A N N O X X - N U M E R O 3 - D I C E M B R E 2 0 1 4 DEL FONDO SINDACO DI BIELLA Intervista a pagina 5 IL DECENNALE DI ELVO Da pagina 6 CONCORSO LETTERARIO Intervista a pagina 12 ETICA E COMUNICAZIONE A pagina 4 10 ANNI SENZA GIM CON IL FONDO PER SEMPRE QUESTA RIVISTA ESCE GRAZIE ALLE OFFERTE DEI SOSTENITORI DEL FONDO EDO TEMPIA BW<edZWp_ed[J[cf_W Wk]khWWjkjj_Xked[\[ij[ Comitato Scientifico Presidente Umberto VERONESI Direttore Scientifico Istituto Europeo di Oncologia, Milano, Vicepresidente FIRC, Fondatore della Fondazione «Umberto Veronesi» per il progresso delle scienze Membri Massimo AGLIETTA Professore Ordinario di Oncologia Medica, Università degli Studi di Torino, Direttore Unità di Oncologia Medica I.R.C.C. Candiolo Oscar ALABISO Direttore della S.C. di Oncologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria, «Maggiore della Carità» di Novara – Coordinatore operativo, del Polo Oncologico del Nord-Est (Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta) Oscar BERTETTO Direttore S.C. Oncologia Medica delle Molinette di Torino, Coordinatore Operativo Rete Oncologica Regionale Piemontese, Cofondatore Fondazione F.A.R.O. Paolo COMOGLIO Professore Ordinario, Università degli Studi di Torino, Direttore Scientifico della Ricerca Clinica, IRCC Candiolo Alberto COSTA Coordinatore Centro di Senologia della Fondazione Maugeri di Pavia, Direttore Scuola Europea di Oncologia, Coordinatore del Centro di Senologia del Canton Ticino Maurizio D’INCALCI Direttore Dipartimento di Oncologia, Istituto di Ricerca Farmacologica Mario Negri, Milano, Preclinical Coordinator della Fondazione SENDO, Milano Giovanni GANDINI Professore Ordinario, Università degli Studi di Torino, Direttore Dipartimento di Diagnostica per Immagini, S.C.D.U. Radiodiagnostica 4, Azienda Ospedaliero Universitaria S.Giovanni Battista, Torino Fabio MALAVASI Professore Ordinario, Laboratorio di Immunogenetica, Dipartimento di Genetica, Biologia e Biochimica Università degli Studi di Torino Silvia MARSONI Direttore della Clinical Trial Unit - Direzione scientifica FPO-IRCC Torino Guido MONGA Già prof. ordinario, Dipartimento Scienze della Salute, Università degli Studi del Piemonte Orientale Marco PIEROTTI Direttore scientifico della Fondazione Irccs Istituto Nazionale Tumori di Milano, Presidente dell’Organization of European Cancer Institutes (OECI) Mauro RISIO Direttore S.C. Anatomia Patologica, IRCC Candiolo Nereo SEGNAN Direttore Dipartimento Interaziendale di Prevenzione Secondaria dei Tumori, SCDO Epidemiologia dei Tumori - CPO Piemonte e AOU S.Giovanni Battista, Torino Gabriella SOZZI Responsabile Struttura Semplice di Citogenetica, e Citogenetica Molecolare, Dipartimento Oncologia Sperimentale, I.N.T. Milano Carissimi, anche quest’anno siamo giunti alle festività natalizie e io desidero essere vicina a tutti voi e dirvi il grande affetto e la riconoscenza che nutro nei vostri confronti. Grazie, grazie di cuore per il sostegno e l’aiuto dato. Mi sembra un soffio, ma sono trascorsi dieci anni dalla dipartita di mio padre, e non c’è giorno in cui io non lo ricordi. Al Fondo, da lui creato, ha dedicato il cuore e tutte le energie, ma da solo non avrebbe potuto fare tutto il bene che ha fatto senza l’aiuto determinante di tanti e tanti volontari. Grazie di cuore. Viviamo ora tempi bui dove la mancanza di lavoro getta nella disperazione famiglie 7k]kh_ Auguri all’amicizia perché si rinsaldi. Auguri all’amore perché dilatandosi diventi universale. Auguri alla solidarietà perché è il solo modo che ci potrà salvare. Auguri alla consapevolezza intere e cala un’ombra scura e minacciosa sul nostro futuro e quello dei nostri figli. Nel ricordo di “Gim” reagiamo positivamente amando la nostra vita e quella degli altri, compattandoci nella solidarietà e nell’aiuto reciproco. Possiamo raccogliere la sfida, sarà faticoso ma non impossibile. In questi anni abbiamo dato tanto e desideriamo continuare a dare. Aiutateci sempre perché il vostro sostegno è fondamentale. Un abbraccio e auguri sinceri I_cedWJ[cf_WLWb[djW Scrivetemi all’indirizzo: [email protected] perché è necessaria. Auguri alla salute perché è bene prezioso. Auguri ai giovani perché non perdano la speranza. Auguri a tutti noi perché ne abbiamo bisogno. Anna Trezzi SOMMARIO A PAGINA 54 3 :9>IDG>6A:9:A9>G:IIDG: AVajc\VdbWgV YZaaVY^h^c[dgbVo^dcZ A a crescente diffusione di internet e social network, unita ai media più tradizionali, ha comportato una sempre più ampia disponibilità di notizie e informazioni sollevando delicate questioni etiche e di responsabilità sociale, in particolare sul tema della salute umana. In ambito medico-scientifico alcune notizie possiedono potenzialità cosi dirompenti, sia sul piano collettivo sia su quello individuale, che la produzione, l’uso, la circolazione e l’abuso deve essere in qualche modo inquadrato in un’etica dell’informazione. Se da una parte la diffusione delle informazioni offre indiscutibili vantaggi per la società, dall’altra usi illegittimi o non debitamente regolati – anche in forma di notizie giornalistiche, articoli promozionali o divulgativi - possono comportare minacce per la persona, per la sua salute e, in particolare, per la sua autodeterminazione. Ad esempio, le informazioni e le notizie in ambito oncologico, con finalità sia divulgative sia comunicative (come i temi della prevenzione primaria e secondaria, screening, registro tumori, trial clinici, terapie, apparecchiature mediche, campagne di sensibilizzazione), dovrebbero basarsi sempre su evidenze scientifiche, su linee guida accreditate, sul più ampio consenso della comunità medico-scientifica in un contesto paradigmatico che potrà forse apparire limitato, ma sicuramente sarebbe protetto e sicuro. Le informazioni utilizzate a fini promozionali, sensazionalistici o finalizzate a creare la notizia a tutti costi (“good news no news”, cita il detto giornalistico per cui una buona notizia non fa notizia) senza che siano state avvalorate da risultati obiettivi e da fonti serie, legittimate e riconosciute (studi e ricerche condotti con rigore metodologico e autorevolezza scientifica) o, peggio ancora, notizie 4 Una corretta comunicazione è indispensabile al trasferimento della conoscenza e della possibilità di scegliere in modo informato e consapevole e informazioni create e fatte circolare senza cognizione di causa, per ingenuità o per incauta ignoranza, sono tutte informazioni che comportano conseguenze negative, il cui esito è la maggiore disinformazione, che di fatto crea illusioni o falsi miti, condizionando così il diritto di poter scegliere in modo libero, informato e consapevole. Proprio in considerazione delle implicazioni etiche e sociali di questo genere d’informazioni/notizie - la cui etica, come abbiamo visto, non sempre è fondata su principi e regole condivise -, l’impegno della Fondazione Edo ed Elvo Tempia su questo problema si è tradotto negli ultimi anni modificando in termini sostanziali l’ormai desueto termine-appendice “per la lotta contro i tumori” , in uno più moderno e appropriato: “per la lotta culturale contro i tumori”. Una battaglia culturale che si realizza attraverso un’informazione strutturata su quelle che idefiniamo le tre “C”, ovvero, Comunicazione, Conoscenza e Consapevolezza, in modo da contrastare, o almeno arginare, questo crescente problema. Un problema che coinvolge più profili d’interesse, dal momento che le modalità con cui queste informazioni si presentano toccano inevitabilmente tematiche sociali, bioetiche, giuridiche, economiche oltre che culturali. Riteniamo che una corretta Comunicazione – corretta nel senso etico-professionale del termine - possa costituire una buona base per trasferire quella Conoscenza che sarà poi necessaria all’individuo per sviluppare e consolidare la propria Consapevolezza, e quindi di essere libero… di poter essere, di poter scegliere secondo la propria volontà, in modo informato e consapevole. Di solito, durante le conferenze stampa, prima di accomiatarmi dai giornalisti, rivolgo loro un caloroso invito, in quanto credo che essi stessi siano parte fondamentale e integrata del sistema sanitario al pari dei medici, degli operatori socio-sanitari, dei pazienti e dei loro famigliari e di tutti i soggetti privati e pubblici coinvolti. L’invito recita pressappoco così: «Quando scrivete un articolo, che sia una semplice notizia o una divulgazione medico-scientifica, riflettete su quali possono essere le conseguenze di ciò che state scrivendo, perché se è pur vero che la libertà di stampa è uno dei diritti fondamentali della nostra società, questo diritto deve essere necessariamente bilanciato con il diritto di essere informati correttamente». Credo che la libertà e la dignità degli esseri umani debba essere preservata da condizionamenti che possono derivare da notizie, informazioni e comunicazioni che non hanno altro fine se non quello di creare confusione, mistificazione, strumentalizzazione, inganno e ambiguità. E non è un caso che, nell’era dell’informazione, l’ombra lunga che si staglia sempre più insidiosa alle nostre spalle, sia proprio quella della disinformazione. L’importante è esserne consapevoli, sempre. F_[jheFh[ij_ 9^gZiidgZ\ZcZgVaZ ;dcYVo^dcZ:YdZY:akdIZbe^V >CI:GK>HI6 >ciZgk^hiVVBVgXd8Vk^XX]^da^ H^cYVXdY^7^ZaaV Anche se in difficoltà gli enti locali possono collaborare a dare un contributo al mondo del volontariato e al nuovo welfare 7 iella ha un sindaco fresco di mandato. Diamo il nostro benvenuto all’avvocato Marco Cavicchioli e auguriamo, a noi e a lui, una buona amministrazione per gli anni a venire. Abbiamo ritenuto di farlo anche ponendogli alcune domande su temi che ci stanno a cuore con una breve intervista che il nuovo primo cittadino ha rilasciato a Foglie del Fondo. H^cYVXd8Vk^XX]^da^!aZ^VXVed YZaaV8dc[ZgZcoVYZ^h^cYVX^YZa" aÉ6ha 7^! aZ hZbWgV X]Z aÉ^bedg" iVcoVYZaaVegZkZco^dcZ^cXVbed dcXdad\^Xd hja iZgg^idg^d h^V WZc XdbegZhV YV^ hjd^ XdaaZ\]^4 8^ hdcdbVg\^c^Y^b^\a^dgVbZcid!^c egdedh^id!cZagVeedgidY^Xdbj" c^XVo^dcZXdc^X^iiVY^c^4FjVaX]Z ^YZV4 Tutto è migliorabile, ma di certo il lavoro svolto, negli anni e in modo capillare, da realtà come il Fondo Edo Tempia di concerto con Asl e territorio, ha contribuito a far crescere e a consolidare la consapevolezza del problema. Certo gli enti locali non sono oggi in condizione di investire risorse cospicue, ma un contributo in termini di collaborazione, di partecipazione, di progettazione è possibile e da ricercare. >a ;dcYd IZbe^V Z aV hjV ;dc" YVo^dcZ! Yded (( Vcc^ Y^ Vii^k^i| eVig^bdc^d YZa iZgg^idg^d Z ]V Xdcig^Wj^idVaaVhjVVhhjco^dcZY^ gZhedchVW^a^i|cZ^Xdc[gdci^YZaaZ eVidad\^ZdcXdad\^X]Z#AZhZbWgV jcbdYZaadY^eVgiZX^eVo^dcZVc" XdgVViijVaZ4 Certamente, come già accennavo nella risposta precedente. 9ViVaVXdc\^jcijgVZXdcdb^XV!^a kdadciVg^VidYZhi^cVidVY^kZc^gZ ^alZa[VgZegdhh^bdkZcijgd4 Il modello di welfare dei prossimi anni dovrà per forza di cose tener conto della congiuntura e dei margini di manovra sempre più ristretti degli enti territoriali. E il volontariato di certo ne sarà uno degli attori principali. Questo non significa disimpegno da parte dello Stato e del pubblico, ma semmai costituisce una nuova sfida all’insegna della collaborazione. AÉVeZgijgVYZacjdkddheZYVaZej! hZXdcYdaZ^!Veg^gZcjdkZegdheZi" EZg 7^ZaaV Z ^a 7^ZaaZhZ egdhh^b^ kZcijg^/ jc hd\cd! jc YZh^YZg^d! i^kZeZgaVhVc^i|adXVaZ4FjVa^4 Il nuovo ospedale sarà di fatto uno dei jcVegdbZhhV# FjVa^hdcdaZeg^dg^i|YZaaV8dc" pochissimi a essere inaugurati nei pros- Pragmaticamente? Sogno, desiderio e pro[ZgZcoV YZ^ h^cYVX^ ^c iZbV Y^ simi anni, in un panorama regionale e messa a mio avviso vanno di pari passo. nazionale che vede stabili sempre più Ovvero quel che il Biellese necessita è una hVc^i|4 Il territorio deve puntare a mantenere e se possibile migliorare gli standard di servizio a cui i cittadini fanno riferimento. vecchi e inadeguati. È quindi ben più che un auspicio quello di vederlo diventare una struttura di riferimento e di eccellenza oltre i soli confini provinciali. dose di concretezza e voglia di mettersi in gioco facendo del contesto uno stimolo per migliorare, senza inseguire chimere, ma ricercando innovazione e creatività. 5 9:8:CC6A: 9^ZX^Vcc^Yded <^b!^c;dcYdjcVk^iV punto in cui la memoria si apre come un obiettivo alla prospettiva dei ricordi e dei pensieri dell’atteso. Dell’atteso che, con buon auspicio, verrà e dell’assente che non è passato e che non vorremmo lasciarci alle spalle e dimenticare. Ci accorgiamo, proprio lì, come richiamati da un segnale che si solleva per forza timbrica sul sonoro in sottofondo del sentimento del tempo, che la percezione che abbiamo di questa dimensione dell’esistenza, ha un suo sistema metrico decimale, affine a quello d’uso nel quotidiano, e che i ricordi hanno una fisionomia, un’età e portano gli anni in modi che ne rivelano la condizione e lo stato di salute. ul limitare dell’anno, prima di Sono trascorsi dieci anni da quando il superare col passo l’ombra del- cammino di Gim con noi e tra di noi si è la pietra miliare che demarca interrotto. Dieci anni sono una distanza e scandisce il corso del tempo si cerca, che si sente e si misura. talvolta, intorno, con un rapido colpo d’occhio, tra quelli che sono, o vorremmo >Wjdc^hZb^ fossero, con noi nel cammino. ]VccdbZhhdgVY^X^ È quello il punto in cui spazio e tempo Dieci anni sono un tempo/spazio che si si incontrano e si fondono. È quello il presta ad una duplice, bidirezionale, ope“Perché la personalità di un uomo riveli qualità veramente eccezionali bisogna avere la fortuna di poter osservare la sua azione nel corso di lunghi anni. Se tale azione è priva di ogni egoismo, se l’idea che la dirige è di una generosità senza pari, se con assoluta certezza non ha mai ricercato alcuna ricompensa e per di più ha lasciato sul mondo tracce visibili, ci troviamo allora, senza rischio d’errore, di fronte a una personalità indimenticabile” Jean Giono L’uomo che piantava alberi H 6 razione: andare verso e venire incontro: da oggi a dieci anni addietro e da allora ad oggi, dieci anni dopo. Dieci anni fa il 2014 era il futuro immaginato, il tempo del miraggio; l’oggi del 2014 è il tempo in cui quello che era in potenza e in gestazione ha acquistato fattezze reali e precisato il proprio singolare significato. Dieci anni sono il tempo onesto in cui i buoni semi hanno messo radici e, diventati pianta, offrono già ristoro d’ombra e frutti. Dieci anni sono, anche, l’orizzonte che ha visto tramontare azzardi inconsulti, slanci di corto respiro, astratte utopie. Dieci anni di tenuta nei venti di burrasca e nelle intemperie di una crisi di portata mai conosciuta per durata, forza di impatto sociale, certificano la validità di un disegno di politica sociale collocato in una visione di società e di città per l’uomo. Una visione diventata progetto concreto capace di conquistare credibilità grazie alla sua capacità di durare, pur nelle avversità. Le parole d’occasione della retorica vacua arretrano e lasciano il campo al discorso che squadra e descrive la fisicità di un’opera: un micro cosmo inserito e collegato con il mondo circostante. Il Fondo Edo Tempia, nella luce che rende viva e attuale la memoria e lo colloca in una geometrica e tangibile prospettiva, è proprio questo: lo spazio privilegiato in cui l’uomo Elvo Tempia esce dalla dimensione privata dell’io individuale e realizza un’idea. Un’idea, una possibiltà della politica che da ideale astratto si fa pratica e servizio per l’altro, per il prossimo. Il Fondo è la reazione di un genitore, di una famiglia, alla disperazione conseguente allo strazio della lunga malattia e della morte per cancro del figlio. Il più nero dei lutti che sprofonda chi ne è colpito in quel male di vivere dal quale, talvolta, non v’è via di scampo. Il Fondo è, in principio, il modo e, successivamente, il luogo in cui il padre, respinta la rassegnazione abbraccia quanti, nella malattia, si battono per la vita. La vita si nutre di speranza, di calore umano, di attenzioni, di cure, di servizi adeguati alla bisogna. E la speranza non è grazia astratta e gratuita della provvidenza. È conquista che richiede impegno, costanza, sacrificio e lotta. E proprio nella lotta al cancro, alla solitudine che si accompagna alla malattia, al senso di rabbia e impotenza che rendono più disumana la condizione del malato oncologico, alla sofferenza acuita dalla povertà materiale e culturale che in Elvo Tempia si ritrova il Gim partigiano: uomo che sceglie ancora una volta da che parte stare e la strada dell’azione. Nell’esperienza del Fondo il Gim partigiano è soprattutto artefice di un soggetto democratico per i “molti”, e per i più svantaggiati, in cui la democrazia della polis si invera e si rinnova. Ajd\dY^Y^Vad\d ZY^gZaVo^dc^ Nella Villa Rivetti, già dimora privata di una dinastia tramontata della aristocrazia industriale, diventata, a seguito di un atto di liberalità del geometra Canepa, sede del Fondo le porte si sono aperte alla comuni- ;bleJ[cf_WYedbW\_]b_WI_cedWY^[]b_ikYY[ZkjWWbbWfh[i_Z[dpWZ[b<edZeJ[cf_W un altro modo” rispetto al consueto e oltre lo stato di fatto. E questo cercare strade non battute facendo leva sulle risorse esistenti: umane ed economiche e saperi disciplinari e interdisciplinari è un percorso che ha raggiunto mete significative nell’ambito della coesione sociale e della qualità della vita fornendo alla comunità tecnologie, strutture e servizi sempre più avanzati in tutte le fasi attinenti alle patologie oncologiche: dalla prevenzione alle terapie e all’assistenza. Procedendo di visione in visione il Fondo “Dieci anni sono il tempo onesto in cui i buoni semi hanno messo radici e, diventati pianta, offrono già ristoro d’ombra e frutti. Dieci anni sono, anche, l’orizzonte che ha visto tramontare azzardi inconsulti, slanci di corto respiro, astratte utopie”. tà. E, in questo spazio della polis, varcata la soglia chiunque, non solo gli abitanti “legittimi”, acquisisce status e diritti di piena cittadinanza. E servizi alla persona in difficoltà. Luogo di relazioni calde, di dialogo tra diversi e inclusivo, il Fondo è anche centro di intersezioni. Tra i sistemi valoriali di ispirazione socialista, cristiana e democratico-liberale. Tra politica in quanto arte del buon governo della città e cultura scientifica . Il Fondo, in altri termini, nasce e sempre più si afferma, in questi trent’anni di attività, come laboratorio in cui si sperimentano possibilità di pensare e agire “in Edo ed Elvo Tempia appare come un organismo che ha cambiato la geografia sociale e culturale del Biellese. Una realtà territoriale che in questa nuova mappa si mostra aperta al mondo e connessa attraverso una fitta rete di contatti e protocolli di partenariato coi più avanzati e qualificati centri internazionali di ricerca scientifica nel campo oncologico. JcVWViiV\a^VX]ZXdci^cjV Nella lotta contro il cancro, è bene ribadirlo, nessuno può vantare o pretendere primati o prime geniture. La lotta al cancro si avvale del contributo determinante di singoli individui, ma anche di team di ricerca, di laboratori e biblioteche e di un esercito di operatori nelle strutture territoriali di cura. Di più: in quanto lotta - come ricordava Siddharta Mukherjee, l’autore de “L’imperatore del male. Una biografia del cancro”, essa è punteggiata di vittorie e di sconfitte, di avanzate e ritirate, speranze ed entusiasmi che non sempre sono seguiti da concreti risultati di successo. In forza di quanto detto, in questo campo il limite che non può essere superato è quello del resoconto fedele basato su dati di fatto e sul bilancio dei risultati conseguiti. Gim, la vita della Fondazione che ora porta il suo nome a fianco del nome del figlio, lo troviamo anche in questa dimensione dell’etica quale guida dell’impegno. Ed è a partire da questa considerazione imprescindibile e ineludibile che possiamo domandarci: «Ha ancora senso, a dieci anni dalla sua scomparsa, ricordare in questo presente così lontano da allora Elvo Tempia?». O, detto in altri termini: c’è qualcosa di politicamente attuale e vitale nell’opera di Gim? La risposta, affermativa, scaturisce proprio da ciò che oggi viene a compimento, dopo un lungo periodo di latenza, a coronamento di una lungimirante visione diventata il progetto grande e condiviso dell’ospedale nuovo, progetto dal quale scaturiscono e scaturiranno iniziative e azioni destinate a cambiare profondamente la qualità della vita della comunità biellese e non solo. Bk_]_If_dW 7 9:8:CC6A: Jc\gVcYZV[[gZhXdY^hidg^VW^ZaaZhZ Presentato al pubblico il documentario sul fondatore del Fondo Tempia ?fWhj[Y_fWdj_WbbWjWlebWhejedZW$:Wi_d_ijhWF_[jheFh[ij_"=_WdbkYWIkijW"Bk_]_Igk_bbWh_e"I_bl_W CWhied_":_[]eFh[iW"<hWdYeF_kdj_"L_jjeh_e8WhWppejje"F_[h;jjeh[F[bb[h[o A o scorso 19 ottobre, in occasione del decennale della morte di Elvo Tempia, è stato presentato alle istituzioni il documentario “Elvo Tempia ‘Gim’, in Fondo una vita – L’albero del bene comune”, dal soggetto e direzione scientifica di Luigi Spina, diretto da Manuele Cecconello e sceneggiato da Maurizio Pellegrini. La presentazione è stata seguita da una tavola rotonda per ragionare sul futuro del territorio biellese, a cui hanno preso parte il nostro direttore generale Pietro Presti, il senatore Gianluca Susta, il presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Biella Luigi Squillario, la ricercatrice Silvia Marsoni, il vicesindaco di Biella Diego Presa, il direttore sanitario dell’Asl Bi Franco Piunti, il consigliere regionale Vittorio Barazzotto e il presidente di Città studi Pier Ettore Pellerey. Il documentario è stato successivamente proiettato al Museo del Territorio in una serata aperta al pubblico. E:G8=wD<<> JC9D8JB:CI6G>D HJÆ<>BÇ4 Nella vicenda umana di Gim si possono ripercorrere e comprendere criticamente, attraverso la ricostruzione puntuale e do8 cumentata di episodi e fenomeni sociali significativi, 60 anni di storia biellese, una storia “locale” che, in questa ottica, diventa uno spaccato della storia nazionale. Questo presente di crisi, crisi economica epocale ma anche di dissoluzione di valori ideali, politici e culturali è il tempo della “giusta distanza” per rivedere e riascoltare storie di vita che hanno non poco da dire a chi oggi sente la necessità di cercare punti fermi di riferimento e orientamento etico, culturale, politico. Il termine “politica” in questo contesto assume il significato originale di impegno civile teso al miglioramento, attraverso scelte consapevoli e concrete azioni, delle condizioni di vita dei membri di una comunità e della qualità dell’abitare e del benessere in un determinato luogo. Il documentario su Gim, con le attività di ricerca e divulgative connesse, si configura come un’operazione culturale ad ampio spettro: il video incentrato sulla figura e sull’opera di Elvo Tempia, è concepito come un grande affresco comprendente un panorama sociale e culturale che fa da sfondo a una storia corale. L’insieme di valori e principi di cui Elvo Tempia è stato convinto e coerente seguace e, a suo modo, interprete è riscontrabile nella ricerca dell’unità nella diversità e nel confronto. Il valore dell’unità, la conquista del punto di equilibrio unitario e l’alleanza o “compromesso” con le forze politiche cattoliche, liberali e democratiche quale lezione ed eredità dell’esperienza della coalizione antifascista e del movimento sindacale. Il significato civile (politico e sociale) della Fondazione per la lotta contro i tumori immaginata e realizzata tenacemente da Gim risiede, oggi, nella sua stessa esistenza, nelle attività che svolge e nei servizi che offre alla collettività. In un’altra luce la Fondazione appare come impresa di una cooperativa sociale animata e gestita da decine di addetti che ne assicurano il funzionamento e l’efficienza: l’altruismo e il solidarismo delle origini hanno attecchito e continuano a dare buoni frutti. Il documentario sarà prossimamente disponibile su supporto dvd, corredato da un volumetto curato da Luigi Spina. <^Vcc^;jg^VZY:akdIZbe^V JcVk^iVheZhVeZg\a^Vaig^ Ricordo del sindacalista e deputato biellese mancato lo scorso settembre passare alla guida del sindacato tessile della Cgil, per otto anni. Nel 1963 è nominato segretario della federazione provinciale del suo partito, dal 1967 diventa segretario della federazione regionale. Vengono presto anche gli incarichi nelle istituzioni elettive: dapprima consigliere comunale a Biella, è successivamente eletto al Consiglio regionale piemontese (1970-72); nel 1972 diventa deputato della Repubblica Italiana, incarico che ricopre per tre legislature consecutive, sino al 1983, vivendo uno dei periodi più difficili della storia italiana. Chiude il suo excursus politico come consigliere provinciale di Biella. Intenso - com’è noto - pure il curriculum di Elvo Tempia: consigliere provinciale nel 1951, segretario della federazione del partito nel 1957; l’anno successivo è consigliere comunale di Biella. Diventa deputato nel 1963; nel 1976 viene eletto contem;bleJ[cf_W[=_Wdd_<kh_W"Yed=_WdYWhbeFW`[jjWWbY[djhe"d[b'/-'"ZkhWdj[kdW<[ijW poraneamente consigliere provinciale e Z[bbÊKd_j}_d\hWp_ed[<W]dWdWZ_FhWo8_[bb[i[$ comunale; nel 1978 vicepresidente della provincia di Vercelli. Rimane in prima linea sino al 1980, quando muore il figlio Edo… e dà inizio alla grande sfida del Fondo. ’era una grande folla, lunedì 15 riato Auser con sede presso la Camera del A confermare la vocazione dei due amici settembre, a dare l’ultimo saluto lavoro di Biella, e Mirella. Il nipote Paolo - Furia e Tempia - al servizio del prossimo, a Gianni Furia, già sindacalista, (figlio di Gino), attualmente segretario del anche dopo la conclusione dei loro rispetpoi deputato e segretario regionale e bielle- Pd biellese, durante le estreme onoranze tivi appassionati excursus politici, è il loro se del Pci. Una folla composta da anziani e ha tracciato un amorevole e commosso periodo di vita successivo: per Elvo Tempia giovani, donne e uomini, in cui correvano ricordo del nonno. parla da solo lo strenuo impegno nella cordoglio e commozione. Furia avrebbe L’impegno politico di Gianni Furia, nato a costruzione del Fondo per la lotta contro compiuto 86 anni l’11 novembre. Per la Vallemosso nel 1928, giovane operaio al i tumori, a ricordo del figlio e a favore di cordiale franchezza e per il tratto pacato e lanificio Fila di Coggiola, inizia assai presto: tutti i sofferenti; per Gianni Furia, cui tutti signorile, ha lasciato un ammirato ricordo sino a metà degli anni Cinquanta si svolge riconoscevano le doti di costante attenzione in tutti coloro che ebbero la fortuna di in prevalenza nelle organizzazioni locali del verso gli altri, basti ricordare un episodio conoscerlo e di frequentarlo. Da tempo Partito Comunista, dove ha modo di incon- rievocato con malcelata commozione dal sofferente, era mancato nella notte del 13 trare Elvo Tempia, di otto anni più anziano. figlio Gino. settembre, in seguito a insufficienza respi- I rapporti fra i due personaggi sono molto L’ultima sera, congedando i figli che come al ratoria. Vedovo da qualche anno, viveva intensi: legati da profonda stima reciproca, solito erano passati per accertarsi della sue solo nella propria abitazione al Villaggio La Furia e Tempia consolidano negli anni una condizioni di salute, purtroppo sempre più Marmora. Ha lasciato tre figli, con le rispet- grande amicizia, intrecciando frequentazio- gravi, aveva chiesto premurosamente, con tive famiglie: Mario, ugualmente impegnato ni con le rispettive famiglie. un filo di voce: “Vi occorre qualcosa?”. nell’attività politica, Gino, attualmente Nel 1955 Gianni Furia lascia la direzione presidente dell’associazione di volonta- della federazione giovanile del Pci per 9ehhWZ_deFh[jj_ 8 9 9:8:CC6A: AVadiiVY^:akdIZbe^V eZg^acjdkddheZYVaZ Con il Fondo in prima linea per realizzare un sogno Æ6 ffermare la necessità non vuol dire automaticamente la possibilità”. Sono parole scritte nella memoria di un giornale ingiallito d’inizio anni ‘90. Un articolo del 4 gennaio, giusto il tempo d’esser appena svegli in un decennio nuovo nuovo, portava la firma di Elvo Tempia. Il Biellese, bisettimanale della Curia locale, dedicava così quattro colonne di spazio alla pulsione oratoria dell’onorevole. Che sì, la sua urgenza del dire era di fare parole della forza vitale che incarnava. E se stiamo qui, oggi, a scriverne è perché abbiamo trovato un significato, in quelle parole. Lo abbiamo trovato come comunità, proprio quella in cui Elvo Tempia si riconosceva, proprio quella che a dieci anni dalla sua morte lo ricorda attraverso parole divenute fatti. Questo non vuole certo essere un incipit misterioso, ma ci vuole tempo e rispetto a disvelare certe nostalgie d’assenza, ora che la visibile presenza d’un significato è lì che apre i battenti. L’apertura del nuovo 10 Degli Infermi è la realtà di questi giorni che afferma quella possibilità descritta nell’articolo di Tempia, che titolava così: “Ospedale nuovo e lotta ai tumori. Gli obiettivi prioritari della Fondazione Tempia”. È quindi possibile che il varo della nuova struttura sia il brindisi ideale per celebrare un decennale di un evento funesto, se le battaglie che Tempia ha sostenuto in vita hanno contribuito anche a questo. Le sue intenzioni e la sua determinazione, unite a una lucida visione del futuro sanitario del territorio, sono descritte dalle parole di mille suoi articoli e di altrettanti discorsi, a volte necessari, ma dalla lucidità oggettiva dettata dalla determinazione, che se appartiene a un uomo politico cambia la polis: la città, la sua gente. Elvo Tempia ha cambiato questa città e il suo intorno facendola crescere in consapevolezza, quella necessaria a una radicale assunzione di respon- sabilità. Perché di questo parlava nei suoi scritti: di comunità, di difesa e diritto della salute, di un ospedale per la gente comune che fosse assimilabile alle cliniche private, di dignità del paziente, di generosità, di equità e giustizia nelle cure, di concertazione e cooperazione. Amava raccontare di come la città si fosse adoperata nel 1938, e negli anni che seguirono, per dotarsi di un ospedale degno e all’avanguardia per i tempi. Amava raccontare di come il sogno di aggiornarlo ai tempi successivi si risvegliò, timidamente, nel 1963. E poi si fece condottiero e compagno d’armi, assieme ad altri enti, altre persone, altre istituzioni in una battaglia lunga ed estenuante con l’amministrazione regionale e con lo Stato centrale per far mettere a bilancio le risorse necessarie alla realizzazione di un nuovo ospedale. In un momento di impasse amministrativa, che richiedeva un piano di fattibilità economica per inserire l’opera nel programma sanitario regionale in tempi troppo stretti per la burocrazia pubblica, Elvo Tempia, attraverso il Fondo Edo Tempia, si fece carico di far redigere un documento adeguato da uno studio romano e lo consegnò al sindaco di Biella, Gianluca Susta, all’allora amministratore straordinario dell’Ussl 47, Maurizio Russo, e al consigliere regionale di riferimento Silvana Bortolin affinché producessero nelle sedi necessarie la documentazione richiesta nei tempi adeguati. “Un sogno grande 180 miliardi per il nuovo ospedale di Biella. Presentato ieri al Fondo ‘Edo Tempia’ il programma di fattibilità finanziaria”, titolava un articolo di cronaca del giugno 1994. Tempia quel sogno non ha potuto vederlo realizzato, ma l’ha vissuto com’era solito fare: con determinazione. E ora che, a distanza di trent’anni, quel sogno s’è fatto realtà nel quotidiano della provincia e dei suoi abitanti, il ricordo nel decennale della sua morte che ci riconduce alla nascita dell’ospedale non può che far bene alla memoria. Alla sua e alla nostra. B[b[=^_i_e >CJB:G>9:ACJDKD 9:<A>>C;:GB> &(%#%%%bfY^hjeZg[^X^Z0 (%.hiVcoZY^YZ\ZcoVV&$'aZii^! ijiiZYdiViZY^WV\cd^ciZgcd0 &-%VbWjaVidg^ZhVaZk^h^iV0 )-'edhi^aZiid0 &% hVaZ deZgVidg^Z ^ciZ\gViZ Y^\^iVabZciZ & YZY^XViV ^c DhiZig^X^V (hVaZY^X]^jgjg\^V VbWjaVidg^VaZ0 *%^be^Vci^ZaZkVidg^Y^[[ZgZco^V" i^igVVhXZchdg^!bdciVaZii^\]ZZ igVhedgidbViZg^Va^hjeZgXdghd hZeVgVi^Y^eja^idZhedgXd0 &#*%% edhi^ Vjid eZg deZgVidg^ ZjiZci^0 &Za^hjeZg[^X^Z# ;did;^a^eedHVgX 11 8DC8DGHDA:II:G6G>D H^Vbd jcVheZX^Z cVggVciZ Intervista a Vincenzo Alastra direttore del concorso letterario “Gim, paladino di un sogno” Perché raccontare la propria esperienza in maniera autentica ; ^c YV WVbW^c^ VWW^Vbd XdbegZhdfjVcidcVggVgZ Z VhXdaiVgZ hidg^Z [dhhZ [dcYVbZciVaZeZgaVcdhigVXgZ" hX^iV#DgVX]Zh^VbdVYjai^eZgX] Xdci^cjVgZV[Vgad4 Siamo una specie narrante, anche se non sempre ne siamo consapevoli restiamo comunque sudditi dell’”Isola che non c’è”. È grazie alle narrazioni che ci sentiamo di appartenere a un particolare gruppo sociale e grazie a esse si è potuta consolidare la nostra cultura, regolare la nostra convivenza, definire i legami sociali. Nel libro “L’istinto di narrare”, Gottschall usa un’espressione molto convincente al riguardo: “siamo inzuppati nelle storie”, tanto che non ci facciamo neppure caso. Basta pensare a quanto tempo del giorno passiamo a fantasticare. Mentre il nostro corpo rimane ancorato a un punto specifico dello spaziotempo, la nostra mente è libera di vagare 12 in mondi immaginari. Lo stesso accade quando andiamo al cinema, ascoltiamo la radio o la tivù, partecipiamo coinvolti emotivamente a un evento sportivo che ci appassiona perché ben raccontato. Per non parlare di quando dormiamo: tutti noi sogniamo, e che cosa sono i sogni se non delle splendide, complesse, a volte spaventose, storie? Non siamo solo fruitori, ma veri e propri “produttori” di storie. casi di malattie invalidanti e improvvise, raccontare una storia per ricercare un senso, una direzione alla propria esistenza. Raccontare la propria storia di malattia, anche a livelli confidenziali, è un bisogno rilevante per tutti. Raccontare però in maniera approfondita la propria esperienza di malattia, le proprie emozioni e preoccupazioni a un operatore sanitario non è sempre facile. Occorrono medici e infermieri in grado di occuparsi anche di questi aspetti e non solo >cfjVaZgVeedgidaVcVggVo^dcZ della malattia come fatto fisico o biologico. Occorre incontrare professionisti capaci di XdcaVXdcY^o^dcZY^bVaVii^V4 ascoltare e comprendere i vissuti e gli stati Quando ci ammaliamo, quando la vita d’animo dei pazienti, capaci di avvicinarsi cambia repentinamente e siamo costretti a a loro con empatia. rivedere la routine e le relazioni significative di cui ci circondiamo; quando ci assalgono preoccupazioni e smarrimenti, allora è pro- Cdchdcdhj[[^X^Zci^WjdchZchd prio in quei momenti che abbiamo bisogno ZWjdcVkdadci|4 di raccontare lo spaesamento, la confusione, Un senso buono serve davvero, ma non è l’esperienza della malattia e della sofferenza. “buon senso”. Un gioco di parole per dire È naturale per un paziente, soprattutto nei che l’agire professionale deve essere gui- dato da una sensibilità etica. Per fare di un operatore sanitario un buon professionista non bastano conoscenze solide e una competenza tecnico-specialistica. Un valido professionista, oltre a tenersi costantemente aggiornato, deve anche ricercare il bene del paziente, insieme al paziente. Questa è sensibilità o saggezza etica e si coltiva non solo leggendo libri o partecipando a corsi. Per svilupparla è necessario ripensare la propria esperienza di lavoro, mettersi in gioco con i propri punti di forza e con le proprie ferite. È un percorso complesso e non serve del buonismo a buon mercato. Occorre investire fin dalla formazione di base e va ripensato tutto il sistema formativo. importanti se si vuole poi metterla in pratica in favore dei pazienti. Di esperienze e storie professionali ne abbiamo raccolte molte, soprattutto da parte degli infermieri. Ora si tratta di arricchire il repertorio anche attingendo a quelle dei pazienti e dei loro famigliari. È materiale prezioso che contribuirà a potenziare competenze e sensibilità. Alcune storie raccolte a Biella sono state utilizzate in percorsi formativi condotti in altre realtà. Abbiamo contati con operatori del Friuli, della Sicilia, del Veneto e di altre realtà piemontesi. Fj^cY^X]^eVgiZX^eVVaXdcXdghdY| VcX]ZjcXdcig^WjidZYjXVi^kd4 Sì, in questo modo si può contribuire al miglioramento delle pratiche di cura e per questo voglio ringraziare tutti coloro che decideranno di presentare un testo sulla loro esperienza a contatto con la malattia oncologica. È anche bello che si ribalti il rapporto con il professionista: in questo È questo il motivo per cui abbiamo decimodo il ruolo di esperto viene giocato dal so, insieme alla Fondazione Edo ed Elvo paziente o dal suo famigliare. Tempia, di rinnovare il concorso aprendolo anche ai professionisti e ai volontari. Il nostro intento è quello di raccogliere pre- >a bViZg^VaZ gVXXdaid kZgg| ejW" zioso materiale narrativo. In primo luogo Wa^XVid4 perché riteniamo di incentivare la pratica L’idea è di pubblicarlo sia on-line che in di scrittura del trauma. Come evidenziato formato cartaceo. C’è però da precisare che in numerose ricerche condotte da psicologi sarà ogni partecipante al concorso a decie medici, scrivere della propria esperienza dere come presentare il proprio elaborato, di malattia spesso può rivelarsi di aiuto, utilizzando l’anonimato o chiedendo che attenuare la sofferenza. Certo non guarisce non compaia il suo nome nella pubblicala malattia, ma consente di attenuarne il zione. Ci sarà anche una bella serata a fine disagio associato e, spesso, consente di concorso per premiare poesie e racconti, e fare importanti scoperte: sulla vita, sui noi per confrontarci su questi temi. stessi, sui nostri valori. >c bZg^id Va XdcXdghd aZiiZgVg^d Æ<^beVaVY^cdY^jchd\cdÇ/kZc^gZ VXdciViidXdcaZhidg^ZYZ^eVo^Zci^ dgVXXdciVgZaVegdeg^VZheZg^ZcoV egd[Zhh^dcVaZejV^jiVgZ4 >c X]Z bdYd fjZhi^ gVXXdci^ d edZh^ZedigVccdZhhZgZji^a^ooVi^ cZaaV [dgbVo^dcZ YZa eZghdcVaZ YZaaVcdhigVVo^ZcYVhVc^iVg^V4 Sono anni che nell’Azienda sanitaria di Biella si opera in questo modo nella formazione del personale. Sono diverse le esperienze formative che abbiamo condotto utilizzando le storie scritte dai professionisti che frequentano i nostri “laboratori”, che non somigliano ai corsi tradizionali, ma sono laboratori in cui ognuno è esperto di sé e presenta le proprie storie di lavoro perché in tal modo possono esserne approfonditi i contenuti, i significati e le emozioni vissute. Non c’è nulla da giudicare o valutare. Non c’è nessuno che può dire qual è l’atteggiamento giusto da assumere. Sono esercizi di comprensione, EZg eVgiZX^eVgZ Va XdcXdghd dX" XdggZ ZhhZgZ WgVk^ Z XdbeZiZci^ hXg^iidg^4 No, basta esprimere se stessi e raccontare la propria esperienza in maniera autentica. È la storia che si è vissuta che conta. Certo che se la si racconta bene “arriva” prima e più in profondità al cuore di tutti, ma questi racconti e poesie non vengono scritte per avere successo. Si scrive perché si ritiene di avere qualcosa da raccontare, qualcosa d’importante da dire, per sé e per gli altri. In ogni caso saranno i lettori che selezioneranno i racconti a correggere refusi e piccoli errori che possono capitare a tutti, anche a chi scrive per mestiere. La giuria è composta da persone competenti e sensibili, ma l’obiettivo non dev’essere quello di vincere: in questo caso ciò che conta davvero è partecipare. GZfj^h^i^eZgaÉVbb^hh^dcZ VaXdcXdghd EdhhdcdeVgiZX^eVgZ^eVo^Zci^dcXdad\^" X^Z^adgd[Vb^a^Vg^!\a^deZgVidg^hVc^iVg^ Z hdX^Va^ X]Z h^ ^beZ\cVcd cZaaZ egVi^" X]Z Y^ XjgV ^c VbW^id dcXdad\^Xd# D\c^ eVgiZX^eVciZ XdcXdggZ egZhZciVcYd jcÉdeZgV^cZY^iV^cegdhVgVXXdcidWgZ" kZVXVgViiZgZVjidW^d\gV[^XddY^[VciV" h^Vd^cedZh^V#AÉZaVWdgVidYdkg|ZhhZgZ heZY^id Zcigd Z cdc daigZ ^a (& \ZccV^d '%&*! VaaÉ^cY^g^ood/ XdcXdghdaZiiZgVg^d5 [dcYVo^dcZiZbe^V#dg\# =?KH?7 EgZh^YZciZ/E^Zg;gVcXZhXd<VheVgZiid BZbWg^/K^cXZcod6aVhigV!BVg^d8aZg^" Xd!HVcYgd;dciVcV!GdWZgiV>ckZgc^oo^! 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La delegazione indiana, nel corso del suo viaggio in Europa, ha visitato diversi centri di ricerca che rappresentano l’eccellenza nel proprio campo. I sette docenti del Motilal Nehru national institute of technology (Mnnit), primo istituto dell’India del Nord e terzo per importanza a livello nazionale, appartengono tutti alla facoltà di biotecnologie e si occupano di ricerca in settori come le nanotecnologie molecolari, la genomica, la proteomica, i biosensori, la bioinformatica e l’immuno-diagnostica. I professori e ricercatori indiani si sono incontrati con Maria Scatolini e Giovanna Chiorino, responsabili rispettivamente dei laboratori di Oncologia molecolare e di Farmacogenomica dei tumori. Durante la tappa biellese è stato possibile discutere più approfonditamente le linee di ricerca attualmente attive nei due istituti al fine di identificare possibili collaborazioni sulle quali poter investire. In particolare, sono emersi interessanti punti di incontro nell’ambito della genomica e della caratterizzazione molecolare dei tumori, nonché l’opportunità di effettuare richieste congiunte di finanziamenti per bandi di ricerca internazionali. Dal punto di vista formativo si è proposto, inoltre, di avviare una supervisione condivisa di dottorati di ricerca e di promuovere un progetto di scambio culturale rivolto agli studenti universitari. «Siamo certi – afferma Ashutosh Mani, assistant professor in genomica - che la collaborazione appena intrapresa non potrà che essere proficua per entrambe le istituzioni, favorendo lo scambio di conoscenze tra i ricercatori e gli studenti dei due istituti al fine di ottenere importanti risultati nella lotta ai tumori». Durante l’incontro agli ospiti è stata data l’opportunità di visitare gli spazi dei laboratori della Fondazione Tempia, consentendo loro di visionare le moderne strumentazioni in dotazione e conoscere i differenti flussi di lavoro impiegati. 14 D[bbW\eje]hW\_WYed_h_Y[hYWjeh__dZ_Wd_i_h_YedeiYedeZWi_d_ijhWCWh_WIYWjeb_d_h[# ifediWX_b[Z[bbWXehWjeh_eZ_EdYebe]_WCeb[YebWh[Z[bbW<edZWp_ed[J[cf_W"F_[jhe Fh[ij_Z_h[jjeh[][d[hWb[Z[bbW<edZWp_ed[[=_elWddW9^_eh_deh[ifediWX_b[Z[b bWXehWjeh_eZ_<WhcWYe][dec_YW 8dckZ\cdhjaaÉji^a^ood YZaaVXVgViiZg^ooVo^dcZ bdaZXdaVgZYZ^ijbdg^ CZaaÉVjaVXdc[ZgZcoZYZaaV;dcYVo^dcZ^a &.hZiiZbWgZ!h^iZcjidaÉZkZcidÆBZid" Y^X]ZbdaZXdaVg^^cVcVidb^VeVidad\^XV/ Veea^XVo^dc^Y^V\cdhi^X]ZZegd\cdhi^Xd" egZY^ii^kZÇ# AZ VcVa^h^ bdaZXdaVg^! g^kdaiZ VaaV YZ" iZgb^cVo^dcZ Y^ VcdbVa^Z V XVg^Xd YZa 9cV! gVeegZhZciZgVccd ^a [jijgd YZaaV bZY^X^cVh^V^cVbW^iddcXdad\^XdX]ZY^ bdaiZVaigZeVidad\^ZjbVcZhedgVY^X]Z dZgZY^iVg^Z0ijiiVk^V!\^|cZ\a^jai^b^Vcc^ hiVccdY^kZciVcYdeVgiZ^ciZ\gVciZYZaaV gdji^cZXa^c^XV#Egdeg^dfjZhiVbdi^kV" o^dcZ]VedgiVidaV;dcYVo^dcZV^cVj\j" gVgZcZa'%&&^aAVWdgVidg^dY^dcXdad\^V bdaZXdaVgZ#>cedX]^Vcc^^aaVWdgVidg^dh^ V[[ZgbVidcZaeVcdgVbVe^ZbdciZhZ \gVo^Z VaaV fjVa^i| Z VaaV XZaZg^i| YZaaZ VcVa^h^d[[ZgiZ!diiZcjiVeZgbZoodYZaaZ XdbeZiZcoZ!YZaaZiZXcdad\^ZZYZaaVXV" eVX^i|Y^ZhhZgZVaeVhhdXdc^egd\gZhh^ hX^Zci^[^X^^cVbW^idXa^c^Xd# <gVo^Z VaaÉVii^kV XdaaVWdgVo^dcZ Xdc ^a aV" WdgVidg^dY^EVidad\^VbdaZXdaVgZYZacd" hdXdb^d cdkVgZhZ! 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Insieme al professor Abdellatif Benider, dell’Ospedale universitario Ibn Roch (Averroè) di Casablanca, e Mohammed Adnane Tazi, del Ministero della salute marocchino, Pietro Presti, direttore generale della Fondazione Tempia, e Roberto Zanetti, direttore del Registro tumori Piemonte e presidente dell’International association of cancer registries (Iacr) hanno condiviso un progetto di collaborazione internazionale nell’ambito dei registri tumori tra l’Italia e il Marocco, in La Fondazione Tempia è stata promotrice nel 1995 del Registro Tumori di Biella e nel 2011 di quello di Vercelli particolare tra i registri tumori piemontesi di Torino e Biella e quelli marocchini di Casablanca e Rabat, che punterà sulla ricerca e formazione al fine di migliorare e consolidare le attività di cooperazione degli stessi registri. La Fondazione Tempia ha promosso, coadiuvato e supportato questa importante iniziativa internazionale con ricadute positive, per il territorio biellese e piemontese, sotto il profilo medicoscientifico. La delegazione marocchina ha visitato, il 22 ottobre, il Registro tumori a Torino e, durante la mattinata del 23, il Registro tumori di Biella, dove Adriano Giacomin (responsabile del Registro tumori di Biella e Vercelli) e il suo staff hanno mostrato le procedure e metodologie seguite per la registrazione dei tumori. È stata questa l’occasione per una visita approfondita anche alla struttura del nuovo ospedale, condotta da Franco Piunti, direttore sanitario dell’Asl Biella. Successivamente la delegazione marocchina è stata in visita alla sede della Fondazione Tempia, accolta dalla presidente Simona Tempia, dalla co-presidente Viola Erdini e dal direttore generale Pietro Presti, e ai suoi laboratori di Farmacogenomica e Oncologia molecolare, diretti da Giovanna Chiorino e da Maria Scatolini. Il professor Benider, oltre a dirigere il Registro tumori di Casablanca, è anche direttore del Dipartimento di radioterapia dell’Ospedale universitario Ibn Roch (Averroè) di Casablanca. A questo titolo ha incontrato anche i colleghi Gregorio Moro, direttore della Struttura complessa di radiologia dell’Ospedale di Biella, e Paolo Bagnasacco radioterapista dell’Ospedale di Biella e direttore sanitario della Fondazione Tempia, e, su invito di Angelo Penna, direttore medico dell’Ospedale di Biella, hanno presenziato alla cerimonia di inaugurazione della Gamma Camera donata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella al dipartimento di Medicina nucleare del nuovo ospedale. D[bbW\ejegk_W\_WdYebWZ[b[]Wp_ed[cW# heYY^_dW_dl_i_jWW_bWXehWjeh_Z[bbW<ed# ZWp_ed[ J[cf_W" Yed =_elWddW 9^_eh_de" HeX[hje PWd[jj_" F_[jhe Fh[ij_" 7Zh_Wde =_WYec_d 15 CDI>O>:96>A67DG6IDG> DcXdad\^VXdckZ\cdV;ZggVgV Interesse per i risultati ottenuti dalla Fondazione Tempia 9 all’11 al 13 settembre Paola Ostano e Ilaria Gregnanin del Laboratorio di genomica dei tumori della Fondazione Tempia hanno partecipato al meeting annuale organizzato dalla Società italiana di cancerologia (Sic) tenutosi a Ferrara. La Sic è la principale e più antica associazione di studiosi nel campo dell’oncologia che opera nel nostro Paese e ha lo scopo di “riunire i cultori della Cancerologia e i ricercatori operanti in campo oncologico nazionale, al fine di promuovere il progresso di questa disciplina in campo sperimentale, clinico e sociale, facilitando i rapporti tra clinici e ricercatori preclinici, tra università, istituzioni e centri specializzati” (art. 2 dello Statuto). Durante il congresso, più di 30 tra i più FWebWEijWde insigni ricercatori e medici provenienti da tutto il mondo sono stati invitati a illustrare gli avanzamenti delle conoscenze e de- ricercatori americani, canadesi, australiani gli studi in campo oncologico. Una parte e italiani uniti nell’intento di studiare i del congresso è stata dedicata ai giovani fattori di rischio genetici e ambientali ricercatori, che hanno potuto esporre e associati allo sviluppo e alla progressione condividere i risultati delle proprie ricer- del melanoma. Nella prima giornata, che con presentazioni orali o attraverso denominata “Gem incontra l’Europa”, gli organizzatori (Cpo di Torino, Fonuna sessione dedicata ai poster. Il laboratorio di ricerca della Fondazione do Anglesio Moroni e Fondazione Edo Tempia ha portato i risultati ottenuti da ed Elvo Tempia) hanno invitato alcuni due studi sul tumore prostatico, rias- ospiti d’eccellenza, esterni al consorzio, a sunti in due poster che hanno suscitato tenere delle relazioni su tematiche legate molto interesse da parte della comunità al convegno, quali, ad esempio, l’analisi scientifica. Inoltre, grazie alla fitta rete di di fattori comportamentali e di nuovi collaborazioni tra il nostro Laboratorio e marcatori genetici associati allo sviluppo numerosi istituti di ricerca nazionali e in- di melanoma, studi di fattibilità per la ternazionali, il contributo del Laboratorio realizzazione di uno screening per il mestesso ha reso possibile la realizzazione lanoma, nuovi meccanismi genetici legati di ulteriori quattro studi che sono stati alla progressione del melanoma e infine, notizia davvero rilevante, nuove prospetpresentati in sede congressuale. tive di aumento della sopravvivenza e di cura legate a farmaci a bersaglio moleco8dckZ\cd\gjeed<Zb lare e a immunoterapia. Di qui la necessità Dal 24 al 26 settembre si è svolto a Ca- di esaminare, come viene fatto presso la stagneto Carducci il convegno annuale Fondazione Tempia nel Laboratorio di ondel consorzio denominato Gem (Genes, cologia molecolare, lo stato mutazionale environment & melanoma, ovvero “Ge- di geni quali Braf, Nras e c-Kit, perché se ni, ambiente e melanoma”) costituito da il melanoma contiene mutazioni a carico 16 ?bWh_W=h[]dWd_d di uno dei suddetti geni, vi sono farmaci mirati che vanno a colpire le cellule che recano la mutazione e portano a regressione della malattia, con effetti collaterali molto meno pesanti della chemioterapia, che peraltro è spesso inefficace per questa patologia. Se questi nuovi farmaci vengono combinati con l’immunoterapia, sembra agiscano ancora meglio. L’immunoterapia fa ritardare infatti l’insorgenza di resistenza al farmaco molecolare, cosa che purtroppo si verifica dopo qualche mese di trattamento, ed è comunque in grado di per sé di dare una risposta duratura nel tempo. Ospiti di eccellenza sono stati Sara Gandini dell’Istituto Europeo di Oncologia, Nadem Soufir del Dipartimento di genetica del Centro ospedaliero universitario Val de Seine e dell’Ospedale Xavier Bichat-Claude Bernard di Parigi, Daniele Bergamaschi del Barts and the London school of medicine and dentistry di Londra, Antonio Grimaldi dell’Istituto Pascale di Napoli, Alexander Katalinic dell’Istituto per l’epidemiologia del cancro di Lubecca. Oltre agli ospiti esterni, hanno esposto le loro ricerche sull’argomento a ?fWhj[Y_fWdj_WbYedl[]de=[c la tesi intitolata “Adenocarcinoma della prostata ed espressione dei microRNA nel tessuto tumorale e nel plasma”. Lo studio è stato condotto da Giulia presso il Laboratorio di farmacogenomica della Fondazione Tempia, dove ha svolto l’internato di tesi per due anni. Integrando informazioni sull’espressione di geni e di trascritti non codificanti nei tessuti tumorali e nell’RNA AVjgZZ Il giorno 18 luglio Giulia Bottoni si è lau- circolante estratto dal plasma di pazienti reata con 110 e lode e dignità di stampa in con tumore e di controlli sani, sono stati Biologia cellulare e molecolare presso l’Uni- identificati nuovi possibili marcatori non versità degli studi di Torino, presentando invasivi di diagnosi precoce del tumore tutti i partecipanti di questo interessante meeting anche Stefano Rosso del Cpo di Torino, Lidia Sacchetto che collabora sia con il Cpo di Torino sia con la Fondazione Tempia e Giovanna Chiorino, responsabile del nostro Laboratorio di genomica. ,i]:jgdh`^cLdg`h]de ÇGjdadYZ\a^JK ZYZaaVk^iVb^cV9cZaaV egZkZco^dcZYZ^ijbdg^ YZaaVeZaaZÇ >a ') Z '* cdkZbWgZ! 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A febbraio sosterrà l’esame di dottorato in “Cancer immunology” a Losanna, dove il professor Dotto ha il suo principale laboratorio e dove seguirà dei corsi formativi, continuando l’attività di ricerca a Boston. «Mi ha dato molta soddisfazione - afferma Giovanna Chiorino - coordinare il progetto di ricerca di Giulia e soprattutto vedere quanto siano stati apprezzati il suo impegno e i suoi risultati sia dalla commissione di laurea sia dai ricercatori internazionali ai quali ha sottoposto la sua candidatura». Non è da tutti avere il coraggio di lasciare l’Italia subito dopo la laurea e sicuramente anche questo sacrificio, già ben ripagato dall’esperienza che sta vivendo nell’ambiente di ricerca della Harvard Medical school all’interno di una splendida città come Boston, sarà apprezzato e speriamo continui a darle ottime chances lavorative, in collaborazione anche con la Fondazione Tempia! ZmedhjgZ VcY heZX^[^X 9cV YVbV\Zh ^c V Xd]dgi d[ XjiVcZdjh bZaVcdbV eVi^ZcihÇ! Z A^Y^V HVXX]Ziid! 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X]Z hVgVccd egZhid Y^" hedc^W^a^hjah^idY^:jgdh`^c# 17 7ZcX]8Vc!^aegdidXdaadZjgdeZd eZgaViZgVe^VXdcigd^ijbdg^ A a Fondazione Tempia, attraverso la partecipazione diretta del suo direttore generale Pietro Presti (nella foto), è coinvolta attivamente nella definizione dei parametri di riferimento standard europei per l’assistenza, per l’individuazione di una terapia globale contro i tumori e per la divulgazione, attraverso il progetto “BenchCan” dell’Oeci (Organisation of european cancer institutes), delle buone pratiche per migliorare la qualità delle cure interdisciplinari in campo oncologico. L’Oeci, con sede a Bruxelles, è l’organizzazione che, dal 1977, raggruppa, in Europa, i più importanti centri di ricerca sul cancro e annovera, nelle sue file, oltre 70 istituzioni che ne fanno un autorevole network europeo in continua crescita. Sono infatti obiettivi dell’organizzazione: – la creazione di una massa critica di strutture, ricercatori e conoscenze cliniche attraverso le quali coordinare e armonizzare la ricerca in oncologia, al fine di creare e mantenere un consenso sui migliori modelli; – la produzione su base collaborativa di modelli, evidenze scientifiche e soluzioni cliniche da trasferire il più velocemente possibile attraverso i canali della comunicazione scientifica alla comunità internazionale e negli ambiti assistenziali dei singoli Paesi attraverso i centri partecipanti; – il coordinamento e l’armonizzazione della attività di ricerca; – la cura della formazione e del training. AVhigZiiVgZaVo^dcZigVX^WdZhVajiZ Æ:med '%&*! cjig^gZ ^a e^VcZiV! ZcZg\^V eZg aV k^iV# Jc bZhhV\\^d VcX]Z eZg ^a 7^ZaaZ" hZÇ!fjZhid^aiZbVYZa XdckZ\cd dg\Vc^ooVid YVaaÉJc^dcZ Xg^hi^VcV ^begZcY^idg^ Z Y^g^" \Zci^Y^7^ZaaV!X]Zh^ hkdaidcZahVadcZY^7^" kZgWVcXV#IgV^gZaVidg^ XÉZgVVcX]ZEVdad7V" \cVhVXXd cZaaV [did! 18 gVY^diZgVe^hiV dcXdad" \dYZaaÉ6ha7^ZY^gZiid" gZhVc^iVg^dYZaaV;dc" YVo^dcZIZbe^V!X]Z]V hdiida^cZVid aV higZiiV gZaVo^dcZ igV X^Wd Z hVajiZ# »>a Wjdc X^Wd hVajiVgZ Ä ]V YZiid Ä Z WVhiVcd edX]Z Z e^XXdaZViiZco^dc^fjd" i^Y^VcZ eZg bVc\^VgZ XdggZiiVbZciZ# 8dc VaXjc^ VXXdg\^bZci^ h^ edhhdcd egZkZc^gZ Y^" kZghZbVaVii^Z#HeZhhd ^acdhigddg\Vc^hbdg^" X]^ZYZfjVci^i|Y^X^Wd ^c[Zg^dg^ V fjZaaZ X]Z ^cigdYjX^Vbd#7^hd\cV ^beVgVgZ V bZiiZgZ hjaaVW^aVcX^Vcdchdad \a^ ^c\gZY^Zci^ Wjdc^ Z hVc^!bVVcX]ZaZ\^j" hiZfjVci^i|¼# Entro aprile 2015 la settantina di centri per la cura del tumore in Europa aderenti all’Oeci avrà a disposizione un protocollo, chiamato appunto “BenchCan”, finalizzato a garantire al paziente oncologico il miglior trattamento di cura multidisciplinare possibile, con contestuale misurazione degli esiti. Lo hanno stabilito, sottoscrivendo un rigido accordo, i 13 top European cancer institutes. Il concetto che sostiene quest’ambizioso percorso è semplice: la conoscenza della malattia, in questi anni, è cresciuta notevolmente. Ecco perché è indispensabile affiancare miglioramenti significativi anche sotto il profilo della diagnosi precoce e del trattamento, in questo caso multidisciplinare. Il direttore della Fondazione Tempia, Pietro Presti, ha partecipato, lo scorso ottobre, alla prima fase di raccolta delle informazioni sulle modalità di trattamento multidisciplinare utilizzate in vari centri europei per la cura del cancro, al fine d’identificare le migliori pratiche utilizzate per giungere successivamente alla creazione di un protocollo applicabile agli oltre 70 centri aderenti all’Oeci. >agZhe^gdZjgdeZdYZaaVbjh^XdiZgVe^V Xdc^Xdgh^YZaaV;dcYVo^dcZIZbe^V Ý partito il secondo anno del biennio di specializzazione di Musicoterapia in oncologia e cure palliative, promosso dalla Fondazione Tempia. Il corso è nato nel 2013 con l’intento di permettere ai musicoterapisti di sviluppare una maggior competenza professionale in ambito oncologico in modo che i loro interventi, sui pazienti e sui familiari, siano sempre più pertinenti ed efficaci. Gli studenti, provenienti da tutta Italia, hanno seguito i primi laboratori con Michele Maffeo, direttore della struttura cure palliative dell’Asl Bi, con Blanca Lopez Ibor, direttrice del Dipartimento di oncologia pediatrica dell’Ospedale universitario Monteprincipe di Madrid, e Camino Bengoechea, musicoterapeuta che lì lavora. Anche quest’anno i docenti che arriveranno dall’estero si alterneranno ai docenti italiani e alla formazione medicoscientifica seguirà quella più psicologica e musicoterapeutica specifica. Gli studenti hanno iniziato, inoltre, i tirocini applicativi in ambito oncologico previsti dal corso in diverse strutture: hospice del Nord Italia (Abbiategrasso, Fidenza, Piacenza, Salerano...), Asl (To 4), Irrcs (San Martino Ist di Genova), associazioni (Apleti onlus di Bari). Elena Annichini, musicoterapeuta e pedagogista di Novara, ha svolto parte del proprio tirocinio all’hospice di Gattinara intitolato ad Edo ed Elvo Tempia. In concomitanza al biennio di specializzazione, sono ripresi alla Fondazione Tempia anche i gruppi tenuti dal musicoterapeuta Guido Antoniotti. <hWdY[iYW9h_l[bb_ :Wi_d_ijhW8bWdYWBef[pedYebe]_Wf[Z_Wjh_YW"CWZh_Z"9Wc_# de8[d]e[Y^[Wcki_Yej[hWf[kjW[=k_Ze7djed_ejj_cki_Ye# j[hWf[kjW >c[dji^a^ 8]ZXdhÉaVbjh^XdiZgVe^V >aeZgXdghdYZa\gjeedY^bjh^XdiZgVe^V h^ hk^ajeeV Xdc &' ^cXdcig^ hZii^bVcV" a^! Y^ jcÉdgV Z bZooV X^gXV! cdc Xdc jc egd\gVbbV egZhiVW^a^id V eg^dg^! 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VaaZ g^hdg" hZ ^ciZgcZ YZa eVo^ZciZ! heZhhd^hdaViZZhX]^VX" X^ViZYVaaVeVidad\^Vdc" Xdad\^XV# 19 8:CIGD9>6H8DAIDEH>8DAD<>8D 7E8D/V7^ZaaVjcXdckZ\cd hjaaZhidg^ZY^bVaVii^VZY^XjgV 7 iverbanca ha ospitato, il 25 ottobre, “Bpco: dalla storia della patologia alle storie di malattia e di cura”, convegno organizzato dalla Struttura formazione e comunicazione dell’Asl di Biella. Durante il convegno è stata trattata e approfondita la Broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), una tra le patologie più frequentemente correlate al fumo di tabacco: un’affezione delle vie respiratorie che insorge in seguito all’inalazione costante di sostanze tossiche come quelle prodotte dalla combustione delle sigarette. La Bpco è considerata dall’Organizzazione mondiale della sanità la quinta causa di morte; in Italia 1.700 persone all’anno (1.100 uomini e 600 donne) muoiono per questa patologia. Il convegno ha ribadito la necessità di una presa in carico integrata a cura dei professionisti ospedalieri, dei medici di medicina generale, degli operatori dei centri per il trattamento del tabagismo e dei caregiver, con l’obiettivo congiunto di offrire un trattamento sempre più adeguato alle esigenze di questi malati. Al centro dell’attenzione è stato posto dunque il malato, con la sua storia di malattia e di vita quotidiana. Durante il convegno è stato presentato il volume “Segnali di fumo”, antologia di storie ed esperienze sulla malattia. Al convegno sono intervenute le psicologhe del Centro trattamento tabagismo della Fondazione Tempia, Valentina Furno e Paola Minacapelli, che hanno presentato le modalità del loro intervento di integrazione con gli altri centri presenti sul territorio biellese. Nei dieci anni di attività alla Fondazione Tempia circa 350 fumatori sono stati aiutati nel proprio percorso di disassuefazione attraverso corsi psico-educazionali di gruppo e visite pneumologiche di prevenzione. 20 AViZhi^bdc^VcoV Y^jcZm[jbVidgZ «Un corso antifumo. Definirlo così è riduttivo. Si tratta, secondo me, di un percorso di conoscenza di sé durante il quale non ci si sente mai abbandonati, ma aiutati e capiti e giustificati nel modo corretto, nelle varie difficoltà che si possono incontrare nell’affrontare, oltre alle proprie paure, anche la dipendenza dal fumo di sigaretta. Penso che a noi corsisti sia stata data una grande opportunità e cioè la fortuna di essere stati seguiti da due dottoresse competenti, Paola e Valentina. Da apprezzare la varietà degli interventi della dietista, del medico, dei precedenti corsisti (vittoriosi). Ci è stato offerto un clima sereno, confortevole e anche affettuoso». JCEAJ<<:9egZkZco^dcZVhXjdaV 9VaaÉVccdhXdaVhi^Xd'%&%" '%&& aV ;dcYVo^dcZ IZb" e^Vhdhi^ZcZÆJceaj\\ZYÇ! egd\gVbbV hXdaVhi^Xd V a^kZaadZjgdeZdb^gVidVaaV egZkZco^dcZ hjaaÉjhd Y^ iVWVXXd! 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Il corpo, per tanto, può diventare esclusivamente oggetto di cure e interventi medico-sanitari e la persona può perderne il naturale contatto considerandolo un estraneo, in alcuni casi addirittura un nemico che non ha assolto al proprio dovere di difesa. Per tali ragioni la Fondazione Tempia, da alcuni anni, offre l’opportunità, a chi lo desidera, di partecipare ad attività ricreative che permettono di trascorrere qualche ora di svago in compagnia e in un ambiente accogliente e famigliare, dedicandosi ad attività manuali. Sono attivi, inoltre, corsi volti al benessere psico-corporeo per favorire il contrasto di possibili blocchi energetici. L’offerta è varia ed eterogenea ed è possibile scegliere discipline che utilizzano un medium artistico come la pittura o la musica, iscrivendosi a laboratori di arteterapia e musicoterapia, o partecipare a gruppi di ricamo, di bricolage con ago e filo, di tessitura lavoro a maglia e stencil che rappresentano occasioni di incontro e di confronto per persone che hanno vissuto o stanno vivendo la difficile esperienza della malattia oncologica. Svolgono una funzione importante anche le attività a mediazione corporea come yoga, pilates, tai chi, ginnastica con musica, e massaggio in acqua, che favoriscono l’armonizzazione della dimensione mente-corpo potenziando l’ascolto ai ritmi fisiologici, alla respirazione e alla postura, rispettando e favorendo la libera espressione. Per le donne operate al seno sarà possibile accedere al corso di ginnastica riabilitativa in acqua alla Piscina Rivetti di Biella. Coloro che sono in fase di trattamento oncologico possono iscriversi al laboratorio di make up per imparare qualche piccolo accorgimento per prendersi cura del proprio aspetto anche durante una fase così delicata della propria esistenza. Gli amanti delle camminate e del movimento possono aderire al progetto “Io cammino” (che da gennaio sarà attivo anche a Camburzano e a Occhieppo Inferiore) o iscriversi in una delle palestre convenzionate con la Fondazione Tempia. F[hb[_iYh_p_ed_j[b[\edWh[Wbdkc[# he&'+$)+'.)&ZWbbkd[ZWbl[d[hZ ZWbb[/Wbb['.$ HVajiZ###^cbdk^bZcid BVg^cV^!iZgVeZji^ZWVaZcZ >ae^VXZgZY^bjdkZgh^cdc]V Zi|ZaVbjh^XV]VjcZ[[Ziid WZcZ[^Xdjc^kZghVaZ# Hj fjZhi^ YjZ eg^cX^e^ h^ WVhV ^a egd\Ziid YZa EVcV" i]adc8ajW7^ZaaVÆHVajiZ^c bdk^bZcidÇ!egdbdhhdYVa ;dcYd:YdIZbe^V!h^^ciZ" \gVcZaegd\gVbbVÆ>ch^Z" bZ eZg k^cXZgZ cZaaV k^iV Z cZaad hedgiÇ! ^YZVid cZa &..,YVZcigVbWZaZVhhd" X^Vo^dc^# >a Xdghd Xdch^hiZ ^c jc bd" bZcid Y^ Vii^k^i| bdidg^V Xdc bjh^XV g^kdaiV V ijiiZ aZ YdccZ Xdc aV edhh^W^a^i| Y^ Y^kZciVgZ iZhi^bdc^Va YZa egd\ZiidViigVkZghdZh^W^o^d" c^ejWWa^X]Z# 6[^cZhZiiZbWgZh^iZcj" id V <ZcdkV! Edgid 6ci^Xd! ^a MMK>> 8dc\gZhhd cVo^d" cVaZH^iXXHdX^Zi|^iVa^VcV Y^ eh^XdiZgVe^V Xd\c^i^kV XdbedgiVbZciVaZ#>ah^b" edh^dg^\jVgYVkV^hZ\jZci^ iZb^/^aigViiVbZcid:bYg/ jc edciZ igV ad eh^X]^Xd Z ^ahdbVi^Xd0^aegdidXdaadY^ igViiVbZcid :bYg Veea^" XVidV^eVo^Zci^dcXdad\^X^! aV g^XZgXV bjai^XZcig^XV# Ý cViVjcVegd[^XjVXdaaVWd" gVo^dcZ igV aV ;dcYVo^dcZ :YdZY:akdIZbe^VZ:bYg >iVa^V# <^dgYVcV 7dgVh^d cZaaV [didfj^V[^VcXd!eh^XdiZ" gVeZjiV YZaaV ;dcYVo^dcZ > Xdgh^ h^ iZc\dcd cZaaV eV" aZhig^cV[^icZhh>^hÆF#HZaaVÇ 7^ZaaV!k^VGdhhZaa^'# DgVg^/ ajcZY YVaaZ &- VaaZ &.Z\^dkZYYVaaZ&-#&*VaaZ &.#&*# F[hWbjh[_d\ehcWp_ed_ef[h b[_iYh_p_ed_YedjWjjWh[7ddW H_l[jj_))*$/*'+&&'e7ddW PkcW]b_d_),,$(,*/-(-$ IZbe^V![VeVgiZYZa\gje" edY^g^XZgXVXddgY^cVidYV :a^hV ;VgZiiV Z YjgVciZ ^a Xdc\gZhhd ]V gVeegZhZc" iVid ^a \gjeed Y^ g^XZgXV YZ\a^ eh^XdiZgVeZji^ ^iV" a^Vc^ X]Z eVgiZX^eVcd Vaad hijY^d# 21 CDI>O>:96>A67DG6IDG> JcXdcXdghdeZgegdbjdkZgZ ^egd\Zii^e^ZbdciZh^Y^g^XZgXV Il progetto di cui la Fondazione Tempia è partner si aggiudica il 2° premio tra i progetti più votati al bioPmed Award > capofila dei cinque progetti più votati hanno preso parte alla cerimonia di premiazione del bioPmed Award che si è tenuta lo scorso 6 ottobre, presso il Bioindustry Park di Colleretto Giacosa, quando sono stati presentati i progetti finalisti e proclamato il progetto vincitore. Sono 16 i progetti che hanno partecipato al concorso: dagli ausili per le fratture alle nanotecnologie per i dispositivi endovascolari, dai nuovi approcci per le malattie autoimmuni ai sostituti ossei innovativi, dalla diagnostica alla super-alimentazione, dalla lotta contro i tumori al controllo delle sostanze illecite iniettate nelle carni da macello destinate al consumo alimentare. bioPmed Award: l’innovazione per la salute vista dai cittadini. È stato questo lo slogan con cui il Polo di innovazione bioPmed - l’aggregazione di imprese e centri di ricerca piemontesi operanti nel settore della salute, gestita da Bioindustry Park Silvano Fumero - ha lanciato la prima :a^hVHjbVcaVjgZViV XdcadYZ^cIZXc^X]Z Y^aVWdgVidg^dW^dbZY^Xd AV ;dcYVo^dcZ IZbe^V h^ Xdc\gVijaV Xdc :a^hV HjbVc! aV eg^bV iZh^hiV YZa AVWdgVidg^d Y^ dcXdad\^V bdaZXdaVgZ! aVjgZViVh^ Xdc &&% Z adYZ ^c IZXc^X]Z Y^ aVWdgVidg^d W^dbZY^Xd VaaÉViZcZd id" g^cZhZ ^a ) cdkZbWgZ# AV Y^hXjhh^dcZ YZaaÉZaVWdgVid [^cVaZ YVa i^idad ÆJi^a^ood Y^bVgXVidg^bdaZXdaVg^cZaaVY^V\cdhi^" XVYZaaZaZh^dc^i^gd^YZZÇhiViVhjeZg" k^h^dcViVYVBVg^VHXVida^c^!fjVaZijidg ZhiZgcV!ZYV6ccVHZggV!hjVgZaVig^XZ# 22 edizione del concorso bioPmed Award. L’obiettivo era quello di far conoscere e promuovere presso i cittadini i progetti di ricerca e sviluppo in tema salute realizzati sul territorio dalle imprese piemontesi negli ultimi quattro anni. Il Progetto ProMoTeCo, di cui la Fondazione Edo ed Elvio Tempia è partner, si è aggiudicato il secondo posto nella scelta del pubblico. Il Progetto ProMoTeCo è svolto dalla Fondazione Edo ed Elvo Tempia in collaborazione con la ditta torinese Pianeta, grazie a un protocollo di ricerca che coinvolge l’Asl di Biella, l’Asl di Vercelli e l’Aou di Novara. Lo studio è ancora in corso e attualmente si sta lavorando per validare, su una casistica retrospettiva indipendente, i risultati ottenuti sulla prima coorte di 30 pazienti. Gli obiettivi che il progetto ProMoTeCo si pone Nonostante un’apparente omogeneità dei tumori dell’orofaringe, la risposta alle terapie varia a seconda delle caratteristiche molecolari del singolo tumore. In modo particolare per i tumori non associati a presenza di infezione da parte del virus Hpv, che sono quelli a prognosi peggiore, vi è la necessità di identificare marcatori affidabili che riescano a predire la risposta a radioterapia o a protocolli di radio-chemioterapia o ancora a nuove terapie a bersaglio molecolare. L’analisi di tali marcatori potrà permettere una personalizzazione della terapia a seconda delle caratteristiche genetiche del tumore e a un miglioramento della prognosi del paziente. BVg^VIZgZhV<j^Yd cZa9^gZii^kd;Vkd H^Xdhi^ij^idVDkVYV^a8db^iVid;Vkd ;ZYZgVo^dcZ6hhdX^Vo^dc^KdadciVg^^c DcXdad\^V E^ZbdciZ"A^\jg^V"KVaaZ YÉ6dhiV! cZa Xj^ 8dch^\a^d 9^gZii^kd hiViV cdb^cViV BVg^V IZgZhV <j^Yd! k^XZ egZh^YZciZ YZa ;dcYd :Yd IZb" e^V# 6aaÉZkZcid ZgV egZhZciZ ;gVcXZ" hXd 9Z AdgZcod! egZh^YZciZ cVo^dcV" aZ Y^ ;Vkd! 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È dal 2005 che il Fondo Edo Tempia effettua il servizio, mettendo a disposizione sette auto, tutte dotate di carrozzella idonea al trasporto di persone con difficoltà di deambulazione, per ogni trasporto utile al malato oncologico per raggiungere le strutture sanitarie in caso di terapie, esami diagnostici e visite mediche. Il servizio, completamente gratuito, copre anche i trasporti fuori provincia in caso di visite specialistiche e sopratutto in caso di bambini che necessitano di cure in strutture adeguate. Un piccolo esercito composto da una trentina di volontari che offrono il loro tempo libero e la loro disponibilità, che comprende sì quella relativa al trasporto tecnico, ma anche rare doti di accoglienza e ascolto, ne permette il funzionamento. Questi volontari, opportunamente formati attraverso corsi istituiti dal Fondo Edo Tempia, sono da sempre coordinati da Socorro Magnani, infaticabile anima del servizio dal sorriso a portata di mano e di origini peruviane, pur se, ormai, biellese di vecchia data. Socorro spiega così le modalità del servizio: «Riceviamo la richiesta dai medici, dagli assistenti sociali o dagli stessi ammalati. Poi andiamo a casa del paziente, valutiamo la situazione e il tipo di patologia e organizziamo il trasporto. Ci impegniamo quotidianamente e con entusiasmo. Spesso i pazienti hanno bisogno di parlare: noi ascoltiamo e cer- BWYeehZ_dWjh_Y[IeYehheCW]dWd_ 96I> H:GK>O>DIG6HEDGI> \ZccV^d$cdkZbWgZ'%&) chiamo di dare una risposta ai loro dubbi e un conforto alle loro paure. Il nostro è un ruolo impegnativo e bellissimo, un’esperienza molto edificante. Si creano legami di amicizia e di confidenza con i pazienti, si conoscono nuove persone e diverse realtà. Si incontrano difficoltà, che coinvolgono soprattutto emotivamente, ma per questo possiamo contare su psicologi e operatori con riconosciuta esperienza in questo campo, con i quali ci incontriamo periodicamente». L’ammalato, su sua richiesta, viene quindi prelevato direttamente alla sua abitazione e accompagnato in ospedale nei reparti indicati. Successivamente viene recuperato al termine della visita o della terapia e riaccompagnato al proprio domicilio. Il servizio rivela così la sua valenza quotidiana nel migliorare la qualità di vita dei pazienti, che lo apprezzano perché dà un aiuto concreto e immediato sia a loro che ai familiari, non più costretti ad abbandonare il luogo di lavoro per l’accompagnamento. IgVhedgi^Z[[ZiijVi^ ($&,' DgZY^hZgk^o^d ,$)++"*+ @beZgXdgh^ '(($(.( EVo^Zci^Vhh^hi^i^ ',( 8dbjc^gV\\^jci^ ** Socorro, nella sua attività di volontaria coordinatrice, è coadiuvata dalla preziosa opera di altri volontari che le permettono la gestione di vari ambiti d’intervento: Paola Amisano ai Trasporti; Maria Teresa Benna al Day hospital; Maria Grazia Cavallini al Reparto; Miriam Monje alle Cure palliative e Mauro Alberti che si occupa della raccolta dei dati utili alla gestione dei servizi. Ma il suo pensiero e le sue parole sono rivolte all’intero piccolo esercito: «Ringrazio i volontari, tutti i volontari, per la loro disponibilità nel lavoro che svolgono accanto alle persone». 23 DC8DAD<>6E:9>6IG>86 Egd\Ziid7VbW^c^ JcVgZiZVhjeedgidYZaaZ[Vb^\a^Z C el corso di quest’anno, più di 50 minori sono stati coinvolti, con le loro famiglie, all’interno dei servizi proposti dal Fondo Edo Tempia “Bambini”. Genitori e figli colpiti in modo diverso dall’esperienza della malattia oncologica, ma accomunati dal desiderio e dalla volontà di far fronte a un evento così critico e doloroso, anche percorrendo la difficile strada di chiedere un aiuto e condividere pensieri, emozioni e fantasie. Numerose sono state le attività finalizzate ad accompagnare i minori in un passaggio di vita complesso e che rappresentano un fattore di protezione rispetto ai suoi possibili esiti negativi. In totale sono stati effettuati 1.113 incontri personali, tra quelli diretti e di monitoraggio con genitori e operatori. Tutte queste attività sono frutto della preziosa collaborazione fra i professionisti che fanno parte dell’equipe del Fondo Edo Tempia, le famiglie che con fiducia vi hanno partecipato e gli operatori e i responsabili dei servizi territoriali che <gVo^ZVa9^gZii^kd YZa@^lVc^h AVEgZh^YZcoVYZa;dcYd:YdIZb" e^Vg^c\gVo^V^a9^gZii^kdYZa@^lV" c^h8ajWK^Xi^bjaVEV\jhY^7^ZaaV eZgVkZgYZkdajidVaaÉVhhdX^Vo^dcZ &*%%Zjgd!gVXXdai^YjgVciZaVhZ" gViVX]Zh^hkdaiVegZhhd^a8ajW# <gVo^Z VaaV \ZcZgdh^i| YZ^ hdX^ Z YZ^eVgiZX^eVci^^a;dcYd:YdIZb" e^V ej Xdci^cjVgZ V hk^ajeeVgZ ^ egd\Zii^ Y^ egZkZco^dcZ! XjgV Z g^XZgXV ^c VbW^id dcXdad\^Xd# >c eVgi^XdaVgZ aV hZgViV! VaaÉ^chZ\cV YZaaVhda^YVg^Zi|!hiViVYZY^XViV VaEgd\Ziid7VbW^c^YZa;dcYd# 24 si occupano a diverso titolo di minori: Neuropsichiatria infantile di Biella e di Cossato, Pediatria dell’Ospedale di Biella, Oncologia e Cure palliative, Psicologia ospedaliera, Servizi sociali, scuole. I dati relativi a questo 2014 ci sembrano un buon indice della diffusione e della presenza sempre maggiore del Fondo Edo Tempia “Bambini” sul territorio biellese. Il numero dei genitori invitati a rivolgersi al Fondo Edo Tempia “Bambini” da parte degli operatori di questi servizi è infatti cresciuto nel tempo. Dallo sviluppo di questa sinergia e di questo “buon incontro” con i professionisti che operano sul territorio è nata, inoltre, una convenzione con il servizio di Neuropsichiatria infantile di Biella e di Cossato che formalizza la collaborazione già attiva da tempo e che consentirà la realizzazione di nuovi progetti. ?iWX[bbW=hWp_ebW 8ddgY^cVig^XZYZaegd\Ziid H:GK>O>C:A'%&) ')egd\Zii^ZYjXVi^k^g^kdai^VWVbW^c^ ZgV\Voo^ +++^cXdcig^eZghdcVa^^cidiVaZ0 '&eZgXdgh^Y^VgiZiZgVe^V^cY^k^YjVaZ eZg aÉZaVWdgVo^dcZ YZa ajiid Z YZaaV bVaVii^V0 (eZgXdgh^Y^\gjeedeZgaÉZaVWdgV" o^dcZYZaajiidXdc^cXdcig^VXVYZcoV hZii^bVcVaZ '.b^cdg^Xd^ckdai^[gV^*Z^&,Vcc^ Y^Zi|0 .eZgXdgh^Y^XdchjaZcoVeh^Xdad\^XV Z , Xdaadfj^ Y^ XdcdhXZcoV g^kdai^ V \Zc^idg^X]ZhiVccdV[[gdciVcYdaVegd" eg^VbVaVii^V!aVbVaVii^VYZaeVgicZg dYZaegdeg^dWVbW^cd0 - b^cdg^ VXXdbeV\cVi^ V iZgVe^Z bZY^X]ZZVYVii^k^i|g^XgZVi^kZXdc^a HZgk^o^digVhedgi^\Zhi^idYVkdadciVg^0 (\gjee^Y^<^dXVNd\V^cXdaaVWdgV" o^dcZ Xdc aV AjYdiZXV Y^ 7^ZaaV X]Z ]VccdXd^ckdaid!XdcaVegVi^XVYZaad nd\V!&)WVbW^c^[gV^+Z\a^&&Vcc^# H^cYgdbZYVW^WZgdc/aZXVg^ZcZdcViVa^ Perché limitare le bevande zuccherate nell’alimentazione dei bambini 6 l di là dell’evidente questione dell’apporto calorico, c’è anche un altro ottimo motivo alla base di questa regola d’oro. Si chiama sindrome da biberon e procura anche nei bimbi molto piccoli la comparsa di carie a rapida evoluzione. >cX]ZXdhVXdch^hiZ La sindrome da biberon è collegata all’errata abitudine di favorire il sonno del bambino ricorrendo a biberon di camomilla solubile, succhi di frutta, tisane dolci, latte con zucchero o miele, latte con biscottino, latte di riso e così via… Attenzione: con il latte materno tutti questi problemi non sussistono. Gli stessi danni possono essere provocati lasciando il bambino per ore col ciucciotto imbevuto di sostanze cariogene (ad esempio il miele). Questo provoca spesso carie così estese da ridurre il dente a un monconcino scuro con conseguenti dolorose infezioni. Durante i riposi prolungati infatti la salivazione si riduce e svolge solo in parte il suo normale ruolo anticarie, così lo zucchero, che rimane a contatto con la superficie dei denti non bagnati dalla saliva, alimenta i batteri, che provocano la carie. I denti più col- piti sono, non a caso, tutti i superiori e i posteriori inferiori. Nei casi più gravi si arriva alla distruzione completa dei quattro incisivi superiori; purtroppo il problema si manifesta quando i bambini sono molto piccoli e quindi la terapia conservativa è assai difficile a paziente sveglio, pertanto nei casi che necessitano di estrarre i denti non curabili, è necessario ricorrere all’anestesia totale. L’abolizione delle cattive abitudini alimentari è il primo fattore di prevenzione, così come l’igiene orale che dovrebbe cominciare fin dai primi mesi di vita del bebè (basta passare una garza bagnata sulle gengive). Dopo ogni pasto/merenda passare uno spazzolino a testina piccola, con setole morbide appena erompono in arcata i primi dentini da latte, anche senza dentifricio, in quanto il bambino non ha ancora imparato a sputare. Attenzione: molti batteri possono essere trasmessi tramite la saliva (cucchiaini, assaggio dei cibi, ecc.). È quindi opportuno che anche gli adulti che curano i bambini abbiano una bocca sana e pulita. 6XjgVYZaadhijY^ddYdcid^Vig^Xd =_ki[ff[7_Wpped[[FWebW8hW]^[h_ AVCdiiZYZaG^XZgXVidgZXdc^WVbW^c^YZaaZhXjdaZ =b_Wbkdd_Z[bbWiYkebWfh_cWh_W:[7c_Y_iZ_8_[bbW_dl_i_jWWb<edZe;ZeJ[cf_W_deYYWi_ed[Z[bbWDejj[Z[bH_Y[hYWjeh[$ 25 6II>K>I¿ ADII:G>67:C:;>86 6j\jg^V<db^idadGdhV La festa di compleanno a Palazzo Carignano < omitolo Rosa ha compiuto due anni e per festeggiarli ha scelto, lo scorso ottobre, Palazzo Carignano a Torino, la prestigiosa sede del Museo nazionale del Risorgimento italiano. Gomitolo Rosa, di cui la Fondazione Tempia è partner, è “il Filo che unisce”, associazione non profit che congiunge, attraverso un filo ideale, il mondo della lana e il mondo della salute. Per mezzo del lavoro a maglia con i gomitoli realizzati con le lane autoctone italiane, “il Filo che unisce” sostiene associazioni, strutture ed enti che si occupano di salute. È un percorso di solidarietà e di condivisione per supportare i malati nel momento in cui sono emotivamente e fisicamente più fragili. Il motto di Gomitolo Rosa: “Knitta la lana, scalda la vita” intende concorrere, attraverso il lavoro a maglia, al benessere di chi è colpito dalla malattia. Attraverso un’opera di sensibilizzazione mirata alla salute, in particolare nell’ambito delle patologie oncologiche, offre supporto alle associazioni, agli enti e alle strutture impegnate in ambito sanitario, sostenendo i progetti che essi promuovono a favore della salute e del benessere. Durante la serata torinese ne hanno parlato, tra gli altri, Alberto Costa (oncologo e fondatore di Gomitolo Rosa), Cinzia Sasso (presidente), Carlo Piacenza (imprenditore e consigliere), Cristiana Capotondi (attrice e testimonial, nella foto a destra) e Pietro Presti (direttore generale Fondazione Tempia). 7jdcVVa^bZciVo^dcZXdcigdXVcXgdV<V\a^Vc^Xd Jcdhi^aZY^k^iVhVcdZXdggZiidhiV VaaVWVhZYZaaVcdhigVhVajiZ#:aV hVajiZ jc WZcZ igdeed egZo^dhd eZg cdc ZhhZgZ ijiZaVid# 9V Vcc^ aV ;dcYVo^dcZ IZbe^V egdbjdkZ aV XjaijgV YZa X^Wd/ Xdc[ZgZcoZ! egd\Zii^ Y^ ZYjXVo^dcZ Va^bZciVgZ cZaaZ hXjdaZ! XdaaVWdgVo^dcZ Xdc aZ ^hi^ijo^dc^ hdcd aV higVYV ^cigV" egZhV eZg [VgZ ^a ejcid hj X^ X]Z [^cd V d\\^ aV hX^ZcoV XdcdhXZ Z eZg[dgc^gZjchZbea^XZhigjbZcid Y^aZiijgVeZgV^jiVgZcZaaVegZkZc" o^dcZY^bdaiZeVidad\^Z# 9V fjZhi^ egZhjeedhi^ cViV aV XdaaVWdgVo^dcZ Xdc ^a 8dbjcZ Y^ <V\a^Vc^Xd!\gVo^ZVaaVY^hedc^W^a^" 26 a^ ^ck^iViV V eVgiZX^eVgZ ijiiV aV ededaVo^dcZ! hja iZbV X]Z aZ\V Va^bZciVo^dcZZXVcXgd!YjgVciZ^ fjVa^^agZaVidgZEVdad7V\cVhVXXd bZY^XdZY^gZiidgZhVc^iVg^dYZaaV ;dcYVo^dcZIZbe^VXZgXVY^hZc" h^W^a^ooVgZ^X^iiVY^c^hjagjdadYZa X^WdcZacdhigdfjdi^Y^Vcd!XgZVc" Yd XdchVeZkdaZooV Z hj\\ZgZcYd cjdkZVW^ijY^c^#A^b^iVgZ^aXdchj" bd Y^ X^W^ XdchZgkVi^! XVgc^ gdhhZ i| YZa h^cYVXd EVdad BV\\^V! 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Inoltre, come da contratto standard per i medici associati alla filibusta, questi i risarcimenti: per la perdita della mano e del braccio sinistro, 100 scudi o, a scelta, uno schiavo; per mano o braccio destri, 200 scudi e due schiavi; per entrambi i piedi o le gambe, 600 scudi o sei schiavi, e così via. Con la fama leggendaria di sbrigativa ferocia che vantavano i corsari sarebbe potuto, al contrario, andargli malissimo al chirurgo Alexander se il contratto avesse previsto una penale in caso fosse stato lui a far perdere mani o piedi ai suoi pazienti per imperizia professionale. Ma vigeva la tolleranza per i medici in servizio sulle navi corsare: scudi e bottino in caso di lodevole servizio, indulgente occhio chiuso se quell’unico medico a portata di mano sulla nave incorreva in qualche tollerabile errore. Indulgenza e tolleranza nel lungo corso della storia della medicina sono, tuttavia, sempre state rare nei confronti dei medici e dei loro errori professionali. Già nell’antica Babilonia, il re Hammurabi compilando il suo celebre codice prevedeva pene drastiche per gli errori dei chirurghi, con dettaglio pignolo sia degli errori sia delle pene. Ad esempio, amputazione tassativa di entrambe le mani al malcauto oculista che curando un paziente gli avesse fatto perdere un occhio. In quell’antica Babilonia, però, i rischi erano tutti e soltanto dei chirurghi, mentre i medici generici godevano di posizione privilegiata avendo il vantaggio di potersi trincerare al riparo di un alibi di ferro. Poiché, infatti, per le loro terapie si affidavano esclusivamente alla divinazione e a formule religiose, i risultati della cura, positivi o negativi che fossero, erano da intendersi come manifestazione di inappellabile volontà divina. E ti voglio vedere l’empio che osa mettere in discussione la volontà divina. Anche gli antichi persiani avevano dato prova di non fidarsi poi così ciecamente dei medici. Si erano messi al riparo, però, con un’astuta misura cautelativa. La loro legislazione obbligava, infatti, le nuove leve mediche ad andare a esercitare il loro praticantato all’estero. In altre parole, li mandavano ad esercitarsi nei loro primi anni della professione sulla pelle degli stranieri. Anche in questo caso, come già per il codice babilonese, la legislazione era pignola quanto a normative: se volete rientrare in patria e curare i vostri concittadini, dovete prima dimostrare con tanto di ineccepibile documentazione di avere curato e di essere riusciti a salvare, grazie al vostro personale intervento, almeno tre stranieri gravemente ammalati. C’era, naturalmente, il rovescio della medaglia: se, al contrario, invece di guarire perfettamente tre pazienti gravi, procuravano loro la morte, ai medici responsabili dell’errore veniva imposto inesorabile e definitivo divieto di praticare la medicina in patria. Liberissimi di continuare a combinare guai all’estero. L’avveduto legislatore aveva, inoltre, previsto anche il caso del medico che, ignorando l’interdizione, a un certo punto si provasse a farla franca. Verificandosi questo caso, si andava giù sul pesante: al contravventore venivano tagliate sei dita delle mani. E adesso, tornatene pure a praticare con sole quattro dita all’estero, sempre che ti rivogliano. Ma il Guinness dei primati dovrebbe riservare come minimo una pagine intera a esaltare l’idea geniale che aveva avuto Teodorico re dei Goti per disciplinare presso il suo popolo l’esercizio della medicina. Idea tanto geniale, quanto semplice e facilmente applicabile. Basta trovare tutti d’accordo. L’idea di Teodorico era stata quella di far pagare ai medici una cospicua somma di cauzione alla famiglia dell’ammalato prima di assumerne la cura. In tal modo, se il paziente moriva, la famiglia si tratteneva la somma come risarcimento. L’ingegnosa inventiva di Teodorico non si era, però, fermata qui. Se il funesto fallimento della cura riguardava un nobile di rango elevato, il malcapitato medico veniva consegnato nelle mani dei famigliari del defunto, scegliessero pure loro il trattamento da riservargli. E risultava sempre raro si risolvesse in trattamento piacevole. In ogni periodo storico, tuttavia, si è sempre dimostrato rischioso per i medici avere in cura persone di rango elevato. Valga l’esempio di Gian Francesco Gonzaga che, affetto da una imbarazzante malattia venerea, non riusciva a trovare sollievo alle sue sofferenze nonostante l’impegno dei suoi medici a moltiplicargli pozioni, polveri e unguenti di ogni tipo. Il sollievo lo troverà soltanto grazie a un olio medicamentoso che solidariamente gli aveva fatto avere Ercole I d’Este. Ma invece di limitarsi a ringraziare l’amico Ercole e il suo olio portentoso, Gian Francesco si infurierà con i suoi medici e li condannerà al carcere a vita per non essere stati loro a trovargli quel rimedio provvidenziale. Sbolliti i furori, farà sospendere la pena, soltanto, però, fino a una loro seconda prova di incompetenza professionale. In altre parole, sospendeva loro il carcere, per condannarli a vita a una spada di Damocle. Non sempre i medici avevano, tuttavia, esistenza facile anche quando il loro intervento aveva avuto pieno successo e il paziente da mezzo moribondo si era fatto, grazie alla loro cura, vispo come un grillo. Perché non era raro il caso che, oltre che vispo, il paziente si facesse anche tanto smemorato e ingrato da dimenticarsi di pagare la parcella. E doveva essere fastidiosa abitudine che datava da lontano e varcava molti confini se già la Scuola Salernitana attorno all’anno Mille fra le molte raccomandazioni ai medici non trascurava il consiglio “Exige, dum dolor est”. In altre parole, per farti pagare non stare ad attendere che il paziente sia guarito e che abbia perso la memoria. Poveri medici, sempre e soltanto rischi, sempre e soltanto spine? Non sempre e non per tutti, a quanto risulta. Valga l’esempio del medico romano Alcone, che con la sua professione era riuscito a mettersi da parte un patrimonio di dieci milioni di sesterzi, cifra astronomica anche per il più ricco dei patrizi. Non doveva essere casuale, quindi, se Plinio il Vecchio scriverà a proposito dell’arte medica “Cum sit ars fructuosior nulla”, in altre parole che non vi era arte più redditizia. Rischi permettendo. F_[h<hWdY[iYe=WifWh[jje 27 K>HI>96B6G>DHE6OO6G>C>"Æ:akdbdhigV^a;dcYdVa[^\a^d:YdÇ 6gi^hiVVijiididcYd!cVhXZZk^kZV 7^ZaaVYVa&.)+#6igZVcc^Xdb^cX^V V Y^hZ\cVgZ igV ad hijedgZ YZ^ \Z" c^idg^!dg\d\a^dh^Y^aj^fjVcYded^! V hda^ fjViigd Vcc^! \^| h^ Zheg^bZ hZXdcYdgZ\daZegdheZii^X]Z#6aa^Z" kd! cZ\a^ Vcc^ È+%! 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Dentro al libro un altro bimbo, al centro di una famiglia che Marco Franzoso, l’autore de “Il bambino indaco”, descrive fin dall’incontro tra una giovane donna, Isabel, e un ragazzo normale, pieno di sogni per l’avvenire e felice di diventare padre: “Eravamo seduti sulle sdraio ad ammirare le colline risplendere nei colori del crepuscolo… nulla turbava la bellezza di quel momento”. Il romanzo ha 141 pagine che il lettore divora. E non c’è verbo più azzeccato per sintetizzare una storia che ruota intorno al cibo. La vicenda inizia con Isabel che si presenta come vegetariana. Fin qui tutto nella norma, ognuno ha diritto alla sue scelte e a portarle avanti. Poi la gravidanza. Un momento meraviglioso, che, però, cambia il fisico di una donna e in questo caso anche la sua mente. Lei vuole un figlio che non sia inquinato dal cibo, dalla carne, dall’atmosfera, dai ripetitori, da un mondo che scarica scarti di ogni genere nella catena alimentare, nel mare, nell’aria. Lei vuole un ‘bambino indaco’, uno che possieda attributi psicologici-spirituali e istinti comportamentali rivoluzionari rispetto agli altri coetanei, uno che arriva sulla terra per aiutare l’umanità a progredire. Gliel’ha confermato anche una casalinga con le ciabatte ai piedi, che sa “pulire l’aura” a Isabel perché il bimbo nasca sano. Per nove mesi il cibo da mangiare in gravidanza diventa un’ossessione che sfiora il dramma: niente cibi solidi, se non qualche fettina di cetriolo, di pomodoro. Poi, da questa donna ridotta a pelle e ossa, nasce finalmente il piccolo: una felicità indicibile soffoca il padre, che nel libro racconta la sua storia e ci fa provare le sue stesse sensazioni. Non si riesce a staccare gli occhi dalle pagine del racconto seguendo la pena di una ;_dWkZ_;Z_jeh[ :jgd&+!%% &)&eV\^cZ madre che toglie il cibo al piccolo per salvarlo e intanto lo uccide; e il dolore di un padre che vuole salvarlo senza andare contro la moglie. L’anoressia e i suoi risvolti più drammatici sono messi in luce in questo romanzo delicato quanto forte nei toni. Dove una madre ama così tanto da non sentirsi all’altezza del suo compito. E un’altra madre, tutta da scoprire, ama altrettanto, fino al sacrificio di se stessa. CWh_[bbW:[X[hdWhZ_ 6b^X^Y^oVbeV/ hidg^ZY^VYdo^dcZ Æ6b^X^Y^oVbeVÇA^cZVYVg^V :Y^idgZ!^ciZcYZhZch^W^a^ooVgZ aÉde^c^dcZejWWa^XVW^ZaaZhZhj^ iZb^YZakdadciVg^VidVc^bVa^" hiVZYZaaZVYdo^dc^^cXVc^aZ# DaigZVYV^jiVgZXdcXgZiVbZciZ aÉVhhdX^Vo^dcZ6heV!dcajhX]Z \Zhi^hXZ^aXVc^aZY^8dhhVidZ X]Z h^ dXXjeV YZa WZcZhhZgZ Vc^bVaZ \gVo^Z Va aVkdgd YZ^ kdadciVg^ZVaegZo^dhdV^jidYZ^ hdhiZc^idg^#AÉVjidgZYZaa^Wgd! ^a \^dgcVa^hiV AdgZcod AjXdc! gVXXdciVaVegdeg^VZheZg^ZcoV XdbZkdadciVg^dYVcYdVbe^d heVo^d V hidg^Z Y^ VYdo^dc^ V a^Zid [^cZ cVggViZ YV\a^ hiZhh^ egdiV\dc^hi^!XdcaVe^VXZkdaZ 30 eVgiZX^eVo^dcZ YZ\a^ Vb^X^ V fjViigdoVbeZ# AÉdW^Zii^kdXdcY^k^YZgZfjZaad X]ZVkk^ZcZ^cjcXVc^aZ# 6c" YVcYdVhk^ajeeVgZVg\dbZci^ Y^XVgViiZgZhdX^VaZ/YVagjdad YZ^ kdadciVg^! 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Il primo documento che ufficializza in modo scritto i danni subìti dalla popolazione è un elenco stilato dal sindaco dell’epoca, Disma Penna. La data riportata sul documento in archivio nel municipio è quella del 14 dicembre 1945: il sindaco scrive al Ministero dei lavori pubblici, presso il Genio civile di Vercelli “... si trasmette l’elenco nominativo dei senza tetto residenti in questo comune, in conseguenza di eventi bellici - rappresaglia condotta da truppe nazi-fasciste con formazioni partigiane in data 27 agosto 1944”. Non si sa l’esito di questa richiesta, una sola persona mi ha detto di avere ricevuto un piccolo risarcimento, anche se assolutamente inadeguato al danno. La certezza dell’esito negativo si ha leggendo una seconda lettera, di ben dieci anni dopo, inviata ai proprietari in cui il sindaco chiede ulteriori documenti da inviare alla prefettura per 13 cittadini. Dal punto di vista non strettamente storico, ma da quello civile e sociale, il numero 17 è un numero impressionante per un paese così piccolo e concentrato sotto la collina del Brich. Poche frazioni si sono salvate, ma per il clima così incandescente era come se tutto il paese fosse a fuoco. Purtroppo per noi l’acqua occorrente per spegnere incendi così grandi è molto scomoda, la Riasca e la Chiebbia scorrono troppo in basso rispetto alle case. I pozzi sono molto profondi, ma il problema era che i nazifascisti, per giunta piromani, non lasciavano spegnere le fiamme. A dire la verità, tutti quelli che potevano si erano nascosti nelle vigne e nei boschi, e se qualcuno per disperazione avesse provato a intervenire la situazione sarebbe ulteriormente peggiorata. Ronco era all’epoca un paese in cui la cultura contadina, per la povertà della terra, era secondaria rispetto all’artigianato. Gli uomini che non erano addetti alla lavorazione dell’argilla erano muratori, devoti almeno una volta l’anno, l’ultima domenica di gennaio, a san Giulio, che, secondo i più blasfemi, mandava le grandi nevicate o il vento primaverile per dare un po’ di lavoro, fossero tegole da sostituire o travi da rinforzare, ma una distruzione del genere non si era mai vista. Nemmeno la natura, che non sa cos’è la pietà, si era mai accanita contro la popolazione in modo così grave. Ma la volontà di altri uomini di fare deliberatamente del male a persone incolpevoli, colpendole nella casa, quasi sempre l’unico bene disponibile, era e rimane una possibilità che nessuna mente avrebbe mai potuto concepire. Se poi tutta questa inspiegabilità deve anche fare i conti con l’uccisione in piazza di una persona mite che tutti conoscevano per il suo mestiere, con la cattura di diversi cittadini, caricati su un camion e portati a Biella dai militi come ostaggi, e con il miserevole saccheggio della cassa del Dopolavoro, al piano terra del municipio, diventa comprensibile capire che la tragedia era molto più grave del solo danno economico patito, per il quale si chiedeva l’indennità e l’aiuto dello Stato. Per questo è opinione diffusa ancora oggi che quel giorno sia stato il più brutto della storia del paese. Ci sono stati sicuramente giorni simili o peggiori, dovuti a epidemie, siccità, o incendi naturali, ma la memoria degli uomini non arriva così lontano. Noi oggi altro pensiero non sappiamo pensare che una giornata così non avvenga mai più, ma la realtà ci dice quotidianamente che l’odio continua a mietere vittime a cominciare da un luogo molto vicino a noi come il Medio Oriente per continuare nelle 34 guerre cui il mondo intero assiste senza muovere un dito per fermarle. BkY_Wde=kWbW JceZch^ZgdeZg9VciZ8VWgVhÆ<dgYdcÇ G^XdgY^Vbd\a^^cXdcig^X]Z]VccdegZXZYjidaVgZVa^ooVo^dcZYZaaVbdhigV[did\gV[^XVÆGZ" h^hiZci^ÇcZa[ZWWgV^dY^fjViigdVcc^[V#6kZkVkdajidZhhZgZ[did\gV[VidYVkVci^VaaVZmXV" hZgbVYZ^8VgVW^c^Zg^Y^6cYdgcd!YdkZ!^a',[ZWWgV^d&.)*!YdedaÉZj[dg^VeZgaÉdXXjeVo^dcZ YZaeVZhZYZa\^dgcdeg^bV!jcVhfjVYgVY^eVgi^\^Vc^YZaÆIZgg^W^aZÇYZaaVhZXdcYVWg^\ViV <Vg^WVaY^ÆEZch^ZgdÇ!XdbVcYVi^YVÆAjedÇZÆGdhVa^VÇ!Ydgb^kV#6XXZgX]^Vi^cZaaVcdiiZ! deedhZgdjcVhigZcjVgZh^hiZcoVZYdedjcXdbWVii^bZcidYjgdZhe^ZiVid!Adg^hGVbZaaV EgVajc\dÆ;gZgVÇ[jigjX^YVidhjaaVhigVYV!Vaig^diid[jgdcdXViijgVi^ZjcdY^adgd!8VcVooV ÆAdk^hÇ[jX^aVid^a&(bVgodVaX^b^iZgdY^7^ZaaV#KZci^<Vg^WVaY^c^!XdcYjZ[Zg^i^!g^jhX^gdcdV hXVeeVgZ#IgVadgdÆ<dgYdcÇX]ZgVXXdciVkVX]ZfjZaaVhZgVhjdeVe|<^jhZeeZÆGdaVcYdÇ! 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Domenica 28 settembre i giardini Zumaglini si sono trasformati in un parco giochi con la “Grande Festa dei Bambini”, organizzata dal gruppo Tutti Insieme per la Vita del Fondo Edo Tempia. La manifestazione, che nelle diverse edizioni ha mantenuto inalterata la sua struttura, è stata un successo: tanti bambini si sono divertiti con il tiro ai barattoli, la pesca ai pesciolini, lo stand della pittura visi, il percorso sportivo e il tiro con l’arco novità di questa edizione. A tutti i bambini è stata offerta la merenda e, a fine percorso, è stato consegnato un premio. Il ricavato, pari a 2.170 euro, è stato de- voluto al Fondo Edo Tempia per il “Progetto Bambini”, un’iniziativa di sostegno a bambini malati oncologici o con un famigliare malato. K^daV :gY^c^! H^bdcV IZbe^V Z 9dcViZaaV ;VcidcZ Xdc ^a e^XXdad :YdVgYd Vaad hiVcY YZaaVe^iijgVk^h^ 6GdcXdY^8dhhVidjcXdghdY^XjX^cVcVijgVaZ HZ jc iZbed XjX^cVgZ ZgV jc YdkZgZ cd^dhd!d\\^cdce^/XjX^cVgZbdaid igZcYn! kV Y^ bdYV# G^k^hiZ heZX^Va^o" oViZ! igVhb^hh^dc^ iZaZk^h^kZ! ^chZgi^ heZX^Va^ZgjWg^X]ZhZii^bVcVa^eVgaVcd YZaX^WdZYZaaVcjig^o^dcZejciVcYdhj [did\gV[^Z VXXVii^kVci^! g^XZiiZ [^abViZ eVhhdeVhhd!e^Vii^Zhdi^X^dYZaWZcZh" hZgZX]ZYZkdcdVd\c^XdhidXdae^gZ! aVhX^VgZjchZ\cd#8dbZdg^ZciVgh^^c fjZhidbVgZY^hj\\Zhi^dc^4 6GdcXdY^8dhhVidjccjig^id\gjeedY^ \Zc^idg^]VhXZaidY^bZiiZgh^^cY^hXjh" h^dcZZ]VeVgiZX^eVidVjcXdghdY^XjX^" cVcVijgVaZXdc<^dkVcc^6aaZ\gd!adX]Z[ Y^8VhX^cVGdhVYZaaÉ>hi^ijidcVo^dcVaZYZ^ ijbdg^Y^B^aVcd!YVVcc^XdaaVWdgVidgZ YZa;dcYd:YdIZbe^VeZg^egd\Zii^Y^ ZYjXVo^dcZVaaVhVajiZcZaaZhXjdaZ# >a X^Wd! fjZhid cdhigd \gVcYZ Vb^Xd! 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Per questo ci viene in aiuto la “famiglia allium”: aglio, cipolla, scalogno, erba ;^cd V fjVaX]Z YZXZcc^d[VX^h^VbbVaVkV bZcdY^ijbdgZ!bVaVii^VX]Zd\\^ ejgigdeedbdaidY^[[jhVcZ^EVZh^dX" X^YZciVa^0de^c^dcZaVg\VbZciZXdcY^k^hV igV\a^hijY^dh^X]ZigVaZXVjhZYZaaÉVjbZcid YZa cjbZgd Y^ bVaVii^Z cZdeaVhi^X]Z k^ h^V ^a XVbW^VbZcidYZaaZVW^ijY^c^Va^bZciVg^ZYZaad hi^aZY^k^iV# AdhXdedY^fjZhiVgjWg^XVY^[dgc^gZVaaZiid" gZfjVaX]Z^YZVeZgbVc\^VgZhVcdbVhZc" oVYdkZgg^cjcX^VgZVa\jhid!g^hXdegZcYd aVigVY^o^dcZbZY^iZggVcZVX]ZgZhiV hZbegZaVb^\a^dgegdedhiVVa^" bZciVgZ# cipollina e porro, quest’ultimo protagonista della ricetta che vi proponiamo. Il porro è un ortaggio antico, coltivato dagli antichi Egizi e Romani, dal gusto simile alla cipolla, ma più delicato. È ricco di acqua e di vitamine, poco calorico, aiuta ad abbassare il livello di colesterolo nel sangue e stimola il sistema immunitario. Inoltre in questo primo piatto troviamo altri alimenti ottimi per la nostra salute: noci, pinoli e funghi. GJ7G>8668JG69>/ 7d][b_YW C[hYWdZ_de! XddgY^cVig^" XZYZ^egd\Zii^Y^Va^bZciVo^dcZYZa ;dcYd:YdIZbe^V# =_elWdd_7bb[]he!X]Z[Y^XjX^cVcV" ijgVaZ! ^chZ\cVciZ V 8VhX^cV GdhV egZhhd aÉ>ci Y^ B^aVcd! ^chZ\cVciZ eZg ^ egd\Zii^ 9^VcV ^c ijiiV >iVa^V# 8daaVWdgVYVVcc^Xdc^a;dcYd:Yd IZbe^V# A6G>8:II6EGDEDHI66>A:IIDG> ;Vg[VaaZVa[Vggd!edgg^ZcdX^ >C<G:9>:CI>E:G)E:GHDC: '-%\Y^[Vg[VaaZVa[Vggd!(XjXX]^V^Y^e^" cda^! - cdX^ h\jhX^ViZ! ' edgg^ bZY^! '*% \g[jc\]^[gZhX]^!(XjXX]^V^Y^da^dY^da^" kV!(XjXX]^V^Y^eVccVY^hd^V!(XjXX]^V^ Y^ WgdYd kZ\ZiVaZ! &$' he^XX]^d Y^ V\a^d hX]^VXX^Vid!&XjXX]^V^degZooZbdadig^iV" id!f#W#eZeZW^VcXdZhVaZbVg^cd H\jhX^ViZaZcdX^ZZa^b^cViZaVeZaa^X^cV# ;ViZgdhdaVgZ^e^cda^hjaaVeaVXXVYZa[dg" cdV&+%\gVY^Z!VeeZcVVXXZccVcdV^b" W^dcY^gZ!id\a^ZiZa^#AVhX^ViZa^^ci^Ze^Y^gZZ [gjaaViZa^[^cZbZciZ^ch^ZbZV^\]Zg^\a^Y^ cdX^# >c jcV XVhhZgjdaV [ViZ gdhdaVgZ! Xdc jc XjXX]^V^dY^da^d!aÉV\a^dhX]^VXX^Vid!X]Z VeeZcVXdadg^idid\a^ZgZiZ#Jc^iZ^edgg^ Z^[jc\]^Z[ViZhij[VgZXdeZgidV[jdXd aZcid#KZghViZ^cjcVX^didaVaZcdX^Z^ e^cda^! aÉda^d g^bVhid! aV eVccV Y^ hd^V! jce^oo^XdY^hVaZ!eZeZW^VcXdZigZXjX" X]^V^Y^WgdYdkZ\ZiVaZWdaaZciZ#KZghViZ aVhVahVdiiZcjiVhj^edgg^Z[ViZXjdXZgZ eZgYjZb^cji^V[jdXdbdYZgVid#Jc^iZ ^aegZooZbdad!V\\^jhiViZZkZcijVabZc" iZaVXgZbdh^i|XdcVcXdgVjcedXd Y^WgdYdZheZ\cZiZ# CZa[gViiZbedXjdXZiZaVeVhiV VaYZciZ^cVWWdcYVciZVXfjV hVaViV!bZhXdaViZaVWZcZXdc^a XdcY^bZcidZhZgk^iZhjW^id# 33 Cdi^o^ZYVabdcYd a cura di Corradino Pretti >XdciZcji^Y^fjZhiVgjWg^XVhdcdigVii^YVVgi^Xda^VeeVgh^hjeZg^dY^X^hZg^!ViiZcY^W^a^ZYdXjbZciVi^# 8^cdcdhiVciZ!aZcdi^o^Zfj^g^edgiViZkVccdXdch^YZgViZejgVZhZbea^XZ^c[dgbVo^dcZdg^ZciVi^kV! hjhXZii^W^aZVaa^b^iZY^ZkZcijVa^gZk^h^dc^dhbZci^iZ#EZgd\c^ZkZcijVaZdg^ZciVbZciddXdbedgiVbZcid V[^c^iZgVeZji^X^X^h^YZkZg^kda\ZgZZhXajh^kVbZciZVaegdeg^dbZY^XdXjgVciZdVjcdheZX^Va^hiV# GZccZ[ajdgZhXZci^ Ogni anno in Finlandia circa 4.000 renne, che vivono allo stato brado in foreste confinanti con le strade di comunicazione, muoiono investite da automobili. Poiché i cartelli che invitano alla cautela non funzionano molto (qualcuno li sradica e se li porta via per ricordo), le autorità nazionali hanno disposto una misura sperimentale: hanno fatto dipingere le corna di un certo numero di animali con una particolare vernice fluorescente per renderle visibili agli automobilisti di notte. Ora si cercherà di capire se la vernice è in grado di resistere al clima artico, ma intanto pare che l’esperimento dia i risultati sperati, anche se a qualcuno fa un certo effetto inquadrare nei fari, in piena notte, questi strani esseri fluorescenti. 8gV^\KZciZg kjdaZhXdc[^\\ZgZ aVkZXX]^V^V L’insigne genetista Craig Venter, diventato famoso per essere stato il primo studioso a mappare il genoma umano, è convinto che “se i 40 anni sono i nuovi 20, i 100 potrebbero diventare presto i nuovi 60”. Affermazione forte, ma decisamente motivata, dato che Venter sta creando la “Human Longevity Inc”, una società con l’obiettivo di fermare l’invecchiamento. L’azienda si avvarrà di scienziati definiti “visionari” come Peter Diamands e Robert Hariri, cercando di combattere le patologie legate al decadimento fisico attraverso lo studio di sequenze genetiche, collezioni di batteri e “microbiomi”, particolari forme di vita che si trovano nell’organismo. 34 >cfj^cVbZcid ZYVcc^\ZcZi^X^ JcÉ^cYV\^cZX]Z]Vg^\jVgYVidaÉ^ciZgdiZgg^idg^d YZ\a^ HiVi^ Jc^i^ ]V Xdc[ZgbVid V^ g^XZgXVidg^ ^ hdheZii^X]Z\^|VkZkVcd/Zh^hiZjcaZ\VbZigVaÉ^c" fj^cVbZcidZaZegdWVW^a^i|Y^[VgcVhXZgZWVbW^c^ XdcY^[Zii^Xdc\Zc^i^dXdbjcfjZXdc^ag^hX]^dX]Z! cVi^ hVc^! ed^ Y^kZci^cd Vji^hi^X^# <a^ Vjidg^ YZaad hijY^dhdcd^bViZbVi^X^YZaaÉJc^kZgh^i|Y^8]^XV" \dX]Z!eZg\^jc\ZgZVaaZadgdXdcXajh^dc^!]Vccd VcVa^ooVidWZcXZcidb^a^dc^Y^XVgiZaaZXa^c^X]Z# HXdegZcYdX]Z!YdkZcVhXdcdWVbW^c^bVa[dgbVi^! cVhXdcdbdai^e^e^XXda^X]ZhVgVccdVji^hi^X^e^ '-(eZgXZcidZX]Zhd[[g^gVccdY^g^iVgY^bZciVa^ e^.)eZgXZcid#IjiidX^higZiiVbZciZaZ\Vid VaaVegZhZcoV!cZaaÉVbW^ZciZ!Y^eZhi^X^Y^!e^dbWd! [VgbVX^ZbdaidVaigd#>a[ZcdbZcdg^hjaiVide^ Zk^YZciZcZ^bVhX]^!X]Ze^YZaaZ[Zbb^cZg^hZc" idcdYZ^XdciVb^cVci^!VcYVcYd^cXdcigdVcX]ZVY VcdbVa^ZYZaaÉVeeVgVid\Zc^iVaZ# Bjh^X^hi^ h^cVhXZ La rivista specializzata “Molecular Psychiatry” ha pubblicato uno studio che sottolinea la particolare capacità di quelle persone che, ascoltando note o melodie, sono in grado di riprodurle senza leggere lo spartito. La ricerca assicura che musicisti si nasce, grazie a una predisposizione del Dna. Le particelle cromosomiche più sviluppate in questi fortunati individui sono il Gata2, gene responsabile della creazione delle “cellule ciliate” dell’orecchio interno - le cui fibre delicate rispondono alle diverse frequenze - e il Pcdh7, un gene che gioca un ruolo importante nell’amigdala, la parte del cervello che gestisce le emozioni. 8gZhXZ ^abZgXVidYZ^ XdhbZi^X^ HdcdhiVi^gZh^cdi^!^cdXXVh^dcZYZa" aV),Zh^bVZY^o^dcZY^8dhbdegd[!^ YVi^YZabZgXVidXdhbZi^Xd^iVa^Vcd eZg^a'%&(#>cjbZg^eVgaVcdY^jc kVadgZX]Zh^V\\^gVViidgcdV.#*%% b^a^dc^Y^Zjgd!XdcjcVjbZcidYZa" aZ ZhedgiVo^dc^ YZaaÉ&&# 8gZhXdcd VcX]ZaZkZcY^iZY^gZiiZVYdb^X^a^d )!*! ^ egdYdii^ Y^ ZgWdg^hiZg^V '!- Z Y^ edXd aZ kZcY^iZ ^c [Vg" bVX^V!bZcigZXVaVcd^bViZg^Va^Y^ egd[jbZg^V"(!-!^egdYdii^egd[Zh" h^dcVa^eZgaÉZhiZi^XV"*!*ZfjZaa^ eZg aÉVXXdcX^VijgV "-!)# >c[^cZ! Y^b^cj^hXdcd aZ kZcY^iZ cZ^ hjeZg" bZgXVi^ZXgZhXdcdbdaidaZXViZcZ heZX^Va^ooViZ^cXdhbZi^XV# Jck^aaV\\^d ^YZVaZ eZg^bVaVi^ Y^6ao]Z^bZg Chi si trovasse all’improvviso nel placido villaggio svizzero di Wiedlisbach potrebbe avere l’illusione di sognare, o di aver viaggiato nel tempo. Si troverebbe circondato da vie, negozi e ristoranti in stile anni ‘50. Tutto rigorosamente rétro. E invece è tutto vero: Wiedlisbach è un luogo costruito espressamente e su misura per i malati d’Alzheimer, che vengono così assecondati nella loro tendenza ad “andare a ritroso” e aiutati il più possibile a condurre una vita che si avvicini a parametri di normalità. Il progetto è stato promosso da un imprenditore svizzero, che ha preso spunto da una realtà analoga creata alcuni anni fa ad Hageweyk, in Olanda. 9^ZiZVa^bZciVg^hX^dXX]ZZeZg^XdadhZ L’American council on science and health fa un lavoro costante di denuncia di diete alimentari fasulle e potenzialmente dannose. Ha puntato il suo mirino, fra l’altro, contro la recente mania di mangiare ghiaccio per dimagrire, dieta inventata da un gastroenterologo statunitense di cui omettiamo il nome. Secondo i conti del luminare, per sciogliere un litro di ghiaccio il corpo umano in media spende 160 calorie senza ingerirne alcuna. Ecco allora un buon modo per scalare qualcosa dalla conta quotidiana dell’apporto calorico. L’autore stesso in verità raccomanda di non esagerare e di attestarsi su un litro al giorno, “di più potrebbe far male”. Ma tutto sommato mangiare ghiaccio è uno sforzo inutile, ha commentato Nicola Sorrentino, noto specialista italiano in Scienza dell’alimentazione. Centosessanta calorie equivalgono a poco più di un cucchiaino e mezzo di olio. Lo stesso effetto si ottiene stando un po’ attenti ai condimenti e ai dolci… Altro caso eclatante è la dieta dei batuffoli, per seguire la quale bisognerebbe ingerire palline di cotone inzuppate nel succo di arancia. In questo modo, la massa creata artificialmente andrebbe a saziare il malcapitato… Pietro Migliaccio, presidente della Società italiana discienza dell’alimentazione, afferma che si tratta di un comportamento insensato, che mette a serio rischio di blocco intestinale. Una vera stupidaggine, anche a volerne trascurare la pericolosità. Facendo un salto indietro agli anni Ottanta, qualcuno si ricorderà ancora della calamita acchiappagrassi: c’era chi acquistava un magnete che - passato sopra i cibi prima di mangiarli - aveva il “potere” di assorbire i grassi superflui. Oggi vi sono i maniaci della pillole o delle tisane per dimagrire: ovviamente non ci si può attendere alcun miracolo, se la “cura” non si accompagna a una sana attività fisica e a una dieta ipocalorica. E molto spesso le autorità europee hanno sequestrato lotti di prodotti perché contenenti sostanze pericolose. 35 >C>O>6I>K: 8dghVYZaaVheZgVcoV >c&(%%eZgaVg^XZgXV 9^ZX^Vcc^Y^XdghVeZgk^cXZgZaVh[^YVXdcigd^aXVcXgd#>aigV\jVgYd^bedgiVciZZeZg gV\\^jc\Zgad^7^ZaaZh^Z^a8db^iVidYZaaV8dghVYZaaVHeZgVcoV]VccdYdcViddaigZ&%%#%%% ZjgdVaaV;dcYVo^dcZIZbe^VeZg^egd\Zii^Y^g^XZgXVYZ^aVWdgVidg^Y^;VgbVXd\Zcdb^XVZ DcXdad\^VbdaZXdaVgZ# 6ijii^&%%#%%% kdaiZ<G6O>: 36 6GI: Æ;adg^aZ\^dY^eg^bVkZgVÇ FjVcYdh^^cXdcigVcdVgiZZhVajiZ ;didHVgX D mar Ronda, artista biellese di fama internazionale, ha realizzato per il nuovo ospedale di Biella, grazie all’attiva collaborazione con Asl Bi e Fondazione Tempia, l’opera “Florilegio di primavera” (composizione su Luminex) che è stata collocata al pian terreno nell’area ambulatoriale. «L’ospedale è un luogo dove le persone cercano la guarigione – spiega Omar Ronda -. Quest’opera evoca la primavera, che è speranza di rinascita e che simboleggia la vita. È una creazione colorata e piena di luce, un richiamo alla gioia e all’ottimismo». Pietro Presti, direttore della Fondazione Tempia ricorda l’importanza del binomio arte-salute: «Da anni la Fondazione è coinvolta in progetti che vedono l’arte e la salute insieme nella lotta contro il Gk__dWbjebÊef[hWZ_HedZWd[bdkeleeif[ZWb["iejjekdcec[djeZ[bbWYed\[h[dpWijWcfW AVedZh^VY^ EVjaKZgaV^cZ X]Z]V^he^gVid aÉdeZgVY^GdcYV cancro. L’opera di Ronda, donata per il nuovo ospedale di Biella a favore della Fondazione Tempia, si inserisce perfettamente in questo contesto perché è un ulteriore coronamento di collaborazione tra l’arte (opera di Ronda), la salute (nuovo ospedale) e la lotta contro il cancro (Fondazione Tempia)». Franco Piunti, direttore sanitario dell’Asl Bi, precisa che «il nuovo ospedale, quale luogo di incontro tra le leggi che governano la fisica, la chimica e la biologia, è uno degli ambienti privilegiati dove sperimentare nuove forme di convivenza. L’opera di Ronda evoca un nuovo rinascimento e questa visione è l’augurio più bello per il futuro del nostro nuovo ospedale». ###Ed^X]aÉVaWVh^heVcYZ!ed^X] aÉVjgdgVfj^! Zed^X]aVheZgVcoV!eZgYjiVYV \gVciZbed! h^kda\ZcjdkVbZciZkZghdY^bZ X]ZaVX]^Vbd! aÉ^beadgd! Z ijiiV fjZhiV [Za^X^i| eZgbZ! ^ [jcZhi^ eZch^Zg^ YZkdcd dgV [^" c^gZ! YZkdcd WZc [^c^gZ ^ hd\c^ Vc\d" hX^dh^### 37 G>C<G6O>6B:CI> >C>O>6I>K::B6C>;:HI6O>DC> EgdhZ\jdcd XdchjXXZhhd^egd\Zii^ YZa;dcYd:YdIZbe^V cZaaZhXjdaZW^ZaaZh^ X]Zegdedc\dcd Vii^k^i|aZ\ViZV jcdhi^aZY^k^iVhVcd ZXdggZiid# <gVo^ZV\a^Vajcc^Z V\a^^chZ\cVci^eZg^a adgdg^XdcdhX^bZcid 38 <G6O>:6### V\a^dg\Vc^ooVidg^ YZaaVhZXdcYVZY^o^dcZYZaBZbdg^VaÆ<^Vcc^hZbegZ Xdccd^Ç!idgcZdY^XVaXZiid^cbZbdg^VY^<^dkVcc^HXVX" X^VcdXZ!hXdbeVghdVXVjhVY^jcijbdgZ#JcÉdXXVh^dcZ eZg hig^c\Zgh^ hedgi^kVbZciZ Viidgcd VaaV [Vb^\a^V Z g^XdgYVgZcZab^\a^dgZYZ^bdY^aÉVb^XdZXdaaZ\V!Xdcig^" WjZcYdVaaVgVXXdaiVY^[dcY^eZgaVadiiVXdcigd^ijbdg^! ^cXdaaVWdgVo^dcZXdc^a;dcYd:YdIZbe^V# V^hdX^YZa8^gXdad YZa7g^Y\ZY^7^ZaaV J n grande traguardo è stato raggiunto dagli Amici della musica che, con la nona edizione di “Musica per la vita”, hanno superato i 10.000 euro donati per i progetti del Fondo. Hanno organizzato il consueto pranzo benefico al Mompolino e grazie alla generosità dei partecipanti sono stati raccolti ben 2.000 euro, dati in beneficenza al Fondo Tempia e all’associazione “Ti aiuto io di Candelo”. «Siamo giunti alla nona edizione di questo V^XdhXg^ii^YZa&.)>XdhXg^ii^YZa&.)-YZa7^ZaaZhZ]Vccddg\Vc^ooVidjcegVcod WZcZ[^Xd^aXj^g^XVkVid!eVg^V(*%Zjgd!hiVidYZkdajidVa ;dcYd :Yd IZbe^V# »<gVo^Z V ijii^ adgd Ä ]V YZiid H^bdcV IZbe^V!egZh^YZciZYZa;dcYdÄeZgX]XgZYdcd[ZgbVbZciZ cZ^cdhig^egd\Zii^ZeZgX]Xdc^aadgdegZo^dhdXdcig^WjidX^ V^jiVcdVhk^ajeeVga^ZVbea^Vga^#H^Vbddg\d\a^dh^Y^VkZgZ hdhiZc^idg^XdbZadgd/aÉVaWZgdYZa;dcYdejXdci^cjVgZV XgZhXZgZZVYdcVgZV^X^iiVY^c^W^ZaaZh^^hjd^[gjii^!X]Zh^ XdcXgZi^ooVcd^chZgk^o^eZg^eVo^Zci^dcXdad\^X^ZeZg^adgd [Vb^a^Vg^!^cegd\Zii^Y^egZkZco^dcZeg^bVg^VcZaaZhXjdaZZ hZXdcYVg^VeZgijii^¼# ZV^eVgiZX^eVci^VaidgcZdY^7jggVXdX]Zd\c^Vccd hXZa\dcdY^jc^gZ^a\^dXdZ^aY^kZgi^bZcidVaaVhda^YV" g^Zi|/^cdXXVh^dcZYZaaÉ^cXdcigdaVfjdiVY^^hXg^o^dcZ eVg^V&%ZjgdhiViVYZkdajiVV^egd\Zii^Y^egZkZc" o^dcZ!XjgVZg^XZgXV^cVbW^iddcXdad\^XdYZa;dcYd :YdIZbe^V# pranzo benefico – hanno spiegato gli organizzatori – e siamo molto soddisfatti della buona riuscita dell’iniziativa. Negli anni è stato consolidato un ottimo rapporto con il Fondo e la collaborazione si è estesa anche all’associazione “Ti aiuto io” di Candelo che segue i ragazzi disabili. Una sinergia perfetta». D[bbW\eje_dWbjeWi_d_ijhW_b]hkffe7c_Y_Z[bbWcki_YWYedi[]dWbÊWii[]de WbbWfh[i_Z[dj[Z[b<edZeI_cedWJ[cf_W Va<da[8ajW7^ZaaV ÆAZ7ZijaaZÇ eZgVkZgYdcVidVaaV;dcYVo^dcZIZbe^V^ag^XVkVid!eVg^V&#%+% ZjgdYZaaVbVc^[ZhiVo^dcZÆI]Z<da[8jeÇYZa&.diidWgZ#<gVo^Z VaaV\ZcZgdh^i|YZ^eVgiZX^eVci^ZYZ^hdX^YZa8ajWX]ZeZgbZi" idcdVaaV;dcYVo^dcZY^Xdci^cjVgZVhk^ajeeVgZ^hjd^egd\Zii^# Jc\gVo^ZeVgi^XdaVgZVaaÉdg\Vc^ooVidgZBVgXZaadIjgdii^# 39 >C>O>6I>K: BVc^!VbdgZZ½[VciVh^V^cbdhigV B ani esperte, svelte, pazienti. Mani giovani o più consumate. Mani che rendono concreta l’immaginazione di donne creative. Mani aperte che regalano tempo, fatica e impegno. Sono questi gli strumenti che hanno creato le piccole meraviglie esposte negli spazi di villa Ranzoni a Cossato. Alberi di Natale in pannolenci accanto a collane scaldacollo in lana. Tovagliette all’americana ricamate a punto croce e borse in patchwork. Raffinati fazzoletti, asciugamani e tende con inserti a puncetto, l’antico prezioso ricamo di tradizione valsesiana. Maria Teresa Guido, responsabile per il Fondo del gruppo del volontariato, ricorda l’attività costante della delegazione di Cossato, la prima a operare da quasi vent’anni, nell’Associazione e informa che quest’anno i proventi della mostra saranno interamente devoluti al Servizio trasporti del Fondo. Il gruppo di lavoro che ha ideato la manifestazione riunisce più di 30 donne, alcune delle quali sono passate attraverso il tunnel della malattia: per tutte l’organizzazione della mostra è stata un’opportunità per socializzare e un’esperienza appagante perché “ti senti meglio se contribuisci a far del bene”. “Mani, amore e… fantasia” possiede la straordinaria capacità di unire in CZacdbZYZa;V^gEaVn un legame di solidarietà le donne che creano con passione, i visitatori che per avere i loro prodotti fanno un’offerta al Fondo, il malato trasportato che riceve dai volontari aiuto materiale insieme ad attenzione e partecipazione: una mostra davvero speciale. HeiWddWIkcce B^Xdc[dcYdXdc^a;dcYd >abdiidcVidYVaegd\ZiidYZaEVcVi]adc8ajW7^ZaaVZYZa;dc" Yd:YdIZbe^V!Æ>ch^ZbZeZgk^cXZgZcZaaVk^iVZcZaadhedgiÇ!h^ XdcXgZi^ooVidcZaaV\^dgcViVYZa'Y^XZbWgZ!fjVcYd^gV\Voo^ YZaaZhXjdaZY^7^ZaaV!^cdXXVh^dcZYZaaV\^dgcViVYZa;V^gEaVn! h^ hdcd eVhhVi^ ^a iZhi^bdcZ YZaaV h^bWda^XV hiV[[ZiiV egdeg^d YVkVci^VaaVhZYZYZa;dcYd:YdIZbe^V# D[bbW\eje_b]hkffeZ[_hW]Wpp_Y^[^WfWhj[Y_fWjeWbbÊ_d_p_Wj_lW$ Æ9^kZgi^i^[VXZcYdYZaWZcZÇ/fjZhidadhad\VcX]Z]VVXXdbeV\cVid aVhZgViVVaaV;VWWg^XVYZaaÉdgd!jcgZk^kVaeVginX]Z]VcZacdbZ^a hjddW^Zii^kd#ÆB^Xdc[dcYdXdc^a;dcYdÇhiVid!^c[Vii^!^a\^jhidb^m igV^aY^kZgi^bZcidZaVhda^YVg^Zi|/WVaaVcYdhjaaZbjh^X]ZYZ\a^Vcc^ HZiiVciVZDiiVciV!aVfjdiVYZaW^\a^ZiidY^^c\gZhhdhiViVYZkdajiV V^egd\Zii^YZaaV;dcYVo^dcZIZbe^V#AÉ^c^o^Vi^kVYZa\gjeedÆIji" i^ch^ZbZeZgaVk^iVÇYZa;dcYd!X]ZYVdaigZ'*Vcc^dg\Vc^ooVZkZci^ ZbVc^[ZhiVo^dc^eZgaVgVXXdaiV[dcY^ZaVegdbdo^dcZYZaaZVii^k^i| YZaaÉVhhdX^Vo^dcZ# 40 E^XXda^XVaX^Vidg^ \^dXVcdeZg^a;dcYd Fondo- i ricercatori concordano nel sostenere che una delle regole fondamentali sia proprio quella legata all’attività fisica. Mantenersi snelli e fisicamente attivi, con il supporto di una sana e corretta alimentazione, è il primo passo per limitare i fattori di rischio di diverse patologie, tra cui quelle oncologiche». Sabato 18 ottobre allo Stadio La Marmora Pozzo di Biella, la delegazione provinciale Figc di Biella coordinata da Davide Gori ha organizzato una manifestazione rivolta ai giovani calciatori della categoria “Piccoli Amici” (nella foto di Corrado Sartini di Eco di Biella). Erano presenti circa 300 piccoli calciatori in rappresentanza di 24 società del Biellese e della Valsesia che hanno partecipato a giochi e partite agli ordini di Enzo Francisetti, responsabile provinciale dell’attività calcistica di base. La manifestazione era inserita nel calendario di “Biella, città europea per lo sport 2014” ed era abbinata a un progetto di prevenzione sostenuto dal Fondo Edo Tempia, partner dell’evento. «La promozione della prevenzione primaria dei tumori passa anche attraverso la ricerca e la divulgazione della conoscenza sulle loro cause - spiega Anna Rivetti, vicepresidente del 8ZcVhda^YVaZeZg ^a;dcYd:YdIZbe^V 8Vci^\dheZa eZg^aEgd\Ziid7VbW^c^ Jc XdcXZgid \dheZa cZaaV 7Vh^a^XV Y^ H# HZWVhi^Vcd V 7^ZaaV! jcV XdaaVWdgVo^dcZ igV <dheZa 8]d^g Z ;dcYVo^dcZ IZbe^V X]Zji^a^ooV^aa^c\jV\\^dZhegZhh^kdYZaaVbjh^XVeZgg^XdgYVgZ fjVcidh^VVcXdgV^bedgiVciZ!ZY^ZhigZbVViijVa^i|!aVg^XZgXV eZgaVadiiVXdcigd^ijbdg^#>ag^XVkVidhiVidYZkdajidVaEgd\Ziid 7VbW^c^YZa;dcYdIZbe^V#JchZgk^o^dX]ZYVVcc^^a;dcYdZ ^hjd^kdadciVg^egZhiVcdhjijiid^aiZgg^idg^degdk^cX^VaZ!bdaid VeegZooVidYVaaVededaVo^dcZeZgX]Y|jcV^jidXdcXgZid!fjd" i^Y^VcdZ^bbZY^Vidh^VV^WVbW^c^bVaVi^X]ZV^adgd[Vb^a^Vg^# BZgXVi^cdY^CViVaZ^c\^VgY^cd <a^ Vj\jg^ Y^ CViVaZ h^ hXVbW^Vcd V iVkdaV! 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Grazie alle istituzioni, alle Pro Loco e a tutti gli esercenti. Un grazie di cuore alle aziende, alle ditte e ai privati che hanno offerto i premi: il loro contributo è stato fondamentale. Questa è la sesta edizione della lotteria benefica – conclude Marcon - dal 2009 a oggi sono stati raccolti 254.167 euro, interamente investiti nei progetti del Fondo Edo Tempia». La somma raccolta in questa edizione verrà Ehebe]_eHeb[n9[bb_d__dehe#<^d^ZaaZg^VWd\a^Zii^Ä7^ZaaV 9ebb_[h_deheX_WdYeYedZ_WcWdj[GdY^\]^Zgd<^d^Zaa^"7^ZaaV Ehebe]_e=$F[hh[]Wknehe#WYY_W_e<^d^ZaaZg^VH#E^kVcdÄ7^ZaaV ?f^ed[+i7VcXVHZaaV"7^ZaaV 9heY_[hW9eijWd[bC[Z_j[hhWd[eE^ZggdiK^V\\^"8dhhVid 7XXedWc[djefWbbWYWd[ijhe8_[bbW 7XXedWc[djefWbbWYWd[ijhe8_[bbW IjW]_ed[j[WjhWb[f[hZk[f[hied[8dbjcZY^7dg\dhZh^V IjW]_ed[j[WjhWb[f[hZk[f[hied[8dbjcZY^7^ZaaV 9ef[hjWYWi^[c[h[8D#7^Ä7^ZaaV ?fWZc_d_7VcXVHZaaV7^ZaaV Ehebe]_e=kYY_7d\a^Zii^'"7^ZaaV I[h_]hW\_Wfeb_cWj[h_YWBVg^ancBdcgdZÄDbVgGdcYV7^ZaaV I[h_]hW\_Wfeb_cWj[h_YWBVg^ancBdcgdZÄDbVgGdcYV7^ZaaV I[h_]hW\_Wfeb_cWj[h_YWBVg^ancBdcgdZÄDbVgGdcYV7^ZaaV I[h_]hW\_Wfeb_cWj[h_YWBVg^ancBdcgdZÄDbVgGdcYV7^ZaaV 9ebbWdWf[hb[dgZ[^XZg^V;dciVcZaaVÄ8dhhVid EcW]]_eWXX_]b_Wc[djeaVc^[^X^d6c\Za^XdÄ7^ZaaV Ie]]_ehde(dejj_(f[hied[I_[dW7VcXVHZaaV FbW_Z;gViZaa^E^VXZcoVÄEdaadcZ J[b[l_ieh[b[Z)(ÈIWcikd]7VcXVHZaaV 8ehiW7bl_[heCWhj_d_7dghZ7dghZ"7dg\dhZh^V FWi^c_dWYWi^c[h[[#Aa^E^VXZcoVÄEdaadcZ IjebWYWi^c[h[AdgdE^VcV"FjVgdcV LWie_di_bl[h>YZVh#g#a#"7^ZaaV 42 8(&%*, 6&%)). 8(&-%& 8'+,). 9)%,-% 8()-', 7')&%6&%+,' 7&.*). 7&--,) 6(+%) 7&+)', 8(+.+) X(,%), Y(-+,( 6.).( 8'.&.& 8'.+.% 9)%,++ 8((*** 9).'*% 7'%&+. 7&).,( 6&''.' 7&.+&( interamente destinata ai servizi di cure palliative. I premi potranno essere ritirati nella sede del Fondo a Biella in via Malta 3 consegnando il biglietto vincente, entro 60 giorni dall’estrazione IjebW8bkcWh_d[>hZaaV"7^ZaaV EcW]]_ef[hf_Wdj[[\_eh_K^a[adgV"KZggdcZ 8ehiW7bl_[heCWhj_d_7dghZZ7dghZ"7dg\dhZh^V IY_WhfWYWi^c[h[AdgdE^VcV"FjVgdcV IY_WhfWYWi^c[h[#i[jW;#aa^E^VXZcoVÄEdaadcZ JWXb[j-8VggdooZg^V8VbeV\cdad JW]b_eWX_jeAVc^[^X^d<jVWZaad"Bdc\gVcYd JW]b_eWX_jeAVc^[^X^d<jVWZaad"Bdc\gVcYd EcW]]_eCeiYW]Wijhedec_W7^ZaaV 9[ijefheZejj_FehjWbkf_EdgiVaje^hVajb^"<jVgYVWdhdcZ 9_ejebWYh_ijWbbeWh][dje8Vhh^cV"7^ZaaV B[jjeh[[#Xeea8aVjY^VZEVig^o^V"7^ZaaV =_heYebbe8h[_bDgd[^XZg^VAVX]^"EdcodcZ =_heYebbe8h[_bDgd[^XZg^VAVX]^"EdcodcZ IcWhjf^ed[7ikiEZciV:aZiigdc^XV"7^ZaaV CW]b_WYWi^c[h[i[jW8Vh]Zb^gZ;Vh]^dc7^ZaaV FeY^[jj[fehjWjhkYY^_;jheB^cdaV"7^ZaaV CW]b_WYejed[8Vh]Zb^gZ;Vh]^dc"7^ZaaV CW]b_WYejed[8Vh]Zb^gZ;Vh]^dc"7^ZaaV CW]b_WYejed[8Vh]Zb^gZ;Vh]^dc"7^ZaaV CW]b_WYejed[8Vh]Zb^gZ;Vh]^dc"7^ZaaV CW]b_WYejed[8Vh]Zb^gZ;Vh]^dc"7^ZaaV CW]b_WYejed[8Vh]Zb^gZ;Vh]^dc"7^ZaaV CW]b_WYejed[8Vh]Zb^gZ;Vh]^dc"7^ZaaV CW]b_WYejed[8Vh]Zb^gZ;Vh]^dc"7^ZaaV 6***+ 9))('. 6&)&6,%.. 7&)&,% 8(').( 8(%(*' 7&-&,' 8'*&-9(,.(& 9),+%+ 8((&%& 9)),&) 6&)%* 7&'-., 9)'.'. 7')-&) 6,(( 9)&(-. 7&,.,. 8'.&,& 9)+,,+ 9)&&'* 8'*+(( 6,-& 8^dXXdaVi^c^6^gX 6eejciVbZcid\dadhdeZgaVg^XZgXV Goloso l’appuntamento promosso dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) per raccogliere fondi per finanziare progetti dedicati al percorso di crescita di giovani ricercatori italiani di talento. Sabato 8 novembre a Biella (e in tante altre città italiane), negli spazi del supermercato Esselunga, sono stati distribuiti i “Cioccolatini della Ricerca”. Con una donazione di 10 euro è stato possibile sostenere il lavoro dei ricercatori e ricevere dai volontari del Fondo Edo Tempia, referente Airc per la provincia di Biella, un’elegante confezione di cioccolatini, creata appositamente da Lindt che ne garantisce la qualità. 7ZaaVZg^jhX^iVaVbVc^[ZhiVo^dcZ X]Z h^ hkdaiV V IdaaZ\cd/ ÆAV" cV! WdhX]^ Z aVkVid^Ç! edY^hi^XV cdcXdbeZi^i^kVX]Z^cjcVWZaaV YdbZc^XV YÉVjijccd ]V jc^id ad hedgi VaaV hda^YVg^Zi|! 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Premi estratti ÆAVcV!WdhX]^ ZaVkVid^Ç 8dghVeZg^a;dcYd 43 6kkZc^bZci^ a cura di Ivana Ramella >aXdcXdghdaZiiZgVg^d Æ7^ZaaVaZiiZgVijgVZ^cYjhig^VÇVHVcYgd<ZgW^ Ý arrivato alla tredicesima edizione il Premio “Biella letteratura e industria”. Un premio che premia la costanza degli organizzatori. In primis Paolo Piana e Pier Francesco Gasparetto, rispettivamente presidenti di premio e di giuria. Erano consapevoli, nel 2001, che la loro idea avrebbe scavalcato i confini del territorio per far conoscere l’unicità del concorso non solo in Italia. Decine di autori e di case editrici ogni anno presentano i loro lavori in una località vocata prevalentemente all’industria. Potrebbe sembrare un paradosso, invece risulta essere un ottimo connubio: due realtà che si integrano arricchendosi reciprocamente. Paolo Piana, imprenditore, nel suo intervento, pur sottolineando la difficoltà e le incognite del momento, JcegZb^d eZg^YZiZcji^ 6a7^ZaaVAZiiZgVijgVhdcdhiVi^ Xd^ckdai^VcX]Z\a^dhe^i^YZaaV XVhVX^gXdcYVg^VaZW^ZaaZhZ#AV \^jg^VY^6YVAVcY^c^!C^XdaZiiV ;VkZgd!6cidcZaaV>VXdcd!BVg^Za" aV8VakVcdBVooda^ZE^Zg;gVc" XZhXd<VheVgZiid]VVhhZ\cVid ^egZb^VBVgXd7Zg\VbVhXd! 7gjcdEVeVgZaaV#9^Z\d8Vjh^cZ 6aWZgid<^Vcc^cd#>aiZbVZgVaV eZghdcVaZZheZg^ZcoVaVkdgVi^kV# 44 >ag^[j\^dW^VcXd Æ6eeZcVeVhhViVaVkVaaZZYdedjcWdhXd dbWgdhdh^VaaVg\Vcd^egVi^cZaX^ZadaVh" h###\jVgYVfjVci^[^dg^ :XXd jcV XVhV aVhh! 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Ha vinto la tredicesima edizione di “Biella letteratura e industria” Sandro Gerbi con “Giovanni Enriques. Dalla Olivetti alla Zanichelli”. Gerbi, storico e giornalista, ha pubblicato diversi volumi e collaborato alle pagine cul- :ViZX]Zd\\^cdcegdk^e^aV[Vi^XVYZa hVa^gZ Yded VkZg XdcY^k^hd ^a egd[jbd Y^ iVci^ eVhh^X]ZaVk^iVX^]Vg^hZgkVid cZahZgZcdhXdggZgZYZaaV\^dkZci! cZaaZgZhedchVW^a^i|YZaXgZhXZgZ! cZaaVXdchVeZkdaZooVYZaaVbVijg^i|# 6iZX]Zd\\^X]^VgVaVY^hiVcoVX]ZX^ hZeVgVYVaaZhiZaaZZcZhZci^aVajXZhja kdaid!ViZd\cjcdY^cd^!YZaaV\gVcYZ[V" b^\a^V YZa <^jhi^cd! V[[^YV ^ eZch^Zg^ e^ YdaX^YZaXjdgZ# EdgiVa^ Xdc iZ cZa ijd oV^cd! bZcigZ X^ VheZii^cZacdhigdG^[j\^d7^VcXd 7hh_l[Z[hY_;Zo ?jke_Wc_Y_Z[bbW]hWdZ[\Wc_]b_W Z[b=_kij_de turali del Corriere della Sera, della Stampa e del Sole 24 ore. Il premio della giuria dei lettori è stato assegnato a Angelo Ferracuti con “Il costo della vita. Storia di una tragedia operaia”. I premi speciali della giuria dei lettori a Walter Barberis e Anna Cantaluppi per “La compagnia san Paolo 1563-2013”; a Fernando Salsamo per “Quintino Sella ministro della Finanza. Le politiche per lo sviluppo e i costi dell’Unità d’Italia”. Fra le iniziative collegate al premio, il Gruppo giovani imprenditori Uib ha coinvolto le scuole superiori nella realizzazione di quattro video e 11 testi sul tema “Verso nuove imprese”. 6Yg^VcVEVYjdh VIZaZW^ZaaV 6Yg^VcVEVYjdh!hZcdad\VZgZ" hedchVW^aZYZaaV7gZVhiJc^iYZa" aÉ6ha7^!hiViVdhe^iZVIZaZW^ZaaV# 9jgVciZaÉ^ciZgk^hiV]Vg^XdgYVidaV h^ijVo^dcZYZaaZYdccZXdae^iZY^ ijbdgZVahZcdcZaiZgg^idg^d W^ZaaZhZ#Hjah^idlll#iZaZW^ZaaV# ^iedhh^W^aZVeegd[dcY^gZaÉVg\d" bZcid#AVadiiVhZcoVXdc[^c^! bVaVeg^bVgZ\daVYVVYdiiVgZ^c Vhhdajidh^X]^VbVegZkZco^dcZ# IgVY^o^dcZ/aV\ZcZgdh^i| È il titolo di una ricerca di Giorgio Gulmini, un ricercatore che ha raccolto la storia di generosità dei Biellesi, sempre pronti a donare per una causa giusta. Si deve risalire al 1923 con oggetto l’Ospedale di Biella. L’autore descrive la situazione economica drammatica nella quale si trova senza via di scampo se non la sua definitiva chiusura. Fiato alle trombe, si mette in atto una straordinaria colletta a sostegno del nosocomio. Industriali, prelati, associazioni benefiche di categoria, comuni, operai e cittadini. La Società di mutuo soccorso dei Cossatesi e Lessonesi, residenti a New York, dona una cospicua somma. Una straordinaria gara di solidarietà che permette di costruire padiglioni per patologie diverse, acquistare apparecchiature d’avanguardia e letti. In sei mesi si raccoglie un milione e mezzo di lire. L ’ospedale è salvo. Dicembre 2014. Il territorio biellese ha il nuovo nosocomio. Al di là del nome rimarrà l’ospedale di Biella e dei Biellesi. Ed è qui che la tradizione si ripete coinvolgendo ancora una volta la popolazione: donare letti particolarmente idonei al benessere dei degenti. Conclusione, questi Biellesi, orsi, montanari, ma dal cuore tenero, hanno risposto all’appello dell’associazione “Amici dell’Ospedale” e di letti ne offrono proprio tanti. Ben vengano. Facendo le corna, potrebbero servire anche a noi, non vi pare? ;gVcXZhXd!jdbdjc^kZghVaZ AV [^\jgV Y^ ;gVcXZhXd YÉ6h" h^h^ cdc g^hZciZ YZa eVhhVgZ YZaiZbedZYZahjd^cZk^iVW^aZ ad\dgVbZcid Z fjZhid VcXdgV YdeddiidhZXda^eZgX]^aEdkZ" gZaadYÉ6hh^h^jcjdbdjc^kZg" hVaZ0^ck^iVeVgaVkVVijii^!Ydii^ Z^\cdgVci^!eZg[^cd!hZXdcYdaV aZ\\ZcYV[gVcXZhXVcV!V\a^jX" XZaa^ Z Va ajed# 8ZgX]ZgZbd Y^ g^hedcYZgZVjcVhZbea^XZYd" bVcYV/ XdbZ bV^ hjhX^iV Vc" XdgViVcid[VhX^cd4AVg^hedhiV aV igdk^Vbd ^c jcd YZ^ ;^dgZii^ YdkZ [gViZ BVhhZd ^ciZggd\V Xdc jcV YdbVcYV V WgjX^VeZ" ad ;gVcXZhXd/ »EZgX] ijii^ V iZ4EZgX]ijiid^abdcYdXdggZ Y^ZigdViZ4¼#>abdcYdbdaid XVbW^Vid g^heZiid Va iZbed Y^ ;gVcXZhXd!ZeejgZ!VcXdgVd\\^! bdai^XgZYZci^Y^fjZhiVdVaigZ gZa^\^dc^ hdcd V[[VhX^cVi^ YVa HVcidY^6hh^h^#AVg^hedhiVYZa HVcidcdch^[VViiZcYZgZ/»EZg" X]\a^dXX]^Y^9^dcdc]Vccd igdkVidhjaaViZggVjceZXXVid" gZe^k^aZY^bZ###¼>abdcYdkV Y^ZigdV;gVcXZhXdYÉ6hh^h^cdc eZgX]kZYZ^caj^jceZXXVidgZ XdckZgi^id!bVeZgX]kZYZgZV" a^ooVi^^caj^fjZ^kVadg^V^fjVa^ ijii^ hZ\gZiVbZciZ Vhe^gVcd/ eVXZ!a^WZgi|![gViZgc^i|!\^d^VZ h^cidc^VXdcijiid^aXgZVid# FjZhiVX]^ZhVVaj^YZY^XViVZ kdajiV ZhegZhhVbZciZ YV jc WZcZ[ViidgZ! ^a 8dciZ 7VgWZ" g^h! cZ\a^ Vcc^ FjVgVciV! 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A TUTTI LORO ESPRIMIAMO LA PIÙ PROFONDA GRATITUDINE. <>J<CD'%&) ÆA>7:G6B:CI: 9DCC:Ç HE> 8<>A A:<69>7>:AA6>CG>8DG9D9>A>K>6 7D88=>CD D;;:GI: G688DAI: >C D886H>DC:9:AA68:C66CCJ6A: ################################################ &#(+%!%% 6#A>H#:JGDH>6######################### *%!%% 68FJ69GD:A:C6################## &%%!%% 6A6>BD;67>6C6###################### &%!%% 6A6>BDE>:GAJ><>################### &%!%% 6A7:G6DA<6############################ &%!%% 6A7:GI>CD6A:HH>6################ '%!%% 6A<:G>CD<>JH:EE::;:GC6C96 ##################################################### (%!%% 6A>69DB:C>8D######################## '%!%% 6CIDC>DII>;G6C8D############### '%!%% 6EG>A:G6;;6:AA6################## &%!%% 6G<>DA6HK>G<>C>6################## '*!%% 6GAJCCDB6G>H6>CB:BDG>69:A E6E¿########################################### '%!%% 6GB6G> 86GAD >C D886H>DC: 9:A E:CH>DC6B:CID9>86GAD## (%%!%% 6HHD8>6O>DC:HEDGI>K6<DA;8AJ7 E:G<6G67:C:;>869:A'$+$&)##### ################################################ '#%%%!%% 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SONO ESENTI DA COMMISSIONI I VERSAMENTI EFFETTUATI AGLI SPORTELLI DI BIVERBANCA >A;DC9D:9DI:BE>6CDC8=>:9:D;;:GI:EDGI66EDGI6CwIG6B>I:I:A:;DCD# 53 Sommario Fondatore Foglie Elvo Tempia Istituzioni Presidente Fondo Edo Tempia Simona Tempia Decennale Direttore Responsabile Corradino Pretti Responsabile tematiche sanitarie Paolo Bagnasacco Redazione Lele Ghisio Benedetta Lanza Hanno collaborato a questo numero Mariella Debernardi Giovanna Chiorino Francesca Crivelli Pierfrancesco Gasparetto Isabella Graziola Angelica Mercandino Paola Minacapelli Ivana Ramella Maria Scatolini Rosanna Summo Grafica Inedita – Biella Stampa Tipolitografia Botalla srl Coordinamento stampa e spedizione Via S. Ferrero 21 Ed. o c. editrice Tipolitografia Botalla 5 Intervista a Marco Cavicchioli sindaco di Biella 6 Dieci anni dopo. Gim, in Fondo una vita 8 Un grande affresco di storia biellese 9 Gianni Furia ed Elvo Tempia 10 La lotta di Elvo Tempia per il nuovo ospedale Concorso 12 Intervista a Vincenzo Alastra Laboratori 14 Delegazione indiana in visita al Fondo 15 Registro Tumori. Collaborazione tra Italia e Marocco 16 Oncologi a convegno 18 BenchCan, il protocollo europeo per la terapia contro i tumori 19 Il respiro europeo della musicoterapia Centro di ascolto psicologico 20 BPCO: a Biella un convegno sulle storie di malattie e di cura 21 Corsi del benessere fisico e sociale Volontariato 23 Servizio trasporti e volontari Progetto Bambini 24 Una rete a supporto delle famiglie Gomitolo Rosa 26 La festa di compleanno a Palazzo Carignano Storie vere 27 Dottori e filibustieri di Pier Francesco Gasparetto Visti da Mario Spazzarini 28 Elvo mostra il Fondo al figlio Edo Letture 30 Rubrica a cura di Mariella Debernardi Storie partigiane INFORMATIVA DATI NON RACCOLTI PRESSO L’INTERESSATO Informiamo che, secondo quanto disposto dall’art. 13 comma 1 della legge 675/96 sulla “Tutela dei dati personali”, le persone citate hanno diritto, in qualsiasi momento e del tutto gratuitamente, di consultare, far modificare e cancellare i propri dati o semplicemente opporsi al loro utilizzo ed inoltre di ottenere informazioni sulle iniziative di cui si sono rese partecipi. Tale diritto potrà essere esercitato semplicemente scrivendo al Fondo Edo Tempia, via Malta 3 - 13900 BIELLA Responsabile del trattamento: Camilla Erdini 54 31 Rubrica a cura di Luciano Guala Prevenzione a tavola 33 Il porro, la cipolla gentile Notizie dal mondo 34 Rubrica a cura di Corradino Pretti Iniziative e manifestazioni 36 La corsa della speranza 37 Florilegio di primavera Avvenimenti 44 Rubrica a cura di Ivana Ramella Offerte dei cittadini 55 Dottori Nicoletta Valestra, Angelo Vercelloni, Alberto Arnulfo, Paolo Alessi Facilitatori Ornella Duodo, Luigi Baragiola Marisa Betti, Mara Vettori, Laura Osella