Trieste Cronaca I MERCOLEDÌ 29 SETTEMBRE 2010 ARCO SOLUTIONS, SPIN-OFF UNIVERSITARIO PIANETA Chimica ambientale Servizi e consulenze con un pool di esperti SCIENZE Senil, il gruppo che svela i segreti delle proteine Unisce ricercatori di Sissa e Sincrotrone: analizzano i comportamenti delle molecole di CRISTINA SERRA Isolano le proteine, le immobilizzano in posizioni particolari su speciali supporti e poi, usando queste costruzioni, cercano di capire quali sono le differenze tra le proteine prodotte da cellule sane e quelle che l’organismo genera durante una malattia. A sviluppare tali tecniche di punta sono i ricercatori del gruppo Senil (Sissa Elettra Nanoinnovation Laboratory) i quali, dal 2004, usano sofisticati microscopi a forza atomica (Afm) per studiare materiali biologici in condizioni assai simili a quelle presenti in un organismo vivente, dove le proteine sono immerse nei fluidi corporei e mai all’asciutto. «Studiamo la biologia sott’acqua – scherza Giacinto Scoles, responsabile del gruppo Senil per la Sissa, già docente a Princeton e attualmente professore onorario alla Temple University dove è diventato docente Matteo Castronovo, primo ex-alunno di Senil – per ricreare condizioni sperimentali quanto più simili alla realtà». Corresponsabile di Senil è Loredana Casalis, pure lei reduce da Princeton, che coordina il laboratorio Nanostrutture Il Centro ha tre sedi Coinvolti 61 governi L’Icgeb, Centro internazionale di ingegneria genetica e biotecnologia, è un’organizzazione internazionale sviluppatasi sotto l’egida delle Nazioni Unite con lo scopo di fornire alla comunità internazionale un centro d’eccellenza per la ricerca e la formazione in biotecnologia, con particolare attenzione alle necessità dei Paesi in via di sviluppo. Due le sedi inizialmente individuate: quella in Italia a Trieste e l’altra a Nuova Delhi, in India. Dal 2007 se n’è aggiunta una terza, a Città del Capo, in Sud Africa. Sono 61 i governi attivi nell’ambito dell’Icgeb. A dirigere la sede di Trieste è il professor Mauro Giacca. Il direttore generale dell’Icgeb è Francisco Baralle. Studi avanzati e uso della luce Giacinto Scoles, responsabile del gruppo Senil per la Sissa, già docente a Princeton e oggi anche professore onorario alla Temple University al Sincrotrone Elettra. Casalis guida un gruppo di cinque persone a cui si uniscono, di volta in volta, studenti della Sissa o dell’Università di Trieste. «In questi sei anni – dice - abbiamo imparato a manipolare con precisione Dna e proteine. Ora riusciamo ad ancorare su un substrato, di solito una sottilissima lamina d’oro, tappeti di un migliaio di molecole per volta: creiamo attor- Il gruppo Senil (Sissa Elettra Nanoinnovation Laboratory) riunisce ricercatori della Sissa e del Sincrotrone Elettra. La Sissa è la Scuola internazionale superiore di studi avanzati, che assicura approfondimenti in fisica, matematica e neuroscienze, anche fino al titolo di PhD. Il Sincrotrone Elettra è un laboratorio nazionale di ricerca chiamato a fornire un servizio scientifico a gruppi italiani e internazionali, utilizzando la luce prodotta da sorgenti di luce di sincrotrone e dei Fel (Free electron lasers). no ad essi una palizzata in cui le assi (le molecole, ndr) sono distanziate a piacere. Poi facciamo interagire queste strutture con altre molecole e vediamo se il tappeto dietro la palizzata cambia forma o altezza». Dal suo comportamento, i ricercatori deducono quel che accade in condizioni fisiologiche. Una ricerca pubblicata solo in parte, sulla quale c’è pertanto un doveroso 21 Così appaiono i tappeti di molecole per le applicazioni mediche, in una ricostruzione tridimensionale riserbo, ha dimostrato che una famiglia di enzimi chiamati di restrizione – che riconoscono e tagliano specifiche sequenze di Dna, e solo quelle si comporta diversamente da quanto ipotizzato in passato. «Abbiamo capito – dice Scoles, che funge da consulente scientifico del gruppo – che per questi enzimi non è tanto importante il punto di contatto con il Dna, quanto il tempo che trascorro- no vicino al Dna assieme alla densità delle molecole che devono tagliare. La loro biologia è magnifica e complessa, come mi ha insegnato Arturo Falaschi, grande scienziato e amico scomparso da poco». Non mancano filoni più squisitamente medici: proteine diverse vengono immobilizzate su uno stesso substrato e usate per catturare eventuali anticorpi presenti Figlio della Start Cup 2008, ARCo Solutions (Ambiente Ricerca Consulenze e Soluzioni sostenibili) è il neonato spin-off dell’Università di Trieste che propone servizi high-tech per le imprese e consulenze specialistiche nel settore della chimica ambientale, con particolare attenzione (ma non solo) alla valutazione di emissioni di polvere, sostanze odorigene e/o tossiche in atmosfera. Costituitosi ufficialmente il 13 settembre scorso con un budget di partenza davvero minimo (10mila euro) e formato da quattro persone fisiche e due società, ARCo Solutions opera dall’interno del Dipartimento di Scienze chimiche dell’Università di Trieste, scoccando le proprie frecce sul territorio nazionale grazie a una rete già solida di rapporti con le università di Bari, Bologna, Milano, Venezia e Napoli, con Emissioni industriali spin-off nazionali e industrie dei settori energetico e manifatturiero. «Nel nostro team abbiamo chimici, ingegneri ed esperti di politiche ambientali», dice Gigi Barbieri, chimico ambientale tra i soci fondatori. «Offriamo consulenze ad amministrazioni pubbliche, industrie, privati e proponiamo soluzioni specifiche ai problemi. Nel caso delle polveri sottili, gestiamo l’intera filiera: dal campionamento, all’analisi del particolato, all’ottimizzazione di tecnologie di mitigazione. Inoltre, forniamo assistenza alle imprese che devono adeguarsi alle normative previste dal regolamento Reach». Ambiente significa anche biorisanamento di siti contaminati, o studi per allestire barriere verdi per inquinanti che si disperdono nell’aria. «Ma svolgiamo anche ricerca, e testiamo strumenti innovativi per aziende Usa», sottolinea Barbieri. «Il nostro sogno? Mettere in rete persone che vogliono mettersi in gioco, impegnandosi nella real economy e promuovendo questo territorio». Il sito web dello spin-off è www.arcosolutions.eu. (c.s.) nel sangue, per fare analisi precise nel campo delle allergie o di malattie quali la celiachia e il diabete. Queste ricerche hanno fruttato il premio Borsellino della Sibpa per la miglior tesi di biofisica negli ultimi due anni a Fouzia Bano, la studentessa che le ha portate a termine. Ci sono poi le ricerche sui prioni che causano le encefalopatie (mucca pazza), seguite da Barbara Sanavio, brillante studentessa della Sissa, e su una proteina del Parkinson. Spiega Casalis: «Costruiamo chip di proteine fissando su qualche migliaio di micron quadrati la proteina alfa sinucleina, che nel Parkinson forma aggregati dannosi. Poi la facciamo interagire, un micron quadrato alla volta, con centinaia di farmaci e studiamo il suo cambiamento di forma». Si tratta di studi relativamente poco costosi, se confrontati ad altri, che tuttavia necessitano di finanziamenti: «Fondi europei, regionali e istituzionali per circa 100mila euro l’anno ci aiutano nel quotidiano», dice Casalis. «Ma per avviare le ricerche abbiamo beneficiato di circa 200mila euro, investiti inizialmente dalla Sincrotrone Trieste nei microscopi e nelle attrezzature». © RIPRODUZIONE RISERVATA FILO DIRETTO CON I PAESI IN VIA DI SVILUPPO Icgeb in prima linea nella prevenzione dei virus Lo scienziato Alessandro Marcello alla Conferenza mondiale di Venezia di MATTEO UNTERWEGER Monitoraggio continuo. Per evitare di farsi trovare impreparati nel caso di arrivo di nuove pandemie. L’eco dell’appello lanciato a Venezia nel corso della VI Conferenza mondiale sul futuro della scienza sul tema dei virus ha raggiunto anche Trieste, dove l’Icgeb – il Centro internazionale di ingegneria genetica e biotecnologie – è da anni impegnato in prima linea anche nella ricerca legata allo specifico ambito della virologia. All’appuntamento, organizzato dalle fondazioni Umberto Veronesi, Silvio Tronchetti Provera e Giorgio Cini, ha partecipato anche LE EPIDEMIE «L’Italia è un potenziale punto d’entrata per queste malattie visti la sua posizione geografica e il clima» Alessandro Marcello, responsabile proprio del laboratorio di virologia molecolare dell’Icgeb. I contenuti della conferenza si sono concentrati sulle epidemie virali, innescate spesso dalle stesse attività dell’uomo: deforestazione, trasporti, spostamenti di popolazioni. Le infezioni vengono inizial- mente trasmesse dalle zanzare, spesso in Africa. Il contagio dell’Europa è poi una conseguenza, come chiarisce Marcello: «Proprio l’Italia è un potenziale punto d’entrata – spiega – per queste malattie alla luce della sua posizione geografica e delle sue condizioni climatiche». Grazie a un’attenta opera di controllo costante, alcune malattie sono state fortunatamente circoscritte: «Nel 2008 la febbre Chikungunya ha toccato la zona dell’Emilia Romagna – prosegue il virologo – mentre l’anno scorso in Veneto ci sono stati dei casi di virus West Nile». Ma i rischi di pandemia si sono concretati in altre situazioni a livello mondiale, come no- A sinistra Alessandro Marcello. A destra, la sede di Trieste del Centro internazionale di ingegneria genetica e biotecnologie to: l’influenza suina e l’evoluzione dell’aviaria arrivata dal Messico hanno messo a rischio la salute di milioni di persone. L’Icgeb, attraverso l’attività nelle sue tre sedi (oltre a quella triestina, a Nuova Delhi e a Città del Capo), ha come primaria finalità la ricerca indirizzata ad aiutare i Paesi in via di sviluppo. In questo senso, da tempo è stata avviata «una collaborazione con il laboratorio di virologia di Maiduguri in Nigeria – prosegue Marcello -. È sempre più una necessità quella di spostare il monitoraggio in tutti i Paesi membri dell’Icgeb, che in questa direzione ha avuto un ruolo pionieristico». Come specificato nel corso della conferenza di Venezia, le pandemie vanno scovate laddove muovono i primi passi, dove cioè «è più probabile che la trasmissione da animale a uomo avvenga», è stato uno dei messaggi più chiari rimbalzati nel corso del vertice fra esperti. Sulla base Innoweek, sinergie fra regione e Vojvodina concrete opportunità di collaborazione su temi molto attuali, come il rapporto tra alimentazione e salute» - Innoweek, da parte italiana, ha visto la partecipazione anche di Area Science Park, Università di Udine, Polo tecnologico di Pordenone e del Centro di ecologia teorica ed applicata di Gorizia, oltre ad alcune aziende ad elevato profilo tecnologico come Insiel, Teorema e ItalTbs. Da parte locale, invece, alla settimana di incontri, conferenze e appuntamenti di matching, erano presenti il già citato politecnico, l’Agenzia per la promozione degli investimenti, le facoltà di Scienze, Agraria e Medicina dell’Università di Novi Sad, il parco tecnologico di Versac e l’Insitute for fields and vegetables crops. Uno dei settori dove più concrete paiono le opportunità di collaborazione è quello dell’energia: produzioni da biomassa, gli studi sul biodiesel e il bioetanolo e le analisi Galileo. Koch. Pasteur. Marconi. Fleming. Ricerca e sperimentazione non appartengono solo al mondo d’oggi. La ricerca è impegno altruistico e generoso nei per lo sfruttamento delle grandi riserve d’acqua calda contenute nel sottosuolo della Vojvodina sono stati tre dei filoni di maggiore interesse approfonditi sia a livello scientifico sia in termini economici. Accanto all’energia, grande attenzione è stata rivolta alle applicazioni tecnologiche per l’agricoltura e per l’agroalimentare: dagli studi per la definizione di una varietà di grano più resistente all’attacco dei parassiti e in grado di adattarsi meglio ai cambiamenti climatici a quelli sull’alimentazione di qualità per gli allevamenti animali, fino alla prevenzione dell’obesità infantile. «Innoweek è un ulteriore tassello del percorso che l’intero sistemaFvg sta portando avanti qui in Vojvodina ormai da tempo», fa notare Silvia Acerbi, vicepresidente di Informest, che ha coordinato assieme alla Regione l’iniziativa. «Stiamo lavorando per fare rete – aggiunge Acerbi – alimentan- confronti di tutta l’umanità e imprime svolte provvidenziali al vivere civile. Incoraggiarla significa optare per un vero progresso del benessere sociale. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corso di aggiornamento su Ogm e rischi correlati REALTÀ DEL FRIULI VENEZIA GIULIA ALLA SETTIMANA DELL’INNOVAZIONE IN SERBIA Biotecnologie, biomedicale, Ict, agroalimentare, energia. Il sistema della ricerca targato Friuli Venezia Giulia si è presentato con tutto il suo potenziale a Innoweek, la settimana dell’innovazione promossa a Novi Sad, conclusasi venerdì scorso, per rafforzare la collaborazione in campo economico e scientifico con la Vojvodina, la regione più dinamica della Serbia. Lo dimostrano alcuni numeri: 100 milioni di investimenti pubblici e privati in materia di ricerca e sviluppo e un politecnico, quello di Novi Sad, frequentato da 11mila studenti. Non a caso, Cristina Pedicchio, presidente del Centro di biomedicina molecolare (Cbm) di Trieste ha sottolineato come «la Vojvodina disponga di un capitale umano di ottimo livello e di alcuni istituti di ricerca molto competenti e già attivi da tempo in ambito comunitario». Oltre a Cbm - che ha «individuato di tale principio si è mosso il giovane ricercatore americano Nathan Wolfe che in Africa ha creato la Global virus forecasting initiative: si tratta di una rete di laboratori attrezzati per riuscire a identificare i virus animali potenzialmente pericolosi per l’uomo. A fianco, Silvia Acerbi, vicepresidente di Informest do un confronto su temi cruciali quali quelli della formazione, degli investimenti in ricerca e sviluppo e in innovazione». Da segnalare, infine, il grande interesse degli operatori locali per il ruolo di Area Science Park. «Abbiamo illustrato scopi e potenzialità dei parchi scientifici nello stimolare competitività territoriale – racconta Gabriele Gatti, direttore della pianificazione strategica di Area -. E la settimana trascorsa a Novi Sad si è rivelata un’utile occasione per imbastire concrete collaborazioni con le istituzioni serbe». Nicola Comelli La Fondazione lo crede da sempre. L’analisi del rischio derivante dal rilascio ambientale di Ogm (Organismi geneticamente modificati) è il tema al centro di un corso di aggiornamento altamente specializzato, organizzato dall’Icgeb in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare, apertosi lunedì scorso, alla presenza del sottosegretario triestino Roberto Menia. Il quale si è soffermato sul «ruolo determinante della ricerca scientifica, il cui utilizzo sostenibile sta ormai diventando un parametro di valutazione nella definizione delle nuove gerarchie internazionali che, sempre più, indicano la conoscenza quale fattore fondamentale per lo sviluppo di un territorio rispetto, ad esempio, alla presenza di materie prime». Obiettivo del corso, come affermato dal direttore della Biosafety Unit dell’Icgeb Decio Ripandelli, è quello di valutare il rischio dal punto di vista tecnico, scientifico e legislativo, grazie alla presenza a Trieste di alcuni dei più importanti esperti mondiali di Ogm che presenteranno le più recenti linee guida e novità del settore a ricercatori e ufficiali governativi dei Paesi in via di sviluppo e con economie in transizione.