Corriere del Ticino
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SABATO 10 MAGGIO 2014
A CURA DI
TOMMY CAPPELLINI
LETTI
PER VOI
ORTENSIO ZECCHINO
Una tragedia imperiale
CARLO CATTANEO
Ci voleva, questo agile saggio dal sottotitolo:
«Federico II e la ribellione del figlio Enrico».
Argomento da dotti? Tutt’altro. Il conflitto (finito in
tragedia) che oppose l’imperatore svevo al suo
erede, re di Germania, deposto e imprigionato per
non aver obbedito, suicida nel 1242, è attualissimo.
Politicamente e psicologicamente.
Salerno editrice, pagg. 100, franchi 11.
Del pensiero come principio
MARIELLA DE SANTIS
Nientemeno che «d’economia pubblica»: questo è il
titolo completo del breve scritto (1861) del
federalista ed europeista Cattaneo. Si tratta di una
riflessione sulla potenza «della libera intelligenza e
della libera volontà» nella creazione della ricchezza
delle nazioni. Parole sante, di difficile attuazione. Da
leggere in vista delle elezioni europee del 25 maggio.
Edizioni di Storia e Letteratura, pagg. 96, franchi 11.
La cordialità
Raccolta di poesie dal 2005 al 2013. Nata a Bari
nel 1962, residente a Milano («che ama, pur non
essendone innamorata»), collaboratrice radiofonica
in patria e all’estero, De Santis medita sulle scelte di
vita proprie e altrui («Non ci renderà migliori la
disdetta al sogno») con delicatezza («È di nuovo
Succòt nel tuo cuore») e buon intuito stilistico.
Nomos edizioni, pagg. 128, franchi 17.
CULTURA
Kunstmuseum Winterthur
Lo splendore dell’inarrestabile flusso vitale
Le metamorfosi di forme e colori nella serie di dipinti su vetro di Gerhard Richter
In
cornice
Isella
di Gilberto
❚❘❙ Lacca su vetro. È la tecnica impiegata
da Gerhard Richter per la serie di dipinti
«Glas» (2010-13), appartenente alle
Staatliche Kunstsammlungen di Dresda
e ora in mostra temporanea al Kunstmuseum Winterthur, affiancata dalla serie
«Streifen». Perché do per prima cosa indicazioni sul medium, sui materiali? Il
motivo è semplice: lacca e vetro, in
quanto portatori di luce, coincidono con
il principio attivo che suggerirà all’opera
il tema di fondo: lo splendore dell’inarrestabile flusso vitale. Ne fa riferimento il
titolo interno «Flow». L’intenzionalità
sottesa al progetto è infatti quella di darci
l’illusione estetica di un mondo che
esprime la sua certezza di esserci e durare in forma di translucido, metamorfico
corpo di vernice Corpo senza statuti o
confini, entità spaziale deterritorializzata, allo stesso tempo immanente e trascendente, reale e possibile. Che è anche
il presupposto per una straordinaria festa dello sguardo. Solo un artista refrattario a sterili teorizzazioni sull’arte, interessato soltanto all’oggetto visivo e alla manualità del comporre, e per il quale ciò
che importa è «rappresentare qualcosa
di meraviglioso», poteva accettare la sfida. Richter non è certo un artista qualunque, alcuni lo definiscono addirittura il
più grande della nostra epoca. Nato a
Dresda nel 1932, fuggì dalla Germania
comunista nel 1961, poco prima dell’innalzamento del muro di Berlino. Dopo
aver insegnato per qualche anno all’Accademia d’Arte di Düsseldorf, dal 1983
vive a Colonia. Ha sperimentato i generi
più diversi, in un processo creativo sorprendente, mai pago di sé. Ha osato
contaminare, sviluppando particolari
intuizioni delle avanguardie primonove-
IL PROGETTO L’illusione estetica di «Flow», qui in un quadro della serie del 2013.
centesche, l’opera pittorica con quella
fotografica, cercando a lungo il segreto
del visibile nell’esilissima paratia che separa il reale dal suo simulacro immaginale, la foto. Foto in dissolvenza, foto dipinte. A commento della serie Glas vorrei parafrasare un noto adagio di
Wittgenstein: ciò di cui non si può parlare, si può solo mostrare in forme pittoriche. Descrivere i componenti di un
Flow, nella loro specificità, è infatti impresa tutt’altro che banale. Parole come
linea, contorno e simili andrebbero sempre virgolettate, ma non per questo risulterebbero più eloquenti. Il tradizionale
rapporto colore/forma, su cui s’imperniano i codici dell’arte occidentale
nell’ultimo Richter diventa assai problematico. Colori e forme si implicano reciprocamente, in maniera edonistica. Si
ha l’impressione talvolta che la forma,
nelle sue brillanti vibrazioni, rappresenti
una sorta di variabile cromatica, quasi
un’emanazione del colore o l’avventura
di pieghe che esso stesso genera. Osserviamo l’opera. Sull’asse orizzontale
un’onda gialla stratificata sembra indirizzarsi verso luoghi dove l’atmosfera si
raffredda e incupisce, i misteriosi ospizi
del tramonto. Increspature, tagli, venature, villi asimmetrici, oscure lacune
prospettiche, il comprimersi dell’imponente massa fino a divenire ansa tra
sponde policrome e ombrose, quasi a
sostenerne la pressione. Ansa inesorabile, simile a una pulsione cosmica spazializzata. Forse incontreremo lì, in quell’armonioso spasmo sul lato sinistro del dipinto, il fuoco dell’evento. Punto d’appoggio per manifestazioni figurali da
ascrivere a un’unica entità, a quella sinfonia alchemica che, densa al pari di re-
(© Gerhard Richeter. Köln; Kunstmuseum Wintherthur)
sina o lava, fluisce sotto i nostri occhi.
Ciò che affiora nell’insieme, in forma di
arabesco oscillante tra figuratività e
astrazione non euclidea non si definisce
con parole, ma soltanto attraverso il gesto pittorico e in base alla durata di
quell’accadimento. Nel versare grumi
pastosi di lacca sul vetro, Richter è consapevole che il risultato dell’operazione
dipenderà da un concorso di caso e intenzionalità. Aleatoria è la dinamica della colata, intenzionale e creativo è per
contro l’atto di interromperla al punto
giusto, di imprimere al magma la solarità
di un’idea. Penso alla solarità di quel
giallo che si snoda ritmicamente nel dipinto riprodotto, dando l’impressione di
non volersi mai sedimentare per davvero. Perché nel loro continuo apparire e
nascondersi, le cose che richiamano la
natura aliena non si sedimentano mai.
❚❘❙ il museo
Il Kunstmuseum Winterthur
possiede una delle più ricche
collezioni d’arte moderna in
Svizzera, compreso il gabinetto delle stampe. Un posto di
rilievo è riservato all’arte francese tra fine Ottocento e primo
Novecento, con opere di Van
Gogh, Monet, Vuillard, Bonnard, Vallotton. Le avanguardie storiche, tra cubismo e surrealismo, annoverano capolavori di Braque, Picasso e Klee,
mentre l’arte contemporanea è
rappresentata degnamente da
artisti come Richter e Merz.
Info: www.kmw.ch.
Riscoprire l’anticonformismo di Rosetta Leins
La Pinacoteca Züst di Rancate dedica fino al 17 agosto una mostra alla pittrice ticinese
ROSETTA LEINS L’artista, scomparsa nel 1966, in vita
è stata considerata fra le migliori pittrici svizzere.
❚❘❙ Solitamente chi entra nella Sala
dei Matrimoni di Lugano non nota, o allora solo di fretta, il grande
affresco che copre tre pareti, dipinto dalla pittrice ticinese Rosetta
Leins. Strano il suo destino. Considerata in vita una delle migliori
pittrici svizzere, alla sua morte il
suo nome e alcune sue importanti
opere scompaiono quasi completamente per 50 anni, circoscritti a
uno sparuto gruppo di estimatori
e collezionisti. Con la rassegna che
si apre oggi a Rancate, la Pinacoteca Cantonale Züst colma la lacuna
e offre un primo contributo per la
riscoperta di quest’artista anticonformista, mettendo in luce le tappe più importanti del suo percorso
artistico. Le opere dei primi anni
Trenta sono influenzate dal postimpressionismo francese, da
Utrillo, Gauguin e Matisse. Rientrata in Ticino la Leins si sistema a
Ascona, attratta dagli stimoli culturali che il borgo offriva e dalle
personalità internazionali che lo
frequentavano (in particolare Otto
Lüssi che diventa il suo maestro e
la induce a presentarsi alle esposizioni artistiche). A partire dalla
metà degli anni Trenta le esposizioni (in tutto quasi una novantina) si susseguono a ritmo serrato
in spazi pubblici e privati, sia in
Ticino sia Oltralpe. La frequentazione delle gallerie d’arte zurighesi
le apre le porte del collezionismo
privato. La sua celebrità è tuttavia
legata al già citato ciclo della Sala
dei Matrimoni del Palazzo Civico
di Lugano, dedicato alla famiglia e
al lavoro, che risente dell’influenza dei primitivi toscani, Giotto,
Masaccio e Piero della Francesca.
Il percorso artistico di Rosetta
Leins nasce e si sviluppa in ambito
figurativo; tuttavia alcuni lavori
della metà degli anni Cinquanta,
in particolare quelli per la Cappella della Casa per anziani Belsoggiorno di Ascona, mostrano un’adesione al neocubismo. In 30 anni
di indefessa attività, Rosetta Leins
ha dipinto paesaggi (inizialmente
influenzata dalla pittura francese,
con gli anni la pittura di paese in-
contra quella di figura, prendendo
tra la fine degli anni Cinquanta e
l’inizio dei Sessanta la strada della
sperimentazione), nature morte e
ritratti, eseguito affreschi e mosaici e è stata attiva nel campo dell’illustrazione. La rassegna presenta
le opere della Leins suddividendole in tre categorie principali: i paesaggi sia ticinesi (di cui fu tra le interpreti più ispirate) sia internazionali, le nature morte e fiori, le
commissioni pubbliche e le opere
religiose. Un lavoro certosino reso
ancor più difficoltoso e pertanto
degno di nota dall’impossibilità di
accedere all’archivio privato della
pittrice.
SANDRO MONTI
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Corriere del Ticino, 2014-05-10