UNA PASSEGGIATA NEL CENTRO STORICO DI RIVOLI
Rivoli posta a pochi chilometri da Torino, rappresenta una sorta di porta immaginaria verso la Valle
di Susa. Un Borgo che ha mantenuto intatto il fascino del tempo passato, il cui ruolo di tramite fra
la civiltà cittadina e quella alpina rimane scritto negli edifici e nelle vie.
Dalla Via Francigena ai commerci con la Francia, tra sacro e
profano, Rivoli è sempre stata la
porta per l’Europa. L’itinerario
che proponiamo è un percorso per
leggere un Centro Storico le cui
stratificazioni sono specchio di
una fervida e ricca attività umana.
Il Castello Sabaudo, l’urbanistica
medioevale, l’architettura residenziale, lo sfarzo delle ville e dei
palazzi nobiliari del barocco piemontese e le sue chiese che sono
davvero le istituzioni in cui si
specchia la storia della città dei potenti e dei piccoli.
Partenza dal Piazzale Mafalda di Savoia, dove la mole spoglia e squadrata del Castello non deve
trarre in inganno: la costruzione è una reggia
settecentesca progettata da Filippo Juvarra e
rimasta incompiuta. L’immagine ideale di quella
che sarebbe dovuta diventare la “Versailles
Piemontese” è così affidata al grande modello
ligneo del falegname Carlo Maria Ugliengo,
custodito all’interno, e alla proiezione sul
pavimento delle colonne e dei pilastri del mai
costruito atrio d’onore (lato scala d’accesso al
museo d’arte contemporanea). Il Castello offre un
panorama emozionante, dove si può ammirare la
cerchia delle Alpi, la pianura piemontese e il
maestoso “Stradone Reale di Francia “ (Corso Francia) costruito nel 1711-1712 nella politica di
ridisegno e pacifico possesso del territorio ad opera della nascente monarchia assoluta di Vittorio
Amedeo II. Il rettilineo di 13 km, è uno fra i più lunghi d’Europa, i due estremi topografici sono il
Castello di Rivoli e la Basilica di Superga.
Dal Piazzale del Castello scendiamo dalla ripida Via Al Castello, l’asse portante che nella Rivoli
Medioevale unisce i due poli del potere pubblico: il Castello e il cuore del Centro storico, la Piazza
del mercato e del Palazzo di Città.
Nel primo tratto ci sono dimore signorili ottocentesche e liberty, dopo 150
metri si spalanca a sinistra la prospettiva aerea di Villa Fiorito composito
palazzo risalente al XVII secolo; nel parco della villa, impiantato sul più
antico cimitero della città, fra piante secolari svetta il Campanile Romanico
(XIII sec.), ultimo reperto dell’antica Collegiata di Santa Maria della Stella
demolita nel 1799. Nel muro di cinta su Via Al Castello, accanto alla
cancellata del parco un frammento marmoreo bianco (IX sec.) scolpito a glifi
e cerchi intrecciati simili a quelli di San Massimo a Collegno e San Salvatore
a Torino, testimonia insediamenti religiosi alto medioevali nella parte
superiore dell’abitato a precedere di oltre 400 anni la Collegiata.
A destra, le vie Vittorio Amedeo II, Marchetti e dell’Arco, offrono uno
splendido “colpo d’occhio” sul tessuto d’edifici medioevali e sette-ottocenteschi disseminati ai
piedi del Castello. Nelle opere murarie, manufatti in cotto, archi laterizi e ciottolati, l’impianto
urbanistico conserva intatto l’assetto quattrocentesco. L’isolato a sinistra è frutto dell’espansione
dei secoli XII-XIV verso la porta di Media Nocte (Via Roma).
Qui erano le case Borrelli e Bauzano, e ancora in un’incisione del 1609 le torri fanno a gara verso il
cielo: ma la Torre Civica con sottostante arco è demolita dal sacco francese del 1693 e con le
macerie si costruisce il coro di Santa Croce. Resta soltanto al n° 14 l’architettura turrita della
quadrangolare Torre della Filanda, a sinistra nel cortile al n° 10, l’estremo vestigio della Città
Fortezza medioevale: il tozzo e imponente torrione delle mura trecentesche fatte demolire dai
francesi nel 1543, che tutt’ora guarnisce il contrafforte verso la collina.
Discendendo, la Via sbocca sull’antica Piazza Palazzo di Città (Piazza Matteotti) e lo scenario si
apre sullo spiazzo chiave della vita sociale e urbana del Medioevo: la Piazza degli incontri, del
mercato, della giustizia. Sulla destra, il Palazzo di Città dalla comunità acquistato nel 1557 da
Bernardino Bridato. Nonostante le stratificazioni architettoniche, dall’intonaco di facciata emergono
parti degli archi rampanti e finestrature in cotto; all’interno l’ottocentesca Sala del Consiglio.
All’angolo con Via Saffi, l’antica Casa Zunino: la decorazione a trompe d’œil di falsi bugnati e
fasce marcapiano riprende tipologie plurisecolari.
Da Piazza Matteotti declina Via F.lli Piol: da sempre asse nevralgico della vita cittadina con le sue
botteghe, le locande, le poste di cavalli; ancora
oggi è sede del mercato delle pulci ogni terza
domenica del mese. Sulla destra la Casa del
Conte Verde, così chiamata perché risalente alla
fine del trecento, il secolo del Conte Amedeo VI
di Savoia che fece di Rivoli dimora di elezione. In
essa sono leggibili tutte le funzioni assolte nel
basso Medioevo da un edificio privato a
destinazione mista, residenziale e commerciale.
La distribuzione costruttiva risponde ad una rigida
separazione gerarchica e sociale: al piano terreno, il porticato in cotto con volte a crociera, dove
avevano sede le botteghe; al piano nobile l’abitazione padronale, cuore della casa con l’ampio
salone e gli antichi balconi che si affacciano sul giardino interno e all’ultimo piano l’altana o loggia
di servizio, aperta su pilastrini circolari.
In facciata, di estremo interesse le decorazioni in cotto che ornano gli archi ogivali del portico e le
formelle della fascia marcapiano: elementi floreali e narrativi associati ad altri di stile schiettamente
gotico, suggeriscono contatti fra artefici locali e d’oltralpe. L’edificio di proprietà comunale, è
destinato a spazio espositivo.
I palazzi settecenteschi che incorniciano la Piazza del Ballo (Piazza Garibaldi),
ripropongono fra Barocco e Neoclassico la coabitazione di botteghe
commerciali e residenze nobiliari: a est con il bel balcone angolare in ferro
battuto Palazzo Piolti, fatto costruire nel 1779 dalla famiglia Scarzelli, e a nord
Palazzo Salotto. All’angolo con Via Alberto da Rivoli, la seicentesca cappella
di San Rocchetto. Risalendo nuovamente Via Piol, da Piazza Matteotti si
scende in Via Santa Croce dove si trova la Confraternita di Santa Croce che
sembra quasi liberare a fatica le forme barocche, imprigionate fra i tetti e i
rampicanti delle facciate. Se la Collegiata è la dimensione della ritualità civica
ed immagine del pubblico potere, Santa Croce e lo spazio della devozione
laicale della Controriforma: la corporazione di nobili e borghesi, tanto gelosi
dei propri culti quanto bramosi d’ostentare opulenza d’apparati e fasti
scenografici. Tutto è un inno a questa grammatica di comunicazione sociale,
l’antica congregazione ospedaliera, nata nel XIII secolo, nel 1659 fa erigere dai
maestri luganesi Bernardino Quadri e Giovanni Battista Massarolo la chiesa
attuale, perenne cantiere al quale lavorano anche Giulio Quadri, Michelangelo
Garove e Carlo Giuseppe Perratone, arrestandosi a fine secolo al tamburo della Cupola mai
costruita. Discendendo l’ultimo tratto di Via Santa Croce si apre la Piazza dedicata a Carlo Bollani,
Sindaco per 44 anni: qui fino alla costruzione dell’acquedotto (1868) era il Bollengo delle Oche,
antico stagno municipale per l’abbeverata e l’approvvigionamento d’acqua; ma anche fonte di
epidemie, come il colera del 1867.
Sulla destra incombe l’attuale Collegiata. Proseguiamo per Via Grandi: dopo pochi metri a sinistra
si apre su Via Capello l’arco laterizio di Porta Sorda ultima delle sei porte (con Media Nocte verso
Borgo Nuovo, San Paolo verso Alpignano, Strada su Via Piol, Chiostra su Via Fiorito e San
Martino al termine di Via Grandi) che nel XV secolo conducevano entro le mura cittadine.
Passiamo sotto porta Sorda per Via Capello, passando davanti alle mura della torre di Palazzo
Piozzo (ora sede dell’Istituto Musicale) fino alla alberata Piazza San Rocco, la cui prospettiva
inquadra la Bianca Facciata della Chiesa di San Rocco. La Chiesa è stata edificata ex voto dopo la
peste del 1629-31 di manzoniana memoria, dal 1655 è contesa tra l’omonima Confraternita e il
limitrofo convento del Carmine. Il complesso tra le Vie Balegno Fellogna e Ospedale, alle spalle di
San Rocco, è la medioevale Casa Zostra, passata all’estinzione della famiglia a ospitare i padri
Carmelitani (1655). Soppresso il Convento da Napoleone, con gli adattamenti dell’ing. Talucchi dal
1803 al 1990 diviene sede dell’Ospedale degli Infermi. Risaliamo per Via San Martino tra le ville
Jona e Guasco di Bisio giungendo alla Parrocchia di San Martino dalle linee di un rigore quasi
neoclassico accese dai caldi riflessi del cotto.
Risalendo per Piazza Marconi, Via Vittorio Amedeo II e Via
Marchetti, prestiamo attenzione al vasto irregolare
complesso di antichi edifici che si stende sotto di noi: e
l’attuale Collegiata di Santa Maria della Stella, in origine
Convento di San Domenico fatto costruire dal Comune nel
1287 e da allora soggetto a una continua e disordinata
concrezione architettonica. Dell’assetto originario restano il
chiostro e nei solai i soffitti a cassettoni con decorazioni
policromiche e 18 figure di Santi Domenicani in cornici
polilobate, attribuibile al Maestro di Chianocco. La Chiesa
Conventuale guardava in origine verso il Castello, con
un’abside a contrafforti rampanti verso la pianura, a metà
seicento il fronte viene invertito e costruita una nuova
facciata verso Piazza Bollani. Da Via Marchetti si scorge
ancora, inglobato nei modesti volumi del coro, l’intreccio
spiovente d’archetti pensili in cotto dell’antica facciata (circa
1400). Svetta invece il Campanile gotico: slanciata e
leggiadra torre laterizia, culminante in una cuspide a base
ottagonale e arditi pinnacoli angolari. Dalla Collegiata si
riguadagna rapidamente il Castello, termine del nostro
itinerario, per quelle rampe alberate su cui, nel settembre 1899 si snodò la processione per
l’Incoronazione della statua della Madonna della Stella: evento memorabile nella storia del costume
e della vita comunitaria cittadina da trovare ancora oggi eco nella tradizione orale degli anziani
rivolesi.
Associazione Culturale “La Meridiana” Rivoli
Itinerario tratto dai testi di Nicola Gallino della Guida Turistica della Città di Rivoli
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