FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR SIQuAS VRQ Torino 85° Simposio La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria Con il Patrocinio della ABSTRACT BOOK Sabato 22 Novembre 2008 Aula Fondazione Arturo Pinna Pintor Via Vespucci 61 – Torino 85° Simposio FAPP - La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria - 22 Novembre 2008 INDICE Razionale pag. 1 Programma pag. 2 pag. 5 Saluto dell’Assessore alla Regione Piemonte E. Artesio pag. 13 Introduzione pag. 14 pag. 25 Presentazione P. Pinna Pintor F. Badellino Il Progetto HSOPS ed i risultati della ricerca IEO P. L. Deriu Adozione della check list in sala operatoria – Punti di vista: dell’Amministrazione M. Rapellino pag. 43 della Cittadinanza A. Terzi pag. 64 dei Medici Chirurghi G. Favia pag. 68 del Personale di assistenza C. Vaschetto pag. 88 delle Assicurazioni F. Lanciani pag. 98 della Magistratura G. Battarino pag. 109 P. Lombardo pag. 118 S. Danese pag. 128 F. Donadio pag. 136 L’adozione della Check List in Sala Operatoria e in Sala Parto Risultati Preliminari: AO O.I.R.M. S. Anna Clinica Pinna Pintor Razionale Malati, Medici, Gestori ed Amministratori della sanità sono, per motivi diversi ed in diversa misura, interessati alla sicurezza e qualità delle cure chirurgiche. In Italia, a livello regionale e nazionale, sono numerose le iniziative delle Istituzioni e delle Società professionali intraprese negli ultimi anni per garantire maggior sicurezza delle cure chirurgiche (●) (●●) (●●●). Ciò malgrado le cronache quotidiane raccontano di incidenti in sala operatoria che allarmano l’opinione pubblica negli ammalati, compromettono la fiducia nei chirurghi, talvolta colpiti in maniera irreparabile, coinvolgono legalmente i responsabili della gestione delle strutture ed aggravano i problemi degli amministratori per l’aumento dei costi. La Comunità Scientifica e gli Amministratori delle Società sono pertanto alla ricerca continua di requisiti di provata efficacia per superare le barriere al miglioramento della sicurezza in sala operatoria. L’adozione in sala operatoria della check list sul modello dell’aeronautica è una delle proposte innovative, oggetto di discussione. Nel corso del Simposio verranno presentate, dopo un anno, esperienze internazionali, locali e ricerche preliminari, con particolare riferimento alla cultura della sicurezza in sala operatoria. Gli organizzatori del Simposio si attendono che le rappresentanze della cittadinanza, dei Medici e degli Amministratori della Sanità Pubblica e Privata partecipino alla discussione per consentire una verifica collettiva della validità delle proposte. • “La caccia agli errori medici” P. Pinna Pintor, W. Picco. Torino, Marzo 2008 (http://web.genie.it/utenti/f/fappto/) “Sicurezza in Chirurgia”. Commissione medico legale della SIC, CLEUP, Padova 2006 ••• Sicurezza dei Pazienti e Gestione del Rischio clinico”. Biblioteca La Professione, Anno X •• 1 Moderatori e Relatori: Fausto Badellino: già Direttore della Divisione di Oncologia Chirurgica Istituto Tumori di Genova – Fondazione Arturo Pinna Pintor, Torino Giuseppe Battarino: Magistrato, Docente Universitario, Varese Marco Bobbio: Direttore SC Cardiologia ASO S.Croce e Carle, Cuneo Saverio Danese: Direttore F.F. AO OIRM-S.Anna, Torino Pier Luigi Deriu: Responsabile Qualità ed Accreditamento Istituto Europeo di Oncologia, Milano Franco Donadio: Libero docente in Patologia e Clinica Chirurgica, Specialista in Chirurgia Generale e Urologia, Torino Gennaro Favia: Professore Ordinario di Chirurgia Università di Padova, Padova Federico Lanciani: Direttore Clienti Sanità, RVA – Rasini Viganò S.p.A., Milano Pietro Lombardo: Dirigente Medico AO OIRM-S.Anna, Torino Plinio Pinna Pintor: Cardiologo, Presidente Clinica Pinna Pintor e Fondazione Arturo Pinna Pintor, Torino Marco Rapellino: Coordinatore Scientifico Gruppo rischio Clinico Regione Piemonte, Torino Franco Ripa: Presidente SIQuAS Piemonte, Direttore Struttura Complessa Controllo di Gestione ASL 9, Ivrea Alessio Terzi: Presidente Nazionale Cittadinanzattiva, Roma Claudia Vaschetto: AO OIRM-S.Anna, Torino 2 8.30 Presentazione: P. Pinna Pintor Saluto delle Autorità Introduzione: F. Badellino Sessione Unica Moderatori M. Bobbio, F. Ripa 9.00 La cultura della Sicurezza in Ospedale. Il Progetto HSOPS ed i risultati della ricerca IEO P.L. Deriu Adozione della check list in sala operatoria 9.30 Punti di vista dell’Amministrazione della Cittadinanza dei Medici Chirurghi del Personale di assistenza delle Assicurazioni della Magistratura M. Rapellino A. Terzi G. Favia C. Vaschetto F. Lanciani G. Battarino 11.00 Pausa caffè 11.30 L’adozione della Check List in Sala Operatoria e in Sala Parto Risultati Preliminari: AO OIRM S. Anna P. Lombardo, S. Danese Clinica Pinna Pintor F. Donadio 12.15 Discussione 12.45 Considerazioni conclusive 13.00 Chiusura lavori 13.15 Buffet 3 Comitato Scientifico Fausto Badellino Marco Bobbio Plinio Pinna Pintor Franco Ripa Sede del Simposio: Aula Fondazione Arturo Pinna Pintor Via Vespucci 61 – Torino Comitato Organizzatore: Associazione Amici Fondazione Arturo Pinna Pintor Maddalena Caviglia – Daniela Gioè – Walter Picco Via Vespucci 61 - 10129 Torino, Italy Tel. (+39) 011-5802365 Fax (+39) 011-5683893 e-mail: [email protected] 4 FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR Creata nel 1977 Per la Verifica di Qualità delle Cure - Per lo Studio della Medicina Interdisciplinare La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria Sabato, 22 Novembre 2008 - 85° Simposio PRESENTAZIONE Uomini di scienza e responsabili politici del mondo intero sono sempre più preoccupati della sicurezza dei popoli. Sicurezza dell’ambiente contro l’effetto serra, la fame nel mondo, il crollo delle borse, sicurezza contro il terrorismo, il rischio nucleare, contro le epidemie, la antibiotico-resistenza e per noi, operatori della sanità, il rischio di errori medici durante le cure. Garantire che i percorsi di cura non siano funestati da errori e non si risolvano in danni più che benefici è uno degli imperativi etici e politici che da decenni ormai si pongono le Società professionali mediche, le amministrazioni della sanità pubblica e privata, le Agenzie ed istituzioni dedicate alle ricerche sull’epidemiologia degli errori medici e delle loro cause, ed alla formulazione di proposte per evitarli. Mi sia consentito ricordare, in questa occasione, che 20 anni or sono, con il Simposio sulla “Verifica di qualità nella Sanità privata” (D1), tenutosi in questa stessa aula, la Fondazione Arturo Pinna Pintor ha iniziato un percorso di studio e di dibattito continuato sino ad oggi sul tema della qualità e sicurezza delle cure che è l’oggetto principale e la finalità statutaria della FAPP. 5 Più di recente, infatti, abbiamo elaborato ricerche sulla misurazione del rischio (D2), sulla qualità relazionale e sulle analisi e proposte per la riduzione degli errori medici per garantire la sicurezza del paziente ospedalizzato (D3, D4, D5). Il persistere di errori medici, testimoniato dalle indagini effettuate nel mondo sviluppato a cura di Enti governativi, organizzazioni di consumatori, Società professionali ed agenzie istituite ad hoc dai dipartimenti della sanità di molti Paesi, ha indotto recentemente gli Organismi regolatori pubblici di molti Paesi del mondo industrializzato a promulgare norme legislative e raccomandazioni per contrastare gli eventi avversi e gli errori che si verificano durante le cure. Fra le decine di raccomandazioni, proposte dopo un’approfondita analisi sulla loro efficacia, l’Agenzia per la Salute la ricerca e la qualità –AHRQ – del Dipartimento della Salute degli USA ha individuato la promozione della cultura della sicurezza come raccomandazione per contrastare gli eventi avversi (D6) utilizzando le seguenti definizioni della cultura della sicurezza (D7). Un’imponente inchiesta, iniziata nel 2002 che oggi ha coinvolto più di 500 ospedali degli USA e 160.000 componenti delle loro direzioni, è stata condotta dalla stessa Agenzia per verificare l’importanza attribuita e la disponibilità all’adozione di misure di sicurezza da parte degli operatori sanitari (D8) conoscenze considerate decisive per la promozione della sicurezza negli ospedali; di queste tratterà ampiamente il Dott. Deriu. L’osservazione che la maggioranza degli errori più gravi avviene in sala operatoria ha indotto i ricercatori a dare priorità agli studi sulla conoscenza dei rischi e dei possibili metodi per evitarli da parte del personale medico e non medico che vi lavora. 6 Una sicurezza assoluta in sala operatoria per garantire i nostri pazienti che non correranno più rischi da errori è difficilmente raggiungibile. Innovative, tuttavia, fra le numerose misure di provata efficacia per la riduzione dei rischi in sala operatoria, cito ad esempio la prevenzione della tromboembolizzazione, l’uso del Beta-bloccante, la profilassi antibatterica, si presenta da pochi anni l’adozione della check list in sala operatoria derivata dall’aeronautica. Nella seconda parte del Simposio verranno presentati i punti di vista di tutti i soggetti interessati con diversi ruoli alla sicurezza della sala operatoria. Infine, per informare la comunità medica, i responsabili delle Amministrazioni della sanità e la cittadinanza verranno presentati i primi risultati ottenuti dalle ricerche condotte sino ad oggi dalle diverse istituzioni che vi hanno partecipato: l’Azienda Ospedaliera OIRM-S. Anna e la Clinica Pinna Pintor che ringrazio vivamente. I risultati rappresentano un punto di partenza che ci auguriamo interessi e coinvolga le altre strutture sanitarie della Città. Ringraziamenti ai Moderatori, Relatori ed agli Sponsor. Plinio Pinna Pintor 7 FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR Per la Verifica di Qualità delle Cure - Per lo Studio della Medicina Interdisciplinare LA CULTURA DELLA SICUREZZA IN SALA OPERATORIA Presentazione Plinio Pinna Pintor Torino 22 Novembre 2008 8 1 THE CLEVELAND CLINIC FOUNDATION SOCIETA’ ITALIANA PER LA QUALITA’ DELL’ASSISTENZA SANITARIA (VRQ) Symposium Risk Stratification in Cardiac Surgery for Quality Assurance and Accreditation. Which Outcomes and which Models for Italy 10 Years after Parsonnet? Saturday January 16, 1999 Aula Fondazione Arturo Pinna Pintor Via Vespucci 61 – Torino FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR SOCIETA’ ITALIANA PER LA QUALITA’ DELL’ASSISTENZA SANITARIA (VRQ) IL CENTENARIO della Clinica Pinna Pintor di Torino Un secolo di tradizione e rinnovamento Simposio Commemorativo La centralità del paziente nella scelta delle cure LA QUALITÀ PERCEPITA Sabato 25 Settembre 2004 Aula Fondazione Arturo Pinna Pintor Via Vespucci 61 – Torino 9 2 FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR SOCIETA’ ITALIANA PER LA QUALITA’ DELL’ASSISTENZA SANITARIA (VRQ) Dalla qualità percepita alla percezione dell’errore medico Metodologia integrata per l’individuazione dell’errore medico Simposio Sabato 15 Ottobre 2005 Aula Fondazione Arturo Pinna Pintor Via Vespucci 61 – Torino FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR SOCIETA’ ITALIANA PER LA QUALITA’ DELL’ASSISTENZA SANITARIA (VRQ) L’Errore Medico Alla ricerca delle Procedure di Provata Efficacia per prevenirlo Simposio Sabato 17 Novembre 2007 Aula Fondazione Arturo Pinna Pintor Via Vespucci 61 – Torino 10 3 Procedure per la sicurezza del paziente Rischi da prevenire RACCOMANDAZIONI Patient Safety Practice AHRQ 2001 (79) National Quality Forum 2003 NQF-endorsed safe practices (30) SIQUAS 2006 (30+4) IHI 5 Million lives (30) … … … … … LLI Eventi avversi dovuti al trasporto di pazienti critici all'interno dell'ospedale Mechanical rather than manual ventilation during transport LLI Batteriemie associate a catetere venoso centrale LLI Batteriemie associate a catetere venoso centrale N LoE … … Changing catheters routinely 71 72 73 Eventi avversi, errori medici 74 … … … Routine antibiotic prophylaxis Promoting a Culture of Safety Create a healthcare culture of safety … … Creare una cultura sanitaria per la sicurezza … … Da: “LA CACCIA AGLI ERRORI MEDICI - Rassegna non sistematica della letteratura” P.Pinna Pintor; W. Picco – Torino, Marzo 2008 DEFINIZIONE DELLA CULTURA DELLA SICUREZZA La cultura della sicurezza di un'organizzazione è il risultato di valori, atteggiamenti, percezioni, competenze, e modelli di comportamento di singoli soggetti e di gruppi che determinano l'impegno, lo stile e l'abilità della gestione di un'organizzazione per la salute e la sicurezza. Organizzazioni con una cultura di sicurezza positiva sono caratterizzate da comunicazioni fondate sulla fiducia reciproca, da percezioni condivise dell'importanza della sicurezza e dalla fiducia nell’efficacia delle misure preventive. Organization for Safety: Third Report of the ACSNI (Advisory Commitee of the Safety of Nuclear Installation). Study Group on Human Factors. Health and Safety Commission (of Grat Britain). Sudbury. England: HSE Books, 1993 11 4 12 5 Assessorato alla Tutela della Salute e Sanità, Programmazione Socio-Sanitaria di concerto con l’Assessore al Welfare Agli organizzatori e ai partecipanti Del simposio “La cultura della sicurezza in sala operatoria” Mi scuso innanzitutto per non poter essere presente in questa occasione a causa di impegni istituzionali. Questa mattina sono, infatti, presente al VI Convegno nazionale di Diritto Sanitario “1978-2008: trent’anni di servizio sanitario nazionale” organizzato dall’Università del Piemonte Orientale e dedicato all’evoluzione storica, sociale ed economica della sanità intesa come servizio pubblico. L’evento che vi vede oggi riuniti riguarda, senza dubbio, un aspetto fondamentale della nostra sanità, che non si basa soltanto su un insieme di regole e procedure da seguire, ma fonda le proprie radici in una cultura che fa della sicurezza il metro attraverso il quale valutare i risultati. Come tutti i fenomeni sociali, anche questa cultura è in continua evoluzione, grazie all’impegno e alle ricerche realizzate in ambito locale e internazionale, volte a raggiungere standard, anche in sala operatoria, sempre più efficaci. Certa che il simposio sarà un’importante occasione di confronto tra tutti coloro che lavorano per migliorare la qualità delle prestazioni offerte ai cittadini mi auguro mancherà in futuro occasione di incontrarci e confrontarci sui temi di comune interesse. Eleonora Artesio Assessore alla tutela della salute e sanità 10122 Torino - Corso Regina Margherita, 153 bis Tel. (011) 432.1643 Fax (011) 432.2177 Indirizzo e-mail: [email protected] 13 FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR Creata nel 1977 Per la Verifica di Qualità delle Cure - Per lo Studio della Medicina Interdisciplinare LA CULTURA DELLA SICUREZZA IN SALA OPERATORIA INTRODUZIONE (Fausto Badellino) (Fig. 1) Il Prof. Pinna Pintor ha, con brevi parole ben illustrato gli aspetti sociologici, amministrativi, etici e sanitari della cultura della Sicurezza in campo medico, e più specificatamente in quello chirurgico, come verrà trattato stamane. Questo della sicurezza è un argomento un po’ tabù, perché dalla maggior parte dei medici, e per quanto ci riguarda dei chirurghi, è considerato quasi una astrazione, poiché il chirurgo spesso considera che in ogni suo atto sia implicito, accanto alla perizia ed alla capacità tecnica, il criterio di agire con prudenza, rispettando pertanto e garantendo la massima sicurezza. Invece non è così; gli studi universitari e i corsi di specializzazione in discipline chirurgiche, salvo casi particolari ed estemporanei, non vedono nei loro programmi spazi dedicati all’apprendimento delle norme concernenti la sicurezza. Pertanto quando accade l’evento avverso può essere che il sistema non funzioni né per prevenirlo né per affrontarlo adeguatamente; ciò non per difetto del chirurgo, ma per il mancato inserimento della sua professionalità culturale e tecnica in un appropriato algoritmo gestionale. Gli organi di informazione non fanno altro che riferire con cadenze costanti errori veri , e spesso presunti, in ambito sanitario. Secondo alcune fonti il chirurgo ha circa l’ottanta percento di probabilità di essere oggetto di una richiesta di danni o di un atto giudiziario per colpa nel corso della sua vita professionale. Il tribunale del malato ed associazioni simili propongono i dati su colpe ed errori, forse a volte non scientificamente e statisticamente corretti, perché estrapolati impropriamente. Inoltre vi sono degli importanti fattori dipendenti dai meccanismi di raccolta dati che possono influenzare i numeri finali, che invece dovrebbero essere il frutto di 14 osservazioni e verifiche tridimensionali, tra cui di notevole importanza è il trend delle segnalazioni nel tempo. Dall’altro lato sorgono sistemi di difesa e protezione della categoria (l’Associazione AMAMI ne è l’esempio eclatante, ed il Collega ed Ortopedico Maggiorotti ne è il …profeta!), ma sul campo la situazione della sicurezza non sembra cambiare. Ed invece No! Qualche cosa si sta muovendo. Infatti da alcuni anni sono sorte società scientifiche ed associazioni che si occupano della sicurezza e della prevenzione degli eventi avversi; sono stati pubblicati volumi: in molti ospedali ha preso forma la figura del responsabile del controllo del rischio clinico; in molti congressi vengono organizzati simposi, tavole rotonde e quant’altro sugli argomenti specifici, ed a cui danno il loro contributo vari esperti, siano essi medici, magistrati, avvocati, amministratori, assicuratori. Le immagini che seguono, limitate agli ultimi anni ne sono un esempio palese: e andiamo dal consenso informato (Fig. 2), storica pubblicazione del Dr Santosuosso, ad un altrettanto storica pubblicazione USA su qualità chirurgica, sicurezza, ecc (Fig. 3), ad un manuale edito tra l’altro dal Ministero della Salute, della Federazione degli Ordini e dall’IPASVI (Fig. 4), e via via citiamo monografie e relazioni nell’ambito della Società Italiana di Chirurgia (Fig. 5) nel 2006. (Fig. 6, 7, 8, 9) nel 2008; per non parlare poi di convegni e corsi del tutto recenti o in atto (Fig 10, 11, 12). Desidero inoltre segnalare la Consensus Conference sul rischio in Camera Operatoria e la Tavola Rotonda sulla responsabilità professionale medica (fig. 13) tenutesi recentemente nel 110° Congresso della Società Italiana di Chirurgia. Ciò sta a dimostrare come queste problematiche siano oggetto ormai di diffuso interesse. Questo dal punto di vista concettuale. Ma dal punto di vista pratico, reale, qual è la situazione? Si può rispondere che la situazione è velleitaria, perché accanto a tante parole dette e scritte, di “fatto” c’è veramente poco. E questo poco ispirandosi a quanto si fa in genere nei paesi anglosassoni, già da tempo, consiste nell’uso di check-list dedicate, mutuate da quelle usate in aeronautica, ed adattate ai flussi ed alle procedure chirurgiche, ampliando ciò che già viene fatto dagli anestesisti per la verifica dei loro standard operativi. 15 Queste check list hanno fatto una timida comparsa in alcuni ospedali, a Catania, a Roma, a Ferrara, qualche cosa nella provincia torinese, ma a quanto a nostra conoscenza, senza che siano stati comunicati i dati relativi al loro impiego, come modalità, volume, logistica e tempistica. Perché tali check-list vengano accettate ed adottate è indispensabile che si proceda a stimolare negli operatori sanitari di area chirurgica, medici, infermieri o tecnici che siano, la “Cultura della sicurezza”, supplendo alle carenze nell’apprendimento cui ho già accennato in precedenza. A tal proposito non si può non ricordare un’iniziativa USA dell’ “Agenzia per la qualità e la ricerca sull’assistenza sanitaria” e del “Dipartimento Federale sulla salute ed i servizi umani” (Fig. 14) che è stata ripetuta anche in Italia, a Milano, e di cui parlerà il Dr Deriu. Qui a Torino, la FAPP e l’Associazione AFAPP, dopo il Simposio del novembre scorso sull’errore medico e le misure per prevenirlo, hanno deciso di affrontare questa tematica, convinte, ripetiamo, che l’uso della Check-list richieda e necessiti da parte delle figure professionali coinvolte di una convinta accettazione della cultura della sicurezza. L’Ospedale S. Anna ha condiviso questo progetto, ed è stato richiesto l’impegno, volontario, dei chirurghi attivi nelle due strutture sanitarie a collaborare. Si è iniziata tale ricerca clinica, facendo compilare in una prima fase (mesi di aprile e maggio c.a.) una C.L. estremamente dettagliata, elaborata sulla base di modelli disponibili. Vi verranno presentati i dati rilevati presso il S. Anna e la Pinna Pintor. I risultati sono stati alquanto discutibili, ed almeno alla Pinna Pintor nel mese di Ottobre, è stata utilizzata una Check List meno complessa, prodotta e diffusa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e che è stata anche segnalata dall’”American College of Surgeons” (Fig. 15). Vedremo anche per questa C.L. quali osservazioni si possono fare. Tale prima fase di ricerca sulla sicurezza, sul campo e non solo a parole, può dar luogo ad interpretazioni divergenti, ma costituisce un passaggio sostanziale per raggiungere un risultato. Si tratta di un modesto ma reale contributo ad iniziative in merito di alto livello, che anche recentemente hanno visto una audizione delle tre principali società chirurgiche italiane di fronte alla Commissione Sanità del Senato (Fig. 16). Parole tante, fatti pochi. Speriamo non sia sempre così! 16 LA CULTURA DELLA SICUREZZA IN SALA OPERATORIA Introduzione Fausto Badellino Torino 22 Novembre 2008 FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR - TORINO 1 CONSENSO INFORMATO Il consenso informato (a cura di Amedeo Santosuosso, Raffaello Cortina Editore 1996) è un libro scritto da giuristi, medici e psicologi, e dà conto sia della dimensione etico-giuridica del consenso informato, sia delle dinamiche psicologiche che ruotano attorno a esso. E' il primo testo in Italia che abbia affrontato l'argomento in modo conciso ed esauriente: è ancora un fondamentale testo di riferimento. FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR - TORINO 2 17 1 FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR - TORINO 3 FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR - TORINO 4 18 2 SIC 2006 FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR - TORINO 5 SIC 2008 FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR - TORINO 6 19 3 FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR - TORINO 7 FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR - TORINO 8 20 4 SIC 2008 FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR - TORINO 9 FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR - TORINO 10 21 5 FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR - TORINO 11 FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR - TORINO 12 22 6 FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR - TORINO 13 FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR - TORINO 14 23 7 FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR - TORINO 15 FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR - TORINO 16 24 8 La cultura della Sicurezza in Ospedale. Il Progetto HSOPS ed i risultati della ricerca IEO. P.L. DERIU Impatto della “safety culture”sul profilo di rischio : lo studio La grandezza dell'uomo si misura in base a quel che cerca e all'insistenza con cui egli resta alla ricerca. (Heidegger) Il progetto di ricerca prende spunto da una ricerca analoga sviluppata negli Stati Uniti da Sara J. Singer1, coordinata dal “Center for Health Policy – Freeman Spogli Institute for International Studies” e dal “Center for Primary Care and Outcomes Research – Stanford School of Medicine” della Stanford University e finanziata dall’Agency for Healthcare Research and Quality (AHRQ). La letteratura internazionale, a conforto di questa scelta, espone esperienze in tutti i settori che spostano l’attenzione dal rischio alla sicurezza. Lo stesso ente che produce le raccomandazioni per il settore aeronautico, ICAO (International Civil Aviation Autority), nei suoi documenti più recenti sottolinea come ci si debba spostare da una logica di risk assesment a quella di safety assessment (si veda Doc 9830 A-SMGCS ICAO, 2005). Ancora, la Commissione Europea ha finanziato un progetto di grandi dimensioni per lo sviluppo di nuove metodologie di promozione e valutazione della sicurezza (Progetto Virthualis). Tutti gli autori sono d’altra parte d’accordo nell’affermare che sia la cultura aziendale a favorire o scoraggiare, 2 attraverso un utilizzo degli strumenti attivi (Weick ed altri utilizzano l’espressione “heedful interrelating”) oppure formali, la traduzione in pratica della metodologia che la porti ad essere parte della routine comportamentale sia nell’azione operativa che nelle decisioni in condizioni di incertezza. Di fatto il gruppo di ricerca ha la percezione che si possano riassumere tre criticità: 1. applicazione diretta di strumenti. Le azienda sanitarie, così come le compagnie di assicurazione e in generale tutti gli attori che partecipano con un ruolo attivo al sistema di gestione della salute, sembrano credere che l’introduzione di strumenti di management del rischio possano condurre in modo chiaramente identificabile al miglioramento della sicurezza; 2. importazione di strumenti da altre realtà. Gli strumenti vengono attualmente attinti dall’ambito aeronautico, per quanto riguarda la parte operativa e manageriale, da quello finanziario e attuariale per quanto riguarda le stime dei rischi. Recenti interventi di studiosi, quali Tamuz3, sottolineano come questo aspetto aggiunga ulteriore criticità; 3. attenzione al rischio anziché alla safety. L’attenzione, in ritardo rispetto ai settori industriali e aeronautico, viene centrata sul rischio, mentre è assai più importante e fruttuoso l’approccio sistemico verso la sicurezza, in grado di attivare più facilmente il necessario processo di apprendimento organizzativo. Da queste considerazioni di contesto nasce l’obiettivo operativo della ricerca: • verificare l’applicabilità, alla realtà sanitaria italiana, dei principali strumenti di lettura della “safety culture” nelle organizzazioni sanitarie, già utilizzati in ambito internazionale; • applicare tali strumenti ad un campione di aziende sanitarie italiane; • fornire elementi di interpretazione del ruolo che l’Alta Direzione può avere nel creare una forte cultura della sicurezza. In sintesi, si intendono valutare le implicazioni pratiche che potrebbe avere l’applicazione di un particolare approccio alla “safety culture” confrontandolo con i dati di un gruppo di ospedali degli Stati Uniti con lo stesso numero di letti. Prodotto della ricerca sarà un gruppo di raccomandazioni operative da proporre alla Direzione per orientare i comportamenti non solo dei professionisti direttamente coinvolti nei processi assistenziali, ma anche di tutto lo staff tecnico amministrativo di supporto. Le raccomandazioni dovranno suggerire gli antecedenti organizzativi, basati sulla safety culture, che, qualora applicati, renderanno davvero fruttuosa l’introduzione degli strumenti tecnici • • Scelta del questionario. Tra gli strumenti di analisi della “Patient Safety Culture” ad oggi sviluppati, i seguenti sono consigliati dal Canadian Council on Health Services Accreditation (CCHSA http://www.cchsa.ca/): Helmreich, Sexton et al. - Safety Climate Survey (cfr website www.ihi.org) Singer, Gaba, et al. - Patient Safety Climate in Healthcare Organizations. (cfr. chppcor.stanford.edu) 1 Senior Research Scholar, Center for Health Policy, Stanford University and Doctoral Fellow, Health Policy Department, Harvard University Collective Mind in Organizations: Heedful Interrelating on Flight Decks Karl E. Weick, Karlene H. Roberts Administrative Science Quarterly, Vol. 38, No. 3 (Sep., 1993), pp. 357-381 3 Understanding Accident Precursors Michal Tamuz Health Science Center University of Tennessee in Accident Precursor Analysis and Management: Reducing Technological Risk Through Diligence. National Academies Press Washington D.C. 2003 2 25 • • • • Sorra, JS, Nieva VF. - Hospital Survey on Patient Safety Culture4. (Preparato da Westat) AHRQ. Settembre 2004 e secondo report Marzo 2007 . (cfr.http://www.ahrq.gov/qual/hospculture) Tali strumenti, in estrema sintesi, prevedono: interviste semi strutturate al top management; questionari al personale sanitario; visite sul campo, supportate da una griglia di osservazione. Il primo passo è stato l’analisi della significatività di questi strumenti per la realtà sanitaria italiana attraverso la costruzione di un panel composto da interlocutori aventi determinate caratteristiche (responsabilità organizzativa, esperienza, posizione di riferimento nella comunità scientifica), oltre che provenire dagli ospedali partecipanti alla survey. 5 Nella tabella 1 viene presentato un sintetico confronto tra metodologie tratto da Fleming M. Elementi misurati Safety attitudes questionnaire Lavoro di squadra Clima di sicurezza Soddisfazione rispetto al lavoro Analisi dello stress Percezioni della direzione Condizioni di lavoro Stanford instrument Hospital survey on patient safety culture Organizzazione Department Produzione Reporting/seeking help Shame/self-awareness . Possibilità di avere una comunicazione aperta 2. Feedback e comunicazione circa l’errore 3. Frequenza con cui vengono comunicati gli eventi avversi 4. Passaggio di consegne e trasferimenti 5. Il supporto del management per la sicurezza dei pazienti 6. Atteggiamento non punitive nei confronti dell’errore 7. Insegnamenti organizzativi /miglioramenti continui 8. Percezione generale della sicurezza del paziente 9. L’assunzione del personale 0. Supervisione/ gestione delle aspettative e delle azioni di promozione della sicurezza 1. Il lavoro di gruppo tra unità 2. Il lavoro di gruppo nell’unità 42 items Lunghezza dei questionari 60 items 30 items Affidabilità Alpha’s range da .65–.83 Non pubblicato Alpha’s range da .63–.84 I questionari si possono trovare: http://www.uth.tmc.edu/schools /med/imed/patient_safety/surveyandtools.h tm Questionario pubblicato (Singer et al. 2003) http://www.ahrq.gov/qual/hospculture/ Punti di forza Punti di debolezza Questionario utilizzabile liberamente Testato su larga scala un report dettagliato descrive lo strumento proprietà psicometriche adeguate alcuni dati di benchmark • Questionario relativamente lungo • Non disegnato specificatamente per misurare la cultura della sicurezza Questionario utilizzabile liberamente Testato su larga scala L’articolo scientifico descrive lo sviluppo ed i fattori strutturali Questionario utilizzabile liberamente Buone proprietà psicometriche Testato su larga scala Copertura completa degli elementi della sicurezza Buon supporto documentale Possibilità di avere I dati per eseguire il benchmark • Affidabilità dei punteggi non pubblicata • Le domande contengono nei fattori 1 e 2 che non sembrano coincidere con i concetti che vuole misurare Questionario relativamente lungo Definizione del campione d’indagine. Nella definizione del campione di indagine si è tenuto conto di due ordini di fattori: • la significatività del campione identificato a rispondere al quesito di ricerca; • l’omogeneità tra il campione identificato in ogni ospedale partecipante e il campione di indagine USA al fine di rendere possibile un confronto delle informazioni rilevate. L’obiettivo. Lo studio ha come obiettivo quello di confrontare (con una tecnica di benchmarking – si veda il paragrafo 2.4 della tesi) ed analizzare come varia a seconda degli ospedali, a seconda delle figure professionali a seconda delle unità cliniche la percezione della sicurezza dei pazienti. L’obiettivo dello studio era di valutare l’opinione dello staff circa la sicurezza, gli errori clinici e il sistema di reporting degli errori. 6 Il questionario utilizzato è stato sviluppato nel novembre del 2004 dagli Autori Sorra e Nieva che con finanziamento dell’ Agency for Healthcare Research and Qualità (AHRQ). Alla survey hanno aderito 382 ospedali Statunitensi ed hanno risposto ai questionari oltre 108.621 operatori. 4 Definizione di “Cultura della sicurezza: ” è il prodotto individuale e di gruppo di valori, attitudini, percezioni, competenze e atteggiamenti individuali che determinano impegno di un organizzazione nella gestione della sicurezza. Le organizzazioni caratterizzate da una positiva cultura della sicurezza è caratterizzata da una comunicazione fondata sulla fiducia reciproca, da una convinta percezione dell’importanza della sicurezza e dalla confidenza nell’efficacia delle misure preventive. Organising for Safety: Third Report of the ACSNI (Advisory 5 Patient Safety Culture Measurement and Improvement: A How To Guide, october 2005, Healthcare Quarterly, Vol 8: 14 – 19 2 26 I risultati ottenuti hanno consentito di creare the Hospital Survey on Patient Safety Culture Comparative Database che ha consentito di comparare i nostri dati con un “beanchmark” significativo per la valutazione dello “stato dell’arte”. Materiale e metodi Il questionario Il questionario preso in esame è composto di 42 item. Gli Autori hanno raggruppato le domande in dimensioni o indici con un significato preciso per poter dare in sintesi informazioni derivanti dai risultati. Le dimensioni sono rappresentate nella Tavola 4 con il relativo indice alfa di Cronebach7: Tavola 4. Le dimensioni che favoriscono la sicurezza del paziente in un organizzazione sanitaria 1. Comunicazione aperta (.72) 2. Feedback e comunicazione circa l’errore (.78) 3. Frequenza con cui vengono comunicati gli eventi avversi (.84) 4. Passaggio di consegne e trasferimenti (.80) 5. Supporto del management dell’Ospedale per la sicurezza del paziente (.83) 6. Reazioni non punitive agli errori (.79) 7. Apprendimento organizzativo – miglioramento continuo (.76) 8. Percezione generale della sicurezza del paziente (.74) 9. Personale (.63) 10. Supervisione/aspettative e azioni della direzione nella promozione della sicurezza (.75) 11. Il lavoro di gruppo tra unità (.80) 12. Il lavoro di gruppo all’interno dell’unità (.83) Gli operatori parlano liberamente se vedono qualcosa che potrebbe danneggiare un paziente, si sentono liberi di fare domande . Gli operatori sono informati sugli eventi negativi che accadono, forniscono il feedback circa i cambiamenti implementati e discutono le vie per prevenire gli errori. Gli errori dei seguenti tipi sono segnalati: 1) gli errori sono intercettati e corretti prima che danneggino il paziente, 2) gli errori che non hanno un potenziale per danneggiare il paziente; 3) gli errori che avrebbero potuto danneggiare il paziente ma non l’hanno fatto. Le informazioni relative alla cure sono trasferite nelle varie unità dell’ospedale e durante i cambi di consegna. Il management dell’ospedale stabilisce un clima lavorativo che promuove la sicurezza del paziente e comunica che è una priorità. Gli operatori sentono che i loro errori e i report degli eventi non sono utilizzati contro di loro e quegli errori non sono registrati nella loro cartelle personali . C’è una cultura dell’apprendimento nella quale gli errori conducono a positivi cambiamenti e i cambiamenti sono valutati per la loro efficacia. Le procedure e i sistemi sono efficaci a prevenire errori e non ci sono problemi di sicurezza per il paziente. C’è abbastanza personale far fronte al carico di lavoro e le ore di lavoro sono appropriate per fornire la migliore cura ai pazienti. I supervisori/direttori forniscono suggerimenti per il miglioramento della sicurezza del paziente, elogiano gli operatori che seguono le procedure sulla sicurezza, e non trascurano i problemi di sicurezza dei pazienti. Le unità dell’ospedale cooperano tra di loro e si coordinano per fornire la migliore assistenza possibile. Gli operatori si supportano l’uno con l’altro, si trattano l’un l’altro con rispetto, e lavorano assieme come una squadra. Fase pilota. Test e validazione del questionario Il questionario è stato testato durante la fase pilota svoltasi contemporaneamente in tutti i 6 ospedali nella giornata del 13 giugno 2007. L’IEO ha distribuito 130 questionari in 4 reparti: Chirurgia generale, Terapia Intensiva, Day Hospital e Oncologia Medica, di questi ne sono stati restituiti 115 (88,4%). I risultati del test pilota sono stati analizzati e confrontati per verificare la comprensione del questionario e la relativa fattibilità del progetto. La percentuale altissima sia di questionari compilati e di domande che hanno ottenuto risposte ha fatto propendere il gruppo a proseguire all’allargamento della survey a tutto lo staff degli ospedali partecipanti (di fatto sia l’Ospedale di Monza che il Niguarda per motivi organizzativi hanno preferito spostare a settembre la distribuzione e raccolta dei questionari). Distribuzione del questionario Il questionario è da somministrare a tutto il personale presente nelle unità operative "sanitarie" (per intenderci dipendenti dalla Direzione Sanitaria) in tre giornate consecutive (martedì, mercoledì e giovedì) il 17, 18 e 19 luglio. I questionari sono stati ritirati il giorno 20 luglio. 6 Sorra J.,Nieva V., Famolaro T.,Dier N., “Hospital Survey on Patient Safety Culture: 2007 Comparative Database Report” Agency for Healthcare Research and Quality (AHRQ), AHRQ Publications 2007, Rockville 7 L’alpha di Cronbach è un coefficiente che descrive la coerenza interna di raggruppamenti di items; in generale,nello studio di un questionario di atteggiamenti,elevati valori di alpha indicano che i soggetti esaminati esprimono un atteggiamento coerente riguardo a ciascun item appartenente a ciascuna dimensione. La verifica della coerenza interna di ogni subtest permette non solo di approfondire lo studio e la definizione della struttura fattoriale,ma anche di conoscere e definire la validità di costrutto della scala. In questo senso i ricercatori, nell'applicabilità alle scale likerti di questa tecnica, sono concordi nell'adottare il valore di alpha=.60 come riferimento di un livello appena accettabile di coerenza interna e di adeguatezza di costrutto del test costruito. 3 27 Le copie cartacee (o il file) del questionario dovevano essere consegnate al Capo Sala e/o al referente di unità operativa per la qualità che ha provveduto alla somministrazione a tutto il personale presente in turno nei tre giorni, predisponendo un'urna per preservarne l'anonimato. La compilazione del questionario non era obbligatoria, ma chi lo compilava doveva restituirlo entro un'ora. E' stato fondamentale conoscere esattamente il numero di questionari effettivamente somministrati in ciascuna unità operativa. Precisazione. Al momento in cui si sta scrivendo la tesi i dati degli altri ospedali non sono ancora disponibili per cui verranno esposti i risultati dell’IEO confrontati con i recenti dati (marzo 2007) prodotti dai 45 Ospedali Statunitensi che hanno un numero di letti variabile da 200 a 299 ed hanno risposto 21.298 operatori sanitari. In IEO sono stati distribuiti 480 questionari e ne sono stati restituiti compilati 437 (comprensivi dei 115 raccolti nella fase pilota8) il 91,04%. Campione Variabili di background Per comprendere meglio la realtà dell’IEO sono stati riportati nella tabella 2 alcuni dati relativi all’attività svolta nell’anno 2006. Numero di letti ordinari Numero di letti in Day Hospital Numero di sale operatorie Nuovi Pazienti Numeri di ricoveri Numero di interventi chirurgici Visite ambulatoriali Numero di operatori 202 24 9 36.893 16.593 9.405 92.009 939 di cui numero di ricercatori dipendenti 70 + 125 borsisti di cui numero di medici dipendenti 184 + 44 borsisti di cui infermieri 236 di cui tecnici 79 9 di cui amministrativi 201 Unità Certificate secondo le Norme ISO 10 Servizi acquisiti in outsourcing : Tabella 3 Composizione professionale del campione Posizione Interna ricoperta Laboratorio Analisi, Laboratorio di Ematoncologia Servizio di Farmacia, Divisione di Ematoncologia Servizio Qualità ed Accreditamento Pulizie e sanificazione; Guardaroba; Ristorazione; Ingegneria clinica e manutenzione;Archivio delle cartelle cliniche. N° questionari compilati Percentuale 122 139 3 0 32 5 31 62 13 18 12 27,92% 31,81% 0,69% 0% 7,32% 1,14% 7,09% 14,19% 2,97% 4,12% 2,75% Infermiere Medico Farmacista Dietista Amministrativo Fisioterapista Laureato Sanitario non Medico Tecnico Sanitario OTA/OSS Altro Non risponde Tabella 4 Nella sua posizione, di solito, ha interazione o contatti con il paziente? Campo Sì No Tabella 5 Provenienza dei questionari per Unità REPARTO Ambulatorio Anatomia Patologica Anestesia Cardiologia Chirurgia Cervico Facciale 8 9 N° Questionari 347 90 N° questionari compilati 5 36 26 7 14 Percentuale 79,4% 20,6% Percentuale 1,14% 8,24% 5,95% 1,60% 3,20% I questionari non sono variati tra il test pilota e la fase attuativa vera e propria. il 40% sono affidati alle unità di degenza in qualità di segretarie di reparto. Tutte le Ditte sono Certificate secondo le norme ISO 9001: 2000 10 4 28 Chirurgia Generale Chirurgia Senologica Chirurgia Toracica CHT Unità Cure Mediche (Day Hospital) Direzione Sanitaria Ematoncologia Servizio trasfusionale Endoscopia Farmaco Prevenzione Ginecologia Laboratorio Analisi LEM Medicina Nucleare Oncologia medica Chirurgia Plastica Radiologia Radioterapia Riabilitazione Terapia Intensiva Farmacoprevenzione Unità Melanomi Urologia Totale H 1 Da quanto tempo lavori in questo Ospedale Campo Non risponde Meno di 1 Anno Da 1 a 5 Anni Da 6 a 10 Anni Da 11 a 15 Anni N° Questionari 6 51 166 135 79 23 21 20 11 3 20 2 14 12 17 17 10 21 18 1 30 42 5 26 15 12 9 437 5,26% 4,81% 4,58% 2,52% 0,69% 4,58% 0,46% 3,20% 2,75% 3,89% 3,89% 2,29% 4,81% 4,12% 0,23% 6,86% 9,61% 1,14% 5,95% 3,43% 2,75% 2,06% 100% H2 Da quanto tempo lavori in questa unità Percentuale 1,37% 11,67% 37,99% 30,89% 18,08% N° Questionari 7 59 184 127 60 Percentuale 1,60% 13,50% 42,11% 29,06% 13,73% H3 Di solito, quante ore settimanali lavori in questo ospedale? Campo Non risponde Meno di 20 ore Da 20 a 38 ore N° Questionari 6 2 152 Percentuale 1,37% 0,46% 34,78% H 6. Per quanto tempo hai lavorato nella tua attuale specialità o professione? Campo Non risponde Meno di 1 Anno Da 1 a 5 Anni Da 6 a 10 Anni Da 11 a 15 Anni Da 16 a 20 anni Oltre 21 anni N° Questionari 5 19 128 115 102 38 30 Percentuale 1,14% 4,35% 29,29% 26,32% 23,34% 8,70% 6,86% Quante sono le segnalazioni che ha fatto nell’ultimo anno? 5 29 100% 90% 80% 70% Nessuna segnalazione 60% 50% 40% 30% Da 1 a 2 segnalazioni 20% 10% Da 3 a 5 segnalazioni Da 6 a 10 segnalazioni Da 11 a 20 segnalazioni Oltre le 20 segnalazioni 0% Analisi L’analisi è stata effettuata utilizzando il programma Microsoft Access® e le elaborazioni richieste sono state predisposte con apposite query dal gruppo di data manager dell’IEO. Ottenuti i risultati sono state trasportate le tabelle in fogli Excel per la creazione di grafici. I risultati dell’analisi sono state discusse con la Direzione Sanitaria e con il Comitato Patient Safety e Clinical risk Management dell’IEO. Il testo che viene proposto è stato letto è approvato prima della diffusione. Risultati Di seguito vengono presentati i risultati positivi11 di ogni singola domanda accorpati per le 12 dimensioni o indici proposte dagli Autori nel lavoro originale. I risultati IEO sono paragonati con i 45 ospedali statunitensi simili per posti letto. Tutte le dimensioni o indici che verranno rappresentate sono state ritenute affidabili (è stato calcolato l’indice di Cronbach12 alpha uguale o maggiore di .60). 1. 11 12 Per positive si intendono Accordo forte accordo per le domande messe in positivo, disaccordo forte disaccordo per le domande espresse in negativo. Cronbach, L. J. Coefficient alpha and the internal structure of tests. Psychometrika, 1951, 16, 297-335. 6 30 Indice. Teamwork nell’unità (.72) IEO 59% Usa 73% 71,9 % A1. Gli operatori in questa unità si aiutano l’un l’altro. A3. Quando abbiamo molto lavoro che deve essere fatto velocemente, per completarlo, operiamo insieme come una squadra. A4. In questa unità, le persone si rispettano reciprocamente. 59,8 % 10 20 30 USA 80 % USA 72 % 49,1 % A11. Quando in un’area di questa unità si è veramente sovraccarichi di lavoro, i colleghi vengono in aiuto. 0 USA 79 % 40 58,2 % 50 60 USA 63 % 70 80 90 100 2. Indice. Aspettative del responsabile/direttore e le azioni per promuovere la sicurezza del paziente (.75) IEO 71,2% Usa 73% USA 67 % B1. Il mio supervisore si complimenta quando vede un lavoro fatto in accordo con ciò che stabiliscono le procedure per la sicurezza del paziente. 57,5% B2. Il mio supervisore considera seriamente le proposte del personale per migliorare la sicurezza del paziente. USA 72 % 70,4% B3. Quando siamo sotto pressione il mio superiore ci chiede di fare in fretta, persino se ciò significa “darci un taglio/sorvolare”. 79,3% USA 69 % B4. Il mio superiore trascura i problemi di sicurezza che si ripresentano più volte. 83,7% USA 72 % 0 10 20 30 40 50 60 70 7 80 90 100 31 Indice 3. Supporto del management dell’Ospedale per la sicurezza del paziente (.83) IEO 62,5% Usa 65% F1. La direzione di questo ospedale garantisce un clima organizzativo che promuove la sicurezza. USA 74 % 70,9% F8. Le scelte della direzione di questo ospedale dimostrano che la 64,9% sicurezza del paziente è una priorità assoluta. F9. La direzione ospedaliera sembra interessata alla sicurezza dei pazienti solo dopo che si è verificato un evento avverso. 0 10 20 30 40 USA 66 % USA 53 % 57,7% 50 60 70 80 90 100 Indice 4. Apprendimento organizzativo – miglioramento continuo (.76) IEO 64,1% Usa 66% A6. Stiamo attivamente facendo qualcosa per migliorare la sicurezza del paziente. A9. Gli errori da noi hanno condotto a cambiamenti positivi. 10 20 30 40 50 USA 58 % 65,0% A13. Dopo aver introdotto cambiamenti per migliorare la sicurezza del paziente, valutiamo la loro efficacia. 0 USA 77 % 64,3% 70,7% 60 70 8 USA 64 % 80 90 100 32 Indice 5. Percezione globale della sicurezza (.74) IEO 59,8% Usa 58 A10. E’ solo per caso che qui da noi non accadano errori più seri. A15. La sicurezza del paziente non è mai trascurata per fare più lavoro. 63,5% USA 57 % 59,4% A17. In questa unità abbiamo problemi con la sicurezza dei pazienti. A18. Le nostre procedure e i nostri sistemi sono in grado di prevenire gli errori. 0 10 20 30 40 USA 55 % USA 56 % 69,9% 55,0% 50 60 USA 65 % 70 80 90 100 Indice 6. Feedback e comunicazione circa l’errore (.78) IEO 57,5% Usa 60% C1. Riceviamo informazioni sui cambiamenti posti in essere in seguito alla segnalazione di eventi. 47,4% USA 52 % C3. Siamo informati degli errori che avvengono in questa unità. USA 61 % 62,6% t C5. In questa unità, discutiamo le modalità per prevenire che gli errori avvengano di nuovo. 0 10 20 30 40 50 60 9 USA 66 % 65,4% 70 80 90 100 33 Indice 7. Comunicazione aperta (.72) IEO 68,6% Usa 59% USA 72 % C2. Il personale può parlare liberamente se vede qualcosa che possa influire negativamente sulla sicurezza del paziente. C4. Il personale si sente libero di chiedere chiarimenti relativamente alle decisioni o alle azioni di coloro che hanno più autorità. t 63,9% C6. Il personale ha timore di porre domande quando qualcosa non gli sembra giusto. 0 10 20 30 40 50 81,4% USA 46 % USA 59 % 65,3% 60 70 80 90 100 Indice 8. Frequenza con cui vengono riportati gli eventi avversi (.84) IEO 55,6 Usa 56% D1. Quando accade un errore che viene individuato e corretto prima che possa danneggiare il paziente, quanto spesso viene segnalato/reso noto? D2. Quando accade un errore che non è in grado di danneggiare il paziente, quanto spesso viene segnalato/reso noto? USA 51 % 51,32% D3. Quando accade un errore che potenzialmente potrebbe ledere il paziente, ma nel caso specifico non lo ha fatto, quanto spesso viene segnalato/reso noto? 0 10 20 30 40 USA 49 % 60,67% 50 62,02% 60 70 10 USA 69 % 80 90 100 34 Indice 9. Lavoro di gruppo tra le Unità (.80) IEO 45,7 Usa 49% F2. Le unità operative di questo 30,31% ospedale non sono ben coordinate l’una con l’altra. USA 37 % F4. C’è una buona cooperazione tra le unità operative che devono lavorare insieme. USA 50 % 50,00% F6. Spesso non è piacevole lavorare con il personale di altre unità operative. 51,24% USA 51 % F10. Le unità operative di questo ospedale lavorano insieme per assicurare al paziente l’assistenza migliore. 0 10 20 30 40 62,41% 50 60 70 USA 58 % 80 90 100 Discussione In generale si può affermare che ci troviamo di fronte a tre diversi stadi di maturità dell’organizzazione: gli ospedali statunitensi partecipanti alla survey (rammento è stato preso in considerazione il segmento di ospedali da 200 a 400 posti letto) hanno mostrato in tutti gli indici un grado di risposte positive superiore ai due ospedali italiano presi in considerazione. Nello specifico il lavoro svolto in IEO per migliorare la sicurezza ha iniziato a dare i frutti sperati per quanto riguarda la percezione di tutti gli operatori, l’IST soffre del recente cambio di Direzione (Direzione Generale, Sanitaria e Direzione Infermieristica) e di non aver intrapreso il processo di accreditamento con Joint Commission, annunciato in un primo momento e quindi abbandonato. Per quanto riguarda i singoli indici notiamo che nel primo, riguardante la capacità di lavorare in gruppo all’interno delle unità, gli ospedali americani hanno un vantaggio di 19 punti rispetto all’IEO e 24 rispetto all’IST. Nel 2° indice in merito alle aspettative della dirigenza all’interno dell’unità per la promozione della sicurezza, gli scostamenti sono meno evidenti : sono 3 i punti di differenza rispetto all’IEO (gli Autori dicono di trascurare differenze entro il 5% in quanto è il margine di errore consentito), mentre rimane marcata la differenza con l’IST di 14 punti in percentuale. Nel 3° indice riguardante il supporto per la sicurezza fornito dalla Direzione: in questo caso l’IST paga lo scotto del cambio della Direzione, pagando un ritardo di quasi 49 punti rispetto agli ospedali statunitensi, mentre l’IEO si salva, anche se in ritardo, con un meno sei punti e mezzo. Nel 4° indice sull’apprendimento dall’errore e sul miglioramento continuo vediamo ancora un prevalere degli ospedali statunitensi 5 punti sull’IEO e 32 punti sull’IST. Preoccupa il fatto che leggendo le risposte che compongono l’indice alla domanda se gli errori avessero prodotto cambiamenti positivi il 51,7% ha risposto in maniera negativa(IEO 9,7%), questo potrebbe essere un indicatore di percezione di un atteggiamento punitivo nei confronti dell’errore da parte della direzione. Nel 5° indice relativo alla percezione globale della sicurezza, la situazione è più equilibrata: sono solo 4 i punti di scarto con l’IEO e 15 nei confronti dell’IST. Lo scarto maggiore tra IEO e IST lo abbiamo nella domanda sulla percezione dei sistemi per prevenire gli errori dove la differenza è di 16 punti. Nell’indice 6 relativo al feedback e comunicazione relativamente agli errori, 23 punti separano l’IST dagli Ospedali americani e anche l’IEO ha una differenza in negativo di 4,5 punti. Nel settimo indice relativo alla comunicazione per la prima volta vediamo i due ospedali italiani al di sopra di quelli statunitensi. Sia l’IST di 4,7 punti che l’IEO di 7,6 punti sono al di sopra dell’indice degli ospedali americani e questo è un buon dato ancor più se si pensa che uno degli elementi per il miglioramento dei processi è una buona comunicazione. Nell’ottavo indice relativo alla frequenza con cui vengono riportati gli eventi avversi si ritorna al vantaggio USA di 3,4% rispetto all’IEO, e di 13,1% rispetto all’IST. Nel 9° indice relativo al lavoro di squadra tra le unità gli ospedali americani danno uno scarto di 11,3 punti all’IEO e ben 29,2 all’IST. Questo dovrebbe farci riflettere sulla scarsa capacità di cooperazione tra unità in quanto rappresenta una criticità nella sicurezza. L’indice 10 ricavato da domande relative alla quantità di personale presente rispetto alle attività ed al carico di lavoro, sembrerebbe vedere una forte criticità da parte dei due ospedali italiani che sono solidali nel ritenere, 2 su tre operatori, che sia insufficiente il personale impiegato e che questo renda pericolosa l’attività clinica. 11 35 Indice 11 relativo alle continuità delle cure e del rischio collegato al passaggio di consegna tra operatori e tra reparti (trasferimenti) notiamo un sostanziale allineamento tra l’IEO e l’USA mentre l’IST ha ancora un margine di miglioramento quantificabile in 10 punti in percentuale. Indice 12 Reazione non punitiva all’errore, notiamo un perfetto allineamento tra USA e IEO, ma al limite della significatività (fino a 5% di scarto viene considerato il margine del possibile errore) si colloca anche l’IST. 12 36 Torino 22 novembre 2008 P.L. Deriu _______________________________________________________________________________________________________ L’ETICA DELL’ERRORE: ANALISI SULLA CULTURA DELLA SICUREZZA NELL’ISTITUTO EUROPEO DI ONCOLOGIA Agenda Alcune considerazioni preliminari La ricerca a livello internazionale L’esperienza IEO I risultati Le azioni di miglioramento Due cose in vita mi furono sommamente care: Il futuro il cielo stellato sopra di me, Deriu Pietro Luigi la legge morale dentro di me Immanuel Kant Responsabile Qualità ed accreditamento Istituto Europeo di Oncologia Direttivo Scientifico SIQUAS _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ Prima considerazione…. Seconda considerazione Condivido una affermazione letta recentemente: Dati statunitensi riportano che circa l’85% degli errori rilevati in sanità derivano da difetti organizzativi dei sistemi, percentuale che scende al 33% secondo dati italiani. In ogni caso si è concordi nel riconoscere che l’errore del singolo viene determinato spesso da più fattori dell’organizzazione e, considerata l’elevata interdipendenza dei diversi sottosistemi in cui operiamo, ciascun professionista può diventarne corresponsabile. “… penso che non commettere mai un errore sia una qualità che non appartiene al genere umano e quindi … nemmeno a noi”. Ritva H. Butt L., Banister G., “How nurses perceive medication errors” in Nursing Mangement 1996 jan (27 (1):31-34 Censis in collaborazione con Assomed, Rischi ed errori nella sanità italiana, Roma 21 febbraio 2001 _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ Terza considerazione L’organizzazione deve dotarsi di memoria per potersi correggere, poiché “l’individuazione e l’analisi degli errori di oggi rappresentano il tesoro più grande di cui l’organizzazione dispone per il suo sicuro miglioramento”. Tartaglia R., Tomassini C.R., Abrami V., Nerattini M., Turco L., L’approccio sistemico e cognitivo all’errore umano in medicina in Rivista Diritto delle professioni sanitarie, 2002; 5 (1) pagg. 8 - 9 _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ Quarta considerazione E’ importante capovolgere il concetto dell’errore come fatalità quasi ineluttabile e dedicarsi ad una “sana alleanza” tra pazienti e operatori sanitari per congiungere gli sforzi per prevenire gli eventi avversi, ridisegnare i processi di assistenza e rendere un sistema complesso come la Sanità più sicuro per tutti. Chi vuole affrontare in modo organico il problema del rischio clinico dovrà di rispondere a molte importanti domande: f “quanti sono gli incidenti accaduti?”, f “quanti si potevano evitare ed erano conseguenza di un "errore umano?", f “quanti invece erano imprevedibili ed inevitabili?”. f Allo stesso tempo togliere dalla mente la domanda “chi è stato?”. _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ 37 "L'Etica dell'Errore" Torino 22 novembre 2008 P.L. Deriu _______________________________________________________________________________________________________ Cosa si intende per cultura della sicurezza Cosa succede a livello mondiale Spostamento la sicurezza del paziente (patient safety) è la garanzia di aver ridotto la probabilità di danno accidentale al livello minimo possibile in base alle conoscenze tecnico scientifiche attuali. Dal “rischio” alla “sicurezza” Lo stesso ente che produce le raccomandazioni per il settore aeronautico, ICAO (International Civil Aviation Autority), nei suoi documenti più recenti sottolinea come ci si debba spostare da una logica di risk assesment a quella di safety assessment. Doc 9830 A-SMGCS ICAO. ICAO, Advanced Surface Movement Guidance and Control Systems (A-SMGCS) Manual 2005 _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ Hospital Survey on Patient Safety Culture 2008 Comparative Database Report Hospital Survey on Patient Safety Culture 2008 Comparative Database Report Dal 2004, la Agency for Healthcare Research and Quality (AHRQ) ha realizzato la Hospital Survey on Patient Safety Culture, uno strumento per aiutare gli ospedali a valutare come sono riusciti a stabilire, comparandolo con altri ospedali o Unità simili, una cultura della sicurezza nelle loro istituzioni. L’ Hospital Survey on Patient Safety Culture: 2008 Comparative Database Report va incontro a questa necessità. Il corpo del Report presenta statistiche (medie, deviazioni standard, Punteggi minimi e massimi e percentili). Le appendici A e B presentano raggruppamenti di dati per caratteristiche degli ospedali (numero di letti, se sono ospedali universitari, per proprietà, per regione) e per caratteristiche dei rispondenti (aree ospedaliere, posizione dello staff, interazione con i pazienti). Si basa sui dati forniti volontariamente da 400 ospedali americani. _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ Perché l’idea dell’IEO di aderire allo studio? Siamo convinti che può esistere un percorso che prende inizio da un errore assistenziale o da un evento che ha recato un danno e si conclude con un beneficio futuro per molti altri pazienti. L’ipotesi su cui si è sviluppato il lavoro è che attraverso la misurazione della cultura della sicurezza si possano sviluppare progetti di miglioramento per agire in maniera mirata sulle criticità che minano la cultura della sicurezza. _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ Lo studio - Metodologia f Progetto Bocconi – SIQUAS. f Questionario Sorra-Nieva (Agency for Healthcare Research and Quality). f Benchmark con 6 ospedali lombardi e con ospedali USA. f In IEO e 4 ospedali somministrazione a cura del Capo Sala e/o del Referente Qualità a tutto il personale presente nelle unità operative sanitarie. f Pre test il 13 giugno in 4 reparti. f Somministrazione “a tappeto” il 17, 18 e 19 Luglio (490/437 pari al ). f Ritiro delle urne il 20 Luglio. f Elaborazione con un Data Base IEO. f Confronto tra IEO e risultati di 45 ospedali USA analoghi per numero dimensioni. f Diffusione dei risultati. f Azioni di miglioramento. f Monitoraggio. _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ 38 "L'Etica dell'Errore" Torino 22 novembre 2008 P.L. Deriu _______________________________________________________________________________________________________ L’IEO al momento dello studio (2007) Lo studio - Composizione del campione Reparto Conteggio Percentuale Numero di letti ordinari 202 Numero di letti in Day Hospital 24 AMB 5 1,14% Numero di sale operatorie 9 Nuovi Pazienti 36.893 ANE 26 5,95% Numeri di ricoveri 16.593 APA 36 8,24% Numero di interventi chirurgici 9.405 CAR 7 1,60% Visite ambulatoriali 92.009 CGE 23 5,26% Numero di operatori 939 di cui di cui di cui di cui di cui CGF 14 3,20% CHM 15 3,43% CHT 11 CTO Unità Certificate secondo le Norme ISO numero di ricercatori dipendenti 70 + 125 borsisti numero di medici dipendenti 184 + 44 borsisti infermieri 236 tecnici 79 amministrativi 201[1] Laboratorio Analisi, Laboratorio di Ematoncologia Servizio di Farmacia, Divisione di Ematoncologia Servizio Qualità ed Accreditamento •Servizi acquisiti in outsourcing[2]: •Pulizie e sanificazione; Guardaroba; Ristorazione; Ingegneria clinica e manutenzione;Archivio delle cartelle cliniche. [1] [1] il 40% sono affidati alle unità di degenza in qualità di segretarie di reparto. Reparto Conteggio Percentuale GIN 17 3,89% LAB 17 3,89% LEM 10 2,29% MEL 12 2,75% MNU 21 4,81% OME 18 4,12% EMA 20 4,58% PLA 1 0,23% 2,52% RAD 30 6,86% 20 4,58% FIS 5 1,14% DSA 3 0,69% RTP 42 9,61% EMO 2 0,46% SEN 21 4,81% END 14 3,20% TIN 26 5,95% FCN 12 2,75% 9 2,06% URO [2] [2] Tutte le Ditte sono Certificate secondo le norme ISO 9001: 2000 _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ Informazioni di contesto (I) _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ Informazioni di contesto (II) Da quanto tempo lavora in questo Ospedale? Percentuale Quanto tempo ha lavorato nell’attuale unità? Percentuale Qual è la sua posizione in questo ospedale? Percentuale Meno di un anno 11,83% Meno di un anno 13,72% Infermiere 28,71% Da 1 a 5 anni 38,52% Da 1 a 5 anni 42,79% Medico 32,71% Da 6 a 10 anni 31,32% Da 6 a 10 anni 0,71% Da 11 a 15 anni 18,33% Da 11 a 15 anni Farmacista Amministrativo 7,53% Di solito, quante ore settimanali lavora in questo ospedale? Percentuale Meno di 20 h settimanali 0,46% Da 20 a 38 h settimanali 35,27% Da 39 a 59 h settimanali 60 h o oltre Per quanto tempo ha lavorato nella sua attuale specialità o professione? 29,53% 13,95% Percentuale Meno di 1 anno 4,40% Fisioterapista 1,18% Laureato sanitario non medico 7,29% Tecnico sanitario 14,59% Da 1 a 5 anni 29,63% OTA/OSS 3,06% Da 6 a 10 anni 26,62% Altro 4,24% 54,29% Da 11 a 15 anni 23,61% 9,98% Da 16 a 20 anni 8,80% Oltre i 21 anni 6,94% _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ % Infermiere 28,7 Medico 32,7 60% Farmacista 50% Amministrativo 0,7 7,5 1,2 90% 80% Nessuna segnalazione Fisioterapista 40% 30% Da 1 a 2 segnalazioni 20% Da 3 a 5 segnalazioni Percentuale Si 347 79,40% No 90 20,60% _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ Qual è la sua posizione in questo ospedale? 100% 10% Conteggio Lo studio - Informazioni di contesto Numero di eventi riportati 70% Interazione o contatti con il paziente Da 6 a 10 segnalazioni Da 11 a 20 segnalazioni Oltre le 20 segnalazioni 0% _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ Laureato sanitario non medico 7,3 Tecnico sanitario 14,6 OTA/OSS 3,0 4,3 Altro Interazione o contatti con il paziente Conteggio % Si 347 79,4% No 90 20,6% _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ 39 "L'Etica dell'Errore" Torino 22 novembre 2008 P.L. Deriu _______________________________________________________________________________________________________ Indice 2. Aspettative del responsabile/direttore e le azioni per Indice 1. Teamwork nell’unità (.72) IEO 59% Usa 73% promuovere la sicurezza del paziente (.75) IEO 71,2% Usa 73% A1. Gli operatori in questa unità si aiutano l’un l’altro. 71,9 % A3. Quando abbiamo molto lavoro che deve essere fatto velocemente, per completarlo, operiamo insieme come una squadra. -20,2 59,8 % USA 80 % B2. Il mio supervisore considera seriamente le proposte del personale per migliorare la sicurezza del paziente. USA 67 % 57,5% USA 72 % 70,4% R B3. Quando siamo sotto pressione il mio superiore ci chiede di fare in fretta, persino se ciò significa “darci un taglio/sorvolare”. USA 72 % 49,1 % A11. Quando in un’area di questa unità si è veramente sovraccarichi di lavoro, i colleghi vengono in aiuto. B1. Il mio supervisore si complimenta quando vede un lavoro fatto in accordo con ciò che stabiliscono le procedure per la sicurezza del paziente. +10,3 -22,9 A4. In questa unità, le persone si rispettano reciprocamente. -9,5 USA 79 % R B4. Il mio superiore trascura i problemi di sicurezza che si ripresentano più volte. USA 63 % 58,2 % USA 69 % 79,3% 83,7%USA 72 % + 11,7 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 0 100 Indice 3. Supporto del management dell’Ospedale per la sicurezza del paziente (.83) IEO 62,5% Usa 65% F8. Le scelte della direzione di questo ospedale dimostrano che la sicurezza del paziente è una priorità assoluta. 0 10 20 30 40 60 50 60 70 80 90 100 Indice 4. Apprendimento organizzativo – miglioramento continuo (.76) IEO 64,1% Usa 66% A6. Stiamo attivamente facendo qualcosa per migliorare la sicurezza del paziente. USA 66 % 80 90 USA 77 % 64,3% A9. Gli errori da noi hanno condotto a cambiamenti positivi. USA 58 % 65,0% A13. Dopo aver introdotto cambiamenti per migliorare la sicurezza del paziente, valutiamo la loro efficacia. USA 53 % 70 40 _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ USA 74 % 57,7% 50 30 -12,7 70,9% 64,9% R F9. La direzione ospedaliera sembra interessata alla sicurezza dei pazienti solo dopo che si è verificato un evento avverso. 20 R (reverse) e indicate in verde le domande il cui senso è invertito: segnati come positivi i “disaccordo” – “forte disaccordo” _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ F1. La direzione di questo ospedale garantisce un clima organizzativo che promuove la sicurezza. 10 70,7% USA 64 % 100 R (reverse) e indicate in verde le domande il cui senso è invertito: segnati come positivi i “disaccordo” – “forte disaccordo” 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ Indice 5. Percezione globale della sicurezza (.74) IEO 59,8% Usa 58% Indice 6. Feedback e comunicazione circa l’errore (.78) R A10. E’ solo per caso che qui da noi non accadano errori più seri. A15. La sicurezza del paziente non è mai trascurata per fare più lavoro. IEO 57,5% Usa 60% USA 55 % 63,5% C1. Riceviamo informazioni sui cambiamenti posti in essere in seguito alla segnalazione di eventi. USA 57 % 59,4% A18. Le nostre procedure e i nostri sistemi sono in grado di prevenire gli errori. 0 10 20 30 40 69,9% 50 60 C5. In questa unità, discutiamo le modalità per prevenire che gli errori avvengano di nuovo. USA 65 % 70 USA 61 % 62,6% USA 56 % -10 55,0% USA 52 % C3. Siamo informati degli errori che avvengono in questa unità. +13,9 R A17. In questa unità abbiamo problemi con la sicurezza dei pazienti. 47,4% 80 90 USA 66 % 65,4% 100 R (reverse) e indicate in verde le domande il cui senso è invertito: segnati come positivi i “disaccordo” – “forte disaccordo” _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ 40 "L'Etica dell'Errore" Torino 22 novembre 2008 P.L. Deriu _______________________________________________________________________________________________________ Indice 8. Frequenza con cui vengono riportati gli eventi avversi (.84) IEO 55,6% Usa 56% . Indice 7. Comunicazione aperta (.72) IEO 68,6% Usa 59% USA 72 % C2. Il personale può parlare liberamente se vede qualcosa che possa influire negativamente sulla sicurezza del paziente. R C4. Il personale si sente libero di chiedere chiarimenti relativamente alle decisioni o alle azioni di coloro che hanno più autorità. +17,9 10 20 30 40 USA 46 % 63,9% R C6. Il personale ha timore di porre domande quando qualcosa non gli sembra giusto. 0 81,4% 65,3% 50 60 80 90 USA 49 % D2. Quando accade un errore che non è in grado di danneggiare il paziente, quanto spesso viene segnalato/reso noto? USA 51 % 0 10 10 20 30 40 50 62,4% 60 70 50 60 70 80 90 100 USA 48 % R A14. Lavoriamo costantemente in emergenza, cercando di fare troppo, troppo velocemente. 90 100 R (reverse) e indicate in verde le domande il cui senso è invertito: segnati come positivi i “disaccordo” – “forte disaccordo” _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ 0 10 20 30 USA 47 % -16,4 R A7. Utilizziamo più personale “temporaneo” di quanto sia ottimale per l’assistenza del paziente. USA 58 % 80 -15,9 31,1% R A5. I turni di lavoro degli operatori in questa unità sono più 31,6% lunghi di ciò che sarebbe ottimale per l’assistenza del pz. USA 51 % F10. Le unità operative di questo ospedale lavorano insieme per assicurare al paziente l’assistenza migliore. 0 A2. Abbiamo abbastanza personale per far fronte al nostro carico di lavoro. USA 50 % 51,2% 40 Indice 10. Personale (.63) IEO 38,2% Usa 49%. USA 37 % R F6. Spesso non è piacevole lavorare con il personale di altre unità operative. 30 _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ Indice 9. Lavoro di gruppo tra le Unità (.80) IEO 45,7% Usa 49% 50,0% 20 I positivi si intendono: “Quasi sempre” e “Sempre” _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ F4. C’è una buona cooperazione tra le unità operative che devono lavorare insieme. USA 69 % 100 R (reverse) e indicate in verde le domande il cui senso è invertito: segnati come positivi i “disaccordo” – “forte disaccordo” R F2. Le unità operative di questo ospedale non sono ben 30,4% coordinate l’una con l’altra. 51,3% D3. Quando accade un errore che potenzialmente potrebbe ledere il paziente, ma nel caso specifico non 62,0% lo ha fatto, quanto spesso viene segnalato/reso noto? USA 59 % 70 +11, 7 D1. Quando accade un errore che viene individuato e 60,7% corretto prima che possa danneggiare il paziente, quanto spesso viene segnalato/reso noto? USA 60 % 54,0% 45,0% 40 USA 41 % 50 60 70 80 90 100 R (reverse) e indicate in verde le domande il cui senso è invertito: segnati come positivi i “disaccordo” – “forte disaccordo” _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ Indice 11. Passaggi di consegna e trasferimenti (.80) IEO 42,8% Usa 37% . Indice 12. Reazione non punitiva all’errore (.79) IEO 42,6% Usa 39% . +17,1 R F3. Quando un paziente viene trasferito da un’unità ad un’altra vi è interruzione della continuità delle cure. R F5. Informazioni importanti per l’assistenza del paziente sono spesso perse durante i cambi di turno. R F7. I problemi spesso accadono nello scambio di informazioni tra unità operative. 10 20 30 54,0% R A8. Gli operatori hanno l’impressione che i propri errori siano utilizzati contro di loro. USA 32 % +11,0 USA 43 % 31,3% 40 52,2% 50 60 R A16. Il personale è preoccupato che gli errori commessi finiscano nella propria scheda personale. +15,2 USA 37 % 70 80 90 USA 46 % 51,2% R A12. Quando viene riferito un evento, sembra che sia messo sotto 42,5% processo la persona piuttosto che il problema. USA 34 % R F11. I cambi di turno in questo ospedale sono problematici per i pazienti. 0 59,1% 100 R (reverse) e indicate in verde le domande il cui senso è invertito: segnati come positivi i “disaccordo” – “forte disaccordo” _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ 0 10 20 30 USA 42 % 37,0% 40 USA 31 % 50 60 70 80 90 100 R (reverse) e indicate in verde le domande il cui senso è invertito: segnati come positivi i “disaccordo” – “forte disaccordo” _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ 41 "L'Etica dell'Errore" Torino 22 novembre 2008 P.L. Deriu _______________________________________________________________________________________________________ Quadro riassuntivo degli indici IEO-USA (200-299 letti) Azioni 100 Maggiore 90 criticità Maggiore punto di forza Maggiore criticità 80 73 73 72 70 70 64 65 Maggiore punto di forza 67 66 62 60 58 60 58 60 59 58 56 48 49 50 49 IEO 49 USA 44 40 40 37 39 30 20 10 0 Indice 1 Indice 2 Indice 3 1. Teamwork nell’Unità Indice 4 Indice 5 Indice 6 Indice 7 Indice 8 Indice 9 Indice 10 Indice 11 fDiffusione della procedura sulle segnalazioni degli errori e degli eventi avversi “no blame” fIntroduzione nel corso di orientamento di elementi sulla sicurezza e spiegazioni delle principali procedure. fFormazione a tutto il personale sula gestione del rischio e sulla prevenzione dell’errore. fVisioni di filmati e di simulazioni di incidenti e analisi delle cause. fDiscussione in plenaria degli incidenti e delle azioni per risolverli. Indice 12 11. Passaggi di 7. Comunicazione aperta 10. Personale consegna e trasferimenti. _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ Conclusioni L’”etica dell’errore” è: 1. cercare di compiere diligentemente il proprio lavoro con competenza e sapendo lavorare in squadra. 2. ridurre la possibilità che l’errore accada analizzando i processi più critici e correggendoli (FMEA). 3. se l’errore accade bisogna capire le cause profonde che l’hanno generato (root causes analysis). 4. accettare la sfida e passare dal “risk management” alla “safety culture”. 5. onestà, umiltà ed una politica “no blame” sono gli elementi vincenti per la riduzione degli incidenti. [email protected] 6. abbandonare la medicina difensivistica a scapito di una comunicazione aperta con i pazienti ed i parenti. _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ “Benchè i dottori lo curassero, gli cavassero sangue e gli facessero prendere molte medicine, tuttavia guarì” Lev Nikolaevic Tolstoj, “Guerra e Pace” _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________________ _______________________________ 42 "L'Etica dell'Errore" La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria Marco Rapellino, Giuseppe Rivetti A nome del Gruppo di Lavoro sul Rischio Clinico Regione Piemonte (Cinzia Tudini, Vincenza Palermo, Silvana Stecca, Nicola Giorgione, Carlo Valenzano, Luigi Ronco, Enzo Farina, Angelo Penna) Lo sviluppo della Gestione del Rischio Sanitario in Piemonte ha importanti radici nell'Accreditamento Istituzionale. A livello nazionale Il DPR 14 gennaio 1997 approva l’ "Atto di indirizzo e coordinamento in materia di requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi per l’esercizio delle attività sanitarie da parte delle strutture pubbliche e private”. Con il D. Lgs. N. 229 del 1999 e, infine con la Legge costituzionale n. 3/2001 si è meglio dettagliato il quadro di riferimento normativo entro il quale le Regioni dovevano operare. La regione Piemonte è stata una delle prime regioni Italiane a rispondere con norme regionali. Il DCR 22/02/2000 n.6176-3149 stabilisce l'approvazione dei requisiti, le schede di valutazione, definisce procedure e tempi di adeguamento. La DGR 05/12/2000 n.82-1597 indica ulteriori criteri per l'accreditamento e le modalità operative per l'esercizio della attività di Day Surgery. Infine la DGR 10/04/2006 n.60-2595 ridefinisce le procedure di accreditamento introducendo i percorsi assistenziali. L'Accreditamento si è poi sviluppato attraverso l'approvazione del Manuale di Accreditamento della Regione Piemonte (2001), una prima fase sperimentale in strutture private (2002), una verifica sperimentale in strutture pubbliche su 5 percorsi Diagnostico-terapeuticoassistenziali (2004) e una ripresa delle valutazioni nelle strutture pubbliche, su ulteriori quattro PDTA (2006). L'Accreditamento Istituzionale ha avuto diversi obiettivi: µ Garantire la standardizzazione dell'ambiente in cui si sviluppa la pratica professionale µ Fornire garanzia “interna” verso la Direzione ed “esterna” nei confronti degli acquirenti/utilizzatori di buona organizzazione e sicurezza delle strutture e dei processi che vi si svolgono. µ Costituire guida e sostegno alle strutture sanitarie per orientare al miglioramento organizzativo µ Generare sul sistema complessivo delle strutture sanitarie informazioni capaci di innescare meccanismi di emulazione verso l'eccellenza Tra i requisiti previsti nel Manuale di Accreditamento non erano toccati, se non marginalmente, alcuni problemi di sicurezza dei pazienti. Molti requisiti invece trattavano di argomenti di qualità, sicuramente propedeutici ad una corretta gestione del rischio clinico: l'appropriatezza clinicoorganizzativa, l'identificazione delle responsabilità, la verifica della qualità delle documentazione clinica, l'utilizzo corretto e validato di Linee Guida e PDTA, il continuum terapeutico e requisiti strutturali e tecnologici, con importanti ricadute sulla sicurezza di operatori e pazienti. Nel 2004 presso l'Agenzia dei Servizi Sanitari del Piemonte (AReSS) si è sviluppato il progetto Rischio Clinico che ha sviluppato linee guida sulla Gestione del Disservizio e sulla gestione del Consenso Informato. Queste linee guida, concepite da gruppi di lavoro multidisciplinari, sono state presentate nel corso del 2006. Fino alla fine del 2006 in Piemonte le esperienze di gestione del Rischio Clinico erano caratterizzate da iniziative locali presso ASL e AOU senza un coordinamento centrale. L'Assessorato alla tutela della Salute e Sanità della Regione Piemonte con una determina del Gennaio 2007 ha istituito un gruppo regionale di Gestione del Rischio Clinico, che come primo atto ha valutato in regione Piemonte a livello delle ASR tramite un questionario inviato alle Direzioni Generali le strategie per la gestione del rischio, le segnalazioni/registrazioni degli eventi avversi, le azioni preventive , migliorative e correttive degli eventi avversi, la attività di informazione/formazione sul rischio clinico, la gestione del disservizio e del contenzioso più informazioni specifiche legate alla prevenzione delle infezioni, alla gestione dei farmaci e dei dispositivi biomedici. Tutte le allora trenta ASR hanno risposto al questionario nel giugno del 2007. I risultati del questionario hanno evidenziato alcune criticità soprattutto per quanto riguarda le 43 strategie per la gestione del rischio (scarsa cultura sull’argomento), i metodi di rilevazione degli eventi avversi, la formazione, le gestione specifica di problemi organizzativi legati alla sicurezza dei pazienti. Il Gruppo regionale di Gestione del Rischio Clinico ha poi richiesto alle ASR di nominare referenti per il Rischio Clinico allo scopo di formare una rete a livello regionale. Il lavoro comune ha portato alla stesura della Deliberazione della Giunta Regionale 31 Marzo 2008, n.14-8500. I punti principali della Deliberazione sono: • Costituzione di un gruppo multidisciplinare e multiprofessionale, denominato “Unità di gestione del rischio clinico”. Tale Unità è composta dalla direzione sanitaria e da operatori provenienti dalle strutture comunque coinvolte nei processi di gestione del rischio gestendo funzioni quali la medicina legale, il servizio legale, il servizio patrimoniale, l’URP, la qualità e la gestione del rischio. Altri esperti (clinici, farmacisti, ingegneri clinici, infermieri dirigenti, ecc.) saranno coinvolti secondo le loro competenze. • Linee di Indirizzo riguardo le informazioni da fornire all’utente sulla possibilità di contrarre un’infezione a seguito di ricovero e/o procedura diagnostico-terapeutica • Linee di indirizzo per l’applicazione della Raccomandazione n. 2, luglio 2006, del Ministero della Salute sulla prevenzione delle ritenzione di garze, strumenti o altro materiale all’interno del sito chirurgico. Per questa Raccomandazione è prevista una check list di controllo dell’applicazione, che può essere utilizzata in autovalutazione. • Linee di indirizzo per l’applicazione della Raccomandazione n. 3, luglio 2006, del Ministero della Salute per la corretta identificazione dei pazienti, del sito chirurgico e della procedura. Per questa Raccomandazione è prevista una check list di controllo dell’applicazione, che può essere utilizzata in autovalutazione. • Linee di indirizzo sul corretto utilizzo delle soluzioni concentrate di cloruro di potassio ed altre soluzioni concentrate contenenti potassio (Raccomandazione n.1, rivista nel Marzo 2008, con il contributo del Coordinamento Rischio Clinico e Sicurezza del Paziente, Commissione salute delle Regioni e PA). Per questa Raccomandazione è prevista una check list di controllo dell’applicazione, che può essere utilizzata in autovalutazione. • Linee d’indirizzo in materia di vigilanza regionale sui Dispositivi medici. • Linee di indirizzo sulla gestione dei reclami. Si rimanda al sito www.ministerosalute.it per una lettura completa delle Raccomandazioni sulla Sicurezza del Paziente e al Bollettino Ufficiale n. 16 del 17-04-08 per una lettura della Deliberazione della Giunta Regionale 31 Marzo 2008, n.14-8500 A distanza di sei mesi dalla Deliberazione il Gruppo Rischio Clinico della Regione Piemonte ha deciso di valutare tramite un questionario inviato alle Direzioni Generali delle ASR la applicazione dei vari punti della Deliberazione. Per quanto riguarda il primo punto “Costituzione di un gruppo multidisciplinare e multiprofessionale, denominato “Unità di gestione del rischio clinico”, tutte le ASR hanno provveduto alla istituzione. Nei mesi prossimi la rete dei referenti del Rischio Clinico della regione Piemonte sarà chiamata a discutere su un piano programmatico di interventi proattivi nelle ASR su questi temi generali: 1. la gestione della documentazione sanitaria 2. il consenso informato 3. la comunicazione tra operatori della stessa Unità Operativa e tra UOA diverse 4. la comunicazione tra operatori , pazienti e familiari 5. la formazione per il personale, riguardante temi clinici, di assistenza e di organizzazione 6. la gestione del personale, l’organizzazione del lavoro e l’eventuale malessere organizzativo 44 7. la gestione globale del paziente, in termini di accoglienza, trasporto, degenza, trasferimento, dimissione, indicazioni post degenza 8. la distribuzione e la somministrazione di Farmaci 9. l’erogazione di servizi sanitari, in termini di prestazioni diagnostico-strumentali, identificazione e rintracciabilità paziente, gestione della strumentazione /apparecchiature, ecc. 10. le pratiche chirurgiche (gestione strutture e personale, gestione paziente pre e post intervento, gestione apparecchiature, ecc.) 11. infezioni ospedaliere 12. la gestione delle apparecchiature 13. la gestione del disservizio e del contenzioso 14. la sicurezza globale nei luoghi di lavoro Valuteremo anche la situazione e le possibili iniziative su temi più specifici e di alto rischio clinico per il paziente: • • • • • • Le lesioni da decubito Le cadute Il cateterismo venoso centrale La Legionellosi. Le micosi profonde Il suicidio in ospedale Fino ad ora le tematiche del Rischio Clinico sono state sempre discusse ed applicate in ambiente Ospedaliero, Universitario o comunque pubblico. A nostro parere esse devono essere estese sia alla medicina territoriale, sia alla ospedalità privata, in cui vi sono, accanto ad esempi di grande interesse e diffusa applicazione di norme di sicurezza, anche preoccupanti vuoti operativi (presenti d’altra parte anche in ampi settori nella medicina pubblica). Questa necessità di estensione di tali tematiche è stata recepita dalla Conferenza Stato-Regioni che il 20 Marzo scorso ha approvato diverse intese e accordi in materia di assistenza sanitaria fra le quali l'Intesa tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, concernente la gestione del rischio clinico e la sicurezza dei pazienti e delle cure. A tal fine sarà attivata un'apposita funzione aziendale dedicata alla gestione del rischio clinico e alla sicurezza dei pazienti e delle cure presso ogni Asl pubblica ma anche presso le strutture private accreditate. 45 La Cultura della Sicurezza in sala Operatoria Fondazione A.Pinna Pintor 22 Novembre 2008 Lo sviluppo del Risk Management in Regione Piemonte Marco Rapellino Coordinatore Scientifico Gruppo Rischio Clinico Regione Piemonte I cultori di Risk Management in Italia L’Oratore IIlIl Lavoratore LL’Artista LL’Osservatore Lo Studioso IlIl Mago 46 I cultori di Risk Management in Italia Condottieri? Condottieri? I cultori di Risk Management in Italia 47 Accreditamento Istituzionale Regione Piemonte D.C.R. 22/02/2000 n.616-3149 (approvazione requisiti, schede valutazione, definizione procedure e tempi adeguamento) D.G.R. 05/12/2000 n. 82-1597 (ulteriori criteri per l'accreditamento, definizione dei livelli differenziali di classificazione · le modalità operative per l’esercizio dell’attività di day-surgery) D.G.R. 10/04/2006 n. 60-2595 ridefinizione delle procedure di accreditamento (percorsi assistenziali) Accreditamento Istituzionale Regione Piemonte ¾Approvazione del Manuale di Accreditamento (2001) ¾Prima fase sperimentale in strutture private (2002) ¾Verifica sperimentale in strutture pubbliche su 5 percorsi DT (2004) ¾Ripresa delle valutazioni nelle strutture pubbliche su 4 nuovi percorsi DT (2006) 48 Accreditamento Istituzionale Regionale ¾garantire la standardizzazione dell’ambiente in cui si sviluppa la pratica professionale ¾fornire garanzia “interna” verso la Direzione ed “esterna” nei confronti degli acquirenti/utilizzatori, di buona organizzazione e sicurezza delle strutture e dei processi che vi si svolgono ¾costituire guida e sostegno alle strutture sanitarie per orientare al miglioramento organizzativo ¾generare, sul sistema complessivo delle strutture sanitarie, informazioni capaci di innescare meccanismi di emulazione verso l’eccellenza Accreditamento Istituzionale Regionale ¾Appropriatezza clinico-organizzativa ¾Identificazione delle responsabilità ¾Verifica sulla qualità della documentazione clinica ¾Linee Guida e PDTA ¾Continuum terapeutico ¾Requisiti strutturali e tecnologici 49 Progetto Regionale ARESS 2004 Sviluppo di Linee di Indirizzo su: Gestione del Disservizio Gestione del Consenso Informato Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari (AReSS) Progetto Risk Management (2005) ¾Costituzione di gruppi di lavoro di quadrante e valutazione dell’esistente ¾Analisi della letteratura ¾Elaborazione documento finale da parte di ogni gruppo di quadrante ¾Presentazione dei documenti alle ASR 12-04-06 (consenso informato) 19-12-06 (disservizio) 50 Esperienze di Gestione del Rischio Clinico Iniziative a livello locale ASL e ASO senza un coordinamento centrale Gestione del Rischio Clinico Regione Piemonte - Assessorato alla tutela della Salute e Sanità Determina gennaio 2007 Istituzione del Gruppo di Gestione del Rischio Clinico a livello Regionale Marco Rapellino, Giuseppe Rivetti, Cinzia Tudini, Vincenza Palermo, Silvana Stecca, Angelo Penna, Carlo Valenzano, Nicola Giorgione, Enzo Farina, Luigi Ronco 51 Gestione del Rischio Clinico Gruppo Regionale Gestione del Rischio Clinico ¾Predisposizione questionario ¾Invio a tutte le 30 ASR ¾Incontri con i dirigenti delle ASR ¾Raccolta delle risposte (30/30) ¾Elaborazione e presentazione risultati Elementi valutati ¾Strategie per la gestione del rischio ¾Segnalazione/registrazione degli eventi avversi ¾Azioni preventive/migliorative e correttive degli eventi avversi ¾Attività di informazione/formazione sul rischio clinico 52 Risultati Si sono evidenziate varie criticità soprattutto per quanto riguarda la gestione del rischio (scarsa cultura sull’argomento), la rilevazione e archiviazione degli eventi avversi e delle segnalazioni, la informazione/formazione, la gestione del disservizio e del contenzioso, la gestione specifica di problemi legati alla sicurezza dei pazienti REGIONE PIEMONTE Provvedimenti esecutivi DGR 31 marzo 2008 B.U. n. 16 del 17 aprile 2008: “Indicazioni alle Aziende sanitarie regionali per la gestione del rischio clinico e l’attivazione dell’"Unità di gestione del rischio clinico" e prime linee di indirizzo su tematiche di particolare interesse”. 53 Gruppo Regionale sul Rischio Clinico Provvedimenti esecutivi Costituzione gruppi di lavoro interaziendali e produzione di linee di indirizzo su: ¾Informazioni all’utenza per rischio infezioni a seguito di ricovero e/o procedura diagnosticoterapeutica ¾Applicazione raccomandazione n. 2 Ministero Salute sulla prevenzione della ritenzione di materiale all’interno del sito chirurgico Gruppo Regionale sul Rischio Clinico Provvedimenti esecutivi Costituzione gruppi di lavoro interaziendali e produzione di linee di indirizzo su: ¾Applicazione raccomandazione n. 3 Ministero Salute sulla corretta identificazione del paziente e del sito chirurgico ¾Corretto utilizzo delle soluzioni concentrate di potassio (cloruro e altre) (Raccomandazione n.1) ¾Vigilanza regionale sui dispositivi medici ¾Gestione dei reclami 54 Procedure Momenti fondamentali sono la diffusione e l’implementazione. Spesso ci si dimentica della valutazione dell’applicabilità e della applicazione delle procedure stesse METODOLOGIA AUDIT INTERNO 1) Composizione gruppo di lavoro 2) Analisi della procedura 3) Stesura questionario di rilevazione criticità 4) Invio alle SS.CC. informativa verifiche 5) Calendarizzazione 6) Effettuazione delle stesse sia in S.O. che in Degenza 7) Rilevazione ed elaborazione dati 8) Interventi correttivi Problematiche specifiche Revisione procedura 55 OBIETTIVO MONITORAGGIO DELLE ATTIVITÀ ATTRAVERSO UNA VERIFICA DELL’APPLICAZIONE DELLA PROCEDURA IN OGGETTO ALL’INTERNO DELL’AZIENDA METODOLOGIA CHECK LIST 1) 56 METODOLOGIA CHECK LIST 1) METODOLOGIA CHECK LIST 1) 57 Gruppo Regionale sul Rischio Clinico A livello ASR ¾ Presenza di un gruppo di lavoro multisciplinare, formalizzato sia per composizione, che per obiettivi. Riunione del gruppo due volte al mese, anche con referenti del Risk Management ¾ Presenza di referenti per Risk Management, almeno di Dipartimento e/o di Distretto (Dirigenti Medici, Sanitari e Operatori del Comparto) Gruppo Regionale sul Rischio Clinico A livello ASR ¾Presenza di un sistema di rilevazione degli eventi avversi (possibilmente informatizzato), che utilizzi almeno segnalazioni URP, segnalazioni spontanee occasionali degli operatori, richieste di risarcimento e contenziosi civili e penali con ausilio della SC Patrimonio e dell’Ufficio Legale ¾Identificazione degli eventi avversi più rilevanti per frequenza e gravità in senso ampio, con successiva analisi delle cause 58 Gruppo Regionale sul Rischio Clinico A livello ASR e Regionale ¾ Studio a livello ASR di azioni preventive, correttive e/o migliorative di eventi avversi identificati (linee guida, procedure, protocolli), almeno per quanto riguarda l’area clinica, giuridico amministrativa e tecnicotecnologica ¾ Condivisione e diffusione di queste azioni a livello regionale, con l’istituzione di gruppi di lavoro, che possano studiare anche procedure a rischio per attuare interventi correttivi (metodo proattivo) Gruppo Regionale sul Rischio Clinico A livello ASR e Regionale La risposta ai reclami dovrebbe, almeno per quelli attinenti a comunicazione e professionalità, interessare oltre all’URP, almeno Direzione Sanitaria e gruppo di lavoro per il Risk Management (anche per eventuali interventi migliorativi). L’obiettivo finale è rispondere all’utente, ma anche ricercare le cause del disservizio ed intervenire con misure atte impedire il ripetersi dell’evento. 59 Gruppo Regionale sul Rischio Clinico A livello ASR e Regionale Formazione Sono stati istituiti corsi per “formatori” , sfruttando le competenze del Gruppo di Lavoro allargato ad altri esperti. I “formatori” (3-4 per ASR) organizzano Corsi a livello ASR destinati agli operatori facenti parte del gruppo di lavoro Aziendale più i referenti per il Risk Management ed inizialmente Capi Dipartimento, Direttori di SC, Direzione Sanitaria di Presidio e di Distretto. REGIONE PIEMONTE Corsi di Formazione 2008-2009 ¾Risk Management (Gruppi Regionali) ¾Qualità e Accreditamento – Formazione Facilitatori Aziendali (AReSS) ¾Qualità e Accreditamento – Formazione valutatori esterni “tra pari” (AReSS) ¾Gli strumenti della Clinical Governance (AReSS) 60 Gruppo Regionale sul Rischio Clinico Attività futura A distanza di sei mesi dalla Deliberazione il Gruppo Rischio Clinico della Regione Piemonte ha deciso di valutare tramite un questionario inviato alle Direzioni Generali delle ASR la applicazione dei vari punti della Deliberazione. Per quanto riguarda il primo punto “Costituzione di un gruppo multidisciplinare e multiprofessionale, denominato “Unità di gestione del rischio clinico”, tutte le ASR hanno provveduto alla istituzione. Gruppo Regionale sul Rischio Clinico Attività futura Fino ad ora le tematiche del Rischio Clinico sono state sempre discusse ed applicate in ambiente Ospedaliero, Universitario o comunque pubblico. A nostro parere esse devono essere estese sia alla medicina territoriale, sia alla ospedalità privata, in cui vi sono, accanto ad esempi di grande interesse e diffusa applicazione di norme di sicurezza, anche preoccupanti vuoti operativi (presenti d’altra parte anche in ampi settori della medicina pubblica). 61 Gruppo Regionale sul Rischio Clinico Attività futura Questa necessità di estensione di tali tematiche è stata recepita dalla Conferenza Stato-Regioni che il 20 Marzo scorso ha approvato l'Intesa tra il Governo, le Regioni e le PA, concernente la gestione del rischio clinico e la sicurezza dei pazienti e delle cure. A tal fine sarà attivata un'apposita funzione aziendale dedicata alla gestione del rischio clinico e alla sicurezza dei pazienti e delle cure presso ogni ASL pubblica ma anche presso le strutture private accreditate. Gruppo Regionale sul Rischio Clinico Attività futura Nei mesi prossimi la rete dei referenti del Rischio Clinico della regione Piemonte sarà chiamata a discutere su un piano programmatico di interventi proattivi nelle ASR su questi temi generali: •Documentazione Clinica •Comunicazione •Formazione •Gestione globale del paziente •Distribuzione e somministrazione dei farmaci •Pratiche chirurgiche •Gestione dei dispositivi 62 Creazione di una nuova cultura nella gestione del rischio Non sperare che nessuno sbagli, ma fare in modo che pochi sbaglino Non ci si libera di una cosa evitandola, ma solo attraversandola Cesare Pavese 63 64 65 66 67 IL PUNTO DI VISTA DEL CHIRURGO SULL’ADOZIONE DELLA CHECK LIST IN SALA OPERATORIA A cura di Gennaro Favia Professore Ordinario di Chirurgia Generale Università di Padova Una recente, dettagliata analisi dell’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con il WHO dimostra che di circa 320.000 casi di “eventi avversi” classificabili nelle diverse tipologie somministrazione di farmaci, disorganizzazione, eccetera.) errori legati all’area assistenziale, carenze (errata tecnologiche, solo il 6% è riconducibile ad errore medico. Queste statistiche, purtroppo, evidenziano anche che più del 50% di questi eventi avversi si manifesta in Sala Operatoria, ovvero proprio nel luogo che, non solo agli occhi del profano, dovrebbe essere la sede di massima attenzione e precisione. La necessità di arginare il rischio, con l’intento di rendere difficile il verificarsi dell’evento dannoso, agendo su situazioni complesse, mal controllabili con la routine e la impossibilità di lasciare alla buona volontà del singolo il compito di ovviare alle pecche del sistema, hanno condotto alla introduzione di nuove regole di comportamento condivise ovvero all’idea di una “Check List” di sala operatoria distinta in tre fasi: quella che precede l’anestesia, quella che precede l’incisione chirurgica e quella che precede l’uscita del paziente dalla sala operatoria. In ognuna delle tre fasi un coordinatore della checklist deve confermare che lo staff chirurgico abbia completato le varie operazioni previste, prima di passare alla fase successiva. In questo ambito l’attenzione viene posta su: • valutazione completa ed esaustiva e monitoraggio continuo del paziente; • pianificazione delle cure e dell’assistenza; • individuazione dei criteri per il trasferimento del paziente tra le diverse aree per il prosieguo del processo di cura (altre unità operative, riabilitazione, dimissione), che deve garantire l’intervento chirurgico in paziente corretto, con procedura corretta, in parte del corpo corretta” è specifico dell’attività chirurgica, che si svolge soprattutto nel blocco operatorio. • Accurata e puntuale gestione del registro operatorio, con la definizione delle responsabilità dei singoli operatori; • check attrezzature anestesiologiche, check carrello intubazione difficile, check carrello fibroscopia, check carrello pediatrico e sterilizzazione fibroscopi, per semplificare e 68 standardizzare il lavoro degli infermieri, riducendo il rischio di errori da parte degli infermieri; • lavaggio chirurgico delle mani e vestizione in sala operatoria, con la riorganizzazione degli spogliatoi e la ridefinizione delle aree filtro; Come deve porsi dunque il Chirurgo di fronte a tale processo? Sicuramente la check list permette all’intero processo operatorio di ottimizzare un percorso tecnicoassistenziale, conferendo scientificità e qualità ad una area organizzativa un tempo lasciata alla improvvisazione se non al buon gusto del personale dedicato. Soprattutto essa crea una area di coordinamento cui affidare lo svolgimento dei servizi, alleggerendo l’operatore tecnico –nella qual specie il Chirurgo- di processi organizzativi talvolta pesanti e che sottraggono tempo alla pratica assistenziale pura. Il reale problema riguarda il fatto che la standardizzazione dell’intero processo può provocare un assoggettamento pressocchè completo del sanitario alla check list e alle sue linee guida, non considerando che probabilmente la variabilità nosologica individuale è uno degli elementi fondamentali della nostra arte medico-chirurgica. A tal proposito infatti una valutazione puramente oggettiva eseguita eventualmente da soggetti che poco hanno a che fare con la chirurgia, potrebbe risultare un elemento conflittuale tra la innovazione, la verifica e la scientificità parziale della medicina stessa. Inoltre, nell’ambito dei processi valutativi va considerato che non siamo di fronte all’uso di variabili continue o discrete: siamo di fronte alla gestione di programmi di cura che ben vengano se sono accuratamente pianificati e valutati, ma necessitano sicuramente di adeguamenti strutturali in funzione del Paziente, del Chirurgo e dell’Azienda Ospedaliera stessa. L’uso della check list perioperatoria vuole rispondere alla necessità di garantire al paziente che deve essere sottoposto ad intervento chirurgico l’assoluta sicurezza riguardo l’applicazione della migliore pratica clinico-assistenziale, mantenendo un controllo costante dei dati di rilievo affinché non si verifichino errori e/o omissioni che possano pregiudicarne il risultato. La sicurezza dei pazienti è una delle dimensioni determinanti la qualità delle cure e pertanto è uno degli obiettivi prioritari che il SSN deve porsi. Lo sviluppo di interventi efficaci è strettamente correlato alla comprensione della criticità dell’organizzazione e del fattore umano, richiedendo una cultura diffusa che consenta di mettere in atto misure organizzative e comportamentali volte a promuovere la sicurezza. In conclusione, nel momento in cui un ospedale sceglie di accreditarsi all’eccellenza, il blocco operatorio viene pesantemente coinvolto nell’adozione e applicazione di molte procedure relative alla sua attività. Tuttavia ciò non è sufficiente, in quanto è anche necessaria una straordinaria evoluzione 69 culturale di tutti gli operatori, ottenibile solo con una assidua formazione del personale, orientata a ridurre al minimo il rischio di errori a danno dei pazienti e dei lavoratori, ad assicurare una struttura sicura ed a lavorare nell’ottica di un miglioramento continuo della qualità. 70 UNIVERSITA’ degli Studi di PADOVA ADOZIONE DELLA CHECKLIST IN SALA OPERATORIA Il punto di Vista del Chirurgo 71 1 DIMENSIONE DEL DIMENSIONE DEL PROBLEMA PROBLEMA Ogni anno si verificano 320.000 eventi avversi 6% imputabili a errori 6% imputabili a errorimedici medici 50% in Sala Operatoria WHO, Safety Surgery Guidelines 2003 72 2 Ieri Sforzi per riduzione errori Individuazione errori attivi Errori Personale Medico Errori Personale Infermieristico CHIRURGO PROTAGONISTA UNICO CON MASSIMA LIBERTA’ DECISIONALE, CREATIVITA’ MANUALE E POSSIBILITA’ DI ESECUZIONI TECNICHEDI NOTEVOLE IMPEGNO 73 3 TECNOLOGIA ELEMENTO CARDINE IN S.O. Oggi Obbiettivo stimolare la presa di coscienza stimolare la del presaproblema di coscienza del problema e e un un cambiamento di mentalità cambiamento di mentalità 74 4 “I danni e i decessi evitabili dovuti a errori durante gli interventi chirurgici rappresentano una preoccupazione crescente. L’adozione di questa nuova checklist dovrebbe permettere Margaret Chan, Direttrice Generale OMS. di evitare gran parte di questi errori ”. Margaret Chan, Direttrice Generale. WHO 75 5 Checklist nuove regole di comportamento condivise OBBIETTIVI FUNZIONI • Sviluppo di una Cultura della Prevenzione • Standardizzazione dei Processi di gestione • ⇑ Affidabilità del sistema • Individuare e/o Prevenire Eventi Avversi (anche mancati) • Analisi e Verifica del Sistema • Identificazione delle Criticità • Compilazione in tempo reale Checklist Fase preanestesia Fase pre-incisione Fase dimiss. Pz da S.O Coordinatore Checklist Conferma che lo staff chirurgico abbia completato le varie operazioni fase per fase 76 6 Checklist Punti di Forza Crea una area di coordinamento cui affidare lo svolgimento dei servizi ► Instaura la cultura della Comunicazione fra i vari addetti al lavoro in S.O. ► Ottimizza un percorso tecnico-assistenziale ► Conferisce qualità e automatismo procedurale ► Dovrebbe alleggerire l’operatore tecnico– specie il Chirurgo - di processi organizzativi talvolta pesanti e che sottraggono tempo alla pratica assistenziale pura (?) ► Checklist Punti di Debolezza Pericolo di assoggettamento pressocchè completo del sanitario alla checklist e alle sue linee guida 1 NON CONSIDERA LA VARIABILITA’ NOSOLOGICA INDIVIDUALE (RIPETITIVITA’) 2 3 PERSONALE COMPETENTE DEDICATO Per evitare conflittualità tra Innovazione e Verifica e Scientificità della Medicina I programmi di Cura - e quindi le Check List - necessitano di adeguamenti decisionali in funzione del Paziente, del Chirurgo, del Comparto e dell’Ospedale 77 7 Checklist Punti di Debolezza Pericolo di assoggettamento pressocchè completo del sanitario alla checklist e alle sue linee guida 1 variabilità nosologica individuale? Variabilità Biologica Variabilità Nosologica TERAPEUTICA Perchè…. 78 8 La Medicina e la Chirurgia non sono delle Scienze esatte e la variabilità biologica, nosologica e soprattutto procedurale sono degli elementi insostituibili per ottenere poi un giudizio di significatività clinica Variazioni dello Stato Del Paziente Insorgenza di Complicanze Variabili tecniche VARIAZIONE DEL PROGRAMMA INIZIALE 79 9 Checklist Sistema Aperto e flessibile Checklist Punti di debolezza Pericolo di assoggettamento pressocchè completo del sanitario alla checklist e alle sue linee guida 2 PERSONALE COMPETENTE DEDICATO Per evitare conflittualità tra Innovazione e Verifica e Scientificità della Medicina 80 10 Personale non specialistico Mancata conoscenza delle problematiche clinico-terapeutiche e dei supporti tecnologico-organizzativi DIFFICOLTA’ GESTIONALI PERSONALE non •Informato •Addestrato •Competente DIFFICOLTA’ GESTIONALI 81 11 Chirurgo dedicato alla attività di controllo ⇓Ricerca e assistenza ⇑costi ⇑Liste di attesa ⇑ medicina difensiva Checklist Punti di debolezza Pericolo di assoggettamento pressocchè completo del sanitario alla checklist e alle sue linee guida 3 I programmi di Cura -e quindi le Check Listnecessitano di adeguamenti decisionali in funzione del paziente, del Chirurgo, del comparto e dell’Ospedale 82 12 Errore Clinico UMANO DEL SISTEMA RISCHIO DI IMPRESA ? Sviluppo di interventi efficaci Strettamente correlato alla comprensione della criticità dell’organizzazione e del fattore umano, 83 13 Oggi La Performance del Chirurgo è condizionata dal Supporto Tecnologico e Infrastrutturale della Struttura Sanitaria, anche se la Professionalità rimane l’elemento cardine di prevenzione Motivo per cui …….. Uniformità dei trattamenti Protocolli Rigidi 84 14 High Number Center Centri di Eccellenza Percorsi Diagnostico Terapeutici CHECKLIST IN SALA OPERATORIA Punto di Vista del Chirurgo Organizzazione Coordinamento Comunicazione Cultura della Sicurezza (Safety Surgery) Automatismo Procedurale 85 15 CHECKLIST IN SALA OPERATORIA Punto di Vista del Chirurgo Perdita Identità Imposizioni puramente “tecniche” Conflittualità fra innovazione, verifica e scientificità Rigidità del Sistema 86 16 “La mancanza di giudizio è responsabile di una “La mancanza di giudizio è responsabile di una pessima pessima chirurgia comprende la mancata chirurgia che comprendeche la mancata esecuzione di interventi necessari o necessari consigliabili,o consigliabili, esecuzione di interventi l’esecuzione di e superflui e di l’esecuzione di interventi inutili interventi inutili e superflui e di interventi inefficaci, imperfetti e interventi inefficaci, imperfetti e scelti male.” scelti male.” (Charles F.M. Saint,1886-1973) 87 17 Il punto di vista del personale di assistenza C. Vaschetto Si deve riconoscere che l’errore è parte integrante della natura umana, anche tra operatori sanitari con standard professionali d’eccellenza. Solo considerando l’errore come “Difetto del Sistema” e non del singolo professionista è possibile mettere in atto le contromisure necessarie a ridurre il rischio di errori e di conseguenze per i pazienti Oggi si deve sviluppare una “cultura del rischio” centrata su una logica orientata alla prevenzione e fondata sulla convinzione che gli errori rappresentano, se analizzati con metodo, una preziosa opportunità di miglioramento Questo configura il concetto di gestione del rischio clinico che ovviamente necessita di sostanziali progressi sia organizzativi sia culturali Tale processo prevede la profonda revisione dei processi assistenziali; l’adozione di meccanismi di prevenzione, programmi di formazione, prima che si verifichi il danno, consentendo di agire in anticipo sulla qualità dell’assistenza, sui professionisti; sui premi assicurativi e sull’immagine dell’Azienda. 88 FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR SIQuAS-VRQ Società Italiana per la Qualità dell'Assistenza Sanitaria La Cultura della Sicurezza Il punto di vista delle Professioni Sanitarie C. Vaschetto AO OIRM S. ANNA Torino “Vostro figlio va male a scuola? Potrebbe essere colpa dell’ostetrica che vi ha assistito durante il parto” Per saperne di più, telefonate allo studio degli avvocati Baker & Smithson, al vostro servizio dal lunedì al Venerdì dalle ore 9 alle ore 17 “Washington Post” del 14 luglio 2000 89 90 “Può sembrare uno strano principio enunciare come il primo bisogno in un ospedale sia non recare alcun danno al malato” Florence Nightingale, 1863 “It may seem a strange principle to enunciate as the very first requirement in a hospital that it should do the sick no harm” Notes on Hospitals ININ CHE MODO LELE PROFESSIONI CHE MODO PROFESSIONI SANITARIE SONO COINVOLTE ININ TEMA SANITARIE SONO COINVOLTE TEMA DIDI SICUREZZA? SICUREZZA? D.M. 14.09.94 N.739-740 Autonomia Professionale L. 26.02.99 N.42 Responsabilità e non più ausiliarità L. 10.08.2000 N. 251 Dirigenza Professionale Ordinamento Didattico: Corso di Laurea Codice Deontologico 91 L’OSTETRICA… • • • Assiste, in autonomia, donne in buona salute nel percorso nascita a basso rischio; in collaborazione con il ginecologo nel percorso medio e alto rischio; Sono presenti contemporaneamente due entità individuali: madre e bambino; Occorre rendere sicuro per entrambi tutto il percorso nascita: gravidanza, travaglio, parto, puerperio e allattamento. L’INFERMIERE … -Responsabile dell’assistenza infermieristica…attraverso interventi specifici, autonomi di natura tecnica, relazionale ed educativa -La responsabilità dell'infermiere consiste nel curare e prendersi cura della persona, - Possiedono specifiche competenze al fine di rispondere al bisogno di sicurezza della persona assistita - Si avvalgono della ricerca e della riflessione critica per la scelta degli interventi (AUDIT) - Utilizzano criticamente le l inee-guida - Segnalano situazioni di pericolo e disservizi 92 • Si deve riconoscere che l’errore è parte integrante della natura umana, anche tra operatori sanitari con standard professionali d’eccellenza; Dagli errori si deve imparare: sviluppo della “cultura del rischio”; Errore non vuol dire colpa; Gli errori accadono per fallimenti del SISTEMA; Prevenirli significa progettare sistemi sicuri; Chiedersi sempre “perché?” e semplicemente “per colpa di chi?”. “come?” e non 1. Analisi cartella e documentazione clinica. 2. Scheda di rilevazione dei rischi e soprattutto dei near misses. REATTIVI 3. Audit / Review dei casi clinici con andamento periodico. 4. Analisi appropriatezza degli interventi anche in base alla EBN. 5. Root Causes Analysis (ricerca delle cause con metodo induttivo che procede in profondità mediante i 5 perché) PROATTIVI 1. Analisi dei processi /percorsi 2. FMEA / FMECA (Faiulure Mode and Effects Criticality Analysis) 3. Monitoraggio delle misure messe in atto per la prevenzione dell’errore 4. Implementazione e sostegno attivo delle soluzioni proposte 93 STRUMENTI per…”Sistemi sicuri”… • • • • • RUOLI E RESPONSABILITÀ SISTEMA ORGANIZZATIVO DOCUMENTAZIONE DELL’ASSISTENZA SISTEMA INFORMATIVO SICUREZZA DI ATTREZZATURE E TECNOLOGIE • INSERIMENTO ED ADDESTRAMENTO DEL NEO ASSUNTO • SISTEMI DI VERIFICA • ……. RUOLI E RESPONSABILITÀ Le persone non intendono commettere errori Ruoli e responsabilità •Definite •Chiare •Diffuse •Condivise CHI FA CHE COSA 94 SISTEMA ORGANIZZATIVO ¾Strumenti di lavoro •(piano di lavoro – procedure – linee guida) ¾Modalità assistenziali •(percorsi assistenziale) ¾Appropriatezza clinica ¾Appropriatezza organizzativa MODELLO ASSISTENZIALE componente tecnica Ostetriche Infermieri componente organizzativa componente relazionale Processo di d’assistenza SALUTE realizzazione stima sociali sicurezza fisiologici APPROPRIATEZZA CLINICA APPROPRIATEZZA ORGANIZZATIVA 95 Cartella Infermieristica Cartella Ostetrica Check List Schede di valutazione del rischio Strategie per la gestione del rischio • • • • • • Coinvolgere il gruppo multidisciplinare Descrivere il percorso assistenziale Individuare ed analizzare le possibili criticità Individuare gli eventi sentinella Ricercare le possibili soluzioni Prefissare standard di qualità 96 “Qualsiasi lavoro tu faccia, se trasformi in arte ciò che stai facendo, con ogni probabilità scoprirai di essere divenuto per gli altri una persona interessante e non un oggetto. Questo perché le tue decisioni, fatte tenendo conto della Qualità, cambiano anche te. Meglio: non solo cambiano te e il lavoro, ma cambiano anche gli altri, perché la Qualità è come un’onda…. La Qualità è il fine cui il metodo volge.” “Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta” R.M.Pirsig 97 SIQuAS VRQ FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR Torino La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria Sabato 22 Novembre 2008 Adozione della check list in sala operatoria Il Punto di Vista delle Assicurazioni Traccia dell’intervento di FEDERICO LANCIANI Direttore Clienti Sanità RVA - Rasini Viganò S.p.A. 98 La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria Anche se mi è stato chiesto di trattare l’argomento analizzando “il punto di vista delle Assicurazioni”, devo confessare che nella vita reale io faccio il broker e dunque, per definizione, mi trovo quotidianamente a svolgere un ruolo di analisi del mercato e degli scenari di contesto cercando di pormi quale “mediatore” imparziale di fronte alle situazioni che mi vengono prospettate. Per svolgere il compito oggi affidatomi, allora, ho ritenuto utile prendere spunto da uno stralcio del Relazionale di questo 85° Simposio che recita “… le cronache quotidiane raccontano di incidenti in sala operatoria che allarmano l’opinione pubblica e gli ammalati, compromettono la fiducia nei chirurghi, talvolta colpiti in maniera irreparabile, coinvolgono legalmente i responsabili della gestione delle strutture ed aggravano i problemi degli amministratori per l’aumento dei costi assicurativi. La Comunità Scientifica e gli Amministratori delle Società sono pertanto alla ricerca continua di requisiti di provata efficacia per superare le barriere al miglioramento della sicurezza in sala operatoria …” perché mi consente, senza invadere ambiti scientifici che non mi sono propri, di analizzare quali effetti può produrre l’introduzione di strumenti che aumentino la sicurezza in sala operatoria se guardata dalle diverse angolazioni con cui ho modo di confrontarmi quotidianamente nella mia professione: 1. il movimento di opinione; 2. l’analisi dei dati su cui lo stesso si basa; 3. le azioni di miglioramento; 4. il contesto di riferimento in termini di responsabilità; 5. i risvolti assicurativi. Ritengo infatti che il primo elemento, seppur risulti poco attinente ai fini delle valutazioni tecnico/scientifiche delle relazioni che mi hanno preceduto e che seguiranno, non possa essere assolutamente tralasciato analizzando i risvolti che il fenomeno mediatico riverbera sul settore assicurativo in quanto oggi, e credo che ciò potrà valere sempre di più anche in futuro, la percezione sulla efficacia ed efficienza del sistema sanitario e dei suoi operatori assume un ruolo sempre più condizionante anche delle relative reazioni del Mercato Assicurativo. Pur senza soffermarmi su un aspetto già trattato nel corso del simposio dello scorso anno circa la inesistenza di dati certificabili e la inattendibilità dei dati “resi noti” dalle diverse fonti, ritengo però doveroso attestare che, quantomeno per la mia esperienza e dunque limitandomi al quadro di riferimento da me personalmente conosciuto, tali scenari non trovano un riscontro oggettivo. Federico Lanciani 99 pagina 1 La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria Se consideriamo ad esempio i dati censiti da Regione Lombardia oltre il 40% dei sinistri “definiti” relativamente alle richieste di risarcimento pervenute nel periodo 1999/2007, non ha comportato alcun riconoscimento di responsabilità in capo al sistema sanitario regionale lombardo. Volendo “dare i numeri”, su circa 18.000 sinistri circa 11.000 sono stati definiti e, di questi, oltre 7.000 sono stati chiusi “senza seguito”. Un dato ancor più significativo, peraltro, risulta quello emerso dal confronto con un primario assicuratore fortemente impegnato nel settore della RC Sanitaria secondo il quale, dei risarcimenti corrisposti dalla Compagnia, sarebbero quasi il 70% quelli per i quali la causa di riscontrata responsabilità non sia l’errore clinico ma solo inadempienze di natura prettamente amministrativa. Risulta comunque evidente come, soprattutto in tema di tutela del diritto alla salute, gli sforzi profusi dalla Comunità Scientifica in un’ottica di continuo miglioramento vadano in senso assoluto encomiati e sempre più incentivati. Tornando tuttavia al tema che mi è stato chiesto di trattare e dunque approfondendo il “Punto di vista delle Assicurazioni”, sono purtroppo costretto a ridurre il concetto di “ricerca continua di provata efficacia per superare le barriere al miglioramento della sicurezza in sala operatoria” - cui nel suo relazionale il Professor Pinna Pintor attribuiva uno scopo certamente molto più nobile -, ad un più povero elemento di economicità conseguente alla potenziale riduzione dei risarcimenti corrisposti. Non si può infatti dimenticare che l’assicuratore assume certamente un ruolo sociale individuabile nell’impegno dallo stesso assunto nel farsi carico del danno patito da un terzo e potendo così in ultima istanza garantire anche la tenuta del sistema economico (si pensi ad esempio agli effetti direttamente riflessi sul personale dipendente di un’Azienda che subisca un danno catastrofale non adeguatamente trasferito dall’imprenditore al mercato assicurativo ed agli ulteriori effetti indotti). Per poter ricoprire nel migliore dei modi tale ruolo, tuttavia, è evidente che l’assicuratore debba attrarre il maggior numero di azionisti svolgendo dunque nel migliore dei modi anche il proprio scopo sociale (intendendosi con tale termine il fine ultimo di una Società di diritto privato che non può certamente prescindere dalla creazione di un utile). Nell’ambito delle valutazioni fatte, dunque, il Mercato Assicurativo non può inevitabilmente tralasciare quello relativo al contesto di riferimento in termini di responsabilità. Federico Lanciani 100 pagina 2 La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria In ambito di RC Sanitaria, infatti, gli orientamenti giurisprudenziali sembrerebbero sempre più orientati a spostare il punto di analisi verso un contesto di responsabilità contrattuale (si pensi ad esempio a quanto previsto dalla Sentenza della Corte Suprema di Cassazione a Sezioni Unite nr. 577/08) con tutto ciò che ne consegue anche in termini di inversione dell’onere della prova. Non si può non ricordare quanto previsto a tal riguardo già nel 2003 dalla Suprema Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 11316 del 21 Luglio 2003, richiamava l’attenzione sull'obbligo della regolare tenuta della cartella clinica che - tra le obbligazioni del rapporto instauratosi con il paziente - assume particolare importanza. Da tale obbligazione sarebbe scaturito un importante principio in materia di distribuzione dell'onere della prova, in virtù del quale si dovrebbe consentire un più frequente ricorso alle presunzioni ogniqualvolta la parte contro la quale un fatto deve essere provato sia colpevole dell'impossibilità di provarlo. Non sembrerebbe in conclusione essere possibile addossare sul paziente gli errori nella corretta tenuta della cartella clinica e così negargli, per ciò solo, il nesso di causa tra patologia e condotta colposa del medico. Entrando infine nell’analisi di come tale contesto si ripercuota in termini di risvolti assicurativi, credo sia utile soffermarci su quali siano gli elementi che è necessario valutare nel momento in cui si misura l’efficacia e l’opportunità di ricorrere al trasferimento assicurativo. Secondo quanto riportato dalla ormai nota enciclopedia multimediale Wikipedia: “ Tramite un contratto di assicurazione ci si garantisce contro il verificarsi di un evento futuro e incerto (rischio), generalmente dannoso per la propria salute o patrimonio. Affinché si possa concludere un contratto di assicurazione , occorre che il rischio si possa verificare e che non sia controllabile da nessuna delle due parti (né da parte di colui che intende assicurarsi né da parte della società di assicurazione). Più precisamente, si parla dell'esistenza di un'alea di rischio (rischio aleatorio). L'assicurazione, quindi, ha lo scopo precipuo di "trasformare il rischio in una spesa". Infatti attraverso la stipula di un contratto, l'assicurando intende "quantificare" il danno patrimoniale che esso avrebbe se l'evento garantito (il rischio) si verificasse. Attraverso il versamento del premio, quindi, la società accolla a sé la gestione dell'eventualità del verificarsi dell'evento (detto "sinistro") al concretizzarsi dello stesso, corrispondendo all'assicurato il capitale pattuito. Il costo determinato, detto "premio (dal latino pretius) assicurativo" viene calcolato in base alla probabilità che l'evento stesso si verifichi. Questa viene determinata sulla base di svariati elementi, i cui principali possono così essere riassunti: Federico Lanciani 101 pagina 3 La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria a) tavole statistiche (attuariali); b) esperienza mutualistica dell'impresa (fabbisogno dell'impresa); c) esperienza mutualistica del mercato nel detto rischio. I contratti assicurativi possono essere sottoscritti come libera scelta tra individui (o società) e società di assicurazione e possono riguardare i più svariati campi (assicurazioni sul verificarsi di infortuni, di malattie, di incidenti, di eventi naturali, ecc…) ”. Perché un contratto assicurativo sia dunque efficace, è necessario che il rischio non sia controllabile da nessuna delle parti e che esista l’alea che l’evento sinistro si verifichi. E’ importante evidenziare in conclusione che ove sia possibile certificare l’efficacia che garantisce - in termini di miglioramento della sicurezza - l’introduzione della Check List in sala operatoria, sia tanto giusto quanto dovuto in una logica di Patient Safety proseguire tale percorso affinché tale modus operandi venga sempre più consolidato in tutte le strutture. Richiamando tuttavia l’attenzione sui motivi che statisticamente oggi espongono con maggior frequenza i bilanci del mercato assicurativo che, come accennavo prima, sembrerebbero essere proprio riconducibili alle difficoltà incontrate nel momento in cui “… in sede di valutazione dell'esattezza della prestazione medica valore indiziante è attribuito alla corretta ed esaustiva compilazione della cartella clinica, con la conseguenza che le omissioni imputabili al medico nella redazione della stessa cartella clinica possono rilevare ai fini del nesso eziologico presunto… ” non si può tralasciare il rischio che, ove la check list diventasse parte integrante della documentazione sanitaria, se non adeguatamente compilata o addirittura inesistente, tale strumento potrebbe contribuire ad aumentare la certezza dell’alea compromettendo addirittura l’assicurabilità di medici e strutture. Tale scenario potenzialmente negativo, tuttavia, non deve a mio avviso essere di ostacolo all’evoluzione dei processi di miglioramento, ma di monito affinché tale evoluzione veda attivamente coinvolti tutti i soggetti interessati perché solo procedendo alla stessa velocità sarà possibile, parafrasando Battisti, evitare “strappi al motore” che possano alla lunga compromettere l’efficienza della “macchina”. Federico Lanciani 102 pagina 4 FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR SIQuAS VRQ Torino La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria Adozione della check list in sala operatoria Il Punto di Vista delle Assicurazioni 22 novembre 2008 FEDERICO LANCIANI Direttore Clienti Sanità RVA - Rasini Viganò S.p.A. La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria Adozione della Check List in sala operatoria DAL RELAZIONALE DEL 85° SIMPOSIO “… le cronache quotidiane raccontano di incidenti in sala operatoria che allarmano l’opinione pubblica e gli ammalati, compromettono la fiducia nei chirurghi, talvolta colpiti in maniera irreparabile, coinvolgono legalmente i responsabili della gestione delle strutture ed aggravano i problemi degli amministratori per l’aumento dei costi assicurativi. La Comunità Scientifica e gli Amministratori delle Società sono pertanto alla ricerca continua di requisiti di provata efficacia per superare le barriere al miglioramento della sicurezza in sala operatoria …” Professor Plinio Pinna Pintor 2 103 1 La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria Le diverse angolazioni per l’analisi I diversi “punti di vista” da cui si può analizzare la Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria : 1. il movimento di opinione; 2. l’analisi dei dati su cui lo stesso si basa; 3. le azioni di miglioramento; 4. il contesto di riferimento in termini di responsabilità; 5. i risvolti assicurativi. 3 La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria Il movimento di opinione 4 104 2 La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria L’analisi dei dati 5 La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria L’analisi dei dati Volendo dare i numeri, in nove anni su circa 18.000 sinistri circa 11.000 sono stati definiti e, di questi oltre 7.000 sono stati chiusi “senza seguito” (oltre il 40%) Fonte: http://www.sanita.regione.lombardia.it/risk_man/documenti/report_aziende2008.pdf 6 105 3 La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria La azioni di miglioramento Gli sforzi profusi dalla Comunità Scientifica e dagli Amministratori delle Società in un’ottica di continuo miglioramento vanno in senso assoluto encomiati e sempre più incentivati. Nel rapporto con il mercato assicurativo non vanno però dimenticati: • Il ruolo sociale: individuabile nell’impegno assunto dall’assicuratore nel farsi carico del danno patito da un terzo e potendo in ultima istanza garantire anche la tenuta del sistema economico • Lo scopo sociale: la creazione di un utile attraendo il maggior numero di azionisti 7 La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria Il contesto in termini di Responsabilità Suprema Corte di Cassazione Sezione 3 civile, sentenza N. 11316 del 27.7.03 La Corte ha ritenuto «presuntivamente» che, non essendo annotata né nella cartella clinica né nel certificato di assistenza al parto, alcuna circostanza che spiegasse la mancata intubazione, doveva ritenersi per «provato» che nulla di ciò si fosse verificato. Pertanto, la grave e irreversibile patologia causata al bambino doveva ritenersi dovuta in modo «certo» all'errore professionale del medico presente al parto: errore consistito nel non aver compreso correttamente i sintomi del nascituro e nel non aver cercato di porvi rimedio con l' intubazione. Sbaglio «desumibile per presunzione» dalla carente compilazione del certificato di assistenza al parto e della cartella clinica. 8 106 4 La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria La definizione di Tutela Assicurativa Tramite un contratto di assicurazione ci si garantisce contro il verificarsi di un evento futuro e incerto (rischio), generalmente dannoso per la propria salute o patrimonio. Affinché si possa concludere un contratto di assicurazione , occorre che il rischio si possa verificare e che non sia controllabile da nessuna delle due parti (né da parte di colui che intende assicurarsi né da parte della società di assicurazione). Più precisamente, si parla dell'esistenza di un'alea di rischio (rischio aleatorio). L'assicurazione, quindi, ha lo scopo precipuo di "trasformare il rischio in una spesa". Infatti attraverso la stipula di un contratto, l'assicurando intende "quantificare" il danno patrimoniale che esso avrebbe se l'evento garantito (il rischio) si verificasse. Attraverso il versamento del premio, quindi, la società accolla a sé la gestione dell'eventualità del verificarsi dell'evento (detto "sinistro") al concretizzarsi dello stesso, corrispondendo all'assicurato il capitale pattuito. Il costo determinato, detto "premio (dal latino pretius) assicurativo" viene calcolato in base alla probabilità che l'evento stesso si verifichi. Questa viene determinata sulla base di svariati elementi, i cui principali possono così essere riassunti: a) tavole statistiche (attuariali); b) esperienza mutualistica dell'impresa (fabbisogno dell'impresa); c) esperienza mutualistica del mercato nel detto rischio. I contratti assicurativi possono essere sottoscritti come libera scelta tra individui (o società) e società di assicurazione e possono riguardare i più svariati campi (assicurazioni sul verificarsi di infortuni, di malattie, di incidenti, di eventi naturali, ecc...). Fonte: Wikipedia 9 La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria Gli obiettivi di miglioramento Ove sia possibile certificare l’efficacia che garantisce - in termini di miglioramento della sicurezza - l’introduzione della Check List in sala operatoria, risulta tanto giusto quanto dovuto in una logica di Patient Safety proseguire tale percorso affinché tale modus operandi venga sempre più consolidato in tutte le strutture. Non si può tralasciare il rischio che, ove la check list diventasse parte integrante della documentazione sanitaria, se non adeguatamente compilata o addirittura inesistente, tale strumento potrebbe contribuire ad aumentare la certezza dell’alea compromettendo addirittura l’assicurabilità di medici e strutture. Tale scenario potenzialmente negativo, tuttavia, non deve essere considerato un ostacolo all’evoluzione dei processi di miglioramento, ma un monito affinché la stessa veda attivamente coinvolti tutti i soggetti interessati 10 107 5 La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria Adozione della Check List in sala operatoria DAL RELAZIONALE DEL 85° SIMPOSIO “… le cronache quotidiane raccontano di incidenti in sala operatoria che allarmano l’opinione pubblica e gli ammalati, compromettono la fiducia nei chirurghi, talvolta colpiti in maniera irreparabile, coinvolgono legalmente i responsabili della gestione delle strutture ed aggravano i problemi degli amministratori per l’aumento dei costi assicurativi. La Comunità Scientifica e gli Amministratori delle Società sono pertanto alla ricerca continua di requisiti di provata efficacia per superare le barriere al miglioramento della sicurezza in sala operatoria …” Professor Plinio Pinna Pintor 11 FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR SIQuAS VRQ Torino Grazie per l’attenzione FEDERICO LANCIANI Direttore Clienti Sanità RVA - Rasini Viganò S.p.A. 108 6 La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria Torino, Fondazione Arturo Pinna Pintor 22 novembre 2008 L’adozione della check list in sala operatoria: un approccio giuridico Giuseppe Battarino (sintesi dell’intervento) L’uso di strumenti di analisi - già utilizzati in attività di natura non medica – tendenti ad aumentare l’affidabilità di sistemi destinati ad eseguire procedure ad alto rischio in situazioni di elevata complessità, può inserirsi armonicamente in una strategia di riduzione del rischio giuridico da cui è attualmente gravato il mondo chirurgico. E’ a tal fine necessario che gli operatori del settore possiedano una visione [sia pur minima ma] fondata di alcuni temi: a) criteri di valutazione giuridica delle responsabilità in sede giudiziaria b) rapporto tra potenziale vicenda giudiziaria e gestione del rischio clinico c) valore positivo della revisione dell’insuccesso d) collocazione della sequela giudiziaria in un quadro di sociologia del diritto l’oggetto del giudizio > un fatto – nello svolgimento della sua attività professionale il sanitario può incorrere in responsabilità •per aver commesso degli errori •per aver omesso un’attività doverosa – causando una lesione dell’integrità fisica del paziente o la sua morte non si tratta di una valutazione di generica qualità professionale o di servizio tuttavia anche in sede giudiziaria si può correttamente portare l’attenzione dal singolo evento al ‘sistema’ nel quale l’evento lesivo si colloca, per valorizzare ciò che di positivo in esso si è praticato per prevenirlo lo schema logico di valutazione giudiziaria concretizzazione di un rischio evento ragionamento ipotetico controfattuale nesso causale parametro di comportamento [azione] condotta [omissione] il parametro di comportamento cui commisurare la condotta non deriva dalla legge, ma dalla scienza e dalla pratica medica 109 prevenzione e gestione del rischio giudiziario e gestione del rischio clinico Risk management un’ un’analisi di sistema che parte dall’ dall’assunto della possibilità possibilità dell’ dell’errore - qualcuno ha sbagliato <… <…> il sistema ha fallito - la possibilità possibilità di errore è: - ontologicamente ammessa - non irrimediabilmente connaturata all’ all’attività attività - prevenibile gli strumenti di gestione del rischio si devono collocare in un contesto che può prevedere anche l’esame dell’evento avverso in sede giudiziaria L’analisi dell’insuccesso nella strategia di riduzione del rischio giudiziario obiettivo produrre, in stretta dipendenza dall’analisi analisi,, una documentabile revisione delle condizioni di partenza il prevenibile, l’evitabile sintesi di una proposta di strumenti di analisi dell’evento avverso in prospettiva [anche] giudiziaria MITO INFALLIBILITA MITO DIFFUSO DIFFUSO DI DI INFALLIBILITA’ INFALLIBILITA’’ DELL’ ’AZIONE TERAPEUTICA DELL DELL’AZIONE TERAPEUTICA AUMENTO AUMENTO DELLE DELLE ASPETTATIVE ASPETTATIVE SCARSA ’USO ALL SCARSA EDUCAZIONE EDUCAZIONE ALL’ ALL’USO DI DI RISORSE RISORSE COLLETTIVE COLLETTIVE sintesi del quadro sociologico-giuridico in cui si manifesta l’aumento del contenzioso 110 La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria Torino, 22 novembre 2008 Giuseppe Battarino La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria un approccio giuridico i criteri di valutazione giuridica delle responsabilità: uno schema minimo quale gestione del rischio la revisione dell’insuccesso il contesto di sociologia del diritto 111 l’oggetto del giudizio > un fatto – nello svolgimento della sua attività professionale il sanitario può incorrere in responsabilità •per aver commesso degli errori •per aver omesso un’attività doverosa – causando una lesione dell’integrità fisica del paziente o la sua morte non si tratta di una valutazione di generica qualità professionale o di servizio prevenzione e gestione del rischio giudiziario La concretizzazione del rischio giudiziario si realizza con l’avvio o la prosecuzione di un contenzioso evitabile che: non ha conseguenze limitate a quelle risarcitorie/assicurative nel caso di morte o lesioni del paziente ha un impatto diffusivo declina dal civile al penale e viceversa generando una pluralità di indesiderati interventi dall’esterno sulla struttura sanitaria 112 lo schema logico-giuridico [azione] nesso causale condotta evento [omissione] lo schema logico di valutazione giudiziaria concretizzazione di un rischio evento ragionamento ipotetico controfattuale nesso causale parametro di comportamento [azione] condotta [omissione] 113 mancanza in campo professionale sanitario di un sistema di norme cautelari/prevenzionistiche codificate prevenzione e gestione del rischio giudiziario e gestione del rischio clinico Risk management un’analisi di sistema che parte dall’assunto della possibilità dell’errore - qualcuno ha sbagliato <…> il sistema ha fallito - la possibilità di errore è: - ontologicamente ammessa - non irrimediabilmente connaturata all’attività - prevenibile 114 strategie di riduzione del rischio giudiziario e tecniche di risk management: l’incident reporting • la criticità estrema è oggetto di valutazione giudiziaria indipendentemente dal report • l’incidente “minore” sfocia in contenzioso giudiziario su iniziativa del paziente • se contenzioso giudiziario – penale o civile – si instaura, un accertamento vi sarà comunque • la tolleranza delle inadeguatezze è via maestra per l’estensione delle ipotesi di responsabilità – non imprevedibilità dell’evento – estensione del coinvolgimento • un approccio all’errore – razionale – restitutivo – modificativo 115 MITO DIFFUSO DI INFALLIBILITA’ DELL’AZIONE TERAPEUTICA AUMENTO DELLE ASPETTATIVE SCARSA EDUCAZIONE ALL’USO DI RISORSE COLLETTIVE Eventi avversi, responsabilità e gestione del rischio giudiziario • • • • • visione estesa del risk management strategia di riduzione del rischio giudiziario analisi dell’insuccesso conoscenza del procedimento giudiziario e dei suoi esiti corretta introduzione di conoscenze scientifiche nel processo • dialogo razionale 116 La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria Torino, 22 novembre 2008 Giuseppe Battarino 117 CHECKLIST DEL PARTO Lombardo P, Rabacchi G, Poppa G, Bussolino S, Dello Preite E, Ferruzzi L, Rabacchi G, Salerno M. AO OIRM-S.Anna, Torino RAZIONALE I fattori di rischio ostetrico più frequenti e rilevanti per la salute della madre e del nascituro occorrono principalmente durante il travaglio di parto. In considerazione della concentrazione dei rischi, l’assistenza nelle sale parto ospedaliere deve essere qualificata, attenta e ben organizzata. Per questi motivi, l’assistenza in sala parto può diventare complessa, e paradossalmente è proprio nelle sale parto che è possibile subire danni, eventi avversi, dovuti ad errori delle procedure assistenziali. Gli errori sono soprattutto legati ad un’assistenza discontinua, un eccesso di interventi (induzioni e accelerazioni del travaglio, analgesie farmacologiche, tagli cesarei, etc.), un’errata somministrazione di farmaci, mancanze tecnologiche, disorganizzazione. È quindi soprattutto in sala parto che occorre fare prevenzione degli errori ostetrici. L’idea è che l’introduzione di una checklist del parto, compilata per ogni persona in travaglio, possa contribuire a mettere ordine nella complessità dell’assistenza in sala parto ed aiuti a ridurre la probabilità di errore. La checklist è lo strumento per la verifica procedurale dell’assistenza ostetrica. Essa è una scheda su cui sono riportate in ordine logico le variabili e i passaggi critici da controllare durante l’assistenza al travaglio di parto in modo da tenere sotto controllo le possibili sorgenti di errore. METODI Presso l’Azienda Ospedaliera OIRM-S.Anna di Torino è stato condotto uno studio con l’obiettivo di abbattere gli errori in sala parto. È stata dapprima condotta una ricerca della letteratura (PubMed e Google) su possibili checklist del parto che non ha dato luogo a risultati. È stata quindi elaborata una checklist del parto ad hoc con: domande univoche, standard di riferimento, risposte binarie (sì-no), possibilità di compilazione rapida (vedi la scheda riportata in fondo). RISULTATI Nella fase operativa, per la durata di un mese e mezzo durante la quale sono avvenuti 855 parti, la checklist è stata applicata a 189 di essi (22,1%). I risultati dello studio sono stati: ¾ La check list ha evidenziato errori od inefficienze: 3/189 1 somministrazione dilazionata di antibiotico in caso di rottura di membrane 1 mancato controllo della temperatura in caso di rottura di membrane 1 mancata richiesta di istologico della placenta in neonato piccolo per l’EG ¾ La compilazione ha interferito sui consueti flussi di lavoro: 2 / 189 casi ¾ Molte ostetriche hanno partecipato favorevolmente allo studio ¾ Si sono esplicitate figure di riferimento e di controllo? Sì, le ostetriche coordinatrici ¾ Le stesse sono utili ed auspicabili? Sì, ma solo nella fase di avvio ¾ Non vi sono state modifiche nei rapporti interpersonali in sala parto ¾ Non si è modificata la comunicazione in sala parto ¾ Non si è modificata la comunicazione tra sala parto e strutture esterne ¾ Non sono state suggerite modifiche alla scheda di check list CONCLUSIONI → L’esperienza è stata positiva ed è stata vissuta positivamente da molte ostetriche, che hanno partecipato favorevolmente sia nei casi di travaglio a basso rischio che in quelli a rischio → I medici, che avrebbero dovuto contribuire alla compilazione della check list solo nei travagli a rischio, hanno invece partecipato meno. → Nei casi in cui la check list è stata compilata (20% dei parti avvenuti nel periodo in studio), ha dimostrato indubbi vantaggi perché ha messo in luce 3 casi di near missing su 189 118 CHECKLIST DEL PARTO Inizio compilazione1. Data e ora . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fase del travaglio2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Rischio: □ basso3 □ rischi4 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ATTIVITÀ Persona assistita SUBATTIVITÀ SÌ NO COMMENTI Comunicazione agevole se no: posizione libera se no: dolore sotto controllo se no: OK membrane integre o rotte <12 ore Cartella clinica Sala travaglio/parto Feto/neonato Post partum Rischi4 comparsi in sala parto Compilazione moduli e richieste □temperatura □polso □PA normali se no: anamnesi compilata se no: partogramma compilato se no: emocromo coagulazione recenti se no: terapia farmacologica quale: □CTG pronto se no: □ecografo disponibile se no □sala TC pronta se no: prelievo lattati pronto se no: check list tecnologica aggiornata se no: □BCF □CTG □Apgar □Lattati liquido chiaro se no: normali □utero contratto □lochi regolari terapia se no: quale: neonato con la madre se no: □anestesista □ginecologo □neonatologo informati □anestesista □ginecologo □neonatologo informati □anestesista □ginecologo □neonatologo informati rischio: rischio: rischio: assistenza al parto □ostetrica □ginecologo modulo ISTAT □batteriologico placenta/feto □istologico placenta/feto □citogenetico 119 Si è verificato un evento che secondo te/voi avrebbe potuto portare ad un danno a persone e/o strumenti? ................................................................................................................................. ..................................................... ................................................................................................................................. ..................................................... ................................................................................................................................. ..................................................... ................................................................................................................................. ..................................................... ................................................................................................................................. ..................................................... ................................................................................................................................. ..................................................... 1 Compilazione. L’ostetrica che assiste inizia la compilazione all’ingresso della persona assistita in sala parto. In caso di rischi, la compilazione è effettuata congiuntamente dal medico ginecologo e dall’ostetrica. L’eventuale variazione dei parametri nel corso del travaglio, è riportata con l’ora nei commenti. Terminata la compilazione, consegnare alla caposala per l’Ufficio Qualità. 2 Fasi: induzione, prodromica, attiva, espulsiva, postpartum. 3 Rischio basso: donne in benessere fisico e mentale; feto singolo, 37+0 - 42+0 settimane, vertice, BCF regolare, peso stimato 10° - 90° centile; placenta normalmente inserita; insorgenza spontanea del travaglio; rottura del sacco amniotico <12 ore all’inizio della fase attiva del travaglio, liquido amniotico chiaro 4 Rischi specifici per il parto. Richiedono l’assistenza in team ginecologo-ostetrica. • alterazioni della frequenza cardiaca fetale • analgesia epidurale • condizioni fetali che richiedono sorveglianza medica in travaglio, come ad esempio difetti o eccessi di crescita fetale, malformazioni, alterazioni della quantità del liquido amniotico, isoimmunizzazioni, gravidanze gemellari • condizioni materne che richiedono sorveglianza medica in travaglio, come ad esempio disordini ipertensivi, colestasi, malattie renali, cardiache, polmonari, endocrine, psichiatriche, ematologiche, epilessia, diabete clinico, cancro, infezione streptococco gruppo B, tossicodipendenza, alcolismo • distocia valutata in base al partogramma • liquido amniotico tinto • perdite ematiche con sospetto di patologia placentare • placenta previa marginale • precedente: taglio cesareo, morte endouterina o neonatale, neonato con anomalie congenite, neonato piccolo oppure grande per l’età gestazionale, psicosi puerperale • presentazione fetale anomala 120 Fondazione A. Pinna Pintor CHECK LIST DEL PARTO La Cultura della Sicurezza Sabato 22 Novembre 2008 Pietro Lombardo OBIETTIVO DELLO STUDIO USO DELLA CHECK LIST PER IL CONTROLLO DEGLI EVENTI AVVERSI NELLA PRATICA DI SALA PARTO GRUPPO DI LAVORO Bussolino S, Dello Preite E, Ferruzzi L, Lombardo P, Poppa G, Rabacchi G, Salerno M 121 METODI ¾ RICERCA IN LETTERATURA DI ESPERIENZE DI CHECK LIST OSTETRICHE, DI SALA PARTO O DEL PARTO ¾ ELABORAZIONE DI UNA CHECK LIST ¾ APPLICAZIONE DELLA CHECK LIST IN ALMENO 150 PARTI ¾ REVISIONE DELLA CHECK LIST IN BASE AI RISULTATI RICERCA DELLA LETTERATURA ¾ NON SONO STATE TROVATE ESPERIENZE OD ESEMPI DI CHECK LIST OSTETRICHE, DI SALA PARTO O DEL PARTO ¾ IN OSTETRICIA, È UTILIZZATO IL PARTOGRAMMA COME STRUMENTO PER IL CONTROLLO DELLE VARIABILI DEL TRAVAGLIO IL PARTOGRAMMA È ASSIMILABILE ALLA CHECK LIST ? Obiettivo del PARTOGRAMMA: controllare l’avanzamento del travaglio e le condizioni cliniche materne e fetali al fine di ridurre gli esiti sfavorevoli materni e perinatali Obiettivo della CHECK LIST: controllare i momenti di rischio del percorso assistenziale al fine di ridurre gli errori delle procedure che possano causare eventi avversi 122 Partogramma WHO METODI ¾ RICERCA IN LETTERATURA DI ESPERIENZE DI CHECK LIST OSTETRICHE, DI SALA PARTO O DEL PARTO ¾ ELABORAZIONE DI UNA CHECK LIST • CON: DOMANDE UNIVOCHE STANDARD DI RIFERIMENTO RISPOSTE BINARIE (SÌ-NO) COMPILAZIONE RAPIDA ¾ APPLICAZIONE DELLA CHECK LIST IN ALMENO 150 PARTI ¾ REVISIONE DELLA CHECK LIST IN BASE AI RISULTATI • • • 123 CHECK LIST DEL PARTO (OIRM-S.Anna) Inizio compilazione: data e ora . . . . . . . . . . . fase del travaglio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Rischio: □ basso □ rischi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ATTIVITÀ PERSONA ASSISTITA CARTELLA CLINICA SALA TRAVAGLIO FETO/NEONATO POST PARTUM RISCHI COMPARSI IN SALA PARTO SUBATTIVITÀ Comunicazione agevole posizione libera dolore sotto controllo membrane integre o rotte <12 h □temperatura □polso □PA normali anamnesi compilata partogramma compilato emocromo coagulazione recenti terapia farmacologica □CTG pronto □ecografo disponibile □sala TC pronta isola neonatale pronta prelievo lattati pronto check list tecnologica aggiornata □BCF □CTG □Apgar □Lattati normali liquido chiaro utero contratto lochi regolari terapia neonato con la madre □anestesista □ginecologo □neonatologo informati □anestesista □ginecologo □neonatologo informati □anestesista □ginecologo □neonatologo informati □anestesista □ginecologo □neonatologo informati SÌ NO COMMENTI OK SE NO: SE NO: SE NO: SE NO: SE NO: SE NO: SE NO: QUALE: SE NO: SE NO SE NO: SE NO: SE NO: SE NO: SE NO: SE NO: SE NO: QUALE: SE NO: RISCHIO: RISCHIO: RISCHIO: RISCHIO: LEGENDA (Check list del parto, OIRM-S.Anna) COMPILAZIONE. L’ostetrica inizia la compilazione all’ingresso della persona assistita in sala parto. In caso di rischi, la compilazione è effettuata congiuntamente dal medico ginecologo e dall’ostetrica. L’eventuale variazione dei parametri nel corso del travaglio, è riportata con l’ora nei commenti FASI DEL TRAVAGLIO: induzione, prodromica, attiva, espulsiva, postpartum RISCHIO BASSO: donne in benessere fisico e mentale; feto singolo, 37+0 - 42+0 settimane, vertice, BCF regolare, peso stimato 10° - 90° centile; placenta normalmente inserita; insorgenza spontanea del travaglio; rottura del sacco amniotico <12 ore all’inizio della fase attiva del travaglio, liquido chiaro RISCHI SPECIFICI PER IL PARTO. Richiedono l’assistenza in team ginecologo-ostetrica. ¾Precedente: taglio cesareo, isterotomia, morte endouterina o neonatale, anomalie congenite, neonato piccolo oppure grande per l’età gestazionale, psicosi puerperale ¾Condizioni materne che richiedano sorveglianza medica in travaglio, come ad esempio tossicodipendenza, alcolismo, disordini ipertensivi, colestasi, malattie renali, cardiache, polmonari, endocrine, psichiatriche, ematologiche, epilessia, diabete clinico, cancro, infezione HIV, infezione streptococco gruppo B ¾Condizioni fetali che richiedano sorveglianza medica in travaglio, come ad esempio difetti o eccessi di crescita fetale, malformazioni, alterazioni della quantità del liquido amniotico, isoimmunizzazioni, gravidanze gemellari ¾Analgesia epidurale ¾Distocia valutata in base al partogramma ¾Frequenza cardiaca fetale alterata ¾Liquido amniotico tinto ¾Perdite ematiche con sospetto di patologia placentare ¾Placenta previa marginale ¾Presentazione fetale anomala 124 Check list del parto (OIRM-S.Anna) SI È VERIFICATO UN EVENTO CHE SECONDO LEI/VOI AVREBBE POTUTO PORTARE AD UN DANNO A PERSONE E/O STRUMENTI? ................................................................................................................................................................ ................................................................................................................................. ................................ ................................................................................................................................. ................................. ................................................................................................................................. ................................ ................................................................................................................................. ................................ ................................................................................................................................. ................................. METODI ¾ RICERCA IN LETTERATURA DI ESPERIENZE DI CHECK LIST OSTETRICHE, DI SALA PARTO O DEL PARTO ¾ ELABORAZIONE DI UNA CHECK LIST ¾ ¾ APPLICAZIONE DELLA CHECK LIST IN ALMENO 150 PARTI REVISIONE DELLA CHECK LIST IN BASE AI RISULTATI 125 RISULTATI (Check list del parto, OIRM-S.Anna) Check list applicata , in forma anonima, in 189 parti ¾ La check list ha evidenziato errori od inefficienze: 3/189 1 somministrazione dilazionata di antibiotico in caso di rottura di membrane 1 mancato controllo della temperatura in caso di rottura di membrane 1 mancata richiesta di istologico della placenta in neonato piccolo per l’EG ¾ La compilazione ha interferito sui consueti flussi di lavoro: 2 / 189 casi ¾ Molte ostetriche hanno partecipato favorevolmente allo studio ¾ Si sono esplicitate figure di riferimento e di controllo? Sì, le ostetriche coordinatrici ¾ Le stesse sono utili ed auspicabili? Sì, ma solo nella fase di avvio RISULTATI (Check list del parto, OIRM-S.Anna) ¾ Non vi sono state modifiche nei rapporti interpersonali in sala parto ¾ Non si è modificata la comunicazione in sala parto ¾ Non si è modificata la comunicazione tra sala parto e strutture esterne ¾ Non sono state suggerite modifiche alla scheda di check list 126 CONCLUSIONI ¾L’ESPERIENZA È STATA POSITIVA ED È STATA VISSUTA POSITIVAMENTE DA MOLTE OSTETRICHE, CHE HANNO PARTECIPATO FAVOREVOLMENTE SIA NEI CASI DI TRAVAGLIO A BASSO RISCHIO CHE IN QUELLI A RISCHIO ¾I MEDICI, CHE AVREBBERO DOVUTO CONTRIBUIRE ALLA COMPILAZIONE DELLA CHECK LIST SOLO NEI TRAVAGLI A RISCHIO, HANNO INVECE PARTECIPATO MENO . ¾NEI CASI IN CUI LA CHECK LIST È STATA COMPILATA (20% DEI PARTI AVVENUTI NEL PERIODO IN STUDIO), HA DIMOSTRATO INDUBBI VANTAGGI PERCHÉ HA MESSO IN LUCE 3 CASI DI NEAR MISSING SU 189 Avendo esaminato i vantaggi, comportati di conseguenza (Sun Tzu. L’arte della guerra) 127 Check list sala operatoria L’esperienza del S. Anna Dr. Saverio DANESE 128 1 129 2 Check list in sala operatoria Periodo considerato: aprile- maggio 2008 Sala operatoria clinica: Sala operatoria ospedale: Totale 203 interventi 174 interventi 377 interventi Schede compilate interamente 295 130 schede 165 schede 295 schede (78.2%) incomplete 0 •Pochi interventi in urgenza •Compilazioni in forma anonima •Schede compilate prevalentemente da strumentiste, nurse di anestesia e anestesisti, meno da ginecologi Check list in sala operatoria La compilazione ha influito sui normali flussi di lavoro? SI Notevole allungamento dei tempi pre e post intervento Vi sono state modifiche nei rapporti interpersonali in sala operatoria? SI La comunicazione in sala operatoria si è modificata? NO La comunicazione tra sala operatoria e strutture esterne si è modificata? NO 130 3 Check list in sala operatoria La check list ha evidenziato mancanze ed inefficienze? SI (1-3 volte) Si sono esplicitate in corso d’opera figure di riferimento e controllo? SI Le stesse, se presenti, sono utili ed auspicabili? SI E’ indicato approntare linee guida per facilitare la compilazione delle schede? NO Check list in sala operatoria Sono state suggerite modifiche alla scheda? SI molte L’iniziativa sembra implementare nei soggetti coinvolti “la cultura della sicurezza”? NO Viene considerata utile l’organizzazione di gruppi di studio costituiti dalle figure coinvolte nel progetto? NO 131 4 •La scheda è stata considerata troppo lunga e troppo articolata (prima esperienza condotta in azienda); • spesso anche gli autori non sono stati in grado ( per i turni di lavoro) di sostenerne ed implementarne l’utilizzo; •la contemporaneità delle diverse figure non sempre è stata rispettata; •la figura di riferimento è stata evidenziata solo per la componente Infermieristica, ma non per quella medica; •i medici ginecologi non sono stati tutti partecipi (sono stati presenti ed attivi solo gli anestesisti ed i ginecologi coinvolti nella stesura della scheda). •Spesso la scheda è stata compilata solo dalla figura infermieristica ma non da quella medica; •in 5 casi è stata compilata la voce relativa al cattivo funzionamento di apparecchiature che avrebbero potuto provocare danni a persone o a strumenti.(Dato sottostimato?) 132 5 Proposte •Una check list più breve e schematica •L’obbligatorietà della compilazione della scheda •Implementare la formazione sulla sicurezza in sala operatoria •Monitoraggio costante 133 6 Proposte •Una check list più breve e schematica •L’obbligatorietà della compilazione della scheda •Implementare la formazione sulla sicurezza in sala operatoria •Monitoraggio costante Dobbiamo fare come i piloti Alitalia? 134 7 Contratti ? Sulla sicurezza sicuramente SI Grazie per l’attenzione 135 8 La Cultura della Sicurezza in Sala Operatoria 85° Simposio FAPP Torino 22 Novembre 2008 L’adozione della checklist in Sala Operatoria Risultati preliminari Clinica Pinna Pintor - Torino Prof. Franco Donadio Responsabile Dipartimento di Chirurgia – Clinica Pinna Pintor - Torino FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR - TORINO Prima fase. Adozione della Checklist 1° modello periodo:1/04/2008 - 31/05/2008 Chirurghi invitati alla sperimentazione della CL: 114 Chirurghi Interventi CL compilate CL non compilate 114 302 120 (40%) 182 (60%) • Commenti generali: procedura troppo lunga • Commenti particolari: – materiale inadeguato – complimenti al personale di Sala • Revisione degli errori: nessuna segnalazione FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR - TORINO 136 1 Seconda fase. Adozione della Checklist 2° modello (OMS) periodo: 8/10/2008 - 8/11/2008 Chirurghi invitati alla sperimentazione della CL: 51 (aderenti 43 = 86%) Chirurghi che hanno operato nel periodo: 196 (33 sperimentano CL =17%) Interventi chirurgici effettuati nel periodo: 237 (46 effettuati con CL = 19%) Chirurghi Interventi CL compilate CL non compilate 46 (100%) 33 46 34 totalmente compilate 12 parzialmente compilate 29 in italiano 17 in inglese 0 Commenti generali: nessuno Commenti particolari: nessuno FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR - TORINO OSSERVAZIONI 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. La CL viene compilata a tavolino prima o dopo l’intervento chirurgico da un componente dell’equipe La compilazione non ha interferito sui flussi di lavoro (in quanto CL non correttamente utilizzata) Non abbiamo dati obbiettivi sul miglioramento della comunicazione Non sono stati evidenziati errori o “quasi errori” Tempistica non rispettata CL mai compilata dal personale infermieristico ma da un componente dell’equipe (Chirurgo o Anestesista) Adesione formale ma non convinta FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR - TORINO 137 2 PROPOSTA Modello di Checklist permanente in S.O.: Pannello di controllo stile “cockpit”(cruscotto aerei) - Semplificato - 3 fasi (CL OMS) FONDAZIONE ARTURO PINNA PINTOR - TORINO Clinica Pinna Pintor – Sala Operatoria - Checklist Identità paziente Consenso informato Cartella clinica pertinente - diagnosi Posizione paziente e sede intervento Allergie Conferma equipe Necessità trasfusioni Necessità E.I. estemporaneo Profilassi antibiotica Si può operare! 138 3 La Fondazione Arturo Pinna Pintor ringrazia per la gentile collaborazione: EUROMED S.r.l. G.E. Healthcare S.r.l. Horiba ABX S.a. I Soci dell’Associazione Amici della Fondazione A. Pinna Pintor 139