METEORA
Giornale d’istituto dell’ IC Alighieri di Rimini
Periodico Anno XVIII dicembre 2014
Rivista di scuola
contemporanea
www.icalighieri.it
METEORA
INDICE
Periodico Anno XVIII, numero 1
pag.
Sede di Rimini
Via Coletti, 102
tel. 0541.52082 fax 0541.27037
pagg. 4/7
Una giornata all’opera
pagg. 8/10
Dai suoni alle immagini
pagg. 11/15
Le pagine di Edoardo
pagg. 16/27
Speciale Comenius Konya
pagg. 28/31
Speciale Valencia
pagg. 32/45
Testi e immagini dalle classi
pagg. 46/49
“Costruire una casa”
pagg. 50/60
Ultimi contributi
Sito internet:
www.icalighieri.it
Coordinamento e Redazione
Vittorio Liberti
La redazione
Quest’anno la redazione di Meteora non è stabile,
ma cambierà di volta in volta, secondo i contributi.
Anche se in forma ridotta, a causa dei nuovi ordinamenti della scuola, Meteora cercherà di assicurare
almeno due uscite annuali. Si ringraziano coloro che
hanno partecipato a questo numero e coloro che vorranno farlo in futuro.
2
Dal Dirigente
Abbiamo rinnovato
i monitor dell’aula
informatica
grazie a una donazione
da parte del Preside
Luigi Ascanio IIS Saffi
Alberti e del Prof.
Maurizio Giusti. A loro
il nostro più grande
GRAZIE!
Dal Dirigente
scolastico.
“
Carissimi studenti, genitori e personale della scuola,
ad un anno dalla nascita di questo Istituto Comprensivo abbiamo intrapreso il cammino attraverso
idee, valori e pratiche professionali, abbiamo costruito un edificio con solide fondamenta.
Abbiamo creato l'identità della nostra scuola, valorizzando aree progettuali che si caratterizzano
come punti di forza e di eccellenza per le azioni che vengono messe in atto; il linguaggio musicale, il
linguaggio teatrale, lo sport e le lingue straniere si traducono in progetti che vedono coinvolti tutti i
nostri studenti in attività di approfondimento e laboratoriali. Attraverso il piano di inclusione programmiamo attività e processi finalizzati all' accoglienza e all'integrazione.
All'Interno dell'Istituto è in corso un processo di riflessione volto all’individuazione della mappa dei
suoi stakeholder, una molteplicità di soggetti esterni più o meno direttamente influenzati dalle attività
dell'Istituto. Territorio, Ente Locale, Organizzazioni Sindacali, Associazioni, Ausl, sono degli interlocutori necessari per organizzare il nostro Piano dell'Offerta Formativa.
Testimonianza di una scuola sempre più vicina ai bisogni dell’utenza, il POF è un documento di erogazione di servizio: formalizza i criteri della trasparenza e della pubblicità, è atto di indirizzo, di
garanzia, di responsabilità ,è uno strumento fondamentale di comunicazione interna ed esterna che
apre la strada al concetto di “partecipazione informata” .
L’IC Alighieri partecipa al
progetto VALES.
Ecco cos’è
Con il progetto VALeS - di durata triennale - si intende definire un modello valutativo che possa fornire indicazioni utili per la definizione del futuro Sistema Nazionale di Valutazione. Il progetto coinvolge
scuole di tutti i gradi nella definizione di un percorso ciclico che lega la valutazione al miglioramento.
Con questa iniziativa le scuole vengono coinvolte in una ricerca partecipata, all'insegna di un'autonomia scolastica responsabile e qualificata.In tale percorso sono organicamente inserite la valutazione
delle scuole e la valutazione del dirigente scolastico, al fine di definire in modo integrato il piano di
miglioramento della scuola e gli obiettivi di risultato della dirigenza scolastica. L’INVALSI nel progetto
VALeS ha il compito di supportare le scuole nel processo di autovalutazione e di realizzare la valutazione esterna delle scuole. Nello specifico il gruppo di ricerca INVALSI si occupa di definire indicatori, strumenti e procedure di valutazione, formare e coordinare i team di valutazione esterna. Per la definizione delle linee progettuali l’INVALSI si avvale inoltre di un Comitato tecnico scientifico.
Il nostro IC è attualemnete impegnato nel progetto con un Team di Miglioramento costituito dal DS, dal
DSGA, da personale della segereteria, e da docenti della primaria e della secondaria. È un momento
di crescita importante in cui dal confronto scaturiscono nuove idee e stimoli per una scuola migliore.
Per costruire un POF, la scuola deve acquisire la mentalità della ricerca e puntare sul coinvolgimento.
Chiarezza nella definizione di azioni e di scelte, coerenza tra il pensato e l’agito, disposizione di
strumenti condivisi, intenzionalità educativa, collegialità, controllabilità e flessibilità costituiscono i
nostri principi di riferimento per garantire fattibilità e assunzione di responsabilità .
Il nostro istituto è stato selezionato per il progetto sperimentale VALeS promosso dal Ministero e
finalizzato alla costruzione di un processo di autovalutazione e di definizione di piani di miglioramento.
Spazi partecipativi sono assegnati ai genitori per stabilire il patto educativo tra scuola e famiglia, al
cui interno a ciascuno viene riconosciuta dignità pedagogica e funzione educativa senza confusione
e sconfinamento di ruoli.
Educare significa alimentare la capacità di confrontarsi con il prossimo e riconoscere, nonché sostenere, le regole poste a fondamento della convivenza. Tutti, a diverso titolo, siamo responsabili del
processo di formazione, del senso civico della comunità alla quale apparteniamo. Ringrazio quanti
collaboreranno affinché ciò che abbiamo pensato di fare si realizzi ed i tanti che certamente vorranno andare oltre
Myriam Toccafondo, dirigente scolastico dell’IC “Dante Alighieri”
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3
CORO IC ALIGHIRI
CONCERTO PER
L’UNICEF.
A tutta
musica
4
Siamo stati invitati dalla professoressa Franca Bonizzato a cantare a favore dell’Unicef.
La mattina del 20 novembre alle ore 9.30 il coro era pronto in piazza Cavour con l’attrezzatura (microfoni e casse) portata e montata dai professori Gambarara Anacleto e Lidoni Rosanna, con la collaborazione della professoressa Bertozzi Manuela e con l’aiuto di una decina di gentili genitori che hanno
accompagnato i coristi da scuola in piazza e ritorno. Splendeva un bellissimo sole.
Il coro formato da 47 alunni è stato eccezionale sia come coralità che come solisti.
La presidente dell’Unicef ci ha molto ringraziato e ha spiegato che ricorrevano 25 anni dalla convenzione Unicef che tutela i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e per questo alle ore 11 tutto il mondo
organizzava eventi pubblici per ricordare questa importante data. Erano presenti il vicesindaco Gloria
Lisi e la professoressa Melucci a nome del provveditorato agli studi.
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UNA GIORNATA
ALL’OPERA
Domenica 9 novembre 2014 alle 7.30 del
mattino siamo partiti con un bus di 56 persone dall’ingresso dell’Istituto Comprensivo
Alighieri in via Coletti ,102. La meta : al mattino Roncole alla casa natale di Giuseppe
Verdi e al confinante museo di Giovannino
Guareschi e al pomeriggio Modena per
l’opera Rigoletto al teatro Pavarotti.
Alle 10.30 arriviamo al museo Guareschi
dove ci accolgono i due figli Alberto e
Carlotta che ci presentano un video molto
interessante
sul
padre.
Giovannino
Guareschi è stata una persona di grande
valore. Nato a Fontanelle di Parma nel 1908
e morto a Cervia nel 1968 aveva sue convinzioni precise e per quelle era disposto a
tutto. Diceva: “Per rimanere liberi bisogna, a
un bel momento, prendere senza esitare la
via della prigione”. E in prigione c’è stato,
prima nei campi di prigionia tedeschi e poi
nella prigione italiana per avere denunciato
Alcide De Gasperi.
Il suo insegnamento è: Cercare la verità e
affermarla senza paura. Combattere le idee
che non si condividono ma aiutare le persone anche se avversari.
Queste sue convinzioni sono manifestate
nei libri Mondo piccolo da cui sono stati tratti i divertenti film su don Camillo e Peppone.
L’insegnamento di Guareschi è importante
soprattutto oggi nel nostro mondo relativista che annulla le differenze a favore della
pace. La pace nasce dal rispetto di ogni persona non dall’avere tutti la stessa idea.
Alle 15 siamo entrati al teatro Pavarotti a
Modena per vedere Rigoletto, opera tragica
di Giuseppe Verdi. L’opera è stata magnifica
e alla fine siamo andati a chiedere gli autografi ai cantanti in particolare a Gilda, una
cantante bulgara di 34 anni Ilina Mihaylova,
che ci ha ringraziato per il nostro entusiasmo dicendoci che il cantante quando sente
il calore del pubblico canta meglio. Ha promesso di venirci a trovare a Rimini
MODENA
RIGOLETTO
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la
Nel 2007 sono andata con la classe 3°A a visitare la
Casadei Sonora di Savignano, il mondo del liscio, la
casa discografica e il museo di Raoul e di Secondo
Casadei.
E’ stato molto interessante e coinvolgente.
All’uscita, sul muro, erano incollate piastrelle di
ceramica con frasi famose sulla musica da Platone “
la musica è impronta dell’anima “ a Lutero “non può
esserci animo cattivo là dove cantano gli amici”, da
Benigni “La musica è la cosa più bella che ha reso
felice la mia vita” a Vasco Rossi “La musica è una
cosa meravigliosa, è un miracolo”. Sono tornata
qualche giorno dopo, ho trascritto tutte le frasi e ho
lasciato alla direzione della Casadei Sonora alcune
frasi sulla musica scritte dalla classe3° A . L’anno
successivo trovo una sorpresa: senza dirmi niente
avevano creato e incollato sul muro una nuova piastrella con la frase di uno scolaro, Federico
Boschetti ”La musica è come il mio migliore amico a
cui posso confidare segreti e sogni”. E’ stato un
onore per lui e per la nostra scuola essere inseriti tra
tanti personaggi illustri!
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Dai suoni
alle immagini
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Sara Manzi 3A
Le parole e
le immagini
di Edoardo
a
10
Vittorio De Rosa 3A
11
15
Edoardo Semprini 3G
Spe
ciale
Come
nius
16
Il Progetto Comenius è uno scambio interculturale all'interno
dell'UE. I paesi interessati in quello in corso all'IC Alighieri di
Rimini sono: Italia (Rimini), Germania (Trier), e Turchia (Konya).
Il progetto è iniziato nel 2013 con l'obbiettivo di migliorare
ambienti scolastici e didattica, attraverso il confronto reciproco tra i partner coinvolti. A febbraio gli studenti di Rimini hanno ospitato i compagni stranieri, poi, nel giugno 2014, i ragazzi turchi e italiani si sono
incontrati a Trier. A ottobre i ragazzi italiani e tedeschi sono andati a Konya,
ospitati dalle famiglie del posto. Io ho partecipato al viaggio in Turchia, che è
durato dal 10 al 19 ottobre, insieme ad altri sei miei compagni di classe e cinque professori.
L'esperienza vissuta in Turchia è stata emozionante e sorprendente sotto
tutti i punti di vista. Infatti, per me era la prima volta che mi recavo in un paese straniero senza i miei genitori e ho vissuto i giorni precedenti alla partenza con agitazione.
Arrivati in Turchia, però, mi sono subito tranquillizzato, perché, io e i miei compagni
siamo stati accolti con affetto e calore dai ragazzi, dalle loro famiglie e dai loro insegnanti. La cosa che più mi ha sorpreso è che tutti i ragazzi, non solo coloro, che ospitavano, erano incuriositi da noi e ci coinvolgevano, nelle loro attività scolastiche e ricreative.
Emozioni, sensazioni, riflessioni dopo l’esperienza a Konya.
Molti di loro, infatti, ci hanno invitato a giocare insieme e ci hanno presentato ai lori amici, e
nonostante questi non parlassero inglese si comunicava con gesti e sorrisi, condividendo le stesse
passioni. Durante il soggiorno a Konya, sebbene sia durato pochi giorni, ho avuto la sensazione di
incontrare persone sincere, perché tutti, maschi e femmine, erano molti ospitali, e soprattutto nessuno di loro ha fatto nulla per metterci in imbarazzo o in difficoltà. Tutti i giochi e gli scherzi fatti tra di noi
miravano solo al divertimento e non allo scopo di offendere.
Di queste esperienza non ricordo solo le belle amicizie, ma anche lo scambio culturale e i paesaggi stupendi. Ho vissuto con persone di etnia diversa dalla mia e non ho notato questa differenza,
né loro l'hanno evidenziata nei miei riguardi.
Tutti insieme abbiamo trascorso dei bei momenti : il viaggio in Cappadocia, lo spettacolo dei
Dervisci Rotanti, le visite alle moschee, il tutto allo scopo di presentarci i vari aspetti della loro tradizione sia culturale che religiosa. Penso, inoltre, che questo viaggio mi abbia arricchito anche per l'uso
della lingua inglese che è stata la principale fonte di comunicazione.
Ho portato tutte queste emozioni con me in Italia e credo che anche i ragazzi Turchi le abbiano conservate nel loro cuore; al momento dei saluti, infatti, ci siamo abbracciati, abbiamo pianto, ci
siamo ripromessi di rincontrarci presto in Italia e di continuare la nostra amicizia per sempre.
Tutt'ora sono in contatto con loro e cerco, per quanto possibile, di consolidare un'amicizia nata
grazie a questo progetto della Comunità Europea a cui ho avuto la fortuna di partecipare e a cui sarò
grato per avermi dato la possibilità di vivere questa esperienza.
Francesco Bellarosa 3C
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Germania,Italia,Turchia: Comenius 2014
Quest’anno è toccato alla Germania ospitare il Comenius 2014
L’evento “Europeo” si è appena concluso e i nostri studenti
“ambasciatori” hanno da poco nuovamente attraversato il
confine per far rientro in patria . Il progetto, ideato e patrocinato dalla Comunità Europea ha visto la partecipazione di 6 studenti della scuola media dell’” IC Dante Alighieri” di Rimini
accompagnati da 3 professori dello stesso Istituto e di una
delegazione Turca proveniente dalla città di Konya.
Questa iniziativa ha dato la possibilità a tutti, sia direttamente che indirettamente ( non
dimentichiamo infatti che in precedenza Tedeschi e Turchi sono stati ospiti della nostra
città) di poter fare un'esperienza veramente più unica che rara dal punto di vista umano
e culturale dal momento che hanno visitato un luogo completamente nuovo e attraverso questo viaggio, hanno avuto la possibilità di conoscere la cultura e la vita di una affascinante e piccola cittadina tedesca.
Trier infatti ha colpito tutti per la sua eleganza, la sua sobrietà e per il suo equilibrio tra
antico e nuovo; una cittadina tranquilla , bella nella sua architettura e a misura d’uomo
circondata com’è dalla natura.
Oltre all’ arricchimento per tutto questo , è anche stata un’esperienza molto utile al fine dell’apprendimento di nuovi vocaboli della lingua inglese in quanto, sia con i ragazzi incontrati nella scuola ospitante, sia con le famiglie che si erano offerte per dare loro ospitalità ma anche per il confronto con altre
persone che comunque si incontravano nelle ore libere, questa è stata la lingua usata per la reciproca comprensione. Oltre alle tante attività di svago, i ragazzi hanno dovuto prestare molta attenzione
e impegno poiché comunque erano impegnati presso una scuola locale per svolgere un compito : il
tema proposto ed affrontato non era semplice: “Build your ideal school” cioè “costruisci la tua scuola
ideale”.
In collaborazione con gli studenti della Facoltà di Architettura di Trier hanno dato vita alle loro fantasie
e idee per raggiungere lo scopo realizzando, a mezzo di immagini e plastici, raggiungendo alla fine
un ottimo risultato. Questo è il Comenius: vivere la normalità del fare scuola a varie migliaia di chilometri da casa, vivere un Istituto scolastico comunque con tempi e regole diverse , pranzare in una
mensa scolastica assaporando cucina tipica locale, comunicare e comprendere in una lingua diversa
dalla propria, conoscere e socializzare con gente nuova e condividere gli spazi e le idee, nella consapevolezza sempre maggiore che si è uniti nelle diversità.
Sono stati quindi giorni intensissimi, sotto l’occhio attento e la coordinazione di quei professori che si
sono prestati alla realizzazione e all’ottima riuscita del progetto.
Anche per loro è stato un momento di confronto data la presenza naturalmente di alcuni loro colleghi accompagnatori delle altre delegazioni straniere. Si può affermare con certezza che sono stati pienamente raggiunti i prefissati obbiettivi:
- promuovere negli studenti la conoscenza delle diverse culture con le quali essi hanno interagito
all’interno della scuola e nel più ampio contesto sociale;
- educarli a superare il preconcetto etnocentrico che considera la propria cultura superiore alle altre,
valorizzando l’importanza del multiculturalismo quale mezzo per allargare i propri orizzonti ed arricchire la propria cultura e comprendere come siamo importanti gli uni per gli altri nonostante il colore
diverso delle bandiere.
Il Comenius è stato quindi un viaggio di scoperta, di conoscenza, d’adattamento, una palestra per
esercitare la propria flessibilità.
Il giorno prima della partenza per la Turchia ero già ansioso
ed emozionato di conoscere che sorprese mi riservasse questa nuova esperienza. Già l’idea di fare il mio primo viaggio in
aereo, parlare inglese, andare e scoprire una nuova terra era
molto affascinante.
Arrivato in Turchia ho scoperto un nuovo modo di vivere diversissimo da
quello occidentale. Ho notato che i monumenti, i luoghi di culto e le scuole
sono enormi. Quando entri in una moschea sembra che tu sia minuscolo e
che questo edificio ti schiacci.
La gita in Cappadocia è stata fantastica perché siamo stati in uno dei posti più belli al
mondo, che non esiste in nessun altra parte del nostro pianeta. Capita poche volte
nella vita andarci. E’ stato divertentissimo scalare delle collinette rocciose e vedere il
più bel panorama che abbia mai visto.
Ho anche riflettuto su come gli abitanti della Cappadocia hanno potuto vivere in quelle
montagne isolati.
In casa della famiglia che mi ospitava sono stato accolto calorosamente e mi sono
sentito subito a mio agio.
La colazione turca è troppo abbondante perché per me era come un pranzo, si mangiavano cibi
diversi da quelli italiani come per esempio: pomodori, patatine fritte cetrioli, ciambella dolce wurstel
di manzo e si beveva the oppure acqua.
In conclusione questa esperienza è stata favolosa ricca di nuove opportunità e divertimento assieme
ai miei amici di scuola e insegnanti.
Nel mio cuore rimarrà sempre il ricordo della Cappadocia una terra arida, apparentemente solitaria,
aspra, speciale e magica che mi accompagnerà per tutta la vita.
Il lay out
Il corridoio prima dell’intervento
Alice Salvoni 3°C
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21
Bezi Raffaele 3C
Descrivere l'esperienza a Konya?
Farà un po' male il ricordo... però penso che scrivere mi farà
bene... Ero così in ansia quel 13 ottobre. Quello sarebbe stato
l'inizio di un'amicizia meravigliosa... Siamo tutti lì, ansiosi di
incontrare di nuovo i compagni turchi che avevamo conosciuto nella mobiltà di marzo. Tutti, eccetto io e la mia amica Perla,
sapevano quali famiglie li avrebbero accolti.
Chi ci avrebbe ospitato? Le mie mani sudaticce stringono convulsamente la maniglia della valigia, lo zaino inizia a pesare
come se contenesse tutti i miei libri di scuola. I miei occhi si
guardano agitati ed eccitati tutt'intorno. Sto osservando avidamente ogni singolo angolo del luogo che mi circonda: il checkin. L'ultimo prima dell'Incontro.
Sollevo la valigia, appoggio malamente lo zaino e la borsa nella vaschetta,
oltrepasso il metal detector e smetto di respirare. Sono già lì. Ci stanno
aspettando.
Ributto giù la valigia e afferro lo zaino e la borsa con le mani tremanti. Mi trascino a forza vicino agli altri... Tutti si abbracciano, si salutano. Io e la mia
amica rimaniamo lì in attesa. Finchè l'Angelo non arriva.
Graziosa, gentile e profumata come un giglio. Ci salutiamo goffamente con
un abbraccio, prende la valigia e, sorridendomi, mi invita a seguirla. In inglese, ovviamente. Dopo circa mezz'ora sono a casa sua e dopo essermi rilassata un po' incontro, a cena, i miei amici, i prof e i nostri amici turchi.
Il primo giorno direi che è stato emozionante, non c'è che dire.
I giorni successivi sono stati fantastici... Più che altro si alternavano tra scuola, svago e
ristorante.
Abbiamo gustato moltissimi piatti tipici e parlato tantissimo in inglese alternando Google
traduttore, dizionari e i nostri inconfondibili gesti italiani! Inoltre ci siamo "insegnati" alcuni termini in turco-italiano. Non potrò mai dimenticare tutti i sorrisi, tutte le risate che ho
scambiato con LEI. Con la mia Yaren... con la mia dolcissima Yaren con cui andavo a
braccetto ovunque, con cui scambiavo ripetuti "okay?"-"okay", stile "Colpa delle
Stelle"... Non potrò mai dimenticare tutti i selfie che ci siamo scattati tutti in generale.
Noi, i nostri amici turchi e i prof.
Sono delle persone squisite. I nostri amici, intendo. Le prof diciamo che sono state le
nostre "seconde mamme".
No.Non ci sono parole nè azioni nè similitudini nè metafore nè qualsiasi altra figura retorica poetica
per descrivere l'esperienza a Konya. No.
Devono ancora inventarla una parola che possa racchiudere dentro di sè tutte le emozioni provate lì
a Konya, in Turchia...
Di certo sono molto legati alle loro squadre di calcio e alle loro origini: ad ogni passo che facevi ti ritrovavi una bandiera rossa con la mezzaluna e la stella bianche sventolare al vento freddo e tranquillo di
Konya.
22
Sì. Uno spettacolo incredibile... Non saprei che aggettivo usare... E' semplicemente unica, magica,
meravigliosa, fantastica... Ma che dico... Questi aggettivi non le rendono onore e fama.
No. Non c'è niente che possa battere Konya.
Il sole che ti illumina ad ogni passo.
Il vento che ti scompiglia i capelli.
Le nuvole che ti sovrastano dall'alto con il loro pallore.
I colori e i profumi che ti accerchiano.
Le persone fantastiche che ti stavano accanto, che ti sorridevano, che ci abbracciavano, che hanno
pianto con noi e per noi, l'Ultimo e Fatidico giorno della partenza...
Quelle persone squisite che non potrò MAI e POI MAI DIMENTICARE...
Ecco che ricominciano le lacrime...
Queste tanto odiate lacrime che mi offuscano la vista e che mi bagnano le guance... Cosa darei per
ritornare anche subito, in questo istante, a Konya. Vorrei solo che... quella settimana fosse durata di
più...
Cosa darei per poterli rivedere tutti, qui, adesso...
Vorrei tornarci... Godermi di più quella città speziata e ricca di energia, emozioni, segreti...
L'esperienza a Konya non si può descrivere...
Non posso... Non saprei che parole usare per raccontare le emozioni e le sensazioni che ho provato
lì. Con quelle persone. Dal 13 al 18 ottobre del 2014. A 13 anni. Non posso. Non solo perchè, come
ho già scritto, non c'è NIENTE al mondo che possa descrivere Konya.
Konya è Konya. Konya è nel mio cuore. E' il mio cuore... E tutte le emozioni e le sensazioni che ho
provato e che provo ancora adesso, sono TRAVOLGENTI RICORDI DI UN'ESPERIENZA FUORI DAL
COMUNE, MAGICA, ESOTICA, grazie ai suoni dei liuti e ai sorridi delle persone più accoglienti e affettuose che abbia mai conosciuto al mondo.
Apro gli occhi.
Sono ancora in aereo.
Ma ci resterò per poco. Infatti stiamo atterrando.
Dopo mezz'ora ho la mia mano stretta convulsamente attorno alla maniglia della valigia, lo zaino sulle
spalle e un'angoscia, pesante come un macigno, sul mio cuore che affoga nelle lacrime della mia tristezza. Con occhi diversi, con occhi vuoti, mi guardo attorno: Bologna. La stazione di Bologna. Dopo
un'ora abbondante di treno purtroppo siamo a Rimini.
Già. Rimini.
Sospiro. Osservo il via vai della gente della stazione. Carico la valigia sull’auto, che mi riporta a casa.
Sono davanti al portone.
Osservo la struttura. Mi sembra così lontana, vuota, sconosciuta. Lo saluto.
Salgo. Mia madre mi sgrida. Per il blocco del telefono? Forse. Non mi importa... ci sono abituata alle
sue romanzine... Apro la valigia. Estraggo i regali della Turchia.
Li stringo... Li abbraccio... E penso che quest'esperienza è stata UNICA nel suo genere. Singhiozzo.
Da sola. In camera.
E da quel momento in poi, posso dire che non sono più la stessa. In fondo, la Turchia ti cambia più di
quanto puoi immaginarti. Un'esperienza così non mi ricapiterà mai più.
Certo in Turchia si può sempre tornare...
Ma niente potrà mai eguagliare il Comenius 2014.
NIENTE E NESSUNO.
Letizia Lourdes De Santi 3C
Ecco finalmente il viaggio che attendevo da mesi è arrivato,
quello del COMENIUS, organizzato dai miei insegnanti, destinazione Turchia. Ora potro' rivedere gli amici di Konya, che avevamo ospitato a febbraio.
Spiegare la nostra esperienza a Konya? Ma … io direi impossibile, non ci sono parole per descriverla, so soltanto che dopo
questa avventura avrò con me un bagaglio pieno di emozioni,
sensazioni ed esperienze nuove.
Gli insegnanti :Frisoni, Pruccoli, Ceracchio, Gentili, Liberti, in tutti questi mesi avevano
organizzato questo viaggio molto bene, con scrupolosità, così io e i miei genitori eravamo molto tranquilli. La mattina della partenza oltre che ad essere emozionato, mi sembrava di vivere in un sogno, ma, quando è stata l'ora di salire sul treno con i miei compagni e i miei insegnanti, mi sono reso conto subito che iniziava realmente l'avventura
Tutto è cominciato all’aeroporto di Konya, dove io ansiosa di rivedere e riabbracciare i miei amici che avevo conosciuto durante il loro soggiorno a Rimini
nel mese di febbraio, aspettavo insieme ai compagni e alle insegnanti le valigie arrivare dal nastro trasportatore. Riuscivo a intravedere alcuni di loro dall’altra parte nell’atrio presso l’uscita, anche essi agitati di rincontrarci.
Francesco ed io agitavamo la mano per farci notare, e a un certo punto
hanno iniziato a salutarci e a sorriderci, come per dire: “vi stiamo aspettando!”. Ad un tratto vedo la mia valigia arrivare afferro di fretta la maniglia e mi
catapulto assieme ai miei compagni all’uscita.
Il viaggio di andata è stato abbastanza lungo, ma intenso perché dovevamo rivedere tutti i dettagli con
le insegnanti; abbiamo avuto modo comunque di parlare e scambiarci idee e inoltre abbiamo riso e
scherzato.
Arrivati a Konya, gli insegnanti e i nostri amici turchi ci hanno accolto calorosamente. Ci siamo abbracciati e baciati e si sentiva proprio che c'era l'emozione di una buona amicizia..Noi ragazzi siamo stati
ospiti nelle famiglie dei nostri compagni, io sono stato ospitato da Levent .La prima sensazione che ho
provato appena entrato in casa sua è stata quella di essere “un pesce fuor d'acqua”, forse perchè era
molto diversa da casa mia. Sua madre era vestita con il velo ,mi guardava, ma non sorrideva, suo
padre con un aspetto abbastanza rigido, mi ha osservato e ha fatto un cenno con la bocca : parlavano solo il turco e quindi la conversazione era solo con Levent in inglese. Naturalmente con il passare
dei giorni la sua famiglia, si è rivelata accogliente e disponibile.
La città di Konia mi ha colpito molto: caotica, con le strade piene di auto che sfrecciavano ad ogni
ora del giorno, i rumori dei clacson che mi assordavano,i marciapiedi pieni di gente e i tanti negozi
all'aperto di vestiti e oggetti tipici, ma soprattutto quell'odore tipico di spezie e di cibo ovunque.
La scuola è molto simile alla nostra. Le insegnanti e gli insegnanti turchi, sono stati molto carini.
Hanno preparato un ricco programma per noi ospiti: il tour della città la visita alla moschea, pranzi e
cene in ristoranti tipici, spettacoli danzanti con i ”Dervisci rotanti” e per svagarci un po' anche il paintball, ma quello piu'' emozionante sicuramente è stato il tour in Cappadocia. Per visitare questa sito,
ci siamo alzati di buon'ora e abbiamo percorso molti chilometri per addentrarci all'interno della regione dell'Anatolia. Arrivati a destinazione, sono rimasto affascinato nell' osservare questo paesaggio
quasi irreale che si perdeva all'orizzonte: un altopiano pieno di canyon, crepacci vertiginosi, castelli
di roccia, enormi pareti di roccia con tanti scavi, opera della natura . Tutta questa meraviglia in epoca
antica, era rifugio di cristiani e poi di altre antiche civiltà che scavando la roccia di tufo , costruirono
la propria abitazione. L'epoca più popolata fu quella bizantina. E' stato veramente sensazionale.
Durante il soggiorno a Konya abbiamo lavorato nella scuola, nostra partner, sul progetto di pittura
delle pareti per il miglioramento degli spazi scolastici .Inoltre in una parete è stato dipinto il logo del
progetto, ideato dai professori italiani: Gentili, Frisoni, e Carlini che ben rappresenta le caratteristiche
delle tre città coinvolte, lasciando così un'impronta indelebile di questa esperienza. Mi è piaciuto
molto lavorare tutti insieme, studenti e insegnanti, collaborare uniti per uno obiettivo. Ho visto sorrisi e
volti gioiosi su tutti loro e questo mi ha riempito il cuore di gioia. Si è rafforzato il rapporto di collaborazione fra noi ragazzi e ho potuto apprezzare il profilo umano dei miei insegnanti. Come tutte le cose
belle, purtroppo, anche questa ha avuto un termine e anche questa fantastica esperienza è arrivata
alla fine. La mattina del viaggio di ritorno ci siamo salutati tutti calorosamente, con la promessa che
un giorno ci potremo rivedere e trascorrere ancora del tempo insieme. Io devo ringraziare i miei insegnanti per avermi dato la possibilità di fare questa esperienza emozionante e con sensazioni indimenticabili. Questo viaggio è stato un momento di socializzazione e di apprendimento culturale fra
persone con diverse culture. Ci ha fatto capire che tutti noi vogliamo le stessa cosa, che ci teniamo
molto all'amicizia e al rispetto.
Con gli occhi pieni di gioia Behice afferra la mia mano e mi abbraccia, e senza darmi neanche il
tempo di salutare i miei amici italiani iniziamo a scambiarci i primi saluti (ovviamente in inglese), poi
lei gentilissima mi prende la valigia e la trasporta fino all’automobile di sua madre, la stessa che ci
avrebbe portato a casa sua.
Una volta arrivati a casa, Behice mi ha subito mostrato la stanza dove avrei dormito, ho posato la valigia e lo zaino, poi mi ha invitata ad accomodarmi davanti una tavola imbandita con tutte le pietanze
tipiche del paese preparate dalla madre. Nel pomeriggio lei ha scartato i regali che le avevo portato
dall’Italia e la sera ci siamo recate al ristorante assieme agli altri compagni. La serata è passata in
modo meraviglioso, noi eravamo ancora un po’ timidi, ma grintosi di affrontare questa nuova avventura.
Abbiamo passato i giorni seguenti a Konya maggiormente a scuola dove il primo giorno gli occhi erano
puntati tutti su di noi come se fossimo “la notizia del momento”, visitando la città, i musei, pranzando
e cenando in ristorantini deliziosi, dove poter gustare tutte le pietanze tipiche della zona.
I giorni così sono passati più velocemente del previsto, posso dire in un batter d’occhio, pensavo che
questa esperienza non avrebbe mai avuto fine, ma mi sono accorta che era arrivato il momento di
andare via e ritornare alle vecchie e monotone abitudini in Italia.
Non potrò mai dimenticare gli splendidi momenti passati insieme a girovagare tutti accatastati l’uno
contro l’altro per le strade trafficate della città, le nostre lunghe chiacchierate serali dopo intense giornate ricche di esperienza e conoscenza, ma soprattutto non potrò mai e poi mai dimenticarmi della
mia amica Behice che senza la quale tutto questo non sarebbe stato possibile. E’ lei che mi ha aiutato in ogni momento, è lei che capiva all’istante ogni mio bisogno, è lei che ringrazio con tutto il mio
cuore per avermi regalato questi preziosi momenti.
La mattina della partenza era ormai arrivata e il mio cuore era in mille pezzi, dispiaciuta di lasciare una
terra cosi magica e degli amici così speciali. All’arrivo in aeroporto tutti sono scoppiati in un mare di
lacrime, mi ero ripromessa di non piangere ma avevo anche io gli occhi lucidi. Asciugandomi le lacrime ho abbracciato un ultima volta tutti, per poi prendere la maniglia della mia valigia e andarmene, mi
sono voltata e loro non c’erano più, se n’erano andati.
Durante il viaggio di ritorno, non riuscivo a smettere di pensare a loro, il mio pensiero era rivolto soltanto e solamente hai loro volti che rimarranno sempre impressi nella mia mente.
Una volta arrivata a Rimini stremata dopo il lungo viaggio, ho ripensato a tutti i momenti passati assieme: siamo stati veramente fortunati ad avere questa possibilità di conoscere e incontrare persone indimenticabile e preziose come i nostri amici turchi.
Valerio Bisaccioni 3C
Matilde Stefanetti III
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Le fasi del lavoro. Il logo disegnato dal prof Gentili
Le due pareti del corridoio dopo l’intervento
Le due pareti del corridoio dopo l’intervento
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Speciale
Valencia
Durante los dias 4-7 de noviembre la clase 3B ha vivido una
experiencia inolvidable
“Il nostro viaggio si è svolto in tre giornate: nella prima abbiamo visitato l'Oceanografic di Valencia nel
quale è stato possibile vedere nei minimi particolari le numerose specie di animali appartenenti
al mondo marino. La classe ha condiviso attentamente l'esperienza nel corso della quale ciascuno di
noi ha potuto osservare e immortalare attraverso riprese fotografiche e video i momenti più belli.”
“Abbiamo raggiunto a piedi l'Oceanografic,il più grande acquario europeo. Abbiamo visto pesci di ogni
genere, squali, leoni marini, balene, delfini e persino pinguini...”
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“Abbiamo visitato un gigantesco acquario contenente fauna proveniente da tutti mari e oceani del
mondo. Lì abbiamo assistito ad uno spettacolo di delfini... A molti di noi è piaciuto parecchio vederli
saltare, girare, e nuotare davvero velocemente...”
“Ogni giorno la classe compilava un diario di bordo,
nel quale appuntava le varie esperienze che condividevamo quotidianamente. Il secondo giorno ci siamo
recati al centro di Valencia, ed abbiamo potuto visitare la famosa stazione della città e apprezzare i mosaici di Gaudì”.
Crediamo un po' tutti che
questa esperienza sia
stata irripetibile perchè
vissuta tutti insieme.
Questa esperienza ha
aumentato e migliorato
la nostra cultura, ha aiutato la classe ad unirsi e a conoscersi meglio... Gli imprevisti ci sono stati, ma dopo tutto ci siamo divertiti.
“...Siamo andati verso il centro di Valencia, una città di
cui i palazzi hanno la particolarità di non avere angoli..”
“Valencia se quedará
para siempre en
nuestros corazones”
Abbiamo mangiato le famose tapas spagnole, e la famosissima paella valenciana “un piatto delizioso
che combina riso, carne, verdure e pesce” in uno dei ristoranti più famosi della città, La Pepica.
Noemi Nanna, Andrea Gabellini, Gaia Vannucci
ed i ragazzi della 3B
Dalle classi.
Testi e
immagini
32
33
Nicole Bugli 3E
Roberto Cavallo 3E
Asia Colombari 3C
35
Virginia Brunelli 3C
Don Abbondio (il lettore se n'è già avvenuto) non era nato con un cuor di leone.
Questa frase, usata da Manzoni ne I Promessi Sposi, dovrebbe giustificare in parte la reazione del curato alla richiesta dei bravi.
Secondo te, che cos'è il coraggio? E' vero che coraggiosi si nasce e non si diventa?
Stai crescendo e ora ti vedi con occhi nuovi, diversi da quelli dei tuoi famigliari? Come sta
cambiando la relazione con loro. Cosa ricordi della tua infanzia che ti sembra di perdere e
come si sta costruendo il nuovo rapporto con loro ? Come sono e come vorresti i tuoi genitori, i tuoi fratelli e i tuoi familiari?
Don Abbondio non era né ricco né nobile e nemmeno coraggioso e si era accorto, prima di toccare gli
La nostra vita è come un foglio di carta su cui è scritta solo l’intestazione e noi, crescendo, incidere-
anni della discrezione, di essere in quella società “come un vaso di terra cotta costretto a viaggiare in
mo le pagine con l’inchiostro della nostra vita fino a lasciare un illustratissimo libro che narrerà la
compagnia di molti vasi di ferro”. Il suo metodo consisteva principalmente nello scansar tutti i proble-
nostra storia.
mi e nel lasciare quelli che non poteva scansare. Don Abbondio non era molto leale: se due stavano
Nel corso della nostra vita possiamo incontrare tanti problemi ed ostacoli, ma è proprio da questi che
litigando lui si metteva sempre dalla parte del più forte e sembrava voler dire a quello più debole ”ma
si vede la responsabilità di una persona .
perchè non sei riuscito ad essere tu il più forte così io mi sarei messo dalla tua parte?”. Non è che Don
Ricordo che mi sono sentito grande tutte le volte che ho fatto nuove conquiste come quando per la
Abbondio non avesse “il suo po' di fiele in corpo”. Siccome non poteva prendersela con i più forti per-
prima volta sono riuscito ad andare in bici senza rotelle, quando ho finito un’intera pizza, quando mi
chè aveva paura, se la prendeva con i più deboli come la sua serva. Al contrario di lui gli altri frati si
sono iscritto al mio primo campeggio oppure quella volta che mia mamma mi ha mandato al Conad
mettevano dalla parte del più debole e non del più forte. Don Abbondio questo lo chiamava ”un com-
vicino a casa a fare la spesa. Il mio libro, però, è ancora piccolo, anche se mi sto rendendo conto di
prarsi gli impicci in contanti e un voler raddrizzare le gambe ai cani”.
essere cambiato poco a poco.
Il coraggio secondo me è non avere paura di rischiare, di rovinarsi la reputazione a costo di aiutare un
Insomma…la presenza del cellulare, la crescita del mio corpo e i tanti allenamenti dello sport che pra-
amico, oppure fare un tema della Moroni sui I Promessi Sposi! Per me la giustificazione di Manzoni
tico, mi fanno sentire più grande.
non è valida, perchè se uno non ha un cuor di leone non vuol dire che se la deve prendere con i più
L’unica cosa che mi rammarica è che, quando sarò ragazzo, dovrò abbandonare i miei genitori, anche
deboli. Infatti il coraggio non è da tutti; per me coraggiosi non si nasce, ma si diventa e, come si dice,
se certe volte lo farei volentieri, perchè non mi permettono di compiere alcuni tragitti in bici, mi chie-
il destino lo realizziamo con le nostre scelte. Per me Don Abbondio ha scelto di non essere un cuor
dono cose scontate e non vogliono capire che sto crescendo e che è l’ora di “voltar pagina”.
di leone e cioè di vivere da codardo ostacolando il destino di Renzo e Lucia.
Un’altra persona che non vuole proprio capire che sto crescendo è mia nonna, che tutti i giorni mi
Janette Fulle 3E
viene a prendere a scuola e mi mette in imbarazzo, anche se so che mi vuole bene.
Vorrei i miei familiari un po’ più fiduciosi nei miei confronti e vorrei più libertà !
Nonostante tutto la stesura del mio libro procede tra delusioni, sogni e avventure… e alla fine della
mia vita lo leggerò per ricordarmi delle tante pagine che ho vissuto.
Nicola Marconi 2E
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LA MIA CLASSE: COME LA VEDO IO E COME LA GIUDICANO GLI INSEGNANTI
LA MIA CLASSE: COME LA VEDO IO E COME LA GIUDICANO GLI INSEGNANTI
La mia classe è come un sole, i professori sono il centro e gli alunni i raggi.
I miei compagni di classe sono per me come pietre preziose. Ognuno di loro è unico, con il proprio
I raggi, all’inizio poco luminosi, riescono a splendere sempre di più grazie all’energia ricevuta dalla
valore e le proprie caratteristiche, che li distinguono dagli altri: ci sono i diamanti, i rubini, i zaffiri, i topa-
palla infuocata e cercano di illuminare e farsi strada verso il proprio futuro, in modo da diventare
zi e gli smeraldi.
abbastanza brillanti per illuminare il mondo intero!
Per i professori invece, loro sembrano come pietre grezze, che vanno lavorate con cura per far risal-
Ci sono quelli che si accontentano di brillare un pochino, quelli che vogliono dare il massimo e
tare la loro lucentezza e la loro preziosità. I metodi di lavorazione variano a seconda del carattere e
diventare i più lunghi e i più lucenti, quelli che si annoiano e quelli che dedicano il loro tempo ai gio-
del metodo usato dal professore, che può essere a volte duro e deciso e a volte dolce e delicato, ma
chi, infatti rimangono tri i più piccoli e i più trasparenti.
lo scopo rimane quello di creare nuove gemme che diventeranno splendenti e uniche.
Io sto cercando di diventare, anzi diventerò, il più lungo, brillante e luminoso raggio di tutto l’univer-
Questo però sta costando molta fatica sia agli alunni che ai professori specialmente a me e a volte
so!
penso di non farcela e mi demoralizzo a tal punto da fare arrabbiare i miei genitori. Devo però pensa-
Penso che i professori possano essere paragonati anche ad alberi maestosi, che cercano di fare
re anche alla fatica che fanno i professori a correggere le verifiche, a interrogare e a badare noi che
frutti nel migliore dei modi: si nutrono dal terreno e distribuiscono il nutrimento ad ogni loro parte.
ogni giorno facciamo sudare loro “sette camicie”.
Noi siamo i frutti che crescono pian piano e da acerbi diventiamo maturi e saporiti. I frutti maturi con-
Comunque io so che, come i miei compagni, ho un talento speciale e spero che con l’aiuto dei miei
tengono semi, ovvero tutte le nozioni apprese durante l’anno e grazie allo studio e alla fatica di ogni
professori riesca a venire a galla, così da far brillare ogni faccia della mia pietra.
giorno, riusciremo a fiorire come splendide piante.
Michelangelo Ruggeri 2E
Samuele Ruscello 2E
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Nicola Marconi 2E
Samira Tarnovskaja 3A
Caterina Martelli 3C
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Mattia Tentoni 2E
Samuele Ruscello2E
Gianluca Ricci 3E
Giorgia Lappi 3E
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“Io che per voi ho dato tutto quanto avevo.”
Commenta questa frase pronunciata da Federigo degli
Alberighi , protagonista di una delle più famose novelle del
Boccaccio. Sei capace di compiere un gesto di vera gratuità?
Conosci qualcuno che lo farebbe per te?
“Don Abbondio (il lettore se n’è già avveduto) non era nato
con un cuor di leone.” Questa frase, usata da Manzoni per
introdurre la figura di Don Abbondio ne I Promessi Sposi,
dovrebbe giustificare in parte la reazione del curato alla
richiesta dei bravi. Secondo te, che cos’è il coraggio? La giustificazione di Manzoni è valida opppure no? E’ vero che
coraggiosi si nasce e non si diventa?
Don Abbondio era come un vaso di terracotta costretto a viaggiare fra tanti vasi di ferro. Anche la strada di curato l’aveva scelta vigliaccamente. Non sapendo cosa fare del suo futuro, aveva ben pensato
di farsi prete. Ciò significava per lui avere una casa, una domestica, molte ricchezze e l’ammirazione
di tutti e , probabilmente, gli sarà sembrata la scelta più facile. Don Abbondio cercava di tenersi fuori
Sono poche le persone a cui si è disposti a donare tutto. E quando si parla di persone del genere, non
dai conflitti altrui e, quando era costretto a prendere la parte di qualcuno, si alleava col più forte, con
ti importa se ricambieranno: ti interessa solo che stiano bene. Penso che sia stupido aspettarsi una
chi avrebbe vinto, e di certo non capiva i curati cher aiutavano i deboli, i poveri... che vantaggio ne
ricompensa per tutto: se vuoi bene lo fai e basta. E in fondo le ricompense migliori sono i ‘grazie’, gli
traevano?
abbracci, le amicizie... le ricompense che contano davvero non sono quelle materiali, bensì quelle det-
Ma, come ho già avuto occasione di dire, egli era un vigliacco e, da tale, pensava solo ai propri pro-
tate dall’amore: le prime saziano la mente, le seconde saziano il cuore.
fitti, non capiva che a volte aiutando chi è in difficoltà si può realizzare se stessi.
C’è qualcuno che, da quando sono nata, mi ha sempre donato tutto: mia mamma. Mi ha donato tutto
Coraggio non è solo aver la faccia tosta di fare bumping jumping o di buttarsi col paracadute giù da
per tredici anni e l’unico modo che ho per ringraziarla è volerle bene, sempre.
un aereo, coraggio è anche, e soprattutto, pensare prima al bene degli altri e poi al proprio, non pen-
Non penso, invece, di essere così importante nella vita di altre persone. Ce ne sono alcune, però,
sare sempre e solo a se stessi ma anche a chi ci circonda... E aggiungo che chiunque può essere
che sono importanti nella mia vita, per cui darei tutto pur di vederle continuare a sorridere. Persone
coraggioso; è vero si può nascere valorosi o no, ma anche la persona nata più coraggiosa al mondo
che, se non avessi conosciuto, sarei un’altra Nicole, persone che non so quanto bene mi vogliano, ma
può decidere di fare i suoi comodi, pensare a se stesso, senza mettersi in gioco... Alla fine l’essere
sicuramente io a loro ne voglio tanto. Persone che sembrano essere scese dal cielo per rendermi feli-
coraggiosi è una scelta non un dato di fatto, ed è per questo che credo che la scusa di Manzoni non
ce.
regga perchè, se solo lo avesse voluto, cuor di leone o no, Don Abbondio avrebbe potuto comportar-
Nella mia testa avrei altri mille pensieri da scrivere, ma ci sono sentimenti che le parole non possono
si diversamente.
esprimere e che, appunto, si trasmettono solo a gesti dettati dal cuore.
E’ davvero coraggioso chi, pur sapendo che nulla è per sempre e che la vita altro non è che un ciclo
continuo, dona tutto se stesso a qualcuno che gli è accanto nella speranza che il suo piccolo gesto sia
‘per sempre’ e che possa rendergli la vita un po’ migliore.
Kuster Nicole, 3°E
Kuster Nicole 3°E
casa colonica
della tradizione
romagnola
Edilizia
scolastica
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Dalle
parole
ai fatti
Casa colonica
della tradizione
romagnola
Progetto ambizioso quello cominciato lo scorso anno in seconda C che terminerà quest'anno in terza
C.
Studiando l'abitazione abbiamo deciso di costruire un modello di una casa colonica della tradizione
romagnola in scala 1:10.
Il progetto ha interessato la realizzazione dei materiali da costruzione (mattoni, coppi, tavelle e piastrelle da pavimento) che abbiamo realizzato con l'argilla, aiutati da un'esperta (la madre di un'alunna) e cotti con il forno ceramica che ha la scuola.
Nel frattempo abbiamo disegnato la pianta della casa su un basamento e successivamente abbiamo
cominciato a disporre i mattoni. In tal modo impariamo come si costruisce un muro ad una testa e a
due teste, come si ordisce un solaio con travi di legno e tavelle, un tetto con capriate e tavole di legno
ed un manto di copertura in coppi di laterizio.
Le piastrelle le abbiamo colorate e trattate con un protettivo trasparente.
Proseguendo nella costruzione ci occuperemo anche dei dettagli quali banchine delle finestre, cornicione, grondaie e pluviali, finestre e scuroni.
Se tutto procederà come previsto verrà un piccolo capolavoro che poi esporremo in un luogo visibile
della scuola.
Per ora ci divertiamo a fare i muratori, i piastrellisti, i lattonieri, i falegnami ed i carpentieri... i piccoli
artigiani crescono!
Il progetto del Prof. Gentili, con i ragazzi della 3C
DEDICATA
AI MIEI MITICI
PROFESSORI
Un ricordo indelebile
nel mio giovane cuore è conservato,
son le emozioni che questa scuola mi ha regalato!
Sembra ieri
che la soglia di questa scuola ho varcato,
e da allora mille problemi ed esperienze ho affrontato!
Tre anni son volati
da quando mi inoltrai in questa nuova avventura,
ingenua e timorosa, non senza paura!
La bambina che ha varcato quella soglia è ormai maturata,
i professori a crescere l'hanno aiutata!
I nostri insegnanti ci hanno
accompagnato lungo il ripido cammino,
e al nostro cuore rimarranno sempre vicino!
Ci hanno ascoltato e preso per mano,
per farci spiccare il volo sempre più lontano!
Le vecchie amicizie abbiamo consolidato,
che il tempo non ha logorato.
I nostri cari compagni ci apprestiamo a salutare,
per la sua strada ognuno di noi dovrà camminare...
Saluteremo il nostro mondo leggero e fatato
per inoltrarci in un futuro non sempre spensierato!
Pochi mesi ci rimangono
per stare ancora insieme in allegria,
rievocare vecchi ricordi densi di malinconia...
Un abbraccio è rivolto ai nostri professori,
che ci hanno aiutato a crescere
e occuperanno sempre un posto speciale nei nostri cuori!
Con loro abbiamo scritto pagine emozionanti della nostra vita,
e li lasciamo con tristezza infinita...
Desideria Ricciato 3E 2013-14
L’ACQUA:
RISORSA E
FONTE DI VITA
Fondamentalmente è molto semplice: basta unire 2 molecole di idrogeno con una di ossigeno per avere l’acqua.
Questa poi riesce a cambiare stato e forma in un attimo: evapora, sublima, condensa e gela, tutto questo
con un semplice cambio di temperatura o pressione.
“Semplice come bere un bicchiere d’acqua “ a volte si dice, “navigare in acque tranquille “; insomma l’acqua
ricorre nel nostro interloquire, la consideriamo cosa semplice, naturale e sempre presente. Dunque è proprio
questa sua presenza la nostra esistenza, se nel nostro sistema solare siamo unici e siamo no, è proprio grazie a lei e alla sua capacità di trasformazione. Insomma tutta la nostra vita è acqua e quindi tale è vita.
Il suo ciclo è quanto di più naturale possa esistere ma ora questo rischia di essere compromesso : i cambiamenti climatici in atto alterano questo ciclo e questo ciclo altera il clima, un gatto che si morde la coda.
Sicuramente anche l’alterazione è un fenomeno naturale ma l’uomo moderno, ha sicuramente contribuito a
rendere innaturale il fenomeno.
Se non sono i cambiamenti climatici a crearci i problemi, il continuo disboscamento, l’emissione di sostanze
nocive, la modifica di fiumi e la loro scarsa manutenzione , la cementificazione selvaggia e quant’altro rendono i fenomeni naturali delle tragedie.
Della sua importanza ce ne accorgiamo quanto questa manca: si muore prima di sete che di fame. Quando è
mancata abbiamo cercato di violentare le fonti per aumentare il carico degli acquedotti senza preoccuparci
delle conseguenze sul sistema idrogeologico. Quando è arrivata in eccesso abbiamo speso migliaia di miliardi per costruire muraglie spesso inutili. Il risultato è che da una parte i danni da alluvione si moltiplicano e
dall'altra nove milioni di famiglie non hanno acqua a sufficienza. La mancanza di questa comporta numerose
malattie nei paesi. La qualità dell’acqua continua a peggiorare sempre più in molte regioni, causando, oltre
che problemi agli uomini, anche degrado dell’ambiente naturale e perdita di bio-diversità degli ecosistemi.
L’acqua che è fonte di vita diventa fonte di morte, ma la colpa non è sua. Si sperpera su di essa abusandone
in modo incosciente, a partire dal suo uso quotidiano. Molti individui sono ancora convinti che l’acqua, sia
una risorsa inesauribile di cui ci si può fare ciò che si vuole. Tale affermazione è diseducativa per le generazioni presenti e future.
Inoltre il suo
valore economico e valore ecologico sono clamorosamente lontani,cominciando dal prezzo! Sebbene subito
dopo l'aria, l'acqua sia l'elemento più importante della vita, il mercato non registra questo valore sperperando
così su di essa.
Gli interventi degli ultimi decenni non sono stati incoraggianti: non abbiamo avuto una politica per l'acqua ma
una politica contro l'acqua.
Solo adesso si intravede un altro possibile rapporto con essa, una convivenza basata su un maggior rispetto:
alberi invece di cemento, risparmio anziché spreco. Ma il percorso è solo agli inizi. Una delle soluzioni a questa situazione è il riciclo dell’acqua potabile per usi agricoli o l’incentivazione di nuovi sistemi di irrigazione.
Pertanto alla base di tutto ciò lo stile di vita di ogni individuo dovrebbe avere come obiettivo lo sviluppo sostenibile, quindi in questo caso il controllo del consumo “dell’oro blu”.
Alice Salvoni 3C
Il mio Nonno
Perché leggere
Quando mio nonno Angelo è morto è stato come per un’isola perdere il suo mare, come per un notaio perdere la sua penna, come per un pescatore perdere uno dei suoi pesci più grossi, come togliere
Il mio primo libro lo lessi in seconda elementare, parlava di una famiglia di mummie che veniva sco-
a un ricercatore il suo fossile preferito...... la mia fonte di saggezza è svanita…
perta da uno storico. Era un libro semplice, con poche parole e molte immagini, e a dire il vero mi
Questo è quello che ho pensato quando lui se ne è andato, il mio caro vecchio nonno non lo rivedrò
annoiò parecchio. Dopo quel libro ne lessi un altro, sempre di quel tipiche mi annoiò allo stesso modo.
mai più. Difficile descriverlo senza una foto, ma penso che il modo migliore sia provare a farlo come
Un giorno mi venne voglia di leggere un libro senza figure, o con poche e fu li che mi innamorai della
lo ricordo. Aveva i capelli corti di un arancione vivace, o almeno così mi hanno detto perché io l’ho
lettura. Era come un film, ma molto più bello.I personaggi li inventava la mia fantasia, così come le
visto sempre quando lui aveva già perso tutti i capelli. Sinceramente non ricordo il colore dei suoi
scenografie e le voci. Da subito, o quasi, incominciai a continuare le storie nella mia mente e quando
occhi, ma con il suo sguardo lui mi parlava e mi diceva quello che pensava. Il mio nonno Angelo aveva
mi annoiavo prolungavo i libri all’infinito, così che spesso le storie si mischiavano alla realtà.
il naso un po’ a patata e delle guance tenere e paffutelle. Di corporatura era robusto e un po’ basso
Ora il mio rapporto con i libri è piacevole. Quando devo scegliere un libro ,lo guardo, lo sfoglio, leggo
e sempre vestito con abiti eleganti come giacca, cravatta, camicia e nel taschino teneva sempre una
una pagina a caso, guardo la copertina (che per me è molto importante) e scelgo se prenderlo o no.
penna pronta all’uso. Era un nonno importante e non solo per l’affetto che nutriva per noi. Infatti è stato
Io leggo un po’ di tutto, ma preferisco i fantasy. Quando incomincio un libro divento qualcun’altra:l’odo-
lui ad aver progettato la Darsena, era lui il Presidente della sua azienda, ed era lui che mi ha insegna-
re dei libri sostituisce il mio,le voci dei personaggi sostituiscono i rumori del mondo a me circostante,
to a non mollare mai nella vita e a rialzarmi sempre. Se devo dirla tutta noi due non eravamo molto
le mie mani sfogliano la carta ruvida e profumata, la mia mente non è nello stesso luogo del mio corpo,
legati, infatti litigavamo sempre e quello che piaceva a me non piaceva a lui, solo alla fine, quando lui
vivo in due mondi paralleli.
stava invecchiando, ho capito la vera importanza che rivestiva per noi tutti e mi sono pure chiesto chi
Perché leggere? Perché ci insegna a vedere il mondo da tutti i punti di vista ,anche quelli più strani,ad
sarebbe stato a portare avanti la famiglia Marconi se non lui. Purtroppo il triste giorno arrivò e, men-
aprire la mente, a vedere la bellezza e la gioia anche nelle piccole cose, a non essere più schiavi della
tre io stavo giocando tranquillo in salotto, mia mamma venne da me piangendo e mi diede la brutta
monotonia.
notizia. Piansi tantissimo, ma mi misi in testa che lui avrebbe continuato la sua vita nel paradiso. Gli
diedi un ultimo bacio e in quel preciso momento in cui lo stavo baciando mi sono venuti in mente tantissimi momenti belli vissuti insieme.
Lui era un ingegnere, progettava case e ce ne ha donata una bellissima. E’ stato un nonno bravissimo e so che lui da lassù mi sta guardando e tiene sempre una mano sulla mia testa per proteggermi,
perché lui è il mio “Angelo” custode.
Nicola Marconi 2E
Nina Sansoni 2D
Tutti docenti della
sede Alighieri
esprimono un ringrazimaneto particolare alla collaboratrice Cristina che
ha ridipinto i corridoi del nostro
Istituto.
Da tutti noi:
Grazie Cristina!
Piccoli angeli della solidarietà
Ritorna anche quest’anno il laboratorio natalizio dei piccoli angeli della solidarietà. Nel mese di dicembre le classi 1°A, 1°D, 1°E, 1°F, 1°G, 1°H hanno lavorato in laboratorio con la professoressa di religione Zaghini Cinzia per creare delle decorazioni natalizie; si tratta di piccoli angeli realizzati con la
pasta. I ragazzi hanno colorato la pasta nella prima lezione e nella settimana successiva hanno decorato i loro lavori, portandoli poi a casa da donare alle loro famiglie. Tutti gli alunni hanno partecipato
con un piccolo contributo per l’acquisto del materiale da utilizzare, ma visto che è rimasta una piccola somma di denaro, abbiamo deciso insieme di donarla in beneficienza. Mentre l’anno scorso la cifra
rimasta è stata consegnata a don Renzo Gradara per i bisogni della Caritas Diocesana che accoglie
le persone più povere presenti nel nostro territorio, quest’anno abbiamo deciso di donarla ai centri
nutrizionali della Comunità Papa Giovanni 23° di don Oreste Benzi presente in diversi Paesi che si
occupa di dar da mangiare a più di 1500 orfani e bambini in grave stato di malnutrizione o neonati che
vengono assistiti con il cibo e con il latte in polvere. Questo piccolo gesto è stato importante per ricordarci, soprattutto in questo periodo, che ci sono molte persone in difficoltà che hanno bisogno di aiuto
e di accoglienza.
1°A-1°D-1°E-1°F-1°G-1°H
Se Natale non è per tutti, che Natale è?
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