20 gennaio 2013 PAG. I e II La piccola avvolta in una borsa vicino alla Curia. L’allarme di un barista, poi la corsa al Sant’Orsola. Pesa 2,7 chili, le condizioni sono stabili Abbandonata in un cassonetto Neonata salva grazie al suo pianto. “Si lamentava come un cucciolo” di Alessandro Cori HA sentito un flebile pianto uscire da un cassonetto. E ha trovato, aprendolo, una neonata che era stata abbandonata lì, appena partorita. Così, in pieno centro di Bologna, a pochi metri da Curia e Caritas, un uomo ha fatto arrivare il 118 e salvato la bimba, subito portata al Sant’Orsola, in condizioni non gravi. Sono in corso le ricerche della madre. La procura ha aperto un’inchiesta: l’ipotesi è di tentato omicidio. Partorita e poi buttata in un cassonetto, tra la Curia e la Caritas, come fosse spazzatura. «Quel fagottino non smetteva di piangere, per questo ho capito che era vivo ». Il cuore di Alberto Grossi, garagista di via Carbonara, batte a mille, mentre ripensa a ciò che gli è appena successo. Non fosse stato per lui, e per un cliente della rimessa in cui lavora, Michele Campaniello, sicuramente la neonata non ce l’avrebbe fatta. I due hanno sentito i lamenti provenire dal cassonetto all’incrocio con via Sant’Alò, e sotto la pioggia sottile che verso mezzogiorno rendeva ancor più silenzioso quell’angolo di città, a pochi metri dalle vie chiassose dello shopping, hanno salvato una bambina. Adesso gli investigatori della squadra Mobile stanno cercando la madre: secondo chi indaga, aveva partorito non più di un’ora prima. Le tante telecamere che tappezzano la zona potrebbero essere d’aiuto alle indagini, ma quelle puntate su via Carbonara, dunque quelle più utili ai detective, non funzionavano. La donna quasi certamente ha partorito in casa, non lontano dal luogo in cui ha abbandonato sua figlia. Poi, dopo essersi disfatta della neonata, è sparita. La piccola, dalla pelle chiara, era dentro una sorta di sacca chiusa con una cerniera, avvolta in asciugamani e altri stracci sporchi di sangue. Aveva il cordone ombelicale reciso, non annodato. «Ho parcheggiato l’auto nel garage per andare al lavoro — racconta Michele, barista in via Altabella — e uscendo ho sentito come dei guaiti. Per prima cosa ho pensato che si trattasse di un piccione rimasto imprigionato, oppure di un cucciolo». Aprendo il cassonetto però, Michele ha scoperto una realtà completamente diversa. Drammatica. «Dentro non c’era molta roba e ho notato subito una grossa sacca con una zip, da cui spuntava un lembo di straccio sporco di sangue. Solo in quel momento, sentendo meglio i vagiti, ho realizzato che era un bambino». A questo punto il ragazzo ha avvisato Alberto, che ha immediatamente chiamato il 118. Con il freddo e sotto la pioggia, i due hanno pensato bene di portarla al riparo nel garage, attendendo l’ambulanza che è arrivata in 3-4 minuti, e senza mai toccarla. «E’ stata una cosa bruttissima e bellissima allo stesso tempo — racconta ancora Michele — . Per me chi l’ha buttata non voleva che venisse trovata. Qui non passa quasi nessuno e con questo gelo poteva morire. Che senso ha comportarsi così?». In via Sant’Alò c’è una sede della Caritas, che ieri mattina era chiusa, e l’ingresso posteriore della Curia si trova proprio accanto al cassonetto in cui è stata ritrovata la neonata. Siamo in pieno centro, ma ieri mattina la zona era deserta. «Poco prima di mezzogiorno — ricorda Alberto — mi è sembrato di aver visto una persona avvicinarsi al cassonetto e buttare qualcosa, ma non ci giurerei». Al garagista sono bastati pochi minuti con il neonato in braccio per sentirlo come se fosse suo. A dirgli che era una femmina, e che era salva, sono stati i giornalisti. «Ho due figli e so cosa significa tenere tra le mani un bambino: sentirlo piangere e respirare. Stasera io e Michele vogliamo andarla a trovare all’ospedale». 20 gennaio 2013 PAG. 3 Sta bene e pesa due chili e otto Una settimana per darla in affido di Andrea Rinaldi «Chi l'ha abbandonata non l'ha buttata via, ha preso delle precauzioni per farla vivere, era un poco protetta con quegli stracci, forse la madre nutriva la speranza che qualcuno la trovasse». È l'opinione del professor Giacomo Faldella, direttore dell'unità operativa di Neonatologia, a proposito del destino a cui è andata incontro la bambina ritrovata ieri mattina nel cassonetto di via Carbonara. Il medico pensa che la madre possa avere avuto un'ultima attenzione per la figlia, poi scaricata tra i rifiuti in pieno centro: una vicenda che ha già scioccato la città. La bimba non ha ancora un nome, ma e il suo futuro potrebbe essere proprio come quello di tanti suoi vicini di lettino. Sta bene, già da quando era arrivata in ospedale le sue condizioni non erano preoccupanti, era solo molto raffreddata, e presto scatteranno le procedure di adozione, come ha confermato lo stesso assessore comunale al Welfare, Amelia Frascaroli. La neonata era venuta al mondo da pochissimo, aveva ancora il cordone ombelicale attaccato quando è stata accompagnata al Pronto Soccorso pediatrico del Policlinico Sant'Orsola-Malpighi, diretto dal professor Filippo Bernardi. Qui è arrivata intorno alle 12.15 con un'ambulanza, a bordo della quale il personale del 118 aveva provveduto ad avvolgerla in coperte termiche per impedire che la sua temperatura scendesse ulteriormente: per quanto avvolta in dei panni, e infilata in una borsa, era stata comunque esposta al freddo di gennaio. La neonata risulta nata a termine, pesa infatti 2.794 grammi, per cui è stata sottoposta alle cure come se fosse stata partorita normalmente in ospedale: è stata pulita, visitata e sottoposta a prelievi ed esami. Successivamente è stata trasportata nel reparto di Terapia intensiva neonatale diretto dal professor Giacomo Faldella, dove è stata messa in una culla termica perché potesse riscaldarsi piano piano. Nel giro di un paio di giorni, forse già domani, verrà spostata al vicino reparto di Neonatologia, dal momento che non sussistono più le condizioni di gravità in cui versava ieri mattina quando è stata ritrovata. Ha tutte le cure e le attenzioni del caso , ma il personale ospedaliero non le ha dato ancora un nome: per il momento è riconoscibile da un codice e domani potrebbe già partire la pratica amministrativa per cambiare questi documenti con un nome vero e proprio. Rimarrà comunque molto poco al Sant'Orsola, 4 giorni, una settimana al massimo, ne è convinto tutto lo staff dell'ospedale: si tratta solo di dare ai servizi sociali e al tribunale dei minori il tempo di valutare l'idoneità della famiglia che vorrà adottarla. E per quanto siano rari i bimbi abbandonati, le coppie in cerca di bambini invece in città non mancano. Intanto in Terapia intensiva la neonata viene costantemente monitorata, infermieri e dottori l'assistono come succede agli altri bambini. Non c'è nessun problema di accudimento, il reparto è attrezzato anche con vestitini, semmai qualche intoppo può sorgere con il latte materno, non essendo presente la mamma, ma il latte artificiale sopperisce ugualmente alla necessità. 21 gennaio 2013 PAG. 5 «Ho visto un uomo brizzolato che fissava quel cassonetto» Neonata abbandonata, la testimonianza del garagista di Enrico Barbetti Poco prima del ritrovamento della bimba nel cassonetto di via Carbonara, il garagista Alberto Grossi ha notato un uomo brizzolato sui cinquant’anni, ben vestito, fermo vicino ai due contenitori dell’immondizia. La sua presenza potrebbe non avere alcuna attinenza con l’abbandono della neonata ma Grossi l’ha riferito alla polizia perché in questa fase della indagini ogni dettaglio potrebbe essere decisivo. «Non ho visto se abbia gettato qualcosa dentro — specifica il garagista — ma affacciandomi dall’autorimessa l’ho notato perché era fermo come per verificare che il cassonetto si chiudesse bene, dal momento che lo sportello scende lentamente. E’ successo non più di un’ora prima del ritrovamento». Quindi, in un arco di tempo compatibile con il fatto. Secondo le prime valutazioni dei medici infatti, la bimba, alla quale è stato dato il nome di Maria Grazia, era stata partorita circa un’ora prima della scoperta in via Carbonara, che è avvenuta a mezzogiorno grazie a Michele Campaniello, barista di passaggio. Inoltre, le indagini della squadra mobile coordinate dal pm Stefano Orsi non hanno escluso che la mamma della bambina sia stata aiutata da qualcuno a partorire e a disfarsi della neonata. Gli accertamenti, comunque, proseguono in tutte le direzioni per arrivare all’identificazione e al rintraccio della donna che ha dato alla luce Maria Grazia. Ieri gli investigatori hanno visionato ore e ore di filmati delle telecamere di sorveglianza della zona, ma la raccolta dei video è stata rallentata dalla coincidenza con il fine settimana e soltanto oggi potranno essere acquisiti altri file di banche ed esercizi commerciali. La persona che ha gettato via la neonata dovrebbe essere facilmente individuabile perché recava in mano la grossa borsa di iuta in cui era collocata la bimba, fra asciugamani insanguinati e una coperta di pile. Alla Polizia postale sono stati affidati accertamenti sulla ricarica telefonica trovata dentro la borsa. Si tratta di una scheda utilizzabile per chiamare via Skype, scaduta però nel dicembre 2011, che difficilmente potrà fornire agli investigatori elementi determinanti. Di certo, le ricerche si concentrano in una ristretta porzione del centro storico. L’ipotesi privilegiata dalla polizia è che Maria Grazia sia stata partorita all’interno di un’abitazione della zona, dato il poco tempo trascorso fra la nascita e il ritrovamento e la difficoltà di arrivare da fuori con qualsivoglia mezzo nel ghetto, un dedalo di strade, in parte pedonalizzate e in zona a traffico limitato. La Procura e la squadra mobile, che procedono al momento con l’ipotesi di tentato omicidio, puntano a identificare la mamma nell’arco di 24-48 ore.