L’accordo sul capitale del 1988
Slides tratte da:
Andrea Resti
Andrea Sironi
Rischio e valore
nelle banche
Misura, regolamentazione, gestione
Egea, 2008
Rischio e valore nelle banche
L’accordo sul capitale del 1988
AGENDA
• L’accordo sul capitale del 1988
• Il coefficiente patrimoniale
• Le ponderazioni per il rischio
•Le attività incluse nel coefficiente patrimoniale
•I limiti dello schema del 1988
•Conclusioni
•Esercizi
© Resti e Sironi, 2008
2
Rischio e valore nelle banche
L’accordo sul capitale del 1988
L’accordo sul capitale del 1988
• L’accordo del 1988 è stato recepito dalle autorità nazionali di oltre 100 paesi,
inclusa l’Unione Europea
• Originariamente era obbligatorio solo per le banche internazionali
• Con l’accordo si voleva
Molte autorità nazionali (tra cui la UE) lo resero
obbligatorio per tutte le istituzioni creditizie
60%
arrestare la riduzione
50%
del grado di
patrimonializzazione
40%
delle banche
USA
Regno Unito
Svizzera
Requisito di Basilea del 1988
Glass - Steagall
Act
30%
Evoluzione del
rapporto fra
capitale e attivo
per alcuni
sistemi bancari
Abbandono della
Parità del dollaro
20%
10%
0%
1830 1840
© Resti e Sironi, 2008
1988
Accordo di Basilea
1850
1860
1870
1880
1890
1900
1910
1920
1930
1940
1950
1960
1970
1980
1990
3
2000
Rischio e valore nelle banche
L’accordo sul capitale del 1988
L’accordo sul capitale del 1988
• Tre necessità alla base dei requisiti patrimoniali uniformi su scala
internazionale:
2.
1.
Rendere più certa la solvibilità delle banche,
scoraggiandole dall’assumere rischi eccessivi
Garantire la solvibilità delle istituzioni
controllate da gruppi bancari esteri
3. Superare le distorsioni competitive legate
a diverse normative nazionali (level playing field)
Ad esempio le banche giapponesi, erano accusate
di operare con una dotazione di capitale
significativamente inferiore ai loro concorrenti del G-10
Vantaggio Competitivo
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Rischio e valore nelle banche
L’accordo sul capitale del 1988
Il coefficiente patrimoniale
• Le banche dovevano rispettare un rapporto minimo del 8% tra il
“patrimonio di vigilanza” e le attività ponderate per il rischio:
patrimonio di vigilanza
(regulatory capital)

RC
 8%
Ai  wi
i
attività i-esima
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relativa ponderazione
per il rischio
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Rischio e valore nelle banche
L’accordo sul capitale del 1988
Il Patrimonio di vigilanza
• Il patrimonio di vigilanza (RC) è suddiviso in due componenti:
Patrimonio di base
o tier 1 capital
Patrimonio supplementare
o tier 2 capital
Poste più “pregiate”,
elevata capacità di proteggere
i terzi dalle perdite
Strumenti maggiormente
assimilabili a debito
Capitale azionario versato, riserve palesi, alcuni fondi generali
(non legati alla copertura di specifiche perdite, come il fondo per
rischi bancari generali) e alcuni strumenti innovativi di capitale
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Rischio e valore nelle banche
L’accordo sul capitale del 1988
Il Patrimonio di vigilanza
Gli strumenti innovativi di capitale, come le preference shares sono inclusi nel
tier 1 purché:
 Garantiti e non rimborsabili anticipatamente su richiesta degli investitori
 Con natura permanente
 L'eventuale rimborso anticipato su iniziativa dell'emittente non possa
avvenire prima che di 5 anni dall'emissione (comunque autorizzato
dall'autorità di vigilanza)
 Se in un dato periodo non avviene il pagamento della remunerazione
prevista, il diritto sia perso definitivamente
 Assorbano le perdite della banca senza procedura di liquidazione o
fallimento
 Siano subordinati a tutti gli altri creditori ordinari e subordinati
Non possono rappresentare più di una determinata quota del
patrimonio di base
Per questo vengono detti Lower tier 1
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Rischio e valore nelle banche
L’accordo sul capitale del 1988
Il Patrimonio di vigilanza
• Per ottenere il patrimonio di base va dedotto dalle voci precedentemente
elencate l'avviamento e le eventuali altre poste previste dalle autorità di vigilanza
nazionali
• Patrimonio supplementare (tier 2)
Riserve da rivalutazione
Prestiti subordinati ordinari
Fondi rischi
Riserve occulte
(undisclosed reserves)
Strumenti ibridi di patrimonializzazione
Riserve occulte: speciali riserve alimentate con profitti dopo le imposte non
distribuiti e non evidenziate in bilancio, devono essere libere e immediatamente
disponibili per fronteggiare perdite future impreviste
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Rischio e valore nelle banche
L’accordo sul capitale del 1988
Il Patrimonio di vigilanza
Riserve da rivalutazione: sono legate alla rivalutazione di cespiti
originariamente registrati al costo storico. Possono essere già evidenziate in
bilancio o anche solo latenti (connesse a plusvalenze potenziali - considerabili al
45%)
Accantonamenti generali e fondi generali per rischi su crediti: voci del
passivo create per far fronte a perdite non ancora identificate. Computabili nel
Tier2 fino al 1,25% dell'attivo ponderato per il rischio
Strumenti ibridi di patrimonializzazione: uniscono caratteristiche
tipiche delle azioni ed altre tipiche del debito. Requisiti minimi:
 Interamente versati, non garantiti e subordinati ai restanti debiti;
 Non rimborsabili su iniziativa del creditore e senza autorizzazione
dell'autorità di vigilanza;
 Abbattibili a fronte di perdite senza procedura di liquidazione
 Remunerazione periodica almeno differibile in caso di profitti non
adeguati della banca
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Rischio e valore nelle banche
L’accordo sul capitale del 1988
Il Patrimonio di vigilanza
Prestiti subordinati ordinari: titoli di debito non garantiti, con durata almeno
5 anni e il cui rimborso è subordinato, in caso di dissesto, al soddisfacimento dei
restanti creditori. Negli ultimi 5 anni prima della scadenza, l’importo
computabile va ridotto del 20% all’anno
Non possono essere abbattuti a fronte di perdite senza
mettere in liquidazione la banca e non possono
superare il 50% del patrimonio di base (sono perciò
detti “lower tier 2”)
Dal patrimonio supplementare vanno dedotte le previsioni di dubbi
esiti sui crediti, le minusvalenze su titoli.
Il patrimonio supplementare non può eccedere
il patrimonio di base (50% del patrimonio complessivo)
Le partecipazioni in altre istituzioni finanziarie
vanno sottratte al 50% dal Tier 1 e al 50% dal Tier 2
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Rischio e valore nelle banche
L’accordo sul capitale del 1988
Il Patrimonio di vigilanza
• Al patrimonio di vigilanza può essere assimilato il tier 3 capital, dato dal debito
subordinato a breve scadenza non computabile come tier 2
Solo per il rispetto del requisito
patrimoniale relativo ai rischi di mercato
• I prestiti subordinati inclusi nel tier 3 devono rispettare le seguenti condizioni:
 Devono essere interamente versati, non garantiti e subordinati a tutti i
restanti debiti
 Durata originaria minima = almeno due anni
 No rimborso anticipato, salvo approvazione dell'autorità di vigilanza
 Clausola di lock in = la banca sospende il rimborso del capitale e/o il
pagamento degli interessi (che vengono differiti) quando il patrimonio
scende al di sotto dei requisiti patrimoniali minimi, maggiorati del 20%
Il tier 3 non può eccedere il 250% del patrimonio di
base destinabile alla copertura dei rischi di mercato
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Rischio e valore nelle banche
L’accordo sul capitale del 1988
Il Patrimonio di vigilanza
Principali componenti del patrimonio di
vigilanza
(a) Upper Tier 1:
- Capitale versato / azioni ordinarie
- Riserve palesi (es. sovrapprezzo azioni o utili non distribuiti)
(b) Lower Tier 1:
- Strumenti innovativi di capitale (non oltre il 15% del tier 1)
(c) = (a)+(b) Patrimonio di base o tier 1 (almeno il 4% delle attività ponderate)
(d) Upper Tier 2:
- Riserve occulte
- Riserve di rivalutazione
- Accantonamenti a fondi generali per rischi su crediti
- Strumenti ibridi di patrimonializzazione
(e) Lower Tier 2:
- Prestiti subordinati ordinari (non oltre il 50% del tier 1)
(f) = (d)+(e) Patrimonio supplementare o tier 2 (non oltre il patrimonio di base)
(g) Deduzioni:
- Avviamento (dedotto da tier 1)
- Investimenti in banche e simili non consolidati (dedotti da patrimonio totale)
(c)+(f)-(g) = Patrimonio di vigilanza (almeno l’8% delle attività ponderate)
(h) Tier 3 (valido solo per i rischi di mercato):
- Prestiti subordinati a breve scadenza (non oltre il 250% del tier 1 per i rischi di mercato)
Fonte: (Basel Committee on Banking Supervision 1988) e successive modifiche
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Rischio e valore nelle banche
L’accordo sul capitale del 1988
Le ponderazioni per il rischio
• Secondo l’accordo del 1988 alle attività a rischio venivano assegnate le
seguenti ponderazioni:
 0% per la cassa e i crediti verso l’ Unione Europea e
verso governi e banche centrali dei Paesi OCSE;
 20% per i crediti verso banche e pubblica
amministrazione dei Paesi OCSE;
 50% per i mutui ipotecari concessi per l’acquisto di
immobili residenziali;
 100% per le attività verso il settore privato e verso
altri soggetti dei Paesi non OCSE, le partecipazioni,
gli investimenti in prestiti subordinati e in
strumenti ibridi di patrimonializzazione non
dedotti dal patrimonio di vigilanza.
© Resti e Sironi, 2008
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Rischio e valore nelle banche
L’accordo sul capitale del 1988
Le attività incluse nel coefficiente patrimoniale
• Le attività incluse nella determinazione del coefficiente patrimoniale
(denominatore formula slide 5) sono sia quelle "sopra la linea" (on-balance
sheet) che “sotto la linea” (off-balance-sheet), come i crediti di firma, i
contratti a termine e gli altri derivati OTC
Le poste fuori bilancio vengono considerate per un ammontare
pari al loro “equivalente creditizio” (loan equivalent exposure)
Crediti di firma: l’equivalente
creditizio si ottiene moltiplicando il
valore nominale per un fattore di
conversione tanto più elevato
quanto maggiore è la probabilità di
un’effettiva esposizione per cassa
© Resti e Sironi, 2008
Derivati OTC:
si rimanda al
capitolo 17
14
Rischio e valore nelle banche
L’accordo sul capitale del 1988
Le attività incluse nel coefficiente patrimoniale
Fattori di conversione creditizi per le attività fuori bilancio
Fattore di
Tipo di esposizione fuori bilancio
Conversione
0%
Impegni prontamente e incondizionatamente cancellabili.
20%
Impegni con scadenza originaria non superiore all’anno.
Impegni a breve termine autoliquidanti legati a operazioni commerciali
(es. crediti documentari su merci che fungono da garanzia).
50%
Impegni con scadenza originaria superiore all’anno.
Impegni collegati a operazioni non finanziarie (performance bonds, bid
bonds, garanzie e lettere di credito stand-by collegate a particolari
transazioni).
Crediti documentari accordati e confermati. Crediti emessi in appoggio
all'emissione di titoli. Altri impegni a erogare credito (aperture di credito
inutilizzate) con scadenza superiore a 1 anno.
100%
Sostituti diretti del credito (fideiussioni, accettazioni, lettere di credito
stand-by irrevocabili). Cessioni di attività pro-solvendo, con rischio di
credito a carico della banca.
Fonte: (Basel Committee on Banking Supervision 1988)
© Resti e Sironi, 2008
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Rischio e valore nelle banche
L’accordo sul capitale del 1988
Limiti dello schema del 1988
Focus sul solo rischio di credito – Vengono ignorati i restanti rischi, in
particolare il rischio di tasso, di mercato e operativo.
Nel 1996, un emendamento ha esteso i requisiti
patrimoniali obbligatori anche ai rischi di mercato
Scarsa differenziazione del rischio – I crediti verso imprese private
commerciali e industriali hanno tutte la stessa ponderazione (100%).
Si assoggettavano al medesimo requisito
patrimoniale imprese con rating diversi.
Le esposizioni verso Paesi non-OCSE venivano considerate più rischiose di quelle
verso i Paesi OCSE: la Cina, paese non-OCSE rating A2, era trattata come più
rischiosa rispetto alla Turchia, Paese OCSE rating Ba3
Limitato riconoscimento del legame tra scadenza e rischio di credito
– Un’esposizione creditizia presenta un minore grado di rischio diverso in quanto
minore è la vita residua.
Il comitato di Basilea riconosceva un limitato “sconto” sul
requisito patrimoniale solo ad alcune poste a breve termine
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16
Rischio e valore nelle banche
L’accordo sul capitale del 1988
Limiti dello schema del 1988
Mancato riconoscimento della diversificazione di portafoglio –
portafogli costituiti da un elevato numero di esposizioni ben diversificate richiedono
lo stesso ammontare di patrimonio di portafogli concentrati su pochi clienti
Limitato riconoscimento degli strumenti di risk mitigation –
l’accordo riconosce soltanto parzialmente i benefici connessi all’utilizzo di garanzie
o di derivati creditizi.
In generale, i rischi misurati in base all’Accordo del 1988 sono molto diversi da
quelli stimati sulla base di modelli interni, e ciò apre la strada a…
…arbitraggi
regolamentari
Si accrescono le esposizioni caratterizzate
da un requisito patrimoniale inferiore a
quanto misurato dai modelli interni
Vengono cedute a terzi le esposizioni caratterizzate da un
requisito patrimoniale superiore al grado di rischio effettivo
© Resti e Sironi, 2008
17
Rischio e valore nelle banche
L’accordo sul capitale del 1988
Conclusioni
• Nonostante i limiti, l’accordo del 1988 è riuscito a frenare la riduzione
della capitalizzazione delle grandi banche
16
1988
14
1996
12
Punti %
10
8
6
4
2
Dal 1988 al 1996,
il coefficiente
patrimoniale
medio delle
principali banche
è aumentato in
tutti i principali
paesi
economicamente
sviluppati,
esclusi Germania
e Giappone
0
Francia
Germania
© Resti e Sironi, 2008
Italia
Giappone
Svezia
Svizzera Regno Unito
Usa
18
Rischio e valore nelle banche
L’accordo sul capitale del 1988
Conclusioni
Coefficiente medio delle principali banche internazionali (punti %)
18
18
17
17
16
16
15
15
Olanda
14
13
Svizzera
Svezia
14
Belgio
Canada
12
Regno Unito
Usa
13
12
11
Media G-10
11
Germania
Francia
10
10
Giappone
Italia
9
9
8
8
1994
1995
1996
1997
© Resti e Sironi, 2008
1998
1999
2000
2001
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
19
Rischio e valore nelle banche
L’accordo sul capitale del 1988
Esercizi/1
1. Quale
tra i seguenti
regolamentare?
a.
b.
c.
d.
casi
rappresenta
un
arbitraggio
Una banca opera in modo da accrescere il proprio patrimonio
di vigilanza senza che vi sia un corrispondente incremento di
rischio.
Una banca opera in modo da ridurre il suo patrimonio di
vigilanza senza che vi sia una corrispondente riduzione di
rischio.
Una banca opera in modo da modificare la composizione del
suo patrimonio di vigilanza in modo tale da ridurre il costo
medio ponderato del passivo.
Una banca opera in modo tale da vendere o cartolarizzare attivi
a cui era associato un requisito patrimoniale nullo.
© Resti e Sironi, 2008
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Rischio e valore nelle banche
L’accordo sul capitale del 1988
Esercizi/2
2. Si considerino i seguenti dati per Banca Alfa e si calcoli il suo
capitale di vigilanza.
Elementi patrimoniali
Importo
(milioni di euro)
Azioni ordinarie
50
Riserve per utili non distribuiti
18
Preference shares
20
Riserve da rivalutazione
20
Prestiti subordinate perpetui con cedola differibile
20
Prestiti subordinati decennali con vita residua di 6 anni
60
© Resti e Sironi, 2008
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Rischio e valore nelle banche
L’accordo sul capitale del 1988
Esercizi/3
3. Si considerino i seguenti dati (contenuti nella tabella della slide a
pagina 23) per Banca Alfa e si calcoli il suo attivo ponderato per
il rischio. Usando i risultati dell’esercizio 2, si calcoli inoltre il
coefficiente patrimoniale della banca ed il quoziente tra
patrimonio di base e attivi ponderati per il rischio. Infine, si
verifichi l’adeguatezza dei due coefficienti così calcolati.
© Resti e Sironi, 2008
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Rischio e valore nelle banche
L’accordo sul capitale del 1988
Esercizi/3
Attivi per cassa
Prestiti a imprese non finanziarie
Mutui a persone fisiche su immobili residenziali
Mutui a società garantiti da immobili commerciali
Prestiti a banche del Regno Unito
Prestiti a banche di Paesi non Ocse
Buoni del Tesoro Britannici
Azioni quotate
Contanti
Immobilizzazioni materiali
Attivi per firma
Linee di credito revocabili incondizionatamente a
imprese non finanziarie
Crediti documentari a 6 mesi a imprese non finanziarie
© Resti e Sironi, 2008
Importo (mln di euro)
500
200
100
400
200
100
50
50
150
Importo (mln di euro)
400
100
23
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Capitolo 19