Impianti di climatizzazione ad acqua Prof.Gianfranco Cellai Corso di Impianti Tecnici Scienze dell’Architettura Componenti Impianti ad acqua Tali impianti usano come fluido vettore termico l’acqua riscaldata o raffrescata. Sono essenzialmente costituiti da: 1. Un sistema di alimentazione e distribuzione del combustibile 2. Un generatore di calore (caldaia) e/o da un gruppo frigorigeno (chiller); 3. Scambiatori di calore; 4. Tubazioni e collettori per collegare il generatore ai terminali; 5. Elettropompe per la movimentazione del fluido; 6. Sistema di regolazione e controllo; 7. Terminali d’impianto che erogano il caldo/freddo all’ambiente da climatizzare. Impianti autonomi Gli impianti autonomi devono sottostare alle stesse norme degli impianti centralizzati per quanto attiene al periodo di inizio e fine dell’accensione, stabilito per legge in funzione della zona climatica, ed all’orario di accensione nell’ambito delle 24 ore. Devono inoltre sottostare all’ispezione della funzionalità (controllo della combustione e dei rendimenti) e della sicurezza con frequenza biennale, mentre la manutenzione è richiesta ogni anno. Il loro successo è dovuto da un lato alla metanizzazione sempre più capillare del territorio e dall’altro all’assoluta indipendenza nell’uso rispetto agli impianti centralizzati condominiali. E’ altresì evidente che sfuggono ad ogni reale controllo per quanto attiene il rispetto delle norme succitate. Schema funzionale impianto generazione regolazione Scarico prodotti della combustione in canna fumaria TERMOARREDO AD ELEMENTI TUBOLARI IN ACCIAIO VERNICIATO IRSAP mod. "TESI" h 2000 [mm] Valvola termostatica Caldaia murale a camera stagna per riscaldamento ad uso sanitario Potenza utile 24 [kW] Condotto di aspirazione aria comburente Cronotermostato ambiente sistema rilevazione fughe Collettore complanare di distribuzione Modul linea Radiatori cu ø22 Acqua calda sanitaria Ø3/4" Ai servizi Ø3/4" Alimentazione gas gpl TERMOARREDO AD ELEMENTI TUBOLARI IN ACCIAIO VERNICIATO IRSAP mod. "TESI" h 600 [mm] Valvola termostatica (in nicchia sottofinestra) Dall' acquedotto riduttore di prex. Contatore A/R Acqua calda c.to riscaldamento in rame precoibentato a norma di legge 10/91 Ø 20/22 Alimentazione combustibile distribuzione Tubo rame precoibentato a norma legge 10/91 emissione SCALDASALVIETTE IN ACCIAIO VERNICIATO IRSAP mod. "NOVO" (bagni) 1 - Alimentazione rete gas Colonne montanti ai singoli appartamenti Contatori gas Condotta gas derivazione Esempi di collocazione contatori gas Ingombri del contatore Rete gas Occorre fare molta attenzione ai passaggi nei muri e sotto traccia 2- Generatore di calore NB. Consultare le norme UNI CIG 3 – Scambiatori di calore stagna Non stagna Scambiatore di calore 4 - Tubazioni Le tubazioni degli impianti autonomi sono essenzialmente dei seguenti tipi: - in rame; - in polipropilene (per acqua acqua calda sanitaria); - in polipropilene reticolato (anche per riscaldamento); - in polipropilene del tipo sfilabile. Diametro Tubi in rame 6x1 Press. esercizio MPa 13,3 8x1 Dimensioni (*) mm Press. scoppio Peso MPa g/m Prezzo Euro/m 69,7 140 1,02 10,0 52,3 196 1,34 10 x 1 8,0 41,8 252 1,61 12 x 1 6,6 34,8 308 1,87 14 x 1 5,7 29,8 363 2,21 16 x 1 5,0 26,1 419 2,57 18 x 1 4,4 23,2 475 2,93 22 x 1 4,0 19,1 587 3,96 (*) Diametro interno x Spessore Diametro Tubi acciaio zincato NB 1 pollice = 25 mm Tipologie produttive Tubo rivestito in PVC Tubo preisolato acqua calda Tubo preisolato per acqua refrigerata Dimensioni tubi preisolati acqua calda Dimensioni tubi preisolati acqua fredda Giunzioni a caldo: saldatura Giunzioni a freddo Perdite di carico continue tubi in rame (acqua a 70 °C) NB. 1 mmH2O = 10 Pa Velocità consigliate: Fino a 14 mm 0,50 m/s da 14 a 20 mm 0,65 m/s da 20 a 22 mm 0,80 m/s Per circuiti in pressione Non superare 60 mmH2O/m Esempio di dimensionamento di tubazione A partire dalla relazione : Q = m cp ΔT (kcal/h) con : m = portata acqua espressa in lt/h cp = 1 kcal/kg °C (calore specifico dell’acqua) ΔT = salto termico andata/ritorno (valore tipico = 10 °C con un massimo fino a 15 °C) Si ricava che : m = Q /cp ΔT (lt/h) Esempio Posto Q = 1000 kcal/h calcolare la portata d’acqua m ed il corrispondente diametro della tubazione : m = 1000/10 = 100 lt/h usando l’apposita tabella si sceglie un tubo 12/10 con : - velocità di circa 0,3 m/s - una perdita di carico continua di 15 mmH2O/m Velocità consigliate: Fino a 14 mm 0,50 m/s da 14 a 20 mm 0,65 m/s da 20 a 22 mm 0,80 m/s 100 Per circuiti in pressione Non superare 60 mmH2O/m Circuiti impianti termici Per gli impianti autonomi e a zone, il sistema correntemente usato per l’alimentazione dei terminali a livello di singolo appartamento è di tipo orizzontale con : A. distribuzione a collettori complanari; B. distribuzione monotubo. Nel caso A, il dimensionamento dei circuiti per i comuni appartamenti è sostanzialmente legato alla individuazione dei diametri dei singoli tratti di tubazione dal collettore al terminale, in quanto dalla caldaia ai collettori i diametri corrispondono a quelli degli attacchi andata/ritorno della caldaia (Tipicamente diametro 20/22 mm o ¾”). Il principale vantaggio consiste nel fatto che l’alimentazione avviene in parallelo con acqua a temperatura costante per i vari terminali. Nel caso B, il dimensionamento deve partire dalla determinazione accurata delle resistenze al moto, continue e accidentali a partire dal circuito più Sfavorito, mentre la temperatura dell’acqua subisce variazioni nel percorso. Impianti a due tubi con collettori Tale tipologia distributiva raccoglie il maggior successo per i seguenti motivi: •per la semplicità di realizzazione; •per la possibilità di tarare facilmente le portate grazie all’allacciamento diretto andata/ritorno per ciascun terminale; • per le dimensioni ridotte delle tubazioni; •Per la possibilità di intercettare l’impianto in caso di sostituzione o riparazione di un terminale; • per la possibilità di realizzare impianti con tubazioni di estensione ridotta e pertanto sfilabili dal massetto dove sono alloggiate. Schema funzionale Impianto monotubo: schema distributivo Uno dei vantaggi principali consiste nella riduzione delle tubazioni: in molti casi di ristrutturazione dove non si prevede il rifacimento dei pavimenti è spesso l’unica soluzione possibile. In figura con tratto rosso è rappresentato il percorso alternativo andata+ritorno con tracce lungo le pareti. Potenza massima per anelli monotubo in rame con salto termico A/R = 12 °C Diametro esterno (mm) Potenza massima (Watt) 12 3800 14 5000 16 6900 18 9700 Impianti monotubo Traccia nella muratura a) Alimentazione in serie b) Alimentazione in derivazione c) Alimentazione mista Impianti centralizzati Costituiscono l’alternativa agli impianti autonomi. Per tali impianti la normativa vigente prescrive l’obbligo di contabilizzazione indipendente dei consumi per ciascuna unità immobiliare. Ciò comporta la necessità di ricorrere a sistemi con distribuzione a zone ovvero con: -produzione centralizzata del calore; -gestione autonoma dell’impianto nell’ambito delle modalità stabilite dal condominio. Dal punto di vista economico rappresentano sicuramente un vantaggio rispetto agli impianti autonomi, ed anche una limitazione ai consumi e all’inquinamento ambientale, essendo soggetti a controlli più rigorosi. Impianti centralizzati di vecchio tipo La loro sostituzione con impianti autonomi è stata incoraggiata dalla normativa in materia di risparmio energetico, che ha consentito la trasformazione degli impianti con la semplice maggioranza dei condomini anziché con l’unanimità. La distribuzione avviene normalmente con colonne montanti che alimentano in colonna i vari terminali, non consentendo così di suddividere le spese del riscaldamento in base agli effettivi consumi ma semplicemente in base alle tabelle millesimali di proprietà, o al numero di elementi scaldanti installati, o alla superficie dell’alloggio. Schema circuito distributivo-funzionale vecchio impianto centralizzato Impianto centralizzato a zone cronotermostato contacalorie 6 - Regolazione e controllo La regolazione ed il controllo della temperatura degli impianti avviene con modalità sostanzialmente simili sia per gli impianti autonomi che centralizzati : - la regolazione si attua mediante un dispositivo di azionamento costituito da una elettrovalvola a due o tre vie comandata da termostato; - negli impianti autonomi il controllo si attua mediante un cronotermostato ambiente dove si definiscono le modalità di gestione e attivazione dell’impianto che comanda l’apertura/chiusura delle elettrovalvole suddette; -Negli impianti centralizzati oltre al termostato ambiente vi è un cronotermostato centralizzato che regola le modalità di gestione e attivazione del generatore di calore condominiale; - nel caso di contabilizzazione dei consumi (impianti centralizzati) l’attivazione dell’impianto è rilevata anche mediante un dispositivo denominato contaore o contacalorie. Impianto centralizzato: schema funzionale della regolazione tre vie 70 Valvola 100 Portata costante 70 30 100 due vie 70 Portata variabile 70 Valvola a tre vie deviatrice 100 70 Portata variabile 100 30 Valvola deviatrice Contabilizzazione dei consumi Schema funzionale impianto a zone Schema funzionale impianto a zone Impianto a zone: piccoli condomini Collettore di centrale Generatore di calore 7 – Terminali d’impianto I terminali più diffusi sono: - radiatori (alluminio, ghisa, acciaio); - ventilconvettori (esterni e da incasso); - pannelli radianti (a pavimento o soffitto). Radiatori Gli impianti a radiatori sono tra i più diffusi: • per la loro semplicità d’installazione; • per l’assenza di manutenzione; • per i costi limitati. Presentano tuttavia una regolazione limitata, l’ingombro in ambiente e talvolta, esteticamente, difficoltà d’inserimento. Dal punto di vista energetico devono essere alimentati con acqua a temperatura piuttosto elevata (70-80 °C) e pertanto non si accoppiano felicemente con caldaie a condensazione, con pompe di calore, con l’uso dell’energia solare . Radiatori in alluminio Rese termiche per ΔT diversi da 50°C Dimensionamento Il dimensionamento dei radiatori in allumino avviene esclusivamente in funzione dell’altezza e del numero degli elementi: ad esempio si debbano fornire 1600 W Usando il tipo Klass 800, altezza 882 mm, resa 162 W/elemento si ha : 1600/162 = n° 10 elementi (arrotondamento superiore) elemento Radiatori in ghisa M OD ELLO PROFOND. ALTEZZA IN TE R A S S E M O ZZO D IA M E TR O CO N TE N . ATTA C. ACQ U A MASSA ESPON EN T. N° mm mm mm m m / e le m p o llic i lit ri/ e le m k g / e le m TEMA 2-558 60 558 500 60 1" 0 ,5 2 3 ,4 0 1 ,2 8 8 TEMA 2-681 60 681 623 60 1" 0 ,5 8 3 ,9 0 1 ,2 8 7 TEMA 2-871 60 871 813 60 1" 0 ,7 1 5 ,0 0 1 ,3 0 0 TEMA 3-400 94 400 342 60 1" 0 ,5 2 3 ,7 8 1 ,2 9 5 TEMA 3-558 94 558 500 60 1" 0 ,7 3 4 ,8 0 1 ,3 0 2 TEMA 3-640 94 640 581 60 1" 0 ,7 5 5 ,3 0 1 ,3 0 6 TEMA 3-681 94 681 623 60 1" 0 ,8 0 5 ,7 0 1 ,3 1 2 TEMA 3-790 94 790 731 60 1" 0 ,9 0 6 ,5 0 1 ,3 1 5 TEMA 3-871 94 871 813 60 1" 1 ,0 0 6 ,8 0 1 ,3 1 5 TEMA 4-558 128 558 500 60 1" 0 ,8 2 5 ,8 0 1 ,2 9 9 TEMA 4-681 128 681 623 60 1" 0 ,9 7 7 ,0 0 1 ,3 3 7 TEMA 4-871 128 871 813 60 1" 1 ,2 1 8 ,6 2 1 ,3 3 1 Modello TEMA 2-558 TEMA 2-681 TEMA 2-871 TEMA 3-400 TEMA 3-558 TEMA 3-640 TEMA 3-681 TEMA 3-790 TEMA 3-871 TEMA 4-558 TEMA 4-681 TEMA 4-871 TEMA 5-558 TEMA 5-681 TEMA 5-871 TEMA 8-300 Esp. 1,288 1,287 1,3 1,295 1,302 1,306 1,312 1,315 1,315 1,299 1,337 1,331 1,312 1,322 1,324 1,326 Q50° 55 64 81 55 76 84 89 100 100 93 110 130 110 130 160 100 Rese Q (W) Radiatori classici in ghisa Radiatori in acciaio Dimensionamento Il dimensionamento dei radiatori in ghisa e acciaio avviene oltre che in funzione dell’altezza e del numero degli elementi anche in funzione del numero di colonne: ad esempio si debbano fornire 1600 W Usando il tipo Tema 871, altezza 871 mm, 3 colonne resa 100 W/elemento si ha : 1600/100 = n° 16 elementi Elemento 3 colonne Modalità di scambio termico I radiatori scambiano calore con l’aria ambiente prevalentemente per convezione naturale e pertanto per un buon funzionamento è necessario non ostacolare il moto naturale ascendente dell’aria. In particolare se viene ostacolato il moto convettivo naturale si hanno penalizzazioni nella resa termica, con la necessità di dover aumentare il numero degli elementi per compensare tale riduzione. Per agevolare la cessione del calore è inoltre necessario aumentare la superficie di scambio termico, e ciò si ottiene mediante opportune alettature degli elementi, analoghe a quelle delle batterie. Alettatura per agevolare lo scambio termico Acqua calda Aria Installazione ottimale Per evitare eccessive penalizzazioni nella resa termica è necessario rispettare le seguenti modalità di installazione: Accettabile Ottimale Dimensioni d’ingombro reali 10 cm 10 cm 10 cm 10 cm Riduzione rese termiche mensola - 4% nicchia - 7% copertura in lamiera - 2 ÷ 5% - 2 ÷ 5% copriradiatore -20 ÷ 30% Riduzione in funzione degli attacchi ottimale - 10 ÷ 12 % -3÷5% -7÷9% Errori di posizione sottofinestra Parete interna Dietro una porta Esempio di impianto Ventilconvettori Gli impianti a ventilconvettori si stanno sempre più affermando nelle residenze per le seguenti ragioni: • possibilità di utilizzo anche per il raffrescamento; • maggiori possibilità di regolazione anche con telecomando; • possibilità di alimentazione con acqua a bassa temperatura. Rispetto ai radiatori gli aspetti più interessanti sono dovuti al raffrescamento estivo e alla doppia possibilità di regolazione della temperatura ambiente sia agendo sull’acqua che sulla velocità dell’aria. Essi possono inoltre essere posti in controsoffitto o in alto a parete, ed essere canalizzati per realizzare un impianto di termoventilazione. Dal punto di vista energetico sono alimentati con acqua a temperatura piuttosto bassa (40 - 50 °C) e pertanto si accoppiano felicemente con caldaie a condensazione, con pompe di calore, con l’uso dell’energia solare. Gli svantaggi di tali apparecchi consistono nel maggior costo, nella necessità di pulire periodicamente i filtri dell’aria e nella rumorosità prodotta. Schema funzionale del circuito Il circuito di alimentazione dei terminali può essere alimentato in regime invernale dalla caldaia e in estate dal gruppo frigorigeno; in alternativa si può utilizzare una pompa di calore. A due tubi Impianto a 3 e 4 tubi Il termostato ambiente agirà contemporaneamente sulle due valvole consentendo di alimentare le singole utenze o con acqua calda o con acqua refrigerata. Con questo tipo di impianti è possibile ottenere contemporaneamente il riscaldamento ed il raffreddamento in zone diverse in relazione ai carichi dei singoli ambienti. A quattro tubi A tre tubi Schema funzionale dell’apparecchio Lo scambio termico è di tipo a convezione forzata: l'aria aspirata dalla parte bassa del mobiletto da un ventilatore centrifugo investe la batteria nella quale scorre acqua calda d'inverno e acqua fredda d'estate. La resa termica è quindi molto superiore rispetto ai radiatori. Schemi installativi a pavimento Schemi installativi a soffitto Ventilconvettore a soffitto In vista Ventilconvettore a soffitto canalizzato Apparecchi da pavimento Ventilconvettore da incasso nel controsoffitto Rese termiche Dimensionamento Una volta determinato il carico termico, la scelta dell’apparecchio avviene in base alla potenza resa, termica o frigorifera, assumendo una velocità bassa o media. Ciò viene fatto al fine di cautelarsi nei confronti del rumore e per avere un margine di sicurezza . Il dimensionamento delle tubazioni di alimentazione è analogo a quello dei radiatori; la portata dell’acqua può essere fornita anche dal produttore nelle tabelle di resa termica. Se il ventilconvettore è a quattro tubi con doppia batteria (una per il caldo e l’altra per il freddo) il dimensionamento tiene conto delle condizioni di carico termico più gravose (normalmente quelle estive). Pannelli radianti Gli impianti a pannelli radianti non sono ancora molto usati nelle residenze specialmente nelle zone più temperate. Dopo un iniziale successo negli anni 60 sono stati abbandonati per i numerosi difetti, oggi sostanzialmente eliminati, a partire dal rischio della corrosione e da dimensionamenti errati. I principali vantaggi sono: • possibilità di utilizzo anche per il raffrescamento (in forma limitata con acqua a 16 – 20 °C); • ottenimento di migliori condizioni di benessere con costi contenuti; • alimentazione con acqua a bassa temperatura. Normalmente sono posti sottopavimento o a soffitto (con una resa peggiore). Dal punto di vista energetico sono alimentati con acqua a bassa temperatura (30 – 45 °C) e pertanto si accoppiano felicemente con caldaie a condensazione, con pompe di calore, con l’uso dell’energia solare. Gli svantaggi di tali apparecchi consistono nel maggior costo, nella rigidità installativa (l’impianto non segue eventuali spostamenti di pareti interne), ed in una maggiore inerzia termica, che li penalizza nelle zone più calde. Prestazioni in benessere Il sistema a pannelli radianti garantisce un riscaldamento uniforme, grazie all'irraggiamento, che fornisce un COMFORT MAGGIORE, pur mantenendo basse le temperature dell'ambiente. Si contiene il problema dei moti convettivi dell'aria, del ricircolo di polveri e delle asimmetrie di temperature provocate dai radiatori tradizionali. L'acqua circola nei serpentini tra i 30 e i 45°C, in modo che la temperatura della superficie del pavimento risulti intorno ai 24-25 °C, al fine di ottenere le migliori condizioni di comfort Il limite massimo accettabile per la temperatura superficiale è di 29 °C. Caratteristiche prestazionali pavimento Ut p massetto Il pannello radiante è costituito dal sistema soletta + tubazioni annegate nella stessa. La resa del pannello Ut dipende : • dal passo p tra i tubi; D • dal diametro D delle tubazioni, isolante • dalla conducibilità termica del massetto e del pavimento; solaio • dall’isolamento termico sottostante al pannello; • dalle caratteristiche del solaio di base. intonaco Ur Pannello a pavimento incorporato nel getto del solaio Pannello a pavimento incorporato nel massetto Pannello in materiale plastico estruso Pannello radiante a soffitto incorporato nel solaio Pannello radiante a soffitto applicato dopo il getto del solaio Pannello radiante a controsoffitto in lastre di gesso Schema distributivo pannelli a pavimento Posa a chiocciola posa a serpentina Le geometrie di posa più utilizzate sono "chiocciola" o "serpentina". La disposizione a chiocciola è consigliata negli edifici con permanenza costante di persone ed in edifici con maggiori dispersioni in quanto il calore è distribuito più omogeneamente. Il passo di posa varia in funzione delle superfici disperdenti dei locali, ma comunque tipicamente compreso tra 10 e 20 cm. Pannelli radianti alimentati da collettore La serpentina può seguire l’ingombro dei sanitari Schema di posa su base di montaggio isolante prefabbricata Regolazione La realizzazione di un efficiente sistema di regolazione è fondamentale negli impianti a pannelli radianti. Poichè gli impianti in esame sono generalmente caratterizzati da una certa inerzia (risposte lente alle variazioni climatiche) è consigliato un sistema di regolazione del generatore, con sonda climatica esterna, per adeguare rapidamente la temperatura di mandata dell’acqua alle variazioni della temperatura esterna. Rese termiche con pavimento in ceramica Rese superficiali con rivestimento ceramica 10 mm DATI DI PROGETTO Spessore massetto sopra i tubi Temperatura del locale da riscaldare Temperatura del locale sottostante Temperatura di mandata Tv Temperatura di ritorno Tr Resistenza termica rivestimento Conduttività massetto Resistenza termica totale verso il basso Passo (cm) Resa sup. W/m2 Temp. sup. (°C) 5 92,34 28,2 7,5 86 27,5 10 81,12 27 u.m. cm °C °C °C °C m2/KW W/mK m2/KW 15 71 26,5 20 22,5 63 58 25,5 25 q.tà 6 20 10 37 32 0,016 1,28 1,723 30 46 24 35 43 23 Rese con pavimento in legno Rese superficiali con rivestimento legno 12 mm DATI DI PROGETTO Spessore massetto sopra i tubi Temperatura del locale da riscaldare Temperatura del locale sottostante Temperatura di mandata Tv Temperatura di ritorno Tr Resistenza termica rivestimento Conduttività massetto Resistenza termica totale verso il basso Passo (cm) Resa sup. W/m2 Temp. sup. (°C) 5 70 26,5 7,5 67 26 10 62,11 25,8 u.m. cm °C °C °C °C m2/KW W/mK m2/KW 15 56 25,3 20 50,21 24,8 22,5 48 24,5 q.tà 6 20 10 37 32 0,06 1,28 1,723 30 41 24 35 36 23 Resa termica in raffrescamento Impianti di raffrescamento Costituiscono sempre più un’esigenza irrinunciabile da parte degli utenti, tanto che l’uso di apparecchi frigorigeni in periodo estivo è una delle cause principali di rischio di interruzione di corrente elettrica (black out). In anni recenti si sono affermati impianti di vario tipo, tutti però caratterizzati dalla mancata integrazione con l’impianto di riscaldamento: in pratica si inserisce nell’appartamento un impianto frigorigeno che alimenta i relativi terminali in due modi: • con il fluido frigorigeno che completa il ciclo direttamente nella batteria di espansione del terminale ( impianti split, con condensatore esterno ed evaporatore interno); • con acqua refrigerata (impianti idronici). Ovviamente la soluzione migliore consiste nell’installare una pompa di calore in grado di soddisfare, con i soliti terminali (ad es. ventilconvettori), sia le esigenze estive che invernali. Impianti a pompa di calore ad espansione diretta estate inverno Generalità Gli impianti per appartamenti sono usualmente costituiti da una unità esterna e da una a quattro unità interne. Tipiche caratteristiche dei componenti sono: • gas refrigerante R410A • Unità esterna con compressore rotativo • Controllo a microprocessore • Telecomandi a raggi infrarossi con display a cristalli liquidi per il controllo di tutte le funzioni • Timer per la programmazione del funzionamento • Programma di funzionamento notturno • Programma di funzionamento in deumidificazione • Programma di funzionamento in automatico con commutazione riscaldamento / raffreddamento • Funzione di autodiagnosi • Funzionamento silenzioso • Filtro aria • Unità interna:alette di mandata aria orientabili in orizzontale e in verticale • Unità interna:alette deflettrici verticali motorizzate azionabili da telecomando • Linee frigorifere fino a 15 m Dati Tecnico-dimensionali Schema distributivo unità interne MGH0702E Presa aria sopra porta Unità esterna MGH1402C Impianto idronico Dati tecnico-dimensionali I rendimenti in condensazione Com’è possibile ottenere un rendimento di più del 100% per le caldaie a condensazione? Esistono due possibilità di definire il rendimento: lo si può riferire al potere calorifico netto uguale a “potere calorifico”, oppure riferire al potere calorifico lordo uguale a “potere calorifico superiore”. Poiché una volta non esisteva lo sfruttamento del potere calorifico superiore (tecnica di condensazione), l’energia utile veniva e viene ancor oggi riferita al potere calorifico netto. Ciò determina che per ottenere un rendimento del 100 % il potere calorifico deve essere completamente sfruttato e questo significa che la temperatura del gas di scarico è uguale alla temperatura dell’aria di alimentazione e che tutti i prodotti di combustione sono presenti in forma gassosa. Se ora si mantiene la grandezza di riferimento “potere calorifico” e si sfrutta però contemporaneamente il calore latente del vapore che si condensa, si ottiene più energia utile del potere calorifico massimo attribuito al materiale combustibile. Ciò dipende esclusivamente dal fatto che si è scelta quale grandezza di riferimento una quantità di energia massima raggiungibile errata, vale a dire il potere calorifico. Di fatto è possibile ricavare energia ancora maggiore dal materiale combustibile, cioè in più il calore della condensazione del vapore. Da ciò risulta un rendimento massimo di 106,4 % per olio combustibile e del 111 % per il metano. Si tratta quindi di un problema di definizione, poiché dal punto di vista tecnico il “potere calorifico superiore” è la quantità massima di energia utile che si può ricavare da un materiale combustibile. Sarebbe quindi corretto riferire il rendimento di tutte le caldaie per riscaldamento al “potere calorifico superiore”. Solo che i produttori di caldaie per riscaldamento “normali” non lo vogliono fare, poiché allora le loro caldaie avrebbero ad esempio per l’olio combustibile solo un rendimento dell’89 % invece che del 95 %, mentre la caldaia a condensazione integrale raggiunge un rendimento del 99 %. La condensazione dei fumi Da quale temperatura il vapor acqueo si condensa nel gas di scarico? Il raffreddamento dei fumi sotto il punto di rugiada comporta la condensazione del vapor acqueo, il che equivale ad un lavaggio dei fumi di scarico. In questo modo grazie alla condensazione continua si ottiene anche una riduzione essenziale dell’emissione di zolfo e di CO2. Il vapore acqueo dei fumi di scarico condensa solo sotto: • olio combustibile a 47°C (CO2 13,3 %); • metano a 57°C (CO2 10,5 %). La quantità di condensa determina l’energia recuperabile poiché solo la condensazione produce ulteriore energia termica utile. Questa corrisponde ad una percentuale della capacità energetica del combustibile paria al: • 6 % per l’olio combustibile • 11 % per il metano. Diagrammi di flusso Caldaia tradizionale Caldaia a condensazione Bilancio termico: 1. Perdite ai fumi – 6,6 kWh 2. Perdita al mantello - 1,9 kWh 3. Perdite calore latente – 6,5 kWh Totale - 15 kWh 90 kWh + 15 kWh = 105 kWh Caldaie a condensazione 1 Bruciatore 2 Calotta fonoassorbente 3 Camera di combustione 4 Scambiatore di calore in acciaio 5 Scambiatore di calore in plastica 6 Aria di combustione 7 Aria di combustione preriscaldata 8 Gruppo di riscaldamento Impianti ad energia solare Incentivati dalla legislazione vigente e da un sempre maggior numero di Comuni e Regioni, oltre che dalla normativa europea in gestazione, hanno recentemente riacquistato interesse. Essi sono costituiti essenzialmente da: • un sistema di captazione costituito da collettori piani destinato a raccogliere la radiazione solare incidente; • un sistema di circolazione dell’acqua nei collettori; • un sistema di accumulo (boyler) dell’energia solare captata; • un sistema di regolazione che attiva o meno la circolazione in funzione dell’intensità della radiazione, della temperatura esterna e dell’acqua nel boyler. Schema funzionale sistema di captazione ed accumulo Sistema di captazione e accumulo Schema completo accumulo + utilizzo Sistema di captazione e accumulo Utilizzo Sistema ausiliario