Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 79 12 Gennaio 2016 87 Pagine DS4 Crossback Super Premium In listino a partire da 22.600 euro la nuova DS4 assume la nuova immagine di brand e porta con sé tante novità Periodico elettronico di informazione automobilistica Porsche 911 restyling La turbo Carrera Con il restyling la Porsche 911 (991 II) riscopre la sua anima retrò e si rivoluziona dal punto di vista tecnico Speciale Dakar 2016 Argentina e Bolivia I video di ogni tappa, la cronaca, i commenti e le storie della trentottesima edizione del rally più famoso del mondo | PROVA SU STRADA | Nuova Fiat Tipo da Pag. 2 a Pag. 13 All’Interno NEWS: Alfa Romeo Giulietta a trazione posteriore? 6C. in arrivo la 4C con motore V6 | Fiat Toro | Mercedes SLC E. De vita L’autovelox controllerà l’assicurazione | M. Clarke Motori e inquinamento oggi : la marmitta catalitica PROVA SU STRADA NUOVA FIAT TIPO Back to basic In concessionaria con un prezzo d’attacco di 12.500 euro la nuova segmento C Fiat nasce per stravolgere le regole del mercato, in attesa della 5 porte e della SW in arrivo nel 2016. Su strada è confortevole ma tutt’altro che sportiva di Emiliano Perucca Orfei 2 3 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica control, sedile guida con regolazione lombare, bracciolo posteriore e pack sensori. In fase di lancio Fiat prevede un aggressivo prezzo d’attacco per l’allestimento Opening Edition (12.500 euro, poi salirà a 14.500 euro) mentre per la più sofisticata Opening Edition Plus l’abbinamento con il motore più potente e l’allestimento più completo porta il prezzo di listino sino a 19.900 euro. Media Dal vivo: com’è fuori F iat ha scelto di rendere omaggio ad uno dei modelli più conosciuti della sua storia scegliendo il nome Tipo per la nuova berlina a tre e due volumi di segmento C che sarà prodotta anche per l’Italia e l’Europa nello stabilimento turco di Tofaş a Bursa. “Born to be sedan”, così la definiscono in Fiat, la nuova berlina viene per il momento lanciata nella configurazione meno attesa per il nostro mercato - la tre volumi - mentre per quanto riguarda quella che di fatto sarà l’erede della Bravo i disegni del Centro Stile FCA entrerano in produzione presumibilmente nel corso del 2016. Pensata per offire un rapporto qualità/prezzo elevato, attraverso scelte che a Torino classificano con il termine di “realmente di valore” la nuova Fiat Tipo è una quattro porte lunga 4,54 metri, larga 1,78, alta 1,49 sviluppata su un passo di 264 cm. Valori che hanno permesso di fare spazio a 4 La nuova Fiat Tipo, a differenza della sua originale progenitrice, nasce con l’idea di rappresentare una valida ed economica alternativa alle berline a tre volumi di segmento C sui mercati che più apprezzano questo tipo di carrozzeria: pensiamo alla Turchia, all’Est europeo, alla Spagna e altri Paesi dell’area EMEA (Europa, Medio Oriente, Africa) in cui il terzo volume fa ancora status. Paesi forse meno “raffinati” del nostro in termini di esigenze automobilistiche e di disponibilità economica in cui Fiat, però, ha scelto di recitare un ruolo importante andando a proporre una vettura che stilisticamente vanta soluzioni interessanti ma soprattutto è evidentemente realizzata per essere piacevole e bilanciata nelle forme: insomma, non dà l’idea di essere una due volumi a cui è stato aggiunto in corso d’opera il bagagliaio. Buono il livello di finitura, in particolar modo nella versione al top di gamma, ed interessante lo stile della calandra e dei fari posteriori a led: la firma del centro stile italiano si nota tanto che la nuova Tipo non offre di sé un’immagine povera, come invece spesso avviene per le berline di questo segmento. La posizione di guida non è sportiva e non è nemmeno troppo rialzata: è comoda, ben disegnata attorno ad un sedile che non nasce per offrire grande contenimento laterale ma, piuttosto, un buon livello di confort. La visibilità è ampia in ogni direzione, grazie all’ampia superficie vetrata, e nelle manovre di parcheggio si può comunque fare affidamento sui sensori appositi, offerti di serie nell’allestimento superiore. La strumentazione è leggibile, non modernissima cinque persone oltre che ad una capacità di carico di 520 litri. Due le motorizzazioni disponibili al lancio: la prima, a benzina, è la quadricilindrica da 1.4 litri e 95 CV di potenza massima mentre per chi cerca più coppia e potenza Fiat propone il 1.6 turbodiesel Multijet II da 120 CV. Due anche gli allestimenti. Di serie su Opening Edition sei airbag (frontali, laterali e a tendina), ESC con Hill Holder, climatizzatore automatico, sensori di parcheggio posteriori, radio con Bluetooth e comandi al volante, cerchi in lega da 16”, fendinebbia, maniglie e dettagli cromati, finestrini elettrici posteriori, specchietti retrovisori elettrici, sedile guida regolabile in altezza e apertura del baule automatica. Fiat Tipo Opening Edition Plus, invece, alla versione standard spinta dal 1.6 diesel (l’unico disponibile in questo allestimento) aggiunge il sistema multimediale Uconnect con display da 5” e TomTom 3D, volante in pelle, telecamera posteriore, cerchi in lega da 17”, cruise 5 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito per quanto riguarda la presenza di display o informazioni “digitali”: in ogni caso c’è tutto quello che serve. Come si guida La nuova Fiat Tipo è stata sviluppata per andare incontro alle esigenze di mercati estremamente diversi tra loro. Non siamo a livello di una vera world-car ma davvero poco ci manca vista la disparità di esigenze, per intenderci, tra un cliente italiano ed un medio orientale o africano. Questo significa che anche le scelte dinamiche sono state mirate ad offrire un compromesso tra guidabilità e confort anche in contesti tutt’altro che perfetti in termini di qualità stradali. Tradotto in soldoni significa che la Tipo è una vettura più “mansueta” rispetto alla media del segmento, con movimenti di rollio e beccheggio evidenti ma comunque non fastidiosi. Stesso discorso 6 Periodico elettronico di informazione automobilistica Prova vale per lo sterzo, non troppo veloce nella risposta ma sincero nelle sensazioni, e per il reparto frenante che si dimostra di ottimo livello. Il motore ideale per questa vettura è senza dubbio il millesei da 120 CV: la coppia disponibile ai bassi regimi, infatti, rende la Tipo particolarmente piacevole da guidare nella marcia fuori porta assicurando un’ottima dose di spunto anche nella guida cittadina: il tutto con consumi proverbialmente contenuti ed un livello di rumorosità certamente apprezzabile ma comunque non fastidioso. Il millequattro benzina dà l’idea di essere più grintoso, più che altro per la capacità di spingersi oltre i seimila giri, ma in termini di qualità di erogazione richiede un uso del cambio più frequente oltre che un maggior quantitativo di carburante per percorrere lo stesso tratto di strada: passiamo dai 6 l/100 km del turbodiesel agli 8 del benzina. Si tratta comunque di un 7 8 9 10 11 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove motore onesto, scelto per contenere il prezzo di listino e rivolgersi ad una clientela che percorre poche migliaia di km l’anno. In conclusione Gli obiettivi della nuova Fiat Tipo sono molto diversi da quelli della sua antenata progettata ed entrata in commercio sul finire degli anni ‘80. Si tratta di una vettura pensata per rivolgersi ad un mercato internazionale, con esigenze profondamente diverse da quelle del singolo mercato italiano in termini di guidabilità, varietà di scelta motoristica e tipologia di allestimento, ben bilanciate da un prezzo di listino assolutamente interessante per una vettura di questo segmento. Nell’attesa della berlina a cinque porte, che si annuncia interessante in tema di stile, la Tipo può comunque essere valutabile anche nello stivale per tutti coloro i quali non seguono le mode ma cercano una vettura concreta, dal design piacevole e dal prezzo contenuto. 12 13 PROVA SU STRADA DS4 CROSSBACK Super Premium In listino a partire da 22.600 euro la nuova DS4 assume la nuova immagine di brand e porta con sé tante novità per quanto concerne la tecnologia interna e gli allestimenti. In listino anche un inedito allestimento crossover di Emiliano Perucca Orfei 14 15 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica Media P remium già lo era in precedenza ma con l’effettivo distacco dalla gamma Citroen il brand DS ha iniziato un nuovo ed indipendente percorso che ha come principale obiettivo quello di sfidare le Casa tedesche in segmenti molto redditizi ma allo stesso tempo estremamente competitivi...e non solo per quanto concerne le qualità del prodotto. L’immagine di marca, infatti, conta moltissimo nella certificazione del prodotto agli occhi del cliente. Una sfida decisamente interessante quella intrapresa da PSA e che a partire da marzo 2015, con l’introduzione del quasi contemporaneo facelift di molti dei 16 propri modelli, ha colto al balzo l’occasione per introdurre non solo nuovi concetti di stile, ben visibili nei nuovi frontali con calandra e logo DS, ed alcune novità tecniche e tecnologiche pensate per distanziare ulteriormente l’attuale gamma DS da quella del double chevron, con cui hanno convissuto fino a pochi mesi fa. Lunga 428 cm, larga 181 ed alta 150 (passi 261) la DS4 entra in concessionaria a partire da 22.600 euro con dimensioni da segmento C (Audi A3, BMW Serie 1, Mercedes Classe A), un bagagliaio notevole (da 385 a 1.021 litri) ed una dotazione di serie già particolarmente interessante dall’allestimento So Chic (57% del totale) il primo in cui si incontrano anche le motorizzazioni di punta: si va dal- le ruote in lega da 17” al clima bizona passando per il cruise control ed il sistema multimediale con bluetooth. Se qualcuno volesse qualcosa in più è disponibile anche il più ricercato Sport Chic (28.300 euro) che aggiunge a So Chic la selleria misto pelle ed i gruppi ottici anteriori dotati di una architettura LED-xeno. Come al solito per la DS4 è previsto un importante livello di personalizzazione a partire dalla colorazione del tetto - viola, blu, nero o arancio) che per 550 euro va in contrasto con i colori della carrozzeria sino a realizzare 38 combinazioni. Per i più sportivi sono disponibili anche i cerchi in lega da 18” gommati 225/45 con un sovrapprezzo di 600 euro. Più evidenti le modifiche interne. 17 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica apre con i 120 CV (300 Nm) del BlueHDI da 1.6 litri - abbinabile anche all’automatico EAT6 - e si chiude con i 180 CV del 2.0 BlueHDi con cambio automatico EAT6 passando per i 150 dell’unità di pari cilindrata e 180 CV (400 Nm). I consumi dichiarati per la gamma a gasolio vanno da 3,8 l/100 km a 4,3 l/100 km con livelli di emissione di CO2 che oscillano tra i 100 ed i 113 g/km. Dal vivo: com’è fuori La nuova DS4 è sostanzialmente identica alla versione precedente per quanto concerne la fiancata ed il posteriore mentre nella zona anteriore è stato fatto un massiccio lavoro di ristilizzazione per introdurre la nuova calandra con finitura centrale a nido d’ape che d’ora in avanti farà da sfondo al nuovo logo DS. Interessante, Seguendo una filosofia già introdotta dal gruppo PSA con l’i-cockpit di Peugeot 308, i vertici DS hanno scelto di razionalizzare la consolle introducendo un nuovo schermo del sistema multimediale da 7” integrabile (+1.000 euro) con la navigazione satellitare ed il sistema di assistenza online DS attivo H24. Dal display a sfioramento si possono pilotare decine di funzioni anche se alcune delle fondamentali, come quelle legate alla climtatizzazione ed alla radio, sono rimaste legate ai normali pulsanti. Tra le possibilità offerte dal nuovo multimedia system si fa notare la presenza di Android Auto ed Apple Car Play che permettono la massima integrazione della stragrande maggioranza degli smartphone in circolazione. Tra gli elementi legati alla personalizzazione si fanno notare anche i rivestimenti in pelle: il livello più “prezioso”, in listino a 4.300 euro, è talmente raffinato da richiedere 8 ore di lavoro 18 per gli amanti del genere, la versione Crossback: con pochi ritocchi i designer francesi sono riusciti a regalare un’immagine ancor più personale ed in linea con le esigenze di un pubblico che ha già dimostrato di apprezzare operazioni di questo genere nel contesto di altri brand premium. Un’operazione di stile ben riuscita quella del restyling di DS4, che dona alla segmento C francese un look al passo coi tempi ed un’immagine più fresca nell’attesa (almeno 3 anni) di una DS4 sviluppata da 0 secondo quelli che saranno i canoni di stile DS. Dal vivo: com’è dentro Il lavoro di “sviluppo” degli interni che ha interessato il restyling della DS4 si fa davvero notare ed ora l’abitacolo della berlina francese appare manuale per essere realizzato vista la copertura integrale anche di plancia e pannelli porta. Novità della gamma la DS4 Crossback: più alta di 30 mm e caratterizzata da alcune finiture di stampo fuoristradistico, come i codolini passaruota in tinta nera opaca, la Crossback mira ad offrire una diversa chiave di lettura della segmento C DS ad un pubblico che apprezza il senso dell’avventura offerto dai SUV pur cercando nella DS vantaggi pratici in termini di costi e di dimensioni. La gamma motori prevede, tra i benzina, il tre cilindri turbo PureTech da 1.2 litri e 130 CV (230 Nm di coppia massima) e due declinazioni del quadricilindrico THP 1.6: quello da 165 CV, abbinato al solo cambio automato EAT6 a sei marce, e l’inedita versione da 210 CV abbinato al manuale a sei marce. Consumi ed emissioni vanno da 5,1 a 5,9 l/100 km con livelli di emissione compresi tra i 119 ed i 138 g/km. La gamma diesel si 19 20 21 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica già a partire dai bassi e medi regimi. Un motore davvero molto completo a cui manca solamente un po’ di “voce” nell’abitacolo, in grado di spingere forte quando ci si vuole divertire: aspetto, quest’ultimo, che trova riscontro in un assetto piuttosto rigido (e poco confortevole, ma la colpa è anche dei cerchi da 18”) che compensa una certa altezza del corpo vettura. Buono l’impianto frenante, non velocissimo lo sterzo, e preciso il cambio a sei marce, la DS4 più potente in listino non è nemmeno troppo assetata se si guida con un po’ di accortezza: il muro dei 13 km/litro può essere raggiunto abbastanza facilmente. Discorso diverso per la Crossback, che abbiamo provato con la motorizzazione BlueHDi da 180 CV: più alta e quindi maggiormente incline al rollio rispetto alla DS4 standard, la versione che strizza l’occhio al mondo delle crossover e sportutility rimane una vettura decisamente guidabile anche se caratterizzata da un limite in curva più moderno, razionale ma allo stesso tempo tecnologicamente avanzato. La presenza dello schermo da 7”, del resto, aiuta moltissimo sotto questo punto di vista ma quello che più colpisce è la razionalizzazione dei comandi della consolle centrale a tutto vantaggio di una miglior percezione qualitativa. Ben costruita e rifinita con cura la DS4 dimostra di essere davvero molto curata soprattutto se abbinata al costoso interno in pelle completo: la plancia rivestita con le cuciture a contrasto è davvero un elemento di pregio come del resto si fanno apprezzare i sedili rivestiti con una pelle di altissima qualità disposta elegantemente come il braccialetto di un orologio. Lo spazio riservato ai bagagli è ampio mentre per chi siede dietro la DS4 non è molto ospitale: i posti non sono larghissimi, anche se c’è parecchio spazio per la testa, ma soprattutto i finestrini sono bloccati per dare seguito al concetto di coupé con due porte in più con cui è stata concepita sin dall’inizio. Notevole il sistema 22 multimediale: realizzato con la collaborazione di Magneti Marelli il sistema nella sua declinazione più spinta - ovvero quella dotata di DS online e navigatore - si dimostra molto completo ed in grado di interagire davvero bene con gli smartphone android ed apple: oltre alle funzionalità di mirrolink è anche possibile sfruttare a pieno i servizi di ricerca ed assistenza vocale proposti di default da entrambe le compagni americane. Come si guida Con la nuova DS4 i vertici DS hanno voluto dare un bel po’ di brio in più al loro alto di gamma e così, a fianco dei comunque interessanti motori d’accesso pensati per offrire basti costi d’esercio e prestazioni comunque interessanti, al vertice dell’offerta si posiziona il nuovo THP in declinazione da 211 CV. Millesei turbo il motore che già si è fatto notare su numerosi modelli della gamma PSA dimostra di avere come al solito un gran bel carattere offrendo una spinta interessante 23 24 25 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Prova leggermente più basso. Elemento, quest’ultimo, che si baratta volentieri sul fronte del confort di bordo che sulla Crossback appare superiore a quello della versione da cui deriva. Il turbodiesel da 180 CV vanta una bella spinta ed un ampio arco di utilizzo e si dimostra ben accoppiato al cambio automatico con convertitore di coppia di derivazione Aisin: il sei marce è molto veloce nelle cambiate sportive ma sa essere anche molto confortevole nella guida di tutti i giorni, con tempi di cambiata che quasi raddoppiano (a tutto vantaggio del confort) quando si va a passeggio. Un cambio talmente performante da sembrare strana la scelta di DS di non adottare le palette al volante, invece in uso alle cugine di pari segmento del Gruppo. Anche in questo caso bassi i consumi reali: senza esagerare si possono oltrepassare i 18 km/l. In conclusione La nuova DS4 rappresenta una scelta interessante per chi cerca una vettura di segmento C con caratteristiche di lusso e qualità molto elevate ma decisamente atipica per quanto concerne stile e, naturalmente, brand. Una scelta che può distinguere e che può essere interessante anche a livello flotte: in quest’ultimo caso il millesei turbodiesel da 120 CV, contestualizzato nell’allestimento Business, può essere una scelta davvero azzeccata. Peccato solamente per l’assenza di alcuni sistemi di sicurezza come l’antitamponamento o il cruise contro attivo. Del resto il progetto è nato poco prima della rapida diffusione di questi sistemi anche nel segmento C. 26 27 PROVA SU STRADA PORSCHE 911 RESTYLING (991 II) La turbo Carrera Con il restyling la Porsche 911 (991 II) riscopre la sua anima retrò e si rivoluziona dal punto di vista tecnico. Il nuovo boxer turbo è una vera furia degli elementi e le quattro ruote sterzanti sono una goduria. Peccato solo per il sound... di Matteo Valenti 28 29 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica Media unico che l’ha resa così famosa. Né dal punto di vista del piacere di guida, né dell’allungo né tantomeno per quanto riguarda il sound leggendario del “flat-six”. E non vediamo l’ora di scoprire se ci hanno detto la verità. Dal vivo: com’è cambiata fuori con il restyling Ma andiamo con ordine, partendo dallo stile. Solo gli occhi più attenti sapranno riconoscere la 991 II, che introduce soltanto lievi modifiche estetiche e piccole sfiziosità, per veri appassionati. Il frontale si rinfresca con un nuovo paraurti, ancora più pulito rispetto al passato. I nuovi fari introducono la seducente illuminazione diurna a quattro led, mentre i gruppi ottici orizzontali integrati degli indicatori di direzione diventano più sottili ed eleganti. Da notare poi le alette verticali mobili delle prese d’aria, ora più generose, che si aprono o chiudono per favorire di volta in volta il raffreddamento o l’aerodinamica. Le nuove maniglie degli sportelli prive di guscio rendono la Q uello della Porsche 911 della serie 991 è un restyling destinato a lasciare un segno profondo. E che farà discutere. La classica di Zuffenhausen infatti se da un lato rimane fedele alla sua connotazione stilistica - come si addice ad un cult di questo calibro - dall’altro si stravolge dal punto di vista tecnico. I modelli Carrera e Carrera S - ma seguiranno via via tutte le altre versioni, tranne forse la GT3 - dicono per sempre addio ai motori aspirati per dare il benvenuto a nuove unità boxer turbo. Una svolta epocale che può essere paragonata solo al passaggio ai motori raffreddati a liquido nel 1997 con la serie 996. La storia dell’auto dell’auto del resto è sempre stata costellata da rivoluzioni tecniche inarrestabili. E quella della 911 ancora di più. 30 fiancata ancora più sinuosa, mentre la zona posteriore guadagna un sapore decisamente retrò, che guarda alle prime serie della 911. Il merito è della nuova griglia motore a listelli verticali e dei fari, rivisti nelle geometrie interne che ora prevedono quattro luci di stop davvero originali. Arriva però anche un nuovo sistema di scarico (opzionale), ora più classico e allo stesso sportivo, con i due grandi terminali di scarico centrali cromati. E poi alle estremità del paraurti spuntano due inedite prese d’aria, che oltre ad una funzione estetica, hanno il preciso scopo, insieme alla nuova griglia, di soddisfare la “famea d’aria” del sistema di sovralimentazione e dell’intercooler. Dal vivo: com’è cambiata dentro con il restyling Anche all’interno si incontrano alcune piccolegrandi novità. Quella più golosa è senza dubbio il nuovo volante a tre razze in stile 918 Spyder. Quello standard ha un diametro di 375 mm, mentre quello sportivo GT (optional) da 360 mm Questo modello, forse più di ogni altro, è quello che nello spirito e nel design è sempre rimasto fedele a se stesso evolvendosi però nel profondo, generazione dopo generazione, a livello tecnico. Per tutti coloro che stanno già rimpiangendo il boxer aspirato è bene ricordare che questo cammino evolutivo fa parte del gioco. Quando si parla di automobili l’evoluzione è un passaggio obbligato. La corsa ad auto sempre più efficienti dal punto di vista endotermico, ma che allo stesso tempo alzino di volta in volta l’asticella delle prestazioni, costringe i costruttori a percorrere sentieri ben precisi. Ed è per questo che tutte le supercar - con rare eccezioni - si stanno inesorabilmente convertendo al turbo. Con una promessa però, almeno nel caso della 911. Gli ingegneri Porsche infatti garantiscono che la sportiva tedesca, anche in versione sovralimentata, non ha perso nemmeno un briciolo di quel carattere 31 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica gli aspetti impressionanti della scheda tecnica. Il primo è che il valore di coppia massimo ora, grazie alla poderosa sovralimentazione, è disponibile non solo molto in basso (già a 1.700 giri/ min!), ma soprattutto in maniera costante fino a 5.000 giri/min. Il secondo è il regime di rotazione massimo di questo motore, che può spingersi fino a 7.500 giri/min. Un valore altissimo per un motore sovralimentato, che non vuole far rimpiangere l’allungo e il sound del vecchio aspirato. Le prestazioni, grazie al biturbo, non possono che essere ancora più impressionanti. L’accelerazione è migliorata per entrambe di 2 decimi di secondo nello scatto da zero a cento. Per la precisione la Carrera Coupé con PDK e pacchetto Sport Chrono opzionale lo copre in 4,2 secondi mentre la S nella stessa configurazione scende a 3,9 secondi, divenendo la prima è ancora più piccolo e desiderabile. Non manca poi nemmeno l’interruttore Mode (optional riservato al pacchetto Sport Chrono Plus) per selezionare le diverse modalità di guida (Normal, Sport, Sport Plus e Individual) che prevede anche un “tasto magico”. Premendo lo “Sport Response Button” la catena cinematica - motore, cambio, sospensioni - si attiva per offrire la massima risposta possibile per 20 secondi. La novità di sostanza che troviamo all’interno però è il nuovo sistema multimediale PCM (Porsche Communication Management). Molto più moderno e aggiornato rispetto al passato, prevede uno schermo multitouch da 7 pollici davvero sofisticato, che permette anche di inserire caratteri alfanumerici scritti “a mano”. Totale la capacità di integrazione con gli smartphone, anche grazie alla presenza di Apple CarPlay e ai servizi online. Nel vano portaoggetti poi arriva una pratica sorpresa. Basta posizionare qui il proprio telefono 32 Carrera a scendere sotto il muro psicologico dei 4 secondi. Come se non bastasse poi è cresciuta anche la velocità massima: 295 km/h per la Carrera (+ 6 km/h) e 308 km/h per la Carrera S (+ 4 km/h). Con il restyling però la 911 Carrera coglie la palla al balzo per diventare ancora più raffinata dal punto di vista del telaio, prendendo in prestito raffinate tecnologie dalle sorelle più raffinate della famiglia. Le sospensioni attive PASM (Porsche Active Suspension Management) con assetto ribassato di 10 mm diventano per la prima di serie per i modelli Carrera e dietro arriva l’asse posteriore sterzante (optional, ma solo su Carrera S) introdotto inizialmente su 911 Turbo e poi su GT3. Una tecnologia che riflette alla perfezione la filosofia della 911, “supercar per tutti i giorni”, visto che agevola non poco le manovre a bassa velocità (le ruote dietro girano in senso infatti per ricaricarlo senza fili, mentre un’antenna specifica si occupa di mantenere una ricezione sempre perfetta. Tecnica: è l’era della turbo Carrera Ma la vera novità si nasconde nel cuore posteriore a sbalzo della 911 restyling. Qui si nasconde la vera arma della sportiva tedesca, un boxer turbo a sei cilindri che si riduce nella cubatura, in piena ottica downsizing, ma che migliora sotto ogni punto di vista in termini di performance. Sia per la Carrera che per la Carrera S la cilindrata è scesa ora a 3.0 litri (erano 3.4 sulla Carrera e addirittura 3.8 sulla Carrera S) ma grazie alla sovralimentazione biturbo la potenza è cresciuta per entrambe di 20 CV e la coppia di 60 Nm. La Carrera ora quindi ha 370 CV e 450 Nm (prima erano 350 CV e 390 Nm), mentre la Carrera S si spinge fino a 420 CV e 500 Nm di coppia (prima erano 400 CV e 440 Nm). Sono due però 33 34 35 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito opposto a quelle davanti) e migliora nettamente l’agilità nella guida dinamica (ruote posteriori e anteriori sterzano nella stessa direzione). Gli ingegneri Porsche hanno poi previsto un sistema di sollevamento idraulico anteriore che permette di alzare l’anteriore di 40 mm in 5 secondi, preservando il fondo della vettura, per esempio quando si devono affrontare rampe dei garage particolarmente ripide. Cambiano anche i cerchi i lega, che altre ad un nuovo design, sfoggiano misure più generose al posteriore (+ o,5 pollici) e pneumatici ancora più larghi (la Carrera S dietro passa da 295 a 305 mm). Maggiore attenzione è stata dedicata anche ai sistemi di assistenza alla guida. Il Tempostat (optional) ora è in grado anche di frenare dolcemente qualora si superi la velocità prestabilita, per esempio nei tratti in discesa. Il cruise control attivo ACC (optional) poi ora è in grado di “veleggiare” automaticamente, se 36 Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica abbinato al cambio PDK che disinnesca il motore annullando il freno motore non appena possibile. Non mancano poi l’assistenza ai cambi di corsia, che segnala eventuali veicoli presenti nell’angolo morto dello specchietto retrovisore, e la frenata multicollisione. Prezzi un po’ più salati. Ma c’è molto più di serie I prezzi della Porsche 911 restyling partono dai 100.362 euro della Carrera Coupé per salire fino ai 128.300 della Carrera S Cabriolet. In generale il listino è stato ritoccato all’insù di circa 4.000 euro, a fronte però di un equipaggiamento di serie decisamente più ricco e tecnologico rispetto al passato. La 911 è sempre stata una supercar a se stante, senza vere rivali dirette. Da qualche mese però deve vedersela con una nuova arrivata, la Mercedes-AMG GT. Ma con cifre analoghe si possono mettere le mani anche su altri gioielli, seppur con filosofie costruttive e caratteri ben differenti, come Jaguar F-Type V8, Nissan GT-R, Maserati GranTurismo e Aston Martin Vantage. Le nostre impressioni di guida Girare la chiave, rigorosamente a sinistra, come detta la migliore tradizione Porsche, regala ancora un’emozione forte. Soprattutto in un momento in cui le tradizionali chiavi di accensione vengono sostituite da freddi bottoni o smart key da tenere in tasca. Il nuovo flat-six turbo prende vita con un ruggito. Come a mettere subito in chiaro le cose. “E’ sempre lui” - pensiamo subito. Il sound al minimo è rimasto quello dell’inconfondibile boxer tedesco. Siamo su una Carrera S Coupé con il nuovo sistema a quattro ruote sterzanti. E ce ne accorgiamo quando siamo ancora nel parcheggio. In manovra infatti, grazie alle ruote posteriori che girano in senso opposto a quelle davanti, la 911 è diventata incredibilmente agile. Gira in un fazzoletto e dà un bella mano nella guida di tutti i giorni. Un aspetto che ancora una volta conferma la 911 anche come un’auto perfetta per l’utilizzo quotidiano. Il PDK, nella guida tranquilla, è il solito fuoriclasse. Dolce, impercettibile, con logiche di cambiata eccezionali nell’ottica della massima efficienza. Già alle basse andature però ci accorgiamo che qualcosa è cambiato. E’ il fischio delle turbine a farsi sentire, mentre il sound si fa molto più cupo, a tratti un po’ sordo. Piccoli compromessi rispetto alla “pulizia sonora” del vecchio aspirato, che scompaiono però in un millisecondo non appena affondiamo il pedale sul gas.. Selezioniamo la modalità di guida Sport Plus. Le sospensioni attive si fanno più rigide e il PDK cambia anima, trasformandosi in un cannone ad altissima precisione, pronto a 37 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica quattro ruote sterzanti, paradossalmente, si sentono ancora di più sulla Carrera S che sulle estremissime Turbo o GT3. L’asse posteriore dinamico infatti calza a pennello sull’indole della “piccola” della famiglia, che diventa un’arma ancora più affilata in curva, guadagnano al tempo stesso una reattività di sterzo impressionante. Così impressionante che ci vuole più di qualche chilometro per abituarsi a questa sua nuova indole così “felina”. Dieci e lode anche all’elettronica, grazie al raffinato sistema PSM Sport che lascia ampi margini di divertimento continuando però a vigilare nel caso i cui le cose si mettano male. Per intenderci, il retrotreno, complice la gommatura “monstre”, è veramente incollato all’asfalto, ma se lo si desidera, basta poco per iniziare a farlo danzare. Infine una nota doverosa. La 911 Carrera rimane una delle pochissime supercar ad offrire la possibilità di avere un classico cambio manuale. Una scelta forte, per veri puristi, soprattutto quando dall’altra parte c’è un gioiello come il PDK. Ma il 7 marce manuale della Porsche (è sviluppato anch’esso da ZF) è davvero formidabile. Lo abbiamo provato e ve lo sparare le marce una dietro l’altra con una velocità e una violenza impressionante. E poi c’è il motore. Il nuovo boxer turbo è una vera furia degli elementi. Spinge fin da subito con una foga incontenibile e continua a farlo senza mai placarsi anche nella zona alta del contagiri. Perde qualcosina soltanto in alto, ma in compenso regala un allungo notevole, fino a 7.500 giri/min, che non fa rimpiangere il passato. All’inizio, sarà l’abitudine, ci viene da guidarlo al limite, come il vecchio aspirato. Dopo poco però ci accorgiamo che questo motore dà il meglio di sé ai medi. Quindi ora è molto meglio tenere una marcia in più: state certi che, non appena sfiorerete il pedale del gas, avrete a disposizione una valanga di coppia (500 Nm!) nel giro di un istante. Un’erogazione furiosa quindi, a tratti brutale, ma anche piuttosto regolare, senza particolari picchi. In poche 38 assicuriamo: è un cambio che lascia il segno. Gli innesti sono di una precisione disarmante e la frizione non è più granitica come quella delle 911 di inizio millennio. La doppietta automatica in scalata poi è un vero godimento. Insomma avete capito da che parte stiamo, ma anche se il manuale ormai non vi convince più, almeno in questo caso fateci un pensierino. Consumi La 911 Carrera, anche nella vecchia versione aspirata, ci ha sempre sorpreso positivamente per i suoi livelli di consumo. Nella versione turbo però può diventare un vero portento. Viaggiando in maniera tranquilla, godendosi la bellezza della strada e del paesaggio al volante di una Carrera Cabriolet PDK, siamo riusciti a viaggiare nell’ordine dei 9,6 l/100 km (10,4 km/l). Un risultato stupefacente per una sportiva a sei cilindri da 370 CV. Il discorso naturalmente cambia notevolmente quando si guida al limite. Ma del resto si sa, fa parte del gioco, quando si guida una supercar di razza come questa. parole, a qualsiasi regime, la Carrera S morde con ferocia e ha tanta voglia di scalpitare. E poi quando si alza il ritmo, anche il sound torna quasi ad essere coinvolgente come quello di una volta. A patto che la vostra 911 monti il sistema di scarico sportivo opzionale (quello con i due terminali tondi centrali). Senza, dobbiamo ammetterlo, la sportiva tedesca dell’era “turbo” è diventata un po’ diversa. Non silenziosa, per carità. Di volume nell’abitacolo ce n’è a bizzeffe - anche per merito del sound symposer “meccanico” (non è ottenuto tramite l’impianto audio per intenderci) - ma la qualità delle “note” non può essere per forza di cose quella dell’aspirato. Quasi impercettibile poi il ritardo nella risposta. Soltanto i più esigenti noteranno un leggerissimo turbo lag, ma solo quando si guida al limite. La dinamica di guida invece è diventata ancora più esaltante. Le 39 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove Conclusioni Con questo restyling la 911 riscopre la sua anima più retrò, grazie ad alcuni dettagli estetici veramente azzeccati. La vera novità per è il nuovo boxer 3.0 turbo, che convince sotto ogni punto di vista grazie ad una risposta e ad una foga impareggiabile rispetto al vecchio aspirato. Peccato solo per il sound che, specialmente sulle versioni prive di scarico sportivo (opzionale), è diventato più cupo e a tratti meno esaltante. Quale scegliere? Difficile dirlo con una gamma articolata come quella della Carrera. C’è n’è una per tutti i gusti. Sappiate però che il fascino della Cabriolet si paga leggermente in termini di dinamica di guida. Il telaio della versione scoperta infatti, per motivi strutturali, è un po’ meno reattivo rispetto alla coupé e i kg in più (ballano circa 70 kg) si sentono quando si guida di fretta. Il piacere della guida en plein air però impareggiabile, quindi palla al centro e che vinca la migliore. 40 41 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica anticipazione. Il designer FCA Alberto Dilillo recentemente ha confermato ad Auto Express che la prossima generazione della Giulietta sarà realizzata su una versione accorciata del pianale Giulia. Quando viene chiesto se questa scelta tecnica comporterà un modello a trazione posteriore Dilillo risponde: «Tecnicamente è possibile». Proprio come ci aveva detto Marchionne. Naturalmente non possiamo avere la certezza, in questo momento, di una futura Giulietta a trazione posteriore. Anche perché molto dipenderà da quali risultati darà il piano di rilancio Alfa, che partirà con la Giulia. Ma tutti gli indizi, almeno fino ad ora, portano in quella direzione. Del resto Alfa fino ad ora ha continuato a ripetere che la sua rinascita si baserà su modelli a trazione posteriore o integrale. E poi scegliere un’architettura RWD anche per la futura Giulietta permetterebbe al marchio di Arese di staccarsi finalmente del tutto dall’universo Fiat. Un bello smacco per i tedeschi In più Alfa in questo modo potrebbe togliersi anche una bella soddisfazione. Proprio mentre tutti i suoi rivali premium - Audi, Mercedes e BMW - sono passati alla trazione anteriore sui loro modelli di ingresso (anche la prossima Serie 1, purtroppo, si convertirà all’anteriore), il marchio italiano tornerebbe nel segmento C con un modello che rimette al centro il vero piacere di guida, grazie all’architettura RWD. Sarebbe davvero un bello smacco per i tedeschi. Ammesso che uno scenario simile possa davvero realizzarsi, bisognerà comunque avere molta pazienza. L’attuale Giulietta infatti sarà presentata tra pochi mesi aggiornata con un nuovo restyling. Quindi per vedere una prossima generazione bisognerà aspettare almeno due-tre anni. Anche perché al momento gli unici modelli sicuri del piano Alfa rimangono Giulia e il SUV... ALFA ROMEO GIULIETTA A TRAZIONE POSTERIORE? SAREBBE UNO SMACCO PER I TEDESCHI di Matteo Valenti | Nuove indiscrezioni parlano di una futura Alfa Romeo Giulietta a trazione posteriore. Se fosse vero sarebbe un vero smacco per i concorrenti premium tedeschi, passati in blocco all’anteriore nel segmento C N el prossimo futuro Alfa Romeo potrebbe pensare di rimpiazzare la Giulietta con una nuova versione a trazione posteriore. In qualche modo lo aveva già anticipato Sergio Marchionne ai microfoni di Automoto.it, proprio nel giorno di debutto della nuova Giulia Quadrifoglio. Il numero uno di FCA, in merito ad una potenziale Giulietta posteriore, ci aveva confessato: «Ci stiamo pensando. 42 Dobbiamo capire cosa vuole il cliente. Abbiamo la possibilità di farla a trazione posteriore, bisogna vedere se effettivamente è competitiva nel segmento». Potrebbe nascere sul pianale Giulia “accorciato” Ora però arrivano nuove indiscrezioni che non fanno altro che confermare questa 43 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica commercializzato anche in Europa, sarà disponibile in Sud America sia con carrozzeria due porte e due posti che a quattro porte e cinque posti. In quest’ultima variante, lunga 4 metri e 91, si nota la ribaltina posteriore con un’insolita configurazione a doppio battente per l’accesso al vano di carico. La meccanica, invece, dovrebbe derivare in buona parte da quella della Jeep Renegade assemblata nello stesso impianto di Goiana, il più grande al mondo dell’intero Gruppo FCA, dove sono già in fase di assemblaggio i primi esemplari della Toro. Nel comunicato di FCA che accompagna l’anteprima del tre-quarti posteriore del Fiat Toro si legge: «Tratti dinamici e armoniosi caratterizzano la silhouette del mezzo, conferendogli un’impressionante muscolatura e allo stesso tempo leggerezza grazie al proseguimento delle sue linee verso l’infinito. Le luci e i tratti curvilinei del posteriore donano al Toro un’aria contemporanea, urbana e anche alla moda. Al primo impatto non lascia dubbi: comincia una nuova era, inizia una nuova Fiat». FIAT TORO SVELATO IL POSTERIORE DEL NUOVO PICK UP Design originale per il nuovo modello che il marchio italiano lancerà nei primi mesi del 2016 in America latina, ma che potrebbe approdare anche in Europa P rocede la marcia verso il reveal del nuovo pick up Fiat Toro che il marchio italiano commercerà a breve in Brasile. La nuova immagine rilasciata da Fiat rivela il posteriore della vettura che nelle intenzioni del marketing del Lingotto abbinerà la praticità di un cassonato al comfort di un SUV. Il Fiat Toro, che potrebbe essere 44 45 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica Anche gli interni non potevano passare incolumi dal restilyng. Troviamo, adesso, un nuovo volante, più sportivo del precedente, oltre ad un pannello della strumentazione rivisto, nel quale sono stati implementati largamente l’alluminio e finiture che si ispirano alla fibra di carbonio. I sedili, ora, sono rivestiti in Nappa, mentre l’infotainment è gestito da un display da 7”. Non poteva mancare l’Airscarf, per gli irriducibili dell’en-plain-air anche d’inverno Cresce la tecnologia di bordo, che si allinea a quanto offerto dal resto della flotta Mercedes. Viene introdotto, come primo aspetto, il Dymanic Select system, dal quale si possono comandare le impostazioni relative al motore, alla trasmissione, allo sterzo ed al sistema sospensivo della SLC. Troviamo, al retrotreno, la telecamera posteriore, oltre all’Active Brake Assist system. Sotto il cofano, infine, troviamo due motorizzazioni, entrambe equipaggiate con il cambio 9GTronic: la prima è un due litri da 245 cavalli di potenza, equipaggiato sulla SLC300, mentre il top è rappresentato dalla SLC43, sul quale è montato il V6 da 3 litri biturbo, capace di erogare 367 cavalli. Accelerazioni sullo scatto da 0-100 di tutto rispetto per entrambe le versioni: la prima ferma il cronometro in 5.7 secondi, mentre il sei cilindri ne impiega 4.6. La Mercedes SLC sarà disponibile dalla prossima primavera. MERCEDES SLC ECCO IL RESTYLING DELLA SLK di Marco Congiu | Mercedes ha tolto i veli alla SLC. Si tratta, nei fatti, di un profondo restyling della gloriosa SLK, che si allinea ai dettami tecnologici – e di sigle – imposti dalla casa di Stoccarda A nche SLK si allinea ai diktat della casa madre. Nel restilyng 2017, la gloriosa cabrio con tettuccio metallico che fece il proprio debutto sul finire del lontano 1996, presenta un cambiamento di sostanza già nel nome. Si abbandona la K in virtù della C, per dare più uniformità alle denominazioni della casa di Stoccarda. La Mercedes SLC, infatti, altro non è che un sostanzioso restilyng del modello al quale succede. Anche gli interni vengono portati sui binari tracciati dal resto 46 della flotta Mercedes Ridisegnato drasticamente il frontale, che presenta una nuova diamond grille e gruppi ottici rivisitati, nei quali sono stati integrati LED. Anche il retrotreno è stato oggetto delle attenzioni dei designer, con un paraurti più sportivo, un nuovo doppio sistema di scarichi sportivi ed anche in questo caso l’utilizzo dei LED nella fanaleria. Il tettuccio, che dalla casa ci assicurano utilizzare una tecnologia migliore rispetto al modello precedente, si può aprire e richiudere sino ad una velocità di 40 km/h. 47 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica particolare si tratterebbe del V6 da 3.0 litri che oggi Maserati monta su Ghibli in versione sovralimentata. Al momento lo sviluppo della 6C sarebbe già partito. Sembra infatti che sia già stata realizzata una maquette (modello in argilla, ndr) della vettura e che lo studio di design sia quindi stato completato. Rispetto alla 4C, la sorella maggiore 6C dovrebbe essere molto più aggressiva nelle linee, con un design decisamente più affilato, pensato per sottolineare le maggiori prestazioni del modello. Al momento non possiamo sapere se l’Alfa Romeo 6C arriverà per davvero sulle nostre strade. Molto dipenderà infatti dall’andamento delle vendite di 4C ma anche dal lancio di Giulia e del futuro SUV del Biscione. L’idea di una “4C V6” però è una realtà, tanto che il design della vettura sarebbe già stato ultimato. I progettisti Alfa sarebbero stati stuzzicati dalla nuova Lotus Exige Sport 350. Una sportiva filosoficamente vicina alla 6C, con motore V6 sovralimentato da 345 CV. Con la 6C quindi, che avrebbe una potenza non inferiore ai 300 CV, Alfa Romeo potrebbe competere ad armi pari con i rivali di Lotus, ma anche con Porsche, che si appresta a lanciare Boxster e Cayman in versione rivista a quattro cilindri boxer. Insomma, ancora una volta Alfa Romeo torna a farci sognare ad occhi aperti. Ora non resta che incrociare le dita e sperare che la 6C, un giorno non troppo lontano, possa saltare fuori sotto al velo sfilato da Marchionne ad un Salone dell’Auto... CLAMOROSO: ALFA ROMEO 6C IN ARRIVO LA 4C CON MOTORE V6? di Matteo Valenti | Alfa Romeo starebbe sviluppando una versione più spinta e aggressiva della 4C con motore V6 Maserati. Si chiamerà 6C e dovrebbe avere potenza non inferiore ai 300 CV C on la 4C Alfa Romeo ha fatto centro. La produzione fatica a stare dietro agli ordini e i tempi di consegna si dilatano. E’ il segno inequivocabile di un successo, rinvigorito dal recente arrivo della ancor più desiderabile variante Spider. Per gli uomini Alfa però potrebbe essere arrivato il momento di alzare il tiro. Per di più con un 48 colpo di scena, che nessuno si sarebbe mai aspettato. Secondo nostre fonti infatti sembrerebbe che all’Alfa Romeo sia iniziato lo sviluppo di una nuova versione della 4C. Anzi, addirittura di un nuovo modello, ancora più estremo. Sfruttando la stessa monoscocca in fibra di carbonio infatti, gli ingegneri italiani starebbero pensando di dare vita ad un “6C”, quindi con motore a sei cilindri. In 49 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione automobilistica nostro Paese, con proporzioni bibliche e a tratti drammatiche (si parla di circa 4 milioni di veicoli non assicurati – fra due, tre, quattro ruote e veicoli commerciali - che, almeno in parte, circolano sulle nostre strade). Per dare un giudizio finale bisognerà comunque aspettare l’approvazione definitiva, ma a questo punto si possono già fare alcune considerazioni ulteriori e sollevare alcune perplessità. RC e revisione sì, bollo no. Perché? Prima di tutto il sistema di monitoraggio, così come è stato pensato fino ad ora dal legislatore, prende in considerazione revisione e assicurazione, ma non il bollo. Un vero peccato, visto che l’evasione di questa (odiosa ed eterogenea) tassa regionale provoca ogni anno mancate entrate nelle casse delle Regioni per centinaia di milioni di euro (addirittura 800 milioni di euro, secondo l’Aci). Incrociare i dati del resto sarebbe di fatto possibile, visto che il database delle tasse automobilistiche è già oggi completamente informatizzato, anche se gestito dalle Regioni. Come mai non si è pensato di allargare i controlli anche in questo campo? I sistemi di rilevazione non controlleranno anche il bollo E chi circola con targa straniera? Inoltre non si è ancora capito se questa nuova architettura di controllo possa fare qualcosa per arginare, in qualche modo, i pirati-evasori della strada che circolano indisturbati nel nostro Paese con targhe straniere, infischiandosene di regole, di multe, di bolli e perfino di assicurazioni. Un fenomeno allarmante, in crescita costante, contro cui fino ad ora non sembrano essere state prese decisioni efficaci, soprattutto perché mancano controlli periodici, senza i quali non è materialmente possibile scovare gli evasori. Chi viaggia oltre i limiti, infischiandosene delle L’AUTOVELOX CONTROLLERÀ L’ASSICURAZIONE ECCO I NOSTRI DUBBI di Enrico De Vita | Gli autovelox potranno rilevare la validità dell’assicurazione e della revisione. Per dare un giudizio finale bisognerà aspettare l’approvazione definitiva, ma a questo punto si possono già fare alcune considerazioni ulteriori e sollevare alcune perplessità F inalmente il governo ha stabilito, attraverso un emendamento alla Legge di Stabilità 2016 in esame alla Camera, che gli autovelox avranno la facoltà di rilevare la validità dell’assicurazione e della revisione dei veicoli. In attesa che il provvedimento diventi realtà, con l’approvazione definitiva della finanziaria, abbiamo pensato di fare 50 il punto della situazione, per cercare di capire cosa cambierà, di fatto, per noi automobilisti e motociclisti. Lo diciamo subito, per sgomberare il campo da eventuali equivoci. La nuova norma è senza dubbio una buona notizia dal momento che rappresenta un passo in avanti in direzione del contenimento delle frodi. Un fenomeno che, come sappiamo, affligge in maniera cronica il 51 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione automobilistica esponenzialmente più alti e quindi, francamente, difficili da immaginare. Resta da capire come si farà a contestare eventuali irregolarità in merito ad assicurazione e revisione Ci sarà l’obbligo di contestazione? Infine bisogna considerare che autovelox e telecamere attualmente hanno la facoltà di elevare sanzioni senza obbligo di contestazione solo nel caso in cui non venga rispettato un limite di velocità. In presenza di irregolarità su assicurazione e revisione invece scatta l’obbligo di contestazione, quindi l’automobilista “beccato” verrebbe multato subito per l’eccesso di velocità norme più basilari del Codice, potrà continuare ad agire indisturbato, nascondendosi dietro a una targa romena o bulgara? Oppure il nuovo sistema di controllo potrà fare qualcosa anche in questi frangenti? Verrà controllato soltanto chi sbaglia? La vera questione però riguarda come funzionerà nei fatti un simile sistema di controllo. Ci sono autovelox infatti che si vedono transitare davanti anche decine di migliaia di veicoli al giorno. Alla luce di questi numeri sembra di fatto impossibile che vengano incrociati i dati ricavati da una mole simile di automobili, anche perché bisognerebbe mettere in archivio e conservare migliaia di foto, cioè la prova del reato, ovvero la circolazione senza assicurazione. Appare molto più verosimile che vengano controllate quindi soltanto le automobili colpevoli di aver violato in 52 ma invitato a presentarsi successivamente presso le Forze dell’Ordine per rendere conto della sua situazione assicurativa. Nessuno sa, però, cosa accadrebbe nel caso in cui l’automobilista pizzicato senza assicurazione decidesse di non recarsi al comando di Polizia, sfuggendo di fatto al controllo incrociato. Insomma le questioni sul tavolo sono diverse. Per avere una visione più chiara servirà senza dubbio aspettare l’approvazione definitiva del provvedimento. Nel frattempo però ci auguriamo che qualcuno, da parte del governo, sappia rispondere almeno ad alcune delle nostre perplessità. qualche modo il codice. Ovvero quelle che hanno superato il limite di velocità o seno entrati in ZTL senza autorizzazione. Solo una volta rilevata l’infrazione si provvederà poi all’incrocio dei dati e quindi al rinvenimento di eventuali irregolarità per quanto riguarda Rc Auto e revisione. Se questo scenario venisse confermato, paradossalmente, chi dovesse viaggiare senza assicurazione ma entro i limiti di velocità non verrebbe comunque intercettato. In caso contrario invece vorrebbe dire che il software di gestione di autovelox e tutor andrebbe completamente rivisto, dal momento che si ritroverebbe a controllare tutti i veicoli intercettati, indipendentemente dal rilevamento di una violazione del Codice. Cosa semplice e veloce per le tecniche informatiche, ma con implicazioni con le spese di gestione e di spedizione, che potrebbero far gola a chi fornisce il software per pretendere costi di gestione 53 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione automobilistica appare un articolo che offre un punto di vista molto diverso. E che cerca di spiegare il “VW Gate” partendo dalle persone che lavorano a Wolfsburg e dalle dinamiche aziendali che spesso finiscono per attraversare le grandi Aziende. Secondo il giornale tedesco la chiave di lettura dello scandalo va ricercata nella teoria della “illegalità utile” teorizzata dal filosofo e sociologo tedesco Niklas Luhmann. Secondo questo modello alcune “violazioni” volontarie, all’interno di una società - nel nostro caso di un’azienda sarebbero “utili” per ottenere un determinato risultato, abbreviando i processi e risparmiando quindi denaro. Sono in tanti a sapere che queste “scorciatoie” non sono perfettamente legali, ma vengono tollerate se non comportano conseguenze gravi dal momento che permettono di rispettare i tempi di consegna, ottenendo lo stesso risultato. L’esempio in effetti calza a pennello con quanto sembra essere accaduto proprio alla Volkswagen. Gli ingegneri che hanno creato il software parallelo per ingannare la prova al banco sapevano di agire ai margini della legalità. Ma sapevano anche di non mettere in pericolo nessuno con la loro scelta e che in questo modo avrebbero rispettato i target e ricevuto i bonus per essere riusciti a progettare il nuovo motore nei tempi prestabiliti. Questa chiave di lettura, particolarmente interessante, viene accolta anche da Emanuela Montefrancesco, un ingegnere italiano, da anni nella divisione Powertrain della Volkswagen, che pochi giorni dopo all’articolo pubblicato sul Frankfurter Allgemeine scrive una lettera aperta al nuovo CEO Matthias Müller. La lettera, pubblicata integralmente dal Corriere della Sera, si dimostra molto SCANDALO VW ECCO PERCHÉ GLI INGEGNERI TEDESCHI SONO ARRIVATI A “BARARE” SUL TDI di Matteo Valenti | Come è possibile che un Gruppo autorevole e “pulito” come Volkswagen si sia lasciato trascinare nello scandalo più grande degli ultimi tempi? La teoria della “illegalità utile” cerca di spiegarlo E’ il 4 ottobre 2015. Lo scandalo Volkswagen divampa sulle pagine dei giornali di tutto il mondo. La Germania si ritrova nel giro di pochi giorni al centro di polemiche senza fine. E’ a rischio il mito dell’infallibile qualità tedesca. Tremano i vertici politici di Berlino, si temono ripercussioni sull’intera economia della locomotiva tedesca. 54 E quindi sull’Europa intera. I tedeschi rimangono attoniti, non riescono a credere a quello che sta succedendo. Si interrogano, continuamente. “Com’è potuto accadere tutto questo?” continuano a ripetersi. In tanti provano a dare delle risposte. Molte le conosciamo già, come abbiamo cercato di spiegare in quei giorni sulle pagine di Automoto.it. Sul Frankfurter Allgemeine però 55 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito interessante perché ci fa capire come potrebbero essere andate effettivamente le cose alla Volkswagen. Ed è curioso vedere come le sue posizioni sposino spesso le argomentazioni che abbiamo portato avanti su Automoto.it nei confronti dello scandalo diesel. In particolare in merito agli NOx e al motore diesel. Ecco alcuni stralci ricavati dalle parole di Emanuela: Volevamo essere i primi della classe “[…] Da tre settimane, come tutti qui a Wolfsburg e nel mondo, non posso fare altro che pensare a questa storiaccia e non riesco a trovare pace. Io non sono a conoscenza di “informazioni da insider” da scoop e anche se le avessi, non potrei mai avere la certezza che sia andata veramente così, ma conosco bene tutte le persone che 56 Attualità Periodico elettronico di informazione automobilistica potrebbero essere coinvolte nello scandalo perché lavoro con loro da 10 anni fianco a fianco per migliorare i nostri motori e soprattutto so come ho lavorato io per più di 10 anni. Io stessa ho fatto di tutto per mandare in porto ogni contratto e progetto, indipendentemente dalla sua importanza, trovato un cavillo, fatto finta di non aver sentito ed ho passato diverse notti insonni per paura di essermi spinta troppo oltre. E oggi mi chiedo: «Perché lo hai fatto?» Più soldi? Forse. Carriera? Possibile. Corruzione? No di sicuro. Oggi posso dire con certezza: l’ho fatto perché volevo essere la migliore. Volevo essere lodata. Applaudita. Acclamata. Volevo essere la prima della classe”. “I miei superiori sono delle brave persone. I miei superiori sono i “capi” che tutti i dipendenti vorrebbero avere e sono sicura che se uno di loro avesse saputo che per questo motivo rischiavo come minimo di morire di preoccupazione avrebbero detto: «Ema, dimmi un po’, ma sei scema?»”. La teoria della “illegalità utile” alla VW “[…] Certe “infrazioni aziendali” non vengono ordinate da nessuno, strisciano e si diffondono come virus, e a volte solo perché la maggior parte della gente vuole essere “brava”, lodata, adulata. L’ingegnere modello vuole costruire il motore perfetto che costi poco, a basso consumo, fantastiche performance ed emissioni zero, e visto che la fisica non si fa prendere in giro volentieri - e questo già da secoli- inventa la furbata del secolo. Lui è il primo della classe, il capo gli dà una pacca sulla spalla, se ha fortuna una promozione, l’azienda diventa costruttore dell’anno e tutti sono felici e contenti. È andata così? Non lo so, ma a me sarebbe potuto succedere. Chi avrebbe potuto immaginare che da 10 righe di Software civetta sarebbe potuto scaturire un disastro di dimensioni mondiali? Io no. E chi lo spiega, a me, ingegnere, che la mia furbata non è legale?” Sto imbrogliando, ma non faccio male a nessuno “Perché detto tra noi: la storia dell’inquinamento è quella che si chiama una “urban legend”. Invito scienziati, analisti, statisti, a dimostrare scientificamente che qualcuno mai si sia ammalato di cancro in California perché tre Audi con motore Diesel sono passate giornalmente davanti al suo giardino, anche se più di 20 volte al giorno”. “Tra l’altro parliamo di emissioni di NOx che hanno 57 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione automobilistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb paura e la censura: anni e anni di lavoro passati a rendere i motori più puliti e più efficienti buttati al vento, nessuno parla, nessuno vuole aver avuto a che fare con questa brutta storia, nessuno dice quello che sa per paura di perdere il lavoro e di non poter più provvedere alla propria famiglia. Silenzio stampa. No comment. Allora, io questa paura la capisco e la condivido, questa paura è segno di responsabilità e il senso di responsabilità è l’assicurazione sulla vita dell’umanità. Ma se io, ingegnere Volkswagen, dicessi: «Mi dispiace. Era una truffa. I diretti interessati lo sapevano, ma non sapevamo di fare del male a nessuno, ci dispiace. Sì, era una truffa, ma una truffa senza conseguenze. E abbiamo lavorato senza sosta per migliorare i nostri prodotti e oggi non abbiamo più bisogno della furbata, e tutte le altre vetture che abbiamo venduto nel mondo sono pulite, e quelle non pulite le metteremo apposto, promesso. Perdonateci.»”. Dobbiamo imparare di nuovo a dire “Non sono capace” “Lei mi licenzierebbe? Tu, mondo, mi linceresti? poco a che fare con il particolato (il fumo nero) e che in realtà si comportano allo scarico in maniera quasi opposta (vale a dire, se aumento i NOx ci sono buone possibilità che diminuirò il particolato). Quindi io ingegnere, e non avvocato, conoscendo a fondo il tema inquinamento -molto meglio di certi politici che nelle ultime settimane hanno fatto sfoggio di tutta la loro ignoranza davanti al mondo - penso: «Ok, sto imbrogliando, ma non faccio male a nessuno».” “E chi ha spiegato a me, ingegnere, che questo Software non è legale? Perché la legalità non è ovvia. La legalità si spiega, s’impara e si aggiorna tutta una vita e alla fine c’è sempre qualcosa che non si sapeva. 58 Perché io sono sicura che se il cervellone che dieci anni fa ha avuto questa brillante idea avesse saputo che a causa sua questa notte 600.000 famiglie, più altrettante famiglie di lavoratori dipendenti dal settore automobilistico avrebbero dormito male, perché hanno paura che l’anno prossimo sia diverso da questo, ci avrebbe pensato due volte”. “Non tutte le persone sono uguali. Non tutte le persone sono brava gente, ma io ne conosco tante. E la brava gente, a volte, vuole solo essere lodata ed è disposta per questo a copiare. Un mio ex-collega mi ha detto proprio l’anno scorso: «Ema, se ti mostri debole una volta sola ti tagliano fuori». Lo posso confermare. L’ho imparato sulla mia pelle. Qui in Volkswagen abbiamo disimparato negli ultimi anni a dire: «Non ce la faccio. Non posso. Mi dispiace». E questo è quello a cui penso io quando sento il termine «rivoluzione culturale», che Lei ci ha promesso. Questa è la rivoluzione culturale che mi auguro di cuore. Per la Volkswagen e per il futuro di mia figlia. Sehr geehrter Herr Müller”. Chiedetelo agli avvocati in erba che si preparano per l’esame di Stato.” I Tedeschi mi hanno deluso “Ed è qui che i Tedeschi, in questi giorni, mi hanno terribilmente deluso. Perché i Tedeschi la legalità la conoscono meglio degli altri. Come lo so? Il Kindergarten di mia figlia. […] Lei ha un senso della legalità che i suoi coetanei italiani non manifestano, rispetta le regole”. […] “Ai bambini tedeschi s’insegna la legalità all’asilo e le loro strade saranno sempre pulite... […] E chi insegna la legalità agli adulti? Beh oggi, grazie al Dieselgate, la legalità qui a Wolfsburg si respira attraverso la 59 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito MOTORI E INQUINAMENTO OGGI LA MARMITTA CATALITICA. III PARTE di Massimo Clarke | Gli interventi motoristici che hanno consentito di ridurre le emissioni. In questa puntata ci occupiamo della marmitta catalitica P er quanto si possa fare a livello motoristico, inevitabilmente dallo scarico esce una piccola quantità di sostanze nocive, per abbattere le quali è necessario prendere provvedimenti “a valle”. Occorre cioè effettuare un post-trattamento dei gas, che consenta di trasformare le sostanze nocive in altre innocue. Per i motori diesel c’è 60 Tecnica Periodico elettronico di informazione automobilistica anche il problema del particolato (termine col quale viene indicato l’insieme delle particelle solide e liquide che escono dai cilindri assieme ai gas combusti). Pure i motori a benzina a iniezione diretta ne producono e di ciò tengono conto le più recenti norme anti-inquinamento, delle quali parleremo prossimamente. In questa sede invece ci occupiamo solo delle emissioni nocive gassose prodotte dal motore e del loro abbattimento. Da svariati anni a questa parte tutte le auto con motore ad accensione per scintilla sono dotate di marmitte catalitiche trivalenti, all’interno delle quali avviene la conversione degli inquinanti in sostanze innocue, ovvero acqua, azoto e anidride carbonica. Quest’ultima non è velenosa ma è irrespirabile e inoltre è fortemente responsabile del riscaldamento globale da tempo in atto. Per questa ragione le sue emissioni vengono comunque limitate da apposite norme. Si tratta però di un normale prodotto della combustione, che non può essere abbattuto con un post-trattamento dei gas emessi dal motore. Per limitare la quantità emessa dagli scarichi degli autoveicoli occorre perciò ridurre i consumi. All’interno della marmitta catalitica gli ossidi di azoto subiscono una “riduzione”, che li converte in azoto e ossigeno, mentre l’ossido di carbonio e gli idrocarburi vengono ossidati. Questo è reso possibile dalla presenza di alcuni catalizzatori, ovvero da alcuni elementi metallici che, lambiti dai gas, fanno avvenire le reazioni in oggetto in tempi estremamente brevi. Perché ciò accada è necessario che la temperatura sia elevata. Una marmitta catalitica è costituita da un involucro in acciaio all’interno del quale è posto un “supporto” a celle, che i gas combusti sono obbligati ad attraversare (talvolta i supporti impiegati sono due, piazzati uno dietro l’altro). Sulle pareti delle celle è applicata uno strato di materiale ceramico (il “washcoat”) con superficie fittamente frastagliata, nel quale sono disperse le particelle di catalizzatore. In questo modo, con un volume esterno piuttosto ridotto, è possibile ottenere una superficie attiva molto elevata. La cosa è di importanza essenziale in quanto al crescere della quantità di gas che entra a contatto con il 61 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb catalizzatore, aumenta la percentuale delle sostanze nocive che viene convertita. I catalizzatori impiegati sono il rodio, il palladio e/o il platino, metalli molto costosi. La quantità presente in una marmitta catalitica può essere anche dell’ordine di 5 grammi. Le particelle hanno dimensioni estremamente ridotte (si misurano in nanometri e non in micron!) e il loro numero è quindi elevatissimo. Il supporto può essere ceramico o metallico. Nel primo caso il materiale impiegato è usualmente la cordierite e le celle hanno pareti il cui spessore tipicamente è dell’ordine di 0,15 mm. In molti casi ce ne sono 400 per pollice quadrato, corrispondenti a 62 per centimetro quadrato. I supporti metallici vengono realizzati utilizzando lamierino fittamente corrugato in acciaio inox ad alto tenore di cromo e con una notevole percentuale di alluminio. Rispetto a 62 Tecnica Periodico elettronico di informazione automobilistica informata costantemente in merito al titolo della miscela che sta alimentando il motore, in modo da poter intervenire immediatamente per riportarlo al valore corretto, se necessario. Questo è possibile grazie a un apposito sensore, detto sonda lambda, che rileva la quantità di ossigeno presente nei gas di scarico e informa la centralina, la quale può calcolare in tempo reale il titolo della miscela e agire di conseguenza, variando come opportuno la quantità di carburante emessa a ogni ciclo dagli iniettori. Per lavorare al meglio, convertendo la maggior quantità possibile di gas nocivi in sostanze innocue, la marmitta catalitica deve lavorare in un campo di temperature compreso indicativamente tra 400 e 800 °C. Se questo secondo valore viene superato inizia un processo di “invecchiamento termico”, che determina una progressiva perdita di porosità del washcoat e quindi una diminuzione della superficie attiva e perciò della efficienza di conversione. Per cominciare a svolgere il suo compito con una certa efficacia, la marmitta catalitica deve superare una temperatura detta di “light off”, che in genere è dell’ordine di 250 °C. Le auto moderne sono studiate e realizzate in modo da raggiungere tale temperatura con la massima rapidità, dopo l’avviamento. Da anni le benzine destinate ai motori per autotrazione sono prive di piombo, che in precedenza era presente in alcuni additivi antidetonanti. Questa misura si è resa necessaria perché tale elemento “avvelena” il catalizzatore e quindi, se contenuto nel carburante, è in grado di mettere in poco tempo fuori uso la marmitta. quelli ceramici hanno una maggiore resistenza meccanica e a parità di ingombro esterno possono avere una area di passaggio gas (ossia una superficie “utile”) nettamente maggiore. Inoltre, si possono riscaldare più rapidamente e possono dar luogo a una minore contropressione allo scarico. Le pareti delle celle (che in questo caso non di rado sono 600 per pollice quadrato) hanno in genere uno spessore di 0,05 mm. Il rendimento di conversione più elevato (ben oltre il 90%) si ottiene mantenendo il titolo della miscela ariacarburante all’interno della strettissima “finestra di dosatura”, collocata in corrispondenza del valore stechiometrico (nel caso della benzina è circa 14,7 parti di aria per una di carburante, in peso) e nelle sue immediate vicinanze. Per ottenere i migliori risultati è perciò necessario che la centralina che controlla l’iniezione venga 63 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Sport Periodico elettronico di informazione automobilistica sono tantissime altre cose, un mondo diverso da apprezzare, nuove sfide da affrontare.» «La F.1 è un mondo autoreferenziale, deve cambiare se vuole essere appetibile soprattutto ai giovani. Già oggi i ragazzi non prendono la patente, non vogliono comprare l’auto, almeno lo sport e le sfide dovrebbero accettarle e interessarli. Invece no, c’è disaffezione. Quando poi vedo un talento come Verstappen, che a 17 anni va fortissimo con la F.1, uno qualche domanda se la pone. Ad esempio, sono macchine troppo facili da guidare? Si può fare qualcosa di più? Io vedrei una F.1 con macchine difficilissime, impegnative anche fisicamente, con tanta potenza senza tanti aiuti elettronici, macchine che esaltino la bravura del pilota. Faccio parte della commissione FIA per le monoposto, quindi seguo con attenzione l’evolversi delle regole. Stiamo studiando, ci stiamo impegnando, ma è una sfida difficile conciliare i diversi interessi». Intanto Domenicali ha seguito la stagione F.1 e la Ferrari, «bella stagione per loro, hanno invertito la rotta, hanno vinto e mi ha fatto felice, non puoi stare tanti anni in una azienda bella e unica come quella senza sentirti parte di una famiglia. Ora manca l’ultimo passo, il più difficile, quello del mondiale. Non è semplice per niente, sarà una sfida durissima dove tutti dovranno impegnarsi a fondo». E magari, un domani (sognare è gratis) sarebbe bello se da Sant’Agata Bolognese partisse una sfida a Maranello, d’altronde Lamborghini ha corso in F.1 e aveva un motore 12 cilindri unico, frutto di tanti ex della Ferrari. Certo, manca tempo e soldi, i programmi Audi VW magari vanno in un’altra direzione, ma chissà. Se Domenicali da numero 1 Lamborghini dovesse avere una possibilità, siamo certi che la sfrutterà a fondo. DOMENICALI E LAMBORGHINI LE TANTE INCOGNITE DI UNA SFIDA di Paolo Ciccarone | Proviamo a fare chiarezza sui rumors che vedono coinvolto Stefano Domenicali ed il suo futuro in Lamborghini S tefano Domenicali nuovo Ad di Lamborghini? Nessuno conferma, nessuno smentisce. L’interessato men che meno. Sabato sera, a una festa, è intervenuto telefonicamente per salutare gli amici di un tempo. Cambia la divisa, non cambia l’uomo, fatto di classe, attenzione ed educazione. La voce gira, lui ci gira intorno: «Per ora sono qui a Ingolstadt, l’esperienza che sto facendo è davvero bella, si ci saranno novità presto le dirò assolutamente». Insomma, niente di nuovo sotto 64 al cielo a 4 cerchi a quanto pare. Il previsto programma F.1 slitta per via delle regole, dei motori non definiti, per i costi elevati e per i problemi del dieselgate che ha tolto molte risorse sportive delegandole ad altri settori. Quello che è certo è che la F.1 non manca a Stefano Domenicali, anche se è Stefano che manca alla F.1. «Grazie di cuore, siete molto gentili. Seguo ancora la F.1, guardo le gare, in un primo momento ti pare che tutto ruoti attorno a quegli impegni, poi appena metti fuori il piede e ti guardi attorno capisci che ci 65 SPECIALE DAKAR 2016 La cronaca della gara, foto e video della trentottesima edizione della Dakar Leggi tutti gli articoli 66 67 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Sport Periodico elettronico di informazione automobilistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb DAKAR 2016, SI FA SUL SERIO A BELEN VINCONO PRICE (KTM) E AL-ATTIYAH (MINI) di Piero Batini | Dopo la giornata di riposo la Dakar cambia marcia. Arrivano sabbia, dune, navigazione a go go. A Belen un nuovo vincitore di tappa, Nasser Al Attiyah, un nuovo leader, Peterhansel, acuti, jolly e colpi di scena Q uando arrivano 390 chilometri di Prova Speciale a 50 gradi all’ombra, la sabbia e il fuoripista, e la navigazione con note serrate e cap stretti in successione, vuol dire che si è nel pieno della Dakar. Non si scherza più, ammesso che qualcuno abbia pensato di farlo, 68 e tutto quello di terribile che è già passato finirà per essere quasi un piacevole ricordo. Salta è stato lo spartiacque di questo cambiamento, e da ora in poi non è più lecito pensare che potrebbe anche andar bene. Per farla andare bene, la Dakar, questo è il momento in cui si deve dimostrare di saper soffrire. Oppure che quest’inferno capace di spezzare le ossa al più coriaceo degli avventurieri, in fondo non ci tocca. Strano dirlo, ma c’è anche gente così. Prendiamo Diocleziano Toia. Non è un Campione riconvertito, e neanche un Campione. È uno che si è appassionato e piano, piano, imparando, allenandosi e andando a correre in funzione del grande obiettivo, alla fine è riuscito a schierarsi alla partenza dell’edizione dello scorso anno e, soprattutto, a sfilare sul podio d’arrivo di Buenos Aires. Diocleziano Toia, pilota Vero L’anno scorso Diocleziano aveva dovuto sottoporsi a uno stressante tour di force meccanico per far sì che la sua moto, un usato glorioso ma abbastanza “masticato” lo portasse fino all’arrivo. La sera a Rosario disse che gli sarebbe piaciuto tornare, ma che lo avrebbe fatto solo con una moto nuova, a posto. Così è stato, Toia è ripartito con una Husqvarna 450 Rally nuova fiammante, e la sua vita, pur sempre la dura vita del partecipante Malles Dakar, ovvero assistenza in proprio e un’unica cassa metallica con tutti i pezzi e le cose necessarie, è cambiata. A Belen Toia ha affrontato la prima tappa delle Trilogia dell’Inferno, tre giorni in successione micidiale con il compasso puntato a Fiambala, la fornace. Tutto bene. Oddio. La moto presa nella schiena dopo una rovinosa caduta non è tutto bene. Ma Toia effettivamente riesce a vederla così. Se si fosse rotto le costole quel dolore sarebbe aumentato fino a diventare insopportabile. Invece è solo una botta. Bene. La tappa è stata micidiale, in mezzo al deserto vero e senza un alito di vento? No, non proprio così, siamo stati accompagnati da una nuvola che ci ha protetti dalla violenza dei dardi proprio durante il passaggio più brutto. “Quando succede così, ti salva la vita!”. E a mezzanotte è ancora seduto sulla sua cassa che finisce di evidenziare il road book, e chiacchiera in varie lingue con i colleghi dell’Avventura, ride e ha una parola buona per tutti, anche per il rompicoglioni 69 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Dakar Periodico elettronico di informazione automobilistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb che passa a distruibuire sapienza. Questo è un tipo di Pilota Dakar, il Pilota-Gli-Fa-Un-Baffo, uno che appartiene ad una delle categorie dei “Veri”. Sempre a Belen, e sempre parlando di gara delle Moto, ci è venuto in mente il “Pilota-Jolly”. A Belen ha vinto Toby Price, l’australiano che ha debuttato lo scorso anno con un terzo posto assoluto, e che quest’anno ha vinto già quattro tappe conquistando, proprio oggi e anche con il “supporto” degli errori degli avversari, la leadership della Corsa. Il Pilota-Jolly è Paulo Gonçalves, il portoghese che a Salta era in testa alla Dakar e che due anni fa vide andare a fuoco la sua nuova moto, accesa dalle sterpaglie secche della Pampa argentina. Un disastro, pagato carissimo e che ha lasciato una ferita nel morale, per fortuna rimarginata in fretta. Il primo giorno Paulo Gonçalves è rimasto in panne. La sua 70 Honda ferma, pare, per un problema elettrico. Una di quelle stupidaggini che possono costare una Dakar. Per fortuna arrivò Paolino Ceci, angelo custode e “gran lavoratore”, che trainò lo sfortunato compagno di Squadra fino all’arrivo, 300 chilometri. La tappa, come sapete, fu poi annullata a causa della tormenta di vento e pioggia, e così Paulo poté ripartire il terzo giorno come se non fosse successo nulla. Oggi, tappa da Salta a Belen, Gonçalves conservava un vantaggio esiguo sull’arrembante australiano, ma pur sempre un vantaggio. Barreda lascia da solo Gonçalves Poche strategie a disposizione, deve confrontarsi con un Pilota una Squadra che hanno 15 anni consecutivi di successi alla Dakar. Poco tempo dopo la partenza, Paulo Gonçalves completa il quadro della sua “solitudine”. Barreda, che avrebbe potuto diventare un supporto basilare della battaglia di Gonçalves, ha preferito andare a casa, al contrario di Paulo, dopo 500 chilometri al traino del “solito” Ceci. Difficile giudicare la scelta di Barreda. Venire per vincere e rimanere a piedi è un boccone che va masticato a lungo perché possa andar giù. Rimanere e far da tappo agli assalitori del compagno di Squadra sarebbe un bel gesto, ma ci vuole lo spirito giusto, che sicuramente Barreda non ha in questo momento. Resta Metge, il nuovo arruolato dalla Squadra per proteggere le spalle dei Piloti di punta. E resta quel filo elettrico (diciamo per dire, ma magari è proprio un filo), che ferma anche la sua Moto. Gonçalves è solo, non gli resta che spingere più che può, resistere agli attacchi degli avversari e spingere per fare una differenza. ma quando si spinge forte si aumentano anche i rischi, e così Paulo è caduto in una pista veloce di pietre smosse. L’insaccata della moto decollata un attimo prima su un ostacolo, il rimbalzo e la compressione, la moto si scompone e catapulta via il PIlpota, che cade rovinosamente. È il tipo di incidente che può avere conseguenze serie. Ma non è successo nulla. Ecco l’ultimo jolly giocato da Gonçalves. Adesso deve farcela, e proprio perché ha giocato i suoi Jolly, adesso può contare su una motivazione in più per mettercela tutta. Certo, la battaglia è ancora lunga e sarà certamente aspra, ma Gonçalves non si è mai tirato indietro. Messi a confronto due Piloti come Price e Gonçalves, stazze e caratteristiche di guida diverse, ma identica “statura” agonistica, il risultato è che per Svitko e Quintanilla, gli immediati inseguitori, restano ben poche chance. È molto 71 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb più correto, dunque, che la Dakar si incanalerà su due diversi confronti, quello per il successo, limitato a Price e Gonçalves, e quello per il rimanente gradino del Podio di Buenos Aires, che vede coinvolti Svitko e Quintanilla, appunto, ma che potrebbe strascinare anche Benavides, Meo e Rodrigues. Auto, il risveglio del Re Auto. Si rivede Al Attiyah, che vince la prima tappa “desertica” con la Mini. E chi se lo scorda? Chi può non tenere nella massima considerazione il Principe del Qatar e Campione in carica con la Mini e in compagnia di Mathieu Baumel? Ma bisogna iniziare obbligatoriamente da Sébastien Loeb, che oggi ha fatto la sua prima passeggiata all’inferno, completa. Il Fuoriclasse alsaziano, che era in testa alla generale dopo gli exploit della prima settimana di Gara, aveva più di 72 Dakar Periodico elettronico di informazione automobilistica dopo qualsiasi “progetto”. Recuperare ad Al Attiyah, ma anche al super motivato compagno di Squadra Carlos Sainz, il ritardo concesso per un errore è un’operazione semplicemente impossibile. E allora viene il momento di imparare che la Dakar è una corsa che non si vince in un giorno, e tanto meno il giorno che si vuole. Bisogna stare lì, certamente, ma saper anche aspettare quel momento particolare in cui spingere e attaccare può avere un esito davvero favorevole. Ne sa qualcosa Stephane Peterhansel che, nonostante la tappa difficilissima e minata da una foratura, è riuscito a riprendere in mano la situazione e, addirittura, a riconquistare la leadership della Dakar 2016. Certo si parla bene, e a Sainz allora cosa avremmo dovuto consigliare, di andare piano? Se l’avessimo fatto e se il Campionissimo ci avesse dato retta, cosa per fortuna del tutto improbabile, oggi ci saremmo persi una delle sue più belle tappe al volante della 2008 DKR e non potremmo vederlo di nuovo completamente in corsa per il successo finale, a poco più di due minuti soltanto da “Peter”. Quindi lasciamo stare, e godiamoci la più grande battaglia dei motori. Altre cose? Sì. La bellissima tappa di Cyril Despres, molto apprezzato da Bruno Famin, direttore del Progetto Peugeot Dakar e del Team Peugeot Total, quarto assoluto al traguardo di Belen. Quindi vorremmo ricordare che siamo in piena trilogia del deserto. Dopo Salta-Belen, è la volta dell’anello di Belen, e quindi della Belen-La Rioja. Tutto nella fornace di Fiambala, che quest’anno sarà “sfruttata” fino alla sua ultima, remota duna incandescente. un’incombenza. Affrontare il suo secondo turno da apripista, ma questa volta con una navigazione ben più importante, mettersi in gioco nel passaggio delle dune e, naturalmente, resistere agli attacchi inevitabili di almeno un paio di Piloti, Nasser Al Attiyah e Carlos Sainz. Non è andata benissimo, e il conto è salato. Per prima cosa Loeb si è insabbiato, e ha scoperto, insieme a Daniel Elena cosa vuol dire tirar fuori una Macchina da quelle condizioni. Quindi, nel tentativo di recuperare terreno, Loeb ha spinto a fondo la 2008 DKR, fino però ad esagerare e buttare tutto via a pochi chilometri dal traguardo, quando la sua Peugeot è andata in tonneau. Loeb scende all’Inferno Loeb avrebbe forse dovuto sapere, che quando parte un attacco della portata di quello di oggi, è meglio starsene calmi e rimandare al giorno 73 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Dakar Periodico elettronico di informazione automobilistica DAKAR IL VIDEO-RACCONTO DELLA SECONDA TAPPA di Marco Congiu | Si festeggia la prima vittoria alla Dakar di Sebastien Loeb e della Peugeot 2008 DKR. L’alsaziano ha preceduto il compagno di team Peterhansel, mentre nelle moto trionfa la KTM di Price. Paura per il nostro Agazzi, costretto al ritiro L DAKAR IL VIDEO-RACCONTO DEL DAY ONE a gara vera è finalmente cominciata. A farla da padrone è ancora il maltempo, che ha condizionato non poco lo svolgersi della seconda tappa. Le piogge torrenziali dei giorni scorsi hanno reso il terreno una fanghiglia da guadare letteralmente, che è stata fatale a diversi piloti. Da registrare il ritiro, tra le moto, del nostro Simone Agazzi, vittima di una caduta che lo costringerà a sottoporsi ad un intervento chirurgico alla spalla. Tra le due ruote, troviamo in testa la KTM di Toby Price. L’austra- liano, dopo il terzo posto della passata edizione, punta ora dritto al successo finale. Joan Barreda, anche lui tra i favoriti in questo raid, ha vissuto una tappa non propriamente felice, rimanendo impantanato e perdendo parte della strumentazione necessaria alla navigazione. Nella categoria riservata alle auto, abbiamo la prima vittoria di Sua Maestà Sebastien Loeb. L’alsaziano ha rifilato 2 minuti e 32 secondi al compagno di team, Stephane Peterhansel, balzando al comando della classifica generale. di Marco Congiu | Avrebbe dovuto essere la prima giornata di gara “vera”, ma il clima sembra essere ostile all’edizione 2016 della Dakar, che ha visto annullata la prima tappa L a prima tappa “vera” dell’edizione 2016 della Dakar si conclude con un nulla di fatto. La prova speciale di 227 km moto e quad e di 258 per auto e truck, inserita all’interno del percorso che avrebbe portato i piloti da Buenos Aires a Villa Carlos Paz, è stata flagellata dal maltempo: pioggia e vento forte l’hanno fatta da padrone, costringendo i partecipanti e gli organizzatori ad alzare bandiera bianca e a rinunciare alla sfida contro il cronometro. Peccato, perché le prospettive per vivere una 74 giornata avvincente c’erano tutte: tra le auto, Carlos Sainz e il Team Peugeot Total volevano rimediare a quanto accaduto nel prologo, e tentare l’assalto al leader Ten Brinke; nelle moto, invece, Joan Barreda sarebbe certamente partito con il coltello tra i denti, deciso ad aumentare il proprio vataggio in classifica generale. Oggi i corridori saranno impegnati nella tappa che collega Villa Carlos Paz a Termas del Rio Hondo: 846 km totali, di cui 510 di sfida contro il tempo. Sperando in un meteo clemente. 75 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Dakar Periodico elettronico di informazione automobilistica DAKAR IL VIDEO-RACCONTO DELLA QUARTA TAPPA di Marco Congiu | Sale in cattedra Stephane Peterhansel. Monsieur Dakar si aggiudica la terza PS, precedendo i compagni Sainz e Loeb. Tra le Moto, Barreda viene penalizzato, la vittoria di tappa a Gonçalves L DAKAR IL VIDEO-RACCONTO DELLA TERZA TAPPA a Dakar entra nel vivo. Nella prima tappa marathon dell’edizione 2016, a primeggiare è ancora una volta la Peugeot 2008 DKR: a differenza dei giorni scorsi, però, è Stephan Peterhansel a regolare il gruppo. Monsieur Dakar ha preceduto, dopo una speciale di oltre 400 km, i compagni di squadra Sainz e Loeb, con quest’ultimo ancora saldamente al comando della classifica generale. Barreda, tra le moto, sembra non aver imparato dai propri errori: lo spagnolo ha ancora ecceduto i limiti di velocità durante il trasferimento, venendo penalizzato di 5 minuti, dopo aver vinto la prova speciale. La classifica di categoria si apre con Gonçalves davanti a tutti. Stupisce, per certi versi, l’assenza di una KTM tra le posizioni di rilievo. di Marco Congiu | Sebastien Loeb bissa il successo della tappa precedente. Tra le moto, la gioia di Barreda dura poco: penalizzato di un minuto, cede il successo a Benavides L a Dakar sta iniziando a conoscere il Cannibale. Sebastien Loeb è al suo secondo successo nel raid più famoso del mondo. Alla guida della Peugeot 2008 DKR, l’alsaziano ha fatto capire quali siano le proprie intenzioni in questo rally, arrivando ancora una volta davanti a tutti. Il vero protagonista, tuttavia, è il maltempo, che ha costretto gli organizzatori a modificare nuovamente il disegno della tappa. Tra le moto vince Joan Barreda, ma la gioia dello spagnolo dura appena poche ore: penalizzato di un minuto, è costretto a cedere lo scettro a Kevin Benavides, alla sua prima partecipazione al raid. 76 77 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Dakar Periodico elettronico di informazione automobilistica DAKAR IL VIDEO-RACCONTO DELLA SESTA TAPPA di Marco Congiu | Peugeot ancora saldamente al comando, con Peterhansel che fa il vuoto alle sue spalle. Loeb Fora, ma rimane leader della generale. Tra le moto, Barreda arriva con 4 ore di ritardo per via di un problema, e Price alza la voce L’ armata Peugeot si avvicina alla metà del raid senza aver perso un colpo. Gli uomini di Bruno Famin hanno dato una dimostrazione di superiorità anche negli oltre 540 km di speciale nei pressi di Uyuni. La sesta tappa è stata vinta da Stephane Peterhansel, il quale allunga anche in classifica generale, aiutato da un leggero problema meccanico e - sopratutto - da una foratura patita da Sebastien Loeb. Il cannibale è arrivato al DAKAR IL VIDEO-RACCONTO DELLA QUINTA TAPPA traguardo della prova speciale con un ritardo di 8 minuti dal connazionale, ma di certo non ha intenzione di rivedere i suoi piani di successo. Giornata difficile per i motociclisti. A vincere la tappa è stata la KTM di Toby Price, ma vanno registrati alcuni inconvenienti tra i centauri. Joan Barreda è arrivato al traguardo con oltre 4 ore di ritardo a causa di un problema tecnico del suo mezzo, mentre Faria è stato costretto al ritiro a seguito della frattura del polso. di Marco Congiu | Sebastien Loeb vince la sua terza tappa alla Dakar. L’alfiere Peugeot ha aperto la strada alla seconda tripletta della casa del Leone, con Sainz e Peterhansel a completare il podio. Tra le moto, si rivede la KTM di Price, autore di una buona prova L a Dakar scopre giorno dopo giorno cosa vuol dire avere tra le proprie fila un pilota come Sebastien Loeb. Il nove volte iridato WRC ha vinto la terza prova speciale in quattro giorni, aprendo la strada alla seconda tripletta delle Peugeot 2008 DKR. Partito alle spalle dei compagni di team Peterhansel e Sainz, l’alsaziano ha spinto fortissimo nei primi tratti di prova cronometrata, garantendosi un buon margine che gli è valso la vittoria. Non è però tutto oro quel che luccica, 78 nella casa del leone. Cyril Despres è stato costretto a rinunciare alle proprie velleità di classifica a causa di un problema elettronico al suo buggy. Le mini si confermano, per i momento, seconda forza del raid, con Al Attiyah capace di issre il proprio mezzo sino in quarta posizione. Si rivedono le KTM. Lo squadrone austriaco è ancora guidato da Toby Price, il più rapido nella quinta tappa. L’australiano sale sul podio della generale, alle spalle di Gonçalves. 79 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Dakar Periodico elettronico di informazione automobilistica DAKAR IL VIDEO-RACCONTO DELL’OTTAVA TAPPA di Marco Congiu | Sebastien Loeb dice addio ai sogni di gloria, mentre tra le moto passa al comando la KTM di Toby Price L’ DAKAR IL VIDEO-RACCONTO DELLA SETTIMA TAPPA ottava tappa della Dakar 2016 non è stata per nulla avara di colpi di scena. Tra Salta e Belen abbiamo assistito ad un doppio ribaltamento delle forze in campo nelle classifiche generali di auto e moto. Nella prima categoria, la vittima illustre è stata Sebastien Loeb: l’alsaziano, dopo un insabbiamento, si è capottato più volte, danneggiando gravemente la propria 2008 DKR e perdendo oltre un’ora in classifica. L’altro buggy francese guidato da Peterhansel è stato anch’esso vittima di una foratura, lasciando così campo libero alla rediviva Mini del campione in carica Nasser Al Attiyah, vincitore di giornata. Tra le due ruote, Toby Price si issa al comando della graduatoria, scalzando Paulo Gonçalves, vitima di una caduta con la sua Honda. di Marco Congiu | Ultimo giorno di gara prima del meritato riposo. Carlos Sainz si aggiudica la sua prima vittoria in questa Dakar 2016, mentre tra le moto assistiamo ad un gesto di vero eroismo T appa difficile, la settima, in questa Dakar 2016. Peugeot continua a farla da padrone tra le auto, con Carlos Sainz al suo ventottesimo acuto personale nel raid. Lo spagnolo ha preceduto la 2008 DKR del compagno di team, Sebastien Loeb, tornato in testa alla classifica generale. L’alsaziano è stato abile ad approfittare di un “alleggerimento” del piede destro di Stephane Peterhansel per sopravanzare il connazionale al comando della carovana. Nelle moto abbiamo 80 assistito, invece, ad una prova di lealtà come non se ne vedevano da tempo: all’inizio della prova speciale, Gonçalves - braccato dallo squadrone KTM - si ferma a prestare immediato soccorso all’austriaco Matthias Walkner, vitima di una cadura. Il pilota del team di Mattighofen era rimasto vittima di una caduta, nella quale si era rotto il femore. Impossibilitato a muoversi, non era riuscito ad attivare il proprio segnalatore d’emergenza, procedura effetuata da Gonçalves. 81 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Dakar Periodico elettronico di informazione automobilistica partecipanti, insomma. D’altra parte un’intervista diretta può svelare il limite di sollecitare solo un giudizio più formale o “politico”. Allora abbiamo pensato di raccogliere le opinioni al riguardo in modo informale, e di “garantire l’anonimato” dei nostri amici e intervistati, quando necessario o richiesto. La discrezione paga sempre, e in questo caso ci ha dato la possibilità di raccogliere indicazioni e giudizi senz’altro molto interessanti. Parlando della gara delle Moto, un Pilota ha le idee chiare: «Non vincerà una KTM!». E perché dovrebbe essere così? La risposta è in un dato statistico che in parte ci trova d’accordo. Non si arriva alla Dakar e si vince, e dunque in effetti tutti i giovani “cavalieri” della rinnovata formazione di Mattighoffen, per semplicità riuniamo i Marchi Husqvarna e KTM, non possono vantare una esperienza sufficientemente lunga. Walkner, Quintanilla, Price, gli Enduristi, per quanto bravi, Meo, Renet e Cervantes, non hanno abbastanza chilometri di Dakar sulle spalle. D’altra parte vale il concetto opposto, ovvero che se uno ha partecipato a molte Dakar e non hai ancora vinto, è poco probabile che ci riesca ora. E parliamo, in questo caso, di gente come Viladoms o Faria, ma anche di Rodrigues o Casteu. Continuando a parlare con lo stesso “esperto”, tuttavia, saltano fuori anche altri “dettagli”. Per esempio che il giovane Walkner ha, sì, poca esperienza, ma sembra avere il dono di riuscire a fare le cose giuste al momento giusto, di sapersi inserire con assoluta precisione nel contesto. Non a caso è diventato Campione del Mondo al primo anno intero di attività. Nell’altro senso, quello del troppo, l’”Esperto” ci ricorda che gente come Viladoms e Faria sono sempre stati “stretti” nella morsa dei loro leader Coma e Despres, e che ora potrebbero mettere a frutto anche questa caratteristica, LA PAROLA AGLI ESPERTI CHI VINCE? E CHI PERDE? di Piero Batini | Tra appassionati e tifosi esprimere un pronostico è facile, perché l’esperienza necessaria per formulare un giudizio veritiero non è tassativa, e perché c’è spazio per fattori più personali e emotivi. Ma che dicono gli esperti, i Piloti? T ermas del Rio Hondo, 4 gennaio 2016. Attorno a un tavolino, qualche birretta davanti a noi e la voglia di chiacchierare, in un attimo siamo tutti esperti. Di qualsiasi cosa, purché sia d’attualità e, dunque, stimoli la necessità di farci dire la nostra pubblicamente, anche se l’agora è circoscritta. Mi piace ricordare, a questo riguardo, i tempi di Azzurra e del Moro di Venezia, o anche di Luna Rossa, quando eravamo tutti esperti di vela, l’epoca di Puzar quando nessuno meglio di 82 noi conosceva il motocross, o quella delle Ferrari che vincevano, ed ecco che eravamo motoristi, ingegneri, tattici e anche, se necessario, piloti. Non c’è niente di male ad essere esperti in questo modo. Può far a volte sorridere, ma con tenerezza, e ha il pregio di svelare le risorse misteriose della passione, che può essere contagiosa e realisticamente… fantastica. Ma volendo stringere la forbice, ovvero avvicinarci a un pronostico più attendibile, bisogna rivolgersi ai veri esperti. E questi sono i Piloti, i navigatori, i 83 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Dakar Periodico elettronico di informazione automobilistica Auto nuove, come le Peugeot, che hanno spinto fortissimo sull’acceleratore delle prestazioni. L’affidabilità di un’auto che debutta è tutta da verificare, d’accordo, ma oggi è anche un fattore di evoluzione su cui si può lavorare in “laboratorio”, ovvero simulando e testando i particolari, molto di più di quanto si potesse fare dieci o venti anni fa. Con una simile astronave sotto il sedere, continua il “Pilota”, si assisteranno a due fenomeni, in questa Dakar. Il primo è il ringiovanimento di Carlos Sainz, il secondo la reazione rabbiosa di un fuoriclasse come Sébastien Loeb. State a guardarli, e vedrete. E allora gli chiediamo dell’Esperienza, del talento nella gestione di gara. L’uno dei due ce l’ha, l’altro no. Come la mettiamo, allora? Risponde lapidario: «Allora, se oggi vogliamo parlare del Pilota che ha maggiore esperienza e talento, vincerà di nuovo LUI!» e di aver saputo cioè aspettare, e che Rodrigues solo ora dispone di un assetto tecnico e umano che può soddisfarlo pienamente dandogli quella spinta necessaria a ritrovarsi. Faria, in effetti, ha già cercato di mettersi in mostra partendo subito forte. Di Sé, l’”Esperto” dice di non sapere se è in grado di vincere, ma che si sentirebbe pronto, e che dovrà vedere di giorno in giorno dove si posizione la sua incisività, punzecchiando senza sosta gli avversari. Una Campione delle Auto dice che non ci si deve preoccupare troppo di quanto gli sta attorno, esattamente come fa lui. Bisogna guardare a chi ha ottenuto i migliori risultati complessivi durante la stagione, e quale Macchina ha dimostrato di essere allo stesso tempo competitiva e, soprattutto, affidabile. Secondo “Lui”, insomma, a cose normali il risultato non dovrebbe cambiare ed aprirsi a prospettive nuove. Dello stesso avviso è uno dei più forti tra i suoi 84 non c’è di chiedersi chi sia, possiamo pure mettere un nome: Stephane Peterhansel! Tornando, per metterci un punto, alla gara delle Moto, ecco un altro Esperto, un Pilota: «Ma come mai proprio adesso che non c’è più Marc Coma, nessuno ricorda il Pilota che è stato, nell’opinione di tutti, la sua maggiore minaccia, Joan Barreda?» Gli chiediamo se intende indicare Barreda come primo candidato alla vittoria finale, e risponde di sì. Ma… senza ma, ci interrompe subito. Barreda deve fare una cosa sola: controllarsi. Ma non è mai stato facile, anche per lui. Ci dice laconicamente che quello che serve a Barreda è finalmente un buon manager, uno capace di fargli entrare bene in testa che alla prima stupidaggine che fa gli spezza entrambe le ginocchia. Ed è fatta! “Colleghi” già vincitore un paio di volte, ma con la considerazione che la Dakar è una gara troppo complessa per consentire che si indulga in pronostici, e che è sempre meglio avere il massimo rispetto di tutti i potenziali avversari, perché se tali un giorno o l’altro sicuramente verranno a bussare alla tua… portiera. Un altro Fuoriclasse tra i Piloti di Auto sostiene che l’esperienza è la base per costruire un successo, che chi ne ha molta ha saputo come amministrarla e metterla a frutto, e che quindi porta nella sua carriera una dote talmente preziosa che se solo il contributo del Pacchetto tecnico, leggi Macchina e Assistenza, è “onesto” il gioco è quasi fatto. Con una strizzatina d’occhio, infine contando appunto sulla nostra discrezione, ci vuole confermare che il “Pacchetto” adesso funziona davvero bene. Altro Pilota, altro tipo di pronostico. Le Macchine “vecchie” sono…. Vecchie. Ora sono arrivate 85 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica EDITORE: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. Iva 11921100159 REDAZIONE Ippolito Fassati Emiliano Perucca Orfei Aimone Dal Pozzo Francesco Paolillo Andrea Perfetti Matteo Valenti Maurizio Vettor Marco Congiu COLLABORANO Massimo Clarke (Tecnica) Enrico De Vita Claudio Pavanello (Epoca) Alfonso Rago Antonio Gola GRAFICA Thomas Bressani COPYRIGHT Tutto il materiale contenuto in Moto.it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano, Via Melzo 9. Ne è vietata quindi ogni riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione scritta di CRM S.r.l. AUTOMOTO.IT Via Melzo 9- 20129 Milano Reg. trib. 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