ACCELERATORI LINEARI Com’è fatto un ACCELERATORE LINEARE ? Com’è fatto un ACCELERATORE LINEARE ? • Impulsi distribuiti al magnetron/klystron e simultaneamente all’electron gun; • Microonde impulsate prodotte nel magnetron/klystron (più precisamente il magnetron è effettivamente un generatore di microonde mentre il klystron è un amplificatore – le microonde sono prodotte in un oscillatore annesso) e iniettate nel tubo accelerante attraverso una struttura a guida d’onda; • All’istante opportuno iniettati gli elettroni a un’energia iniziale di circa 50 keV; • La cavita’ accelerante consiste di un tubo di rame, in cui viene fatto il vuoto, suddiviso in dischi di rame; • Gli elettroni interagiscono con il campo elettromagnetico delle microonde guadagnando energia come un surfista guadagna velocità sulla cresta delle onde marine. • Gli elettroni che emergono dalla finestra di uscita sono un pencil beam di circa 3 mm di diametro. • Nei linac di bassa energia (fino a 6 MeV), con un tubo accelerante relativamente corto, gli elettroni procedono diritti contro un bersaglio per la produzione di raggi X. • Nei linac di piu’ alta energia la struttura accelerante è più lunga e forzatamente disposta in orizzontale; gli elettroni vengono quindi piegati prima di colpire il bersaglio, per mezzo di magneti e focalizzatori. Esempio: Varian Clinac 18 unit produce elettroni di energie 6,9,12,15,18 MeV e raggi X di 10 MV. • Gli elettroni che emergono dalla finestra di uscita sono un pencil beam di circa 3 mm di diametro. • Nei linac di bassa energia (fino a 6 MeV), con un tubo accelerante relativamente corto, gli elettroni procedono diritti contro un bersaglio per la produzione di raggi X. • Nei linac di piu’ alta energia la struttura accelerante è più lunga e forzatamente disposta in orizzontale; gli elettroni vengono quindi piegati prima di colpire il bersaglio, per mezzo di magneti e focalizzatori. Esempio: Varian Clinac 18 unit produce elettroni di energie 6,9,12,15,18 MeV e raggi X di 10 MV. • Il fascio di elettroni è monocromatico e si suole designare con l’energia in MeV. • Il fascio di fotoni è eterogeneo in energie e si suole designare in MV. (L’energia media del fascio di fotoni è approssimativamente 1/3 dell’energia massima, che coincide con quella degli elettroni incidenti.) TESTATA Materiale ad alta densità come piombo, tungtsteno o leghe piombo-tungsteno, in spessore sufficiente a schermare la radiazione. Contiene: BERSAGLIO PER RAGGI X, spesso a sufficienza da assorbire la maggior parte degli elettroni incidenti; COLLIMATORI fissi e mobili; FOGLI DIFFUSORI (vedi dettagli del trattamento con e); FILTRI (vedi dettagli del trattamento con X): TESTATA CAMERE DI MONITORAGGIO: il fascio di X dopo il filtraggio o il fascio di elettroni dopo i fogli diffusori colpiscono un sistema di monitoraggio. Si tratta di un insieme di camere a ionizzazione per la verifica della dose e della simmetria di campo. Dal momento che questi strumenti sono situati in un campo di radiazione ad alta intensità e che il fascio è impulsato è importante assicurarsi che l’efficienza di raccolta degli ioni sia costante. ULTERIORI COLLIMATORI: 2 coppie di blocchi di piombo o tungteno ritagliano la forma rettangolare del campo. N.B.: Nel caso degli elettroni, che diffondono prontamente in aria, la collimazione del fascio deve avvenire molto vicino al paziente. GANTRY: la maggior parte sono oggi giorno costruiti in modo che la sorgente di radiazione possa ruotare intorno ad un asse orizzontale. Il punto di intersezione tra l’asse del fascio e l’asse di rotazione del gantry si chiama isocentro. Com’è fatto un ACCELERATORE LINEARE ? STAND: produzione di microonde GUIDA ACCELERANTE TESTATA GANTRY isocentro LETTINO PORTAPAZIENTE FASCIO di FOTONI COLLIMATORE variabile DIMENSIONI del CAMPO DI TRATTAMENTO elettroni BERSAGLIO DI ELEVATO Z Produzione di FOTONI per FRENAMENTO Riguardare il funzionamento del tubo a raggi X In radioterapia al giorno d’oggi i raggi X sono prodotti con gli acceleratori lineari ma la fisica sottostante è la medesima. Heel effect – filtri compensatori Poichè i raggi X sono prodotti a varie profondità nel bersaglio vanno incontro all’attenuazione in diverse misure. L’attenuazione è molto più rilevante per i fotoni provenienti da profondità maggiori che per quelli che provengono dalla superficie del bersaglio. Questo effetto è detto heel effect. Il problema si può minimizzare utilizzando un filtro compensatore. Filtraggio della componente di bassa energia Se non ci fosse filtrazione lo spettro sarebbe una linea retta che interseca l’asse delle ascisse nel punto corrispondente alla massima energia radiabile, ovvero a quella dell’elettrone incidente. SPETTRO DI RAGGI X Spettro continuo di fotoni di frenamento Fotoni di bassa energia eliminati Raggi X caratteristici Filtraggio della componente di bassa energia Se non ci fosse filtrazione lo spettro sarebbe una linea retta che interseca l’asse delle ascisse nel punto corrispondente alla massima energia radiabile, ovvero a quella dell’elettrone incidente. Tuttavia i fotoni X vengono filtrati naturalmente dal materiale circostante (pareti del tubo, finestra di uscita,…). Ulteriori filtri vengono aggiunti per filtrare ulteriormente la componente molle. Filtri appiattitori Di piombo, tungsteno, uranio, acciaio, alluminio servono per uniformare su tutta l’estensione del campo l’ intensità di fotoni X che alle alte energie di un trattamento è piccata nella direzione in avanti. FASCIO di ELETTRONI COLLIMATORE variabile DIMENSIONI del CAMPO DI TRATTAMENTO elettroni Allargamento del fascio di elettroni FOGLI DIFFUSORI per allargare il fascio e ottenere una fluenza uniforme in tutto il campo di trattamento (sottile, metallico, solitamente di piombo, di spessore tale che la maggior parte degli elettroni siano diffusi anziche’ frenati; tuttavia permane un fondo di contaminazione di raggi X.) PER CONFORMARE LA DOSE Per migliorare la distribuzione della dose al volume bersaglio si può: 1. Utilizzare una tecnica a più campi contrapposti: la regione viene irradiata non con un unico campo di irradiazione bensì con diversi fasci 2. Utilizzare spessori (in materiale tessuto equivalente) o fasci schermati in alcune parti 3. Utilizzare modificatori del fascio (cunei) per rendere la dose più omogenea PER CONFORMARE LA DOSE BLOCCHI in piombo COLLIMATORI LAMELLARI VOLUME TUMORALE lamelle VOLUME TUMORALE campo di irradiazione COME E QUALE DOSE VIENE VIENE EFFETTIVAMENTE ASSORBITA NEL PAZIENTE? MISURE DI DOSE: FANTOCCIO I dati sulla distribuzione di dose sono quasi interamente ricavati da misure in fantocci di materiali tessuto-equivalenti, tali cioè da approssimare le proprietà di assorbimento della radiazione tipiche dei tessuti umani e grandi abbastanza da riprodurre gli effetti di diffusione del corpo umano. Solo raramente è possibile misurare la distribuzione di dose in pazienti trattati. Poichè non è sempre possibile far lavorare i rivelatori di radiazione in acqua, sono stati sviluppati anche fantocci solidi e asciutti. La dose depositata nel paziente come in qualsiasi mezzo attraversato varia con la profondità. Questa variazione dipende dall’energia del fascio, dalla profondità, dalla distanza dalla sorgente, dal sistema di collimazione del fascio… Misure dose-profondità CURVE ISODOSE La distribuzione dose-profondità lungo l’asse centrale non è sufficiente a caratterizzare il deposito di dose in 3 dimensioni. Per rappresentare variazioni volumetriche e planari della dose assorbita si fa ricorso alle curve isodose, linee che uniscono punti di uguale dose assorbita. La dose è maggiore sull’asse centrale del fascio e gradualmente descresce verso i bordi, con l’eccezione di alcuni linac che esibiscono “corni” di alta dose vicino alla periferia del campo, creati dal filtro appiattitore. Vicino al bordo del fascio (penombra) la dose diminuisce rapidamente in funzione della distanza laterale dall’asse del fascio. MISURE DELLA DOSE ASSORBITA DAL FASCIO DI FOTONI BUILD-UP DELLA DOSE, ovvero dose ridotta in superficie e massimo di dose in profondità La fisica del build up della dose si può spiegare come segue: non appena il fascio di fotoni attraversa il paziente o il fantoccio, elettroni di alta velocità sono emessi dalla superficie e dagli strati sottostanti. Questi elettroni depositano la loro energia significativamente lontano dal punto in cui sono emessi. La fluenza di elettroni e la dose assorbita pertanto aumentano con la profondità. Nel contempo però la fluenza di fotoni diminuisce con la profondità poichè il fascio di fotoni si attenua e quindi la produzione di elettroni diminuisce. L’effetto netto è che oltre ad una certa profondità la dose comincia comunque a descrescere. COME SI MISURA LA DOSE? GLI STRUMENTI DI MISURA SI BASANO SUI PRINCIPI FISICI DI INTERAZIONE DELLA RADIAZIONE CON LA MATERIA CAMERA A IONIZZAZIONE Misura le cariche elettriche prodotte dalla ionizzazione del gas e raccolte da elettrodi, tra cui è stabilita una opportuna differenza di potenziale. Il fascio di fotoni mette in moto elettroni per effetti fotoelettrico, Compton e produzione di coppie; gli elettroni ionizzano il mezzo; Il fascio di elettroni ionizza direttamente il gas. CAMERA A IONIZZAZIONE All’aumentare della differenza di potenziale tra gli elettrodi la corrente di ionizzazione cresce all’inizio linearmente e poi più lentamente. Fino a che il potenziale è basso (i) la raccolta di ioni è incompleta in quanto gli ioni positivi e negativi tendono a ricombinarsi. Quanto la tensione viene alzata molto sopra la (ii) saturazione gli ioni, accelerati dal campo elettrico, ricevono sufficiente energia da produrre ionizzazione secondaria collidendo con le molecole del gas. Ciò risulta in una rapida (iii) moltiplicazione e la corrente di nuovo dipende fortemente dalla tensione applicata. La camera deve essere usata nella regione di saturazione piuttosto che in quella di moltiplicazione per evitare che piccole variazione della tensione si riflettano in grandi variazioni della corrente. Efficienza di raccolta: rapporto tra il numero di ioni raccolti e il numero di ioni prodotti. Per quanto possibile la tensione di alimentazione deve essere aggiustata in modo tale da dare un’efficienza di collezione del 99%. Se la camera non è isolata risente delle variazioni di temperatura e pressione dell’aria in quanto comunica con l’ambiente esterno. Poichè la densità dell’aria dipende da temperatura e pressione secondo le leggi dei gas, la densità dell’aria nel volume della camera ne dipenderà di conseguenza (aumenta all’aumento di temperatura e pressione). MISURE DI ESPOSIZIONE CON CAMERE A IONIZZAZIONE AD ARIA Alcuni elettroni depositano la loro energia fuori dal volume di raccolta ma d’altra parte altri elettroni prodotti esternamente possono produrre ionizzazione all’interno -> equilibrio elettronico (OK definizione Roentgen) Al crescere dell’energia dei fotoni il range degli elettroni misurati in aria aumenta rapidamente. Questo richiede un aumento della distanza tra gli elettrodi per mantenere l’equilibrio elettronico, il che d’altra parte comporta effetti collaterali (attenuazione in aria, diffusione degli elettroni, riduzione dell’efficienza di raccolta). NON USATE ROUTINARIAMENTE, sostituite da camere a ditale. MISURE DI DOSE CON CAMERE A DITALE (THIMBLE CHAMBERS) - Esterni di grafite o plastica A150 - Volume raccolta tipico: 0.6cc - Cavo coassiale che sia porta il segnale sia alimenta la camera. Lo strumento a cui è collegato permette sia di alimentarla sia di leggerla; la lettura dà la carica raccolta (nell’ordine dei pC). -Tensione tipica di alimentazione: -250V (regime di ionizzazione) Per misurare la dose in un punto della regione di build up o alla superficie il rivelatore deve essere molto sottile perchè non si verifichi gradiente di dose attraverso il volume sensibile dello strumento. Inoltre lo strumento non deve perturbare il campo di radiazione. Fotoni: La camera va posizionata oltre il build up. Dato il materiale è nota la profondità di build up. Sia nel fantoccio solido, sia nella vasca d’acqua sono possibili varie profondità di misura. Ci sono anche slitte che permettono di fare una scansione sul piano x-y. Per gli elettroni si usano anche camere a elettrodi piani. MISURE DI DOSE CON CAMERE A IONIZZAZIONE Per mezzo di un fattore di calibrazione dose/carica la lettura restituisce: - dose in aria (bisogna allora calcolare la dose in acqua corrispondente) - direttamente la dose in acqua Poichè la densità varia con temperatura e pressione bisogna correggere dalle condizioni di taratura a quelle di misura. MISURE DI DOSE CON RIVELATORI A STATO SOLIDO o Dosimetri a termoluminescenza (LiF, Li2B4O7, CaF2): molti materiali cristallini manifestano termoluminescenza ovvero quando vengono irraggiati una piccola frazione dell’energia assorbita è immagazzinata nel reticolo cristallino e viene “restituita” sotto forma di luce visibile se il materiale viene riscaldato. CONTRO: non sono possibili letture on line o Diodi al silicio: si tratta sostanzialmente di giunzioni p-n: una giunzione p-n si ottiene affiancando un cristallo drogato p con un cristallo drogato n. PRO: alta sensibilità, risposta istantanea, piccole dimensioni, vantaggi rispetto alle camere a ionizzazione Poichè l’energia richiesta per produrre una coppia elettrone-lacuna nel silicio è 3.5 eV, comparata ai 34 eV richiesti per ionizzare l’aria e poichè la densità del silicio è 1800 volte la densità dell’aria, la corrente prodotta per unità di volume è 18000 volte maggiore in un diodo che in una camera a ionizzazione. Quindi un diodo, anche con poco volume di raccolta, può fornire un segnale significativo. RADIAZIONI UTILIZZATE IN RADIOTERAPIA Le radiazioni sono generate da 1. Acceleratori lineari 2. Ciclotroni 3. Betatroni 4. Radionuclidi In passato: Kilovoltage units, acceleratore di Van de Graaf ACCELERATORI CIRCOLARI Compattezza costruttiva Impiegati oltre che per la generazione di fasci terapeutici anche per la produzione di radioisotopi, ottenuti indirizzando contro un opportuno bersaglio il fascio estratto dall’acceleratore. Ne parleremo durante il corso di fisica delle macchine per medicina nucleare RADIONUCLIDI: TELECOBALTOTERAPIA TELECOBALTOTERAPIA Radionuclidi come il radio 226, il cesio 137 e il cobalto 60 sono stati usati come sorgenti di raggi gamma per teleterapia. I raggi gamma sono emessi dal radionuclide che decade. radionuclide Vita media (y) Energia (MeV) Attività specifica (Ci/g) Radio 226 1.622 0.83 0.98 Cesio 137 30.0 0.66 50 Cobalto 60 5.26 1.17,1.33 200 Di tutti i radionuclidi il cobalto 60 è quello che più si presta per teleterapia per la più alta attività specifica e la maggiore energia media dei fotoni emessi. Il 60Co viene prodotta irradiando 59Co con neutroni in un reattore. Il 60Co decade in 60Ni con l’emissione di particelle β di energia massima 1.32 MeV e di due fotoni di energie 1.17 e 1.33 MeV. La sorgente, usualmente di forma cilindrica (dimensioni di 1-2 cm) o di disco o di pallet, è contenuta all’ interno di capsule di acciaio inossidabile. The double welded seal è necessario per contenere perdite radioattive. I raggi β vengono assorbiti nelle capsule con conseguente emissione di fotoni di bremsstrahlung e di raggi X caratteristici. Questi ultimi, di energie medie di 0.1 MeV, non contribuiscono apprezzabilmente alla dose nel paziente perchè sono fortemente attenuati nel materiale della sorgente e della capsula. L’altro “contaminante” sono i raggi γ di bassa energia prodotti dall’ interazione dei fotoni primari con la sorgente, la capsula, l’alloggiamento della sorgente e il sistema di collimazione. Il fatto che la sorgente non sia puntiforme complica la geometria del fascio e dà origine alla cosidetta penombra geometrica. • Esercizio: il 60Co decade emettendo radiazioni beta con un tempo di dimezzamento di 5.27 anni nel 60Ni, che a sua volta emette raggi gamma pronti (cioe’ dopo un tempo quasi nullo). Calcolare la massa di una sorgente di 60Co da 1000 Ci.