologie di nastri per placcatura (entrambi assimilabili alla classificazione AWS A5.9 “EQ309LNb”) sono state sviluppate con Rotazione del pezzo Posizione masse Traslazione torcia Figura 20 - Schema di posizionamento per esecuzione riporto ESSC a nastro su fondo emisferico con tecnica circonferenziale. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 651 M. Mandina et al. - Processo di placcatura ad elettroscoria: applicazione e principali problematiche metallurgiche, ecc. Superficie esterna del riporto di placcatura % in peso Linea di fusione Cr [% in peso] Ni [% in peso] Nb [% in peso] Distanza da linea di fusione [mm] Figura 21 - Andamento tipico della concentrazione degli elementi di lega principali di un deposito ESSC con nastro tipo “21.11.LNb” in funzione della distanza dalla linea di fusione. riporto e possibilità di fenomeni di fragilizzazione, accentuati dopo esposizione a trattamento termico (PWHT e/o ISR). A titolo esemplificativo, per il primo dei suddetti scenari, si riportano i risultati di una simulazione eseguita in laboratorio in cui un riporto di 3.7 ÷ 4 mm totali è stato eseguito mediante l’utilizzo di nastro tipo “21.11LNb”. Avendo ottenuto un rapporto di diluizione pari a mediamente il 20% a seguito del ridotto spessore, è stato misurato, mediante ferritoscopio, un valore medio di FN pari a 16 con picchi massimi fino a 25 FN. Tale lettura è fortemente condizionata dalla Figura 22 - Sezione macrografica di una nastrata eseguita mediante ESSC (nastro da 60 mm). presenza di una fase magnetica di non equilibrio (martensite) evidenziata da successivi esami micrografici (Fig. 24) e di durezza ( 300 ÷ 350 HV10). Ad ulteriore conferma, dalla simulazione mediante il diagramma previsionale di Schaeffler (Fig. 23) si otteneva una struttura metallurgica attesa trifasica, di cui soltanto un 5% circa formata da ferrite delta. Il procedimento ESSC ha permesso di conseguire qualificazioni di procedure di saldatura a strato singolo (monostrato), realmente impiegate nella costruzione di apparecchi in pressione, conformi ai requisiti di ferrite specificati nella Tabella I, fino a spessori di “weld overlay” con analisi chimica garantita fino a 4.5 mm. È ragionevole supporre di poter ulteriormente estremizzare tale applicazione fino ad ottenere spessori di analisi chimica garantita massimi di 5 mm, compromettendo tu t t a v i a i l margine di robustezza di una corretta progettazione di saldatura monostrato. Quando il requisito progettuale circa la profondità di analisi chimica garantita aumenta addirittura oltre i 5 mm, resta teoricamente ipotizzabile l’impiego del procedimento ESSC con tecnica doppio strato (bistrato). Se da un punto di vista strettamente operativo la tecnica doppio strato non differisce sostanzialmente d a q u e l l a monostrato, da un punto di vista metallurgico aumenta inv e c e i l rischio di criccabilità da riscaldo sotto-placcato, peraltro già presente nella zona sottostante la s ovrapp o si z i o n e TABELLA I - Requisiti tipici applicabili a riporto di placcatura ESSC. Spessore totale depositato min [mm] Spessore min con analisi chimica garantita [mm] Sovraspessore max con analisi chimica garantita [mm] Contenuto ferrite magnetica residua [FN] ≅ 4.8 3.2 0.3 3 ÷ 10 ≅ 5.8 4.2 0.3 3 ÷ 10 TABELLA II - Analisi chimica tipica dei nastri impiegati per ESSC secondo AWS A5.9 EQ309LNb. Tipo di nastro C Mn Si Cr Ni Mo Nb Cu N 24.13.LNb 0.016 1.98 0.29 23.94 12.51 0.08 0.74 0.06 0.035 21.11.LNb 0.008 1.66 0.16 21.04 10.98 0.10 0.49 0.05 0.035 652 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 M. Mandina et al. - Processo di placcatura ad elettroscoria: applicazione e principali problematiche metallurgiche, ecc. Figura 23 - Strutture metallurgiche attese mediante analisi previsionale eseguita secondo diagramma di Schaeffler - nastro tipo “21.11LNb” con spessore totale depositato pari a 3.7 ÷ 4 mm (rapporto di diluizione del 25%). (overlap) tra le due nastrate adiacenti del monostrato. Tale fenomeno si verifica nella zona termicamente alterata del materiale base ed è principalmente associato alla concomitanza di tre fattori: • tensioni residue di saldatura (Fig. 25) proporzionali allo spessore totale depositato di “weld overlay” ed accentuate, a parità di spessore, dalla tecnica di deposizione in più strati; • sensibilità intrinseca del materiale base al fenomeno per cui acciai bassolegati modificati al vanadio (tipicamente 2¼Cr-1Mo-¼V) risultano penalizzati dalla presenza di quest’ultimo; Figura 24 - Micrografia di un deposito ESSC con nastro tipo “21.11LNb” di insufficiente spessore. Presenza di struttura martensitica. • zona a grano ingrossato dovuta all’alterazione termica del processo di saldatura nel materiale base (Fig. 26). Nella maggioranza dei casi le cricche da riscaldo sono catalizzate dai trattamenti termici di fabbricazione che, nel caso di reattori di elevato spessore in Cr-Mo-V, possono essere di due tipi: • trattamento termico distensionale, detto anche “Intermediate Stress R elief (IS R)”, condotto a circa 650 ÷ 675 °C per 4 ore; • trattamento termico di rinvenimento, detto anche “Post Weld Heat Treatment (PWHT)”, condotto a circa 700 ÷ 720 °C per 8 ore. Per le motivazioni sopracitate spesso ci si riferisce a questo fenomeno più propriamente come “Underclad stress relief cracking” o, più s emp l i c e m e n t e , “UnderClad Cracking (UCC)”. Le UCC hanno carattere intergranulare e sono orientate trasversalmente alla direzione della massima componente di tensione residua e interessano esclusivamente la ZTA. Si originano a partire dalla linea di fusione che demarca il confine tra riporto di placcatura e materiale base e penetrano all’interno di quest’ultimo in modo variabile, con profondità che vanno da pochi decimi fino a 2 ÷ 3 mm. Una loro peculiarità è quella di non essere un fenomeno sporadico, bensì di manifestarsi in forma seriale e consecutiva con un passo tendenzialmente regolare di pochi millimetri (Fig. 27). Non è difficile comprendere la pericolosità del fenomeno UCC in relazione alla loro formazione in una zona estremamente critica del reattore (interfaccia tra materiale base e riporto di placcatura), laddove infatti, a seguito dell’esercizio dell’apparecchio, la concentrazione di idrogeno risulta essere massima (Fig. 1) nelle fasi di “shut-down”. Ne consegue la necessità di sviluppare opportune tecniche di controllo non distruttivo, finalizzate ad accertarne la presenza con un livello di affidabilità estremamente alto. A questo scopo, l’esame più efficace è decisamente il controllo ultrasonoro, la cui trattazione è rimandata per maggiori dettagli al punto 4. Figura 25 - Andamento qualitativo delle tensioni residue di un riporto ESSC nella direzione di saldatura di una sezione cilindrica. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 653 M. Mandina et al. - Processo di placcatura ad elettroscoria: applicazione e principali problematiche metallurgiche, ecc. 10÷15 mm ZTA Cricche sottoplaccato Figura 26 - Zona termicamente alterata di un acciaio SA336F22V riportato mediante procedimento ESSC con nastro da 90 mm Dimensione grano “1 ÷ 2” secondo ASTM E112 (ingrandimento 100X - attacco acido picral10). 4. Controllo con ultrasuoni della placcatura ad elettroscoria: procedure e criteri d’accettabilità applicabili Oltre a quanto già richiesto sui talloni di qualifica, il “weld overlay” è sottoposto a diversi controlli durante le fasi costruttive, alcuni dei quali vengono ripetuti anche dopo il trattamento termico finale e dopo la prova idraulica. I controlli sul “weld overlay” possono essere divisi in due gruppi, quelli superficiali e quelli volumetrici. Appartengono alla prima famiglia, il controllo con liquidi penetranti, il controllo visivo, la verifica della ferrite con strumento magnetico e la verifica dell’analisi chimica tramite strumento portatile ad emissione ottica o a raggi X/γ, mentre fanno parte del secondo gruppo i controlli ultrasonori e la verifica distruttiva del deposito, tramite asportazione di truciolo e successiva analisi chimica. Di seguito saranno approfondite alcune tematiche riguardanti il controllo ultrasonoro, sia quello tradizionale sia quello finalizzato alla ricerca di cricche da riscaldo sotto-placcato, la discontinuità sicuramente più complessa da rilevare per dimensione, posizione, orientamento e modalità di comparsa. I controlli ultrasonori tradizionali sul “weld overlay” prevedono l’impiego di sonde longitudinali a 0° con scansioni preferibilmente dalla superficie esterna, in quanto la superficie placcata nelle 654 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Direzione di saldatura Figura 27 - Modello schematico di cricche sotto-placcato da riscaldo - Localizzazione delle zone di sensibilità al fenomeno con tecnica monostrato e bistrato. condizioni di “come saldato” presenta una rugosità superficiale non sempre compatibile con un buon accoppiamento da parte delle sonde. La scansione normalmente riguarda l’intera superficie esterna, anche se in alcuni casi, come indicato dall’API 934 [16], sono richiesti solo controlli a campione lungo 4 strisce di larghezza circa 80 mm per l’intera lunghezza del reattore. Per la taratura del sistema, è possibile seguire due diverse soluzioni: la taratura con eco di fondo oppure l’impiego di fori a fondo piatto. Il primo metodo è quello più semplice ed utilizzato in quanto non richiede l’impiego di blocchi di taratura. Inoltre alcune norme di prodotto come l ’API 934, facendo riferimento all’ASME SA 578, lo richiedono esplicitamente. Per la taratura con i fori a fondo piatto sono invece necessari blocchi riferimento con fori praticati fino all’interfaccia tra materiale base e placcatura. Per le dimensioni del riflettore, si fa normalmente riferimento all’ASME V Articolo 4 Figura T-434.4.3 [15] che rappresenta un foro a fondo piatto di 10 mm di diametro. Le discontinuità rilevabili con questo controllo sono principalmente quelle orientate in modo parallelo alla superficie di scansione, come gli eventuali scollamenti della placcatura. La tecnica consente anche di individuare e riconoscere facilmente le inclusioni di scoria allungate, in corrispondenza delle sovrappo- sizioni tra nastrate, la discontinuità più comune nelle placcature a nastro. Prima di descrivere le modalità di controllo per la ricerca di cricche da riscaldo sotto-placcato è bene ricordare alcune delle tipicità di questa discontinuità che ci aiuteranno nella caratterizzazione dei segnali ultrasonori. Le cricche da riscaldo sotto-placcato si manifestano nel materiale basso legato ed hanno origine all’interfaccia con l’acciaio inossidabile. L’orientamento è trasversale alla direzione di saldatura e perpendicolare alla superficie saldata. Sebbene la causa di questo fenomeno sia da ricercarsi nella chimica del materiale base, i depositi a nastro e i multistrati, aumentando i valori delle tensioni residue, incrementano la probabilità che le cricche si manifestino. Come si evince dal nome stesso, le cricche da riscaldo si generano dopo il primo trattamento termico a temperature superiori a 500 °C, pertanto i controlli prima di qualsiasi trattamento risultano inefficaci. Nonostante ciò, durante i controlli ultrasonori tradizionali eseguiti prima del trattamento per la ricerca di altre discontinuità tipiche del processo di saldatura, come mancate aderenze o inclusioni di scoria, è consigliabile eseguire alcune scansioni nelle modalità che vedremo in seguito per valutare l’entità del rumore di fondo e fissare il cosiddetto punto “zero” del controllo che verrà eseguito successivamente. M. Mandina et al. - Processo di placcatura ad elettroscoria: applicazione e principali problematiche metallurgiche, ecc. Per tutte le superfici con “weld overlay” sottoposte a trattamento termico intermedio (ISR) è fortemente consigliato il controllo dopo ISR, ma prima del trattamento distensionale (PWHT); eventualmente è possibile ripetere il controllo, in a lc u n e d i q u est e a re e , a nc he dopo PWHT per scongiurare la possibilità che il trattamento distensionale a temperature leggermente superiori rispetto a q u e llo in te r m e di o possa ge ne ra re discontinuità che quest’ultimo non ha generato; va comunque sottolineato che una tale ipotesi è rigettata dalle principali teorie sul fenomeno delle cricche da riscaldo. Per le superfici che non subiscono alcun ISR prima del PWHT finale, il controllo dovrà necessariamente essere eseguito per la prima volta dopo PWHT. Per limitare i rischi connessi a tale sequenza, è preferibile impiegare, per queste superfici, tecniche di saldatura ritenute intrinsecamente sicure, anche se a basso rendimento. Considerati gli spessori in gioco, il controllo ultrasonoro risulta efficace solo se condotto dall’interno (superficie placcata) utilizzando sonde a doppio cristallo ed onde longitudinali, adatte ad ispezionare materiale austenitico. Il controllo non richiede una lavorazione di macchina del “weld overlay”, ma è necessaria una molatura per asportare le creste di saldatura e ottimizzare l’accoppiamento della sonda. Naturalmente anche il tallone di calibrazione, di cui si parlerà più avanti, dovrà avere una preparazione superficiale analoga. Poiché l’orientamento delle cricche è perpendicolare alla superficie di scansione, la rilevabilità risulta buona se l’angolo di emissione della sonda è almeno 70°. U n ’ a ltr a d iffi c ol t à de l c ont rol l o è causata dal rumore di fondo generato dall’acciaio austenitico, pertanto, oltre all’impiego di frequenze non superiori a 2 MHz, anche la focalizzazione della sonda all’interfaccia tra materiale base e “weld overlay” risulta fondamentale nell’ottimizzazione del controllo. Come riferimento per la calibrazione deve essere impiegato un campione saldato con il medesimo processo utilizzato in produzione, praticando un foro laterale di 1.5 mm di diametro all’interfaccia tra i due materiali, così come richiesto dal codice ASME sezione V A rticolo 4 (Fig. 28). La preparazione superficiale del tallone de ve es s ere analoga a quella della superficie c ontrollata. S i consiglia sempre di eseguire, sul tallone di calibrazione, le tarature nei due sensi e di verificare che la di fferenza tra i segnali ottenuti dal foro di riferim e nto s ia inferiore a 2 dB. Differenze superi ori pos s ono essere causate da un foro non regolare o dalla superficie di scansione non omogenea e pertanto richiedono un ulteriore condizionamento superficiale o l’esecuzione di un nuovo tallone. Dal momento che le cricche da riscaldo sono un difetto metallurgico dovuto prevalentemente al materiale base, è ragionevole eseguire un controllo a campione. Un valido criterio è quello di selezionare quattro strisce poste a 90° l’una dall’altra per ognuna delle parti principali saldate con “weld overlay” (virola, fondo e ripristino in corrispondenza delle saldature circolari). La larghezza di ogni fascia può essere compresa tra 200 e 500 mm circa. Inoltre, la scelta del campione dovrà garantire che tutti i processi di saldatura ut i lizzati per il riporto con “w eld overlay” (ESSC, SASC, SMAW) siano testati. Poiché le cricche da riscaldo sotto-placcato hanno orientamento trasversale, è preferibile eseguire in ogni fascia le scansioni nelle due direzioni, una in senso orario e l’altra in senso antiorario; tale pratica è fortemente consigliata sebbene i difetti non abbiano una inclinazione significativa rispetto alla superficie placcata e pertanto i risultati delle due scansioni non dovrebbero differire tra loro. La scansioni devono essere eseguite con velocità sensibilmente inferiore rispetto a quella che normalmente si segue per i Figura 28 - Tallone di calibrazione. controlli ultrasonori manuali (è preferibile non superare i 50 mm/s). Per ogni fascia, il controllo si esegue al 100% della superficie, con particolare riguardo alle zone di sovrapposizione tra nastrate dove le tensioni di ritiro risultano maggiori per l’effetto combinato dei due depositi adiacenti. Nella procedura di controllo si dovrà inoltre specificare che, qualora il controllo a campione rilevi difetti tipo cricche da riscaldo sotto-placcato, l’ispezione dovrà essere estesa al 100% del componente ispezionato. Durante la fase preliminare del controllo, è importante verificare l’entità del rumore di fondo generato dalla matrice austenitica. Il valore medio è determinato eseguendo scansioni in tutte le direzioni (trasversale, longitudinale e inclinata). Normalmente il valore del segnale risulta tra il 5 e il 15% del riferimento e di questa soglia si terrà conto quando dovremo definire il confine tra i segnali significativi, e quindi investigabili, e i segnali non rilevanti, e quindi trascurabili. Va inoltre chiarito un altro aspetto sulla finalità dell’ispezione. Il controllo ultras onoro per la ricerca d i c r i c c h e d a riscaldo sotto-placcato è un controllo qualitativo e non quantitativo. In altre parole lo scopo non è quello di rilevare tutte le cricche eventualmente presenti (questo tra l’altro non sarebbe possibile Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 655 M. Mandina et al. - Processo di placcatura ad elettroscoria: applicazione e principali problematiche metallurgiche, ecc. in quanto le dimensioni dei difetti sono variabili ad arrivano anche ad essere di pochi mm e quindi difficilmente rilevabili), ma di capire se il fenomeno è o non è presente. La parte più delicata e complessa del controllo è la caratterizzazione dei segnali. Come si è visto precedentemente, sono da prendere in considerazione solo i segnali che emergono chiaramente dal rumore di fondo: a questo scopo si può fissare una soglia di investigazione assoluta (per esempio 20-30% del riferimento) oppure una soglia relativa (specificando che solo i segnali con un rapporto rispetto al rumore di fondo superiore a 2:1 saranno analizzati). Secondariamente, poiché siamo interessati solo a indicazioni raggruppate (cluster), è necessario stabilire un criterio per la definizione di segnale isolato. Per esempio potremmo dire che non sono significativi segnali che distano più di 50 o 100 mm uno dall’altro. Infine, quando viene individuata una sequenza di segnali non isolati e superiori al livello di investigazione, bisogna stabilire un criterio per la definizione di segnale trasversale e planare. Per questa definizione ci possiamo avvalere del supporto della norma EN 1713 affermando che, se la differenza tra il segnale con scansione trasversale e il segnale con scansione longitudinale di uno stesso riflettore è maggiore di 9 dB, il riflettore è da considerarsi trasversale e planare. Tale definizione presuppone, ovviamente, che le due scansioni siano eseguite nelle medesime condizioni, cioè con la stessa sonda e con la stessa preparazione superficiale. L’applicazione di questo principio presenta due criticità: la prima è proprio la preparazione superficiale, trattandosi di nastrate o placcature a filo la condizione di uniformità si può realizzare solo molando a liscio la placcatura con il rischio di creare zone di sottospessore del “weld overlay”; la seconda è la presenza del rumore di fondo, per cui se il segnale in senso trasversale è appena al di sopra della soglia di investigazione, potremmo trovarci nelle condizioni di dover valutare, in senso longitudinale, un segnale che non può essere distinto dal rumore di fondo. Se le condizioni superficiali o l’intensità del segnale non consentono una sicura 656 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 caratterizzazione delle indicazioni, è necessario utilizzare altre sonde con angoli di incidenza e focalizzazioni diverse. In ultima istanza, se le tecniche non distruttive non sono sufficienti a scongiurare la presenza di cricche, è consigliabile rimuovere lo strato di “weld overlay” fino all’interfaccia con il materiale base ed eseguire un controllo superficiale, preferibilmente MT in corrente alternata con polveri fluorescenti in sospensione liquida. Con il controllo superficiale all’interfaccia con il materiale base, saremo in grado di capire se la sequenza di segnali individuati con gli ultrasuoni era causata da una serie di cricche o da altre discon- tinuità tipiche del processo ESSC o SASC, come inclusioni di scoria in corrispondenza della sovrapposizione tra passate adiacenti, dovute ad una non corretta eliminazione del l a sc o r i a durante la saldatura oppure ad un riporto eseguito su una superficie fuori bolla. 5. Conclusioni Nella costruzione di reattori (in acciaio al Cr-Mo modificato al vanadio), eserciti ad alta temperatura e ad alta pressione di idrogeno, è richiesta una placcatura interna in acciaio inossidabile austenitico (tipicamente del tipo AISI 347) Bibliografia [1] Smit K., Ivens P.F.: «Hydrogen in Thick-Walled, High-Temperature Hydrogen Reactors during Service and during Shutdown», WRC Bulletin 534. [2] Patel M., Madnani R.H. et al.: «Application of Electro-Slag Strip Cladding for Reactor in Hydrogen-based Refinery Service», 2009. [3] Dhooge A., Vinckier A.: «Reheat Cracking - a review of recent studies», Welding in the World, Vol. 24, No. 5/6, 1986. [4] Dhooge A., Vinckier A.: «Reheat Cracking - a review of recent studies (1984 - 1990)», Revue de la Soudure, 4, 1991. [5] Holy M., Cmakal J. et al. : «Underclad cracking in CrMoV and Cr NiMo(V) low alloy steels», Welding International, 1990, 4. 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Nel presente articolo è descritta l’applicazione del processo di placcatura ad elettroscoria a nastro (ESSC) per l’esecuzione di riporti interni e ripristini di placcatura (monostrato e doppio strato) sulle varie parti di composizione (virole, fondi e bocchelli) di reattori in 2¼Cr-1Mo-¼V. Nella prima parte dell’articolo è riportata una panoramica sugli aspetti metallurgici, sulle problematiche di criccabilità (da solidificazione e da idrogeno, da riscaldo sotto-placcato e da “Hydrogen Induced Disbonding”) e sulle tensioni residue di placcatura, connessi con il processo ESSC. Nella seconda parte dell’articolo è fornita ancora una panoramica sugli aspetti applicativi e operativi del proc e s s o ES S C , nonc hé sul c ont rol l o mediante ultrasuoni dei relativi riporti di placcatura, con particolare riferimento alla ricerca di difetti sotto-placcato. Marcello MANDINA, laureato in Ingegneria Meccanica presso l’Università di Genova nel 1994. Funzionario dell’Istituto Italiano della Saldatura dal 1995; attualmente è Responsabile del Settore CAL - Assistenza Tecnica Attrezzature e Impianti in Pressione dell’ IIS SERVICE. Svolge attività di ispezione ed assistenza tecnica nel campo delle strutture saldate, con particolare riferimento alla fabbricazione, controllo e riparazione di apparecchiature e sistemi in pressione. Marco MAGNASCO, laureato in Ingegneria Meccanica presso l’Università di Genova nel 2002, ha lavorato dal 2003 al 2006 per la Lincoln Electric di Genova come responsabile tecnico dei materiali d’apporto per saldatura. Dal 2007 è dipendente della GE Oil & Gas Nuovo Pignone - Massa dove ha ricoperto fino al 2009 il ruolo di ingegnere della saldatura all’interno della cella di fabbricazione “reattori”. Dal 2010 ad oggi gestisce, in qualità di responsabile tecnico, il gruppo di ingegneria della saldatura per GE Oil & Gas divisione “Turbomachinery” comprendente diversi prodotti tra cui principalmente reattori, scambiatori, compressori e turbine. Giovanni ZAPPAVIGNA, laureato in Fisica presso l’Università di Genova nel 1991, ha lavorato dal 1993 al 1998 per la CMC di Genova come Esperto Qualificato e Responsabile Garanzia di Qualità nei più importanti cantieri, sia in Italia che all’estero. Dal 1998 è dipendente della GE Oil & Gas Nuovo Pignone - Massa dove è stato responsabile del Controllo Qualità per le attività di Caldareria, all’interno dello stabilimento e presso i principali fornitori. Al momento ricopre il ruolo di III livello nei metodi UT, RT, MT, PT e VT e responsabile NDE per tutto il gruppo GE Oil & Gas. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 657 Il Dau: una unità di misura dell’efficienza di processo nel taglio, saldatura, microforatura e trattamenti termici superficiali a laser - 3ª Parte Efficienza di Processo G. Daurelio * Sommario / Summary Per la microforatura a laser non esiste al momento una unità di misura che quantifichi l’efficienza di questo processo, per qualsiasi tipo di laser, usato per la produzione di micro-fori (“ciechi”, “passanti”, “diritti” o “inclinati”) e per qualunque materiale utilizzato. I parametri soliti, misurati in ambito della microforatura a laser, sono Altezza del micro-foro, Diametro del micro-foro (in ingresso e uscita), Aspetto di Forma (Rapporto di Forma) - (altezza / diametro), Diametro medio in ingresso e uscita, Cilindricità (diametro medio di ingresso / diametro medio di uscita), Ellitticità del diametro (in ingresso o uscita). Detti parametri forniscono molte informazioni per quanto riguarda la forma e la geometria dei micro-fori, ottenuti rispetto a quanto richiesto. In questo lavoro sperimentale, alcuni nuovi parametri quantitativi sono stati studiati e sperimentati per individuare, valutare e caratterizzare tutti i test di microforatura. Così, una unità di Efficienza di Processo per la microforatura a laser, prima il Daud (1 Daud E = μm/mJ poi 1 Daud V = μm 3/mJ ), fu individuata e proposta per detto processo. In questo lavoro, per esempio, sono riportati e valutati alcuni risultati ottenuti su molti diversi metalli, leghe e acciai, utilizzando un laser a Nd-YAG. È stato scelto ed adottato un processo (laser percussion drilling) di microforatura a percussione, che è stato impiegato su: alluminio e sue leghe, rame e sue leghe, leghe di titanio, acciaio al carbonio, acciaio al silicio, acciaio zincato, acciaio inossidabile, acciaio stagnato (banda stagnata), laminetta di tungsteno e carburo di silicio sinterizzato (SiC). Gli spessori sperimentati per il rame e le sue leghe vanno dai 50 ai 500 μm mentre per l’alluminio e le sue leghe dai 70 ai 1000 μm. Infine, a proposito dell’efficienza, è stata definitivamente discussa e proposta, come unità di misura, il Dau (mm3/kJ), dimostrando che la stessa unità può essere validamente applicata per tutti i processi a laser, quali la saldatura, la microforatura (o foratura), il taglio e tutti i trattamenti termici superficiali. * For L. B. D. - Laser Beam Drilling (or Micro-Drilling) does not exist some measurement unit that carries out the efficiency of this process. All this for any type of laser used to produce micro-holes (“blind drills”, “passing holes” as well “straight and tilted holes”). The usual parameters, measured on the micro-drill, such as Drill Height, Drill Diameter (on input and output), Aspect Ratio (height / diameter), Average Input and Output Diameters, Cylindrical Shape (Average Input Diameter / Average Output Diameter), Ellipticity (on the input or output) furnish many information regarding the correct shape and geometry of the micro-drill obtained compared to one requested. In this experimental work and paper, some new quantitative parameters have been carried out to detect, evaluate as well as characterize the micro-drilling tests. So, a Laser Beam Drilling Efficiency Unit, the Daud (1 DaudE = μm/mJ before and 1 DaudV = μm 3/mJ after) were furnished as a quantitative parameter for the micro-drilling process. In this paper, for example, some results obtained on some different metals, alloys and steels by using a Nd-YAG Laser are considered and evaluated. A laser percussion micro-drilling process have been tested on aluminium and its alloys and on Cu and its alloys. The thicknesses tested for Al alloys ranging from 70 to 1000 μm and from 50 to 500 μm for Cu and its alloys. Different Ti alloys, carbon steel, silicon steel, tinned steel, galvanized Zn steel, stainless steels, tungsten sheet and sinterized SiC were also tested. At the end, regarding the process efficiency, the use of the Dau, as an unique measurement unit (in mm 3 /kJ), for the welding, drilling, cutting as well as surface treatments by laser has been discussed and proposed. Keywords: Aluminium; aluminium alloys; CO 2 lasers; drilling; efficiency; laser cutting; laser welding; nonferrous metals; process procedures; steels; titanium; titanium alloys; units of measurement; YAG lasers. Dipartimento di Fisica - Università e Politecnico di Bari. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 659 G. Daurelio - Il Dau: una unità di misura dell’efficienza di processo nel taglio, saldatura, microforatura e trattamenti termici, ecc. N.d.R. - La prima e la seconda parte del presente articolo sono state pubblicate rispettivamente sui numeri 2/2011 e 3/2011. Introduzione Questo lavoro sulla Unità di Misura, il Dau, è stato suddiviso e pubblicato in 3 parti, di cui: • la 1^ inerente la saldatura a laser; • la 2^ pertinente la microforatura a laser e le applicazioni industriali; • la 3^, quella conclusiva, che tratta e discute sull’efficienza di processo; quindi l’applicazione corretta e possibile della Unità di Misura Dau sia per il processo di saldatura che per quello di microforatura. Inizialmente il Dau, molti anni fa, fu pensato e applicato solo al processo di saldatura, dapprima nell’ambito del DA.LU. Model, come parametro WE ( We ld in g Eff ic i e nc y) i n m m 3 / kJ, poi definitivamente acclarato come 1 Dau = mm3/kJ, nel Settembre 2004. Si vedrà, nel seguito, che lo stesso concetto è stato applicato per l’efficienza del processo di microforatura, dapprima con una unità 1 DaudE = μm/mJ, poi con una unità 1 DaudV = μm 3/mJ, per giungere alla definitiva decisione che si trattava di diversificare le dovute grandezze fisiche coinvolte ma con l’applicazione d e lla s te s s a u ni t à di m i sura , i l 1 Dau = mm3/kJ. Infine, studiando al meglio detta problematica, si è giunti alla conclusione che la stessa unità Dau potesse essere una unica unità di misura della efficienza di processo, non solo per i 2 processi, di cui sopra, ma addirittura anche per i processi di taglio e tutti quelli di trattamento termico superficiale (indurimento, alligazione, riporto, rinvenimento, rifusione, tempra), pur con diverse grandezze fisiche, definite processo per processo. Microforatura: risultati, discussione ed efficienza Nella 2^ parte del lavoro, tutti i materiali, da sottoporre a sperimentazione di microforatura a laser, sono stati preventivamente assoggettati a misure di A% 660 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 (assorbimento percentuale) della radiazione laser, nel range di λ da 300 a 1200 nm. In particolare le indagini più esaustive sono state condotte a1064 532 e 355 nm, corrispondenti ad un laser Nd-YAG, come 1^, 2^ e 3^ armonica. In tal modo ogni materiale ha ottenuto una certa ed univoca Carta di Identità circa la sua A% versus i diversi tipi di sorgenti laser e le relative λ, quindi si possono trarre delle esatte, anche se non completamente esaustive, valutazioni in merito alla tipologia di laser per un certo materiale e per un certo processo a laser. In questa 3^ parte, di seguito, si riportano e commentano i risultati ottenuti in merito alla microforatura di tutti questi materiali. Tutte le prove sperimentali sono state effettuate con la tecnica di foratura laser a percussione. Un raggio laser, una luce verde, seconda armonica di una sorgente Nd-YAG, è stata concentrata sulla superficie da microforare. Secondo lo spessore della lamiera e la profondità di penetrazione (PD) da raggiungere per il foro è s tato impiegato un s ingolo impulso o 2 Hz o 10 Hz come frequenza di ripetizione, durante un tempo di interazione prefissato, tra il fascio laser materiale. In seguito i test sono stati assoggettati ad esame visivo con un microscopio stereo o metallografico, i nt e rc onnes s i, via s oftw are, ad un si st e ma di vis ione di immagini, di misura e acquisizione (tipo LIM-Lucia), prodotto da Nikon. L’obiettivo primo della ricerca era quello di produrre micro-fori ciechi, passanti, diritti e inclinati, nel range da 500 a 25 micron di diametro, giocando sulla posizione relativa del fascio laser focalizzato, il suo diametro e la profondità di fuoco di una lente convergente, planoconvessa, con 60 mm di lunghezza focale. Nessun problema è stato riscontrato per la produzione di tutti i tipi di microforature richiesti, anche se molti test sono stati effettuati senza ottenere micro-fori di uscita, di diametro inferiore a 100 μm. Per ottenere micro-fori nel range da 100 μm a 25 micron, era necessario utilizzare: • un fascio laser a struttura modale di tipo TEM 00 • una laminetta a ¼ λ • un Beam Expander Galileano, con un rapporto variabile • una lente a doppietto, di cui una tipo Flint e l’altra di tipo Crown, in modo da ridurre l’aberrazione sferica e coma. In questo lavoro sperimentale, l’adozione del sopra citato set-up sperimentale non era pos s ibile. P er q u a n t o riguarda la geometria e la forma (circolare o ellittica) del foro, un peso particolare assume la forma del fascio laser, in entrata sulla lente di messa a fuoco, che poi deve produrre la forma dello spot laser focalizzato. La forma del microforo ottenuto è la “immagine speculare” dello spot focale. Quando lo spessore da microforare è molto sottile (inferiore a 100 μm), è necessaria una certa rigidità del componente o la lamina da microforare; infatti, se ciò non avviene, è possibile e molto più probabile ottenere una forma del foro, non circolare, ma a forma di “otto”, prodotto in orizzontale o in verticale (8 o ∞) rispetto alla direzione del fascio laser. Ciò è dovuto alla vibrazione del pezzo da lavorare durante il processo di microforatura, sottoposta ad un treno di impulsi laser ad una certa frequenza. Tutte le prove sono state effettuate applicando i seguenti parametri di lavoro per le due frequenze di ripetizione (2 o 10 Hz): • λ 2 532 nm - Ø spot focale ≈ 40 ÷ 60 micron - E = 150 mJ / i m p u l so durata impulso 11 ns - Pp (Potenza di picco) = 13.6 MW - De (densità di energia) = 11.5 ÷ 5.4 kJ/mm 2 - Pm (Potenza media) 300 mW per 2 Hz e 1500 mW per 10 Hz - Dp (densità di potenza) 23 ÷ 10 KW/mm 2 per Pm 300 mW e 115 ÷ 53 KW/mm 2 per 1500 mW Pm. I metalli e leghe diverse, sperimentati, hanno avuto un comportamento diverso durante il processo di foratura laser a percussione. In particolare si possono riassumere le seguenti considerazioni. Rame e sue leghe Il rame è molto difficile da lavorare con sorgenti laser in quanto la sua riflettività è molto elevata, circa il 98 - 99% a λ 10.6 micron, tanto da essere stato considerato, per moltissimi anni, un materiale “difficile se non impossibile” da lavorare a laser. La riflettività si riduce allorquando si usano le λ 1.06 μm e 532 nm; l’ultima è la migliore per il trattamento a laser di G. Daurelio - Il Dau: una unità di misura dell’efficienza di processo nel taglio, saldatura, microforatura e trattamenti termici, ecc. TABELLA I - Alcuni esempi di microforature passanti, con relativi parametri di lavoro. Material Cu - DHP Cu Sn7 OT 67 Hole Interaction Type Thickness Frequence Time Passing P (µm) (Hz) (s) Blind B 500 280 50 OT 67 100 Al 99 70 Al 99 Al 99 Al black anodized Al 99 240 800 800 1000 Pulse N. P.D. (µm) P.D. / Pulse N. x Pulse N. 150 mJ / P.D. / x 150 mJ P.D. Pulse N. (µm/1pulse) * (mJ / 1µm) (µm/1 mJ) Average Φ Input (µm) Average Φ Output (µm) Cylindrical A.R. A.R. Input Average Φ Output P.D. / Input / P.D. / Average Φ Average Φ Average Φ Input Output Output 10 P 8 80 500 6.3 24.0 0.042 284 129 1.76 3.9 2.20 10 P 10 100 500 5.0 30.0 0.033 268 128 1.87 3.9 2.09 10 P 10 100 280 2.8 53.6 0.019 271 68 1.0 2 P 70 140 280 2.0 75.0 0.013 278 116 1.0 2.4 2.4 10 P 5 50 50 1.0 150.0 0.007 182 101 0.3 0.5 1.8 2 P 3 6 50 8.3 18.0 0.056 102 73 0.5 0.7 1.4 10 P 15 150 100 0.7 225.0 0.004 215 104 0.5 1.0 2.1 2 B 20 40 68 1.7 88.2 0.011 188 10 P 2 20 70 3.5 42.9 0.023 183 103 0.4 0.7 1.8 2 P 20 40 70 1.8 85.7 0.012 127 93 0.6 0.8 1.4 10 P 20 200 240 1.2 125.0 0.008 303 160 0.8 1.5 1.9 2 P 80 160 240 1.5 100.0 0.010 247 130 1.0 1.8 1.9 10 P 8 80 800 10.0 15.0 0.067 287 76 2.8 10.6 3.8 2 P 40 80 800 10.0 15.0 0.067 270 97 3.0 8.2 2.8 10 P 7 70 800 11.4 13.1 0.076 288 94 2.8 8.5 3.1 2 P 40 80 800 10.0 15.0 0.067 247 156 3.2 5.1 1.6 10 P 14 140 1000 7.1 21.0 0.048 292 97 3.6 10.3 3.0 2 P 60 120 1000 8.3 18.0 0.056 292 115 3.6 8.7 2.5 0.4 * Questi valori sono riferiti ad impulsi da 150 mJ ciascuno. q u e s to me ta ll o e l e ghe . In e ffe t t i , vedendo i dati riportati nelle Tabelle I, II e III, assieme alle Figure 1, 2 e 3, è chiaro che: • il miglior risultato è stato ottenuto utilizzando le lastre di Cu-DHP; • alcuni buoni risultati sono stati notati sul bronzo (CuSn7), anche se all’aumentare del tenore di Sn (in questo caso solo il 7%) sicuramente ciò condurrebbe ad una diminuzione delle altezze dei micro-fori ottenibili, a meno che non si attui un contemporaneo aumento della frequenza di ripetizione; • l’ottone OT 67 detiene il 3° posto nel confronto tra rame - bronzo e ottone. Comportamento questo dovuto al contenuto di Zn, il 33%, che evidente me n te “ n on t ol l e ra m ol t o” l a λ 532 nm a confronto del tenore di Sn, precedentemente citato. Alluminio e sue leghe L’alluminio e le sue leghe meritano il primo posto nel confronto con il rame e le sue leghe. Dalle Tabelle I, II e III e dalle Figure 1, 2 e 3 è possibile notare che un laminato, da 1000 μm di spessore, può essere facilmente microforato. È necessario sottolineare che, per l’Al e sue leghe, la quantità di energia, neces- saria per la perforazione di 1 μm di spessore, è inferiore alla quantità di energia impiegata per la perforazione sempre di 1 μm di rame e sue leghe. È evidente che il rendimento del processo di foratura, a λ 532 nm, è maggiore sull’Al e leghe rispetto all’analogo sul rame e leghe. Tutto questo ha bisogno di alcune osservazioni. Dalle tabelle, relative ai valori di A%, riportate nella 2^ parte del lavoro, è facile notare che i valori di A% a 532 nm di tutte le leghe di Al sono nel range 48% minimo e 65% massimo. Questi valori sono paragonabili a quelli ottenuti su ottone e bronzo, con il 59% e 66% rispettivamente. Il rame mostra un maggior valore di A%, circa l’86%. Nonostante ciò, le leghe di Al hanno fornito più alti valori di efficienza di processo a laser, vedi Tabelle II e III. I valori di DaudE (in μm/mJ) sono molto elevati. L’efficienza è la più alta, anche se dette leghe di Al hanno valori inferiori di A% rispetto al Cu, ottone e bronzo. Una possibile spiegazione potrebbe essere il punto (o range) di fusione più basso dell’Al e sue leghe rispetto al rame e sue leghe. Titanio e sue leghe Da lle medes ime tabelle, riportate sempre nella 2^ parte, in merito ai valori di A%, è chiaro che l’A% di queste due leghe di titanio è molto basso. A λ 1064 nm, A% è circa il 53% mentre è il 36% a λ 532 nm, a cui si è svolta la microforatura. Ciò è pienamente confermato dai valori bassi di efficienza, in termini di unità di DaudE (5 e 12 DaudE). Ciò conferma che detta λ 532 nm non risulta indicata per microforare Ti e sue leghe. Tutti gli altri materiali Per i diversi acciai al carbonio, acciai inox, laminetta di tungsteno, ecc., dalle Tabelle II e III è possibile notare che i valori Daud sono molto bassi. Per questi materiali la λ 532 nm non è accettabile (non è quella più indicata per ottenere alti valori di efficienza) per il processo di microforatura anche se è possibile microforarli. Efficienza di Processo e Unità di Misura Dau nella microforatura a laser Tutto quanto sopra deve tuttavia essere meglio approfondito dalla analisi e lettura critica delle Tabelle I, II e III. Qui sono stati anche calcolati e riportati, oltre i classici parametri Diametro, Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 661 G. Daurelio - Il Dau: una unità di misura dell’efficienza di processo nel taglio, saldatura, microforatura e trattamenti termici, ecc. TABELLA II - Parametri e valori ottimali per alcuni esempi di microforature cieche. Material Cu - DHP Cu - DHP Polished Copper Oxidized Copper Cu Sn7 - Bronze OT 67 - Brass Thickness Frequence Blind (µm) (Hz) Hole B 180 500 500 500 280 50 Passing Hole P Interaction Time (s) Pulse Number P.D. (µm) P.D. / Pulse N. (µm/1 pulso)* Pulse N. x 150mJ / P.D. (mJ/1 µm) P.D. / Pulse N.x 150mJ (µm/1 mJ) Daud Unit (1 Daud = µm/mJ) * 10-3 10 B 1 10 90 9.0 16.7 0.060 60 2 B 1 2 36 18.0 8.3 0.120 120 10 B 7 70 494 7.1 21.3 0.047 47 2 B 4 8 62 7.8 19.4 0.052 52 10 B 1 10 110 11.0 13.6 0.073 73 2 B 5 10 93 9.3 16.1 0.062 62 10 B 1 10 90 9.0 16.7 0.060 60 2 B 5 10 81 8.1 18.5 0.054 54 10 B 1 10 73 7.3 20.5 0.049 49 2 B 1 2 13 6.5 23.1 0.043 43 10 B 1 10 38 3.8 39.5 0.025 25 2 B 2 4 50 12.5 12.0 0.083 83 B 1 10 40 4.0 37.5 0.027 27 5 10 70 7.0 21.4 0.047 47 25 P OT 67 - Brass 100 10 Al 99 70 2 Al 99 240 10 B 1 10 38 3.8 39.5 0.025 2 B 1 2 18 9.0 16.7 0.060 60 B 6 12 497 41.4 3.6 0.276 276 P Al 99 500 2 Al 99 800 10 B 1 10 247 24.7 6.1 0.165 165 2 B 2 4 100 25.0 6.0 0.167 167 10 B 1 10 260 26.0 5.8 0.173 173 2 B 1 2 50 25.0 6.0 0.167 167 10 B 1 10 175 17.5 8.6 0.117 117 2 B 4 8 155 19.4 7.7 0.129 129 10 B 3 30 485 16.2 9.3 0.108 108 2 B 1 2 16 8.0 18.8 0.053 53 Black Anodized Al Al 99 AA 2024 800 1000 800 AA 5083 1000 10 B 1 10 280 28.0 5.4 0.187 187 AA 5754 1000 10 B 1 10 170 17.0 8.8 0.113 113 AA 6082 1000 10 B 1 10 160 16.0 9.4 0.107 107 AA 8090 800 10 6 60 800 13.3 11.3 0.089 89 1 2 35 17.5 8.6 0.117 117 2 P B * Questi valori sono riferiti ad impulsi da150 mJ ciascuno. Profondità e Rapporto A.R. - Aspect Ratio o A.F. - Aspetto di Forma (come rapporto tra le altezze e i diametri ottenuti, foro per foro), dei nuovi parametri quali: • P.D. / Pulse N. - Profondità di Penetr a z io n e / N . di Im pul si (i n μm / impulso) • Pu ls e N . x 1 5 0 m J / P.D. - N. di Impulsi x 150 mJ / Profondità di Penetrazione (in mJ/μm) • P.D. / Pulse N. x 150 mJ - Profondità di Penetrazione / N. di Impulsi x 150 mJ (in μm/mJ) dove P.D. è la profondità di penetrazione per i fori ciechi e l’altezza di foratura per i fori passanti. Qu e s ti n u o v i p ara m e t ri , i nsi e m e all’unità DaudE, danno nuovi contributi scientifici nella comprensione del processo di microforatura dei materiali. 662 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Detta unità fu sottoposta all’attenzione di Laseristi e Ricercatori in ambito internazionale alla Conferenza Internazionale LIM 2009 - Laser in Manufacturing (a Monaco di Baviera) - Figura 4 e, già da allora, l’Autore, discutendone con altri Colleghi, pervenne alla conclusione che detta unità DaudE, pur se significativa al momento, in assenza di altre unità, presentava alcuni limiti, non trascurabili, in quanto aveva 2 difetti ed incongruenze: 1- Valida sempre nell’ambito di tutta una sperimentazione (vedi Tabelle I, II e III), purché tutte le condizioni al contorno non siano variate. Quindi tutto vero nelle Tabelle I, II e III, il confronto tra i vari materiali è OK ma i valori non possono essere assunti in valore assoluto, in quanto non legati, in modo parametrico, alle dimensioni del diametro dello s po t f o c a l e e densità di energia (Fluenza). 2- Detta unità DaudE (in μm/mJ) prende in esame solo la profondità del foro (sia esso cieco che passante) ma non tiene in conto il diametro del microforo ottenuto. Quindi, ad esempio, due fori con stessa altezza ma diametri uno il doppio o triplo dell’altro, eseguiti a medesima energia, possono assumere valori uguali di DaudE. Fu così pensato di introdurre il concetto di Volume fuso in μm 3 , derivante dal prodotto del diametro del foro per l’altezza di microforatura (volume di un cono). Quindi si provò ad utilizzare una nuova unità di misura per la microforatura: il DaudV (μm 3/mJ) - Figura 5, presentata, anch’essa, in ambito internazionale a Sofia (Bulgaria) nel Settembre 2010. G. Daurelio - Il Dau: una unità di misura dell’efficienza di processo nel taglio, saldatura, microforatura e trattamenti termici, ecc. Cu-DHP (180μm) 200x40 pulses 10Hz IN CuSn7 (280μm) 140 pulses 100x 2Hz IN OT67 (50μm) 60 pulses 100x 10Hz IN Cu-DHP 200x40 pulses 10Hz ø 180μm OUT CuSn7 (280μm) 140 pulses 200x 2Hz OUT OT67 (50μm) 60 pulses 200x 10Hz OUT Figura 1 - Esempi di microforature su laminati di rame (Cu-DHP), bronzo (CuSn7) e ottone (OT67). Al 99 (70μm) 40 pulses 10 Hz 100x IN Al 99 (500μm) 50 pulses 10Hz 100x IN AA 8090 (800μm) 100 pulses 10Hz 100x IN Al 99 (70μm) 40 pulses 10Hz 200x OUT Al 99 (500μm) 50 pulses 10Hz 200x OUT AA 8090 (800μm) 100 pulses 10Hz 200x OUT Figura 2 - Esempi di microforature su laminati di alluminio (Al 99) e una sua lega (AA 8090). Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 663 G. Daurelio - Il Dau: una unità di misura dell’efficienza di processo nel taglio, saldatura, microforatura e trattamenti termici, ecc. TABELLA III - Parametri e valori ottimali per alcuni esempi di microforature cieche, a riguardo di tutti i materiali sperimentati. Material Thickness Frequence Copper 180 µm Cu - DHP Polished Copper Oxidized Copper Cu Sn7 - Bronze OT 67 - Brass Blind Hole Passing Hole Interaction Time (s) Pulse Quantity Number P.D. (µm) P.D. / Pulse N. (µm/pulso) Pulse N. x 150 mJ / P.D. (mJ/1µm) P.D. / Pulse N. x 150 mJ (µm/mJ) Daud Unit (1 Daud = µm/mJ) * 10-3 10 Hz ok 1 10 90 9.0 16.7 0.060 60 2 Hz ok 1 2 36 18.0 8.3 0.120 120 10 Hz ok 7 70 494 7.1 21.3 0.047 47 2 Hz ok 4 8 62 7.8 19.4 0.052 52 10 Hz ok 1 10 110 11.0 13.6 0.073 73 2 Hz ok 5 10 93 9.3 16.1 0.062 62 10 Hz ok 1 10 90 9.0 16.7 0.060 60 2 Hz ok 5 10 81 8.1 18.5 0.054 54 10 Hz ok 1 10 73 7.3 20.5 0.049 49 2 Hz ok 1 2 13 6.5 23.1 0.043 43 100 µm 10 Hz ok 1 10 40 4.0 37.5 0.027 27 50 µm 10 Hz ok 1 10 38 3.8 39.5 0.025 25 2 Hz ok 2 4 45 11.3 13.3 0.075 75 500 µm 500 µm 500 µm 280 µm ok Ti 6242 100 µm 2 Hz ok 10 20 16 0.8 187.5 0.005 5 Ti β21 100 µm 2 Hz ok 10 20 35 1.8 85.7 0.012 12 150 µm 10 Hz ok 15 150 140 0.9 160.7 0.006 6 2 Hz ok 1 2 8 4.0 37.5 0.027 27 10 Hz ok 1 10 15 1.5 100.0 0.010 10 2 Hz " 1 2 20 10.0 15.0 0.067 67 10 Hz ok 1 10 26 2.6 57.7 0.017 17 2 Hz ok 10 20 18 0.9 166.7 0.006 6 200 µm 10 Hz ok 1 10 25 2.5 60.0 0.017 17 Silicon Steel 500 µm 10 Hz ok Al 99 70 µm 2 Hz Al 99 240 µm 10 Hz 2 Hz Tinned Steel Galvanized Zn Steel Fe360 Carbon Steel 500 µm 100 µm 1 10 41 4.1 36.6 0.027 27 5 10 70 7.0 21.4 0.047 47 ok 1 10 38 3.8 39.5 0.025 25 ok 1 2 18 9.0 16.7 0.060 60 ok Al 99 500 µm 2 Hz ok 6 12 497 41.4 3.6 0.276 276 Al 99 800 µm 10 Hz ok 1 10 247 24.7 6.1 0.165 165 2 Hz ok 2 4 100 25.0 6.0 0.167 167 10 Hz ok 1 10 260 26.0 5.8 0.173 173 2 Hz " 1 2 50 25.0 6.0 0.167 167 10 Hz 1 10 175 17.5 8.6 0.117 117 2 Hz 4 8 155 19.4 7.7 0.129 129 108 Black Anodized Al Al 99 AA 2024 800 µm 1000 µm 800 µm 10 Hz ok 3 30 485 16.2 9.3 0.108 2 Hz ok 1 2 16 8.0 18.8 0.053 53 AA 5083 1000 µm 10 Hz ok 1 10 280 28.0 5.4 0.187 187 AA 5754 1000 µm 10 Hz ok 1 10 170 17.0 8.8 0.113 113 AA 6082 1000 µm 10 Hz ok 1 10 160 16.0 9.4 0.107 107 AA 8090 640 µm 10 Hz 6 60 800 13.3 11.3 0.089 89 35 17.5 8.6 0.117 117 AISI 304 Austenitic Stainless Steel AISI 430 Ferritic Stainless Steel Tungsten ok 2 Hz ok 1 2 400 µm 10 Hz ok 1 10 30 3.0 50.0 0.020 20 500 µm 10 Hz ok 5 50 100 2.0 75.0 0.013 13 150 µm 10 Hz ok 1 10 22 2.2 68.2 0.015 15 2 Hz ok 1 2 10 5.0 30.0 ----- ----- 40 µm 2 Hz ok 3 6 40 6.7 22.5 0.044 44 40 µm 2 Hz ok 20 40 40 1.0 150.0 0.007 7 * Questi valori sono riferiti ad impulsi da 150 mJ ciascuno. Quest’ultima però era, per ammissione dello stesso Autore e Promotore, ancora sotto esame per i prossimi mesi a venire. Così è stato. 664 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Nel seguito viene spesa qualche parola a proposito del Volume fuso e della Efficienza, come sopra accennati. Per il Volume: • In genere si vorrebbero geometrie del foro di tipo cilindrico o pressoché cilindrico, cioè con diametro di G. Daurelio - Il Dau: una unità di misura dell’efficienza di processo nel taglio, saldatura, microforatura e trattamenti termici, ecc. - V = π r2 x h per il cilindro - V = (π r2 x h) / 3 per il cono - V = π h (r2 + r’2 + rr’) / 3 per il tronco di cono Volume Cilindro • V = π r2 h = π Ø2 h / 4 dove Ø (diametro foro) e h (profondità foro) Volume cono Il volume V di un cono di altezza h e di base di raggio r è 1/3 del volume del cilindro che ha le stesse dimensioni. Quindi: • V = (π r2 h) / 3 = (π Øin2 h / 4) / 3 dove Øin è il diametro foro all’ingresso Figura 3 - Microforatura a percussione (Percussion Drilling) su laminato di Al99 (AA 1090), 1 mm di spessore. Diametro foro di ingresso 312 μm, sopra - Diametro foro di uscita 200 μm, sotto. ingresso e uscita (o del fondo, per fori ciechi) di uguale valore. Ciò è molto raro ottenerlo. Non lo si ottiene facilmente con tutte le diverse tecniche di microforatura a laser, discusse nella 2^ parte del lavoro. Anche con l’utilizzo, per esempio, della tecnica di Optical Trepannig (o Annular Trepanning), non è molto facile ottenere detta geometria cilindrica. Con l’uso invece della tecnica Percussion Drilling (a treno di impulsi o a singolo impulso, quest’ultimo adottato per tutte le serie e fasi della sperimentazione), l’ottenimento della geometria cilindrica è totalmente impossibile per i fori passanti, figurarsi per quelli ciechi. Difatti in tutta la sperimentazione sono state ottenute geometrie troncoconiche ma, in virtù del fatto che il diametro del fondo foro (diametro più piccolo di un tronco di cono) è sempre risultato di dimensione di ≈ 10 ÷ 15 μm, a confronto dei diamet ri del foro di ingres s o da 200 a 600 μm, è apparso utile calcolare i valori dei Volumi fusi, assimilando dette geometrie a quella conica. Ciò risulta evidente da un ripasso di semplici formule di geometria, come riportato: Tronco di cono • V = π h (r2 + r’2 + rr’) / 3 = π h (Øin2 + Øout2 + Øin Øout) / 12 dove Øin è il diametro foro all’ingresso e Øout è il diametro foro all’uscita. Quindi l’errore che si commette è veramente infinitesimale. Per l’Efficienza (di Processo o di Prodotto): • Al momento l’unica unità di misura, riportata in letteratura, è espressa in mm 3/min, come Ablation Rate, cioè quanto materiale fuso (volume) è stato prodotto nell’unità di tempo, in un minuto primo. Ciò non può essere assolutamente considerato una unità di misura della Efficienza. Perciò è stata adottata la unità Dau (in mm3/kJ) che mette in relazione il volume fuso con l’unità di Energia (kJ). L. B. D. L. B. D. E. Laser Beam Drilling Efficiency Unit: 1 DaudV = µ m / mJ Figura 4 - Presentazione, in una prestigiosa Conferenza Internazionale, dell’unità DaudE. Figura 5 - Presentazione, in una prestigiosa Conferenza Internazionale, dell’unità DaudV. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 665 G. Daurelio - Il Dau: una unità di misura dell’efficienza di processo nel taglio, saldatura, microforatura e trattamenti termici, ecc. TABELLA IV - Valori di efficienza, per il processo di microforatura, calcolati in unità DaudE, in DaudV e Dau per alcuni materiali sperimentati, con Laser Nd-YAG, λ 532 nm (2^ armonica). Materiale Cu - DHP Cu Sn7 OT 70 OT 70 Spessore (µm) 500 280 50 100 Al 99 70 Al 99 240 Al 99 Al black anodized Al 99 800 800 1000 Frequenza (Hz) Tipo Foro Passante P Cieco C 10 P 8 80 10 P 10 100 10 P 10 2 P 10 Diametro medio Φ Input (µm) Diametro medio Φ Output (µm) 500 284 500 268 100 280 70 140 P 5 2 P 10 P.D. (h) Daud E Daud V Dau (µm ) µm/mJ 3 µm / mJ mm3/kJ 129 17522901 0.042 1460.24 1.46 128 16028653 0.033 1068.58 1.07 271 68 7069720.5 0.019 471.31 0.47 280 278 116 9010920.8 0.013 429.09 0.43 50 50 182 101 807333.25 0.007 107.64 0.11 3 6 50 102 73 303258.58 0.056 336.95 0.34 P 15 150 100 215 104 2077659.5 0.004 92.34 0.09 Tempo di Interazione (s) N. di Impulsi (µm) Volume fuso 3 2 C 20 40 68 188 0 628887.57 0.011 104.81 0.10 10 P 2 20 70 183 103 1152979.2 0.023 384.33 0.38 2 P 20 40 70 127 93 670188.52 0.012 111.70 0.11 10 P 20 200 240 303 160 10417829 0.008 347.26 0.35 2 P 80 160 240 247 130 6909193.2 0.010 287.88 0.29 10 P 8 80 800 287 76 23017665 0.067 1918.14 1.92 2 P 40 80 800 270 97 22712457 0.067 1892.70 1.89 10 P 7 70 800 288 94 24879685 0.076 2369.49 2.37 2 P 40 80 800 247 156 25931585 0.067 2160.97 2.16 10 P 14 140 1000 292 97 32184215 0.048 1532.58 1.53 2 P 60 120 1000 292 115 34558055 0.056 1919.89 1.92 P oiché il volume fuso tiene conto del diametro foro, della sua altezza, parametri questi ultimi fortemente legati a tutti gli altri parametri laser e termo-fisici (caratteristici di ogni diverso materiale), ecco che questa unità di misura appare essere più idonea allo scopo. • Generalmente i valori di efficienza, in Dau, appaiono essere più alti per i micro-fori ciechi rispetto ai corrispondenti micro-fori passanti. Ciò è probabilmente dovuto alle riflessioni multiple, interne, del fascio laser sulle pareti inclinate del micro-foro, incrementando così la h e quindi l’efficienza finale del processo. Naturalmente ciò è funzione anche dello spessore del materiale da essere microforato (o altezza del foro cieco). • L’efficienza è anche una funzione sia dei parametri laser impostati che dei parametri termo-fisici di ciascun materiale, ivi compresi lo spessore, la densità, il punto (o range) di fusione, ecc., ecc. È un valido parametro che indica se tutta l’energia laser è stata spesa per il micro-foro in modo ottimale o no, a parità di diametri e altezze, ottenuti sui micro-fori; quindi quanto più alto è il valore in Dau, tanto più alta è stata l’Efficienza di Processo. 666 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 • Al cune interes s anti differenze possono essere notate esaminando i dati, riportati nelle Tabelle I, II, III e IV, a riguardo della microforatura eseguita con le due frequenze 2 e 10 Hz. In molti casi alla frequenza più bassa si ottengono delle h di profondità che sono uguali, simili o addirittura maggiori delle rispettive h, ottenute a 10 Hz. Anche se ulteriori ricerche sarebbero da espletare, in prima analisi si può affermare che, in regime di Percussion Drilling (microforatura a percus s ione), i primi impulsi laser sono più efficienti (scavano di più) mentre quelli successivi producono, a parità di energia per impulso, meno μm di profondità. Ciò potrebbe essere imputato ad un fenomeno di schermo, effettuato dalla plume (aria e materiale ionizzato e vaporizzato), che assorbe l’energia degli impulsi successivi, si auto sostiene ma non trasferisce tutta l’energia laser, che riceve pulso dopo pulso, al materiale sottostante. Questa ipotesi è stata avvalorata da due diversi semplicissimi stratagemmi: con un flussettino di gas laterale che spingeva via la plume dal punto di interazione laser-materiale oppure facendo vibrare leggermente il lami- nato, sottoposto a microforatura (in entrambi i casi si incrementava la h di penetrazione, rispetto al classico setup sperimentale). Addirittura si poteva percepire ciò d a l t i p i c o rumore (frequenza acustica, percettibile dall’orecchio umano) che con il set-up classico tendeva a cambiare ed attenuarsi, sempre più, versus tempi di interazione e frequenze più alti mentre ciò non accadeva con l’adozione delle due diverse tecniche, sopra appena accennate. • Altre considerazioni possono essere tratte, sempre dalle Tabelle I ÷ IV, raffrontando i dati, relativi al CuDHP lucido e quello ossidato (come fornito). L’ossido presente, in superficie, del tipo ossido rameoso, è molto riflettente a λ 532 nm (laser a N d-YA G - 2^ armonica ) , c i o è si decrementa l’assorbimento superficiale di detta ultima radiazione laser. Sebbene ciò potrebbe apparire strano, la conferma viene dai dati, riscontrati sul Cu-DHP lucido. Infatti, quest’ultimo presenta dei valori di efficienza più alti rispetto ai valori corrispettivi del Cu-DHP ossidato (Tab. II). • Una ultima considerazione va fatta sul Al99 e il corrispettivo Al99 con superficie anodizzata di colore nero, G. Daurelio - Il Dau: una unità di misura dell’efficienza di processo nel taglio, saldatura, microforatura e trattamenti termici, ecc. TABELLA V - Efficienza nei diversi processi, con stessa unità di misura 1 Dau (mm3/kJ) ma con differenti grandezze fisiche, per il taglio - saldatura - microforatura e trattamenti termici superficiali, a laser. Processo Grandezze Fisiche Efficienza Unità di Misura Saldatura Fig. 6 Area Fusa (mm2) x Velocità di Saldatura (mm/s) / Potenza Laser (kW - kJ / s) dove l’Area fusa è l’Area della Sezione Trasversale del cordone di saldatura Taglio Fig. 7 Area Fuso rimosso (mm2) x Velocità di Taglio (mm/s) / Potenza Laser (kW - kJ / s) dove l’Area del fuso rimosso è l’Area della Sezione Trasversale di un taglio passante o cieco Microforatura Volume materiale evaporato (mm3) / Energia Laser di 1 impulso o somma - Foratura di più impulsi (kJ) Fig. 8 dove il Volume evaporato è ottenuto dal diametro e altezza del foro Trattamenti Termici Superficiali Figg. 9 - 10 e 11 1 Dau mm3/kJ Area trattata - (alligata o riportata) - (mm2) x Velocità di trattamento (mm/s) / Potenza Laser (kW - kJ / s) dove l’Area trattata è la Area della Sezione Trasversale di materiale trattato o alligato o riportato entrambi da 800 μm di spessore. È interessante notare che i valori di Daud E sono molto simili mentre i valori di DaudV sono differenti. Ciò è da attribuirsi all’influenza del coating di anodizzazione (di color nero) sia in termini di assorbimento superficiale che di materiale fuso finale. • Dalle Tabelle I, II e III, l’efficienza di processo viene calcolata e mostrata in DaudE e DaudV. La Tabella IV riporta alcuni esempi di materiali, già inclusi nelle tabelle precedenti ma, per maggiore chiarezza, le ultime 3 colonne riportano i valori di efficienza in DaudE, DaudV e Dau. È evidente che continuare ad usare l’unità DaudV non appare più giustificato, in quanto deriva dalla unità Dau (1 Dau = 10 -3 Daud). Infatti detta unità può essere impiegata, secondo i processi e necessità di esposizione, anche con i suoi multipli (kDau) o sottomultipli (mDau). Efficienza e Unità di Misura Dau negli altri Processi a Laser Dalla Tabella V appare evidente quanto già riportato e anticipato nella introduzione di questo lavoro. Si è pervenuti alla conclusione che detta unità Dau può essere assunta per tutti i processi a laser, quali saldatura, taglio, microforatura (foratura) e tutti quelli di trattamento termico superficiale (indurimento, alligazione, riporto, rinvenimento, rifusione, tempra), pur con diverse grandezze fisiche, definite processo per processo (vedi Tab. V). Efficienza per il Taglio Anche se l’Autore di detto lavoro ha speso circa 10 anni in R&D per il taglio a laser, in questo momento risulta impossibilitato a reperire i dati misurati ed i parametri laser impiegati, per poter applicare l’unità Dau e darne i valori numerici, relativi all’Efficienza. Sarà lavoro per il prossimo futuro. Ad ogni modo si tenga presente che, impiegando un sistema di acquisizione di immagini, misurare una qualsiasi geometria (a triangolo diritto o rovesciato, a trapezio diritto o rovesciato o a rettangolo), della Area fusa rimossa, risulta molto agevole; in mancanza di detto software, l’area va calcolata con le consuete e semplici formule di geometria. Infine va rammentato che i dati numerici in Dau vanno correlati al tipo di gas da taglio impiegato: O2, A.C., N2. Per maggiori approfondimenti, il lettore interessato trova nella Bibliografia tutta una sequenza di lavori scientifici a riguardo del taglio a laser. Efficienza per la Saldatura Nella Tabella VI sono riportati, ad esempio, alcuni valori di Efficienza, per il processo di saldatura, calcolati in unità Dau, per alcuni materiali sperimentati, con un Laser CO2, λ 10.6 μm (vedi Figg. 6 e 7, pp. 164 e 165 - 1^ parte, Riv. Ital. TABELLA VI - Valori di Efficienza, per il processo di saldatura, calcolati in unità Dau, per alcuni materiali sperimentati, con laser CO2, λ 10.6 μm. Materiale Spessore Potenza Laser (mm) (kW - kJ/s) Velocità Saldatura (mm/s) Tipo di processo Tipologia Laser Efficienza in Conduz. / eλ Dau (mm3/kJ) Penetraz./ Misto Bronzo CuSn7 0.2 2 66.7 Cond. CO2 - 10.6 µm 2.7 Ottone OT 70 - Cu Zn33 0.4 1 66.7 Cond. CO2 - 10.6 µm 6 Cu - DHP + Cr nero 0.25 1 66.7 Cond. CO2 – 10.6 µm 13.5 25CrMo4 2 1.5 --- Penetr. CO2 - 10.6 µm 29.2 AISI 304 4 2 --- Penetr. CO2 - 10.6 µm 38.5 Inconel 600 3.2 2 ---- Penetr. CO2 - 10.6 µm 28.7 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 667 G. Daurelio - Il Dau: una unità di misura dell’efficienza di processo nel taglio, saldatura, microforatura e trattamenti termici, ecc. Figura 6 - Giunzione a sovrapposizione d’angolo, a laser, di acciaio inox AISI 304. Giunzione di testa, a laser, di acciaio 25CrMo4, 2 mm, saldato a 1.5 kW. Saldatura, n. 2/2011). Da una prima considerazione appare che il 25CrMo4, gli acciai inossidabili, la superlega Inconel 600, mostrano dei valori di Efficienza buoni, anche se non ottimizzati (si potrebbero ottenere valori più elevati, quindi più efficienza di processo). In molti casi, l’Autore, dai dati delle sue ricerche trentennali, ha potuto constatare Figura 8 - Sezione e geometria di un micro-foro su SiC sinterizzato, eseguito a laser. 668 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Figura 7 - Schematismo del processo di taglio a laser. ν è l’angolo formato dal piano di polarizzazione del fascio (p) e il piano di incidenza (i) - ϕ è l’angolo di incidenza del fascio. valori di Efficienza che arrivano anche ai 60 Dau (per Al e sue leghe) e 80 Dau per le leghe di Ti, sempre a λ 10.6 μm. Al contrario, sempre dalla Tabella VI, appare chiaro che saldare il Cu-DHP e sue leghe, con la λ 10.6 μm (laser a CO 2 ), non è proprio la cosa migliore; l’efficienza è molto bassa (l’assorbimento superficiale di detta radiazione è ridottissimo, qualche % della energia laser, incidente). Un valore Dau un po’ più elevato è stato ottenuto per il Cu-DHP, ricoperto di Cr nero (rame per impiego nel solare termico), in quanto saldato proprio dalla parte del Cr nero, quindi maggiore assorbimento superficiale della λ 10.6 μm. Per maggiori approfondimenti, il lettore interessato trova nella Bibliografia t u t t a u n a sequenza di lavori scientifici a riguardo della saldatura a laser. Figura 9 - Schematismo per TT (Trattamento Termico) a laser. G. Daurelio - Il Dau: una unità di misura dell’efficienza di processo nel taglio, saldatura, microforatura e trattamenti termici, ecc. ingresso, di diverso diametro, e microfori in uscita, di diametro minimo di 73 - 76 μm. Diversi valori di A.R. sono emersi; il massimo misurato ha assunto il valore pari a 10. Alcuni nuovi parametri quantitativi sono stati identificati, per individuare, valutare e caratterizzare le prove di microforatura, quali: • P.D. / Pulse N. (in micron/impulso) • Pulse N. x 150 mJ / P.D. (in mJ/micron) • P.D. / Pulse 150 mJ N.x (in micron/mJ). Figura 10 - (a) Acciaio dolce - (b) Ghisa. Micrografie relative alle sezioni delle due tracce di trattamenti superficiali a laser, con ottica tradizionale, a lente ZnSe, a menisco convergente (o a specchio convergente), in regime di defocalizzazione del fascio laser. Per cortesia di Saginaw Steering Gear, Division of GMC. Figura 11 - Zona temprata, prodotta su una superficie di ghisa grigia, per mezzo di un laser a CO2 da 1000 W. La larghezza di tempra è di 6.8 mm - profondità di tempra 0.53 mm - velocità di trattamento 10.2 mm/s - durezza superficiale della zona trattata 58-62HRC. Fascio laser oscillato (rastered beam) con 2 specchi galvo, in modo da avere un fascio laser più largo ed una distribuzione di energia laser più uniforme. Efficienza nei Trattamenti Termici Dalla Tabella V e dalle Figure 9, 10 e 11 appare evidente che l’impiego della unità Dau risulti quanto mai appropriato. Ad ogni modo si tenga presente che, impiegando un sistema di acquisizione di immagini, misurare una qualsiasi geometria (assimilabile a rettangolo o a segmento circolare o altra geometria - derivante dal componente), della area fusa trattata, risulta molto agevole; in mancanza di detto software, l’area va calcolata con le consuete e semplici formule di geometria. A solo titolo di esempio, considerando i parametri di lavoro e i dati acquisiti sulla sezione trattata, si può facilmente calcolare il valore di Efficienza: V = 6.8 x 0.53 x 10.2 = 36.7 mm3/s x 1 kJ/s ≈ 36.7 Dau (36.7 mm3/kJ) valore questo abbastanza buono per un trattamento superficiale, anche se si potrebbe ottenere di più con diverse tecniche e set-up sperimentali. Nel calcolo, di cui sopra, si è assimilata la geometria, della sezione trattata, ad un rettangolo. L’errore risulta infinitesimale. Per maggiori approfondimenti, il Lettore interessato trova nella Bibliografia tutta una sequenza di lavori scientifici a riguardo dei trattamenti superficiali a laser. Conclusioni Lo scopo di questo lavoro sperimentale è stato raggiunto. È stato possibile microforare tutti e 25 i materiali prescelti. Tutti gli spessori esaminati (da 70 a 1000 micron) sono stati trattati con succes s o, ottenendo micro-fori in Tutti i risultati sono stati anche valutati i n t e r m i n i d i v a l o r i u n i t a r i D a u d E, DaudV e Dau. Così, i valori più alti sono stati riscontrati per Al e sue leghe, rispetto a tutti gli altri materiali (Cu e sue leghe, acciai al carbonio, acciaio inox e laminetta di tungsteno) esaminati. Alla fine si è discussa e approfondita la problematica di poter identificare una unica unità di misura per l’efficienza nei diversi processi a laser. Questa è risultata essere la unità Dau (mm3/kJ). A seguito di ciò, sono state riportate le diverse grandezze fisiche, inerenti ogni processo a laser, nonché alcuni esempi di applicazione di calcolo delle stesse, che contribuivano al calcolo finale in Dau. Evidentemente detta unità può essere impiegata, secondo i processi e necessità di esposizione, anche con i suoi multipli (kDau) o sottomultipli (mDau). Ringraziamenti L’Autore desidera esprimere il suo sentito ringraziamento agli Amici et Colleghi: • Dr. Ph.D. Antonella Regano - Fisico Ricercatore • Dr. Ph.D. Edoardo Sabino Andriani Fisico Ricercatore • Dr. Ph.D. Marco Pappagallo - Fisico Ricercatore • Ing. Guido Cuscela - Ricercatore per le preziose ed indispensabili discussioni, dibattiti, approfondimenti di tipo scientifico-tecnologici, in merito alla tematica del presente lavoro. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 669 G. Daurelio - Il Dau: una unità di misura dell’efficienza di processo nel taglio, saldatura, microforatura e trattamenti termici, ecc. Bibliografia per 1ª - 2ª e 3ª parte [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] [8] [9] [10] [11] [12] [13] [14] [15] [16] [17] [18] [19] [20] [21] [22] [23] [24] [25] Daurelio G.: «Una unità di misura per il calcolo dell’efficienza nel processo di saldatura a laser: il Dau», Riv. Ital. Saldatura, n. 3, Maggio/Giugno 2008, pp. 387-399. 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Dal 1970 al 1972 vinse una borsa di studio di 24 mesi, in Fisica Applicata, specializzandosi in Laser, Criogenia e Tecniche di Alto Vuoto. Dal 1972 al 1973 espletò il servizio di leva obbligatorio presso la Scuola Trasmissioni in Roma. Dal 1976 al 1980 ha lavorato presso l’Istituto di Tecnologie della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bari. Dal 1980 al 2004 ha svolto attività di ricerca e sviluppo presso il Centro Laser S.c.r.l. di Valenzano (Bari) mentre dal 2004 al 2007 ha prestato la sua collaborazione presso l’ INFM - Istituto Nazionale per la Fisica della Materia di Genova - UdR di Bari. Ha depositato 6 Brevetti per Invenzione Industriale ed è autore di circa 200 lavori di tipo scientifico-tecnologico di cui circa 150 presentati a Congressi e Convegni nazionali ed internazionali, Riviste scientifiche nazionali ed internazionali. È stato Responsabile Scientifico o di Progetto di numerosi Progetti di Ricerca, sia in ambito nazionale che internazionale (europei). Attualmente lavora presso il Dipartimento InterAteneo di Fisica dell’Università e del Politecnico di Bari nonché presso il Lab. LIACE (Laser Innovation in Artwork Conservation and Education) di Bisceglie (Bari), in qualità di consulente scientifico-tecnologico per il Laser Material Processing, le micro-Lavorazioni a Laser (Micro-Drilling, Micro-Welding, Micro-Joining, Micro-Texturing) nonché il Laser Monumental Cleaning. Professional Membership: A.I.M. - I.I.S - A.I.Te.M. - E.O.S. - L.I.A. - A.S.M. - A.W.S.- E.L.I. E-mail: [email protected]; [email protected]. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 671 Realizzazione di giunti saldati con difetti realistici (°) M. Consonni * D. Howse * C. Fun Wee ** C. Schneider * Sommario / Summary Giunti saldati contenenti difetti intenzionali possono essere richiesti ai fini della formazione di personale addetto ai controlli non distruttivi (CND), dello sviluppo di nuove tecniche CND o della loro validazione e comparazione, per la determinazione di proprietà meccaniche o come supporto per “safety case”. Il criterio più importante nella realizzazione di difetti “realistici” è che questi devono simulare nel modo più accurato possibile i difetti reali esistenti in strutture o altri componenti saldati. Per questo motivo, in alcune applicazioni, la realizzazione di intagli o fori ottenuti per lavorazione di macchina, più facilmente rilevabili dei difetti reali, può non essere considerata accettabile. Di conseguenza, TWI ha sviluppato tecniche per produrre difetti realistici in giunti saldati e per ottenere la morfologia richiesta, incluse caratteristiche quali rugosità ed angolo di inclinazione rispetto alla superficie. In questo articolo vengono descritte le tecniche utilizzate per ottenere i difetti più comunemente richiesti e le procedure di qualifica applicate da TWI. Queste dimostrano che le tolleranze dimensionali (differenza fra dimensione desiderata ed ottenuta) possono essere generalmente garantite entro ± 0.5 mm in altezza (through-wall) e ± 1 mm in lunghezza. Intentional weld defect or flaw specimens can be required for training purposes, developing new non-destructive testing techniques, qualifying non-destructive testing procedures, obtaining mechanical property data and in support of safety cases. The single most important criterion in producing (°) Memoria presentata alle Giornate Nazionali di Saldatura 6 - Workshop: “Diagnostica e prove non distruttive” - Genova, 26-27 Maggio 2011. © TWI Ltd, 2011. * TWI Ltd - Cambridge (UK). ** TWI South East Asia - Kuala Lumpur (Malesia). defects or imperfections is that they must accurately simulate flaws which can occur in welded components and structures. For this reason, in certain applications, saw cuts or machined slots which are more easily detected may not be considered acceptable as planar imperfections/defects for the purpose of NDT training or validation. Therefore, TWI has developed techniques for producing realistic imperfections/defects and, in the case of cracks, the desired morphology, including roughness, angles of tilt and skew to the surface. This paper describes the techniques used to obtain the abovementioned defects and, for the most commonly required defect types, the qualification procedure used by TWI. This consists of inspecting by testing by surface crack detection, ultrasonic or radiographic inspection and/or sectioning to demonstrate that the dimensional tolerance of the simulated imperfections (i.e. actual size of the imperfection vs required size) can be generally guaranteed within ± 0.5 mm in through-wall extent and ± 1 mm in length. Keywords: Classifying; cold cracking; defects; England; fatigue cracks; heat affected zone; hot cracking; hydrogen embrittlement; inclusions; international activities; lack of fusion; mechanical properties; metallography; nondestructive testing; personnel qualification; porosity; simulating; slag; TWI; welded joints. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 673 M. Consonni et al. - Realizzazione di giunti saldati con difetti realistici 1. Introduzione Giunti saldati contenenti difetti intenzionali possono essere richiesti ai fini della formazione di personale addetto ai controlli non distruttivi (CND), sviluppo di nuove tecniche CND o loro validazione e comparazione, per la determinazione di proprietà meccaniche o come supporto per “safety case”. Il criterio più importante nella realizzazione di difetti “realistici” è che questi devono simulare nel modo più accurato possibile i difetti reali esistenti in strutture o altri componenti saldati. In particolare, in una memoria riassuntiva del lavoro condotto nell’ambito della serie di progetti “PISC” (Project for the Inspection of Steel Components), Crutzen [1] ha concluso che una procedura CND deve essere validata e testata su strutture contenenti difetti che, anche se non necessariamente reali, inducano fenomeni fisici identici a quelli normalmente osservati con le diverse tecniche CND su giunti reali. Crutzen ha anche concluso che l’introduzione di discontinuità assolutamente artificiali, come fori cilindrici (side-drilled holes, SDH) o fori a fondo piatto (flat-bottomed holes, FBH) per dimostrare le capacità delle tecniche CND, ha spesso portato a conclusioni eccessivamente ottimistiche e ad un utilizzo piuttosto “azzardato” di tali tecniche per l’ispezione di strutture contenenti difetti reali. Nel mettere a confronto giunti saldati con difetti “reali” oppure con difetti artificiali “realistici” (si veda il punto 2 per le definizioni), Crutzen ha identificato per questi ultimi i seguenti vantaggi: • Riduzione dei costi e tempi di realizzazione. • C aratterizzazione più accurata ed affidabile dei difetti. • Possibilità di considerare geometrie e materiali più simili alle strutture reali. Nella stessa memoria, viene inoltre riportata una serie di considerazioni in favore dell’uso di difetti artificiali tipo cricche (crack-like) per la valutazione 674 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 delle prestazioni delle tecniche CND. Per tutte queste ragioni, intagli o fori ottenuti per lavorazione di macchina, più facilmente rilevabili dei difetti reali, possono non essere considerati accettabili in alcune applicazioni. Di conseguenza, TWI ha sviluppato tecniche per produrre difetti realistici in giunti saldati e per ottenere la morfologia richiesta, incluse caratteristiche quali rugosità ed angolo di inclinazione rispetto alla superficie. È possibile realizzare in modo affidabile e ripetibile talloni di saldatura contenenti difetti tipo mancanza di fusione al vertice, mancanza di penetrazione, incollature (laterali o tra le passate), disallineamento, porosità, cricche in ZTA (da idrogeno), cricche a caldo (di solidificazione), porosità, cricche raggruppate (cluster), incisioni marginali, c ri c c he da fatica o rottura fragile, eccesso di sovrametallo e inclusioni (metalliche o di scoria). Alcuni di questi sono prodotti utilizzando tecniche di saldatura deliberatamente scorrette (mancanza di fusione al vertice, porosità, cricche a caldo), altri utilizzando tecniche apposite come “TIG bridging” (per ottenere incollature, si veda il punto 5.2) oppure saldando in condizioni che facilitano la formazione di cricche (giunto vincolato, senza preriscaldo). In questo articolo vengono descritte le tecniche utilizzate per ottenere i difetti sopra elencati e, per i casi più comunemente richiesti, le procedure di qualifica applicate da TWI. Queste consistono nella realizzazione di talloni di prova sui qua l i vengono es eguiti controlli mediante liquidi penetranti, particelle magnetiche, esami radiografici e/o mediante ultrasuoni, in aggiunta ad esami macrografici. È stato quindi dimostrato che le tolleranze dimensionali dei difetti, intese come differenza fra dimensione richiesta ed ottenuta, possono essere garantite entro limiti specifici ± 0.5 mm in altezza (through-w all extent) e ± 1 mm in lunghezza. In aggiunta, nel punto 7 viene presentato un recente progetto completato da TWI. Nell’ambito di questo progetto TWI ha realizzato riproduzioni (mock-up) contenenti difetti secondo specifiche indicazioni del cliente. TWI ha poi preparato le relative procedure CND ed ha utilizzato tali “mock-up” per lo sviluppo e validazione delle tecniche CND e inoltre per la formazione degli operatori CND direttamente presso il cliente. 2. Definizioni Le seguenti definizioni sono state fornite da Neundorf et al. [2] e sono a loro volta citate direttamente da un glossario preparato da ENIQ (European Network for Inspection and Qualification) [3]: • Riflettore campione (reference reflector): un riflettore campione corrisponde ad un difetto la cui risposta ad un controllo non distruttivo fornisce un dato di riferimento usato come confronto con altre risposte. Esempi di riflettori campione sono fori laterali o incisioni ottenute mediante taglio a sega o elettroerosione (electric discharge machined - EDM) e dei quali si conoscono esattamente le dimensioni. • Difetto reale: difetto di saldatura che s i è formato in un comp o n e n t e durante le fasi di produzione o in esercizio, senza alcun intervento intenzionale per promuoverne la formazione o la propagazione (vedi “Difetti innestati” nel punto 3.1). • Difetto realistico artificiale (anche difetto realistico): difetto inserito intenzionalmente in un giunto saldato con l’intenzione di ottenere, per il metodo CND in esame, una risposta rappresentativa di quella data da un difetto reale. 3. Classificazione delle tecniche usate per ottenere difetti Riguardo la classificazione delle diverse tecniche utilizzate per depositare difetti in giunti saldati, Virkkunen et al. [4] hanno citato un documento pubblicato da ENIQ (non disponibile agli autori di questo articolo). In questo documento, le diverse tecniche vengono classificate in quattro gruppi, elencati di seguito. Esempi applicativi per ognuno di questi gruppi sono riportati nel punto 4. 1. Difetti ottenuti per innesto (implanted): difetti pre-esistenti che vengono innes tati nel tallone d i p r o v a . L’innesto viene solitamente ottenuto preparando una cavità ottenuta per lavorazione di macchina, quindi posizionando e saldando un inserto conte- M. Consonni et al. - Realizzazione di giunti saldati con difetti realistici nente il difetto, precedentemente estratto da un componente in esercizio. I principali vantaggi di questa tecnica sono la flessibilità del tipo di difetto inserito e il fatto che l’inserto contenente il difetto può essere esaminato prima di venire inserito. Fra i principali svantaggi: la procedura di inserimento può creare “artefatti” che in effetti segnalano la posizione del difetto o che influiscono sulla riposta ottenuta durante l’ispezione. Ad esempio, si sono osservati casi di innesti in giunti in materiale austenitico per i quali non è stato possibile ottenere continuità fra il giunto stesso e il pezzo innestato. 2. Modifica del procedimento di saldatura: nella maggior parte dei casi, materiali d’apporto particolarmente tendenti alla formazione di cricche v e n g o n o ut i l i z z a t i pe r ot t e ne re cricche localizzate. Altri esempi sono le tecniche per ottenere porosità o inclusioni di scoria e tecniche quali il “TIG bridging” (punto 5.2). Il principale vantaggio rispetto al procedimento descritto al punto (1) è che si eliminano le saldature necessarie per fissare l’inserto. Il principale svantaggio è il fatto che non è possibile determinare l’esatta dimensione e morfologia del difetto ottenuto, queste dovranno essere determinate mediante successiva ispezione, con i relativi errori intrinsechi. 3. Difetti ottenuti per lavorazione di macchina: tali difetti consistono tipicamente in un’incisione ottenuta mediante taglio o lavorazione ad utensile o di altro tipo. L’elettroerosione è probabilmente il metodo maggiormente utilizzato e consiste nell’utilizzo di un elettrodo pre-formato con il quale si “erode” il tallone di prova. Questo metodo è soprattutto utilizzato per difetti superficiali, anche se è possibile produrre difetti interni combinando lavorazione di macchina e saldatura. Questi metodi sono relativamente poco costosi, la dimensione dei difetti ottenuti è controllata entro tolleranze ristrette e il materiale base non viene significativamente modificato dalla presenza dell’intaglio. D’altra parte, è molto difficile se non impossibile produrre difetti con la caratteristica irregolarità c h e c i s i a s pe t t a da di fe t t i re a l i . Inoltre, usando tecniche di lavorazione standard, il raggio ottenuto all’estremità dell’intaglio è più largo di quello caratteristico di qualsiasi tipo di cricca. 4. Difetti ottenuti per propagazione: in questo caso le cricche sono originate e si propagano nel tallone di prova analogamente a quanto accade in esercizio, l’unica differenza è che la propagazione viene accelerata in modo che i tempi di produzione siano economicamente e praticamente accettabili. Questo tipo di difetto viene ottenuto mediante l’applicazione di carichi di fatica, fatica termica o corrosione sotto tensione. Ognuno di questi metodi ha delle limitazioni, ma tutti hanno il vantaggio di produrre difetti realistici e di evitare saldature aggiuntive. Il principale svantaggio, simile a quello discusso al punto (3), è la necessità di ispezione aggiuntiva per confermare la dimensione dei difetti ottenuti. 4. Ricerca bibliografica 4.1 Difetti ottenuti per innesto Hook e Booler [5] hanno descritto la realizzazione di giunti difettosi utilizzati per lo sviluppo delle procedure di ispezione per getti in materiali austenitici e corrispondenti saldature nel circuito primario dell’impianto nucleare “Sizewell B”, in Inghilterra. Varie cricche a caldo sono state prodotte in barre rettangolari ottenute da getti sottoposti ad un elevato grado di vincolo. Da queste barre si sono poi ottenuti dei provini criccati che sono st a ti ins eriti in blocchi campione mediante il procedimento “Hot Isostatic Pressing” (HIPing), le cricche sono poi state rivestite da uno strato relativamente sottile di materiale d’apporto. Ammirato et al. [6] hanno realizzato dei “mock-up” di saldature fra materiali dissimili, tipicamente presenti in impianti nucleari tipo “boiling water reactor” (BWR) e “pressurised water reactor” (PWR), per un progetto di ricerca atto a migliorare le tecniche di controllo non distruttivo. Tali saldature dissimili sono normalmente eseguite per saldare bocchelli in acciaio al carbonio a “safe-end” o tubazioni in acciaio inossidabile, ma anche in altre posizioni come il “control rod drive mechanism” (CRDM) e vari elementi di pressurizzatori o generatori di vapore. I “mock-up” sono stati realizzati inserendo intagli superficiali in saldature che simulavano la tipica configurazione dei giunti bocchello/safe-end; gli intagli erano orientati in direzione circonferenziale ed assiale, rispetto alla geometria del “mock-up”. Inoltre, sono state inserite delle cricche prodotte mediante saldatura, la memoria non contiene dettagli sul metodo di deposizione di queste ultime. 4.2 Modifica del procedimento di saldatura Dianov [7] ha esaminato i risultati di vari progetti sperimentali sulla distribuzione di diversi tipi di difetti in tubi di piccolo spessore saldati con procedimento TIG, utilizzati per riscaldatori di alta pressione in centrali nucleari, e la probabilità di rilevazione di tali difetti mediante diversi metodi CND. Lo scopo di questo studio era la selezione di metodi CND appropriati in termini di “produttività” (deve essere simile a quella del procedimento di saldatura) e di probabilità di rilevazione. Al fine di ottenere giunti contenenti i tipi di difetti richiesti, la saldatura è stata eseguita con variazioni intenzionali rispetto alle normali procedure, per esempio aumentando la velocità di saldatura, abbassando la corrente di base, aumentando la distanza fra elettrodo e pezzo, spostando l’elettrodo rispetto all’asse della saldatura oppure evitando di sgrassare i lembi. Di conseguenza si sono ottenuti giunti saldati con difetti tipo mancanza di fusione, pori individuali, in catena, a grappolo e inclusioni di tungsteno. Una delle memorie sopracitate [5] contiene una descrizione dettagliata della produzione di difetti realistici mediante modifica del procedimento di saldatura. Questi sono stati inseriti utilizzando metodi sviluppati in modo da minimizzare le conseguenze sulla microstruttura e sulla dimensione del grano, in quanto queste hanno effetti non trascurabili sui risultati dell’ispezione. Difetti tipo mancanza di fusione laterale sono stati ottenuti mediante saldatura TIG, mentre cricche a caldo sono state ottenute utilizzando elettrodi rivestiti non appropriati, oppure con composizione chimica prona alla formazione di cricche. Difetti tipo “disbonding” fra substrato e riporti di placcatura sono stati ottenuti mediante Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 675 M. Consonni et al. - Realizzazione di giunti saldati con difetti realistici placcatura su un substrato precedentemente modificato (ulteriori dettagli non sono stati pubblicati). Chabenat et al. [8] hanno preso in esame una serie di metodi utilizzati per produrre difetti in “mock-up” per la qualifica e la validazione di controlli non distruttivi su componenti di PWR. Questi sono elencati nella Tabella I. 4.3 Difetti ottenuti per lavorazione di macchina Difetti simulati tipo corrosione per vaiolatura (pitting) sono stati ispezionati mediante tecnica “shear-wave time of flight diffraction” (S-TOFD) da Baskaran et al. [9]. I difetti sono stati ottenuti per elettroerosione e mediante l’applicazione di carichi di fatica. 4.4 Difetti ottenuti per propagazione Per poter valutare la possibilità di individuare difetti tipo corrosione intergranulare sotto tensione (intergranular stresscorrosion cracking - IGSCC), Ammirato et al. [6] hanno esplorato la possibilità di produrre talloni contenenti cricche da corrosione intergranulare reali. Secondo la memoria pubblicata in seguito a tale progetto [10], alcune prove preliminari hanno dimostrato che la corrosione intergranulare in saldature in Inconel può essere ottenuta sottoponendo appositi campioni a carichi statici in soluzioni chimiche appropriate. Lo stesso tipo di difetti è stato considerato da Neundorf et al. [2] per la calibrazione di procedure di controllo ultrasonoro per “in service inspection” di riporti di placcatura in impianti nucleari tipo BWR. Il motivo principale per tale ricerca era dato dalla preoccupazione che l’uso di riflettori campione per la calibrazione e la qualifica di controlli ultrasonori non fosse sufficiente per poter individuare difetti causati da corrosione sotto tensione. Considerando l’impossibilità di ottenere componenti con difetti reali da BWR, diverse tecniche sono state sviluppate per ottenere difetti più realistici possibile: • Innesto di cricche da un componente reale o prodotto separatamente (si veda 4.1). Dato che la profondità di tali cricche può essere determinata solamente mediante CND, questo metodo è considerato rischioso. • Produzione di cricche a caldo attraverso il riempimento di una cavità con materiale d’apporto (si veda 4.2). In tal caso è difficile controllare l’esatta dimensione delle cricche, d’altra parte si possono ottenere cricche molto “fini”, quindi aventi una delle caratteristiche tipiche delle cricche da corrosione sotto tensione. • Generazione di cricche attraverso l’applicazione di cicli termici e carichi costanti. Per produrre tali cricche, viene eseguito uno scavo nel componente mediante molatura o lavorazione di macchina. Viene poi saldata una barra tensionatrice su un lato dello scavo e attraverso questa si applica un carico. In seguito, la cricca è generata attraverso una sequenza di riscaldamenti e raffreddamenti. Una volta che la barra tensionatrice è st a t a rimos s a, i lati della cricca vengono spinti uno contro l’altro e lo scavo è riempito mediante saldatura. Quest’ultimo metodo è stato selezionato perché permette di minimizzare l’influenza del materiale d’apporto sulla risposta ai CND. Virkkunen et al. [4] hanno sviluppato una procedura per produrre difetti basata su fatica termica controllata. Secondo Virkkunen, i tradizionali svantaggi associati a difetti realistici ottenuti per propagazione possono essere eliminati dai progressi nel controllo della propagazione di cricche mediante fatica termica. La procedura di validazione sviluppata da Virkkunen ha risolto il tradizionale problema di dover eseguire CND supplementari per determinare le dimensioni delle cricche ottenute. Un simile approccio può essere utilizzato per qualsiasi procedura per la propagazione di cricche che sia facilmente ripetibile. Seguendo la procedura sviluppata, le cricche da fatica termica sono state utilizzate in numerose applicazioni incluse la qualifica, la validazione e lo sviluppo di metodi CND innovativi. Un ulteriore esempio di difetti prodotti artificialmente è quello delle cricche da corrosione sotto tensione interdendritiche (Interdendritic Stress Corrosion Cracks - IDSCC), tipiche di saldature eseguite con materiale d’apporto tipo 182 per impianti nucleari. Nell’ambito di uno studio condotto da Svahn et al. [11], utilizzando una tecnica detta Mechanical Tightening Defect (MTD), è stato possibile produrre segnali di risposta molto simili a quelli creati da difetti IDSCC reali. 5. Produzione di difetti realistici presso TWI 5.1 Introduzione La maggioranza dei difetti realistici prodotti presso TWI è ottenuta mediante modifica dei procedimenti di saldatura, applicazione di apposite tecniche di saldatura, lavorazione di ma c c h i n a o mediante propagazione d i c r i c c h e (metodi 2, 3 e 4 definiti nel punto 3). Il seguente elenco include i principali tipi di difetto prodotti finora presso TWI: • Mancanza di fusione laterale • Mancanza di fusione al vertice • Inclusione di scoria • Cricche a caldo TABELLA I - Sommario delle tecniche utilizzate per produrre difetti di saldatura in “mock-up” per applicazioni nel settore nucleare, da Chabenat et al. [8]. Tipo di difetto Inclusioni e porosità Mancanza di fusione e penetrazione Tecnica di deposizione Modifica del procedimento di saldatura Vantaggi Lunghezza e diametro controllabili Volume e densità non controllabili Le dimensioni possono essere controllate precisamente Cricche a caldo Modifica del procedimento di saldatura (geometria della passata, parametri) Si possono ottenere difetti con altezza ridotta, fino a 2 mm Cricche a freddo (da idrogeno) Non descritta Si possono ottenere difetti molto “fini” (tipo cricca) 676 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Svantaggi e limiti Nessuno svantaggio significativo Orientamento e ramificazioni non controllabili M. Consonni et al. - Realizzazione di giunti saldati con difetti realistici (a) (b) (c) Figura 1 - Sequenza tipica della tecnica detta “TIG bridging”: (a) Bulinatura dei margini del difetto e prima passata TIG; (b) Deposizione delle passate TIG per “tracciare” i margini dell’incollatura; (c) Difetto dopo realizzazione delle passate di collegamento “bridging” (nota: tali passate sono eseguite in modo tale da non fondere il lembo di saldatura). l’inserto metallico sono “spinti” verso il lembo della s aldatura, o t t e n e n d o un difetto molto “fine”, che corrisponde alla configurazione di una reale mancanza di fusione laterale. Entrambe le tecniche permettono inoltre un controllo molto accurato della dimensione del difetto, come mostrato nella Tabella II. Le mancanze di fusione laterali in posizione superficiale sono sempre ottenute mediante “TIG bridgin g ” . C o m e mostrato nella Figura 2 (c), l’apertura superficiale della cricca tende ad allargarsi a causa del ritiro di saldatura, quindi non è possibile ottenere difetti molto “fini” con questa tecnica. 5.2 Mancanza di fusione laterale (incollatura laterale) I d if e tti tip o m a nc a nz a di fusi one vengono ottenuti presso TWI mediante due tecniche: • “TIG bridging”. • Uso di inserti metallici o non metallici. La tecnica “TIG bridging” consiste nel “tracciare” i margini dell’incollatura sul lembo di saldatura designato, mediante passate TIG (Figg. 1(a) e 1(b)), per poi riempire la superficie delimitata attraverso ulteriori passate TIG, depositate in modo che non ci sia fusione del materiale base (Fig. 1(c)). La morfologia tipica di difetti ottenuti con questa tecnica è mostrata nella Figura 2. Le incollature laterali ottenute utilizzando inserti metallici o non metallici vengono prodotte mediante puntatura dell’inserto nella posizione richiesta, quindi alcune passate TIG vengono depositate fino a coprire l’inserto e la saldatura viene completata secondo la WPS richiesta (Fig. 3). In caso di inserti metallici, questi sono normalmente di materiale diverso da quello del tallone di prova (per esempio acciaio a medio-alto carbonio). In entambi i casi sopra descritti, a causa della contrazione del materiale d’apporto depositato con le passate di riempimento, le passate di “TIG bridging” e (a) (b) (c) • • • • Cricche a grappolo (cluster cracks) Cricche trasversali in saldatura Porosità Cricche a freddo / da idrogeno / in ZTA • Cricche da frattura fragile o fatica. Di seguito vengono descritti alcuni recenti esempi di tecniche utilizzate per la produzione di tali difetti e la loro applicazione. Ulteriori dettagli sulle tecniche elencate sopra ma non descritte in questo articolo sono disponibili in una memoria pubblicata da TWI e preparata da W. Lucas [12], la quale riassume il lavoro eseguito in supporto del “safety case” per la centrale nucleare tipo PWR di “Sizewell B”. 5.3 Mancanza di fusione al vertice Difetti tipo mancanza di fusione al vertice (analoghi alla mancanza di penetrazione) possono essere ottenuti mediante elettroerosione o saldatura TIG. Sebbene il procedimento per elettroerosione sia facilmente controllabile, il difetto ottenuto è caratterizzato da un’apertura relativamente larga e da un raggio elevato Figura 2 - Sezioni macrografiche in direzione trasversale rispetto a difetti realistici tipo mancanza di fusione laterale ottenuti mediante tecnica “TIG bridging”: (a, b) Difetto interno a diversi ingrandimenti; (c) Difetto superficiale. Scala millimetrica. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 677 M. Consonni et al. - Realizzazione di giunti saldati con difetti realistici (a) (b) Figura 3 - Sezioni macrografiche in direzione trasversale alla saldatura ottenute in corrispondenza di un’incollatura laterale prodotta con inserto metallico. Le frecce in nero (b) indicano i limiti del difetto. Scala millimetrica. all’apice (Fig. 4 (c)), di conseguenza non si può ottenere una replica fedele di una mancanza di fusione reale, la quale viene simulata più precisamente se il difetto è ottenuto mediante saldatura (Figg. 4 (a) e 4 (b)). Per ottenere difetti realistici mediante saldatura manuale TIG, alcune passate vengono applicate sulla “spalla” di uno dei due lembi di saldatura. Queste vengono poi molate parallelamente alla spalla opposta, ottenendo una superficie pari alle dimensioni richieste per il difetto che viene poi accoppiata a lembi retti. Quindi, piccole passate TIG vengono depositate sopra queste prime passate, assicurandosi che la superficie di contatto fra l’area molata e la spalla opposta non venga fusa. Ciò lascia un’area non fusa che simula la presenza di un difetto al vertice. Come mostrato nella Tabella II, tale procedura manuale permette di ottenere difetti le cui dimensioni rientrano nelle tolleranze richieste, anche per dimensioni assolute molto ridotte (da 1 a 3 mm in altezza). 5.4 Inclusione di scoria W. Lucas ha descritto la procedura utilizzata da TWI per ottenere difetti tipo inclusione di scoria [12]. Nella saldatura ad elettrodo manuale, la scoria è formata da residui provenienti dal rivestimento degli elettrodi, principalmente prodotti della disossidazione derivati dalla reazione fra l’aria e l’ossido superficiale. La scoria rimane “intrappolata” nel giunto quando la sovrapposizione fra due passate successive è inadeguata e si forma una sorta di interstizio. Quando lo strato di saldatura successivo viene depositato, la scoria intrappolata in questo interstizio non viene fusa, quindi non raggiunge la superficie del bagno e non può es s ere rimos s a. D i cons eguenza, inclusioni di scoria si possono verificare in saldature a passate multiple a causa di incisioni marginali eccessive o a causa del profilo irregolare delle passate precedenti. Normalmente le inclusioni di scoria hanno forma lineare e possono essere continue o discontinue lungo la direzione di saldatura. (a) (b) Come riportato da Lucas, è possibile inserire inclusioni di scoria in qualsiasi posizione nel volume di una saldatura attraverso la deposizione di passate in una sequenza tale da produrre una sorta di “scavo”, all’interno del quale viene inserito flusso o rivestimento in polvere. Lo “scavo” viene quindi chiuso con piccole passate TIG; queste e le passate successive provocano la fusione della scoria producendo un difetto molto simile ad una reale inclusione di scoria, come mostrato nella Figura 5. 5.5 Cricche a caldo Le cricche a caldo sono normalmente dovute ad incorrette dimensioni o forma della passata di saldatura. Queste sono normalmente longitudinali e limitate al volume del metallo fuso. Cricche a caldo possono essere introdotte usando particolari accorgimenti in saldatura e modificando la geometria della passata in modo da ottenere cricche realistiche (Figg. 6 (a) e 6 (b)). Inoltre, è possibile produrre cricche “a grappolo” (cluster cracks, Fig. 6 (c)). L’opzione preferita è quella di modificare appositamente il procedimento di saldatura perché questa consente maggiore controllo sulla dimensione dei difetti e sulla loro posizione e orientamento. 5.6 Elettroerosione Come discusso nel punto 3, la lavorazione di macchina e l’elettroerosione sono i metodi maggiormente controllabili per la produzione di difetti. Data la natura di tali operazioni, tali difetti sono in diversi casi più simili a “riflettori campione” piuttosto che a difetti realistici (vedi punto 2). (c) Figura 4 - Sezione macrografica trasversale ottenuta attraveso difetti realistici in passate di vertice: (a, b) Difetto ottenuto mediante saldatura manuale TIG; (c) Difetto ottenuto mediante elettroerosione. Scale millimetriche, si noti il diverso ingrandimento. 678 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 M. Consonni et al. - Realizzazione di giunti saldati con difetti realistici Comunque, ci sono casi in cui in base ai requisiti delle normative di riferimento e alle considerazioni degli esperti di CND, il controllo della dimensione, posizione e orientamento di un difetto intenzionale è considerato più importante della capacità di riprodurre l’esatta morfologia di un difetto reale. U n e s e mp io spe c i fi c o è que l l o de l “mock-up” di un giunto bocchello-mantello per recipienti a pressione, avente spessore 140 mm e realizzato mediante procedimento ad arco sommerso presso TWI, per la validazione di una procedura di controllo ultrasonoro (UT). La posizione, le dimensioni e l’orientamento dei difetti (inclinazione e sbieco) nella saldatura bocchello-mantello e sul raggio interno del bocchello sono stati selezionati in accordo con i requisiti del codice ASME sezione XI articolo IWB-3512. Le procedure utilizzate per ottenere i difetti sono state qualificate secondo la sequenza descritta nel punto 6. A seguito di queste prove di qualifica, si è osservato che producendo i difetti con tecnica manuale non sarebbe stato possibile garantire le tolleranze richieste sugli a ngoli di inclinazione e s bieco. In aggiunta, ai fini della validazione della procedura UT, non è stato ritenuto necessario utilizzare difetti realisitici. Di conseguenza, tutti i difetti sono stati prodotti mediate elettroerosione (Fig. 7). Nel caso di difetti a metà spessore, al fine di evitare che questi venissero fusi dalle passate successive ad arco sommerso, piccole passate TIG sono state depositate immediatamente al di sopra (a) (b) Figura 5 - Sezione macrografica di una saldatura con inclusione di scoria intenzionale. Scala millimetrica. dell’intaglio, prima di riprendere la saldatura ad arco sommerso. I parametri utilizzati per depositare queste passate TIG sono stati registrati durante le prove di qualifica, in modo da ottenere risultati simili nel blocco campione finale. 6. Produzione di giunti contenenti difetti presso TWI 6.1 Generale La produzione di saldature contenenti difetti presso TWI viene normalmente organizzata in tre fasi: 1. Specifica. 2. Prove preliminari e di qualifica. 3. Produzione del giunto difettoso. Queste sono descritte in dettaglio nei seguenti punti da 6.2 a 6.4. 6.2 Specifica Per produrre un giunto contenente difetti è necessario innanzitutto specificare il tipo di difetti, le quantità per ogni tipo, la posizione (superficiale, interna, in ZTA, saldatura o materiale base), l’orienta- (c) Figura 6 - Sezioni macrografiche di talloni di prova contenenti cricche a caldo: (a, b) Difetti ottenuti mediante saldatura manuale; (c) Cricche a grappolo ottenute mediante saldatura manuale. Scale millimetriche. (a) (b) (c) Figura 7 - (a, b) Sezioni macrografiche di una saldatura bocchello-mantello con difetti ottenuti per elettroerosione, si noti l’angolo di inclinazione rispetto all’asse della saldatura; (c) Immagine da pellicola radiografica nella quale si evidenzia l’angolo di sbieco rispetto alla direzione della saldatura. La proiezione del difetto sulla lastra è intuibile all’interno della linea bianca. Scala millimetrica. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 679 M. Consonni et al. - Realizzazione di giunti saldati con difetti realistici me n to ( in c lin a zi one e sbi e c o) e l e dimensioni. Inoltre è necessario specificare il tipo di giunto e la specifica di saldatura (WPS). Questi ultimi sono solitamente identici a quelli dei giunti realizzati in produzione, mentre la scelta del tipo di difetto, delle dimensioni, posizioni e orientamenti dipende da uno o più dei seguenti fattori: • Normative di riferimento per i CND. Per esempio, il Code Case ASME 2235-9 [13] contiene tabelle che indicano diversi valori del rapporto altezza/lunghezza, usati per selezionare il tipo di difetti e le dimensioni. • Considerazioni di meccanica della frattura. In alcuni casi, specifiche valutazioni di “fitness for service” sono eseguite per determinare le dimensioni critiche minime dei vari tipi di difetto. Queste possono quindi essere riprodotte nel saggio di prova, per dimostrare che difetti aventi tali dimensioni possono essere rilevati con i metodi CND utilizzati in produzione. • Esperienza in esercizio. Un giunto c o n te n e n te di fe t t i può e sse re disegnato in modo da simulare dei difetti effettivamente rilevati in componenti in esercizio, così da sviluppare le procedure CND da applicare ai componenti stessi o componenti aventi geometria e condizioni operative simili (si veda l’esempio nel punto 7). • Altre considerazioni riguardanti i CND. Per esempio, la valutazione di un esame radiografico è più accurata se difetti tipo mancanza di fusione laterale sono posizionati a lato sorgente. Tipicamente, vengono prodotti una serie di tabelle e disegni tecnici, i quali mostrano varie sezioni trasversali del giunto e forniscono tutte le informazioni di cui sopra. 6.3 Prove preliminari e di qualifica Secondo quanto concluso dalle varie memorie disponibili in letteratura (punto 4), il principale svantaggio dei difetti ottenuti attraverso modifica della procedura di saldatura e per propagazione è l’impossibilità di tenere sotto controllo l’esatta dimensione dei difetti quando questi vengono prodotti. Questa può solamente essere valutata mediante CND dopo saldatura, quindi con un 680 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 errore di misura intrinseco relativamente elevato. Si noti che la produzione di giunti saldati contenenti difetti viene eseguita nella maggior parte dei casi da TWI per aziende che utilizzano tali giunti per la qualifica o validazione di CND.A causa del grado di confidenzialità associato a tali progetti, i risultati delle attività di validazione e qualifica spesso non sono comunicati a TWI o, se lo sono, non possono essere pubblicati. Di conseguenza, in questa memoria non è possibile valutare la risposta ottenuta da tali difetti durante l’esame con diverse tecniche CND né mettere a confronto tale risposta con quella ottenuta da difetti reali. Per superare queste limitazioni ed assicurare che i difetti ottenuti siano il più vicino possibile alle dimensioni richieste, TWI ha sviluppato un programma di prove preliminari e di qualifica, da completare prima di iniziare la produzione del giunto contenente difetti. Tali prove sono tipicamente eseguite su lamiere o tubi (a seconda della geometria del giunto finale) saldati testa a testa, ne i quali viene ins erito almeno un difetto per ogni tipo di difetto richiesto. Quindi viene applicata una procedura di qualifica interna a TWI, simile a quelle richieste dalle più comuni normative per la qualifica di procedimento di saldatura (ASME IX, serie EN ISO 15614, ecc.): 1. Durante la realizzazione dei talloni di qualifica, i parametri di saldatura e i metodi usati per ottenere i difetti sono monitorati e registrati, in modo da poter essere ripetuti fedelmente durante la realizzazione del tallone finale. 2. Una volta completati i talloni di qualifica, questi vengono esaminati con una combinazione di CND (esame mediante liquidi penetranti, particelle magnetiche o radiografico) e prove distruttive (micro e macrografie), allo scopo di misurare l’esatta dimensione dei difetti, determinarne la morfologia e controllare che l’inserimento del difetto non produca variazioni microstrutturali che potrebbero inficiare i controlli non distruttivi. 3. Le dimensioni ottenute vengono quindi messe a confronto con quelle richieste e con i criteri di accettabilità (tolleranze dimensionali) stabiliti da TWI. 4. Una procedura di deposizione utilizzata per un determinato tipo di difetto è considerata qualificata se queste due condizioni sono soddisfatte: • La morfologia del difetto realistico è simile a quella del corrispondente difetto reale. • La differenza fra le dimensioni effettive di ciascun difetto e le dimensioni richieste è inferiore a ± 0.5 mm in altezza (through-wall extent) e ± 1 mm in lunghezza. 5. Se non si ottengono le condizioni al punto (4), la procedura di qualifica viene modificata e rip r e n d e d a l punto (1). Nella Tabella II sono presentati i risultati di una serie di misure eseguite su vari tipi di difetti realizzati durante attività di qualifica presso TWI, alcuni dei quali corrispondono a quelli mostrati nel punto 5. Le dimensioni richieste per i difetti riportati nella Tabella II variano da 1 a 8 mm in altezza e da 6.8 a 30 mm in lunghezza. I massimi valori di errore, cioè le massime differenze fra le dimensioni richieste ed ottenute, sono + 0.88 in altezza (limite di acce t t a b i l i t à ± 0.5 mm) e -1.1 mm in lunghezza (limite di accettabilità ± 1 mm). Si noti che questi valori al di fuori dei criteri di accettabilità si sono verificati in un solo caso e che i valori di errore medi rilevati sono + 0.16 e -0.2 mm ni altezza e lunghezza, rispettivamente, quindi abbondantemente entro i criteri di accettabilità. Si noti inoltre che non è stato possibile determinare la lunghezza ottenuta per difetti interni quali incollature laterali, a causa del loro angolo di inclinazione rispetto all’asse della saldatura, che li rende difficilmente rilevabili mediante esame radiografico. Comunque, le tecniche utilizzate per ottenere tali difetti permettono un controllo molto preciso della lunghezza (punto 5.2) quindi la mancanza di queste misure non è considerata significativa per la qualifica della procedura di deposizione dei difetti. 6.4 Produzione dei giunti contenenti difetti e controllo finale Una volta completata la procedura di qualifica e dimostrato che tutti i tipi di difetti richiesti possono essere ottenuti secondo le tolleranze richieste, è possibile preparare il giunto finale. Quando questo è completato, viene eseguito un esame ultrasonoro per verifi- M. Consonni et al. - Realizzazione di giunti saldati con difetti realistici TABELLA II - Riassunto delle dimensioni ottenute durante prove di qualifica. Distanza Altezza Errore Lunghezza Lunghezza Errore in Altezza dalla (2) (1) Figura , richiesta, in altezza, richiesta, ottenuta lunghezza, ottenuta , mm supeficie mm mm mm mm mm esterna, mm Mancanza di fusione laterale, difetto interno Figura 2 (a, b) 32 5.5 5.62 0.12 30 NA(3) NA(3) Ottenuto con 12 2 2.71 0.71 14 NA(3) NA(3) inserto metallico Figura 3 12 2 2.48 0.48 14 NA(3) NA(3) 16 4 3.5 -0.5 8 8 0 Mancanza di fusione, rinforzo di saldatura Figura 2 (c) 3 3.25 0.25 15 15 0 1 1.15 0.15 7.1 6.5 -0.6 Mancanza di fusione, al vertice della saldatura 1 0.76 -0.24 7.1 6 -1.1 Figura 4 (a, b) 3 2.5 -0.5 10 10 Appr 0 Elettroerosione Figura 4 (c) 1 1 0 10 10 0 Cricche a caldo 12 4 4.88 0.88 25 25 Appr 0 Cricche trasversali in metallo fuso 10 3 3.28 0.28 6.8 7.2 0.4 any 8 8 0 13 12.6 0.4 Cricche in materiale base 4 3 3.4 0.4 25 24 -1 Errore massimo Errore massimo Errore massimo +0.88 -1.1 in altezza, mm in lunghezza, mm Errore medio in Errore medio Errore medio +0.16 -0.2 altezza, mm in lunghezza, mm Tipo di difetto(4) Note (1) (2) (3) (4) Misura ottenuta da micro o macrografie. Misura ottenuta mediante esame radiografico (difetti interni) o esame a liquidi penetranti (difetti superficiali). A causa dell’orientamento del difetto, non è possibile misurarne la lunghezza. I difetti tipo mancanza di fusione sono stati ottenuti mediante tecnica “TIG bridging”, a meno che non venga specificato altrimenti. care che i difetti richiesti siano stati effettivamente inseriti e siano rilevabili. Viene inoltre registrata qualsiasi indicazione non corrispondente a difetti inseriti intenzionalmente. 7. Progetto recente presso TWI In seguito alla scoperta di perdite da due saldature tra tubo e collettore in un impianto con recupero del calore, un cliente ha chiesto a TWI di identificare e valutare vari metodi di controllo non distruttivo per valutare le condizioni delle rimanenti saldature dello stesso tipo. Lo scopo di tali CND era quello di rilevare e valutare cricche superficiali e sub-superficiali formatesi in esercizio, in aggiunta ad eventuali difetti pre-esistenti. TWI ha eseguito le seguenti operazioni: • Preparazione di un blocco campione, realizzato sul modello del collettore, contenente sei difetti realistici artificiali di differenti dimensioni (Fig. 8). • Sviluppo di tecniche CND che permettessero di rilevare e dimensionare accuratamente tutti i sei difetti. • Preparazione di procedure CND per l’applicazione in sito. Data la difficoltà di ottenere difetti realisitici tipo mancanza di fusione in giunti di dimensioni ridotte, varie prove di saldatura preliminari sono state eseguite prima di preparare il blocco campione. I risultati di queste prove sono mostrati ne l le F igure 8(a) e 8(b), le quali mostrano sezioni trasversali di difetti di diverse dimensioni, ottenuti secondo la geometria richiesta dal cliente. Le procedure CND finali sono state basate su: • Esame ultrasonoro mediante “Phased Array” (Swept Beam Phased Array Ultrasonic Testing - PAUT) per rilevare e dimensionare difetti interni o al vertice del giunto. • Esame mediante particelle magnetiche per rilevare e dimensionare difetti superficiali. L’esame ultrasonoro mediante “Phased Array” è stato sviluppato utilizzando un apposito “tube scanner” (dispositivo porta-sonda che viene fissato al tubo e mediante il quale la sonda stessa viene fatta ruotare attorno al tubo), questo ha permesso di ispezionare l’interno del tubo nonostante il ridotto spazio di movimento (non era possibile muovere la sonda manualmente). Infine, le procedure CND sono state validate per l’utilizzo in sito e presentate al Cliente. L’apparecchiatura così sviluppata ha la capacità di ispezionare una vasta gamma di tubi, con diametro variabile fra 21 mm (0.84”) e 114 mm (4.5”) e può essere applicata a saldature di testa fra tubi, come a saldature fra tubi ed altri componenti. Il dispositivo porta-sonda utilizzato per PAUT richiede una luce di soli 12 mm (0.5”), permettendo di controllare aree ad accesso limitato, per esempio a causa di tubi saldati in posizioni limitrofe o per la vicinanza di altre strutture. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 681 M. Consonni et al. - Realizzazione di giunti saldati con difetti realistici 8. Conclusioni In base ai progetti di ricerca e sviluppo descritti in questo articolo, è possibile trarre le seguenti conclusioni: 1. TWI è in grado di produrre giunti saldati con difetti realistici, rappresentativi dei principali tipi di difetti di saldatura. 2. Utilizzando le diverse tecniche per ottenere difetti realistici disponibili presso TWI, le tolleranze dimensionali (cioè la differenza fra dimensioni ottenute e dimensioni richieste) sono garantite entro ± 0.5 mm in altezza (through-wall extent) e ± 1 mm in lunghezza. 3. Per motivi di confidenzialità, non è possibile discutere in questo articolo dei risultati dei controlli non distruttivi eseguiti su tali giunti. Quindi, non è possibile comparare la risposta prodotta da difetti realistici con quella ottenuta da difetti reali. 4. TWI ha sviluppato una procedura di qualifica per i diversi metodi di deposizione dei difetti, la quale prevede l’esecuzione di prove preliminari di saldatura, seguite da esami d is tr u ttiv i e non di st rut t i vi c he vengono valutati secondo i criteri di accettabilità indicati al punto (2). I parametri di saldatura e i dettagli delle tecniche di deposizione sono r e g is tr a ti d u ra nt e t a l i prove di qualifica. 5. Per assicurare che le dimensioni e la morfologia dei difetti siano consistenti, il giunto finale viene eseguito utilizzando gli stessi parametri e procedure di saldatura applicati in qualifica. (a) (b) (c) (d) Figura 8 - (a) Sezione macrografica ottenuta trasversalmente ad un difetto di lunghezza richiesta 2 mm, prima di completare la saldatura tubo-collettore (le frecce indicano i margini del difetto); (b) Sezione macrografica ottenuta trasversalmente ad un difetto di lunghezza richiesta 5 mm, prima di completare la saldatura tubo-collettore (le frecce indicano i margini del difetto); (c) Blocco campione completo di tre giunti tubo-collettore; (d) Dimensionamento in altezza (through-wall) di un difetto di lunghezza 6 mm, ottenuto con esame ultrasonoro mediante “Phased Array”. Scale millimetriche. 6. Al fine di uniformare tali procedure di qualifica in ambito internazionale, è auspicabile che esperti di CND e comitati che si occupano delle relative norme tecniche considerino la pubblicazione di procedure standard per la qualifica dei procedimenti atti a produrre difetti realistici. 9. Ringraziamenti Gli autori ringraziano i colleghi: Nigel Allison, Mark Tiplady, Rita Banks, Ivan Pinson, Nathan Decourcelle, Capucine Carpentier, Bill Lucas e tutti i clientiTWI che hanno dato il permesso di utilizzare dati ed immagini da vari progetti confidenziali. © TWI Ltd, 2011. Bibliografia [1] [2] [3] Crutzen S., Lemaitre P., Iacono I.: «Realistic defects suitable for ISI [in service inspection] capability evaluation and qualification», in NDE in the Nuclear and Pressure Vessel Industries. Proceedings, 14th International Conference, Stockholm, Sweden, 24-26 Sept.1996. 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Marcello CONSONNI, si è laureato nel 2002 in Ingegneria dei Materiali presso il Politecnico di Milano. Dal 2002 al 2006 ha lavorato nel dipartimento di Materiali e Metallurgia presso Ansaldo Camozzi di Milano (ora Mangiarotti Nuclear), azienda specializzata nella costruzione di apparecchi a pressione per il settore nucleare e Oil&Gas. Nel 2006 ha conseguito il diploma di International Welding Engineer presso l’IIS di Genova. Da fine 2006 lavora presso The Welding Institute (TWI) di Cambridge (UK), inizialmente nel dipartimento di Fracture Integrity Management ed attualmente nel dipartimento di Welding Engineering. David HOWSE, è entrato a far parte del TWI nel 1994; attualmente lavora nel team “Arcs Process, Fabrication and Welding Engineering” come Consultant Welding Engineer. Tale gruppo svolge servizi di consulenza industriale, ricerca, sviluppo e formazione a livello mondiale. Ha esperienze specifiche in relazione ad una vasta gamma di processi di saldatura ad arco e laser ed alla loro applicazione in molti settori industriali ed ha conoscenza dei più importanti codici e regolamenti internazionali. Prima della sua attività al TWI, ha lavorato nell’industria delle costruzioni offshore e nel campo delle costruzioni civili come supervisore di progetti di fabbricazione di strutture in acciaio in tutto il Regno Unito. Ha poi lavorato per un importante produttore europeo di acciaio, a sostegno dell’unità di business commerciale legata alle attività di saldatura. Ha conseguito una laurea in Metallurgia presso l’Università di Leeds ed un Dottorato in Ingegneria presso l’Università di Warwick. Chen FUN WEE, svolge attività nel TWI a partire dal 2007 e lavora come Project Engineer nel Dipartimento TWI in Malesia dove ha condotto attività di Risk Based Inspection (RBI) nell’ambito della gestione del rischio di impianti chimici e della produzione di energia; ha effettuato la qualificazione di procedure di saldatura, in accordo alla norma BS EN 15614-2, per la fabbricazione di un serbatoio di stoccaggio e per un progetto di monorotaia; ha applicato il software QA / QC per la gestione della fabbricazione, mediante saldatura, di un cantiere navale in Malesia ed ha effettuato corsi di Metallurgia per la formazione di istruttori a livello universitario. Charles SCHNEIDER, laureato in Matematica, è entrato nella divisione NDT del TWI nel 1997. È uno specialista nello sviluppo di modelli statistici per l’affidabilità dell’ispezione radiografica e nel loro utilizzo per l’estrapolazione di dati relativi alla mappatura della corrosione in componenti di impianti di grandi dimensioni. È stato anche Presidente di un Organismo Indipendente di Qualificazione che sovraintende ai controlli ultrasonori Phased Array di saldature d’angolo per componenti in pressione Magnox. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 683 International Institute of Welding Real-time monitoring of weld pool during GTAW using infrared thermography and analysis of infrared thermal images ( °) M. Vasudevan N. Chandrasekhar V. Maduraimuthu A.K. Bhaduri B. Raj * * * * * Summary 1. Introduction In recent years there has been considerable advancement in automation of welding processes using intelligent methodologies to facilitate on-line process monitoring and control, which c a n a ls o b e u se d for re m ot e re pa i r welding applications. Intelligent automation of gas tungsten arc (GTA) welding involves development of computer-based monitoring and control software with Human Machine Interface (HMI) that enables powerful, flexible, and userfriendly operator interface by bringing together all displays and functions needed for on-line monito r in g a n d c ont rol of t he we l di ng machine. The HMI system integrates system operation at a single level and it gives the operator good visualization. Real-time monitoring of the weld pool using infrared (IR) thermography during gas tungsten arc (GTA) welding is gaining importance due to the requirements for on-line monitoring and control of the welding process.To facilitate real-time monitoring of the weld pool, a computer-controlled GTA welding machine with sensing of the weld pool using IR camera has been developed. The IR camera, mounted on the torch assembly, monitors the molten pool and the surface temperature distribution surrounding the weld pool during GTA welding. Temperature profiles were measured on the plates using thermocouples in combination with IR thermography to determine the emissivity of the plate surface. GTA welding was carried out on 3 mm-thick 316LN stainless steel (SS) plates under different welding conditions. IR thermal images were acquired on-line and analysed. A linear relationship was obtained between the thermal bead width, determined by line-scan analysis technique, and the actual bead width, measured by cross-sectional optical microscopy. The computed macroscopic temperature gradient and the actual of weld bead depth of penetration showed an inverse relationship. Full-frame analysis was carried out to estimate the surface temperature distribution for square-butt weld joints. For 316LN SS weld joints, IR thermal signatures were acquired for various weld defects, such as lack of fusion, lack of penetration and tungsten inclusions, for use as reference signatures for on-line monitoring during GTA welding. KEYWORDS: Defects; imaging; infrared; lack of fusion; penetration defects; thermography; visual inspection; welded joints. (°) Doc. IIW-2044, recommended for publication by Commission V “Quality Control and Quality Assurance of Welded Products”. * Indira Gandhi Centre for Atomic Research Kalpakkam (India). Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 685 M.Vasudevan et al. - Real-time monitoring of weld pool during GTAW using infrared thermography and analysis of infrared thermal images The HMI monitors and controls the servo and stepper motors and process parameters of the GTA welding machine as per standard program, as well as experimental requirements with the help of interfaced Galil motion controller and Programmable Logic Controller (PLC). The HMI tracks and records the process parameters of welding, such as voltage, current, jog speed, current axis value, of the welding machine. The HMI sends commands to the Galil and PLC for controlling the jogging, point-to-point positioning, vector positioning, multiple move sequence, wire-feeder up and down movement, arc voltage controller up and down movement, gas purge, homing the machine (i.e. to keep the machine at zero coordinates on all axes by mechanical reference so that the machine always starts from zero coordinates), cycle start and controls the torch assembly by setting the parameter into Galil motion control module and PLC. Visual basic software has been developed and interfaced with the PLC and Galil multiaxis motion control, by serial and Ethernet communication. In this way, a computer-operated fully automated GTA welding machine with HMI has been developed and integrated to facilitate the entire operation and control of the machine by a computer. Also, a computer-based multi-channel data-acquisition system, employing a RS485 network, has also been developed for validating temperature measurements at various locations along the entire length on the plate surface close to the weld using C-type thermocouples. For this purpose, Visual Basic software has been developed to acquire and r e c o r d te mp e r a t ure s m e a sure d by temperature indicators as a function of time [1]. In order to monitor and control the we ld in g o p e r a tions for produc i ng quality welds in non-accessible areas, sensors capable of monitoring and controlling the welding process is required to be incorporated into the robot. The significant advances in cameras in recent years have made possible the development of vision sensors for realtime monitoring and control of arc welding processes. Vision sensors have been used to monitor the seam position, weld pool width and depth of penetration in arc welding processes [2-4]. 686 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Among the vision sensors, infrared (IR) sensing is a natural choice for weld process monitoring, as welding is inherently a thermal processing method. Infrared sensing for weld process monit ori ng has been us ed by many researchers [3, 5-9]. IR sensing can also be used for detecting the occurrence of various weld defects during welding as they are known to cause perturbations in the surface temperature distributions of the plate being welded. The main advant a ge of IR s ens ing is its ability to monitor several weld parameters simultaneously. However, the use of IR thermography for quantitative temperature measurements in GTA welding is limited by difficulties in handling the surface emissivity variations, and the reflected radiation from the arc light and the hot tungsten electrode during welding. Therefore, a number of issues must be addressed when using IR thermography for real-time imaging of the weld pool during GTA welding. In GTA welding, arc radiation occurs in the spectral range of 0.34 and 1.8 μm, while for wavelengths greater than 2 μm the weld radiation is greater in magnitude than the arc energy [10]. Thus, it is possible to improve the image quality acquired by an IR camera by filtering method and this now being commonly followed to minimize the interference from radiant reflection of the arc and the electrode. Filters selectively pass the desired wavelengths of IR radiation to t he de tector w hile attenuating the unwanted wavelengths that degrade the image quality. Bicknell [11] improved the IR image quality by using high-pass and band-pass filters. Farson [12] used a band-pass filter and shield to weaken the arc and electrode interference from the IR thermal radiation in GTA welding. The accuracy of the measurement of the surface temperature distributions of the pl a t e during w elding us ing the IR camera depends on the emissivity of the plate, which in turn is highly dependent on the surface condition of the plate. The surface emissivity increases during cooling and oxidation and hence, it is difficult to measure the actual emissivity during the cooling phase. As emissivity is a function of temperature, variations in the surface emissivity of the plate needs to be experimentally quantified. The objectives of the present investigations are as follows. 1. Apply IR sensing in real-time to monitor the molten weld pool and the surface temperature distribution surrounding the weld pool during GTA welding of 316LN stainless steel (SS) plate. 2. Relate the weld bead width and depth of penetration to the me a su r e d surface temperature distributions. 3. Compare the actual weld bead width and depth of penetration with the thermal bead width and the macroscopic temperature gradients computed from line-scan analysis of the IR thermal image. 4. Estimate the surface temperature distribution for square-butt weld joints from IR thermal images. 5. Acquire and record IR thermal signature images for weld joints with and without weld defects. 2. Experimental The experimental set-up used for realtime monitoring of the GTA welding process using an infrared (IR) camera is shown in Figure 1. The IR camera is mounted on the torch assembly and moves behind the torch at the welding speed to capture instantaneous images of the weld pool and the surrounding area of the plate being welded. The IR thermography system used is an ALTAIR workstation that comprises a JADE MWIR camera, FG9800 digital PCI frame grabber and ALTAIR software for image acquisition and processing. The JADE MWIR broad-band camera Table 1 - GTA welding parameters used for IR thermography trials. Parameters Values Current 50-95 A Arc voltage 12 V Torch speed 100 mm/min Argon gas flow rate 10 l/min M.Vasudevan et al. - Real-time monitoring of weld pool during GTAW using infrared thermography and analysis of infrared thermal images Figure 1 - Automatic GTA welding set-up. uses a high quantum efficiency focal plane array LnSb detector that is cooled by a high reliability Stirling cooler and provides images of high sensitivity in the wavelength range of 1.5-5.1 μm. The IR camera uses a high-pass band filter that permits only a portion of the emitted energy in the wavelength range of 4.99-5.10 μm, thereby minimizing the interference from arc light and hot tungsten electrode on the image quality. This IR camera with high-pass band filter is capable of measuring temperatures in the range 200-1500 °C with an accuracy of ± 2 % over the entire range. Each scan of the camera is transferred as a frame consisting of 320 × 240 discrete intensity measurements at 50 frames per second. The thermal images appear as high-resolution colour images in realtime on a computer monitor and are recorded. a) Start Figure 2 - Typical recomposed IR thermal image of a GTA weld pool. The calibration of the surface temperature measurements is carried out using C-type thermocouples, which are spotwelded close to the weld region, and the data are acquired in a computer through temperature indicators over a RS485 network. The emissivity of 316LN SS plate is determined by measuring temperatures close to the weld/base metal interface, using both the thermocouple and the IR camera simultaneously at three different locations, viz. at the start, middle and end of the weld length, from which the heating and cooling cycles are generated. Autogenous GTA welding trials were carried out on 3 mm - thick 316LN SS plates of size 125 × 50 mm 2 to prepare square-butt weld joints. The welding parameters were varied as given in Table 1 for achieving different weld bead widths and depths of penetration. b) Middle A thin coating of activated flux was applied on the weld joint area prior to welding to mitigate variable weld bead penetration caused by low sulphur content (< 50 ppm). Samples cut from the welded plates at the three thermocouple locations were polished and etched to reveal the macrostructure from which the weld bead width and depth of penetration were measured using a machinists’ microscope. During these welding trials IR thermal images are acquired. To improve the accuracy of IR temperature measurements, two integration times of 230 μs and 48 μs were used for the temperature ranges of 200-600 °C and 545-1500 °C, respectively. The recorded IR images were then recomposed to produce composite images representing the entire temperature range. Further analyses, such as spot analysis, line-scan analysis, c) End Figure 3 - Heating and cooling cycles during GTA welding measured using C-type thermocouples and IR thermography on plate surface at three weld length locations. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 687 M.Vasudevan et al. - Real-time monitoring of weld pool during GTAW using infrared thermography and analysis of infrared thermal images Figure 4 - Line-scan analysis for estimation of weld bead width. isothermal contouring, and full-frame temperature profile analysis, of the recomposed IR images were carried out using the ALTAIR image processing software. Figure 2 shows a typical IR thermal image of a GTA weld pool. To determine the emissivity values at the t h r e e th e r mo c o u pl e l oc a t i ons, t he heating and cooling cycle data from both the sources were made to match well (Figure 3). The emissivity values esti- a) Start mated were 0.6, 0.44 and 0.4, respectively, at the start, middle and end of the w eld. Thes e values are in agreement with the emis s ivity values reported for S S , w hich vary in the range 0.3-0.6 in un-oxidised condition and 0.8-0.9 in oxidised condition. The temperature lag of the IR and thermocouple measurements was due to non-synchronization of triggering between the IR temperature recording and data logger for thermocouple measurement, as also the low pixel resolution (320 × 240) of the IR camera that affects the determination of exact location of thermocouple junction in the IR image. Line-scan analysis was carried out at the same pixel value in all three frames corresponding to the three locations for weld joint, during which the respective emissivity values were used to obtain accurate temperature distributions. A typical line-scan profile and its first derivative plot are shown in Figure 4. By analysing the first derivative of the thermal profile, it is possible to identify the location of solid-liquid interface, where a change in temperature gradient occurs, due to the difference in emissivity of the solid and liquid metals. Vertical lines are drawn between the line-scan profile and the first derivative plot to identify the inflection points which corresponds to the solid-liquid interface. Thus, for any selected linescan, the weld bead width can be computed as the distance between the two vertical lines or the distance between the left-hand-side valley and the right-handside peak in the first derivative plot. From this the macroscopic temperature gradients can be computed as: Macroscopic temperature gradient = Peak temperature - Interface temperature Distance between peak and interface b) Middle c) End Figure 5 - Comparison between thermal (computed) and actual weld bead width at three weld length locations. a) Start b) Middle c) End Figure 6 - Correlation between macroscopic temperature gradient and depth of penetration of weld bead at three weld length locations. 688 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 M.Vasudevan et al. - Real-time monitoring of weld pool during GTAW using infrared thermography and analysis of infrared thermal images Figure 7 - Temperature distribution surrounding the weld pool on the plate surface for 3 mm-thick square-butt weld joint of 316LN SS. Full-frame analysis using the ALTAIR software was carried out on the recorded IR images by the timing graph technique to obtain plots of IR intensity as a function of frame number, which were then used as IR thermal signature images for good and defective welds. 3. Results and discussion sensing. The temperature distribution surrounding the weld pool can be estimated from the acquired IR images of the weld pool. The temperature distribution on the plate surface for 3 mm-thick square-butt weld joint of 316LN SS is shown in Figure 7. Each w elding proces s h a s u n i q u e thermal signatures and any deviations w ould lead to perturb a t i o n s i n t h e surface temperature distribution, and this forms the basis for generating IR thermal signature images for welded joints of 316LN SS with and without defects. The photograph of a w e l d e d j o i n t without any defect and the corresponding IR thermal signature image plot is shown in Figure 8. The thermal signature image plot consists of variation in the surface temperature of the plate along the weld centre-line as a function of frame number or weld length. The temperature almost remained constant for the entire length of the weld implying that welding conditions used produced a welded joint without any defect. This thermal signature is taken as reference thermal image for a good weld. Figure 9 shows the photograph of a welded joint with lack of fusion (LOF) weld defect with the defect area marked with a circle and the corresponding IR thermal signature image plot. Here again the defect area is marked with a circle in the plot. Temp. Deg. C The comparison of the actual weld bead width and the weld bead width comp u te d b y lin e -sc a n a na l ysi s of IR thermal profiles is shown in Figure 5 for the three locations of the welded joint. There is a good linear relationship between the computed (thermal) and the actual weld bead width values , w ith a minimum correlation coefficient of 0.8. This is in agreement with results reported in the literature [3, 5, 6]. The macroscopic temperature gradient exhibited a good invers e linear relationship with the depth of penetration of the weld bead, with a minimum correlation coefficient of 0.88 (Figure 6). The macroscopic temperature gradient increased with a decreasing depth of penetration. This is in agreement with results reported for welds of steel plates [4]. The scatter in the present data may still be due to interference from the electrode radiation on the image quality, and variation of emissivity with temperature and of the plate surface conditions. However, the present results give confidence that real-time monitoring and control of weld bead width and depth of penetration during GTA w elding is feas ible us ing IR Actual weld length (mm) a) Photograph of welded joint without defect b) Corresponding IR thermal signature image Figure 8 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 689 Temp. Deg. C M.Vasudevan et al. - Real-time monitoring of weld pool during GTAW using infrared thermography and analysis of infrared thermal images Actual weld length (mm) a) Photograph of welded joint with lack of fusion defect b) Corresponding IR thermal signature image Temp. Deg. C Figure 9 Actual weld length (mm) a) Photograph of welded joint with lack of penetration defect b) Corresponding IR thermal signature image Temp. Deg. C Figure 10 Actual weld length (mm) a) Photograph of welded joint with tungsten inclusion defect Figure 11 690 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 b) Corresponding IR thermal signature image M.Vasudevan et al. - Real-time monitoring of weld pool during GTAW using infrared thermography and analysis of infrared thermal images References [1] Chandrasekhar N. and Vasudevan M.: «Computer based operation, monitor and control of GTA welding machine and temperature measurements during welding», International Conference on Advance Manufacturing Technology, Indian National Academy of Engineering, Chennai (6-8 February 2008). [2] Nagarajan S., Chen W.H. and Chin B.A.: «Infrared sensing for adaptive arc welding», Welding Journal, 1989, vol. 68, no. 11, pp. 462s-466s. [3] Chen W.H. and Chin B.A.: «Monitoring joint penetration using infrared sensing techniques», Welding Journal, 1990, vol. 69, no. 4, pp. 181s-185s. 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This defect was generated by varying the current throughout the welding by PLC programming. The photograph of a welded joint with tungsten inclusion defects and the corresponding IR thermal signature image plot is shown in Figure 11. Here again the defect areas are marked in both the photograph and the image plot. At locations of tungsten inclusions, there is a definite peak in the temperature plot. These locations of tungsten inclusions were verified using X-ray radiography. The weld in the present case ends with a tungsten inclusion and hence there is a corresponding rise in the temperature at the end region of the welded joint. This image plot is taken as reference for tungsten inclusions. Small tungsten pieces were introduced into the weld pool during welding to produce this defect. 4. Conclusions The conclusions from the present investigations are as follows. 1. A linear relationship exists between the weld bead widths computed from IR thermal profile and the actual measured values. 2. An inverse linear relationship exists between the macroscopic temperature gradient computed f r o m t h e I R thermal profile and the measured depth of penetration of the weld bead. 3. Temperature distribution surrounding the weld on the plate surface can be estimated as isothermal contours of IR thermal images. 4. The IR thermal signature images generated for weld defects, such as lack of fusion, lack of penetration and tungsten inclusions can be used as reference images for on-line monitoring of weld quality using IR ther-mography during GTA welding of 316LN SS. 5. IR thermography is a potential tool for on-line monitoring and control of weld bead geometry during GTA welding. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 691 M.Vasudevan et al. - Real-time monitoring of weld pool during GTAW using infrared thermography and analysis of infrared thermal images Based on these investigations, a computational intelligence (CI) based control system is under development and testing for closed-loop feed-back control of depth of penetration from IR thermal images in real-time. This CI-based control system would carry out on-line correction of any deviation in the depth of penetration by adjusting the welding current in real time by sending appropriate signals to the power source through the PLC. 692 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Sommario Monitoraggio in tempo reale del bagno di fusione durante la saldatura TIG utilizzando la termografia all’infrarosso e l’analisi delle immagini termografiche Il monitoraggio, in tempo reale, del bagno di fusione durante il processo di saldatura TIG, mediante termografia a raggi infrarossi (IR), sta guadagnando importanza grazie ai requisiti del sistema di monitoraggio on-line e di controllo del processo di saldatura. Per facilitare il monitoraggio in tempo reale del bagno di fusione, è stata sviluppata una saldatrice TIG, controllata dal computer, dotata di un dispositivo di rilevamento del bagno di fusione mediante sensori e telecamera ad infrarossi. La telecamera ad infrarossi, montata sulla torcia, monitora il bagno di fusione e la distribuzione della temperatura della superficie intorno al bagno durante la saldatura TIG. L’andamento della temperatura è stato rilevato sulle lamiere utilizzando termocoppie in combinazione con l’indagine termografica a raggi infrarossi per determinare l'emissività della superficie della lamiera. La saldatura TIG è stata effettuata su lamiere di 3 mm di spessore in acciaio inossidabile (SS) 316LN in differenti condizioni di saldatura. Le immagini termografiche sono state acquisite on-line ed analizzate. Una relazione lineare è stata ottenuta tra la larghezza termica del cordone, determinata mediante l’analisi termografica e la larghezza effettiva del cordone di saldatura misurata, in una sezione trasversale, mediante microscopia ottica. Il gradiente di temperatura macroscopico calcolato e l’effettiva profondità di penetrazione del cordone di saldatura hanno mostrato una relazione lineare inversa. Per valutare la distribuzione della temperatura superficiale dei giunti testa a testa a lembi retti è stata eseguita l’analisi full-frame. Per i giunti in acciaio inossidabile 316LN, sono stati acquisiti i profili termografici di vari difetti di saldatura, quali mancanza di fusione, mancanza di penetrazione ed inclusioni di tungsteno, da utilizzare come riferimento per il monitoraggio on-line durante la saldatura TIG. IIS Didattica Introduzione alla saldatura con fascio elettronico (Electron Beam Welding) * 1 - Introduzione Il processo di saldatura con fascio elettronico, appartenente alla famiglia dei processi ad energia concentrata, ha origine in Francia negli anni ’50, in cui fu introdotto da J.A. Stohr nell’ambito delle attività condotte dalla French Atomic Energy Commission. Il principio fisico del processo si basa sul bombardamento del materiale da saldare con un intenso fascio di elettroni, altamente focalizzato, accelerati ad una velocità confrontabile - per ordine di grandezza - con quella della luce in aria e legata, tra l’altro, al potenziale di accelerazione (tipicamente espresso in kV) impresso agli elettroni stessi; una volta che si verifica l’impatto tra gli elettroni accelerati ed il materiale base, la loro energia cinetica (legata fondamentalmente alla velocità impressa) si converte istantaneamente in energia termica, producendo l’apporto termico necessario alla realizzazione della giunzione. Poiché l’energia cinetica posseduta dagli elettroni può essere concentrata in un’area estremamente ridotta, è possibile ottenere densità di potenza dell’ordine dei 108 W/cm2, valori non raggiung ib ili d a a ltri proc e ssi a d e ne rgi a concentrata, siano essi il plasma o il laser; d’altra parte, tale concentrazione * di potenza in parte fonde ed in parte può portare il materiale base direttamente allo stato gassoso, in funzione dei parametri del processo e delle specifiche del materiale base saldato. Per le sue caratteristiche, la saldatura con fascio elettronico (classificata 76 UNI EN ISO 4063) è in grado di fornire giunzioni caratterizzate da interessanti proprietà meccaniche e chimico - fisiche e si dimostra pressoché insostituibile nel caso di realizzazione di giunti su spessori medi ed elevati in passata singola (si veda, a titolo puramente indicativo, l’esempio riportato nella Figura 1). 2 - Principi del processo di saldatura con fascio elettronico In sintesi, la generazione del fascio è possibile grazie ad una sorgente (denominata “electron gun”, nella letteratura anglosassone) costituita fondamentalmente da un catodo, un emettitore di elettroni (la sorgente vera e propria, mantenuta ad un potenziale opportunamente elevato, di segno negativo) ed un anodo, termine con cui si indica un elemento posto a potenziale nullo, attraversato dal fascio di elettroni opportunamente collimati. La sorgente è in genere costituita da filamenti di metalli ad elevata temperatura di fusione ed elevato numero atomico, quindi da ottimi emettitori di elettroni come il tungsteno ed il tantalio, allo scopo di raggiungere una temperatura di circa 2500 °C, cui si verifica una forte emissione elettronica. Gli elettroni generati dal filamento, riscaldato per effetto Redazione a cura della Divisione FOP - Formazione e Pubblicazioni Biblioteca - Manifestazioni - dell’Istituto Italiano della Saldatura Genova. Figura 1 - Esempio di passata eseguita con processo EBW, materiale base Inconel® 600. Joule da una opportuna intensità di corrente (analogamente a quanto avviene in una convenzionale macchina radiogena, che funzioni secondo il tradizionale schema del tubo di Coolidge), sono quindi accelerati ad elevata velocità e collimati in modo opportuno grazie alla particolare conformazione del campo elettrostatico generato dal complesso costituito dal catodo, dalla griglia e dall’anodo. Una volta che gli elettroni fuoriescono dall’anodo, possiedono la massima intensità di energia possibile con la tensione di accelerazione applicata alla sorgente; successivamente, essi sono diretti verso una bobina di focalizzazione di tipo elettromagnetico, detta anche lente magnetica, la quale riduce il diametro del fascio focalizzando sensibilmente il fascio stesso, che risulterà Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 695 Introduzione alla saldatura con fascio elettronico (Electron Beam Welding) sente per consentire lo s pos tamento del fascio sulla superficie da Isolamento elettrico saldare, secondo una traiettoria desiderata. Lo schema riporCamera ad alto vuoto tato nella Figura 2 illustra, indicaAlle pompe a vuoto tiv a m e n t e , g l i Anodo elementi fondamentali che costiAlle pompe a vuoto tuiscono una sorgente per salLente magnetica datura con fascio elettronico. La parte attiva Alle pompe della s orgente a vuoto elettronica (quella chiamata appunto Fascio elettronico a pressione “gun”, nella letteatmosferica ratura anglosassone) è di norma mantenuta in condizioni di alto vuoto, nell’ordine di 13 M P a ( 1 * 1 0 -4 t o r r ) mentre l’area interessata alla saldatura, per ragioni di accessibilità, è mantenuta a pressione atmosferica: un simile grado di vuoto è necessario per evitare ogni forma di contaminazione dei componenti e di ossidazione del filamento, impedendo - al tempo stesso - la formazione di archi elettrici tra il filamento ed altri elementi costitutivi della sorgente, altrimenti resi possibili dalla presenza di gas ionizzati. Nel corso della saldatura, è Collegamento elettrico Gas isolante Cavo ad alta tensione Catodo Bobina di deflessione Valvola di cutoff del fascio Distanza di lavoro Pezzo Figura 2 - Schema semplificato di una sorgente a fascio elettronico per saldatura. quindi caratterizzato da una sezione trasversale con un diametro sensibilmente inferiore. Tale focalizzazione aumenta ulteriormente la densità di energia posseduta dal f a s c io , c o n c e n tra t a di fa t t o i n una macchia focale di dimensioni ridotte, localizzata in prossimità della superficie del materiale base (pezzo). Inoltre, un’ulteriore bobina (posta al di sotto di quella di focalizzazione) può essere preFascio elettronico Direzione di avanzamento Bagno di fusione Elettroni retrodiffusi Cordone di saldatura Raggi X Radiazione termica Elettroni secondari x Convezione Metallo fuso Keyhole necessario lo stesso grado di vuoto sia in prossimità del filamento che presso l’area di saldatura per limitare la tendenza degli elettroni a defocalizzare il fascio, acquisendo una velocità anche in direzione radiale al fascio stesso per effetto di urti successivi con le molecole gassose; questi fenomeni renderebbero il fascio più defocalizzato, diminuendone di conseguenza la densità di energia. Nei casi più comuni, le sorgenti operano con tensioni di accelerazione variabili tra 30 e 200 kV e correnti comprese tra 0.5 e 1500 mA; livelli di potenza sino a 30 kW sono da considerare normali, sebbene esistano in commercio impianti con potenze anche superiori a 200 kW. Di norma, le sorgenti operanti con i maggiori gradi di vuoto sono impiegate nel processo indicato appunto come H V-EBW (H igh Vacuum-E l e c t r o n Beam) e sono caratterizzate da macchie focali variabili tra 0.25 ed 1.3 mm di diametro circa, con densità di potenza dell’ordine dei 107 W/cm2. Tale densità di potenza genera temperature attorno a 14.000 °C, più che sufficienti a vaporizzare la maggior parte dei materiali saldabili con questo processo, generando una penetrazione caratteristica, indicata dagli addetti ai lavori con l’espressione keyhole (Fig. 3); quando il keyhole suddetto trasla lungo la linea di giunzione della parte da saldare, la saldatura si produce per effetto dell’azione combinata di tre fattori: • la fusione del materiale base sul lato anteriore rispetto al keyhole; • lo spostamento del materiale fuso lungo le pareti del keyhole stesso; Sezione trasversale del giunto y Conduzione termica z Figura 3 - Schema del funzionamento del processo in keyhole. 696 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Figura 4 - Conversione dell’energia associata al fascio durante la saldatura. Introduzione alla saldatura con fascio elettronico (Electron Beam Welding) • la progressiva solidificazione del flusso di materiale fuso, che produce un giunto continuo. Più in dettaglio, va osservato che il bilancio dell’energia appare per questo processo molto diverso rispetto al caso dei processi ad arco elettrico: il fascio di elettroni incidenti è caratterizzato dall’energia cinetica posseduta, legata fondamentalmente alla sua velocità, a sua volta funzione della tensione di accelerazione; tale energia viene in parte utilizzata per generare l’apporto termico necessario alla saldatura, ma in parte subisce anche una conversione in radiazione termica (emessa dall’area corrispondente al punto di lavoro) (Fig. 4). I processi di interazione tra gli elettroni primari (ossia quelli che costituiscono il fascio) ed il materiale base producono inoltre elettroni retrodiffusi ed elettroni secondari, oltre ad una determinata quantità di radiazione ionizzante (X). L’impatto degli elettroni sulla superficie del pezzo arresta di fatto gli elettroni, che riescono a penetrare in profondità solo per alcuni micron: come accennato, molta della loro energia cinetica è trasformata in energia termica ed una prima parte del materiale base evapora istantaneamente, rendendo accessibile agli elettroni successivi strati di materiale più interni, alimentando quindi la penetrazione stessa del fascio sino all’intero spessore e generando una cavità di vapori metallici circondata da uno strato di materiale base allo stato liquido (indicativamente, si può assumere che la sezione trasversale della cavità corrisponda a quella del fascio elettronico incidente), secondo la sequenza illustrata nello schema riportato nella Figura 5. Per effetto della successiva traslazione della sorgente (o del pezzo), si verifica il progressivo contatto tra il fascio elettronico a) b) c) d) e il nuovo mateFigura 5 - Formazione del keyhole (schema). riale lungo un fronte quasi verticale, corrisponFascio elettronico Fronte del dente allo spesgiunto sore di parete del Vapori metallici Direzione giunto; per quanto Zona fusa di saldatura il materiale sia ancora soggetto ad evaporazione, in qualche misura, Zona solidificata esso è soprattutto spinto da forti F1 : forza dovuta alla pressione della fase vapore F2 : forza dovuta alla tensione superficiale moti convettivi F3 : forza dovuta alla pressione idrostatica della fase liquida verso la parte opposta della Figura 6 - Equilibrio delle forze agenti nel cavità, dove solikeyhole. difica. Per garantire l’equilibrio del processo è necessario che la presgrazie anche alla real i z z a z i o n e d i sione della fase vapore che occupa la passate in cui il fattore di forma (inteso cavità - che mantiene la fase liquida come rapporto tra la larghezza e la propremuta contro il materiale base - sia fondità della passata) può arrivare a bilanciata dalla pressione idrostatica valori pari a 1:50. della fase liquida stessa e dalla sua tenNella Figura 7 è illustrato il confronto sione superficiale. Uno schema relativo tra un’applicazione del processo EBW all’equilibrio delle forze in gioco è riporsu giunti testa a testa (spessore 150 mm) tato nella Figura 6. ed i processi a filo continuo con proteLe caratteristiche specifiche del prozione gassosa (GMAW) e ad arco somcesso, come avremo modo di illustrare merso (SAW). nuovamente più avanti, consentono - a In origine, il processo fu applicato escluparità di spessore di parete - una ridusivamente in condizioni di alto vuoto zione del tempo complessivo di salda(≤ 13 MPa / 1*10-4 torr), posizionando la parte da saldare nello stesso ambiente tura da 20 a 50 volte rispetto ai processi creato per generare il fascio elettronico; a filo continuo con protezione gassosa, Figura 7 - Confronto tra EBW e processi ad arco convenzionali (GMAW, SAW) su giunti testa a testa di elevato spessore (150 mm). Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 697 Introduzione alla saldatura con fascio elettronico (Electron Beam Welding) 3 - Vantaggi e limiti del processo a) b) c) Figura 8 - Geometria del fascio elettronico in modalità high vacuum a), medium vacuum b) e non vacuum c). aumentando tuttavia la domanda di saldatura di pezzi di dimensioni maggiori si adottarono condizioni di vuoto per la saldatura meno spinte rispetto a quelle previste per la sorgente. Negli ultimi anni, addirittura, si è arrivati ad eliminare completamente, per alcune applicazioni, il vuoto in prossimità della saldatura, al punto che è possibile distinguere oggi, di fatto, tre distinte modalità di applicazione del processo: • la modalità ad alto vuoto (HV-EBW, H ig h Va c u u m - E l e c t ron Be a m Welding), in cui il pezzo è mantenuto ad una pressione variabile tra 0.13 e 0.30 MPa (da 10-6 a 10-3 torr); • al mo d a lità a m e di o vuot o (MV-EBW), in cui il pezzo è mantenuto in condizioni di vuoto parziale (in genere, da 0.13 a 3300 Pa / da 10-3 a 25 torr); • la modalità atmosferica (NV-EBW, N o n Va c u u m - E l e c t ron Be a m Welding), denominata anche atmosferica, in cui il pezzo è mantenuto appunto alla pressione atmosferica o in specifici gas protettivi. Si ricorda che le condizioni di pressione suddette riguardano l’ambiente in cui viene mantenuto il pezzo da saldare, mentre la parte attiva della sorgente, come peraltro già osservato, è mantenuta alla pressione di 13 MPa (10-4 torr) o inferiore. Come appare logico, le caratteristiche del fascio dipendono fortemente dalle modalità con cui il processo è applicato: nella Figura 8 sono illustrate le caratteristiche geometriche del fascio nelle tre modalità fondamentali. 698 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Uno dei vantaggi principali del processo è la sua capacità di produrre giunti con penetrazioni più strette e profonde e con apporti termici molto inferiori rispetto alla saldatura ad arco, che consentono di eliminare la necessità di procedure a passata multipla, spesso necessarie durante la saldatura ad arco elettrico, in funzione degli spessori. La minore intensità dell’apporto termico consente di ottenere zone termicamente alterate strette e, in generale, effetti termici sul materiale base di minore entità, con particolare riferimento alle deformazioni. Nel processo EBW è inoltre possibile impiegare ambienti di saldatura ad elevata purezza, che consentono di prevenire la formazione di ossidi e nitruri in saldatura; inoltre, le velocità di saldatura caratteristiche del processo - dovute agli elevati tassi di fusione, possibili grazie alla concentrazione dell’energia - riducono i tempi complessivi di saldatura, con una maggiore produttività complessiva ed un maggiore rendimento energetico del processo: al riguardo, si stima che l’efficienza complessiva del processo con fascio elettronico nella conversione di energia sia attorno al 65%, un valore superiore ai cosiddetti processi convenzionali e molto migliore rispetto al processo laser. Queste proprietà, come appena accennato, consentono una sensibile riduzione delle deformazioni e dei ritiri di origine termica in saldatura, riducendo gli effetti di softening su quei materiali base caratterizzati da particolari stati metallurgici di fornitura; date le particolari spe c i f iche che caratterizzano i fenomeni di trasm i ssione del c a l ore dei processi che operano i n ke y hole, va inoltre osservato che il fascio elettronico è inoltre pressoché insensi bi l e alla prese nz a di variazioni di spessore o di mas s e che altrimenti porte- rebbero fuori equilibrio la simmetria nella conduzione termica del giunto. Il fascio elettronico è inoltre uno dei pochi processi che possono essere applicati a metalli reattivi (come ad esempio titanio, zirconio e loro leghe) oppure refrattari (come il molibdeno, il tantalio e loro leghe), senza dimenticare la possibilità di portare il fascio a distanze anche superiori a 500 mm in condizioni di alto vuoto. D’altro canto, tra le limitazioni del processo vanno certamente ricordati i maggiori costi degli impianti rispetto ai più convenzionali processi ad arco elettrico, sebbene i costi di produzione risultino almeno confrontabili con quelli di altri processi ad energia concentrata come il laser; ai costi suddetti vanno certamente aggiunti anche i maggiori oneri dovuti all’accuratezza necessaria alla preparazione dei lembi, a sua volta dovuta alle ridotte dimensioni della macchia focale, che impongono parametri (luce ed allineamento, ad esempio) di particolare precisione. In secondo luogo, va osservato che le dimensioni delle camere (Fig. 9) in cui si realizza il vuoto sono giocoforza limitate e con esse risultano limitate le dimensioni massime dei pezzi da saldare; i tempi di produzione sono inoltre influenzati dai tempi necessari per realizzare il vuoto e per tornare, dopo la saldatura, a condizioni atmosferiche, cosa che inevitabilmente riduce il rendimento di utilizzo degli impianti, senza dimenticare gli accorgimenti necessari per evitare interferenze di tipo elettromagnetico verso il fascio (ad esse sensibile, in Figura 9 - Una moderna camera per EBW (Sciaky VX, dimensioni 362”x 108”x 132”). Introduzione alla saldatura con fascio elettronico (Electron Beam Welding) 750 torr 500 torr Figura 10 - Una immagine descrittiva del processo NV-EBW, in cui si osserva la tipica defocalizzazione del fascio in atmosfera. funzione dei parametri di funzionamento applicati) e problematiche dovute alla presenza di gas nei materiali base, che possono inquinare il funzionamento delle camere, per effetto delle condizioni di vuoto in esse praticate. Un caso specifico è quello del processo NV-EBW (Fig. 10), che non può offrire le favorevoli condizioni ambientali caratteristiche dell’HV-EBW, ma non risulta soggetto alle sue limitazioni, se si considerano gli ingombri massimi dei pezzi; inoltre, per tale versione del processo, si devono impiegare distanze di lavoro (o di standoff, come si usa anche dire) limitate a circa 35 mm per contrastare gli effetti dell’interazione tra fascio e gas atmosferici, per cui - automaticamente - la penetrazione massima ottenibile risulta limitata a 25 ÷ 30 mm circa p e r imp ia n ti dot a t i di sorge nt i da 60 kW / 165 kV di tensione di accelerazione. 4 - Le variabili del processo ed il loro effetto Tra le variabili fondamentali caratteristiche del processo con fascio elettronico possono essere ricordate sicuramente la tensione di accelerazione applicata alla sorgente, l’intensità di corrente del fascio stesso, la velocità di avanzamento, la corrente di focalizzazione e la distanza di lavoro (o di standoff). A sua volta, la dimensione della macchia focale che caratterizza il fascio nel piano rappresentato dal pezzo da saldare è di fatto determinata (singolarmente o per effetto di interazioni tra variabili): 250 torr 50 torr 5 torr Figura 11 - Effetto della pressione nei confronti della geometria (focalizzazione) del fascio. • dalle caratteristiche complessive dell’insieme costituito dalla sorgente e dalle ottiche; • dalla corrente di focalizzazione, che a sua volta influenza la posizione del fuoco del fascio; • dalla distanza di lavoro rispetto al pezzo; • dall’intensità di corrente del fascio. Un aumento della tensione di accelerazione e/o dell’intensità di corrente del fascio comporta - a parità di altre condizioni - un aumento delle profondità di penetrazione, così come il prodotto di queste due variabili (che rappresenta, di fatto, la potenza del fascio stesso) è correlato direttamente con la massa di materiale fuso in un certo arco di tempo. Un aumento della velocità di avanzamento (o, se si preferisce, della velocità relativa tra il fascio ed il pezzo) tende invece a ridurre l’entità della penetrazione e della larghezza della passata; una variazione di ogni altra variabile tra quelle citate, allo scopo di aumentare le dimensioni della macchia focale nella zona di lavoro del fascio, ne riduce la densità di energia e, conseguentemente, la penetrazione, aumentando invece la larghezza di ogni passata eseguita, mantenendo invariata la velocità di avanzamento. Agendo sulle deflessione del fascio si può inoltre agire (in qualche misura) sull’angolo con cui lo stesso incide sulla superficie oppure ottenere traiettorie predefinite, con la possibilità di oscillare il fascio stesso per aumentare la larghezza che caratterizza la singola passata. Come accade per la maggior parte degli altri processi, il fascio può inoltre operare in pulsato, controllando tra l’altro l’apporto termico specifico del processo. Nel caso del processo NV-EBW, la tensione di accelerazione e la corrente di focalizzazione sono definite preliminarmente e mantenute sul valore così impostato; a sua volta, l’intensità del fascio può essere presettata per la specifica applicazione, agendo successivamente solo sul comando on / off di tale parametro, come pure si fa - entro certi limiti anche per la distanza di lavoro. Va osservato inoltre, per questa specifica tipologia di processo, che la deflessione del fascio di norma non è applicabile data la limitata distanza di lavoro con cui si opera, come anche non risulta applicabile l’oscillazione. Nella Figura 11 si evidenzia l’effetto della pressione nella zona di lavoro del fascio nei confronti della focalizzazione del fascio stesso. 5 - Operazioni preliminari e sequenze operative Data la specificità del processo, le attività preliminari (compreso l’assiemaggio) sono di norma testate su pezzi di prova; i dettagli della sequenza di saldatura possono poi variare, in qualche misura, in funzione dei singoli casi e delle specifiche ad essi relative. Una tipica sequenza relativa alla saldatura in condizioni di alto vuoto può essere la seguente: • assemblaggio e preparazione dei dispositivi di bloccaggio del pezzo, compresa la pulitura, l’eventuale Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 699 Introduzione alla saldatura con fascio elettronico (Electron Beam Welding) smagnetizzazione, preriscaldo e puntatura; • il p o s iz io n a m e nt o sul t a vol o di lavoro, all’interno della camera di saldatura; • l’inizio della fase di pompaggio del vuoto; • una volta raggiunte le condizioni di pressione desiderate (tipicamente da 0.013 a 12 Pa) si procede con la focalizzazione del fascio e con il settaggio dei singoli parametri; • si allinea il fascio con il giunto da eseguire, impiegando un ridotto livello di energia; • si inizia la saldatura, di norma con procedure automatizzate, più raramente con procedure di tipo manuale, sino al termine del ciclo di saldatura; • s i a tte n d e il ra ffre dda m e nt o de l pezzo, quindi si immette progressivamente aria nella camera e si sblocca il pezzo dal suo posizionatore. Nel caso di processo non vacuum, la sorgente è mantenuta ai previsti livelli di pressione e le procedure sono in genere meccanizzate per accelerare le fasi produttive. Tra le differenze più significative, è possibile notare che l’allineamento del fascio risulta meno critico rispetto al caso di saldatura in alto vuoto per effetto delle maggiori dimensioni della macchia focale del fascio. La preparazione dei lembi, in genere, prevede soluzioni a lembi retti, senza luce e materiale d’apporto, il quale può invece essere previsto nel caso di taluni giunti tra materiali dissimili; è importante curare la finitura delle superfici che costituiscono i lembi, da lavorare di macchina, per le quali è consigliata una r ug o s ità s u p e r fi c i a l e di 125 μ i n (3.20 μm) o inferiore, seppure vari studi sperimentali effettuati su leghe di alluminio (tipo 2219) e di titanio (grado 5) abbiano dimostrato che tale parametro non appare critico nei confronti dell’applicazione della procedura, per quanto questo aspetto vada messo in relazione con le dimensioni del fascio e della stessa macchia focale. Le tolleranze di assiemaggio sono indubbiamente un punto delicato: questa variabile è assai più critica rispetto al caso della saldatura ad arco, come noto, in virtù delle caratteristiche geometriche del fascio elettronico; l’accuratezza del fit-up dipende dallo spessore di parete da saldare e dalla geometria del giunto, 700 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 ma si può affermare che deve essere inferiore - di norma - a 0.005” (0.13 mm circa); ad esempio, la luce deve essere inferiore in caso di spessori minori e di giunti senza piatto di sostegno. Sono previsti anche accoppiamenti con interferenza nel caso di giunti in cui il ritiro metallico possa comportare forti rischi di c ri ccatura del giunto, come ad esempio nel caso di giunti particolarmente vincolati. Luci massime di circa 0.003” (0.08 mm) sono usate in genere per realizzare giunti particolarmente stretti in condizioni di vuoto; nel caso di giunti a forte penetrazione, un assiemaggio poco curato o luci eccessive possono causare eccessivi ritiri trasversali, avvallamenti, incisioni marginali, cavità e mancanze di fusione. Le superfici da saldare devono essere pulite accuratamente prima dell’inizio delle procedure di saldatura in condizioni di vuoto; diversamente, si possono verificare imperfezioni di saldatura come anche inadeguate proprietà meccaniche delle giunzioni; allo stesso tempo, una pulitura insufficiente penalizza le procedure di pompaggio del vuoto e la stabilità della sorgente, dato il passaggio in fase gassosa degli inquinanti presenti sulle superfici, per effetto delle condizioni di vuoto praticate. Nel caso di processi di tipo non vacuum, la criticità della pulitura è logicamente inferiore, sebbene essa continui ad influenzare in modo significativo la qualità finale dei giunti. Più in particolare, l’uso di spazzole è sconsigliato a causa del rischio di contaminare le superfici con le spazzole stesse; per la pulitura della sorgente e dei pezzi è invece consigliato l’acetone. Nel caso invece siano usati solventi contenenti alogeni (cloro, ad esempio), è opportuno provvedere ad una seconda fase di lavaggio con acetone, per essere certi della loro rimozione prima di procedere con la saldatura. I po s izionatori impiegati per questo proc e s s o non s i discostano da quelli in uso ad esempio per la saldatura TIG di parti ad elevata precisione, senza materiale d’apporto, ad eccezione delle minori forze di fissaggio e dell’impiego di materiali amagnetici per realizzare i posizionatori. Nella Figura 12, a titolo di esempio, è riportato un posizionatore in uso per la riparazione mediante EBW di palette di motori aeronautici in Ti6Al4V. Essendo gli apporti termici inferiori e molto concentrati, rispetto alla saldatura ad arco, non sono in genere necessari posizionatori particolarmente vincolati o metodi di raffreddamento particolari: i classici morsetti a forma di “C” sono spesso sufficienti; in altri casi, i morsetti possono essere sostituiti con una puntatura leggera o con una passata realizzata a ridotto apporto termico, per poi completare la giunzione con la passata di riempimento vera e propria, a pieno apporto termico. Nel caso di processo non vacuum, i comuni posizionatori per saldatura sono di norma sufficienti: inoltre, i sistemi di localizzazione ed allineamento del fascio sono più semplici rispetto al caso del processo in vacuum. I pezzi ed i posizionatori eventualmente realizzati con materiali ferromagnetici devono essere smagnetizzati prima dell’impiego. Un certo magnetismo residuo può essere dovuto alla esecuzione preliminare di controlli con particelle magnetiche, all’uso di sollevatori magnetici, alla presenza di conduttori elettrici come anche al trasporto su vagoni ferroviari, in prossimità dei cavi di alimentazione della motrice. In genere, le procedure di smagnetizzazione prevedono l’applicazione di campi a polarità variabile e di intensità decrescente, ad esempio quelli in uso a valle dell’esecuzione dei sud- Figura 12 - Posizionatore per riparazione mediante EBW di palette in lega di titanio. Introduzione alla saldatura con fascio elettronico (Electron Beam Welding) Figura 13 - Gaussometro (esempio). detti controlli con particelle magnetiche. È essenziale verificare la presenza di magnetismo residuo prima di procedere con la saldatura con un gaussometro (Fig. 13): i valori di induzione ritenuti accettabili possono variare tra 5*10-5 T e 4*10 -4 T in funzione della geometria della zona fusa e della criticità del giunto (risultano meno critici da realizzare giunti con zona fusa più larga). Il pompaggio per processi in vuoto richiede un tempo che dipende, in primo luogo, dalle dimensioni della camera, quindi dalla portata e dal tipo di pompa utilizzato ed ovviamente dal grado di v u o to c h e s i de si de ra ot t e ne re ; l e sequenze con cui viene praticato il vuoto sono oggi gestite automaticamente da sistemi computerizzati. Per impianti in alto vuoto, le pressioni necessarie (pari a circa 13 MPa, come detto) sono raggiunte con pompe di tipo meccanico (a pistone, di tipo rotativo ad esempio), che operano in sinergia con una pompa a diffusione di olio. La dimensione e la portata di tali pompe dipendono principalmente dalle dimensioni della camera, dal livello di vuoto finale desiderato e dal tempo totale di pompaggio previsto. In genere, una camera da poco più di un metro cubo di volume con una pompa a diffusione da 250 mm e 250 m3/min ed una pompa meccanica da 17 m 3 /min richiede all’incirca 4 minuti per raggiungere una pressione di circa 40 MPa, così come una camera con un volume di dieci volte superiore (11 m3) - con un gruppo d i p o mp a g g io proporz i ona l m e nt e dimensionato - può raggiungere lo stesso livello di pressione in un tempo di circa 12 minuti; tale valore può essere ridotto al di s otto di 6 minuti sovradimensionando il gruppo di pompaggio, sebbene tale operazione comporti cos ti che devono essere confrontati con l’entità dei benefici che si conseguono. Va osservato che i tempi di pompaggio s opra des critti s ono relativi a camere, pezzi e posizionatori adeguatamente puliti e deumidificati. Nel caso di camere che operano in condizioni di vuoto parziale (intorno a 13 Pa), con sorgenti caratterizzate da una pressione di 13 MPa, non si fa uso in genere di pompe a diffusione per le camere, in cui si ricava il vuoto con le sole pompe meccaniche, realizzando tempi di pompaggio ridotti a soli 20 s per parti prodotte in serie, di dimensioni limitate, in condizioni di vuoto parziale e volumi di circa 0.15 m3. Un esempio di camere di piccole dimensioni, con volumi variabili tra 18 e 24 pollici cubici, è riportato nella Figura 14. La forte concentrazione di energia rende spesso applicabile il processo anche a spessori elevati in assenza di preriscaldo; possono fare eccezione, logicamente, acciai fortemente temprabili, se di forte s pes s ore, in c o n d i z i o n i d i vincolo severo: ad esempio, per acciai ad alta resistenza o acciai da utensili di spessore superiore a circa 10 mm si preferisce adottare il preriscaldo, così anche nel caso di acciai aventi tenori di carbonio superiori a 0.30% circa. Il preriscaldo è effettuato ovviamente prima dell’ingresso dei pezzi in camera, con metodi differenti in funzione delle dimensioni e della geometria dei pezzi; talvolta sono utilizzate combinazioni di più metodi insieme: per parti di dimensioni ridotte, in cui eventuali distorsioni indotte da riscaldamenti localizzati non siano un problema e in cui si possano tollerare anche aumenti della durata del ciclo di produzione del pezzo, il preriscaldo è effettuato con lo stesso fascio elettronico, impiegando fasci opportunamente defocalizzati. Allo stesso modo, eventuali trattamenti dopo saldatura (distensione, rinvenimento tra gli altri) sono effettuati con metodi convenzionali dopo l’estrazione dei pezzi dalle camere. Per quanto attiene alle condizioni operative, va osservato in primo luogo che l’inizio e la fine della saldatura richiedono attenzioni particolari per evitare disuniformità rispetto al tratto centrale del giunto. Una tecnica usata per evitare questi problemi è iniziare la saldatura su un tallone di estremità, regolando il fascio al massimo del proprio potenziale, quindi concludere la saldatura stessa su un secondo tallone: in questo modo dovrebbero essere evitati gli incompleti riempimenti alle estremità, tipici dei punti di inizio e fine saldatura. Quando possibile, si possono anche pre- Figura 14 - Un esempio di camere di piccole dimensioni (Cortesia Precision Technologies, Inc.). Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 701 Introduzione alla saldatura con fascio elettronico (Electron Beam Welding) vedere giunti di lunghezza superiore a quanto necessario, rimuovendo di macchina l’eccesso di materiale in corrispondenza delle estremità del giunto; per ragioni evidenti, i talloni di estremità sono in genere adoperati su pezzi di dimensioni significative, con produzioni non particolarmente numerose. Una seconda possibilità prevede un grad u a le in c r e me nt o de l l a c orre nt e (upslope) all’inizio della saldatura ed una sua graduale riduzione alla fine (downslope); queste fasi possono essere programmate ed impostate nel ciclo di saldatura per garantire la massima ripetibilità dei risultati: questa soluzione si rivela di particolare utilità soprattutto nel caso di giunti eseguiti su percorsi chiusi, come ad esempio nel caso di saldature circonferenziali, in cui ovviamente va prevista un’opportuna sovrapposizione tra la parte iniziale e quella finale del giunto. Non sono rari, infine, i casi in cui è prevista una passata di finitura (cosmetic pass) quando il cordone di saldatura risulti eccessivamente convesso e/o mal raccordato al materiale base, oppure quando vi siano incisioni marginali, spesso favorite dalle notevoli velocità di avanzamento tipiche del processo; allo scopo, talvolta è utilizzato materiale d’apporto. importante considerare, per quanto possibile, i fenomeni di ritiro che caratterizzano la zona fusa: qualora i l de sign della giunzione non consenta un ritiro sufficiente, a causa delle condizioni vincolari cui è sogge t t o il pezzo, allora si possono produrre cavità da ritiro in zona fusa e m i crocricche (Fig. 15). Con il processo a fascio elettronico è possibile realizzare giunti testa a testa, a T, a sovrappos izione e di s pigolo, usando nella maggior parte dei casi preparazioni a lembi retti. I giunti a cordoni d’angolo risultano complessi da realizzare con il processo in vacuum, mentre è più facile l’applicazione di quello non vacuum; nel caso di giunti testa a testa a lembi retti, l’allineamento gioca indubbiamente un ruolo fondamentale, mentre altre soluzioni, diverse da quella a lembi retti, possono consentire l’autoallineamento delle due parti, come ad esempio nel caso di giunti chiamati ad incastro. Va osservato che la maggior parte dei giunti è concepita per l’esecuzione di una passata singola, a piena penetrazione o a parziale penetrazione, sino ad una data profondità. Alcuni esempi di tipiche geometrie real i z z a bili (s ia con la modalità high vacuum che con quella non vacuum) sono riportati nella Figura 16. Figura 15 - Microcricche, cavità da ritiro. 7 - Impianti per la saldatura con fascio elettronico Come è già stato osservato nella prima parte di questo articolo, gli impianti per saldatura con arco sommerso possono essere suddivisi su tre fasce: • il processo nacque in origine per operare nella modalità in alto vuoto (detta anche high o hard vacuum), con un range di pressione variabile tra 0.13 a 130 MPa; • la seconda modalità, a medio vuoto, prevede invece un range di pressione 6 - Concezione dei giunti compreso tra 0.13 e 130 Pa (si parla saldati anche di soft o partial vacuum); • la terza modalità è chiamata infine La geometria dei pezzi da saldare e - di non vacuum o atmosferica, essendo conseguenza - la tipologia del giunto condotta a pressione atmosferica. sono fattori critici per la riuscita della In tutti i casi, il processo prevede una saldatura, tanto per applicazioni in sorgente a fascio elettronico, un generavacuum quanto nel caso di processo non tore con relativi controlli, uno o più vacuum. Nella concezione del giunto è sistemi per il vuoto ed i necessari posizionatori per i pezzi. Per quanto nella modalità non vacuum il processo sia applicato in una camera a vuoto, la sorgente - il fascio elettronico in sé, appunto opera comunque in vuoto, con pressioni pari a circa 13 MPa o minori, per tutte le modalità: diversamente, la tensione necessaria per generare il fascio elettronico non potrebbe essere sostenuta. Figura 16 - Geometrie di giunzione tipiche per il processo EBW con modalità high vacuum (a sinistra) Le sorgenti possono, a loro e non vacuum (a destra). volta, essere distinte in due 702 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Introduzione alla saldatura con fascio elettronico (Electron Beam Welding) comunque, tutte e tre l e m o d a l i t à possono operare con sorgenti ad alta ten1 - Camera in vuoto, sione. con sistemi di La modalità non vacuum, con sistemi ad movimentazione alta tensione, è impiegata per saldare 2 - Impianto di pompaggio spessori inferiori a circa 25 mm; con sordel vuoto genti a bassa tensione, la sorgente può 3 - Quadro di controllo essere fissata nella camera a vuoto o computerizzato muoversi in essa; quelle ad alta tensione 4 - Servomeccanismi sono invece fisse nella camera, generalmente. Un possibile schema relativo ad 5 - Regolatore di tensione una s orgente ad alta te n si o n e , c o n 6 - Generatore ad alta camera ad alto vuoto, è riportato nella tensione Figura 17, che illustra un impianto 7 - Cabina di distribuzione operante con una cam e r a d i c i r c a 8 - Cabina di controllo del 1700 x 1700 x 1980 mm. pompaggio Nella Figura 18a è invece illustrato un impianto dotato di camera in vuoto di 9 - Console di comando per l’operatore dimensioni 2485 x 1525 x 1830 mm, con potenze tra 7.5 kW (150 kV, 50 mA) e 25 kW (150 kV, 267 mA). La sorgente Figura 17 - Schema di un impianto con sorgente a fascio elettronico ad alta tensione, è in posizione fissa, il sistema di moviad alto vuoto. mentazione dei pezzi opera al di sotto categorie: sistemi a bassa tensione, che larghezza della passata stessa, con valori di es s a ed è ingrado di p r o c e ssa r e impiegano tensioni di accelerazione comvariabili tipicamente tra 12:1 e 25:1, in parti sino a 1400 kg con velocità sino a prese tra 15 e 60 kVe sistemi ad alta tenfunzione dei parametri utilizzati. 3300 mm/min; questo tipo di impianto sione, con valori variabili invece tra 100 e Inoltre, le sorgenti a maggiore tensione può essere dotato di vari livelli di auto200 kV. In entrambi i casi sono disponi- di accelerazione possono adottare anche mazione, spesso di tipo CNC. bili sorgenti con potenze associate al le maggiori distanze di lavoro (dette Nella Figura 18b si trova invece un fascio sino a 100 kW. distanze di standoff) rispetto a quelle a impianto ad alto vuoto con camera di Le sorgenti a bassa tensione operano con bassa tensione, il cui fascio è più sogdimensioni maggiori (3505 x 2845 x alte intensità di corrente: in genere, le getto a fenomeni di defocalizzazione 2690 mm), dotato di sorgente mobile. In macchine che hanno tensioni variabili all’aumentare di detta distanza. D’altro genere, le sorgenti mobili a bassa tentra 30 e 60 kV lavorano con correnti canto, le sorgenti a minore tensione sono sione con impianti ad alto vuoto sono intorno a 500 mA; al contrario, le macsicuramente più semplici e prevedono disponibili con potenze da 7.5 a 42 kW, chine a maggiore tensione, ad esempio programmi di manutenzione meno con correnti variabili tra 125 e 700 mA. 150 kV, lavorano con intensità di coronerosi. Le sorgenti a bassa tensione Gli impianti dotati di sorgenti a medio rente vicine a 40 mA. Con i massimi sono più adatte ad operare in condizioni vuoto sono spesso impianti dedicati, valori della tensione di accelerazione si di medio o alto vuoto, mentre quelle ad attrezzati per specifiche applicazioni; ottengono anche i maggiori valori del alta tensione si impiegano soprattutto in inizialmente, questa modalità fu adottata fattore di forma della passata, inteso condizioni atmosferiche (con tensioni per incrementare la produttività del procome il rapporto tra la profondità e la minime comprese tra 130 e 175 kV); cesso, con camere disegnate sulla base delle specifiche relative a singole produzioni, ri d u c e n d o a l mas s imo i l t e m p o di pomp a g g i o , c h e scende anche a valori inferiori a 10 s. Per sfruttare al massimo questa riduzione d e i t e m p i d i pompaggio sono impiegati inoltre idonei sistemi di movimentazione e trasporto di pezzi nell’area di Figura 18 a, b - Impianti con camera in vuoto di 2485 x 1525 x 1830 mm (Figura a, a sinistra - Cortesia Leybold s aldatur a , c o m e a d Heraeus Vacuum Systems, Inc.) e 3505 x 2845 x 2690 mm (Figura b, a destra - Cortesia Sciaky Bros., Inc.). esempio quello illuRiv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 703 Introduzione alla saldatura con fascio elettronico (Electron Beam Welding) Sorgente Porta di accesso alla camera Piattaforma di lavoro Tubazione in vuoto Camera superiore Pallet Sistema di sollevamento idraulico Figura 19 - Impianto con camera a medio vuoto (schema). strato nello schema riportato nella Figura 19, dotato di un pallet a giostra in grado di portare varie parti contemporaneamente. Sono disponibili sul mercato anche unità che possono operare tanto in modalità in Figura 21 - Sistema EBW in modalità non vacuum (cortesia Leybold Heraeus Vacuum Systems, Inc.). 704 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 alto vuoto come in medio vuoto, de t t e appunto “dual-mode”, in funzione dell’applicazione prevista; nella Figura 20, ad esempio, è riportata una macchina “dual-mode” completamente automatizzata con potenza di 6 kW (60 kV, 100 mA), in grado di operare con pres s ioni s ino a 65 MPa, raggiunte in circa 10 s. Il sistema illustrato nella F igura 21 è invece un impianto tipo non vacuum, che opera appunto in condizioni atmos feriche, con potenza variabile tra 17.5 e 35 kW in funzione della corrente utilizzata (da 100 a 200 mA ), Figura 20 - Sistema EBW tipo dual-mode (cortesia EBTEC Corp.). adatto tanto a produzioni dedicate quanto ad applicazioni standard. 8 - Sicurezza del personale Rispetto ad un processo ad arco, di tipo convenzionale, la tecnologia EBW presenta caratteristiche specifiche legate alla presenza di elevatissime tensioni nella sorgente del fascio. Inoltre, per effetto delle temperature raggiunte durante la saldatura, il bagno di fusione può risultare estremamente pericoloso, se non osservato con filtri di opportuna gradazione. Va ricordato infine che l’interazione tra un fascio di elettroni accelerati verso una struttura metallica genera raggi X, a minore contenuto di energia (molli) in caso di tensioni di accelerazione inferiori a 20 kV, maggiore (duri) per tensioni superiori; di conseguenza, è necessario prevedere le idonee misure di sicurezza per il personale addetto. ESTRUSIONE - PRESSOCOLATA - FONDERIA - LAMINAZIONE - FINITURE - LAVORAZIONI MECCANICHE - SALDATURA - RICICLO M METEF ET E F - FO FOUNDEQ UND EQ ex expo p o nume numero ro 1 nel mon mondo do dei metalli 18 - 21 AAPRILE PRIL E 2012 V E R O N A F I E R E Due eventi un ggrande rande aappuntamento ppuntamento inte rna zionale internazionale pe r incontrarsi incont ra rsi e fa re busine ss per fare business METEF.COM FOUNDEQ.COM Pubblicazioni IIS Metallurgia e saldabilità del rame e delle sue leghe Indice: Capitolo 1. METALLURGIA Capitolo 2. CLASSIFICAZIONE DEL RAME E DELLE SUE LEGHE: Generalità; Rame puro commerciale; Ottoni; Bronzi allo stagno; Bronzi all’alluminio, al silicio ed al berillio; Cupronichel. Capitolo 3. SALDABILITÀ: Generalità; Rame puro, commerciale e legato; Bronzi allo stagno; Bronzi all’alluminio, al silicio ed al berillio; Cupronichel. Capitolo 4.TECNOLOGIA DELLA SALDATURA: Processo con fiamma ossiacetilenica; Processi ad arco elettrico con protezione gassosa; Processo ad elettrodi rivestiti; Altri processi di saldatura. Capitolo 5. CONTROLLO DELLA QUALITÀ: Materiali di apporto; Imperfezioni caratteristiche nella saldatura del rame e delle sue leghe; Certificazione dei saldatori;Trattamenti termici post-saldatura. 2008, 32 pagine, Codice: 101116, Prezzo: € 41,00 Soci IIS - Membri IIS Club, Prezzo: € 32,80 Settore PBM Maura Rodella Lungobisagno Istria, 15 16141 GENOVA Tel. 010 8341385 Fax 010 8367780 Email: [email protected] www.weldinglibrary.com www.iis.it Scienza e Tecnica Gli acciai austeno-ferritici in impieghi strutturali: una recente esperienza di valutazione sperimentale della resistenza a fatica dei giunti saldati Da molti anni sono disponibili in letteratura tecnica dati relativi alla vita a fatica dei giunti saldati in acciai da costruzione di media resistenza di tipo ferritico, ottenuti attraverso campagne di prova sperimentali condotte in campo internazionale. Tali dati hanno costituito la base comune di elaborazione delle curve di progetto delle normative internazionali ed in particolare della norma europea EN 1993-1-9; peraltro la normativa nazionale degli Stati Uniti sull’argomento (es. AWS D1.1) pur presentando modalità di verifica leggermente differenti dall’impostazione europea utilizza curve sostanzialmente simili a quelle europee, basandosi su medesimi risultati sperimentali. In mancanza di dati in numero sufficiente e confidando sulla maggiore tenacità degli acciai austenitici e austeno-ferritici rispetto a quelli ferritici (considerazioni queste di larg a massima da utilizzare con una certa prudenza), la norma europea consente l’utilizzo delle medesime curve di progetto sperimentalmente definite per i ferritici, anche per altri acciai; tuttavia tale assunzione si rivela non completa- mente condivisibile poiché a priori non conservativa, quando la struttura metallurgica del giunto saldato può assumere un ruolo non trascurabile rispetto agli altri elementi (in primo luogo il tipo di giunto saldato e la direzione di applicazione del carico) che governano la vita a fatica dei giunti saldati. Nel caso di giunti in acciaio austeno-ferritico, la struttura metallurgica della zona fusa e della zona termicamente alterata è funzione diretta del ciclo termico di saldatura e condiziona pesantemente le caratteristiche meccaniche e di vita a fatica: in base a tali considerazioni un’azienda leader nel campo delle costruzioni saldate in campo internazionale ha incaricato l’Istituto Italiano della Saldatura Group di stimare la vita a fatica dei giunti di composizione della struttura saldata costituente il Monumento commemorativo del Bicentenario dell’Indipendenza Nazionale Messicana, attraverso una campagna di prove, atte a collocare correttamente le curve di progetto dei giunti, coerentemente con le indicazioni generali della norma EN 1993-1-9, nel classico diagramma S-N. In particolare sono stati presi in considerazione i giunti testa a testa a piena penetrazione, di spessore superiore a 70 mm e i giunti a T con cordoni d’angolo eseguiti con tecnica multipass, realizzati in acciaio inossidabile austenoferritico tipo LDX 2101. Alla luce della notevole variabilità di caratteristiche metallurgiche e meccaniche di un giunto saldato realizzato in acciaio duplex in funzione del ciclo termico di saldatura e di conseguenza della percentuale di ferrite sia in zona fusa che in zona termicamente alterata, si è ritenuto opportuno verificare sperimentalmente la categoria di resistenza a fatica attraverso l’esecuzione di prove di fatica su provini ricavati da talloni di saldatura realizzati con gli stessi procedimenti, materiale d’apporto e modalità esecutive di produzione e quindi rappresentativi dei giunti reali dell’opera. La caratterizzazione dei giunti saldati ha previsto anche la verifica della micro struttura e la valutazione della percentuale di ferrite attraverso esami metallografici. I riferimenti normativi e di letteratura a riferimento per la conduzione delle prove (geometria del provino, applicazione dei carichi, interpretazione dei risultati) sono stati i seguenti: • Hobbacher “Recommendations for fatigue design of welded joints and components” - International Institute of Welding (IIW), rev. Luglio 2004. • EN 1993-1-9 “Eurocode 3 - Design of s teel s tr uctures - P a rt 1 - 9 : Fatigue”. • EN 1993-1-4 “Eurocode 3 - Design of steel structures - Part 1-4: Supplementary rules for stainless steels”. • IIW document 1090-90 “Fatigue testing of welded components”. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 707 Scienza e Tecnica Fatigue test results Δσ [MPa] 1000 Butt welded joint specimens - data normalised to a Δσ = 380 MPa 100 experimental points CAT 134 CAT 112 10 1.0E+04 Il programma di prove, finalizzato a determinare la categoria di resistenza a fatica (Δσ ammissibile a 2 milioni di cicli), ha previsto l’esecuzione di 10 prove di fatica per ogni tipo di dettaglio ad un livello di tensione costante, per u n a d u r a ta p re v i st a c ompre sa t ra 100.000 e 200.000 cicli per ciascuna prova. I risultati delle prove sono stati infine trattati statisticamente in modo tale da ottenere il valore caratteristico della resistenza a fatica in corrispondenza del 708 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 numero di cicli previsto e determinare la categoria di resistenza a fatica del dettaglio costruttivo sottoposto a prova. A conclusione della campagna di prove, che ha avuto come oggetto due dettagli strutturali significativamente differenti e corrispondenti alla categoria più alta e a quella più bassa previste dalla norma UNI EN 1993-1-1 per i giunti saldati, è stato constatato l’ottimo accordo con i risultati di letteratura: ciò ha consentito di estendere le considerazioni sull’impiego conservativo delle curve di pro- 1.0E+05 N 1.0E+06 1.0E+07 getto della norma anche agli altri dettagli strutturali, realizzati con i processi e le tecniche di saldatura dell’Azienda committente la campagna di prove. Ringraziamenti Si ringrazia la Soc. Cimolai S.p.A. per la fattiva collaborazione e l’autorizzazione alla pubblicazione. Dott. Ing. Michele Lanza Responsabile Settore Carpenteria IIS SERVICE IIS News Resoconto della riunione del Consiglio Generale dell’IIS del 24 Maggio 2011 Pre s ie d e la ri uni one i l P re si de nt e Dott. Ing. Ferruccio Bressani che, constatata la presenza del numero legale dei Membri, saluta i presenti ed apre i lavori alle ore 10.30. Il Presidente incarica il Segretario Generale, Dott. Ing. Mauro Scasso, di redigere il verbale della riunione. Si inizia col punto dell’O.d.G.: Approvazione dell’Ordine del Giorno. Il Consiglio approva all’unanimità l’O.d.G. proposto. Il Presidente passa quindi al punto dell’O.d.G.: Approvazione del verbale della seduta precedente. Il Verbale della riunione del 28 Aprile 2011, inviato a i C o n s ig lieri a me zzo post a ne i termini statutari, viene approvato all’unanimità, non essendo pervenute osservazioni e non essendone formulate dai presenti. Il Presidente passa al punto dell’O.d.G.: N o m in a d e i Vi c e P re si de nt i e de i Membri del Comitato Direttivo ai sensi dell’art. 15 dello Statuto per il triennio 2011- 2014. Scasso presenta i candidati alla posizione di Vice Presidente dell’Istituto e alla posizione di Membro del Comitato Direttivo. Dopo breve discussione, il Presidente chiede ai presenti di formulare eventuali proposte alternative alle candidature presentate per le varie cariche del Comitato Direttivo o, in mancanza, di esprimere l’assenso con il voto favorevole di ogni Consigliere. Il Presidente prende atto dei consensi espressi da tutti i Consiglieri e pertanto vengono approvate all’unanimità e per acclamazione le seguenti nomine per il triennio 2011 -2014. Vice Presidenti: • Prof. Ing. Rinaldo GHIGLIAZZA • Dott. Ing. Luigi SCOPESI • Dott. Ing. Giulio COSTA Membri del Comitato Direttivo: • Dott. Ing. Angelo Maria GUERCIOTTI • Prof. Ing. Pietro LONARDO • Prof. Ing. Rezia MOLFINO • Dott. Ing. Giovanni PEDRAZZO • Prof. Ing. Alfredo SQUARZONI • Dott. Ing. Guido Carlo TORRIELLI • Prof. Dott. Teresio VALENTE I Membri, eletti presenti o informati della nomina telefonicamente, ringraziano il Consiglio per la fiducia accordata ed esprimono al Presidente l’accettazione della carica stessa. Si passa quindi al punto dell’O.d.G.: Varie ed eventuali. Scasso ricorda brevemente che la 6ª edizione delle Giornate Nazionali di Saldatura (GNS6), prevista per i giorni 26 e 27 Maggio prossimi, presso i Magazzini del Cotone al Porto Antico di Genova, si sta configurando come un rilevante successo, sia di partecipazione che di immagine. Il Consiglio prende atto con soddisfazione. Non essendovi altri argomenti da trattare né richieste d’intervento, il Presidente ringrazia i presenti e chiude la riunione alle ore 11.30. Resoconto della riunione del Comitato Direttivo dell’IIS del 16 Giugno 2011 In assenza, per sopraggiunti pressanti impegni, del Presidente dell’Istituto Italiano della Saldatura - Ente Morale, Dott. Ing. Ferruccio Bressani, presiede la riunione il Vice Presidente Prof. Ing. Rinaldo Ghigliazza che, constatato il raggiungimento del numero legale dei pres enti, dà il benvenu t o a i n u o v i Membri ed inizia i lavori alle ore 10.30. Viene chiam ato a ver b a l i zza re , i n qualità di Segretario della riunione, il Dott. Ing. Mauro Scasso, Segretario Generale dell’Istituto Italiano della Saldatura - Ente Morale. Viene introdotto il punto dell’O.d.G.: Approvazione dell’Ordine del Giorno. Scasso propone di considerare, fra gli argomenti da trattare nel corso della riunione, anche la nomina del nuovo Presidente di TECNOLAB RINA IIS, essendo Socio del medesimo l’Istituto Italiano della Saldatura - Ente Morale ed es s endo l’attuale P re si d e n t e (Ing. Chiara Servetto) passata recentemente ad IIS SERVICE. Il Comitato Direttivo approva all’unanimità la proposta, collocandone la trattazione al punto Varie ed eventuali dell’Ordine del Giorno, che viene unanimemente approvato senza ulteriori variazioni. Il Presidente passa quindi al punto dell’O.d.G.: Approvazione del verbale della seduta precedente, tenutasi il 31 Marzo 2011. Il verbale, già inviato ai membri del Comitato Direttivo, non è oggetto di osservazioni e, pertanto, Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 709 IIS News viene approvato all’unanimità. I l Pre s id e n te af f ront a i l punt o dell’O.d.G.: Andamento dell’Istituto Italiano della Saldatura - Ente Morale. Scasso presenta alcuni dati, aggiornati al 31 Maggio 2011, sostanzialmente soddisfacenti, relativi alla percentuale delle ore fatturabili con riferimento alle ore totali, riguardanti l’Istituto Italiano della Saldatura - Ente morale, nonché, per migliore comprensione, anche IIS SERVICE ed IIS CERT (la percentuale delle ore fatturabili sulle ore tota1i dell’Istituto Italiano della Saldatura Ente Morale risulta inferiore a quella delle altre Società, a fronte del fatto che l’Istituto ha in carico i servizi comuni di staff). Analoga soddisfazione emerge dalla considerazione del fatturato di Gruppo, che appare assolutamente in linea con quanto previsto a budget, nonostante la disomogeneità dei valori (che ha penalizzato soprattutto IIS SERVICE), a fronte delle difficoltà di una corretta allocazione contrattuale seguita alla partizione. Il Comitato Direttivo, dopo ampio dibattito, prende atto della situazione presentata. Il Presidente passa al punto dell’O.d.G.: Accordo quadro infragruppo. Scasso, sottolineando l’opportunità di formalizzare gli accordi infragruppo così come attuati e definiti, ricorda i criteri giuridico - economici di riferimento a cui si intende far afferire il contesto relativo a: • lo svolgimento dei servizi comuni di staff (Cost Sharing Agreement, nel rispetto di competenza, inerenza, trasparenza); • il conferimento dei mandati (con e senza rappresentanza); • le prestazioni intercompany (tariffario intercompany, nel rispetto di economicità e trasparenza contrattuale); • la locazione degli immobili (a valori n o r m a li e c omunque supe ri ori all’ammortamento corrispondente). Scasso riferisce infine che lo schema dell’accordo quadro, propedeutico alla redazione dei singoli “Service Agreements”, è stato preparato in bozza e la sua definizione di dettaglio è di prossima realizzazione. Il Comitato Direttivo approva all’unanimità. I l Pre s id e n te int roduc e i l punt o dell’O.d.G: Finanziamento fruttifero di 710 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 interessi alle Controllate e ratifica dell’erogato. Scasso ricorda che i crediti maturati al 31/12/2010, e riconducibili, ne l l a nuova configur az ione, a IIS SERVICE e IIS CERT, sono rimasti di competenza di IIS - Ente Morale. Pertanto, al fine di agevolare il ciclo monetario delle Controllate, Scasso propone al Comitato Direttivo di deliberare la concessione di due finanziamenti Soci, fruttiferi di interessi riconosciuti in misura fissa del 4%, della durata di tre anni oltre il periodo di preammortamento al 31/12/2011, nel rispetto degli equilibri finanziari di Gruppo. Il Comitato Direttivo delibera all’unanimità i finanziamenti Soci, così come proposti, e ratifica le quote di finanziamento già erogate. Il Presidente passa al successivo punto dell’O.d.G: Decisioni a fronte delle risultanze emerse dalla riunione del Consi glio di Am m inis tr az ione di ANCCP ed azioni conseguenti. Scasso informa il Comitato Direttivo circa il parziale accoglimento (a seguito della pertinente comunicazione del Collegio Sindacale dell’Istituto), nella versione del bilancio 2010 di ANCCP riproposta in occasione del Consiglio di Amministrazione del 21/04/2011, dei rilievi mossi alla prima bozza di bilancio, presentata nella prima decade di Aprile. A fronte della situazione presentata ed in previsione della referente assemblea dei Soci di ANCCP, organizzata per il 29 Giugno 2011, il Comitato Direttivo, dopo esaustiva discussione, ritenendo non più strategica tale partecipazione, delibera di uscire dalla compagine sociale di ANCCP, nonché di chiedere, ai propri rappresentati (Ing. Scasso ed Ing. Timossi) nel Consiglio di Amministrazione della medesima ANCCP, di presentare le rispettive dimissioni, in coerenza con la delibera precedente. Il Comitato Direttivo richiede inoltre all’Ing. Scasso di presentare, conseguentemente, le dimissioni dal Consiglio di A m m inis tr az ione di ANCCP SERVICE, quale espressione di un previgente ramo d’azienda in ANCCP, riservandosi opportune valutazioni circa la strategicità della partecipazione ancora detenuta. Il P re s idente introduce il punto dell’O.d.G: Attività del Champion per la sicurezza. Scasso, a fronte della rilevante attività prevista per la riorganiz- zazione del Servizio “Prevenzione e protezione” nel Gruppo IIS, in accordo agli indirizzi presentati in occasione delle precedenti riunioni del Comitato Direttivo, propone di offrire al Champion per la sicurezza un emolumento analogo a quello approvato dall’Assemblea dei Soci dell’Istituto Italiano della Saldatura - Ente Morale per i Vice Presidenti. Il Comitato Direttivo approva all’unanimità, con l’astensione del Champion stesso, Prof. Valente. Il Pres idente affronta i l p u n t o dell’O.d.G: Ratifica delle nuove associazioni e presa d’atto dei Soci dimissionari. Scasso presenta al Comitato Direttivo la situazione aggiornata delle associazioni all’Istituto riferendo che, nel per iodo dall’1/04/20 1 1 a l 15/06/2011, sono pervenute 9 richieste di associazione (1 a Socio Collettivo e 8 a Socio Individuale) ed 1 di dimissioni da Socio Individuale. Il Comitato Direttivo all’unanimità approva. Il Pres idente introduce i l p u n t o dell’O.d.G: Manifestazioni e Pubblicazioni. Scasso informa il Comitato Direttivo circa il pieno successo della sesta edizione delle Giornate Nazionali di Saldatura, svoltasi a Genova nei giorni 26 e 27 Maggio, alla luce dei 1103 partecipanti e 42 Sponsor (per un fatturato pubblicitario pari a 167.500 €), che hanno manifestato il loro apprezzamento. Il Comitato Direttivo prende atto con soddisfazione. In occasione della prossima riunione del Comitato Direttivo, sarà presentata una valutazione economica complessiva di questa edizione delle Giornate Nazionali di Saldatura. Il Presidente passa infine al punto dell’O .d.G : Var ie ed eve n t u a l i . In accordo a quanto approvato all’inizio della riunione, con riferimento alla nom ina del nuovo Pr es i d e n t e d i TECNOLAB RINA IIS, Scasso propone la candidatura, per la posizione suddetta, dell’Ing. Alberto Lauro, Direttore Generale della Sezione Operativa dell’Istituto Italiano della Saldatura - Ente Morale. Dopo breve discussione il Comitato Direttivo approva all’unanimità. Non essendoci ulteriori argomenti da trattare, il Presidente ringrazia i presenti e chiude la riunione alle ore 13.00. Incontro con… Angelo Moriggi “Da quando ho iniziato a frequentare le manifestazioni e gli eventi tecnici dell’IIS, ormai vent’anni fa circa, ho notato spesso la presenza di un signore dall’aria distinta e rassicurante, che si univa agli altri partecipanti seguendo i lavori con costante attenzione, come un dipendente appena assunto. Con il tempo, mi è capitato talvolta di partecipare come relatore a tali eventi e ritrovare, di conseguenza, la gradita presenza di quel signore, provando talvolta la sensazione - per usare un garbato eufemismo - che a ruoli invertiti la giornata avrebbe avuto ancora più senso. Quel signore è Angelo Moriggi.” Michele Murgia D. Signor Moriggi, per quanto la sua Azienda sia ben conosciuta all’Istituto ed ai suoi funzionari, cerchiamo di presentarla anche a quei lettori che operino in settori merceologici diversi dal suo: quali servizi offrite, in quali mercati e con quali soluzioni tecnologiche, ad esempio. R. La nostra è una azienda di saldatura per conto terzi specializzata nella riparazione degli stampi che ormai può vantare oltre 55 anni di esperienza. Fratelli Moriggi S.r.l., infatti, nasce nel 1990 come evoluzione di A.M.G. S.n.c., società fondata da me e mio fratello Giuseppe negli anni ’70 e creata a seguito della morte di nostro padre che aveva esordito nell’attività già nel primo dopoguerra. Abbiamo seguito da vicino l’evoluzione dell’industria meccanica e dei materiali e, per primi in Italia, siamo stati in grado di eseguire interventi su stampi ottenuti con acciai medio ed alto legati, dove l’abilità del saldatore non era meno importante della conoscenza della metallurgia al fine della buona riuscita della riparazione. Da quel momento in poi, la nostra azienda ha conosciuto quel continuo sviluppo di tecniche e protocolli esecutivi che ci ha consentito di garantire alla clientela l’avanguardia della saldatura (sia in termini di know-how sia in quanto a macchine) disponibile sul mercato internazionale. Per fare qualche esempio: eseguiamo riparazioni su parti meccaniche in acciaio (basso, medio e alto legato), in ghisa, in alluminio (e sue leghe), in rame (e sue leghe); interveniamo su teste motore e su parti di auto e moto sia da competizione che d’epoca e saldiamo particolari per l’industria aeronautica e biomedica. Procediamo sia con saldature laser sia con i procedimenti tradizionali (TIG , MIG-MAG, saldatura con elettrodo rivestito, saldatura ossiacetilenica e brasatura) su particolari fino a 150 q di peso e siamo inoltre dotati di 8 forni per preriscaldi e trattamenti termici. Disponiamo altresì di unità mobili per interventi di saldatura tradizionale presso il cliente - garantendo anche la possibilità di gestire in loco i preriscaldi - e anche di unità mobili per la saldatura laser. Il nostro organigramma comprende: - 2 tecnici certificati EWT - 1 tecnico certificato EWS - 4 saldatori certificati UNI EN 287-1 - 4 saldatori certificati EN ISO 9606-2 - 6 saldatori laser - 1 operatore certificato di II livello per il controllo con liquidi penetranti - 1 operatore certificato di III livello per il controllo con esame visivo. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 711 Incontro con… D. Nella sua Azienda convivono tecnologie che possiamo definire convenzionali - come il processo a filo continuo in protezione gassosa, il TIG e l’elettrodo rivestito - con tecnologie come il laser, su cui, negli ultimi anni, avete investito in modo importante. Può spiegare le ragioni di questa scelta, non sempre condivisa almeno sul mercato nazionale? R. L’evoluzione delle macchine utensili (con errori di dimensioni sempre più ridotte) e le modifiche di design sempre più complesse, richieste sui prodotti stampati, hanno reso necessarie saldature non più di millimetri ma di decimi di millimetri sempre meno invasive sulla figura dello stampo. Praticamente invisibili! Questo ci ha portato, alla fine degli anni ’90, a cercare sul mercato una tecnologia di saldatura che potesse rispondere a tali esigenze, oltre a macchinari versatili in grado di venire incontro alle nuove richieste della clientela. Abbiamo così individuato nel laser il procedimento che meglio soddisfaceva il nostro bisogno e nel 2000 siamo stati la prima azienda italiana di saldatura per conto terzi a dotarsi di un impianto laser esclusivamente dedicato alla riparazione degli stampi. Nel corso degli anni il mercato ha premiato questa nostra intuizione, al punto che ogni anno abbiamo continuato a investire sul laser aumentando le unità operative e sostituendo le prime con le loro più aggiornate evoluzioni - spesso studiate dalle case produttrici anche sulla base delle indicazioni provenienti da esigenze ed esperienze provenienti dalla nostra stessa quotidiana attività. Attualmente disponiamo di 8 impianti di saldatura laser ognuno con caratteristiche sue proprie. Di questi, due sono unità mobili che consentono di intervenire in loco senza costringere il cliente a spostare il pezzo. Avendo poi sempre più esperienza nell’utilizzo di questa tecnologia riusciamo ad applicarla con ottimi risultati anche in altre tipologie di riparazione oltre che nella saldatura degli stampi. D. Una delle caratteristiche della sua Azienda è indubbiamente la capacità di eseguire riparazioni praticamente immediate. Come riuscite a conciliare, di conseguenza, il flusso di lavoro relativo a commesse programmabili in un arco di tempo più ampio con lo svolgimento di tali attività? È frequente, da parte di vostri clienti, la domanda di riparazioni urgenti o piuttosto prevalgono le richieste per attività programmabili su tempistiche più diluite? R. Nella nostra azienda non ci sono commesse programmabili. L’intervento di riparazione deve essere immediato per ridurre al minimo indispensabile i tempi di fermo produzione. Una volta decisa la modifica di design di uno stampo, deve essere realizzata immediatamente, in modo da rallentare il meno possibile i tempi di produzione. La garanzia di questa tempistica di lavoro è data da un personale numericamente adeguato e da un servizio al cliente che va dal Lunedì al Venerdì dalle 07.30 alle 18.30, il Sabato invece dalle 07.30 alle 12.00. Non è un caso, infatti, che la maggior parte dei clienti, quando tecnicamente possibile, può far conto su una esecuzione immediata della saldatura. In caso contrario, quando per esempio le procedure richiedono oltre alla saldatura anche un trattamento termico di distensione, il tempo di esecuzione è di 3 giorni lavorativi. D. Prendendo visione della struttura della sua Azienda e delle attività svolte si ha la sensazione di una forte autarchia, ossia si percepisce la tendenza a svolgere in prima persona, attraverso il proprio personale e le proprie tecnologie, non solo le attività di riparazione ma anche la caratterizzazione dei giunti, il loro controllo di qualità ed eventuali attività complementari. È una sensazione che corrisponde al vero, come effetto di una precisa strategia aziendale, che non prevede quindi il ricorso ad attività in outsourcing? R. Tutte le attività vengono svolte dal nostro personale e questo è dovuto al fatto che ogni intervento è unico e va gestito in quanto tale e immediatamente. Pertanto, è fondamentale eseguire internamente ogni singola fase della riparazione. Per il buon esito è determinante la preparazione del giunto e la conoscenza delle problematiche di ogni singolo pezzo. 712 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Incontro con… In questo, l’esperienza gioca un ruolo fondamentale anche perché, considerato il valore dei particolari da saldare, occorre prestare la massima cura in tutti i passaggi della lavorazione e della movimentazione. Dopotutto, ormai - e a ragione - il cliente non tollera più nemmeno un impercettibile graffio su una superficie lucida… D. Il personale della sua Azienda, dal saldatore al Coordinatore di Saldatura, sino all’addetto al controllo non distruttivo, è sistematicamente sottoposto a formazione professionale e successiva qualificazione e/o certificazione, tipicamente secondo gli schemi previsti dalla normativa europea in vigore. Qual’è la sua opinione in merito: ritiene che si tratti di un mero adempimento a requisiti di natura contrattuale - come talvolta si percepisce, in alcune realtà - o di un approccio in grado di portare risultati tangibili, perlomeno nel medio - lungo termine? R. La scelta di qualificare il personale e l’azienda non è stata fatta per adempiere a requisiti contrattuali ma per caratterizzare la nostra realtà aziendale, dove si trattano praticamente tutti i materiali saldabili. La competenza professionale è fondamentale sin dal primo contatto con il cliente fino alla consegna della saldatura eseguita. Il Coordinatore di Saldatura deve avere oltre all’esperienza nella riparazione, anche tutte le nozioni tecniche e metallurgiche per poter recepire l’esigenza del cliente e soddisfarla scegliendo la miglior soluzione tecnica disponibile. Il personale tecnico ed i saldatori devono avere una preparazione teorico-pratica adeguata per essere in grado di applicare in maniera corretta le istruzioni impartite dal Coordinatore e per segnalare, eventualmente, criticità che si verificano durante la riparazione. Io per primo ho conseguito tutte le qualifiche del caso: dai corsi di metallurgia al diploma di specializzazione in saldatura, fino al certificato EWT e alle qualifiche per controlli non distruttivi. Dopo di che, ho preteso che anche il mio personale seguisse il mio percorso per essere all’altezza dell’azienda che avevo in mente di creare. Diretta conseguenza di questo mio atteggiamento è stato infine l’ottenimento del certificato di qualità aziendale ISO 383 4-2. Un riconoscimento che ha certificato pratiche e protocolli operativi che in molti casi noi già eseguivamo (fotografie digitali peridentificare il materiale in arrivo, schede di lavorazione, WPS, trattamenti termici gestiti da PC, ecc.) pr oprio perché applicavamo questo tipo di accorgimenti metodologici ed esecutivi ben prima di ricevere una formale qualificazione del nostro modus operandi… D. La sua Azienda si è specializzata ad operare su stampi ed organi meccanici, più in generale, realizzati con un’ampia varietà di leghe. Quali sono, dal punto di vista metallurgico, i casi più complessi che trattate e, di conseguenza, le problematiche che siete tenuti ad affrontare durante lo svolgimento del lavoro, da questo punto di vista? R. I casi più complicati da trattare sono quelli in cui bisogna saldare parti di stampi con finiture estetiche, in superficie… come la lappatura, la lucidatura a specchio o fotoincisione in cui la saldatura deve essere praticamente invisibile. Per realizzare ciò è necessario che tra materiale base, zona termicamente alterata e cianfrino di saldatura non vi sia differenza di durezza. Soprattutto su particolari di stampi finiti o con geometrie complesse, non sempre è possibile eseguire preriscaldi e trattamenti termici post-saldatura, ragion per cui è proprio qui che entra in gioco l’esperienza e si rende necessaria una profonda conoscenza dei materiali per operare la scelta migliore delle modalità d’intervento o per combinare i diversi procedimenti di saldatura al fine di ottimizzare il risultato dal punto di vista tanto meccanico quanto estetico. Relativamente agli organi meccanici, inoltre, è molto importante ottenere dal cliente più informazioni possibili circa il materiale base, su eventuali trattamenti di tempra, nonché sulla cementazione o sulla nitrurazione a cui è stato sottoposto il particolar e. In sintesi, occorre comprendere il motivo per cui il pezzo si è rotto, tener conto della sua funzione così come degli sforzi e delle sollecitazioni a cui è sottoposto in esercizio. Il tutto per poter individuare la procedura che garantisca il miglior risultato finale. D. Considerando il perdurare di scenari di mercato perlomeno complessi, è quasi scontato proporle una domanda su questo tema: come ha vissuto la sua Azienda la crisi degli ultimi anni? Il vostro specifico mercato è stato interessato nella stessa misura di altri? Quali previsioni possono essere fatte, ad esempio per il prossimo biennio? R. Anche la nostra azienda è stata interessata, seppur in maniera marginale, dalla crisi. Ma la nostra risposta al momento di difficoltà è stata quella di continuare a investire sulla tecnologia laser. E posso dire che si è rivelata una strategia di successo… Questa intuizione, infatti, ci ha permesso di compensare il calo di lavoro che si è venuto a creare nella saldatura tradizionale e rilanciare l’offerta con nuove potenzialità tecniche da mettere a disposizione della clientela. Dopotutto, questa è sempre stata la mia linea, il mio modo di intendere la cultura di impresa e non poteva certo essere un momento di crisi - per quanto grave e preoccupante - a farmi cambiare idea sulla mia storica convinzione di investire sempre e comunque sull’innovazione e sull’aggiornamento delle macchine e del personale. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 713 Incontro con… D. La sua Azienda sembra incarnare perfettamente ed in senso positivo il modello di molte realtà nazionali che riescono a competere sul mercato nazionale ed internazionale grazie ad una elevatissima specializzazione ed al valore aggiunto dei propri servizi. Ritiene corretta questa chiave di lettura? Quali sono a suo avviso, per il futuro, le linee guida per mantenere la competitività acquisita nel vostro specifico mercato? R. Sostanzialmente sì. È corretta. Non abbiamo scelta. L’alternativa sarebbe, infatti, quella di ridursi a svendere la nostra professionalità, il che sarebbe la cronaca di una morte annunciata… Un po’ come è accaduto a quanti, pur di acquisire nuove commesse, hanno preferito lavorare sottocosto… È un gioco al ribasso che porta all’autodistruzione, oltre che allo svilimento della competenza e dell’esperienza accumulate negli anni. Il che è, francamente, intollerabile! D. Una domanda di carattere prettamente tecnico: nella presentazione dei vostri servizi citate la qualificazione delle procedure di saldatura attraverso l’esperienza acquisita (le modalità per effettuare la quale sono riportate nella vigente UNI EN ISO 15611:2005 - Specificazione e qualificazione delle procedure di saldatura per materiali metallici - Qualificazione sulla base dell'esperienza di saldatura acquisita, che ha sostituito, di fatto, la precedente UNI EN 288-6:1996). Qual’è la Vostra esperienza nell’applicazione di queste norme? Come mai avete optato per questa modalità di qualificazione? R. Come dicevo, nel nostro caso, ogni lavoro è diverso dall’altro. Quindi sarebbe stato improponibile qualificare una WPS per ogni singolo intervento. È stato proprio ragionando sulla nostra esperienza concreta e tenendo conto delle attestazioni di merito provenienti dai nostri clienti che siamo giunti a utilizzare questa norma nell’iter di certificazione. D. Come abbiamo già avuto modo di dire, il vostro lavoro vi pone di fronte ad una vastissima gamma di casi differenti: può raccontarci un esempio affrontato e risolto con particolare soddisfazione vostra e del cliente e, al contrario, un caso in cui avete trovato particolari difficoltà ad ottenere i risultati che vi eravate prefissi? R. Una riparazione complessa portata a termine con successo recentemente ci ha visto impegnati su uno stampo atto allo stampaggio di un fanale per autovettura in acciaio Wr. Nr. 1.2343 temprato a 50 HRC. La matrice presentava una cricca che partiva dal foro di raffreddamento e affiorava in figura creando un’ infiltrazione d’acqua che rendeva impossibile lo stampaggio. Questo problema ha causato il fermo di una linea di produzione in uno stabilimento in Europa Orientale dove veniva prodotto il manufatto. Al ricevimento della matrice, il cliente ci ha illustrato tutte le problematiche relative all’intervento: era di fondamentale importanza non chiudere il foro di raffreddamento in quanto il mancato afflusso d’acqua avrebbe impedito la corretta esecuzione dell’operazione di stampaggio. La riparazione è stata eseguita come segue: - Controllo con liquidi penetranti per verificare la presenza di ulteriori cricche. - Prove di durezza dove abbiamo riscontrato un valore tra 46 e 50 HRC. - Ricottura di lavorabilità per cercare di uniformare la durezza tra 46 e 48 HRC eseguita in forno gestito da PC con immissione di gas inerte. - Preparazione del cianfrino di saldatura fermandoci a 1 mm di distanza dal foro di raffreddamento. - Preriscaldo a 350 °C. - Saldatura con procedimento TIG + elettrodo rivestito mettendo di tanto in tanto il pezzo in forno per non far abbassare la temperatura al di sotto dei 300 °C. - Trattamento termico di rinvenimento post-saldatura a 570 °C in forno gestito da PC con immissione di gas inerte. - Raffreddamento in forno fino a 450 °C e poi in aria calma. - Lavorazione meccanica eseguita dal cliente presso la sua officina. - Intervento di saldatura laser presso il cliente per la finitura mentre lo stesso provvedeva alla lucidatura a specchio della parte stampante. Una volta che la prova di stampaggio ha dato esito positivo (la saldatura non era visibile sullo stampo e non alterava la stampata trasparente) si è provveduto ad inviare la matrice all’azienda che si occupava dello stampaggio. Tutta questa operazione è stata svolta nell’arco di quattro giorni lavorativi, alla presenza dei tecnici dell’azienda che produceva il fanale e della casa automobilistica loro cliente. Lo stampo è attualmente ancora in produzione. Il rifacimento dello stampo avrebbe comportato un fermo di produzione di diverse settimane. 714 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Incontro con… D. Tra i tipi di lega che trattate sono presenti anche le leghe di alluminio, il rame e le sue leghe, che spesso pongono probl ematiche importanti, nell’ambito della saldatura ad arco, in funzione dell’analisi chimica e dello stato metallurgico di fornitura. State valutando la possibilità di acquisire la tecnologia Friction StirWelding che - in quanto processo allo stato solido - potrebbe dar e indubbi vantaggi, almeno in alcuni casi o ritiene che, nel vostro specifico settore merceologico, non darebbe vantaggi signific ativi? R. Ritengo questo procedimento non adatto agli interventi di riparazione, in quanto le nostre saldature vengono eseguite con apporto di materiale, sia con procedimenti tradizionali sia con procedimento laser (vengono usati fili di diametro 0.3 mm - 0.5 mm). Non vengono eseguite saldature di unione. Questa tecnologia trova il suo campo di applicazione nella saldatura di unione tra giunti in alluminio o rame in svariati settori industriali (industria ferroviaria, automobilistica, aerospaziale, ecc.) con l’indubbio vantaggio di non creare tensioni di saldatura e deformazioni e senza bisogno di riprese al rovescio. Attualmente per la nostra tipologia di interventi non è applicabile questo procedimento. D. Nelle nostre interviste, per tradizione, diamo agli interessati la possibilità di affrontare un tema a scelta e di svolgerlo a proprio piacimento: la invitiamo a farlo, per chiudere l’intervista nel modo che preferisce, ringraziandola ovviamente per la consueta disponibilità. R. Non amo le conclusioni. Non le amo nei libri, tanto meno nelle interviste. E a ben vedere neanche nella mia professione. Forse perché, in quanto imprenditore, in ogni conclusione sono abituato a vedere l’inizio di una nuova avventura… La Redazione ringrazia il Sig. Angelo Moriggi per la sua cortesia e disponibilità. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 715 L’esperto risponde Perché nel documento ISO/TR 20173:2009 alla maggior parte degli acciai al carbonio e C-Mn per uso in recipienti a pressione di tipo ASME P-No.1 Gr.No.1-2 (Esempio SA516 Gr.70 o SA106 Gr.B-C) è stato assegnato un ISO/TR 15608:2005 Group No. 11.1, quando era “industrialmente” riconosciuto (anche da diversi enti di certificazione) a questi materiali un ISO/TR 15608 Group No. 1.1 o 1.3? Questo implica che buona parte delle centinaia (se non migliaia) di qualifiche di saldatura in normativa europea fatte dai costruttori su questi tipi di materiali a cui è stato assegnato Group No. 1 sono non solo “sbagliate”, ma teoricamente non sono più utilizzabili per saldare gli acciai secondo designazione europea di p a r i “ r e a le ” gra do (E se m pi o t i po P355NH, P355QH). È stato tenuto conto anche di questo? (Jacopo Basoni - Schio) Il documento ISO/TR 20173:2009 ha solo lo scopo di fornire, a livello generale, una linea guida per il raggruppamento, ai fini della saldatura, dei materiali ASTM/ASME quando impiegati nel contesto delle normative europee. È però da segnalare che, soprattutto nel settore degli impieghi a pressione, il documento di riferimento richiamato nelle principali norme di prodotto nonché nelle stesse norme per la qualifica dei procedimenti/saldatori è il CR ISO/TR 15608. Il sistema di raggruppamento di questo secondo documento è basato, per i soli gruppi 1 e 11, sull’analisi della specifica colata e non sulla composizione tabellare alla base della classificazione del documento ISO/TR 20173:2009 nonché della stessa ASME IX che ha inserito anche il raggruppamento europeo nella sua edizione più aggiornata. Di conseguenza, avendo i materiali in esame (A106 Gr. B-C, A516 Gr. 70, ecc.) un contenuto (tabellare) di carbonio superiore allo 0.25%, essi risultano classificati nel Gruppo 11. Tuttavia, nel caso di tenori di carbonio fino a 0.25% (analisi effettiva), essi possono rientrare nel Gruppo 1.1 oppure 1.3 ai sensi del CR ISO/TR 15608. In conclusione, quindi, questi materiali appartengono ai Gruppi suddetti (1.1 oppure 1.3) quando risultano rispettate le limitazioni sull’analisi di colata di cui alla Tabella 1 (compresa la nota b) del documento CR ISO/TR 15608. Antonio Pandolfo Responsabile Area Certificazione Saldatori e Procedure - IIS CERT Vorrei capire come funziona la saldatura SAW. (Raffaele Dessena - Cagliari) Saldatura ad arco sommerso (Submerged Arc Welding, SAW) L’arco sommerso è un processo di saldatura autogena per fusione nel quale l’energia termica è fornita dall’arco elettrico che scocca tra un filo elettrodo fusibile, alimentato con continuità, ed il pezzo, analogamente a quanto accade nella saldatura a filo continuo sotto protezione gassosa. In questo caso, invece, la protezione dell’arco e del bagno di fusione vengono assicurati dall’impiego di un flusso granulare che per gravità scende progressivamente dalla tramoggia e viene distribuito sul giunto e sul metallo base, prossimo al giunto. Tale flusso cade immediatamente davanti al punto in cui scocca l’arco, in modo che avanzando l’arco si trovi sempre sotto la protezione del flusso stesso (arco sommerso). L’energia termica sviluppata dall’arco provoca la fusione del filo, del materiale base e di parte del flusso. Materiale base e materiale d’apporto si mescolano allo stato fuso e solidificano poi formando il cordone di saldatura. La parte di flusso che viene fusa può reagire chimicamente con il bagno e va a costituire la scoria che ricopre il cordone e che deve essere successivamente asportata; la parte di flusso non liquefatto può es s ere recuper ata att ra v e rso u n impianto di aspirazione e talvolta riutilizzata. Oltre alla funzione protettiva, analogamente a quanto accade per il rivestimento degli elettrodi rivestiti, il flusso contribuisce a migliorare la stabilità dell’arco, può apportare le modifiche chimiche richieste al bagno di fusione, può apportare elementi di lega e controllare la for m a d e l c o rd o n e . Il flusso impedisce inoltre l’emissione nociva di fumi, di eventuali spruzzi e scintille. Al saldatore non è pertanto richiesto l’uso della maschera di protezione. Caratteristiche operative Le apparecchiature più diffuse per la saldatura ad arco sommerso sono di tipo automatico o automatizzato; sono comunque disponibili anche apparecchiature semiautomatiche, principalmente utilizzate nella realizzazione di giunti d’angolo: la particolare geometria degli elementi da collegare, infatti, permette di guidare efficacemente lo spostamento manuale della torcia, collegata all’imbuto del flusso. La caratteristica principale della saldatura ad arco sommerso è la possibilità di impiegare Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 717 L’esperto risponde intensità di corrente assai più elevate di quelle utilizzate, ad esempio, per elettrodi rivestiti di pari diametro. Si salda principalmente nel campo compreso tra 500 e 1500 A, ma si possono usare correnti più deboli fino a 150 A o più forti, fino a 4000 A. L’elevata intensità contribuisce a fondere una notevole quantità di metallo d’apporto e di materiale base, offrendo al processo una notevole capacità di penetrazione nei confronti del materiale base ed una elevata produttività. I principali parametri di saldatura sono l’intensità ed il tipo di corrente (CC e sua polarità, CA), la tensione e la velocità di saldatura, tutti fattori che incidono fortemente sulla forma e sulle caratteristiche del cordone di saldatura. La corrente di saldatura determina la velocità di fusione del filo, la penetrazione e la quantità di materiale fuso: aumentando la corrente, aumenta la penetrazione. Saldando in corrente continua, la velocità di deposito è maggiore di circa il 30% e la penetrazione è minore se si utilizza la polarità diretta (filo connesso con il negativo) anziché la polarità inversa (filo al positivo). Perciò la polarità diretta dà luogo a valori minori del rapporto di diluizione e può essere preferita per placcatura e per prevenire eventuali cricche a caldo dovute alle impurezze del materiale base; comunque in saldatura è normalmente utilizzata la polarità inversa. 718 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 La corrente alternata ha penetrazione intermedia ed offre il vantaggio di operare in condizioni ottimali, con disturbi da soffio magnetico praticamente nulli. La tensione di saldatura influisce invece sul l a larghez z a del depos ito, che aumenta all’aumentare della tensione adottata in saldatura. Inoltre, siccome all’aumentare della tensione si allunga e quindi si allarga in generale l'arco elettrico, ne segue che la quantità di flusso coinvolta nel bagno aumenta, e poiché il flusso concorre ad apportare elementi di lega nel bagno, cambia la composizione chimica del cordone. Comunque, con una tensione eccessivamente alta, l’arco sfugge dalla copertura di flusso fuso, l’aria arriva a contatto del bagno e ne derivano porosità. Anche la velocità di saldatura influisce sulle dimensioni del bagno di fusione, diventando sempre più piccolo all’aumentare della velocità stessa. Inoltre, saldature eseguite molto velocemente presentano un aspetto superficiale alquanto irregolare, sensibili incisioni marginali e probabile rischio di contenere porosità. In misura minore contano anche: la lunghezza libera del filo “stick-out”, il diametro del filo e lo spessore dello strato di flusso. Materiali d’apporto Sono i fili ed i flussi, la cui combinazione determina le proprietà finali del deposito di un giunto saldato (composizione chimica, proprietà metallurgiche e meccaniche, in particolare resistenza, allungamento e tenacità). Fili I fili costituiscono l’elettrodo che giunge nella zona dell’arco con continuità, spinto dal motorino di avanzamento. Pos s ono es s ere pieni o a n i ma t i . La superficie dei fili pieni è ricoperta da L’esperto risponde resistenza, basso-legati, inossidabili e leghe di nichel. Benché il processo si presti anche alla realizzazione di giunzioni in leghe non ferrose, occorre particolare accortezza nella scelta della giusta combinazione tra filo elettrodo e flusso. Il principale limite all’utilizzo del processo è l’applicazione ai soli giunti di testa, longitudinali e circonferenziali, e giunti d’angolo in posizione piana o orizzontale. Dato che il bagno di fusione è relativamente ampio, l’inclinazione del pezzo è fondamentale: bastano infatti pochi gradi per avere diversa penetr az ione e diver sa f o rma d e l cordone di saldatura. un sottilissimo strato di rame o di nichel c h e li p ro te g ge dal l ’ossi dazi one e garantisce un buon contatto con il tubo portacorrente. Per ottenere una maggiore quantità di metallo depositato, a parità di corrente e di diametro del filo, è diffuso l’uso di elettrodi tubolari contenenti all’interno polvere metallica, detti “metal cored”. Le caratteristiche dei fili animati “flux cored” sono invece legate alle proprietà depuranti e disossidanti del flusso presente al loro interno, che può contenere carbonati o elementi ossidabili come manganese e silicio. Flussi Sono costituiti essenzialmente da silicati, ossidi e ferroleghe e vengono normalmente distinti in prefusi ed agglomerati, secondo il metodo usato per la loro fabbricazione. I flussi prefusi sono ottenuti per colaggio in vasca dei minerali di partenza e sono successivamente macinati fino ad ottenere granuli di dimensione controllata e fine. Durante la saldatura si ha la fusione di tali flussi e la creazione di una coltre impenetrabile all’aria, detta scoria. L’azione disossidante sul bagno è comunque affidata principalmente a fili arricchiti in manganese. I flussi agglomerati sono prodotti per cottura in forno a basse temperature (con opportuni agglomeranti) ed esercitano, durante la saldatura, un’importante azione metallurgica. Tali flussi infatti trasferiscono al bagno determinati elementi, in particolare silicio e manganese, che hanno azione fortemente disossidante. Si classificano in b a s e a lla basi c i t à, pe rt ant o si avranno flussi acidi ad azione disossidante, neutri e basici ad azione depurante (nei confronti di zolfo e fosforo principalmente). Date le loro proprietà sono in genere utilizzati con fili a basso tenore di manganese. Da una miscela attentamente controllata di flussi prefusi ed agglomerati si ottengono i flussi misti, che hanno comportamento metallurgico intermedio. Applicazioni L’arco sommerso produce saldature di buona qualità, con alta velocità di deposizione e profonda penetrazione, ove richiesto. Grazie all’utilizzo di consumabili di tipo depurante, disossidante e scorificante, si ottengono giunti con ottime proprietà meccaniche e di resistenza alla corrosione. Queste caratteristiche rendono il processo particolarmente adatto a realizzare grandi lavori di carpenteria, costruzioni navali, piattaforme off-shore e impianti chimici, per c i t are la pr incipali applicaz ioni. È ideale soprattutto per saldare forti spessori, tuttavia è utilizzabile anche per lamiere di spessore fino a 5 mm, con adeguato sostegno al rovescio. Senza sostegno lo spessore saldabile minimo è di 8 mm circa. Si impiegano con ottimi risultati gli acciai al carbonio, ad alta Varianti del processo Le principali varianti del processo di saldatura ad arco sommerso hanno lo scopo fondamentale di aumentare la produttività attraverso un aumento marcato del tasso di deposito, senza un parallelo incremento dell’intensità di cor rente. L e più com u n i so n o l e seguenti: • tecnica a filo doppio e multiplo • tecnica a filo caldo • tecnica a filo freddo • aggiunta di polvere metallica • fili animati I parametri esecutivi e le preparazioni per la saldatura automatica ad arco sommerso sono diversi a seconda del tipo e dell’importanza della costruzione: comuni costruzioni di carpenteria si saldano con la tecnica a forte penetrazione, che sfrutta l’economicità del processo. Diversamente, per costruzioni di caldareria, è ideale la tecnica a passate multiple, più raffinata e costosa, oppure la tecnica di saldatura detta “narrow gap” per la particolare preparazione dei lembi da saldare, che consente di minimizzare l’apporto termico globale ed il quantitativo di materiale d’apporto necessario a realizzare il giunto. Isabella Gallo Divisione Formazione e Pubblicazioni Biblioteca - Manifestazioni - IIS Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 719 International Institute of European Welding Federation Notizie Riconoscimenti internazionali a due Ingegneri dell’IIS Group L’Ing. Luca Costa eletto Vicepresidente dell’IIW L’Ing. Luca Costa dell’Istituto Italiano della Saldatura è stato eletto Vicepresidente dell’IIW e contestualmente membro del Board of Directors. Il Board of Directors è l’organismo di massimo livello della prestigiosa organizzazione internazionale ed ha lo scopo di definire la politica dell’IIW e di vigilare su tutti gli aspetti inerenti le attività dell’associazione. I membri sono eletti dall’Assemblea Generale dell’IIW e sono in totale 12: • il Presidente (B. Raj, India); • 3 Vicepresidenti (L. Costa, Italia; C. Eady, Regno Unito; R. Shook, USA); • il Tesoriere (D. Koteki, USA); • il Past-president (U. Dilthey, Germania); • il Presidente del Technical Management Board - TMB (G. Marquis, Finlandia); • il Presidente dell’International Authorisation Board - IAB (U. Dilthey, Germania); • 5 Direttori (D. Almeida, Brasile; L. Coutinho, Portogallo; K. Nishimoto, Giappone; D. Dehelean, Romania; H. Gedik-Sadiklar,Turchia). Tra i requisiti fondamentali posseduti dai membri del “Board” sono previste la rappresentatività del settore saldatura a livello almeno nazionale ed una attività consolidata negli anni nell’IIW stesso,caratteristiche ben possedute dall’Ing.Costa, che affianca alle attività nell’Istituto Italiano della Saldatura nella Divisione Formazione e Pubblicazioni-Biblioteca-Manifestazioni (ove è responsabile del Settore Formazione Teorica) quelle in IIW (Presidente della Commissione VIII “Salute, Sicurezza ed Ambiente”, membro del TMB, membro e rappresentante italiano allo IAB GruppoA “Education, Training and Qualification”, Presidente del Gruppo di Lavoro “Welding Inspection Personnel”) ed EWF (delegato e rappresentante italiano). Il ruolo di Vicepresidente dell’IIW, oltre a prevedere attività di rappresentanza, è particolarmente delicato in relazione alla policy dell’IIW, recentemente integrata con l’inserimento nel programma dello IAB della certificazione di aziende e del personale (Coordinatori ed Ispettori di Saldatura) e con l’inserimento della rivista “Welding in the World”, edita dall’IIW, nel sistema “Science Citation Index”, base per l’ottenimento di punteggio valido per le carriere accademiche. Le qualificazioni e le certificazioni IIW sono rilasciate in Italia da IIS CERT. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 721 IIW-EWF Notizie L’Ing. Stefano Morra eletto Chairman dello IAB Group B dell’IIW Nel corso dell’Annual Assembly 2011 dell’IIW, svoltasi quest’anno a Chennai (India) nel Luglio scorso, l’Ing. Stefano Morra di IIS CERT è stato eletto Chairman del Gruppo B dell’International Authorisation Board (IAB) dell’IIW. All’interno dell’organizzazione dell’Istituto Internazionale della Saldatura, lo IAB ha la responsabilità di gestire il sistema IIW di formazione, qualificazione e certificazione delle figure professionali di saldatura ed ispezione, nonché il sistema IIW di certificazione delle aziende in conformità alla norma ISO 3834. In particolare, il Gruppo A si occupa della definizione delle linee guida tecniche relative ai percorsi formativi ed ai criteri interpretativi della norma ISO 3834. Il Gruppo B gestisce invece tutto il sistema di implementazione delle regole tecniche di cui sopra ed in particolare l’autorizzazione degli ANB e degli ANBCC che, in ciascun paese membro dello IAB, rappresentano gli Organismi Nazionali autorizzati ad attuare i sistemi di qualificazione e certificazione dell’IIW stesso. Attualmente lo IAB è formato da 42 Paesi rappresentativi di tutti i continenti. Fondamentali per poter ricoprire il ruolo di Chairman del Gruppo B dello IAB sono la rappresentatività del settore saldatura a livello almeno nazionale, una attività consolidata negli anni nell’IIW stesso, esperienza approfondita nelle attività di certificazione del personale di saldatura e delle aziende, nonché una conoscenza di dettaglio della normativa tecnica di saldatura internazionale. L’Ing. Stefano Morra ricopre attualmente il ruolo di Direttore Tecnico di IIS CERT con responsabilità dirette su tutte le attività di certificazione del personale, delle aziende e dei prodotti del Gruppo IIS. In ambito internazionale l’Ing. Stefano Morra è anche membro del Board of Directors dell’EWF (European Welding Federation) all’interno della quale ricopre anche il ruolo di Chairman del Technical Committee. Il ruolo del Board of Directors e il ruolo dello IAB in IIW. 722 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Leggi e Decreti L’impresa (in genere) e la sinergia fra l’art. 30 T.U. e il D.Lgs. 231/2001 La superficiale lettura dell’art. 30 del T.U. SULLA SICUREZZA ha portato ad un appiattimento interpretativo che ha il pregio (negativo) di ricollegare l’organizzazione e la gestione dell’impresa ai fini dell’esimente della responsabilità amministrativa unicamente alle persone giuridiche, alle società ed alle associazioni anche prive di personalità giuridica introdotta dal D.Lgs. 8 Giugno 2001, n. 231. Ha creato incertezze e sconcerto quindi la recentissima decisione della Corte di Cassazione, Sezione III penale, 20 Aprile 2011, n. 15657, allorquando ha dichiarato l’applicabilità del regime della responsabilità amministrativa all’“impresa individuale” che può presentare una complessa organizzazione interna e può coinvolgere soggetti diversi dall’imprenditore, con lui collaboranti. La decisione merita una rilettura e qualche approfondimento in ordine alla difformità della recente giurisprudenza da precedenti sentenze (per tutte Cass. Pen. Sez. VI, 3 Marzo 2004, n. 18941: sentenza tuttavia pronunciata in data anteriore alla riforma introdotta con il Testo Unico). Derivando, siccome si opinava sino ad oggi, dal D.Lgs. 231 la responsabilità amministrativa dal requisito di appartenere alle “persone giuridiche” (siano essi enti muniti di personalità giuridica, oppure società o, ancora, associazioni anche prive di questa), la corrente interpretazione era che le “imprese individuali” non potessero essere fra queste ricomprese. Peraltro era diffusa l’opinione che l’attività da ricondurre all’ “impresa” rappresenta attività facente capo ad una persona fisica, e non ad una persona giuridica (quale una società di persone o di capitali): derivando la propria interpretazione da cosiffatta considerazione, la Cassazione ha ritenuto di insegnare che l’impresa individuale possa essere assimilata ad una persona giuridi c a in cui viene a confonder s i la persona dell’imprenditore, il soggetto fisico che esercita l’attività. In sostanza per impresa deve intendersi l’attività svolta dall’imprenditorepersona fisica e tanto ci riporta alle norme del Codice Civile. Esaminiamo la motivazione: la recente de cis ione s opr a r icordata cos ì s i esprime: “Muovendo dalla premessa che l’attività riconducibile all’impresa (al pari di quella riconducibile alla ditta individuale propriamente detta) è attività che fa capo ad una persona fisica e non ad una persona giuridica intesa quale società di persone (o di capitali), non può negarsi che l’impresa individuale (sostanzialmente divergente, anche dal punto di vista semantico, dalla c.d. “ditta individuale”), ben può assimilarsi ad una persona giuridica nella quale viene a co n f o n d e rsi l a persona dell’imprenditore quale soggetto fisico che esercita una determinata attività: il che porta alla conclusione che, da un punto di vista prettamente tecnico, per impresa deve intendersi l’attività svolta dall’imprenditorepersona fisica per la cui definizione deve farsi rinvio agli artt. 2082 e 2083 del Codice Civile”. E proseguendo: “È indubbio che la disciplina dettata dal D.Lgs. 231/01 sia senz’altro applicabile alle società cosiddette “ uniper s onali” c o sì c o me è notorio che molte imprese individuali spesso ricorrano ad una organizzazione interna complessa che prescinde dal sistematico intervento del titolare della impresa per la soluzione di determinate problematiche e che può spesso involgere la responsabilità di soggetti diversi dall’imprenditore ma che operano nell’interesse della stessa impresa individuale. Ed allora una lettura “costituzionalmente” orientata della norma in esame dovrebbe indurre a conferire al disposto di cui al comma 2 dell’art. 1 del Decreto Legislativo in parola una portata più ampia, tanto più che, non cogliendosi nel testo alcun accenno riguardante le Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 723 Leggi e Decreti imprese individuali, la loro mancata indicazione non equivale ad esclusione, ma semmai ad una implicita inclusione nell’area dei destinatari della norma. Una loro esclusione potrebbe infatti porsi in conflitto con norme costituzionali - oltreché sotto il riferito aspetto della disparità di trattamento - anche in t e r m in i d i ir r agi one v ol e zza de l sistema.” L’insegnamento appare condivisibile; effettivamente l’esclusione dell’impresa individuale costituirebbe un “vero e proprio vuoto normativo, con inevitabili ricadute sul piano costituzionale connesse ad una disparità di trattamento tra coloro che ricorrono a forme semplici di impresa e coloro che, per svolgere l’attività, ricorrono a strutture ben più complesse ed articolate”. Risolutivo appare pure il richiamo all’applicabilità della disciplina del D.Lgs. 231/01 alle società a responsabilità limitata “unipersonali”; dal che consegue coerentemente che la mancata enunciazione nel testo della legge non equivale ad esclusione delle imprese individuali dal novero dei soggetti interessati, bensì a implicita inclusione nell’area dei destinatari della norma. Ma quale allora la differenza derivante dal confronto fra i modelli organizzativi per la sicurezza codificati all’art. 30 del Testo Unico e quelli fissati dal D.Lgs. 231/01? Nonostante il Testo Unico non lo ponga come un obbligo esplicito, vari sono gli articoli in cui è indicata indispensabilità di adottare un modello organizzativo per la gestione della salute e sicurezza dei lavoratori. Ne sono chiari esempi: • l ’ a r t. 1 6 ( d e le ga di f unzi oni ) al c o m m a 3 d o p o av e r e nunc i at o i requisiti per la validità della delega: la delega di funzioni non esclude l’obbligo di vigilanza in capo al datore di lavoro, in ordine al corretto espletamento da parte del delegato delle funzioni trasferite. L’obbligo si intende assolto in caso di adozione ed efficace attuazione del modello di verifica e controllo di cui all’articolo 30, comma 4; • l ’ a r t. 1 8 ( o b b l i ghi de l dat ore di lavoro e del dirigente) al comma 3-bis precisa per costoro l’obbligo di vigilare altresì, in ordine all’adempimento degli obblighi di cui agli arti724 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 coli 19, 20, 22, 23, 24 e 25, ferma restando l’esclusiva responsabilità dei soggetti obbligati ai sensi dei medesimi articoli qualora la mancata attuazione dei predetti obblighi sia addebitabile unicamente agli stessi e non sia riscontrabile un difetto di vigilanza del datore di lavoro e dei dirigenti; • l’art. 28 (oggetto della valutazione dei rischi) al comma 2, lett. d) come elemento di contenuto del documento di cui all’art. 17, comma 1, lett. a), individua le procedure per l’attuazione delle misure da realizzare, nonché dei ruoli dell’organizzazione aziendale che vi debbono provvedere, a cui debbono essere assegnati unicamente soggetti in possesso di adeguate competenze e poteri. L’art. 30 del T.U. introduce i sistemi di gestione per la sicurezza, come presupposto per avere “effetto esimente” della responsabilità amministrativa prevista dal D.Lgs. 231/01 e con la “presunzione” di cui al comma 5 (i modelli adottati secondo le Linee Guida UNIINA IL e Br itis h Standard O H SAS 18001:2007 sono conformi al modello previsto dallo stesso art. 30). Appaiono a questo punto evidenziati tre tipi di “modelli”: • quello definito dall’art. 30 commi 1, 2, 3 e 4; • il modello riferito alle norme tecniche; • il modello previsto dal D.Lgs. 231/01. Appare evidente che i tre modelli hanno dei punti di contatto e anche di coincidenza ma anche sostanziali e non irrilevanti differenze. Il modello organizzativo previsto dal T.U. 81/2008 garantisce da un lato l’adempimento degli obblighi giuridici relativi alla salute e alla sicurezza dei luoghi di lavoro, ancorché affiorino in vari articoli del T.U. aspetti gestionali del sistema di sicurezza aziendale; dall’altro il modello di organizzazione e di gestione idoneo a reati mediante un sistema di controllo che non possa essere aggirato se non fraudolentemente. Ricordato che ab initio il D.Lgs. 231/01 si applicava soltanto a una tipologia di reati dolosi contro la pubblica amministrazione o di reati societari, per pervenire nel tempo alla affermazione di responsabilità amministrativa di enti e società quando si configurino gravi reati “colposi” (omicidio colposo e lesioni colpose gravi o gravissime, artt. 589 e 590 del Codice Penale) commessi da parte di soggetti che si trovino in rapporto funzionale con l’ente, a condizione che il reato sia stato commesso nell’interesse dell’ente o a suo vantaggio, così come prevede l’art. 11, comma c), della legge 300 del 28/9/2000. L’art. 30 del Testo Unico precisa che il modello organizzativo per essere giudicato idoneo ed avere efficacia esimente della responsabilità amministrativa, deve essere adeguato a prevenire la commissione di reati da parte dei soggetti che ricoprono una posizione funzionale nell’ente. Per quanto riguarda l’esimente dalla responsabilità amministrativa si considerano due ipotesi ben differenziate: A) Reati commessi da “soggetti apicali dell’ente”. B) Reati commessi da “soggetti sottoposti”. Nel primo caso l’ente si sottrae alla responsabilità dimostrando: a- che l’organo dirigente ha adottato ed efficacemente attuato, prima della commissione del fatto, un modello di organizzazione e di gestione idoneo a prevenire reati della stessa specie di quello verificatosi; b- che il compito di vigilare sull’osservanza del modello sia stato affidato ad un OdV (organo di vigilanza) con poteri di iniziativa e di controllo; c- oppure che gli autor i d e l re a t o abbiano eluso “fraudolentemente” il modello di gestione; d- che non vi sia stata omessa o insufficiente vigilanza da parte dell’organismo preposto. Nel secondo caso, reato commesso da soggetti non apicali (cioè sottoposti): in questa ipotesi l’ente è responsabile soltanto se la commissione del reato è stata resa possibile dall’inosservanza degli obblighi di controllo e di vigilanza. Tuttavia qui giuoca a favore dell’ente una “presunzione”. Viene esclusa la violazione dell’obbligo di vigilanza se l’ente ha adottato ed efficacem ente attuato un m o d e l l o d i gestione idoneo a prevenire reati della stessa specie di quello commesso. Semplificando, adunque, fra le ipotesi sopra esaminate (A e B) avviene un rovesciamento dell’onere della prova. Leggi e Decreti Una notazione che non vuol essere mera didattica ma anche e soprattutto regola per il costitutore di modelli: l’imperativo dell’art. 30 in esame impone “valutazione e gestione del rischio”; è palese che il rischio da governare non è il rischio “normato”, in relazione al quale esistono norme specifiche definite a cui tassativamente riferirsi, ma è indubbiamente il rischio “residuo”, vera scaturigine di gravisime conseguenze e comunque di difficile neutralizzazione. Domanda ricorrente: cosa deve fare un’azienda interessata ad adeguare il proprio sistema di gestione della sicurezza alle prescrizioni del T.U. 81/2008 e del D.Lgs. 231/2001? • adottare un Sistema di Gestione conforme all’art. 30 del Testo Unico; • oppure, adottare un Sistema di Gestione OHSAS 18001 (non necessaria la certificazione) o UNI-INAIL, implementando completamente il Sistema e aggiornandolo di volta in volta in ordine alle criticità verificate; • completare il Modello Organizzativo oltre le norme tecniche e le linee guida (introducendo: sistema sanzion a to r io in t e rno, c odi c e e t i c o, gestione delle risorse finanziarie); • istituire l’Organismo di Vigilanza; • verificare costantemente nel tempo l’efficacia del modello. Tutto ciò appare più adattabile alle grandi imprese, ma nel tessuto produt- t i v o italiano s ono m aggior anz a le piccole e piccolissime imprese; nondimeno proprio nelle imprese di ridotte dimensioni è più facile adottare un modello organizzativo, mentre è certamente più complesso nelle realtà minori e minime predisporre cultura e strategia necessarie per l’implementazione del Sistema di Gestione. Ma, indipendentemente dalle dimensioni strutturali, tutte le imprese necessitano di un arricchimento formativo che abbia a colmare quegli aspetti che garantiscono, non soltanto di creare “salvagente” nei confronti delle sanzioni penali amministrative, ma anche e soprattutto a istituire nell’azienda condizioni non soltanto fisiche, operative e qualitative di garanzia securistica e igienica, ma di sviluppare anche sul piano psico-sociale il reale benessere degli addetti. Va quindi riportato addietro a suoi albori (per tutto all’art. 2087 del Codice Civile italiano, adottato all’inizio degli anni quaranta) il fondamentale precetto di organizzazione complessiva, verificata e costantemente implementata di quegli arricchimenti che consentono il miglioramento continuo del benessere aziendale alla pari con sicurezza, igiene e qualità, e lo pongono non com e utopico e accomodante status nell’attenuazione dei conflitti fra le parti sociali, ma come reale, anche se di necessità teorico, modello di umanizzazione del rapporto di lavoro. L’art. 2087, non fiabesca fenice, ma immanente e sottesa individuazione di regole durevoli pur nel variare dei tempi e dei rapporti politici, dopo oltre mezzo secolo di offuscamento, quasi pretermesso dalle incalzanti novità, dalle rivendicazioni sociali, dallo stile di vita e dalla importazione di soluzioni e di surrogati provenienti dal resto del mondo, precocemente invecchiato dalla predicazione sui sistemi e sulla qualità, da alcuni anni è riemerso e finalmente “riabilitato” dapprima da timide allusioni dottrinarie e da sporadiche invocazioni da parte della giurisprudenza lavoristica, è in pieno rifiorire nel presente e indubbiamente “ispira” la novella sicurezza e organizzazione del lavoro, eppertanto è ancora sintesi aurea di buongoverno dell’impresa. La sua persistente valenza e centralità nel tempo, nonostante gli anni e le vicissitudini normative, è ancor oggi attestato dalla riconosciuta enfasi, adottata anche dalla Costituzione repubblicana e dallo Statuto dei Lavoratori, che si sostanzia nell’obbligo per la parte datoriale del miglioramento continuo delle condizioni di lavoro e di vivibilità aziendale. Avv. Tommaso Limardo Consulente giuridico-tecnico Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 725 Economia e Finanza L’identità valoriale come strumento di gestione della strategia Governare la complessità Il termine “Complesso” deriva dal verbo latino complector, che vuol dire cingere e, in senso metaforico, abbracciare unire tutto in sé, e tra gli altri significati anche “caratterizzato da legami e concatenazioni”. Dal XVII secolo in poi, una situazione, un problema, un sistema ha cominciato a definirsi “Complesso” se costituito di molte parti correlate, che influiscono una sull’altra. L’etimologia del termine aiuta a comprendere il senso ultimo della “Complessità”, che ammonisce circa l’insufficienza del solo approccio analitico e invoca l’integrazione di questo con un approccio sistemico: un sistema complesso non può essere compreso, e poi governato, mediante il solo esame delle sue componenti e, per analogia, le “cause ultime” di un problema complesso non sono banalmente quelle delle sue parti essenziali, perché esso non può essere risolto mediante semplice scomposizione ma richiede l’interazione tra questa e una visione d’insieme. In termini “organizzativi” si può dire che una struttura è “complessa” quando per esempio è numericamente significativa, è distribuita in modo articolato su un territorio, eroga una eterogeneità ampia di servizi ed è poco standard izzabile in quanto l’imprevedibilità del contesto la costringe a funzionare in regime di emergenza. La necessità di governare la complessità ha generato nel tempo un sistema di risposte organizzative, varie, a loro volta complesse, tipicamente parziali e di scarsa efficacia; la crisi degli approcci parziali e settoriali è stata ed è molto viva e sicuramente sta contribuendo a mettere a nudo le insufficienze, le debolezze e, in alcuni casi, i fallimenti delle strutture storiche e degli approcci classici, ma anche a rivelare talvolta la scarsa consistenza di processi innovativi (Budgeting, Management by Objective, Business Process Reengineering, Activity Based Costing, Continuous Quality Improvement, Total Quality Management, Benchmarking…..) che seppur ancora giovani cominciano a manifestare segni di debolezza. L’ipertrofia dei bisogni delle singole parti e conseguentemente delle visioni e degli approcci settoriali che ne derivano genera, in un processo di inarrestabile e progressiva autoreferenzialità, distorsioni interpretative e perdita della visione, riferita ad un concetto di insieme relativo sia all’individuo-persona, sia all’organizzazione-sistema. Paradigmi organizzativi Nel tempo diversi sono stati i filoni di pensiero che hanno caratterizzato l’organizzazione come sistema meccanico prima e organico poi, sistema chiuso e sistema aperto, definibile e caratterizzabile ex-ante o ex-post; derivati recenti di questo modo di connotare le organizzazioni e stimolarne lo sviluppo sono per esempio le cosiddette “Strutture a Matrice” che tendono a proporre funzioni di management laterale che incrociano le proprie funzioni con quelle tipiche dei responsabili gerarchici di line. Si tratta di un ulteriore meritevole sforzo nella risposta alla complessità, ma queste strutture pongono spesso irrisolvibili problemi di gestione nelle aree di sovrapposizione delle responsabilità, scarsa integrazione e a volte conflitto aperto tra parti dello stesso sistema. La complessità non risolve la complessità; oggi merita uno sforzo la ricerca della definizione di una concezione di organizzazione, semplice, comunicabile, in grado di informare l’azione e la decisione, modificabile sulla base di nuove conoscenze e nuovi valori. Questa concezione ha un elemento centrale nel passaggio da una logica di sistema di progetti a quella di un progetto di sistema, attraverso l’attivazione e il miglioramento di tutte le leve su cui si regge la vita dell’organizzazione in una prospettiva unitaria che faccia perno su un sistema di coerenze e conseguenze che sta alla base della ricerca del “senso organizzativo” (sense-making) per tutte le scelte effettuate. Il presupposto è che un’Organizzazione può essere complessa, ma non per questo necessariamente lenta o inefficace, e viceversa, una struttura tipicamente snella e leggera può comunque rivelarsi inadeguata nell’affrontare le sfide del contesto di riferimento; la leva è quella della capacità di prendere decisioni veloci e coerenti con la strategia dell’Organizzazione. Le persone che vivono all’interno di un’organizzazione, animate dal proprio sistema di competenze, affrontano quotidianamente, più volte, situazioni che richiedono una veloce presa di decisione; queste persone possono scegliere sulla base di una propria visione e di un proprio sistema di priorità, o innescare un processo autorizzatorio sulla base della gerarchia esistente e atten- Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 727 Economia e Finanza dere un feedback. Nel primo caso evidentemente il decisore potrebbe prendere una decisione non coerente con la strategia dell’Organizzazione, nel secondo caso potrebbe trovarsi a prendere la decisione corretta sulla base dei feedback ricevuti, ma in tempi ormai non utili per la risoluzione del problema. A questa situazione ha provato a dare una buona risposta, quasi un secolo fa, il sistema di gestione cosiddetto Management by Instructions (MBI): si definisc o n o tu tte le a t t i v i t à di c i asc una persona, si prevede per quanto possibile i l s is te m a d i p robl e mat i c he c he l a persona potrebbe trovarsi a dover affrontare e si producono un numero adeguato di “Istruzioni” affinché la persona possa prendere la decisione g iu s ta a l m o m e nt o gi ust o. Que st o approccio ha dato positivi risultati in particolare in alcuni settori (manifattura di serie) e in determinati periodi (19201960), ma ha dimostrato ampiamente i suoi limiti per esempio nel settore dei servizi dove l’imprevedibilità e l’eterogeneità delle emergenze ha fatto prima proliferare il complesso delle “Istruzioni” con la presunzione di poter prevedere l’imprevedibile per poi schiantarsi miseramente nella creazione di una percezione di inutilità e burocratizzazione che ha sepolto gradualmente le seppur ben scritte “Istruzioni” negli ultimi cassetti delle scrivanie. A partire dagli anni ’60 ha cominciato a svilupparsi l’ancora oggi popolare Management by Objective (MBO), che enfatizzando il concetto di delega, cerca di tradurre la strategia dell’Organizzazione in un sistema di obiettivi misurabili (Processi di Budgeting e Balanced Scorecard) per poter garantire a tutti i livelli dell’organizzazione una maggiore libertà di azione e di presa di decisione purché orientata alla realizzazione di un risultato definito. Il sistema è tendenzialmente corretto, ma spesso mal applicato, in quanto la traduzione di una strategia aziendale in un sistema di obiettivi coerenti è un processo estremamente difficile, che richiede tempo e fatica e che raramente viene sviluppato correttamente; esempi tipici sono i budget creati ritoccando percentualmente verso l’alto o verso il basso i valori dell’anno precedente, oppure gli obiettivi assegnati con il solo vero scopo di distribuire parti variabili della retri- 728 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 buzione incentivante e infine, nella migliore delle ipotesi, sistemi di obiettivi ricchi di contraddizioni e tendenzialmente irrealizzabili. L’Identità Valoriale e il Management by Values Oggi siamo qui, le teorie dell’organizzazione non hanno prodotto ulteriori innovazioni significative, ma alcune storie imprenditoriali di successo ci fanno pensare, a condizione di allontanarci dai paradigmi organizzativi che ci limitano nella visione e aprendoci alle opportunità di riprogettazione olistica, che ci sia una leva in più, ben visibile, ma poco utilizzata: “Abbiamo imparato …. che gli elementi intangibili e tangibili stanno diventando sempre più interconnessi. I valori di un’organizzazione, ciò per cui essa esiste, quello in cui crede chi ci lavora, sono fondamentali per il suo successo competitivo. In realtà sono loro che guidano l’azienda….” (Robert Haas, Presidente Levi Strauss). I valori di un’organizzazione guidano l’azienda! “It’s not hard to make decision when you know what your values are” (Roy Disney, Senior Executive at Walt Disney Company). Se conosci i tuoi valori di riferimento non sarà difficile prendere decisioni. Ma i valori dell’organizzazione coincidono con i valori delle persone che ne fanno parte? Ovviamente no: il percorso che l’individuo fa nel creare una propria identità valoriale è lungo e difficile, diverso per ognuno e un’organizzazione non può dipendere dal sistema di valori del singolo, ma deve crearsi una propria identità valoriale, che informi la presa di decisione dei singoli all’interno dell’organizzazione e orienti l’azione in modo coerente e sistematico. Anche per l’Organizzazione definire e rendere evidente e comprensibile la propria identità valoriale, la propria cultura, è un percorso lento e difficile, ma immaginiamo per un attimo che questo accada efficacemente: la necessità di istruzioni, procedure e controlli crolla, il sistema di obiettivi diventa quasi ininfluente o addirittura limitante, e ancora si innescano dinamiche centrifughe e centripete in grado di attrarre nel tempo persone con identità sempre più coerenti con la cultura organizzativa definita. Una delle caratteristiche chiave delle organizzazioni e dei team con una performance elevata è che hanno un’immagine precisa di ciò che cerc ano di creare assieme, sono entusiasti dello scopo fondamentale e condividono una serie di valori comuni. Valori, Missione, Visione e Strategia costituiscono il nucleo della loro identità, sono il collante che li tiene pronti a reagire e innovare in situazioni nuove. Da una recente indagine emerge che il 94% dei manager ritiene i cosiddetti “intangibles” importanti, ma solo il 5% sa come individuarli e renderli centrali nell’azione strategica di un’organizzazione. Il Management by Values (MBV) è un sistema di gestione orientato alla semplificazione e alla creazione di commitment ed è basato sulla capacità di un’organizzazione di comprendere, definire e rendere evidente la propria Identità Valoriale. È un percorso semplice, ma non facile né breve, basato su capacità di leadership, partecipazione, training, onestà e coraggio; è un percorso fatto di progettazione, analisi, comunicazione e politiche di gestione delle persone. Tutti questi elementi non vanno a costituire una “parte aggiunta” ma sono l’essenza dell’organizzazione, assumono il ruolo di partner nella gestione in quanto svolgono autonomamente attività e diventano tangibili quanto le risorse umane e materiali, il know-how e le proprietà intellettuali (“Connecting People” che è il pay-off che caratterizza tutte le campagne pubblicitarie dei prodotti Nokia è in realtà l’incipit del manifesto valoriale dell’azienda: “Mettendo in contatto le persone noi aiutiamo il soddisfacimento di un fondamentale bisogno umano di contatti e relazioni sociali. Nokia costruisce ponti tra le persone - sia quando sono lontane che faccia-a-faccia - e colma il divario tra le persone e le informazioni di cui hanno bisogno”). Oggi è impossibile immaginare progetti di sviluppo di un’organizzazione o di una parte di un’organizzazione senza aver approfondito cultura ed identità del Team, risorse primarie nella definizione della visione e nella individuazione di tutte le scelte strategiche per realizzarla. “First, you’ve got to have a good time. Second, you’ve got to put your heart into everything you do. Third, you’ve got to go in the opposite direction to everyone else”. Marco Bressani Amministratore Delegato MIXURA srl Dalle Aziende Avviso per la sicurezza degli utenti di alcune saldatrici Inverter Hitachi prodotte tra il 1989 e il 1996 Alcuni modelli di saldatrici Inverter Hitachi, prodotti tra il 1989 e il 1996, potrebbero accidentalmente generare una fiammata che potrebbe colpire l’operatore (Fig. 1). Tale fiammata potrebbe verificarsi nel caso in cui la saldatrice fosse collegata ad un quadro elettrico con assorbimento inappropriato (eccessivamente superiore al range indicato nel manuale), NON in accordo alle specifiche fornite dal manuale di istruzione né dalla targa dati. Per evitare tale rischio, gli operatori devono attenersi alle istruzioni di sicurezza ed alle normative applicabili. Si prega di fare riferimento alla lista dei modelli potenzialmente interessati, riportata nella tabella, e verificare il nome del modello sulla targhetta. Per domande si prega di inviare una mail all’indirizzo seguente: [email protected] Interruttore ON/OFF (Power switch) (la fiammata esce da questa parte) Top cover No. Side cover Figura 1 - Comparsa accidentale della fiammata. Modello Anno produzione Assorbimento 1 50A DT-PLPV 1990-1992 20 A 2 50A DT-PLPVE 1991 20 A 3 Taglio Plasma 80A DT-PLPV 1995 30 A 4 80A DT-PLPVE 1993-1995 30 A 5 300A DT-NP2V 1990-1993 30 A 300A DT-NP2VE 1991-1993 30 A 300A DT-NP3VE 1993-1995 30 A 8 500A DT-NP2VE 1992-1993 50 A 9 500A DT-NP3VE 1993-1995 50 A 10 300A AD-GPV 1989-1993 30 A 11 300A AD-GPVE 1990-1993 30 A 300A AD-GP2VE 1993-1995 30 A 300A AD-GP2VEY 1994 30 A 14 500A AD-GPVE 1992 50 A 15 500A AD-GP2VE 1993-1995 50 A 16 200A DT-CA2VE 1993 20 A 17 350A DT-CX2V 1989-1990 30 A 18 350A DT-CX2VE 1991 30 A 19 350A DT-CAVE 1991 30 A 20 350A DT-CA2VE 1993-1995 30 A 21 350A DT-CXP2V 1989-1992 30 A 22 350A DT-CXP2VE 1991-1992 30 A 6 7 12 13 23 Front panel Applicazioni TIG DC TIG AC/DC CO2/MAG/MIG 350A DT-CAP2VE 1992-1996 30 A 24 350A DT-CAPMVE 1995 30 A 25 500A DT-CX2VE 1991 50 A 26 500A DT-CAVE 1991 50 A 27 500A DT-CA2VE 1993-1994 50 A 28 500A DT-CXP2VE 1991-1993 50 A 29 500A DT-CAP2VE 1993-1995 50 A Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 729 Dalle Aziende Definizione del Modello [1] Tipo di corrente [2] DT: solo DC AD: AC/DC [3] Tipo di applicazione • PLP: Taglio Plasma • NP: Saldatura TIG DC • GP: Saldatura TIG AC/DC • CX/CXP: CX - Saldatura CO2/MAG/MIG • CA/CAP/CAPM: CA - Saldatura CO2/MAG/MIG [4] Numero revisione Design [5] “V” indica Inverter a 380 V-460 V di alimentazione [6] Codice specifico Esempio di posizionamento targhetta che indica modello, numero seriale (sempre sul retro) Corrente d’ingresso e uscita (in ampere) Costruttore e Fornitore originale: Hitachi Via Mechanics, Ltd (Japan) Distributore: Hitachi Europe GmbH WELDING MACHINE TS PROJECT HITACHI VIA MECHANICS, Ltd. 2100 Kami-imaizumi Egina-shi, Kanagawa-ken 243-0488 (Japan) Tel. +81 46 2359365 - Fax +81 46 2317002 e-mail: [email protected] www.hitachi-via.co.jp Stoody® presenta il filo per riporto in materiale duro 970-G Un consumabile per riporto in materiale duro senza cromo Stoody 970-G è un filo per saldatura per riporto in materiale duro senza cromo che produce un deposito con resistenza all’usura e durezza uguali o maggiori rispetto ai depositi convenzionali in carburo di cromo. Stoody 970-G elimina il cromo nel filo e fornisce una straordinaria resistenza all’usura. Questo prodotto rappresenta u n a s v o lta , fo r ne ndo r e si st e nza all’usura per applicazioni in cui il cromo esavalente nei fumi di saldatura 730 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 non può essere ridotto efficacemente dai controlli nella procedura di lavoro. La maggior parte dei fili per saldatura per riporto in materiale duro contengono cromo per migliorare la resistenza all’usura. Nel corso della saldatura, il cromo contenuto nel filo può produrre livelli indesiderati di cromo esavalente potenzialmente pericoloso per l’utente. Il filo per riporto in materiale duro Stoody 970-G non contiene cromo, così riducendo o eliminando l’emissione di cromo esavalente durante il processo di saldatura, fornisce valori di resistenza all’usura e durezza che superano quelli di molti depositi ottenuti con filo per saldatura convenzionale al carburo di cromo. Tra le applicazioni tipiche quelle in campo agricolo, attività minerarie e componenti per apparati di frantumazione. Caratteristiche tipiche del deposito • Resistenza all’abrasione: Eccellente • Resistenza all’urto: Bassa - Moderata • Strati di deposito: 2 Max • Durezza: HRC 67 - 71 • Formazione cricche superficiali: Sì • Lavorabilità: No, solo molatura • Magnetizzabile - su acciaio inossidabile: Leggermente - su acciaio al carbonio: Sì - su acciaio al manganese: Sì THERMADYNE ITALIA Srl Via Bolsena, 7 20098 San Giuliano Milanese (MI) Tel. 02 36546801 - Fax 02 36546840 e-mail: [email protected] www.thermadyne.com La sicurezza nei CND: utilizzo dei liquidi penetranti a base acqua (non infiammabili) in ambienti a scarsa ventilazione Quando si lavora con liquidi penetranti tradizionali che richiedono l’utilizzo di sviluppatore a base solvente altamente infiammabile all’interno di scambiatori, reattori, serbatoi, ecc., è importante adottare opportune misure di sicurezza per gli operatori. Tali misure protettive sono volte a ridurre i rischi presenti, quali inalazione e contatto con prodotti irritanti, incendio e nei casi più gravi anche esplosioni. La soluzione è eliminare tutti i rischi utilizzando prodotti privi di sostanze infiammabili e non nocivi. Il penetrante rosso Elite K71B2 BIO ins iem e allo s viluppatore b i a n c o Elite DWS2 sono stati qualificati con sensibilità equivalente ai tradizionali. Chiedeteci maggiori informazioni adesso! NDT ITALIANA SRL Via del Lavoro, 28 20863 Concorezzo (MB) Tel. 039 647590 - Fax 039 647799 e-mail: [email protected] www.ndt.it Dalle Aziende VISION™ T5: nuovo sistema di controllo per macchine da taglio ESAB ES AB p re s e nt a i l nuov o Cont rol l o Numerico per impianti automatici da taglio, che consente il miglioramento della produttività ed offre la massima facilità d’uso con comandi touch-screen. Sistema Controllo Numerico CNC basato su sistema operativo Windows® XP VISION T5 è il CNC ESAB più potente e facile da usare, progettato specificatamente per applicazioni di taglio Plasma automatizzato. Dedicato a tutta la gamma di impianti da taglio, può infatti gestire oltre al taglio Plasma, anche i processi OssiGas e Laser. Controlla in automatico tutte le funzioni più complesse quali il taglio a smusso, la foratura, la marcatura e l’etichettatura. Si basa sul sistema operativo Windows® XP che garantisce stabilità ed affidabilità, pronto per la connessione in rete e per il trasferimento di dati tramite porte USB. La struttura “Dual Processor” rende possibile una maggiore velocità di risposta e un’efficienza massima del controllo, permettendo di separare la gestione del movimento da quella del processo. Operazioni più semplici grazie all’interfaccia touch-screen ESAB da sempre è in grado di offrire una gamma completa di macchine automatiche da taglio con CNC incorporato. Integrando tutti i sistemi di gestione del processo, grazie a VISION T5 è possibile ottimizzare le operazioni di taglio con una migliore produttività e una diminuzione delle possibilità di errore, a tutto vantaggio della riduzione di inutili e costosi fermi macchina. Virtualmente, ogni passo del processo di produzione può essere controllato ed automatizzato: velocità, precisione e facilità d’uso. Ergonomia a schermo piatto ESAB VISION T5 è caratterizzato da un luminoso ed ampio schermo piatto di 18.5 pollici montato in un robusto pannello di controllo. L’interfaccia touchscreen e la scelta del posizionamento ergonomico del controllo a bordo macchina, consentono alle braccia dell’operatore di effettuare pochi movimenti, riducendone l‘affaticamento ed aumen- tando il comfort complessivo per una migliore qualità dell’ambiente di lavoro. I comandi sono posizionati in maniera semplice ed accessibili senza ostacoli. Inoltre 2 porte USB, collocate in posizione protetta, consentono facilmente l’utilizzo di vari dispositivi ausiliari. Semplici attuatori a levetta rendono intuitive le operazioni di movimentazione dei carrelli. funzioni, è facile generare programmi di ottimizzazione dei pezzi dalle forme più comunemente usate. Lead/in e Lead/out (ingresso ed uscita dell’arco di taglio dal contorno del pezzo) sono stati ottimizzati per eseguire fori di piccolo diametro e contorni precisi. Un’anteprima grafica interattiva ha una funzione “ingrandimento” che permette una rapida verifica ed il controllo della geometria del pezzo da tagliare. Con il sistema integrato di importazione dei disegni CAD in formato DXF e DWG è possibile caricare direttamente i disegni stessi nel controllo numerico ed aggiungere le funz ion i Le a d / i n e Lead/out in maniera ottimizzata, ottenendo la migliore qualità di taglio possibile. Operating Wizard - OpWizard Dall’accensione al taglio il sistema OpWizard affianca l’utilizzatore fornendogli informazioni passo dopo passo. In caso di utilizzo della macchina su più turni, gli operatori successivi potranno continuare le lavorazioni precedenteme n te avviate s enz a inter r uz ioni, seguendo quanto già impostato e usufruendo dei suggerimenti “on-line” direttamente dal controllo VISION T5, a tutto beneficio di qualità e produttività. OpWizard è attivo sin dal momento di accensione dell’impianto e semplifica le operazioni di avvio e di riferimento macchina. Include anche ulteriori passi guidati per le regolazioni della torcia ed il posizionamento. ISO QUAM: per certificare i lavoratori e qualificare le aziende Libreria EasyShape La nuova libreria EasyShape include 88 forme pre-caricate e grazie alla funzione Wizard, che semplicemente con la pressione di un tasto si occupa di gestire in contemporanea ed automaticamente più L’Area Meccanica della Fondazione Aldini Valeriani di Bologna è promotrice del progetto ISO QUAM, che costituisce un approccio alla certificazione delle ESAB Saldatura SpA Via Novara, 57/59 - 20010 Bareggio (MI) Tel. 02 979681 - Fax 02 97289300 e-mail: [email protected] www.esab.it Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 731 Dalle Aziende competenze di operatori metalmeccanici a bassa specializzazione secondo la norma ISO 17024:2003. Il ruolo strategico rivestito nell’economia dai comparti della metalmeccanica, l’elevato numero di operatori impiegati e la crisi economica in atto fanno sì che le aziende debbano garantire alti livelli di qualità e affidabilità per rimanere competitive. Inoltre è elevato il rischio occupazionale per le fasce meno qualificate degli operatori. Attraverso la collaborazione di organizzazioni provenienti da 7 Paesi dell’Unione Europea è stato sviluppato ISO QUAM, un programma di certificazione per questi lavoratori con l’obiettivo di valutarne, in base alla procedura ISO, conoscenze e competenze maturate sul campo e tramite percorsi di apprendistato. Il programma analizza e testa le conoscenze pratiche che caratterizzano diversi profili del settore metalmeccanico, senza dimenticare gli aspetti relativi alla sicurezza. Superato un esame, l’ente certificatore rilascia all’operatore un certificato di competenze, valido nei paesi dell’UE. Questo certificato offre all’operatore stesso la possibilità di incrementare le opportunità di impiego e di mobilità in tutta Europa e alle aziende una prova concreta delle competenze sia tecniche che relative alla sicurezza dei propri operatori appartenenti alle fasce meno qualificate. FONDAZIONE ALDINI VALERIANI Via Bassanelli, 9/11 - 40129 Bologna Tel. 051 4151911 - Fax 051 4151920 e-mail: [email protected] www.fav.it Il nuovo sistema per prove d’impatto con pendolo motorizzato per aumentare la produttività e la sicurezza dell’operatore Disponibili con capacità di 300, 450, 600, 750 e 900 J, i nuovi sistemi per prove d’impatto con pendolo motorizzato MPX di Instron sono concepiti per testare i metalli in base agli standard Charpy e Izod. Grazie al sollevamento motorizzato del martello con ritorno automatico a fine prova, tutti i sistemi MPX sono rapidi e facili da far funzionare e offrono una maggiore produttività e sicurezza per l’operatore. Un comando freno/frizione elettromagnetico consente di far scendere il martello in modo 732 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 sistema MPX può essere dotato di una mazza strumentata Charpy e un software per l’acquisizione dei dati Dynatup Impulse, un percussore non strumentato Iz od e un kit di m or s e, u n a b a se i n acciaio supplementare raccomandata dalla norma ISO 148, un kit di fissaggio alla base e un template di montaggio, nonché supporti per prove su campioni sottodimensionati. INSTRON Deutschland GmbH Werner-von-Siemens-Strasse, 2 64319 Pfungstadt (Germany) Tel. +49 (0) 6157 4029 600 Fax +49 (0) 6157 4029 700 e-mail: [email protected] www.instron.de sicuro, mentre il doppio chiavistello ne evita il rilascio accidentale; inoltre la struttura di sicurezza e i dispositivi di blocco impediscono al martello di cadere e arrestano il movimento quando la porta è aperta. L’altezza regolabile del chiavistello permette di ridurre l’energia/velocità del pendolo. Sono disponibili diverse incudini e percussori per soddisfare una gamma completa di standard di prova internazionali, come ASTM E23 (Metodo standard per prove d’impatto su barre di metallo con intaglio), EN 10045 (Prove d’impatto Charpy su materiali metallici), ISO 148 (Materiali metallici - Prove d’i mpatto con pendolo Char py) e GOST 9454 (Metodo di prova di flessione a temperature basse, ambiente e alte), nonché per realizzare applicazioni su misura. Il sistema MPX è conforme alle norme CE. Ogni sistema MPX è corredato di software Instron® Fracta™ compatibile c on Windows ® XP e Windows ® 7, ideato specificamente per testare i metalli in base agli standard Charpy e Izod. Fracta® consente di acquisire i dati in modo semplice ad una velocità di 1 kHz, calcolare l’energia e salvare i risultati delle prove d’impatto come file.csv. Il sistema può essere facilmente potenziato con il software per l’acquisizione dati Impulse™ di Instron, che utilizza trasduttori di carico e di velocità per la raccolta dati, l’analisi e la reportistica sui risultati. In opzione, ogni Ritorna a Parma il più importante appuntamento, di rilevanza internazionale, dedicato alla subfornitura industriale Torna l’appuntamento con Subfornitura, il salone dedicato alla lavorazione conto terzi, in occasione dell’undicesima edizione di MECSPE, la fiera internazionale delle tecnologie per l’innovazione organizzata da Senaf, che si terrà a Fiere di Parma dal 29 al 31 Marzo 2012. Ampia e di altissimo livello la gamma di lavorazioni che troveranno in Subfornitura una vetrina d’eccellenza: un’occasione importante per le aziende del comparto di mettere in mostra i propri prodotti all’interno di un contesto altamente qualificato come MECSPE, come conferma Enzo Sabato, direttore commerciale di Sacel, azienda di Ozegna in provincia di Torino, specializzata nella progettazione e realizzazione di prodotti stampati conto terzi. “MECSPE è una vetrina prestigiosa che ogni anno sta dimostrando la straordinaria capacità di dare ampia visibilità agli stampisti e alle lavorazioni conto terzi: questo perché, ed è il grosso punto di forza di MECSPE, si è scelto di far risaltare questo particolare comparto”. Innovazione e ricerca per Sacel sono fattori su cui investire, anche e soprattutto in un momento non proprio favorevole: “Il continuo investimento nella ricerca e sviluppo è sicuramente la giusta ricetta per continuare ad essere competitivi ed interessanti su un mercato molto difficile come quello europeo. Dalle Aziende Naturalmente è necessario confrontarsi c o n le e s ig e nze di bi l anc i o. Come azienda abbiamo scelto, nei limiti del possibile, di sviluppare il massimo sforzo nell’innovazione al fine di proporre novità produttive e tecnologiche alle richieste dei nostri clienti”. Innovazione ma non solo: al centro dei programmi aziendali ci sono anche numerosi momenti di formazione. “La formazione più importante è quella tecnica, anche se non è da sottovalutare la formazione di carattere generale quale: qualità, lean production, problem solving, ecc. Purtroppo in periodi difficili si è dovuto scegliere tra formazione ed investimento tecnologico”. Momenti che trovano eco nell’offerta convegnistica di MECSPE, pensata per l’aggiornamento degli addetti ai lavori, e che Sabato ritiene fondamentali perché “sono occasioni importanti di aggiornamento su tematiche legate all’innovazione che contribuiscono ad ampliare le conoscenze dei visitatori, ma anche e soprattutto delle aziende espositrici”. In virtù di questa tenacia imprenditoriale le prospettive per i bilanci 2011 per Sacel sono rosee: “Rispetto a quanto visto nel 2009 e 2010, il 2011 lascia ben sperare grazie al numero di nuovi progetti avviati dopo il blocco generale post crisi 2008. Il 2012? Personalmente non credo si possano fare delle previsioni a causa di una situazione economica generale decisamente instabile”. Per dare agli espositori la massima visibilità e per permettere ai visitatori di orientarsi nell’offerta espositiva, il layout della manifestazione è suddiviso in viali e piazze, tra cui il Viale delle lavorazioni della lamiera, il Viale delle lavorazioni meccaniche di precisione, il Viale delle minuterie, il Viale delle fonderie, il Viale dell’elettronica ai quali si affiancano la Piazza del motorsport, la Piazza dell’aerospace, la Piazza della mobilità sostenibile, la Piazza dei componenti dell’elettrodomestico e la Piazza della tecnologia eolica: cinque contesti di eccellenza in cui le aziende potranno presentare le proprie soluzioni per uno specifico settore d’applicazione. Ad arricchire ulteriormente l’offerta di MECSPE 2012, un fitto calendario di c onvegni e appuntam enti dedicati all’aggiornamento degli operatori, tra cui spicca la Mostra Convegno sull’Automazione per il Risparmio Energetico per le Industrie, iniziativa ideata per fornire un concreto aiuto all’industria circa le tecnologie presenti sul mercato che consentono un abbattimento sensibile dei consumi di energia elettrica sugli impianti potenziati da motori elettrici, a cui si aggiungono la Piazza dell’eccellenza dell’innovazione nella meccanica, un’area dedicata alle idee, ai progetti e alle tecnologie in grado di accelerare e rafforzare il progresso dell’industria delle macchine e di quella manifatturiera, la Piazza Ecomec, dedicata alle tecnologie di produzione ecosostenibili e alle principali filiere di lavorazione (recupero, smaltimento, rigenerazione di materiali derivanti dalle lavorazioni della plastica e dei metalli ferrosi e non ferrosi) che utilizzano materiali, prodotti, processi produttivi e servizi “green” e l’Unità dimostrativa Officina Automatizzata, un prototipo di officina automatizzata in cui macchine utensili e asservimenti robotizzati saranno integrati con un sistema CAD/CAM, realizzato per mostrare come, per poter sopravvivere all’interno di un sistema produttivo nazionale sempre più competitivo, l’unica opzione per le imprese del settore manifatturiero sia la via dell’automazione. Gli otto saloni di MECSPE: MECSPE - Eurostampi - Plastix Expo Subfornitura - Motek Italy - Control Italy - Automotive - Logistica. Tutte le informazioni sulla fiera su www.mecspe.com MY PR Via Ripamonti, 137 - 20141 Milano Tel. 02 54123452 - Fax 02 54090230 e-mail: [email protected] www.mypr.it Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 733 Notiziario Letteratura Tecnica Guida al progetto di strutture in acciaio Antonini M., Mussinelli L. e Re Cecconi F., Santacarcangelo di Romagna 2010, 2 1 0 x 2 9 7 m m, 304 pagi ne , ISB N: 8838755892, € 45,00 Questa terza edizione del volume conferma l’obiettivo di essere il testo di riferimento per i proge t t i st i c he , senza addentrarsi troppo nella teoria c he st a a l l a ba se dell’Eurocodice 3, vogliono capire gli strumenti da usare, anche attraverso esempi completi di utilizzo dei codici di calcolo. E sono proprio i numerosi esempi presenti nel volume che rendono il testo adatto non solo a progettisti con esperienza, ma anche a chi si appresta ad entrare per la prima volta nel mondo d e lla p r o g e tta z i one di st rut t ure i n acciaio. Nella presente edizione ampio spazio è dedicato alla determinazione delle azioni sulle costruzioni dovute alla neve e al vento, approfondendo l’argomento con una equilibrata miscela di teoria ed esempi pratici. Per queste due azioni sono anche forniti due nuovi appositi fogli di calcolo. Ampio spazio è stato dedicato al tema delle connessioni tra tubi, con una varia casistica ed esempi di calcolo. Vengono, altresì, ampliati i software allegati al volume che potranno aiutare i progettisti sia nella verifica di strutture semplici, sia nel predimensionamento di strutture complesse da verificare poi con programmi di calcolo specifici. Requisiti hardware e software (Java Run time Environment vers ione 6, Lettore Cd-Rom, Browser Internet, Programma di videoscrittura capace di riconoscere ed editare documenti in formato XLS (es. Microsoft Word)). Maggioli Editore Via del Carpino, 8 47822 Santarcangelo di Romagna (RN). Fax: 0541 6220020 http://www.maggioli.it Steel Detailers’ Manual Alan Hayward, Frank Weare e A. C., Chichester (Inghilterra) 2011, 234x156 mm, 186 pagine, ISBN: 978-978-14051-7521-0, € 84,00 Il testo costituisce la recente evoluzione di uno dei manuali classici per gli ingegneri ed i fabbricanti di costruzioni in acciaio; la prima edizione è della metà degli anni ’80 e l’impostazione generale non è mutata; si tratta di un vero e proprio manuale dei dettagli, che non si cura degli aspetti squisitamente di calcolo, ma si concentra sulla forma degli elementi strutturali e dei collegamenti atti a garantire la realizzazione pratica costruttiva delle soluzioni progettuali. Il manuale è fitto di tabelle e di semplici disegni di dettaglio che risultano particolarmente utili ai progettisti proprio al fine di evitare che a progetto si prevedano dettagli non correttamente realizzabili o, nella ricerca di soluzioni architettoniche di buon impatto visivo, si trascuri la fattibilità delle giunzioni. Se si considera ad esempio, come correttamente sottolineato in prefazione, che le costruzioni civili sono passate da prevalentemente ad uso industriale (forme essenziali, funzionali allo scopo ed esteticamente modeste) ad uso commerciale (dove la funzione e l’impatto estetico sono fondamentalmente connessi), si dovrà convenire che oggi lo studio dei dettagli strutturali e dei collegamenti sia fondamentale quanto il dimensionamento generale dell’opera o la scelta del tipo di acciaio da impiegare. Il manuale richiama costantemente le norme oggi disponibili, traducendo in esempi di immediata applicazione le raccomandazioni talvolta disperse nel completo ma poderoso corpo normativo europeo. Il manuale cita criteri di scelta dei materiali, regole pratiche di dimensionamento dei giunti saldati, forme dei Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 735 Notiziario cianfrini e dei raccordi: informazioni derivate dalla normativa europea, certamente non originali ma ordinate in maniera tale da facilitare la lettura e l’impiego diretto per progettisti e fabbricanti di strutture saldate in acciaio. John Wiley & Sons Ltd 1 Oldlands Way - Bognor Regis West Sussex PO22 9SA (Inghilterra). Fax: +44 (0) 1243 843303 http://www.wiley.com Metallurgy and Corrosion Control in Oil and Gas Production Heidersbach R., Chichester (Inghilterra) 2011, 234x156 mm, 296 pagine, ISBN: 978-0-470-24848-5, € 88,20 La pubblicazione in oggetto ha come più grande merito quello di rappresentare una guida focalizzata sui problemi tecnici ed ingegneristici correlati alla corrosione dei materiali metallici nel mondo “Oil&Gas” ovvero perforazione, produzione e trasporto. Pertanto la corposa esperienza dell’autore nel campo della ricerca, della consulenza e della formazione fornisce un comprensivo e pratico compendio alle principali applicazioni tecnologiche mirate alla valutazione, alla prevenzione ed alla limitazione della “piaga” della corrosione che tanto costa in termini di soldi ed impegno all’industria della produzione del petrolio. Come sovente si ritrova in pubblicazioni tecnico/scientifiche di tale tipologia e scopo, il libro incomincia con una trattazione della teoria di base della corrosione dei metalli in termini di metallurg ia e c o n c e tti e l e t t roc hi m i c i pe r indirizzarsi successivamente verso una trattazione assai tecnologica in termini di aggiornati concetti chiave mirati alla mitigazione ed alle azioni da intraprendere per combattere il degrado dei materiali per corrosione negli ambienti aggressivi tipici del settore. A tale scopo, la pubblicazione è arricchita da numerose immagini ed illustrazioni raccolte dall’esperienza dell’autore sul campo e da una chiara e sintetica, non sempre riscontrabile in altre pubbli- 736 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 cazioni del settore, descrizione delle azioni di mitigazione disponibili: inibizione, protezione catodica, selezione materiali, ecc. Ovviamente, il libro non vuole essere esaustivo ed autosupportante nelle sopraccitate tematiche, ma i numerosi richiami e riferimenti a stardard/documenti specifici quotidianamente utilizzati da ingeneri e tecnici sul campo forni sc on o un’ottima piattaforma di partenza per approfondimenti. L’autore descrive, altresì, l’effettiva efficacia e i punti deboli delle principali tecniche di ispezione e controllo, ovvero ciò che possono e non possono apportare in termini di miglioramento dell’affidabilità degli impianti di produzione e trasporto. Di fatto, il libro di Heidersbach si presenta come un'aggiunta significativa e sempre più necessaria in un settore afflitto da sfide tecnologiche e finanziarie e ha come piccola presunzione quella di aiutare a trasformare una delle principali preoccupazioni dell’industria “Oil&Gas” in una problematica gestibile, sempre avendo in mente l’obbiettivo del controllo dei costi. John Wiley & Sons Ltd 1 Oldlands Way - Bognor Regis West Sussex PO22 9SA (Inghilterra). Fax: +44 (0) 1243 843303 http://www.wiley.com Codici e Norme UNI 10363 - Titanio - Tubi saldati e senza saldatura di titanio non legato e leghe di titanio per impieghi industriali (2011). UNI 10364 - Titanio - Tubi saldati e senza saldatura di titanio non legato e leghe di titanio per condensatori e scambiatori di calore (2011). UNI EN ISO 11296-1 - Sistemi di tubazioni di materia plastica per il ripristino di reti non in pressione di fognature e di scarichi - Parte 1: Generalità (2011). UNI EN ISO 11296-3 - Sistemi di tubazioni di materia plastica per il ripristino di reti non in pressione di fognature e di scarichi - Parte 3: Inserimento interno (lining) di tubi continui ad alta aderenza (2011). UNI EN ISO 11296-4 - Sistemi di tubazioni di materia plastica per il ripristino di reti non in pressione di fognature e di scarichi - Parte 4: Inserimento interno (lining) di tubi polimerizzati in loco (2011). UNI EN ISO 11298-1 - Sistemi di tubazioni di materia plastica per il ripristino delle reti interrate di distribuzione dell'acqua - Parte 1: Generalità (2011). UNI EN ISO 11298-3 - Sistemi di tubazioni di materia plastica per il ripristino delle reti interrate di distribuzione dell'acqua - Parte 3: Inserimento interno (lining) di tubi continui ad alta aderenza (2011). Norme nazionali USA Italia API STD 650/ADM3 - Welded tanks for oil storage (2011). UNI EN 1555-4 - Sistemi di tubazioni di materia plastica per la distribuzione di gas combustibili - Polietilene (PE) Parte 4: Valvole (2011). UNI EN ISO 3994 - Tubi di plastica Tubi termoplastici con rinforzo elicoidale termoplastico per aspirazione e scarico di materiali acquosi - Specifiche (2011). UNI EN ISO 8565 - Metalli e leghe Prove di corrosione atmosferica - Prescrizioni generali (2011). ASTM A105/A105M - Standard specification for carbon steel forgings for piping applications (2011). ASTM A1066/A1066M - Standard specification for high-strength low-alloy s tructural s teel plate pro d u c e d b y thermo-mechanical controlled process (TMCP) (2011). ASTM E139 - Standard test methods for conducting creep, creep-rupture, and stress-rupture tests of metallic materials (2011). Notiziario AWS C3.11M/C3.11 - Specification for torch soldering (2011). Norme internazionali NACE SP0285 - External corrosion control of underground storage tank systems by cathodic protection (2011). ISO ISO 11960 - Petroleum and natural gas industries - Steel pipes for use as casing or tubing for wells (2011). ISO 7005-1 - Pipe flanges - Part 1: Steel flanges for industrial and general service piping systems (2011). Norme europee ISO 12111 - Metallic materials - Fatigue testing - Strain-controlled thermomechanical fatigue testing method (2011). ISO 9311-2 - Adhesives for thermoplastic piping systems - Part 2: Determination of shear strength (2011). I S O 14271 - Res is tance we l d i n g Vickers hardness testing (low-force and microhardness) of resistance spot, projection, and seam welds (2011). EN EN 287-1 - Qualification test of welders - Fusion welding - Part 1: Steels (2011). EN ISO 11960 - Petroleum and natural gas industries - Steel pipes for use as casing or tubing for wells (2011). CEN/TR 13445-9 - Unfired pressure vessels - Part 9: Conformance of the EN 13445 series to ISO 16528 (2011). EN 14161 - Petroleum and natural gas industries - Pipeline transportation systems (2011). EN ISO 14372 - Welding consumables Determination of moisture resistance of manual metal arc welding electrodes by measurement of diffusible hydrogen (2011). ISO 10863 - Non-destructive testing of welds - Ultrasonic testing - Use of time-offlight diffraction technique (TOFD) (2011). ISO 14372 - Welding consumables Determination of moisture resistance of manual metal arc welding electrodes by measurement of diffusible hydrogen (2011). ISO 11299-1 - Plastics piping systems for renovation of underground gas supply networks - Part 1: General (2011). ISO 11299-3 - Plastics piping systems for renovation of underground gas supply networks - Part 3: Lining with close-fit pipes (2011). I S O 17654 - Res is tance we l d i n g Destructive tests of welds - Pressure test of resistance seam welds (2011). ISO 11513 - Gas cylinders - Refillable welded steel cylinders containing materials for sub-atmospheric gas packaging (excluding acetylene) - Design, construction, testing, use and periodic inspection (2011). ISO 26304 - Welding consumables Solid wire electrodes, tubular cored electrodes and electrode-flux combinations for submerged arc welding of high strength steels - Classification (2011). Corsi IIS Luogo Data Titolo Ore Genova 15-16/11/2011 Corso di ricertificazione approvato dall’ESA per Operatore/Ispettore per tecnologia a “foro passante” in accordo alla Specifica ECSS-Q-ST-70-08 16 Mogliano Veneto (TV) 16-18/11/2011 Corso Base sull’applicazione del D.M. 14 Gennaio 2008 20 Genova 17-18/11/2011 Corso sulla gestione della salute e sicurezza in saldatura 16 Genova 19-20/11/2011 Corso per International Welding Practitioner - Parte III Tecnologia della saldatura -- Genova 20-22/11/2011 Corso per International Welding Practitioner - Parte III Metallurgia e saldabilità -- Genova 21-24/11/2011 Corso teorico-pratico di saldatura di tubi e/o raccordi di PE per il convogliamento di gas, acqua ed altri fluidi (UNI 9737) -- Organizzatore Istituto Italiano della Saldatura - Divisione FOP Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova Tel. 010 8341371 - Fax 010 8367780 - [email protected] Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 737 Notiziario Corsi di qualificazione, ecc. (segue) Luogo Data Titolo Ore Genova 21-25/11/2011 Corso di qualificazione e certificazione nella saldatura in elettronica approvato dall’ESA per Operatore (CAT. 3) per tecnologia SMT in accordo alla Specifica ECSS-Q-ST-70-38 36 (*) Genova 21-25/11/2011 Corso di qualificazione e certificazione nella saldatura in elettronica approvato dall’ESA per Ispettore (CAT. 2) per tecnologia SMT in accordo alla Specifica ECSS-Q-ST-70-38 36 (*) Genova 22-23/11/2011 Corso di ricertificazione approvato dall’ESA per Operatore/Ispettore per tecnologia SMT in accordo alla Specifica ECSS-Q-ST-70-38 16 Genova 22-23/11/2011 Corso sulla gestione ambientale ISO 14001 16 Genova 22-23/11/2011 Corso per International Welding Practitioner - Parte III Progettazione e calcolo -- Genova 24-25/11/2011 Modulo Integrativo Auditor ISO 14001 16 Genova 28/112/12/2011 Corso celere in saldatura Genova 28/112/12/2011 Corso di qualificazione sui trattamenti termici dei giunti saldati - Livello Basic -- Mogliano Veneto (TV) 28/112/12/2011 Corso per International Welding Technologist - Parte III Metallurgia e saldabilità -- Mogliano Veneto (TV) 28/11-2/12 e 5-7/12/2011 Corso per International Welding Engineer - Parte III Metallurgia e saldabilità -- Genova 5-6/12/2011 Corso di qualificazione e certificazione nella saldatura in elettronica approvato dall’ESA per Operatore/Ispettore per Crimping in accordo alla Specifica ECSS-Q-ST-70-26 12 Genova 5-7/12/2011 Corso per Progettisti e Direttori dei lavori sull’applicazione del D.M. 14 Gennaio 2008 20 Genova 6-7/12/2011 Corso di ricertificazione approvato dall’ESA per Operatore / Ispettore per Crimping e Wire Wrapping in accordo alle Specifiche ECSS-Q-ST-70-26 / ECSS-Q-ST-70-30 8 Genova 7/12/2011 Corso di qualificazione e certificazione nella saldatura in elettronica approvato dall’ESA per Operatore/Ispettore per Wire Wrapping in accordo alla Specifica ECSS-Q-ST-70-30 8 Genova 12-13/12/2011 Corso teorico-pratico di incollaggio di tubi e/o raccordi di PVC-C, PVC-U o di ABS per la qualificazione secondo UNI 11242 16 Genova 12-14/12/2011 Modulo Integrativo Auditor EN ISO 3834 16 Taranto 12-15/12/2011 Corso teorico-pratico di saldatura di tubi e/o raccordi di PE per il convogliamento di gas, acqua ed altri fluidi (UNI 9737) -- Mogliano Veneto (TV) 12-15/12/2011 Corso teorico-pratico di saldatura di tubi e/o raccordi di PE per il convogliamento di gas, acqua ed altri fluidi (UNI 9737) -- Genova 13-16/12/2011 Corso di qualificazione e certificazione nella saldatura in elettronica approvato dall’ESA per Operatore (CAT. 3) per Riparazione e Modifica in accordo alla Specifica ECSS-Q-ST-70-28 (**) 32 Organizzatore 32 (*) Si tratta del totale delle ore per coloro che non abbiano già frequentato il corso da Operatore e/o Ispettore in accordo allo Standard ECSS-Q-ST-70-08. Per coloro in possesso di tale certificato il corso può essere ridotto fino alla durata di 24 ore. (**) L’accesso a tale corso è riservato a coloro che hanno conseguito la certificazione per Operatore in accordo agli Standard ECSS-Q-ST-70-08 e ECSS-Q-ST-70-38. 738 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Notiziario Corsi IIS (segue) Luogo Genova Data 13-16/12/2011 Titolo Ore Corso di qualificazione e certificazione nella saldatura in elettronica approvato dall’ESA per Ispettore (CAT. 2) per Riparazione e Modifica in accordo alla Specifica ECSS-Q-ST-70-28 (°) 32 Genova 14-15/12/2011 Corso di ricertificazione approvato dall’ESA per Operatore / Ispettore per Riparazione e Modifica in accordo alla Specifica ECSS-Q-ST-70-28 16 Genova 19-20/12/2011 Corso di qualificazione e certificazione nella saldatura in elettronica approvato dall’ESA per Operatore/Ispettore per RF Cables in accordo alla Specifica ECSS-Q-ST-70-18 12 Genova 19-22/12/2011 Corso teorico-pratico di saldatura di tubi e/o raccordi di PE per il convogliamento di gas, acqua ed altri fluidi (UNI 9737) -- Genova 20/12/2011 Corso di ricertificazione approvato dall’ESA per Operatore / Ispettore per RF Cables in accordo alla Specifica ECSS-Q-ST-70-18 8 Cagliari GennaioMarzo 2012 Corso modulare per la qualificazione ad International Welding Inspector - Comprehensive - Ispezione di giunti saldati -- Genova 9-13/1/2012 Corso per International Welding Specialist - Parte III Tecnologia della saldatura -- Genova 9-13/1/2012 Corso per International Welding Practitioner - Parte III Fabbricazione -- Mogliano Veneto TV) 23-27/1/2012 Corso per International Welding Technologist - Parte III Progettazione e calcolo -- Mogliano Veneto TV) 23-27/1 e 30-31/1/2012 Corso per International Welding Engineer - Parte III Progettazione e calcolo -- Organizzatore (°) L’accesso a tale corso è riservato a coloro che hanno conseguito la certificazione per Ispettore in accordo agli Standard ECSS-Q-ST-70-08 e ECSS-Q-ST-70-38. Corsi di qualificazione per personale addetto alle PND di livello 1, 2 e 3 Modulo Base (MB) Genova 22-23/11/2011 Modulo di Base per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 16 Priolo (SR) 22-23/11/2011 Modulo di Base per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 16 Esame visivo (VT) Genova 24/11/2011 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 8 Priolo (SR) 24/11/2011 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 8 Genova 1-2/12/2011 Modulo Specifico Saldatura per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 12 Priolo (SR) 1-2/12/2011 Modulo Specifico Corrosione e Verniciatura per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 12 Esame radiografico (RT) Legnano (MI) Genova 28/112/12/2011 Modulo Specifico Operatore Tecniche Convenzionali per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 36 13-16/12/2011 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 28 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 739 Notiziario Corsi di qualificazione per personale, ecc. (segue) Esame ultrasonoro (UT) Mogliano Veneto (TV) 15-18/11/2011 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 28 Genova 21-25/11/2011 Modulo Specifico Operatore Tecniche Convenzionali per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 36 Mogliano Veneto (TV) 12-16/12/2011 Modulo Specifico Operatore Tecniche Convenzionali per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 36 Esame con particelle magnetiche (MT) Legnano (MI) 20-21/12/2011 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 16 Mogliano Veneto (TV) 20-21/12/2011 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 16 Esame con liquidi penetranti (PT) Legnano (MI) 22-23/12/2011 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 16 Mogliano Veneto (TV) 22-23/12/2011 Modulo di Metodo per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712 16 Corsi di altre Società Luogo Data Titolo Organizzatore Milano 16/11/2011 Sistemi integrati di produzione e ruolo delle quasi-macchine nella Direttiva Macchine 2006/42/CE Centro Formazione UNI (Milano) Tel. 02 70024315; fax 02 70024411 [email protected] - www.uni.com Milano 17/11/2011 Direttiva Macchine. Norme generali di riferimento Centro Formazione UNI (Milano) Tel. 02 70024315; fax 02 70024411 [email protected] - www.uni.com Mestre (VE) 17-18/11/2011 Le norme ISO 9000 e il sistema di gestione per la qualità AICQ-Triveneta (Mestre - VE) Tel. 041 951795; fax 041 940648 [email protected] - www.aicqtv.net Milano 17-18/11/2011 Redazione del Manuale Qualità e delle Procedure secondo la norma UNI EN ISO 9001 ANGQ (Roma) Tel. 06 5915028; fax 06 5914834 [email protected] - www.angq.com Milano 21-22/11/2011 Criteri e metodologie di gestione nella taratura degli strumenti di misura Centro Formazione UNI (Milano) Tel. 02 70024315; fax 02 70024411 [email protected] - www.uni.com Roma 21-22/11/2011 Implementazione di un sistema di gestione per la sicurezza secondo lo standard BS-OHSAS 18001:2007 CERMET - Servizio Formazione (Roma) Tel. 06 7626001; fax 06 76968124 [email protected] - www.cermet.it Milano 21-23/11/2011 Corso di formazione per Auditor Interni del Sistema di Gestione Ambientale secondo le norme UNI EN ISO 14001:2004 e UNI EN ISO 19011:2003 AICQ Centro Nord c/o TQM s.r.l. (Milano) Tel. 02 67382158; fax 02 67382177 [email protected] - www.aicqcn.it Napoli Milano 21-23/11/2011 12-14/12/2011 Internal Auditor dei Sistemi di Gestione per la Salute e la Sicurezza nei Luoghi di Lavoro ANCCP Certification Agency (Milano) Tel. 02 2104071; fax 02 210407218 [email protected] - www.anccp.it Napoli 22/11/2011 Corso di formazione per dirigenti e preposti in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro AICQ-M (Napoli) Tel. 081 2396503; fax 081 6174615 [email protected] - www.aicq-meridionale.it Roma Milano 22/11/2011 2/12/2011 Calcolo dell’incertezza di misura nelle prove chimiche ANGQ (Roma) Tel. 06 5915028; fax 06 5914834 [email protected] - www.angq.com 740 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Notiziario Corsi di altre Società (segue) Luogo Milano Roma Provaglio d’Iseo (BS) Data 23-25/11/2011 12-14/12/2011 23, 25 e 30/11 7, 14 e 16/12/2011 Titolo Organizzatore Sistemi di gestione per la qualità per i Laboratori di prova secondo la norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025 ANGQ (Roma) Tel. 06 5915028; fax 06 5914834 [email protected] - www.angq.com Metrologia e taratura degli strumenti di misura AQM (Provaglio d’Iseo - BS) Tel. 030 9291782; fax 030 9291777 [email protected] - www.aqm.it Milano 25/11/2011 Attrezzature a pressione - Obblighi e adempimenti per la sicurezza ANCCP Certification Agency (Milano) Tel. 02 2104071; fax 02 210407218 [email protected] - www.anccp.it Napoli 28-29/11/2011 Come implementare un Sistema di Gestione Sicurezza conforme all’art. 30 D.Lgs. 81/2008 (D.Lgs. 231/2001), alla norma OHSAS 18001:2007 e alla Linea Guida UNI-INAIL AICQ-M (Napoli) Tel. 081 2396503; fax 081 6174615 [email protected] - www.aicq-meridionale.it Napoli 28/11-2/12/2011 Corso per Valutatori dei Sistemi di Gestione per la Sicurezza AICQ-M (Napoli) Tel. 081 2396503; fax 081 6174615 [email protected] - www.aicq-meridionale.it Milano 28/11-2/12/2011 Programma di addestramento raccomandato per l’esame con correnti indotte di 2° livello secondo EN 473 CND Studio Sas di Gino FABBRI & C. (Milano) Tel. 02 341649; fax 02 341205 [email protected] - www.cndstudio.it Milano 1/12/2011 Direttiva ATEX - Linee guida e norme per la scelta e l’applicazione dei sistemi di protezione contro le esplosioni Centro Formazione UNI (Milano) Tel. 02 70024315; fax 02 70024411 [email protected] - www.uni.com Milano 1/12/2011 Validazione dei metodi per le prove chimiche ANGQ (Roma) Tel. 06 5915028; fax 06 5914834 [email protected] - www.angq.com Bologna 1-2/12/2011 La valutazione dell’incertezza nei metodi di prova CERMET - Servizio Formazione (Bologna) Tel. 051 764811; fax 051 764902 [email protected] - www.cermet.it Napoli 7/12/2011 Corsi di aggiornamento per RSPP e ASPP AICQ-M (Napoli) Tel. 081 2396503; fax 081 6174615 [email protected] - www.aicq-meridionale.it Milano 15-16/12/2011 Redazione del Manuale Qualità e delle Procedure secondo la norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025 ANGQ (Roma) Tel. 06 5915028; fax 06 5914834 [email protected] - www.angq.com Milano 9-13/1/2012 Programma di addestramento raccomandato per l’esame con liquidi penetranti di 2° livello secondo EN 473 CND Studio Sas di Gino FABBRI & C. (Milano) Tel. 02 341649; fax 02 341205 [email protected] - www.cndstudio.it Milano 16-27/1/2012 Programma di addestramento raccomandato per l’esame di ultrasuoni di 2° livello secondo EN 473 CND Studio Sas di Gino FABBRI & C. (Milano) Tel. 02 341649; fax 02 341205 [email protected] - www.cndstudio.it Milano 24-26/1/2012 Le ISO 9001:2008. Principi, contenuti ed esercitazioni AICQ Centro Nord c/o TQM s.r.l. (Milano) Tel. 02 67382158; fax 02 67382177 [email protected] - www.aicqcn.it Milano 30/1-3/2/2012 Programma di addestramento raccomandato per l’esame con particelle magnetiche di 2° livello secondo EN 473 CND Studio Sas di Gino FABBRI & C. (Milano) Tel. 02 341649; fax 02 341205 [email protected] - www.cndstudio.it Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 741 Notiziario Mostre e Convegni Luogo Titolo Data Organizzatore Denver (Colorado - USA) 11-17/11/2011 ASME 2011 International Mechanical Engineering Congress & Exposition ASME (New York - USA) Fax 508-743-9619 [email protected] - www.asmeconferences.org San Jose (California -USA) 13-17/11/2011 ISTFA 2011 - 37th International Symposium for Testing and Failure Analysis ASM International (Materials Park OH - USA) Tel. (440) 338-5151 ext. 0; fax (440) 338-4634 [email protected] www.asminternational.org. Chicago (Illinois - USA) 14-17/11/2011 FABTECH (Welding Technology to the Rescue, National Welding Education Conference, 8th Conference on Weld Cracking, What’s New in Power Sources?, Thermal Spray Technology: High-Performance Surfaces) AWS (Miami FL - USA) Tel. 866-635-4692 / 508-743-8544 [email protected] www.aws.org/fabtechevents - www.fabtechexpo.com Luxor (Egitto) 14-17/11/2011 ICF - Egypt 2011 - 1st Interquadrennial ICF Conference in Middle East and Africa - Processing, Performance and Failure Analysis of Engineering Materials ESLIA - Egyptian Society for Laser Industrial Applications (Cairo - Egypt) ICF - International Congress on Fracture (Helwan - Egypt) Mobile +20 12 4608265; fax +20 2 25005010 info@icf-egypt2011 - www.icf-egypt2011.org Milano 16-19/11/2011 Robotica 2011 Artenergy Publishing Srl (Cormano - MI) Tel. +39 02 66306866; fax +39 02 66305510 [email protected] - www.roboticaexpo.eu Milano 16-19/11/2011 BIMEC 2011 - Biennale per la Meccatronica e l’automazione CEU - Centro Esposizioni UCIMU (Cinisello Balsamo - MI) Tel. 02 262551; fax 02 26255214 [email protected] - www.bi-mec.it Tampa (Florida - USA) 17-18/11/2011 Ninth International Symposium on Bearing Steel Technologies: Advances in Rolling Contact Fatigue Strength Testing and Related Substitute Technologies ASTM International (West Conshohocken PA - USA) Tel. 610-832-9677 / 610-832-9578 [email protected] - www.astm.org Piacenza 17-19/11/2011 EXPOLASER 2011 - La tecnologia laser al servizio dell’industria Piacenza Expo (Piacenza) Tel. 0523 602711; fax 0523 602702 [email protected] - www.expolaser.it Genova 24/11/2011 Seminario Didattico - Criteri di progettazione di giunti saldati in regime di fatica Istituto Italiano della Saldatura (Genova) Tel. 010 8341373; fax 010 8367780 [email protected] - www.iis.it Padova 25-28/11/2011 VenMec – Meccanica e Subfornitura Padova Fiere SpA (Padova) Tel. 049 840594; fax 049 840570 [email protected] - www.venmec.it Maastricht (Olanda) 29-30/11/2011 Nuclear Exchange 2011 KCI Publishing Nuclear Exchange (Zutphen - NL) Tel. +31 575585270; fax +31 575511099 [email protected] - www.mecc.nl Boston (MA - USA) 28/11-2/12/2011 2011 MRS Fall Meeting & Exhibit MRS Materials Research Society (Warrendale, PA, USA) Tel. 724 7793003; fax 724 7794732 [email protected]. - www.mrs.org/fall2011 Maastricht (Olanda) 29/11-1/12/2011 Stainless Steel World Conference & Exhibition 2011 KCI Publishing Stainless Steel World (Zutphen - NL) Tel. +31 43 3838383; fax +31 43 3838300 [email protected] - www.mecc.nl Francoforte (Germania) 29/11-2/12/2011 EuroMold 2011 - World Fair for Moldmaking and Tooling, Design and Application Development DEMAT GmbH (Francoforte - D) Tel. +49 (0) 692740030; fax +49 (0) 69274003-40 [email protected] - www.euromold.com Fray International Symposium on metals and materials processing in a clean environment Flogen Technologies Inc. Sponsored by AWS (Miami FL - USA) Tel. +1 514 3448786; fax +1 514 3440361 [email protected] - www.flogen.com Cancún (Messico) 4-7/12/2011 742 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Notiziario Mostre e Convegni (segue) Luogo Data Titolo Organizzatore Chennai (India) 8-10/12/2011 NDE 2011 - National Seminar & Exhibition on Non - Destructive Evaluation ISNT - Indian Society for Non-Destructive Testing (Chennai - India) Tel. 044 65386075 / 45532115 [email protected] - www.isntchennaichapter.org Bombay (India) 8-11/12/2011 Zak Aluminium Extrusions 2011 Zak Trade Fairs & Exhibitions Pvt. Ltd. (Chennai - India) Tel. +91 44 42959595; fax +91 44 28202728 [email protected] - www.zakaluminiumextrusions.com Milano 13/12/2011 La saldatura in elettronica: rincorsa all’avanguardia Istituto Italiano della Saldatura (Genova) Tel. 010 8341373; fax 010 8367780 [email protected] - www.iis.it EUROGUSS 2012 - International Trade Fair for Die Casting: Technology, Processes, Products NürnbergMesse GmbH (Norimberga - D) Tel. +49 (0) 9118606-0; fax +49 (0) 9118606-8228 www.euroguss.de Seminario Didattico - La failure analysis di componenti saldati: metodologie acquisite ed esperienze Istituto Italiano della Saldatura (Genova) Tel. 010 8341373; fax 010 8367780 [email protected] - www.iis.it Norimberga (Germania) Genova 17-19/1/2012 19/1/2012 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 743 Technology is life Ricerche Bibliografiche Dati IIS-Data Corrosione da H2S (2008-2011) Hydrogen permeation and corr osion behaviour of high strength steel 35CrMo under cyclic wet-dry conditions di YU Q. et al., «Corrosion Engineering Science and Technology», Luglio-Settembre 2008, pp. 241-247. Acciai ad alta r esistenza; acido cloridrico; acido solfidrico; corrosione; corrosione atmosferica; corrosione da acqua di mare; idrogeno diffusibile; infragilimento da idr ogeno; prove di corrosione. Effect of field operational variables on internal pitting corrosion of oil and gas pipelines di DEMOZ A. et al., «Corrosion», Novembre 2009, pp. 741-747. Acciai ad alta resistenza; acciai basso-legati; acciai per condotte; acido solfidrico; analisi chimica; CO 2; condotte; corr osione; corrosione per vaiolatura; diffrazione; effetti locali; gas naturale; industria petrolifera; petrolio; previsione; prove di corr osione; raggi X; spettroscopia. Rilevazione e monitoraggio di cricche indotte su r ecipienti a pressione in servizio in ambiente “WET H2S” nell’industria petrolifera di CHIOFALO G. et al., «Giornale PND», Luglio-Settembre 2008, pp. 36-42. Acciai a grano fino; acciai al C; acciai da costruzione; acido solfidrico; condizioni di servizio; contr ollo non distruttivo; corrosione; criccabilità; criccabilità a fr eddo; difetti; idoneità all’impiego; impianti; industria petr olifera; infragilimento da idrogeno; ingegneria chimica; meccanica della frattura; recipienti in pressione; solfuri; tensocorrosione. Corrosion cracking resistance of deposited self-fluxing alloys in hydrogen sulphide-containing media (30KhMA) di ISAKAEV E.KH. e MORDYNSKII V.B., «Weld. Int.», Dicembre 2009, pp. 939-943. Acido solfidrico; CO2; corrosione; industria petrolifera; ingegneria chimica; lamiere; polvere; ricarica al plasma. Passivation behavior of carbon steel in hydr ogen sulfidecontaining diethanolamine and diglycolamine solutions di RAEISSI K. e GOLOZAR M.A., «Corrosion», Settembre 2009, pp. 595-600. Acciai al C; acido solfidrico; CO 2; corrosione; gas naturale; impianti; industria del gas; pr ove di corr osione; solfuri; spettroscopia. Effect of surface layers on the initiation of internai pitting corrosion in oil and gas pipelines di PAPAVINASAM S. et al., «Corrosion», Ottobre 2009, pp. 663-673. Acciai ad alta resistenza; acciai al C; acciai basso-legati; acciai per condotte; acido solfidrico; alta pr essione; alta temperatura; Canada; CO 2; condizioni superficiali; condotte; corr osione; corrosione per vaiolatura; fattori di influenza; flusso; gas naturale; industria petrolifera; interno; micr oscopia elettronica; prove di corrosione; simulazione; solfuri. Fatigue crack gr owth behaviour of 4130X steel in H 2 S environment di ZHANG Y.L. et al., «Corrosion Engineering Science and Technology», 6/2009, pp. 462-468. Acciai basso-legati; acido solfidrico; corrosione; cricche di fatica; fattore KIC; gas naturale; meccanica della frattura; pr ove di corrosione; prove di fatica; pr ove di meccanica della f rattura; resistenza a fatica; serbatoi di stoccaggio; tensocorrosione. Guidelines on materials requirements for carbon and low alloy steels for H 2 S-containing environments in oil and gas production di ELIASSEN S. e SMITH L., «The Institute of Metals», 1995, pp. 53. Acciai al C; acciai basso-legati; acido solfidrico; corr osione; giunti saldati; industria del gas; industria petr olifera; prove di corrosione; tensocorrosione. Performance of steels in hydr ogen charging environments di PRAGER M., «WRC Bulletin», N. 526/2009, pp. 106. Acciai al Cr Mo ad alta lega; acciai basso-legati; acciai micr olegati; acciai per condotte; acido solfidrico; condotte; corrosione; criccabilità a freddo; infragilimento da idr ogeno; pezzi forgiati; tensocorrosione. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 745 Ricerche Bibliografiche Test methods for hydrogen induced cracking di PRAGER M., «WRC Bulletin», N. 530/2009, pp. 122. Acido solfidrico; corrosione; infragilimento da idrogeno; prove di corrosione. Progress on metallurgical investigation of hic phenomena and development of hic resistant steel (API 5LX-60) di IKEDA A., «WRC Bulletin», N. 526/2009, pp. 1-34. Acciai ad alta r esistenza; acciai basso-legati; acciai per condotte; acido solfidrico; condizioni superficiali; condotte; corr osione; criccabilità a freddo; industria petrolifera; infragilimento da idrogeno; ingegneria chimica; innesco delle cricche; metallurgia; microstruttura; NACE; norme; propagazione delle cricche; prove di corrosione; recipienti in pressione; saldabilità; tenacità; tenacità alla rottura. Mechanism of str ess oriented hic in high str ength microalloyed steels (API5L-X46, X65, X70, ASTM A516-70) di AMANO K. et al., «WRC Bulletin», N. 526/2009, pp. 35-40. Acciai microlegati; acido solfidrico; analisi con elementi finiti; condotte; corrosione; criccabilità; infragilimento da idr ogeno; microstruttura; NACE; norme; recipienti in pressione; simulazione; tensocorrosione; trattamento termo-meccanico; ZTA. Scale formation and growth on steels in contact with various HS environments (API 5L X60) di GALIS M.F. e PETELOT D., «WRC Bulletin», N. 526/2009, pp. 93-102. Acciai per condotte; acido solfidrico; aggiunte di Cu; alogenuri; condotte; corrosione; fattori di influenza; infragilimento da idrogeno; microstruttura; proprietà meccaniche; simulazione. Susceptibility to stress-oriented HIC of an X65 UOE linepipe evaluated by full ring test and small scale tests di TAKAHASHI A. et al., «WRC Bulletin», N. 530/2009, pp. 1-8. Acciai per condotte; acido solfidrico; condizioni di servizio; condotte; corrosione; durezza; gas acidi; infragilimento da idrogeno; microstruttura; NACE; norme; pr oprietà meccaniche; prove di trazione; prove meccaniche; tensocorrosione; trattamento termo-meccanico; ZTA; ZTA a grano ingrossato. Test procedures for evaluation of r esistance of steels to cracking in wet HS envir onments (ASTM A516-70, A285C) di RUSSELL D. et al., «WRC Bulletin», N. 530/2009, pp. 9-26. Acciai al C; acido solfidrico; corr osione; criccabilità a fr eddo; giunti saldati; industria petr olifera; infragilimento da idr ogeno; ingegneria chimica; micr ostruttura; NACE; norme; pr oprietà meccaniche; prove di corrosione; recipienti in pressione; sviluppo; tensocorrosione. The full ring test: a compr ehensive proving test method for pipelines and associated welds di FOWLER C.M., «WRC Bulletin», N. 530/2009, pp. 27-42. Acciai per condotte; acido solfidrico; condotte; corr osione; criccabilità; criccabilità a freddo; giunti saldati; infragilimento da idrogeno; NACE; norme; pr ove di corr osione; saldature circonferenziali; tensocorrosione; ZTA. Structural factor of the corr osion and mechanical str ength of welded joints in oil transmission pipes (00G2S, 13KhF A) di BYVOISHCHIK L.M. et al., «Weld. Int.», Gennaio 2010, pp. 23-28. Acciai basso-legati; acciai per condotte; acido solfidrico; alta temperatura; condotte; confronti; corrosione; fattori di influenza; giunti saldati; industria petr olifera; infragilimento da idr ogeno; meccanica della frattura; micr ostruttura; operazione manuale; proprietà meccaniche; pr ove di corr osione; saldatura ad ar co sommerso; saldature per pressione ad alta frequenza; tenacità all’urto; tenacità alla rottura; tensocorrosione; tubi. 746 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Evaluation of advanced plate steels for resistance to hic and SOHIC in wet H 2S environments di RUSSELL D. et al., «WRC Bulletin», N. 530/2009, pp. 43-60. Acido solfidrico; carbonio equivalente; corr osione; criccabilità; giunti saldati; infragilimento da idrogeno; lamiere; microstruttura; NACE; norme; pr oprietà meccaniche; pr ove di corr osione; sviluppo; tensocorrosione; trattamento termo-meccanico. New test specimen and methodology for evaluation of steels for resistance to SOHIC di KANE R.D. e PRAGER M., «WRC Bulletin», N. 530/2009, pp. 77-98. Acciai al C; acido solfidrico; analisi delle tensioni; corr osione; criccabilità a freddo; giunti saldati; infragilimento da idr ogeno; lamiere; NACE; norme; pr ove di corr osione; provini, saggi; sviluppo; tensocorrosione. HIC susceptibility parameters and pur chase acceptance criteria for steels in sour service (ASTM A516/515 Gr.70) di CLIFFORD W. et al., «WRC Bulletin», N. 530/2009, pp. 99-108. Accettazione; acciai al C; acido solfidrico; condizioni di servizio; corrosione; gas acidi; giunti saldati; industria petr olifera; infragilimento da idrogeno; ingegneria chimica; meccanica della frattura; NACE; norme; proprietà meccaniche; prove di corrosione; recipienti in pressione; tenacità; tensocorrosione. Susceptibility to hydrogen-induced cracking in H 2S corrosion environment of API 5L-X80 welding metal di HILTON J. et al., «Rev. Met.», Luglio-Agosto 2009, pp. 267-276. Acciai microlegati; acciai per condotte; acidi; acido solfidrico; cordone depositato; corrosione; criccabilità; fili animati; infragilimento da idrogeno; microstruttura; parametri di processo; preriscaldo; prove di corrosione; saldatura con filo animato; zona fusa. Field experience in detection of SCC & HIC using ultrasonic testing in oil & gas industry di AL-MITHIN A.W. et al., «Giornale PND», Gennaio-Marzo 2010, pp. 17-22. Acciai al C; acciai inossidabili; acciai inossidabili austenitici; acido solfidrico; alta temperatura; clor o; controllo automatico; controllo non distruttivo; contr ollo ultrasonoro; controllo ultrasonoro TOFD; corrosione; corrosione intergranulare; criccabilità; cricche inter granulari; fattori di influenza; giunti saldati; impianti; industria petrolifera; infragilimento da idrogeno; ingegneria chimica; pr evisione; recipienti in pr essione; sonde ultrasonore; tensocorrosione; tubi; ZTA. Crack test. Ultrasonic testing for hydrogen induced and stress corrosion cracking in the oil and gas industry di AL-MITHIN A.W. et al., «Mat. Eval.», Gennaio 2010, pp. 37-44. Acciai al C; acciai basso-legati; acciai inossidabili; acciai inossidabili austenitici; acciai placcati; acido solfidrico; cloro; condizioni di servizio; condotte; controllo non distruttivo; controllo ultrasonoro; corrosione; criccabilità; criccabilità a freddo; fattori di influenza; impianti; industria del gas; industria petrolifera; infragilimento da idr ogeno; operazioni in servizio; radiografia; recipienti in pr essione; tensioni r esidue; tensocorrosione; tubi; tubisteria. Effect of ammonia and sulphide envir onment on 90/10 and 70/30 cupronickel alloy di AGARWAL D.C. e BAP AT A.M., «Journal of Failure Analysis and Prevention», Settembre-Ottobre 2009, pp. 444-460. Acido solfidrico; ambiente marino; ammoniaca; corr osione; corrosione da acqua di mare; cricche intergranulari; cupronichel; durezza; infragilimento; laboratori; leghe di rame; pr oprietà meccaniche; prove di corrosione; rotture; simulazione; strutture di piattaforme marine; tensocorrosione. Ricerche Bibliografiche Characterization of hydrogen charging severity in simulated wet H 2 S refinery environments di KANE R.D. e ABAYARATHNA D., «WRC Bulletin», N. 530/2009, pp. 109-120. Acciai al C; acido solfidrico; analisi delle tensioni; corr osione; fattori di influenza; industria petr olifera; infragilimento da idrogeno; ingegneria chimica; laboratori; NACE; norme; pr ove di corrosione; simulazione; temperatura; tensocorrosione. Il rischio di tensocorrosione da H2S all’esterno di condotte sottomarine: una metodologia di valutazione quantitativa di GENTILE M. et al., «Met. Ital.», Marzo 2010, pp. 13-21. Accettazione; acciai per condotte; acido solfidrico; acqua di mare; ambiente marino; ambiente subacqueo; condizioni di servizio; condotte; corrosione; corrosione biologica; gas naturale; industria petrolifera; ingegneria chimica; progettazione, concezione; prove di corrosione; sicurezza; solfuri; strutture di piattaforme marine; tensocorrosione; valutazione del rischio. Efecto de la biopelícula en la corrosión de aceros inoxidables austeniticos en estaciones depuradoras de aguas r esiduales (Effect of biofilm in the corrosion of austenitic stainless steels in waste water treatment plants) di BETHENCOURT M. et al., «Rev. Met.», Gennaio-Febbraio 2010, pp. 37-51. Acciai inossidabili; acciai inossidabili austenitici; acido solfidrico; apparecchiature per uso domestico; corrosione; corrosione biologica; impianti; infragilimento da idr ogeno; ingegneria chimica; prove di corrosione. Formation of the fusion zone in plasma powder surfacing di ISAKAEV E.KH. e MORDYNSKII V.B., «Weld. Int.», Luglio 2010, pp. 540-545. Acciai al C; acido solfidrico; ciclo termico; CO 2; condizioni di servizio; corrosione; durezza; fattori di influenza; leghe di nichel; microstruttura; parametri di processo; polvere; proprietà chimiche; proprietà fisiche; pr oprietà meccaniche; ricarica al plasma; solidificazione; trattamento termico; zona di fusione. Corrosion behaviour of oil well casing steel in H 2S saturated NACE solution di DONG X.M. et al., «Corrosion Engineering Science and Technology», Aprile-Giugno 2010, pp. 181-184. Acciai da utensili; acido solfidrico; alta pr essione; alta temperatura; casse; corr osione; indurimento strutturale dovuto ad invecchiamento; industria del gas; industria petr olifera; infragilimento da idrogeno; misura; NACE; pr oprietà chimiche; proprietà elettriche; spettroscopia. Stress corrosion cracking di HESELMANS J.M., «Stainless World», Aprile 2010, pp. 43-45. Acciai inossidabili; acciai inossidabili austenitici; acciai inossidabili austeno-ferritici; acciai inossidabili ferritici; acciai inossidabili martensitici; acido solfidrico; clor o; corrosione; corrosione intergranulare; criccabilità; infragilimento da idrogeno; prove di corrosione; recipienti in pressione; resistenza a fatica; tensocorrosione; tubi. Failures by SOHIC in sour hydrocarbon service (API 5L X42, Grade B) di MOHAMMED A. et al., «Journal of Failure Analysis and Prevention», Luglio-Agosto 2011, pp. 363-371. Acciai al C; acciai per condotte; acido solfidrico; analisi delle tensioni; condizioni di servizio; condotte; corrosione; criccabilità a freddo; durezza; gas acidi; gas naturale; gas naturale liquefatto; infragilimento da idrogeno; metallografia; proprietà meccaniche; rotture; saldatura ad ar co sommerso; saldatura l ongitudinale; saldature elicoidali; solfuri; tensioni residue. NACE MR0103-2010 - Materials r esistant to sulfide str ess cracking in corrosive petroleum refining environments, «NACE 2010», pp. 38. Acciai inossidabili; acciai inossidabili austeno-ferritici; acido solfidrico; compressori; corrosione; criccabilità; industria petrolifera; ingegneria chimica; leghe d’alluminio; leghe di nichel; leghe di rame; leghe di titanio; NACE; pompe; tensocorrosione; valvole. Metallurgy and corr osion in oil and gas pr oduction di HEIDERSBACH R., «Wiley-Vich», 2011, pp. 281. Acciai al C; acciai inossidabili; acido solfidrico; condotte; corrosione; corrosione galvanica; corr osione intergranulare; corrosione interstiziale; corr osione per vaiolatura; industria petrolifera; leghe di nichel; rivestimenti; struttur e di piattaforme marine. Top of the line corr osion inhibition in a sour gas pipeline (API 5L X52) di MARTIN R.L., «MP», Dicembre 2009, pp. 48-52. Acciai dolci a basso carbonio; acciai per condotte; acido solfidrico; CO2; condotte; contr ollo non distruttivo; contr ollo ultrasonoro; controllo visivo; corr osione; corrosione biologica; gas acidi; industria petrolifera; ingegneria chimica; misura; operazioni in servizio; ossigeno; prove di corrosione; spessore. Residual stress control to prevent environmental cracking of stainless steels di MAHAJANAM S.P.V. et al., «MP», Dicembre 2009, pp. 60-64. Acciai inossidabili; acciai inossidabili austenitici; acciai inossidabili austeno-ferritici; acido solfidrico; alta temperatura; corrosione; criccabilità; infragilimento da idr ogeno; microstruttura; prove di corrosione; scambiatori di calore; scelta; tensioni residue; tensocorrosione; tubi. Interpreting the evidence: elemental analysis in the SEM di SHIPLEY R.J. e STEVENSON M.E., «Journal of Failure Analysis and Prevention», Maggio-Giugno 2011, pp. 274-281. Acido solfidrico; alluminio; analisi chimica; artigianato; controllo non distruttivo; corr osione; cricche di fatica; leghe di nichel; metallografia; microscopia elettronica; pezzi fusi; raggi X; rotture; rotture di fatica; simulazione; spettroscopia; studi di casi; turbine. NACE SP0296 - Standard practice detection, r epair, and mitigation of cracking in r efinery equipment in wet H 2 S environment, «NACE 2010», pp. 29. Acido solfidrico; corrosione; criccabilità; giunti saldati; impianti; industria petrolifera; infragilimento da idrogeno; NACE; recipienti in pressione; riparazione; tensocorr osione; trattamento termico dopo saldatura; ZTA. ANSI/NACE MR0175/ISO 15156-1 - Petroleum and natural gas industries - Materials for use in H2S-containing environments in oil and gas production - Part 1: General principles for selection of cracking-resistant materials, «NACE 2009», pp. 11. Acciai; acido solfidrico; corrosione; industria del gas; industria petrolifera; infragilimento da idrogeno; ingegneria chimica; NACE; scelta. Use of mild steel corr osion coupons to detect MIC and SRB corrosion di SHAFIEE B., «MP», Febbraio 2010, pp. 50-52. Acciai dolci a basso carbonio; acido solfidrico; corr osione; corrosione biologica; corr osione per vaiolatura; pr ove di corrosione. Challenges in procurement of HIC resistant steel pipes (API 5L X60, X65) di MOHAMMED A. et al., «Journal of Failure Analysis and Prevention», Luglio-Agosto 2011, pp. 385-392. Acciai al C; acciai per condotte; acido solfidrico; condotte; corrosione; gas acidi; gas naturale liquefatto; infragilimento da idrogeno; prove di corr osione; saldatura ad ar co sommerso; saldatura longitudinale. Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 747 Fonti dei riferimenti bibliografici Riviste italiane e straniere analizzate per la Banca Dati IIS-Data Titolo Acciaio Advanced Materials Processes Alluminio e Leghe Alluminio Magazine Ambiente e Sicurezza sul Lavoro Analysis Europa Anticorrosione ASTM Standardization News ATA Ingegneria Automobilistica Australasian Welding Journal Australian Welding Research Automatic Welding Automazione Energia Informazione Avtomaticheskaya Svarka Befa - Mitteilungen BID-ISIM Biuletyn ISG Boletin Tecnico Conarco Bollettino Tecnico Finsider Bollettino Tecnico RTM Brazing and Soldering Bridge Design & Engineering British Corrosion Journal China Welding Chromium Review Constructia De Masini Costruzioni Metalliche Czechoslovak Heavy Industry De Qualitate Deformazione Der Praktiker Elettronica Oggi Elin Zeitschrift Energia Ambiente Innovazione Energia e Calore Energia e Materie Prime EPE International Esa Bulletin Eurotest Technical Bulletin Fogli d’Informazione Ispesl Fonderia FWP Journal GEP Giornale del Genio Civile Heron Hightech Hitsaustekniikka Hybrid Circuits Iabse Periodica Il Filo Metallico Il Giornale delle Prove non Distruttive Il Giornale delle Scienze Applicate Il Perito Industriale Il Saldatore Castolin Ilva Quaderni Industrial Laser Rewiew Ingegneria Ambientale Ingegneria Ferroviaria Inossidabile Insight International Construction Interplastics IPE International ISO Bulletin J. of Offshore and Polar Engineering Joining & Materials Joining of Materials Joining Sciences Journal of Bridge Engineering Journal of the Japan Welding Society Kunststoffe L’Acciaio Inossidabile Abbreviaz. Acciaio Mat. Processes AL Alluminio Sicurezza Lav. Analysis Anticorrosione ASTM Std. ATA Austr. Wdg. J. Austr. Wdg. Res. Aut. Weld. AEI Aut. Svarka Befa Mitt. BID-ISIM Biuletyn Conarco Finsider RTM Braz. Sold. Bridge Br. Corr. J. China Weld. Chomium Constr. Masini Costr. Met. Czech. Heavy Qualitate Deformazione Praktiker Elettronica Elin Enea E.A.I. Energia Energia EPE Esa Bulletin Eurotest ISPESL Fonderia FWP J. GEP Giornale G.C. Heron Hightech Hitsaust. Hybrid IABSE Filo Metallico Giornale PND Scienze Applic. Perito Ind. Castolin Ilva Ind. Laser I.A. Ing. Ferr. Inossidabile Insight Int. Const. Interplastics IPE ISO Offshore Joining JOM Join. Sciences Jour. Bridge Journal JWS Kunststoffe Acc. Inoss. 748 Riv. Ital. Saldatura - n. 5 - Settembre / Ottobre 2011 Titolo Abbreviaz. L’Allestimento Allestimento L’Elettrotecnica Elettr. L’Industria Meccanica Ind. Mecc. L’Installatore Tecnico Installatore La Meccanica Italiana Mecc. Ital. La Metallurgia Italiana Met. Ital. La Termotecnica Termotecnica Lamiera Lamiera Laser Laser Lastechniek Lastech. Lavoro Sicuro Lav. Sic. Lo Stagno ed i suoi Impieghi Stagno Macchine & Giornale dell’Officina Officina Macplas Macplas Manutenzione: Tecnica e Management Manutenzione Materialprüfung Materialprüf. Material and Corrosion Mat. Cor. Materials Evaluation Mat. Eval. Materials Performance MP Meccanica & Automazione Mec. & Aut. Meccanica & Macchine di Qualità Mecc. & Macchine Meccanica Moderna Mecc. Moderna Meccanica Oggi Meccanica Mechanical Engineering Mech. Eng. Metal Construction Met. Con. Metalli Metalli Metallurgical and Materials Transactions Met. Trans. Metallurgical B Metallurgical B Metallurgical Reports CRM Met. Rep. Metallurgical Transactions Metallurgical T Metalurgia & Materiais Met. Materiais Metalurgia International Metalurgia Modern Plastics International Plastics Int. Modern Steel Construction Steel Constr. NDT & E International NDT & E Int. NDT & E International UK NDT & E Int. NDT International NDT Int. Notagil S.I. Notagil Notiziario dell’ENEA Energia e Innovazione ENEA E.I. Notiziario dell’ENEA Sic. e Prot. ENEA-DISP. Notiziario Tecnico AMMA AMMA NRIM Research Activities NRIM Research NT Tecnica e Tecnologia AMMA NT AMMA Oerlikon Schweissmitteilungen Oerlikon PCB Magazine PCB Perito Industriale Perito Ind. Petrolieri d’Italia Petrolieri I. Pianeta Inossidabili Inox Plastic Pipes Fittings Plastics Prevenzione Oggi Prevenzione Produttronica Produttronica Protective Coatings Europe PCE Przeglad Spawalnictwa Pr. Spawal. Quaderni Pignone Pignone Qualificazione Industriale Qualificazione Qualità Qualità Rame e Leghe CU Rame Notizie Rame Research in Nondestructive Evaluation Research NDE Revista de Los Trat. Ter. y de Superficie Tratersup Revista de Metalurgia Rev. Met. Revista de Soldadura Rev. Soldadura Revue de la Soudure Rev. Soud. Revue de Metallurgie CIT Revue Met. CIT Revue de Metallurgie MES Revue Met. MES Ricerca e Innovazione Ric. Inn. Riv. Infortuni e Malattie Professionali Riv. Inf. Rivista di Meccanica Riv. Mecc. Rivista di Meccanica Oggi Riv. Mecc. Oggi Rivista di Meccanica International Riv. Mecc. Inter. Rivista Finsider Riv. Finsider Rivista Italiana della Saldatura Riv. Sald. Titolo Schweissen & Pruftechnik Schweissen und Schneiden Schweisstechnik Schweisstechnik Science and Technology of W and J Seleplast Sicurezza e Prevenzione Skoda Review Soldadura e Construcao Metalica Soldadura y Tecnologias de Union Soldagem & Inspecao Soldagem & Materiais Soldering & Surface Mount Technology Soudage et Techniques Connexes Souder Stahlbau Stainless Steel Europe Stainless Steel World Stainless Today Steel Research Structural Engineering International Sudura Surface Engineering Svarochnoe Proizvodstvo Sveiseteknikk Svetsaren Svetsen Technica/Soudure Technical Diagnostics and NDT Testing Technical Review Technische Uberwachung Tecnologia Qualidade Tecnologie e Trasporti per il Mare Tecnologie per il Mare Teknos The Brithis Journal of NDT The European Journal of NDT The International Journal of PVP The Journal of S. and E. Corrosion The Paton Welding Journal The TWI Journal The Welding Innovation Quarterly Tin and Its Uses Transactions of JWRI Transactions of JWS Transactions of NRIM Ultrasonics Unificazione e Certificazione Università Ricerca Unsider Notizie di Normazione Varilna Tehnika Westnik Maschinostroeniya Welding & Joining Welding & Joining Europe Welding and Metal Fabrication Welding Design and Fabrication Welding in the World Welding International Welding Journal Welding Production Welding Review International WRC Bulletin WRI Journal Zavarivac Zavarivanje Zavarivanje I Zincatura a caldo Zis Mitteilungen Zis Report Zvaracske Spravy Zváranie Abbreviaz. Sch. Pruf. Schw. Schn. Schweisst. Sch. Tec. Weld. Join. Seleplast Sicurezza Skoda Soldadura Sold. Tec. Inspecao Soldagem Soldering Soud. Tecn. Con. Souder Stahlhau Stainless Eu. Stainless World Stainless Steel Engineering Sudura Surface Svar. Proiz. Sveiseteknikk Svetsaren Svetsen Tech. Soud. NDT Testing Tech. Rev. Techn. Uberw. Qualidade Tec. Tra. Mare Tec. Mare Teknos Br. Nondestr. European NDT Journal PVP Corrosion Paton Weld. J. TWI Journal Weld. Innovation TIN Trans. JWRI Trans. JWS Trans. NRIM Ultrasonics Unificazione Università Unsider Var. Teh. – Weld. Joining Weld. J. Europe Welding Weld. Des. Weld. World Weld. Int. Wdg. J. Weld. Prod. Weld. Rev. WRC Bulletin WRI J. Zavarivac Zavarivanje Zavariv. Zincatura ZIS Zis Zvaracske Zváranie Organo Ufficiale dell’ISTITUTO ITALIANO DELLA SALDATURA Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova Redazione: tel. 010 8341.333/386, fax 010 836.77.80, e-mail: [email protected] Pubblicità - Abbonamenti: tel. 010 8341.392/424, fax 010 8341.399, e-mail: [email protected] La RIVISTA ITALIANA DELLA SALDATURA è lʼorgano ufficiale dellʼIstituto Italiano della Saldatura. Ha una tiratura di 3.500 copie ed è lʼunico Periodico italiano indipendente specializzato nel settore della saldatura e delle costruzioni saldate. Ogni anno vengono pubblicati circa 50 articoli tecnici (metallurgia e saldabilità dei materiali, processi di saldatura, progettazione, fabbricazione, diagnostica industriale, certificazione, prove non distruttive, normativa, didattica, documenti dellʼInternational Institute of Welding (IIW) in lingua originale, ecc.), ed inoltre Informazioni Tecniche e Rubriche Giuridiche, Attività dellʼIIS, Letteratura Tecnica, Codici e Norme, Corsi, Mostre, Ricerche Bibliografiche, notizie dalle Aziende e dalle Associazioni. Lʼabbonamento comprende anche la spedizione gratuita del supplemento elettronico settimanale “Saldatura Flash”. 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Il versamento di € ____________ è stato effettuato in data _________________ tramite: (barrare la casella di interesse) Bonifico bancario intestato allʼIstituto Italiano della Saldatura Banca Intesa San Paolo – Filiale di Genova. Cod. IBAN IT 64 L 03069 01481 000038100145 CC Postale n. 17144163 intestato a Istituto Italiano della Saldatura Data: ___________________ Firma: __________________________________________ USCITE 2011 Rivista 1 / 2011 Rivista 2 / 2011 Rivista 3 / 2011 Uscita: 28 Febbraio 2011 Uscita: 30 Aprile 2011 Uscita: 30 Giugno 2011 Rivista 4 / 2011 Rivista 5 / 2011 Rivista 6 / 2011 Uscita: 15 Settembre 2011 Uscita: 31 Ottobre 2011 Uscita: 15 Gennaio 2012 RISPEDIRE UNITAMENTE AL COMPROVANTE DI VERSAMENTO AL FAX 010 83 67 780 Informativa ai sensi Dlgs. 196/2003: Si informa che ai sensi della suddetta legge, la presente domanda firmata conferisce all’Istituto Italiano della Saldatura l’autorizzazione al trattamento dei dati personali in essa conten uti. Inoltre gli stessi dati sar anno inseriti nelle nostre banche dati per consent irci l’invio di materiale informativo, pubblicitario e promozionale . Sono r iservati al committente tutti i dir itti dell’art. 7 della presente l egge con l’accorgimento di fare domanda scritta in caso di volontà di recesso o cancellazione nel trattamento dei dati conferiti. Elenco degli Inserzionisti -617-618 -------672 -602 734 -607 ---601 -616 --4a cop -----720 ----614 726 --640 -716 --619 705 694 --684 --2a cop 629 -605 --672 --604 608 -612 -----603 ----744 -611 -----613 693 3a cop -610 -609 658 -615 -606 -- ACS ACAI AEC TECHNOLOGY AIPND AIR LIQUIDE WELDING ANASTA ANDIT AUTOMAZIONE AQM ASG Superconductors ASSOMOTORACING BERKENHOFF BIT BÖHLER WELDING GROUP ITALIA C.S.C. CAPILLA CEA CEBORA CGM TECHNOLOGY COM-MEDIA COMMERSALD DRAHTZUG STEIN DVC - DELVIGO COMMERCIALE EDIBIT EDIMET ESAB SALDATURA ESARC ETC OERLIKON EUROCONTROL F.B.I. FABTECH CONSULTING ENGINEERS FIERA ACCADUEO FIERA AFFIDABILITA’ & TECNOLOGIE FIERA ALUMINIUM/COMPOSITES EUROPE FIERA ALUMOTIVE FIERA BIAS FIERA BIMEC FIERA BI-MU FIERA BIMU-MED FIERA DI ESSEN FIERA EXPOLASER FIERA EXPOMECCANICA FIERA LAMIERA FIERA LASER WORLD OF PHOTONICS FIERA MCM FIERA MECSPE FIERA METEF FIERA MOTORSPORT EXPOTECH FIERA QUALITY DAY FIERA SAMUMETAL FIERA SEATEC FIERA TEKNOMOTIVE FIERA VENMEC FIMER FONDAZIONE ALDINI VALERIANI G.E.INSPECTION TECHNOLOGIES GILARDONI HARMS & WENDE HENKEL ITALIA HYPERTHERM Europe B.V. IGUS INE ITW LANSEC ITALIA LINCOLN ELECTRIC ITALIA LINK INDUSTRIES MEDIAPOINT & COMMUNICATIONS MEDIAVALUE MESSER ITALIA NDT ITALIANA OLYMPUS ITALIA ORBITALUM TOOLS OXYTURBO PUBLITEC REMASALD RIVISTA MECCANICA & AUTOMAZIONE RIVISTA TECN’È RIVISTA U & C RIVOIRA SAF - FRO SALTECO SANDVIK ITALIA SAPIO SELCO SE.MAT SEMAT EQUIPMENT SIAD SIGMA INTERNATIONAL SIGMATEK SINCOSALD TECNOELETTRA TECNOMECCANICA TELWIN THERMADYNE ITALIA TQM TRAFILERIE DI CITTADELLA TRAFIMET Viale Abruzzi, 66 - 20131 MILANO Via Leonardo Da Vinci, 17 - 26013 CAMPAGNOLA CREMASCA (CR) Via A. Foresti, 5 - 25127 BRESCIA Via Torricelli, 15/A - 37135 VERONA Via G. Tarra, 5 - 20125 MILANO Via Privata Casiraghi, 526 - 20099 SESTO SAN GIOVANNI (MI) Via Edison, 18 - 25050 PROVAGLIO D’ISEO (BS) Corso F.M. Perrone, 73r - 16152 GENOVA Via Tanari, 68/a - 40024 CASTEL S. PIETRO TERME (BO) Berkenhoffstrasse, 14 - 35452 HEUCHELHEIM (Germania) Via Trieste, 33 - 31016 CORDIGNANO (TV) Via Palizzi, 90 - 20157 MILANO Via Lago Maggiore, 7 - 36015 SCHIO (VI) Via per Telgate - Loc. Campagna - 24064 GRUMELLO DEL MONTE (BG) Corso E. Filiberto, 27 - 23900 LECCO Via A. Costa, 24 - 40057 CADRIANO DI GRANAROLO (BO) Via Adda, 21 - 20090 OPERA (MI) Via Serio, 16 - 20139 MILANO Via Bottego, 245 - 41126 COGNENTO (MO) Talstraße, 2 - 67317 ALTLEININGEN (Germania) Località Cerri - 19020 CEPARANA DI FOLLO (SP) Via Cà dell’Orbo, 60 - 40055 CASTENASO (BO) Via Brescia, 117 - 25018 MONTICHIARI (BS) Via Novara, 57/59 - 20010 BAREGGIO (MI) Via Cadibona, 15 - 20137 MILANO Via Vo’ di Placca, 56 - 35020 DUE CARRARE (PD) Zona Industriale - 89811 PORTO SALVO (VV) Via Isonzo, 26 - 20050 SAN DAMIANO DI BRUGHERIO (MB) Via Rimembranze, B-1/2 - 33033 CODROIPO (UD) c/o BOLOGNAFIERE - Piazza Costituzione, 6 - 40128 BOLOGNA c/o A & T - Via Palmieri, 63 - 10138 TORINO c/o PROMOEVENTS - Via Privata Pomezia, 10/A - 20127 MILANO c/o ADExpo - Viale della Mercanzia, 142 Centergross - 40050 FUNO DI ARGELATO (BO) c/o FIERA MILANO RASSEGNE - Piazzale Carlo Magno, 1 - 20149 MILANO c/o UCIMU - Viale Fulvio Testi, 128 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI) c/o UCIMU - Viale Fulvio Testi, 128 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI) c/o UCIMU - Viale Fulvio Testi, 128 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI) Via Vincenzo Monti, 8 - 20123 MILANO c/o PIACENZA EXPO - S.S. 10 Loc. Le Mose - 29122 PIACENZA c/o CENTRO FIERA - Via Brescia, 129 - 25018 MONTICHIARI (BS) c/o UCIMU - Viale Fulvio Testi, 128 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI) c/o MONACOFIERE - Via Bernardo Rucellai, 10 - 20126 MILANO c/o EIOM - Viale Premuda, 2 - 20129 MILANO c/o SENAF - Via Eritrea, 21/A - 20157 MILANO c/o ALFIN EDIMET - Via Brescia, 117 - 25018 MONTICHIARI (BS) c/o MODENA ESPOSIZIONI - Viale Virgilio, 58/B - 41123 MODENA c/o TECNA EDITRICE - Viale Adriatico, 147 - 00141 ROMA c/o PORDENONE FIERE - Viale Treviso, 1 - 33170 PORDENONE c/o CARRARAFIERE - Viale Galileo Galilei, 133 - 54033 MARINA DI CARRARA (MS) c/o ALFIN EDIMET - Via Brescia, 117 - 25018 MONTICHIARI (BS) c/o PADOVAFIERE - Via N. Tommaseo, 59 - 35131 PADOVA Via Brigatti, 59 - 20050 RONCO BRIANTINO (MB) Via Bassanelli, 9/11 - 40129 BOLOGNA Via Grosio, 10/4 - 20151 MILANO Via A. Gilardoni, 1 - 23826 MANDELLO DEL LARIO (LC) Grossmoorkehre, 9 - 21079 HAMBURG (Germania) Via Amoretti, 78 - 20157 MILANO Vaartveld, 9 - 4704 SE ROOSENDAAL (Olanda) Via delle Rovedine, 4 - 23899 ROBBIATE (LC) Via Facca, 10 - 35013 CITTADELLA (PD) Via Privata Iseo, 6/E - 20098 S. GIULIANO MILANESE (MI) Via Bizet, 36/N - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI) Via Fratelli Canepa, 8 - 16010 SERRA RICCO’ (GE) Ponte Morosini, 49 - 16126 GENOVA Corso Buenos Aires, 8 - Corte Lambruschini - 16129 GENOVA Via Domenichino, 19 - 20149 MILANO Via Cav. V. Tedeschi, 1 - 10036 SETTIMO TORINESE (TO) Via del Lavoro, 28 - 20863 CONCOREZZO (MB) Via Modigliani, 45 - 20090 SEGRATE (MI) Josef-Schüttler-Strasse, 17 - 78224 SINGEN (Germania) Via Serio, 4/6 - 25015 DESENZANO (BS) Via Passo Pordoi, 10 - 20139 MILANO Via Strada dei Campi, 11 - 20058 VILLASANTA (MB) Via Rosellini, 12 - 20124 MILANO c/o OPEN FACTORY EDIZIONI - Via Bernardo Rucellai, 10 - 20126 MILANO c/o MEDIAVALUE - Via Domenichino, 19 - 20149 MILANO Via C. Massaia, 75/L - 10147 TORINO Via Torricelli, 15/A - 37135 VERONA S.P. Rivoltana, 35/b - 20090 LIMITO DI PIOLTELLO (MI) Via Varesina, 184 - 20156 MILANO Via Silvio Pellico, 48 - 20900 MONZA Via Palladio, 19 - 35010 ONARA DI TOMBOLO (PD) Via Monte Rosa, 81/A - 20862 ARCORE (MB) Via Aurelia, 884 - 00165 ROMA Via S. Bernardino, 92 - 24126 BERGAMO Via Mazzini, 2/A - 24066 PEDRENGO (BG) Via Mario Nantiat, 19/A - 12066 MONTICELLO D’ALBA (CN) Via della Fisica, 26/28 - 20864 AGRATE BRIANZA (MB) Via Nazionale, 50a - 70 - 23885 CALCO (LC) Via della Borsa, 11 - 31033 CASTELFRANCO VENETO (TV) Via della Tecnica, 3 - 36030 VILLAVERLA (VI) Via Bolsena, 7 - 20098 SAN GIULIANO MILANESE (MI) Via M. Macchi, 42 - 20124 MILANO Via Mazzini, 69 - 35013 CITTADELLA (PD) Via del Lavoro, 8 - 36020 CASTEGNERO (VI) Istituto Italiano della Saldatura – Lungobisagno Istria, 15 – 16141 Genova (I) - Tariffa regime libero: “Poste Italiane SpA - Sped. A.P. 70%, DCB Genova” Tassa Pagata - Taxe Perçue ordinario - Contiene IP + Supplemento - Bimestrale Settembre-Ottobre 2011 ISSN:0035-6794 Rivista Italiana della Saldatura - N. 5 * 2011 Organo Ufficiale dell’Istituto Italiano della Saldatura - anno LXIII - N. 5 ** 2011 Numero 5 2011 In questo numero: Applicazione delle prescrizioni in ASME Code Case 2605-1 per la verifica dell’interazione creep – fatica in apparecchi in pressione realizzati in 2.25Cr-1Mo-V Effetti ambientali su adesivo metacrilato Realizzazione di giunti saldati con difetti realistici Didattica Introduzione alla saldatura con fascio elettronico (Electron Beam Welding) ti 5 i dd 1 19/10/2011 17 17 21