Corriere del Ticino 27 SABATO 10 MAGGIO 2014 A CURA DI TOMMY CAPPELLINI LETTI PER VOI ORTENSIO ZECCHINO Una tragedia imperiale CARLO CATTANEO Ci voleva, questo agile saggio dal sottotitolo: «Federico II e la ribellione del figlio Enrico». Argomento da dotti? Tutt’altro. Il conflitto (finito in tragedia) che oppose l’imperatore svevo al suo erede, re di Germania, deposto e imprigionato per non aver obbedito, suicida nel 1242, è attualissimo. Politicamente e psicologicamente. Salerno editrice, pagg. 100, franchi 11. Del pensiero come principio MARIELLA DE SANTIS Nientemeno che «d’economia pubblica»: questo è il titolo completo del breve scritto (1861) del federalista ed europeista Cattaneo. Si tratta di una riflessione sulla potenza «della libera intelligenza e della libera volontà» nella creazione della ricchezza delle nazioni. Parole sante, di difficile attuazione. Da leggere in vista delle elezioni europee del 25 maggio. Edizioni di Storia e Letteratura, pagg. 96, franchi 11. La cordialità Raccolta di poesie dal 2005 al 2013. Nata a Bari nel 1962, residente a Milano («che ama, pur non essendone innamorata»), collaboratrice radiofonica in patria e all’estero, De Santis medita sulle scelte di vita proprie e altrui («Non ci renderà migliori la disdetta al sogno») con delicatezza («È di nuovo Succòt nel tuo cuore») e buon intuito stilistico. Nomos edizioni, pagg. 128, franchi 17. CULTURA Kunstmuseum Winterthur Lo splendore dell’inarrestabile flusso vitale Le metamorfosi di forme e colori nella serie di dipinti su vetro di Gerhard Richter In cornice Isella di Gilberto ❚❘❙ Lacca su vetro. È la tecnica impiegata da Gerhard Richter per la serie di dipinti «Glas» (2010-13), appartenente alle Staatliche Kunstsammlungen di Dresda e ora in mostra temporanea al Kunstmuseum Winterthur, affiancata dalla serie «Streifen». Perché do per prima cosa indicazioni sul medium, sui materiali? Il motivo è semplice: lacca e vetro, in quanto portatori di luce, coincidono con il principio attivo che suggerirà all’opera il tema di fondo: lo splendore dell’inarrestabile flusso vitale. Ne fa riferimento il titolo interno «Flow». L’intenzionalità sottesa al progetto è infatti quella di darci l’illusione estetica di un mondo che esprime la sua certezza di esserci e durare in forma di translucido, metamorfico corpo di vernice Corpo senza statuti o confini, entità spaziale deterritorializzata, allo stesso tempo immanente e trascendente, reale e possibile. Che è anche il presupposto per una straordinaria festa dello sguardo. Solo un artista refrattario a sterili teorizzazioni sull’arte, interessato soltanto all’oggetto visivo e alla manualità del comporre, e per il quale ciò che importa è «rappresentare qualcosa di meraviglioso», poteva accettare la sfida. Richter non è certo un artista qualunque, alcuni lo definiscono addirittura il più grande della nostra epoca. Nato a Dresda nel 1932, fuggì dalla Germania comunista nel 1961, poco prima dell’innalzamento del muro di Berlino. Dopo aver insegnato per qualche anno all’Accademia d’Arte di Düsseldorf, dal 1983 vive a Colonia. Ha sperimentato i generi più diversi, in un processo creativo sorprendente, mai pago di sé. Ha osato contaminare, sviluppando particolari intuizioni delle avanguardie primonove- IL PROGETTO L’illusione estetica di «Flow», qui in un quadro della serie del 2013. centesche, l’opera pittorica con quella fotografica, cercando a lungo il segreto del visibile nell’esilissima paratia che separa il reale dal suo simulacro immaginale, la foto. Foto in dissolvenza, foto dipinte. A commento della serie Glas vorrei parafrasare un noto adagio di Wittgenstein: ciò di cui non si può parlare, si può solo mostrare in forme pittoriche. Descrivere i componenti di un Flow, nella loro specificità, è infatti impresa tutt’altro che banale. Parole come linea, contorno e simili andrebbero sempre virgolettate, ma non per questo risulterebbero più eloquenti. Il tradizionale rapporto colore/forma, su cui s’imperniano i codici dell’arte occidentale nell’ultimo Richter diventa assai problematico. Colori e forme si implicano reciprocamente, in maniera edonistica. Si ha l’impressione talvolta che la forma, nelle sue brillanti vibrazioni, rappresenti una sorta di variabile cromatica, quasi un’emanazione del colore o l’avventura di pieghe che esso stesso genera. Osserviamo l’opera. Sull’asse orizzontale un’onda gialla stratificata sembra indirizzarsi verso luoghi dove l’atmosfera si raffredda e incupisce, i misteriosi ospizi del tramonto. Increspature, tagli, venature, villi asimmetrici, oscure lacune prospettiche, il comprimersi dell’imponente massa fino a divenire ansa tra sponde policrome e ombrose, quasi a sostenerne la pressione. Ansa inesorabile, simile a una pulsione cosmica spazializzata. Forse incontreremo lì, in quell’armonioso spasmo sul lato sinistro del dipinto, il fuoco dell’evento. Punto d’appoggio per manifestazioni figurali da ascrivere a un’unica entità, a quella sinfonia alchemica che, densa al pari di re- (© Gerhard Richeter. Köln; Kunstmuseum Wintherthur) sina o lava, fluisce sotto i nostri occhi. Ciò che affiora nell’insieme, in forma di arabesco oscillante tra figuratività e astrazione non euclidea non si definisce con parole, ma soltanto attraverso il gesto pittorico e in base alla durata di quell’accadimento. Nel versare grumi pastosi di lacca sul vetro, Richter è consapevole che il risultato dell’operazione dipenderà da un concorso di caso e intenzionalità. Aleatoria è la dinamica della colata, intenzionale e creativo è per contro l’atto di interromperla al punto giusto, di imprimere al magma la solarità di un’idea. Penso alla solarità di quel giallo che si snoda ritmicamente nel dipinto riprodotto, dando l’impressione di non volersi mai sedimentare per davvero. Perché nel loro continuo apparire e nascondersi, le cose che richiamano la natura aliena non si sedimentano mai. ❚❘❙ il museo Il Kunstmuseum Winterthur possiede una delle più ricche collezioni d’arte moderna in Svizzera, compreso il gabinetto delle stampe. Un posto di rilievo è riservato all’arte francese tra fine Ottocento e primo Novecento, con opere di Van Gogh, Monet, Vuillard, Bonnard, Vallotton. Le avanguardie storiche, tra cubismo e surrealismo, annoverano capolavori di Braque, Picasso e Klee, mentre l’arte contemporanea è rappresentata degnamente da artisti come Richter e Merz. Info: www.kmw.ch. Riscoprire l’anticonformismo di Rosetta Leins La Pinacoteca Züst di Rancate dedica fino al 17 agosto una mostra alla pittrice ticinese ROSETTA LEINS L’artista, scomparsa nel 1966, in vita è stata considerata fra le migliori pittrici svizzere. ❚❘❙ Solitamente chi entra nella Sala dei Matrimoni di Lugano non nota, o allora solo di fretta, il grande affresco che copre tre pareti, dipinto dalla pittrice ticinese Rosetta Leins. Strano il suo destino. Considerata in vita una delle migliori pittrici svizzere, alla sua morte il suo nome e alcune sue importanti opere scompaiono quasi completamente per 50 anni, circoscritti a uno sparuto gruppo di estimatori e collezionisti. Con la rassegna che si apre oggi a Rancate, la Pinacoteca Cantonale Züst colma la lacuna e offre un primo contributo per la riscoperta di quest’artista anticonformista, mettendo in luce le tappe più importanti del suo percorso artistico. Le opere dei primi anni Trenta sono influenzate dal postimpressionismo francese, da Utrillo, Gauguin e Matisse. Rientrata in Ticino la Leins si sistema a Ascona, attratta dagli stimoli culturali che il borgo offriva e dalle personalità internazionali che lo frequentavano (in particolare Otto Lüssi che diventa il suo maestro e la induce a presentarsi alle esposizioni artistiche). A partire dalla metà degli anni Trenta le esposizioni (in tutto quasi una novantina) si susseguono a ritmo serrato in spazi pubblici e privati, sia in Ticino sia Oltralpe. La frequentazione delle gallerie d’arte zurighesi le apre le porte del collezionismo privato. La sua celebrità è tuttavia legata al già citato ciclo della Sala dei Matrimoni del Palazzo Civico di Lugano, dedicato alla famiglia e al lavoro, che risente dell’influenza dei primitivi toscani, Giotto, Masaccio e Piero della Francesca. Il percorso artistico di Rosetta Leins nasce e si sviluppa in ambito figurativo; tuttavia alcuni lavori della metà degli anni Cinquanta, in particolare quelli per la Cappella della Casa per anziani Belsoggiorno di Ascona, mostrano un’adesione al neocubismo. In 30 anni di indefessa attività, Rosetta Leins ha dipinto paesaggi (inizialmente influenzata dalla pittura francese, con gli anni la pittura di paese in- contra quella di figura, prendendo tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta la strada della sperimentazione), nature morte e ritratti, eseguito affreschi e mosaici e è stata attiva nel campo dell’illustrazione. La rassegna presenta le opere della Leins suddividendole in tre categorie principali: i paesaggi sia ticinesi (di cui fu tra le interpreti più ispirate) sia internazionali, le nature morte e fiori, le commissioni pubbliche e le opere religiose. Un lavoro certosino reso ancor più difficoltoso e pertanto degno di nota dall’impossibilità di accedere all’archivio privato della pittrice. SANDRO MONTI